Libarna romana e il Museo - Corso di Archeologia
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Libarna romana e il Museo - Corso di Archeologia
La domus romana Capitolo 5 Appunti a cura di Sandro Caranzano , riservati ai fruitori del corso di archeologia presso l'Università Popolare di Torino 2007-2008 5.1 – Struttura della casa romana La tipica domus romana, cosi' come e' stata conosciuta soprattutto dagli scavi di Pompei, risulta una combinazione dell'antica casa italica formata da un solo cortile aperto (atrium) su cui si aprivano le stanze e da un giardinetto (Hortus), con la casa greca (peristylium). E' caratteristico notare come i nomi dei vari elementi del corpo anteriore siano rimasti quelli latini dell’antica domus italica (atrium, tablinium, cubiculum, ecc.), mentre invece quelli del corpo posteriore siano derivati dalla moderna casa greca (peristylium, exedra, triclinium, ecc.). La domus romana era di pianta rettangolare, solidamente costruita su un solo piano con mattoni o calcestruzzo (impasto di sabbia, ghiaia, acqua e cemento), e si differiva dalle odierne case moderne per l’orientamento che aveva verso l’interno anziché verso l’esterno. Ciò significava che gli ambienti prendevano aria e luce dalle aperture del soffitto in corrispondenza dei due principali e spaziali ambienti interni dell'atrium e del peristylium, che costituivano i centri delle due parti in cui la casa era divisa, rappresentando così la classica abitazione delle popolazioni meridionali e mediterranee, che invitava alla vita all'aperto. Esternamente la domus romana aveva un aspetto rigoroso, lineare, e, se c'erano, poche e strette finestre sulla strada (questo per evitare che dall'esterno potessero entrare rumori o, peggio ancora, ladri), aperte regolarmente nella muratura esterna, che era spessa e rozza. Il soffitto era a cassettoni (lacunari) intarsiati o decorati con stucchi. Il pavimento era ricoperto da mosaici. Le domus romane erano grandi e spaziose, areate ed igieniche, fornite di bagni e latrine, dotate di acqua corrente, calda e fredda, riscaldate d'inverno da un riscaldamento centrale (gli ipocausti, complessi dispositivi che facevano passare correnti d'aria calda sotto i pavimenti), vetri colorati e decorazioni con mosaici, affreschi variopinti e statue, erano abitazioni volte a soddisfare i bisogni dei loro inquilini, abbinandovi bellezza ed estetica, tanto da poter essere considerate forse, e non a torto, le più comode che siano state costruite fino al XX secolo. Logicamente il numero e l'ampiezza degli ambienti e dei giardini, l'arredamento e la decorazione delle stanze variavano a seconda dell'età (repubblicana, imperiale, ecc.) 30 e della ricchezza del proprietario. Comunque i vari ambienti erano tutti disposti intorno a due aree centrali aperte da cui ricevevano aria e luce. Si e’ detto in precedenza che la casa era formata da due grandi aree al cui centro vi erano l’Atrium e il Peristylium: nella parte anteriore della casa, al cui centro vi era l’atrio (Atrium), erano esposte le immagini degli antenati, le statue dei Lari, dei Mani e dei Penati protettori della casa, della famiglia e di altre divinità, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltà o di ricchezza; qui il padrone di casa riceveva visitatori e clienti, soci e alleati politici; nella parte posteriore della casa, al cui centro vi era il peristilio (peristylium), si svolgeva di solito la vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un giardino ben curato (Hortus), che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (porticus) e ornato da statue, marmi e fontane, dove affacciavano le camere da letto (i cubicola) padronali. L'entrata si trovava generalmente su uno dei due lati più corti della casa. La porta, che affacciava sulla strada, era preceduta dall'ostium, che era la soglia d'ingresso che immetteva direttamente in un corridoio, detto vestibolo (vestibulum), che, a sua volta, conduceva alla vera e propria entrata (fauces); da qui si passava al cortile interno, detto atrio (atrium), normalmente quadrato con un'ampia apertura sul soffitto spiovente verso l'interno detta compluvio (compluvium): di qui scendeva l'acqua piovana, che veniva raccolta in una vasca rettangolare chiamata impluvio (impluvium) sistemata nello spazio sottostante; quest'acqua era poi convogliata in una cisterna sotterranea. Accanto all'atrio era sempre presente il lararium dove si tenevano le statue dei Lari e dei Penati, protettori della casa e della famiglia, e dei Mani, per la venerazione delle anime dei trapassati. Inizialmente, accanto ad essi, veniva alimentato un fuoco sacro, che non doveva mai spegnersi, pena l'ira degli dei. Nella parete dell'atrium, posta direttamente di fronte all'ingresso, si apriva una grande stanza detta tablino (tablinum), la stanza-studio del padrone di casa dove erano conservati gli archivi di famiglia: aveva gli angoli delle pareti foggiate a pilastri, era separata dall'atrium soltanto da tendaggi, e aveva un'ampia finestra che dava sul peristylium da cui riceveva luce ed aria. Ai lati sinistro e destro dell'atrium si aprivano le stanze da letto chiamate cubicola (cubicola), e due ambienti di disimpegno aperti (le alae). Di fianco a una delle due alae poteva essere ubicato il triclinio (oecus tricliniare o Triclinium), la grande e sontuosa sala da pranzo, che prendeva luce da una apertura che dava da una parte sul peristylium (che come si vedrà successivamente, era il grande giardino all'aperto), e dall'altra sull'atrio. Il Triclinium poteva essere posizionato anche in altri punti della casa, come mostrato nell'immagine della planimetria. Attraverso un corridoio chiamato andron, dall'atrio si raggiungeva il peristylium, la parte più interna e spettacolare della casa. Era qui, nella parte posteriore della casa, che si svolgeva di solito la vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un 31 giardino ben curato (Hortus). Il peristilio (peristylium) consisteva in un giardino (Hortus) in cui crescevano con ordine ed armonia erbe e fiori; era circondato su ogni lato da un portico (Porticus) generalmente a due piani, sostenuto da colonne: il tutto arricchito da numerose opere d'arte, ornamenti marmorei, da affreschi, statue, fontane e oggetti in marmo (vasi, tavoli e panche). Era la zona più luminosa, e spesso una delle più sontuose. Nel peristilio non era raro trovare anche una piscina. Nel Peristylium affacciavano anche le camere da letto padronali, generalmente a due piani, sostenuti da colonne: lo arricchivano numerose opere d'arte e ornamenti marmorei.Nel peristilio si aprivano due stanze grandi e lussuose: il triclino e l’esedra. Il triclinio (oecus tricliniare o Triclinium), la grande e sontuosa sala da pranzo, la più ampia della casa, dove si tenevano i banchetti con gli ospiti di riguardo. I triclini erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti. In epoca imperiale il triclinio fu sostituito come sala per feste e ricevimenti dall'exedra. La stanza del triclinium era fornita di tre letti, detti triclinari (da qui il nome della sala), su ognuno dei quali trovavano posto tre persone, sdraiate sul lato sinistro col gomito appoggiato ad un cuscino: infatti per i Romani il tre era considerato il numero perfetto. I tre letti, all'interno del triclinio, erano disposti a semicerchio in modo da permettere facilmente il via vai della schiavitù. Il letto centrale, il medius lectus, era destinato agli ospiti più importanti, tra i quali vi era il personaggio più prestigioso in assoluto, che sedeva sulla parte più alta, il locus consularius. I triclini laterali erano chiamati rispettivamente imus lectus, destinato alle persone meno importanti (tra le quali, in segno di umiltà si poneva il padrone), e il sumus lectus, su cui erano gli ospiti di media popolarità. Tra i letti triclinari vi era un tavolo che, a seconda della sua forma, assumeva nomi diversi: quello di forma quadrata era detto cilliba e poggiava su tre