SANTA MARIA GRECA: L`ICONA Storia e culto della devozione
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SANTA MARIA GRECA: L`ICONA Storia e culto della devozione
Facoltà Teologica Pugliese ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “SAN NICOLA IL PELLEGRINO” TRANI SANTA MARIA GRECA: L’ICONA Storia e culto della devozione mariana 1 Alla mia Mamma Celeste…… …. alla Comunità Parrocchiale "Santa Maria Greca" in Corato (Ba), al Parroco, al suo vice ... "Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino. In nessuno lo vediamo meglio che in Maria. La parola del Crocifisso al discepolo - a Giovanni e attraverso di lui a tutti i discepoli di Gesù: "Ecco tua madre" (Gv 19,27) - diventa nel corso delle generazioni sempre nuovamente vera. Maria è diventata, di fatto, Madre di tutti i credenti. Alla sua bontà materna, come alla sua purezza e bellezza verginale, si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà, sperimentano l'amore inesauribile che Ella riversa dal profondo del suo cuore. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene. La devozione dei fedeli mostra, al contempo, l'intuizione infallibile di come un tale amore sia possibile: lo diventa grazie alla più intima unione con Dio, in virtù della quale si è totalmente pervasi da Lui - una condizione che permette a chi ha bevuto alla fonte dell'amore di Dio di diventare egli stesso una sorgente "da cui sgorgano 2 fiumi di acqua viva" (cfr. Gv 7,38). Maria, la Vergine, la Madre, ci mostra che cos'è l'amore e da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata1. ICONA S.S. MARIA GRECA 18 luglio 1656! Una data fatidica nella storia religiosa e civile della Città di Corato. Di secolo in secolo, di generazione in generazione, i Coratini si sono trasmessi questa data, legata a manifestazioni di singolare pietà materna della Madonna verso il popolo, che La invocava in un momento di gravissima tribolazione, quale fu la peste, che in quell'anno mieteva vittime innumerevoli in tutto il Regno di Napoli. - La Madonna apparve in un oscuro e umido sotterraneo della Torre Greca della cittadina di Corato, sorrise ai suoi figli e la peste cessò immediatamente! 1 BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas est, (25/12/2005), Libreria Editrice Vaticana, Roma, n. 42. 3 - Il popolo di Corato ha scritto i benefici della Madonna Greca nel suo cuore e non il tempo, non le tribolazioni, non le arti diaboliche dei cattivi potranno mai cancellare i favori della sua Madonna verso coloro che L’hanno invocata con fede e con amore. Ogni 18 luglio ricorre la festività e si ha la grazia di celebrare l'Augusta Regina, Protettrice di Corato, Santa Maria Greca2. 2 Cfr Reginaldo G.M.Addazi Arcivescovo di Trani-Nazareth e Barletta, 11 febbraio 1956, Trani Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956 Arti Grafiche FAVIA Bari-Roma 4 5 INTRODUZIONE La storia di Maria, madre del redentore è un evento umano di straordinaria bellezza, concepito da Dio in uno spaccato di vita semplice, umile ma confortato da una profonda e ricchissima fede. Maria è pensata, amata, fortemente voluta da Dio Creatore per divenire lo scrigno naturale di un bimbo reso Dio tra gli uomini. In questa creatura, casta e pura, c’è tutta l’impronta dello Spirito Santo che esprime tutta la sua onnipotenza e che sintetizza e riunisce in quell’atto (concepimento verginale di Maria) tutta la storia dell’umanità passata, presente e futura e la dirige verso il radioso e indicibile incontro con Dio Creatore. L’itinerario storico che tenta una spiegazione sul culto che si deve a Maria proclamata Madre di Dio con il Concilio di Efeso (431), segue un crescente desiderio d’amore e di venerazione per questa purissima creatura, riconosciuta tale dalle religioni diverse di questo mondo e assunta quale guida, speranza e maestra di vita di ogni essere vivente. Maria madre del Cristo è amata, è invocata quale Madre di Misericordia, è rimedio alle nostre misere condizioni umane. La preghiera 6 diretta a Maria è scorrevole e semplice. In tutto l’arco del Medioevo Maria è figura privilegiata accanto a quella di suo Figlio Gesù Cristo, pregata incessantemente e implorata con l’aggiunta della seconda parte dell’Ave Maria con le parole: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte”. La devozione verso la ‘Theotòkos: madre di Dio’ diventa la via più sicura per arrivare a Dio, il cui culto si consolida, nella liturgia bizantina nel periodo che va dal V all’XI secolo. La liturgia bizantina, resta un mondo ancora da esplorare con la sua diversità di riti e di lingue a testimonianza del fervente culto offerto alla Madre del Cristo. Si consolida per merito dell’impegno evangelico profuso dai domenicani e dall’Ordine dei predicatori la pia pratica del Rosario e delle Litanie dedicate a Maria Santissima. La riottosa Riforma protestante (1517) tenta di spegnere il culto ispirato a devozione che avvolge la Vergine Maria, ma resta un vano tentativo; respinto dalla energica resistenza orchestrata dal Concilio di Trento (1545), fiorisce prepotentemente il cosiddetto “movimento mariano” che offre un nuovo slancio alla figura della Madre di Gesù. Maria, per volere di Dio, ha concesso all’umanità la sua viva e fulgida presenza ed è venerata presso Cattedrali, Santuari, attraverso Icone e 7 immagini sacre distribuite e a lei dedicate in tanti luoghi e presso tanti popoli di diversa razza e cultura. In Corato il 18 luglio 1656 deve considerarsi un’autentica apparizione mariana, per di più impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce che ritrae l’effige di Maria. La Sacra Icona presente presso l’edificio ecclesiale di Santa Maria Greca in Corato è un esempio che dimostra la presenza di Maria e la conseguente venerazione di un popolo che da secoli oramai invoca la sua protezione e attesta il suo patrocinio. I secoli XIX e XX, rispettivamente con le definizioni dogmatiche dell’Immacolata Concezione (enciclica: ‘Ineffabilis Deus’ del 1854 di Pio IX) e dell’Assunta (enciclica: ‘Munificentissimus Deus’ del 1950 di Pio XII), rafforzano la dottrina mariana e ne propagano il culto in tutto il mondo cristiano. Il rinnovamento teologico del XX secolo sotto l’azione dei vari movimenti: biblico, patristico, liturgico, ecumenico… modella un’antica impostazione mariologica per approdare all’elaborazione del capitolo VIII della Costituzione ‘Lumen Gentium’ (Concilio Vaticano II, 21/11/1964). Pietre miliari del XX secolo restano due importanti interventi magisteriali: l’esortazione apostolica ‘Marialis cultus’ di Paolo VI (1974) e l’enciclica ‘Redemptoris Mater’ di san Giovanni Paolo II (1987). 8 San Giovanni Paolo II col motto ‘totus tuus’ consacra al cuore immacolato di Maria l’umanità credente ed esorta i fedeli a riprendere con vigore la pratica del Rosario per la pace nel mondo: la lettera apostolica ‘Rosarium Virginis Mariae’ (2002) testimonia l’indole mariana del suo pontificato. La storia del culto dedicato a Maria, attraversando i secoli fino ad oggi, ha lasciato dietro di sé uno strascico di luce e innumerevoli apparizioni mariane hanno accompagnato profeticamente la storia dell’intera umanità. Maria non si stanca di invitare l’uomo di ogni epoca e di ogni luogo sulla terra a intraprendere un nuovo cammino. L’uomo nel rispetto del creato e in pace con ogni altro uomo può prenotare concretamente un futuro di pace e di felicità. “Pregate, pregate, pregate” Sì, proprio questo è l’invito frequente rivolto in quest’epoca, ai fedeli di tutto il mondo, dalla Vergine Maria nelle apparizioni di Medjugorje (XX-XXI secolo). Papa Francesco (2015) consiglia il Rosario come una ‘medicina’ per la nostra anima e per diffondere ovunque l’amore, il perdono e la fraternità: “Non dimenticatevi di prenderla perché fa bene al cuore, all’anima e a tutta la vita” 9 PRIMO CAPITOLO CULTO MARIANO: NASCITA E SVILUPPO LITURGICO E STORICO 1.1. DALLE ORIGINI FINO AL IV SECOLO Come la teologia mariana, così anche la devozione a Maria ha avuto degli inizi pressochè impercettibili, ha avuto un incremento delle fasi e, per così dire, delle tappe; essa ha, dunque, una storia nel vero senso della parola3. Il posto occupato da Maria negli scritti neotestamentari può sembrare, a prima vista, modesto: sono circa 200 i versetti che la contemplano; tuttavia la figura si staglia sulle altre imponendosi per la sua unicità e specificità sul piano della salvezza. Non è possibile scrivere una vita autonoma di Maria che colga ogni aspetto della sua esistenza perchè la sua presenza è sempre in relazione a quella di Cristo4. I primi raggi del culto, dedicato a Maria, si annuncia già nei racconti degli Evangelisti. Prima ancora che sant'Ignazio Martire, e sant'Ireneo 3 D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, p.13. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova , Roma 2005, p. 22 4 G. 10 salutino in Maria, l'uno la Madre del Cristo, l'altro l'Avvocata e la Patrona del genere umano, la Vergine, ancor vivente su questa terra, godeva già in seno alla Chiesa nascente un grande prestigio. Così riguardo alla discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste (50 giorni dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo), negli Atti Apostolici (1,14 ss.) è particolarmente nominata Maria, la Madre di Gesù. Lo Spirito Santo non è tuttavia disceso sulla Chiesa nascente, e già san Luca designa in modo specialissimo Maria, quale membro eminente della stessa Chiesa e oggetto di una venerazione e di un rispetto tutto particolare, appunto perchè Madre del Cristo5. San Luca annota che tutti i discepoli erano perseveranti e concordi nella preghiera insieme ad alcune donne e a Maria (At 1,14), constatando la gioia cristiana che esplode nelle grandi feste, ma quella più autentica è quella intima dell'unione con Cristo, nella contemplazione dei divini misteri. Pensando al fedele che prega, dovremmo penetrare nel cuore dei santi mentre passano la nottata in orazione. E' lì che l'anima sente la certezza di essere amata da un amore divino, infinito. Amare ed essere amati! Ecco la più genuina, la più grande felicità 5 D. FILIPPO pp.14-15 OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, 11 cristiana! La gustano le anime semplici, la cantano i grandi mistici che bramano "morir d'amore". L'inabitazione dello Spirito Santo in noi, il nostro essere membra vive (Chiesa) di Cristo incanta l'anima contemplativa che sperimenta la forza più intimamente penetrante dell'amore. Tutti i misteri della vita di Gesù e di Maria sono fonte di gioia, in special modo i misteri del dolore. E' davanti al Cristo crocifisso che la felicità di essere amati e di amare trasforma in gioia anche le più atroci torture. Lo potrebbero testimoniare grandi santi e martiri, “in primis” Maria, che, pur lacerata e straziata nel corpo e nell'animo ha potuto partecipare con tutto l'essere alla sua crocifissione pregustando gli effetti di grazia della risurrezione6. Contempliamola così trepidante ai piedi della croce. Nessun dolore è uguale al suo, ma nessuna fede è forte come la sua e nessun amore è più grande del suo. Gesù è lì: il Figlio prediletto che il Padre dà all'umanità perchè "ha tanto amato gli uomini" e lei, con lo stesso amore per noi, lo dà, mentre il Figlio si offre prima di tutto, per lei, sua Madre che ha redento prima ancora di averla per Madre... Supremo momento dell'amore infinito nel quale si 6 C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 24-25. 12 fonde l'amore del Padre-Dio, della Madre-Vergine, del Figlio vittima per i fratelli, l'umanità che è salvata per sempre! E' questa la ‘perfetta letizia’ che nasce dalla ‘follia della croce7’. Questo germe di una profonda e silenziosa venerazione a Maria Santissima certamente non doveva spegnersi, ma prender piuttosto ogni giorno un maggior incremento. Siamo partiti col descrivere il Mistero di dolore di Maria ai piedi della croce di Gesù per ricollegarci e contemplare tutta la storia dell'infanzia di Gesù e la gioia che prova Maria nell'accompagnare tutta l’esistenza di suo Figlio. La storia dell'infanzia di Gesù è pervasa da un’immensa gioia, i riverenti accenni a Maria nel Vangelo, la sua alta posizione nell'opera della Redenzione, la sua relazione unica rispetto a Gesù, poi la sua domanda nelle nozze di Cana, le due acclamazioni a Maria che ci riferisce l'evangelista Luca, quella dell'Angelo, ripetuta da sant'Elisabetta: "Benedetta tu fra le donne", e l'altra della donna anonima palestinese: "Beato il seno che ti portò", soprattutto le sue ore di agonia passate sotto la Croce (per compiere la volontà del Padre come lo è stato per Gesù): tutto questo ripetutamente raccontato e presto anche letto nei convegni liturgici e spiegato, doveva certo 7 C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p.26. 13 impressionare gli ascoltatori e far nascere in loro il riverente rispetto con cui S. Matteo, e specialmente S. Luca parlavano della Vergine-Madre, e dava inoltre occasione di nominare e invocare Maria anche nel pubblico culto della giovane Chiesa. In particolare le varie manifestazioni della devozione mariana nei primi quattro secoli, fino al Concilio di Efeso (431 d.C.), ci mostrano l'insistenza con cui si pone in evidenza Maria nelle varie forme del simbolo battesimale. Fin dal primo secolo in esso è attestata la mirabile maternità di Maria con la frase: "Credo in Gesù Cristo, concepito dallo Spirito santo, nato da Maria Vergine". L' ‘Ave Maria’ poi, questa mistica salutazione dell'arcangelo Gabriele, con la quale ebbe inizio la Redenzione del genere umano, cui si aggiunge la benedizione di S. Elisabetta, e la preghiera fiduciosa e commovente della Chiesa - che già da secoli si ripete ogni giorno all'inizio e alla fine delle singole ore canoniche e in specie alla fine della Compieta, - la troviamo già nell'antica Liturgia di san Giacomo: alla fine dell'Ectenia dopo la consacrazione. Nel secolo IX l'‘Ave Maria’ è maggiormente diffusa anche nella devozione popolare, dove si completò, più tardi, probabilmente sotto l'influsso dei Mendicanti e dei frati Predicatori (domenicani), con l'aggiunta 14 della seconda parte, come un ricordo della continua e potente intercessione di Maria Santissima, che incessantemente è implorata con le parole: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi adesso e nell'ora della nostra morte": forma, che per molto tempo variava secondo i luoghi e i tempi, finchè san Pio V la impose quale forma obbligatoria per tutti. Benchè il testo adottato dalla Chiesa sia differente nelle prime parole dall'originale, la Chiesa non cessa di rallegrarsi e ripetere fin dai primi secoli il suo credere: “Ave Maria, sei piena di grazia!” Maria è scelta perchè ha trovato (gioia) grazia presso Dio8. Zaccaria dubita delle parole dell'Angelo, Maria invece, crede e obbedisce. Maria è lodata, in eterno, per la sua fede (Lc 1,20.45); L'Annunciazione (Lc 1,26-38) è lo schema autentico da cui trae origine la preghiera mariana ‘Ave Maria’. Ciò che domina nel racconto dell'Annunciazione è la nota gioiosa di un racconto di grazia, di bellezza, che supera l'antico racconto della prima donna, Eva (Gn 2,21-25)9. Il personaggio principale è una donna: Maria. L'episodio vuole sottolineare il ruolo unico che Maria ha svolto nel Mistero dell'Incarnazione 8 D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma, pp.14-16. 9 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 53-54. 15 del Figlio di Dio. "L'Annunciazione è il testo più conosciuto e amato della tradizione cristiana. Padri della Chiesa, teologi e autori spirituali ci hanno lasciato su questa pagina indimenticabile del Vangelo lucano innumerevoli omelie, commentari e meditazioni... Maria accoglie il progetto divino e diventa la ‘Madre del Figlio di Dio’, che concepisce verginalmente e che mette al mondo come vergine10”. L'Annunciazione (Lc 1, 26-38) Saluto dell'angelo “Rallegrati ricolma di grazia, il Signore è con te”. Turbamento di Maria A questa parola ella fu turbata e si domandava cosa potesse significare questo saluto. Primo messaggio dell'angelo “Tu hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco: concepirai e genererai un figlio e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo”. 10 I. De La POTTERIE, Maria nel mistero dell'Alleanza, Editrice Marietti, Torino 1988, cit., p. 36. 16 Difficoltà di Maria “Come avverrà questo poichè io non conosco uomo?” [poichè Maria è vergine]. Secondo messaggio dell'angelo “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti prenderà sotto la sua ombra. Pertanto ciò che nascerà santo sarà chiamato Figlio di Dio”. (Segno) “Ed ecco: anche Elisabetta, tua parente, ha concepito un figlio nella sua vecchiaia, quella che (è dato il segno) chiamavano sterile”. Consenso di Maria “Ecco sono la serva del Signore, mi avvenga secondo la tua parola”. Ciò che si presenta con evidenza alla nostra attenzione è la struttura ‘dialogica’ del racconto di Luca e il punto focale su cui converge il dialogo è il versetto 34: "Come è possibile? Non conosco uomo". L'Evangelista vuole portare il lettore all'intelligenza della verità riguardante l'origine verginale di Gesù. Maria non concepirà per l'intervento di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. La prospettiva che si propone Luca non è quella mariologica 17 ma cristologica: tutto quello che è detto di Maria è come riferimento a Cristo, anche se lei rimane la protagonista principale del racconto11. Maria di Nazareth è una giovane donna ebrea con una fede profondissima. Ha accolto l'annuncio dell'angelo che l'ha salutata "piena di grazia" e l'ha chiamata a diventare la ‘Madre del Re-Messia’ (vedi Lc 1,2638). E' diventata liberamente e gioiosamente la mamma di Gesù "per opera dello Spirito Santo", in virtù della potenza straordinaria di Dio. E' la ‘Vergine Madre’: prodigio dell'onnipotenza di Dio, cui "nulla è impossibile" (Lc 1,37) e umile serva del Signore, ricca di una fede sconfinata (Lc 1,38.) Giuseppe, uomo giusto e innamorato di Maria, è discendente del grande re Davide, Giuseppe di Nazareth è da tutti ritenuto il papà di Gesù. A lui, uomo di grande fede e generosità, Dio ha chiesto di accogliere come sposa la Vergine Maria, di dare al figlio che nascerà il nome di Gesù, di proteggere quella famiglia con amore e coraggio (cfr. Mt 1,18-24; 2,13-23). Con la libera collaborazione di Giuseppe, Dio realizza le promesse fatte dai profeti al grande re Davide e a tutto il popolo d'Israele: un Re della stirpe di Davide "sarà grande", "sarà chiamato figlio dell'Altissimo" e "regnerà per sempre" (cfr. Lc 1,32-33.) 11 GAETANO BRAMBILLA, Gesù il ragazzo di Nazareth, Editrice ELLEDICI, Torino 2009, pp. 3-5. 18 Gesù bambino, come i figli degli uomini, cresce con il passare degli anni alla scuola dei suoi eccezionali genitori, in statura, in saggezza e nella fede. La famiglia umana è per lui la ‘grande risorsa’ per diventare persona adulta, sapiente e responsabile. "In tutto simile a noi" questo ragazzo è diverso da noi: è il Figlio di Dio, "generato, non creato, della stessa sostanza di Dio Padre" che "si è fatto uomo per noi uomini e per la nostra salvezza". Il suo volto umano scolpito dal Mistero dell'Incarnazione è pieno di luce e di amore verso tutti. Nella casa di Nazareth il bambino Gesù è stato baciato, accarezzato, coccolato e con tutti ha lavorato con serenità e impegno: Maria è la mamma attenta e premurosa che ha educato con Giuseppe, falegname-artigiano laborioso, il bambino Gesù. La famiglia di Nazareth si riunisce per mangiare insieme: momento in cui il capofamiglia ‘benedice’, ringrazia Dio per il cibo ricevuto in dono. Ai tempi di Gesù prendere insieme il cibo non è solo nutrirsi, ma riconoscere che la vita (e il cibo che la nutre) è dono di Dio. Riunirsi a tavola è celebrare la vita, è parlare insieme, condividere gioie e fatiche. E' ‘fare comunione’: crescere insieme nell'amore12. 12 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 56-57. 