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Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913 2 CORSIVO Chiacchiere da fine `900 di Giallolimone LETTERE Il caso toscano da Giuseppe Petrioli Una replica CONTRIBUTI II continente in nero di Piero Greotti Sanità ambientale di Paolo Lauriola Il punto di vista dei tecnici di Paolo Fanelli e Catia Pieroni Il caso CVM di Porto Marghera di Edoardo Bai Sistemi informativi nei servizi di Dario Tagini 7 INIZIATIVE SNOP La fatica mentale di Giuseppe Leocata Nucleo unico di vigilanza? da Snop Puglia 28 EUROPEAN OUTLOOK 34 MATERIALI DI LAVORO Siti contaminati di Simonetta Clerici 36 PREVENZIONE IN PARLAMENTO 39 LE NOTIZIE Una mozione dell'Abruzzo 41 DOC Malattie da microtraumi ripetuti di Laura Bodini 51 WWW.SNOP Verso una emeroteca virtuale di Carlo Zocchetti e Stefano Belli In copertina Mandrie maremmane (1893) di Giovanni Fattori, olio su tela, Museo Civico Fattori, Livorno. Particolare. Newsnop Ecco la rappresentazione di un lavoro particolare e un poco selvaggio, libero e praticato in grandi spazi aperti, e per ovvie ragioni da noi molto amato. Ci sembra di osservare un moderno cavalcatore di files o un esploratore di reti. La storia si ripete e noi ce lo dimentichiamo. In onore degli attuali frequentatori di spazi aperti virtuali, illustriamo questo numero della rivista con vari tipi di cavalli, cavallucci e cavalletti. Fra questi anche quello delle braghe. Sportello informazioni Snop presso l'Istituto Ambiente Europa via PFinzi, 15 - 20126 Milano Tel 02127002662 Fax 02127002564 Internet Snop su Internet è ospite di Ambiente e Lavoro: http:lwww.amblav.it Si possono mandare articoli a Snop via Internet a questo indirizzo: [email protected],it sped. in a66. postale, comma 27, art.2 L.549195 Milano stampa: Morell Arti Grafiche Via Marcon€, 3 OSNAGO LC Proprietà - Editore: Snop - Società Nazionale Operatori della Prevenzione Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano Abbonamenti Lire 20.000 per quattro numeri Lire 30.000 per otto numeri Tramite versamento postale c/c n. 36886208 SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA PREVENZIONE Via PFinzi, 15 20126 MILANO Indicando la causale del versamento e ' l indirizzo a cui spedire la rivista. Prezzo di un numero Lire 5.000 d1 Dallo statuto SNOP Art. I - E costituita l'associazione denominata "Società Nazionale Operatori della Prevenzione", in sigla SNOF, con finalità scientifiche e culturr coni 'obiettivo di: - promuovere conoscenze ed attività che srilu, no la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall'attività produttiva; - sostenere l'impegno politico e culturale per lo sviluppo di un sistema integrato di servizi pubblici di prevenzione negli ambienti di rime di lavoro. finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti dalle attività produttive: - favorire lo scambio di esperienze e informazioni fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento e della qualità di lavoro a livello nazionale: - promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le oltre Associazioni scientifi' che su questi temi; diffondere l informazione e la cultura della prevenzione. ‘‘‘‘‘.\: PER I SOCI SNOP Le quote sociali per il 1997 sono socio ordinario 60.000 (sessantamila) socio sostenitore 100.000 (centomila) IN QUESTO NUMERO Continuano i temi legati al rapporto salute e ambiente, nel binomio istituzionale Dipartimento-ARPA: epidemiologia ambientale, aree dismcsse, nuova direttiva Seveso, agricoltura : round finalmente da giocare insieme senza gelosie ma con rigore scientifico e etico. Il caso dei tumori da cloruro di vinile a Porto Marghcra ( ma non solamente ) segna la nostra debolezza di intervento nei poli chimici, più volte sottolineata anche in questa rivista, soprattutto nel passato. L'editoriale sulla comunicazione ed i contributi sui sistemi informativi via carta e via cavo cercano di provocare un dibattito più generale sul mandato della prevenzione, sulla necessità di passare dalla casualità alla programmazione, dalla autoreferenzialità all'accreditamento, dall'isolamento alla rete. SUI PROSSIMI NUMERI Dipartimento di Prevenzione e ARPA: l'esperienza di Forlì e Cesena di Aligi Cardini Le trasformazioni nel mondo del lavoro: donne al bivio tra vecchi e nuovi rischi a cura della CGIL di Mantova Direttiva cantieri: finalmente all'opera! di Flavio Coato WWW SNOP: si parte alla grande! le prospettive dopo lo storico Convegno di Milano del 20 giugno "LINGUAGGI" DELLA COMUNICAZIONE ALLE SOGLIE DEL DUEMILA di Alberto Baldasseroni Qualcuno dirà: "Eccoli di nuovo questi della SNOP, che partono per la tangente! Noi, poveri operatori di base, a .sfacchinare e loro, quelli della SNOP, a sognare di scenari fantascientifici, con INTERNET, WWW, Cvberspazio e urnenitn varie! " E poi la solita lamentatio sulla carenza di mezzi, di computers, di programmi, ecc. Chi come noi ha vissuto precedenti epoche nella storia dei servizi di prevenzione ricorda lo stesso atteggiamento ogni volta che veniva minacciato lo statu quo dall'arrivo di qualche nuova diavoleria tccnoinformatica. Fu così per i primi PC, da qualcuno considerati, più o meno strumenti del Diavolo, che avrebbero distolto frotte di operatori dalla loro unita missione, il Sopralluogo. Fu così anche quando venne introdotto il Fax, che molti giudicarono strumento per ricchi. Ma anche nel drappello degli esploratori del nuovo c'erano degli equivoci: qualcuno si attar- dava in sterili discussioni su astratte architetture informative, su sistemi che avrebbero dovuto essere indipendenti dai mezzi utilizzati per supportarli, senza capire che la pervasività di questa rivoluzione tecnologica era radicale, finendo per sovvertire, come giusto per ogni rivoluzione che si rispetti, le basi logiche stesse del precedente linguaggio comunicativo. Tra il "prima" e il "dopo" PC c'è una frattura epocale, epistemologica: la possibilità di trattare miliardi di dati comodamente seduti alla propria scrivania con il proprio computer, senza affrontare costi eccessivi, cambia la concepibilità di idee, progetti, azioni prima neppure presi in considerazione. Lo scenario che si apre di fronte a noi con l'irrompere sulla scena di INTERNET e' altrettanto sconvolgente: la possibilità di accedere a miniere incalcolabili di informazioni (già esistenti o in via di formazione o che si renderanno disponibili in Muro) stando comodamente seduti in poltrona, senza spendere cifre eccessive, cambia ancora una volta le stesse unità di misu r a della realtà su cui ci troviamo ad agire. Ma c'è di più stavolta. L'idea di rete, da sempre alla base della nostra concezione di servizio pubblico di prevenzione, si offre a portata di mano, tecnologicamente matura, economicamente abbordabile. Tutte le astruse discussioni degli anni scorsi sulle reti aziendali, sui microcomputer di supporto, sui main-fraime, sui sistemi ad anello, a stella, ecc. sembrano travolti dal successo di questo sistema di connettività un po' anarcoide, che ha fatto piazza pulita della buffa divisione in supporter della Microsoft e alfieri dell'Apple. E allora cosa aspettiamo a tuffarci in questa nuova avventura ? In realtà gli ostacoli sono molti, insidiosi e forse meno noti di quello che uno potrebbe immaginare. Certo l'Italia é un paese tecnologicamente ar r etrato in questo campo. Il monopolio del pachiderma statale Telecom finisce per condizionare molte prospettive. Certo non esistendo nel nostro paese un'industria nè nel settore dell'hardware (l'ultima è cessata qualche mese fa'), nè nel campo del software, dobbiamo contentarci di usare quanto altri mercati sperimentano con (largo) anticipo. Certamente pesa anche l'analfabetismo informatico dell'attuale fascia dirigenziale a tutti i livelli. Ma c'è di più. Ed è l'assenza di una mentalità volta al nuovo. Qualche settimana fa, assistendo a Marina di Ravenna a un seminario per la presentazione di EPI-1NFO in versione italiana, sono rimasto molto colpito dal sentire le parole con le quali l'inventore del programma, presente anch'egli al seminario. Andrew Dean, disegnava gli sviluppi del suo amato parto per il secolo a venire. Si esprimeva con una carica di entusiasmo e di vitalità ideativa, assolutamente estranea al nostro modo di sentire. Eppure Dean può l'ar conto su di una piccola equipe di programmatori e sviluppatori, quattro o cinque persone al massimo. Andrew Dean, arrivato ormai alle soglie della pensione, è ancora pronto alle avventure più spericolate nel nuovo inondo: pazzo lui o vecchi noi ? Quando leggerete queste note si sarà già svolto a Milano il seminario "fondativo" della SNOP in Rete. Ci apprestiamo alla nuova intrapresa con spirito diverso da quello degli ultimi non entusiasmanti tempi: voci nuove (finora non circolano foto) si sono fatte avanti nel dibattito che si sviluppa quotidianamente nello spazio INTERNET. 