copertina - Canon Club Italia

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copertina - Canon Club Italia
Canonclubitalia
-MAGAZINEGennaio 2010 -n°1 - anno II
Numero 3 - Novembre 2009
•canon 14 vs sigma 12-24
•marco meniero l’astro-geo-fotografo del cci
•fotografIa digitale infrarosso
•Zanzibar tra paradiso e realtà
Canonclubitalia
-MAGAZINE-
CANON 14 vs SIGMA 12-24
Gennaio 2010 - n°1 - anno II
zanzibar tra paradiso e realta’
RESPONSABILE
Biagio Pandolfi
CAPOREDATTORI
Federico Modica
Salvatore Farella
Sandro Piras
REPARTO GRAFICA
Simone Ambrosini
Gerardo Fiorito
CORRETTORE BOZZE
Gabriele Tittonel
Fotografia digitale infrarosso (parte 1°)
Carmelo leggiero, un amore al primo “sguardo”.
il reportage ed il fotogiornalismo
Marco Meniero l’astro-geo-fotografo del CCI
copertina
LA COPERTINA!
Siamo arrivati alla 4° uscita del
nostro magazine CCI e dedichiamo la “Copertina” al vincitore del
34° Contest CCI “luci d’autunno”
34° Contest CCI “ Luci
d’Autunno”.
Luca Moglia, simpatico
giovane torinese con la
passione della vespa e
della fotografia ha realizzato uno scatto molto
bello e dal tipico sapore
autunnale. Affascinato
dai colori caldi dell’autunno e costeggiando
ogni giorno in Vespa il
lungo viale di Dora Voghera a Torino, ha saputo cogliere l’attimo,
immortalando la signora
anziana che passeggiava sotto i grandi alberi.
Molto affezionato a questa fotografia, non perde l’occasione per fare
attenzione alla luce, ai
colori e alle persone che
passeggiano nel viale,
aspettando sempre il momento
giusto per scattare altre foto. Luca
ama fotografare perché dice che
una delle caratteristiche peculiari
di questa arte è quella di non riproporre mai situazioni già vissute, ma di offrire invece spunti ed
emozioni diverse ad ogni scatto.
Non predilige uno specifico genere
fotografico ma tendenzialmente è
appassionato di reportage e fotografia street. L’elegante foto vincitrice del contest non ha subito
pesanti ritocchi in post-produzione
ma solo la classica ottimizzazione
del file Raw. L’ottima costruzione
geometrica, il contesto ambientale
e la presenza dell’elemento umano sono stati i fattori che più sono
stati apprezzati dai giurati. Merita una visita il suo sito personale
(www.lucamoglia.it), molto curato
e ricco di belle immagini e test
fotografici. Ringraziamo Luca e restiamo in attesa di vedere ancora
delle sue belle foto magari la stessa in versione primaverile!
Daniele Pistore (Terrylitaliano)
CCImagazine 4 - 2
Canon 14 Vs Sigma 12-24
il terzo occhio
INTRODUZIONE
A febbraio, dopo aver preso la reflex a formato pieno Canon 5D, ho deciso di
acquistare il grandangolo
rettilineo più spinto: il Sigma 12-24. Quest’obiettivo
offre un sorprendente angolo di campo di 122 gradi!
Canon offre come grandangoli estremi il 14mm f/2.8L,
il 16-35 f/2.8L e il 17-40
f/4L (l’unico che rientra nella stessa fascia di prezzo del
Sigma). Tuttavia, i due zoom
wide Canon sono molto distanti in termini di apertura
di campo dal Sigma 12-24:
l’unico che si avvicina è il Canon 14, che è di “solo” 2mm
più lungo del 12-24. Grazie
al gentilissimo Jurgen, che
mi ha prestato il suo Canon
14 L II, ho deciso di effettuare un test di nitidezza, di
vignettatura, di colori e di
autofocus tra le due ottiche,
per scoprire se il Canon sia
superiore al Sigma e in quali
termini. Le prove sono state
effettuate su corpo macchina 5D (reflex full-frame). Gli
scatti sono RAW convertiti
in jpeg con Adobe Camera
Raw (ACR), con tutti i parametri impostati a zero.
CARATTERISTICHE
Canon 14 f/2.8L II USM: angolo di campo: 114°, peso:
645g, lamelle f/: 6, apertura
minima: f/22, prezzo: 1800€
Sigma 12-24 f/4.5-5.6 EX
DG HSM: angolo di campo:
122-84°, peso: 600g, lamelle
f/: 6, apertura minima: f/22,
prezzo: 650€
DIFFERENZE TRA LE FOCALI
12mm e 14mm
Nella foto riportata qui sotto si può vedere quanto sia
marcata la differenza di focale tra 12mm e 14mm su
formato pieno. Il Sigma 1224 offre ben 122 gradi di
angolo di campo, mentre il
Canon 14 ha un angolo di ripresa di 114 gradi. A queste
lunghezze focali anche 2 millimetri significano molto! Al
contrario, se stessimo parlando di teleobiettivi, non
vedremmo pressoché alcuna
differenza tra ad esempio
200mm e 202mm!
La foto mostra le differenze di ingrandimento che le focali 12mm e 14mm offrono.
CCImagazine 4 - 3
NITIDEZZA
Ho effettuato dei ritagli al 100% di 350 x 350
pixel delle varie foto. Ho considerato i diaframmi 2.8 e 4 (solo per il Canon 14), 5, 5.6, 8,
11 e 16. Ho effettuato dei ritagli sia al centro
fotogramma che al bordo (estremo) fotogramma, per individuare se gli obiettivi abbiano del
decadimento ai bordi.
L’intera foto, nei quadratini rossi i ritagli 100% considerati nel test.
Ritagli 100% CENTRO fotogramma
Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6
f/2.8
f/4
Ritagli 100% BORDO fotogramma
Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6
N.P.
N.P.
N.P.
N.P.
f/5
f/5.6
f/8
CCImagazine 4 - 4
f/11
f/16
Conclusioni per la nitidezza: Per
avere un confronto diretto ho
impostato il Sigma 12-24 alla
focale di 14mm guardando la
ghiera dello zoom. Anche guardando i dati Exif delle foto il Sigma risulta essere effettivamente
impostato a 14mm. Riguardo la
nitidezza al centro fotogramma
credo sia abbastanza evidente
il vantaggio che il Canon ha nei
confronti del Sigma. Già a partire da tutta apertura il Canon
ha una nitidezza e un contrasto
eccellenti. Il Sigma direi che si
difende in modo dignitoso: sicuramente è meno contrastato del suo concorrente Canon,
però è pienamente usabile già
a f/5. Riguardo la nitidezza al
bordo fotogramma (estremo)
il confronto é sostanzialmente
alla pari. Forse il Sigma 12-24
presenta meno aberrazioni cromatiche, che sono abbastanza
visibili sul Canon (di colore viola). Direi in conclusione che il
Canon è leggermente superiore
al Sigma, che recupera però a
bordo fotogramma.
VIGNETTATURA
Con gli ampi angoli di campo che
i due obiettivi offrono è inevitabile che entrambi soffrano di una
(pesante) vignettatura. Tuttavia
questa è facilmente eliminabile
con programmi di fotoritocco quali Photoshop o Aperture. Con la
pellicola è invece un difetto con
il quale si deve necessariamente
convivere.
Di seguito metto le foto effettuate a diaframmi 2.8 e 4 (solo per il
Canon 14), 5, 5.6 e 8. Entrambi gli
obiettivi sono a 14mm.
Ritagli 100% CENTRO fotogramma
Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6
f/2.8
N.P.
f/4
N.P.
f/5
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Conclusioni per la vignettatura:
Il Canon 14 è nettamente superiore al Sigma 12-24. Il Canon
presenta a f/2.8 più o meno la
medesima vignettatura del Sigma a f/5. Però a f/5 il Canon
presenta una vignettatura quasi inesistente, e a partire da
f/5.6 il Canon non ne presenta
quasi più. Il Sigma invece ancora a f/8 presenta una vignettatura piuttosto marcata.
f/5.6
f/8
COLORI
Canon 14mm
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Sigma 12-24 @ 14mm
Con Adobe Camera Raw ho impostato la temperatura colore
di entrambe le foto a 5100 gradi
Kelvin (°k), in questo modo si possono vedere le sole differenze che
le due lenti mostrano, avendo lo
stesso riferimento di temperatura
colore sul sensore della 5D.
I colori del Canon 14 appaiono
più neutri e più fedeli all’ambiente
originale. L’obiettivo Sigma ha una
tendenza a colorare le fotografie
con una componente tendente al
giallo. Il difetto è facilmente eliminabile in post produzione, tuttavia
bisogna notare che il Canon mostra dei colori perfetti e presenta una fedeltà cromatica molto
buona.
AUTOFOCUS
Il Canon 14 ha l’autofocus USM,
cioè Ultra-Sonic Motor, mentre il
Sigma 12-24 possiede l’autofocus
HSM, cioè l’Hyper-Sonic Motor.
Con questi angoli di campo molto
spinti è importante dire che l’autofocus non è una componente così
fondamentale. Tuttavia, entrambi
gli autofocus sono veloci e precisi,
direi che sono alla pari, forse con
un leggero vantaggio per il Canon
14 con il suo USM.
CONCLUSIONI
Il Canon 14 esce vincitore da questo confronto. É’ superiore al suo
diretto concorrente per quanto
riguarda massima apertura, nitidezza, vignettatura e colori. Tuttavia bisogna necessariamente
ricordare il costo di quest’ottica:
ben 1800 €! Ben tre volte il prezzo
del Sigma! Ed in più il Sigma offre
ben 2mm di grandangolo in più rispetto al Canon, che con queste
aperture è una differenza molto
apprezzabile. Il Sigma è vero che
perde il confronto, però bisogna
sottolineare che non c’è un divario
così marcato con il Canon: molti
difetti del Sigma 12-24 si possono eliminare con una facile post
produzione.
Il mio consiglio: Consiglio il Canon
14mm f/2.8L USM solo se vi serve una maggiore luminosità data
dal diaframma f/2.8. Nel caso non
vi servisse il diaframma aperto vi
consiglio il Sigma 12-24 f/4.5-5.6
EX DG HSM: offre ben 2mm di
grandangolo in più e presenta una
qualità d’immagine che si avvicina
al Canon. Inoltre costa un terzo rispetto al Canon!
Luca Moglia
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sentieri fotografici
Il primo impatto che si ha arrivando nello scalcinato aeroporto
di Zanzibar, è che sei su un altro
mondo. Un mondo fatto di povertà,
arretratezza e vita quasi selvaggia.
