Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici

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Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici
Carlo Calenda
Lavoriamo per un’energia pulita, accessibile e sicura
Enrico Morando
Un fondo per condomini e risparmio energetico
Barbara Degani
Favorire e potenziare la “mobilità dolce”
Mons. Marcelo Sanchez Sorondo
Rispettare la terra è rispettare l’uomo
Francesco Venturini
Servono politiche a favore del repowering
Luisa Todini
Poste, in 5 anni dimezzate emissioni di CO2
Anna Maria Furlan
Riconversione digitale ed ecologica dell’industria
Forum Sistema Idrico
Confronto: Biancardi, Colarullo, Gabriele
Roma, 28 novembre 2016 – “La sfida alle emissioni di gas climalteranti obbliga tutti istituzioni, imprese e consumatori – a un cambio di passo. Se, in passato, l’obiettivo
era prevalentemente ambientale, ora si tratta non solo di cambiare il mix energetico,
ma di cambiarlo a costi sostenibili”. Così Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo
Economico, nel suo intervento nell’ultimo numero di Elementi, house organ del
gruppo Gestore dei Servizi Energetici, visibile sul sito www.gse.it
“Oggi, a livello europeo, ha proseguito Calenda, le politiche di sostegno alla
transizione sono state oggetto di un profondo ripensamento, mirato a più obiettivi:
salvaguardare i settori produttivi più energivori ed esposti alla concorrenza
internazionale; introdurre una prima armonizzazione degli strumenti di incentivazione;
integrare le energie rinnovabili nelle regole del mercato e, insieme, promuovere lo
sviluppo di tecnologie e strumenti per la riduzione dei costi e l’integrazione delle fonti
rinnovabili nel mercato energetico. Si tratta di un riposizionamento assolutamente
condivisibile, al quale stiamo dando corso anche a livello nazionale”.
Relativamente ai costi, Calenda afferma che “valorizzeremo e perfezioneremo
l’esperienza, avviata da alcuni anni, di ammissione agli incentivi con aste al ribasso.
Intendiamo esplorare la possibilità di svolgere aste tecnologicamente neutre, dove
esistono margini di stimolo alla competizione e, al tempo stesso, promuovere il
graduale utilizzo di soluzioni innovative per la sicurezza del sistema (siano esse
tecnologiche come i sistemi di accumulo, o operative come la gestione aggregata di
impianti e consumi)”.
Comunicato Stampa
Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici
Enrico Morando, vice ministro dell’Economia e delle Finanze, parlando del livello
dell’efficienza energetica raggiunto dall’Italia, ha sostenuto: “abbiamo ottenuto
risultati importanti sia nell’efficientamento dei processi produttivi, sia negli interventi
per il risparmio energetico nelle abitazioni singole e nei condomini di maggiore
pregio. Non abbiamo ottenuto risultati apprezzabili nei grandi condomini costruiti nei
decenni del “miracolo” e subito dopo”. Sull’idea lanciata da Morando circa
l’istituzione di un fondo pubblico a disposizione dei condomini che vogliano
ristrutturare e risparmiare sul consumo, il vice ministro dell’Economia ha detto che:
“nei grandi palazzi anni ’60 e ’70, le agevolazioni tramite detrazioni Irpef non
funzionano: in ogni palazzo c’è almeno una famiglia proprietaria con Irpef
incapiente. Una famiglia che, all’assemblea condominiale, sarà “costretta” a votare
contro l’intervento per il risparmio energetico. Risultato: l’agevolazione non funziona
proprio là dove ce ne sarebbe più bisogno. Se ne può uscire così: il condominio
delega l’intervento ad un soggetto terzo – il fondo che agisce in una logica di mercato
– e lo Stato riconosce al Fondo ciò che la regola vigente riconosce alla famiglia (65%
dell’investito, con un limite massimo per appartamento, in 10 anni). Chi investe nel
fondo? Può esserci anche Cassa Depositi e Prestiti, ma soprattutto capitali privati
che puntano ad un rendimento moderato e sicuro. Il restante 35% e l’utile del fondo
vengono dall’enorme risparmio nel costo dell’energia, specie per il riscaldamento”.