2- La comunità di operatori che si va coagulando intorno a quest'idea appare rinnovata rispetto al gruppo storico di coloro i quali "fondarono " i servizi. Forse un rinnovamento generazionale potrà passare anche attraverso questo genere d'iniziativa. L'importante è accettare la scommessa. Quanto a vincerla dipenderà dall'impegno che sapremo dare a cominciare da qualche sacrificio anche di ordine economico (limitato peraltro) per non dover attendere i tempi folli della burocrazia ministcrial-regionale per entrare in rete. Un PC di modello recente (ma non per forza ultimo grido), un modem da 28.800 bps, una linea telefonica (in genere quella di casa), un abbonamento a un provider di connettività e casella email, un po' di scatti in più a fine bimestre e il gioco è fatto. Il resto (software) lo trovate sulla rete, scaricabile gratuitamente. In bocca al lupo e a risentirci presto. CHIACCHIERE DA FINE NOVECENTO Negli ultimi tempi si fa un gran parlare dei nuovi e nuovissimi modi di comunicare, modi veloci, rivoluzionari, ma soprattutto, pare, ineluttabili.. Lo stesso editoriale che avete appena , finito di leggere parla di linguaggi alle soglie del duemila. Quelli vecchi sono obsoleti, rendetevene conto, e allora tutti pronti per il grande balzo. Nella solita America l'hanno fatto da tempo, ma anche a Selli non sono così indietro. A Milano, Snop ha organizzato alla fine di giugno un bel convegno sulle reti e su come anche noi desideriamo al più presto .finirci dentro. Tutti i nostri dicono che siamo di . fronte a un grande cambiamento anche nel modo di . fare prevenzione, un modo determinato appunto dai moderni metodi del comunicare. Opporre resistenza é del tutto inutile: alla fine dovremo arrenderci e quindi tanto vale buttarcisi subito. Io stesso ho avuto recentemente un piccolo diverbio con il mio capo, perché mi pareva di passare troppo tempo a introdurre dati, ma ho sbagliato. I dati, poi, serviranno per avere una maggiore conoscenza di quel che facciamo e in sovrappiù ci daranno anche modo di elaborare magicamente un sacco di cose. Fatti non siamo per operar da bruti, ma per servir computer e conoscenza. Le cose cambiano, e cambiano in fretta. In questo stesso numero di Snop, un collega coi baffi ci rammenta di quando andavamo a cercare notizie con un ago da calza e di contro un simpaticissimo ricercatore ci racconta che invece oggi é costretto a lavorare con due computer contemporaneamente, e sono passati solo poco più di 15 anni fra le due situazioni. Le cose cambiano, cambiano velocissimamente. Sembra ieri che scrivevamo con lei penna, sembra ieri che facevamo una firma di presenza su un qualche foglioccio, sembra ieri che tutti noi tecnici eravamo al sesto livello, massimo settimo. Non é più tempo di protestare, é , finalmente giunto il tempo di navigare. A che livello? Non importa più il livello, si é detto al convegno di Milano, l ' importante é farlo con quel che si ha. Chi ha un vecchio 386 lo faccia con quello, chi ha un obsoleto modem 28.8 lo usi, chi ha un sesto livello non aspetti oltre e lavori. Le soddisfazioni, vedrete, non mancheranno. Giallolimone INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE IL CASO TOSCANO Ritengo doveroso intervenire sull'argomento dopo aver letto i due articoli pubblicati sul bollettino Snop numero 38139 e dopo aver assistito, in alcune iniziative, tra cui la Convention Snop di Bologna, a una sistematica disinformazione con finalità denigratorie dell'attività di prevenzione in Toscana (penso in buna fede, ma non ne sono sicuro fino in fondo). Faccio questa affermazione condividendo per altro molti dei punti critici evidenziati ma sui quali occorre fare informazione corretta per consentire ai colleghi delle altre regioni, e della nost r a, di riflettere su dati reali e non su una mitologia paranoica. La vivacità del linguaggio spero non scandalizzi nessuno, ma é noto che i toscani, quando si sentono ingiustamente denigrati, reagiscono vivacemente. Mi scuso anche per lo spazio occupato (se mi sarà concesso con la stessa generosità che é stata accordata ad altri, vedi l'amico Tartaglia, che non mi sembra avesse poi molto da dire se non piangere sul latte versato, magari da altri). Io sono contento di appartenere a quella classe di fiorentini che di fronte alle difficoltà (vedi l'alluvione) non sono stati mesi o anni a piangere, ma si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a lavorare per migliorare la realtà. Così di fronte a un Piano sanitario, che certamente contiene errori, ritengo sia doveroso adoperarsi per cercare di migliorar- lo mentre é in fieri e per applicarlo nella maniera migliore possibile poi. Cominciamo dal problema più serio tra quelli segnalati dal dr. Tartaglia. Costituzione delle U.O. monoprofessionali (Prevenzione e Sicurezza, Igiene e salute nei luoghi di lavoro, Igiene industriale) Ritengo che sia stato un er rore, ma esaminiamone i moventi e il contesto: • tentativo di dare una risposta, che anche la Convention Snop del 23.11.96 ha riconosciuto essere improcrastinabile, alla mancanza di uno sviluppo di carriera apicale per le figure laureate non mediche; • stimolo alla crescita professionale dei tecnici laureati che all'interno della U.O. di appartenenza (Prevenzione e Sicurezza, Igiene e Salute, Igiene Industriale) trovano una maggiore possibilità di confronto e qualificazione; • individuazione di un bacino di utenza più ampio e idoneo per l'attività di Igiene Industriale che necessita di un supporto analitico (a proposito quante regioni hanno previsto, oltre alla Toscana, un'autonomia analitica nel Dipartimento per tale attività, limitando così la dipendenza dalL'ARPAT, ?) • cedimento, ahimé, a spinte corporative, particolarmente presenti nella nostra regione. Aver creato U. O. monoprofessionali non significa tuttavia aver disegnato un modello di prevenzione monoprofessionale ma aver fatto una scelta, probabilmente troppo ardita e di difficile attuazione, di lavorare per obiettivi e per gruppi di lavoro interprofessionali. 11 collegamento e il coordinamento tra U.O. é attribuito al Responsabile di Area funzionale (per i non toscani l'articolazione territoriale del Dipartimento) e ad altri strumenti organizzativi che il Piano Sanitario invita le Aziende USL ad attivare per ricondurre a unitarietà gli interventi all'interno dell'area omogenea prevenzione nei luoghi di lavoro. Le possibilità di successodi questa organizzazione si basano ovviamente sulla condivisione de] modello dipartimentale secondo il quale la definizione dei programmi viene effettuata a livello del Dipartimento, con il concorso delle U.O., alle quali spetta poi di attuarli nel rispetto delle metodologie di lavoro definite dal Dipartimento stesso. Forse chi era abituato a lavorare senza controllo su temi para o extraistituzionali si può sentire un po' stretto dentro a queste maglie. Creazione di un corpo separato per la vigilanza Questo errore, ci dispiace per chi é andato a sostenerlo in giro per l'Italia, non é stato fatto; infatti le U.O. attivate dal Piano sanitario non sono di "Vigilanza e Ispezione", ma di "tecnici di prevenzione nei luoghi di lavoro" e soprattutto il personale che le costituisce opera in proiezione, cioè alle dipendenze organiche e funzionali delle U.O. alle quali é assegnato (Igiene e Salute, Prevenzione e Sicurezza). Niente di diverso quindi da quanto accade per il personale amministrativo o infermieristico. Destinazione del fondo sanitario regionale alla prevenzione Il PSR destina alla prevenzione il 5% del fondo, che non mi sembra, in questo momento, una scelta punitiva nei confronti della prevenzione. Si pone invece il problema di ottenere a livello periferico il rispetto di tale parametro. La cura dimagrante E grave che anche in regione Toscana i servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro abbiano subito, al di là e in contrasto con le indicazioni del piano sanitario regionale, un consistente ridimensionamento, soprattutto per la costituzione dei Servizi di prevenzione e protezione aziendali il cui personale é stato brutalmente sottratto ai servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro. Mi risulta tuttavia che tale comportamento sia stato tenuto, più o meno, in tutto il territorio nazionale. Di fatto, in relazione alle attività lavorative in essa presenti, la regione 3 Toscana possiede ancora il più alto numero di operatori. La formazione Mi sembrano ingenerose le osservazioni fatte in quanto nel 1996 sono state organizzate, nel settore della prevenzione nei luoghi di lavoro, numerosissime iniziative sia regionali che a livello delle singole USL, sempre sulla base di un programma concordato a livello regionale. Alta Velocità Per impegno dell'attività di prevenzione connessa alla realizzazione della tratta alta velocità Bologna Firenze 500 milioni sono stati assegnati nel 1996 e due miliardi sono stati stanziati dal piano sanitario regionale per il biennio successivo. Ciò ha permesso di attivare le procedure concorsuali per l'assunzione di 13 unità di personale e per l'acquisto di oltre 300 milioni di lire di strumentazione. La USL 10 ha per parte sua attivato un apposito gruppo eli lavoro, composto da 27 operatori di tutto il dipartimento, articolato in 3 gruppi operativi e in 5 gruppi procedurali, tutti multidisciplinari, che ha consentito di lavorare in stretto e fruttuoso coordinamento, ma non in posizione di sudditanza psicologica, culturale o tecnica, con i corrispondenti qualificati servizi della regione Emilia Romagna, di esaminare tempestivamente tutti progetti presentati (24 tra notifiche e pratiche edilizie), di effettuare nei primi quattro mesi oltre 50 sopralluoghi con più di 150 presenze di operatori nei cantieri e con l'emanazione di oltre 40 notizie di reato. Non é forse meglio misurare l'interdisciplinarietà sugli interventi effettuati piuttosto che su astratti modelli organizzativi? Contributo della regione Toscana al dibattito nazionale Concordo che vi sia stata una flessione , ma ricordo che il contributo fornito alle linee guida nazionali é comunque stato molto vivace, anche se non abbiamo avuto la referenza di alcun gruppo (ma sono poi così importanti le medaglie?); ricordo che su altri temi la Regione Toscana é certamente stata trainante: le linee guida emanate dal coordinamento delle regioni sul 758/94 sono poco più della fotocopia di quelle indicate poche settimane prima dalla Regione Toscana autonomamente. E vero però che tale contributo potrebbe essere molto più rilevante se i molti e capaci operatori che abbiamo collaborassero un po' di più con la Regione Toscana invece d attestarsi, con una scelta tutta berlusconiana, sull'Aventino ad aspettare il passaggio del cadavere del proprio nemico. 