Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici
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Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici
Carlo Calenda Lavoriamo per un’energia pulita, accessibile e sicura Enrico Morando Un fondo per condomini e risparmio energetico Barbara Degani Favorire e potenziare la “mobilità dolce” Mons. Marcelo Sanchez Sorondo Rispettare la terra è rispettare l’uomo Francesco Venturini Servono politiche a favore del repowering Luisa Todini Poste, in 5 anni dimezzate emissioni di CO2 Anna Maria Furlan Riconversione digitale ed ecologica dell’industria Forum Sistema Idrico Confronto: Biancardi, Colarullo, Gabriele Roma, 28 novembre 2016 – “La sfida alle emissioni di gas climalteranti obbliga tutti istituzioni, imprese e consumatori – a un cambio di passo. Se, in passato, l’obiettivo era prevalentemente ambientale, ora si tratta non solo di cambiare il mix energetico, ma di cambiarlo a costi sostenibili”. Così Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo Economico, nel suo intervento nell’ultimo numero di Elementi, house organ del gruppo Gestore dei Servizi Energetici, visibile sul sito www.gse.it “Oggi, a livello europeo, ha proseguito Calenda, le politiche di sostegno alla transizione sono state oggetto di un profondo ripensamento, mirato a più obiettivi: salvaguardare i settori produttivi più energivori ed esposti alla concorrenza internazionale; introdurre una prima armonizzazione degli strumenti di incentivazione; integrare le energie rinnovabili nelle regole del mercato e, insieme, promuovere lo sviluppo di tecnologie e strumenti per la riduzione dei costi e l’integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato energetico. Si tratta di un riposizionamento assolutamente condivisibile, al quale stiamo dando corso anche a livello nazionale”. Relativamente ai costi, Calenda afferma che “valorizzeremo e perfezioneremo l’esperienza, avviata da alcuni anni, di ammissione agli incentivi con aste al ribasso. Intendiamo esplorare la possibilità di svolgere aste tecnologicamente neutre, dove esistono margini di stimolo alla competizione e, al tempo stesso, promuovere il graduale utilizzo di soluzioni innovative per la sicurezza del sistema (siano esse tecnologiche come i sistemi di accumulo, o operative come la gestione aggregata di impianti e consumi)”. Comunicato Stampa Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici Enrico Morando, vice ministro dell’Economia e delle Finanze, parlando del livello dell’efficienza energetica raggiunto dall’Italia, ha sostenuto: “abbiamo ottenuto risultati importanti sia nell’efficientamento dei processi produttivi, sia negli interventi per il risparmio energetico nelle abitazioni singole e nei condomini di maggiore pregio. Non abbiamo ottenuto risultati apprezzabili nei grandi condomini costruiti nei decenni del “miracolo” e subito dopo”. Sull’idea lanciata da Morando circa l’istituzione di un fondo pubblico a disposizione dei condomini che vogliano ristrutturare e risparmiare sul consumo, il vice ministro dell’Economia ha detto che: “nei grandi palazzi anni ’60 e ’70, le agevolazioni tramite detrazioni Irpef non funzionano: in ogni palazzo c’è almeno una famiglia proprietaria con Irpef incapiente. Una famiglia che, all’assemblea condominiale, sarà “costretta” a votare contro l’intervento per il risparmio energetico. Risultato: l’agevolazione non funziona proprio là dove ce ne sarebbe più bisogno. Se ne può uscire così: il condominio delega l’intervento ad un soggetto terzo – il fondo che agisce in una logica di mercato – e lo Stato riconosce al Fondo ciò che la regola vigente riconosce alla famiglia (65% dell’investito, con un limite massimo per appartamento, in 10 anni). Chi investe nel fondo? Può esserci anche Cassa Depositi e Prestiti, ma soprattutto capitali privati che puntano ad un rendimento moderato e sicuro. Il restante 35% e l’utile del fondo vengono dall’enorme risparmio nel costo dell’energia, specie per il riscaldamento”. Sulla stima dei costi per lo Stato e sul risparmio dei condomini, Morando è del parere che “Il costo per lo Stato è valutabile come analogo a quello oggi sopportato dall’erario per le detrazioni Irpef sugli investimenti per la riqualificazione energetica delle abitazioni, incrementato della quota relativa agli incapienti”. Barbara