01 PAG ok copia - Avanti della domenica
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@ DELLA DOMENICA [email protected] ANNO XV - N.11 DOMENICA 25 MArzO 2012 SPED. ABB. POST. - DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46 Art.1, Comma 1, DCB) ROMA TAXE PERCUE - TASSA RISCOSSA - ROMA ITALY EURO 1,50 S Il tempo per un’Assemblea Costituente E T L I M A N A L E S O C I A L Ricordiamoci di Marco Biagi sostenendo le sue idee Diamo un anno Mauro Del Bue di vita in più ieci anni dopo il suo barbaro asal governo Monti Dsassinio ad opera delle Bierre, in tanti hanno voluto ricordare MarRiccardo Nencini a crisi economica sta nei numeri: in nove anni di governo, le imposte dirette sono aumentate del 30,8%, il PIL dello 0,4%; il debito pubblico si è accumulato alla velocità doppia rispetto alla media dei governi repubblicani. Domina la gerontonepocrazia, un giovane su tre è senza lavoro, le donne escono di casa a 29 anni ed i maschi a 32. Si è alimentato il welfare delle bugie: gli ammortizzatori sociali salvano le tute blu, ma non i lavori atipici, tre milioni i disoccupati senza rete. Il lavoro si è frazionato in due tronconi: tutelato se a tempo indeterminato, senza protezione se atipico. La crisi politica ha visto il maestro dell’antipolitica, Berlusconi, sconfitto da se stesso e dal mercato, sostituito da un tecnico scelto dal Quirinale. I partiti sono più ricchi di sempre, ma hanno abdicato al loro ruolo, il trasformismo li ha svuotati. A questa crisi si lega quella istituzionale, che ha visto modificata la Carta a suon di modifiche della legge elettorale, il Parlamento ridotto a funzioni notarili, trasformato in suk degli onorevoli. La democrazia nasce dalla somma di due addendi: libertà e popolo. L’Italia di oggi è la somma di populismo e di privilegi. Vengo infine alla crisi di missione. Lo spirito del ‘93-’94, quello che pretendeva di liberare l’Italia dalla partitocrazia e dalle ruberie, ha avuto la durata di uno spot: gli scandali sono aumentati, con il paradosso che prima si rubava alla collettività per conto dei partiti, adesso si ruba anche ai partiti. Non pervenuto il rinnovamento, con le sole novità iniziali della Lega e parte di Forza Italia, per il resto una riproposizione delle terze e quarte file della Prima repubblica. Se questi sono gli effetti, dobbiamo interrogarci sulle cause. Ogni rivoluzione, ogni cambio “violento” di regime produce una fase di ricostruzione della politica, delle istituzioni, del contesto in cui queste operano. La politica della Seconda repubblica, invece, si è seduta sulle macerie e non ha saputo ricostruire. Non si è rinnovata e non ha prodotto una riconciliazione nazionale, trasformando anzi l’avversario in nemico e portando lo scontro in un clima da campagna elettorale perenne . Solo la politica può salvare se stessa e per farlo deve compiere la mossa del cavallo. Come? Una provocazione: allungando di un anno la durata della legislatura e del governo di emergenza – con una forzatura all’articolo 60 della Costituzione, che lo prevede solo in caso di guerra – ed eleggendo un’assemblea costituente che riscriva nuove regole condivise. Infine tornando al voto, per ridare ai cittadini la possibilità di scegliere una maggioranza e un’opposizione. Alternative, ma consapevoli entrambe che l’Italia non può più permettersi una guerra civile permanente. T co Biagi. C’è chi lo ha fatto, e sinceramente, per celebrare la vittima del terrorismo rosso, e chi invece lo ha fatto anche per ricordare il suo messaggio politico. Noi socialisti riformisti lo dobbiamo celebrare come vittima di un assurdo atto di sangue, ma anche come autore di un progetto di riforma del mercato del lavoro che avrebbe dovuto collocare l’Italia al passo dell’Europa. E’ evidente che chi ha anche duramente contestato Biagi, come il vertice della Cgil, non porta responsabiltà, neppure indiretta, sulla sua morte. Si può infatti dissentire da Biagi come oggi da Ichino o da qualsiasi esponente di governo, di associazione di categoria, di sindacato, del mondo giuslvavorista, che esprima posizioni di riforma del mercato del lavoro, senza essere per questo indicati come portatori, anche solo indiretti, di violenza. Eppure coloro che si sono occupati di questo sanno perfettamente che si tratta di materia ad alto rischio, dove la violenza si eser- cita con particolare intensità. Gli omicidi, prima di quello di Biagi, di Ezio Tarantelli e Massimo D’Antona, il ferimento di Antonio Da Empoli e di Gino Giugni, sono lì a testimoniare che il terrorismo colpisce coloro che tentano di introdurre riforme al mercato del lavoro. Colpisce i riformisti e non i conservatori. Siano essi di destra o di sinistra. Biagi ha elaborato il suo libro bianco fondato sullo statuto dei lavori, ha compreso tra i primi che la difesa del lavoratore deve essere insegue a pagina 2 Serve una riforma della cittadinanza ala Capranichetta di Roma greS mita mercoledì per il convegno socialista "Ius soli, ius sanguinis". Meglio un Sarkozy oggi per un Bayrou domani? ziali francesi era difficile immaginarselo. Siccome al peggio non sembra esserci mai fine ci tocca assistere anche a questo. Abbiamo appreso che per alcuni esponenti del PD sostenere Hollande costituirebbe una grave colpa e ci hanno spiegato che il PD non è una sezione del Partito socialista europeo. Qualcuno è arrivato addirittura a sostenere che, appoggiando Hollande e sottoscrivendo la Carta di Parigi, il PD si avvierebbe su di una china pericolosa, mettendo in dubbio le sue stesse ragioni fondative. T A Quello che non vi hanno detto di noi Tolosa. L’Europa è stata colpita al cuore “Esprimo dolore profondo dinanzi ad una strage sconvolgente e, anche a nome di tutti i socialisti italiani, solidarietà, affetto e vicinanza alla comunità ebraica così duramente colpita”. Così Riccardo Nencini, ha commentato quanto avvenuto a Tolosa lunedì 19. “Dopo Oslo e dopo Firenze – prosegue - assistiamo ancora una volta sgomenti alla furia di un solo uomo che in nome di idee razziste semina terrore e violenza. La civilissima Europa, fondata sui valori della tolleranza e della pacifica convivenza tra i popoli, è stata di nuovo colpita al cuore e la tragedia di oggi è ancora più odiosa, perché sono morti dei bambini e perché ha il marchio inequivocabile dell’antisemitismo”. Roma e i rifiuti. Cambiare rotta e puntare sul riciclo In collaborazione con la Confederazione Italiani nel Mondo, hanno partecipato, oltre a rappresentanti di comunità straniere in Italia, i deputati eletti all'estero Porta (Pd) e Giordano (Pdl) e Giuseppe Casucci per la Uil. Nel dibattito, presieduto da Marco Di Lello, la tesi socialista nella relazione introduttiva è stata illustrata da Luca Cefisi, che ha polemicamente rilevato come il tema, pur centrale, della riforma della cittadinanza sia tuttora congelato nel dibattito politico, con i nuovi cittadini di origine straniera che si scontrano con una legge obsoleta, mentre il voto degli italiani all'estero tra parentesi nella discussione sulla riforma elettorale, nonostante i comprovati brogli impongano una revisione. a pagina 3 he il gruppo dirigente del PD si C dividesse anche su chi sostenere in occasione delle elezioni presiden- S - Stampa e Tv - Convegno promosso dal PSI Silvano Miniati* I Una tesi questa che se non suonasse come un vero e proprio “avvertimento” potremmo