l`amor platonico

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l`amor platonico
L’AMORE PLATONICO come sviluppo dell’ETERNO FEMMININO e la sua
relazione con le ANIME GEMELLE
di Sergio de Ruggiero
“Farò della mia anima uno scrigno per la tua anima, del mio cuore una dimora per la tua
bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la
primavera e vivrò in te, la vita di un fiore sotto i raggi del sole. Canterò il tuo nome come la
valle canta l'eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta
la storia delle onde”. Kahlil Gibran
Nel mare “magnum” dei sentimenti umani, ci sono delle realtà, a cui l’umana comprensione
non sa dare risposte, sensazioni, che nessun testo scientific o riesce a spiegare. Emozioni,
sentimenti, percezioni, che solo grandi poeti e filosofi sono riusciti a rivelare ed a
descrivere.
Una di queste…. è l’Amore Platonico, che solo chi ha la fortuna di provare, sa bene cosa è
realmente e cosa sia in grado di infondere nel proprio animo!
Dalle straordinarie pagine dei nostri più valenti scrittori rinascimentali, dalle parole rivolte
da Dante a Beatrice, da quelle del Petrarca a Laura, fino al Boccaccio, quando intesse le
lodi della sua amata Fiammetta, possiamo rilevare la magnificenza di quest’Amore, come
un sentimento di eccelsa natura.
Nella “divina” Commedia di Dante, Beatrice è considerata la donna angelo ed il miracolo che
rivela la bellezza e la bontà di Dio, ed è la scala per ascendere a Lui e via sicura per
conseguire la salvezza. Sarà proprio Beatrice, a condurre Dante fino ai piedi della Vergine
Maria. Il sommo poeta, narra, che a nove anni vide come un'apparizione la quasi novenne
"gloriosa donna de la mia mente, ... chiamata da molti Beatrice", per il suo aspetto
beatificante e che sarà la sua "beatitudine"; la vide "umile, onesta" e vestita di "sanguigno"
simbolo della carità. Immediatamente si innamorò di quell'angelo che "non parea figliola
d'uomo mortale ma di deo". Nove anni dopo la rivide per la via e il saluto di lei fu così
beatificante che gli parve "vedere tutti di termini de la beatitudine".
L’Amore platonico è il modo con cui, comunemente, si definisce una forma di amore
sublimata, che esclude la dimensione sessuale e passionale. Un amore non carnale, casto,
scevro da passioni fisiche, da condizionamenti psicologici o sociali, al di fuori della forma,
del tempo e dello spazio. È l’amore che si genera per un altro essere come noi, per un
partner, per un figlio, per un genitore, per un maestro, per una guida spirituale, che non
implica coinvolgimenti fisici e che crea uno stato particolare di “grazia” con cui due anime,
possono facilmente entrare in contatto e senza accorgersene, diventare “Una”.
Questa espressione prende il nome da una teoria di Platone esposta nel Simposio (cena),
dove Socrate, ispirato da Diotima, parla di Eros come di un demone, figlio di Pòros e Pènia.
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Pòros, la ricchezza, aveva fatto innamorare Pènia, ossia la povertà che genera bisogno.
Approfittando di un momento di ubriachezza di Pòros, Pènia giace con lui e dalla loro unione
nasce Eros, l'amore. Questo mito mette in luce come Eros, la forza che fa andare avanti il
mondo, abbia una natura contraddittoria, che partendo dall'amore per le forme (materia)
che porta alla procreazione e alla continuazione della razza umana, lo fa arrivare all'amore
della conoscenza, ossia alla stessa filosofia.