4 La consulenza alle imprese (ovvero tanto rumore per nulla) La scelta adottata dalla Regione Toscana di collocare la consulenza dentro alla USL é in piena armonia con la indicazione del documento dei Presidenti delle Regioni, positivamente valutato in tutte le sedi. Fino a oggi non vi é stata distrazione di personale e con delibera di giunta la Regione Toscana ha dato precise indicazioni affinché il personale necessario non venga sottratto dalle UO al Dipartimento a meno che non sia ritenuto in eccesso o non sia preventivamente sostituito. Contrariamente a quanto affermato dal dottor Tartaglia, almeno nella USL 10, la domanda sanitaria proveniente dalle aziende (medici competenti) viene sistematicamente soddisfatta utilizzando un'apposita struttura costituita da medici convenzionati oltre che da quei dipendenti che hanno operato la scelta professionale di collocarvisi. Strana anche l'affermazione della pletora medica in Toscana, proveniente proprio da un servizio che ha interpretato in maniera esponenziale tale distorsione. Compatibilità del modello aziendale delle USL con la prevenzione Non é certo un problema toscano e non vi é lo spazio in questa nota per svilupparlo, ma, se posso esprimere il mio parere, ritengo che Snop debba adoperarsi a livello nazionale per stabilire tale compatibilità e non per attivare ulteriori momenti di gestione separata della prevenzione che sfuggono poi a una complessiva programmazione sull'utilizzo delle risorse. Non credo insomma nella utilità di una proliferazione di agenzie. Nella fase normativa attuale, comunque, i DL 517 e 502 collocano il Dipartimento di Prevenzione delle Aziende USL. Il medico del lavoro nei servizi pubblici di prevenzione Non vi é certo lo spazio per affrontare questo tema. Dico solo che le funzioni di medico competente e quelle di consulenza sono incompatibili con l'appartenenza alle UO che hanno compiti istituzionali di vigilanza, controllo, informazione e assistenza. Ciascuno deve serenamente scegliere la collocazione più confacente alle proprie caratteristiche culturali, professionale ecc. cessando di rincorrere equivoche collocazioni intermedie. Chi sceglie le UO con compiti istituzionali dovrà ovviamente dare il proprio contributo professionale alla realizzazione de progetti di prevenzione multidisciplinari che si attuano con tutti gli strumenti a disposizione (controllo, vigilanza, informazione, assistenza). I piani di lavoro Concordo pienamente col fatto che in Regione Toscana si é vissuto un periodo di passaggio dall'assetto organizzativo precedente a quello attuale troppo lungo che ha ingiustamente monopolizzato il dibattito su soli aspetti organizzativi; troppo poco si é parlato di obiettivi, di programmi, di verifiche. Da questa fase si sta tuttavia uscendo in quanto il Piano Sanitario Regionale, che va letto tutto e non solo i 6 righi sulle UO, ha delineato con chiarezza gli obiettivi prioritari di prevenzione imposti dalla Regione che sono stati poi ripresi, almeno nel PAL `97 della USL 10, dove sono stati adattati alla realtà locale e meglio dettagliati anche attraverso l'individuazione degli strumenti per misurarne il conseguimento. Concludo dicendo che, in Regione Toscana, problemi in tema di prevenzione ve ne sono moltissimi e che proprio per questo dobbiamo lavorare e discutere sulle questioni reali e non su fantasiose teorie non suffragate dai fatti. Inoltre, scusatemi, ma ritengo proprio fuori luogo che la Toscana, sulla base di false informazioni, venga additata come la Cenerentola della prevenzione nei luoghi di lavoro perché ancora esistiamo e siamo in grado eli dare un positivo contributo. Dirci piuttosto che é la Snop toscana a essere la Cenerentola nazionale perché l'esiguo numero dei suoi iscritti (meno di I O quelli in regola sulla base dei dati presentati a Bologna) ci ha costretto allo scioglimento della sezione; nessuno si può pertanto permettere di rappresentarla poiché ciascuno di noi (io sono uno dei 10) può al massimo portare il proprio contributo a titolo personale. Non credo si possa addossare la colpa di questo fallimento alla Regione o alla USL. Più giusto fare autocritica e attribuirla al suo gruppo dirigente, del quale anche io ho fatto parte, che non ha saputo creare un rapporto con gli operatori dei servizi e che, quasi mai, almeno dopo la fine della segreteria Ruftini, ha saputo essere presente sui temi in discussione e che anche sul Piano Sanitario Regionale, oggi così duramente contestato, ha sollevato una voce tanto debole da non poter essere sentita a più di un metro di distanza. A proposito io non ho mai tirato sassi e quindi non sono mai stato nelle condizioni di dover nascondere la mano; al contrario ho spesso fatto proposte, talvolta ascoltate e talvolta no, assumendomene sempre la responsabilità. Giuseppe Petrioli socio Snop che non .vi vergogna di essere toscano UNA LETTERA DAL SUD Pubblichiamo una lettera spedita da un socio Snop pugliese al direttore del quotidiano "La gazzetta del Mezzogiorno " e al nostro direttore per conoscenza. Non possiamo che scusarci con Giovanni Brunelli e con tutti i soci che si sono sentiti offesi dal nostro titolo, talmente scherzoso che non ci é proprio passato per la testa che potesse essere carme preso sul serio. Ma forse in questo paese prendiamo troppo sul serio le stupidaggini e troppo superficialmente le cose serie. Il nostro titolo era indubbiamente una stupidaggine. La differenza nella prevenzione fra regione e regione, e anche fra Usi e Usl della stessa regione, é una cosa seria. Questa rivista e questa associazione, nate anche con lo scopo di far confrontare e coordinare gli operatori della prevenzione in Italia, non hanno cambiato idea. Ecco la lettera: Egregio direttore, (della Gazzetta del Mezzogiorno, ndr) la disturbo per sottoporre alla sua attenzione un fatto senza dubbio casuale ma significativo di quanto succede nel nostro Paese. Nell'ultimo numero della rivista "Snop", prezioso e indispensabile strumento per gli operatori della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, a pagina 40, fra le notizie da tutta Italia, si riporta un trafiletto inerente la "direttiva Macchine" con un titolo che lei stesso potrà leggere dalla fotocopia della pagina che le allego: "Una circolare dalla Padania". Quando l'ho letto ho strabuzzato gli occhi: svista dell'articolista? O infelice titolo della redazione? O, peggio, si erede davvero che la sedicente nazione bossiana possa emettere circolari? Lo ripeto: il fatto in sé può apparire stupido, la rivista é autorevole e seria. Ma non é proprio per questo che l'episodio fa ancor più pensare a cosa sta succedendo in Italia? Se é vero che le parole sono pietre, qualche muro prima o poi lo si erigerà davvero. Giovanni Brunelli Cassano delle Murge BA DIRITTO DI REPLICA Risposta a una lettera pubblicata sul numero 41 Un personaggio shakesperiano (ci pare Amleto, ma siamo più esperti di 626 che non di letteratura inglese del Seicento) diceva: "Ci sono più cose tra la terra e il cielo di quante non ne possa comprendere la tua filosofia". Questa frase ci é venuta in mente leggendo a pag. 3 del bollettino Snop n. 41 la lettera di Camillo Boni "A proposito di un corso per affi-ontcire (e sconfiggere?) gli organi di vigilanza " ed il trafiletto di commento di Lalla Bodini. Le loro parole ci hanno molto colpito, anche perché vengono da amici, e le critiche degli amici hanno un peso molto alto, ma, superato lo stupore ed il disappunto per quelle critiche che, per dirla con Shakespeare, non dovrebbero stare nè in cielo nè in terra (e forse stanno in quella fantastica zona tra la terra e il cielo!) abbiamo ritenuto doveroso rispondere, anche perché saremmo molto dispiaciuti che il nostro scandaloso comportamento nuocesse alle già magre finanze Snop, inducendo i suoi soci più duri e puri (possiamo, senza offesa, chiamarli gli "integralisti Snop"?) a non pagare più le quote. Allora veniamo al merito del problema. "Obiettivo del convegno é quello di fornire le indicazioni operative e i criteri di riferimento per saper affrontare e gestire una "visita" in azienda da parte degli organi di vigilanza... I destinatari della normativa (datori di lavoro, dirigenti, preposti...) conosceranno l'orientamento e le metodologie che gli operatori della vigilanza attueranno nelle visite in azienda". Ma, accidenti, ci siamo sbagliati ! Questa non é la presentazione dell'incontro dell ' Istituto di Ricerca Internazionale (1Rl) del 13-14 maggio 1997 che ha suscitato gli strali di Boni, bensì di un convegno analogo, sempre a Milano, il 6 maggio, che ha visto tra i relatori non solo Cantoni, Dotti e Magelli (ahi