piedi, quello circolare veniva chiamato mensa, e quello utilizzato per le bevande urnarium. l'esedra (exedra), era un grande ambiente di ricevimento, utilizzato anche per banchetti e cene, con pavimenti in mosaico e pareti ricoperte di affreschi e marmi colorati. Sulle due ali del peristylium vi erano le camere da letto padronali (i cubicola), che erano più ampi e luminosi di quelli che si trovavano nelle ali dell'atrio ed erano decorati in un modo preciso: il mosaico sul pavimento era bianco con semplici ornamenti, le pitture alle pareti erano diverse per stile e colore da quelle del resto della casa e il soffitto sopra il letto era sempre a volta. 32 Si affacciavano sul peristylium anche la cucina (culina) che, vista la sontuosità dei banchetti si potrebbe pensare fosse una stanza grande come sullo stile di quelle medievali, invece era il locale più piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso dal fumo che usciva da un buco sul soffitto vista l’assenza di fumaioli, con la presenza di un camino, un piccolo forno per il pane e l’acquaio. La cucina non ha comunque una ubicazione fissa; a volte la si trovava anche che affacciava nell’atrium, ma e’ caratteristica costante che fosse stata sempre un ambiente piccolo e buio. Annesso alla cucina c'era il bagno (balneus), riservato alla famiglia padronale, e le stanze della servitù (cellae servorum); anche queste non avevano comunque una disposizione fissa (a volte, infatti, si trovavano nella parte dell’atrium). In epoca imperiale la domus si fornì anche di una seconda uscita di servizio detta posticum posta normalmente sul lato della parete più ampia della casa, per permettere il passaggio della servitù e dei rifornimenti senza ingombrare l'ingresso principale. Infine, non va dimenticato che nelle domus romane, nonostante fossero per ricchi, non erano presenti mobili, ma solamente piccoli armadi a muro (armarium) e bauli usati per riporvi i vestiti, i triclinium, e i letti (cubicula); pertanto, le decorazioni alle pareti presenti in abbondanza miravano ad arricchire lo spoglio ambiente. Lo splendore della casa quindi si notava principalmente dalla qualità di marmi, statue, e affreschi parietali. Da ricordare comunque tra l'arredo, le sedie, delle quali si conoscono molti tipi, come la sella o seggiola senza schienale, la sedia con schienale e braccioli (cathedra) e la sedia con un sedile lungo (longa). Capitulum III Da Vitruvio – de Architettura Libro VI 1. Cava aedium quinque generibus sunt distincta, quorum ita figurae nominantur: tuscanicum, corinthium, tetrastylon, displuviatum, testudinatum. Tuscanica sunt, in quibus trabes in atrii latitudine traiectae habeant interpensiva et collicias ab angulis parietum ad angulos tignorum intercurrentes, item asseribus stillicidiorum in medium compluvium deiectus. In corinthiis isdem rationibus trabes et compluvia conlocantur, sed a parietibus trabes recedentes in circumitionis circa columnas componuntur. Tetrastyla sunt, quae subiectis sub trabibus angularibus columnis et utilitatem trabibus et firmitatem praestant, quod neque ipsae magnum impetum coguntur habere neque ab interpensivis onerantur. 2. Displuviata autem sunt, in quibus deliquiae arcam sustinentes stillicidia reiciunt. Haec hibernaculis maxime praestant utilitates, quod compluvia eorum erecta non obstant luminibus tricliniorum. Sed ea habent in refectionibus molestiam magnam, quod circa parietes stillicidia defluentia, cum tument fistulae, quae non celeriter recipiunt ex canalibus aquam defluentem itaque redundantes restagnant, et intestinum et parietes in eis generibus aedificiorum corrumpunt. Testudinata vero ibi fiunt, ubi non sunt impetus magni et in contignationibus supra spatiosae redduntur habitationes. 3. Atriorum vero latitudines ac longitudines tribus generibus formantur. Et primum genus distribuitur, uti, longitudo cum in quinque partes divisa fuerit, tres partes latitudini dentur; alterum, cum in tres partes dividatur, duae partes latitudini tribuantur; tertium, uti latitudo in quadrato paribus lateribus describatur inque eo quadrato diagonios linea ducatur, et quantum spatium habuerit ea linea diagonii, tanta longitudo atrio detur. 