SANTA MARIA GRECA: L`ICONA Storia e culto della devozione

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SANTA MARIA GRECA: L`ICONA Storia e culto della devozione
Facoltà Teologica Pugliese
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE
“SAN NICOLA IL PELLEGRINO”
TRANI
SANTA MARIA GRECA: L’ICONA
Storia e culto della devozione
mariana
1
Alla mia Mamma Celeste……
…. alla Comunità Parrocchiale "Santa Maria Greca" in Corato (Ba),
al Parroco, al suo vice
... "Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro
biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in
Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso
Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad
essi veramente vicino. In nessuno lo vediamo meglio che in
Maria. La parola del Crocifisso al discepolo - a Giovanni
e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: "Ecco tua
madre" (Gv 19,27) - diventa nel corso delle generazioni
sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto,
Madre di tutti i credenti.
Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e
bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e
di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze,
nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come
anche nella condivisione comunitaria.
E sempre sperimentano il dono della sua bontà,
sperimentano l'amore inesauribile che Ella riversa dal
profondo del suo cuore.
Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i
continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di
quell'amore puro che non cerca se stesso, ma
semplicemente vuole il bene.
La devozione dei fedeli mostra, al contempo,
l'intuizione infallibile di come un tale amore sia possibile:
lo diventa grazie alla più intima unione con Dio, in virtù
della quale si è totalmente pervasi da Lui - una condizione
che permette a chi ha bevuto alla fonte dell'amore di Dio
di diventare egli stesso una sorgente "da cui sgorgano
2
fiumi di acqua viva" (cfr. Gv 7,38).
Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra che cos'è l'amore e da dove esso
trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata1.
ICONA S.S. MARIA GRECA
18 luglio 1656!
Una data fatidica nella storia religiosa e civile della Città di Corato.
Di secolo in secolo, di generazione in generazione, i Coratini si sono
trasmessi questa data, legata a manifestazioni di singolare pietà materna della
Madonna verso il popolo, che La invocava in un momento di gravissima
tribolazione, quale fu la peste, che in quell'anno mieteva vittime innumerevoli
in tutto il Regno di Napoli.
- La Madonna apparve in un oscuro e umido sotterraneo della Torre Greca
della cittadina di Corato, sorrise ai suoi figli e la peste cessò immediatamente!
1
BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas est, (25/12/2005), Libreria Editrice Vaticana, Roma, n.
42.
3
- Il popolo di Corato ha scritto i benefici della Madonna Greca nel suo cuore e
non il tempo, non le tribolazioni, non le arti diaboliche dei cattivi potranno
mai cancellare i favori della sua Madonna verso coloro che L’hanno invocata
con fede e con amore.
Ogni 18 luglio ricorre la festività e si ha la grazia di celebrare l'Augusta
Regina, Protettrice di Corato, Santa Maria Greca2.
2
Cfr Reginaldo G.M.Addazi Arcivescovo di Trani-Nazareth e Barletta, 11 febbraio 1956, Trani Notizie
storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della
omonima Chiesa, 1956 Arti Grafiche FAVIA Bari-Roma
4
5
INTRODUZIONE
La storia di Maria, madre del redentore è un evento umano di
straordinaria bellezza, concepito da Dio in uno spaccato di vita semplice,
umile ma confortato da una profonda e ricchissima fede. Maria è pensata,
amata, fortemente voluta da Dio Creatore per divenire lo scrigno naturale di
un bimbo reso Dio tra gli uomini.
In questa creatura, casta e pura, c’è tutta l’impronta dello Spirito Santo che
esprime tutta la sua onnipotenza e che sintetizza e riunisce in quell’atto
(concepimento verginale di Maria) tutta la storia dell’umanità passata,
presente e futura e la dirige verso il radioso e indicibile incontro con Dio
Creatore.
L’itinerario storico che tenta una spiegazione sul culto che si deve a
Maria proclamata Madre di Dio con il Concilio di Efeso (431), segue un
crescente desiderio d’amore e di venerazione per questa purissima creatura,
riconosciuta tale dalle religioni diverse di questo mondo e assunta quale
guida, speranza e maestra di vita di ogni essere vivente.
Maria madre del Cristo è amata, è invocata quale Madre di
Misericordia, è rimedio alle nostre misere condizioni umane. La preghiera
6
diretta a Maria è scorrevole e semplice. In tutto l’arco del Medioevo Maria è
figura privilegiata accanto a quella di suo Figlio Gesù Cristo, pregata
incessantemente e implorata con l’aggiunta della seconda parte dell’Ave
Maria con le parole: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi adesso e
nell’ora della nostra morte”.
La devozione verso la ‘Theotòkos: madre di Dio’ diventa la via più
sicura per arrivare a Dio, il cui culto si consolida, nella liturgia bizantina nel
periodo che va dal V all’XI secolo. La liturgia bizantina, resta un mondo
ancora da esplorare con la sua diversità di riti e di lingue a testimonianza del
fervente culto offerto alla Madre del Cristo. Si consolida per merito
dell’impegno evangelico profuso dai domenicani e dall’Ordine dei predicatori
la pia pratica del Rosario e delle Litanie dedicate a Maria Santissima.
La riottosa Riforma protestante (1517) tenta di spegnere il culto ispirato
a devozione che avvolge la Vergine Maria, ma resta un vano tentativo;
respinto dalla energica resistenza orchestrata dal Concilio di Trento (1545),
fiorisce prepotentemente il cosiddetto “movimento mariano” che offre un
nuovo slancio alla figura della Madre di Gesù.
Maria, per volere di Dio, ha concesso all’umanità la sua viva e fulgida
presenza ed è venerata presso Cattedrali, Santuari, attraverso Icone e
7
immagini sacre distribuite e a lei dedicate in tanti luoghi e presso tanti popoli
di diversa razza e cultura.
In Corato il 18 luglio 1656 deve considerarsi un’autentica apparizione
mariana, per di più impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce
che ritrae l’effige di Maria. La Sacra Icona presente presso l’edificio
ecclesiale di Santa Maria Greca in Corato è un esempio che dimostra la
presenza di Maria e la conseguente venerazione di un popolo che da secoli
oramai invoca la sua protezione e attesta il suo patrocinio.
I secoli XIX e XX, rispettivamente con le definizioni dogmatiche
dell’Immacolata Concezione (enciclica: ‘Ineffabilis Deus’ del 1854 di Pio IX)
e dell’Assunta (enciclica: ‘Munificentissimus Deus’ del 1950 di Pio XII),
rafforzano la dottrina mariana e ne propagano il culto in tutto il mondo
cristiano.
Il rinnovamento teologico del XX secolo sotto l’azione dei vari
movimenti: biblico, patristico, liturgico, ecumenico… modella un’antica
impostazione mariologica per approdare all’elaborazione del capitolo VIII
della Costituzione ‘Lumen Gentium’ (Concilio Vaticano II, 21/11/1964).
Pietre miliari del XX secolo restano due importanti interventi
magisteriali: l’esortazione apostolica ‘Marialis cultus’ di Paolo VI (1974) e
l’enciclica ‘Redemptoris Mater’ di san Giovanni Paolo II (1987).
8
San Giovanni Paolo II col motto ‘totus tuus’ consacra al cuore
immacolato di Maria l’umanità credente ed esorta i fedeli a riprendere con
vigore la pratica del Rosario per la pace nel mondo: la lettera apostolica
‘Rosarium Virginis Mariae’ (2002) testimonia l’indole mariana del suo
pontificato.
La storia del culto dedicato a Maria, attraversando i secoli fino ad oggi,
ha lasciato dietro di sé uno strascico di luce e innumerevoli apparizioni
mariane hanno accompagnato profeticamente la storia dell’intera umanità.
Maria non si stanca di invitare l’uomo di ogni epoca e di ogni luogo sulla
terra a intraprendere un nuovo cammino. L’uomo nel rispetto del creato e in
pace con ogni altro uomo può prenotare concretamente un futuro di pace e di
felicità.
“Pregate, pregate, pregate”
Sì, proprio questo è l’invito frequente rivolto in quest’epoca, ai fedeli di
tutto il mondo, dalla Vergine Maria nelle apparizioni di Medjugorje (XX-XXI
secolo).
Papa Francesco (2015) consiglia il Rosario come una ‘medicina’ per la
nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità:
“Non dimenticatevi di prenderla perché fa bene al cuore, all’anima e a tutta la
vita”
9
PRIMO CAPITOLO
CULTO MARIANO: NASCITA E SVILUPPO
LITURGICO E STORICO
1.1. DALLE ORIGINI FINO AL IV SECOLO
Come la teologia mariana, così anche la devozione a Maria ha avuto
degli inizi pressochè impercettibili, ha avuto un incremento delle fasi e, per
così dire, delle tappe; essa ha, dunque, una storia nel vero senso della parola3.
Il posto occupato da Maria negli scritti neotestamentari può sembrare, a
prima vista, modesto: sono circa 200 i versetti che la contemplano; tuttavia la
figura si staglia sulle altre imponendosi per la sua unicità e specificità sul
piano della salvezza.
Non è possibile scrivere una vita autonoma di Maria che colga ogni
aspetto della sua esistenza perchè la sua presenza è sempre in relazione a
quella di Cristo4.
I primi raggi del culto, dedicato a Maria, si annuncia già nei racconti
degli Evangelisti. Prima ancora che sant'Ignazio Martire, e sant'Ireneo
3
D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, p.13.
DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova , Roma 2005, p. 22
4 G.
10
salutino in Maria, l'uno la Madre del Cristo, l'altro l'Avvocata e la Patrona del
genere umano, la Vergine, ancor vivente su questa terra, godeva già in seno
alla Chiesa nascente un grande prestigio.
Così riguardo alla discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste
(50 giorni dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo), negli Atti Apostolici
(1,14 ss.) è particolarmente nominata Maria, la Madre di Gesù.
Lo Spirito Santo non è tuttavia disceso sulla Chiesa nascente, e già san Luca
designa in modo specialissimo Maria, quale membro eminente della stessa
Chiesa e oggetto di una venerazione e di un rispetto tutto particolare, appunto
perchè Madre del Cristo5.
San Luca annota che tutti i discepoli erano perseveranti e concordi
nella preghiera insieme ad alcune donne e a Maria (At 1,14), constatando la
gioia cristiana che esplode nelle grandi feste, ma quella più autentica è quella
intima dell'unione con Cristo, nella contemplazione dei divini misteri.
Pensando al fedele che prega, dovremmo penetrare nel cuore dei santi mentre
passano la nottata in orazione.
E' lì che l'anima sente la certezza di essere amata da un amore divino,
infinito. Amare ed essere amati! Ecco la più genuina, la più grande felicità
5
D. FILIPPO
pp.14-15
OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma,
11
cristiana! La gustano le anime semplici, la cantano i grandi mistici che
bramano "morir d'amore". L'inabitazione dello Spirito Santo in noi, il nostro
essere membra vive (Chiesa) di Cristo incanta l'anima contemplativa che
sperimenta la forza più intimamente penetrante dell'amore.
Tutti i misteri della vita di Gesù e di Maria sono fonte di gioia, in
special modo i misteri del dolore.
E' davanti al Cristo crocifisso che la felicità di essere amati e di amare
trasforma in gioia anche le più atroci torture. Lo potrebbero testimoniare
grandi santi e martiri, “in primis” Maria, che, pur lacerata e straziata nel
corpo e nell'animo ha potuto partecipare con tutto l'essere alla sua
crocifissione pregustando gli effetti di grazia della risurrezione6.
Contempliamola così trepidante ai piedi della croce.
Nessun dolore è uguale al suo, ma nessuna fede è forte come la sua e
nessun amore è più grande del suo.
Gesù è lì: il Figlio prediletto che il Padre dà all'umanità perchè "ha
tanto amato gli uomini" e lei, con lo stesso amore per noi, lo dà, mentre il
Figlio si offre prima di tutto, per lei, sua Madre che ha redento prima ancora
di averla per Madre... Supremo momento dell'amore infinito nel quale si
6
C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 24-25.
12
fonde l'amore del Padre-Dio, della Madre-Vergine, del Figlio vittima per i
fratelli, l'umanità che è salvata per sempre!
E' questa la ‘perfetta letizia’ che nasce dalla ‘follia della croce7’.
Questo germe di una profonda e silenziosa venerazione a Maria
Santissima certamente non doveva spegnersi, ma prender piuttosto ogni
giorno un maggior incremento. Siamo partiti col descrivere il Mistero di
dolore di Maria ai piedi della croce di Gesù per ricollegarci e contemplare
tutta la storia dell'infanzia di Gesù e la gioia che prova Maria
nell'accompagnare tutta l’esistenza di suo Figlio.
La storia dell'infanzia di Gesù è pervasa da un’immensa gioia, i
riverenti accenni a Maria nel Vangelo, la sua alta posizione nell'opera della
Redenzione, la sua relazione unica rispetto a Gesù, poi la sua domanda nelle
nozze di Cana, le due acclamazioni a Maria che ci riferisce l'evangelista Luca,
quella dell'Angelo, ripetuta da sant'Elisabetta: "Benedetta tu fra le donne", e
l'altra della donna anonima palestinese: "Beato il seno che ti portò",
soprattutto le sue ore di agonia passate sotto la Croce (per compiere la volontà
del Padre come lo è stato per Gesù): tutto questo ripetutamente raccontato e
presto anche letto nei convegni liturgici e spiegato, doveva certo
7
C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p.26.
13
impressionare gli ascoltatori e far nascere in loro il riverente rispetto con cui
S. Matteo, e specialmente S. Luca parlavano della Vergine-Madre, e dava
inoltre occasione di nominare e invocare Maria anche nel pubblico culto della
giovane Chiesa.
In particolare le varie manifestazioni della devozione mariana nei primi
quattro secoli, fino al Concilio di Efeso (431 d.C.), ci mostrano l'insistenza
con cui si pone in evidenza Maria nelle varie forme del simbolo battesimale.
Fin dal primo secolo in esso è attestata la mirabile maternità di Maria con la
frase: "Credo in Gesù Cristo, concepito dallo Spirito santo, nato da Maria
Vergine".
L' ‘Ave Maria’ poi, questa mistica salutazione dell'arcangelo Gabriele,
con la quale ebbe inizio la Redenzione del genere umano, cui si aggiunge la
benedizione di S. Elisabetta, e la preghiera fiduciosa e commovente della
Chiesa - che già da secoli si ripete ogni giorno all'inizio e alla fine delle
singole ore canoniche e in specie alla fine della Compieta, - la troviamo già
nell'antica Liturgia di san Giacomo: alla fine dell'Ectenia dopo la
consacrazione.
Nel secolo IX l'‘Ave Maria’ è maggiormente diffusa anche nella
devozione popolare, dove si completò, più tardi, probabilmente sotto
l'influsso dei Mendicanti e dei frati Predicatori (domenicani), con l'aggiunta
14
della seconda parte, come un ricordo della continua e potente intercessione di
Maria Santissima, che incessantemente è implorata con le parole: "Santa
Maria, Madre di Dio, prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte":
forma, che per molto tempo variava secondo i luoghi e i tempi, finchè san
Pio V la impose quale forma obbligatoria per tutti.
Benchè il testo adottato dalla Chiesa sia differente nelle prime parole
dall'originale, la Chiesa non cessa di rallegrarsi e ripetere fin dai primi secoli
il suo credere: “Ave Maria, sei piena di grazia!” Maria è scelta perchè ha
trovato (gioia) grazia presso Dio8.
Zaccaria dubita delle parole dell'Angelo, Maria invece, crede e
obbedisce. Maria è lodata, in eterno, per la sua fede (Lc 1,20.45);
L'Annunciazione (Lc 1,26-38) è lo schema autentico da cui trae origine la
preghiera mariana ‘Ave Maria’.
Ciò che domina nel racconto dell'Annunciazione è la nota gioiosa di un
racconto di grazia, di bellezza, che supera l'antico racconto della prima donna,
Eva (Gn 2,21-25)9.
Il personaggio principale è una donna: Maria. L'episodio vuole
sottolineare il ruolo unico che Maria ha svolto nel Mistero dell'Incarnazione
8
D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma,
pp.14-16.
9 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 53-54.
15
del Figlio di Dio. "L'Annunciazione è il testo più conosciuto e amato della
tradizione cristiana. Padri della Chiesa, teologi e autori spirituali ci hanno
lasciato su questa pagina indimenticabile del Vangelo lucano innumerevoli
omelie, commentari e meditazioni... Maria accoglie il progetto divino e
diventa la ‘Madre del Figlio di Dio’, che concepisce verginalmente e che
mette al mondo come vergine10”.
L'Annunciazione (Lc 1, 26-38)
Saluto dell'angelo
“Rallegrati ricolma di grazia, il Signore è con te”.
Turbamento di Maria
A questa parola ella fu turbata e si domandava cosa potesse significare questo
saluto.
Primo messaggio dell'angelo
“Tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco: concepirai e genererai un figlio e
lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo”.
10
I. De La POTTERIE, Maria nel mistero dell'Alleanza, Editrice Marietti, Torino 1988, cit., p. 36.
16
Difficoltà di Maria
“Come avverrà questo poichè io non conosco uomo?” [poichè Maria è
vergine].
Secondo messaggio dell'angelo
“Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti prenderà sotto la
sua ombra. Pertanto ciò che nascerà santo sarà chiamato Figlio di Dio”.
(Segno)
“Ed ecco: anche Elisabetta, tua parente, ha concepito un figlio nella sua
vecchiaia, quella che (è dato il segno) chiamavano sterile”.
Consenso di Maria
“Ecco sono la serva del Signore, mi avvenga secondo la tua parola”.
Ciò che si presenta con evidenza alla nostra attenzione è la struttura
‘dialogica’ del racconto di Luca e il punto focale su cui converge il dialogo è
il versetto 34: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'Evangelista vuole
portare il lettore all'intelligenza della verità riguardante l'origine verginale di
Gesù. Maria non concepirà per l'intervento di un uomo, ma per opera dello
Spirito Santo. La prospettiva che si propone Luca non è quella mariologica
17
ma cristologica: tutto quello che è detto di Maria è come riferimento a Cristo,
anche se lei rimane la protagonista principale del racconto11.
Maria di Nazareth è una giovane donna ebrea con una fede
profondissima. Ha accolto l'annuncio dell'angelo che l'ha salutata "piena di
grazia" e l'ha chiamata a diventare la ‘Madre del Re-Messia’ (vedi Lc 1,2638).
E' diventata liberamente e gioiosamente la mamma di Gesù "per opera
dello Spirito Santo", in virtù della potenza straordinaria di Dio. E' la ‘Vergine
Madre’: prodigio dell'onnipotenza di Dio, cui "nulla è impossibile" (Lc 1,37)
e umile serva del Signore, ricca di una fede sconfinata (Lc 1,38.)
Giuseppe, uomo giusto e innamorato di Maria, è discendente del grande
re Davide, Giuseppe di Nazareth è da tutti ritenuto il papà di Gesù. A lui,
uomo di grande fede e generosità, Dio ha chiesto di accogliere come sposa la
Vergine Maria, di dare al figlio che nascerà il nome di Gesù, di proteggere
quella famiglia con amore e coraggio (cfr. Mt 1,18-24; 2,13-23).
Con la libera collaborazione di Giuseppe, Dio realizza le promesse fatte
dai profeti al grande re Davide e a tutto il popolo d'Israele: un Re della stirpe
di Davide "sarà grande", "sarà chiamato figlio dell'Altissimo" e "regnerà per
sempre" (cfr. Lc 1,32-33.)
11
GAETANO BRAMBILLA, Gesù il ragazzo di Nazareth, Editrice ELLEDICI, Torino 2009, pp. 3-5.
18
Gesù bambino, come i figli degli uomini, cresce con il passare degli
anni alla scuola dei suoi eccezionali genitori, in statura, in saggezza e nella
fede. La famiglia umana è per lui la ‘grande risorsa’ per diventare persona
adulta, sapiente e responsabile.
"In tutto simile a noi" questo ragazzo è diverso da noi: è il Figlio di
Dio, "generato, non creato, della stessa sostanza di Dio Padre" che "si è fatto
uomo per noi uomini e per la nostra salvezza". Il suo volto umano scolpito dal
Mistero dell'Incarnazione è pieno di luce e di amore verso tutti.
Nella casa di Nazareth il bambino Gesù è stato baciato, accarezzato,
coccolato e con tutti ha lavorato con serenità e impegno: Maria è la mamma
attenta e premurosa che ha educato con Giuseppe, falegname-artigiano
laborioso, il bambino Gesù.
La famiglia di Nazareth si riunisce per mangiare insieme: momento in
cui il capofamiglia ‘benedice’, ringrazia Dio per il cibo ricevuto in dono. Ai
tempi di Gesù prendere insieme il cibo non è solo nutrirsi, ma riconoscere che
la vita (e il cibo che la nutre) è dono di Dio. Riunirsi a tavola è celebrare la
vita, è parlare insieme, condividere gioie e fatiche. E' ‘fare comunione’:
crescere insieme nell'amore12.
12
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 56-57.