ahi, siamo recidivi) ma anche Carreri, Occhipinti, Candela, Lalla Bodini, ecc. Sarebbe molto interessante capire la differenza tra l'incontro del 6 maggio, e quello incriminato del 13 e 14, che si pone obiettivi del tutto analoghi (conoscere e affrontare i controlli degli organi di vigilanza, conoscere anticipatamente i programmi di controllo delle USL -che non significa, pare ovvio, i nominativi delle aziende che saranno controllate, bensì i criteri con cui saranno organizzati i controlli, affrontare operativamente un controllo, ecc.). A noi non pare vi sia alcuna differenza: l'una e l'altra iniziativa (e decine di altre consimili fatte o previste in tutte le realtà regionali) rispondono alla logica di fornire al mondo imprenditoriale una corretta e trasparente informazione sulle modalità e i criteri dei controlli nelle aziende sulle misure preventive ed organizzative attuate in applicazione del D.Lgs 626/94. Ciò non al fine di suggerire all'interlocutore il modo di "sconfiggere" gli operatori USL (cos'é la Prevenzione, una battaglia navale?) ma per cercare i presupposti per rapporti e relazioni più chiari e corretti tra controllati e controllori: al di là della facile ironia sul fatto che le "manette tirano di più" di altri argomenti, ci sembra perfettamente logico da un Iato che le aziende siano interessate a conoscere come operano i servizi di controllo , dall'altro corretto che i Servizi stessi siano disponibili a confrontarsi su ciò, nel rigoroso rispetto dei reciproci ruoli (come del resto fanno i magistrati, in tutte le stesse occasioni). Se poi andiamo ad esaminare in dettaglio il programma delle due giornate incriminate del 13 e 14 maggio (che per brevità vi risparmiamo, perché tanto pare che sia ben noto a tutti , o almeno a chi si é turbato), facciamo fatica a ritrovare alcuni elementi che Boni sottolinea. Ad esempio, dove sarebbero "la concezione aziendale degli obblighi in materia di igiene e sicurezza del lavoro imperniata su tatticismi ed escamotages che appaiono del tutto dissonanti con lo spirito delle normative comunitarie" o, nientemeno "l'altvallo ad una gestione . formale e minima" lista della prevenzione aziendale ? o " addirittura "la confitsione dei ruoli? Oppure ciò che turba l'amico Boni é i] fatto che operatori o ex-operatori delle USL partecipano ad un convegno destinato ad uomini d'azienda confrontandosi direttamente con loro, ovvero la sacralità del ruolo degli operatori dei servizi di vigilanza e controllo impedisce "incontri ravvicinati" con i potenziali peccatori? 5 Parrebbe di no, se per esempio ad un corso di Assolombarda per responsabile dei Servizi di Prevenzione e Protezione aziendale, il 28 29 maggio sul tema "le ispezioni nei luoghi di lavoro degli ufficiali di polizia giudiziaria - il meccanismo sanzionatorio" (terni sovrapponibili a quelli dell'incontro del 13-14 maggio dell'IRI) relatori Susanna Cantoni e Lalla Bodini che parleranno del nuovo ruolo dell'organo di controllo, dei procedimenti attuati dagli enti di vigilanza, dei loro specifici obblighi e procedure, del sistema sanzionatorio e dei comportamenti aziendali e del rapporto trh imprese USL. Ed é giusto e utile che in quell'occasione, come in tutte le altre, gli operatori si confrontino coi datori di lavoro su questi temi. E qui siamo d'accordo con Camillo Boni: non possiamo che rallegrarci ogni qualvolta veniamo a conoscenza di iniziative, promosse da istituzioni pubbliche o private, finalizzate ad offrire informazioni valide ed aggiornate. Allora, tornando al punto di partenza, perché (unica tra tante!) l'iniziativa del 13 e 14 maggio ha suscitato tante e diffuse perplessità? Forse per il modo un po' immaginifico ed all'americana con cui l'IRE ha promosso il convegno? Forse per il modo molto pragmatico con cui sono proposti gli argomenti in discussione? Forse per il carattere provocatorio di alcuni titoli e sottotitoli? Non lo sappiamo, conosciamo solo il parere di Camillo Boni, che però lo fonda su una parola che ci lascia molto perplessi: "impressione", le sue considerazioni si basano su "impressioni"! Ma era facilmente possibile verificare queste impressioni, sia parlando con i singoli relatori, sia parlando con qualcuno che aveva partecipato alla precedente edizione (si, c'era stata una prima edizione nel novembre 1996, uguale, che era passata sotto silenzio), o acquisendone i materiali o partecipando all'edizione di maggio e poi prendendo posizione dopo, sulla base dei dati di fatto e non delle "impressioni". Invece si é scelta, e ce ne rammarichiamo, la strada di un attacco, se pur civilissimo e garbato. sulla rivista Snop. al quale era scontato ed ovvio che i sottoscritti avrebbero replicato, visto che si metteva in dubbio la loro correttezza o la loro intelligenza, innescando una polemica di cui non si sentiva il bisogno; attacco, inoltre, per Io meno ingeneroso verso operatori molto attivi nel lavoro della Snop. Per carità, nessuna presunzione di lesa maestà, ma solo un po' di amarezza, più per il metodo che per il merito. 6 Se infine (e qui concludiamo davvero, altrimenti oltre che "deviazionisti e collusi col nemico" saremo anche considerati logorroici, e forse quest'ultima accusa é ben più fondata della prima) alcuni soci Snop pensano che gli operatori dei servizi di prevenzione, controllo e vigilanza debbano rinchiudersi in se stessi, non aprirsi al confronto pubblico e in dialettica con i loro interlocutori sociali, e quindi anche con le aziende (pensando forse che la prevenzione sia una partita a guardie e ladri, in cui le "guardie" devono stare ben attente a non rivelare ai "ladri" i trucchi del mestiere), allora ci arrendiamo: contro questo modo di pensare (?) non abbiamo argomenti da opporre. Sperando di esserci chiariti, e che l'assurda polemica finisca qui. Salutiamo tutti, concludendo con un'altra citazione shakesperiana: "Molto rumore per nulla " . Leopoldo Magelli Susanna Cantoni Fausto Calzolari Alberto Gerosa Andrea Dotti RISPOSTA DEL DIRETTORE Cari vecchi soci firmatari, la mia nota a margine della lettera del collega Camillo Boni su SNOP 41 voleva gettare acqua sul fuoco di una polemica che era nata molti mesi fa, ai tempi della prima edizione del corso, ma devo avere sbagliato tanica: era benzina!! Vi scrivo quindi questa mia, fasciata come una mummia per le scottature. Vi ricordo che sia io che Boni apparteniamo alla ASL 31 della Lombardia, vale a dire a quella USL che ha prodotto tra le prime in Italia, e soprattutto per le imprese, 40 schede di comparto e ha aperto uno sportello informativo su 626 da più di 2 anni. Per tacere della collaborazione di SNOP, e mia personale, con CNA, Ambiente e Lavoro, Assolombarda in iniziative di informazione alle imprese. Il tema non era e non è questo. Bastava riconoscere anche in pubblico quanto più volte in privato ci siamo detti, vale a dire che la presentazione del corso citato era infelice. Due notizie: finalmente la legge sulla privacy ci costringerà a selezionare a chi dare il (prezioso) indirizzario dei soci e la seconda: continuerò a pubblicare senza censure le lettere che mi arrivano, ma per favore siate brevi! Ipocritamente, dopo questo numero di SNOP, l'affollata riunione di redazione ha deciso di pubblicare la rubrica LETTERE infondo alla rivista per non rovinare l'appetito a nessuno. l'integralista Bodini G,k0 Uw4 IL CONTINENTE IN NERO di Piero Greotti segretario generale FILLEA CGIL Brescia Nel 1996 una notizia stampa "scuote" dal torpore il tranquillo settore edile della Lombardia: la Guardia di Finanza conclude un ' indagine su un giro di oltre 2000 lavoratori edili "in nero" gestiti da un pensionato, certo Signorelli, reddito annuo di 17 milioni, nato a Brescia, residente a Milano, arrestato a Bergamo. Il povero "pensionato", proprietario perii di un'isola sul lago d'Iseo, ville, castelli, tenute, è uno (non è il solo) dei "signori" che "muovono i pulmini", le migliaia di cottimisti che battono giornalmente strade e autostrade della Lombardia, per prestare la loro opera in nero. Questo fenomeno non è una novità: da tempo l'edilizia è sinonimo di lavoro nero e irregolare. Brescia, da sempre, ha esportato lavoro edile in Lombardia, Veneto e Trentino, ma anche in posti più lontani. La novità vera sta nella dimensione assunta dal fenomeno, nella sua generalizzazione, nel fatto che diventa sempre più raro trovare cantieri con addetti regolari, nella constatazione che il lavoro nero e irregolare è ormai la parte predominante del mercato del lavoro edile. 11 perchè di questo repentino deterioramento non è difficile da scoprire: il settore edile è passato da "settore protetto" regolato dal sistema tangentizio che per anni ha permesso alle imprese e al loro sistema (grandi, medie e piccole) una a suo modo "equa" spartizione delle commesse che consentiva, grazie anche alle loro associazioni, lavoro e profitti per tutti, ad una complicata fase di transizione che pone "tutti contro tutti". 