Hollywood vs Fast food - Federazione dei Verdi

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Hollywood vs Fast food - Federazione dei Verdi
Roncaglia & Wijkander
Organo ufficiale di informazione della Federazione dei Verdi
Anno III • n.138 • domenica 22 luglio 2007
Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma
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CLIMA
SAVE THE CHILDREN LAVORA PERCHÉ IN TUTTO IL MONDO
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Nel mondo sono oltre 77 milioni i bambini che non hanno la possibilità di andare a
scuola. Save the Children opera per garantire il diritto all’istruzione a tutti i minori,
senza alcuna discriminazione, collaborando con le comunità e autorità locali per
costruire scuole, fornire assistenza e materiale scolastico. Save the Children dal 1919
lotta per i diritti dei bambini e per migliorare le loro condizioni di vita in tutto il mondo.
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“La presenza di due premi
Nobel al patto per il clima dei
Verdi e’ il segno che oggi parte il grande cantiere del nuovo
partito ecologista, una grande
costituente” di cui l’Italia ha
bisogno “per andare avanti e
diventare il paese leader delle
fonti rinovabili”.
Cosi’ il ministro dell’Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio lancia
il nuovo cantiere ecologista,
intervenendo alla prima assemblea degli aderenti al patto per
il clima, cui hanno partecipato
anche i due premi Nobel per
la fisica Carlo Rubbia e Zhores
Aferov e il padre del “patto”,
il capogruppo dei Verdi alla
Camera Angelo Bonelli. A tale
proposito, aggiunge il ministro,
“noi proporremo almeno 10
centrali ad energia solare da
costruire nei prossimi anni”,
seguendo il progetto “gia’
inserito nel Dpef”. Secondo
Pecoraro infatti, e’ ora di dire
basta “all’Italia fanalino di coda
dell’innovazione. Noi vogliamo
finalmente anche nuovi imprenditori che investano nel futuro
invece di chiedere solo contributi”. Il solare e’ una grande
opportunita’ che non abbiamo
ancora utilizzato bene aggiunge
Carlo Rubbia, “ma per farlo e’
necessario cambiare teconologie utilizzando quelle capaci
di competere in modo costruttivo, oltre ad avere la capacita’
industriale di produrre questi
oggetti” In Spagna, prosegue
il premio Nobel, “ci sono trenta
centrali, dunque perche’ non ce
ne dovrebbero essere dieci in
Italia?”.
“I dati dell’Apat sulle emissioni
di Co2 nel 2006 dimostrano ciò
che diciamo da tempo: sulla
politica energetica è necessaria un’inversione di tendenza”.
Lo dice il capogruppo dei Verdi
alla Camera, Angelo Bonelli.
“Ora si apra un tavolo con il
ministro dello Sviluppo economico Pierluigi Bersani. Noi
Verdi - continua - proponiamo
una moratoria del carbone, un
combustibile vero nemico numero uno dell’ambiente, come
sostengono scienziati, premi
Nobel come Rubbia ed esponenti politici come Al Gore”.
“Su questo tema non bisogna
avere incertezze, come invece
accade in alcuni partiti della
coalizione dell’Unione: serve
piuttosto - conclude Bonelli
- un contributo forte contro i
cambiamenti climatici, necessario più che mai anche da un
punto di vista etico”.
rinnovabili
nelle
Leader
L
a presenza di due Nobel,
Carlo Rubbia e Zhores Alferov,
al ‘patto per il clima’ lanciato dai
Verdi e’ il segno che ormai parte
il cantiere di un nuovo partito, di
una grande costituente ecologista”. L’affermazione del leader
dei Verdi e ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio
ben sintetizza l’esito della prima
convention dei sottoscrittori del
‘Patto per il clima’, lanciato dal
Sole che ride, tenutasi il 20 luglio a Roma.