Sulla stima dei costi per lo Stato e sul risparmio dei condomini, Morando è del
parere che “Il costo per lo Stato è valutabile come analogo a quello oggi sopportato
dall’erario per le detrazioni Irpef sugli investimenti per la riqualificazione energetica
delle abitazioni, incrementato della quota relativa agli incapienti”.
Barbara Degani, sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio
e del mare, ha voluto sottolineare come “pulire l'Italia e mantenerla pulita vuol dire
produrre meno rifiuti. Il nostro ministero a partire dall'ottobre 2013 ha adottato uno
specifico Programma di prevenzione in materia di rifiuti che ha conseguito risultati
concreti in termini di riduzione dei rifiuti prodotti. Questa azione risulta essere
prioritaria rispetto a tutto il resto perché favorisce la cultura del riuso e incide in
maniera significativa al consolidamento della economia circolare. Fondamentale è
anche promuovere e consolidare modelli efficaci di raccolta differenziata per
garantire il riciclo, completo o parziale, di materia, evitando di utilizzare nuove
materie prime”
Comunicato Stampa
“Gli obiettivi di aumento della produzione di rinnovabili”, ha detto Calenda,
“richiedono una riflessione su come mantenere i siti esistenti e promuoverne la
riqualificazione, con semplificazioni amministrative condivise con le autorità
ambientali e territoriali, senza impatti sui costi. Nello stesso momento renderemo
operativo il nuovo mercato della capacità, appena sarà approvato da Bruxelles, così
da rendere più stabile il nuovo assetto. L’orizzonte temporale è naturalmente il 2030,
in coerenza con il Pacchetto clima ed energia che abbiamo condiviso a livello
europeo e che sarà parte centrale dell’aggiornamento della strategia energetica
nazionale, su cui siamo già al lavoro”
Comunicato Stampa
Quanto alle rinnovabili, la Degani ha evidenziato che c’è la volontà “di puntare su
uno sviluppo del tessuto produttivo e sociale che sia sostenibile e, in prospettiva, a
rifiuti zero e de-carbonizzato. In questo ambito tutte le aziende giocano in campo
aperto, nel grande mercato globale delle nuove tecnologie e delle soluzioni per la
sostenibilità. Nell'intesa di Parigi, peraltro, si è condivisa una visione di lungo termine
che riconosce l'importanza di rafforzare lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie
verdi per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas
serra. Posso affermare che il futuro dello sviluppo delle tecnologie pulite è assicurato,
se vorremo mantener fede agli impegni internazionali assunti”.
Barbara Degani ha poi parlato della necessità di rendere “vivibili” le nostre città,
affermando che: “abbiamo stanziato 35 milioni per i Comuni che ripenseranno alla
mobilità casa-scuola e casa-lavoro favorendo i mezzi sostenibili. La creazione di una
figura dedicata alla mobilità sostenibile all'interno delle scuole e dei Comuni favorirà
un cambiamento verso modelli più sani. Esistono città come Reggio Emilia nelle quali
il 50% dei bambini va a scuola con bicibus e piedibus. Queste non devono essere più
eccezioni ma diventare la regola e il nostro intervento va in questa direzione”.
Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia della
Scienze sull’Enciclica “Laudato si’ ”, ha voluto sottolineare la responsabilità dell’uomo
verso gli altri viventi del Creato. “Partendo dalla situazione della Terra, ha detto
Mons. Sorondo, “come scrive nel paragrafo 23 dell’Enciclica, il Papa assume i dati
della maggioranza della comunità scientifica secondo i quali l’attività che usa i fossili petrolio, carbone, gas - produce un malessere al clima. Con la Conferenza di Parigi
COP21 si è deciso che l’aumento del clima non dovrebbe superare i 2° perché
altrimenti gli effetti sarebbero devastanti. È una grande novità: il Papa ha unito i dati
della Bibbia con quelli della scienza. Per la prima volta nel Magistero della Chiesa c’è
un chiaro interesse per il tema della Creazione”. Mons. Sorondo ha proseguito
sostenendo che: “la finanza e speculazione hanno esasperato le condizioni del
mondo, in presenza di una debolezza se non complicità della politica e istituzioni. Il
Papa ha avuto il coraggio di dire quello che sanno in tanti, ma non dicono. Il sistema
dipende da un’economia che fa profitti con un’attività che usa materiale energetico
fossile. L’argomento più ricorrente è che il petrolio è l’energia più economica. Ma non
è così. Se i soldi che sostengono l’economia del petrolio si usassero per scoprire e
perfezionare altre energie alternative la situazione non sarebbe così grave. In Europa
i banchieri, soprattutto tedeschi e francesi, cominciano a investire in altre forme di
energia perché riconoscono che si sta rovinando la Terra”.
Mons. Sorondo ha evidenziato come: “i grandi capitali comincino a pensare alle
considerazioni ed esortazioni del Pontefice, basate su indicazioni scientifiche. Si
interrogano sul senso di investire ingenti capitali su un’energia che ci sta portando al
disastro. C’è un cambiamento. Il primo effetto lo si è visto al COP21 di Parigi. Dopo
“Laudato Sì” per la prima volta la COP21 ha preso atto che la denuncia è un dato di
fatto e che bisogna cambiare. Il Papa ha voluto l’Enciclica proprio per incidere
sull’incontro di Parigi”.
Mons. Sorondo ha concluso sostenendo con perentorietà che: “l’Accademia è stata
la prima a lanciare l’idea che l’attività che usa risorse energetiche di derivazione
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fossile provochi il cambiamento climatico, il riscaldamento globale. Il Nobel professor
Paul Jozef Crutzen, del Consiglio dell’Accademia, ha parlato per primo di clima
antropico, dipendente dai comportamenti dell’uomo. L’Onu ha ripreso le tesi
dell’Accademia. Altra tesi dell’Accademia, contenuta nell’Enciclica, è che le
conseguenze del cambio climatico sono più sofferte dai Paesi poveri, meno preparati
all’involuzione, e dagli individui più poveri dei Paesi più ricchi. Sono spesso Stati che
non hanno il petrolio e i suoi vantaggi”.
Francesco Venturini, Ad Enel Green Power parlando dei possibili mercati per la sua
società ha riconosciuto come “Gli Usa sono effettivamente un mercato maturo, che
però presenta ancora notevoli opportunità di crescita sia nel solare che nell’eolico.
Inoltre, rispetto al mercato europeo, quello statunitense cresce a ritmi più sostenuti,
gode di maggiori spazi - avendo una densità di popolazione più ridotta - e di un
numero superiore di siti interessanti da un punto di vista di disponibilità delle risorse.