semplicemente liquidare come ridicola. Credo che se non vogliamo cadere nelle trappole di una polemica che non ha né capo né coda, dobbiamo avere presenti alcuni dati elementari, il primo dei quali riguarda il fatto che si vota in Francia e che spetta ai francesi decidere da chi vogliono essere governati. Il secondo problema riguarda il fatto che, al momento, Hollande rappresenta indiscutibilmente l’unica carta giocabile per evitare la riconferma di Sarkozy e, quindi, altri cinque anni di una politica sciagurata che, grazie a lui e alla Merkel, ha già portato segue a pagina 2 Più chiari negli Usa che in Italia i confini tra destra e sinistra Gaber, Obama e la sinistra italiana Alberto Benzoni ndiamo per ordine, cominciando da Gaber e dalle sue canzoncine. Ricordate quella sulla destra e la sinistra? Lì si parlava, con la dovuta iroA nia, di abitudini personali e di stili di vita; a testimonianza del fatto che la di- versa visione del mondo finiva con l’investire anche la sfera privata. E veniamo allora a Obama e alla campagna elettorale americana. Qui la distinzione tra destra e sinistra è nettissima e senza sfumature e corre lungo evidenti binari di classe. Il problema è quello della riduzione di un deficit di bilancio giunto a livelli stratosferici. I democratici propongono, a questo fisegue a pagina 3 Ai partiti non resta che ripartire dal territorio Antonio Tedesco a fiducia nei partiti è ai miniL mi storici. Solo l’8% degli italiani si “fida” dei partiti. L’attuale governo tecnico “neutro”, come suggerisce Giuseppe Tamburrano, ha messo in luce la crisi profonda di tutti i partiti e della politica. Senza dubbio è profondamente in crisi la nostra democrazia rappresentativa. I partiti di massa della prima repubblica garantivano degli spazi di socializzazione alla politica, avevano una solida struttura partecipativa organizzata, offrivano un’identità attraverso una mobilitazione diffusa e radicata sul territorio. Oggi lo scollamento tra politica e società civile sembra insuperabile. Per colmare le lacune lasciate dai partiti negli anni 90’ e fino a qualche anno fa in Italia si sperimentarono nuove forme di partecipazione, da Agenda 21 al segue a pagina 2 Il Consiglio nazionale del PSI è convocato domenica 1 aprile alle ore 11.30 a Lecce, presso l’Hotel President, in via Salandra 6, con il seguente odg.: 1) esame della situazione politica; 2) elezioni amm.ve “La Polverini e Alemanno - ha detto il capogruppo del PSI alla Regione Lazio Luciano Romanzi - sul piano rifiuti vengono smentiti anche dal ministro Clini. Si brancola nel buio, uno slalom patetico tra le responsabilità con la messa in scena di una ridicola lotteria per l’individuazione dei siti delle nuove discariche per poi ritornare sempre a Malagrotta. Se la questione non fosse tragica verrebbe solo da ridere. Un piano fantasma, è questa l’unica risposta che la Regione riesce a partorire per rispondere all’emergenza rifiuti. Una preoccupante manifestazione d’incapacità amministrativa, che lo stesso ministro non ha potuto fare a meno di denunciare. Non si vuole capire e accettare che la stagione delle discariche deve concludersi immediatamente . A maggior ragione quando i siti indicati, vengono proposti in zone non idonee sia per la salute dei cittadini che per la tutela del patrimonio artistico come Villa Adriana. La strada da percorre è quella che suggerisce l’Europa, dove una convinta ed energica politica della differenziata e del riciclo rimane l’asse portante”. Matrimoni Gay. Il PSI è a favore e con chiarezza “E’ arrivato il momento che tutte le forze politiche liberali e democratiche, di destra e di sinistra, come già accaduto in altri Paesi d’Europa, si dichiarino a favore del matrimonio tra omosessuali. Anche chi è sempre stato favorevole non ha mai avuto il coraggio di dirlo con chiarezza.” Lo ha dichiarato Roberto Biscardini aggiungendo che “dopo il pronunciamento del Parlamento Europeo sostanzialmente a favore del matrimonio gay e contro ogni definizione restrittiva di famiglia, bisogna saper fare autocritica. Il nostro Paese è rimasto troppo indietro sul tema dei diritti civili e sul riconoscimento della coppie di fatto. Arretrate sono state le posizioni della destra e troppo timide quelle della sinistra. Anche le forze liberali e democratiche non hanno avuto il coraggio di scegliere fin in fondo il matrimonio gay come punto di arrivo di un riconoscimento giuridico di qualunque coppia di fatto. Di fronte alle prese di posizione dell’Europa, della Spagna, e recentemente anche dei conservatori e dei laburisti inglesi, il silenzio della politica in Italia è assordante e il dibattito nelle istituzioni ha assunto toni ormai patetici”. DELLA DOMENICA 2 www.partitosocialista.it ANNO XV - N.11 - DOMENICA 25 MARZO - 2012 Ricordiamoci di Marco Biagi... Meglio un Sarkozy oggi per un Bayrou domani? Ai partiti non resta che ripartire... Del Bue dalla prima Miniati dalla prima Tedesco dalla prima tesa come difesa dalla disoccupazione e non dal lavoro che svolge, che occorre introdurre amortizzatori sociali per coloro che il lavoro lo perdono o per coloro che devono passare da un lavoro a un altro e su questo il suo progetto non era stato completato. E oggi che il governo Monti ha ripreso la questione si esercitano in tanti (dalla Confindustria alla Cgil) per difendere posizioni conservatrici e in qualche misura anche ideologiche. Io penso che il Psi debba attestarsi sulle posizioni del Pse che ha lanciato la Flex security, che è la piattaforma politica del socialismo europeo. Accettando la sfida della flessibilità (oggi il lavoro non è quello di cinquant’anni fa e la possibilità di passare da un lavoro a un altro è assai alta, il problema è di evitare di passare da un lavoro alla disoccupazione e la possibilità di percepire un compenso anche quando non si lavora). Il Psi non può essere dalla parte di estremismi ideologici che si ispirano sempre alla logica del “giù le mani”. Il conservatorismo delle mani è insopportabile. C’è chi le vuole sempre giù, dalla Costituzione, dall’articolo 18 (che va preservato nella sostanza, ma messo in discussione per gli aspetti che sono oggi superati), e ieri dalla scala mobile, dai missili a Comiso, prima ancora dal Vietnam, dalla Cambogia, molto meno dall’Ungheria e dalla Cecolsovacchia. Il conservator-manismo. Oggi è necessario il contrario. La sfida della crisi economica e finanziaria impone un riformismo a tutto campo il cui unico comun denominatore deve essere la difesa del livello di vita dei cittadini e in particolare di coloro che stanno peggio. Per un socialista questo dovrebbe essere perfino superfluo ricordarlo. Un riformista non può mai nutrirsi di veti ideologici, ma solo di impedimenti pratici. Non può usare la tattica (vedi Pomigliano e Mirafiori) del “tanto peggio tanto meglio”. Non può considerare una vittoria, ma una sconfitta, l’impedire un cambiamento bloccando la realtà all’assoluto immobilismo, quando l’immobolismo è la causa della precarietà e della crisi. Non si onora Marco Biagi rinnegandone il messaggio di innovatore sociale. Lo si onora con coerenza sposando il suo progetto. da www.locchiodelbue.it l’Europa sull’orlo del disastro. Le colpe di Hollande sarebbero, prima di tutto, di essere socialista, come colpa è sempre stata il richiamarsi ad una cultura socialista, azionista e laica, il che per quello che