11 mercato, più ristretto e tutt'altro che "libero", ha scatenato la legge della giungla, ha travolto l'uniformità degli interessi, ha spezzato i vecchi rapporti senza introdurne di nuovi. Gli stessi meccanismi di rappresentanza sono entrati in crisi: la potentissima ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) è oggi insidiata da vicino da un rampante protagonismo di Artigiani, Confapi, Cooperative, nonchè dalle rotture eli rappresentanza delle grandi imprese, che si sono date, con l'AGI, una autonoma associazione. Perchè questa premessa? Che significa sul fronte sicurezza? La risposta è molto semplice: chi conosce l'edilizia sa che i] lavoro nero ha da sempre effetti disastrosi, si colloca sempre in binomio indissolubile con subappalto e cont r atto di fornitura e noleggio, genera tra le imprese posizioni di rendita e profitti indebiti, favorisce riciclaggio di denaro sporco, ma soprattutto porta a evasione fiscale e contributiva, concorrenza sleale, annientamento del rispetto delle norme anti-infortunistiche e di tutela della salute. Una miscela esplosiva che rischia di cancellare, divaricando e contrapponendo gli interessi delle diverse "categorie" di lavoratori, le stesse capacità contrattuali del sindacato. Quando lavoro nero e irregolare prendono il sopravvento e divengono predominanti, significa che il settore é a una svolta. Fotografare questa situazione è difficile, ma non impossibile. Con questo contributo vorrei tentare di non fermarmi ad una analisi della situazione, pur necessaria e volutamente dettagliata per "scoprire" i meccanismi (tutt'altro che grossolani) che oggi regolano il mercato dell'edilizia, ma vorrei soprattutto cercare di delineare un po' i] "che fare", evitare cioè di considerare il fenomeno come inarrestabile, o, peggio, come oggi è di moda dire, "ineluttabile evoluzione del mercato". Non foss'altro perchè a Brescia siamo passati da 4 morti sul lavoro (statistiche INAIL) nel 1991 agli l 1 del `94 e `95, ai 13 del `96: uno stillicidio inaccettabile anche per i più incalliti adoratori del libero mercato. La mia sarà sicuramente una analisi "di parte", il punto di vista di un sindacalista "di periferia": non ho pretese di oggettività, anche se, per formazione personale, credo che i "numeri", specie se non di fonte sindacale, possano essere un valido supporto ai ragionamenti svolti. Con lo scoppio di tangentopoli si assiste a un doppio "effetto": blocco dei lavori pubblici, in parte dovuti alla minore spesa istituzionale, in parte dall i ingessamento delle amministrazioni timorose di incappare nelle maglie della giustizia, ma anche alla scoperta di un "nuovo ritrovato" del mercato liberista: il massimo ribasso. Accade così che nei pubblici appalti fioriscano, fin nelle gare di aggiudicazione, ribassi di costi del 20130% ma anche del 40150%: le "obsolete" offerte anomale diventano la normalità. Nei lavori pubblici, ad alti ribassi d'asta fa riscontro un alto utilizzo di lavoro 7 nero o irregolare, quasi sempre attraverso il sistema del subappalto o con finti contratti di fornitura e noleggio. Così capita, quasi sempre, di vedere che i dipendenti diretti delle imprese che acquisiscono l'appalto risultano pressochè totalmente regolari (sfuggono sicuramente le ore straordinarie), mentre l'irregolarità la si registra per i dipendenti delle imprese subappaltatrici o attraverso l'utilizzo di pseudo lavoro autonomo, che è, di fatto, mera interposizione di mano d'opera. Formalmente quindi le imprese che prima concorrono e poi assumono l'appalto appaiono regolari, perché ai loro dipendenti garantiscono pressochè tutte le ore in busta paga, almeno le ore ordinarie; ma quando le stesse, all'atto della partecipazione alla gara d'appalto fanno offerte al ribasso di una certa entità, con quella scelta hanno messo le basi per poi far lavorare comunque in modo irregolare le imprese a cui affideranno in subappalto le varie fasi di lavoro. Si fa largo così un fatto nuovo, inedito fino a poco tempo fa: la presenza massiccia, quasi in ogni cantiere, di squadre di lavoratori in nero e cottimisti, ha portato a un forte incremento del numero degli infortuni e della loro gravità nella provincia di Brescia. Tra il 1991 e il 1995 (il dato del 1996 è ancora incompleto per effetto degli infortuni non ancora "chiusi") i dati della Cassa Edile ci mostrano una durata media degli infortuni che passa da 152,7 ore a 179 ore, con un incremento del 17%. Nel recente convegno SNOP di Vicenza (1996) si dichiarava un "miglioramento" della situazione sul versante degli infortuni: il dato, purtroppo, è troppo "grezzo", non tiene cioè conto di una serie di elementi indispensabili per "capire" quanto avviene in edilizia. Prima di presentare questi dati corre l'obbligo di formulare alcune precisazioni che, se non fatte, non rendono il quadro reale della situazione gravissima che presenta il settore edile sul versante degli infortuni. I dati esposti rappresentano solo un dato parziale, molto sottostimato, del fenomeno, non registrando alcuni fenomeni di grande rilevanza. Nel settore infatti si registrano le seguenti particolarità: I) Gli infortuni di lieve entità e durata sono spesso tramutati in "malattia", complice il tempo molto lungo necessario a percepire il rimborso INAIL, il fatto che il settore edile è forse l'unico che non gode degli anticipi da parte delle aziende delle spettanze di competenza INAIL,l'abitudine delle imprese a "comprimere" i premi pagati facendo "scomparire" questa fascia di infortuni (si "invita" il lavoratore ad andare in mutua). GLI INFORTUNI 1 ln altri termini, non è sufficiente registrare il calo (che c'è stato) delle ore di infortunio: questo va messo in relazione con il calo dei dipendenti e delle ore lavorate (molto più consistente) per scoprire che il fenomeno si sta aggravando. E significativo credo, il dato registrato dalla cassa Edile di Brescia e da noi rielaborato. Può sembrare una cosa assurda, ma si arriva a sub-appaltare fasi lavorative (grazie ad una legge europea) a prezzi più bassi dei minimi contrattuali netti! Anche il più sprovveduto capisce al volo quali saranno gli effetti: per lavorare al di sotto di queste cifre bisogna lavorare IN NERO, evadendo contributi, tasse, non contando le ore di lavoro, ignorando ogni legge di tutela della salute e antiinfortunistica. Il risultato sotto gli occhi di tutta sta nel peggioramento delle condizioni di lavoro fino a livelli inimmaginabili (ed è quanto, come sindacalista, più mi interessa) ma sicuramente si registra un forte scadimento della qualità del costruito, dei materiali usati, un allungamento dei tempi di consegna. 2) Gli infortuni accaduti a chi lavora in "nero", ovviamente, non risultano da nessuna statistica: non avendo regolare assicurazione INAIL, sono "figli di nessuno". 3) Gli infortuni accaduti a lavoratori autonomi non risultano nelle statistiche. 4) Gli infortuni di lavoratori bresciani che lavorano fuori provincia o sono iscritti a Casse Edili di altre province non risultano nelle statistiche locali. Statistica infortuni 1991/1996 (dati CAPE rielaborazione FLC) ANNO Ore di infortunio Ore infortuni ogni 1000 ore lavoro Lavoratori infortunati Ore infortunio medie per addetto Lavoratori infortunati ogni 100 addetti Durata media infortunio (ore) Infortuni oltre le 400 ore 8 1991 1992 [993 1994 1995 1996 298954 330699 323976 321903 291455 263250 15,1 15 i 5,452 15,314 15,992 15,462 14,018 1958 2128 1932 1807 1628 1620 20,16 19,75 19,53 22,13 21,76 20,74 9,88 10,20 9,35 9,14 9,03 9,31 152,7 155,4 167,7 177,8 179,0 162,5 173 167 188 190 179 135 5) Gli infortuni "in itinere" dei lavoratori edili che con mezzi della ditta si recano al lavoro (i " camioncini " ) non risultano nelle statistiche. Accade così che ricostruire il dato più drammatico, i morti sul lavoro, diventa un'impresa sempre più difficile, e i dati che ufficialmente circolano non solo si diversificano notevolmente a secondo della fonte di provenienza, ma risultano perennemente sottostimati perchè non considerano quasi mai gli aspetti sopra riportati. Possibile che non si trovi un metodo di rilevazione univoco che tolga ogni dubbio di interpretazione? Vien da pensare, più che a problemi "tecnici", ad una non volontà politica di inquadrare con oggettività il fenomeno. C'è da darsi una spiegazione al fenomeno: questa "impennata" è dovuta certamente a diversi fattori. Personalmente però collego il fatto alla forte presenza, quasi ovunque, di lavoro nero e a cottimo. Questi lavoratori, per come sono inquadrati, per la "logica" lavorativa alla quale sono costretti a sottostare, sono oggettivamente ad alto rischio: sbaglia però chi pensa che solo queste figure siano sottoposte a rischi altissimi. La compresenza di lavoratori "regolari" e "irregolari" ha stravolto la organizzazione del lavoro nei cantieri: "regolari" e "irregolari" lavorano fianco a fianco sulle stesse operazioni, anzi, chi è "regolare" viene utilizzato a fare da supporto ai "veloci irregolari". Accade così che tutti subiscono le conseguenze del lavoro "fatto a metro", con i suoi carichi di lavoro, i ritmi frenetici. la totale assenza di opere provvisionali e di sicurezza che oltre a "costare" possono allungare i tempi delle varie fasi lavorative. Paradossalmente, chi più subisce l'innalzamento delle soglie di rischio sono proprio i lavoratori "regolari" costretti al lavoro fianco a fianco con le "squadre", Esistono inoltre alt r i fattori concomitanti: tra questi va sicuramente ricordata la dimensione sempre più "piccola" della impresa edile. A Brescia (sempre dati Cassa Edile rielaborati) nel 1992 il 60% degli addetti lavorava in imprese cori meno di 15 addetti; nel 1996 tale percentuale sale al 68% (+13%). Si tratta cli lavoratori "regolari", ma con scarsa o nulla protezione legislativa e sindacale: oggi, meno di un edile su tre (32%) è tutelato dallo Statuto dei Lavoratori. Ma la