Degani, sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare, ha voluto sottolineare come “pulire l'Italia e mantenerla pulita vuol dire produrre meno rifiuti. Il nostro ministero a partire dall'ottobre 2013 ha adottato uno specifico Programma di prevenzione in materia di rifiuti che ha conseguito risultati concreti in termini di riduzione dei rifiuti prodotti. Questa azione risulta essere prioritaria rispetto a tutto il resto perché favorisce la cultura del riuso e incide in maniera significativa al consolidamento della economia circolare. Fondamentale è anche promuovere e consolidare modelli efficaci di raccolta differenziata per garantire il riciclo, completo o parziale, di materia, evitando di utilizzare nuove materie prime” Comunicato Stampa “Gli obiettivi di aumento della produzione di rinnovabili”, ha detto Calenda, “richiedono una riflessione su come mantenere i siti esistenti e promuoverne la riqualificazione, con semplificazioni amministrative condivise con le autorità ambientali e territoriali, senza impatti sui costi. Nello stesso momento renderemo operativo il nuovo mercato della capacità, appena sarà approvato da Bruxelles, così da rendere più stabile il nuovo assetto. L’orizzonte temporale è naturalmente il 2030, in coerenza con il Pacchetto clima ed energia che abbiamo condiviso a livello europeo e che sarà parte centrale dell’aggiornamento della strategia energetica nazionale, su cui siamo già al lavoro” Comunicato Stampa Quanto alle rinnovabili, la Degani ha evidenziato che c’è la volontà “di puntare su uno sviluppo del tessuto produttivo e sociale che sia sostenibile e, in prospettiva, a rifiuti zero e de-carbonizzato. In questo ambito tutte le aziende giocano in campo aperto, nel grande mercato globale delle nuove tecnologie e delle soluzioni per la sostenibilità. Nell'intesa di Parigi, peraltro, si è condivisa una visione di lungo termine che riconosce l'importanza di rafforzare lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie verdi per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e ridurre le emissioni di gas serra. Posso affermare che il futuro dello sviluppo delle tecnologie pulite è assicurato, se vorremo mantener fede agli impegni internazionali assunti”. Barbara Degani ha poi parlato della necessità di rendere “vivibili” le nostre città, affermando che: “abbiamo stanziato 35 milioni per i Comuni che ripenseranno alla mobilità casa-scuola e casa-lavoro favorendo i mezzi sostenibili. La creazione di una figura dedicata alla mobilità sostenibile all'interno delle scuole e dei Comuni favorirà un cambiamento verso modelli più sani. Esistono città come Reggio Emilia nelle quali il 50% dei bambini va a scuola con bicibus e piedibus. Queste non devono essere più eccezioni ma diventare la regola e il nostro intervento va in questa direzione”. Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia della Scienze sull’Enciclica “Laudato si’ ”, ha voluto sottolineare la responsabilità dell’uomo verso gli altri viventi del Creato. “Partendo dalla situazione della Terra, ha detto Mons. Sorondo, “come scrive nel paragrafo 23 dell’Enciclica, il Papa assume i dati della maggioranza della comunità scientifica secondo i quali l’attività che usa i fossili petrolio, carbone, gas - produce un malessere al clima. Con la Conferenza di Parigi COP21 si è deciso che l’aumento del clima non dovrebbe superare i 2° perché altrimenti gli effetti sarebbero devastanti. È una grande novità: il Papa ha unito i dati della Bibbia con quelli della scienza. Per la prima volta nel Magistero della Chiesa c’è un chiaro interesse per il tema della Creazione”. Mons. Sorondo ha proseguito sostenendo che: “la finanza e speculazione hanno esasperato le condizioni del mondo, in presenza di una debolezza se non complicità della politica e istituzioni. Il Papa ha avuto il coraggio di dire quello che sanno in tanti, ma non dicono. Il sistema dipende da un’economia che fa profitti con un’attività che usa materiale energetico fossile. L’argomento più ricorrente è che il petrolio è l’energia più economica. Ma non è così. Se i soldi che sostengono l’economia del petrolio si usassero per scoprire e perfezionare altre energie alternative la situazione non sarebbe così grave. In Europa i banchieri, soprattutto tedeschi e francesi, cominciano a investire in altre forme di energia perché riconoscono che si sta rovinando la