“L’Italia deve diventare il Paese
leader delle energie rinnovabili:
noi - ha detto Pecoraro Scanio
- proporremo almeno dieci centrali a energia solare da costruire
nei prossimi anni. Progetto, questo, gia’ inserito nel Dpef. Noi,
infatti, vogliamo finalmente anche nuovi imprenditori che investano sul futuro invece di chiedere solo contributi”. Il premio
Nobel per la fisica Carlo Rubbia,
richiamato in Italia dal ministro
dell’Ambiente, ha sottolineato come “il sole sia una grande
opportunita’ per l’Italia, ma non
ancora utilizzata. Occorre cambiare tecnologie per usarla bene
e renderla capace di competere
in modo costruttivo. Il problema
riguarda la capacita’ industriale: in Spagna di queste centrali
ce ne sono 30, perche’ non 10
“L’Italia deve diventare il Paese
leader delle energie rinnovabili:
noi - ha detto Pecoraro Scanio
- proporremo almeno dieci
centrali a energia solare da
costruire nei prossimi anni”
in Italia?”. Quanto al ‘patto per
il clima’, a spiegare gli obiettivi
del movimento che dovra’ avviare la costituente ecologista ci ha
pensato il promotore del Patto,
Angelo Bonelli, Capogruppo dei
Verdi alla Camera, che ha ricordato “le migliaia di adesioni già
pervenute, tra le quali quelle di
Fabio Mussi, Stefano Rodotà,
Diego Abatantuono, Claudia
Cardinale, lo stesso Nobel Carlo
Rubbia, Jeremy Rifkin, Alberto
Asor Rosa, Gianfranco Amendola, Catia Bastioli, Beppe Grillo, Don Gallo, Derrick De Kerchkove, Carlin Petrini, Domenico De Masi, Giobbe Covatta”.
‘L’appello - ha detto Bonelli - e’
rivolto a singoli cittadini, associazioni ambientaliste e animaliste, al mondo del volontariato e
a quello agricolo, al mondo della
ricerca e della scienza, a chi condivide gli allarmi sull’emergenza
clima. L’obiettivo è avviare una
Costituente ecologista dei Verdi
nel 2008. Io - spiega - nella Costituente vedo anche le imprese:
siamo stanchi degli scontri con
Confindustria, che deve capire
che l’ ambiente non e’ affatto un
ostacolo allo sviluppo”.
Dunque, una giornata dedicata
a temi innovativi e per i quali i
Verdi si battono con determinazione. Compito decisivo della
politica italiana è quello di non
continuare a farsi risucchiare
nelle sterili polemiche tipiche
di un dibattito sempre più sclerotizzato, provinciale e spesso
privo di contenuti concreti, dimostrando con ciò di non voler
rimanere indietro su priorità di
livello planetario.
Una ‘mission’ ambientale che
accomuni tutti, nessuno escluso,
non è più rinviabile.
Valerio Ceva Grimaldi
Hollywood vs Fast food
T
re anni fa usciva il crudo
e ironico film documentario “Super size me”, in
cui il regista ed interprete Morgan Spurlock si sottoponeva ad
una dieta di soli panini, patatine
e bibite gassate. La pellicola era la
spietata cronaca del suo progressivo tracollo psicofisico causato
da un’alimentazione del genere.
Una colorita denuncia, supportata
dagli interventi di medici, nutrizionisti, gastroenterologi, contro
i fast food, principali imputati
dell’obesità dilagante negli USA,
paese dove i cibi malsani fanno
più vittime del fumo. Ma l’allarme non è certo limitato al paese a
stelle e strisce, vista la globalizzazione selvaggia di catene di ristorazione come McDonald’s o Burger King. La minaccia è presente
potenzialmente in tutti gli angoli
del mondo, così come ovunque
ha la capacità di arrivare un’altra
collaudata macchina produttiva
americana: il cinema.
E’ un testo di aperta denuncia contro l’impero americano del panino
quello da cui è tratto il film “Fast
food nation”, in uscita in Italia in
questo weekend. Il libro inchiesta
da cui prende le mosse è il bestseller del 2001 di Eric Schlosser
“Fast food nation: the dark side
of the All-American Meal”, dove
venivano esaminati storia e scandali dell’industria americana della
ristorazione più veloce, economica
e malsana. Nella sua pur coerente trasposizione cinematografica,
il regista Richard Linklater ha
preferito, piuttosto che realizzare un documentario, raccontare
una storia: il viaggio del direttore
marketing della Mickey’s Food
Restaurants attraverso la filiera
produttiva degli hamburger. Mo-
tivo: la sospetta presenza di feci
all’interno dei suoi prodotti. Da
qui l’infernale tour per i mattatoi,
la scoperta di quali scarti animali
finiscano nei panini, le precarie
condizioni lavorative dei clandestini, le aberranti storie che si
intrecciano dietro e lungo la catena di montaggio dei fast food
americani. “Fast Food Nation”, è
un’aperta e convincente denuncia, dove il dato più forte è forse
dato dal cast, composto in gran
parte da attori di grosso calibro,
come Bruce Willis, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Avril Lavigne, Greg Kinnear. Segno questo
che l’industria cinematografica
hollywoodiana ha finalmente
sviluppato una coscienza sana e
coraggiosa, ruolo affidato in passato solamente a mal supportate
produzioni minori.