4. Altitudo eorum, quanta longitudo fuerit quarta dempta, sub trabes extollatur; reliquum lacunariorum et arcae supra trabes spatio tribuatur. Alis dextra ac sinistra latitudinis <spatium>, cum sit atrii longitudo ab XXX pedibus ad pedes XL, ex tertia parte eius constituatur. Ab XL ad pedes L longitudo dividatur in partes tres <semis>, ex his una pars alis detur. Cum autem erit longitudo ab quinquaginta pedibus ad sexaginta, quarta pars longitudinis alis tribuatur. A pedibus LX ad LXXX longitudo dividatur in partes quattuor et dimidiam, ex his una pars fiat alarum latitudo. A pedibus octoginta ad pedes centum in quinque partes divisa longitudo iustam constituerit latitudinem alarum. Trabes earum liminares ita altae ponantur, ut altitudines latitudinibus sint aequales. 5. Tablinum, si latitudo atrii erit pedum viginti, dempta tertia eius spatio reliquum tribuatur. Si erit ab pedibus XXX ad XL, ex atrii latitudine tablino dimidium tribuatur. Cum autem ab XL ad LX, latitudo dividatur in partes quinque, ex his duae tablino constituantur. Non enim atria minora maioribus easdem possunt habere symmetriarum rationes. Si enim maiorum symmetriis utemur in minoribus, neque tablina neque alae utilitatem poterunt habere, sin III. - I cortili sono di cinque tipi: tuscanico, corinzio, tetrastilo, displuviato, testudinato. Sono tuscanici quelli nei quali le travi che attraversano la larghezza dell'atrio abbiano dei travicelli sospesi in fuori - detti interpensiva - e delle gronde - dette colliciae - che intercorrono dagli angoli delle pareti agli angoli dei travi; altre assi sostengono le bocche dell'acqua che si raccoglie e cade in mezzo al compluvium. Nei cortili corinzi le travi e i compluvi sono disposti nello stesso modo, senonché le travi che si staccano dalle pareti sono collocate torno torno su colonne. I tetrastili hanno colonne angolari che sorreggono i travi e li consolidano utilmente, giacché queste colonne non sono costrette a sopportare un grande carico, né sono aggravate dagli interpensivi. 2 - Displuviati poi sono quelli in cui le «deliciae» o i travi degli spigoli che sostengono il palco del tetto dividono e gettano fuori l'acqua. Questa forma è molto utile per le dimore invernali, giacché, essendo i compluvi dritti e non pendenti all'interno, i triclini hanno più luce; ma presenta incomodi gravi per i restauri, giacché la massa dell'acqua piovana che defluisce in basso a mezzo di tubi, spesso non trova lo sfogo sufficiente, e così ristagna e trabocca corrompendo l'interno e le pareti di questo genere di edifici. Cortili testudinati si possono fare laddove non si ha un carico troppo grave; presentano il vantaggio che in alto sopra la travatura si possono ricavare spaziose abitazioni... 4-...Le travi dell'ingresso vengano poste sì alte che l'altezza sia eguale alla larghezza. 5 - Il tablino, se la larghezza dell'atrio sarà di 20 piedi, sarà eguale a due terzi di essa; se da 30 a 40 piedi alla metà; se da 40 a 60 ai due quinti. Infatti gli atri più piccoli non possono avere le stesse relazioni di simmetria dei più grandi. Se infatti noi useremo le misure più grandi pei più piccoli, né i tablini, né le alae potranno essere utili; e viceversa se quelle dei minori adopereremo pei maggiori, ne verrà fuori una cosa sproporzionata. Ritenni pertanto di descrivere, genere per genere, le più meticolose ed esatte relazioni di grandezza, tanto per la utilità come per l'aspetto... 33 autem minorum in maioribus utemur, vasta et inmania in his ea erunt membra. Itaque generatim magnitudinum rationes exquisitas et utilitati et aspectui conscribendas putavi. 