Questi elementi lo rendono particolarmente attraente, anche in considerazione del
fatto che il quadro regolatorio è sempre stato abbastanza solido e stabile e che il
nuovo regime permette agli operatori di lavorare con maggiore flessibilità e in ottica
di lungo termine. Prevediamo senz’altro numerosi investimenti, che ci potrebbero
portare nell’arco dei prossimi cinque anni a raddoppiare la nostra capacità installata
esistente”. Su cosa impedisce all’Italia e ad altri Paesi europei di fare un’operazione
di attrazione degli investimenti analoga a quella realizzata dagli Stati Uniti, Venturini
non ha dubbi: “quello europeo è un mercato che deve puntare a sostituire
progressivamente le fonti inquinanti e rendere più efficienti gli impianti che producono
energia rinnovabile utilizzando tecnologie nuove. Questo si contrappone con i
mercati esteri in crescita, che invece hanno bisogno di nuovi impianti da fonti
rinnovabili per soddisfare il proprio bisogno di energia. L’Europa deve anche riuscire
a conciliare gli interessi di Paesi molto diversi, con matrici energetiche dissimili e
talvolta con obiettivi divergenti tra loro. L’Italia ha già fatto molto per supportare lo
sviluppo delle rinnovabili: abbiamo raggiunto e superato l’obiettivo vincolante
europeo al 2020, ora occorre definire una strategia energetica olistica capace di
riconfigurare il mercato dell’energia e che traghetti il Paese al 2030 con una nuova
matrice energetica”. Venturini ha poi parlato della sua proposta di un’operazione
continentale di “repowering” sugli impianti europei, affermando che: “In Europa i
primi impianti sono stati realizzati alla fine degli anni Novanta. Da allora il progresso
tecnologico è stato eccezionale: oggi si realizzano parchi eolici con turbine più grandi
e potenti che consentono di catturare il vento ad altezze elevate e di aumentare la
produzione equivalente dell’impianto. Tale incremento dell’efficienza ha permesso un
abbassamento costante del prezzo dell’energia eolica per ogni megawattora
prodotto. Il risultato è che oggi, rispetto ad un vecchio sito, siamo in grado di
aumentare fino a tre volte la potenza delle turbine, ridurne il numero di circa un
ottavo e di aumentare fino a cinque volte l’energia prodotta. Alcuni Paesi europei
hanno già implementato politiche ad hoc a favore del repowering: Germania e
Danimarca, in particolare, sono i principali benchmark internazionali per il
rinnovamento eolico”. Sulla possibilità che l’operazione possa riguardare anche
l’Italia, Venturini non ha dubbi: “nell’eolico l’Italia è al nono posto mondiale ed Egp è
Luisa Todini, Presidente di Poste Italiane, parlando dell’impegno della sua società
per sensibilizzare i dipendenti sui temi della sostenibilità ambientale, ha affermato:
“le politiche nazionali e comunitarie, articolate in leggi e regolamenti e sostenute da
incentivi economici e investimenti, hanno concorso in modo efficace a sedimentare il
concetto di sostenibilità nella cultura d’impresa. Ma per procedere con maggiore
velocità nel difficile percorso verso un’economia davvero “green” è necessario far
crescere ancora il livello di sensibilità e consapevolezza sui temi ambientali. La
scuola e i media hanno un ruolo fondamentale da questo punto di vista, ma
determinante è anche il ruolo delle grandi aziende. Poste Italiane, che è presente su
tutto il territorio nazionale con circa 13.000 uffici e 142.000 dipendenti, può svolgere
un ruolo di estremo rilievo: le nostre campagne di comunicazione interna sul
risparmio energetico o iniziative come l’introduzione del “mobility manager” e la
promozione del “car sharing”, oltre ad avere un impatto significativo in termini di
effettiva riduzione dell’inquinamento, aiutano a far crescere la cultura ambientale tra i
nostri dipendenti e i loro familiari”. La Todini ha proseguito dicendo che: “conciliare
crescita economica e sostenibilità è una delle sfide più impegnative del nostro tempo,
alla quale il mondo dell’impresa può e deve fornire un contributo importante. Poste
Italiane ha raggiunto da tempo risultati che la qualificano come azienda verde: dal
92% di energia certificata proveniente da fonti energetiche rinnovabili, al 100% di
rifiuti speciali avviati a riciclo o recupero, pervenendo a una diminuzione del 46% del
gas serra dal 2010 al 2015. Inoltre nel 75% delle nostre sedi è attivo un sistema di
telecontrollo per lo spegnimento automatico degli impianti. A questo si aggiunge il
programma integrato di formazione sull’efficientamento energetico che, coinvolgendo
attivamente i nostri dipendenti, ha ottenuto risultati significativi e sistematici con un
risparmio annuo del 5% di energia. L’utilizzo crescente di veicoli elettrici o bi-fuel,
l’attivazione di ben 5 impianti fotovoltaici e l'istituzione del mobility manager hanno
fatto risparmiare circa 130.000 tonnellate di CO2 tra il 2010 e il 2015”.
Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, parlando su come uscire dalla
contrapposizione lavoro-salute-ambiente, ha detto: “conciliando lo sviluppo
industriale, le condizioni di sicurezza dei lavoratori e le esigenze delle comunità di
avere un ambiente pulito. Ma dobbiamo combattere l’idea che l’industria è nemica
della salute e dell’ambiente, perché dalle innovazioni tecnologiche nascono nuovi
prodotti ecocompatibili che possono migliorare la qualità della vita e il benessere
sociale”. La Furlan ha poi indicato la strategia per consentire all’Italia di essere
traghettata verso un’industria innovativa, individuandola nella “riconversione digitale
con il programma industria 4.0 e in quella ecologica dell’industria, dell’organizzazione
e del vivere sociale. Sono grandi occasioni di modernizzazione, di coesione sociale e
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il secondo operatore per capacità dislocata sul territorio. Il potenziale del mercato
aggredibile da noi è quindi elevato, stimiamo che circa il 20% del parco eolico attuale
avrà più di 15 anni al 2020. Se poi prendiamo in considerazione l’impatto dei tempi
piuttosto lunghi che ci vogliono per ottenere le autorizzazioni, che possono arrivare
sino a cinque anni, è evidente che è occorre lavorare subito sul quadro regolatorio”.
Alberto Biancardi, membro del collegio dell’Autorità per l’Energia Elettrica il gas e il
Sistema Idrico, Giordano Colarullo, dg di Utilitalia e Luigi Gabriele, responsabile
rapporti istituzionali Codici (Centro per i Diritti del Cittadino) si sono confrontati sullo
stato del nostro sistema idrico.
Secondo Biancardi “l’intervento regolatorio ha indotto un virtuoso incremento
dell’efficienza, dell’economicità e della trasparenza del settore, garantendo nuovi
diritti agli utenti e una maggior tutela dell'ambiente. A fronte di una variazione media
dei corrispettivi, rispetto all’anno precedente, pari a poco più del 4,3% nel 2014 e del
4,5% nel 2015, gli investimenti quantificati (al netto dei contributi pubblici) per gli
stessi anni evidenziano una crescita particolarmente elevata: rispetto al 2012, nel
2015 si è registrato un incremento del 55%, per un ammontare complessivo pari a
circa 5,8 miliardi di euro nel quadriennio 2014-2017”. Per Colarullo: “quanta parte di
quello che prima si pagava con tasse indistinte, oggi viene coperto da tariffe
misurabili? Non si può valutare un’evoluzione se non si tiene conto del punto di
partenza. Nell’acqua il punto di partenza era: tariffe squilibrate, grande morosità,
abusivismo, demagogia. Il tutto ha contribuito al ritardo storico di un settore che solo
ora mostra segni di cambiamento. Investiamo 34 euro per abitante all’anno,
dovremmo investirne almeno 80”. Gabriele invece sostiene che: “il regolatore è
entrato a gamba tesa, rimettendo ordine con le sue deliberazioni ma, nello stesso
tempo, portando anche il caos tra le tante Ato del Paese, dove spesso l’assenza di
competenza - non solo nei gestori ma anche nella politica locale e nelle segreterie
tecniche - ha finito per acutizzare problemi già esistenti. Problemi che si sono
riversati in un aumento medio delle tariffe di oltre il 4%, che Aeegsi ha contabilizzato
per favorire gli investimenti”.