Il termine amor platonicus fu coniato nel XV secolo da Marsilio Ficino (1433 – 1499) come
sinonimo di amor socraticus. Entrambe le espressioni indicano l'amore diretto alle qualità
morali ed intellettuali di una persona piuttosto che a quelle fisiche. Questa formula
scaturisce da un contesto filosofico in cui l'amore, inteso come moto dell'animo e non come
forma di relazione, viene interpretato come impulso al trascendimento della realtà sensibile
del mondo delle apparenze, capace di muovere la conoscenza verso l'assoluto, permettendo
così all'uomo, di ricongiungersi con il divino, attuando cioè un processo, come afferma
Marsilio Ficino, di Indiamento, termine di natura filosofico – religiosa, che sta ad indicare un
tipo di unione di genere estatico dell'uomo con Dio. È un ingresso "in Dio", che consente
all'uomo di far parte della natura divina, in un ambiente trascendente. L'essere umano può
raggiungere questo stato tramite l'amore, inteso in senso platonico, risalendo i gradi delle
cose amate, fino ad arrivare all'assoluto. Il termine si ritrova, oltre che nella dottrina di
Marsilio Ficino, anche in quella di Giordano Bruno (1548 – 1600). Per quest'ultimo l'amore è
visto come eroico furore e brama di volersi unire alla cosa voluta. La ricerca della divinità
non deve però avvenire dall'esterno, ma entro l'essere umano, che contiene già nel suo
profondo, la verità divina.
L’Amore platonico, è in grado di sviluppare in ogni essere che ricerchi la propria evoluzione
Spirituale, anche quell’aspetto “femminino”, che giace assopito in ognuno di noi. Quel
“ETERNO FEMMININO” che utilizza Goethe nel Faust, per indicare le caratteristiche eterne,
immutabili del fascino femminile, della femminilità nella sua completezza! E la femminilità,
è l’insieme delle qualità che sono proprie di una donna; l’insieme delle caratteristiche che la
contraddistinguono nel comportamento, nell’animo, nell’immaginazione e nel gusto. È
l’immagine stessa della dea “madre”, genitrice del cielo e della terra, identificata con la
fertilità, che storicamente, sembra rappresenti anche la prima religione monoteista al
mondo.
Gli uomini più creativi, le menti più fertili ed intelligenti che hanno fatto grande la Storia del
genere umano, hanno sempre amato, ardentemente una "Donna", oppure (così, la cronaca
per alcuni, ci tramanda) erano omosessuali... Ebbene, sia nell' uno che nell' altro caso,
furono persone in strettissimo contatto e fertile rapporto con la loro "componente
femminile ". Con quell' "Eterno Femminile " che vede nella trasfigurazione dell'Amore
terreno, la condizione indispensabile per il raggiungimento della Creatività e per il
conseguimento di una superiore sensibilità e conoscenza.
"CONOSCERE ATTRAVERSO L' AMORE" è sempre stato il fulcro, il punto centrale, la
condizione necessaria ed indispensabile di ogni pensiero filosofico e religioso, che abbia
tentato una interpretazione del Creato, da quelli più "fideistici" a quelli più strettamente
umanistici. Vero punto in comune di ogni religione, è magistralmente riassunto in quell'
"Ama il prossimo tuo come te stesso" che il Maestro Gesù ci ha affidato, posto come "il
primo dei voleri divini", il primo dei comandamenti, dai quali tutti gli altri ne sono derivati.
L' eterno rincorrersi di Amore e Psiche, ampiamente e mirabilmente descritto dalla
Letteratura di ogni tempo, è la condizione base di ogni trascendenza, di ogni conoscenza
superiore, dello stesso pensiero più strettamente scientifico. Come spiegare infatti "la
percezione" se non come "atto d'amore". Chiedete ad una mamma come fa a capire il suo
piccolo...e capirete, la forza travolgente dell'amore.