19
1.2. DAL PERIODO PATRISTICO AL MEDIOEVO
Con la proclamazione conciliare, avvenuta a Efeso, nel 431 circa la
maternità divina di Maria non si volle affermare una verità di fede riguardante
la persona di Maria, verso la quale la Chiesa intendeva tributare un particolare
onore, ma l'affermazione di una verità cristologica, di cui Maria non è
l'oggetto diretto. L'intento conciliare è quello di definire il concetto niceno
dell'identità sostanziale di Cristo con Dio13. Affermare inoltre la maternità di
Maria equivaleva a dimostrare la vera umanità del Cristo14.
Il primo a parlare della maternità divina è Ignazio di Antiochia (II
secolo); seguono Giustino, Ireneo, Tertulliano15.
"Il Concilio di Nicea (325), pur senza esplicito riferimento alla Madre
di Dio, riconosciuto 'consustanziale', aveva inaugurato la riflessione teologica
sulla fede nella divina maternità di Maria, da lungo tempo accettata, perchè
biblicamente fondata.16".
Il “Sub tuum praesidium", la più antica preghiera mariana che si
conosca, recita "sotto la tua protezione cerchiamo rifugio Santa Madre di
Dio". Atanasio usa per ben dodici volte il titolo ‘Theotòkos’ (lo storico
13
Cfr. R. METZ, Histoire des Conciles, Presses Universitaires de France, Paris 1968.
Cfr. R. CANTALAMESSA, Maria uno specchio per la Chiesa, Editore ANCORA, Milano 1990, p.68.
15
Cfr. C. POZO, Maria en le obra de la salvacion, Editorial Catòlica, Madrid 1990, pp. 287-293.
16
G. SOLL, Storia dei dogmi marani, Editrice LAS, Roma 1981, cit, p.108.
14
20
Socrate attribuisce a Origene l'uso del termine). Ritroviamo tale uso in Cirillo
di Gerusalemme e nei Padri cappadoci 17 . "Per questo motivo la parola
‘theotòkos’ divenne la bandiera della vera fede, il segno di riconoscimento di
quanti difendevano la vera dottrina. 18 ". Il 22 giugno 431 i Padri riuniti a
Efeso, condannando Nestorio oramai 'ingabbiato' nella sua affermazione di
Maria, semplicemente, Madre del Cristo
(Christotòkos),
affermano
confessando che la Vergine santa è Madre di Dio (Theotòkos), essendosi il
Verbo incarnato e fatto uomo, e avendo unito in sè, fin dal concepimento, il
tempio assunto da essa19.
L'esultanza del popolo fu così grande che a sera accompagnò i Padri
alle loro dimore con una fiaccolata.
La ritrovata unità dogmatica della Chiesa fu celebrata a Roma da papa
Sisto III (432-440) con la magnifica e imponente costruzione della basilica di
Santa Maria Maggiore i cui mosaici scintillanti di luce manifestano
l'insondabile
mistero
dell'Incarnazione
divina.
Nel
mosaico
dell'annunciazione Maria veste lussuosamente e porta sul capo un diadema, e
l'arcangelo Gabriele è plasticamente evidenziato come una vittoria classica.
Mentre prima Maria indossava vesti modeste, qui appare nelle sembianze
17
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 144.
N.S. BULGAKOV, Il roveto ardente. Aspetti della venerazione ortodossa alla Madre di Dio, Edizioni San
Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p.8.
19
G. ALBERIGO, I Concili Ecumenici, Editrice La Feltrinelli, Brescia 1990, p. 148.
18
21
della ‘Theotòkos’. L'Oriente, invece, celebrò più tardi, verso il 530, le
definizioni dogmatiche del Concilio di Efeso istituendo per il 25 marzo,
esattamente nove mesi prima della festività del Natale, la solenne festa
dell'Annunciazione.
Tale festività venne in seguito, introdotta pure a Roma da papa Sergio I
(687-701), siciliano di origine siriaca, ma di cultura greca20.
Pur non potendo ritenere il proclama di Efeso, un dogma mariano,
senza per questo voler sminuire la dignità della Madre "Il nome della
Theotòkos contiene tutto il mistero dell'economia di salvezza" afferma san
Giovanni Damasceno21.
Nella Liturgia già nei primissimi tempi, la Madre di Dio conserva
sempre un posto d'onore accanto a suo Figlio Gesù, dovunque si celebri la
memoria del sacrificio della Croce: nella Santa Messa. Maria Santissima ci
invita a sederci alla mensa del Signore, tutti insieme, per nutrirci del Corpo e
del Sangue di Gesù.
Il più antico testo del Canone della Messa, pervenuto fino a noi - cioè la
‘Traditio Apostolica’ di sant'Ippolito - scritto a Roma nel 223/4, già contiene
queste parole: "Ti rendiamo grazie, Dio Padre, per mezzo del diletto tuo
20
R. D'ANTIGA, in N.S. BULGAKOV, Il roveto ardente, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, cit.,
pp. 11-12.
21
GIOVANNI DAMASCENO, De fide orthodossa, 3, 12: PG 94, 102, cfr. La fede ortodossa, Editrice Città
Nuova, Roma 1998.
22
Figlio (per puerum tuum) che mandasti dal cielo nel seno di Lei... nato dalla
Vergine... che è morto, risorto...22", così nel restaurato Messale Romano la
‘Prece Eucaristica III’, che esprime con intensa supplica il desiderio degli
oranti di condividere con la Madre l'eredità di figli:
"Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te (Padre)
gradito, perchè possiamo ottenere il regno promesso
insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria Vergine e
Madre di Dio".
Tale memoria quotidiana, per la sua collocazione nel cuore del divino
sacrificio, deve essere ritenuta forma particolarmente espressiva del culto che
la Chiesa rende alla ‘Benedetta dall'Altissimo.23’ (cfr. Lc 1,28).
Questa prima menzione della Vergine Maria nel Canone della Messa,
già da molto tempo in uso, rimase nelle Chiese orientali, dove il sacerdote,
dopo la consacrazione, alza la sua voce, quando a questo punto ricorda la
Madonna, quasi ad esaltare i suoi privilegi, e, interrompendo la sua preghiera,
lascia eseguire al coro uno dei più bei canti in onore della Madre di Dio,
mentre lui, e dopo di lui il diacono, incensa l'altare, quasi per esprimere il
profumo di soavità che è la Madonna nella sua relazione al sacrificio di suo
Figlio.
22
M. BELLI, Lettere di sant'Ignazio Martire, n.107, inviate ai destinatari a cui ricorda le verità del simbolo
battesimale, Casa Editrice CARABBA, Lanciano 2010.
23
PAOLO VI, Marialis Cultus, Esortazione apostolica sul culto della Vergine Maria, 02.02.1974, n.10,
Editrice Libreria Vaticana, Roma.
23
La Messa Romana, invece, già da molti secoli usa la memoria di Maria
prima della consacrazione con queste parole assai indicative:
“Offerimus tibi...haec dona... communicantes et memoriam
venerantes, imprimis gloriosae semper Virginis Mariae,
Genitricis Dei et Domini nostri Jesu Christi”,
aggiunta che ripete la sua origine dall'influsso del Concilio efesino (431).
Nominare i santi nel Canone della Messa, secondo il parere già dei SS
Padri, è rendere loro maggior gloria che con qualsiasi atto di pietà.
La prima a essere ricordata, è la Vergine, perchè tra tutti i Santi la più
vicina a Dio, la più potente presso il suo Cuore.
Per esaltare la fedeltà e la costanza di Maria sotto la Croce, vi sono
inoltre i panegirici dei grandi Dottori della Chiesa, come di un S. Ambrogio,
S. Agostino, S. Bernardo di Clairvaux (Chiaravalle), di cui si leggono le
bellissime omelie e sermoni nelle due feste dei ‘Sette Dolori’.
Se cerchiamo altri documenti e argomenti nei primi secoli, anche
l'archeologia cristiana offre delle prove inconfutabili del posto d'onore che
Maria occupò nella pietà dei fedeli sin dalla metà del II secolo: posto così
importante che i racconti evangelici riguardanti Maria divengono uno dei
motivi più frequenti nella decorazione di sarcofaghi e di cappelle funerarie.
Così la celebre pittura del cimitero di Priscilla (metà del II secolo) rappresenta
Isaia in pallio, che con l'indice addita la stella dipinta al di sopra di Maria,
24
seduta, col divin Pargolo sulle ginocchia; o il famoso epitaffio di Severa
(secolo III, ora nel Museo Lateranense XIV,1) rappresentante in una sola
scena la predizione di Isaia intorno alla Vergine e l'adorazione dei Magi,
episodi familiari ai fedeli per la loro partecipazione all'assemblea liturgica, in
cui annualmente erano letti, spiegati e celebrati. Sono le prime immagini della
Madonna che si ritrovano in un luogo di culto.
Contemporaneamente l'iconografia della Madonna assunse proporzioni
vastissime.
Dal Concilio di Efeso la figura della Vergine diviene pressochè
immutabile non meno delle composizioni di cui fa parte.
Diversi atteggiamenti della Vergine divengono pressochè classici e si
crea una serie di tipi diversi corrispondenti in generale alle più celebri icone
della ‘Panaghìa24’.
Sono celebri le immagini esibite già presto nel culto della Chiesa.
Sappiamo delle processioni iniziate da San Gregorio Magno dalla
Basilica Liberiana alla Vaticana, con l'immagine di Maria; abbiamo notizia di
una immagine di Maria ‘amplectentem Salvatorem Dominum Deum’, ornata
da Gregorio IV; poi delle processioni sotto Leone IV, dell'accorrere di molti
Santi a pregare innanzi ad una preziosa immagine venerata in Santa Maria ‘ad
24
H. DIEHL, Manuel d'art byzantin I, Libraire Auguste Picard, Paris 1925, p.325.
25
presepe’ e del titolo di ‘Regina pacis’ con cui vari Pontefici l'hanno invocata,
nelle più gravi contingenze, assegnandole poi, per riconoscenza, il titolo di
‘Salus populi Romani’.
Da queste prime rappresentazioni deriva tutta quella posteriore
abbondante iconografia mariana che mantiene viva, ancor oggi, nel popolo
cristiano la memoria di Maria, cosicchè oggi non può trovare nemmeno una
poverissima cappella o sala, usata per il culto, che non abbia la sua immagine
della Madonna, ornata di fiori e candele, o anche solennemente incoronata,
portata nelle processioni e supplicazioni, o in qualsiasi altra forma esposta
alla venerazione dei fedeli anche nel culto pubblico.
Dopo il Concilio di Efeso, che si tenne in una basilica dedicata a Maria,
sorsero in onore di Essa moltissime chiese, santuari e altari che, data la grande
difficoltà, anzi l'impossibilità di cambiare il titolo una volta scelto, è sempre
una viva proclamazione della venerazione di Maria e della fiducia in Essa
riposta dai fedeli.
Se già sant'Atanasio, sant'Ambrogio, sant'Agostino propone alle vergini
cristiane l'insuperabile modello della Vergine Maria, dopo il Concilio efesino,
la verginità di Maria diviene l'argomento d'interminabili elogi e d'ammirabili
esortazioni.
26
Si uniscono come in un concerto armonioso di lode alla Vergine i Padri
della Chiesa, esprimendosi ora con formule e termini dogmatici che brillano
per la loro chiarezza e sobrietà, ora col linguaggio commovente del cuore; si
sente il grande rispetto, l'ammirazione per la grandezza della Madre e per
l'umiltà della Vergine.
Il Concilio di Efeso suscitò anche un nuovo e potente impulso
all'incremento della devozione mariana: la difesa della dottrina cattolica
condusse a nuove forme e formule, della maternità divina di Maria soprattutto
nel culto; si diffusero varie formule d'invocazione e di venerazione della
Madre di Dio.
Maria divenne la tessera di ortodossia: senza contraddire nè la Parola di
Dio nè la Tradizione della Chiesa25.
Nell'ammissione o composizione di queste formule la Chiesa mostra
qualche cosa della sua cattolicità.
Sono assunte dalla Chiesa bizantina le feste, le antifone, i responsori,
testi originali greci; sono aggiunti concetti di fede germanica, testi in cui
risuona e si riflettono l'ardore e la sovrabbondanza spagnola; vanno insieme
elementi della Liturgia ambrosiana, con elementi delle Liturgie anticogallicane, e così via.
25
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 234.
27
Nella Chiesa-Madre romana si vuole conservare nella Liturgia qualche
cosa delle caratteristiche e del genio speciale di tutte le nazioni e stirpi, che
professano il Rito romano, affinchè tutti trovino in questo qualche cosa della
propria cultura e del proprio culto alla Madonna.
Sotto l'influsso della pietà orientale, il ‘Calendario della Chiesa’
occidentale poi introduce presto nuove feste principali: alle feste del Signore
anche Maria è celebrata particolarmente come ‘Madre di Dio’.
Il Calendario del cronografo romano del 354 (prende il nome da Furio
Filocalo) e i sacramentari romani attestano già la festa dell'Annunciazione e
della natività di Maria; la dedicazione della Basilica Liberiana (Santa Maria
Maggiore) diventa una festa mariana.
Nel mese di gennaio del 386, ad Antiochia si ha una ‘Memoria della
santa Genitrice di Dio e sempre Vergine Maria’.
Il ricordo liturgico della Vergine è attestato anche tra i monaci di
Egitto, poi in Arabia e nella Gallia26.
26
D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, pp.
16-22.
28
1.3. DAL MEDIOEVO AL CONCILIO VATICANO II
Fiorisce l'iconografia che illustra meravigliosamente la teologia e la
mistica della bellezza.
Liturgicamente sono introdotte nel calendario orientale e poi
occidentale le feste dell'infanzia di Maria di ispirazione apocrifa (natività,
presentazione al Tempio, concezione di Anna), e la 'festa delle feste':
Assunzione o Dormizione. La riflessione sull'Assunzione costituirà il punto
centrale di quest'ultimo periodo della patristica. Si fa ampio riferimento ai
racconti dei vangeli apocrifi, ma vi è anche la preoccupazione di fondarli
biblicamente 27 , pertanto il pensiero medioevale, muovendo anch'esso dalla
Scrittura e dalla Tradizione, conduce la riflessione su Maria presentando
aspetti nuovi.
Nella Chiesa orientale, dopo la crisi iconoclasta, assistiamo
all'incremento dell'iconografia con tutta la portata della sua ricchezza
teologica. Maria è presente nella liturgia bizantina la cui spiritualità consiste
nella ricerca di Dio attraverso il movimento della contemplazione.
L'incremento della cultura ascetica e mistica avvengono grazie all'apporto del
monachesimo di Oriente.
27
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 120.
29
La devozione verso la ‘Theotòkos’ diventa la via più sicura per arrivare
a Dio, il cui culto si consolida, nella liturgia bizantina nel periodo che va dal
V secolo all'XI. La liturgia bizantina, resta ancora un mondo da esplorare con
la sua diversità di riti e di lingue a testimoniare la varietà e la creatività della
Chiesa orientale28.
Il culto della ‘Theothòkos’ si consolida, nella liturgia bizantina, nel
periodo che va dal V secolo in poi e segue la tradizione patristica. La presenza
di Maria è sottolineata nelle professioni di fede che rendono evidente lo
stretto rapporto che intercorre tra il mistero di Maria e quello di Gesù Cristo.
“Lungo l'anno liturgico, la ‘Theotòkos’ è venerata nelle
celebrazioni dei misteri di Cristo, in particolare durante il
tempo dell'Avvento-Natività e quello della PassioneRisurrezione. A differenza della liturgia latina, gli uffici
bizantini della Quaresima e della Passione dedicano
‘tropari’ speciali a Maria ai piedi della croce29”.
A Roma verso la fine del VII secolo, Papa Sergio I (687-701) ordina
che nelle feste dell'Annunciazione, della Dormizione e della Natività, nonchè
della Purificazione, si faccia la solenne processione litanica da S. Adriano sul
Foro Romano a S. Maria Maggiore (Liber Pontif. I, 376).
La data del 15 Agosto per la festa dell'Assunta, che si trova sotto il
nome di 'Dormitio' nei ‘Sacramentari’ Gelasiano e Gregoriano, rispecchia la
28
29
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 121-122.
T. KOEHELER, Dal medioevo ai tempi moderni, cit, p. 79.
30
tradizione dei monaci di Palestina del sec. V, e sarebbe poi stata imposta
dall'imperatore Maurizio (582-602) a tutto l'impero bizantino 30 (Niceforo
Callisto, Storia eccl. 17,28).
La Dormizione di Maria non trovò facile la strada per la sua diffusione
poichè fondata su testi ‘apocrifi’, ma nel Medioevo diventerà una grande festa
mariana31.
Essa era certo più antica giacchè le varie sette ereticali del sec. V
l'hanno conservata al 15 agosto, e le antiche chiese extra-bizantine (armena,
etiopica), l'hanno per propria tradizione.
Data la dipendenza politica di Roma da Costantinopoli, facilmente la
data festiva entrò in Roma, e di qui si irradiò tra tutti i popoli occidentali.
Dal secolo IX la festa si fece sempre più solenne: Leone IV nell’847 vi
aggiunse l'‘ottava’; nell’858 Nicolò I afferma che già in passato le si
premetteva la vigilia con digiuno.
I teologi discutono se Maria è morta o si è addormentata per risvegliarsi
in Cielo. La Chiesa Ortodossa, infatti, parla della ‘dormizione’ della Madre di
Dio. Noi preferiamo credere che sia morta e risorta per essere in tutto simile
al Figlio e a tutti noi32.
30
D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, p. 22.
M. AUGE', Liturgia, Edizione San Paolo, Torino 1992, p. 297.
32
C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p.30.
31
31
Per il primo incontro di Maria con il Figlio che tanto la ama, con il
Padre che accoglie la ‘Madre’ del suo Unigenito, con lo Spirito Santo che
riabbraccia la ‘Sposa’, con gli angeli che acclamano la ‘Regina’, non
possiamo che ricordare le parole di s. Paolo: "Quelle cose che occhio non
vide, nè orecchio udì, nè mai entrarono in cuore di uomo, queste ha
preparato Dio per coloro che lo amano" (1Cor 2,9, cfr. Is 64,1-3; 65,17). E
chi mai ha amato come Maria? Chi mai è stato tanto amato? Supera ogni
capacità di immaginazione, eppure è dolce sognare la festa che si fa nel Cielo
all'arrivo di Maria33.
Ed è così che a poco a poco s'introdussero anche altre feste mariane.
L'insieme di queste innumerevoli feste e solennità con il loro ‘Ufficio’
e propria ‘Messa’, oltre a quelle che si celebrano in tutta la Chiesa e quelle
locali, forma un'epopea meravigliosa, dove le glorie mariane sono cantate in
un linguaggio sobrio e solenne, semplice e sublime.
Non vi è lato delle grandezze di Maria che non sia illustrato nelle sue
feste. Esse ce le mostrano nei suoi rapporti con Dio e con l'umanità, nello
sfolgorio della sua grazia e nella pienezza della sua potenza, nell’acerbità
delle sue prove e nell'imponenza dei suoi trionfi. La meravigliosa personalità
di Maria: la missione unica nella storia del mondo che Ella ebbe a compiere;
33
C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 31.
32
gli eventi della sua esistenza mortale; le sue eroiche virtù; la protezione
particolare da Lei accordata alla grande famiglia cristiana: ecco il contenuto,
la bellezza, la recondita poesia delle feste di Maria.
Sono le feste e le celebrazioni liturgiche che costituiscono sempre e
ovunque il centro attorno al quale ruotò, si mantenne e crebbe il culto a
Maria, che ci procurarono i trattati dei Padri sulla Vergine Santissima e tanti
gioielli di formule liturgiche; esse furono il veicolo della dottrina
dell'Immacolata Concezione, della comune fede nell'Assunzione di Maria, il
mezzo per condurre i fedeli a Gesù, a Gesù per Maria.
Se nei primi quattro secoli l'invocazione della Vergine è relativamente
assai rara nei testi giunti fino a noi, ecco che nell'alto Medioevo le
invocazioni alla Vergine, liturgiche o no, si fanno ognora più frequenti ed
entusiastiche.
Numerosissimi autori inneggiano a Maria con ‘canoni’ (inni di 50-60
strofe) e con ‘contakia’ (inni di ventiquattro strofe di più versi ritmici) in
onore della Madre di Dio.
La devozione alla Vergine assume non molto dopo l’anno Mille un
posto preponderante nella devozione pratica del cristiano e prende un
nuovissimo aspetto nelle sue manifestazioni: nulla sembra più naturale agli
uomini del Medioevo che di porre in Maria la loro più viva speranza.
33
Sotto
l'influsso
dei
panegirici,
delle
celebri
‘Orationes’
di
sant'Anselmo, e specialmente della letteratura dei miracoli della Madonna, le
invocazioni alla Vergine si fanno più frequenti ed entusiastiche.
Questo tenerissimo affetto per la Madonna balza evidente e si rivela da
tutte le attività del loro spirito, ma trionfa, soprattutto, nella poesia, nella
musica, nella pittura. La Vergine è celebrata, cantata, effigiata, riprodotta in
tutti i misteri della sua vita; nessun particolare è dimenticato o messo in
ombra. Non vi è ricorrenza liturgica che commemora le opere salienti di
Nostro Signore e dei Santi che non porti l'artista ad un pensiero di devozione
sincera e grato alla Madre di Dio, che in quelle opere ebbe parte attiva e ne fu
la causa di grazia.