Un secondo dopo sei invaso da un
misto tra amore e calma. Il profumo delle spezie sta entrando nel
tuo corpo e nell’anima e quella
povertà, arretratezza e vita quasi
selvaggia, si tramutano in una dol- ogni ora. Questa terra tanto amace e spensierata allegria come il
ta da quel genio di Freddy Mercury
sorriso dei zanzibarini, sempre
ed a cui ha regalato anche i natali
pronti a regalarti nella loro sem- - celebre la sua casa natia nel cenplicità, una sensazione di pienezza
tro di Stone Town - ti avvolge con
spirituale che difficilmente ho in- il suo fascino selvatico dove i ritmi
contrato altrove. Quasi d’incanto, scorrono lenti e le persone vivono
sei trasportato in questa terra che
in piena armonia con la natura.
cancella lo stress della caotica città o del telefonino che squilla ad
Sandro “Martuzzieddu” Piras
a seguire le foto di Sandro:
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Posizionato appena sotto la linea
equatoriale, Zanzibar è un arcipelago africano che dal 1964, assieme alla Tanganika, ha costituito la
Tanzania. Il nome Zanzibar viene
usato anche per riferirsi all’isola maggiore dell’arcipelago, nota
come Unguja, la quale si trova
nell’Oceano Indiano a circa 30 km
dalla terra ferma. La popolazione
locale, stimata in circa 800.000
abitanti distribuiti su una superficie di circa 1500 kmq, è dedita
all’agricoltura, alla pesca e alla
coltivazione delle spezie che ha
tradizione antichissima. Tutte le
attività sono praticate con metodologie ancora molto antiche, essendo l’isola in gran parte priva
delle moderne tecnologie che da
tempo hanno invaso i paesi più
ricchi. In tempi più recenti hanno
iniziato a prevalere le attività connesse alla crescente diffusione del
turismo, forte dei meravigliosi paesaggi, tramonti e mari che questa regione sa offrire. L’origine del
nome “Zanzibar” non è determinata con certezza. Diverse etimologie teorizzano che si tratti di una
derivazione dal termine “Zang-i
bar” (Terra dei neri, in persiano) o
dallo Zenzero (Zanjabil, in arabo),
una spezia di cui per anni Zanzibar
è stato il primo produttore mondiale assieme alla coltivazione dei
chiodi di garofano. Proprio per la
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straordinaria produzione di spezie,
l’arcipelago di Zanzibar, insieme
all’isola di Mafia e altre minori, si è
guadagnato l’appellativo di “Spice
islands” (isole delle spezie). La capitale di Zanzibar si trova nell’isola maggiore (Unguja) e si chiama
“Zanzibar City”, la cui parte centrale è stato dichiarato patrimonio
dell’umanità UNESCO e prende il
nome di Stone Town in virtù delle
pietre usate per le antiche costruzioni edilizie, ancora oggi visibili
camminando per gli strettissimi
vicoli dei coloratissimi quartieri
della City. Fuori dalla capitale, che
rappresenta comunque l’unico
centro urbano vero e proprio con
tanto di ospedale e altre strutture
civili, l’arcipelago fornisce l’habitat a numerose specie, come la
scimmia Piliocolobus kirkii e il rarissimo leopardo di Zanzibar, che
trovano posto nella foresta di Jozani e in altre aree incontaminate.
in Zanzibar!” e, senza dubbio, il
sorriso della gente rappresenta
una delle ricchezze più preziose
dell’isola.
Hakuna matata significa
...sorridere a chi ci sta davanti,
Sotto il profilo socio-culturale, vi- ...vivere ogni cosa con ottimismo,
sitare Zanzibar vuol dire scoprire ...fidarsi del prossimo,
come “hakuna matata” sia ben ...non preoccuparsi per i piccoli
più di un semplice modo di dire. problemi quotidiani,
Si tratta, infatti, di una vera e ...curarsi poco - in modo quasi
propria filosofia di vita che porta
incosciente - del dolore e delle
la popolazione locale ad essere
difficoltà,
incredibilmente accogliente, cor- ...affrontare come evento naturale
diale e disponibile alla vicinan- anche la morte degli altri, di se
stessi o addirittura di un figlio.
za col prossimo. Sin dall’arrivo
all’aeroporto si viene accolti da
un’enorme scritta “Smile, you are
Claudio “Mostrito75” Panichi
a seguire le foto di Claudio:
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scrivere con la luce
il mondo della luce invisibile
Introduzione
All’inizio è sempre la luce
Da questo numero del magazine
cominciamo con un excursus sulla
fotografia digitale all’infrarosso.
L’argomento è molto complesso
per le profonde conoscenze tecniche necessarie, per il materiale
che spesso non è facilmente reperibile e per la pazienza e la costanza che servono per ottenere
i primi risultati accettabili. Io ho
cominciato a fotografare all’infrarosso 5 anni fa: girovagando su
siti di fotografia mi sono imbattuto in una immagine scattata con
questa tecnica ed è stato amore
a prima vista. Da allora per me è
stata una continua ricerca di altri
“malati” di infrarosso. Una serie
di costruttivi confronti e studi di
tecniche e post produzione mi
hanno portato a risultati accettabili. Ma è stato un percorso
molto lungo e a volte difficoltoso. Con la serie di articoli che iniziano con questo numero, vorrei
ripercorrere la strada da me intrapresa anni fa, e condividerla
con voi. Parleremo di infrarosso
digitale, di tecniche, di filtri, di
esposizione, lenti e post-produzione. Solo qualche accenno
alla fisica della luce, giusto per
capire di cosa stiamo parlando.
Cominciamo.
Come tutti sappiamo, lo spettro
elettromagnetico è l’intervallo di
tutte le possibili frequenze delle onde elettromagnetiche caratterizzate da una lunghezza
d’onda e da una frequenza.
Con la vista riusciamo a percepire lunghezze d’onda comprese
tra i 380 e i 760 nanometri (nm) a
cui diamo il nome di luce visibile.
Lunghezze d’onda minori corrispondono ai raggi ultravioletti, ai raggi X ed ai raggi gamma
che hanno tutti quindi frequenza superiore alla luce visibile.
Le radiazioni infrarosse, le onde radio e le microonde hanno invece lunghezze d’onda maggiori della luce.
Con la fotografia digitale all’infrarosso si catturano le frequenze di
luce visibile più prossime ai 760
nanometri. In realtà, quindi, non si
percepisce una luce “veramente”
infrarossa: il termine più corretto
quando si parla di questo tipo di
fotografia, infatti, è “Near Infrared”
(nir) - vicino all’infrarosso. Attenzione! Tutto ciò non ha nulla a che
fare con la fotografia termica, che
cattura il calore emesso da un qualsiasi oggetto e che permette riprese anche in assenza di luce. Per la
fotografia termica servono apparecchiature dedicate e molto costose.
(parte 1°)
Le fotocamere digitali e le radiazioni infrarosso
Le moderne fotocamere digitali sono equipaggiate con sensori
molto sensibili alla luce infrarossa.
Il problema è che questo tipo di
luce non è adatta per la fotografia tradizionale per cui i produttori
inseriscono davanti al sensore un
apposito filtro (chiamato IR-Cut o
IR-Blocking o ancora Hot Mirror)
che ha lo scopo di impedire che le
frequenze di luce oltre i 720 nanometri raggiungano il sensore della
macchina. Per ovviare a questo
problema esistono un paio di tecniche che vediamo tra un momento. I filtri IR-Cut sono diversi da
produttore a produttore e quindi
ogni macchina risponde in modo
diverso alle sollecitazioni delle radiazioni nir. Un facile test che tutti
possono fare per capire se la propria fotocamera può scattare immagini all’infrarosso è il seguente:
procuratevi un telecomando qualsiasi - quello della vostra TV va
benissimo - e fotografate la parte
anteriore, dove c’è il sensore che
emette l’impulso per cambiare canale, avendo l’accortezza di tenere
premuto un qualsiasi tasto del telecomando mentre si scatta. Guardate l’immagine scattata: se riuscite a vedere un punto luminoso,
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più o meno grande, in corrispondenza del sensore del telecomando, bene, siamo a buon punto. la
vostra fotocamera potrà scattare
immagini all’infrarosso.
Catturare solo la luce nir
Il prossimo passo è quello di
capire come poter sfruttare la
NM
600
625
680
695
700
715
720
750
760
780
795
830
850
860
930
1000
1050
Kodak Wratten
W25
W29
W70
W89B
W88A
W87
W87C
W87B
W87A
Per farla semplice possiamo dividere i filtri infrarosso in tre grandi
gruppi:
Standard: per esempio il Kodak
Wratten #70, l’Heliopan RG695 e
il B+W 092. Questo tipo di filtri
lascia passare la luce intorno ai
650 nm, raggiungono il 50% di
luce passante intorno ai 69 nm e
il 90% intorno ai 720 nm. Sono
l’ideale per fotografare con la pellicola oppure con fotocamere digitali a cui è stato rimosso il filtro
sensibilità
del
nostro sensore, nonostante
il filtro IR-Blocking ci renda
la vita un po’
difficile. Come
dicevo prima,
per fare questo esistono tre
tecniche diverse, tutte con i
propri vantaggi e svantaggi.
Vediamole nel
dettaglio.
I filtri
La soluzione più immediata è l’utilizzo di un apposito filtro che, posto davanti all’obiettivo, permette
il passaggio attraverso di esso e
fino al sensore, solo di frequenze
Hoya
25A
R70
R72
IR76
IR80
IR83
IR85
RM86
RM90
RM100
-
Heliopan
1025
RG695
RG715
RG780
RG830
RG850
RG1000
-
IR-Blocking (tra un po’ vedremo
anche questo aspetto). Sulle DSLR
non modificate questi filtri restituiscono un segnale molto più forte
sul canale rosso. In generale restituiscono cieli molto scuri e colori
falsati tipici delle fotografie nir, ma
comunque solo monocromatiche.
Filtri deboli: fanno parte di questo
secondo gruppo il Kodak Wratten
#89B, l’Heliopan RG715, l’Hoya
R72, e il Cokin P007. Cominciano
a lasciar passare la luce intorno
di luce prossime ai 720 nanometri.
La scelta del filtro giusto è molto
delicata e dipende da quanto è
performante l’IR-Blocking che il
produttore della vostra fotocamera ha montato sul vostro modello.
Inoltre la scelta del filtro ha effetti
pesanti e definitivi sul risultato che
volete ottenere. Se si sceglie un
filtro che lascia passare luce con
frequenza troppo basse, potrebbe essere difficile, se non impossibile, ritrarre la luce infrarossa.
Al contrario, utilizzando un filtro
che lascia passare solo frequenze molto alte, ci saranno difficoltà serie nei tempi di posa, con
risultati scoraggianti, dato che
sarà impossibile catturare abbastanza luce per avere una buona
fotografia. Nella tabella qui sotto
sono raccolti i più diffusi filtri infrarossi in commercio, non tutti,
però, così facili da reperire.
BIERMANN+WEBER (B+W)
B+W090
B+W091
B+W092
B+W093
B+W094
-
Altri
Cokin A/P007
Tiffen 87
-
ai 700 nm, raggiungono il 50% di
luce filtrante a 720 nm e il 90% a
740 nm. Necessitano di esposizioni
lunghe, soprattutto con fotocamere più recenti che in genere hanno
un filtro IR-Blocking molto performante. Su apparecchi più datati, e
in generale quando c’è un filtro
anti-IR non troppo buono, restituiscono immagini molto accattivanti e si riesce ad ottenere il colore,
soprattutto sui cieli sull’acqua,
che saranno comunque molto scuri. Di contro, le lunghe esposizioni
CCImagazine 4 - 16
aumenteranno il rumore e diminuiranno la nitidezza, a volte anche
in maniera importante. Ottimi su
fotocamere alle quali è stato tolto
il filtro IR-Blocking.