Il Cristo nasce da una donna terrena, una vergine, "la Donna per antonomasia "... tutta la
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sua vita terrena è affiancata in modo importante dalla presenza di molte figure femminili ed
è estremamente significativo e rivoluzionario, il suo rapportarsi con la figura della
Maddalena. Ma è ancora nell'antichità della cultura Greca che si ha l' intuizione geniale e
profonda, l'esatta percezione dell' assunto unificatore, della vera importanza del ruolo del
"Femminile " nel nostro pensiero inconscio: ed è identificabile nel Mito di Tiresia. Ammesso
che si possa riassumere con la semplice frase: "la Conoscenza è Femmina", non possiamo
che arrivare alla Conoscenza se non attraverso la nostra parte femminile ed "Usando" la
nostra femminilità... diventa l' "Assoluto Femminile ". Tiresia è infatti la raffigurazione
simbolica delle due componenti dell' Uomo, fatto contemporaneamente di "maschile " e di
"femminile "; è l' unico "maschio " al mondo a poter provare (e quindi conoscere) anche la
sessualità, il piacere, il pensiero femminile. E Tiresia ha il dono della veggenza, pur essendo
cieco.
"Conoscere attraverso l' amore", appunto, una forma di conoscenza che va aldilà di ciò che
si “vede” e l’amore spirituale, l’amore verso un anima, l’amore libero da ogni influenza o
condizionamento materiale, è il miglior viatico per poter accedere alla conoscenza.
Del resto, l' espressione linguistica "aprirsi alla conoscenza" non sottintende forse
l'attitudine prettamente femminile di "aprirsi" , "lasciarsi attraversare dalla verità delle
cose". "Lascia che lo spirito entri in te". Potremmo andare avanti all' infinito ed elencare
tutta una serie di frasi, che esprimono tale concetto, ossia che la conoscenza, la verità,
l'intuizione, la creatività, vanno raggiunte solo disponendoci ad esse con la parte femminile
della nostra essenza. "Aprendoci" ad esse, appunto, "facendoci penetrare da esse, se
vogliamo conoscerle"...
Sappiamo tutti come una unione ideale sia rara, eppure ogni essere umano si unisce al
proprio partner con la speranza che tale stato gli permetta di raggiungere la più alta felicità.
Ma l’unione che raggiunge tale finalità, è solo quella in cui tali bisogni sono soddisfatti.
L'unione alla quale ciascuno sente che l'altro domanda ciò che egli desidera dare e, al
tempo stesso, ritrova appagati i suoi desideri. Le Leggi della fusione, così come sono
concepite dalla filosofia esoterica, comprendono molto di più che la mera unione fisic a.
Questa dottrina, ric onosce che l'uomo possiede altri corpi oltre a quello fisico ed il sesso o
polarità (distinta e separata), si manifesta su ciascuno dei sette piani superiori, secondo le
rispettive condizioni. Essa insegna, che fino a quando l'uomo, non potrà realizzare una
completa unione di ciascuno dei corpi che possiede, la sua unione sarà incompleta ed egli
rimarrà in uno stato di vero e proprio bisogno.
Nell’Amore Platonico, si diviene sempre più completi, a mano a mano che si sviluppa nei
corpi più sottili, come se con l'amore, si aprissero orizzonti sempre più estesi. L’affetto, che
si fonde assieme a l rispetto, alla stima, alla dedizione e alla completa offerta di se stesso
alla persona amata, amalgamerà sempre più intimamente la personalità. Quell’anima
riunita in tal modo su tutti i piani, "entra nella luce, per non farvi più ritorno".
Quell’individualità, è un solo essere, ma dalla duplice natura, autosufficiente e completa in
se stessa.
I ricercatori della natura umana conoscono come certe persone esercitino, l'una sull'altra,
un’influenza specialissima, che sembra svegliare ciò che di meglio vi è nella loro natura.