rimane in vita della cultura cattocomunista è imperdonabile, in secondo luogo, di avere aperto la campagna elettorale criticando aspramente le scelte di politica fiscale votate dall’Europa e sostenute da Mario Monti. L’equazione è davvero singolare, se i tuoi amici criticano Monti, anche tu diventi nemico di Monti, senza tenere oltretutto conto del fatto che molte delle critiche di Hollande e dei socialdemocratici tedeschi alle scelte sul fisco sono ben chiare all’interno del programma del PD. Un vecchio detto toscano ammoniva tutti a non parlare di latte perché il latte lo producono le mucche e siccome le mucche hanno le corna, chi parla di latte, sta quindi dando del cornuto a qualcuno. Dire di no a Hollande, evitando al contempo di essere sospettati di fare il gioco di Sarkozy, deve essere sembrato comunque davvero pesante anche per i critici di Bersani. Meglio allora predisporsi una via di fuga. Si è andati così a rovistare nel passato e si è scoperto che c’è sempre Bayrou, che in occasione delle passate presidenziali ebbe più notorietà in Italia, grazie al fatto che Rutelli lo presentò come colui che avrebbe salvato il nostro Paese, che non in Francia dove infatti non venne votato. Senza nessun intento aggressivo, mi domando se i compagni anti Hollande e più concretamente anti Bersani siano dotati di un sufficiente senso del ridicolo e se si stiano davvero chiedendo il perché la gente normale capisca sempre di meno e conseguentemente si allontani dalla politica. Quello che succede come risposta alle iniziative di Bersani è semplicemente allucinante. Con Hollande no, con i socialdemocratici tedeschi neppure. Non rimane quindi che attendere pazienti che in Europa nasca una destra moderna, democratica e illuminata, che emerga anche un centro democratico e progressista, per poi dare un voto a tutti e stabilire con chi possiamo davvero allearci. E se qualche incauto ci dovesse far notare che così passeremo i prossimi cinquant’anni a guardare gli altri governare, potremo sempre rispondere che proprio in ciò sta la prova che noi guardiamo davvero al futuro lontano e non ci interessa se guardando lontano si rischi di dimenticare del tutto quanto succede attorno a noi. *Network sinistra riformista “bilancio partecipato”, nel tentativo di canalizzare l’associazionismo in azioni concrete per il bene comune ma anche di responsabilizzare i cittadini e di stimolarne la partecipazione politica e di migliorare la qualità della governance locale. Un grande patrimonio di esperienze che aveva visto in questi strumenti la possibilità concreta di aprire la macchina istituzionale, in un ottica di superamento delle forme tradizionali di relazione con i cittadini di carattere meramente consultivo. In alcuni comuni italiani si erano creati degli spazi dove le tensioni sociali si trasformavano in progetto condiviso all’interno di spazi autogestiti dalla società civile, partendo dal principio che il comune è la cellula base della democrazia. Oggi sembra che siano state completamente accantonate queste esperienze di democrazia diretta ed assistiamo spesso ad un nuovo autoritarismo, ad un accentramento della politica nella figura del sindaco eletto direttamente dai cittadini senza una solida struttura organizzata alle spalle e sempre più leader autoreferenziale. Spesso il rapporto cittadini/società civile e amministrazioni locali è di tipo verticistico, dove si conservano delle dinamiche gerarchiche, di potere che creano un tipo di interazione dall’alto verso il basso. Con internet negli ultimi anni assistiamo a delle interessanti evoluzioni.Da un lato, la rete riveste un importante ruolo di canale di informazione, potendo così creare un cittadino informato e consapevole (prereuisito di ogni democrazia); dall’altro Internet sembra che possa diventare anche il luogo delle decisioni collettive, dove tutti potrebbero essere consultati ed esprimere on line il loro orientamento. La rete diventa una nuova metafora di democrazia: da un lato si allargano le possibilità di realizzare una democrazia del popolo, con l’opportunità di realizzare procedure di decisione popolare; dall’altro si costata la presenza di una serie concreta di rischi e limiti, come la difficoltà di riorganizzare le “comunità umane”. Credo che sia necessario che la sinistra ripensi all’idea di egemonia culturale riorganizzandosi per una nuova “slow politics”, ripartendo dal territorio, dall’aggregazione, senza l’ansia del consenso, ma capace di operare per il bene comune, poiché oggi non è in crisi solo la fiducia nella politica e nelle istituzioni ma soprattutto la fiducia interpersonale. Fidarsi costituisce una parte imprescindibile della vita sociale. La fiducia riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del capitale sociale(e quindi dello sviluppo culturale politico ed economico). La fiducia interseca tutte le dimensioni della cooperazione, della legittimità e del consenso Per questo è necessario puntare su una nuova cultura politica, radicata sul territorio. Per emergere dall’empasse culturale è necessario ripartire dal proprio quartiere, con la creazione di spazi condivisi che permettano l’aggregazione. Le scuole potrebbero diventare centri del bene comune della collettività, aperte, polifunzionali e luogo di incontro transgenerazionale. CONFERENZA NAZIONALE DELLE DONNE SOCIALISTE Roma 28 marzo 2012 Roma Eventi Fontana di Trevi - Piazza della Pilotta, 4 Ore 15.00 - Saluto di Riccardo Nencini; Ore 15.15 - Introduzione Rita Cinti Luciani, Responsabile Dip. Pari Opp. PSI; Ore 15.30 - “Nuove Povertà: in crisi la coesione sociale”, Giovanna Miele Coordinatrice Reg. PSI Lazio; Ore 15.45 - “Donne e Lavoro: L’effetto soffitto di cristallo”, Paola Schiavulli Forum donne socialiste; Ore 16.00 - “Bilancio di Genere: ridefinire la spesa pubblica in un’ottica di Pari Opportunità”, Maria Rosaria Cuocolo Direzione Naz. PSI; Ore 16.15 Interventi: Giovanna D’Ingianna, Rita Moriconi, Claudia Bastianelli, Elisabetta Cianfanelli, Margherita Torrio, Daniela Larese, Angela Massimino; Direttore Politico della domenica Organo ufficiale del Partito Socialista Italiano aderente all’Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo dal blog della Fondazione Nenni Riccardo Nencini Segreteria di Redazione Domenico Paciucci Direttore Editoriale Roberto Biscardini Società Editrice Nuova Editrice Mondoperaio srl Direttore Responsabile Dario Alberto Caprio Presidente del Consiglio di Amministrazione Oreste Pastorelli Redazione Carlo Corrér, Emanuele Pecheux Carmelo Battaglia, socialista e sindacalista, assassinato come Rizzotto Lo uccisero il 24 marzo 1966 Antonio Matasso E sattamente a sessantaquattro anni di distanza dalla scomparsa di Placido Rizzotto, tutti i socialisti siciliani hanno accolto con sentimenti di consolazione la notizia del riconoscimento dei suoi resti, gettati dagli assassini mafiosi nelle viscere di Rocca Busambra. Adesso egli avrà una sepoltura, il che consentirà alla nostra comunità politica di rinsaldare visibilmente il legame con un compagno martire. Ma è di questi giorni un altro anniversario, troppo a lungo trascurato dai media nazionali. Alle prime luci dell’alba del 24 marzo 1966, la mafia uccideva a Tusa, in provincia di Messina, il sindacalista socialista Carmelo Battaglia, all’epoca dei fatti assessore al patrimonio nel piccolo comune dei Nebrodi. L’omicidio, i