L`ultima soffitta
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L`ultima soffitta
L'ultima soffitta Una soffitta, abbandonata da lungo tempo. Il pavimento di legno è ingombro di mobili ed oggetti. Un letto a due piazze occupa il centro, su di esso sono ammucchiati decine di pupazzi e bambole. A poca distanza da esso, un grande armadio blocca la visuale di uno dei lati, su quello di fronte un pesante sipario viola trapunto di stelle ormai sbiadite svolge lo stesso effetto. Dietro al letto, su una parete di mattoni rossi, si apre una vetrata colorata a motivi astratti. Dall'altra parte non si vede nulla. Il quarto lato è segnato da una solida inferriata metallica, sobria e scura. Dall'altra parte non si vede nulla. Vicino all'inferriata cresce un alberello rachitico, le radici affondano tra le assi, il fusto si contorce in una linea sinuosa, sostenendo i rami curvi da cui pendono poche foglie flosce, ancora verdi. Sul letto, la bambola più grande indossa un abito da sposa color panna, con una lunga gonna spumeggiante, maniche a palloncino, e corpetto finemente ricamato. E' sporco e sgualcito, rammentato più volte. I suoi boccoli rossi sono coperti da un velo strappato, fermato da una coroncina di latta. Gli occhi vitrei sono aperti e guardano la finestra. In un angolo, incuneato tra il letto e il sipario, un angelo è seduto, le gambe allungate, la schiena appoggiata ai mattoni. Indossa una lunga tunica che un tempo era stata bianca, ma che ora è impolverata e macchiata da una sostanza scura, come le ali arruffate. L'aureola giace di sghimbescio sui capelli di paglia, ed una ragnatela pende da essa. La faccia è rigata da lacrime. Da sotto il letto spunta una gamba rivestita da pantaloni scuri e terminante con uno zoccolo. Un rintocco di campana risuona nell'aria immobile. L'angelo si alza, appoggiandosi al letto, aggrappandosi alle lenzuola con dita intorpidite. Si tira in piedi, riaggiusta l'aureola sulla sua testa. Scosta impercettibilmente il tendaggio e sbircia dall'altra parte, poi richiude in fretta. Scuote la testa. - Nulla da questa parte.L'aureola gli ricade di traverso. - Fuori dalla finestra non c'è nulla.- dice la bambola senza muovere le labbra, con voce piatta. Non si muove. L'albero ondeggia leggermente senza che ci sia un filo di vento. - Anche oltre la cancellata non c'è nulla.- traduce l'angelo, dirigendosi verso la pianta con passettini prudenti. Si china, raccoglie una brocca sbreccata, versa qualche goccia d'acqua sulle radici. Le foglie fremono. L'acqua è subito assorbita. Una voce gracchiante esce dall'oscurità sotto il letto. - Non c'è mai nulla. Non ci sarà mai nulla. Forse non c'è mai stato nulla.- Sai che c'è stato. Vuoi solo contraddirmi.Lo zoccolo si muove, la gamba si contorce. Una mano artigliata spunta fuori, seguita da un braccio e poi da un corpo intero. Il diavolo indossa un frac nero sdrucito, il suo volto rosso è contorto in una smorfia annoiata. Ha due piccoli corni che sporgono da una zazzera di arruffati capelli scuri. Gli occhi neri come fondi di un pozzo si fissano in quelli azzurri dell'angelo. - Sei tu che contraddici me. Non abbiamo altro da fare che bisticciare per l'eternità.- Odio l'eternità.- interviene la bambola, con la stessa voce atona. Non si muove. L'angelo si lascia cadere di nuovo a terra, la schiena contro la cancellata. Insiste. - La campana ha suonato. C'è qualcosa là fuori.Il diavolo si mette a sedere sul letto, scansando brutalmente i pupazzi. Alcuni di essi cadono addosso alla bambola. Lei non si muove. - Non c'è un fuori.