riflessione non può fermarsi al solo concetto di "tutela sindacale". La dimensione media dell'impresa edile bresciana passa da 6,56 addetti ne] 1992 ai 4,8 del gennaio 1997: una "cura dimagrante" del 27% degli addetti passati al lavoro nero irregolare, al "finto lavoro autonomo"; un modo elegante per aggirare le leggi vigenti sull'interposizione di manodopera. Anche in questi numeri si conferma il dato sopra esposto: meno lavoro regolare significa lavoro a più alto rischio. Importante è però capire i fenomeni che si celano dietro questo calo degli addetti medi d'impresa: le "imprese storiche" , con la parziale esclusione di chi opera nel settore stradale, hanno ormai pochissimi addetti, si concentrano in strutture finanziarie e di progettazione per poi operare concretamente, sul costruito, con la tecnica del sub-appalto e delle cosiddette "squadre". Le nuove "grandi imprese" sono sempre più strutture consociate dalla vita breve (al massimo la durata del cantiere) di caporalato più o meno mascherato, dedite all'organizzazione di quadre di cottimisti e di lavoratori in nero. Se il quadro descritto è chiaro, viene però da chiedersi, con tutto il parlare di "Europa" e di "qualità", quale sarà il futuro dell'edilizia. Un settore fatto di imprese con meno di 5 addetti, quali capacità impiantistiche, di progettazione e ricerca, di innovazione cli processo e di prodotto, quali risorse finanziarie e di mercato è in grado di mettere in campo? La sparizione della fascia di imprese con più di 50 addetti, quelle cioè in grado di presentare una struttura "industriale" vera, ci fa intravedere un settore che sta slittando rapidamente verso la degenerazione del proprio tessuto produttivo. In edilizia non ci si infortuna, non si muore a causa di nuovi processi tecnologici d'avanguardia o sperimentali: ognuno sa che si perde la vita perchè si resta sepolti negli scavi non barrierati, perchè si cade da porte, finestre e aperture non sbarrate; perchè ci si folgora con cavi scoperti e macchinari senza messe a terra; perchè si resta schiacciati da mezzi di movimentazione materiali; perchè si lavora sui tetti senza opere provvisionali e cinture. Tutte queste cose si sanno da tanto tempo, ma nulla viene concretamente fatto. Fin dalla progettazione il capitolo "sicurezza" viene ignorato, o, al più, vengono inserite le solite fotocopie con le raccomandazioni, sempre uguali, del CPT Territoriale nel piano di sicurezza. Mancano prescrizioni che obblighino, dalla progettazione all'implementazione, all'esecuzione, di por re la sicurezza "dentro" il manufatto. Il difetto è "a monte": non progettare in sicurezza, non organizzare il cantiere in sicurezza vuol dire, concretamente, scontare un cantiere e un lavoro ad alto rischio. LE INOSSERVANZE Lo stillicidio di morti e di infortuni è direttamente correlato allo "stato" del cantiere e della sua organizzazione: nasce spesso a monte (progettazione e implementazione), poi lo si riscontra a valle. Significativo il dato bresciano sulle visite operate dal C.T.P. Il Comitato Paritetico Territoriale, Ente Bilaterale dedito alla prevenzione degli infortuni, organizza il proprio lavoro con il supporto di propri tecnici predisponendo visite ai cantieri per cont rollare lo stato della sicurezza e dell'anti-infortunistica. Lo stesso cantiere, ovviamente sulla base della durata e della sua complessità o sulla base della gravità delle violazioni riscontrate, può essere visitato più volte, anche quattro o cinque nell'arco di tempo che passa tra l'inizio e fine lavori. seguendo in tal modo le varie fasi di avanzamento dei lavori. I cantieri non in regola In questo dato si concentra il vero giudizio sul "come si lavora" in edilizia: è impressionante registrare che meno di due cantieri su dieci sono in regola. La situazione di rischio è "strutturale" nel comparto edile. Infatti, nel 1982, 92 cantieri su 100 non sono in regola; nel 1983 sono 88, e la percentuale si abbassa solo negli anni tra il 1984 e il 1988 intorno al 75%. Come a dire che comunque, anche quando "andava bene", tre cantieri su quatt r o non erano a norma. Dal 1989 fino a oggi la percentuale dei cantieri non in regola torna a superare ampiamente la soglia dell'80%. I cantieri "sufficienti" In questo gruppo sono inseriti i cantieri che "tutto sommato" non presentano situazioni di particolare gravità. Questo non significa che tutto sia in regola (basterebbe scorrere i verbali delle visite effettuate), ma che almeno non si è in situazioni di forte sofferenza. Pur con questo giudizio "benevolo" sulle insufficienze non gravi, il numero dei cantieri è davvero troppo esiguo. Un solo dato va rilevato dal `90 in poi: nonostante le statistiche nazionali parlino di contrazione del fenomeno infortunistico, lo stato dei cantieri bresciani è peggiorato rispetto alla seconda metà degli anni `80. La cultura della prevenzione, si può concludere, non abita nel settore edile, nemmeno con l'ent r ata in vigore del D.Lgs 626. 9 LE INADEMPIENZE RILEVATE E' interessante rilevare non solo il dato grezzo, il "giudizio sintetico", sullo stato di regolarità del cantiere, ma anche quali sono le norme di sicurezza e di antiinfortunistica che più di tutte vengono violate. Per non appesantire troppo questa riflessione, presentiamo solo i dati relativi al 1995. Le inadempienze vengono qui riclassificate in 15 grandi "capitoli " e riportate in percentuale così come vengono verificate nelle visite effettuate ai cantieri: Questi i dati. Ponteggi I ponteggi non in regola rappresentano il 27% di tutte le violazioni riscontrate. Un dato importante non solo per la sua gravità, ma anche perchè tra la prima visita e la successiva si assiste ad un aggravarsi pericolosissimo della situazione; alla quarta visita i ponteggi fuori norma costituiscono il 46,15% delle violazioni rilevate: ogni commento, qui, è superfluo. Impianti elettrici e dispositivi di messa a terra Questi due capitoli coprono il 27% delle violazioni riscontrate, e dimostrano una incuria generalizzata su queste problematiche. Solo l'intervento ripetuto del CTP porta a parziali miglioramenti: dal 28,4% di violazioni alla prima visita, si arriva all' i i,2% della quarta visita. Da registrare un particolare di rilievo: si presta maggiore attenzione a regolarizzare i dispositivi di messa a terra, molto meno alla messa a norma degli impianti elettrici. Macchinari Anche la sicurezza dei macchinari utilizzati lascia molto a desiderare: 1'8,5% delle violazioni si concentra su questi aspetti. Su questo comparto la situazione migliora nel susseguirsi delle visite: è il 9,3% alla prima visita; cala progressivamente al 5,9% alla quarta visita. Aperture e scale Questi due capitoli hanno un andamento Asffoú 'è 4s" soteo g. analogo ai ponteggi. Mediamente accorpano 1' 1 1 % delle violazioni, ma la loro importanza aumenta al succedersi delle visite. Infatti alla prima visita costituisce il 10% delle violazioni, supera 1'11% alla seconda, arriva al 15,5% alla terza, giunge al 21,9% alla quarta visita. Piani di sicurezza Anche questo obbligo di legge, pur non interessando la maggior parte dei cantieri, viene tranquillamente evaso e costituisce, quasi stabilmente, il 5% delle violazioni. Una ultima considerazione: alla quarta visita ai cantieri quasi la metà delle violazioni riscontrate riguarda i ponteggi, le aperture, le scale. Qui si colloca la parte preponderante dei rischi, spesso mortali, in edilizia. Manca ovviamente un dato, non rilevabile dal CTP nè collegabile con i dati INAIL o USSL in modo univoco: quanto "incidono" le inosservanze registrate con l'andamento delle dinamiche infortunistiche. Di fronte a questo stato di cose si capisce bene perchè, in una recente indagine delle USSL bresciane su 84 inchieste per infortunio mortale, si giunge alla conclusione che "oltre 1'80% delle morti era evitabile adottando semplici accorgimenti; per il settore edile era sufficiente l'uso di dispositivi di sicurezza obbligatori da decenni per evitare la totalità degli eventi". Cantieri pubblici di male in peggio La presenza di lavoro nero e ir r egolare negli appalti pubblici, a partire dalle fasi sub-appaltate, dai noli e dalle forniture, sta diventando un fenomeno invasivo, accelerato oltre ogni immaginazione dalle pratiche del massimo ribasso. Arginare questo dato di fatto è possibile, poi diremo come. Ora vediamo cosa non é stato fatto, pur essendovi strumenti e obblighi di legge fin dal 1990. CPT 199111996 Stato dei cantieri alla prima visita CANTIERI 1991 1992 1993 1994 1995 I996 Molto pericolosi Pericolosi Insufficienti Totale non in regola Sufficienti 17% 33% 38% 88% 12% 15% 34% 36% 85% 15% 6% 39% 42% 87% 13% 5% 32% 43% 80% 20% 5% 26% 53% 84% 16% 5% 27% 52% 84% 16% 10 La legge 55190 detta una serie di "condizioni" per poter accedere agli appalti pubblici: tra queste, la "certificazione liberatoria", una dichiarazione che le Casse Edili rilasciano per le aziende in regola con i versamenti contributivi. Questa nostra inchiesta, sviluppata e rielaborata sui dati delle pratiche concluse dalla Cassa Edile di Brescia, parte dalla constatazione che sempre più spesso negli appalti pubblici verifichiamo la presenza consistente di lavoratori in nero oltre ad una quota, in forte aumento, di lavoro irregolare. 