Filtri forti:
in questo gruppo troviamo i Kodak Wratten #87, #87C e #87B, il
Tiffen 87, gli Hoya IR80 e RM90.
Questi filtri non lasciano passare
luce se non con macchine digitali
senza il filtro IR-Blocking. Anche
in questo caso sono talmente filtranti che i tempi di esposizione ne
risentono pesantemente, rendendo necessario l’utilizzo di un buon
treppiede. Se avete la macchina giusta., questi sono i filtri
che restituiscono le immagini
più suggestive: cieli di un blu
profondo, erba, foglie, alberi e
vegetazione in generale brillantissima, acqua nera, e la pelle
umana quasi lucida.
Non esiste il filtro IR ideale: la
scelta dipende da una serie di
fattori, come abbiamo visto.
D’altra parte ci sono parametri da
monitorare e controlli da fare che
sono tutto tranne che semplici e
la loro reperibilità tutt’altro che
immediata. Per una scelta media
e soprattutto per chi vuole iniziare,
suggerirei un buon Hoya R72. É
un ottimo filtro infrarosso, di facile reperibilità, molto diffuso e non
troppo costoso.
Sconsiglio vivamente invece il sistema Cokin per questa tecnica
a causa di due motivi. Il primo è
che la qualità del filtro rosso scuro delle Cokin (disponibile per i
sistemi A e P con nome 007) non
è delle migliori. In secondo luogo
il gruppo filtro-portafiltro-anello,
tipico del sistema Cokin, non sigilla perfettamente l’obiettivo. Con
tempi di esposizione lunghi, caratteristici di questa tecnica, ci
saranno forti infiltrazioni di luce
dal portafiltro; luce non filtrata nel peggiore dei casi bucherà
alcune zone del fotogramma, e
comunque rovinerà l’immagine finale. Io ho provato anche ad incollare il filtro Cokin direttamente
sull’anello utilizzando il silicone
nero. Sono stati ovviati i problemi di luce filtrante, ma i risultati, a
mio avviso, sono rimasti scadenti.
Le modifiche alle fotocamere
Come forse avrete capito le altre
due tecniche per catturare le frequenze nir consistono nell’apportare modifiche alle fotocamere.
Rimozione del filtro IR-Blocking
La prima modifica, la più semplice
e la meno invasiva (per certi versi...) è la rimozione del filtro che
blocca i raggi infrarossi posizionato davanti al sensore. Qui di fianco
una foto del filtro IR-Blocking di
Canon. Levando il filtro,
o meglio, sostituendolo
con un vetro neutro, la
nostra macchina risulterà estremamente sensibile alle radiazioni superiori a 720 nm e la fase
di scatto, che vedremo
tra poco, sarà decisamente più veloce oltre
che meno macchinosa. É sempre
necessario montare un filtro IR
davanti all’obiettivo per ottenere
vere immagini nir, ma i tempi di
esposizione saranno decisamente
inferiori. In alcuni casi e in condizioni di luce molto forte sarà possibile scattare a mano libera, senza
l’aiuto del cavalletto. D’altra parte
questa modifica rende pressoché
inutilizzabile la fotocamera per la
fotografia tradizionale: immagini
scattate normalmente, infatti, saranno pesantemente compromesse dalla quantità di luce IR che
colpirà il sensore.
Sostituzione del filtro IR-Blocking
La seconda modifica prevede invece la rimozione del filtro che
blocca i raggi IR posto davanti al
sensore e la sua sostituzione con
un filtro infrarosso. In questo caso
sarà possibile scattare sempre a
mano libera. I tempi di esposizione, seppur più lunghi di quelli della
fotografia tradizionale in condizioni identiche, saranno sempre
abbastanza
brevi da permettere scatti senza supporto. L’inquadratura
sarà semplice e svolta in modo
“normale” (vedi più avanti “tecniche di ripresa”). D’altra parte
la fotocamera scatterà solo
ed esclusivamente fotografie
in infrarosso e sarà preclusa in
ogni modo qualsiasi altro
tipo di ripresa. La qualità dei
risultati dipenderà dalla qualità
del filtro IR montato ma
soprattutto dalla bravura della
persona che svolgerà il lavoro.
Qui sotto, una Canon EOS 300D
CCImagazine 4 - 17
completamente
disassemblata.
Quello che si vede in
grigio, al centro, è il gruppo del
sensore.
Osservazioni
Permettetemi qualche considerazione in merito a queste modifiche.
Entrambe prevedono di eseguire
operazioni estremamente delicate
sulle fotocamere. Si arriva a lavorare in prossimità di particolari
estremamente delicati all’interno
della fotocamera stessa. Evitate di
fare questo se non siete più che
certi del vostro operato: il rischio è
quello di compromettere in modo
definitivo l’apparecchio. Durante
queste operazioni (soprattutto per
la seconda modifica) il sensore
della fotocamera si trova... come
dire... “indifeso” per un buon numero di minuti. Sono frequentissimi e all’ordine del giorno i problemi di polvere che, posizionandosi
tra sensore e filtro, che compromettono anche in modo irrimediabile le fotografie scattate successivamente. Inoltre, la sostituzione
dell’Hot Mirror con un vetro neutro o con un filtro all’infrarosso
necessita di calcoli e conoscenze
di ottica affatto semplici. Questa
operazione, infatti, incide pesantemente sui parametri di messa
a fuoco, dato che l’indice di rifrazione dei materiali è diverso.
In parole povere, sostituendo il
filtro che blocca gli IR, bisogna
calcolare di quanto spostare avanti o indietro il sensore per avere
nuovamente la messa a fuoco
ottimale. Il calcolo e l’operazione
di spostamento del sensore sono
operazioni molto complicate, prevedono misurazioni estremamente
precise e sono molto, molto ma
molto delicate. Se proprio siete
decisi a fare questa modifica, affidatevi a personale qualificato, che
sappia come operare e che sia in
grado di gestire la situazione. Se
volete, posso fornire in privato alcuni riferimenti, sia per la prima
che per la seconda modifica. In
ogni caso, ricordate che queste
modifiche fanno decadere ogni
sorta di garanzia eventualmente
presente sulle fotocamere. In generale, le Nikon sono molto più
facili da modificare rispetto alle
Canon, il cui lavoro di modifica è
lungo, delicato e pericoloso. Infine
capitolo costi: queste operazioni
sono tutt’altro che economiche
e in Italia, che io sappia, non è
così facile trovare chi le esegua.
Io ho fatto fare il lavoro sulla mia
vecchia EOS 300D facendo sostituire il filtro IR-Blocking con una
porzione opportunamente tagliata di un filtro Hoya R72. Tornassi
indietro... lo rifarei mille volte! Ma
che fatica trovare qualcuno che mi
tagliasse il filtro delle dimensioni
giuste!
Obiettivi
Se il filtro IR (interno o esterno)
è parte integrante di questa tecnica, altrettanto fondamentale è la
scelta dell’obiettivo per eseguire
buone foto all’infrarosso. Se in generale non ci sono troppi problemi
in casi di modifica della macchina
fotografica sostituendo il filtro interno con uno all’infrarosso, molto più complesso il discorso sugli
obiettivi quando si decide di utilizzare un filtro esterno, montato
sull’apposita ghiera dell’obiettivo
stesso. Uno degli svantaggi di utilizzare un filtro esterno è che molto
CCImagazine 4 - 18
spesso tali filtri provocano distorsioni anche pesanti all’immagine,
se utilizzati con obiettivi non adatti. Mi sto riferendo a quelli che in
gergo vengono chiamati hot-spot
e che si presentano con forma
circolare (o simile ad un flare) al
centro del fotogramma; è fastidiosissimo ed è impossibile da controllare in fase di ripresa e molto,
ma molto difficile da levare in fase
di post-produzione. La dimensione e la visibilità dell’hot-spot varia
a seconda della lente montata e
della macchina utilizzata. Per la
FOCALE FISSA
Canon EF 28 mm f/2.8
Canon EF 50 mm f/1.8 MKI e MKII
Canon EF 100 mm f/2.8 macro
Canon EF 135 mm f/2.0 L
Nikon 20 mm f/2.8 D
Nikon 20 mm f/3.5 AI-S
Nikon 28 mm f/3.5 PC AI-S
Nikon 85 mm f/1.8 Pre-AI MF
Sigma 105 mm f/2.8 EX DG macro
Sigma 400mm f/5.6
L’elenco è semplicemente un
esempio e non ha alcuna pretesa di essere esaustivo. Io, per
esempio, fotografo con un 35mm
a vite (m42) preso su eBay per
due lire con risultati eccellenti.
Per chi vuole approfondire l’argomento, su internet sono presenti
una serie di elenchi con obiettivi
adatti e meno adatti per questo
tipo di fotografia. Con un po’ di
pazienza e Google il risultato è
assicurato.
mia esperienza con una Canon
EOS 300D, un filtro Hoya R72 e
un Canon ef 35-70, avevo hot-spot
molto pronunciati a focali corte e
diaframmi chiusi, mentre diminuivano (ma non scomparivano!) con
focali lunghe e diaframmi aperti.
Per scegliere quindi un buon
obiettivo per foto IR possiamo
seguire qualche regola generale: prima di tutto gli obiettivi
a focale fissa restituiscono in
generale risultati migliori rispetto agli zoom. In secondo
luogo, e sempre in chiave generale, lenti poco luminose
sono da preferire a quelle più
luminose. Infine, lenti con un
segno rosso sul barilotto, in
corrispondenza della scala della messa a fuoco, danno più
garanzie (ma nessuna certezza) di risultati accettabili e di
essere immuni al fastidiosissimo fenomeno degli hot-spot.
Nella tabella che segue ho raccolto
una serie di obiettivi che rendono
bene con la fotografia infrarossa.
ZOOM
Canon EF-S 10-22 mm f/3.5-4.5 USM
Canon EF 17-40 mm f/4 L
Canon EF-S 17-85 f/4-5.6 IS USM
Canon EF 24-70 mm f/2.8 L
Canon EF 28-135 mm f/3.5-5.6 IS
Canon EF 70-200 mm f/4.0 L
Canon EF 75-300 mm f/4.0-5.6 IS
Canon EF 100-400 mm f/4.0-5.6 IS L
Nikon 18-55 mm f/3.5-5.6 AF-S G ED DX
Nikon 18-70 mm f/3.5-4.5 AF-S G ED DX
Nikon 24-70 mm f/3.5-5.6 UC
Nikon 35-70 mm f/2.8 AF D
Nikon 35-70 mm f/3.3-4.5 AF
Nikon 35-135 mm f/3.5-4.5 AF
Nikon 70-210 mm f/4.0-5.6 D
Sigma 12-24 mm f/4.5-5.6 EX
Sigma 18-50 mm f/3.5-5.6 DC
Sigma 55-200 mm f/4.0.5.6 DC
Tamron 28-300mm XR
causa più problemi. Cerco di illustrarlo in modo semplice, senza
pretesa di essere esaustivo. Per
chi è desideroso di approfondire, anche in questo caso, Google
dà una grossa mano. Abbiamo
visto all’inizio che la luce è un insieme di onde elettromagnetiche
che, a certe lunghezze d’onda,
creano i colori. La luce bianca è
un insieme di infiniti colori. Per
semplificare prendiamo in esame solo i colori principali (chiamati colori primari): blu, verde e
rosso. Nello spettro della luce visibile si trovano in queste posizioni.