6. Altitudo tablini ad trabem adiecta latitudinis octava constituatur. Lacunaria eius tertia latitudinis ad altitudinem adiecta extollantur. Fauces minoribus atriis e tablini latitudine dempta tertia, maioribus dimidia constituantur. Imagines cum suis ornamentis ad latitudinem alarum sint constitutae. Latitudines ostiorum ad altitudinem; si dorica erunt, uti dorica, si ionica erunt, uti ionica perficiantur, quemadmodum de thyromatis in quarto libro rationes symmetriarum sunt expositae. Compluvii lumen latum latitudinis atrii ne minus quarta, ne plus tertia parte relinquatur; longitudo, uti atrii pro rata parte fiat. 7. Peristyla autem in transverso tertia parte longiora sint quam introrsus. Columnae tam altae quam porticus latae fuerint peristyliorum; intercolumnia ne minus trium, ne plus quattuor columnarum crassitudine inter se distent. Sin autem dorico more in peristylo columnae erunt faciundae, uti in quarto libro de doricis scripsi, ita moduli sumantur, et ad eos modulos triglyphorumque rationes disponantur. 8. Tricliniorum quanta latitudo fuerit, bis tanta longitudo fieri debebit. Altitudines omnium conclaviorum, quae oblonga fuerint, sic habere debent rationem, uti longitudinis et latitudinis mensura componatur et ex ea summa dimidium sumatur, et quantum fuerit, tantum altitudini detur. Sin autem exhedrae aut oeci quadrati fuerint, latitudinis dimidia addita altitudines educantur. Pinacothecae uti exhedrae amplis magnitudinibus sunt constituendae. Oeci corinthii tetrastylique quique aegyptii vocantur latitudinis et longitudinis, uti supra tricliniorum symmetriae scriptae sunt, ita habeant rationem, sed propter columnarum interpositiones spatiosiores constituantur. 9. Inter corinthios autem et aegyptios hoc erit discrimen. Corinthii simplices habent columnas aut in podio positas aut in imo; supraque habent epistylia et coronas aut ex intestino opere aut albario, praeterea supra coronas curva lacunaria ad circinum delumbata. In aegyptiis autem supra columnas epistylia et ab epistyliis ad parietes, qui sunt circa, inponenda est contignatio, supra coaxationem pavimentum, subdiu ut sit circumitus. Deinde supra epistylium ad perpendiculum inferiorum columnarum inponendae sunt minores quarta parte columnae. Supra earum epistylia et ornamenta lacunariis ornantur, et inter columnas superiores fenestrae conlocantur; ita basilicarum ea similitudo, non corinthiorum tricliniorum videtur esse. 10. Fiunt autem etiam non italicae consuetudinis oeci, quos Graeci cyzicenos appellant. Hi conlocantur spectantes ad septentrionem et maxime viridia prospicientes, valvasque habent in medio. Ipsi autem sunt ita longi et lati, uti duo triclinia cum circumitionibus inter se spectantia possint esse conlocata, habentque dextra ac sinistra lumina fenestrarum valvata, uti de lectis per spatia fenestrarum viridia prospiciantur. Altitudines eorum dimidia latitudinis addita constituuntur. 11. In his aedificiorum generibus omnes sunt faciendae earum symmetriarum rationes, quae sine inpeditione loci fieri poterunt, luminaque, parietum altitudinibus si non obscurabuntur, faciliter erunt explicata; sin autem inpedientur ab angustiis aut aliis necessitatibus, tunc erit ut ingenio et acumine de symmetriis detractiones aut adiectiones fiant, uti non dissimiles veris symmetriis perficiantur venustates. Capitulum IV 1. Nunc explicabimus, quibus proprietatibus genera aedificiorum ad usum et caeli regiones aptas debeant spectare. Hiberna triclinia et balnearia ad occidentem hibernum spectent, ideo quod vespertino lumine opus est uti, praeterea quod etiam sol occidens adversus habens splendorem, calorem remittens efficit vespertino tempore regionem tepidiorem. Cubicula et bybliothecae ad orientem spectare debent; usus enim matutinum postulat lumen, item in bybliothecis libri non putrescent. Nam quaecumque ad meridiem et occidentem spectant, ab tineis et umore libri vitiantur, quod venti umidi advenientes procreant eas et alunt infundentesque umidos spiritus pallore volumina corrumpunt. 