Diego Carmignani
BIOLOGICO
La festa del
biologico
pagina 2
INTERVISTA
Intervista
ad Marco
Lion - II parte
pagina 3
Notizie
Verdi TV
dal lunedì
al venerdì
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su EcoTV
Sky 906
e in streaming
su www.ecotv.it
2
domenica 22 luglio 2007
TERRORISMO
Bonelli: nessuno lo sottovaluti
o lo strumentalizzi
“Il terrorismo è un pericolo serio e grave che nessuno puo’ permettersi di
sottuvalutare o di strumentalizzare per piccoli interessi di bottega. Ed infatti
questo governo e questa maggioranza non l’hanno sottovalutato. Il Governo e le forze di polizia hanno fatto uno straordinario lavoro di prevenzione,
che toccherà poi alla magistratura vagliare. Non è con le dichiarazioni ad
effetto ma con i fatti che si affronta il problema”. Lo ha dichiarato Angelo
Bonelli Capogruppo alla Camera dei Verdi. “La politica deve essere unita
nei confronti di un rischio così alto, invece di perdersi in dichiarazioni
deliranti e polemiche, buone solo ai fini della lotta politica interna - ha
concluso il capogruppo del Sole che ride a Montecitorio -. Invece di fare
polemica bisogna ringraziare il Governo e le forze dell’ordine che stanno
facendo un grandissimo lavoro per la sicurezza del nostro Paese”.
PENSIONI
Pecoraro: buon compromesso
ora parola ai lavoratori
“L’accordo sulle pensioni per i Verdi è un buon compromesso e adesso la parola passi ai lavoratori, che vanno ascoltati. Ora il governo e la maggioranza devono dare risposte ai giovani ed applicare il programma dell’Unione. Prossimi
obiettivi dovranno essere il varo di un grande piano contro il precariato, l’istituzione del reddito di cittadinanza e l’incentivazione degli ecolavori ”. Lo afferma
il presidente dei Verdi e ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
“L’accordo raggiunto dal Governo e dalle organizzazioni sindacali per il superamento dello scalone appare a una prima lettura ragionevole perché garantisce
di superare le rigidità della legge Maroni inserendo la flessibilità nell’uscita
dal mercato del lavoro”. Lo dichiara il vicepresidente del gruppo Verdi – Pdci
Natale Ripamonti. I Verdi esprimeranno un giudizio definitivo dopo la riunione
del Consiglio nazionale federale. Ribadiamo, comunque, che le priorità, a questo punto, sono quelle di adottare politiche più incisive a favore dei giovani e
dei veri poveri, per esempio gli incapienti. Mi auguro - conclude l’esponente
dei Verdi - che ci sia da parte di tutta la maggioranza un sostegno di questo
accordo facendo prevalere gli interessi generali del Paese e lasciando, per una
volta, da parte i distinguo da qualsiasi parte possano provenire”.
La festa del biologico
L’
Altra Campagna, la prima festa nazionale del
biologico, si è conclusa
con un bilancio più che positivo.
La tre giorni di eventi, mercatini,
incontri, spettacoli, organizzata
dall’Associazione Italiana Agricoltura Biologica e da Carta, si è
svolta dal 13 al 15 luglio a Grottammare (AP), nelle Marche.
Grazie anche alla collaborazione
del Comune di Grottammare e
della Provincia di Ascoli Piceno.
I due incontri più seguiti dell’Altra Campagna sono stati: L’AIA
e Il CORTILE. La prima, che si
è svolta venerdì 13 alle ore 18, ha
messo a confronto i partecipanti
sulla difesa della terra e sul commercio alternativo del biologico
in Italia.