Come si vede, il blu rappresenta il
limite inferiore (al di sotto del quale c’è l’ultravioletto), il verde è più
o meno al centro, mentre il rosso
rappresenta il limite superiore (al
di sopra abbiamo i raggi infrarossi).
Quando un raggio di luce
bianca
(composta
cioè
da
rosso+blu+verde) attraversa una
lente capita che venga deviato
in modo diverso a seconda del
La messa a fuoco
Altro bel guaio per chi scatta in
infrarosso! Questo è l’aspetto che
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colore che lo compone. In altre
parole, l’angolo di deviazione provocata dal passaggio attraverso
una lente di un raggio luminoso
bianco dipende dalle varie lunghezze d’onda che lo compongono.
Nella progettazione e nella costru-
zione delle lenti dei nostri obiettivi
vengono prese in considerazione
queste leggi di fisica ottica: gli
obiettivi e i loro gruppi ottici vengono opportunamente corretti per
far si che le tre lunghezze d’onda
principali (quella del rosso, quella
del verde e quella del blu) mettano a fuoco sullo stesso piano.
luce visibile, non per la luce infrarossa. Per tanto, quando fotografiamo all’infrarosso, le correzioni che gli ingegneri ottici hanno
progettato per le nostre costose lenti vanno a farsi benedire.
Gli obiettivi migliori, quelli studiati
anche per l’infrarosso, hanno sul
barilotto, in corrispondenza della
scala della messa a fuoco, un trattino rosso, spesso accompagnato
da un R rossa, o un rombo, sempre
di colore rosso. In generale, questi
riferimenti sono lievemente spostati rispetto alla tacca di messa a
fuoco normale. Altri hanno addirit-
e dedicata alla messa a fuoco per
l’infrarosso. Questi simboli rossi
non sono altro che i riferimenti per
la messa a fuoco quando si utilizza la tecnica dell’infrarosso. Rappresentano infatti la correzione di
rotazione della ghiera di messa a
fuoco in caso di un soggetto che
riflette solo luce infrarossa. Per
mettere a fuoco correttamente
un soggetto posto a 5 metri, quindi, dovremo far corrispondere il
simbolo corrispondente a 5 metri,
non al riferimento della normale
messa a fuoco, ma a quello rosso
e relativo al fuoco della luce IR.
Per tutti quegli obiettivi sprovvisti
di questa accortezza la messa a
fuoco vera e propia è un bel problema. Leggendo in giro ho notato
che alcuni suggeriscono di utilizzare l’autofocus per ottenere una
buona approssimazione, se non
la precisione, e immagini accettabili. La mia esperienza personale
mi dice invece che l’autofocus, nel
mio caso, con la 300D ha restituito solo molte delusioni. Consiglierei quindi il fuoco manuale. In
generale diaframmi chiusi aiutano
molto ad aumentare la PDC, come
noto, anche se creano qualche
problema di rumore in più, a causa del dilatarsi del tempo di posa.
Un buon compromesso deriva
dall’esperienza: scattando tanto e
spesso con un medesimo obiettivo
e facendo un po’ di prove si riesce
a trovare ad occhio la correzione
di rotazione idonea a restituire immagini di una nitidezza accettabile.
Va da sé che queste correzioni
vengono effettuate solo per la
tura una scala in rosso completamente diversa da quella normale
Agostino Campana (lillipuz73)
CCImagazine 4 - 20
a cura di Alberto Marmi
Qual’è il modo per iniziare l’anno fotografico nel migliore dei modi possibili? Beh, ovvio, con un’insieme di
eventi come concorsi e mostre dedicate alle fotografia!
Allora, senza far attendere troppo i lettori più appassionati, iniziamo subito dalle mostre.
Iniziamo con la mostra dedicata a tre grandi fotografi italiani quali Franco Fontana, Ferdinando Scianna e
Giorgia Fiorio che attraverso la mostra “Passaggi, figure e paesaggi” ci porterà in un viaggio in Italia da nord
a sud. Dalle Alpi con Giorgia Fiorio, tratto dal suo lavoro “Sotto il cielo”, agli appunti siciliani di Fontana, alla
Pianura Padana raccontata da Scianna con il suo lavoro “Un fotografo nel Dolce Piano”, la mostra ha lo scopo
di rendere, anche se virtualmente, tutti i luoghi fotografati non così distanti tra loro in modo che si creino delle
connessioni e collegamenti fra un’immagine e l’altra.
La mostra sarà visibile dal 15 gennaio fino al 7 febbraio 2010 presso il Centro Internazionale di Fotografia,
presso la Galleria d’Arte in Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 a Milano. Gli orari della mostra sono:
Tutti i giorni ore 10 – 20
Giovedì e Venerdì ore 10 – 22
Lunedì chiuso
Il costo del biglietto e di 7.50 euro, 6 ridotto.
in piazza
Per chi, invece, volesse migliorare le proprie capacità di fotografo consiglio, il workshop organizzato a Venezia
dal 5 al’8 febbraio con tema “Il Carnevale”, una delle più famose ed affascinanti manifestazioni del mondo che
porta molta gente da tutto il mondo a visitare la città.
Il workshop si prefigge di far conoscere non solo il carnevale con i suoi infiniti spunti fotografici ma anche di
far conoscere una Venezia diversa da quella turistica in maniera più integrale attraverso calli, sestieri e “corti
sconte”.Il workshop inizierà in maniera tranquilla visitando Venezia per poi spostarsi verso il tema principale e
arrivare al punto cardine la domenica che sarà ricca di eventi. Si avrà poi la possibilità di soggiornare in modo
da avere la possibilità di essere vicinissimi e
tutti gli eventi. Si potranno inoltre ricevere
commenti alle proprie foto in modo da poter
imparare dai propri e dagli altrui errori per
poter perfezionarsi aiutati da fotografi professionisti. Caratteristiche tecniche e quota di
partecipazione:
Periodo: dal 05 al 08 febbraio 2010.
Durata: 4 giorni (3 notti).
Difficoltà: facile.
Prezzo di partecipazione: per un minimo di
4 partecipanti e un massimo di 8, € 550.00
(prezzo scontato, 500.00 euro, ai possessori di
Nital Card). Prezzo accompagnatori € 375.00
La quota comprende: Pernottamento in albergo, camere da 2 posti letto e bagno privato, colazione inclusa.
Accompagnamento di fotografo professionista e possibilità di utilizzo di materiale. professionale messo a disposizione dalla Nital s.p.a.
Gadgets Nikon.
Attestato di partecipazione.
Master e organizzatore: Jordi Ferrando I Arrufat
Prenotazioni:
Fotografiaeviaggi: [email protected]
Tel: 011.19.82.31.68 - Fax: 011.19.83.58.57
Informazioni:
Fabio Blanco: cell. 335.65.62.372
Carlo Pinasco: cell. 348.22.46.141
CCImagazine 4 - 21
Per chi invece volesse partecipare a concorsi, segnalo
l’evento organizzato da Micromosso, in collaborazione con il Comune di Pietrasanta presenta il concorso
“Pietrasanta e i segreti dell’arte”. La partecipazione
al concorso è aperta a tutti i fotografi residenti nella
Comunità Europea che potranno presentare fino ad
un massimo di 4 fotografie.
Il costo di iscrizione al concorso è di 15 euro (10 per
gli iscritti al sito Micromosso e 8 per i soci sostenitori),
da versare nel conto intestato al Circolo Fotografico
MicroMosso IBAN IT48M351213700000000000651,
c/o la Banca Credito Artigiano Lucca, indicando come
causale “1° concorso fotografico PIETRASANTA E I
SEGRETI DELL’ARTE”.
I file dovranno essere spediti via e-mail all’indirizzo
[email protected] in formato adeguato per
ottenere una stampa di cm 30x 45 o formati similari
ad una risoluzione di almeno 200 DPI. Per ogni File
dovrà essere indicato un numero progressivo, il titolo
dell’opera, nome e cognome dell’autore, indirizzo civico dell’autore, indirizzo e-mail, anno di realizzazione
e fotocopia della ricevuta di pagamento della quota di
partecipazione al concorso; oppure su CD,contenente
tutti i dati soprascritti, all’indirizzo “Circolo Fotografico MicroMosso, via della Maulina, 913, Monte San
Quirico, 55100 – Lucca”.Per ulteriori informazioni si rimanda alla pagina web del concorso:
http://www.comune.pietrasanta.lu.it/index.php?id=1889.
Un’altra interessante iniziativa è proposta dalla Provincia di Cuneo con il concorso “Orgogliosi della nostra terra”, organizzato
in occasione del
150° anniversario della Provincia Granda.
Il concorso è
aperto a tutti
senza limiti, il
numero massimo di foto presentabili è di 5
foto.
L’iscrizione al concorso
è gratuita fino
al 28 febbraio,
iscrivendosi sul
sito. Le foto vincitrici verranno
esposte dalla Provincia di Cuneo
I premi in palio sono:
1° Classificato Assoluto: Un’automobile Fiat Cinquecento personalizzata CN150.
1° Classificato di Ogni Categoria: Un set da vino in custodia di legno con vino di prestigio personalizzato CN150
prodotto in Provincia di Cuneo.
Per maggiori informazioni: CN150 - 150 anni della Provincia di Cuneo.
CCImagazine 4 - 22
Fare i meeting è quasi la quintessenza della vita del forum.
Incontrarsi, parlare, conoscersi al
di fuori della rete, è per me uno
dei piaceri del far parte della famiglia CCI.
Non sempre questo è possibile
viste le distanze che ci separano
e gli impegni a volte grandi ed altre volte piccoli ma sicuramente
importanti.
L’idea di un meeting dal Nord al
Sud, nasce dal pensiero garibaldino di vederci uniti per una notte
sotto lo stesso tetto di stelle con
la Regina Luna a farla da padrona.
Non pensavo che l’idea potesse
coinvolgere così tanti appassionati di astrofotografia ma soprattutto coinvolgere persone che
di astrofotografia non ci capiscono molto ma hanno il piacere
della compagnia e la casa di Gianni Flashiridium con la festa che ne
è nata, è sicuramente lo spirito
che speravo di portare con questo
meeting anche se le distanze ci
hanno tenuti lontani, seppur sotto
lo sguardo vigile della Regina.
Sandro “martuzzieddu” Piras
Combriccola Trentino-Alto Adige
Cronaca di una serata fra amici a fotografare la Luna e…. non solo!