11 periodo di riferimento va dal 1992 a tutto il 1996, coprendo un arco di cinque anni. E impressionante il quadro che ne risulta, in quanto la maggior parte dei Comuni non ha mai avanzato alla CAPE richieste di certificazioni liberatorie: hanno cioè evaso totalmente un obbligo di legge, visto che è impossibile pensare che non abbiano mai effettuato, in cinque anni, un pubblico appalto. Può essere quindi formulata una prima conclusione: questo meccanismo di controllo, che andrebbe attivato alla data di conferimento dell'appalto, e tenuto in continuo controllo durante tutta la durata dei lavori sia per l'azienda che si aggiudica l'appalto che per tutti i lavori dati in sub-appalto, in realtà non viene utilizzato quasi da nessuno. Lo stesso comune capoluogo, Brescia, risulta utilizzare questa prassi solo in piccola parte. Le malattie professionali Gli edili lavorano "OPEN AIR", quindi, sono sani come pesci! Questa potrebbe essere la conclusione sfogliando le tabelle sulle malattie professionali degli edili bresciani. Capita così che i sordi e le schiene rotte si scoprono solo quando qualche impresa effettua le visite di idoneità all'atto dell'assunzione. Mancano protocolli sanitari sullo stato di salute dei lavoratori; le numerose deroghe impediscono un monitoraggio reale; il continuo cambio di mansioni, la compresenza di più fasi lavorative nel cantiere la fanno a pugni con i pochi studi (simpatici, ma fuori dalla realtà) sulle malattie professionali degli edili. Capita così (ricordate il 277/rumore?) che studi con un certo spessore teorico (CPT Torino) sulle mansioni si concludano con l'impraticabilità concreta. Basta andare in un cantiere edile per vedere nella stessa palazzina e contemporaneamente chi sta "catramando" un tetto, chi "intonaca", chi nel frattempo piazza una scala, chi, con un rumorosissimo martello pneumatico, "scanala" per la posa di tubi e cavi. Ci si chiede poi come è possibile che chi fa gli intonaci sia sordo: cacciatore incallito? discotecario assiduo? E si conclude poi con corredi di tappi e cuffie. Che dire poi sui cancerogeni usati (disarmanti, colle, distaccanti, coperture)? Siamo quasi all'anno zero, o meglio, il poco sforzo fatto finora (salvo lodevoli eccezioni) non si è mai confrontato con la realtà, complessa, della vita di cantiere. Proporrei di partire da qui, molto umilmente: partire dalla realtà per costruire un protocollo reale sui rischi da malattia professionale. Chissà che con gli R.L.S. ci si riesca? Ne parleremo più avanti. CHE FARE Finita ora la parte di "ANALISI" (lunga e sicuramente incompleta) passerei ora ad alcune proposte operative, al classico "che fare". Appalti pubblici Le Organizzazioni Sindacali Bresciane degli edili hanno sottoposto alle stazioni appaltanti pubbliche (Comune. Provincia, Associazione Comuni Brescia e Società ad essi collegate) una proposta di "Protocollo di Intesa" sugli appalti pubblici. Non è semplice spiegare in poco spazio i contenuti: si spazia dall'informazione su gare, aggiudicazioni, appalti e subappalti in fase esecutiva; ad una più stringente disciplina del subappalto da prevedere solo in casi limitati a capitolati speciali e monitorata attraverso l'osservanza della colTettezza contributiva e salariale prima di procedere ai pagamenti degli stati avanzamento lavori; al capitolo sicurezza con particolare attenzione alle fasi di sub-appalto e la trasmissione dei dati sui cantieri aperti alle USSL per il controllo delle osservanze; all'obbligo (e controllo) della corretta applicazione dei contratti di lavoro e iscrizione alle Casse Edili. 11 Protocollo prevede inoltre il monitoraggio di tutte le fasi, dalla costruzione del bando di gara, ai sistemi di aggiudicazione, alle norme di affidamento dei lavori, al sub-appalto, con un capitolato particolarmente articolato, con norme semplici ma efficaci, quali la tenuta del libro presenze giornaliero di cantiere; alla tutela dei lavoratori, sia di tipo contrattuale e contributivo che sotto il profilo salute, sicurezza e ambiente di lavoro; a specifiche iniziative anti-elusione. Dal confronto con lc stazioni appaltanti pubbliche e dalla capacità di coinvolgere le strutture di controllo (INPS-INAILUSSL- Ispettorato del Lavoro) sapremo se, a partire dagli appalti pubblici, è possibile porre sotto controllo la situazione. Il confronto non sarà facile: già oggi, in fase preliminare, registriamo sia reticenze, tese a considerare la proposta come una "scartoffia in più" che non comporti impegni reali, sia ostilità latenti da parte di chi pensa che il "massimo ribasso", previsto dalle leggi, sia la panacea di ogni problema. Il sistema dei controlli Lavoro nero e irregolare sono, come abbiamo visto, causa primaria del peggioramento sul fronte della sicurezza e della salute ma anche veicolo formidabile di evasione fiscale e contributiva. Proprio in questi giorni, a Brescia, con il coordinamento della Provincia e la supervisione del Prefetto è stato siglato un protocollo per la costituzione di un coordinamento tra USSL-ISPETTORATO DEL LAVORO-INPS-INAIL. La proposta, avanza oltre un anno fa da CGIL-CISL-U1L di Brescia, veniva formulata per superare la frammentarietà e l'occasionalità dell'intervento dei vari enti di controllo, la creazione di un sistema informativo comune, una metodologia univoca di intervento ispettivo. il coordinamento del lavoro sulla base di un piano delle priorità concordato con le forze sociali. 11 lavoro di approntamento della struttura operativa è già in fase avanzata, come pure, per parte sindacale, il piano delle priorità. Superfluo aggiungere che l'edilizia è al primo posto, e che unitariamente come sindacati dell'edilizia abbiamo già iniziato incontri specifici per inquadrare al meglio la situazione del settore, i meccanismi in atto nelle imprese sul fronte dell'elusione e dell'evasione sia contributiva che fiscale, le fasi lavorative dove particolarmente si utilizza lavoro nero, irregolare e a cottimo, il sistema di controllo per "scatole cinesi" dei consorzi d'impresa e del "finto" lavoro autonomo. Di particolare efficacia potrà essere l'incrocio dei dati tra archivi 1NPS, INAIL, ISPETTORATO e CASSE EDILI, per smascherare le situazioni di irregolarità diffusa e più o meno spinta, fino al lavoro totalmente in nero. Sul fronte del controllo salute-sicurezza abbiamo prospettato proposte dettagliate I) Creazione di un unico modello di "lettura e mappatura" del cantiere sia per le USSL che per il Comitato Paritetico (che effettua circa 3000/4000 ispezioni all'anno). Ciò servirà non solo a raffrontare rischi ed effetti (infortuni e malattie professionali) e costruire così un piano selettivo di abbattimento dei rischi (più frequenti o dagli effetti più devastanti) e un protocollo sanitario di valutazione sulle malattie professionali, ma anche ad evi- tare i "comportamenti singolari" di molte imprese. Infatti, le imprese edili bresciane presentano un'attenzione alla sicurezza molto selettiva: se aprono un cantiere in una USSL che effettua davvero la sorveglianza, cercano di costruirlo "in regola"; se invece non si rischiano ispezioni, vige la legge della giungla. Anche tra le USSL si verificano, perfino tra diverse unità operative della stessa USSL, fatti sconcertanti: lo stesso cantiere visitato può ricevere un giudizio di idoneità o venir sequestrato. Questi comportamenti non fanno "bene alla salute": alimentano sfiducia tra i lavoratori (fino al giudizio di "venduti al padrone") e vittimismo tra i padroni ("quel tecnicolmedico c'è l'ha su con me, è un maniaco dei sequestri") Dare quindi un modello univoco di lettura e mappatura del cantiere, dettagliato sulle varie fasi lavorative temporali e sui loro intrecci non è quindi un fatto "tecnico": ne va della correttezza dell'intervento, della sua efficacia, e si può far giustizia su molte "furbate" oggi presenti. Intervento concertato tra organi 2) ispettivi, unico modo per mettere in relazione gli effetti compresenti nel lavoro irregolare e in nero (evasioni contributive e fiscali; violazioni delle norme di sicurezza e tutela della salute). 3) Piano di intervento mirato con selezione degli obiettivi (fasi a più alto rischio; uso di cancerogeni, fatica fisica) e dei cantieri (imprese recidive con cantieri perennemente fuori norma), con predisposizione di adeguate risorse (personale e mezzi) che vadano ben oltre le poche decine di cantieri annualmente ispezionati. 