Nell'Oriente cristiano a seguito dell'espandersi della pietà dei bizantini
verso la Vergine si costruiscono santuari in suo onore: Costantinopoli era
denominata la ‘città della Theotòkos’. Non c'è Chiesa, ricca o povera, grande
o piccola, che non possieda nella sua iconostasi una o più immagini della
Madre di Dio, che i Ministri del Santuario circonderanno dei profumi di
incensi. Il ciclo dei ‘Misteri’ della sua vita è riprodotto con regale splendore
negli inni liturgici, come nelle grandi e piccole tavole delle iconostasi, e
spesso negli splendidi absidi frontali e nelle pareti laterali in pittura e mosaici
rilucenti di oro.
34
In Occidente lo sviluppo del culto mariano fu più lento rispetto a quello
orientale. Solo dopo il III secolo a Roma si stabilisce la festa del Natale e solo
più tardi le feste in onore della Vergine Maria: la Presentazione al Tempio
(2 febbraio), l'Annunciazione (25 marzo), l'Assunzione (15 agosto) e la
Natività di Maria (8 settembre).
Il movimento mariano e la riflessione su ‘Maria genitrice di Dio’ si
accentuano nell'XI secolo attorno a sant'Anselmo di Canterbury e a san Pier
Damiani34.
“Il XII secolo è quello delle cattedrali dedicate a Nostra
Signora a testimoniare una pietà di rispetto e di amore,
sviluppata sin dall'entrata; i portali propongono una
catechesi di accoglienza.
I fedeli entrando in Chiesa, dedicata a Maria Nostra
Signora, sono formati, educati, condotti verso l'altare,
all'eucarestia, all'unione con Dio proprio da Maria35”.
In luogo di segnarsi con l'acqua benedetta, come prescritto dal Rito
Romano, baciano con devozione l'immagine di Maria, accendendo candele o
ceri posti avanti ad essa.
Qualunque cosa sia che si racconta di meraviglioso, Maria è sempre
onorata, esaltata, invocata, non anzitutto per se stessa, ma precisamente per i
suoi rapporti privilegiati e incomparabili col Figlio di Dio, fatto Uomo36.
34
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 124.
T. KOEHELER, Dal medioevo ai tempi moderni, cit, p. 91.
36
D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma, pp. 24-26.
35
35
Sempre nel Medioevo si compongono monografie mariane su temi
specifici, quali la verginità e l'immacolato concepimento, si afferma il genere
biografico con la descrizione dei miracoli attribuiti alla Madonna e si
moltiplicano le preghiere a Maria.
Il grande cantore del Medioevo resta Bernardo di Chiaravalle (10901153) la cui devozione a Maria si traduce in accenti di squisito amore. Maria
guida Bernardo alla penetrazione delle profondità di Cristo, è alla sua
protezione che si affida nei momenti lieti e nei momenti tristi della vita:
"Maria è la stella luminosa che rischiara non solamente la
vita degli uomini, ma il mondo intero. Tutto il mondo
risplende a causa della luce verginale che si sprigiona
dalla persona gloriosa della Vergine.37".
Dopo Bernardo giunge la scuola francescana, con la sua devozione
affettiva e popolare che tocca nel profondo i sentimenti del cuore umano.
Sono stabilite altre feste in onore di Maria e il tema della compassione
acquisito dai fedeli diede origine tra l'altro alla festa dell'Addolorata, il 15
settembre.
L'argomentazione mariana si trova anche nei trattati di teologia: san
Tommaso d'Aquino (m.1274) la inserisce nella sua ‘Summa’, alla parte terza;
Duns Scoto (m.1308) tratta di Maria nei suoi corsi teologici presso Oxford e
37
A. PIZZARELLI, La presenza di Maria nella vita della Chiesa, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo
1990, p. 95.
36
Parigi, la venerazione propria dei padri domenicani in sant'Antonino Pierozzi
(m.1459) arcivescovo di Firenze che dedica a Maria quarantatré capitoli della
sua ‘Summa moralis’38.
Molti sono gli Ordini religiosi sorti in questo periodo (XIII-XIV secolo)
che vedono Maria all'origine della loro fondazione: Servi di Maria,
Mercedari, Carmelitani. Nell'Ordine di san Benedetto è interessante il
rinnovato interesse verso la vergine mai menzionato dal suo fondatore, ma
che i ‘cistercensi’, ramo benedettino, palesano ritenendosi veri e propri
‘Cavalieri’ della Vergine.
Il culto della Beata Vergine occupa nell'Ordine di san Domenico un
posto singolare tanto da attribuire alla Vergine l'origine dell'Ordine. A
svelarlo è proprio Santa Caterina da Siena per rivelazione ottenuta da Dio
stesso: "Domenico prese l'ufficio del Verbo unigenito mio Figliolo... Egli fu
un lume che io porsi al mondo col mezzo di Maria39".
I Domenicani, il cui carisma è lo studio e la predicazione, onorano la
Vergine. Nell'Ordine nascono le prime congregazioni mariane per la
diffusione della devozione alla Madre di Dio; frutto compiuto dell'impegno
domenicano è la diffusione della pia pratica del santo ‘Rosario’. Anche se la
38
39
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 24.
CATERINA DA SIENA santa, Libro della divina Dottrina, Editrice Laterza, Bari 1928, cap.158.
37
genesi di questa preghiera non può essere attribuita all'Ordine dei predicatori,
la sua struttura e il suo incremento sono dovuti all'opera dei suoi membri tra i
quali spicca san Pio V.
Il XV secolo conosce l'allontanamento dei fedeli dalla Liturgia e
l'incremento delle devozioni private. Il sontuoso periodo rinascimentale
alimenta la degenerazione del superstizioso e miracolistico tanto da conferire
ai riformatori un severo motivo di critica.
Lutero nel commento al ‘Magnificat’, presenta una mariologia molto
ricca40;
"Quanto più cresce la gloria e l'amore di Gesù Cristo tra
gli uomini, tanto più cresce anche la valorizzazione e la
gloria di Maria, perchè ella ci ha generato un Signore e
Redentore così grande e ricco di grazia.41".
Con l'invenzione della stampa i testi mariani circolano più facilmente
conoscendo una larga diffusione. Il movimento della ‘Riforma’ ammettendo
la giustificazione per fede unicamente ad opera di Cristo crocifisso, pone in
ombra il ruolo dei Santi e di Maria, essendo Cristo l'unico mediatore. Il culto
mariano è respinto come idolatrico.
40
B. GHERARDINI, La Madonna in Lutero, Editrice Città Nuova, Roma 1967, (M. Lutero, Commento al
Magnificat 1989, Milano)
41
H. ZWINGLI, Marienpredigt, in Das Marienlob der Reformatoren, hrsg v. Tappoler, Tubingen 1962,
p.238
38
Il Concilio di Trento non s’impegnò espressamente in campo mariano,
tuttavia fu ripetuta la legittimità del suo culto.
L'epoca postridentina conosce il sorgere del cosiddetto ‘movimento
mariano’. Come reazione al protestantesimo, da parte cattolica, inizia ad
affermarsi nei paesi non toccati dalla Riforma, quali l'Italia e la Spagna, un
nuovo ‘slancio mariano42’.
Con intento apologetico (a difesa cattolica) nasce la celebre ‘Summa
mariana’ di Pier Canisio (1521-1597) ‘De Maria Virgine incomparabili’
fortemente voluta da Pio V.
Il gesuita Francisco Suarez (m.1617) è considerato il fondatore della
mariologia sistematica; il suo scopo è di intraprendere una trattazione estesa e
completa circa la Beata Vergine. Suarez tratta dell'aumento della grazia in
Maria, della sua glorificazione e del culto che a Lei si deve riservare.
L'intento principale è quello di colmare il vuoto esistente, nelle opere della
scolastica, tra la dignità di Maria e la brevità dello spazio a Lei riservato nella
teologia, l'urgenza di coniugare predicazione, pietà e teologia con la verità: la
pietà senza la verità è vuota e la verità senza la pietà è sterile e incompiuta.
La conoscenza di Maria è vista in funzione della cristologia, per
comprendere maggiormente il mistero del “Verbo fatto carne” (Gv 1, 1-20).
42
Cfr., R. LAURENTIN, La Vergine Maria, Edizioni San Paolo, Roma 1984, pp. 133.
39
Infine Suarez si propone di superare l'isolamento della mariologia nella
teologia affermando che dopo la conoscenza di Dio deve seguire quella di
Maria.
E' con il teologo siciliano Placido Nigido (m.1640 circa) che è coniato
il termine ‘mariologia’. La sua opera principale è la ‘Summa sacrae
mariologiae pars prima’, del 1602. Il suo proposito è di congiungere la
mariologia alla divina teologia: egli opta per una trattazione separata dicendo
che il soggetto di questa dottrina è la Beata Maria perché in certo modo
insigne riferimento a Dio. Partendo dal dato biblico-dogmatico i testi di
mariologia intendevano presentare soprattutto i privilegi di Maria, dovuti per
la singolare elezione della Vergine Madre per concludere alla realtà effettiva
di tali proprietà esclusive43.
Si accentuano il desiderio di una maggiore conoscenza della Vergine e
un rinnovato impegno nella pratica del culto in suo onore.
*** 18 luglio 1656! Una data fatidica nella storia religiosa e civile della Città
di Corato.
43
BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.30.
40
Il 18 luglio 1656 deve considerarsi un'autentica apparizione mariana, per di
più, impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce che ritrae
l'effige di Santa Maria Greca per la venerazione costante del popolo fedele.
Di secolo in secolo, di generazione in generazione, i Coratini si sono
trasmessi questa data, legata a manifestazioni di singolare pietà materna della
Madonna verso il popolo, che La invocava in un momento di gravissima
tribolazione, quale fu la peste, che in quell'anno mieteva vittime innumerevoli
in tutto il Regno di Napoli44. ***
Il domenicano Vincent Contenson (1641-1674), nella sua ‘Theologia mentis
et cordis’, colloca il discorso su Maria a coronamento del trattato
sull'Incarnazione descrivendo le prerogative mariane, sia quelle riguardanti la
natura sia quelle riguardanti la grazia45.
Dopo questi autori si assiste alla fioritura di numerosi trattati che
presentano i privilegi di Maria; la loro impostazione segue da una parte lo
spirito polemico di risposta cattolica alla Riforma, dall'altra, contro il
razionalismo e il soggettivismo, la contemplazione delle meraviglie operate
da Dio nella sua più alta creatura.
44
Cfr. Reginaldo G.M. Addazi Arcivescovo di Trani-Nazareth e Barletta, 11 febbraio 1956, Trani, Notizie
storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della
omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA Bari-Roma.
45
Cfr. S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987, pp.
19-29.
41
Per avere un'idea dell'enfasi mariana del XVIII secolo basterebbe
guardare l’opera di L.A. Muratori ‘Della regolata devozione dei cristiana’. In
essa è descritta la fede del popolo che vede in Maria una santità tale da non
poter essere equiparata neanche a quella di tutti i santi messi insieme, ed
esalta le ineffabili virtù della Vergine.
L'opera si propone di condannare gli abusi e gli eccessi della devozione
popolare che vede in Maria a livello della sfera divina non assolvendo il suo
ruolo di rimandare a Dio: l'ossequio verso la Vergine deve condurre a
venerarla e non già ad adorarla. Maria appare accanto al Figlio con le stesse
prerogative; anzi, a volte la clemenza della madre supera persino quella del
Figlio.
Sant'Alfonso de Liguori con l'opera ‘Le Glorie di Maria’ (1750)
raggiunge la più alta tiratura tra gli scritti mariani di tutti i tempi.
De Liguori scrive: "L'Eterno Padre ha dato al Figlio l'officio di giudicare e
punire, ed alla Madre l'officio di compatire e sollevare i miserabili.46".
Il XIX secolo, raccogliendo le richieste della Rivoluzione francese,
vede sorgere una certa corrente idealistica che partendo da presupposti
razionalistici minaccia di distogliere l'uomo dalla contemplazione del
trascendente per risolversi nell'immanente.
46
ALFONSO M. DE'LIGUORI santo, Le glorie di Maria (1750), Edizioni Paoline, Roma 1954, p.25.
42
Nonostante il tentativo operato dagli ideali rivoluzionari francesi (e non
solo) di convertire la fede alla ‘dea ragione’ il secolo XIX si caratterizza
come il secolo dell' ’Immacolata Concezione’ conoscendo un rinnovato
sviluppo della dottrina e della pietà mariana. Alla proclamazione solenne di
questo dogma (Bolla pontificia ‘Ineffabilis Deus’ dell' 8 dicembre 1854 di
Pio IX) seguirà un periodo fecondo di produzione e di riflessione mariana
favorite per di più dalle straordinarie apparizioni di Rue du Bac (1830), la
Salette (1846), Lourdes (1858) e dalla nascita di numerose congregazioni.
Santi come il Curato d'Ars e Giovanni Bosco conoscono interventi
straordinari di Maria, e la presenza e l'azione di questi santi si pongono come
segno di contraddizione verso il dilagante pensiero razionalista (positivista).
Nel 1842 è scoperto il “Trattato della vera devozione alla Santa
Vergine” di san Luigi Grignion de Monfort, che in breve diffuso nelle
principali lingue e in varie edizioni, anima la devozione mariana in tutti i
settori della Chiesa.
Sulla Cattedra di Pietro si succedono pontefici quali Pio IX, Leone
XIII, Pio X, Pio XI che rafforzando la dottrina mariana ne propagano il culto
con la diffusione del ‘Rosario’.
Il secolo XX è il secolo della mariologia scientifica: appaiono
numerose trattazioni che preparano la definizione dogmatica dell'Assunta
43
(Pio XII con la Costituzione Apostolica ‘Munificentissimus Deus’ del 1°
novembre 1950, ha dichiarato solennemente l'Assunzione di Maria come
dogma di fede), si celebrano congressi mariologici, il 1954 è salutato come
‘anno mariano’ durante il quale Pio XII consacra il mondo al ‘Cuore
Immacolato di Maria’47.
1.4. DAL CONCILIO VATICANO II AD OGGI
Dal dogma dell'Assunta (1950) in poi la fioritura dei trattati di
argomento mariologico è a dir poco impressionante, sia sul piano più
propriamente teologico, sia in rapporto al culto di Maria. Partendo dal dato
biblico-dogmatico, questi testi intendevano presentare soprattutto i privilegi di
Maria.
"L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perchè ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata"
(Lc 1,46-48)
La mariologia simbolica ‘mette insieme’ Maria con noi proprio a
partire dall'elezione del tutto gratuita con cui l'Eterno si è relazionato a lei.
Perciò resta determinante il riferimento del simbolo alla verità del dato
47
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 130.
44
biblico, alla sobria densità del racconto originario e normativo per la fede.
L'approccio simbolico non è concorrente o alternativo rispetto a quello
narrativo storico-critico, ma dipende da esso, sviluppandone l'efficacia48.
La lettera e lo spirito non si oppongono nel discorso di fede sulla madre
del Signore: anche in questo senso Maria sta, anima e corpo, fra l'antica e la
nuova legge, 'sicut aurora diei et noctis49’.
E' proprio la mariologia quale ‘frutto’ dell'epoca moderna che reagendo
ai riduzionismi protestanti (riflesso della polemica protestante) finisce per
‘separarsi’ pur di celebrare "la dignità grandissima, i costumi eccellentissimi,
l'ammirabile vita e grazia della beatissima Vergine".
Si pongono così le premesse per uno sviluppo della riflessione e della
pietà mariana sempre meno controllato dalla sobrietà del dato biblico e dal
rigore del concetto: mentre la teologia scolastica, sollecitata da intenti
apologetici e polemici, andava muovendosi sempre più sul terreno
dell'interlocutore
illuminista,
diventando
"completamente
prigioniera
dell'arido razionalismo della neoscolastica" e perciò non più "in grado di
soddisfare le energie emozionali dell'uomo", il popolo fedele si mise in cerca
"di una creatura umana, in compagnia della quale poter percorrere la difficile
48
BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, pp. 11; 17.
"Dicendum quod beata Virgo fuit confinium veteris et novae legis, sicut aurora diei et noctis": san
TOMMASO, In IV Sent., d.30, q. 2, a. 1, sol. 1, ad 1.
49
45
via che porta a Dio. Chi altri se non la Madre di Dio, che è una creatura
umana piena e perfetta? I tratti che si rifiutavano a Gesù vennero a poco a
poco trasferiti a Lei. Le si ascrissero tutti i privilegi e tutte le prerogative
immaginabili. La sua figura venne a identificarsi sempre più con quella del
Figlio, anzi talvolta dava addirittura l'impressione di velarla50".
Accanto alla Madre di misericordia ‘rifugio dei peccatori’, il Cristo
appariva come il giudice giusto e severo: "Gesù vuole condannare, Maria
vuole salvare. In Gesù troviamo la giustizia, in Maria la bontà51".
Il rinnovamento teologico del XX secolo, sotto la spinta dei vari
movimenti - biblico, patristico, liturgico, ecumenico -, reagisce contro questa
impostazione enfatica della mariologia per approdare all'elaborazione del
capitolo VIII della Costituzione Lumen Gentium52.
Il ritorno alle fonti bibliche, patristiche e liturgiche suscita l'esigenza di
una riflessione su Maria più fedele al dato normativo della Scrittura, più
attenta alla totalità della storia della salvezza, più legata alla solidità oggettiva
della pietà liturgica rispetto al soggettivismo delle devozioni private. Il
rinnovamento ecclesiologico spinge a situare la vergine Madre nel mistero
della Chiesa, non al di sopra o al di fuori di esso, ma in esso e per esso.
50
W. BEINERT, Parlare di Maria oggi?, Edizioni San Paolo, Catania 1975, 17s.
E. BINET, Le grand chef d'oeuvre de Dieu ou les perfections de la Sainte Vierge, Ed. A Le Clère, Paris
1855, 673.
52
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 24-27.
51
46
A seguito delle affermazioni dogmatiche su Maria (1950), la mariologia
va ripensata nel contesto generale della fede trinitaria, relativamente al
disegno e all'iniziativa del Padre, alla missione del Figlio e all'azione dello
Spirito Santo, proprio all'interno di una rinnovata coscienza storica del
cristianesimo53. E' significativo che il capitolo VIII della Lumen Gentium si
apra e si chiuda con un riferimento trinitario54 (cfr. nn. 52-69).
Senza dubbio il Vaticano II costituisce per la mariologia un momento
importante della sua storia in quanto, come già abbiamo accennato, la fa
uscire dall'isolamento leggendola e impostandola in modo nuovo.
L'elaborazione del testo conciliare ‘Lumen Gentium’ fu travagliata e sofferta,
la sua gestazione durò quattro anni.
Un primo schema distribuito ai vescovi nel 23 novembre 1962 con il
titolo ‘La beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre degli uomini’
accentuava gli aspetti che fondavano i privilegi mariani con scarsi riferimenti
alla Scrittura. Uno schieramento nutrito di vescovi si oppose, impugnando il
testo, e chiedendo l'inserimento dello stesso nella Costituzione della Chiesa
(LG). L'atmosfera restava pesante, tesa, e il voto che seguì mostrò
l'Assemblea divisa in due parti presso a poco uguali.
53
54
S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987, 38ss.
BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.34.
47
Si dovette elaborare un nuovo schema che tenesse conto delle due parti
cercando di non urtare le rispettive sensibilità. Furono incaricati padre Balic e
mons. Philips che redassero il testo con il titolo ‘De Beata Maria Virgine
Deipara in mysterio Christi et Ecclesiae’.
Nella votazione Conciliare, per una esigua maggioranza di voti rispetto
al 'quorum' richiesto, prevalse l'assenso della Commissione teologica di
incorporare il testo mariano come conclusione dello schema conciliare sulla
Chiesa ‘Lumen Gentium’. Il testo fu proclamato il 21 novembre 1964 con
l'insieme della Costituzione Lumen Gentium, della quale forma il capitolo
VIII. Ci troviamo quindi a partire da questa data, di fronte ad un documento
della Chiesa55.
La mariologia si trovava così inserita, e non isolata, nel mistero di
Cristo e della Chiesa 56 . Il nuovo testo risultava, inoltre, più biblico,
ecumenico ed ecclesiologico: ‘Intimamente congiunta con la Chiesa’ (LG
n.63).
Secondo il Concilio, Maria è chiamata a svolgere un ruolo significativo,
nella vita e nella missione della Chiesa storica, fino al giorno del suo
compimento escatologico. Maria continua a esercitare, per volontà di Dio,
55
G. PHILIPS, XX sec. Vaticano II e i suoi prolungamenti, cit. p.142, Libreria Vaticana Roma.
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 131-132 (cfr. Il Vaticano II,
erede e interprete autentico della tradizione, legge la relazione intercorrente tra Maria e la Chiesa nell'ottica
del mistero di Cristo che le unisce entrambe) p.133.
56
48
nella Chiesa, la stessa opera materna che compì a riguardo di Gesù e con Lui,
a favore dei redenti.
Maria è figura di speranza della Chiesa nella fede, nella carità nella
perfetta unione con Cristo.