Anna Ciaperoni di AIAB ha
parlato delle l’importanza di
promuovere la filiera corta per
ridare forza al rapporto tra consumatori e produttori del luogo,
indebolito dalla grande distribuzione. Gino Girolomoni, presidente dell’Associazione Mediterranea Agricoltura Biologica,
ha citato la sua trentennale esperienza con la cooperativa Alce
Nero, tra le maggiori aziende
biologiche in Italia, per spostare l’attenzione sulla necessità di
superare il paradosso dell’Italia,
primo produttore europeo di
biologico e solo undicesimo, per
quanto riguarda i consumi. Si è
L’altra campagna. Esperimento
riuscito per la festa del bio
A cura di Eduardo Cuoco
parlato di Comunità e tutela del
territorio, invece, nell’incontro
Il Cortile, sabato 14 alle 17.30.
Pierluigi Sullo, direttore di Carta, ha introdotto i rappresentanti
di numerose realtà locali che in
tutta Italia si sono rese protagoniste di un processo di partecipazione condivisa alle scelte
politiche del territorio. Massimo
Rossi, presidente della Provincia
di Ascoli Piceno, ha parlato dei
risultati positivi dati all’esperienza di “bilancio partecipativo”,
che ha coinvolto i cittadini della
zona nella gestione della “cosa
pubblica”. Presenti anche Paolo
Cacciari, Alberto Zoratti di Fair,
e Maurizio Spedaletti di Banca
etica. Molto gradite sono state
anche le iniziative collaterali, tra
cui il laboratorio per fare la pizza bio, curato dall’associazione
pizzaioli marchigiani e “Laboratorio al sole”, per avvicinare i
bambini al consumo critico. Nel
gazebo di AIAB, “I Bio Golosi”,
sulla spiaggia di Grottammare,
sono stati preparati aperitivi bio,
cocktail in costume, degustazione di bevande, gelati. (AIAB)
Durante la manifestazione è stata inoltre presentata la “Magna-
Il Biologico, una “pacifica rivoluzione”
Vini Biologici
A cura di Eduardo Cuoco
I
n Italia, la superficie vitata
indirizzata all’agricoltura
biologica supera i 37.000
ha ed il numero delle aziende
impegnate è pari al 10% del
totale delle aziende biologiche.
Numeri importanti, che legati
alla dinamicità di queste imprese ed alla loro capacità di relazionarsi con il mercato internazionale, fanno di questo settore
un riferimento e non solo per il
comparto bio.
La maggior parte delle aziende
non è ancora arrivata a valorizzare il vino come di produzione biologica e le uve, e i vini,
finiscono indistinti nel mercato “convenzionale”, anche se, il
numero di coloro che “imbottigliano”, aumenta di anno in
anno. Il biologico è riferimento per caratterizzare maggiormente il prodotto, per “distinguersi” in un mercato globale
sempre combattuto. Qualcuno
diceva che molte “rivoluzioni”
sono nate in cantina e l’affermazione è sicuramente di buon
auspicio se pensiamo ai cambiamenti che sono necessari
per la nostra agricoltura.
Ed il Biologico è sicuramente
una “pacifica rivoluzione” che
sta attraversando l’agricoltura
e conquista i consumatori. I
dati, diffusi recentemente da
Coldiretti, dicono che nel 2007
i consumi familiari di alimenti
biologici sono aumentati del
10%. Fra gli alimenti naturali, stanno conoscendo un vero
e proprio boom i prodotti per
l’infanzia (+51%) e riso e pasta
(+26%) (consumi domestici di
prodotti biologici confezionati relativi al primo trimestre
2007, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). I maggiori consumatori di prodotti
biologici, precisa la Coldiretti,
risiedono al Nord, con il 73%
del totale degli acquisti, mentre il 19% nel Centro e in Sardegna e appena l’8% al Sud e
in Sicilia. La crescita del settore biologico in Italia trova
riscontro anche nell’aumento
degli addetti.