19 1.2. DAL PERIODO PATRISTICO AL MEDIOEVO Con la proclamazione conciliare, avvenuta a Efeso, nel 431 circa la maternità divina di Maria non si volle affermare una verità di fede riguardante la persona di Maria, verso la quale la Chiesa intendeva tributare un particolare onore, ma l'affermazione di una verità cristologica, di cui Maria non è l'oggetto diretto. L'intento conciliare è quello di definire il concetto niceno dell'identità sostanziale di Cristo con Dio13. Affermare inoltre la maternità di Maria equivaleva a dimostrare la vera umanità del Cristo14. Il primo a parlare della maternità divina è Ignazio di Antiochia (II secolo); seguono Giustino, Ireneo, Tertulliano15. "Il Concilio di Nicea (325), pur senza esplicito riferimento alla Madre di Dio, riconosciuto 'consustanziale', aveva inaugurato la riflessione teologica sulla fede nella divina maternità di Maria, da lungo tempo accettata, perchè biblicamente fondata.16". Il “Sub tuum praesidium", la più antica preghiera mariana che si conosca, recita "sotto la tua protezione cerchiamo rifugio Santa Madre di Dio". Atanasio usa per ben dodici volte il titolo ‘Theotòkos’ (lo storico 13 Cfr. R. METZ, Histoire des Conciles, Presses Universitaires de France, Paris 1968. Cfr. R. CANTALAMESSA, Maria uno specchio per la Chiesa, Editore ANCORA, Milano 1990, p.68. 15 Cfr. C. POZO, Maria en le obra de la salvacion, Editorial Catòlica, Madrid 1990, pp. 287-293. 16 G. SOLL, Storia dei dogmi marani, Editrice LAS, Roma 1981, cit, p.108. 14 20 Socrate attribuisce a Origene l'uso del termine). Ritroviamo tale uso in Cirillo di Gerusalemme e nei Padri cappadoci 17 . "Per questo motivo la parola ‘theotòkos’ divenne la bandiera della vera fede, il segno di riconoscimento di quanti difendevano la vera dottrina. 18 ". Il 22 giugno 431 i Padri riuniti a Efeso, condannando Nestorio oramai 'ingabbiato' nella sua affermazione di Maria, semplicemente, Madre del Cristo (Christotòkos), affermano confessando che la Vergine santa è Madre di Dio (Theotòkos), essendosi il Verbo incarnato e fatto uomo, e avendo unito in sè, fin dal concepimento, il tempio assunto da essa19. L'esultanza del popolo fu così grande che a sera accompagnò i Padri alle loro dimore con una fiaccolata. La ritrovata unità dogmatica della Chiesa fu celebrata a Roma da papa Sisto III (432-440) con la magnifica e imponente costruzione della basilica di Santa Maria Maggiore i cui mosaici scintillanti di luce manifestano l'insondabile mistero dell'Incarnazione divina. Nel mosaico dell'annunciazione Maria veste lussuosamente e porta sul capo un diadema, e l'arcangelo Gabriele è plasticamente evidenziato come una vittoria classica. Mentre prima Maria indossava vesti modeste, qui appare nelle sembianze 17 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 144. N.S. BULGAKOV, Il roveto ardente. Aspetti della venerazione ortodossa alla Madre di Dio, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p.8. 19 G. ALBERIGO, I Concili Ecumenici, Editrice La Feltrinelli, Brescia 1990, p. 148. 18 21 della ‘Theotòkos’. L'Oriente, invece, celebrò più tardi, verso il 530, le definizioni dogmatiche del Concilio di Efeso istituendo per il 25 marzo, esattamente nove mesi prima della festività del Natale, la solenne festa dell'Annunciazione. Tale festività venne in seguito, introdotta pure a Roma da papa Sergio I (687-701), siciliano di origine siriaca, ma di cultura greca20. Pur non potendo ritenere il proclama di Efeso, un dogma mariano, senza per questo voler sminuire la dignità della Madre "Il nome della Theotòkos contiene tutto il mistero dell'economia di salvezza" afferma san Giovanni Damasceno21. Nella Liturgia già nei primissimi tempi, la Madre di Dio conserva sempre un posto d'onore accanto a suo Figlio Gesù, dovunque si celebri la memoria del sacrificio della Croce: nella Santa Messa. Maria Santissima ci invita a sederci alla mensa del Signore, tutti insieme, per nutrirci del Corpo e del Sangue di Gesù. Il più antico testo del Canone della Messa, pervenuto fino a noi - cioè la ‘Traditio Apostolica’ di sant'Ippolito - scritto a Roma nel 223/4, già contiene queste parole: "Ti rendiamo grazie, Dio Padre, per mezzo del diletto tuo 20 R. D'ANTIGA, in N.S. BULGAKOV, Il roveto ardente, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, cit., pp. 11-12. 21 GIOVANNI DAMASCENO, De fide orthodossa, 3, 12: PG 94, 102, cfr. La fede ortodossa, Editrice Città Nuova, Roma 1998. 22 Figlio (per puerum tuum) che mandasti dal cielo nel seno di Lei... nato dalla Vergine... che è morto, risorto...22", così nel restaurato Messale Romano la ‘Prece Eucaristica III’, che esprime con intensa supplica il desiderio degli oranti di condividere con la Madre l'eredità di figli: "Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te (Padre) gradito, perchè possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria Vergine e Madre di Dio". Tale memoria quotidiana, per la sua collocazione nel cuore del divino sacrificio, deve essere ritenuta forma particolarmente espressiva del culto che la Chiesa rende alla ‘Benedetta dall'Altissimo.23’ (cfr. Lc 1,28). Questa prima menzione della Vergine Maria nel Canone della Messa, già da molto tempo in uso, rimase nelle Chiese orientali, dove il sacerdote, dopo la consacrazione, alza la sua voce, quando a questo punto ricorda la Madonna, quasi ad esaltare i suoi privilegi, e, interrompendo la sua preghiera, lascia eseguire al coro uno dei più bei canti in onore della Madre di Dio, mentre lui, e dopo di lui il diacono, incensa l'altare, quasi per esprimere il profumo di soavità che è la Madonna nella sua relazione al sacrificio di suo Figlio. 22 M. BELLI, Lettere di sant'Ignazio Martire, n.107, inviate ai destinatari a cui ricorda le verità del simbolo battesimale, Casa Editrice CARABBA, Lanciano 2010. 23 PAOLO VI, Marialis Cultus, Esortazione apostolica sul culto della Vergine Maria, 02.02.1974, n.10, Editrice Libreria Vaticana, Roma. 23 La Messa Romana, invece, già da molti secoli usa la memoria di Maria prima della consacrazione con queste parole assai indicative: “Offerimus tibi...haec dona... communicantes et memoriam venerantes, imprimis gloriosae semper Virginis Mariae, Genitricis Dei et Domini nostri Jesu Christi”, aggiunta che ripete la sua origine dall'influsso del Concilio efesino (431). Nominare i santi nel Canone della Messa, secondo il parere già dei SS Padri, è rendere loro maggior gloria che con qualsiasi atto di pietà. La prima a essere ricordata, è la Vergine, perchè tra tutti i Santi la più vicina a Dio, la più potente presso il suo Cuore. Per esaltare la fedeltà e la costanza di Maria sotto la Croce, vi sono inoltre i panegirici dei grandi Dottori della Chiesa, come di un S. Ambrogio, S. Agostino, S. Bernardo di Clairvaux (Chiaravalle), di cui si leggono le bellissime omelie e sermoni nelle due feste dei ‘Sette Dolori’. Se cerchiamo altri documenti e argomenti nei primi secoli, anche l'archeologia cristiana offre delle prove inconfutabili del posto d'onore che Maria occupò nella pietà dei fedeli sin dalla metà del II secolo: posto così importante che i racconti evangelici riguardanti Maria divengono uno dei motivi più frequenti nella decorazione di sarcofaghi e di cappelle funerarie. Così la celebre pittura del cimitero di Priscilla (metà del II secolo) rappresenta Isaia in pallio, che con l'indice addita la stella dipinta al di sopra di Maria, 24 seduta, col divin Pargolo sulle ginocchia; o il famoso epitaffio di Severa (secolo III, ora nel Museo Lateranense XIV,1) rappresentante in una sola scena la predizione di Isaia intorno alla Vergine e l'adorazione dei Magi, episodi familiari ai fedeli per la loro partecipazione all'assemblea liturgica, in cui annualmente erano letti, spiegati e celebrati. Sono le prime immagini della Madonna che si ritrovano in un luogo di culto. Contemporaneamente l'iconografia della Madonna assunse proporzioni vastissime. Dal Concilio di Efeso la figura della Vergine diviene pressochè immutabile non meno delle composizioni di cui fa parte. Diversi atteggiamenti della Vergine divengono pressochè classici e si crea una serie di tipi diversi corrispondenti in generale alle più celebri icone della ‘Panaghìa24’. Sono celebri le immagini esibite già presto nel culto della Chiesa. Sappiamo delle processioni iniziate da San Gregorio Magno dalla Basilica Liberiana alla Vaticana, con l'immagine di Maria; abbiamo notizia di una immagine di Maria ‘amplectentem Salvatorem Dominum Deum’, ornata da Gregorio IV; poi delle processioni sotto Leone IV, dell'accorrere di molti Santi a pregare innanzi ad una preziosa immagine venerata in Santa Maria ‘ad 24 H. DIEHL, Manuel d'art byzantin I, Libraire Auguste Picard, Paris 1925, p.325. 25 presepe’ e del titolo di ‘Regina pacis’ con cui vari Pontefici l'hanno invocata, nelle più gravi contingenze, assegnandole poi, per riconoscenza, il titolo di ‘Salus populi Romani’. Da queste prime rappresentazioni deriva tutta quella posteriore abbondante iconografia mariana che mantiene viva, ancor oggi, nel popolo cristiano la memoria di Maria, cosicchè oggi non può trovare nemmeno una poverissima cappella o sala, usata per il culto, che non abbia la sua immagine della Madonna, ornata di fiori e candele, o anche solennemente incoronata, portata nelle processioni e supplicazioni, o in qualsiasi altra forma esposta alla venerazione dei fedeli anche nel culto pubblico. Dopo il Concilio di Efeso, che si tenne in una basilica dedicata a Maria, sorsero in onore di Essa moltissime chiese, santuari e altari che, data la grande difficoltà, anzi l'impossibilità di cambiare il titolo una volta scelto, è sempre una viva proclamazione della venerazione di Maria e della fiducia in Essa riposta dai fedeli. Se già sant'Atanasio, sant'Ambrogio, sant'Agostino propone alle vergini cristiane l'insuperabile modello della Vergine Maria, dopo il Concilio efesino, la verginità di Maria diviene l'argomento d'interminabili elogi e d'ammirabili esortazioni. 26 Si uniscono come in un concerto armonioso di lode alla Vergine i Padri della Chiesa, esprimendosi ora con formule e termini dogmatici che brillano per la loro chiarezza e sobrietà, ora col linguaggio commovente del cuore; si sente il grande rispetto, l'ammirazione per la grandezza della Madre e per l'umiltà della Vergine. Il Concilio di Efeso suscitò anche un nuovo e potente impulso all'incremento della devozione mariana: la difesa della dottrina cattolica condusse a nuove forme e formule, della maternità divina di Maria soprattutto nel culto; si diffusero varie formule d'invocazione e di venerazione della Madre di Dio. Maria divenne la tessera di ortodossia: senza contraddire nè la Parola di Dio nè la Tradizione della Chiesa25. Nell'ammissione o composizione di queste formule la Chiesa mostra qualche cosa della sua cattolicità. Sono assunte dalla Chiesa bizantina le feste, le antifone, i responsori, testi originali greci; sono aggiunti concetti di fede germanica, testi in cui risuona e si riflettono l'ardore e la sovrabbondanza spagnola; vanno insieme elementi della Liturgia ambrosiana, con elementi delle Liturgie anticogallicane, e così via. 25 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 234. 27 Nella Chiesa-Madre romana si vuole conservare nella Liturgia qualche cosa delle caratteristiche e del genio speciale di tutte le nazioni e stirpi, che professano il Rito romano, affinchè tutti trovino in questo qualche cosa della propria cultura e del proprio culto alla Madonna. Sotto l'influsso della pietà orientale, il ‘Calendario della Chiesa’ occidentale poi introduce presto nuove feste principali: alle feste del Signore anche Maria è celebrata particolarmente come ‘Madre di Dio’. Il Calendario del cronografo romano del 354 (prende il nome da Furio Filocalo) e i sacramentari romani attestano già la festa dell'Annunciazione e della natività di Maria; la dedicazione della Basilica Liberiana (Santa Maria Maggiore) diventa una festa mariana. Nel mese di gennaio del 386, ad Antiochia si ha una ‘Memoria della santa Genitrice di Dio e sempre Vergine Maria’. Il ricordo liturgico della Vergine è attestato anche tra i monaci di Egitto, poi in Arabia e nella Gallia26. 26 D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, pp. 16-22. 28 1.3. DAL MEDIOEVO AL CONCILIO VATICANO II Fiorisce l'iconografia che illustra meravigliosamente la teologia e la mistica della bellezza. Liturgicamente sono introdotte nel calendario orientale e poi occidentale le feste dell'infanzia di Maria di ispirazione apocrifa (natività, presentazione al Tempio, concezione di Anna), e la 'festa delle feste': Assunzione o Dormizione. La riflessione sull'Assunzione costituirà il punto centrale di quest'ultimo periodo della patristica. Si fa ampio riferimento ai racconti dei vangeli apocrifi, ma vi è anche la preoccupazione di fondarli biblicamente 27 , pertanto il pensiero medioevale, muovendo anch'esso dalla Scrittura e dalla Tradizione, conduce la riflessione su Maria presentando aspetti nuovi. Nella Chiesa orientale, dopo la crisi iconoclasta, assistiamo all'incremento dell'iconografia con tutta la portata della sua ricchezza teologica. Maria è presente nella liturgia bizantina la cui spiritualità consiste nella ricerca di Dio attraverso il movimento della contemplazione. L'incremento della cultura ascetica e mistica avvengono grazie all'apporto del monachesimo di Oriente. 27 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 120. 29 La devozione verso la ‘Theotòkos’ diventa la via più sicura per arrivare a Dio, il cui culto si consolida, nella liturgia bizantina nel periodo che va dal V secolo all'XI. La liturgia bizantina, resta ancora un mondo da esplorare con la sua diversità di riti e di lingue a testimoniare la varietà e la creatività della Chiesa orientale28. Il culto della ‘Theothòkos’ si consolida, nella liturgia bizantina, nel periodo che va dal V secolo in poi e segue la tradizione patristica. La presenza di Maria è sottolineata nelle professioni di fede che rendono evidente lo stretto rapporto che intercorre tra il mistero di Maria e quello di Gesù Cristo. “Lungo l'anno liturgico, la ‘Theotòkos’ è venerata nelle celebrazioni dei misteri di Cristo, in particolare durante il tempo dell'Avvento-Natività e quello della PassioneRisurrezione. A differenza della liturgia latina, gli uffici bizantini della Quaresima e della Passione dedicano ‘tropari’ speciali a Maria ai piedi della croce29”. A Roma verso la fine del VII secolo, Papa Sergio I (687-701) ordina che nelle feste dell'Annunciazione, della Dormizione e della Natività, nonchè della Purificazione, si faccia la solenne processione litanica da S. Adriano sul Foro Romano a S. Maria Maggiore (Liber Pontif. I, 376). La data del 15 Agosto per la festa dell'Assunta, che si trova sotto il nome di 'Dormitio' nei ‘Sacramentari’ Gelasiano e Gregoriano, rispecchia la 28 29 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 121-122. T. KOEHELER, Dal medioevo ai tempi moderni, cit, p. 79. 30 tradizione dei monaci di Palestina del sec. V, e sarebbe poi stata imposta dall'imperatore Maurizio (582-602) a tutto l'impero bizantino 30 (Niceforo Callisto, Storia eccl. 17,28). La Dormizione di Maria non trovò facile la strada per la sua diffusione poichè fondata su testi ‘apocrifi’, ma nel Medioevo diventerà una grande festa mariana31. Essa era certo più antica giacchè le varie sette ereticali del sec. V l'hanno conservata al 15 agosto, e le antiche chiese extra-bizantine (armena, etiopica), l'hanno per propria tradizione. Data la dipendenza politica di Roma da Costantinopoli, facilmente la data festiva entrò in Roma, e di qui si irradiò tra tutti i popoli occidentali. Dal secolo IX la festa si fece sempre più solenne: Leone IV nell’847 vi aggiunse l'‘ottava’; nell’858 Nicolò I afferma che già in passato le si premetteva la vigilia con digiuno. I teologi discutono se Maria è morta o si è addormentata per risvegliarsi in Cielo. La Chiesa Ortodossa, infatti, parla della ‘dormizione’ della Madre di Dio. Noi preferiamo credere che sia morta e risorta per essere in tutto simile al Figlio e a tutti noi32. 30 D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI 1944, Roma, p. 22. M. AUGE', Liturgia, Edizione San Paolo, Torino 1992, p. 297. 32 C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p.30. 31 31 Per il primo incontro di Maria con il Figlio che tanto la ama, con il Padre che accoglie la ‘Madre’ del suo Unigenito, con lo Spirito Santo che riabbraccia la ‘Sposa’, con gli angeli che acclamano la ‘Regina’, non possiamo che ricordare le parole di s. Paolo: "Quelle cose che occhio non vide, nè orecchio udì, nè mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Cor 2,9, cfr. Is 64,1-3; 65,17). E chi mai ha amato come Maria? Chi mai è stato tanto amato? Supera ogni capacità di immaginazione, eppure è dolce sognare la festa che si fa nel Cielo all'arrivo di Maria33. Ed è così che a poco a poco s'introdussero anche altre feste mariane. L'insieme di queste innumerevoli feste e solennità con il loro ‘Ufficio’ e propria ‘Messa’, oltre a quelle che si celebrano in tutta la Chiesa e quelle locali, forma un'epopea meravigliosa, dove le glorie mariane sono cantate in un linguaggio sobrio e solenne, semplice e sublime. Non vi è lato delle grandezze di Maria che non sia illustrato nelle sue feste. Esse ce le mostrano nei suoi rapporti con Dio e con l'umanità, nello sfolgorio della sua grazia e nella pienezza della sua potenza, nell’acerbità delle sue prove e nell'imponenza dei suoi trionfi. La meravigliosa personalità di Maria: la missione unica nella storia del mondo che Ella ebbe a compiere; 33 C. CONTI GUGLIA, Colei che indica la Via, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 31. 32 gli eventi della sua esistenza mortale; le sue eroiche virtù; la protezione particolare da Lei accordata alla grande famiglia cristiana: ecco il contenuto, la bellezza, la recondita poesia delle feste di Maria. Sono le feste e le celebrazioni liturgiche che costituiscono sempre e ovunque il centro attorno al quale ruotò, si mantenne e crebbe il culto a Maria, che ci procurarono i trattati dei Padri sulla Vergine Santissima e tanti gioielli di formule liturgiche; esse furono il veicolo della dottrina dell'Immacolata Concezione, della comune fede nell'Assunzione di Maria, il mezzo per condurre i fedeli a Gesù, a Gesù per Maria. Se nei primi quattro secoli l'invocazione della Vergine è relativamente assai rara nei testi giunti fino a noi, ecco che nell'alto Medioevo le invocazioni alla Vergine, liturgiche o no, si fanno ognora più frequenti ed entusiastiche. Numerosissimi autori inneggiano a Maria con ‘canoni’ (inni di 50-60 strofe) e con ‘contakia’ (inni di ventiquattro strofe di più versi ritmici) in onore della Madre di Dio. La devozione alla Vergine assume non molto dopo l’anno Mille un posto preponderante nella devozione pratica del cristiano e prende un nuovissimo aspetto nelle sue manifestazioni: nulla sembra più naturale agli uomini del Medioevo che di porre in Maria la loro più viva speranza. 