cui mandanti rimasero impuniti, era maturato in quella “mafia dei pascoli” responsabile di svariati delitti nella zona compresa tra Mistretta e la valle del torrente Tusa, perciò ribattezzata il “triangolo della morte”. Battaglia era stato nel suo paese uno dei promotori della cooperativa “Risveglio Alesino” (dal nome greco di Tusa, Alesa), che insieme alla cooperativa “San Placido” di Castel di Lucio aveva acquistato dalla baronessa Lipari, nell’agro del vicino centro di Pettineo, il “feudo” Foieri, fino a quel momento nelle mani dei “gabelloti”. Le minacce di questi ultimi non si fecero attendere e furono rivolte all’allora vicesindaco di Tusa, Giovanni Drago, a Carmelo Battaglia ed ai castelluccesi Filippo Di Francesca e Bartolo Giordano, rispettivamente presidente e segretario della cooperativa “San Placido”. Alcuni dirigenti delle due cooperative, trovandosi nel fondo, erano stati anche fatti oggetto di colpi di arma da fuoco. In particolare, Battaglia, Di Francesca e Giordano furono subito considerati dalla mafia nebroidea i primi obiettivi da eliminare. L’assessore socialista Carmelo Battaglia fu ucciso la mattina del 24 marzo del ‘66, proprio mentre si recava a Foieri. Gli assassini gli spararono e poi sistemarono il cadavere piegando- lo in giù con la faccia appoggiata su una grande pietra, quasi a voler dare a intendere di avere sottomesso un uomo che davanti alla mafia non aveva mai chinato la testa. Quattro giorni dopo l’omicidio, il deputato “migliorista” del Pci, Pancrazio De Pasquale, durante una seduta della Camera dei Deputati aperta dall’allora vicepresidente Sandro Pertini, affermò: “Anche chi non conosce luoghi e fatti ha capito subito che Carmelo Battaglia è un nuovo martire del sanguinoso e luminoso cammino del popolo lavoratore siciliano verso la sua emancipazione sociale e civile, e che il delitto, vile, oscuro, è ancora – come prima – l’arma preferita delle classi reazionarie siciliane”. Il parlamentare messinese, che definì il socialista Battaglia “un avversario diretto ed implacabile” della mafia, individuò nella sua esecuzione una reazione dei mafiosi all’attività delle due cooperative di Tusa e di Castel di Lucio, le quali “avevano osato acquistare Foieri, un feudo di 270 ettari, per trasformarlo, come stanno facendo in modo esemplare con le altre terre in loro possesso”. Nel suo intervento, De Pasquale accostò la figura del sindacalista tusano ad Epifanio Li Puma, Placido Rizzotto e Calogero Cangelosi: “I martiri di Petralia, di Corleone, di Camporeale erano socialisti, come lo era Carmelo Battaglia”. Nonostante l’importanza del compagno Battaglia nelle lotte popolari e contadine sui Nebrodi, il suo nome era stato incredibilmente escluso, in un primo momento, dall’elenco delle vittime di Cosa nostra presente nella legge regionale antimafia. Solo nel 2008 l’Assemblea regionale siciliana ha rimediato all’errore, approvando un emendamento. Carmelo Battaglia è stato l’ultimo, all’interno di una lunga serie di sindacalisti socialisti in prima fila nell’epopea contadina dell’occupazione delle terre, ad essere ucciso a causa del suo impegno per il riscatto dei braccianti e contro la mafia dei pascoli. Neanche a dirlo, il suo omicidio, al pari di altri dodici verificatisi tra il 1956 ed il 1966 nel citato “triangolo della morte” dei Nebrodi occidentali, è rimasto impunito. CORSIVO Per Berlinguer e Gramsci sì, per Craxi no? Se c’è una piazza pedonale intitolata a Enrico Berlinguer e una ad Antonio Gramsci, perché non deve essercene anche una per Bettino Craxi? Se lo chiedono da tempo in tanti e la questione è tornata alla ribalta con l’annuncio di una petizione avviata dalla figlia Stefania, sottoscritta già da molte firme anche di rilievo, da Roberto Formigoni a Umberto Veronesi. C’è pure una richiesta ufficiale in consiglio comunale di Roberto Biscardini e non solo per l’ex segretario del Psi, ma anche per Aldo Aniasi. Biscardini ha ricordato che Bettino Craxi era milanese, socialista, consigliere comunale a 26 anni, “assessore all’assistenza e come tale padre delle mense pubbliche gratuite”. Un “uomo della modernità, che volle che si tenesse a Milano, e non a Roma, il primo Consiglio europeo nel semestre italiano, per portare nella sua città i grandi d’Europa”. Ora, ha sottolineato Biscardini, “non voglio rivangare le lotte fra socialisti e comunisti, ma il tema è la riappacificazione. Non sono contrario a una piazza a Berlinguer, ma chiedo a questa giunta di riappacificarsi con la storia del socialismo milanese, che è quella della socialdemocrazia liberale”. Parole pacate che però hanno spaccato il PD dove c’è chi ancora, come David Gentili, neopresidente della commissione antimafia, non ha esitato a dire che si “vergogna profondamente” di Craxi, immaginiamo per tangentopoli. Strano però che non si ponga alcun problema su Gramsci – a cui sono intitolate decine di vie, corsi e piazze - che, come ha ricordato in uno libro appena uscito lo storico Alessandro Orsini, professava la violenza omicida contro i nemici politici, socialisti compresi, né più né meno come i terroristi rossi e neri degli ultimi decenni. Oppure per Berlinguer, che ha mantenuto il PCI grazie anche ai rubli che arrivavano dalla dittatura del regime sovietico e alle sovvenzioni delle cooperative. Ma si sa, l’antisocialismo soprattutto nel PD, già PDS, DS, PCI, è una bestia molto dura a morire. Matteo Zorzi Redazione e amministrazione P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 – Roma Tel. 06/68307666 - Fax. 06/68307659 email: [email protected] Impaginazione e stampa Sottoscrizioni versamento su c/c postale n. 87291001 intestato a Nuova Editrice Mondoperaio srl P.zza S. Lorenzo in Lucina 26 00186 Roma Chiuso in tipografia il 21/3/2012 L.G. Via delle Zoccolette 25 – Roma Ufficio Abbonamenti Roberto Rossi 1 copia € 1,50 - 1 copia arretrata € 3,00 Aut. Trib Roma 555/97 del 10/10/97 La riproduzione è consentita a patto che sia citata la fonte. Il materiale ricevuto non viene restituito. www.partitosocialista.it DELLA DOMENICA 3 www.partitosocialista.it ANNO XV - N.11 - DOMENICA 25 MARZO - 2012 La scelta del duo Merkel-Sarkozy di privilegiare il pareggio di bilancio rispetto alla crescita, è politica Convegno promosso da Psi e Confederazione Italiani nel Mondo Da ‘Merkozy’, una medicina che ammazza il cavallo Riforma della cittadinanza, la impone la globalizzazione Leonardo Scimmi ra le tante domande che si vorrebbero rivolgere al T duo Merkel e Sarkozy vi è la seguente: perché siete interessati ad una mancata crescita dell’economia europea? La Grecia è il problema che ha messo all’ordine del giorno una serie di riflessioni di natura politica ed economica, ma il gioco sembra essere più grande della piccola Grecia. E’ palese a tutti infatti che la politica economica imposta dalla Germania - senza grande diplomazia in vero - si fonda sulla fissazione tedesca che è il pareggio di bilancio, l’austerità, la riduzione della spesa pubblica. Tanto in ogni caso la domanda tedesca è trainata dall’export. Ma il resto d’Europa? L’economia europea - da Maastricht in poi - appare guidata dai principi economici tedeschi. Riduzione dei debiti pubblici ed imposizione di vincoli sempre più stringenti agli Stati membri, da Maastricht in cui il deficit pubblico non poteva superare il 3% del PIL a quello di oggi del Fiscal Compact