Anche in Trentino è stata accolta
con entusiasmo la geniale proposta di Martuzzieddu, come già
si è potuto chiaramente evincere
dal grande numero di foto inviate nel Forum. Anzi, uno sparuto
gruppetto, composto dai soliti
noti bisboccioni, ha voluto riunirsi
presso l’abitazione di Flashiridium
a Cimone, piccolo paesino sulle
pendici meridionali del Monte Bondone a 15 minuti da Trento, per
fotografare la Luna e, perche no,
concedersi anche una cenetta in
compagnia corredata da una sfilata di Birre d’alto rango di indubbia
produzione Trappista. Ed è cosi
che lo scorso sabato 23 gennaio,
verso le 17.30, l’Ossido, il gigibz,
lo Stefanom con al seguito mogli,
morose, figlie e ben equipaggiati
di attrezzature fotografiche, raggiunto il Flashiridium, hanno dato
il via ad una serata che rimarrà
indelebile nella loro memoria per
almeno….. un paio di mesi, cioè
fino alla prossima occasione di
ritrovo. L’attrezzatura astronomica era bell’è pronta nel piazzale
antistante la casa in attesa di accogliere i vari gioiellini Canon ansiosi di scattare qualche foto con
focali inusitate. Il cielo sereno con
una leggerissima foschia, indice di
aria calma, e la nostra Protagonista alta in cielo già alle ore 18.00,
lasciavano presagire una serata
di scatti fortunati . Infatti La luna
al Primo Quarto sfodera il suo
migliore “Appeal”, rendendo ben
visibili nella zona del terminatore
un gran numero di conformazioni
spettacolari. A rompere il ghiaccio
è stato gigibz che per qualche minuto ha voluto osservare la Luna
al telescopio, lasciandosi sfuggire
qualche esclamazione di meraviglia, prima di togliere l’oculare
e, collegato l’adattatore da 31,8
mm + anello T2 alla fotocamera,
innestare la sua fiammante 50D
nel porta oculari del telescopio. Al
Live view l’Intes Micro Alter M603
da 15 cm a F/10 esibiva un’immagine molto nitida e contrastata
della Luna, grazie anche al fatto
di essersene stato buono per un
paio d’ore al freddo ad acclimatarsi, e la focale risultante sul sensore
formato APS di 2400mm riempiva
l’intero schermo , rendendo delicata la centratura della Luna per
il pericolo di vederne una parte
uscire fuori dal campo inquadrato.
Dopo una accurata focheggiatura,
usando il Live view a 10x sui crateri vicini al terminatore, il buon
gigibz ha dato il via alla sessione
di scatti premendo il telecomando, collegato precedentemente
alla fotocamera, non prima di aver
attivato la funzione di specchietto sollevato ed il timer ritardato
di 10 secondi, per evitare le tanto
pericolose vibrazioni che rischierebbero di provocare un micro
mosso che, a queste focali, si rivelerebbe letale. La scelta dei dati
di scatto, combinati con la focale
ed il rapporto focale fissi del tubo
ottico, di 1/20 di secondo a 100
CCImagazine 4 - 23
iso si è da subito rivelata quella
corretta restituendo immagini ben
dettagliate. Dopo alcuni scatti tutti ben realizzati è arrivato il turno
di Stefanom che, preparata la sua
5D con i vari accessori necessari,
si è avvicendato al telescopio iniziando la delicata fase di focheggiatura tramite l’oculare della fotocamera, sprovvista di Live View. Il
sensore full-frame restituiva una
dimensione della Luna più piccola
ma altrettanto ricca di dettagli. In
questo caso si è dovuto correggere il fuoco un paio di volte prima di
raggiungere la nitidezza soddisfacente, a riprova della grande utilità del Live View per questo tipo di
riprese. Il freddo intenso incominciava già a farsi sentire sulle estremità più sensibili dei componenti
della combriccola. Il tanto previdente gigibz, per fortuna di tutti,
era fornito di sporta con tanto di
bottiglietta, riempita di un liquore
corroborante e dal sapore molto
gradevole, preparato da una tribù
di Indios in Amazzonia triturando
e macerando in alcool radici di
misteriose piante locali, che si è
procurato in uno dei suoi frequenti
viaggi nella foresta sudamericana.
Sicuramente il liquore ha sorbito
anche qualche altro effetto positivo oltre a riscaldare gli astanti,
perché Stefanom ha smesso quasi
subito di lamentarsi per la, a suo
dire, scarsa qualità delle immagini ottenute. Cosa poi rivelatasi
priva di fondamento visionando
la foto postata sul Forum. In seguito anche Ossido e Flashiridium
si sono alternati al telescopio con
le loro, rispettivamente, 5D e 40D
ricavando anche loro risultati più
che soddisfacenti. Proprio mentre
il vicino di casa arrivava con la
sua minolta analogica e provvisto
di anelloT dedicato, Laura ,la padrona di casa, ci avvertiva che la
cena era in tavola. Per
fortuna Claudio, questo il nome dell’ultimo
arrivato ed accettato
nel gruppo anche con
il consenso telefonico
di Martuzzieddu che
ci ha dato l’OK “visto
che non trattasi di Nikonista”, già conosceva
bene l’utilizzo dello strumento per
precedenti esperienze e di conseguenza abbiamo potuto abbandonarlo al suo destino e correre al
calduccio. Già i primi piatti erano
stati serviti in tavola ed esibivano orgogliosi delle Lasagne fatte
in casa che chiedevano di essere
azzannate al più presto. Fortunatamente erano troppo calde
ed il rischio di scottarci lingua e
palato ci ha dato l’opportunità di
scegliere con calma ed aprire una
delle meravigliose bottiglie di Birra
Trappista portate da gibz, Ossido e
Stefanom. I vini, tristi e sconsolati,
se ne staranno in disparte per tutta la serata. Poco male, saranno
protagonisti in un’altra occasione.
E via così, tra un piatto, una nuova
bottiglia stappata con conseguenti
vari “oh…” e “ah…” di soddisfazione godereccia ogni qualvolta
una nuova birra veniva stappata e
gustata. Non sono mancate connessione al Forum con messaggi e
qualche foto postata in tempo reale con altri partecipanti al Meeting
CCImagazine 4 - 24
Stellare sparsi in tutta Italia. Gran
bella serata che ci ha permesso di
conoscerci ancora un po’ di più e
di consolidare questa amicizia nata
grazie al Canonclubitalia. Tutti ci
sentiamo anche di
ringraziare in modo
particolare l’amico
Martuzzieddu, che
ha il grande merito
di avere ideato questa nuova formula
di Meeting che ci
auguriamo possa essere replicata
in futuro anche con altri generi fotografici. E’ stata indiscutibilmente
un’esperienza stimolante e la felice coincidenza di diversi fattori
positivi come la concomitanza di
questa fase con la giornata del
sabato, il passaggio della Luna
allo zenith nelle ore serali, la situazione meteorologica eccellente, il
freddo intenso che abbassa drasticamente il rumore elettronico delle fotocamere digitali e la buona
qualità ottica del telescopio hanno
consentito di ottenere eccellenti
immagini del nostro satellite.
Flashiridium
Luna di Flashiridium
Luna di Martuzzieddu
Luna di Ossido
CCImagazine 4 - 25
caffé con l’autore
In questo numero del CCI Magazine abbiamo deciso di prendere un
caffè con un giovane emergente.
Il suo fresco modo di intendere la
fotografia e la sua giovinezza, fanno di Carmelo “MonteCristo” Leggiero, un freelance aperto a nuove immagini, prediligendo i ritratti
senza alcuna differenza tra sesso,
età, razza, colore o religione.
L’importante è riuscire a leggere
dentro l’anima raccontandola con
un mare di pixel.
Chi è Carmelo Leggiero e soprattutto come sei arrivato alla fotografia visto che nel tuo sito www.
carmeloleggierophoto.com parli
di “una pura serie di coincidenze”.
Sono un 27enne pugliese, inguaribile sognatore e senza dubbio anche un pochino pazzo. Ho Lavorato in giro per il mondo dalla Nuova
Zelanda, all’Australia, Germania,
Inghilterra, ecc, ecc, facendo i lavori più disparati, dal commesso al
ragioniere, al pizzaiolo.
un amore a prima “vista”.
É stato amore a prima vista.
Questa è stata una delle prime
foto che ho fatto il giorno che è
arrivata la macchina. Non sarà la
foto più bella e perfetta del mondo
ma ha avviato il processo mentale
che nei mesi successivi mi ha spinto ad intraprendere la fotografia
dei ritratti più seriamente.
Quindi se sono qui oggi con questa
passionaccia è colpa di quella foto.
Parliamo dei tuoi ritrat ti.
Come nascono le location
e la scelta delle modelle.
Per prima cosa vorrei ringraziare pubblicamente le ragazze che
hanno scelto di farsi fotografare
da me, la maggior parte erano
tutte per la prima volta davanti
all’obiettivo e questo richiede un
grande coraggio.
Dove mi trovo ora sono abbastanza fortunato perché posso godere
del mare e della campagna e questo rende la ricerca delle location
un po’ meno complicata. Quello
che guardo quando sono in macchina alla ricerca di nuove location
è la luce se questa c’è devo solo
limitarmi a cliccare lo shutter.
Quando sono io a scegliere le
ragazze, cerco di scegliere sempre quelle che hanno una personalità forte che traspare da
quei pochi scatti che riesco a
vedere, in più quando possibile,
cerco quel particolare nei capelli, occhi o labbra che può rendere l’immagine più interessante.
Non sono interessato molto alla
Da 3 anni sono un 3D Character
Animator, mi diverto a dare vita ai
personaggi che popolano i cartoni
animati, videogiochi e pubblicità.
La fotografia si è aggregata nel gennaio del 2009, dopo aver regalato
una compattina alla mia dolce metà
per natale ho pensato di regalarmi
una bella 450D per passare del tempo insieme a lei all’aria aperta.
CCImagazine 4 - 26
bellezza esteriore in quanto ricerco soprattutto quella interiore, anche se le ragazze che
ho avuto la fortuna di fotografare sono tutte bellissime.
Colore o bianco nero e quale dei
due in quali casi.
Ah, beh, sinceramente non saprei visto che dipende molto
dallo scatto. C’è da dire che io
sono un AMANTE del B&N e se
fosse per me farei solo B&N.
Il bianco e nero lo prediligo per i reportage, ma in molti casi lo scelgo
per la posa, il tipo di abbigliamento, per il mood ma anche quando i
colori non sono proprio il massimo.
Quando la luce è perfetta, la modella ha degli occhi blu e magari
siamo in riva al mare, beh, è difficile usare il B&N
Sono scelte personali e non
h o u n a v e r a regola, mi limito a
seguire l’istinto.
Interessante il reportage sul tatuaggio. Raccontaci come nasce l’idea
Avevo da un po’ di tempo l’idea di un
reportage del genere, qualcosa di
intimo e personale come il tatuaggio regala. Prima hai il tuo avambraccio come mamma l’ha fatto e
dopo quattro ore di sofferenza ed
emozioni ti ritrovi un’opera d’arte
che porterai con te per sempre. Da
qui l’idea di raccontare attraverso
delle immagini questo processo.
Metterlo in pratica è stato un
senza dubbio più complesso. Ho
scritto a vari tatuatori spiegandogli l’idea che volevo realizzare ma
senza conoscenze ed agganci non
ho ricevuto risposta.
Di nuovo grazie ad una serie di
coincidenze, parlando con un mio
amico appassionato di fotografia di questa idea, mi ha invitato
a fotografare durante la sua sessione di tatuaggio (altra coincidenza niente male) e per questo
lo ringrazio come devo ringraziare
Antonio Macko di “Macko Tattoo
Shop” (http://www.myspace.com/
mackotattoo) per avermi permesso di entrare nel suo mondo.