33 Sotto l'influsso dei panegirici, delle celebri ‘Orationes’ di sant'Anselmo, e specialmente della letteratura dei miracoli della Madonna, le invocazioni alla Vergine si fanno più frequenti ed entusiastiche. Questo tenerissimo affetto per la Madonna balza evidente e si rivela da tutte le attività del loro spirito, ma trionfa, soprattutto, nella poesia, nella musica, nella pittura. La Vergine è celebrata, cantata, effigiata, riprodotta in tutti i misteri della sua vita; nessun particolare è dimenticato o messo in ombra. Non vi è ricorrenza liturgica che commemora le opere salienti di Nostro Signore e dei Santi che non porti l'artista ad un pensiero di devozione sincera e grato alla Madre di Dio, che in quelle opere ebbe parte attiva e ne fu la causa di grazia. Nell'Oriente cristiano a seguito dell'espandersi della pietà dei bizantini verso la Vergine si costruiscono santuari in suo onore: Costantinopoli era denominata la ‘città della Theotòkos’. Non c'è Chiesa, ricca o povera, grande o piccola, che non possieda nella sua iconostasi una o più immagini della Madre di Dio, che i Ministri del Santuario circonderanno dei profumi di incensi. Il ciclo dei ‘Misteri’ della sua vita è riprodotto con regale splendore negli inni liturgici, come nelle grandi e piccole tavole delle iconostasi, e spesso negli splendidi absidi frontali e nelle pareti laterali in pittura e mosaici rilucenti di oro. 34 In Occidente lo sviluppo del culto mariano fu più lento rispetto a quello orientale. Solo dopo il III secolo a Roma si stabilisce la festa del Natale e solo più tardi le feste in onore della Vergine Maria: la Presentazione al Tempio (2 febbraio), l'Annunciazione (25 marzo), l'Assunzione (15 agosto) e la Natività di Maria (8 settembre). Il movimento mariano e la riflessione su ‘Maria genitrice di Dio’ si accentuano nell'XI secolo attorno a sant'Anselmo di Canterbury e a san Pier Damiani34. “Il XII secolo è quello delle cattedrali dedicate a Nostra Signora a testimoniare una pietà di rispetto e di amore, sviluppata sin dall'entrata; i portali propongono una catechesi di accoglienza. I fedeli entrando in Chiesa, dedicata a Maria Nostra Signora, sono formati, educati, condotti verso l'altare, all'eucarestia, all'unione con Dio proprio da Maria35”. In luogo di segnarsi con l'acqua benedetta, come prescritto dal Rito Romano, baciano con devozione l'immagine di Maria, accendendo candele o ceri posti avanti ad essa. Qualunque cosa sia che si racconta di meraviglioso, Maria è sempre onorata, esaltata, invocata, non anzitutto per se stessa, ma precisamente per i suoi rapporti privilegiati e incomparabili col Figlio di Dio, fatto Uomo36. 34 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 124. T. KOEHELER, Dal medioevo ai tempi moderni, cit, p. 91. 36 D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma, pp. 24-26. 35 35 Sempre nel Medioevo si compongono monografie mariane su temi specifici, quali la verginità e l'immacolato concepimento, si afferma il genere biografico con la descrizione dei miracoli attribuiti alla Madonna e si moltiplicano le preghiere a Maria. Il grande cantore del Medioevo resta Bernardo di Chiaravalle (10901153) la cui devozione a Maria si traduce in accenti di squisito amore. Maria guida Bernardo alla penetrazione delle profondità di Cristo, è alla sua protezione che si affida nei momenti lieti e nei momenti tristi della vita: "Maria è la stella luminosa che rischiara non solamente la vita degli uomini, ma il mondo intero. Tutto il mondo risplende a causa della luce verginale che si sprigiona dalla persona gloriosa della Vergine.37". Dopo Bernardo giunge la scuola francescana, con la sua devozione affettiva e popolare che tocca nel profondo i sentimenti del cuore umano. Sono stabilite altre feste in onore di Maria e il tema della compassione acquisito dai fedeli diede origine tra l'altro alla festa dell'Addolorata, il 15 settembre. L'argomentazione mariana si trova anche nei trattati di teologia: san Tommaso d'Aquino (m.1274) la inserisce nella sua ‘Summa’, alla parte terza; Duns Scoto (m.1308) tratta di Maria nei suoi corsi teologici presso Oxford e 37 A. PIZZARELLI, La presenza di Maria nella vita della Chiesa, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, p. 95. 36 Parigi, la venerazione propria dei padri domenicani in sant'Antonino Pierozzi (m.1459) arcivescovo di Firenze che dedica a Maria quarantatré capitoli della sua ‘Summa moralis’38. Molti sono gli Ordini religiosi sorti in questo periodo (XIII-XIV secolo) che vedono Maria all'origine della loro fondazione: Servi di Maria, Mercedari, Carmelitani. Nell'Ordine di san Benedetto è interessante il rinnovato interesse verso la vergine mai menzionato dal suo fondatore, ma che i ‘cistercensi’, ramo benedettino, palesano ritenendosi veri e propri ‘Cavalieri’ della Vergine. Il culto della Beata Vergine occupa nell'Ordine di san Domenico un posto singolare tanto da attribuire alla Vergine l'origine dell'Ordine. A svelarlo è proprio Santa Caterina da Siena per rivelazione ottenuta da Dio stesso: "Domenico prese l'ufficio del Verbo unigenito mio Figliolo... Egli fu un lume che io porsi al mondo col mezzo di Maria39". I Domenicani, il cui carisma è lo studio e la predicazione, onorano la Vergine. Nell'Ordine nascono le prime congregazioni mariane per la diffusione della devozione alla Madre di Dio; frutto compiuto dell'impegno domenicano è la diffusione della pia pratica del santo ‘Rosario’. Anche se la 38 39 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 24. CATERINA DA SIENA santa, Libro della divina Dottrina, Editrice Laterza, Bari 1928, cap.158. 37 genesi di questa preghiera non può essere attribuita all'Ordine dei predicatori, la sua struttura e il suo incremento sono dovuti all'opera dei suoi membri tra i quali spicca san Pio V. Il XV secolo conosce l'allontanamento dei fedeli dalla Liturgia e l'incremento delle devozioni private. Il sontuoso periodo rinascimentale alimenta la degenerazione del superstizioso e miracolistico tanto da conferire ai riformatori un severo motivo di critica. Lutero nel commento al ‘Magnificat’, presenta una mariologia molto ricca40; "Quanto più cresce la gloria e l'amore di Gesù Cristo tra gli uomini, tanto più cresce anche la valorizzazione e la gloria di Maria, perchè ella ci ha generato un Signore e Redentore così grande e ricco di grazia.41". Con l'invenzione della stampa i testi mariani circolano più facilmente conoscendo una larga diffusione. Il movimento della ‘Riforma’ ammettendo la giustificazione per fede unicamente ad opera di Cristo crocifisso, pone in ombra il ruolo dei Santi e di Maria, essendo Cristo l'unico mediatore. Il culto mariano è respinto come idolatrico. 40 B. GHERARDINI, La Madonna in Lutero, Editrice Città Nuova, Roma 1967, (M. Lutero, Commento al Magnificat 1989, Milano) 41 H. ZWINGLI, Marienpredigt, in Das Marienlob der Reformatoren, hrsg v. Tappoler, Tubingen 1962, p.238 38 Il Concilio di Trento non s’impegnò espressamente in campo mariano, tuttavia fu ripetuta la legittimità del suo culto. L'epoca postridentina conosce il sorgere del cosiddetto ‘movimento mariano’. Come reazione al protestantesimo, da parte cattolica, inizia ad affermarsi nei paesi non toccati dalla Riforma, quali l'Italia e la Spagna, un nuovo ‘slancio mariano42’. Con intento apologetico (a difesa cattolica) nasce la celebre ‘Summa mariana’ di Pier Canisio (1521-1597) ‘De Maria Virgine incomparabili’ fortemente voluta da Pio V. Il gesuita Francisco Suarez (m.1617) è considerato il fondatore della mariologia sistematica; il suo scopo è di intraprendere una trattazione estesa e completa circa la Beata Vergine. Suarez tratta dell'aumento della grazia in Maria, della sua glorificazione e del culto che a Lei si deve riservare. L'intento principale è quello di colmare il vuoto esistente, nelle opere della scolastica, tra la dignità di Maria e la brevità dello spazio a Lei riservato nella teologia, l'urgenza di coniugare predicazione, pietà e teologia con la verità: la pietà senza la verità è vuota e la verità senza la pietà è sterile e incompiuta. La conoscenza di Maria è vista in funzione della cristologia, per comprendere maggiormente il mistero del “Verbo fatto carne” (Gv 1, 1-20). 42 Cfr., R. LAURENTIN, La Vergine Maria, Edizioni San Paolo, Roma 1984, pp. 133. 39 Infine Suarez si propone di superare l'isolamento della mariologia nella teologia affermando che dopo la conoscenza di Dio deve seguire quella di Maria. E' con il teologo siciliano Placido Nigido (m.1640 circa) che è coniato il termine ‘mariologia’. La sua opera principale è la ‘Summa sacrae mariologiae pars prima’, del 1602. Il suo proposito è di congiungere la mariologia alla divina teologia: egli opta per una trattazione separata dicendo che il soggetto di questa dottrina è la Beata Maria perché in certo modo insigne riferimento a Dio. Partendo dal dato biblico-dogmatico i testi di mariologia intendevano presentare soprattutto i privilegi di Maria, dovuti per la singolare elezione della Vergine Madre per concludere alla realtà effettiva di tali proprietà esclusive43. Si accentuano il desiderio di una maggiore conoscenza della Vergine e un rinnovato impegno nella pratica del culto in suo onore. *** 18 luglio 1656! Una data fatidica nella storia religiosa e civile della Città di Corato. 43 BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.30. 40 Il 18 luglio 1656 deve considerarsi un'autentica apparizione mariana, per di più, impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce che ritrae l'effige di Santa Maria Greca per la venerazione costante del popolo fedele. Di secolo in secolo, di generazione in generazione, i Coratini si sono trasmessi questa data, legata a manifestazioni di singolare pietà materna della Madonna verso il popolo, che La invocava in un momento di gravissima tribolazione, quale fu la peste, che in quell'anno mieteva vittime innumerevoli in tutto il Regno di Napoli44. *** Il domenicano Vincent Contenson (1641-1674), nella sua ‘Theologia mentis et cordis’, colloca il discorso su Maria a coronamento del trattato sull'Incarnazione descrivendo le prerogative mariane, sia quelle riguardanti la natura sia quelle riguardanti la grazia45. Dopo questi autori si assiste alla fioritura di numerosi trattati che presentano i privilegi di Maria; la loro impostazione segue da una parte lo spirito polemico di risposta cattolica alla Riforma, dall'altra, contro il razionalismo e il soggettivismo, la contemplazione delle meraviglie operate da Dio nella sua più alta creatura. 44 Cfr. Reginaldo G.M. Addazi Arcivescovo di Trani-Nazareth e Barletta, 11 febbraio 1956, Trani, Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA Bari-Roma. 45 Cfr. S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987, pp. 19-29. 41 Per avere un'idea dell'enfasi mariana del XVIII secolo basterebbe guardare l’opera di L.A. Muratori ‘Della regolata devozione dei cristiana’. In essa è descritta la fede del popolo che vede in Maria una santità tale da non poter essere equiparata neanche a quella di tutti i santi messi insieme, ed esalta le ineffabili virtù della Vergine. L'opera si propone di condannare gli abusi e gli eccessi della devozione popolare che vede in Maria a livello della sfera divina non assolvendo il suo ruolo di rimandare a Dio: l'ossequio verso la Vergine deve condurre a venerarla e non già ad adorarla. Maria appare accanto al Figlio con le stesse prerogative; anzi, a volte la clemenza della madre supera persino quella del Figlio. Sant'Alfonso de Liguori con l'opera ‘Le Glorie di Maria’ (1750) raggiunge la più alta tiratura tra gli scritti mariani di tutti i tempi. De Liguori scrive: "L'Eterno Padre ha dato al Figlio l'officio di giudicare e punire, ed alla Madre l'officio di compatire e sollevare i miserabili.46". Il XIX secolo, raccogliendo le richieste della Rivoluzione francese, vede sorgere una certa corrente idealistica che partendo da presupposti razionalistici minaccia di distogliere l'uomo dalla contemplazione del trascendente per risolversi nell'immanente. 46 ALFONSO M. DE'LIGUORI santo, Le glorie di Maria (1750), Edizioni Paoline, Roma 1954, p.25. 42 Nonostante il tentativo operato dagli ideali rivoluzionari francesi (e non solo) di convertire la fede alla ‘dea ragione’ il secolo XIX si caratterizza come il secolo dell' ’Immacolata Concezione’ conoscendo un rinnovato sviluppo della dottrina e della pietà mariana. Alla proclamazione solenne di questo dogma (Bolla pontificia ‘Ineffabilis Deus’ dell' 8 dicembre 1854 di Pio IX) seguirà un periodo fecondo di produzione e di riflessione mariana favorite per di più dalle straordinarie apparizioni di Rue du Bac (1830), la Salette (1846), Lourdes (1858) e dalla nascita di numerose congregazioni. Santi come il Curato d'Ars e Giovanni Bosco conoscono interventi straordinari di Maria, e la presenza e l'azione di questi santi si pongono come segno di contraddizione verso il dilagante pensiero razionalista (positivista). Nel 1842 è scoperto il “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di san Luigi Grignion de Monfort, che in breve diffuso nelle principali lingue e in varie edizioni, anima la devozione mariana in tutti i settori della Chiesa. Sulla Cattedra di Pietro si succedono pontefici quali Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI che rafforzando la dottrina mariana ne propagano il culto con la diffusione del ‘Rosario’. Il secolo XX è il secolo della mariologia scientifica: appaiono numerose trattazioni che preparano la definizione dogmatica dell'Assunta 43 (Pio XII con la Costituzione Apostolica ‘Munificentissimus Deus’ del 1° novembre 1950, ha dichiarato solennemente l'Assunzione di Maria come dogma di fede), si celebrano congressi mariologici, il 1954 è salutato come ‘anno mariano’ durante il quale Pio XII consacra il mondo al ‘Cuore Immacolato di Maria’47. 1.4. DAL CONCILIO VATICANO II AD OGGI Dal dogma dell'Assunta (1950) in poi la fioritura dei trattati di argomento mariologico è a dir poco impressionante, sia sul piano più propriamente teologico, sia in rapporto al culto di Maria. Partendo dal dato biblico-dogmatico, questi testi intendevano presentare soprattutto i privilegi di Maria. "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perchè ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Lc 1,46-48) La mariologia simbolica ‘mette insieme’ Maria con noi proprio a partire dall'elezione del tutto gratuita con cui l'Eterno si è relazionato a lei. Perciò resta determinante il riferimento del simbolo alla verità del dato 47 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 130. 44 biblico, alla sobria densità del racconto originario e normativo per la fede. L'approccio simbolico non è concorrente o alternativo rispetto a quello narrativo storico-critico, ma dipende da esso, sviluppandone l'efficacia48. La lettera e lo spirito non si oppongono nel discorso di fede sulla madre del Signore: anche in questo senso Maria sta, anima e corpo, fra l'antica e la nuova legge, 'sicut aurora diei et noctis49’. E' proprio la mariologia quale ‘frutto’ dell'epoca moderna che reagendo ai riduzionismi protestanti (riflesso della polemica protestante) finisce per ‘separarsi’ pur di celebrare "la dignità grandissima, i costumi eccellentissimi, l'ammirabile vita e grazia della beatissima Vergine". Si pongono così le premesse per uno sviluppo della riflessione e della pietà mariana sempre meno controllato dalla sobrietà del dato biblico e dal rigore del concetto: mentre la teologia scolastica, sollecitata da intenti apologetici e polemici, andava muovendosi sempre più sul terreno dell'interlocutore illuminista, diventando "completamente prigioniera dell'arido razionalismo della neoscolastica" e perciò non più "in grado di soddisfare le energie emozionali dell'uomo", il popolo fedele si mise in cerca "di una creatura umana, in compagnia della quale poter percorrere la difficile 48 BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, pp. 11; 17. "Dicendum quod beata Virgo fuit confinium veteris et novae legis, sicut aurora diei et noctis": san TOMMASO, In IV Sent., d.30, q. 2, a. 1, sol. 1, ad 1. 49 45 via che porta a Dio. Chi altri se non la Madre di Dio, che è una creatura umana piena e perfetta? I tratti che si rifiutavano a Gesù vennero a poco a poco trasferiti a Lei. Le si ascrissero tutti i privilegi e tutte le prerogative immaginabili. La sua figura venne a identificarsi sempre più con quella del Figlio, anzi talvolta dava addirittura l'impressione di velarla50". Accanto alla Madre di misericordia ‘rifugio dei peccatori’, il Cristo appariva come il giudice giusto e severo: "Gesù vuole condannare, Maria vuole salvare. In Gesù troviamo la giustizia, in Maria la bontà51". Il rinnovamento teologico del XX secolo, sotto la spinta dei vari movimenti - biblico, patristico, liturgico, ecumenico -, reagisce contro questa impostazione enfatica della mariologia per approdare all'elaborazione del capitolo VIII della Costituzione Lumen Gentium52. Il ritorno alle fonti bibliche, patristiche e liturgiche suscita l'esigenza di una riflessione su Maria più fedele al dato normativo della Scrittura, più attenta alla totalità della storia della salvezza, più legata alla solidità oggettiva della pietà liturgica rispetto al soggettivismo delle devozioni private. Il rinnovamento ecclesiologico spinge a situare la vergine Madre nel mistero della Chiesa, non al di sopra o al di fuori di esso, ma in esso e per esso. 50 W. BEINERT, Parlare di Maria oggi?, Edizioni San Paolo, Catania 1975, 17s. E. BINET, Le grand chef d'oeuvre de Dieu ou les perfections de la Sainte Vierge, Ed. A Le Clère, Paris 1855, 673. 52 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 24-27. 51 46 A seguito delle affermazioni dogmatiche su Maria (1950), la mariologia va ripensata nel contesto generale della fede trinitaria, relativamente al disegno e all'iniziativa del Padre, alla missione del Figlio e all'azione dello Spirito Santo, proprio all'interno di una rinnovata coscienza storica del cristianesimo53. E' significativo che il capitolo VIII della Lumen Gentium si apra e si chiuda con un riferimento trinitario54 (cfr. nn. 52-69). Senza dubbio il Vaticano II costituisce per la mariologia un momento importante della sua storia in quanto, come già abbiamo accennato, la fa uscire dall'isolamento leggendola e impostandola in modo nuovo. L'elaborazione del testo conciliare ‘Lumen Gentium’ fu travagliata e sofferta, la sua gestazione durò quattro anni. Un primo schema distribuito ai vescovi nel 23 novembre 1962 con il titolo ‘La beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre degli uomini’ accentuava gli aspetti che fondavano i privilegi mariani con scarsi riferimenti alla Scrittura. Uno schieramento nutrito di vescovi si oppose, impugnando il testo, e chiedendo l'inserimento dello stesso nella Costituzione della Chiesa (LG). L'atmosfera restava pesante, tesa, e il voto che seguì mostrò l'Assemblea divisa in due parti presso a poco uguali. 53 54 S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987, 38ss. BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.34. 47 Si dovette elaborare un nuovo schema che tenesse conto delle due parti cercando di non urtare le rispettive sensibilità. Furono incaricati padre Balic e mons. Philips che redassero il testo con il titolo ‘De Beata Maria Virgine Deipara in mysterio Christi et Ecclesiae’. Nella votazione Conciliare, per una esigua maggioranza di voti rispetto al 'quorum' richiesto, prevalse l'assenso della Commissione teologica di incorporare il testo mariano come conclusione dello schema conciliare sulla Chiesa ‘Lumen Gentium’. Il testo fu proclamato il 21 novembre 1964 con l'insieme della Costituzione Lumen Gentium, della quale forma il capitolo VIII. Ci troviamo quindi a partire da questa data, di fronte ad un documento della Chiesa55. La mariologia si trovava così inserita, e non isolata, nel mistero di Cristo e della Chiesa 56 . Il nuovo testo risultava, inoltre, più biblico, ecumenico ed ecclesiologico: ‘Intimamente congiunta con la Chiesa’ (LG n.63). Secondo il Concilio, Maria è chiamata a svolgere un ruolo significativo, nella vita e nella missione della Chiesa storica, fino al giorno del suo compimento escatologico. Maria continua a esercitare, per volontà di Dio, 55 G. PHILIPS, XX sec. Vaticano II e i suoi prolungamenti, cit. p.142, Libreria Vaticana Roma. G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 131-132 (cfr. Il Vaticano II, erede e interprete autentico della tradizione, legge la relazione intercorrente tra Maria e la Chiesa nell'ottica del mistero di Cristo che le unisce entrambe) p.133. 