- C'è.- Ti dico di no.- Ti dico di sì.- Loro hanno distrutto tutto quello che c'era fuori. Che ironia, vero?La pianta freme in modo interrogativo. Il diavolo sbuffa. - L'ho già spiegato. Loro ci hanno etichettati come inutili, e cancellati. Dimenticati, sepolti, rinchiusi in soffitta come giocattoli di un bambino troppo cresciuto.La bambola lo interrompe con voce piatta:- Non dire quella parola.La figura in frac aggrotta la fronte. - Giocattoli? Bambino?- Cresciuto.- Non si muove. L'angelo si riaggiusta ancora l'aureola. Riflette. - Eppure non erano cattivi. Al mio capo piacevano molto.- Il tuo capo non esiste.- Esiste.- Se esiste ancora, sarà in una soffitta anche lui. Oppure ha deciso che non vale la pena di faticare per rimettere in piedi il baraccone.L'angelo ha un fremito. - Io ho fede. Finché potrò pensare, continuerò a sperare.- Io no. Non c'è nulla in cui sperare.L'albero freme nervosamente. Il diavolo inarca le sopracciglia. - Non hai ancora capito l'ironia? Hanno messo in soffitta noi, me ed il pennuto, e sono andati avanti sulla loro strada. Poi hanno messo in soffitta te, quando già erano andati ancora oltre. Hanno messo in soffitta anche lei. -, indica la bambola, - E sono andati ancora avanti, nella direzione che avevano scelto. E questa direzione ha portato al nulla loro, e tutto il resto. Sono rimasti gli scarti. Siamo rimasti noi.L'angelo sospira. - Dagli scarti si può ricostruire. E' stata la provvidenza a farci restare.- Noi non possiamo ricostruire nulla. Loro erano i costruttori, i creatori. Loro avevano menti per immaginare e mani per plasmare... almeno, all'inizio. Forse non alla fine.- Non ho visto la fine. Io vedevo solo l'inizio.- interviene la bambola. Per la prima volta nella sua voce traspare un accenno di malinconia. Si muta subito in un tono di rimprovero. - Guardate cosa avete fatto. Mi avete procurato un'emozione.- Scusa.- Scusa.La pianta freme in modo dispiaciuto. - Non importa. E' già passata.-. Il tono è di nuovo controllato. La bambola non si muove. Silenzio. Passa un minuto. La pianta freme. L'angelo alza la testa. - Ho sentito un rumore.Il diavolo, che si era disteso sul letto, si rialza di soprassalto. - Io non l'ho sentito.La pianta freme. - L'ha sentito anche lei.-, insiste l'angelo. Tutti rimangono in silenzio. Passano alcuni secondi. Il diavolo si alza dal letto e barcolla, è costretto a sedersi di nuovo. - Ora lo sento. Viene dall'armadio.L'angelo scuote la testa. - Non c'è niente nell'armadio.Il diavolo lo ignora e gattona verso l'armadio, passando sopra ai pupazzi ed al vestito della bambola. Lei non si muove. Una delle ante del mobile si apre, scricchiolando, rivelando una fila di cappotti. Una pallina da tennis cade a terra, rimbalza un paio di volte, sparisce sotto il letto. Dall'armadio esce una voce profonda, distorta, come se venisse da una grande distanza. - Avete per caso del caffè?Il diavolo indietreggia, incespicando sui pupazzi, e si lascia scivolare inginocchiato al capo opposto del letto. Solo la sua testa spunta fuori, occhi sospettosi che sbirciano in direzione della voce. L'angelo si rannicchia dietro la pianta, le ali tremano visibilmente. La bambola non si muove. Risponde. - Mi dispiace, niente caffè. Dovrebbe esserci un servizio da tè in porcellana cinese da qualche parte, però. E c'era una