La Chiesa ancora pellegrina sulla terra, non è ancora arrivata al suo
pieno compimento, per cui guarda a Maria come Colei che ha raggiunto la
perfezione. Nella lotta contro il peccato, i fedeli "innalzano gli occhi a Maria,
la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti"
(LG n.65). La Chiesa guardando a Maria penetra sempre più "nell'altissimo
mistero dell'incarnazione" (LG n.65). La stretta relazione tra Maria e Cristo
non può essere disgiunta, tanto che si può serenamente dire che il mezzo per
riconoscere la vera devozione a Maria è il vedere fino a che punto essa
conduce al Signore. E’ anche vero che la devozione a Gesù porta a Maria: "A
sua volta la Chiesa, mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più simile alla
sua piccola eccelsa figura (Maria), progredendo continuamente nella fede,
speranza e carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina Volontà"(LG
n.65).
49
Gli sviluppi post-conciliari della mariologia sono stati segnati da due
importanti interventi magisteriali: l'Esortazione apostolica ‘Marialis cultus’
di Paolo VI57 e l'Enciclica ‘Redemptoris Mater’ di san Giovanni Paolo II58.
Attraverso l'esortazione apostolica 'Marialis cultus' Paolo VI riporta la
Chiesa a un certo risveglio mariano sia nell'ambito della teologia sia in quello
della pietà. Sono tre le vie illustrate dal papa: rinnovamento, recupero,
confronto culturale. Il culto mariano è inserito nella visione liturgica culturale
con note trinitarie (nn.25-28) e antropologiche (nn.56-58).
Si legge al n.67 della ‘Lumen Gentium’:
"La Liturgia costituisce una regola d'oro per la
pietà cristiana; osservando, infine come la Chiesa, quando
celebra i sacri misteri, assuma un atteggiamento di fede e
di amore simili a quello della Vergine, comprendiamo
quanto sia giusta l'esortazione del Concilio Vaticano II a
tutti i figli della Chiesa, perchè promuovano
generosamente il culto, specialmente liturgico, della beata
Vergine59".
Paolo VI rivaluta gli esercizi di pietà tradizionali quali l'’Angelus’ e il
‘Rosario’ (nn.40-55).
57
2.2.1974: abbr. MC. Già prima Paolo VI era intervenuto sul tema mariano con l'Esortazione Apostolica
Signum Magnum, del 13.5.1967, che può considerarsi un commento pastorale a LG VIII, con una peculiare
accentuazione degli aspetti Maria Madre della Chiesa e modello di ogni virtù, Editrice Libreria Vaticana,
Roma.
58
25.3.1987: abbr. Redemptoris Mater, Editrice Libreria Vaticana, Roma.
59
PAOLO VI, Marialis Cultus, Esortazione apostolica sul culto della Vergine Maria, 2.2.1974, Editrice
Libreria Vaticana, Roma.
50
Il ricco magistero mariano di san Giovanni Paolo II si pone in
continuità con gli insegnamenti del Concilio e di Paolo VI.
L'entusiasmo pervade il cuore dei fedeli quando nel discorso iniziale,
alla sua elezione pontificia, affida incondizionatamente il suo ministero nelle
mani premurose di Maria e con devozione filiale, si dona con il motto: ‘Totus
tuus’, tanto da caratterizzarlo come uno dei papi più mariani della storia
cristiana.
L’Enciclica ‘Redemptoris Mater’ (marzo 1987) è rimeditazione
dell'intero messaggio del capitolo VIII della ‘Lumen Gentium’ in chiave
teologico-spirituale, con una forte concentrazione biblica: nella prima parte
Maria è la giovane donna d'Israele nel Mistero di Cristo (nn. 7-24), poi in un
secondo momento Ella si pone al centro della Chiesa in Cammino (nn. 2538), per sottolineare infine la sua mediazione materna (nn. 38-50).
La novità rispetto al Concilio sta nella forte accentuazione della
dimensione storica: non solo Maria è colta nel suo itinerario di fede "avanzò
nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio
fino alla Croce": (cfr. Redemptoris Mater 2), ma è anche vista presente in
modo ‘attivo ed esemplare’ (n.1) nel cammino storico della Chiesa (cfr. n.
47).
51
Il papa polacco devotissimo all’Immagine della SS. Madre Maria
venerata nella Basilica di Czestochowa, indìce un anno solare dedicato a
Maria. Maria a sua volta percorre i sentieri della storia e della vita dei suoi
figli e con il suo regale mantello protegge san Giovanni Paolo II nell'attentato
avvenuto in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981, giorno in cui si ricorda
l'apparizione della Madonna a Fatima, luogo in cui lo stesso pontefice si
recherà poi, pellegrino per ‘grazia ricevuta’.
La chiave di lettura dell'Enciclica è la peregrinazione nella fede di
Maria che ci fa percepire come la vita cristiana sia una vita segnata da diverse
tappe vissute esemplarmente già da lei. Il pellegrinaggio della fede come
itinerario di fede è quindi l'elemento caratteristico e peculiare dell'Enciclica
mariana di san Giovanni Paolo II60.
Si comprende sempre più chiaramente che l'autonomia del discorso di
fede sulla Madre del Signore non può essere che relazionale: non si può
parlare di Maria senza parlare della Trinità, del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo, dell'uomo e della Chiesa, della storia e dell' ‘èschaton’.
All'incrocio delle varie vie di approfondimento del mistero cristiano si
incontra Maria, il luogo dell'avvento del Figlio di Dio fra noi.
60
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 139.
52
Nella totalità del mistero della salvezza il termine è Cristo, cuore,
norma e principio della redenzione; Maria è passaggio, che, lungi
dall'oscurare o dal frapporre ostacolo, facilita la strada, rende più
concretamente accessibile il fondamento. Un cristianesimo senza Cristo è
impensabile; una mariologia che velasse o diminuisse Cristo sarebbe
inaccettabile; ma un cristianesimo senza Maria è impoverito di un dato
biblico-dogmatico prezioso61.
61
BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.37.
53
CAPITOLO SECONDO
LA PIETA’ POPOLARE MARIANA
2.1. MARIA NELLA LITURGIA
La Liturgia Cattolica è il culto pubblico e ufficiale della Chiesa; in essa
la Chiesa vive e mostra la sua fede, vive e mostra anche la propria vita, e
mentre offre, prega, consacra, perdona, propizia o benedice, per mezzo della
continua celebrazione dei divini misteri, la parola, l'opera e il sacerdozio di
Cristo stesso. La comunità ecclesiale, mentre celebra il culto e partecipa alla
sua celebrazione, "professa la sua fede" con parole e cerimonie, "è attratta a
Dio e unita con Lui".
La Liturgia, l'insegnamento del magistero ordinario, la ‘lex credendi’, è
una fonte importantissima della fede cristiana che giorno per giorno si
professa, non soltanto dai ministri della Chiesa, ma anche dalla bocca di
migliaia e milioni di fedeli.
Per mezzo delle feste e delle solennità la Liturgia mantiene viva nella
coscienza dei fedeli la fede tradizionale ‘sensus fidelium’. Essa pur
conservativa e tradizionale, va di pari passo con tutte le definizioni, con tutti i
decreti di fede, di modo che tutte le decisioni dottrinali, emanate dalla Sede
54
Apostolica, trovano il loro riflesso anche nelle feste e nelle forme e formule
liturgiche. La Liturgia, inoltre, offre una sicura norma per la vita veramente
cristiana; i suoi testi provengono da un’esperienza bimillenaria; essi
contengono il ‘depositum fidei’, il patrimonio di fede, ispirato e custodito
dall'assistenza dello Spirito Santo, che vive nella Chiesa.
Ogni gesto e atto è precisato o approvato dalla Sede Apostolica e
formalmente appoggiato sull'autorità della Chiesa e da essa regolato; perciò
non può esservi dubbio che la Chiesa nella sua Liturgia esprima anche le
verità più profonde sulla persona e sull'opera di Maria Santissima, e precisi
le norme secondo le quali intende che Maria nel pubblico suo culto sia
celebrata o festeggiata.
La Vergine Maria occupa, nella teologia e nella prassi del culto
cristiano, un posto del tutto singolare. I secoli hanno fatto a gara
nell'innalzare a Maria, attraverso il linguaggio liturgico e quello del cuore,
inni, canti, preghiere varie che fanno parte integrante della fede e della cultura
dei popoli cristiani.
Da secoli la Chiesa stessa indica perciò, il modo del culto Mariano e
conduce per mano i fedeli nella via giusta ‘lex vivendi’.
55
Il
movimento
Mariano
contemporaneo,
cercando
solide
basi
scientifiche per le sue pratiche e dottrine, non può tralasciare l'insegnamento
solido e sicuro della Liturgia.
La dottrina Mariologica nella Liturgia, resa oggi possibile a causa delle
numerose pubblicazioni sia delle fonti sia di parecchi documenti della
tradizione letteraria liturgica, fornisce con dovizia considerevoli elementi
positivi, atti ad essere pietre preziose per la costruzione dell'edificio Mariano
liturgico.
L'attuale ordinamento dell'anno liturgico è stabilito dal ‘Calendarium
romanum’, promulgato da Paolo VI il 14 febbraio 1969 e pubblicato il 21
marzo dello stesso anno. Lo sfondo del nuovo calendario è offerto dalla
‘Sacrosantum Concilium’ ai nn. 102-111: centralità del mistero pasquale;
valorizzazione della domenica; preminenza temporale sul santorale;
comunque le feste di Maria e dei santi non devono essere considerate in
opposizione al primato del mistero di Cristo, anzi in esse è proclamato e
rinnovato il mistero pasquale del Cristo62.
Tra le ‘fonti primarie’ ci sono i libri liturgici ufficiali della Chiesa (il
Messale, il Breviario, il Rituale, il Martirologio, il Pontificale).
62
C. BRAGA, De anno liturgico et calendario generali instauratis, in EL, 83 (1969), pp.183-201; R.
FALSINI, La riforma del calendario liturgico, in RPL, 8 (1970), pp.117-124; P. JOUNEL, Il nuovo
calendario, in RL, 57 (1970), pp. 273-283.
56
Merita un'attenzione particolare la ‘Collectio missarum de Beata Maria
Virgine’ (= Messe della beata Vergine Maria) e il rispettivo lezionario,
pubblicati nel 1987, che contiene 46 formulari di messe, distribuiti nei diversi
tempi dell'anno liturgico. Sono formulari destinati ai santuari mariani e alle
comunità ecclesiali che desiderano celebrare con maggior varietà di testi la
memoria di santa Maria ‘in sabato63’.
Alcuni libri, di valore relativo e limitato, hanno semplicemente
un’importanza locale (specifici di una Chiesa o di una Diocesi), ma sebbene
d’interesse ridotto assumono una grande importanza storica e contengono le
usanze di diversi secoli o di popoli interi.
Non mancano autori, iniziando dai Santi Padri della Chiesa (primi
secoli d.C.) fino ad oggi, che sempre con entusiasmo e con vari risultati e
metodo hanno studiato e studiano la questione mariologica secondo i vari
documenti liturgici.
Notissimi sono i trattati e le monografie sulle ‘feste mariane’; ci sono
studi sui vari Santuari, sui pellegrinaggi, sulle statue o celebri immagini della
Vergine; sulla storia e il significato delle Benedizioni, che sono impartite in
onore di Maria Santissima; esiste poi una letteratura che spiega l'origine, lo
sviluppo e l'uso di Antifone Mariane, dell'Ave Maria, degli Inni liturgici.
63
M. AUGE', Liturgia, Edizione San Paolo, Torino 1992, p. 300.
57
Studi critici e scientifici recenti, spiegano l'origine, la storia e il
significato delle formule liturgiche, delle Orazioni, dei Responsori, delle
Lezioni che esprimono una sintesi dogmatica del testo liturgico a riguardo
della Verginità e Maternità di Maria; altri testi dimostrano Maria come
Regina, Corredentrice, Mediatrice, ecc.
Non sono mancati, nell'arco della storia, abusi ed eccessi mentre
l'aumentata sensibilità ecumenica ha fatto vedere, a molti, la necessità di una
rifondazione del culto mariano.
Va subito precisato che il problema della natura del culto mariano, non
va identificato con i pellegrinaggi, la devozione verso le immagini e tutte le
altre manifestazioni e onori che sono tributati alla SS. Vergine:
"Il significato e l'importanza della devozione
mariana stanno nella capacità di stabilire il rapporto con
Dio. La vera spiritualità mariana non consiste tanto nel
pregare Maria, ma nel pregare come Maria ‘lex
orandi’64".
Il culto dei santi, nella Chiesa universale, è apparso fin dagli albori
della sua stessa esistenza. La Chiesa percepì immediatamente il valore di tale
pratica che trova il suo fondamento non tanto in una commemorazione
formale, quanto nella chiara percezione dell'unità del corpo di Cristo: Capo e
membra sono una sola cosa; la salvezza ha una dimensione comunitaria nella
64
W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo
1987, p.16.
58
quale il singolo ne entra a far parte in maniera vitale. L'imitazione del Cristo
passa attraverso l'esperienza concreta di molti uomini che si sono messi alla
sua sequela, realizzando mirabilmente il programma evangelico. La Chiesa
non solo addita i santi come modelli ma tributa ad essi un particolare culto.
"...L'idea di un'intercessione dei santi promana dalla
finalità missionaria della Chiesa, che deve testimoniare al
mondo con le parole e con i fatti l'amore di Dio. Nella
misura in cui tale amore ci è stato partecipato in Gesù
Cristo, esso è e rimane un amore umano. E siccome Gesù
in quanto Messia possiede un popolo messianico, tale
amore è sempre anche comunitario... L'amore di Dio e
l'amore del prossimo non sono due atti nettamente distinti:
mentre amiamo Dio amiamo anche il prossimo; e mentre
ci rivolgiamo al prossimo, ci rivolgiamo anche a Dio. Chi
pertanto onora Dio attraverso Cristo e lo ama attraverso
tale onore, onora e ama nel contempo quegli uomini che
gli appartengono in misura piena65".
Innalzata al di sopra di tutti i santi, la Vergine Maria è presentata come
'tipo' e 'modello' della Chiesa, sua figura e realizzazione escatologica.
Il culto che la comunità dei credenti tributa a Maria è duplice: di ‘imitazione’
e di ‘venerazione’.
L'imitazione di Maria passa attraverso la sua donazione di fede, che è
risposta globale e coinvolgente alla volontà di Dio. Maria è già lodata da
65
W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo
1987, pp. 43-44.
59
Elisabetta per la sua fede (cfr. Lc 1,45) una fede che in Lei rappresenta il
paradigma del suo pensare e del suo operare.
L'imitazione di Maria passa attraverso la venerazione. Il culto consiste,
sostanzialmente, nel rivolgersi a Dio attraverso forme e modi congeniali
all'uomo. Il culto cristiano si qualifica come adorazione in "spirito e verità"
(Gv 4,23) del Padre, nel Figlio per lo Spirito Santo: esso ha, quindi, una
dimensione trinitaria66.
Le forme e i modi del culto a volte rasentano la magia e la superstizione
e non sempre sono teologicamente fondati perchè obbediscono più a dei moti
affettivi ed emozionali che alle esigenze genuine della fede.
La devozione mariana deve muovere, innanzitutto, da una sana ed
equilibrata conoscenza mariologica. Deve corrispondere alla struttura
trinitaria del culto cristiano e deve mirare alla lode di Dio:
“E' volontà della Chiesa cattolica che in tale culto, senza
che sia attenuato il carattere singolare, sia evitata con
ogni cura qualunque esagerazione che possa indurre in
errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della
Chiesa cattolica, e sia bandita ogni manifestazione
culturale contraria alla retta prassi cattolica. Infine
essendo connaturale al genuino culto verso la beata
Vergine che ‘mentre è onorata la Madre... il Figlio sia
debitamente conosciuto, amato, glorificato’, esso diventa
via che conduce al Cristo, fonte e centro della comunione
66
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 193 -197.
60
ecclesiale, nel quale quanti apertamente confessano che
egli è Dio e Signore, Salvatore e unico Mediatore (cfr. 1
Tm 2,5), sono chiamati ad essere una sola cosa tra loro,
con Lui e con il Padre nell'unità dello Spirito Santo (MC
32).”.
Abbiamo potuto constatare che il Vangelo rappresenta il punto di partenza del
culto mariano. Anche l'archeologia può venire in nostro aiuto per capire la
dinamica storica del fenomeno culturale mariano. Gli scavi recentemente
eseguiti a Nazareth hanno riportato alla luce i resti di una sinagoga giudeocristiana anteriore al IV secolo sul sito della casa di Maria. Vi è poi un’antica
iscrizione risalente al II secolo, dove si legge "Rallegrati, Maria". Più
sorprendente ancora il ritrovamento di un'iscrizione aramaica databile persino
alla fine del I secolo, dove Maria è chiamata "seno" dal quale è scaturito il
"pozzo" della nostra salvezza cioè Cristo. Il culto più antico tributato alla
Vergine appare così intimamente unito a quello di Cristo67.
In terra egiziana è stato ritrovato il famoso papiro contenente il "Sub
tuum praesidium" e un amuleto con la seguente invocazione:
"Madre di Dio, pura, immacolata, senza macchia,
Madre di Cristo, ricordati chi ti ha detto queste cose.
Guarisci nuovamente colei che porta [questo amuleto],
Amen.68".
67
68
Cfr. J. GALOT, "Nato dalla Vergine Maria", in Civiltà Cattolica, 1984 cit., p.12.
Cfr. M.G. BESUTTI, Maria nel culto, cit., in Sacra Doctrina 1973, p.288.
61
Alla fine del III secolo molte formule liturgiche sono già fissate e fino
al Concilio di Calcedonia il culto mariano conosce, grazie alle vicende
cristologiche, il suo pieno inserimento nella teologia.
Dal V secolo in poi assistiamo al diffondersi del ricorso personale a
Maria, della venerazione alle sacre immagini e la prassi del pellegrinaggio.
Durante il periodo medioevale sono composte le famose antifone mariane:
‘Ave maris stella’ (X secolo), ‘Salve Regina’, ‘Alma Redemptoris Mater’ (XI
secolo).
Nella fase di passaggio dal medioevo al rinascimento la pietà mariana è
sviluppata nell'ambito dei nuovi Ordini mendicanti. La salutazione angelica
inizia a diffondersi e prende corpo la preghiera del ‘Rosario’, assistiamo a un
prodigioso fiorire di titoli mariani e di confraternite.
E' proprio nel XV secolo che in Italia sorgono il maggior numero di
santuari mariani. Nel 1531 la Vergine appare a un indio in Guadalupe
(Messico) da dove si svilupperà un culto, i cui effetti si notano ancor oggi,
che ha fatto del santuario messicano uno dei più importanti e famosi del
mondo.
Dopo la Riforma protestante una nuova fase si apre per il culto
mariano. Il campo mariologico e quello della ‘presenza reale’ di Cristo
62
nell'Eucaristia, sono attaccati dalla polemica. Da parte cattolica si vuole
difendere l'onore di Maria marcando l'aspetto dei suoi privilegi.
Aumentano a dismisura il numero delle confraternite dedicate a Maria e
la produzione letteraria aumenta pur contrastata ferocemente dagli ideali della
Rivoluzione francese.
Le apparizioni, le proclamazioni solenni caratterizzano l'epoca
successiva fino ad arrivare all'auspicata riforma liturgica voluta dal Concilio
Vaticano II che troverà nella ‘Marialis Cultus’ di Paolo VI la sua più
compiuta formulazione69.
Il Magistero contemporaneo ha auspicato una ‘generosa promozione’
(LG 67) del culto mariano e un ‘corretto sviluppo’ di esso (introd. alla MC).
La presenza di Maria nella Liturgia trova la sua giustificazione nella
‘Sacrosantum Concilium’ al n.103:
“Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri
di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore
Maria SS., Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con
l'opera della salvezza del Figlio suo: in Maria ammira ed
esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei
contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò
che essa, tutta, desidera e spera di essere”.
69
Cfr. I. CALABUIG, Il culto della beata Vergine Maria: fondamenti teologici e collocazione nell'ambito
del culto cristiano, in AA.VV., Maria nella Chiesa in cammino verso il duemila, Roma 1989, pp.185-313;
J. CASTELLANO, (beata) Vergine Maria, in D. SARTORE - M.A. TRIACCA (ed.), Nuovo Dizionario di
Liturgia, Roma 1984, pp. 1553-1580.
63
Il significato delle solennità, delle feste e delle memorie della beata
Vergine va, quindi, ricercato in quell'unico tessuto liturgico che guarda
all'unità del mistero salvifico. "Il fatto che nell'anno liturgico siano inserite
memorie della Vergine pongono in evidenza lo stretto legame che intercorre
fra la Madre e i misteri del Figlio.70”.
2.1.1. IL METODO
La Liturgia, essendo vero culto, istruisce i fedeli alla venerazione di
Maria anzitutto con la preghiera, la lode, la domanda, il ringraziamento, allo
stesso modo con cui una Madre insegna ai propri figli.
Usa tutti i mezzi per rendere viva la sua dottrina, così la Liturgia con i
riti sacri, parla a tutti e ad ogni senso: ci fa vedere solenni cerimonie e
funzioni, diversi riti, paramenti, ornamenti, lumi, fiori ecc., ci fa sentire il
canto, la musica; ci fa parlare, rispondere, cantare, recitare; ci sono
movimenti, processioni, ci sono le feste e le solennità con le loro attrattive e
varietà; che raccolgono soprattutto le formule composte sotto l'assistenza
dello Spirito Santo, preghiere formulate e scaturite dal linguaggio di un cuore,
70
W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo
1987, p.123.