Terra”. Mons. Sorondo ha evidenziato come: “i grandi capitali comincino a pensare alle considerazioni ed esortazioni del Pontefice, basate su indicazioni scientifiche. Si interrogano sul senso di investire ingenti capitali su un’energia che ci sta portando al disastro. C’è un cambiamento. Il primo effetto lo si è visto al COP21 di Parigi. Dopo “Laudato Sì” per la prima volta la COP21 ha preso atto che la denuncia è un dato di fatto e che bisogna cambiare. Il Papa ha voluto l’Enciclica proprio per incidere sull’incontro di Parigi”. Mons. Sorondo ha concluso sostenendo con perentorietà che: “l’Accademia è stata la prima a lanciare l’idea che l’attività che usa risorse energetiche di derivazione Comunicato Stampa fossile provochi il cambiamento climatico, il riscaldamento globale. Il Nobel professor Paul Jozef Crutzen, del Consiglio dell’Accademia, ha parlato per primo di clima antropico, dipendente dai comportamenti dell’uomo. L’Onu ha ripreso le tesi dell’Accademia. Altra tesi dell’Accademia, contenuta nell’Enciclica, è che le conseguenze del cambio climatico sono più sofferte dai Paesi poveri, meno preparati all’involuzione, e dagli individui più poveri dei Paesi più ricchi. Sono spesso Stati che non hanno il petrolio e i suoi vantaggi”. Francesco Venturini, Ad Enel Green Power parlando dei possibili mercati per la sua società ha riconosciuto come “Gli Usa sono effettivamente un mercato maturo, che però presenta ancora notevoli opportunità di crescita sia nel solare che nell’eolico. Inoltre, rispetto al mercato europeo, quello statunitense cresce a ritmi più sostenuti, gode di maggiori spazi - avendo una densità di popolazione più ridotta - e di un numero superiore di siti interessanti da un punto di vista di disponibilità delle risorse. Questi elementi lo rendono particolarmente attraente, anche in considerazione del fatto che il quadro regolatorio è sempre stato abbastanza solido e stabile e che il nuovo regime permette agli operatori di lavorare con maggiore flessibilità e in ottica di lungo termine. Prevediamo senz’altro numerosi investimenti, che ci potrebbero portare nell’arco dei prossimi cinque anni a raddoppiare la nostra capacità installata esistente”. Su cosa impedisce all’Italia e ad altri Paesi europei di fare un’operazione di attrazione degli investimenti analoga a quella realizzata dagli Stati Uniti, Venturini non ha dubbi: “quello europeo è un mercato che deve puntare a sostituire progressivamente le fonti inquinanti e rendere più efficienti gli impianti che producono energia rinnovabile utilizzando tecnologie nuove. Questo si contrappone con i mercati esteri in crescita, che invece hanno bisogno di nuovi impianti da fonti rinnovabili per soddisfare il proprio bisogno di energia. L’Europa deve anche riuscire a conciliare gli interessi di Paesi molto diversi, con matrici energetiche dissimili e talvolta con obiettivi divergenti tra loro. L’Italia ha già fatto molto per supportare lo sviluppo delle rinnovabili: abbiamo raggiunto e superato l’obiettivo vincolante europeo al 2020, ora occorre definire una strategia energetica olistica capace di riconfigurare il mercato dell’energia e che traghetti il Paese al 2030 con una nuova matrice energetica”. Venturini ha poi parlato della sua proposta di un’operazione continentale di “repowering” sugli impianti europei, affermando che: “In Europa i primi impianti sono stati realizzati alla fine degli anni Novanta. Da allora il progresso tecnologico è stato eccezionale: oggi si realizzano parchi eolici con turbine più grandi e potenti che consentono di catturare il vento ad altezze elevate e di aumentare la produzione equivalente dell’impianto. Tale incremento dell’efficienza ha permesso un abbassamento costante del prezzo dell’energia eolica per ogni megawattora prodotto. Il risultato è che oggi, rispetto ad un vecchio sito, siamo in grado di aumentare fino a tre volte la potenza delle turbine, ridurne il numero di circa un ottavo e di aumentare fino a cinque volte l’energia prodotta. Alcuni Paesi europei hanno già implementato politiche ad hoc a favore del repowering: Germania e Danimarca, in particolare, sono i principali benchmark internazionali per il rinnovamento eolico”. Sulla possibilità che l’operazione possa riguardare anche l’Italia, Venturini non ha dubbi: “nell’eolico l’Italia è al nono posto mondiale ed Egp è Luisa Todini, Presidente