Sullo stato del nostro sistema idrico, Colarullo ritiene “quasi soddisfacente quello
degli acquedotti, male per le fognature, malissimo per la depurazione. Ci sono falle
negli acquedotti e i depuratori non sono sufficienti. Più spesso è l’acqua che inquina
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crescita occupazionale. Tutti i settori ne saranno interessati, ma i più urgenti sono il
manifatturiero, la riconversione energetica ed ecologica del sistema dei trasporti e del
patrimonio immobiliare. Ma abbiamo bisogno di una strategia su obiettivi chiari e
condivisi: finora si è proceduto a zig zag, con improvvise accelerazioni e brusche
frenate, come nel caso del fotovoltaico. Bisogna riprendere il percorso della crescita
delle rinnovabili che possono rappresentare nel medio-lungo periodo una forte
riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento estero e ridurre, se non
eliminare, il differenziale dei costi dell’energia con gli altri Paesi. Ma soprattutto
diventa strategico progredire nelle reti elettriche informatizzate capaci di ottimizzare
l’utilizzo di tutte le fonti energetiche disponibili. L’Italia potrebbe acquisire un primato
internazionale in questo campo”. Quanto al capitolo rifiuti, Anna Maria Furlan non ha
dubbi: “occorre imboccare la strada dell’organizzazione in senso industriale per far
uscire dalle secche del concetto “politico elettorale” le società partecipate pubbliche.
Le imprese non vanno gestite come serbatoi elettorali. Le amministrazioni devono
dare l’input alle imprese che gestiscono il servizio, sia in house che per affidamento
fatto con gare, di avere come fine il servizio di qualità per i cittadini”.
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il suolo, se non ci sono i depuratori e le fognature”. Gabriele dice che: “Il sistema
idrico nazionale è un colabrodo. In alcune aree, le perdite di rete raggiungono il 70%
del prelevato dalle fonti. In altre aree, i depuratori sono a tal punto inesistenti che si
continuano a sversare le fognature in aree marine o in fiumi e affluenti. In Calabria
solo il 12% del territorio è coperto dal sistema di depurazione, in Sicilia il 15%. Solo il
centro nord ha una buona copertura fognaria. Il rischio dell’inquinamento delle falde
acquifere non è più rischio, ma una realtà”. Mentre per Biancardi “Il dato relativo
all’età di posa delle condotte di adduzione e distribuzione mostra una rete
acquedottistica particolarmente vetusta: il 36% delle condotte ha un’età compresa
tra i 31 e i 50 anni, mentre il 24% è caratterizzato da un’età maggiore ai 50 anni. La
ricognizione richiesta dall’Autorità ai soggetti competenti in ordine alle criticità
registrate nei relativi territori ha evidenziato situazioni di criticità anche sullo stato di
conservazione delle reti e degli impianti gestiti (con conseguenti perdite di rete) e
sulla presenza di agglomerati ancora non conformi agli standard di cui alla direttiva
91/271/CE in materia di collettamento e trattamento delle acque reflue”.