64
che ha sperimentato le varie vicende dell'anima umana, che ha sofferto e
goduto, e che vuol esprimere il suo affetto.
2.1.2. CULTO MARIANO ANNUALE, SETTIMANALE, QUOTIDIANO
Così si è venuto formando con diversi elementi quel magnifico tempio
di Maria quale ci presenta la Liturgia oggi. In essa facilmente si distingue un
triplice modo di culto: quello che si celebra in rare occasioni o annualmente,
quello che si celebra ogni settimana e quello che si celebra ogni giorno.
L'omaggio che la Chiesa rende a Maria annualmente prevede oltre le
feste, le antifone, anche responsori e inni mariani, anche nel Proprio del
tempo, che ricordano e descrivono la parte che ebbe Maria nel Mistero, per
esempio dell'Avvento nel quale ogni giorno ha la sua antifona che parla di
Maria, o del Natale, di Pasqua, ecc...
Nelle Litanie di tutti i Santi che si recitano in tante solennità e occasioni
liturgiche (ordinazione di nuovi ministri sacri, benedizione del fonte
battesimale, iniziazione dei catecumeni, delle Rogazioni, Supplicazioni e
processioni) Maria occupa un posto d'onore.
In onore di Maria Santissima sono poi impartite diverse benedizioni, di
cui il senso e il profondo significato sono spiegati dal testo delle orazioni nel
65
Rituale o nel Pontificale; fra queste è arcinota la benedizione delle medaglie,
degli scapolari, che affermano la speciale protezione della Madre celeste a
tutti coloro che li portano e la invocano con pietà di veri figli.
Per accrescere la devozione a Maria la Chiesa annette anche delle
Indulgenze e diverse preghiere da dirsi in onore della stessa Vergine,
riconoscendo e valorizzando a Lei il culto pubblico.
Le feste maggiori (Immacolata Concezione, Assunzione della Beata
Vergine) sono preparate col digiuno della Vigilia, che da molti fedeli è estesa
liberamente anche ad altre feste (Purificazione, Visitazione, Natività).
Nei tempi liturgici 'forti' quali l'Avvento, il Natale, la Pasqua,
l'Ascensione, nelle celebrazioni festive a Maria è sempre riservata la seconda
orazione della Messa: questo dimostra l'intima unione con la Persona e l'opera
di Cristo suo Figlio.
Moltissime altre manifestazioni dimostrano l'alta venerazione della
Madonna nell'annuale culto liturgico; cosicchè tutto il ciclo cristologico
dell'anno liturgico è insieme ciclo mariologico.
L'omaggio settimanale alla Vergine Maria è il culto sabatino. Meno
solenne delle feste Mariane, ma non meno importante: è uno dei tratti più
66
devoti e più antichi della pietà cristiana. Come la domenica è il giorno del
Signore, così il sabato può definirsi il giorno dedicato a Maria.
Già nel secolo XIII era uso comune consacrare con Ufficio e Messa
propria, il sabato a Maria.
La Vergine Santissima si celebra non soltanto il sabato ma ogni giorno,
anzi in ogni ora canonica la Madre di Dio riceve un omaggio speciale da tutta
la Chiesa.
Oltre alla menzione nel Canone della Messa e alla preghiera dell'Ave
Maria spesso recitata da molti fedeli, nei vari momenti della giornata, oltre al
così detto ‘piccolo Ufficio’ della Madonna, ogni giorno alla fine dei Vespri la
Chiesa si unisce nel ‘Magnificat’ al ringraziamento di Maria, avverando la
sua parola profetica: “Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes
generationes.”.
Nel ‘Confiteor’ riceve la nostra umile confessione ed è implorata quale
prima degli altri Santi per la sua intercessione.
Non si chiude un'Ora dell'ufficiatura liturgica senza il saluto a Maria
con una delle fiduciose antifone Mariane; esse gareggiano tra loro in
tenerezza e profondità, in elevatezza poetica e spontaneità. La ‘Salve Regina’,
poi, è entrata di dominio nella pietà popolare che in essa ha ritrovato la sua
anima di figli, oltre ad essere un capolavoro di confidenza, di supplica, di
67
amore ardente. Sono un continuo proclama della dignità regale della
Madonna.
Con una tale ordinazione del culto divino la Chiesa di Cristo desidera
creare non soltanto un ambiente Mariano, ma dare ancora, a ciascun giorno la
nota caratteristica Mariana, e istruire così i fedeli, che sono salvati, come non
senza Cristo, così anche non senza la mediazione di Maria71.
2.2. LA PIETA’ MARIANA
Il fenomeno della religiosità popolare si presenta come vasto e
complesso; sono molteplici le manifestazioni che connotano il rapporto del
popolo con il trascendente. In un'epoca caratterizzata dallo smarrimento
ideologico, dall'eclissi dei valori, emerge sempre più una domanda di
religiosità che da un lato è ricerca autentica di un senso e di una finalità,
dall'altro rischia di restare intrappolata nella superstizione e nella magia.
Oltre a varie discipline scientifiche che studiano la religiosità popolare
(storia, psicologia, sociologia, antropologia culturale), anche la Chiesa guarda
al fenomeno con molta attenzione facendone oggetto delle sue cure pastorali,
71
D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice, FERRARI, 1944, Roma, pp.
26-30.
68
cercando di interrogarsi su un fatto che spesso sfugge al controllo canonico,
ma soprattutto sforzandosi di capire il senso della religiosità popolare.
Riferendosi a tale religiosità il card. G. Biffi così scrive:
"E' una realtà in sé apprezzabile e degna di ogni
rispetto, perché sani e provvidenziali sono i fattori che
entrano a determinarla, essi sono il naturale senso del
‘sacro’ e lo spirito di fede: l'uno proprio della natura
umana, l'altro conseguente alla Rivelazione di Dio e alla
Redenzione72.".
La religiosità popolare esprime una realtà complessa che nasce e si
caratterizza in base ai vari ambienti culturali ed etnici. Scrive Giuseppe
Agostino:
"Ritengo che termine illuminante per la
comprensione del fenomeno sia di 'pietà popolare'.... La
religiosità popolare è manifestazione, gestualità,
comportamento...73".
La religiosità popolare si esprime innanzitutto come "devozione".
L'atteggiamento "devoto" implica un aspetto personale di affidamento,
fiducia, venerazione, e un aspetto comunitario che si manifesta nel culto
pubblico verso Dio (adorazione) e verso i santi (venerazione). Il santo è visto
nella sua dimensione storica, concreta; la sua testimonianza è sperimentabile,
vera; in lui si può riporre fiducia in tutte le situazioni della vita.
72
G. BIFFI, La religiosità popolare tra manifestazione di fede ed espressione culturale, Edizione EDB,
Bologna 1988, p.7.
73
G. AGOSTINO, Pietà popolare, Rubbettino Editore, R.Calabria 1987 in S. DE FIORES - S. MEO (ed.),
Nuovo Dizionario di mariologia, Edizioni San Paolo, cit., p. 1112.
69
Aspetto essenziale della religiosità popolare è anche la ricerca di
protezione, in altre parole il popolo vuole, dalla religione, la soluzione ai suoi
problemi, essa si esprime in una relazione di contratto: il famoso "do ut
des74".
Si tratta di novene, sacrifici, ex voto, pellegrinaggi, viaggio scalzo,
offerte, ceri ecc. Una volta ottenuto ciò che si è chiesto, tutto è finito.
Scrivono i vescovi della Campania:
"il santo è visto in maniera quasi pagana; presiede
ai vari avvenimenti della vita; è il talismano che ognuno
porta con sé con superstiziosa fiducia; è l'amico alleato
contro le forze del male e contro le ingiustizie sociali...
Anche alla base di tanti pellegrinaggi ai santuari della
nostra regione si nota un assillante desiderio di protezione
e di rassicurazione da parte dei pellegrini che non hanno
altre scelte sul piano economico, politico e sociale.75".
Ultimo aspetto della religiosità popolare è il suo carattere festivo. La
festa ne costituisce il cuore e, in essa, il popolo esprime se stesso come
protagonista. Le feste popolari, contrariamente alla composita liturgia, sono
esplosione di fantasia e creatività, interrompono il ritmo monotono del
quotidiano immettendo in una dimensione di gioia e di svago.
74
M.M. PEDICO, La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, p. 16.
PAOLO VI Lettera pastorale Il culto popolare e la comunità cristiana, in "Il Regno-documenti", 19 (Roma
1974), p. 122.
75
70
La pietà mariana trova una specie di naturale inserimento nella pietà
popolare. Maria è percepita dal popolo cristiano, ovunque e sempre, con un
‘sensus fidei’ essenziale e un intuito del cuore, immediato.
Il culto della Vergine, nella pietà popolare è legato a luoghi, appellativi,
immagini, preghiere.
La Vergine è una presenza viva, forte, esemplare e misericordiosa, tutta
volta a condurre a Cristo. Il popolo lo avverte così e con Lei intesse un
dialogo confidenziale e filiale.
2.2.1. MARIA DAL POPOLO NON È STUDIATA, MA PREGATA
Nel popolo prevalgono la ricchezza affettiva e il valore intuitivo, e non
i ragionamenti e le conclusioni astratte:
"Questo non vuol dire che la pietà popolare sia
pienamente sentimentale, ma che non conserva della
dottrina se non quanto alimenta e accresce il suo
sentimento affettivo. E' da un lato la sua forza, ma insieme
la sua debolezza, perché la mancanza di discernimento lo
fa pendere verso certe esagerazioni e anche verso l'errore.
Appare chiaro che lo sforzo del magistero consiste non
tanto nello stimolare quanto nel guidare e, se necessario,
nel rettificare. Uno sforzo che rischia di rimanere sterile
se non tiene conto della ricchezza affettiva e del valore
intuitivo del sentimento popolare. Maria porta Dio nella
vita umana: traduce il mistero di Dio con un volto di
Madre. Il popolo ha una pre-comprensione dei misteri per
71
via intuitiva ed un’assunzione di essi per via esperienziale.
Ha l'occhio del cuore e le orecchie dell'anima.76".
La Santa Vergine è contemplata dal popolo nel suo mistero fontale: la
divina maternità, di conseguenza il suo essere ‘Madre’, si arricchisce di tutte
quelle connotazioni che formano
una realtà che sovrasta l'umano:
misericordia, tenerezza, compassione, potenza.
Un posto di particolare preminenza occupano, nella pietà popolare, i
santuari; il loro numero testimonia la varietà di approcci e di situazioni in cui
il popolo entra a contatto con la Vergine:
"Un santuario va guardato alla luce della fede. Ogni
altra spiegazione - celebrità, antichità, valore artistico,
spiegazioni psicologiche, sociologiche, economiche,
culturali, storiche - non bastano a coglierne il segreto più
profondo.77".
Il santuario è il luogo della presenza di Dio, il suo compito è di rivelare
il volto del Signore, in maniera privilegiata, attraverso la Parola, i Sacramenti,
la carità, l'esperienza mariana:
"Luogo sacro della presenza del Signore e approdo
del popolo di Dio pellegrinante e penitente, ha come
finalità specifiche il culto di adorazione a Dio, la
professione di fede, la celebrazione liturgica dei misteri
salvifici di Cristo, la preghiera personale e comunitaria; è
icona della dimora di Dio fra gli uomini, nella comunità
ecclesiale, è icona di ogni discepolo di Cristo, tempio dello
76
G. AGOSTINO, La pietà popolare come valore pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, p.
153.
77
S. DE FIORES, Maria presenza viva nel popolo di Dio, Edizioni Monfortane, Roma 1980, p. 188.
72
Spirito Santo. Nel santuario Maria è presentata alla
venerazione dei fedeli, a motivo dell'incarnazione di
Cristo... come dimora di Dio, trono della Sapienza, tempio
vivente dello Spirito Santo. Ella costituisce una via
privilegiata per l'incontro con il Signore.78".
In particolare
"i santuari mariani significano, per la loro origine,
la memoria di un evento apparso straordinario che ha
dato luogo a espressioni di devozione e di pietà, e che ha
determinato nel popolo di Dio il bisogno di ricorrenti
pellegrinaggi; per i molteplici segni dell'intercessione
materna di Maria che vi si manifestano, essi costituiscono
agli occhi della fede luoghi privilegiati della sua presenza
e della sua mediazione materna; per la vita sacramentale
che vi si svolge, sono luoghi di grazia e di consolidamento
nella fede, approdi della speranza umana e cristiana,
impulsi efficaci per lo sviluppo della carità e per
un'esistenza improntata alla sequela di Cristo79".
I santuari si presentano come luoghi di culto, di cultura, di proposta
vocazionale, di carità, d’incontro privilegiato con Maria.
Scrive S. De Fiores:
"Di fronte alla pietà popolare mariana il primo
atteggiamento è di riconoscerne la dignità e la legittimità
nella Chiesa, di accoglierla con azioni di grazia e di
evitare ogni rigetto globale o terapia distruttiva.80".
Il popolo possiede una profonda percezione di Maria che deve essere
valorizzata da parte di una teologia non staccata dal reale. Il popolo ha visto
78
L'anno Mariano. Lettere circolari del Comitato Centrale, Ed. Messaggero, Padova 1988, p. 22.
Ibid, p. 25.
80
S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987 cit., p. 347.
79
73
in Maria la realizzazione perfetta della redenzione, il trionfo della vita sulla
morte, il valore di un'intercessione sempre operante a favore dell'umanità.
Per non scadere in vuoti trionfalismi e sterili concezioni di fede
bisognerà rivestire di contenuti evangelici quella pietà popolare diretta alla
Vergine Maria; san Giovanni Paolo II ha insistito tantissimo sulla necessità di
una rievangelizzazione in vista del terzo millennio dell'era cristiana.
E' necessario che l'immagine di Maria corrisponda all'immagine del
Vangelo al di là di ogni enfatizzazione emozionale.
La religiosità popolare mariana deve, inoltre, orientare alla Liturgia,
culmine verso cui tende tutta l'azione della Chiesa: è nella Liturgia che il
cristiano fa memoria e rivive l'esperienza della salvezza, quella salvezza che è
venuta a noi attraverso Colei che ne fu l'aurora81.
Attraverso un’attenta rilettura storica, in rapporto alla figura biblica di
Maria si pone anche la possibilità di una maggiore conoscenza e
comprensione reciproca fra cristianesimo, ebraismo ed islamismo82.
81
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 209-215.
Cfr. Maria nell'Ebraismo e nell'Islam oggi. Atti del VI Simposio Internazionale Mariologico (Roma
ottobre 1986), a cura di E. Peretto, Roma-Bologna 1987.
82
74
2.3. LA PREGHIERA RIVOLTA ALLA VERGINE MARIA MADRE DI DIO
A Nazareth, in quel piccolo villaggio della Galilea mai
nominato nelle Sacre Scritture e in cui tutte le giornate
sembravano uguali dai tempi più remoti, in quel giorno
apparentemente come gli altri, fu pronunciato un sì che
cambiò la storia del mondo. Il sì della giovane Maria
segnò l'inizio della Salvezza e il compimento delle
Scritture: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un
figlio, che chiamerà Emanuele" (Is 7,14).
Quel sì incondizionato di Maria è, per i credenti, un
esempio e un invito ad accettare sempre e subito la volontà
di Dio, senza domandare nulla in cambio, perché Dio ci dà
tutto ciò di cui abbiamo bisogno e prima ancora che noi
glielo chiediamo.
2.3.1. MARIA BENEDETTA FRA LE DONNE
Subito dopo l'evento, Maria non dimentica gli obblighi
derivanti dalla sua parentela e, venuta a sapere che la sua
parente Elisabetta, non più giovane, attende un bambino,
lascia il suo villaggio e "in fretta" - come rileva il Vangelo
- attraversa tutta la regione montuosa e si reca alla
lontana casa di lei.
La strada che portava da Nazareth ad Ain-Karim era un
alternarsi di piste ora sabbiose ora ricoperte di taglienti
ciottoli che rendevano difficile il cammino anche per gli
asini che da quelle parti erano le normali cavalcature di
chi doveva affrontare un simile viaggio.
Non appena si videro, le due donne si strinsero in un
abbraccio che avrebbero voluto non avesse mai fine. Tutte
e due sentivano di essere state scelte per la realizzazione
75
di un progetto che non riuscivano a comprendere, ma
volevano essere solo e soltanto poveri strumenti nelle mani
dell'Onnipotente.
Elisabetta era ormai al sesto mese e il figlio che stava
crescendo sussultò di gioia non appena udì le parole di
saluto di Maria. Allora Elisabetta, ispirata dallo Spirito
Santo, esclamò: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il
bambino che avrai".
Maria, commossa, rispose con un inno di ringraziamento a
Dio che si era degnato di guardare alla sua umiltà e
l'aveva scelta per diventare madre del suo Figlio.
"L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre".
(Lc 1, 46-55)
"Pregate, pregate, pregate!"
76
Per noi un secondo esempio e un altro invito di Maria: rendere lode a
Dio e ringraziarlo ogni giorno per tutto ciò che egli ci dona83.
- "L'anima mia rende grande il Signore" - (Lc 1,46) così Maria
esprime tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma
fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera sia nel servizio al prossimo solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole
rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient'altro
che l'ancella del Signore (cfr. Lc 1, 38.48). Ella sa di contribuire alla salvezza
del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena
disposizione delle iniziative di Dio84.
In modo molto bello Agostino ha illustrato l'intima relazione tra
preghiera e speranza in una omelia sulla ‘Prima Lettera di Giovanni’. Egli
definisce la preghiera come un esercizio del desiderio. L'uomo è stato creato
per una realtà grande - per Dio stesso, per essere riempito da Lui. Ma il suo
cuore è troppo stretto per la grande realtà che gli è assegnata. Deve essere
allargato... Poi usa un'immagine molto bella per descrivere questo processo di
allargamento e di preparazione del cuore umano.
83
84
Don Tonino BELLO, Maria, Serva di Dio e del mondo, Edizioni Messaggero, Padova 2010, pp. 109-111.
Benedetto XVI, Lettera Enciclica "Deus Caritas est", Libreria Editrice Vaticana, Roma 2005, n. 41.
77
"Supponi che Dio ti voglia riempire di miele
[simbolo della tenerezza di Dio e della sua bontà]. Se tu,
però, sei pieno di aceto, dove metterai il miele?".
Il vaso, cioè il cuore, deve prima essere allargato e poi pulito: liberato
dall'aceto e dal suo sapore. Ciò richiede lavoro, costa dolore, ma solo così si
realizza l'adattamento a ciò cui siamo destinati (In 1 Joannis 4,6: PL 35,
2008s.).
Anche se Agostino parla direttamente solo della ricettività per Dio,
l'uomo non diventa solo libero per Dio, ma appunto si apre anche agli altri....
Il giusto modo di pregare è un processo di purificazione interiore che ci
fa capaci per Dio e, proprio così, anche capaci per gli uomini.
Nella preghiera l'uomo deve imparare che cosa egli possa veramente
chiedere a Dio - che cosa sia degno di Dio. Deve imparare che non può
pregare contro l'altro.
Deve imparare che non può chiedere a Dio, le cose superficiali e
comode che desidera al momento. Deve purificare i suoi desideri e le sue
speranze85.
San Giovanni Paolo II ci invita così alla preghiera:
"E' necessario imparare a pregare, quasi
apprendendo sempre nuovamente quest'arte dalle labbra
stesse del Maestro divino, come i primi discepoli: 'Signore
85
Benedetto XVI, Lettera Enciclica "Spe Salvi", Libreria Editrice Vaticana, Roma 2007, n. 33.
78
insegnaci a pregare!' (Lc 11,1). Nella preghiera si
sviluppa quel dialogo con Cristo che ci rende suoi intimi:
'Rimanete in me ed io in voi' (Gv 15,4). Questa reciprocità
è la sostanza stessa, l'anima della vita cristiana ed è
condizione di ogni autentica vita pastorale.86".
"Pregate, pregate, pregate!"
Gesù nel Vangelo esorta i suoi discepoli alla preghiera continua,
insistente (cfr. Lc 18,1); alla richiesta degli apostoli di imparare da Lui (Lc
11,1), risponde con la preghiera del ‘Padre nostro’ (cfr. Lc 11,2-4). La Chiesa
primitiva è presentata dagli Atti in comunione orante "con Maria la Madre di
Gesù" (At 1,14). Gli apostoli salgono al Tempio per pregare (cfr. At 2,46) e
una preghiera incessante sale a Dio nelle varie necessità. Lo stesso Paolo nei
suoi scritti non manca di esortare i cristiani sul valore della preghiera (cfr. 1Ts
5,17; Ef 6,18).
La preghiera risponde a un bisogno ben preciso della religiosità umana:
chiedere, cercare, bussare (cfr. Mt 7,7-11) costituisce un ordito comune e ogni
rapporto con l'altro, anche quando non è Dio87.
Cristo è la sola via al Padre (cfr. Gv 14,4-11). Cristo è il
modello supremo al quale il discepolo deve conformare la
86
GIOVANNI PAOLO II san, Lettera apostolica "Novo millenio ineunte", Edizioni paoline, Roma 2001, n.