56 48 nella Chiesa, la stessa opera materna che compì a riguardo di Gesù e con Lui, a favore dei redenti. Maria è figura di speranza della Chiesa nella fede, nella carità nella perfetta unione con Cristo. La Chiesa ancora pellegrina sulla terra, non è ancora arrivata al suo pieno compimento, per cui guarda a Maria come Colei che ha raggiunto la perfezione. Nella lotta contro il peccato, i fedeli "innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti" (LG n.65). La Chiesa guardando a Maria penetra sempre più "nell'altissimo mistero dell'incarnazione" (LG n.65). La stretta relazione tra Maria e Cristo non può essere disgiunta, tanto che si può serenamente dire che il mezzo per riconoscere la vera devozione a Maria è il vedere fino a che punto essa conduce al Signore. E’ anche vero che la devozione a Gesù porta a Maria: "A sua volta la Chiesa, mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più simile alla sua piccola eccelsa figura (Maria), progredendo continuamente nella fede, speranza e carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina Volontà"(LG n.65). 49 Gli sviluppi post-conciliari della mariologia sono stati segnati da due importanti interventi magisteriali: l'Esortazione apostolica ‘Marialis cultus’ di Paolo VI57 e l'Enciclica ‘Redemptoris Mater’ di san Giovanni Paolo II58. Attraverso l'esortazione apostolica 'Marialis cultus' Paolo VI riporta la Chiesa a un certo risveglio mariano sia nell'ambito della teologia sia in quello della pietà. Sono tre le vie illustrate dal papa: rinnovamento, recupero, confronto culturale. Il culto mariano è inserito nella visione liturgica culturale con note trinitarie (nn.25-28) e antropologiche (nn.56-58). Si legge al n.67 della ‘Lumen Gentium’: "La Liturgia costituisce una regola d'oro per la pietà cristiana; osservando, infine come la Chiesa, quando celebra i sacri misteri, assuma un atteggiamento di fede e di amore simili a quello della Vergine, comprendiamo quanto sia giusta l'esortazione del Concilio Vaticano II a tutti i figli della Chiesa, perchè promuovano generosamente il culto, specialmente liturgico, della beata Vergine59". Paolo VI rivaluta gli esercizi di pietà tradizionali quali l'’Angelus’ e il ‘Rosario’ (nn.40-55). 57 2.2.1974: abbr. MC. Già prima Paolo VI era intervenuto sul tema mariano con l'Esortazione Apostolica Signum Magnum, del 13.5.1967, che può considerarsi un commento pastorale a LG VIII, con una peculiare accentuazione degli aspetti Maria Madre della Chiesa e modello di ogni virtù, Editrice Libreria Vaticana, Roma. 58 25.3.1987: abbr. Redemptoris Mater, Editrice Libreria Vaticana, Roma. 59 PAOLO VI, Marialis Cultus, Esortazione apostolica sul culto della Vergine Maria, 2.2.1974, Editrice Libreria Vaticana, Roma. 50 Il ricco magistero mariano di san Giovanni Paolo II si pone in continuità con gli insegnamenti del Concilio e di Paolo VI. L'entusiasmo pervade il cuore dei fedeli quando nel discorso iniziale, alla sua elezione pontificia, affida incondizionatamente il suo ministero nelle mani premurose di Maria e con devozione filiale, si dona con il motto: ‘Totus tuus’, tanto da caratterizzarlo come uno dei papi più mariani della storia cristiana. L’Enciclica ‘Redemptoris Mater’ (marzo 1987) è rimeditazione dell'intero messaggio del capitolo VIII della ‘Lumen Gentium’ in chiave teologico-spirituale, con una forte concentrazione biblica: nella prima parte Maria è la giovane donna d'Israele nel Mistero di Cristo (nn. 7-24), poi in un secondo momento Ella si pone al centro della Chiesa in Cammino (nn. 2538), per sottolineare infine la sua mediazione materna (nn. 38-50). La novità rispetto al Concilio sta nella forte accentuazione della dimensione storica: non solo Maria è colta nel suo itinerario di fede "avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio fino alla Croce": (cfr. Redemptoris Mater 2), ma è anche vista presente in modo ‘attivo ed esemplare’ (n.1) nel cammino storico della Chiesa (cfr. n. 47). 51 Il papa polacco devotissimo all’Immagine della SS. Madre Maria venerata nella Basilica di Czestochowa, indìce un anno solare dedicato a Maria. Maria a sua volta percorre i sentieri della storia e della vita dei suoi figli e con il suo regale mantello protegge san Giovanni Paolo II nell'attentato avvenuto in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981, giorno in cui si ricorda l'apparizione della Madonna a Fatima, luogo in cui lo stesso pontefice si recherà poi, pellegrino per ‘grazia ricevuta’. La chiave di lettura dell'Enciclica è la peregrinazione nella fede di Maria che ci fa percepire come la vita cristiana sia una vita segnata da diverse tappe vissute esemplarmente già da lei. Il pellegrinaggio della fede come itinerario di fede è quindi l'elemento caratteristico e peculiare dell'Enciclica mariana di san Giovanni Paolo II60. Si comprende sempre più chiaramente che l'autonomia del discorso di fede sulla Madre del Signore non può essere che relazionale: non si può parlare di Maria senza parlare della Trinità, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, dell'uomo e della Chiesa, della storia e dell' ‘èschaton’. All'incrocio delle varie vie di approfondimento del mistero cristiano si incontra Maria, il luogo dell'avvento del Figlio di Dio fra noi. 60 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 139. 52 Nella totalità del mistero della salvezza il termine è Cristo, cuore, norma e principio della redenzione; Maria è passaggio, che, lungi dall'oscurare o dal frapporre ostacolo, facilita la strada, rende più concretamente accessibile il fondamento. Un cristianesimo senza Cristo è impensabile; una mariologia che velasse o diminuisse Cristo sarebbe inaccettabile; ma un cristianesimo senza Maria è impoverito di un dato biblico-dogmatico prezioso61. 61 BRUNO FORTE, Maria la donna icona del Mistero, Edizioni San Paolo, Torino 1989-1995, p.37. 53 CAPITOLO SECONDO LA PIETA’ POPOLARE MARIANA 2.1. MARIA NELLA LITURGIA La Liturgia Cattolica è il culto pubblico e ufficiale della Chiesa; in essa la Chiesa vive e mostra la sua fede, vive e mostra anche la propria vita, e mentre offre, prega, consacra, perdona, propizia o benedice, per mezzo della continua celebrazione dei divini misteri, la parola, l'opera e il sacerdozio di Cristo stesso. La comunità ecclesiale, mentre celebra il culto e partecipa alla sua celebrazione, "professa la sua fede" con parole e cerimonie, "è attratta a Dio e unita con Lui". La Liturgia, l'insegnamento del magistero ordinario, la ‘lex credendi’, è una fonte importantissima della fede cristiana che giorno per giorno si professa, non soltanto dai ministri della Chiesa, ma anche dalla bocca di migliaia e milioni di fedeli. Per mezzo delle feste e delle solennità la Liturgia mantiene viva nella coscienza dei fedeli la fede tradizionale ‘sensus fidelium’. Essa pur conservativa e tradizionale, va di pari passo con tutte le definizioni, con tutti i decreti di fede, di modo che tutte le decisioni dottrinali, emanate dalla Sede 54 Apostolica, trovano il loro riflesso anche nelle feste e nelle forme e formule liturgiche. La Liturgia, inoltre, offre una sicura norma per la vita veramente cristiana; i suoi testi provengono da un’esperienza bimillenaria; essi contengono il ‘depositum fidei’, il patrimonio di fede, ispirato e custodito dall'assistenza dello Spirito Santo, che vive nella Chiesa. Ogni gesto e atto è precisato o approvato dalla Sede Apostolica e formalmente appoggiato sull'autorità della Chiesa e da essa regolato; perciò non può esservi dubbio che la Chiesa nella sua Liturgia esprima anche le verità più profonde sulla persona e sull'opera di Maria Santissima, e precisi le norme secondo le quali intende che Maria nel pubblico suo culto sia celebrata o festeggiata. La Vergine Maria occupa, nella teologia e nella prassi del culto cristiano, un posto del tutto singolare. I secoli hanno fatto a gara nell'innalzare a Maria, attraverso il linguaggio liturgico e quello del cuore, inni, canti, preghiere varie che fanno parte integrante della fede e della cultura dei popoli cristiani. Da secoli la Chiesa stessa indica perciò, il modo del culto Mariano e conduce per mano i fedeli nella via giusta ‘lex vivendi’. 55 Il movimento Mariano contemporaneo, cercando solide basi scientifiche per le sue pratiche e dottrine, non può tralasciare l'insegnamento solido e sicuro della Liturgia. La dottrina Mariologica nella Liturgia, resa oggi possibile a causa delle numerose pubblicazioni sia delle fonti sia di parecchi documenti della tradizione letteraria liturgica, fornisce con dovizia considerevoli elementi positivi, atti ad essere pietre preziose per la costruzione dell'edificio Mariano liturgico. L'attuale ordinamento dell'anno liturgico è stabilito dal ‘Calendarium romanum’, promulgato da Paolo VI il 14 febbraio 1969 e pubblicato il 21 marzo dello stesso anno. Lo sfondo del nuovo calendario è offerto dalla ‘Sacrosantum Concilium’ ai nn. 102-111: centralità del mistero pasquale; valorizzazione della domenica; preminenza temporale sul santorale; comunque le feste di Maria e dei santi non devono essere considerate in opposizione al primato del mistero di Cristo, anzi in esse è proclamato e rinnovato il mistero pasquale del Cristo62. Tra le ‘fonti primarie’ ci sono i libri liturgici ufficiali della Chiesa (il Messale, il Breviario, il Rituale, il Martirologio, il Pontificale). 62 C. BRAGA, De anno liturgico et calendario generali instauratis, in EL, 83 (1969), pp.183-201; R. FALSINI, La riforma del calendario liturgico, in RPL, 8 (1970), pp.117-124; P. JOUNEL, Il nuovo calendario, in RL, 57 (1970), pp. 273-283. 56 Merita un'attenzione particolare la ‘Collectio missarum de Beata Maria Virgine’ (= Messe della beata Vergine Maria) e il rispettivo lezionario, pubblicati nel 1987, che contiene 46 formulari di messe, distribuiti nei diversi tempi dell'anno liturgico. Sono formulari destinati ai santuari mariani e alle comunità ecclesiali che desiderano celebrare con maggior varietà di testi la memoria di santa Maria ‘in sabato63’. Alcuni libri, di valore relativo e limitato, hanno semplicemente un’importanza locale (specifici di una Chiesa o di una Diocesi), ma sebbene d’interesse ridotto assumono una grande importanza storica e contengono le usanze di diversi secoli o di popoli interi. Non mancano autori, iniziando dai Santi Padri della Chiesa (primi secoli d.C.) fino ad oggi, che sempre con entusiasmo e con vari risultati e metodo hanno studiato e studiano la questione mariologica secondo i vari documenti liturgici. Notissimi sono i trattati e le monografie sulle ‘feste mariane’; ci sono studi sui vari Santuari, sui pellegrinaggi, sulle statue o celebri immagini della Vergine; sulla storia e il significato delle Benedizioni, che sono impartite in onore di Maria Santissima; esiste poi una letteratura che spiega l'origine, lo sviluppo e l'uso di Antifone Mariane, dell'Ave Maria, degli Inni liturgici. 63 M. AUGE', Liturgia, Edizione San Paolo, Torino 1992, p. 300. 57 Studi critici e scientifici recenti, spiegano l'origine, la storia e il significato delle formule liturgiche, delle Orazioni, dei Responsori, delle Lezioni che esprimono una sintesi dogmatica del testo liturgico a riguardo della Verginità e Maternità di Maria; altri testi dimostrano Maria come Regina, Corredentrice, Mediatrice, ecc. Non sono mancati, nell'arco della storia, abusi ed eccessi mentre l'aumentata sensibilità ecumenica ha fatto vedere, a molti, la necessità di una rifondazione del culto mariano. Va subito precisato che il problema della natura del culto mariano, non va identificato con i pellegrinaggi, la devozione verso le immagini e tutte le altre manifestazioni e onori che sono tributati alla SS. Vergine: "Il significato e l'importanza della devozione mariana stanno nella capacità di stabilire il rapporto con Dio. La vera spiritualità mariana non consiste tanto nel pregare Maria, ma nel pregare come Maria ‘lex orandi’64". Il culto dei santi, nella Chiesa universale, è apparso fin dagli albori della sua stessa esistenza. La Chiesa percepì immediatamente il valore di tale pratica che trova il suo fondamento non tanto in una commemorazione formale, quanto nella chiara percezione dell'unità del corpo di Cristo: Capo e membra sono una sola cosa; la salvezza ha una dimensione comunitaria nella 64 W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, p.16. 58 quale il singolo ne entra a far parte in maniera vitale. L'imitazione del Cristo passa attraverso l'esperienza concreta di molti uomini che si sono messi alla sua sequela, realizzando mirabilmente il programma evangelico. La Chiesa non solo addita i santi come modelli ma tributa ad essi un particolare culto. "...L'idea di un'intercessione dei santi promana dalla finalità missionaria della Chiesa, che deve testimoniare al mondo con le parole e con i fatti l'amore di Dio. Nella misura in cui tale amore ci è stato partecipato in Gesù Cristo, esso è e rimane un amore umano. E siccome Gesù in quanto Messia possiede un popolo messianico, tale amore è sempre anche comunitario... L'amore di Dio e l'amore del prossimo non sono due atti nettamente distinti: mentre amiamo Dio amiamo anche il prossimo; e mentre ci rivolgiamo al prossimo, ci rivolgiamo anche a Dio. Chi pertanto onora Dio attraverso Cristo e lo ama attraverso tale onore, onora e ama nel contempo quegli uomini che gli appartengono in misura piena65". Innalzata al di sopra di tutti i santi, la Vergine Maria è presentata come 'tipo' e 'modello' della Chiesa, sua figura e realizzazione escatologica. Il culto che la comunità dei credenti tributa a Maria è duplice: di ‘imitazione’ e di ‘venerazione’. L'imitazione di Maria passa attraverso la sua donazione di fede, che è risposta globale e coinvolgente alla volontà di Dio. Maria è già lodata da 65 W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, pp. 43-44. 59 Elisabetta per la sua fede (cfr. Lc 1,45) una fede che in Lei rappresenta il paradigma del suo pensare e del suo operare. L'imitazione di Maria passa attraverso la venerazione. Il culto consiste, sostanzialmente, nel rivolgersi a Dio attraverso forme e modi congeniali all'uomo. Il culto cristiano si qualifica come adorazione in "spirito e verità" (Gv 4,23) del Padre, nel Figlio per lo Spirito Santo: esso ha, quindi, una dimensione trinitaria66. Le forme e i modi del culto a volte rasentano la magia e la superstizione e non sempre sono teologicamente fondati perchè obbediscono più a dei moti affettivi ed emozionali che alle esigenze genuine della fede. La devozione mariana deve muovere, innanzitutto, da una sana ed equilibrata conoscenza mariologica. Deve corrispondere alla struttura trinitaria del culto cristiano e deve mirare alla lode di Dio: “E' volontà della Chiesa cattolica che in tale culto, senza che sia attenuato il carattere singolare, sia evitata con ogni cura qualunque esagerazione che possa indurre in errore gli altri fratelli cristiani circa la vera dottrina della Chiesa cattolica, e sia bandita ogni manifestazione culturale contraria alla retta prassi cattolica. Infine essendo connaturale al genuino culto verso la beata Vergine che ‘mentre è onorata la Madre... il Figlio sia debitamente conosciuto, amato, glorificato’, esso diventa via che conduce al Cristo, fonte e centro della comunione 66 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 193 -197. 60 ecclesiale, nel quale quanti apertamente confessano che egli è Dio e Signore, Salvatore e unico Mediatore (cfr. 1 Tm 2,5), sono chiamati ad essere una sola cosa tra loro, con Lui e con il Padre nell'unità dello Spirito Santo (MC 32).”. Abbiamo potuto constatare che il Vangelo rappresenta il punto di partenza del culto mariano. Anche l'archeologia può venire in nostro aiuto per capire la dinamica storica del fenomeno culturale mariano. Gli scavi recentemente eseguiti a Nazareth hanno riportato alla luce i resti di una sinagoga giudeocristiana anteriore al IV secolo sul sito della casa di Maria. Vi è poi un’antica iscrizione risalente al II secolo, dove si legge "Rallegrati, Maria". Più sorprendente ancora il ritrovamento di un'iscrizione aramaica databile persino alla fine del I secolo, dove Maria è chiamata "seno" dal quale è scaturito il "pozzo" della nostra salvezza cioè Cristo. Il culto più antico tributato alla Vergine appare così intimamente unito a quello di Cristo67. In terra egiziana è stato ritrovato il famoso papiro contenente il "Sub tuum praesidium" e un amuleto con la seguente invocazione: "Madre di Dio, pura, immacolata, senza macchia, Madre di Cristo, ricordati chi ti ha detto queste cose. Guarisci nuovamente colei che porta [questo amuleto], Amen.68". 67 68 Cfr. J. GALOT, "Nato dalla Vergine Maria", in Civiltà Cattolica, 1984 cit., p.12. Cfr. M.G. BESUTTI, Maria nel culto, cit., in Sacra Doctrina 1973, p.288. 61 Alla fine del III secolo molte formule liturgiche sono già fissate e fino al Concilio di Calcedonia il culto mariano conosce, grazie alle vicende cristologiche, il suo pieno inserimento nella teologia. Dal V secolo in poi assistiamo al diffondersi del ricorso personale a Maria, della venerazione alle sacre immagini e la prassi del pellegrinaggio. Durante il periodo medioevale sono composte le famose antifone mariane: ‘Ave maris stella’ (X secolo), ‘Salve Regina’, ‘Alma Redemptoris Mater’ (XI secolo). Nella fase di passaggio dal medioevo al rinascimento la pietà mariana è sviluppata nell'ambito dei nuovi Ordini mendicanti. La salutazione angelica inizia a diffondersi e prende corpo la preghiera del ‘Rosario’, assistiamo a un prodigioso fiorire di titoli mariani e di confraternite. E' proprio nel XV secolo che in Italia sorgono il maggior numero di santuari mariani. Nel 1531 la Vergine appare a un indio in Guadalupe (Messico) da dove si svilupperà un culto, i cui effetti si notano ancor oggi, che ha fatto del santuario messicano uno dei più importanti e famosi del mondo. Dopo la Riforma protestante una nuova fase si apre per il culto mariano. Il campo mariologico e quello della ‘presenza reale’ di Cristo 62 nell'Eucaristia, sono attaccati dalla polemica. Da parte cattolica si vuole difendere l'onore di Maria marcando l'aspetto dei suoi privilegi. Aumentano a dismisura il numero delle confraternite dedicate a Maria e la produzione letteraria aumenta pur contrastata ferocemente dagli ideali della Rivoluzione francese. Le apparizioni, le proclamazioni solenni caratterizzano l'epoca successiva fino ad arrivare all'auspicata riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II che troverà nella ‘Marialis Cultus’ di Paolo VI la sua più compiuta formulazione69. Il Magistero contemporaneo ha auspicato una ‘generosa promozione’ (LG 67) del culto mariano e un ‘corretto sviluppo’ di esso (introd. alla MC). La presenza di Maria nella Liturgia trova la sua giustificazione nella ‘Sacrosantum Concilium’ al n.103: “Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa Chiesa venera con particolare amore Maria SS., Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera della salvezza del Figlio suo: in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere”. 69 Cfr. I. CALABUIG, Il culto della beata Vergine Maria: fondamenti teologici e collocazione nell'ambito del culto cristiano, in AA.VV., Maria nella Chiesa in cammino verso il duemila, Roma 1989, pp.185-313; J. CASTELLANO, (beata) Vergine Maria, in D. SARTORE - M.A. TRIACCA (ed.), Nuovo Dizionario di Liturgia, Roma 1984, pp. 1553-1580. 63 Il significato delle solennità, delle feste e delle memorie della beata Vergine va, quindi, ricercato in quell'unico tessuto liturgico che guarda all'unità del mistero salvifico. "Il fatto che nell'anno liturgico siano inserite memorie della Vergine pongono in evidenza lo stretto legame che intercorre fra la Madre e i misteri del Figlio.70”. 2.1.1. IL METODO La Liturgia, essendo vero culto, istruisce i fedeli alla venerazione di Maria anzitutto con la preghiera, la lode, la domanda, il ringraziamento, allo stesso modo con cui una Madre insegna ai propri figli. Usa tutti i mezzi per rendere viva la sua dottrina, così la Liturgia con i riti sacri, parla a tutti e ad ogni senso: ci fa vedere solenni cerimonie e funzioni, diversi riti, paramenti, ornamenti, lumi, fiori ecc., ci fa sentire il canto, la musica; ci fa parlare, rispondere, cantare, recitare; ci sono movimenti, processioni, ci sono le feste e le solennità con le loro attrattive e varietà; che raccolgono soprattutto le formule composte sotto l'assistenza dello Spirito Santo, preghiere formulate e scaturite dal linguaggio di un cuore, 70 W. BEINERT, Il culto di Maria oggi. Teologia-Liturgia-Pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, p.123. 