Sugli investimenti necessari per mettere a posto il sistema, Gabriele sostiene che
“servirebbe un nuovo assetto strutturale: (la Terna delle reti idriche) che si occupi di
realizzare l’ossatura del Paese e lasci che i gestori locali o territoriali facciano il resto,
ovvero portare l'acqua a casa degli italiani”. Biancardi dice che “le stime confermano
che per recuperare l’attuale insufficienza infrastrutturale e mettersi in regola con gli
adempimenti comunitari, occorrono investimenti per oltre 25 miliardi di euro nei
prossimi 5 anni”. “Dovremmo investire almeno 5 miliardi all’anno, risponde
Colarullo. In ogni caso l’investimento pro-capite è un indicatore interessante. Noi
investiamo 34 euro per abitante all’anno, la Danimarca 129”. Alla domanda: “Come
si possono finanziare i maggiori investimenti?” Biancardi afferma: “una spesa così
rilevante è difficilmente sostenibile con le sole tariffe. Per questo, l’Autorità ritiene
opportuno lo sviluppo di nuove opzioni finanziarie integrative e innovative quali
l’introduzione di hydrobond (titoli obbligazionari vincolati al finanziamento di piani di
investimento), titoli di efficienza idrica e fondi nazionali, locali o ancor meglio di
garanzia”. Colarullo aggiunge: “Se abbattiamo il tabù tutto italiano secondo il quale
aumentare le tariffe è considerato un comportamento condannabile, si capirà che per
avere un buon servizio bisogna investire del denaro”. Gabriele sostiene: “Pensiamo
che sia un problema governativo e centrale del Paese e come tale va risolto”. Su
quanto altro fare per migliorare la struttura idrica, Gabriele pensa a “una nuova
struttura di governance: centralizzata per l’ossatura principale, liberalizzata per le
gestioni locali”. Colarullo replica: “serve l’educazione al risparmio idrico. Il rispetto
per l’ambiente dovrebbe farci sentire in dovere di costruire depuratori e fognature
senza attendere le sanzioni dell’Ue”. Biancardi crede che si debba “rafforzare le
misure per l’efficientamento delle gestioni e sviluppare la regolazione a protezione
dei consumatori (con attenzione a quelli che versano in condizioni di disagio
economico-sociale), garantendo agli stessi l'accesso alla fornitura della quantità di
acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, nonché la
trasparenza delle condizioni di erogazione del servizio”. Sulla questione, se una
migliore gestione del sistema vede protagonista il pubblico o il privato, Biancardi
Completano il numero 39 di Elementi:
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L’editoriale di Pietro Maria Putti, Ad e Presidente del GME, sull’impegno
del Gme nel processo di integrazione dei mercati europei.
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Un articolo di Alessio Borriello sul SII, quale fulcro del sistema
energetico.
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Una conversazione con Alberto Pinori, Presidente Anie che presenta i tre
punti del loro programma.
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Un articolo con i dati delle verifiche e delle ispezioni del GSE
-
Un’intervista a Luca Talluri, Presidente Federcasa, sui vantaggi del Conto
termico.
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La rubrica “Virgolette” di Romolo Paradiso, che si chiede se c’è
veramente la volontà di volere un futuro “verde”.
-
Il parere di Adnan Z. Amin, Ad di Irena, che invita a un maggior utilizzo
delle rinnovabili nei trasporti.
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Un intervento di Andrea Clavarino, Presidente Assocarboni, sull’utilità del
carbone in questa fase congiunturale.
-
Un dialogo con Piero Gattoni, Presidente del Consorzio italiano Biogas,
che parla dell’eccellenza italiana nel biogas.
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afferma: “la nostra Autorità, ha emanato un sistema tariffario volto a promuovere
l’efficienza, la sostenibilità della gestione e la sostenibilità dei corrispettivi applicati
all’utenza, dettando regole e criteri che si applicano a tutti gli operatori, prescindendo
dalle relative forme organizzative”. Per Colarullo il focus è l'efficienza. “Tanto il
pubblico e il privato –dice- possono fare danni in maniera diversa e essere efficienti
tutte e due. Abbiamo tante eccellenze sia con l'una che con l'altra proprietà”.
Gabriele invece è sicuro: “non esiste il buono pubblico e il cattivo privato. Bisogna
pensare che l’acqua è un bene scarso e sta diventando poco disponibile. Va dunque,
considerato come interesse nazionale”.
Un confronto con Fabio Leoncini, Fondatore e Ad del gruppo italiano
Innowatio, che invita a rinnovare il settore elettrico, pena una crisi non
facile risoluzione.
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Il punto di vista di Stefano Laporta, Direttore generale Ispra, su
ambiente ed economia.
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La rubrica “Elementi Normativi”, con i più importanti provvedimenti in
materia energetica.
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“Il Punto” di Jacopo Giliberto, sullo stato del mercato unico europeo
dell’energia.
Gestore dei Servizi Energetici – GSE
Ufficio Stampa
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e-mail : [email protected] sito www.gse.it
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