32.
87
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 244-245.
79
propria condotta (cfr. Gv 13,15), fino ad avere gli stessi
suoi sentimenti (cfr. Fil 2,5), vivere della sua vita e
possedere il suo Spirito (cfr. Gal 2,20; Rm 8,10-11):
questo la Chiesa ha insegnato in ogni tempo e nulla,
nell'azione pastorale, deve oscurare questa dottrina. Ma la
Chiesa, edotta dallo Spirito e ammaestrata da una
secolare esperienza, riconosce che anche la pietà verso il
divin Salvatore e in connessione con essa, ha una grande
efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice del
costume cristiano. La ragione di tale efficacia è facilmente
intuibile. Infatti, la molteplice missione di Maria verso il
Popolo di Dio è realtà soprannaturale operante e feconda
nell'organismo ecclesiale. E rallegra considerare i singoli
aspetti di tale missione e vedere come essi siano orientati,
ciascuno con propria efficacia, verso il medesimo fine:
riprodurre nei figli i lineamenti spirituali del Figlio
primogenito. Vogliamo dire che la materna intercessione
della Vergine, la sua santità esemplare, la grazia divina,
che è in lei, diventa per il genere umano argomento di
speranze superne.
La missione materna della Vergine spinge il Popolo di Dio
a rivolgersi con filiale fiducia a Colei, che è sempre pronta
ad esaudirlo con affetto di madre e con efficace soccorso
di ausiliatrice (LG, 60-63).
Il Concilio Vaticano II nel suo documento sulla Chiesa al capitolo VIII
tratta del mistero di Maria. In esso ricorda:
"I figli della Chiesa... abbiano in grande stima le
pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati
lungo i secoli dal magistero della Chiesa" (LG 67).
Paolo VI nell'enciclica ‘Christi Matri’ (1966) richiama il testo del
Vaticano II fornendo ulteriori esplicitazioni ed esortando i fedeli a recitare il
80
Rosario per la pace nel mondo. Sempre sul Rosario ritornerà nell'esortazione
apostolica ‘Recurrens mensis october’ (1969) e nella ‘Marialis cultus’ (1974).
In essa papa Paolo VI scrive:
"Così.. è apparsa in più vivida luce l'indole evangelica del
Rosario, poiché dal vangelo esso trae l'enunciato dei misteri e le
principali formule; al Vangelo s’ispira per suggerire, movendo
dal gioioso saluto dell'Angelo e dal religioso assenso della
Vergine, l'atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo; e del
Vangelo ripropone, nel susseguirsi armonioso delle Ave Maria,
un mistero fondamentale - Incarnazione del Verbo - contemplato
nel momento decisivo dell'annuncio fatto a Maria.88".
La lettera apostolica di san Giovanni Paolo II ‘Rosarium Virginis
Mariae’ del 16 ottobre 2002 invitava tutta la comunità ecclesiale a riscoprire
il Rosario come preghiera eminentemente evangelica e offrirlo, in modo
particolare, per la pace e la famiglia. E' a tutti nota l'indole mariana di san
Giovanni Paolo II che, fin dall'inizio del suo pontificato, ha voluto rinnovare
il suo affidamento alla Beata Vergine Maria, sperimentandone personalmente
la protezione nel grave attentato subito in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981,
giorno in cui ricorre l'anniversario della prima apparizione della Madonna di
Fatima, Regina del Santo Rosario.
"Pregate, pregate, pregate!"
88
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 253-254.
81
Nell'Angelus del 29 ottobre 1987, a poca distanza dalla sua elezione, il
Santo Padre confidava a tutti i fedeli il suo particolare attaccamento al
Rosario di Maria:
"Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera
meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella
sua profondità. (...) Sullo sfondo delle parole Ave Maria
passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi
della vita di Gesù Cristo. Essi si compongono nell'insieme
dei misteri del Figlio di Dio e ci mettono in comunione
viva con Gesù attraverso - potremmo dire - il Cuore della
sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può
racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che
compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della
nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicende personali e
vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che
ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la
semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita
umana" (RVM 2).
E' indicativo che la pia pratica del Rosario, nata all'inizio del II
millennio, sia stata, in modo così accorato, riproposta come prezioso tesoro da
riscoprire (cfr. RVM 43) all'inizio del III millennio. Non si tratta
semplicemente di una questione personale che stava a cuore a san Giovanni
Paolo II, ma della consapevolezza di un dono fatto dalla stessa Vergine,
attraverso l'apostolato, appassionato e fattivo, dei figli di san Domenico (cfr.
RVM 17) a tutta la Chiesa e costantemente ripetuto nelle grandi apparizioni di
Lourdes e Fatima. In modo particolare quest'ultima apparizione non ha solo
82
segnato la vita intima della Chiesa e dei pontefici, ma ha ridato slancio e
fervore a una rinnovata pietà popolare. San Giovanni Paolo II ha voluto
inoltre, far coincidere l'anniversario del suo XXV di pontificato con un anno
dedicato al Santo Rosario. Un anno per riscoprire, approfondire, per pregare il
Rosario! Un momento di grazia, tempo favorevole perché da questo tesoro
"tanto antico e sempre nuovo (sant'Agostino)” attingiamo energia per la
nostra fede, tonico per le nostre aridità e rispondiamo così a un appello che,
attraverso il papa, è rivolto a tutti noi da Maria, nostra dolcissima Madre89.
Così che il Rosario o Corona della beata Vergine Maria è stata più volte
raccomandata, dai pontefici, la sua recita frequente, favorita la diffusione,
illustrata la natura, riconosciuta l'attitudine a sviluppare una preghiera
contemplativa, che è insieme di lode e di supplica (MC 42).
La stessa lode e supplica che ha indirizzato a Dio, Maria nell'inno
antico del ‘Magnificat’, canto di alleanza nuziale, mostra tutto il contenuto di
liberazione e di profezia che s’irradia sulla Chiesa dalla sua Icona sponsale:
"Il Regno di Dio dentro la storia si costruisce contro
il regno di questo mondo, basato sulla ricchezza esclusiva,
le relazioni sociali di dominio e il privilegio del più forte.
Tra il progetto di Dio e il progetto del peccatore non vi è
possibilità di conciliazione. Soltanto la conversione che
implica il cambiamento della maniera di pensare, di agire
89
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 242-244.
83
e organizzare i rapporti tra gli uomini con i beni della
terra apre il cammino per la riconciliazione e per la pace.
Perciò, tramite essa, s’inaugura il regno di Dio, il cui
avvento la Vergine Maria canta e per il quale si rallegra.
Dio ha manifestato nel tempo la sua misericordia, vale a
dire, ha deciso di interferire a favore di quelli che più
hanno bisogno della realtà del Suo Regno.90".
"Pregate, pregate, pregate91!”
90
L. BOFF, Il volto materno di Dio, Editrice Queriniana, Brescia 1981, p. 187.
Invito frequente rivolto, ai fedeli di tutto il mondo, da Maria nelle sue apparizioni a Medjugorje (XX-XXI
secolo).
91
84
CAPITOLO TERZO
STORIA DELL’ICONA DI SANTA MARIA
GRECA IN CORATO
3.1. L’APPARIZIONE
Nell'Aprile dell’anno 1656 una devastante pestilenza infestò la città di
Napoli con tanto impeto, che nel seguente Maggio l'aveva resa quasi
totalmente disabitata. Dalla Città di Napoli questo mortale contagio si diffuse
in tutto il suo Regno con furore ed impeto e con altrettanta strage e morte. Le
nostre Puglie ne furono desolate, per cui il terrore dominava l'animo delle
popolazioni.
Verso la fine di Giugno e principio di Luglio di detto anno, il morbo
devastatore venne a funestare anche la nostra città di Corato, infestandola in
modo tale, che, nel volgere di pochi giorni, provocò alcune centinaia di
vittime.
Non appena si scorgeva in qualunque parte del corpo una pustola
nerastra, (cosiddetto bubbone), immediatamente sopravveniva una febbre così
ardente, che in poche ore il povero paziente era ridotto in cadavere. Invano la
scienza medica si prestava a prescrivere farmaci, anzi gli stessi medici furono
85
le prime vittime; venuto meno ogni umano soccorso, il popolo, atterrito
ricorse all'intercessione dei suoi Santi Protettori e principalmente a quella di
Maria Santissima.
Intanto molti, e specialmente gli anziani, sapevano per tradizione che
nel sotterraneo di una delle venticinque torri, che incoronavano le mura della
città di Corato, e propriamente di quella che volgeva verso Sud-Ovest, vi era
una prodigiosa Immagine della Santissima Vergine.
Molti pensavano che, se detta Immagine durante tale calamità, fosse
stata esposta al pubblico culto e all'omaggio dei fedeli, il paese sarebbe stato
liberato da tale calamità.
Divulgatasi tale notizia, una schiera di fedeli si accalcò intorno alla
torre designata, e, praticata un'apertura, a stento si giunse a vedere un umido e
oscuro sotterraneo, o grotta, che però non presentava nessuna comunicazione
né con il pianterreno della torre, né con la strada vicina.
L'ansia di vedere e venerare la sacra Immagine liberatrice, il timore, di
precipitare nel sotterraneo tratteneva, attraeva, allontanava di là a secondo del
diverso sentire, gran numero di popolo, deliberando gli uni e gli altri sul da
farsi, per trovare e quindi esporre alla comune venerazione la sospirata
Immagine.
86
Passò di là il pio e dotto sacerdote D. Francesco Lojodice, detto
"Saccone", uno dei deputati eletti a provvedere ai bisogni del paese nel
periodo del flagello micidiale.
Costui, vedendo tanta gente radunata, la esortò a disperdersi sia per
evitare che in tali calamità la calca di gente fosse motivo di contagio, sia per
timore che si desse luogo a superstizione ed errore, soliti a venir fuori nella
plebe in simili dolorose circostanze, sia, infine, per timore di qualche
disgrazia: pertanto cercava di rimuovere il popolo così numeroso dall'orlo
della grotta profonda.
Invano però egli pronunciò parole e ragioni, poiché nessuno volle
allontanarsi; anzi, accesa una lampada sull'orlo della praticata apertura, tutti
chiedevano con alte grida alla Vergine, pietà e misericordia.
Ad eliminare per quanto era possibile il pericolo di precipitare nella
grotta, don Francesco ne fece allargare l'entrata: e fattavi calare una scala a
pioli, ben munito di fiaccole, vi scese egli stesso; ma, per quanta minuta ed
attenta diligenza vi ponesse, non vide alcuna Immagine, ma soltanto una
piccola finestra con alcune tracce di antica pittura, da cui nessuna figura si
rilevava. La piccola finestra, ovviamente, è quella che tuttora si scorge sul
primitivo altare.
87
Quindi, in preda a tanti pensieri e diversi sentimenti, il pio sacerdote
Lojodice usciva dal sotterraneo provando in sé un mutamento e insieme una
inquietudine che egli stesso non sapeva comprendere: e, per liberarsi da tanta
incertezza e perplessità, con la preghiera fece ricorso a Dio, dispensatore di
santi consigli.
Ed ecco ai primi albori mattutini del 17 luglio 1656, mentre don
Francesco, umiliato, era tutto raccolto in orazione, ebbe una visione speciale:
la S.S. Vergine nei medesimi atteggiamenti con cui oggi giorno la si vede
dipinta sull'Icona rappresentante la Madonna Greca, gli apparve rifulgente di
luce, e con maestà e amorevolezza gli disse: “Coraggio, o mio diletto,
consola quest'afflitto popolo, poiché subito sarà liberato dal tremendo
flagello, se dedicherà in mio onore ed al mio culto il sotterraneo a te ben
noto”.
Subito dopo, la visione scomparve, lasciando il buon Sacerdote in
grandissima pace e consolazione.
Allora Don Francesco, il fortunato prediletto di Maria, senza perdere
tempo, si recò a Trani per raccontare l'accaduto al suo Arcivescovo,
Monsignor Tommaso Sarria, Domenicano spagnolo.
E
ciò,
sia
per
assicurarsi
della
veridicità
dell'apparizione,
sottomettendola al giudizio del legittimo Superiore, potendo, in simili cose
88
straordinarie, esservi illusione o suggestione diabolica, sia ancora per ottenere
il permesso di trasformare quel sotterraneo in pubblico Oratorio e aprirlo al
pubblico culto.
Rassicurato interamente dall'illustre Prelato che tutto fosse opera di
Dio, e ricevuta ampia facoltà di attuare quanto aveva chiesto, don Francesco
ad altro non pensa che ad assecondare il desiderio e il comando della SS.
Vergine.
E così il giorno dopo, il 18 luglio, terzo sabato del mese, di buon
mattino, il sacerdote Lojodice con molti e diversi operai era già nel
sotterraneo.
Chi era intento ad allargare e assicurare l'entrata del sotterraneo, chi a
sgombrarlo da calcinacci e terriccio, chi con premura livellava il suolo, chi
biancheggiava le mura, chi dava inizio ad innalzare un altare, tutti
s’impegnavano a ridurre in breve tempo quell'oscura e tetra grotta in decente
Oratorio.
Intanto don Francesco, date ad ognuno le necessarie disposizioni, si
propose di attuare il suo pensiero: far dipingere su di una tavola di noce
l'Immagine della Madonna.
Chiamato a sé un pittore gli ordinò il dipinto, spiegandogli i dettagli
della figura che doveva riprodurre, come quella apparsagli in visione. Ma di
89
quanti disegni e diversi abbozzi l'artista gli presentò, neppure uno
corrispondeva a quello da lui richiesto, o meglio al tipo veduto in visione.
Arrivato mezzogiorno, varie persone e fra queste anche il pittore,
ritornarono alle loro case, mentre il pio don Francesco e molte altre persone,
animati da illimitata fiducia che la gran Vergine avrebbe mandato a fine
l'opera incominciata, a Lei con viva fede si rivolsero supplicandola con
fervida ed unanime preghiera.
E così, mentre la preghiera fervente saliva al Cielo, dal trono di Dio
scendeva l'abbondanza delle divine misericordie.
Con grande stupore un armonioso suono di campanello si udì non solo
nel sotterraneo, ma ancora fuori, per tutto il vicinato, e così dolce, da far
restare attoniti e sorpresi tutti quelli che lo udirono.
Intanto una nuova sorpresa si aggiunse: un grido di gioia, che scosse
fortemente, fu emesso da una devota là presente, Beatrice dell'Oglio, la quale
additando la tavola esclamò gridando: "Ecco Maria, ecco Maria!"
Costei era cieca e per tale era conosciuta da tutti: ma quando apparve,
miracolosamente dipinta sulla tavola di noce preparata per il pittore,
l'Immagine di Maria che noi veneriamo sotto il titolo di Santa Maria Greca,
ella riacquistò la vista e fu la prima ad additare la prodigiosa Immagine.
90
A tale grido, scosso dal suo raccoglimento il pio Sacerdote, vista
l'Immagine miracolosamente dipinta, la riconobbe perfettamente identica a
quella contemplata in visione per cui, tutto commosso ed esultante di gioia
anch'egli gridò: "E' dessa, è dessa l'Immagine apparsami in visione"; e più
volte con le lacrime agli occhi ripeteva sempre più forte: "E' dessa, è dessa".
Immediatamente accorse numerosa folla, e tutti con lacrime di
tenerezza si buttarono in ginocchio davanti alla Sacra Immagine e con giubilo
e tremanti per la commozione si posero a lodare e ringraziare la Vergine.
Taluni con irreprimibile affetto si diedero ad imprimere amorevoli e
rispettosi baci su quella tavola veneranda, altri, riputandosi indegni, umili e
rispettosi ne baciavano la terra sottostante: chi ripeteva come il santo vecchio
Simeone di essere già contento di morire dopo aver visto con i propri occhi
tale prodigio, e chi, infine, riconosceva le misericordie del Signore nell'essere
stato risparmiato dalla strage della peste per amministrare così tale prodigio.
E così, commossi com'erano, tutti promettevano perseverante ossequio
e filiale devozione a questa tenera e amorosa Madre e Regina.
E Madre veramente amorevole si dimostrò ai nostri padri, poiché da
quel giorno, non solo cessò completamente il terribile contagio, che fino ad
allora aveva mietuto numerose vittime, ma i non pochi ammalati, attaccati dal
male, guarirono del tutto.
91
Così le morti cessarono sino a tal punto, che secondo la costante e
uniforme tradizione dei nostri padri, nell'Agosto seguente la nostra città ne fu
completamente libera, per singolare beneficio della nostra Madre Maria,
mentre le città limitrofe ne erano tuttavia spaventosamente atterrite e desolate:
difatti, Andria, fra le altre, distante dieci chilometri da Corato, si ridusse ad un
terzo della sua popolazione, subendo la morte di circa quattordici mila
persone: e ne fu liberata solamente nel gennaio del seguente anno 1657, per
voto fatto a San Sebastiano martire92.
Il 18 luglio 1656 deve considerarsi un'autentica apparizione mariana,
per di più, impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce che ritrae
l'effige di Santa Maria Greca per la venerazione costante del popolo fedele.
"Il criterio per la verità e il valore di una rivelazione
privata sono pertanto il suo orientamento a Cristo stesso.
Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende
autonoma o addirittura si fa passare come un altro e
migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo,
allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che
ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso.93".
"La funzione delle apparizioni non è quella di completare
il Vangelo, dove il Cristo ha detto tutto ciò che è
necessario alla Salvezza, ma soltanto ricordarlo ai nostri
ciechi occhi, alle nostre sorde orecchie... Esse orientano
92
Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi,
parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma.
93
J.RATZINGER, Commento teologico al terzo segreto di Fatima, in "Il Regno documenti", XLV, 862
(7/2000), p.402.
92
l'avvenire. Vivificano profeticamente il Vangelo in nuove
situazioni storiche e geografiche.94".
Se guardiamo alla realtà delle apparizioni e alla geografia emerge,
subito, la quantità del loro numero: sono migliaia, tra autentiche e non, le
manifestazioni o "mariofanie" della Vergine. Milioni di pellegrini accorrono,
ogni anno, nei luoghi segnati da una presenza straordinaria del
soprannaturale, mossi dalla speranza di toccare, sensibilmente, il divino, per
impetrare grazie e chiedere soccorso:
"Esse costituiscono senza dubbio altrettante
manifestazioni della volontà divina nei confronti dei
travagli della nostra epoca e altrettanti interventi di
Maria, madre dell'umanità, piena di sollecitudine verso il
mondo d'oggi.95".
3.2. NOTIZIE STORICHE SULL’APPARIZIONE DI SANTA MARIA
GRECA
La Chiesa rileva la realtà di Maria con il Concilio di Efeso (431),
venerandola col titolo di ‘Theotòkos’, per affermare la sua maternità divina e
confermare, contro gli eretici, la divinità del Cristo.
94
R. LAURENTIN, Le apparizioni della Vergine si moltiplicano. E' lei? Cosa vuole dirci?, Edizioni
Piemme, Casale Monferrato 1989, cit., p.22.
95
E. SCHILLEBEECKX, Maria madre della redenzione, Edizioni San Paolo, 1988, cit, p.145.
93
La Madonna-Madre-Regina è fissata dall'arte non più nella dolcezza di
un atteggiamento umanamente affettuoso, ma in un atteggiamento di sublime
regalità. La ‘Theotòkos’ in una società dominata dal fasto e dal rituale
bizantino, non poteva essere concepita che come Regina sovrana e
Imperatrice sublime.
La ‘Madonna Greca’ con Bambino è una tipica Immagine o indicata
come Icona bizantina-greca la cui definizione poetica è "una finestra aperta
sul cielo". Metaforicamente è letto quale "trattato di teologia a colori". I
dettagli dell’icona non sono mai gratuiti, mai puramente decorativi, hanno
sempre un significato.
Per un iconografo ogni icona ha la sua caratteristica, variare un
particolare significa cadere nell'eresia. Le regole solitamente tracciate, che un
iconografo deve prudentemente seguire sono riportate in corretti manuali,
‘hermeneia’, il più famoso dei quali di Dionisio di Furnà, risale all'inizio del
sec. XVII.
L'arte delle icone si è evoluta nel corso dei secoli con vere e proprie
scuole che uno specialista è in grado di identificare. Certi elementi decorativi,
stanno a rappresentare comunque scene della vita di Cristo o della Vergine,
ampiamente documentati nelle omelie o nelle poesie liturgiche a partire da
una certa data, che costituiscono il punto di partenza teologica di un’icona.
94
La venerazione che il mondo bizantino ha per la S.S. Madre di Dio
‘Yperaghia Theotòkos’ è testimoniata dal gran numero d’icone che la
raffigurano.
La Vergine è rappresentata abitualmente come Madre, ossia insieme al
Figlio, indossa una tunica ‘l'hymation’ ed ha le spalle e il capo coperte da un
manto, il ‘maphorion’. Molte icone particolarmente venerate sono divenute a
loro volta prototipi, dando origine ad altre icone.
‘Eleousa’ (la misericordiosa) è probabilmente il tipo più diffuso
d’icona mariana. La Vergine reca il bambino sul braccio sinistro, e china il
capo verso di Lui in segno di affetto. Il Bambino le si stringe ed è volto verso
di Lei. Il nome fa riferimento all'atteggiamento della Vergine verso l'Umanità.