Quando questi individui entrano in contatto, ciascun’anima sembra aprirsi ed essere capace
di raggiungere altezze di sviluppo, alle quali non potrebbero pervenire da sole,
dimostrandosi, inoltre, come pervase da un meraviglioso senso di radiosa felicità. Se sono
costretti a separarsi, le loro anime sembrano rinchiudersi ed appassire e benché il tempo
possa alleviare l'amarezza della separazione, lontane una dall'altra, non possono più
esprimere la ricchezza e l'ampiezza delle loro possibilità. Esse potranno superare il loro
sconforto e l'acuto dolore del ricordo, cercando anche di riportare il loro interesse su altre
manifestazioni, altre attività o nuove persone nella loro vita, ma rimarrà sempre in loro un
profondo senso di vuoto e di una vita vissuta al di sotto del suo vero livello.
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Alcune persone possono persino immaginare di non essere affatto due entità separate, ma
le due metà di un tutto (la diversa polarità che si fonde nell’Uno). La profonda armonia e
l'intima corrispondenza esistente tra le menti, fa sì che ogni stato d'animo dell'uno, trovi la
sua riflessione nell'altro, in modo che il dolore di uno è causa di sconforto per l’altro, allo
stesso modo della gioia, che è ugualmente condivisa da entrambi .
Queste condizioni sono chiaramente intuite da tutti e la speranza di attuarle si nasconde in
ogni cuore. Tale “unione” , permette il contato psichico ed emotivo tra due esseri in perfetta
unione.
Quanti di noi conoscono coppie che si amano e proveranno amore per tutta la vita e
sicuramente anche dopo? E quanti invece, al contrario, conoscono coppie, che poco tempo
dopo la loro unione si sono divise o si divideranno?
“La verità, è che ciò che Dio a realmente unito niente e nessuno potrà mai div idere, ma ciò
che l’uomo tenta di vincolare, per interesse, per infatuazione, per errore, per paura o
convenzione… di lì a poco è destinato a finire.”
Per quanto l'esperienza insegni in che misura la loro realizzazione sia difficile, la speranza
costantemente risorge, appunto perché essa è uno degli istinti più profondamente radicati.
Anche se tale speranza è universale, la realizzazione non può che essere molto rara, poiché
la completa unione con un altro essere, esige la “completa abnegazione di se stesso” e sono
ancora poche le anime capaci di tanto.
Nell’amore platonico tale abnegazione è alla base di tutto.
Un legame così potente, che sin dal suo rivelarsi, è già maturo, non può essere considerato
come la “nascita” di una passione nuova, bensì come la reincarnazione di una passione che
andò sviluppandosi in vite precedenti. Per quanto la mente cosciente non ne sia
consapevole, il subcosciente (o Ego superiore) ricorda e reclama l'essere che ama.
le persone comuni - e sono questi i più inclini a passioni improvvise ed incontrollate - sono
ancora troppo egocentrici, troppo ristretti nelle loro limitazioni e nei loro appetiti, per essere
capaci di una unione duratura ed armoniosa con un qualsiasi altro essere e sono, proprio
per questo, ancor meno atti a realizzare l'ideale di “completa dedizione ed oblio di se”, che
è presupposto, imprescindibile, dal concetto stesso di una persona che deve essere
nell'altra, un altro se stesso.
Per esprimere tale concetto secondo la terminologia esoterica: possiamo affermare che la
maggioranza degli uomini è in grado di formare un'unione più o meno armoniosa e quindi
duratura, con qualsiasi altra persona che si trovi sulla lunghezza d’onda del proprio “raggio”
(vibrazione sottile). L'unione spirituale o Amor Platonico, può aver luogo, solo tra persone
che siano dello stesso “colore di raggio” (stessa intensità di vibrazione, in armonia con
l’universo e sue leggi) ed ogni qualvolta che s’incontra una persona del nostro identico
raggio, vi è un senso d’armonia fondamentale, poiché la linea evolutiva e le qualità spirituali
sono le stesse, siano esse ancora rudimentali, oppure già molto sviluppate. Ed è solo su di
un'armonia fondamentale (cosmica) che un’unione può essere basata.