di Poste Italiane, parlando dell’impegno della sua società per sensibilizzare i dipendenti sui temi della sostenibilità ambientale, ha affermato: “le politiche nazionali e comunitarie, articolate in leggi e regolamenti e sostenute da incentivi economici e investimenti, hanno concorso in modo efficace a sedimentare il concetto di sostenibilità nella cultura d’impresa. Ma per procedere con maggiore velocità nel difficile percorso verso un’economia davvero “green” è necessario far crescere ancora il livello di sensibilità e consapevolezza sui temi ambientali. La scuola e i media hanno un ruolo fondamentale da questo punto di vista, ma determinante è anche il ruolo delle grandi aziende. Poste Italiane, che è presente su tutto il territorio nazionale con circa 13.000 uffici e 142.000 dipendenti, può svolgere un ruolo di estremo rilievo: le nostre campagne di comunicazione interna sul risparmio energetico o iniziative come l’introduzione del “mobility manager” e la promozione del “car sharing”, oltre ad avere un impatto significativo in termini di effettiva riduzione dell’inquinamento, aiutano a far crescere la cultura ambientale tra i nostri dipendenti e i loro familiari”. La Todini ha proseguito dicendo che: “conciliare crescita economica e sostenibilità è una delle sfide più impegnative del nostro tempo, alla quale il mondo dell’impresa può e deve fornire un contributo importante. Poste Italiane ha raggiunto da tempo risultati che la qualificano come azienda verde: dal 92% di energia certificata proveniente da fonti energetiche rinnovabili, al 100% di rifiuti speciali avviati a riciclo o recupero, pervenendo a una diminuzione del 46% del gas serra dal 2010 al 2015. Inoltre nel 75% delle nostre sedi è attivo un sistema di telecontrollo per lo spegnimento automatico degli impianti. A questo si aggiunge il programma integrato di formazione sull’efficientamento energetico che, coinvolgendo attivamente i nostri dipendenti, ha ottenuto risultati significativi e sistematici con un risparmio annuo del 5% di energia. L’utilizzo crescente di veicoli elettrici o bi-fuel, l’attivazione di ben 5 impianti fotovoltaici e l'istituzione del mobility manager hanno fatto risparmiare circa 130.000 tonnellate di CO2 tra il 2010 e il 2015”. Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl, parlando su come uscire dalla contrapposizione lavoro-salute-ambiente, ha detto: “conciliando lo sviluppo industriale, le condizioni di sicurezza dei lavoratori e le esigenze delle comunità di avere un ambiente pulito. Ma dobbiamo combattere l’idea che l’industria è nemica della salute e dell’ambiente, perché dalle innovazioni tecnologiche nascono nuovi prodotti ecocompatibili che possono migliorare la qualità della vita e il benessere sociale”. La Furlan ha poi indicato la strategia per consentire all’Italia di essere traghettata verso un’industria innovativa, individuandola nella “riconversione digitale con il programma industria 4.0 e in quella ecologica dell’industria, dell’organizzazione e del vivere sociale. Sono grandi occasioni di modernizzazione, di coesione sociale e Comunicato Stampa il secondo operatore per capacità dislocata sul territorio. Il potenziale del mercato aggredibile da noi è quindi elevato, stimiamo che circa il 20% del parco eolico attuale avrà più di 15 anni al 2020. Se poi prendiamo in considerazione l’impatto dei tempi piuttosto lunghi che ci vogliono per ottenere le autorizzazioni, che possono arrivare sino a cinque anni, è evidente che è occorre lavorare subito sul quadro regolatorio”. Alberto Biancardi, membro del collegio dell’Autorità per l’Energia Elettrica il gas e il Sistema Idrico, Giordano Colarullo, dg di Utilitalia e Luigi Gabriele, responsabile rapporti istituzionali Codici (Centro per i Diritti del Cittadino) si sono confrontati sullo stato del nostro sistema idrico. Secondo Biancardi “l’intervento regolatorio ha indotto un virtuoso incremento dell’efficienza, dell’economicità e della trasparenza del settore, garantendo nuovi diritti agli utenti e una maggior tutela dell'ambiente. A fronte di una variazione media dei corrispettivi, rispetto all’anno precedente, pari a poco più del 4,3% nel 2014 e del 4,5% nel 2015, gli investimenti quantificati (al netto dei contributi pubblici) per gli stessi anni evidenziano una crescita particolarmente elevata: rispetto al 2012, nel 2015 si è registrato