Mentre il nome con cui è talvolta conosciuta in Occidente: “Madre di Dio
della Tenerezza”, che deriva dal nome russo dell'icona ‘Umilenye’.
‘Hodigitria’ è la versione più diffusa "Colei che indica la Via" che
sembra essere posteriore, in realtà il nome avrebbe indicato l'immagine della
Vergine.
Tale icona è venerata nel monastero costantinopolitano di Hodegon, in
altre parole “delle guide”, i cui monaci svolgevano funzione di guida per i
ciechi; si ricordi che i monasteri metropolitani svolgevano quell'attività
caritativa e d’assistenza che in Occidente è stata propria degli ordini
95
mendicanti e delle confraternite. Il genere di Icona che raffigura la nostra
protettrice Santa Maria Greca è definita anche con il termine
‘Brefocratousa’ (che porta in braccio il bambino con lo sguardo di entrambi
fisso rivolto verso il fedele.96).
Maria appare seduta in trono, anzi è lei stessa il trono del Bambino,
divenendo quindi la sede della Sapienza. Ella è anche la ‘Regina angelorum’
e come tale è servita dalla corte celeste. Mentre nell'Annunciazione appare
soltanto l'angelo Gabriele, qui gli angeli si moltiplicano e, osannando in coro,
adorano il Mistero97 . Anche la Vergine adora il Mistero del suo Figlio, la
stessa si presenta come la ‘Mater Misericordiae’ che intercede per gli uomini
presso il suo Figlio. È qui sottolineato il ruolo di 'mediazione' che trova la sua
motivazione fondamentale nella realtà materna di Maria. La Vergine sulle cui
ginocchia poggia "l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tim 2,5)", legato a
lei dal "sacro vincolo" della figliolanza, diviene strumento eletto
d’intercessione. Il ruolo materno di Maria si estende a livello universale,
abbracciando tutti gli uomini, divenendo canale "orante" del godimento delle
grazie divine98.
96
www.iconebizantine.it
Cfr. T. PICCARI, La Madonna dell'Angelico XV secolo, in "L'Osservatore Romano", 19 maggio 1955.
98
G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 226.
97
96
3.2.1. L’IMMAGINE DELLA MADONNA GRECA
Dallo stile bizantino, su di una tavola di noce, dell'altezza di cm. 106
con larghezza di cm. 74,5 è effigiata l'Immagine della Madonna Greca (del
tipo ACHEROPITA: misteriosamente apparsa, non dipinta da mani d’uomo).
Chiunque la osserva vede maestosamente adagiata sulle nubi una
grande Matrona, che, mentre col suo atteggiamento par che voglia esigere
rispetto e riverenza, ispira, nello stesso tempo, devozione ed amore.
Essa è la Regina del Cielo e nello stesso tempo la Madre di noi, miseri
figli di Adamo. Ella stringe nella mano destra, levata in alto, un lungo
Pastorale all'uso Greco, mentre con la sinistra mostra di abbracciare il
Bambino Gesù che sostiene sul ginocchio sinistro.
Otto Angeli99 ossequiosamente le fanno da corona e corteggio; un reale
diadema all'orientale le cinge l'augusto capo, e Lei, con i suoi occhi rivolti a
chi la mira, in aria di maestà e amore, sembra voglia dire: "Ricorrete con
fiducia a Me, o figli miei, sono pronta ad ascoltarvi; non dubitate, sono
Regina, ma sono pure la Madre vostra".
99
Il numero 8 nella numerologia orientale rappresenta: "l'eterno, la perfezione, la trascendenza".
97
La sua veste di color rosso ciliegio ‘l'hymation’, a larghe spesse
pieghe, è stretta da una cintura sui fianchi e scendendo sino ai piedi, ne
mostra il destro fornito di calzare.
La manica destra, essendo rivoltata, lascia scorgere la bianca sottoveste,
il manto dal color celeste, serrandosi sul petto, si annoda sulla spalla destra
allungandosi come Manto Reale ‘maphorion’.
Il Bambino Gesù, seduto sul sinistro materno ginocchio, mentre con la
destra è in atto di benedire, con la sinistra sostiene il mondo sormontato dalla
Croce. Egli indossa una tunichetta bianca col manto celeste e della medesima
foggia di quello indossato dalla Vergine Madre, simile ai costumi dei Greci .
Il volto della Madre è allungato, il naso lungo e acuto, la bocca sottile e
stretta, i grandi occhi scuri sotto le ciglia arcuate. Le sopracciglia leggermente
elevate... la fissità degli occhi che guardano l'infinito, conferiscono al viso
l'espressione di una densa e penetrante afflizione; gli angoli della bocca
sottolineano questa tristezza. L'ombra delle ciglia rende le pupille più scure e
gli occhi come immersi in una profondità insondabile, inaccessibile allo
sguardo dello spettatore.
Il volto della Madre parla dell'amore materno... noi ci sentiamo negli
"spazi del cuore" della Vergine. E' una pietà immensa come il cielo... verso la
sofferenza, fatto ineluttabile dell'esistenza umana e che suscita la Croce, sola
98
risposta di Dio "che soffre ineffabilmente"... Gli occhi della Madre seguono il
destino di ogni uomo, niente interrompe il suo sguardo, niente arresta lo
slancio del suo cuore materno100.
Suo Figlio è con Lei, inseparabile da Lei, stretto a Lei con la 'poderosa'
mano sinistra: la dolce gravità che la fa apparire saggia come la stessa
Sapienza, è la somiglianza con suo Figlio; il maestoso splendore, che la fa
venerabile sopra tutto ciò che è stato mai riverito sotto il nome di antica
sapienza, è la predestinazione a divenir madre del Redentore, e come un
riflesso dell'eternità di suo Figlio. La Sapienza è un attributo di Dio, una virtù
dell'anima giusta, una persona vivente. Nella sua idea più generale, essa è
qualche cosa di divino, che s’inchina verso l'uomo, il colmo dei beni, che
unendosi a Lui, l'unisce a Dio. E nulla saprebbe rispondere meglio di essa
all'idea stessa del Verbo fatto carne. L'onore che si attribuisce a Cristo ricade
su Maria.
Questo figlio, essa lo presenta agli uomini, bramosa di dar tutto ad essi
per mezzo di Lui, bramosa principalmente di darci Lui stesso: e i suoi
consigli, discendono silenziosi nei cuori.
100
N.P. EVDOKIMOV, Teologia della bellezza. L'arte dell'icona, Edizioni San Paolo, Roma 1981, pp. 248251.
99
Si rivolge a tutti quelli che vogliono divenire i suoi apostoli, a farsi
umili e piccoli, come il piccolo Gesù che sorregge sulle ginocchia.
Dice loro di rinunciare a tutto ciò che è passeggero; offre a essi i beni
che non periscono, quelli che danno la gioia senza stanchezza; soprattutto poi,
promette loro "il frutto benedetto delle sue viscere".
Essa non illumina soltanto con i suoi consigli; la sua parola è penetrante
come quella di una madre, commuove, incoraggia, attira. La sua santità
inebria come un profumo; essa accorda la sua benevolenza e il suo aiuto in
ricompensa dei minimi omaggi.
Lei promuove con il sorriso le virtù di cui è colma.
E attorno a Lei si scorge già tutta l'assemblea degli eletti; tutti
riceveranno dalle sue mani il dono celeste, "il frutto benedetto del suo seno".
Tutti quelli che la troveranno, troveranno la vita, e saranno arricchiti della
grazia che viene dal Signore.
Incomparabile è l'applicazione a Maria di un passo d'Isaia (61,10; 62,5)
il quale descrive il mediatore della salute e la preparazione alla sua venuta:
"Mi rallegrerò con gioia nel Signore, e la mia anima esulterà nel mio Dio;
perché Egli mi ha rivestito della veste della salute: e mi ha ammantato del
manto di giustizia, come sposo adorno di corona, e come sposa ornata delle
sue gioie. Poiché come la terra butta i suoi germogli, e come un giardino fa
100
germinare la semenza in esso gettata: così il Signore Dio farà germinare la
giustizia, e la lode al cospetto di tutte le genti".
Maria è il ritratto della Madre di Gesù, della Madre di Dio, la purissima
Vergine, ‘tota pulchra’, illibata, poiché essa è il talamo, nel quale il Figlio di
Dio sposò la natura umana, il sacrario dello Spirito Santo.
Dalla voce di sant'Agostino (V secolo):
"La Chiesa è una vergine. Forse mi dirai: se è una
vergine come può partorire figli? Oppure se non
partorisce i figli come abbiamo potuto dare il nostro seme
per essere partoriti dal suo seno? Io rispondo: è vergine
ed è madre. Imita MARIA che ha dato alla luce il Signore.
Maria non era forse vergine quando partorì e non rimase
forse tale? Così anche la Chiesa partorisce ed è vergine. E
se ci pensi bene, essa partorisce CRISTO stesso perché
sono le sue membra che ricevono il battesimo. [Voi siete
corpo di Cristo e sue membra: dice l'Apostolo (1Cor
12,27)]. Se quindi partorisce le membra di Cristo, è simile,
sotto ogni punto di vista, a Maria. 101 ". "Questa santa
Madre degna di venerazione, la Chiesa, è uguale a Maria:
essa partorisce ed è vergine, da lei siete nati - essa genera
Cristo, perché voi siete le membra di Cristo.102".
"Non c'è veramente nessun motivo di contrasto fra l'amore
per la madre Chiesa e la devozione per la madre Maria.
Chi ama la Chiesa ama il mistero della genitrice di Dio e
101
102
Sant'AGOSTINO, Sermo 213,7: PL 38,1064, Edizioni Pàtron, 1998.
Sant'AGOSTINO, Sermo 25,8: PL 46, 938, Edizioni Pàtron, 1998.
101
chi venera filialmente Maria apre a se stesso nuove strade
al mistero della Chiesa.103".
In Maria "la gloria abiterà nella nostra terra" ed in essa "la
misericordia e la verità si son incontrate, la giustizia e la pace si sono
baciate" (Sal 84,10s).
Non vi è dunque da meravigliarsi se la Chiesa nelle feste della Vergine
ci esorta, sempre di nuovo: "Cantate al Signore un canto nuovo. Cantate al
Signore e benedite il suo nome. Annunziate fra le genti la sua gloria, e fra
tutti i popoli le sue meraviglie. Si rallegrino i cieli ed esulti la terra: si
commuova il mare con tutto quello che in essi si trova" (Sal 95, 1ss; 11s)
"Il Signore fece nota la sua salvezza; si è ricordato della sua
misericordia, e della sua verità verso la casa di Israele: tutti i confini della
terra hanno veduto quello che porta la salvezza del nostro Dio" (Sal 97, 2s).
E' un incomparabile ringraziare e lodare Dio a motivo delle grazie e
delle grandezze date a Maria, che la Chiesa raccoglie così dai Salmi, così il
suo “posuit immaculatam viam meam”, come il: "Mi rallegrai di ciò che mi
fu detto: andremo alla casa del Signore" (Sal 121,1), e ci invita nell'Introito
della Vigilia dell'Immacolata Concezione col Salmo 65,10: "O voi tutti temete
103
H. RAHNER, Maria e la Chiesa, op. Editore Jaca Book, 1983, cit., 44.
102
Dio, venite a sentire, ed io vi narrerò quanto il Signore Dio ha fatto all'anima
mia104".
Al lato destro, sulle nubi, ossia ai piedi della Madonna, si osserva un
campanello con manico, e al lato sinistro si vede un largo spacco, che dall'alto
scende sino al basso.
Nelle antiche memorie due opinioni spiegano perché questa Immagine
ebbe il nome di Madonna Greca.
L'una vuole che si chiamasse così, perché proprio la torre, nel cui
sotterraneo avvenne l'apparizione, si chiamava ‘Torre Greca’, essendo stata
edificata dai Greci durante il tempo in cui signoreggiavano le Puglie; l'altra,
perché la Madonna si mostrò vestita secondo l'usanza Greca.
A queste due opinioni il P. Cosma Lojodice ne aggiungeva una terza:
che il nome derivasse dal Pastorale Greco che la Vergine stringe nella destra.
In tutti i modi possiamo con certezza asserire che la Vergine Santissima
gradisce ritenere questo titolo, perché non solamente in Corato, ma ancora in
altre città del Regno e fuori, Ella si presenta con tale nome.
104
D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma, pp.
35-41
103
Infatti, nella città di Putignano, a sud della Provincia di Bari, si trova
una grande Chiesa dedicata a Santa Maria Greca, per un’antica immagine
bizantina riportata su tela, riposta sull'altare maggiore.
Quest'immagine antica della Madonna fu portata a Putignano dai
Cavalieri di Malta nel 1395, insieme alla reliquia di S. Stefano. La Chiesa
ebbe un capitolo sotto la direzione dell'Abate, ma ora da più di quaranta anni
è tenuta e ufficiata dai PP. del Preziosissimo Sangue105.
Così pure nella città di Ravenna, nella Chiesa dei Canonici Portoghesi
si venera una miracolosa Immagine di Santa Maria Greca sin dall'anno 1100,
dalla cui venerazione ebbe origine la Congregazione dei Canonici Portuensi.
Oltre ciò, anche tutte le scritture notarili, Rogati, Testamenti, Legati e
Donazioni eseguiti da devoti a beneficio della nostra Chiesa Santa Maria
Greca e riguardanti la nostra Immagine, incominciando dalle più antiche
scritture, che risalgono al 1661, portano la denominazione di ‘Madonna della
Greca’, come fosse abbreviativo di Madonna della Torre Greca, Madonna
vestita con le usanze greche, ecc... che poi, con l'andare degli anni, per
maggiore abbreviazione, fu chiamata semplicemente ‘Madonna Greca’.
105
Notizie storiche riferite da Don Saverio LOSAVIO, Arciprete di Putignano e pubblicata dal Can
Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956 Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma.
104
Parlando dell'Immagine penso necessario sottoporre a seria riflessione
dei lettori il fatto che quel legno su cui è dipinta, tranne che in alcune
particolari circostanze, non è stato mai rimosso da quel sotterraneo o
Soccorpo grondante in modo perpetuo da una densa e costante umidità, che
tuttora si nota e che tutto distrugge e consuma; e sebbene siano passati già tre
secoli dall’apparizione, ciò nonostante, la Sacra Immagine non ha patito
lesioni, tarlo, e fracidume, come se fosse stata collocata di recente; invece i
lavori di legno dorato con i quali il Rev. Don Francesco La Monica aveva
fatto ornare la cappella, compreso il nuovo altare, che aveva sostituito al
primitivo durante il suo rettorato, nel 1764 si dovettero togliere via perché
corrosi dal tarlo e infraciditi dall'umidità, per sostituirli con più resistenti
lavori di stucco e travertino.
Sin da quell'anno dell'Apparizione fu stabilito di solennizzare la
festività della Vergine, la Domenica successiva al 18 luglio, con solenni
funzioni di Chiesa.
Qualche anno dopo però il Rev. Capitolo, per tributare pubblicamente il
suo amore e la sua devozione a tale amabile Protettrice, stabilì ogni anno,
nella Festività della Madonna, di recarsi in processione nel Soccorpo, per
105
cantarvi una Messa solenne. Questo lodevole uso, tanto apprezzato da tutto il
popolo coratino, durò per molti anni ancora106.
3.3 IL CAMPANELLO
Dopo aver minutamente descritto l'Immagine nelle sembianze e nei
modi in cui la nostra bella Protettrice S. Maria Greca si compiacque apparire
ai nostri antenati, è d'obbligo parlare del misterioso campanello che si vede
dipinto ai suoi piedi, sia perché la sua Apparizione fu accompagnata dal dolce
e melodioso suono del campanello, sia perché la Vergine, in seguito, col
medesimo suono del medesimo campanello, suono tutto nuovo e non mai
udito, si è compiaciuta di annunciare o confermare le grazie da Lei
dispensate.
Questa è stata la costante e concorde tradizione dei nostri padri che
assicurano di averlo udito più volte.
E questo suono non solamente s'è fatto sentire, ma, nelle diverse
circostanze, ha avuto variazioni di toni: alle volte era dolce e armonioso, altre
volte invece era tonante e cupo e qualche volta lo si sentiva suonare con forza
e strepito, quasi volesse manifestare un segno di premio o di castigo.
106
Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi,
parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 31-37.
106
Egualmente notizie varie del suono del campanello della nostra
Madonna ci sono tramandate e assicurate dai nostri predecessori.
Si narra che il 24 dicembre dell'anno 1685, Vigilia del Santo Natale,
mentre i Sacerdoti, che officiavano nella Chiesa della Madonna Greca,
recitavano l'Antifona ‘Alma Redemptoris Mater’ con qualche distrazione e
dissipazione, intesero suonare un campanello; il suono veniva dal Soccorpo
ed era così tonante, che ne restarono tutti stupefatti e atterriti, guardandosi l'un
l'altro.
Scossi dallo stupore, intonarono di nuovo la stessa antifona e poi,
trepidanti, scesi nel Soccorpo della Madonna, genuflessi ai piedi della
prodigiosa Immagine, cantarono la ‘Salve Regina’ e le ‘Litanie’. E quel
misterioso suono rimase in loro talmente impresso, che li persuase a farli
essere per lungo tempo più attenti e raccolti nella recita del Divino Ufficio e
nelle altre sacre funzioni107.
Si narra inoltre che non molto tempo dopo, godendo la chiesa del diritto
d'asilo, si era rifugiato nella Sagrestia della Madonna Greca un tal D.
Marciani, reo di omicidio, commesso nei confronti di D. Vito Savinella.
Costui una sera, con allegria carnevalesca, cenò in compagnia di amici: e tutti
107
Quei sacerdoti erano: D. Domenico La Monica, D. Domenico Ciardullo, D. Domenico Antonio Pinto, D.
Vito Leonardo Maldera, D. Nicolò Leo, D. Sebastiano Merra insieme a fedeli presenti.
107
poi brilli per il molto vino bevuto, cominciarono a ballare nella Sagrestia. Ma
ecco tutto ad un tratto s'intese suonare il campanello con suono talmente
straordinario e mirabile che, come uno di essi, poi attestò, tutti a quel suono
furono atterriti e spaventati, e all'istante se la diedero a gambe, non escluso lo
stesso Marciani, che si ricoverò nel Convento dei Minori Osservanti della
Chiesa S. Cataldo, ora Chiesa dell’Incoronata.
Si narra pure che il Sac. D. Vito Giacomo D'Ambrosio, uomo di molta
e svariata dottrina, non credeva a simili fatti, ma per di più se ne burlava e li
derideva, qualificandoli come sogni e storielle di donnine, da raccontarsi ai
bimbi, chiamando uomini di poca fede coloro che li raccontavano o
prestavano loro ascolto.
Intanto una sera, stando egli a studiare secondo suo solito in una stanza
di
casa
sua,
poco
distante
dalla
Chiesa
della
Madonna
Greca,
inaspettatamente sentì per strada il suono di un dolce e armonioso
campanello.
Fortemente sorpreso dalla novità della cosa, spinto dalla curiosità,
meravigliato per la melodia di tale suono, uscì al balcone, sporgente sul
portone che dava nel largo della Chiesa, ma non vi scorse nessuno, mentre il
suono continuava a farsi sentire ben distinto anche dietro di sé nella sua
stanza.
108
Preoccupato, rientrò, osservò, ma anche in casa non vide ombra di
alcuno, mentre il suono continuava ancora suscitando in lui grande meraviglia
e timore considerevole.
Fu affermato che, era stato inteso il miracoloso suono, quella sera, non
solamente da lui, ma anche da quelli di casa sua e dagli abitanti vicini,
specialmente dal Reverendo D. Michele Mascoli.
D'allora in poi D'Ambrosio confessava che era pur troppo vero quanto
da altri si raccontava e che i fatti meravigliosi riferiti non si potevano né si
dovevano negare.
Infine che la Vergine Santissima, Santa Maria Greca, si sia compiaciuta
di preannunziare o confermare le grazie da Lei dispensate, mediante il suono
del campanello, non si può assolutamente mettere in dubbio108.
3.3.1. I MIRACOLI RIGUARDANTI LA SACRA IMMAGINE
I miracoli sono possibili, e per questo sono credibili. Sono possibili,
perché Dio li può operare, pur sospendendo qualche legge della natura, poiché
Egli non è vincolato da queste leggi. Quando perciò fa eccezione o sospende
108
Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi,
parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 38-43.
109
queste leggi, non cambia affatto la sua Volontà, essendo Egli il Supremo
Legislatore, che, con infinita sapienza, ordina il miracolo per un fine più alto.
Noi cattolici crediamo ai miracoli, e crediamo sempre ai miracoli che hanno
luogo soltanto nel seno della Dottrina Cattolica, a solenne testimonianza che
essa è l'unica e vera Religione.
Le grazie che Dio dispensò a chi venne a venerare la Sacra Immagine
della nostra Madonna Greca e con viva fede e sincera devozione implorano la
sua intercessione, e i miracoli da Lei operati, furono certamente innumerevoli
e li attestavano con evidenza le mura dell'intero Soccorpo con le due scale
ricoperte, tappezzate da doni, quadri, tavolette e oggetti vari, che la pietà dei
fedeli aveva elargito alla miracolosa Immagine e sospesi alle pareti, in
attestato di grato amore per i favori e le grazie ottenute dalla Madonna. Di ciò
è rimasto solo il ricordo vivo tramandato a noi, perché nella prima sacra visita
che fece Monsignor Davanzati nell'anno 1719, detti doni votivi furono tutti
tolti.