64 che ha sperimentato le varie vicende dell'anima umana, che ha sofferto e goduto, e che vuol esprimere il suo affetto. 2.1.2. CULTO MARIANO ANNUALE, SETTIMANALE, QUOTIDIANO Così si è venuto formando con diversi elementi quel magnifico tempio di Maria quale ci presenta la Liturgia oggi. In essa facilmente si distingue un triplice modo di culto: quello che si celebra in rare occasioni o annualmente, quello che si celebra ogni settimana e quello che si celebra ogni giorno. L'omaggio che la Chiesa rende a Maria annualmente prevede oltre le feste, le antifone, anche responsori e inni mariani, anche nel Proprio del tempo, che ricordano e descrivono la parte che ebbe Maria nel Mistero, per esempio dell'Avvento nel quale ogni giorno ha la sua antifona che parla di Maria, o del Natale, di Pasqua, ecc... Nelle Litanie di tutti i Santi che si recitano in tante solennità e occasioni liturgiche (ordinazione di nuovi ministri sacri, benedizione del fonte battesimale, iniziazione dei catecumeni, delle Rogazioni, Supplicazioni e processioni) Maria occupa un posto d'onore. In onore di Maria Santissima sono poi impartite diverse benedizioni, di cui il senso e il profondo significato sono spiegati dal testo delle orazioni nel 65 Rituale o nel Pontificale; fra queste è arcinota la benedizione delle medaglie, degli scapolari, che affermano la speciale protezione della Madre celeste a tutti coloro che li portano e la invocano con pietà di veri figli. Per accrescere la devozione a Maria la Chiesa annette anche delle Indulgenze e diverse preghiere da dirsi in onore della stessa Vergine, riconoscendo e valorizzando a Lei il culto pubblico. Le feste maggiori (Immacolata Concezione, Assunzione della Beata Vergine) sono preparate col digiuno della Vigilia, che da molti fedeli è estesa liberamente anche ad altre feste (Purificazione, Visitazione, Natività). Nei tempi liturgici 'forti' quali l'Avvento, il Natale, la Pasqua, l'Ascensione, nelle celebrazioni festive a Maria è sempre riservata la seconda orazione della Messa: questo dimostra l'intima unione con la Persona e l'opera di Cristo suo Figlio. Moltissime altre manifestazioni dimostrano l'alta venerazione della Madonna nell'annuale culto liturgico; cosicchè tutto il ciclo cristologico dell'anno liturgico è insieme ciclo mariologico. L'omaggio settimanale alla Vergine Maria è il culto sabatino. Meno solenne delle feste Mariane, ma non meno importante: è uno dei tratti più 66 devoti e più antichi della pietà cristiana. Come la domenica è il giorno del Signore, così il sabato può definirsi il giorno dedicato a Maria. Già nel secolo XIII era uso comune consacrare con Ufficio e Messa propria, il sabato a Maria. La Vergine Santissima si celebra non soltanto il sabato ma ogni giorno, anzi in ogni ora canonica la Madre di Dio riceve un omaggio speciale da tutta la Chiesa. Oltre alla menzione nel Canone della Messa e alla preghiera dell'Ave Maria spesso recitata da molti fedeli, nei vari momenti della giornata, oltre al così detto ‘piccolo Ufficio’ della Madonna, ogni giorno alla fine dei Vespri la Chiesa si unisce nel ‘Magnificat’ al ringraziamento di Maria, avverando la sua parola profetica: “Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.”. Nel ‘Confiteor’ riceve la nostra umile confessione ed è implorata quale prima degli altri Santi per la sua intercessione. Non si chiude un'Ora dell'ufficiatura liturgica senza il saluto a Maria con una delle fiduciose antifone Mariane; esse gareggiano tra loro in tenerezza e profondità, in elevatezza poetica e spontaneità. La ‘Salve Regina’, poi, è entrata di dominio nella pietà popolare che in essa ha ritrovato la sua anima di figli, oltre ad essere un capolavoro di confidenza, di supplica, di 67 amore ardente. Sono un continuo proclama della dignità regale della Madonna. Con una tale ordinazione del culto divino la Chiesa di Cristo desidera creare non soltanto un ambiente Mariano, ma dare ancora, a ciascun giorno la nota caratteristica Mariana, e istruire così i fedeli, che sono salvati, come non senza Cristo, così anche non senza la mediazione di Maria71. 2.2. LA PIETA’ MARIANA Il fenomeno della religiosità popolare si presenta come vasto e complesso; sono molteplici le manifestazioni che connotano il rapporto del popolo con il trascendente. In un'epoca caratterizzata dallo smarrimento ideologico, dall'eclissi dei valori, emerge sempre più una domanda di religiosità che da un lato è ricerca autentica di un senso e di una finalità, dall'altro rischia di restare intrappolata nella superstizione e nella magia. Oltre a varie discipline scientifiche che studiano la religiosità popolare (storia, psicologia, sociologia, antropologia culturale), anche la Chiesa guarda al fenomeno con molta attenzione facendone oggetto delle sue cure pastorali, 71 D. FILIPPO OPPENHEIM Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice, FERRARI, 1944, Roma, pp. 26-30. 68 cercando di interrogarsi su un fatto che spesso sfugge al controllo canonico, ma soprattutto sforzandosi di capire il senso della religiosità popolare. Riferendosi a tale religiosità il card. G. Biffi così scrive: "E' una realtà in sé apprezzabile e degna di ogni rispetto, perché sani e provvidenziali sono i fattori che entrano a determinarla, essi sono il naturale senso del ‘sacro’ e lo spirito di fede: l'uno proprio della natura umana, l'altro conseguente alla Rivelazione di Dio e alla Redenzione72.". La religiosità popolare esprime una realtà complessa che nasce e si caratterizza in base ai vari ambienti culturali ed etnici. Scrive Giuseppe Agostino: "Ritengo che termine illuminante per la comprensione del fenomeno sia di 'pietà popolare'.... La religiosità popolare è manifestazione, gestualità, comportamento...73". La religiosità popolare si esprime innanzitutto come "devozione". L'atteggiamento "devoto" implica un aspetto personale di affidamento, fiducia, venerazione, e un aspetto comunitario che si manifesta nel culto pubblico verso Dio (adorazione) e verso i santi (venerazione). Il santo è visto nella sua dimensione storica, concreta; la sua testimonianza è sperimentabile, vera; in lui si può riporre fiducia in tutte le situazioni della vita. 72 G. BIFFI, La religiosità popolare tra manifestazione di fede ed espressione culturale, Edizione EDB, Bologna 1988, p.7. 73 G. AGOSTINO, Pietà popolare, Rubbettino Editore, R.Calabria 1987 in S. DE FIORES - S. MEO (ed.), Nuovo Dizionario di mariologia, Edizioni San Paolo, cit., p. 1112. 69 Aspetto essenziale della religiosità popolare è anche la ricerca di protezione, in altre parole il popolo vuole, dalla religione, la soluzione ai suoi problemi, essa si esprime in una relazione di contratto: il famoso "do ut des74". Si tratta di novene, sacrifici, ex voto, pellegrinaggi, viaggio scalzo, offerte, ceri ecc. Una volta ottenuto ciò che si è chiesto, tutto è finito. Scrivono i vescovi della Campania: "il santo è visto in maniera quasi pagana; presiede ai vari avvenimenti della vita; è il talismano che ognuno porta con sé con superstiziosa fiducia; è l'amico alleato contro le forze del male e contro le ingiustizie sociali... Anche alla base di tanti pellegrinaggi ai santuari della nostra regione si nota un assillante desiderio di protezione e di rassicurazione da parte dei pellegrini che non hanno altre scelte sul piano economico, politico e sociale.75". Ultimo aspetto della religiosità popolare è il suo carattere festivo. La festa ne costituisce il cuore e, in essa, il popolo esprime se stesso come protagonista. Le feste popolari, contrariamente alla composita liturgia, sono esplosione di fantasia e creatività, interrompono il ritmo monotono del quotidiano immettendo in una dimensione di gioia e di svago. 74 M.M. PEDICO, La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993, p. 16. PAOLO VI Lettera pastorale Il culto popolare e la comunità cristiana, in "Il Regno-documenti", 19 (Roma 1974), p. 122. 75 70 La pietà mariana trova una specie di naturale inserimento nella pietà popolare. Maria è percepita dal popolo cristiano, ovunque e sempre, con un ‘sensus fidei’ essenziale e un intuito del cuore, immediato. Il culto della Vergine, nella pietà popolare è legato a luoghi, appellativi, immagini, preghiere. La Vergine è una presenza viva, forte, esemplare e misericordiosa, tutta volta a condurre a Cristo. Il popolo lo avverte così e con Lei intesse un dialogo confidenziale e filiale. 2.2.1. MARIA DAL POPOLO NON È STUDIATA, MA PREGATA Nel popolo prevalgono la ricchezza affettiva e il valore intuitivo, e non i ragionamenti e le conclusioni astratte: "Questo non vuol dire che la pietà popolare sia pienamente sentimentale, ma che non conserva della dottrina se non quanto alimenta e accresce il suo sentimento affettivo. E' da un lato la sua forza, ma insieme la sua debolezza, perché la mancanza di discernimento lo fa pendere verso certe esagerazioni e anche verso l'errore. Appare chiaro che lo sforzo del magistero consiste non tanto nello stimolare quanto nel guidare e, se necessario, nel rettificare. Uno sforzo che rischia di rimanere sterile se non tiene conto della ricchezza affettiva e del valore intuitivo del sentimento popolare. Maria porta Dio nella vita umana: traduce il mistero di Dio con un volto di Madre. Il popolo ha una pre-comprensione dei misteri per 71 via intuitiva ed un’assunzione di essi per via esperienziale. Ha l'occhio del cuore e le orecchie dell'anima.76". La Santa Vergine è contemplata dal popolo nel suo mistero fontale: la divina maternità, di conseguenza il suo essere ‘Madre’, si arricchisce di tutte quelle connotazioni che formano una realtà che sovrasta l'umano: misericordia, tenerezza, compassione, potenza. Un posto di particolare preminenza occupano, nella pietà popolare, i santuari; il loro numero testimonia la varietà di approcci e di situazioni in cui il popolo entra a contatto con la Vergine: "Un santuario va guardato alla luce della fede. Ogni altra spiegazione - celebrità, antichità, valore artistico, spiegazioni psicologiche, sociologiche, economiche, culturali, storiche - non bastano a coglierne il segreto più profondo.77". Il santuario è il luogo della presenza di Dio, il suo compito è di rivelare il volto del Signore, in maniera privilegiata, attraverso la Parola, i Sacramenti, la carità, l'esperienza mariana: "Luogo sacro della presenza del Signore e approdo del popolo di Dio pellegrinante e penitente, ha come finalità specifiche il culto di adorazione a Dio, la professione di fede, la celebrazione liturgica dei misteri salvifici di Cristo, la preghiera personale e comunitaria; è icona della dimora di Dio fra gli uomini, nella comunità ecclesiale, è icona di ogni discepolo di Cristo, tempio dello 76 G. AGOSTINO, La pietà popolare come valore pastorale, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 1987, p. 153. 77 S. DE FIORES, Maria presenza viva nel popolo di Dio, Edizioni Monfortane, Roma 1980, p. 188. 72 Spirito Santo. Nel santuario Maria è presentata alla venerazione dei fedeli, a motivo dell'incarnazione di Cristo... come dimora di Dio, trono della Sapienza, tempio vivente dello Spirito Santo. Ella costituisce una via privilegiata per l'incontro con il Signore.78". In particolare "i santuari mariani significano, per la loro origine, la memoria di un evento apparso straordinario che ha dato luogo a espressioni di devozione e di pietà, e che ha determinato nel popolo di Dio il bisogno di ricorrenti pellegrinaggi; per i molteplici segni dell'intercessione materna di Maria che vi si manifestano, essi costituiscono agli occhi della fede luoghi privilegiati della sua presenza e della sua mediazione materna; per la vita sacramentale che vi si svolge, sono luoghi di grazia e di consolidamento nella fede, approdi della speranza umana e cristiana, impulsi efficaci per lo sviluppo della carità e per un'esistenza improntata alla sequela di Cristo79". I santuari si presentano come luoghi di culto, di cultura, di proposta vocazionale, di carità, d’incontro privilegiato con Maria. Scrive S. De Fiores: "Di fronte alla pietà popolare mariana il primo atteggiamento è di riconoscerne la dignità e la legittimità nella Chiesa, di accoglierla con azioni di grazia e di evitare ogni rigetto globale o terapia distruttiva.80". Il popolo possiede una profonda percezione di Maria che deve essere valorizzata da parte di una teologia non staccata dal reale. Il popolo ha visto 78 L'anno Mariano. Lettere circolari del Comitato Centrale, Ed. Messaggero, Padova 1988, p. 22. Ibid, p. 25. 80 S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Editrice Madre della Chiesa, Roma 1987 cit., p. 347. 79 73 in Maria la realizzazione perfetta della redenzione, il trionfo della vita sulla morte, il valore di un'intercessione sempre operante a favore dell'umanità. Per non scadere in vuoti trionfalismi e sterili concezioni di fede bisognerà rivestire di contenuti evangelici quella pietà popolare diretta alla Vergine Maria; san Giovanni Paolo II ha insistito tantissimo sulla necessità di una rievangelizzazione in vista del terzo millennio dell'era cristiana. E' necessario che l'immagine di Maria corrisponda all'immagine del Vangelo al di là di ogni enfatizzazione emozionale. La religiosità popolare mariana deve, inoltre, orientare alla Liturgia, culmine verso cui tende tutta l'azione della Chiesa: è nella Liturgia che il cristiano fa memoria e rivive l'esperienza della salvezza, quella salvezza che è venuta a noi attraverso Colei che ne fu l'aurora81. Attraverso un’attenta rilettura storica, in rapporto alla figura biblica di Maria si pone anche la possibilità di una maggiore conoscenza e comprensione reciproca fra cristianesimo, ebraismo ed islamismo82. 81 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 209-215. Cfr. Maria nell'Ebraismo e nell'Islam oggi. Atti del VI Simposio Internazionale Mariologico (Roma ottobre 1986), a cura di E. Peretto, Roma-Bologna 1987. 82 74 2.3. LA PREGHIERA RIVOLTA ALLA VERGINE MARIA MADRE DI DIO A Nazareth, in quel piccolo villaggio della Galilea mai nominato nelle Sacre Scritture e in cui tutte le giornate sembravano uguali dai tempi più remoti, in quel giorno apparentemente come gli altri, fu pronunciato un sì che cambiò la storia del mondo. Il sì della giovane Maria segnò l'inizio della Salvezza e il compimento delle Scritture: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele" (Is 7,14). Quel sì incondizionato di Maria è, per i credenti, un esempio e un invito ad accettare sempre e subito la volontà di Dio, senza domandare nulla in cambio, perché Dio ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno e prima ancora che noi glielo chiediamo. 2.3.1. MARIA BENEDETTA FRA LE DONNE Subito dopo l'evento, Maria non dimentica gli obblighi derivanti dalla sua parentela e, venuta a sapere che la sua parente Elisabetta, non più giovane, attende un bambino, lascia il suo villaggio e "in fretta" - come rileva il Vangelo - attraversa tutta la regione montuosa e si reca alla lontana casa di lei. La strada che portava da Nazareth ad Ain-Karim era un alternarsi di piste ora sabbiose ora ricoperte di taglienti ciottoli che rendevano difficile il cammino anche per gli asini che da quelle parti erano le normali cavalcature di chi doveva affrontare un simile viaggio. Non appena si videro, le due donne si strinsero in un abbraccio che avrebbero voluto non avesse mai fine. Tutte e due sentivano di essere state scelte per la realizzazione 75 di un progetto che non riuscivano a comprendere, ma volevano essere solo e soltanto poveri strumenti nelle mani dell'Onnipotente. Elisabetta era ormai al sesto mese e il figlio che stava crescendo sussultò di gioia non appena udì le parole di saluto di Maria. Allora Elisabetta, ispirata dallo Spirito Santo, esclamò: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il bambino che avrai". Maria, commossa, rispose con un inno di ringraziamento a Dio che si era degnato di guardare alla sua umiltà e l'aveva scelta per diventare madre del suo Figlio. "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". (Lc 1, 46-55) "Pregate, pregate, pregate!" 76 Per noi un secondo esempio e un altro invito di Maria: rendere lode a Dio e ringraziarlo ogni giorno per tutto ciò che egli ci dona83. - "L'anima mia rende grande il Signore" - (Lc 1,46) così Maria esprime tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera sia nel servizio al prossimo solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient'altro che l'ancella del Signore (cfr. Lc 1, 38.48). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio84. In modo molto bello Agostino ha illustrato l'intima relazione tra preghiera e speranza in una omelia sulla ‘Prima Lettera di Giovanni’. Egli definisce la preghiera come un esercizio del desiderio. L'uomo è stato creato per una realtà grande - per Dio stesso, per essere riempito da Lui. Ma il suo cuore è troppo stretto per la grande realtà che gli è assegnata. Deve essere allargato... Poi usa un'immagine molto bella per descrivere questo processo di allargamento e di preparazione del cuore umano. 83 84 Don Tonino BELLO, Maria, Serva di Dio e del mondo, Edizioni Messaggero, Padova 2010, pp. 109-111. Benedetto XVI, Lettera Enciclica "Deus Caritas est", Libreria Editrice Vaticana, Roma 2005, n. 41. 77 "Supponi che Dio ti voglia riempire di miele [simbolo della tenerezza di Dio e della sua bontà]. Se tu, però, sei pieno di aceto, dove metterai il miele?". Il vaso, cioè il cuore, deve prima essere allargato e poi pulito: liberato dall'aceto e dal suo sapore. Ciò richiede lavoro, costa dolore, ma solo così si realizza l'adattamento a ciò cui siamo destinati (In 1 Joannis 4,6: PL 35, 2008s.). Anche se Agostino parla direttamente solo della ricettività per Dio, l'uomo non diventa solo libero per Dio, ma appunto si apre anche agli altri.... Il giusto modo di pregare è un processo di purificazione interiore che ci fa capaci per Dio e, proprio così, anche capaci per gli uomini. Nella preghiera l'uomo deve imparare che cosa egli possa veramente chiedere a Dio - che cosa sia degno di Dio. Deve imparare che non può pregare contro l'altro. Deve imparare che non può chiedere a Dio, le cose superficiali e comode che desidera al momento. Deve purificare i suoi desideri e le sue speranze85. San Giovanni Paolo II ci invita così alla preghiera: "E' necessario imparare a pregare, quasi apprendendo sempre nuovamente quest'arte dalle labbra stesse del Maestro divino, come i primi discepoli: 'Signore 85 Benedetto XVI, Lettera Enciclica "Spe Salvi", Libreria Editrice Vaticana, Roma 2007, n. 33. 78 insegnaci a pregare!' (Lc 11,1). Nella preghiera si sviluppa quel dialogo con Cristo che ci rende suoi intimi: 'Rimanete in me ed io in voi' (Gv 15,4). Questa reciprocità è la sostanza stessa, l'anima della vita cristiana ed è condizione di ogni autentica vita pastorale.86". "Pregate, pregate, pregate!" Gesù nel Vangelo esorta i suoi discepoli alla preghiera continua, insistente (cfr. Lc 18,1); alla richiesta degli apostoli di imparare da Lui (Lc 11,1), risponde con la preghiera del ‘Padre nostro’ (cfr. Lc 11,2-4). La Chiesa primitiva è presentata dagli Atti in comunione orante "con Maria la Madre di Gesù" (At 1,14). Gli apostoli salgono al Tempio per pregare (cfr. At 2,46) e una preghiera incessante sale a Dio nelle varie necessità. Lo stesso Paolo nei suoi scritti non manca di esortare i cristiani sul valore della preghiera (cfr. 1Ts 5,17; Ef 6,18). La preghiera risponde a un bisogno ben preciso della religiosità umana: chiedere, cercare, bussare (cfr. Mt 7,7-11) costituisce un ordito comune e ogni rapporto con l'altro, anche quando non è Dio87. Cristo è la sola via al Padre (cfr. Gv 14,4-11). Cristo è il modello supremo al quale il discepolo deve conformare la 86 GIOVANNI PAOLO II san, Lettera apostolica "Novo millenio ineunte", Edizioni paoline, Roma 2001, n. 32. 