un incremento del 55%, per un ammontare complessivo pari a circa 5,8 miliardi di euro nel quadriennio 2014-2017”. Per Colarullo: “quanta parte di quello che prima si pagava con tasse indistinte, oggi viene coperto da tariffe misurabili? Non si può valutare un’evoluzione se non si tiene conto del punto di partenza. Nell’acqua il punto di partenza era: tariffe squilibrate, grande morosità, abusivismo, demagogia. Il tutto ha contribuito al ritardo storico di un settore che solo ora mostra segni di cambiamento. Investiamo 34 euro per abitante all’anno, dovremmo investirne almeno 80”. Gabriele invece sostiene che: “il regolatore è entrato a gamba tesa, rimettendo ordine con le sue deliberazioni ma, nello stesso tempo, portando anche il caos tra le tante Ato del Paese, dove spesso l’assenza di competenza - non solo nei gestori ma anche nella politica locale e nelle segreterie tecniche - ha finito per acutizzare problemi già esistenti. Problemi che si sono riversati in un aumento medio delle tariffe di oltre il 4%, che Aeegsi ha contabilizzato per favorire gli investimenti”. Sullo stato del nostro sistema idrico, Colarullo ritiene “quasi soddisfacente quello degli acquedotti, male per le fognature, malissimo per la depurazione. Ci sono falle negli acquedotti e i depuratori non sono sufficienti. Più spesso è l’acqua che inquina Comunicato Stampa crescita occupazionale. Tutti i settori ne saranno interessati, ma i più urgenti sono il manifatturiero, la riconversione energetica ed ecologica del sistema dei trasporti e del patrimonio immobiliare. Ma abbiamo bisogno di una strategia su obiettivi chiari e condivisi: finora si è proceduto a zig zag, con improvvise accelerazioni e brusche frenate, come nel caso del fotovoltaico. Bisogna riprendere il percorso della crescita delle rinnovabili che possono rappresentare nel medio-lungo periodo una forte riduzione della dipendenza dall’approvvigionamento estero e ridurre, se non eliminare, il differenziale dei costi dell’energia con gli altri Paesi. Ma soprattutto diventa strategico progredire nelle reti elettriche informatizzate capaci di ottimizzare l’utilizzo di tutte le fonti energetiche disponibili. L’Italia potrebbe acquisire un primato internazionale in questo campo”. Quanto al capitolo rifiuti, Anna Maria Furlan non ha dubbi: “occorre imboccare la strada dell’organizzazione in senso industriale per far uscire dalle secche del concetto “politico elettorale” le società partecipate pubbliche. Le imprese non vanno gestite come serbatoi elettorali. Le amministrazioni devono dare l’input alle imprese che gestiscono il servizio, sia in house che per affidamento fatto con gare, di avere come fine il servizio di qualità per i cittadini”. Comunicato Stampa il suolo, se non ci sono i depuratori e le fognature”. Gabriele dice che: “Il sistema idrico nazionale è un colabrodo. In alcune aree, le perdite di rete raggiungono il 70% del prelevato dalle fonti. In altre aree, i depuratori sono a tal punto inesistenti che si continuano a sversare le fognature in aree marine o in fiumi e affluenti. In Calabria solo il 12% del territorio è coperto dal sistema di depurazione, in Sicilia il 15%. Solo il centro nord ha una buona copertura fognaria. Il rischio dell’inquinamento delle falde acquifere non è più rischio, ma una realtà”. Mentre per Biancardi “Il dato relativo all’età di posa delle condotte di adduzione e distribuzione mostra una rete acquedottistica particolarmente vetusta: il 36% delle condotte ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, mentre il 24% è caratterizzato da un’età maggiore ai 50 anni. La ricognizione richiesta dall’Autorità ai soggetti competenti in ordine alle criticità registrate nei relativi territori ha evidenziato situazioni di criticità anche sullo stato di conservazione delle reti e degli impianti gestiti (con conseguenti perdite di rete) e sulla presenza di agglomerati ancora non conformi agli standard di cui alla direttiva 91/271/CE in materia di collettamento e trattamento delle acque reflue”. Sugli investimenti necessari per mettere a posto il sistema, Gabriele sostiene che “servirebbe un nuovo assetto strutturale: (la Terna delle reti idriche) che si occupi di realizzare l’ossatura del Paese e lasci che i gestori locali o territoriali facciano il resto, ovvero portare l'acqua a casa degli italiani”. Biancardi dice che “le