Né le oblazioni e voti si limitavano a cose di poco prezzo, ma anche a
oggetti di oro, che abbondantemente ornavano il Soccorpo e l'Altare della
Vergine; e le stesse cose di poco prezzo per la loro quantità avevano alto
valore, così come, per esempio, non erano pochi i ceri del peso di dieci libbre
ed anche quelli di cinquanta. La notizia delle miracolose guarigioni, avvenute
110
dinanzi alla portentosa Immagine della Madonna apparsa in Corato, si diffuse
in diversi luoghi da cui giunsero numerosi fedeli, maggiormente nel giorno
della sua Festività.
Così moltissimi infermi, nell'anima e nel corpo, storpi e ossessi,
accorrevano, venivano, portati dai loro congiunti, alla nuova Probatica
Piscina, per trovare rimedio ai loro mali; e chi con viva fede vi si portava, era
ben sicuro di non essersi invano mosso di casa, ricevendo la grazia che
domandava.
Sono ricordati solo quei pochi prodigi verificatesi dinanzi la sacra
Immagine sin dagli inizi dell’apparizione. Certo è stato impossibile che
ognuno di essi potesse avere una dettagliata cronaca o pubblicazione.
Già più innanzi, per necessità, si è parlato della Miracolosa Apparizione
dell'Immagine della Madonna, del suono del campanello uditosi la prima
volta nel sotterraneo della torre, della vista recuperata dalla cieca Beatrice
dell'Oglio, della città risanata dalla peste, del presente stato del Quadro,
serbatosi illeso in luogo così umido com’è il Soccorpo, da potersi giustamente
chiamare continuo miracolo.
- Il fu Can. D. Domenico La Monica e il Dr. D. Vito Giacomo
D'Ambrosio attestavano che nell'anno 1663, mentre essi appena dodicenni
111
erano presenti nel Soccorpo della B. Vergine, il prediletto devoto di Maria, il
Sacerdote D. Francesco Lojodice, esorcizzava un ossesso chiamato Dionisio,
condotto da Barletta per implorare dalla Madonna Greca la liberazione dallo
spirito maligno.
Per rispetto, e in segno di soggezione alla prodigiosa Immagine, D.
Francesco mentre faceva l'esorcismo, comandò al demonio di lasciar libero
quell'infelice e di accendere in un istante tutte le candele che vi si trovavano
innanzi alla Madonna, avendo avuto cura intanto che quelle già accese fossero
tutte prima spente.
Ed ecco, come si cominciò a recitare le ‘Litanie Lauretane’,
all’invocazione "Sancta Maria, ora pro eo" l'infelice ossesso cadde per terra
come cade un corpo morto, e, tutte le candele, le quali non erano poche, nello
stesso istante furono viste accendersi. Sollevato da terra Dionisio, sano e
salvo, fu restituito ai suoi genitori, che allegri e giubilanti per tutto, andavano
dichiarando e magnificando le meraviglie operate dalla Madonna Greca.
- Si tramanda a noi lettori da D. Sebastiano Merra che, nell'anno 1670,
fu condotto dai suoi parenti, a visitare la nostra Taumaturga Immagine, un
tale Giovanni della città di Altamura. Anch’egli era posseduto dallo spirito
112
immondo da anni con grandi strazi, contorcimenti e patimenti, facendo di lui
il demonio, aspro e duro governo, al di là d'ogni credere.
Ebbene, mentre D. Francesco Antonio Mosca esorcizzava l'infelice
giovane altamurano, il demonio prometteva di uscire, ma sempre con vani e
futili pretesti e ripieghi, ne deludeva la promessa.
Fra l'altro domandò, che uscendo potesse rovinare il campanile della
Chiesa Matrice, ma ciò gli fu proibito dal Rev. Mosca e gli fu per giunta
imposto nei SS. Nomi di Gesù e di Maria di non arrecare nessun danno né a
uomini, né ad animali, né a fabbriche. Orbene, soggiunse il demonio, giacché
dalla nostra implacabile nemica (alludeva alla SS. Vergine) sono costretto ad
abbandonare questa dimora, posseduta pacificamente per così lungo tempo,
voglio dare un segno, che non mi venga però contrastato.
Interrogato qual fosse questo segno, riprese: "Voglio far piovere paglia
su tutta Corato": forse era costretto dalla Madonna a dare questo segno, per
indicare come cadono nell'Inferno le anime dei peccatori impenitenti.
Il permesso gli fu accordato: mentre s’intonavano le Litanie della Vergine; e
allo scoprirsi della prodigiosa Immagine, l'ossesso Giovanni stramazzò sul
pavimento, mentre sopra tutta Corato cadde, minuta e spessa paglia come
fiocchi di neve, causando meraviglia e molto stupore, in quanti ignoravano
quel che avveniva in quell'ora davanti alla portentosa Immagine. Terminate le
113
‘Litanie’, libero dal demonio e senza alcun male, Giovanni fu sollevato da
terra e, riavutosi dallo strapazzo subìto dal demonio, ringraziò la Vergine
Maria e ritornò sano e salvo a casa sua.
- Nel 1710, il 15 luglio di martedì, si ammalava mortalmente D. Domenico
Candido.
Il sabato antecedente alla Festività dell'Apparizione della Madonna
Greca, che in quell'anno coincideva con il 14 di luglio, Egli offriva già la sua
vita a Dio, disperando ormai i medici di salvarlo, tra il pianto della famiglia e
di coloro che in Lui ammiravano il Sacerdote esemplare.
Si disponevano già i funerali e l'occorrente era sollecitamente
preparato, quando la madre del moribondo implorò dal Cielo quello che gli
uomini invano potevano prometterle e concederle.
Essa, facendo un'eroica risoluzione, che solo il suo amore materno e
cristiano poteva ispirarle, insieme ad altri tre suoi figli si recò piangendo ai
piedi dell'Immagine della Madonna Greca.
Quali espressioni, quale fede, quanta fiducia non ha una madre e madre
cristiana, in simili circostanze?
Dopo aver fatto cantare le ‘Litanie’, indicò di celebrare una Messa
cantata presso l'Altare di Santa Maria Greca.
114
Maria, che è madre e Madre dei dolori, ben conosceva quanto fosse
forte la pena della perdita dei figli, non poteva rimanere insensibile dinanzi a
tanto lutto e dolore di una madre, che aveva lasciato il figlio morente per
ricorrere a Lei.
Ed ecco che all'elevazione dell'Ostia Sacrosanta, la malattia perse la sua
veemenza e la sua forza si arrestò.
L'agonizzante D. Domenico avvertì un consistente miglioramento, che
progressivamente si tramutò in guarigione. Nell’arco di pochi giorni, la sua
salute migliorò a tal punto da ringraziare la sua augusta Benefattrice per la
vita restituitagli. Celebrò l’Eucaristia sull’altare a Lei dedicato e riconoscente
offrì un calice d'argento, una lampada, una preziosa pianeta e un camice di
gran valore. Per più anni solennizzò a proprie spese e con grande
magnificenza la Festività della Vergine; fin quando visse ne promosse
grandemente la devozione, ne sviluppò il culto; per di più lasciò nel
testamento l’obbligo ai suoi eredi di mantenere ogni sabato una lampada
accesa davanti all'Altare della Beata Vergine Maria Greca.
- Nell'anno 1732 nella città di Barletta la moglie del gentiluomo e
generale Marulli fu colpita da febbre con tanta virulenza che in breve tempo si
ridusse ad essere moribonda; il suo corpo stremato dal male già odorava di
115
morte; per ovviare a tale dissoluzione si usarono in casa sua le opportune
cautele sia per non essere ammorbati dal male, che per poterla assistere e
servire.
Il professor Fulgenzio Pascale, celebre in quel tempo, e altri medici
dichiararono inutile qualsiasi terapia, certi di non poterla salvare. Il marito si
rivolse con l'animo pieno di amore e gran fiducia alla Madonna Greca,
facendo voto che, se fosse guarita la moglie moribonda, subito l'avrebbe
accompagnata in Corato a venerare la miracolosa Immagine, la cui fama per
gli strepitosi e molteplici prodigi risuonava imponente dovunque.
Immediatamente egli spedì un apposito corriere con la preghiera di far
celebrare una Messa presso l'Altare della Madonna, a beneficio di sua moglie
moribonda.
Meravigliosamente la sua richiesta fu accolta! Con grande stupore dei
medici e di tutti, guarì: e dopo pochi giorni con tutta la famiglia venne a
rendere le dovute grazie alla Venerabile Immagine della sua Benefattrice,
facendo celebrare in ringraziamento una solenne Messa cantata e lasciando a
memoria di tale insigne prodigio, un ricco velo ricamato in oro e argento, che
per lungo tempo servì a coprire l'Immagine benedetta.
La Vergine Santissima intanto, a dimostrazione di quanto avesse
apprezzato quell’atto di fede e di riconoscenza, fece ascoltare durante la
116
Messa, non soltanto a lei, ma anche ai suoi familiari e ai presenti il solito e
prodigioso suono del campanello, per cui tutti ne furono inteneriti e versarono
lacrime di commozione e consolazione.
Qualche
tempo
dopo
la
suddetta
signora
Marulli,
dovendo
accompagnare il marito che partiva per l'Ungheria, non volle mettersi in
viaggio senza prima tornare a visitare e a ringraziare, insieme al marito, la
sua grande Benefattrice e Patrona, facendo celebrare una Messa al Suo Altare,
con la certezza che la protezione della Madonna Greca sarebbe stata la
migliore protezione nel lungo viaggio.
- In quello stesso periodo fece notizia in Corato la storia del Notaio D.
N. Frascolla che sin da ragazzo soffriva in un dito della mano sinistra una
malattia del tessuto osseo, definita dai medici 'spina ventosa'; la malattia
inaridiva l’arto paralizzandolo e faceva temere di peggio, tanto che tra i
medici già si parlava dell'amputazione della mano stessa.
Il genitore del giovane Domenico, afflitto e sconsolato, non potendo
reggere all'idea che il suo unigenito dovesse rimaner monco per tutta la vita,
in un momento di fede e d'amore si portò ai piedi della nostra miracolosa
Immagine e, con fede viva e grande fervore, espose alla Madre e consolatrice
degli afflitti la sua disgrazia e chiese la guarigione del figlio.
117
Fu la preghiera fervente e sincera di un padre cristiano di provata fede
che implorava la Vergine Maria Greca per il suo unico figlio infermo da lui
teneramente amato.
Prostrato, restò in preghiera a lungo sotto la Sacra Immagine, quando
sentì riappacificarsi l'animo e nutrire una dolce speranza. Confortato dal dolce
aiuto di Maria, fiducioso prese dell'olio che bruciava davanti alla Sacra
Immagine e, recatosi a casa, sciolse le bende, rimosse ogni medicatura dalla
mano inferma del suo Domenico e con fede, disse: "L'olio della lampada
della Madonna Greca è l'unico farmaco pel mio Menicuccio". E, meraviglia!
Appena ebbe unto la mano inaridita del ragazzo con l'olio benedetto, il male
scomparve.
Il medico, visitando di seguito il piccolo paziente per medicarlo,
soggiunse: "Ma a che pro' medicare una mano già sana com'è l'altra?".
Alcuni giorni dopo i genitori, consolati dalla guarigione, si recarono a
venerare e ringraziare la loro amabile Benefattrice, conducendo con loro il
piccolo Domenico, il quale nella mano miracolosamente guarita portò una
Pisside d'argento che depose ai piedi della prodigiosa Immagine.
Queste due ultime grazie ci sono tramandate dal Rev. D. Alessandro La
Monica, quale testimone oculare, che in quel tempo assumeva l'impiego di
Catechista nella nostra Chiesa di Santa Maria Greca.
118
Non si meravigli, il lettore, se sono state rese pubbliche così poche
grazie elargite dalla nostra Madonna; ciò semmai è a causa dell’incuria dei
nostri antenati, che, mentre hanno mostrato in simili circostanze tutto il loro
entusiasmo e affetto filiale verso la Madonna, hanno trascurato di tramandare
per iscritto ai posteri le infinite grazie elargite dalla Santa Vergine.
Come della vita pubblica di Nostro Signore Gesù Cristo il Vangelo non
narra che pochissimi miracoli da Lui operati, sebbene San Giovanni ci dica
espressamente: "Multa... quae non sunt scripta in libro hoc" cioè "Molti ne
operò che non sono scritti in questo libro"; così della nostra Madonna,
sebbene questi cenni storici non pubblichino che pochi miracoli, la tradizione
però costante dei nostri padri e di tutto il popolo coratino ci assicura che, da
quando si è degnata di apparire, Lei ha continuato sempre con materna
premura a operare ininterrottamente miracoli a quanti con filiale fiducia
abbiano fatto affidamento al suo materno patrocinio. E ai giorni nostri,
durante il mio ufficio di parroco, non solamente da altre regioni d'Italia, ma
anche dalle lontane Americhe e da altre parti del mondo ci vengono spesso
comunicate notizie di grazie e miracoli operati dalla nostra bruna e bella
Madonna Greca a favore di coloro, specie di Coratini emigrati, che da lontano
nei loro bisogni, nelle loro malattie, nelle loro necessità, con affetto filiale la
invocano e la pregano. Le numerose notizie sono sempre accompagnate da
119
generose offerte e doni vari, con cui si vuole testimoniare la propria
riconoscenza e profonda gratitudine verso Maria, la grande Protettrice, la cara
Madonna Greca che da piccoli i nostri emigrati hanno saputo anche loro
amare e venerare nella propria Città nativa.
E prima che io chiuda questo capitolo, a maggiore onore e gloria della
nostra Madonna Greca e a conferma di quanto sopra ho asserito, sento il
dovere di pubblicare quanto segue.
- Dopo appena un anno dalla mia nomina quale Parroco di Santa Maria
Greca, il giorno 11 febbraio 1938, quasi fulmineamente fui colpito da un forte
attacco di ‘angina pectoris’, che mi ridusse allo stremo, per cui chiesi e mi
furono amministrati gli ultimi Sacramenti.
In tale crisi, alcune anime fedeli, spinte da gran fiducia nella
misericordia e potenza della nostra SS. Vergine, si recarono in quello stesso
istante, nel cuore della notte, ai piedi della miracolosa Immagine e con
preghiere, lacrime e sospiri a Lei chiedevano che mi preservasse la vita per
curare quel popolo fedele che il Signore da poco mi aveva affidato.
Ed ecco, verso mezzanotte, i presenti notarono un lieve miglioramento:
e poi, tutto ad un tratto, verso le quattro e mezzo, mi sentì completamente
libero annunziando a tutti, tra lacrime di consolazione, che la Madonna mi
120
aveva concesso la grazia, liberandomi completamente ed istantaneamente da
tutti i dolori, specie al cuore, che mi avevano ridotto in fin di vita.
3.3.2. UN’AMARA CONSTATAZIONE …… UN PIO DESIDERIO
Da tanti e tanti anni non si ode più il fedele e armonioso canto delle
numerose presenze di pellegrini che venivano da lontano a visitare, a
ringraziare, a offrire doni, a sospendere voti alla Sacra Immagine di Santa
Maria Greca in Corato, come tuttora avviene presso il Santuario del Gargano
di San Michele Arcangelo, al Santuario dell'Incoronata in provincia di Foggia,
in San Nicola a Bari, e presso altri luoghi di devozione. Silenziosi quei
pellegrini attraversano nel loro pellegrinaggio la nostra città, dove i Padri loro
venivano a venerare l'Immagine della Madonna Greca.
I paesi vicini e limitrofi hanno dimenticato la nostra portentosa
Protettrice; non giunge più quella moltitudine di devoti che si accalcavano nel
nostro piccolo Santuario, dove i loro infermi invocavano la Madonna Greca a
sollievo e rimedio dei loro mali. Anche molti Coratini pare che abbiano
dimenticato la loro Protettrice, il suo Soccorpo, la sua venerata Immagine,
rendendosi più colpevoli degli altri per questa deplorevole dimenticanza.
121
Oh, se potessero testimoniare dai loro sepolcri, Lojodice, Candido, La
Monica e tanti altri Sacerdoti zelanti del culto della nostra Protettrice.
Rimarrebbero sorpresi nel vedere tanta ingratitudine verso quell'Immagine
veneranda che liberò i nostri padri dalla pestilenza, che curò tanti ammalati,
che sanò molti storpi, che liberò tanti ossessi, che fece a tutti sentire i benefici
della sua protezione!!....
Che una tanto dolorosa indifferenza, una tanto ingrata dimenticanza
cessi una buona volta per sempre al sorgere di un rinnovato e moltiplicato
spirito di fede e di amore verso una così amabile Mamma e in questo 3°
Centenario dell'Apparizione della Madonna si ripristini in tutti i suoi devoti
vicini e lontani il sentito fervore che animava i nostri Padri antichi.
Terminando, nello stendere queste poche notizie storiche altro fine non
ho avuto che il maggior onore e la maggior gloria della SS. Vergine: e da Lei
altro non chiedo che seguiti a spiegare su di me e su tutti i Coratini quella
materna protezione che giammai, benché indegno, mi sia venuta meno e che
mi assicuri un giorno la vita eterna, memore di quando è scritto
nell'Ecclesiastico XXIV, 31: "Qui elucidant Me, vitam aeternam habebunt".
Parroco BENEDETTO CALVI109.
109
Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi,
parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 97-118.
122
CONCLUSIONE
La mia scelta non fu più felice nel dedicare alla Madre gloriosa del
Cielo ogni mio impegno di studio applicato a una ragionevole fede semplice e
umile in Cristo Gesù suo figlio e nostro Signore. Ho imparato strada facendo
che nostra Madre celeste ha a cuore ogni sua creatura partorita (in Cristo
Gesù) in seno alla Chiesa di Dio. Lei madre premurosa e attenta imprime nel
suo cuore materno ogni nostro carattere, debolezza, ogni slancio di vita e
trasforma in preghiera, tutta la nostra breve esistenza. Lei segue il battito di
ogni cuore, converge in Dio ogni nostra azione e per ognuno di noi fissa
inesorabilmente un appuntamento: quello con Dio in vista della nostra morte
corporale.
Maria SS. è Madre di Misericordia ed è fonte di solo Amore, quello più
puro e autentico; lei capace di guidare, in religioso silenzio, le nostre anime a
Dio, di sciogliere ogni nodo o laccio che ci schiaccia e ci illude in questa vita
passeggera, offrendo per la salvezza di ognuno di noi suo Figlio, sacrificio
gradito a Dio.
E’ sconvolgente il suo desiderio di amore per ogni vivente. Così
parlava la Beata Vergine Maria in una rivelazione privata a Luisa Piccarreta,
123
nota figlia/serva di Dio coratina: “….Non darmi questo dolore, non
respingermi; accetta questo dono del cielo che ti reco; accogli la mia visita, le
mie lezioni. Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun
individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione,
presso tutti i popoli e, se occorrerà, girerò per secoli interi, sino a quando non
avrò formato come Regina il mio popolo e come madre, i figli miei, i quali
conoscano e facciano regnare ovunque la Divina Volontà.110”.
110
LUISA PICCARRETA serva di Dio, La Vergine Maria Nel Regno Della Divina Volontà (6 maggio 1930)
pag.11, Nulla Osta Trani, 24 settembre 1997 Arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie Nazareth , Ed Arti
Grafiche, Corato.
124
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129
INDICE
Copertina: Tesi di Laurea
SANTA MARIA GRECA: L’ICONA. Storia e culto della devozione mariana.
Dedica e citazione alla Beata Vergine Maria
2
Presentazione Sacra Icona di Santa Maria Greca – Corato
3
Icona Santa Maria Greca con bambino (immagine)
5
INTRODUZIONE
6
CAPITOLO PRIMO
CULTO MARIANO: nascita e sviluppo liturgico e storico
10
1.1 Dalle origini fino al quarto secolo
10
1.2 Dal periodo patristico al Medioevo
20
1.3 Dal Medioevo al Concilio Vaticano II
29
1.4 Dal Concilio Vaticano II ad oggi
44
CAPITOLO SECONDO
LA PIETA’ POPOLARE MARIANA
54
2.1 Maria nella Liturgia
54
2.1.1 Il metodo
64
130
2.1.2 Culto mariano annuale, settimanale, quotidiano
65
2.2 La Pietà mariana
68
2.2.1 Maria dal popolo non è studiata, ma pregata
71
2.3 La preghiera rivolta alla Vergine Maria Madre di Dio
75
2.3.1 Maria benedetta fra le donne
75
CAPITOLO TERZO
STORIA DELL’ICONA DI S. MARIA GRECA IN CORATO
85
3.1 L’Apparizione
85
3.2 Notizie storiche sull’apparizione di Santa Maria Greca
93
3.2.1 L’Immagine della Madonna greca
97
3.3 Il Campanello
105
3.3.1 I miracoli riguardanti la Sacra Immagine
109
3.3.2 Un’amara constatazione … un pio desiderio
121
CONCLUSIONE
123
BIBLIOGRAFIA
125
INDICE GENERALE
130
131