Nel 2004, il numero totale
di operatori (comprendenti i
produttori agricoli, i preparatori, gli importatori) ‘bio’ era
di circa 41mila persone, mentre nel 2005 la cifra è salita a
50mila, segnando un incremento del 22% in un anno. La
maggior parte degli addetti è
rappresentata dai produttori agricoli (circa 45mila nel
2005) e dai preparatori (4.600
circa), mentre gli importatori rappresentano una piccola
parte (185). L’Italia, quarto
produttore mondiale e primo
nella Ue, con un terzo delle
imprese biologiche europee e
un quarto della superficie bio
dell’Unione, conferma la sua
leadership, che comporta anche l’impegno di svolgere un
ruolo d’avanguardia per difendere il settore e per valorizzarlo adeguatamente.
Carta” del mangiar buono, sano
e rispettoso dell’ambiente. Sono
i dieci i punti della Carta: dalla
scelta dei prodotti biologici alla
scelta di quelli di stagione, dall’acquisto in azienda alle confezioni biodegradabili. Ecco il decalogo del mangiare bene:
1. Scegli i prodotti biologici:
L’agricoltura biologica favorisce
un’economia equa, tutela l’ambiente e la salute del consumatore.
2. Scegli i prodotti tradizionali:
Il cibo legato al territorio favorisce la conoscenza e la valorizzazione del ruolo dell’agricoltura,
anche in aree “marginali”.
3. Scegli i prodotti di stagione:
Produrre cibo secondo i cicli naturali e senza forzature riduce
l’impatto produttivo degli alimenti sull’ambiente.
4. Scegli i prodotti che risparmiano acqua e energia: La produzione del cibo deve essere fatta
tenendo in debito conto non solo
parametri economici, ma anche il
corretto uso delle risorse.
5. Acquista nelle aziende agricole: La vendita diretta consente di
lasciare al contadino un maggiore
valore aggiunto nella commercializzazione del cibo, di avere una
migliore qualità del cibo e di costruire nuovi legami sociali.
6. Riduci i chilometri dal luogo
di produzione a quello di consumo: Il trasporto del cibo è spesso
in funzione solo d’interessi economici. Il trasporto del cibo ne
riduce la qualità e ha un pesante
impatto sull’ambiente.
7. Scegli i prodotti di imprese
che tutelano il lavoro buono: Il
cibo è buono se è ottenuto da lavoratori che vedono soddisfatte
le proprie esigenze e le proprie
condizioni lavorative.
8. Favorisci la biodivesità ed evita ogni prodotto Ogm: L’omologazione del cibo è dannosa per
l’agricoltura, per l’ambiente e
per la salute.
9. Premia la trasparenza nelle
informazioni: La migliore forma
di garanzia sulla qualità del cibo
è data dalla trasparenza delle imprese impegnate nella sua
produzione.
10. Scegli le confezioni biodegradabili: I contenitori sono,
purtroppo, parte del cibo che
acquistiamo. La qualità del cibo
passa anche per le su forme di
presentazione.
In poche parole, scegli la società
della convivialità e della decrescita felice.
3
domenica 22 luglio 2007
Azioni consapevoli Il futuro dell’agricoltura
Intervista di Vittoria Gallelli a Marco Lion - Seconda parte
T
estimonianza di tutto
questo è la grave situazione del Po. L’abbassamento del livello d’acqua del
maggiore bacino di irrigazione
sta superando i minimi storici e
si parla di coltivazione di riso a
“secco”.
Partiranno a piedi da Firenze e
arriveranno a Bologna. Andrea
Seminara: ”Una forte e singolare
dimostrazione di abbattimento
delle emissioni di CO2 legate
ai trasporti”. Firenze-Bologna
a piedi, 105 km di speranza
ecologica per “Zero Emissioni”
P
artiranno a piedi da Firenze e arriveranno a Bologna. Andrea Seminara:
”Una forte e singolare dimostrazione di abbattimento delle
emissioni di CO2 legate ai trasporti”. Firenze-Bologna a piedi,
105 km di speranza ecologica
per “Zero Emissioni” È stato
fissato per il 9 di settembre l’appuntamento che vedrà riuniti, e
armati di borraccia, i sostenitori
del viaggio “a emissioni zero”.
Da Firenze a Bologna attraversando a piedi antiche e tortuose
vie, dimenticando per otto giorni
e sette notti autostrade e confortevoli alberghi ma adeguandosi,
piuttosto, agli standard dei viandanti e dei pellegrini, dormendo
nei rifugi e nelle locande di fortuna. Almeno fino al 16 quando
i sostenitori dell’iniziativa arriveranno in Piazza S. Stefano
a Bologna, data in cui la città
promuoverà la giornata “Zero
Emissioni”.