moka, ma l'angelo l'ha usata come annaffiatoio.La Morte esce dall'armadio. Un lungo mantello nero, così buio che pare assorbire la luce circostante, avvolge completamente la figura piuttosto bassa ed esile. Il cappuccio è sollevato a coprire la testa, e getta ombre sul teschio bianco. Nelle grandi orbite vuote scintillano stelle. - Peccato. Avrei davvero gradito un caffè.Pausa di silenzio. L'angelo mormora tremante:- Sei venuta a prenderci?La Morte rimane ferma, perplessa. Poi porta lentamente le mani al cappuccio, e se lo abbassa rivelando una cascata di capelli neri come il mantello. Si porta le mani alla maschera e la toglie, rivelando un volto femminile, duro, bianco come neve. Le sue labbra sono rosse come ciliegie mature, gli occhi viola tradiscono una profonda stanchezza. - Speravo di trovare un caffè. Ho lavorato molto.Il diavolo si solleva di qualche centimetro. - Allora, Mietitrice? Dopo il resto dell'universo, ora tocca a noi?La Morte lo guarda, e l'altro essere sprofonda di nuovo. Lei distoglie lo sguardo e scuote la testa. - Non siete sotto la mia giurisdizione. Siete metafore, archetipi. Sogni dell'umanità. O forse siete tutto quello che rimane di loro.La pianta ha un tremito. L'angelo la imita. - Non rimane altro?La Morte scuote di nuovo la testa. - Per ora. Tutto quello che è rimasto è qui, tra queste mura di legno, stoffa, mattoni e ferro. Ricordi sgualciti e stanchi, fossili di epoche più fresche, sogni sognati prima del tramonto. Questa è l'ultima soffitta del mondo.Il diavolo deglutisce. - Avevo ragione io, insomma.-, rimarca, ma c'è una nota delusa nella sua voce. L'angelo china il capo, senza preoccuparsi di raddrizzare l'aureola. - Nulla. Nulla. Proprio nulla?La bambola non si muove. Batte le palpebre due volte. - Tu sei arrivata dall'esterno.- Non c'è più un esterno. L'ultimo sentiero si è dissolto alle mie spalle quando sono entrata.- Sei uscita dall'armadio.- fa notare puntigliosamente il diavolo. La Morte non ci fa caso. - Credo di essere bloccata qui. Senza caffè.Pausa di silenzio. L'angelo si avvolge nelle proprie ali. - Nessun altro?- Nessun altro.Pausa di silenzio. Il diavolo si gratta le corna. - Quanto durerà questo posto?- Pochissimo.La bambola non si muove se non per un leggero fremito. - Che cosa ci aspetta dopo?La Morte alza le spalle, ma non risponde. Inizia a rovistare in una cesta. Silenzio. In lontananza, una campana batte un rintocco. La Morte alza la testa. - Ci siamo tutti. L'ultimo personaggio sta per arrivare.L'angelo alza la testa. - Chi è l'ultimo personaggio?Il diavolo alza la testa. - Avevi detto che non c'era niente altro all'esterno. Tu dovresti essere sincera, le bugie sono compito mio.La Morte non risponde. E' riuscita a trovare il servizio da tè e lo ha disposto sul pavimento. Attende. La pianta trema. La bambola si muove. Solleva la testa dai cuscini, solleva una mano, annaspa nell'aria. Ricade. L'angelo si alza e cammina fino al bordo del letto. Aiuta la bambola a mettersi seduta. Entrambi si guardano attorno. Il diavolo fa il giro del letto e li raggiunge. Guarda la Morte. - Che cosa succede ora?La mietitrice continua ad affaccendarsi intorno al servizio da tè. - Perché sei ancora qui? Non c'è più vita. Hai esaurito il tuo compito.- insiste l'altro. Lei sta zitta e versa il tè in cinque tazzine. - E non c'è acqua in quella teiera.La bambola muove un paio di passi esitanti, si china accanto alla Morte. Quest'ultima le porge una tazzina, lei la prende. Sorride. All'improvviso la stanza sembra più luminosa. L'angelo si rivolge al diavolo. Bisbiglia. - Non ha mai sorriso, qui dentro.