87 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 244-245. 79 propria condotta (cfr. Gv 13,15), fino ad avere gli stessi suoi sentimenti (cfr. Fil 2,5), vivere della sua vita e possedere il suo Spirito (cfr. Gal 2,20; Rm 8,10-11): questo la Chiesa ha insegnato in ogni tempo e nulla, nell'azione pastorale, deve oscurare questa dottrina. Ma la Chiesa, edotta dallo Spirito e ammaestrata da una secolare esperienza, riconosce che anche la pietà verso il divin Salvatore e in connessione con essa, ha una grande efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice del costume cristiano. La ragione di tale efficacia è facilmente intuibile. Infatti, la molteplice missione di Maria verso il Popolo di Dio è realtà soprannaturale operante e feconda nell'organismo ecclesiale. E rallegra considerare i singoli aspetti di tale missione e vedere come essi siano orientati, ciascuno con propria efficacia, verso il medesimo fine: riprodurre nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito. Vogliamo dire che la materna intercessione della Vergine, la sua santità esemplare, la grazia divina, che è in lei, diventa per il genere umano argomento di speranze superne. La missione materna della Vergine spinge il Popolo di Dio a rivolgersi con filiale fiducia a Colei, che è sempre pronta ad esaudirlo con affetto di madre e con efficace soccorso di ausiliatrice (LG, 60-63). Il Concilio Vaticano II nel suo documento sulla Chiesa al capitolo VIII tratta del mistero di Maria. In esso ricorda: "I figli della Chiesa... abbiano in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati lungo i secoli dal magistero della Chiesa" (LG 67). Paolo VI nell'enciclica ‘Christi Matri’ (1966) richiama il testo del Vaticano II fornendo ulteriori esplicitazioni ed esortando i fedeli a recitare il 80 Rosario per la pace nel mondo. Sempre sul Rosario ritornerà nell'esortazione apostolica ‘Recurrens mensis october’ (1969) e nella ‘Marialis cultus’ (1974). In essa papa Paolo VI scrive: "Così.. è apparsa in più vivida luce l'indole evangelica del Rosario, poiché dal vangelo esso trae l'enunciato dei misteri e le principali formule; al Vangelo s’ispira per suggerire, movendo dal gioioso saluto dell'Angelo e dal religioso assenso della Vergine, l'atteggiamento con cui il fedele deve recitarlo; e del Vangelo ripropone, nel susseguirsi armonioso delle Ave Maria, un mistero fondamentale - Incarnazione del Verbo - contemplato nel momento decisivo dell'annuncio fatto a Maria.88". La lettera apostolica di san Giovanni Paolo II ‘Rosarium Virginis Mariae’ del 16 ottobre 2002 invitava tutta la comunità ecclesiale a riscoprire il Rosario come preghiera eminentemente evangelica e offrirlo, in modo particolare, per la pace e la famiglia. E' a tutti nota l'indole mariana di san Giovanni Paolo II che, fin dall'inizio del suo pontificato, ha voluto rinnovare il suo affidamento alla Beata Vergine Maria, sperimentandone personalmente la protezione nel grave attentato subito in piazza S. Pietro il 13 maggio 1981, giorno in cui ricorre l'anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima, Regina del Santo Rosario. "Pregate, pregate, pregate!" 88 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 253-254. 81 Nell'Angelus del 29 ottobre 1987, a poca distanza dalla sua elezione, il Santo Padre confidava a tutti i fedeli il suo particolare attaccamento al Rosario di Maria: "Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità. (...) Sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi dell'anima i principali episodi della vita di Gesù Cristo. Essi si compongono nell'insieme dei misteri del Figlio di Dio e ci mettono in comunione viva con Gesù attraverso - potremmo dire - il Cuore della sua Madre. Nello stesso tempo il nostro cuore può racchiudere in queste decine del Rosario tutti i fatti che compongono la vita dell'individuo, della famiglia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore. Così la semplice preghiera del Rosario batte il ritmo della vita umana" (RVM 2). E' indicativo che la pia pratica del Rosario, nata all'inizio del II millennio, sia stata, in modo così accorato, riproposta come prezioso tesoro da riscoprire (cfr. RVM 43) all'inizio del III millennio. Non si tratta semplicemente di una questione personale che stava a cuore a san Giovanni Paolo II, ma della consapevolezza di un dono fatto dalla stessa Vergine, attraverso l'apostolato, appassionato e fattivo, dei figli di san Domenico (cfr. RVM 17) a tutta la Chiesa e costantemente ripetuto nelle grandi apparizioni di Lourdes e Fatima. In modo particolare quest'ultima apparizione non ha solo 82 segnato la vita intima della Chiesa e dei pontefici, ma ha ridato slancio e fervore a una rinnovata pietà popolare. San Giovanni Paolo II ha voluto inoltre, far coincidere l'anniversario del suo XXV di pontificato con un anno dedicato al Santo Rosario. Un anno per riscoprire, approfondire, per pregare il Rosario! Un momento di grazia, tempo favorevole perché da questo tesoro "tanto antico e sempre nuovo (sant'Agostino)” attingiamo energia per la nostra fede, tonico per le nostre aridità e rispondiamo così a un appello che, attraverso il papa, è rivolto a tutti noi da Maria, nostra dolcissima Madre89. Così che il Rosario o Corona della beata Vergine Maria è stata più volte raccomandata, dai pontefici, la sua recita frequente, favorita la diffusione, illustrata la natura, riconosciuta l'attitudine a sviluppare una preghiera contemplativa, che è insieme di lode e di supplica (MC 42). La stessa lode e supplica che ha indirizzato a Dio, Maria nell'inno antico del ‘Magnificat’, canto di alleanza nuziale, mostra tutto il contenuto di liberazione e di profezia che s’irradia sulla Chiesa dalla sua Icona sponsale: "Il Regno di Dio dentro la storia si costruisce contro il regno di questo mondo, basato sulla ricchezza esclusiva, le relazioni sociali di dominio e il privilegio del più forte. Tra il progetto di Dio e il progetto del peccatore non vi è possibilità di conciliazione. Soltanto la conversione che implica il cambiamento della maniera di pensare, di agire 89 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, pp. 242-244. 83 e organizzare i rapporti tra gli uomini con i beni della terra apre il cammino per la riconciliazione e per la pace. Perciò, tramite essa, s’inaugura il regno di Dio, il cui avvento la Vergine Maria canta e per il quale si rallegra. Dio ha manifestato nel tempo la sua misericordia, vale a dire, ha deciso di interferire a favore di quelli che più hanno bisogno della realtà del Suo Regno.90". "Pregate, pregate, pregate91!” 90 L. BOFF, Il volto materno di Dio, Editrice Queriniana, Brescia 1981, p. 187. Invito frequente rivolto, ai fedeli di tutto il mondo, da Maria nelle sue apparizioni a Medjugorje (XX-XXI secolo). 91 84 CAPITOLO TERZO STORIA DELL’ICONA DI SANTA MARIA GRECA IN CORATO 3.1. L’APPARIZIONE Nell'Aprile dell’anno 1656 una devastante pestilenza infestò la città di Napoli con tanto impeto, che nel seguente Maggio l'aveva resa quasi totalmente disabitata. Dalla Città di Napoli questo mortale contagio si diffuse in tutto il suo Regno con furore ed impeto e con altrettanta strage e morte. Le nostre Puglie ne furono desolate, per cui il terrore dominava l'animo delle popolazioni. Verso la fine di Giugno e principio di Luglio di detto anno, il morbo devastatore venne a funestare anche la nostra città di Corato, infestandola in modo tale, che, nel volgere di pochi giorni, provocò alcune centinaia di vittime. Non appena si scorgeva in qualunque parte del corpo una pustola nerastra, (cosiddetto bubbone), immediatamente sopravveniva una febbre così ardente, che in poche ore il povero paziente era ridotto in cadavere. Invano la scienza medica si prestava a prescrivere farmaci, anzi gli stessi medici furono 85 le prime vittime; venuto meno ogni umano soccorso, il popolo, atterrito ricorse all'intercessione dei suoi Santi Protettori e principalmente a quella di Maria Santissima. Intanto molti, e specialmente gli anziani, sapevano per tradizione che nel sotterraneo di una delle venticinque torri, che incoronavano le mura della città di Corato, e propriamente di quella che volgeva verso Sud-Ovest, vi era una prodigiosa Immagine della Santissima Vergine. Molti pensavano che, se detta Immagine durante tale calamità, fosse stata esposta al pubblico culto e all'omaggio dei fedeli, il paese sarebbe stato liberato da tale calamità. Divulgatasi tale notizia, una schiera di fedeli si accalcò intorno alla torre designata, e, praticata un'apertura, a stento si giunse a vedere un umido e oscuro sotterraneo, o grotta, che però non presentava nessuna comunicazione né con il pianterreno della torre, né con la strada vicina. L'ansia di vedere e venerare la sacra Immagine liberatrice, il timore, di precipitare nel sotterraneo tratteneva, attraeva, allontanava di là a secondo del diverso sentire, gran numero di popolo, deliberando gli uni e gli altri sul da farsi, per trovare e quindi esporre alla comune venerazione la sospirata Immagine. 86 Passò di là il pio e dotto sacerdote D. Francesco Lojodice, detto "Saccone", uno dei deputati eletti a provvedere ai bisogni del paese nel periodo del flagello micidiale. Costui, vedendo tanta gente radunata, la esortò a disperdersi sia per evitare che in tali calamità la calca di gente fosse motivo di contagio, sia per timore che si desse luogo a superstizione ed errore, soliti a venir fuori nella plebe in simili dolorose circostanze, sia, infine, per timore di qualche disgrazia: pertanto cercava di rimuovere il popolo così numeroso dall'orlo della grotta profonda. Invano però egli pronunciò parole e ragioni, poiché nessuno volle allontanarsi; anzi, accesa una lampada sull'orlo della praticata apertura, tutti chiedevano con alte grida alla Vergine, pietà e misericordia. Ad eliminare per quanto era possibile il pericolo di precipitare nella grotta, don Francesco ne fece allargare l'entrata: e fattavi calare una scala a pioli, ben munito di fiaccole, vi scese egli stesso; ma, per quanta minuta ed attenta diligenza vi ponesse, non vide alcuna Immagine, ma soltanto una piccola finestra con alcune tracce di antica pittura, da cui nessuna figura si rilevava. La piccola finestra, ovviamente, è quella che tuttora si scorge sul primitivo altare. 87 Quindi, in preda a tanti pensieri e diversi sentimenti, il pio sacerdote Lojodice usciva dal sotterraneo provando in sé un mutamento e insieme una inquietudine che egli stesso non sapeva comprendere: e, per liberarsi da tanta incertezza e perplessità, con la preghiera fece ricorso a Dio, dispensatore di santi consigli. Ed ecco ai primi albori mattutini del 17 luglio 1656, mentre don Francesco, umiliato, era tutto raccolto in orazione, ebbe una visione speciale: la S.S. Vergine nei medesimi atteggiamenti con cui oggi giorno la si vede dipinta sull'Icona rappresentante la Madonna Greca, gli apparve rifulgente di luce, e con maestà e amorevolezza gli disse: “Coraggio, o mio diletto, consola quest'afflitto popolo, poiché subito sarà liberato dal tremendo flagello, se dedicherà in mio onore ed al mio culto il sotterraneo a te ben noto”. Subito dopo, la visione scomparve, lasciando il buon Sacerdote in grandissima pace e consolazione. Allora Don Francesco, il fortunato prediletto di Maria, senza perdere tempo, si recò a Trani per raccontare l'accaduto al suo Arcivescovo, Monsignor Tommaso Sarria, Domenicano spagnolo. E ciò, sia per assicurarsi della veridicità dell'apparizione, sottomettendola al giudizio del legittimo Superiore, potendo, in simili cose 88 straordinarie, esservi illusione o suggestione diabolica, sia ancora per ottenere il permesso di trasformare quel sotterraneo in pubblico Oratorio e aprirlo al pubblico culto. Rassicurato interamente dall'illustre Prelato che tutto fosse opera di Dio, e ricevuta ampia facoltà di attuare quanto aveva chiesto, don Francesco ad altro non pensa che ad assecondare il desiderio e il comando della SS. Vergine. E così il giorno dopo, il 18 luglio, terzo sabato del mese, di buon mattino, il sacerdote Lojodice con molti e diversi operai era già nel sotterraneo. Chi era intento ad allargare e assicurare l'entrata del sotterraneo, chi a sgombrarlo da calcinacci e terriccio, chi con premura livellava il suolo, chi biancheggiava le mura, chi dava inizio ad innalzare un altare, tutti s’impegnavano a ridurre in breve tempo quell'oscura e tetra grotta in decente Oratorio. Intanto don Francesco, date ad ognuno le necessarie disposizioni, si propose di attuare il suo pensiero: far dipingere su di una tavola di noce l'Immagine della Madonna. Chiamato a sé un pittore gli ordinò il dipinto, spiegandogli i dettagli della figura che doveva riprodurre, come quella apparsagli in visione. Ma di 89 quanti disegni e diversi abbozzi l'artista gli presentò, neppure uno corrispondeva a quello da lui richiesto, o meglio al tipo veduto in visione. Arrivato mezzogiorno, varie persone e fra queste anche il pittore, ritornarono alle loro case, mentre il pio don Francesco e molte altre persone, animati da illimitata fiducia che la gran Vergine avrebbe mandato a fine l'opera incominciata, a Lei con viva fede si rivolsero supplicandola con fervida ed unanime preghiera. E così, mentre la preghiera fervente saliva al Cielo, dal trono di Dio scendeva l'abbondanza delle divine misericordie. Con grande stupore un armonioso suono di campanello si udì non solo nel sotterraneo, ma ancora fuori, per tutto il vicinato, e così dolce, da far restare attoniti e sorpresi tutti quelli che lo udirono. Intanto una nuova sorpresa si aggiunse: un grido di gioia, che scosse fortemente, fu emesso da una devota là presente, Beatrice dell'Oglio, la quale additando la tavola esclamò gridando: "Ecco Maria, ecco Maria!" Costei era cieca e per tale era conosciuta da tutti: ma quando apparve, miracolosamente dipinta sulla tavola di noce preparata per il pittore, l'Immagine di Maria che noi veneriamo sotto il titolo di Santa Maria Greca, ella riacquistò la vista e fu la prima ad additare la prodigiosa Immagine. 90 A tale grido, scosso dal suo raccoglimento il pio Sacerdote, vista l'Immagine miracolosamente dipinta, la riconobbe perfettamente identica a quella contemplata in visione per cui, tutto commosso ed esultante di gioia anch'egli gridò: "E' dessa, è dessa l'Immagine apparsami in visione"; e più volte con le lacrime agli occhi ripeteva sempre più forte: "E' dessa, è dessa". Immediatamente accorse numerosa folla, e tutti con lacrime di tenerezza si buttarono in ginocchio davanti alla Sacra Immagine e con giubilo e tremanti per la commozione si posero a lodare e ringraziare la Vergine. Taluni con irreprimibile affetto si diedero ad imprimere amorevoli e rispettosi baci su quella tavola veneranda, altri, riputandosi indegni, umili e rispettosi ne baciavano la terra sottostante: chi ripeteva come il santo vecchio Simeone di essere già contento di morire dopo aver visto con i propri occhi tale prodigio, e chi, infine, riconosceva le misericordie del Signore nell'essere stato risparmiato dalla strage della peste per amministrare così tale prodigio. E così, commossi com'erano, tutti promettevano perseverante ossequio e filiale devozione a questa tenera e amorosa Madre e Regina. E Madre veramente amorevole si dimostrò ai nostri padri, poiché da quel giorno, non solo cessò completamente il terribile contagio, che fino ad allora aveva mietuto numerose vittime, ma i non pochi ammalati, attaccati dal male, guarirono del tutto. 91 Così le morti cessarono sino a tal punto, che secondo la costante e uniforme tradizione dei nostri padri, nell'Agosto seguente la nostra città ne fu completamente libera, per singolare beneficio della nostra Madre Maria, mentre le città limitrofe ne erano tuttavia spaventosamente atterrite e desolate: difatti, Andria, fra le altre, distante dieci chilometri da Corato, si ridusse ad un terzo della sua popolazione, subendo la morte di circa quattordici mila persone: e ne fu liberata solamente nel gennaio del seguente anno 1657, per voto fatto a San Sebastiano martire92. Il 18 luglio 1656 deve considerarsi un'autentica apparizione mariana, per di più, impressa e consegnataci, nei secoli, su una tavola di noce che ritrae l'effige di Santa Maria Greca per la venerazione costante del popolo fedele. "Il criterio per la verità e il valore di una rivelazione privata sono pertanto il suo orientamento a Cristo stesso. Quando essa ci allontana da lui, quando essa si rende autonoma o addirittura si fa passare come un altro e migliore disegno di salvezza, più importante del Vangelo, allora essa non viene certamente dallo Spirito Santo, che ci guida all'interno del Vangelo e non fuori di esso.93". "La funzione delle apparizioni non è quella di completare il Vangelo, dove il Cristo ha detto tutto ciò che è necessario alla Salvezza, ma soltanto ricordarlo ai nostri ciechi occhi, alle nostre sorde orecchie... Esse orientano 92 Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma. 93 J.RATZINGER, Commento teologico al terzo segreto di Fatima, in "Il Regno documenti", XLV, 862 (7/2000), p.402. 92 l'avvenire. Vivificano profeticamente il Vangelo in nuove situazioni storiche e geografiche.94". Se guardiamo alla realtà delle apparizioni e alla geografia emerge, subito, la quantità del loro numero: sono migliaia, tra autentiche e non, le manifestazioni o "mariofanie" della Vergine. Milioni di pellegrini accorrono, ogni anno, nei luoghi segnati da una presenza straordinaria del soprannaturale, mossi dalla speranza di toccare, sensibilmente, il divino, per impetrare grazie e chiedere soccorso: "Esse costituiscono senza dubbio altrettante manifestazioni della volontà divina nei confronti dei travagli della nostra epoca e altrettanti interventi di Maria, madre dell'umanità, piena di sollecitudine verso il mondo d'oggi.95". 3.2. NOTIZIE STORICHE SULL’APPARIZIONE DI SANTA MARIA GRECA La Chiesa rileva la realtà di Maria con il Concilio di Efeso (431), venerandola col titolo di ‘Theotòkos’, per affermare la sua maternità divina e confermare, contro gli eretici, la divinità del Cristo. 94 R. LAURENTIN, Le apparizioni della Vergine si moltiplicano. E' lei? Cosa vuole dirci?, Edizioni Piemme, Casale Monferrato 1989, cit., p.22. 95 E. SCHILLEBEECKX, Maria madre della redenzione, Edizioni San Paolo, 1988, cit, p.145. 93 La Madonna-Madre-Regina è fissata dall'arte non più nella dolcezza di un atteggiamento umanamente affettuoso, ma in un atteggiamento di sublime regalità. La ‘Theotòkos’ in una società dominata dal fasto e dal rituale bizantino, non poteva essere concepita che come Regina sovrana e Imperatrice sublime. La ‘Madonna Greca’ con Bambino è una tipica Immagine o indicata come Icona bizantina-greca la cui definizione poetica è "una finestra aperta sul cielo". Metaforicamente è letto quale "trattato di teologia a colori". I dettagli dell’icona non sono mai gratuiti, mai puramente decorativi, hanno sempre un significato. Per un iconografo ogni icona ha la sua caratteristica, variare un particolare significa cadere nell'eresia. Le regole solitamente tracciate, che un iconografo deve prudentemente seguire sono riportate in corretti manuali, ‘hermeneia’, il più famoso dei quali di Dionisio di Furnà, risale all'inizio del sec. XVII. L'arte delle icone si è evoluta nel corso dei secoli con vere e proprie scuole che uno specialista è in grado di identificare. Certi elementi decorativi, stanno a rappresentare comunque scene della vita di Cristo o della Vergine, ampiamente documentati nelle omelie o nelle poesie liturgiche a partire da una certa data, che costituiscono il punto di partenza teologica di un’icona. 