La Scienza Esoterica riconosce anche un tipo di legame, che trae la sua origine dai piani
sottili - ove operano le forze invisibili - e può portare le anime a contatto, ma è necessario
che sia nettamente distinta dalle reciproche attrazioni che si manifesta sul piano degli
affetti ed è percepita solo dai sensi fisici.
Il tipo più comune di rapporto è quello conosciuto sotto il nome di “legame karmico”.
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Il termine "karmico", quale aggettivo di "karma", proviene dalla scuola esoterica orientale
(per gli occidentali, tale termine viene decifrato come Legge di Causa ed Effetto, la famosa
legge del “taglione”, di biblica memoria) ed è usato per designare le forze (le cause o
conseguenze), siano esse buone o cattive, originate da incarnazioni precedenti.
Il legame karmico tra le anime, trae origine da attrazioni verificatesi in vite precedenti.
L'attrazione può aver luogo su uno qualsiasi dei sei piani dell'esistenza ed essere della
natura corrispondente al piano sul quale essa si manifesta. Le attrazioni esercitate sul piano
fisico sono e rimangono…. semp licemente una questione fisica.
È la “reazione” che costituisce l'essenza del legame. Una persona che non prova nessuna
emozione verso un'altra, non forma alcun collegamento; il legame si forma quando la
persona che è oggetto di tale emozione “reagisce” a questa, poiché, così facendo, essa
accoglie la forza emanata dall'altra, formando così, una continuità di materia o sostanza.
Un'azione e la relativa reazione che da essa è prodotta su di un piano qualsiasi, stabilisce il
rapporto, sia che si tratti di eccitare gli istinti sul secondo piano o le emozioni affettive sul
terzo o che si tratti della relazione che intercorre tra il maestro e l’allievo sul piano del
pensiero o di quella che si verifica sul sesto piano, tra il sacerdote o guida spirituale ed il
devoto. Su qualsiasi piano abbia a verificarsi un'azione e la sua consequenziale reazione, si
stabilisce automaticamente un legame, fra le due unità di vita che lo hanno causato.
Questi legami possono stabilire una reazione più intima e profonda, oppure un contatto
momentaneo, che è immediatamente dimenticato dagli interessati. Il legame sussisterà,
però, fino a tanto che il ricordo susciterà un’emozione qualsiasi. Se l'emozione verso una
determinata persona fosse ancora sentita all'epoca della morte, tale emozione, non avendo
possibilità di essere soddisfatta nello stato oggettivo che segue la morte, è, per così dire,
“immagazzinata”, fino a quando l'esistenza fisica sarà ripresa in una successiva
manifestazione di vita e le condizioni della sua espressione, saranno, quindi, allora
nuovamente disponibili. È appunto quest'emozione non esaurita, che costituisce il legame
karmico e per quanto essa possa rimanere sospesa per centinaia di anni, il legame non
perde nulla della sua forza, ma reagisce nei riguardi di coloro ai quali essa fu
originariamente creata, non appena tornino a trovarsi, uno alla presenza dell'altro. Ciò
produce l'immediato sorgere di un "amore a prima vista" ed il senso di comprensione e di
intima reciprocità, che le "anime gemelle”, constatano incessantemente.
Sé due anime, sono in tal modo riunite, vita dopo vita, in ogni vita, essendo per loro
d'amore e d'aiuto reciproco, tenendosi lontane da ogni altra attrazione, il legame che in tal
modo si costituisce, diverrà molto potente.
Ogni qual volta che un legame karmico è rinnovato, la sua forza aumenta e per quanto esso
possa avere inizio come una semplice attrazione fisica, a misura che corpo dopo corpo
diverranno attivi e funzionanti con lo svolgersi dell'evoluzione, il rapporto si estenderà da
un corpo all'altro, fino a che la “ grande unione spirituale “ sarà compiuta.
“La verità non può essere trasmessa a parole, ma solo scoperta in se stessi, nei più intimi
recessi della propria mente e del proprio cuore.” (Krishnamurti)
Fraternamente in Cristo,
Sergio de Ruggiero
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