Il progetto nasce per idea di Azzero CO2, società di servizi creata da Legambiente, Kyoto Club
e l’Istituto di ricerche Ambiente
Italia, con lo scopo di diffondere
in Italia una cultura fortemente
orientata al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto attraverso
la riduzione delle emissioni di
gas climalteranti in atmosfera.
Con tale obiettivo, AzzeroCO2
offre ad Enti pubblici, imprese e
singoli cittadini un’opportunità
concreta per contribuire a combattere l’effetto serra e il rischio
di cambiamento climatico. “Si
tratta di una forte e singolare
dimostrazione di abbattimento
delle emissioni di CO2 legate ai
trasporti - dice Andrea Seminara, direttore Marketing e Comunicazione di AzzeroCO2- il loro
viaggio, che non avrà alcun tipo
di impatto sull’ambiente, rappresenta un invito ad un uso più
razionale dei mezzi di trasporto
e a privilegiare quelli pubblici”.
Basti pensare che un tragitto in
auto da Firenze a Bologna (A/R)
produce una media di 42 kg di
CO2 a persona, mentre lo stesso
percorso fatto in treno regionale
ne produce “solo” 10 kg. “Spostarsi a piedi o in bici, laddove
e’ possibile, diventa dunque una
valida risposta all’inquinamento nelle nostre città”, conclude
Seminara. Grande solidarietà
ed approvazione per l’iniziativa
è arrivata anche da “Le Vie dei
Canti”, un’associazione composta da un gruppo di appassionati camminatori che visitano
il mondo ispirati da interventi
letterari.
“Invitiamo a utilizzare le gambe, la testa e il cuore. Il nostro
motto e’ camminare in piccoli
gruppi sui sentieri del mondo,
con disponibilità ad incontrare
l’altro e accettare le reciproche
differenze - dice Maurizio Baldini, fondatore di ‘Le Vie dei
Canti’- parafrasando Brèton: la
maggior parte dei nostri contemporanei si e’ scordata di aver
iniziato con i piedi, pensando
di discendere direttamente dall’automobile. Il nostro pianeta e’
ammalato e per risollevarne le
sorti dobbiamo intervenire con
azioni consapevoli”.
Susanna Novella
La coltivazione a secco potrebbe
essere una soluzione. Però bisogna
vedere di che tipo di riso si tratta
perché qualcuno propone di utilizzare questo riso a secco geneticamente modificato. Ma allo stato
attuale non troviamo solo la coltura di riso a rischio, un’altra coltura
importante, che non se la passa
bene, è il mais. Quest’ultimo, coltivato principalmente nel Nord e
centro Italia, viene utilizzato anche per l’alimentazione animale
in particolare per la produzione
del latte e per i suini. E’ un’agricoltura che ha difficoltà con questo clima, in quanto necessita di
tanta acqua ed è probabile che nel
futuro la situazione peggiorerà.
Si prospetta di conseguenza che
l’Italia produrrà più frumento e
vite in quantità maggiore rispetto
a riso e mais. Accadrà una piccola rivoluzione nel mondo agricolo che dobbiamo saper governare
ugualmente in quanto l’attuale
situazione impone delle soluzioni
drastiche di mitigazione. Se non
sarà più possibile coltivare il mais
bisognerà trovare altre soluzioni.
Un altro problema è dato dal fatto che l’acqua dolce sta venendo
a mancare venendo sostituita
da quella salata, comportando,
come sta avvenendo a Ferrara
per l’allevamento delle vongole,
dei forti disagi.
Nel Ferrarese, dove c’è il delta del
Po, il cuneo salino sta risalendo
praticamente il corso del fiume.
L’altra situazione strana è che con
il Po in secca il fiume sembrerebbe
meno inquinato di prima, ma solo
apparentemente in quanto i detriti inquinanti tendono a insediarsi
sul fondo del bacino.
Nei fiumi in secca si sono creati
degli accumuli di rifiuti che sono
delle vere e proprie discariche a
cielo aperto.
Il Po in quanto ubicato geograficamente in una zona industrializzata porta a mare una quantità
importante di rifiuti urbani ma
anche chimici creando dei grandi
problemi quando sfocia nel Mar
Adriatico.