94 La venerazione che il mondo bizantino ha per la S.S. Madre di Dio ‘Yperaghia Theotòkos’ è testimoniata dal gran numero d’icone che la raffigurano. La Vergine è rappresentata abitualmente come Madre, ossia insieme al Figlio, indossa una tunica ‘l'hymation’ ed ha le spalle e il capo coperte da un manto, il ‘maphorion’. Molte icone particolarmente venerate sono divenute a loro volta prototipi, dando origine ad altre icone. ‘Eleousa’ (la misericordiosa) è probabilmente il tipo più diffuso d’icona mariana. La Vergine reca il bambino sul braccio sinistro, e china il capo verso di Lui in segno di affetto. Il Bambino le si stringe ed è volto verso di Lei. Il nome fa riferimento all'atteggiamento della Vergine verso l'Umanità. Mentre il nome con cui è talvolta conosciuta in Occidente: “Madre di Dio della Tenerezza”, che deriva dal nome russo dell'icona ‘Umilenye’. ‘Hodigitria’ è la versione più diffusa "Colei che indica la Via" che sembra essere posteriore, in realtà il nome avrebbe indicato l'immagine della Vergine. Tale icona è venerata nel monastero costantinopolitano di Hodegon, in altre parole “delle guide”, i cui monaci svolgevano funzione di guida per i ciechi; si ricordi che i monasteri metropolitani svolgevano quell'attività caritativa e d’assistenza che in Occidente è stata propria degli ordini 95 mendicanti e delle confraternite. Il genere di Icona che raffigura la nostra protettrice Santa Maria Greca è definita anche con il termine ‘Brefocratousa’ (che porta in braccio il bambino con lo sguardo di entrambi fisso rivolto verso il fedele.96). Maria appare seduta in trono, anzi è lei stessa il trono del Bambino, divenendo quindi la sede della Sapienza. Ella è anche la ‘Regina angelorum’ e come tale è servita dalla corte celeste. Mentre nell'Annunciazione appare soltanto l'angelo Gabriele, qui gli angeli si moltiplicano e, osannando in coro, adorano il Mistero97 . Anche la Vergine adora il Mistero del suo Figlio, la stessa si presenta come la ‘Mater Misericordiae’ che intercede per gli uomini presso il suo Figlio. È qui sottolineato il ruolo di 'mediazione' che trova la sua motivazione fondamentale nella realtà materna di Maria. La Vergine sulle cui ginocchia poggia "l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tim 2,5)", legato a lei dal "sacro vincolo" della figliolanza, diviene strumento eletto d’intercessione. Il ruolo materno di Maria si estende a livello universale, abbracciando tutti gli uomini, divenendo canale "orante" del godimento delle grazie divine98. 96 www.iconebizantine.it Cfr. T. PICCARI, La Madonna dell'Angelico XV secolo, in "L'Osservatore Romano", 19 maggio 1955. 98 G. DAMIGELLA, Il Mistero di Maria, Editrice Città Nuova, Roma 2005, p. 226. 97 96 3.2.1. L’IMMAGINE DELLA MADONNA GRECA Dallo stile bizantino, su di una tavola di noce, dell'altezza di cm. 106 con larghezza di cm. 74,5 è effigiata l'Immagine della Madonna Greca (del tipo ACHEROPITA: misteriosamente apparsa, non dipinta da mani d’uomo). Chiunque la osserva vede maestosamente adagiata sulle nubi una grande Matrona, che, mentre col suo atteggiamento par che voglia esigere rispetto e riverenza, ispira, nello stesso tempo, devozione ed amore. Essa è la Regina del Cielo e nello stesso tempo la Madre di noi, miseri figli di Adamo. Ella stringe nella mano destra, levata in alto, un lungo Pastorale all'uso Greco, mentre con la sinistra mostra di abbracciare il Bambino Gesù che sostiene sul ginocchio sinistro. Otto Angeli99 ossequiosamente le fanno da corona e corteggio; un reale diadema all'orientale le cinge l'augusto capo, e Lei, con i suoi occhi rivolti a chi la mira, in aria di maestà e amore, sembra voglia dire: "Ricorrete con fiducia a Me, o figli miei, sono pronta ad ascoltarvi; non dubitate, sono Regina, ma sono pure la Madre vostra". 99 Il numero 8 nella numerologia orientale rappresenta: "l'eterno, la perfezione, la trascendenza". 97 La sua veste di color rosso ciliegio ‘l'hymation’, a larghe spesse pieghe, è stretta da una cintura sui fianchi e scendendo sino ai piedi, ne mostra il destro fornito di calzare. La manica destra, essendo rivoltata, lascia scorgere la bianca sottoveste, il manto dal color celeste, serrandosi sul petto, si annoda sulla spalla destra allungandosi come Manto Reale ‘maphorion’. Il Bambino Gesù, seduto sul sinistro materno ginocchio, mentre con la destra è in atto di benedire, con la sinistra sostiene il mondo sormontato dalla Croce. Egli indossa una tunichetta bianca col manto celeste e della medesima foggia di quello indossato dalla Vergine Madre, simile ai costumi dei Greci . Il volto della Madre è allungato, il naso lungo e acuto, la bocca sottile e stretta, i grandi occhi scuri sotto le ciglia arcuate. Le sopracciglia leggermente elevate... la fissità degli occhi che guardano l'infinito, conferiscono al viso l'espressione di una densa e penetrante afflizione; gli angoli della bocca sottolineano questa tristezza. L'ombra delle ciglia rende le pupille più scure e gli occhi come immersi in una profondità insondabile, inaccessibile allo sguardo dello spettatore. Il volto della Madre parla dell'amore materno... noi ci sentiamo negli "spazi del cuore" della Vergine. E' una pietà immensa come il cielo... verso la sofferenza, fatto ineluttabile dell'esistenza umana e che suscita la Croce, sola 98 risposta di Dio "che soffre ineffabilmente"... Gli occhi della Madre seguono il destino di ogni uomo, niente interrompe il suo sguardo, niente arresta lo slancio del suo cuore materno100. Suo Figlio è con Lei, inseparabile da Lei, stretto a Lei con la 'poderosa' mano sinistra: la dolce gravità che la fa apparire saggia come la stessa Sapienza, è la somiglianza con suo Figlio; il maestoso splendore, che la fa venerabile sopra tutto ciò che è stato mai riverito sotto il nome di antica sapienza, è la predestinazione a divenir madre del Redentore, e come un riflesso dell'eternità di suo Figlio. La Sapienza è un attributo di Dio, una virtù dell'anima giusta, una persona vivente. Nella sua idea più generale, essa è qualche cosa di divino, che s’inchina verso l'uomo, il colmo dei beni, che unendosi a Lui, l'unisce a Dio. E nulla saprebbe rispondere meglio di essa all'idea stessa del Verbo fatto carne. L'onore che si attribuisce a Cristo ricade su Maria. Questo figlio, essa lo presenta agli uomini, bramosa di dar tutto ad essi per mezzo di Lui, bramosa principalmente di darci Lui stesso: e i suoi consigli, discendono silenziosi nei cuori. 100 N.P. EVDOKIMOV, Teologia della bellezza. L'arte dell'icona, Edizioni San Paolo, Roma 1981, pp. 248251. 99 Si rivolge a tutti quelli che vogliono divenire i suoi apostoli, a farsi umili e piccoli, come il piccolo Gesù che sorregge sulle ginocchia. Dice loro di rinunciare a tutto ciò che è passeggero; offre a essi i beni che non periscono, quelli che danno la gioia senza stanchezza; soprattutto poi, promette loro "il frutto benedetto delle sue viscere". Essa non illumina soltanto con i suoi consigli; la sua parola è penetrante come quella di una madre, commuove, incoraggia, attira. La sua santità inebria come un profumo; essa accorda la sua benevolenza e il suo aiuto in ricompensa dei minimi omaggi. Lei promuove con il sorriso le virtù di cui è colma. E attorno a Lei si scorge già tutta l'assemblea degli eletti; tutti riceveranno dalle sue mani il dono celeste, "il frutto benedetto del suo seno". Tutti quelli che la troveranno, troveranno la vita, e saranno arricchiti della grazia che viene dal Signore. Incomparabile è l'applicazione a Maria di un passo d'Isaia (61,10; 62,5) il quale descrive il mediatore della salute e la preparazione alla sua venuta: "Mi rallegrerò con gioia nel Signore, e la mia anima esulterà nel mio Dio; perché Egli mi ha rivestito della veste della salute: e mi ha ammantato del manto di giustizia, come sposo adorno di corona, e come sposa ornata delle sue gioie. Poiché come la terra butta i suoi germogli, e come un giardino fa 100 germinare la semenza in esso gettata: così il Signore Dio farà germinare la giustizia, e la lode al cospetto di tutte le genti". Maria è il ritratto della Madre di Gesù, della Madre di Dio, la purissima Vergine, ‘tota pulchra’, illibata, poiché essa è il talamo, nel quale il Figlio di Dio sposò la natura umana, il sacrario dello Spirito Santo. Dalla voce di sant'Agostino (V secolo): "La Chiesa è una vergine. Forse mi dirai: se è una vergine come può partorire figli? Oppure se non partorisce i figli come abbiamo potuto dare il nostro seme per essere partoriti dal suo seno? Io rispondo: è vergine ed è madre. Imita MARIA che ha dato alla luce il Signore. Maria non era forse vergine quando partorì e non rimase forse tale? Così anche la Chiesa partorisce ed è vergine. E se ci pensi bene, essa partorisce CRISTO stesso perché sono le sue membra che ricevono il battesimo. [Voi siete corpo di Cristo e sue membra: dice l'Apostolo (1Cor 12,27)]. Se quindi partorisce le membra di Cristo, è simile, sotto ogni punto di vista, a Maria. 101 ". "Questa santa Madre degna di venerazione, la Chiesa, è uguale a Maria: essa partorisce ed è vergine, da lei siete nati - essa genera Cristo, perché voi siete le membra di Cristo.102". "Non c'è veramente nessun motivo di contrasto fra l'amore per la madre Chiesa e la devozione per la madre Maria. Chi ama la Chiesa ama il mistero della genitrice di Dio e 101 102 Sant'AGOSTINO, Sermo 213,7: PL 38,1064, Edizioni Pàtron, 1998. Sant'AGOSTINO, Sermo 25,8: PL 46, 938, Edizioni Pàtron, 1998. 101 chi venera filialmente Maria apre a se stesso nuove strade al mistero della Chiesa.103". In Maria "la gloria abiterà nella nostra terra" ed in essa "la misericordia e la verità si son incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate" (Sal 84,10s). Non vi è dunque da meravigliarsi se la Chiesa nelle feste della Vergine ci esorta, sempre di nuovo: "Cantate al Signore un canto nuovo. Cantate al Signore e benedite il suo nome. Annunziate fra le genti la sua gloria, e fra tutti i popoli le sue meraviglie. Si rallegrino i cieli ed esulti la terra: si commuova il mare con tutto quello che in essi si trova" (Sal 95, 1ss; 11s) "Il Signore fece nota la sua salvezza; si è ricordato della sua misericordia, e della sua verità verso la casa di Israele: tutti i confini della terra hanno veduto quello che porta la salvezza del nostro Dio" (Sal 97, 2s). E' un incomparabile ringraziare e lodare Dio a motivo delle grazie e delle grandezze date a Maria, che la Chiesa raccoglie così dai Salmi, così il suo “posuit immaculatam viam meam”, come il: "Mi rallegrai di ciò che mi fu detto: andremo alla casa del Signore" (Sal 121,1), e ci invita nell'Introito della Vigilia dell'Immacolata Concezione col Salmo 65,10: "O voi tutti temete 103 H. RAHNER, Maria e la Chiesa, op. Editore Jaca Book, 1983, cit., 44. 102 Dio, venite a sentire, ed io vi narrerò quanto il Signore Dio ha fatto all'anima mia104". Al lato destro, sulle nubi, ossia ai piedi della Madonna, si osserva un campanello con manico, e al lato sinistro si vede un largo spacco, che dall'alto scende sino al basso. Nelle antiche memorie due opinioni spiegano perché questa Immagine ebbe il nome di Madonna Greca. L'una vuole che si chiamasse così, perché proprio la torre, nel cui sotterraneo avvenne l'apparizione, si chiamava ‘Torre Greca’, essendo stata edificata dai Greci durante il tempo in cui signoreggiavano le Puglie; l'altra, perché la Madonna si mostrò vestita secondo l'usanza Greca. A queste due opinioni il P. Cosma Lojodice ne aggiungeva una terza: che il nome derivasse dal Pastorale Greco che la Vergine stringe nella destra. In tutti i modi possiamo con certezza asserire che la Vergine Santissima gradisce ritenere questo titolo, perché non solamente in Corato, ma ancora in altre città del Regno e fuori, Ella si presenta con tale nome. 104 D. FILIPPO OPPENHEIM, Maria nella Liturgia cattolica, Libreria Editrice FERRARI, 1944, Roma, pp. 35-41 103 Infatti, nella città di Putignano, a sud della Provincia di Bari, si trova una grande Chiesa dedicata a Santa Maria Greca, per un’antica immagine bizantina riportata su tela, riposta sull'altare maggiore. Quest'immagine antica della Madonna fu portata a Putignano dai Cavalieri di Malta nel 1395, insieme alla reliquia di S. Stefano. La Chiesa ebbe un capitolo sotto la direzione dell'Abate, ma ora da più di quaranta anni è tenuta e ufficiata dai PP. del Preziosissimo Sangue105. Così pure nella città di Ravenna, nella Chiesa dei Canonici Portoghesi si venera una miracolosa Immagine di Santa Maria Greca sin dall'anno 1100, dalla cui venerazione ebbe origine la Congregazione dei Canonici Portuensi. Oltre ciò, anche tutte le scritture notarili, Rogati, Testamenti, Legati e Donazioni eseguiti da devoti a beneficio della nostra Chiesa Santa Maria Greca e riguardanti la nostra Immagine, incominciando dalle più antiche scritture, che risalgono al 1661, portano la denominazione di ‘Madonna della Greca’, come fosse abbreviativo di Madonna della Torre Greca, Madonna vestita con le usanze greche, ecc... che poi, con l'andare degli anni, per maggiore abbreviazione, fu chiamata semplicemente ‘Madonna Greca’. 105 Notizie storiche riferite da Don Saverio LOSAVIO, Arciprete di Putignano e pubblicata dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956 Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma. 104 Parlando dell'Immagine penso necessario sottoporre a seria riflessione dei lettori il fatto che quel legno su cui è dipinta, tranne che in alcune particolari circostanze, non è stato mai rimosso da quel sotterraneo o Soccorpo grondante in modo perpetuo da una densa e costante umidità, che tuttora si nota e che tutto distrugge e consuma; e sebbene siano passati già tre secoli dall’apparizione, ciò nonostante, la Sacra Immagine non ha patito lesioni, tarlo, e fracidume, come se fosse stata collocata di recente; invece i lavori di legno dorato con i quali il Rev. Don Francesco La Monica aveva fatto ornare la cappella, compreso il nuovo altare, che aveva sostituito al primitivo durante il suo rettorato, nel 1764 si dovettero togliere via perché corrosi dal tarlo e infraciditi dall'umidità, per sostituirli con più resistenti lavori di stucco e travertino. Sin da quell'anno dell'Apparizione fu stabilito di solennizzare la festività della Vergine, la Domenica successiva al 18 luglio, con solenni funzioni di Chiesa. Qualche anno dopo però il Rev. Capitolo, per tributare pubblicamente il suo amore e la sua devozione a tale amabile Protettrice, stabilì ogni anno, nella Festività della Madonna, di recarsi in processione nel Soccorpo, per 105 cantarvi una Messa solenne. Questo lodevole uso, tanto apprezzato da tutto il popolo coratino, durò per molti anni ancora106. 3.3 IL CAMPANELLO Dopo aver minutamente descritto l'Immagine nelle sembianze e nei modi in cui la nostra bella Protettrice S. Maria Greca si compiacque apparire ai nostri antenati, è d'obbligo parlare del misterioso campanello che si vede dipinto ai suoi piedi, sia perché la sua Apparizione fu accompagnata dal dolce e melodioso suono del campanello, sia perché la Vergine, in seguito, col medesimo suono del medesimo campanello, suono tutto nuovo e non mai udito, si è compiaciuta di annunciare o confermare le grazie da Lei dispensate. Questa è stata la costante e concorde tradizione dei nostri padri che assicurano di averlo udito più volte. E questo suono non solamente s'è fatto sentire, ma, nelle diverse circostanze, ha avuto variazioni di toni: alle volte era dolce e armonioso, altre volte invece era tonante e cupo e qualche volta lo si sentiva suonare con forza e strepito, quasi volesse manifestare un segno di premio o di castigo. 106 Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 31-37. 106 Egualmente notizie varie del suono del campanello della nostra Madonna ci sono tramandate e assicurate dai nostri predecessori. Si narra che il 24 dicembre dell'anno 1685, Vigilia del Santo Natale, mentre i Sacerdoti, che officiavano nella Chiesa della Madonna Greca, recitavano l'Antifona ‘Alma Redemptoris Mater’ con qualche distrazione e dissipazione, intesero suonare un campanello; il suono veniva dal Soccorpo ed era così tonante, che ne restarono tutti stupefatti e atterriti, guardandosi l'un l'altro. Scossi dallo stupore, intonarono di nuovo la stessa antifona e poi, trepidanti, scesi nel Soccorpo della Madonna, genuflessi ai piedi della prodigiosa Immagine, cantarono la ‘Salve Regina’ e le ‘Litanie’. E quel misterioso suono rimase in loro talmente impresso, che li persuase a farli essere per lungo tempo più attenti e raccolti nella recita del Divino Ufficio e nelle altre sacre funzioni107. Si narra inoltre che non molto tempo dopo, godendo la chiesa del diritto d'asilo, si era rifugiato nella Sagrestia della Madonna Greca un tal D. Marciani, reo di omicidio, commesso nei confronti di D. Vito Savinella. Costui una sera, con allegria carnevalesca, cenò in compagnia di amici: e tutti 107 Quei sacerdoti erano: D. Domenico La Monica, D. Domenico Ciardullo, D. Domenico Antonio Pinto, D. Vito Leonardo Maldera, D. Nicolò Leo, D. Sebastiano Merra insieme a fedeli presenti. 107 poi brilli per il molto vino bevuto, cominciarono a ballare nella Sagrestia. Ma ecco tutto ad un tratto s'intese suonare il campanello con suono talmente straordinario e mirabile che, come uno di essi, poi attestò, tutti a quel suono furono atterriti e spaventati, e all'istante se la diedero a gambe, non escluso lo stesso Marciani, che si ricoverò nel Convento dei Minori Osservanti della Chiesa S. Cataldo, ora Chiesa dell’Incoronata. Si narra pure che il Sac. D. Vito Giacomo D'Ambrosio, uomo di molta e svariata dottrina, non credeva a simili fatti, ma per di più se ne burlava e li derideva, qualificandoli come sogni e storielle di donnine, da raccontarsi ai bimbi, chiamando uomini di poca fede coloro che li raccontavano o prestavano loro ascolto. Intanto una sera, stando egli a studiare secondo suo solito in una stanza di casa sua, poco distante dalla Chiesa della Madonna Greca, inaspettatamente sentì per strada il suono di un dolce e armonioso campanello. Fortemente sorpreso dalla novità della cosa, spinto dalla curiosità, meravigliato per la melodia di tale suono, uscì al balcone, sporgente sul portone che dava nel largo della Chiesa, ma non vi scorse nessuno, mentre il suono continuava a farsi sentire ben distinto anche dietro di sé nella sua stanza. 108 Preoccupato, rientrò, osservò, ma anche in casa non vide ombra di alcuno, mentre il suono continuava ancora suscitando in lui grande meraviglia e timore considerevole. Fu affermato che, era stato inteso il miracoloso suono, quella sera, non solamente da lui, ma anche da quelli di casa sua e dagli abitanti vicini, specialmente dal Reverendo D. Michele Mascoli. D'allora in poi D'Ambrosio confessava che era pur troppo vero quanto da altri si raccontava e che i fatti meravigliosi riferiti non si potevano né si dovevano negare. Infine che la Vergine Santissima, Santa Maria Greca, si sia compiaciuta di preannunziare o confermare le grazie da Lei dispensate, mediante il suono del campanello, non si può assolutamente mettere in dubbio108. 3.3.1. I MIRACOLI RIGUARDANTI LA SACRA IMMAGINE I miracoli sono possibili, e per questo sono credibili. Sono possibili, perché Dio li può operare, pur sospendendo qualche legge della natura, poiché Egli non è vincolato da queste leggi. Quando perciò fa eccezione o sospende 108 Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 38-43. 