Ho avuto l’onore anche di tornare
a fotografare un secondo reportage. Ed è stata una vera sfida, soprattutto per trovare angolazioni/
composizioni e dettagli, completamente diversi dalla prima volta.
Con
dei
colori
così
vivi
ed
urlanti
sarebb e q u a s i u n s a c r i l e g i o.
Anche in questi casi però
potrebbe scapparne una in
B & N p e r c h é m a g a r i l ’a n g o l a z i o n e , l a p o s a o l o s g u a rd o q u a s i l o r i c h i e d o n o.
CCImagazine 4 - 27
Un lavoro senza dubbio, molto ma
molto interessante e stimolante!
Hai parlato della semplicità con cui
nascono i tuoi scatti.
Un lavoro in solitaria o con qualche
assistente.
Diciamo che lavoro in solitaria ma
ho la fortuna di avere una compagna che ha la mia stessa passione.
Nicoletta ( www.np-photography.
com ), che è con me in questa avventura fotografica, diciamo pure
che completa la mia visione del
mondo.
La mia un pochino aggressiva, la
sua molto tenera e dolce, dopotutto è specializzata in servizi per
bambini e mamme in dolce attesa.
Per me è una grande fortuna averla accanto durante i miei servizi
perché aggiunge quel tocco femminile e delicato agli scatti che
a volte a noi maschietti manca.
Ultimissima domanda.
Quale attrezzatura, che tipo di
luce prediligi ed il tuo rapporto con
il mondo del fotoritocco.
Uso lenti fisse, 85mm 1.8 su 5D
MARK II e 30mm 1.4 su 40D e
questo in attesa di passare a degli
CCImagazine 4 - 28
obiettivi davvero seri (risata sonora, NDR).
Diciamo pure che il 90% dei miei
scatti sono in luce naturale, non
ho paura di alzare gli iso fino a
6400 se necessario. Non disdegno
il flash per un look particolare ed
uso con soddisfazione i miei due
580EXII.
Fotoritocco? Sinceramente credo che
la fotografia sia un diamante grezzo
e che la post produzione tiri fuori il
meglio da essa. Sono un fan del fotoritocco? Si lo ammetto e non ho
nessuna remora a
rinnovare il piacere
all’utilizzo delle nuove tecnologie. Non
solo. Aggiungerei
che il mio modo
di vedere la postproduzione fa parte
della visione del fotografo, del resto è
sempre un’arte.
Infine però, non
posso rimarcare il
fatto che credo profondamente che se
una foto è brutta,
non c’è post-produzione che tenga perché brutta è, e brutta
resta.
sandro “Martuzzieddu” Piras
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IL REPORTAGE ed il fotogiornalismo (Parte 1°)
dietro le quinte
A fronte di alcuni servizi non troppo recenti di cronaca che ho dovuto affrontare per un quotidiano e avendo toccato con mano i
veri problemi del fotogiornalismo
e del saper raccontare delle storie con il solo ausilio di foto, ho
avuto l’occasione di conoscere ed
“intervistare” alcuni nomi della
fotografia e del fotogiornalismo.
Grazie all’aiuto di Donald Miralle,
fotogiornalista americano che ho
trovato da subito molto gentile e
disponibile, e grazie all’unica, ma
intensa, e-mail con Filippo Monteforte (che ho recuperato da un
vecchio archivio), ho creato un
approfondimento sul fotogiornalismo e le tecniche per affrontarlo.
A supporto di questo lungo testo
(che ho diviso in 2 parti per comodità) ci sono anche le parole
di Leonardo Brogioni, che ha appunto trattato il fotogiornalismo
in una celebre rivista fotografica.
A contorno del tutto la mia giovane ma intensa esperienza in questo campo, con due anni pieni di
cronaca e storie da raccontare e
tre di cronaca sportiva.
Supponiamo che dobbiate parlare con un giapponese: per prima
cosa chiarirete nella vostra mente cosa dovete dirgli (messaggio),
secondariamente penserete ad un
modo per dirlo, che consenta a voi
di esprimervi e a lui di capire, ad
esempio in lingua inglese (codice),
in terzo luogo sceglierete il mezzo
con cui dirlo, ad esempio il telefono (canale).
Nel caso del fotogiornalismo il
messaggio è ciò che il fotografo
vuole o deve raccontare, il codice
è il linguaggio fotografico, il canale
è il mondo dell’editoria.
Così come nella comunicazione
verbale vengono utilizzate convenzioni, invenzioni, intuizioni, proprie
del linguaggio parlato per esporre
concetti e sensazioni, non solo in
maniera comprensibile ma anche
in modo piacevole ed originale, lo
stesso avviene o dovrebbe avvenire in fotografia, tramite l’utilizzo
del linguaggio fotografico. Per fare
un discorso mettiamo insieme delle parole seguendo un’impostazione mentale ormai consolidata
e spontanea. Questo dovrebbe
avvenire anche per le nostre foto:
riusciremo a comunicare solo realizzando una serie di immagini
che formano il nostro discorso, il
messaggio che vogliamo inviare.
Le singole belle foto sono come
le singole belle parole: non comunicano. Se dico “libertà” o “amore” o “fantasia” pronuncio belle
parole, ma non comunico niente:
né concetti né sensazioni. Per
comunicare devo costruire un discorso e dovrei fare lo stesso con
la fotografia. DEVO COSTRUIRE
UNA STORIA CON LE IMMAGINI.
Conoscere il linguaggio fotografico
significa sapere quali sono tutti gli
elementi caratterizzanti un’immagine e, soprattutto, saper scegliere e utilizzare questi strumenti per
il raggiungimento di uno scopo,
quello della comunicazione.
Il fotogiornalista è un testimone
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visionario. Si può essere testimoni
di tante cose e si può essere visionari in tanti modi. L’importante
è saper raccontare per immagini,
rendere interessante un argomento, raccontarlo in maniera comprensibile e piacevole, raccontarlo
in modo personale.
Molti sono in grado di realizzare singole belle foto, ma pochi
riescono a costruire quello che
d’ora in poi chiameremo SERVIZIO FOTOGRAFICO. Ma è proprio
questo il passaggio fondamentale
verso un uso della fotografia più
consapevole.
Introduciamo una piccola analisi
al linguaggio fotografico: siete in
vacanza e volete comunicare alla
mamma il vostro stato di salute.
Per prima cosa pensate a cosa
dovete dirle: fate una
sincera e veritiera riflessione sul vostro
stato di salute e decidete se sia o meno il
caso di comunicarle la
verità.
dite il rassicurante: “ciao mamma, sto bene e mangio”. Questo
è un semplice e banale esempio di
comunicazione.
Cosa avete fatto?: avete pensato
ad un MESSAGGIO da inviare (cosa
dire alla mamma), avete fatto dei
passaggi mentali per costruire il
messaggio e cercare un CODICE
comprensibile (in questo caso l’italiano) e avete usato un CANALE
per trasmettere il messaggio.
Senza uno di questi tre elementi la
comunicazione non potrebbe aver
luogo, e vediamo come applicare
ciò a una delle più diffuse forme di
comunicazione: il fotogiornalismo.
La conoscenza del linguaggio è la
condizione necessaria per ottenere una forma di comunicazione:
occorre cioè conoscere l’insieme
di modi e mezzi a nostra disposizione e secondariamente saperli
usare per esprimere ciò che vogliamo comunicare. Non è sufficiente conoscere ALCUNE nozioni, ma è anche necessario fare
delle scelte per poterle impiegare
al fine di raggiungere lo scopo comunicativo. Perché abbiamo potuto comunicare alla mamma che
stiamo bene? Perché conosciamo
molto bene la grammatica, conosciamo molto bene il significato
delle parole e conosciamo molto
bene i mezzi di comunicazione…
e così abbiamo potuto scegliere
cosa usare, come usarlo, come
costruire il discorso in maniera
esatta ecc.
Per riuscire a mettere in atto l’intero processo comunicativo dobbiamo conoscere il linguaggio fotografico. Dobbiamo quindi studiare
ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE, CONOSCENZE TECNICHE ed
adoperare SCELTE PERSONALI o
IMPERSONALI.
ELEMENTI DI CARATTERE PERSONALE: riguardano la nostra formazione, la nostra etica, la nostra
educazione, la cultura e quindi
il modo di esprimere opinioni ed
idee. Sono caratteristiche che riguardano solo VOI.
ELEMENTI OGGETTIVI: sono
quelli esterni all’operatore, ma da
prendere in considerazione riguardo al messaggio da inviare. Dovete
Successivamente scegliete le parole da
usare, decidete come
metterle insieme
e
componete
mentalmente un discorso che
abbia senso logico in
italiano, aggiungendo
magari qualcosa di superfluo ma simpatico.
Utilizzate poi il telefono per chiamarla e le
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poi essere coincisi e selettivi nella
loro esposizione.
tener conto del momento storicopolitico-culturale che state vivendo
ed inserirvi, dei mezzi economici e
tecnici a vostra disposizione, dei
generi fotografici a cui rivolgervi.
Nel fotogiornalismo dev’essere
lo stesso: dopo aver trovato un
tema bisogna far chiarezza nella
mente, capire il tipo di messaggio
da inviare e decidere come inviar-
La seconda componente del linguaggio fotografico sono le conoscenze tecniche specifiche del
mezzo fotografico. Facciamo ancora uno sforzo e pensiamo alla frase che ha tranquillizzato la mamma. Per raggiungere quello scopo
e quindi per poter esporre il nostro
messaggio eravamo al corrente di
tutte quelle nozioni, convenzioni,
usi, costumi, regole e tradizioni
proprie della comunicazione verbale. Occorre sapere come utilizzare il nostro corpo per emettere
suoni, come abbinare questi suoni
a delle lettere, come usare le lettere ecc. Allo stesso modo, per
parlare con le immagini dovete essere al corrente di quali sono tutti
gli strumenti di cui potete servirvi.
Per conoscenza tecnica non intendiamo però solo la conoscenza
degli strumenti ed il loro utilizzo
ma anche la conoscenza degli elementi che caratterizzano un’immagine e che la possono cambiare:
LA LUCE
LA TONALITA’
I PIANI
L’INQUADRATURA
IL PUNTO DI VISTA
I SOGGETTI
LA SIMMETRIA O L’IRREGOLARITA’
Sono caratteristiche da conoscere
tenendo presente il soggetto da
affrontare fotograficamente.
ELEMENTI DI CARATTERE GENERALE: sono le caratteristiche
essenziali della comunicazione,
gli elementi che la rendono possibile. Per tranquillizzare la mamma non sarebbe stato sufficiente
dire: “Ciao mamma!” oppure “Ciao
mamma, mi sono tuffato dagli scogli!” o ancora peggio: “Mamma sto
ciao mangio e bene”. Per comunicare il nostro stato alla mamma
abbiamo compiuto prima di parlare un processo mentale che ci ha
permesso di riordinare pensieri
e parole, di individuare i concetti
principali da esporre e di trovare
un nesso logico tra questi concetti.
lo. Prima di scattare è necessario
dunque disporre idee, sensazioni,
opinioni, emozioni che avete in
testa in modo da organizzarle per
LA DINAMICITA’ O LA STATICITA’
Arrivati a questo punto e
presa
consapevolezza
delle basi del reportage, è ora di
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prepararsi a cominciare il servizio.