Cosa pensa di fare la Commissione Agricoltura per porre rimedio
a questo stato di crisi?
Noi, insieme con la Commissione
Ambiente, abbiamo lavorato su
questo documento in cui si chiedeva lo stato di emergenza e una
cabina di regia che gestisse la crisi.
Stiamo lavorando anche in altri
settori, stiamo mettendo mano al
nostro sistema di acquedotti e di
gestione dell’acqua in agricoltura che in molti casi è un sistema
vecchio o, ancora peggio, inesistente. Negli anni passati eravamo
abituati ad avere tanta pioggia al
Nord e poca pioggia al Sud. Così,
mentre al Sud vi è una dotazione
infrastrutturale consistente anche
se con gravi problemi idrici, al
Nord invece troviamo delle carenze infrastrutturali in quanto
nessuno poteva immaginare una
così forte modificazione climatica.
Invece a mio giudizio bisognava
essere più preparati a riguardo in
quanto i cambiamenti climatici
derivano dalle azioni dell’uomo
che attraverso la produzione di
gas serra alteranti hanno sconvolto il nostro pianeta. Noi dal nostro
canto stiamo cercando delle valide soluzioni, abbiamo il dovere di
fare qualcosa prima che sia troppo
tardi.
La Commissione agricoltura
sta avviando delle importanti
iniziative nel settore delle agrienergie, c’è ne può parlare?
A riguardo vi posso comunicare
che vi sono alcune proposte di legge, una è stata presentata da me e
un’altra dal collega Verde, Massimo Fundarò. Stiamo lavorando in
un settore che alcuni lo definiscono il futuro dell’agricoltura. Non
è proprio così. Sulle agri-energie
abbiamo sicuramente un ruolo importante ed è, a mio parere, necessario che anche questo settore si
sviluppi per uscire dalla schiavitù
del petrolio. Ma per come è fatto il
nostro paese e la nostra agricoltura non penso al momento che con
l’agro- energia si riuscirà a eliminare i nostri problemi di gestione di energia e di produzione di
carburante per mezzi di locomozione. Anche perché c’è il rischio
che si sostituisca un agricoltura
fatta per l’alimentazione ad una
agricoltura completamente diver-
sa. Posso capire che Nazioni con
un altro tipo di estensione come
la Francia o la Spagna riescano a
produrre quantità notevoli di biodiesel da mais o da altri tipi di coltura, ma loro hanno un territorio
più favorevole. Dobbiamo agire
sulle cosiddette aree marginali, le
aree abbandonate ai fini dell’avvio
della produzione agro-energetica,
sapendo che non riusciremmo a
colmare il nostro deficit. Dall’altra parte non vogliamo che l’agroenergia diventi un altro disastro
per l’ambiente. Già oggi in Italia
importiamo l’olio di palma dalla
Malesia e Indonesia che serve ad
alcune centrali di produzione di
energia elettrica, ma per produrre
questo olio di palma vengono abbattute delle foreste fluviali, in più
per trasportarlo si consuma combustibile fossile, di conseguenza il
bilancio ambientale è sfavorevole
e questo va assolutamente evitato.
Il punto su cui abbiamo un parere
unanime riguarda le dimensioni
della filiera produttiva, che riteniamo debba avere un raggio molto ristretto di azioni. E’ utile che
l’agricoltore non sia il fornitore
delle aziende petrolifere o di chi
si occupa di energia ma deve pensare all’agro-energia per il proprio
fabbisogno di energia elettrica. A
tal proposito ricordo che abbiamo
degli obblighi comunitari molto
rigidi che hanno cambiato la rotta
della politica del governo Berlusconi sull’agro-energia che aveva
tolto la possibilità di produrla.
Credo che nel giro di pochi anni
dovremo aumentare la percentuale
di biodiesel. Un altro aspetto che
voglio sottolineare è che l’agricoltura deve produrre biomasse
necessarie per il proprio fabbisogno di energia elettrica e quella
in eccedenza cederla all’ENEL.
Tutto ciò, ripeto, per rimanere con
un bilancio ambientale positivo va
fatto in un ambito molto ristretto,
il migliore è un raggio di 10 massimo 30 chilometri.
Vittoria Gallelli