2. Triclinia verna et autumnalia ad orientem; tum enim praetenta luminibus adversus solis impetus progrediens ad occidentem efficit ea temperata ad id tempus, quo his solitum est uti. Aestiva ad septentrionem, quod ea regio, [non] ut reliquae per solstitium propter calorem efficiuntur aestuosae, eo quod est aversa a solis cursu, semper refrigerata et salubritatem et voluptatem in usu praestat. Non minus pinacothecae et plumariorum textrina pictorumque officinae, uti colores eorum in opere propter constantiam luminis inmutata permaneant qualitate. 6 - Le imagines, o ritratti degli antenati, risultino, coi loro ornamenti, di una altezza proporzionale alla larghezza delle alae... 7 -. I peristili siano trasversalmente più lunghi di un terzo che in profondità; le colonne, alte quanto la larghezza dei portici del peristilio; gli intercolumni non meno di tre e non più di quattro diametri di colonna. Ma se le colonne sono doriche, i moduli vanno presi secondo quanto ho detto nel quarto libro sull'ordine dorico, e i triglifi seguano le regole di quei moduli. 8 - I triclini devono esser lunghi due volte la larghezza. L' altezza di tutte le stanze di pianta oblunga sia eguale alla semisomma dei due lati contigui. Ma se si tratti di esedre o oeci a pianta quadrata, l'altezza si ricava aggiungendo una metà alla larghezza. Le pinacoteche e le esedre devono avere dimensioni grandiose. Gli oeci, o sale corinzie, e tetrastile, e quelle dette egizie, abbiano per la larghezza e lunghezza le stesse proporzioni che ho fissato per i triclini; avendo però l'avvertenza che, dato che ci sono in più le colonne, debbono essere più spaziosi. 9 - Fra sale corinzie e sale egizie c'è questa differenza: le corinzie hanno semplici colonne che posano su di un podio o a terra, e sopra hanno epistili e cornici o di legno o di stucco, e, sopra le cornici, dei lacunari curvi a calotta sferica. Invece, negli oeci egizi, sopra le colonne gli epistili, e dagli epistili alle pareti torno torno si deve porre in opera una travatura, e un piancito con pavimento, in modo che vi sia in giro un ambulacro all'aperto. Sopra gli epistili poi, a piombo colle colonne inferiori, si metta una fila di colonne torno torno, minori di un quarto (delle inferiori); e al di sopra, sopra gli epistili, e cornici, un soffitto a lacunari; e (nella parete), in corrispondenza di ogni intercolumnio superiore, vengono collocate le finestre, in modo da sembrar d'essere in una basilica, non in un triclinio corinzio. 10 - Non sono di consuetudine italica quei vani che i Greci chiamano Ciziceni. Questi danno a nord, e per lo più su prati e verdure (B). Hanno le porte in mezzo, e sono lunghi e larghi in modo che vi possano stare, uno di contro all'altro, due triclini collo spazio per circolari, ed hanno a destra e a sinistra luce da finestre a imposte, in modo che stando sui letti si possa vedere il verde attraverso le finestre. 11 - In questa classe di edifici si debbono applicare tutte quelle simmetrie che la natura del luogo permette; e le luci, se non saranno oscurate dall'altezza dei muri, verranno collocate senza difficoltà; se invece saranno impedite da ristrettezza o altro, allora sarà il caso che l'acume e l'ingegno dell'architetto intervengano a introdurre detrazioni o maggiorazioni nelle misure, in modo che si consegua una venustà non dissimile dalla simmetria modulare. IV. - Ora spiegherò quali siano le proprietà dei generi di edifici, l'uso, e la loro orientazione più adatta. I triclini d'inverno e i bagni debbono guardare l'occidente invernale, perché c'è bisogno della luce pomeridiana, e poi anche perché il sole, nel pomeriggio, battendo sull'edificio lo illumina e rende più tiepido tutto il luogo. Le camere da letto e le biblioteche debbon guardare a est; qui infatti l'uso richiede la luce del mattino, e parimenti così i libri delle biblioteche non imputridiranno. Infatti in quelle biblioteche che guardano a sud e a ovest i libri si guastano per le tignole e per l'umidità, che i venti umidi apportano e alimentano, e i libri si inumidiscono e ingialliscono. 34 35
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