Perché di giorno in giorno, i fotografi meno esperti si ritrovano
con memory-card zeppe di fotografie che di per sé non hanno
nessun significato? Perché unendo le loro foto non si estraggono
storie, non si estraggono significati e non si capiscono le emozioni
che si vorrebbero far trasparire?
Semplicemente perché si scatta,
si scatta, si scatta, ma si pensa
solo alla fine. Solo al termine della
memory-card. Questo è sbagliatissimo e ci fa così creare immagini
semplici, ma prive di significato.
Il primo passo da compiere, molto importante, è quello di cercare le idee. Bisogna trovare
un’idea valida, miscuglio di curiosità, passione e cultura generale.
Trovare un soggetto (un’idea) non
è cosa facile, ma per identificare
un ottimo soggetto ci sono delle qualità che possono aiutare.
Il soggetto infatti deve piacere ed
interessare a chi lo realizza, per
affrontarlo con entusiasmo. Inoltre sarà più facile stabilire contatti
e coraggio nelle riprese.
da poter cambiare i nostri piani se
dovesse sorgere qualche problema durante la realizzazione.
Deve poter raccontare una storia e
dev’essere realizzabile e vendibile.
Ancora più importante però sono
le caratteristiche che un soggetto
NON deve assolutamente avere:
Evitiamo i soggetti troppo generici. Gli argomenti troppo vasti
sono fotograficamente inesauribili
ed intrattabili da parte di un solo
fotografo.
I soggetti troppo forti, come “la
droga” oppure “la prostituzione”.
Non solo sono fin troppo generici,
ma sono temi ampiamente trattati
nel corso del tempo e possono essere fin troppo scioccanti se non
trattati a dovere. Un fotografo inesperto rischierebbe di non trovare
il coraggio di fare certe foto oppure di correre nell’errore di realizzare foto impubblicabili.
I soggetti impossibili da tradurre
in immagini, come “l’inquinamento acustico”. Questi sono i servizi
preferiti dai giornali, perché essendo impossibili da trattare, vengono
commissionati visto che sono nuovi e probabilmente mai trattati. Ma
non potranno mai essere accostati
a immagini di gran qualità.
Questo soggetto deve evocare
delle immagini, dobbiamo prevedere la foto, progettarla in modo
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Staccando
momentaneamente
dalla fondamentale ma pesante
tecnica, in questa prima parte mi
preme sottolineare il pensiero di un
noto fotografo, forse tra i più noti
in ambito sportivo: Donald Miralle.
Se ho scelto di conversare con
lui piuttosto che con un altro fotografo, non è solo per le passate
conversazioni in ambito tecnico, ma è anche perché in questo
modo credo di riuscire ad avvicinare di più questo genere fotografico alla mia generazione, che
vede menti ancora da formare.
Grazie all’età di Donald è molto più
facile conversare con lui rispetto ad altri fotografi. Lui ha intuito
l’importanza dei mass media ed
è sempre presente, quando lo si
cerca, anche se lontano dal PC. In
una serie di 10 mail, 6 erano risposte da Blackberry, il che, secondo
me, è una nota di merito. Troppo spesso più il nome è importante, più si snobbano i “piccoli”.
Subito Donald mi immette in un
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mondo a colori, mi cambia il modo
di pensare, mi fa scordare quei
vecchi reportage in bianco e nero.
Bianco e nero che spesso viene
usato come scusante, viene usato
come “abbellimento del reportage”. Non so usare il bianco e nero,
non so come crearlo, ma fa più
figo. Da l’effetto “di una volta” e
quindi uso il comando DESATURA.
L’americano invece parte in quarta sottolineandomi la bellezza
del saper ricercare i colori, senza
denigrare però il bianco e nero.
La grande familiarità tra lui e la
tecnologia lo porta a raccontare
storie sportive di alto carattere e
molto raffinate. Ogni sua storia
racconta il particolare, dettagliato, così come nessuno lo nota. Ma
le sue foto lo fanno notare. Una
breve occhiata al suo portfolio e
ci rendiamo conto che riesce veramente a far notare ciò che definiremmo innotabile. Per fare ciò
però, lui ha imparato a guardare,
ha studiato approfonditamente
le tecniche della fotografia e ha
analizzato a fondo lo sport da fotografare. Solo così sa sempre dove
e quando premere lo scatto.
Qui si conclude la prima parte
dello speciale sul reportage ed il
fotogiornalismo. Nel prossimo numero tratteremo la realizzazione
del servizio, la sua vendita, l’approfondimento della ricerca di uno
stile proprio e qualche nozione
sulle cause della poca libertà dei
fotogiornalisti.
Federico Modica
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Marco Meniero
astrofotografia
L’Astro-geo-fotografo del CCI
Con la prima uscita del 2010 del CCI
Magazine inizia una serie di articoli
dedicati ad alcuni personaggi (astrofotografi) che abbiamo la fortuna di
annoverare fra i soci del Club. Fotografi che con la loro creatività e
tecnica possono senz’altro arricchire
il nostro bagaglio di conoscenze e
spingerci verso orizzonti fotografici
insperati.
Da diversi anni sono un instancabile
divoratore di libri e riviste specializzate che si occupano di astronomia
e sono sempre stato molto colpito
dalle immagini fotografiche che accompagnano testi ed articoli.
Una di queste riviste, Nuovo Orione,
mi accompagna da una quindicina
d’anni ed ha costituito la base delle
mie conoscenze in materia astronomica. Ed è proprio grazie a questo
mensile che ho iniziato a conoscere
ed ammirare le immagini di Marco Meniero, che avevano il pregio
Luna, Giove e Venere
Canon Eos 30 Fisheye 16mm, Fuji Velvia
di distinguersi dalla maggior parte
delle altre per l’originalità e la tecnica compositiva. Infatti, in alcuni
casi le fotografie rappresentavano
il connubio paesaggistico notturno
fra terra e cielo, ma non come lo
possiamo vedere normalmente con
i nostri occhi, bensì come la pellicola prima, ed il sensore negli ultimi
tempi, riuscivano a registrare innumerevoli stelle e oggetti astronomici dai vari colori che sovrastavano
incantevoli scorci terrestri. In altre
occasioni si potevano osservare fenomeni suggestivi e di difficile ripresa, come quando il sole, al tramonto
sul mare, assume una forma che ricorda la lettera omega dell’alfabeto
greco o, più straordinaria ancora, la
registrazione del raggio verde solare, fenomeno raro e molto arduo da
fotografare. Senza dimenticare le
riprese di tutta una serie di fenomeni ottici legati alla meteorologia di
cui l’amico Meniero è un’indiscussa
autorità e che gli sono valse la pubblicazione su riviste nazionali ed internazionali. Sempre la rivista Nuovo Orione gli ha dedicato un ampio
articolo nel numero di Ottobre 2008
in occasione della presentazione del
Calendario Astronomico 2009, che
sarà allegato alla pubblicazione del
dicembre successivo, realizzato con
una stupenda serie di fotografie firmate Meniero. Grande e piacevole è
stata la mia sorpresa quando, dopo
lo spacchettamento della mia nuova 40D e conseguente iscrizione al
Canon Club, scoprire che il Meniero... si, proprio quel Meniero, faceva
parte anche lui del Club. Ghiotta occasione per imparare da parte di un
pivello del digitale come me! Infatti
non ho perso tempo e, grazie ai suoi
contributi fotografici ed ai suoi suggerimenti nelle pagine del Forum,
ho sicuramente arricchito il mio
bagaglio di conoscenze astro-geofotografiche. Già… mi sono preso
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Star trail sopra il Cervino
Canon Eos 30 EF 50/1.8 Agfa RSX200 T:20minuti
la libertà, o meglio l’incoscienza,
di coniare una nuova terminologia
per definire quello che le immagini
di Meniero rappresentano. Definirle astro fotografiche mi sembrava
riduttivo. Spero non me ne voglia
l’amico Marco né tutti voi.
fortuna. A questo punto iniziai a praticare l’astrofotografia. Per imparare
le tecniche mi studiavo le didascalie delle foto pubblicate su Orione
(divenuto successivamente Nuovo
Orione) e seguivo i consigli di amici più esperti di me: Carlo Rossi e
Stefano de Fazi. In quel periodo sognavo di comprarmi una Leica R6.2,
oppure una Nikon F3 con mirino a
pozzetto DW4. Ma la condizione di
studente mi permise di comprarmi
l’attrezzatura solo sulle bancarelle
dei polacchi che venivano a cercare fortuna in Italia dopo la caduta
del Muro di Berlino. Presi una Zenith
122, un Helios 58mm f/2.8 ed un
Seimar 135mm f/2.8. Non avevo né
il reticolo illuminato, né i motori della
montatura quindi inseguivo a mano
inseguendo grossolanamente sui
dischi di Airy fortemente sfuocati e
tangenti ai bordi del campo dell’oculare. In seguito, durante il servizio
di leva, riuscii a mettermi da parte
i soldi per motorizzare la montatura Super Polaris e per comprarmi
un reticolo luminoso, quindi ottenni migliori risultati con inseguimenti
Ora cedo la parola a Meniero, con
lo scopo di farci conoscere come è
iniziata e si è evoluta la sua passione
per la fotografia e l’astronomia.
Mi sono avvicinato all’astronomia
quasi per caso, quando avevo 16
anni. Un mio amico s’iscrisse all’Associazione Astrofili Monti della Tolfa
di Civitavecchia e mi chiese di accompagnarlo ad una riunione per
vedere diapositive di Giove e di Marte riprese con un C8 arancione. Andai incuriosito alla proiezione e rimasi folgorato come San Paolo sulla via
di Damasco, quindi iniziai a frequentare il circolo. Mio padre mi comprò
a Porta Portese un monocolo russo
20X50 per 50.000 lire che legai con
dei lacci di cuoio ad un treppiede da
pittore modificato opportunamente.
Così, con l’aiuto di una guida scritta
da Ridpath e Tirion, studiai il cielo ed
imparai le costellazioni. Presi anche
l’abitudine di disegnare giornalmente le posizioni dei satelliti medicei su
carta millimetrata. All’età di 18 anni
i miei genitori mi regalarono il mio
primo telescopio: un Vixen 100RS
Super Polaris, era un Newton da 10
cm f/6 che in Italia non ebbe molta
Perielio/Afelio
Canon 5D T:1/125 320Iso, Maksutov 127/1500
Green flash
Canon Eos 30 Maksutov 127/1500
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Sagittario
Canon Eos 30 EF 100/2 Kodak E200 T:7minuti
più precisi. Successivamente riuscii
a passare ad un corredo superiore
composto dalla mitica Yashica Fx3
Super 2000 ed ottiche più pregiate. Comprai anche il libro “Fotografia astronomica” di Walter Ferreri
(1994, 4^ Ed., Il Castello, Milano)
che mi aiutò a formarmi tecnicamente. In questo periodo iniziai a
dare la caccia al raggio verde: dopo
molti rullini buttati e decine di appostamenti riuscii sia a fotografarlo, sia a stimare empiricamente la
sua “brillanza”. Questo risultato,
condiviso con la mia ragazza Andreina Ricco, mi avvalse la prima pubblicazione internazionale che avvenne
anni dopo su Sky&Telescope. Successivamente Astronomy Now selezionò un altro nostro raggio verde
tra i migliori 10 scatti del 2005 e lo
pubblicò nel suo “2006 Yearbook”.
