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IJN N.16/2016 7 Attualità L’infermiere “Emergency Nurse (Remote Site Medic)” Mirco Neri Infermiere di area critica Critical care nurse (CCN) Emergency Nurse (Remote Site Medic) Mi chiamo Mirco e sono un infermiere di Melegnano di 44 anni e svolgo la professione dal Novembre 1998. Ho iniziato quasi subito a lavorare all’estero con organizzazioni non governative, ma mai staccandomi dalla realtà italiana. Quasi da subito sono riuscito a partire 3 o 4 mesi all’anno per poi tornare a lavorare il resto dell’anno sempre nello stesso ospedale. Questo è stato molto importante perché mi ha permesso di rimanere sempre agganciato alla realtà moderna della sanità italiana, permettendomi di aggiornarmi sempre e mantenere un certo distacco su quella realtà molto particolare che è il lavoro umanitario in zone di guerra o in paesi difficili. Da cinque anni a questa parte invece collaboro con diverse società internazionali, che offrono ai loro clienti (internazionali) personale sanitario per l’assistenza ai loro dipendenti operanti all’estero presso miniere, cantieri, campi petroliferi, o assistenza a personale operante presso missioni internazionali tipo Nazioni Unite o Comunità Europea. Questo è un tipo di lavoro diverso, professionale, come consulente sanitario. Di fatto si è il responsabile sanitario di una specifica zona operativa: responsabile dell’organizzazione della risposta sanitaria di emergenza, della specifica risposta all’emergenza sanitaria, della cura giornaliera al personale operante presso il sito e della formazione dei colleghi locali secondo gli standard internazionali. Ma come si fa a diventare un Emergency Nurse / Remote Site Medic? Bisogna innanzitutto essere infermiere con un forte background in emergenza e area critica in Italia, con una conoscenza ottima delle lingue straniere (inglese obbligatorio e almeno il francese). Ci vuole poi una mentalità e cultura aperta, esperienza di viaggi, forte capacità di adattamento a nuove situazioni e culture. Ma bisogna anche avere la voglia di mettersi sempre in discussione e in gioco. Da un punto di vista personale/relazionale è richiesta disponibilità a viaggiare e stare molto tempo lontano da casa e dai propri cari. Ma che mansioni può svolgere un infermiere all’estero? Il settore più interessante e stimolante è quello dell’Emergency Nurse/Remote Site Medic (ALS Paramedic) presso siti di lavoro cosiddetti remoti: miniere, campi petroliferi (onshore e offshore), cantieri oppure assistenza a personale umanitario (UN, OSCE, ecc.) e assistenza ad operazioni nell’”hostile environment” (ambiente ostile, remoto e austero). Per accedere a tutto ciò è necessario ottenere il diploma universitario di Certified Paramedic, che permette di lavorare come Remote Site Medic, ossia un Paramedic specializzato nella cura in ambiente remoto/austero/ostile: il Certified Paramedic è un corso universitario di 3 anni, che in Italia non esiste, è tipico delle realtà anglosassoni (Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Canada, Inghilterra, Irlanda, ecc.). In casi particolari viene anche permesso al Registered Nurse (RN), l’infermiere, di svolgere questo lavoro, una volta che ha dimostrato di averne i requisiti: bisogna innanzitutto essere un infermiere in area critica (118, Pronto Soccorso, Terapie Intensive, Blocchi Operatori) con almeno 5 anni di esperienza e un ottima conoscenza della lingua inglese e della lingua del paese dove si andrà ad operare. Per quanto riguarda i certificati, sono obbligatori il corso Pre Hospital Trauma Life Support Advanced (tipo PCT Avanzato IRC) e il corso ACLS (tipo ALS IRC). Ovviamente bisogna avere anche conoscenze di base di medicina tropicale e di medicina ambulatoriale (in quanto si è soli e bisogna curare una popolazione di lavoratori di alcune decine o a volte cen- tinaia persone. Ma non si è completamente abbandonati nella foresta, in quanto si ha a disposizione h24 un alarm center, situato ad esempio a Parigi, JNB o Dubai, dove si ha sempre a disposizione un medico con cui confrontarsi e chiedere appoggio per ogni situazione). Se la zona in cui si andrà ad operare è definita “hostile environment”, è obbligatorio avere una pregressa esperienza militare o essere un ex operatore umanitario in zona di guerra. Come si diceva in precedenza, bisogna avere un’ottima capacità di adattamento al nuovo ambiente lavorativo… che può essere molto complicato: si tratta infatti di ambienti particolari, come le miniere, i campi petroliferi, l’assistenza a personale militare. Visto il ruolo autorevole che si andrà a ricoprire, bisogna avere una forte personalità, in grado di dirigere e farsi ascoltare da persone di oltre 50 anni con fortissima personalità, moltissima esperienza e molto spesso… very special!!! Leggendo tutto questo… si potrebbe pensare… ma sembra impossibile!! Invece, seguendo un percorso professionale e personale idoneo, è possibile. Si tenga presente che l’età media del remote site medic è di circa 35/40 anni. Si accede ad un lavoro ben remunerato e molto gratificante, specialmente per un infermiere, abituato a ricevere indicazioni e ordini, ad ascoltare ed eseguire: finalmente si diventa protagonista, il responsabile sanitario del sito o della zona operativa; si è responsabili dell’emergenza sanitaria, supervisori del piano di emergenza sanitaria e attuatori della stessa. Il cliente si aspetta dall’infermiere indicazioni e consigli: si diventa il focal point per tutto ciò che concerne la salute. Ovviamente si hanno grandissime responsabilità, sia etiche che morali, ma anche legali (anche in questo caso, oltre alla copertura assicurativa professionale fornita, si opera all’interno di convenzioni e protocolli internazionali e sotto il diretto controllo del direttore medico presente nell’ alarm center, non si è mai abbandonati a se stessi, soprattutto nei momenti critici). Ci sono regole comportamentali strette e ferree… in base al sito e al paese, dal “no alcool” (quasi ovunque) al niente rapporti interpersonali, ecc. Ad esempio, si può essere testati su uso di alcool e droga, o se si sta effettivamente assumendo la profilassi antimalarica, senza nessun preavviso. Si lavora per 4/10 settimane, 12 ore in servizio e le altre 12 stand by, 7 giorni a settimana: non è decisamente una vacanza!!! Il livello dei paramedics americani, sudafricani, australiani, con cui ci si confronta nelle selezioni per la job vacancy, è impressionante. Bisogna quindi seguire un percorso ben definito e raggiungere tutte quelle capacità richieste dal profilo professionale del Remote Site Medic. Qui di seguito un breve, e non esaustivo, elenco di società che selezionano ed impiegano personale all’estero e società di formazioni specifiche per questi lavori. International SOS (www.internationalsos.com) Exmed (www.exmed.co.uk) RMSI Medical Rescue Merit Training (www.rmsi-medicalsolutions.com) (www.merit-training.com) United Healthcare Company (www.elgfze.com) Medical Support Solutions (www.medsupportsolutions.com) International SOS Northern Seas (www.abermed.com)