- Non capisco che cosa stia succedendo.- ammette il suo interlocutore. L'angelo si avvicina alle altre due, si siede a sua volta. Riceve una tazza di tè. - Tutto questo è assurdo.-, ripete il diavolo. Si siede insieme ai tre e prende una tazza. - Non ci sono biscotti.-, puntualizza insoddisfatto. La bambola fruga nelle pieghe del vestito ed estrae un biscotto. Glielo porge. La pianta trema. Esce dal vaso, le radici si tramutano in due gambe affusolate, nella corteccia si aprono due occhi verdi. Una bocca appena delineata gracchia fiocamente. - Stanno tornando, vero?Il diavolo alza la testa di scatto. - Non possono tornare.La pianta si siede insieme agli altri, afferra una tazzina con entrambi le mani che in realtà sono rami. I suoi movimenti sono rigidi, incerti. - La Morte è ancora qui. Noi siamo ancora qui. E' abbastanza.La Morte sbuffa. - Il bene ed il male, l'innocenza e la natura. Sareste disposti a tornare da loro? Anche se vi hanno abbandonati, e se lo rifaranno di nuovo, cento e cento volte?Pausa di silenzio. L'angelo annuisce. - Hanno bisogno di aiuto. Sono solo dei bambini.La bambola sorride. La luce aumenta ancora. - I bambini mi piacciono. Stare a letto non fa per me.Il diavolo sbuffa. - Potrebbe essere divertente. E poi non lascerò campo libero a quel pennuto.L'angelo ed il diavolo cominciano a bisticciare. La pianta guarda la Morte. - Stavolta potrebbe andare diversamente.La Morte non risponde. Sorseggia il suo tè. La campana rintocca. Oltre l'inferriata, compaiono due figure. Piccole, distanti, portano con sé una luce fioca. Una bambina con un vestito azzurro ed i capelli biondi stringe tra le mani una lanterna. Un bambino dalla pelle scura, vestito di verde, porta una valigia. Il diavolo grugnisce. - Solo quei due?L'angelo sorride. - Basteranno.La bambola si alza in piedi, passa attraverso l'inferriata. Corre verso i due bambini. Loro non sembrano accorgersi della figura che danza intorno a loro, ma la bambina inizia a ridere, e presto il maschio la imita. Negli occhi del diavolo brilla uno scintillio maligno. - Innocenza, uhm? Vado a fare la mia parte.Balza attraverso le sbarre e corre verso i bambini. L'angelo si drizza in piedi, gli occhi fiammeggianti. - Ed io vado ad impedirglielo.Anche lui se ne va, le ali che si scrollano di dosso tutta la polvere dell'eternità, l'aureola finalmente dritta. Continuano a bisticciare. La pianta guarda la Morte. - Io e te ci rivedremo presto.La Morte annuisce. - E per allora gradirei che il caffè esistesse di nuovo.La pianta fa una smorfia ambigua, che potrebbe essere divertita o irritata. - Vedrò cosa posso fare.I due bambini emettono esclamazioni estasiate nello scoprire in mezzo al nulla un piccolo spazio di erba verde, germogli che rapidamente crescono a formare degli alberi. Tra di essi, un piccolo serpente sta già in agguato, sibilando contro il colombo che gli svolazza intorno beccandolo. Una brezza scintillante vola tra i capelli della nuova umanità, pacificamente addormentata. La Morte osserva dall'altra parte dell'inferriata. Sospira. - Non ancora. Prima tocca a loro. Nel frattempo...Sorseggia il suo tè. Si rimette la maschera. La luce nell'ultima soffitta si fa sempre più fioca, finché si dissolve nell'oscurità. Fuori, nel nulla, sorge il sole.