stime confermano che per recuperare l’attuale insufficienza infrastrutturale e mettersi in regola con gli adempimenti comunitari, occorrono investimenti per oltre 25 miliardi di euro nei prossimi 5 anni”. “Dovremmo investire almeno 5 miliardi all’anno, risponde Colarullo. In ogni caso l’investimento pro-capite è un indicatore interessante. Noi investiamo 34 euro per abitante all’anno, la Danimarca 129”. Alla domanda: “Come si possono finanziare i maggiori investimenti?” Biancardi afferma: “una spesa così rilevante è difficilmente sostenibile con le sole tariffe. Per questo, l’Autorità ritiene opportuno lo sviluppo di nuove opzioni finanziarie integrative e innovative quali l’introduzione di hydrobond (titoli obbligazionari vincolati al finanziamento di piani di investimento), titoli di efficienza idrica e fondi nazionali, locali o ancor meglio di garanzia”. Colarullo aggiunge: “Se abbattiamo il tabù tutto italiano secondo il quale aumentare le tariffe è considerato un comportamento condannabile, si capirà che per avere un buon servizio bisogna investire del denaro”. Gabriele sostiene: “Pensiamo che sia un problema governativo e centrale del Paese e come tale va risolto”. Su quanto altro fare per migliorare la struttura idrica, Gabriele pensa a “una nuova struttura di governance: centralizzata per l’ossatura principale, liberalizzata per le gestioni locali”. Colarullo replica: “serve l’educazione al risparmio idrico. Il rispetto per l’ambiente dovrebbe farci sentire in dovere di costruire depuratori e fognature senza attendere le sanzioni dell’Ue”. Biancardi crede che si debba “rafforzare le misure per l’efficientamento delle gestioni e sviluppare la regolazione a protezione dei consumatori (con attenzione a quelli che versano in condizioni di disagio economico-sociale), garantendo agli stessi l'accesso alla fornitura della quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, nonché la trasparenza delle condizioni di erogazione del servizio”. Sulla questione, se una migliore gestione del sistema vede protagonista il pubblico o il privato, Biancardi Completano il numero 39 di Elementi: - L’editoriale di Pietro Maria Putti, Ad e Presidente del GME, sull’impegno del Gme nel processo di integrazione dei mercati europei. - Un articolo di Alessio Borriello sul SII, quale fulcro del sistema energetico. - Una conversazione con Alberto Pinori, Presidente Anie che presenta i tre punti del loro programma. - Un articolo con i dati delle verifiche e delle ispezioni del GSE - Un’intervista a Luca Talluri, Presidente Federcasa, sui vantaggi del Conto termico. - La rubrica “Virgolette” di Romolo Paradiso, che si chiede se c’è veramente la volontà di volere un futuro “verde”. - Il parere di Adnan Z. Amin, Ad di Irena, che invita a un maggior utilizzo delle rinnovabili nei trasporti. - Un intervento di Andrea Clavarino, Presidente Assocarboni, sull’utilità del carbone in questa fase congiunturale. - Un dialogo con Piero Gattoni, Presidente del Consorzio italiano Biogas, che parla dell’eccellenza italiana nel biogas. Comunicato Stampa afferma: “la nostra Autorità, ha emanato un sistema tariffario volto a promuovere l’efficienza, la sostenibilità della gestione e la sostenibilità dei corrispettivi applicati all’utenza, dettando regole e criteri che si applicano a tutti gli operatori, prescindendo dalle relative forme organizzative”. Per Colarullo il focus è l'efficienza. “Tanto il pubblico e il privato –dice- possono fare danni in maniera diversa e essere efficienti tutte e due. Abbiamo tante eccellenze sia con l'una che con l'altra proprietà”. Gabriele invece è sicuro: “non esiste il buono pubblico e il cattivo privato. Bisogna pensare che l’acqua è un bene scarso e sta diventando poco disponibile. Va dunque, considerato come interesse nazionale”. Un confronto con Fabio Leoncini, Fondatore e Ad del gruppo italiano Innowatio, che invita a rinnovare il settore elettrico, pena una crisi non facile risoluzione. - Il punto di vista di Stefano Laporta, Direttore generale Ispra, su ambiente ed economia. - La rubrica “Elementi Normativi”, con i più importanti provvedimenti in materia energetica. - “Il Punto” di Jacopo Giliberto, sullo stato del mercato unico europeo dell’energia. Gestore dei Servizi Energetici – GSE Ufficio Stampa Tel. +39 06 80114614/4866 e-mail : [email protected] sito www.gse.it Comunicato Stampa -