dello 0,5%. In tale scenario, il nemico da scongiurare è l’inflazione. Ora a grandi linee e senza pretesa di essere esaustivi, questo progetto tedesco seppur apparentemente fondato su regole accettabili in base al buon senso, per cui indebitarsi “è male”, risulta essere un progetto politico e non tecnocratico. E risulta essere un progetto politico di stampo conservatore. Sebbene possa apparire a tutti inevitabile che chi ha de- biti non debba indebitarsi ulteriormente, i mercati non approverebbero…, questo “tirare la cinghia” rischia di sprofondare l’Europa in altri 20 anni di mancata crescita, di alta disoccupazione e recessione. La vera assente è la cosiddetta “domanda”. In tempi di crisi come quelli odierni e con il terrore di non vedere la fine del tunnel, chi si incaricherà di spendere soldi? Di consumare? Di investire? Di costruire? In breve, di far ripartire la domanda generando quindi la ripartenza dell’economia reale? Ebbene, nessuno, tranne un ente che per destinazione costituzionale etica ed anche economica potrebbe e dovrebbe farlo, vale a dire lo Stato. Imponendo tuttavia dei vincoli di spesa allo 0,5% ed una austerità occhiuta e sanzionata dalla Corte di Giustizia, in assenza di un budget di spesa a livello europeo, nessuno stato nazionale potrà rilanciare né consumi né investimenti e la domanda interna europea resterà vittima di una cintura troppo stretta. L’export, d’altra parte, non potrà supplire alla mancanza di domanda interna, almeno non ancora, considerando i prezzi dei prodotti europei e dell’Euro e la globalità della crisi che tocca gravemente anche gli altri Paesi extra europei. In tale situazione neanche le immissioni di liquidità della BCE verso le banche potranno avere effetti benefici, se non sui bilanci delle banche stesse. Tutto ciò, e molto di più ovviamente, è ben presente a Merkel e Sarkozy. La domanda è, perché lo fanno? ala Capranichetta di Roma gremita mercoledì per il convegno S socialista "Ius soli, ius sanguinis". In collaborazione con la Confederazione Italiani nel Mondo, alla discussione hanno partecipato, oltre a rappresentanti di comunità straniere in Italia, i deputati eletti all'estero Porta (Pd) e Giordano (Pdl) e Giuseppe Casucci per la Uil. Nel dibattito, presieduto da Marco Di Lello, la tesi socialista è stata illustrata nella relazione introduttiva da Luca Cefisi, che ha polemicamente rilevato come il tema, pur centrale, della riforma della cittadinanza sia tuttora congelato nel dibattito politico, con i nuovi cittadini di origine straniera che si scontrano con una legge obsoleta, mentre il voto degli italiani all'estero tra parentesi nella discussione sulla riforma elettorale, nonostante i comprovati brogli impongano una revisione. Riccardo Nencini nel suo intervento ha indicato la sfida della globalizzazione come sfida generale per i riformisti: una sfida che impone di elaborare una cul- I L P SI Gaber, Obama e la sinistra italiana Benzoni dalla prima ne, un aumento del carico fiscale per i ceti più abbienti (insomma “devono piangere anche i ricchi”); mentre i repubblicani di questo non vogliono sentir parlare, sostenendo invece una drastica riduzione del ruolo dello Stato in tutti i campi, dalla spesa sociale all’intervento ambientale. Qui è tutto molto chiaro riproponendo, dall’altra parte dell’Atlantico, e con chiarezza brutale, quelle tradizionali divisioni tra socialdemocratici, liberisti e conservatori che ha segnato la storia europea lungo tutto il ventesimo secolo. Ora, la cosa curiosa è che di questo contrasto non sembra esservi traccia nel confronto politico italiano di oggi. Qui abbiamo un governo che, nell’affrontare la questione del debito e del deficit di bilancio, non ha seguito la rotta di Tremonti e di altri governi conservatori europei, a partire da quello britannico e spagnolo, nel senso che si è avvalso dello strumento dell’aumento delle tasse più che di quello dei tagli nella spesa pubblica. Che ciò fosse fonte di generali proteste era ovvio; ci si lamenta oggi per un carico fiscale che uccide dimenticando, peraltro, che ieri ci si lamentava per la macelleria sociale dovuta ai tagli lineari alle spese dello Stato e degli Enti locali. Ovvia, anche la protesta della destra, leghisti in testa, ma non solo, contro uno stato inefficiente e soffocatore. Meno ovvia, invece, la posi- zione della sinistra, tentata anch’essa ad unirsi alla protesta, in nome del fatto che, almeno in Italia, la struttura dell’imposizione e l’entità dell’evasione ridimensionerebbero in partenza il ruolo positivo della politica fiscale; e scordandosi del fatto che l’alternativa, un’ulteriore riduzione della spesa pubblica, sarebbe stata ancora più inaccettabile, almeno per il suo elettorato. Insomma lo schema “sinistra più tasse, destra meno spese” non sembra funzionare, qui e oggi, almeno da noi; un ulteriore esempio dell’anomalia italiana. Verrebbe facile, a questo punto, attribuire questa anomalia alla grande confusione politica che ha accompagnato la storia della prima repubblica: una destra, frutto della sgradevole mistura tra neopopulismo e vecchia conservazione e una sinistra di ex comunisti ed ex democristiani trova la sua improbabile unità nel rifiuto della socialdemocrazia. E però questa stessa sinistra si trova, oggi, di fronte a difficoltà oggettive che le impediscono sia di sostenere sino in fondo la linea tradizionale di aumento delle entrate che di aprire un dibattito serio sulla questione della diminuzione delle spese, intesa come “lotta agli sprechi”. E queste difficoltà hanno due nomi. Il primo è noto da tempo immemorabile e si chiama “evasione fiscale di massa”. Un campo in cui la sinistra ha il dovere di sostenere l’azione di contrasto del governo, ma anche di ricordare, a ulteriore conferma di questa linea, che, senza una drastica riduzione dell’area di evasione, le invocazioni di patrimoniali e di aggravi per i “super ricchi” avrebbero un grande valore simbolico, ma anche una ridotta efficacia pratica in una strategia di riduzione del deficit. Il secondo, invece, è noto solo in modo impressionistico e si chiama “sfascio dello Stato e delle Istituzioni”. Un dato che di per sé solo rivela il carattere catastrofico della politica dei tagli lineari e perciò indiscriminati. Insomma si può salassare un paziente complessivamente sano, ma se si applica la misura ad un organismo malato, si accelererà la sua definitiva degenerazione. E qui bisogna intendersi una volta per tutte sul termine “spreco”, non a caso almeno nella vulgata politica sempre aspramente condannato, ma quasi mai concretamente esemplificato. Allora, un termine sbagliato; perché, appunto, non si tratta di applicare una dieta dimagrante ad un organismo sano, ma di misurarsi con fenomeni degenerativi profondi, alimentati strutturalmente - che si tratti di sanità o di aziende pubbliche o di quant’altro - da una rete di interessi particolari e di rapporti perversi. In questo quadro, il tema della riduzione della spesa pubblica fa tutt’uno con quello della ricostruzione di uno Stato degno di questo nome. Un’operazione che dovrebbe essere nelle nostre corde e per il nostro “lealismo istituzionale” (difendere le Istituzioni è anche aggiornarne il funzionamento…) e perché, come diceva Stalin buonanima, “compito del proletariato è anche quello di raccogliere le bandiere” (leggi l’autorità dello