109 queste leggi, non cambia affatto la sua Volontà, essendo Egli il Supremo Legislatore, che, con infinita sapienza, ordina il miracolo per un fine più alto. Noi cattolici crediamo ai miracoli, e crediamo sempre ai miracoli che hanno luogo soltanto nel seno della Dottrina Cattolica, a solenne testimonianza che essa è l'unica e vera Religione. Le grazie che Dio dispensò a chi venne a venerare la Sacra Immagine della nostra Madonna Greca e con viva fede e sincera devozione implorano la sua intercessione, e i miracoli da Lei operati, furono certamente innumerevoli e li attestavano con evidenza le mura dell'intero Soccorpo con le due scale ricoperte, tappezzate da doni, quadri, tavolette e oggetti vari, che la pietà dei fedeli aveva elargito alla miracolosa Immagine e sospesi alle pareti, in attestato di grato amore per i favori e le grazie ottenute dalla Madonna. Di ciò è rimasto solo il ricordo vivo tramandato a noi, perché nella prima sacra visita che fece Monsignor Davanzati nell'anno 1719, detti doni votivi furono tutti tolti. Né le oblazioni e voti si limitavano a cose di poco prezzo, ma anche a oggetti di oro, che abbondantemente ornavano il Soccorpo e l'Altare della Vergine; e le stesse cose di poco prezzo per la loro quantità avevano alto valore, così come, per esempio, non erano pochi i ceri del peso di dieci libbre ed anche quelli di cinquanta. La notizia delle miracolose guarigioni, avvenute 110 dinanzi alla portentosa Immagine della Madonna apparsa in Corato, si diffuse in diversi luoghi da cui giunsero numerosi fedeli, maggiormente nel giorno della sua Festività. Così moltissimi infermi, nell'anima e nel corpo, storpi e ossessi, accorrevano, venivano, portati dai loro congiunti, alla nuova Probatica Piscina, per trovare rimedio ai loro mali; e chi con viva fede vi si portava, era ben sicuro di non essersi invano mosso di casa, ricevendo la grazia che domandava. Sono ricordati solo quei pochi prodigi verificatesi dinanzi la sacra Immagine sin dagli inizi dell’apparizione. Certo è stato impossibile che ognuno di essi potesse avere una dettagliata cronaca o pubblicazione. Già più innanzi, per necessità, si è parlato della Miracolosa Apparizione dell'Immagine della Madonna, del suono del campanello uditosi la prima volta nel sotterraneo della torre, della vista recuperata dalla cieca Beatrice dell'Oglio, della città risanata dalla peste, del presente stato del Quadro, serbatosi illeso in luogo così umido com’è il Soccorpo, da potersi giustamente chiamare continuo miracolo. - Il fu Can. D. Domenico La Monica e il Dr. D. Vito Giacomo D'Ambrosio attestavano che nell'anno 1663, mentre essi appena dodicenni 111 erano presenti nel Soccorpo della B. Vergine, il prediletto devoto di Maria, il Sacerdote D. Francesco Lojodice, esorcizzava un ossesso chiamato Dionisio, condotto da Barletta per implorare dalla Madonna Greca la liberazione dallo spirito maligno. Per rispetto, e in segno di soggezione alla prodigiosa Immagine, D. Francesco mentre faceva l'esorcismo, comandò al demonio di lasciar libero quell'infelice e di accendere in un istante tutte le candele che vi si trovavano innanzi alla Madonna, avendo avuto cura intanto che quelle già accese fossero tutte prima spente. Ed ecco, come si cominciò a recitare le ‘Litanie Lauretane’, all’invocazione "Sancta Maria, ora pro eo" l'infelice ossesso cadde per terra come cade un corpo morto, e, tutte le candele, le quali non erano poche, nello stesso istante furono viste accendersi. Sollevato da terra Dionisio, sano e salvo, fu restituito ai suoi genitori, che allegri e giubilanti per tutto, andavano dichiarando e magnificando le meraviglie operate dalla Madonna Greca. - Si tramanda a noi lettori da D. Sebastiano Merra che, nell'anno 1670, fu condotto dai suoi parenti, a visitare la nostra Taumaturga Immagine, un tale Giovanni della città di Altamura. Anch’egli era posseduto dallo spirito 112 immondo da anni con grandi strazi, contorcimenti e patimenti, facendo di lui il demonio, aspro e duro governo, al di là d'ogni credere. Ebbene, mentre D. Francesco Antonio Mosca esorcizzava l'infelice giovane altamurano, il demonio prometteva di uscire, ma sempre con vani e futili pretesti e ripieghi, ne deludeva la promessa. Fra l'altro domandò, che uscendo potesse rovinare il campanile della Chiesa Matrice, ma ciò gli fu proibito dal Rev. Mosca e gli fu per giunta imposto nei SS. Nomi di Gesù e di Maria di non arrecare nessun danno né a uomini, né ad animali, né a fabbriche. Orbene, soggiunse il demonio, giacché dalla nostra implacabile nemica (alludeva alla SS. Vergine) sono costretto ad abbandonare questa dimora, posseduta pacificamente per così lungo tempo, voglio dare un segno, che non mi venga però contrastato. Interrogato qual fosse questo segno, riprese: "Voglio far piovere paglia su tutta Corato": forse era costretto dalla Madonna a dare questo segno, per indicare come cadono nell'Inferno le anime dei peccatori impenitenti. Il permesso gli fu accordato: mentre s’intonavano le Litanie della Vergine; e allo scoprirsi della prodigiosa Immagine, l'ossesso Giovanni stramazzò sul pavimento, mentre sopra tutta Corato cadde, minuta e spessa paglia come fiocchi di neve, causando meraviglia e molto stupore, in quanti ignoravano quel che avveniva in quell'ora davanti alla portentosa Immagine. Terminate le 113 ‘Litanie’, libero dal demonio e senza alcun male, Giovanni fu sollevato da terra e, riavutosi dallo strapazzo subìto dal demonio, ringraziò la Vergine Maria e ritornò sano e salvo a casa sua. - Nel 1710, il 15 luglio di martedì, si ammalava mortalmente D. Domenico Candido. Il sabato antecedente alla Festività dell'Apparizione della Madonna Greca, che in quell'anno coincideva con il 14 di luglio, Egli offriva già la sua vita a Dio, disperando ormai i medici di salvarlo, tra il pianto della famiglia e di coloro che in Lui ammiravano il Sacerdote esemplare. Si disponevano già i funerali e l'occorrente era sollecitamente preparato, quando la madre del moribondo implorò dal Cielo quello che gli uomini invano potevano prometterle e concederle. Essa, facendo un'eroica risoluzione, che solo il suo amore materno e cristiano poteva ispirarle, insieme ad altri tre suoi figli si recò piangendo ai piedi dell'Immagine della Madonna Greca. Quali espressioni, quale fede, quanta fiducia non ha una madre e madre cristiana, in simili circostanze? Dopo aver fatto cantare le ‘Litanie’, indicò di celebrare una Messa cantata presso l'Altare di Santa Maria Greca. 114 Maria, che è madre e Madre dei dolori, ben conosceva quanto fosse forte la pena della perdita dei figli, non poteva rimanere insensibile dinanzi a tanto lutto e dolore di una madre, che aveva lasciato il figlio morente per ricorrere a Lei. Ed ecco che all'elevazione dell'Ostia Sacrosanta, la malattia perse la sua veemenza e la sua forza si arrestò. L'agonizzante D. Domenico avvertì un consistente miglioramento, che progressivamente si tramutò in guarigione. Nell’arco di pochi giorni, la sua salute migliorò a tal punto da ringraziare la sua augusta Benefattrice per la vita restituitagli. Celebrò l’Eucaristia sull’altare a Lei dedicato e riconoscente offrì un calice d'argento, una lampada, una preziosa pianeta e un camice di gran valore. Per più anni solennizzò a proprie spese e con grande magnificenza la Festività della Vergine; fin quando visse ne promosse grandemente la devozione, ne sviluppò il culto; per di più lasciò nel testamento l’obbligo ai suoi eredi di mantenere ogni sabato una lampada accesa davanti all'Altare della Beata Vergine Maria Greca. - Nell'anno 1732 nella città di Barletta la moglie del gentiluomo e generale Marulli fu colpita da febbre con tanta virulenza che in breve tempo si ridusse ad essere moribonda; il suo corpo stremato dal male già odorava di 115 morte; per ovviare a tale dissoluzione si usarono in casa sua le opportune cautele sia per non essere ammorbati dal male, che per poterla assistere e servire. Il professor Fulgenzio Pascale, celebre in quel tempo, e altri medici dichiararono inutile qualsiasi terapia, certi di non poterla salvare. Il marito si rivolse con l'animo pieno di amore e gran fiducia alla Madonna Greca, facendo voto che, se fosse guarita la moglie moribonda, subito l'avrebbe accompagnata in Corato a venerare la miracolosa Immagine, la cui fama per gli strepitosi e molteplici prodigi risuonava imponente dovunque. Immediatamente egli spedì un apposito corriere con la preghiera di far celebrare una Messa presso l'Altare della Madonna, a beneficio di sua moglie moribonda. Meravigliosamente la sua richiesta fu accolta! Con grande stupore dei medici e di tutti, guarì: e dopo pochi giorni con tutta la famiglia venne a rendere le dovute grazie alla Venerabile Immagine della sua Benefattrice, facendo celebrare in ringraziamento una solenne Messa cantata e lasciando a memoria di tale insigne prodigio, un ricco velo ricamato in oro e argento, che per lungo tempo servì a coprire l'Immagine benedetta. La Vergine Santissima intanto, a dimostrazione di quanto avesse apprezzato quell’atto di fede e di riconoscenza, fece ascoltare durante la 116 Messa, non soltanto a lei, ma anche ai suoi familiari e ai presenti il solito e prodigioso suono del campanello, per cui tutti ne furono inteneriti e versarono lacrime di commozione e consolazione. Qualche tempo dopo la suddetta signora Marulli, dovendo accompagnare il marito che partiva per l'Ungheria, non volle mettersi in viaggio senza prima tornare a visitare e a ringraziare, insieme al marito, la sua grande Benefattrice e Patrona, facendo celebrare una Messa al Suo Altare, con la certezza che la protezione della Madonna Greca sarebbe stata la migliore protezione nel lungo viaggio. - In quello stesso periodo fece notizia in Corato la storia del Notaio D. N. Frascolla che sin da ragazzo soffriva in un dito della mano sinistra una malattia del tessuto osseo, definita dai medici 'spina ventosa'; la malattia inaridiva l’arto paralizzandolo e faceva temere di peggio, tanto che tra i medici già si parlava dell'amputazione della mano stessa. Il genitore del giovane Domenico, afflitto e sconsolato, non potendo reggere all'idea che il suo unigenito dovesse rimaner monco per tutta la vita, in un momento di fede e d'amore si portò ai piedi della nostra miracolosa Immagine e, con fede viva e grande fervore, espose alla Madre e consolatrice degli afflitti la sua disgrazia e chiese la guarigione del figlio. 117 Fu la preghiera fervente e sincera di un padre cristiano di provata fede che implorava la Vergine Maria Greca per il suo unico figlio infermo da lui teneramente amato. Prostrato, restò in preghiera a lungo sotto la Sacra Immagine, quando sentì riappacificarsi l'animo e nutrire una dolce speranza. Confortato dal dolce aiuto di Maria, fiducioso prese dell'olio che bruciava davanti alla Sacra Immagine e, recatosi a casa, sciolse le bende, rimosse ogni medicatura dalla mano inferma del suo Domenico e con fede, disse: "L'olio della lampada della Madonna Greca è l'unico farmaco pel mio Menicuccio". E, meraviglia! Appena ebbe unto la mano inaridita del ragazzo con l'olio benedetto, il male scomparve. Il medico, visitando di seguito il piccolo paziente per medicarlo, soggiunse: "Ma a che pro' medicare una mano già sana com'è l'altra?". Alcuni giorni dopo i genitori, consolati dalla guarigione, si recarono a venerare e ringraziare la loro amabile Benefattrice, conducendo con loro il piccolo Domenico, il quale nella mano miracolosamente guarita portò una Pisside d'argento che depose ai piedi della prodigiosa Immagine. Queste due ultime grazie ci sono tramandate dal Rev. D. Alessandro La Monica, quale testimone oculare, che in quel tempo assumeva l'impiego di Catechista nella nostra Chiesa di Santa Maria Greca. 118 Non si meravigli, il lettore, se sono state rese pubbliche così poche grazie elargite dalla nostra Madonna; ciò semmai è a causa dell’incuria dei nostri antenati, che, mentre hanno mostrato in simili circostanze tutto il loro entusiasmo e affetto filiale verso la Madonna, hanno trascurato di tramandare per iscritto ai posteri le infinite grazie elargite dalla Santa Vergine. Come della vita pubblica di Nostro Signore Gesù Cristo il Vangelo non narra che pochissimi miracoli da Lui operati, sebbene San Giovanni ci dica espressamente: "Multa... quae non sunt scripta in libro hoc" cioè "Molti ne operò che non sono scritti in questo libro"; così della nostra Madonna, sebbene questi cenni storici non pubblichino che pochi miracoli, la tradizione però costante dei nostri padri e di tutto il popolo coratino ci assicura che, da quando si è degnata di apparire, Lei ha continuato sempre con materna premura a operare ininterrottamente miracoli a quanti con filiale fiducia abbiano fatto affidamento al suo materno patrocinio. E ai giorni nostri, durante il mio ufficio di parroco, non solamente da altre regioni d'Italia, ma anche dalle lontane Americhe e da altre parti del mondo ci vengono spesso comunicate notizie di grazie e miracoli operati dalla nostra bruna e bella Madonna Greca a favore di coloro, specie di Coratini emigrati, che da lontano nei loro bisogni, nelle loro malattie, nelle loro necessità, con affetto filiale la invocano e la pregano. Le numerose notizie sono sempre accompagnate da 119 generose offerte e doni vari, con cui si vuole testimoniare la propria riconoscenza e profonda gratitudine verso Maria, la grande Protettrice, la cara Madonna Greca che da piccoli i nostri emigrati hanno saputo anche loro amare e venerare nella propria Città nativa. E prima che io chiuda questo capitolo, a maggiore onore e gloria della nostra Madonna Greca e a conferma di quanto sopra ho asserito, sento il dovere di pubblicare quanto segue. - Dopo appena un anno dalla mia nomina quale Parroco di Santa Maria Greca, il giorno 11 febbraio 1938, quasi fulmineamente fui colpito da un forte attacco di ‘angina pectoris’, che mi ridusse allo stremo, per cui chiesi e mi furono amministrati gli ultimi Sacramenti. In tale crisi, alcune anime fedeli, spinte da gran fiducia nella misericordia e potenza della nostra SS. Vergine, si recarono in quello stesso istante, nel cuore della notte, ai piedi della miracolosa Immagine e con preghiere, lacrime e sospiri a Lei chiedevano che mi preservasse la vita per curare quel popolo fedele che il Signore da poco mi aveva affidato. Ed ecco, verso mezzanotte, i presenti notarono un lieve miglioramento: e poi, tutto ad un tratto, verso le quattro e mezzo, mi sentì completamente libero annunziando a tutti, tra lacrime di consolazione, che la Madonna mi 120 aveva concesso la grazia, liberandomi completamente ed istantaneamente da tutti i dolori, specie al cuore, che mi avevano ridotto in fin di vita. 3.3.2. UN’AMARA CONSTATAZIONE …… UN PIO DESIDERIO Da tanti e tanti anni non si ode più il fedele e armonioso canto delle numerose presenze di pellegrini che venivano da lontano a visitare, a ringraziare, a offrire doni, a sospendere voti alla Sacra Immagine di Santa Maria Greca in Corato, come tuttora avviene presso il Santuario del Gargano di San Michele Arcangelo, al Santuario dell'Incoronata in provincia di Foggia, in San Nicola a Bari, e presso altri luoghi di devozione. Silenziosi quei pellegrini attraversano nel loro pellegrinaggio la nostra città, dove i Padri loro venivano a venerare l'Immagine della Madonna Greca. I paesi vicini e limitrofi hanno dimenticato la nostra portentosa Protettrice; non giunge più quella moltitudine di devoti che si accalcavano nel nostro piccolo Santuario, dove i loro infermi invocavano la Madonna Greca a sollievo e rimedio dei loro mali. Anche molti Coratini pare che abbiano dimenticato la loro Protettrice, il suo Soccorpo, la sua venerata Immagine, rendendosi più colpevoli degli altri per questa deplorevole dimenticanza. 121 Oh, se potessero testimoniare dai loro sepolcri, Lojodice, Candido, La Monica e tanti altri Sacerdoti zelanti del culto della nostra Protettrice. Rimarrebbero sorpresi nel vedere tanta ingratitudine verso quell'Immagine veneranda che liberò i nostri padri dalla pestilenza, che curò tanti ammalati, che sanò molti storpi, che liberò tanti ossessi, che fece a tutti sentire i benefici della sua protezione!!.... Che una tanto dolorosa indifferenza, una tanto ingrata dimenticanza cessi una buona volta per sempre al sorgere di un rinnovato e moltiplicato spirito di fede e di amore verso una così amabile Mamma e in questo 3° Centenario dell'Apparizione della Madonna si ripristini in tutti i suoi devoti vicini e lontani il sentito fervore che animava i nostri Padri antichi. Terminando, nello stendere queste poche notizie storiche altro fine non ho avuto che il maggior onore e la maggior gloria della SS. Vergine: e da Lei altro non chiedo che seguiti a spiegare su di me e su tutti i Coratini quella materna protezione che giammai, benché indegno, mi sia venuta meno e che mi assicuri un giorno la vita eterna, memore di quando è scritto nell'Ecclesiastico XXIV, 31: "Qui elucidant Me, vitam aeternam habebunt". Parroco BENEDETTO CALVI109. 109 Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956, Arti Grafiche FAVIA, Bari-Roma, pp. 97-118. 122 CONCLUSIONE La mia scelta non fu più felice nel dedicare alla Madre gloriosa del Cielo ogni mio impegno di studio applicato a una ragionevole fede semplice e umile in Cristo Gesù suo figlio e nostro Signore. Ho imparato strada facendo che nostra Madre celeste ha a cuore ogni sua creatura partorita (in Cristo Gesù) in seno alla Chiesa di Dio. Lei madre premurosa e attenta imprime nel suo cuore materno ogni nostro carattere, debolezza, ogni slancio di vita e trasforma in preghiera, tutta la nostra breve esistenza. Lei segue il battito di ogni cuore, converge in Dio ogni nostra azione e per ognuno di noi fissa inesorabilmente un appuntamento: quello con Dio in vista della nostra morte corporale. Maria SS. è Madre di Misericordia ed è fonte di solo Amore, quello più puro e autentico; lei capace di guidare, in religioso silenzio, le nostre anime a Dio, di sciogliere ogni nodo o laccio che ci schiaccia e ci illude in questa vita passeggera, offrendo per la salvezza di ognuno di noi suo Figlio, sacrificio gradito a Dio. E’ sconvolgente il suo desiderio di amore per ogni vivente. Così parlava la Beata Vergine Maria in una rivelazione privata a Luisa Piccarreta, 123 nota figlia/serva di Dio coratina: “….Non darmi questo dolore, non respingermi; accetta questo dono del cielo che ti reco; accogli la mia visita, le mie lezioni. Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli e, se occorrerà, girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo e come madre, i figli miei, i quali conoscano e facciano regnare ovunque la Divina Volontà.110”. 110 LUISA PICCARRETA serva di Dio, La Vergine Maria Nel Regno Della Divina Volontà (6 maggio 1930) pag.11, Nulla Osta Trani, 24 settembre 1997 Arcidiocesi Trani-Barletta-Bisceglie Nazareth , Ed Arti Grafiche, Corato. 124 BIBLIOGRAFIA R.G.M.ADDAZI, Arcivescovo di Trani-Nazareth e Barletta, 11 febbraio 1956, Trani Notizie storiche della Madonna Greca Protettrice di Corato, racc. e pubbl. dal Can Benedetto Calvi, parroco della omonima Chiesa, 1956 Arti Grafiche FAVIA Bari-Roma G. AGOSTINO, La pietà popolare come valore pastorale, Edizione San Paolo, Cinisello Balsamo 1987. Pietà popolare, in S. DE FIORES - S. 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Tappoler, Tubingen 1962. 129 INDICE Copertina: Tesi di Laurea SANTA MARIA GRECA: L’ICONA. Storia e culto della devozione mariana. Dedica e citazione alla Beata Vergine Maria 2 Presentazione Sacra Icona di Santa Maria Greca – Corato 3 Icona Santa Maria Greca con bambino (immagine) 5 INTRODUZIONE 6 CAPITOLO PRIMO CULTO MARIANO: nascita e sviluppo liturgico e storico 10 1.1 Dalle origini fino al quarto secolo 10 1.2 Dal periodo patristico al Medioevo 20 1.3 Dal Medioevo al Concilio Vaticano II 29 1.4 Dal Concilio Vaticano II ad oggi 44 CAPITOLO SECONDO LA PIETA’ POPOLARE MARIANA 54 2.1 Maria nella Liturgia 54 2.1.1 Il metodo 64 130 2.1.2 Culto mariano annuale, settimanale, quotidiano 65 2.2 La Pietà mariana 68 2.2.1 Maria dal popolo non è studiata, ma pregata 71 2.3 La preghiera rivolta alla Vergine Maria Madre di Dio 75 2.3.1 Maria benedetta fra le donne 75 CAPITOLO TERZO STORIA DELL’ICONA DI S. MARIA GRECA IN CORATO 85 3.1 L’Apparizione 85 3.2 Notizie storiche sull’apparizione di Santa Maria Greca 93 3.2.1 L’Immagine della Madonna greca 97 3.3 Il Campanello 105 3.3.1 I miracoli riguardanti la Sacra Immagine 109 3.3.2 Un’amara constatazione … un pio desiderio 121 CONCLUSIONE 123 BIBLIOGRAFIA 125 INDICE GENERALE 130 131