Nel 2000 iniziai a lavorare arruolandomi nell’Aeronautica Militare come
controllore del traffico aereo e quindi decisi di passare a strumentazione superiore: presi uno scanner
Nikon VED da 4000dpi a 14bit per
Via Lattea
Mosaico di 13 scatti con Kodak E200, Canon Eos 30 EF 100/2
elaborare al meglio le diapositive, la
Reflex Canon EOS 30E ed un parco
ottico Canon EF professionale che
andava dal fisheye fino all’EF 300Is
f/4L. Ritengo che le migliori ottiche
del corredo fossero l’EF 100 f/2, il
quale presenta un’incisione senza
eguali, ed l’EF 50 f/1.4. Ho avuto la
fortuna di provare anche il nuovo EF
50 f/1.2L constatando una qualità
imbarazzante sotto tutti gli aspetti eccetto l’aberrazione cromatica.
Decisi di non cambiare il telescopio,
ma d’investire le finanze disponibili
solo nel corredo fotografico perché
ritenevo che la sola montatura Super Polaris potesse essere all’altezza, inoltre stava nascendo anche la
passione per la fotografia meteorologica e naturalistica e quindi avevo
bisogno di buoni obiettivi più che di
un telescopio nuovo. Nel mio percorso di crescita fotografica, questa
scelta fu vincente perché mi permise di ottenere ottimi risultati in
tutti i campi d’applicazione. In quel
periodo usavo solo le Kodak E200
per gli astri (tirata a 640 Iso ed abbinata al filtro IDAS LPS) e la Fuji
Velvia 50 per tutto il resto. Attualmente fotografo con una Canon Eos
5D MkII che trovo fantastica sotto
tutti gli aspetti. Ho avuto la fortuna di usare per brevi periodi anche
la Canon Eos 1Ds MkIII e la Nikon
D3. Sono tutte eccellenti, anche se
la Nikon produce file meno rumorosi
e cromaticamente più bilanciati, nel
complesso trovo che la migliore sia
la Canon. Nel 2004 presi un Maksutov Skywatcher Mc127 dalle prestazioni più che discrete da usare come
spottingscope. Nel luglio 2008,
dopo 17 anni, ho deciso di sostituire
il vecchio Vixen 100RS SP con uno
stupendo Takahashi TOA130S su
Eq6Pro. Uso oculari Pentax XW perché li trovo estremamente comodi e
robusti, secondo me sono più incisi
sia dei Radian, sia Nagler, circa le altre caratteristiche le differenze con i
TeleVue sono impercettibili. In futuro mi piacerebbe prendere un filtro
H-Alpha ed una torretta binoculare,
possibilmente una Denkmeier.
Con la strumentazione a disposizione sono riuscito a raffinare la
tecnica maturando il mio stile fotografico: ho sempre cercato di creare
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Saturno,Luna, Regolo, Venere
Canon 5D EF24-70 f/8, T:13sec ISO200
un’immagine creativa, equilibrata ed
armoniosa, consapevole che la composizione fotografica sia sempre il
frutto della mia intima interpretazione. Personalmente non vivo la fotografia come un campo di sfida in
cui vince chi raggiunge la risoluzione
dell’ottica o supera la magnitudine
limite: ho sempre visto la tecnica fotografica solo come una dimensione
culturale, e come nelle arti, mi sono
posto al centro dell’universo rappresentativo, testimone ed interprete
delle bellezze osservate. Ora cerco
di comporre l’immagine dando una
struttura all’inquadratura tale da
permettere alla foto di raccontare
più di quanto si possa semplicemente vedere. Quando metto l’occhio
dietro la reflex cerco di trasmettere
le mie sensazioni con il linguaggio
della fotografia: una buona foto
deve far pensare oppure sognare.
Per riuscirci si deve essere in grado
di riconoscere i fenomeni celesti con
le loro effemeridi e saperli inserire
con armonia nel fotogramma. Spesso mi contattano per chiedermi consigli su come iniziare l’astrofotografia
e poi scopro che l’interlocutore non
conosce nemmeno le costellazioni!
Secondo me, non si può fotografare
un fenomeno se non lo si conosce
a fondo e non risuoni nell’animo,
facendolo vibrare, perché la foto è
il frutto di sensazioni intime. Uso la
reflex come taccuino di sensazioni. Ai neofiti consiglio inizialmente
di imparare a conoscere il cielo e
poi di avvicinarsi all’astrofotografia semplicemente con una reflex
ed un buon treppiede fotografico.
Io, ad esempio, ho usato per molti
anni un Manfrotto 055CLB con testa
410 (ora sono passato al favoloso
Gitzo 5541LS con la sfera centrale
GH3780QR). Consiglio anche di non
comprare subito il telescopio, bensì di iniziare semplicemente con un
astro inseguitore come l’AstroTrack
TT320 o il nuovo Takahashi Teegul
Sky-Patrol III.
Attualmente la letteratura astrofotografica tende a classificare le foto
in soli tre campi: deepsky (CCD),
deepsky wild field (Reflex digitali) e
sistema solare (HiRes con webcam
ISS+STS-119
Canon 5DMkII EF24-70, f/7.1 T:20sec
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tramonti con il sole in posizioni archeologicamente rilevanti, stelle su
castelli, chiese e alberi... Non nego
che si possa esprimere se stessi
anche nello scegliere un algoritmo
di elaborazione rispetto ad un altro, ma ritengo che sia molto più
creativo manifestare la sensibilità
artistica nella scelta di scenari e di
inquadrature più o meno esotiche.
Ad esempio un profilo scuro in primo piano può esaltare lo sfondo
del cielo per dare forza e contrasto
al fenomeno astronomico, oppure
inserire un elemento di paragone, che controbilanci il fenomeno
astronomico, può valorizzare molto gli astri.
Luna su Torre di Caprona
Canon Eos 30 EF 100/2 e Maksutov 127/1500
o CCD), questa è una classificazione puramente tecnica che divide le
foto solo in base alla tecnica di ripresa. Questa nomenclatura rischia
di escludere l’astrofotografia come
arte, ovvero quelle foto che esprimono gli stati d’animo degli artisti.
Esistono, infatti, bellissime astrofotografie escluse, come: notturni,
Nel 2006 e 2007, con Andreina
Ricco e Michele Galice, ho tenuto due mostre fotografiche
dal titolo “Paesaggi di luce”;
attualmente sto organizzando
una serie di mostre ad Ivrea,
Macerata, Firenze ed una collettiva nel Maryland che si
apriranno nel 2010. Inoltre ho
avuto la fortuna di essere stato scelto dalla Apple per fornire alcune foto per una loro
applicazione per l’iPhone. Sto
anche sperimentando la via
degli audiovisivi, abbinando la
musica a slideshow di mie immagini. L’audiovisivo “Notturni
e dintorni” è stato proiettato
al Convegno “Galileo, fondatore del metodo sperimentale”
tenutosi alla Scuola Normale
Superiore di Pisa (l’audiovisivo
si può scaricare dal mio sito).
Grazie Marco!
C’è molto da imparare dallo
stile fotografico di Meniero e
tutti noi abbiamo la possibilità
di trarre degli spunti incredibilmente interessanti per creare delle immagini di indubbio
fascino. Non potendo, per ovvi
motivi, disporre di un numero
di pagine sufficiente a farvi conoscere meglio il nostro protagonista, preferisco far parlare
le sue immagini ed invitarvi a
visitare il suo sito internet, ne
vale assolutamente la pena!
Buona Luce e Cieli sereni!
Flashiridium
Giove e Venere a Pisa
Canon Eos 30 EF 100/2 Fuji Velvia
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dal forum
BIANCO E NERO
Titolo: Avviso di burrasca; Autore: Ivan Calabrese (Waveon)
Canon EOS 500D; Canon EF-S10-22mm f3.5-4.5 USM
1/125;f/7.1; focale 10mm; ISO 100
PAESAGGI E NATURA
Titolo: Piani di colore; Autore: Luca Casale (Luke32)
Canon Eos 30D; Canon EF 75-300 mm f/4,5-5,6 III USM
1/250; f 22; focale 180 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 41
MACRO
Titolo: regina di fine estate; Autore: Alessandra e Rocco Marciano (Nymphalidae)
Canon EOS 40D;
1/100; F/11; ISO 100
ANIMALI
Titolo: La freccia azzurra; Autore: Renzo Nichele (renzonichi)
Canon Eos 1D MARK 2n; Sigma 300 2,8
1/200; f 8; focale 300+dupl 1,4; ISO 400 CCImagazine 4 - 42
VARIE
Titolo: Fasi; Autore: Daniel Volanti (DanielV)
Canon Eos 450D; Canon 18-55 IS
1/30; f/3.5; focale 18 mm; ISO 200 POST PRODUZIONE
Titolo: La Fine di un mito.....in HDR; Autore: Salvatore Farella (Pugliese81)
Canon Eos 1000D; Canon EF-S 18/55mm IS f./3.5-5.6
1/13sec; f8; focale 18 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 43
SPORT
Titolo: Closeup; Autore: Marco Cimorosi (marcowind)
Canon Eos 50D; Canon EF 100-400L is usm
1/2000; f 5,0; focale 400mm; ISO 100 ARCHITETTURA
Titolo: Nella Tela del Ragno; Autore: Gianluca Nuzzo (Giansu)
Canon Eos 40D; Sigma 10-20 f/4-5.6
1/100; f/6.3; focale 11mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 44
STILL LIFE
Titolo: Kiwi!; Autore: Fabio Castiello (zak80)
Canon Eos 40d; Canon 24-70 2.8L
1/400; f 9; focale 62mm; ISO 125
RITRATTI E PERSONE
Titolo: Noemi; Autore: Alberto Lazzerini
Canon Eos 5D Mark II; Canon EF70-200mm f/4L IS USM
1/160; f/7.1; focale 138 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 45
STREET
Titolo: TAXI?; Autore: Giuseppe Vazzana (Pippoker)
Canon Eos 400D DIGITAL; Canon 10-22
1/30; f/7,1; focale 10 mm; ISO 800
CCImagazine 4 - 46
Il Canon Club Italia è la prima e unica community di canonisti nata per
gli appassionati e possessori di materiale Canon, da quando siamo nati
(2005) hanno tentato di imitarci in tutti i modi, ma le imitazioni hanno
le gambe corte, come le bugie!!! Un portale Fotografico rivolto a tutti
con un occhio di riguardo verso il mondo della fotografia visto attraverso attrezzature Canon, il nostro portale è aperto a tutti, massima
libertà di opinione, siamo svincolati da ogni realtà commerciale e quindi totalmente indipendenti!!
Diffidate dalle imitazioni, l'unico Canon Club siamo noi!!!
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