Stato) “che la borghesia ha gettato nel fango”. mondoperaio rivista mensile fondata da pietro nenni editoriale Luigi Covatta L’apota memoria Luciano Cafagna La forza dell’obesità febbraio 2012 tura condivisa della cittadinanza, che tuteli i valori laici e costituzionali senza pericolose differenziazioni culturali, e si opponga al razzismo strisciante o conclamato della Lega. Per Giovanni Crema, già attivo promotore in Parlamento dei diritti degli italiani all'estero, la legge Tremaglia è stato un errore, a cui occorre mettere mano, mentre Claudia Bastianelli della Fgs ha illustrato la proposta dei giovani socialisti sullo Ius soli, una battaglia particolarmente sentita dall'organizzazione giovanile in nome della solidarietà generazionale con i giovani immigrati nati e cresciuti in Italia. Angelo Sollazzo, nelle conclusioni, ha ribadito la volontà del PSI di sostenere una riforma del voto all'estero che riporti il voto degli italiani nelle sedi consolari e nei collegi di origine, secondo i modelli più consolidati anche a livello internazionale, allo scopo di garantire controlli e trasparenza, ridurre i brogli e le assurde spese elettorali per collegi transcontinentali. A colloquio con Fabio Guerriero NEL TERRITO RIO Una stagione nuova per Catanzaro Barbara Conti S alvatore Scalzo, 28 anni, borsista presso la Comunità Europea a Bruxelles. È lui il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra (sostenuto da Psi, Pd, Idv, Sel, da due liste civiche di ispirazione riformista) alle prossime elezioni amministrative di Catanzaro del 6 e 7 maggio. “L’obiettivo per il Psi è di raggiungere il 5% delle preferenze, anche se la diaspora socialista sta ancora ‘mietendo vittime’. Come sempre i peggiori nemici dei socialisti sono gli ex-socialisti”. Questo il commento in merito di Fabio Guerriero, della direzione nazionale del Psi e segretario regionale. Realizzare una città a misura d’uomo; riscoprire le tradizioni artigiane e culturali; costruire il primo asilo comunale; creare dei servizi ad hoc per gli anziani; recuperare il centro storico, anche trasferendovi le facoltà umanistiche; rivitalizzare l’economia e il tessuto sociale; realizzare il porto; rafforzare le strutture sanitarie e universitarie, rimarca Guerriero, che aggiunge “mentre la nostra coalizione dichiara di voler recuperare il tessuto urbano della città (22% di case sfitte e ben oltre mille abitazioni in vendita), la destra ripropone nuove costruzioni massive e ulteriore ‘consumo’ delle aree verdi”. Elencati sommariamente i punti centrali del programma elettorale, arriva un duro attacco all’Amministrazione uscente che “non ha più titolo per governare nel momento in cui il Sindaco dimissionario, Michele Traversa, abbandona la poltrona di primo cittadino dopo soli 7 mesi dichiarando che la città è ingovernabile, pur aven- do dalla sua il 77% dei consiglieri comunali”. Il sodalizio Abramo-Scopelliti, fondato su “poteri forti, legati ad interessi precisi”, mentre promette mari e monti, “riduce il numero di posti letto negli ospedali della città, trasferisce importanti specialistiche a Lamezia e progetta di chiudere il centro di eccellenza di cardiochirurgia per trasferirlo a Reggio Calabria”. “La battaglia si preannuncia aspra e difficile. Troppi sono gli interessi in gioco. Noi ci auguriamo che a vincere siano i cittadini catanzaresi e non gli interessi di pochi”, avverte Guerriero. Per questo si punterà sui giovani (nella città c’è il 34% di disoccupati). “La lotta – precisa- è impari: il centro sinistra porta avanti una campagna elettorale grazie al contributo di volontari, la destra dispone di ingenti risorse economiche”. L’auspicio, conclude, è che “l’elettorato non cada nella trappola della promessa, ma affidi le sorti della città a chi parla il linguaggio nuovo della verità e della coerenza”. 2 documenti Giorgio Napolitano La politica rispettabile DELLA DOMENICA S E T T I M A N A L E S O C I A L I S T A heri dicebamus Gino Giugni Battaglie simboliche saggi e dibattiti Gianni De Michelis Prima e dopo San Valentino Giuliano Parodi La mutazione Antonio Badini Il doppio errore dell’Europa Paolo Raffone La Borsa e la vita Gian Paolo Bonani Se questa è crescita Mario De Pizzo Casette in Canadà dossier/quale socialismo Tommaso Gazzolo La dialettica del riformismo Alfonso Musci La conversione ecologica Carlo Scognamiglio Il fondamento etico Andrea Pinazzi Elogio della complessità Libera Pisano Attualità dell’utopia Enzo Di Nuoscio L’economia sociale libera italia Massimo Teodori Ricostruire la politica Giovanni Sartori Rinnovare la Repubblica Ennio Di Nolfo I vantaggi di una sconfitta Franco Reviglio Ridurre il debito Enzo Mattina Il lavoro che cambia taccuino Marco Boato Elogio di un conservatore mondo operaio? Marco Preioni Il dollaro, il peso e l’euro biblioteca/schede di lettura Celestino Spada Gli arcobaleni di Pisapia Guido Martinotti Il ministro buono e il capitalismo cattivo le immagini di questo numero Paolo Bolpagni Vittorio Piva e l’Avanti! della Domenica www.mondoperaio.it SOSTIENI IL TUO GIORNALE Modalità di versamento: Su c/c postale n. 87291001 intestato a Nuova Editrice Mondoperaio srl - Piazza S. Lorenzo in Lucina, 26 - 00186 Roma Bonifico bancario codice IBAN IT46 Z076 0103 2000 0008 7291 001 intestato a Nuova Editrice Mondoperaio Srl (indicare nella causale “contributo Avanti! della domenica”) DELLA DOMENICA 4 www.partitosocialista.it ANNO XV - N.11 - DOMENICA 25 MARZO - 2012 Dalle contraddizioni del governo Lombardo ai pasticci delle primarie di Palermo VISTO DALL’EUROPA di Luca Cefisi La Sicilia, laboratorio di... confusione Crisi economica e democrazia: il cortocircuito C ome l’Italia, soltanto la Grecia ha oggi un governo d’emergenza per fronteggiare la crisi economica. La differenza è che la crisi greca è stata più grave e virulenta, e ad Atene le misure anticrisi, su pressione dei partner europei e della business community, sono state ancora più gravi di quelle decise a Roma. Emerge evidente il cortocircuito tra crisi economica e legittimità democratica: i “sacrifici” non sono soltanto impopolari per loro natura, ma appaiono totalmente svincolati dal processo democratico, imposti e decisi dall’alto, addirittura dall’estero. L’ideologia della “necessarietà” di certe politiche alla lunga non può convincere la gente, che avverte come ogni possibilità di decidere del proprio futuro con il voto venga annullata. Come sovente accade nella storia, i riformisti non vengono premiati per l’assunzione di responsabilità al fine di evitare il peggio, al contrario finiscono tra l’incudine e il martello, tra le pretese dei poteri economici e la rabbia della gente. Ecco quindi che i recenti sondaggi in vista delle elezioni greche indicano un crollo dei due maggiori partiti che sostengono il governo tecnico di Papadimos: oggi socialisti e conservatori assieme fanno poco più del 36%, quando solo pochi anni fa si dividevano da soli l’80%. Sale la sinistra d’opposizione, che raccoglierebbe un 40% ripartito tra le sue varie sigle. L’86% dei cittadini si dichiara insoddisfatto delle politiche del governo, anche se il 66% continua a riconoscerne la “competenza”. E’ questa pretesa di competenza nel governo degli arcani della finanza, sostenuta a spada tratta dai media, che ha reso sinora possibile il governo di Papadimos. E’ incerto quanto questo possa, sul lungo periodo, sostituire la libertà di scelta tra opzioni politiche diverse, cioè la democrazia. UN LIBRO: “OCCHI DI MASCHIO” DI DANIELA BRANCATI La Rai, così bella, così sfortunata Il PDL dal governo Monti accetta praticamente tutto, ma non che si metta mano a una revisione della governance della Rai. Il tema, caldissimo, è di attualità in questi giorni perché il consiglio di amministrazione della prima industria culturale del Paese, è in scadenza. Può accadere che venga rinnovato con le regole della Legge Gasparri, cioè con una maggioranza che deriva da quella delle Camere oppure che venga congelato in attesa di una riforma. Sembra una questione secondaria rispetto ai problemi dell’economia, gravissimi, che ha di fronte l’esecutivo eppure, se fosse davvero così irrilevante, non scalderebbe così tanto il clima tra i partiti. Tralasciando la questione del ‘beauty contest’ per l’assegnazione delle frequenze digitali e gli insaziabili interessi di Berlusconi nel settore specifico della televisione commerciale, il dato davvero essenziale è che il piccolo schermo continua a essere non solo la fonte primaria di informazione degli italiani, ma soprattutto lo strumento di diffusione di valori e modelli di comportamento che sono potenzialmente in grado di influenzare lo sviluppo economico, politico e sociale di milioni di italiani. Oggi, soprattutto tra i giovani, il web prevale nettamente sulla tv, e dunque la sua capacità di condizionamento è destinata a decrescere proporzionalmente, ma fino a ora non è stato così. La Rai per oltre mezzo secolo ha goduto di un potere straordinario che si potrebbe dividere grossolanamente in due parti, due ‘vite’ diverse: la prima, quella della solitudine e dell’autoreferenzialità assoluta dalla nascita nel 1954 fino al 1973, l’anno delle prime tv commerciali – le ‘tv libere’, come le chiamavamo allora – e la seconda dal 1975 in poi – anno della prima riforma – fino ai giorni nostri, col confronto sempre più duro e straniante, con la concorrenza delle emittenti commerciali, in primo luogo Mediaset. “Occhi di maschio”, è una storia complessa e affascinante raccontata con grande semplicità e un interesse, che tradisce una passione, culturale e professionale, per nulla sopita, da Daniela Brancati, giornalista, esperta di comunicazione e prima donna direttora di un Tg Rai, quello della terza rete. L’originalità del libro è nell’aver assunto il punto di vista femminile, l’opposto del “male gaze” – il modo tutto speciale che abbiamo spesso noi maschi di osservare (e valutare) le donne - nel ripercorrere la storia dell’emittenza pubblica, perché la Rai, come un po’ tutta l’Italia, è la summa di innumerevoli capacità tradite, di disinteresse e disprezzo per il merito e prevalenza dell’interesse personale, di un’ignoranza culturale tutta funzionale al potere, quello politico e quello economico. Il destino delle donne che hanno lavorato e lavorano per la Rai è una storia di discriminazioni e difficoltà che in qualche modo sono state acuite dall’avvento della tv commerciale, dal prevalere dei dati dell’audience e del modello ‘veline’. Ora c’è solo da sperare che con la stessa ottica usata per scrivere “Occhi di maschio”, venga scritta anche una Storia d’Italia. Chissà che il risultato non sia altrettanto utile e interessante. Carlo Correr Donzelli editore, pp. 230, € 18,50 Giuseppe Miccichè M ai come in questi ultimi mesi la Sicilia politica ha offerto di sé una immagine così poco edificante. Sia che si guardi al governo, sia che si guardi al movimento dei partiti, la situazione regionale appare sempre più confusa e offre non pochi motivi di critica.. Per tanti anni l’isola (come altre volte abbiamo ricordato) è stata considerata laboratorio di formule politiche a volte assolutamente originali, fucina di indicazioni e scelte rivelatesi poi valide non solo a livello locale. Per questo motivo non pochi l’hanno assunta come termine di paragone e sollecitatrice di scelte di solito con buoni risultati a livello nazionale. Si pensi per tutte al primo centro-sinistra. Ultimamente, però, s’è andata collocando su un piano fortemente inclinato. Avremmo molto da dire sul governo in carica, sui rapporti tra i partiti, su quanto è avvenuto di recente in occasione delle scelte dei candidati a sindaco di Palermo. Nella impossibilità di farlo col necessario approfondimento, ci limitiamo qui ad alcune pennellate iniziando dal governo. Va subito detto che nella sua attività non sono mancate delle novità positive. Esso ha ingaggiato coi poteri forti una lotta che ci auguriamo possa dare buoni risultati, e ha operato positivamente in alcuni settori mentre in altri si è rivelato alquanto debole ottenendo scarsi risultati. Tra l’altro ha ridotto drasticamente il debito e gli sprechi in diversi settori, ha deciso l’accorpamento degli ATO ambientali con un notevole risparmio della spesa complessiva, ha bloccato le elezioni provinciali resistendo alle pressioni di molti che, in contrasto con quanto previsto dallo Statuto, premono per la loro conservazione, mentre l’ARS deliberava coraggiosamente sulla contrazione da 90 a 70 dei deputati regionali, sulla riduzione dei consiglieri e assessori comunali e sulla riduzione degli emolumenti e concedeva il diritto di tribuna ai partiti non rappresentati. Ha conservato però una posizione equivoca sulla istituzione dei Liberi Consorzi dei comuni previsti nell’art, 15 dello Statuto dopo l’abolizione delle province, e non ha saputo finora rispondere alle tante attese in relazione alla situazione economica, giunta a livelli tragici. Eppure il mare in cui il governo naviga è perennemente agitato, ed esso vive tra lodi e critiche, convergenze non sempre stabili e fughe. Singolare è l’atteggiamento di alcuni partiti nei suoi confronti Tra le formazioni che lo promossero, l’MPA di Lombardo, il PD, FLI, API, l’UDC, quest’ultimo ha improvvisamente deciso di abbandonarlo. La maggiore formazione del centro-sinistra da qualche tempo sembra entrata nel vortice di un ballo estremamente mosso. Per alcuni mesi è apparsa tutta impegnata a decidere se sostenere ancora il Governo oppure staccare la spina e abbandonarlo al suo destino. Referendum interni, animate riunioni di quadri a livello regionale, espressione di rapporti tra gruppi sempre più tesi, l’hanno portato in una posizione ondivaga, nella quale un giorno sembra decisa a lasciare e il giorno dopo invece chiede di entrarvi con propri uomini per farne da largamente tecnico qual è ancora oggi un governo politico. Quanto alle alleanze in vista del rinnovo dell’ARS, un giorno è per una alleanza molto ampia, dalla sinistra radicale a quella riformista possibilmente estesa al centro, e il giorno dopo è invece per un’alleanza delimitata a sinistra ed estesa al centro, corrispondente alle forze che sostengono il governo.. In vista delle elezioni amministrative di Palermo, primarie, scelta dei candidati, accordi tra partiti e movimenti si sono rivelati tali da suscitare perplessità, stupore e critiche anche forti. Partecipando alle primarie del centro sinistra svoltesi a Palermo, con regole poco chiare, il PD ha sostenuto in pratica tre candidati, uno dei quali (la Borsellino) con dichiarato orientamento antilombardiano, fortemente voluto da IDV e SEL e da alcuni movimenti, oltre che, dopo non poca indecisione, da Bersani, un altro (Ferrandelli) transfuga di IDV da cui tempo fa è stato espulso, sostenuto solo da una componente del partito favorevole alla prosecuzione dell’esperienza di governo, un altro ancora, unico tesserato al partito (Faraone) sostenuto da Renzi, semplicemente “rottamatore” e sicuramente minoritario. Ha vinto Ferrandelli, subito però combattuto dall’eterno paladino Orlando, che assieme a IDV, non riconoscendo i risultati delle primarie, minaccia di presentare un candidato della estrema alternativo a Ferrandelli. Il centro e la destra concorrono per parte loro all’arricchimento dello spettacolo con passaggi disinvolti di candidati e “adozioni” interessate. Costa, presentato prima come candidato puro e duro da UDC, MPA e FLI contro la destra, ha improvvisamente accettato di essere candidato dell’UDC, del PdL e di Forza del Sud, ma ha perduto il sostegno dell’MPA e di FLI, che, non volendosi alleare con la destra, hanno provveduto a scegliere un altro candidato. Non per questo i giochi sono fatti. In arrivo pare ci siano altri candidati e si pensa che per i vari partiti e movimenti si cimenteranno alla fine non meno di dieci candidati. Andando così le cose, l’isola finirà presto per collocarsi su un piano assolutamente nuovo e meriterà la nuova qualifica di laboratorio di confusione, cancellando qualche buon ricordo del tempo passato. NOTIZIE IN BREVE Luigi Incarnato: alzare le rette per i bambini delle comunità 21 euro al giorno per bambino, nelle comunità di accoglienza, - ha scritto in una lettera Luigi Incarnato al presidente della regione Calabria - è una cifra irrisoria che, certamente, ha radici lontane e non è stata dettata dal governo attuale, ma al presidente Scopelliti chiediamo un’azione di destra sociale e di portare almeno a 40 euro la retta quotidiana. E’ impensabile che le comunità, molte delle quali religiose, possano garantire adeguata accoglienza e assistenza ai bambini, di nutrizione e di assistenza psicoterapica, con 21 euro il giorno. I soldi e le risorse si trovano facilmente adeguando i parametri di assistenza per altre comunità. I bambini in questione vengono quasi tutti da storie familiari disagiate e possono trovare riscatto solo se le istituzioni puntano realmente alla loro crescita dinamica. Scopelliti e Stillitani non si sottraggano al confronto, ma ascoltino le richieste che tante comunità, da diverso tempo, rivolgono loro senza trincerarsi dietro al passato. Chi scrive è stato per cinque anni assessore ma non ha mai, nemmeno una volta, addebitato una criticità ai suoi predecessori: si governa e si vincono le elezioni anche in virtù degli errori di chi ci precede, ma guardando al futuro e i bambini, specie quelli svantaggiati, devono essere il perno dell’azione istituzionale Maurizio Viaggi: sull'art.18 essenziale un'intesa Monti sabato 17 alla platea di Confindustria ha detto che “il nuovo art. 18 è pronto e i sindacati devono cedere qualcosa”. Vogliamo ricordare al Presidente del Consiglio e al ministro Fornero che – ha commentato Maurizio Viaggi segretario del Psi ligure – chi in questi anni ha rinunciato a molto in termini di diritti e salvaguardia del proprio reddito sono i lavoratori e la piccola impresa. L’intesa con le parti sociali è fondamentale, non si può fare una riforma del lavoro chiedendo “passi indietro” solo ad una delle parti, guarda caso sempre la solita, i lavoratori. Il Psi, il partito che ha scritto lo statuto dei lavoratori, non teme le ri- Lettere forme ma chiede che siano eque, giuste e condivise. Annibale Carelli: i socialisti votano Psi “Mercoledì 7 marzo era presente l’amico e compagno (spero di poterlo definire ancora così ) Onofrio Introna alla sala convegni del Magna Grecia per testimoniare l’appoggio dei ‘socialisti’ di SEL alla ricandidatura del sindaco uscente Ippazio Stefàno. Sono amareggiato - ha dichiarato Annibale Carelli, segretario della federazione tarantina del Ps - per non essere stato informato della sua presenza nella nostra città visto che ha parlato di socialisti perchè come segretario provinciale di Taranto del Partito Socialista Italiano, avrei potuto fare gli onori di casa. Comunque - precisa l'esponente del Psi - desidero ricordare al Presidente del Consiglio regionale che i socialisti stanno nel Psi, unico partito italiano che fa parte del Pse e dell’Internazionale Socialista, e votano per quel partito e per non altre formazioni politiche". [email protected] Sia la CGIL a organizzare i funerali di Rizzotto Reticenti anche al Tg2 Da tante parti, trasversalmente da destra a sinistra, si sono chiesti funerali di Stato per Placido Rizzotto. Sono contrario per rispetto di Placido Rizzotto sindacalista e partigiano socialista. I funerali di Stato hanno un loro protocollo: vanno invitate una pletora di autorità civili, religiose e militari. In vita Rizzotto non frequentava prefetti, vescovi e generali. Dallo Stato non ha avuto né protezione prima, né giustizia poi. Per quello che rappresenta simbolicamente dovrebbe sopportare in prima fila la presenza del Presidente della Camera Fini, già delfino di Almirante, o del Presidente del Senato Schifani, i cui amici siciliani non erano quelli di Rizzoto, invece che dei suoi compagni di sindacato e di fede politica. Tra le alte cariche dello Stato soltanto Napolitano ci starebbe bene, ma Napolitano può partecipare anche a funerali organizzati dalla CGIL. Soprattutto siano funerali civili con le bandiere rosse del sindacato e dei suoi compagni socialisti: per loro ha perso la vita. Felice Besostri - Milano Seguendo l’edizione serale del TG2 di venerdì 16 marzo u.s. abbiamo appreso che alcuni rappresentanti di primo piano di PDL, PD e SEL si sono dichiarati soddisfatti per la concessione dei funerali di Stato per i poveri resti di Placido Rizzotto, l’esponente socialista della CGIL ucciso dalla mafia nel 1948. Noi socialisti lecchesi siamo orgogliosi di questa decisione governativa per almeno due motivi: in questa decisione vediamo riconosciuta la lotta che esponenti socialisti hanno fatto e continuano a fare contro le mafie di ogni genere e, secondo, vediamo soddisfatta la richiesta che il nostro segretario nazionale, Riccardo Nencini, aveva inoltrato per lettera al presidente del consiglio Mario Monti appena appresa la notizia che i resti ritrovati erano, senza alcun dubbio, di Placido Rizzotto. Dopo queste nostre soddisfazioni dobbiamo però esprimere il nostro rammarico: la RAI ed i suoi giornalisti (che si piccano di rappresentare un servizio pubblico) dovrebbero essere più completi nel dare le informazioni giornalistiche e quindi non solo citare le dichiarazioni di alcuni esponenti politici ma, per completezza dell’informazione, citare anche chi si è fatto promotore dell’iniziativa: in questo caso il PSI tramite il suo segretario nazionale. La RAI è di tutti o solo di alcuni? Federazione Provinciale - Lecco Ecco perché non comprerò più La Stampa A pag. 33 nella rubrica” la storia” del 10 marzo, si ricorda la morte del compagno Placido Rizzotto, con una puntuale descrizione dei fatti e bellissime immagini sul caso “Battagliero”. Queste, bellissime, immagini delimitate col bardino rosso, che dimostrano una cura del servizio, mi portano altresì a notare che il nascondere l’appartenenza politica, cioè “Il socialista Rizzotto”, è stata una dimenticanza voluta. Pertanto dall’undici marzo 2012 non compro più “La Stampa”. Silvio Minardi