4) Banca dati su cantieri aperti e loro tipologia da reperire presso i comuni (licenze edilizielinizio lavori) 5) Banca dati su infortuni e malattie professionali 6) La metodologia di intervento deve anche prevedere un intervento "ragionato" sulla graduazione delle sanzioni: dovrebbe rientrare nella logica, ma così, oggi, non è. Laddove si registrano violazioni gravi, rischi di infortuni mortali (più frequente di quanto si pensi), bisogna trovare il coraggio di bloccare i lavori finchè il rischio non è stato rimosso. Sono un sindacalista, non faccio il giurista nè l'ufficiale di polizia giudiziaria: non so se risponde meglio lo strumento del sequestro (con i rischi legali a carico di chi lo dispone) o il blocco temporaneo dei lavori. Certo non è molto edificante continuare 12 con le diffide e arrivare al fermo quando c'è il morto. Fare prevenzione significa arrivare prima, impedire che al rischio segua l'infortunio; fare cultura, con i tanti industriali "zucconi", significa colpire chi viola le leggi di tutela della salute e sicurezza, reprimere con fermezza chi mette a repentaglio la vita dei lavoratori, toccarli sul "portafoglio" (un fermo cantiere è un indubbio danno economico). Potrà sembrare un ragionamento "crudo", ma non ne vedo francamente altri. L'intervento sindacale La FILLEA-CGIL di Brescia ha da tempo deciso di costituirsi parte civile con i lavoratori nei processi per infortunio e con i familiari nei casi di infortunio mortale. Stiamo ora lavorando, con la CGIL, alla costituzione di una associazione dei familiari dei lavoratori vittime di infortuni sul lavoro. Accanto ad un piano di intervento sindacale particolarmente mirato agli appalti pubblici e ai cantieri più significativi, con relative segnalazioni alla Task Force, abbiamo recentemente siglato con il Collegio Costruttori di Brescia un accordo su tutta la partita "626-494", con particolare riferimento a: A) Formazione e informazione B) Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza L'accordo fa da apripista a tutta la Lombardia: è infatti il primo raggiunto nella nostra regione e uno dei pochi sottoscritti a livello nazionale. Sul fronte della formazione, il primo elemento sta nella scelta di fornire, attraverso gli enti paritetici (Scuola Edile e Comitato Paritetico), la formazione ai lavoratori e ai delegati alla sicurezza sia di impresa (RLS) che di bacino (RLST). Scuola Edile e CTP sono abilitati a rilasciare la certificazione, fornendo così un servizio qualificato (i corsi sono progettati e "gestiti" con la collaborazione di USSL e Formazione Professionale-CFP) ed evitando il sottobosco di "business" privato, spesso di dubbia qualità. Innovativi i contenuti: per i lavoratori edili il contratto prevede 8 ore di formazione. A Brescia avremo un modulo di 8 ore per i lavoratori di "nuovo ingresso" nel settore ed ulteriori 8 ore (novità rispetto all'accordo nazionale) in occasione di cambio mansione o modifiche impiantistiche e di organizzazione del lavoro. Per i delegati di impresa (RLS) il contratto prevede una formazione di 20 ore, inferiore quindi delle 32 ore dell ' industria. Un cantiere non è cosa statica, cambia e si evolve in continuazione, ha comunque una vita breve: serviva più formazione per le R.L.S., ma il contratto edili, al di fuori di ogni logica, ne prevede molta meno. Abbiamo ovviato prevedendo la possibilità di accedere ad aggiornamenti e approfondimenti periodici. L'aspetto fondamentale dell'accordo è nell'istituzione dei delegati di bacino (RLST), che interverranno in tutte le imprese con meno di 15 dipendenti e comunque in tutte quelle sprovviste di RLS. Saranno 5, operativi dal mese di Settembre, ognuno con la propria zona di competenza e saranno formati con un corso teorico della durata di 120 ore. I Rappresentanti dei lavoratori, sia di impresa che di bacino, saranno eletti nelle assemblee dei lavoratori e revocabili dagli stessi. I Rappresentanti di bacino saranno scelti, in questa prima fase, tra giovani tecnici e laureati, compiranno ispezioni periodiche nei cantieri coordinandosi con i lavoratori di ciascuna impresa, avranno a disposizione i documenti di valutazione dei rischi, i piani di sicurezza e i protocolli sanitari. Questo "sistema sicu r ezza " viene dotato di proprie risorse per operare in piena autonomia: ad un contributo a carico delle imprese pari allo 0,07% del monte salari si aggiungeranno fondi di competenza della Scuola Edile e del Comitato Partitetico. Forti di questi due livelli di rappresentanza dci lavoratori (impresa e territorio) contiamo di poter fornire un nuovo impulso alla lotta per la salute e la sicurezza a diretto contatto col cantiere: non sarà semplice, in una provincia con 1'84% di cantieri non in regola, ma ci siamo dati qualche strumento in più: • • • sui luoghi di lavoro nel rapporto con gli organi ispettivi nel rapporto con le stazioni appaltanti pubbliche La documentazione nostra è, ovviamente, a disposizione di chiunque la richieda Questo il nostro contributo: forse si poteva (e doveva) fare di più. Ci piacerebbe riceverne di ulteriori: ne abbiamo bisogno, di questi tempi, in un settore, l'edilizia, che rischia di sprofondare nel baratro dell'imbarbarimento da lavoro nero e irregolare, con un peggioramento crescente e consistente delle condizioni di vita e di salute. FILLEA CGIL Ple Repubblica I 25122 BRESCIA Tel. 030/3729320 4 SANITÀ AMBIENTALE La "Componente Salute" nella valutazione dei rischi e dei danni ambientali da parte dell'Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente (ARPA) della Regione Emilia-Romagna di Paolo Lauriola Direzione Generale ARPA Emilia-Romagna Bologna PREMESSE Relazione Uomo-Ambiente Il presente articolo prende le mosse dalla "Carta" redatta dalla Conferenza di Helsinki del 20-22 giugno 1994, sottoscritta dai Ministri alla sanità ed all'ambiente della regione europea, con la quale i firmatari riconobbero la necessità di un approccio unitario nel campo nella tutela e promozione ambientale e della salute delle popolazioni, nonché di uno sviluppo sostenibile. Tra i vari obiettivi di tale documento si individuava fa necessità di sviluppare adeguati servizi di "sanità ambientali". Tale impegno derivava dalla constatazione/preoccupazione che solo raramente le motivazioni sanitarie sono presenti nei programmi ambientali e di sviluppo, malgrado sia oramai ampiamente accettato che la qualità dell'ambiente e la natura dello sviluppo sopo i maggiori determinanti della salute . La commissione mondiale per l'ambiente (Relazione Brunland) definendo lo sviluppo sostenibile come " uno sviluppo che soddisfa le esigenze attuali senza compromettere per le generazioni future la possibilità di soddisfare le proprie esigenze" elenca le caratteristiche che un tale sviluppo deve avere: • • • garantire la qualità della vita, garantire un accesso continuo alle risorse naturali da cui la vita dipende; evitare danni permanenti all'ambiente. A questo proposito è particolarmente importante ricordare (anche perché avverte sull'orientamento prevalente di come verranno impiegati i futuri investimenti della CCE) che tra i principali criteri di "selezione degli obiettivi e delle aree di ricerca e di sviluppo" del 5° pro- gramma in discussione presso la Comunità Europea vengono posti al primo posto quelli legati a tematiche sociali ed in particolare la " promozione della qualità della vita e della salute" e la "preservazione dell'ambiente". L D'altro canto la relazione esistente tra genere umano e fattori di rischio ambientali (chimici, fisici) generati dall'uomo non possono essere generalizzati con una semplice relazione di tipo esposizione-danno. Alcune sostanze possono non produrre alcun danno, altre invece possono, se l'esposizione è sufficiente, alterare la crescita e lo sviluppo. Talvolta l'esposizione ambientale può alterare la suscettibilità e la resistenza dell'ospite e/o produrre modificazioni funzionali o pre-patologiche. Anche il comportamento delle persone può essere condizionato da fattori ambientali, soprattutto fisici (rumore, luce, calore). Infine un ampio spettro di condizioni patologiche in diversi organi possono essere indotte da esposizione a fattori ambientali, e persino la morte può essere causata o accelerato da tali esposizioni.' La "Componente salute" nella Valutazione di Impatto Ambientale Un tema (sicuramente emblematico) in cui la componente sanitaria è stata sufficientemente definita è stata la Valutazione di Impatto Ambientale. Una definizione di VIA (oppure. EIA Environmetal lmpact Asscssment) è la seguente: "Il proposito della VIA è quello di determinare gli effetti di tipo ambientale, sociale e sanitario conseguenti ad una certa proposta. Essa cerca di definire e stabilire gli efetti , fcsici, biologici e socioeconomici in una forma che permetti' di assumere una decisione razionale" . In realtà una definizione universalmente accettata non esiste, in ogni caso classicamente vengono distinti nella VIA tre fasi: 1. definire l'impatto del progetto sui parametri ambientali primari come ad es. la concentrazione di uno specifico composto chimico nell'acqua in conseguenza di un certa operazione; 2. definire l'impatto secondario o terziario stabilendo la concentrazione della sostanza ad es. in un particolare organismo acquatico; 3. infine si comparano tali valori risultanti dall'impatto primario, secondario e terziario con gli standards di qualità (ad es. quelli stabiliti dall'EPA). Tale approccio rsulta insufficiente per le ragioni seguenti'. • In generale gran parte degli standards utilizzano parametri facili da misurare e da standardizzare e spesso si tratta di sostanze non pericolose di per sé; • D'altro è canto non vi è affatto accordo sul reale valore protettivo da attribuire agli standard di qualità che in realtà rappresentano un compromesso nell'ambito del cosiddetto Risk Management Process dove nella regolamentazione del "rischio accettabile" incidono soprattutto valutazioni di tipo costi/benefici e quindi in gran palle di tipo economico ovvero politico • Le considerazioni di tipo scientifico su cui si fondano le VIA sono basate su modelli animali difficilmente estensibili al genere umano o da studi epidemiologici che difficilmente sono in grado di definire effetti per esposizioni a piccole dosi. Per questo motivo devono essere considerate anche elementi legati alla salute umana secondo le seguenti priorità: 1. Impatti che possono interessare la salute e la sicurezza dell'uomo, 2. impatti che possono danneggiare risorse con rilevante valore economico (acqua, suolo, pesce, foreste. costruzioni etc) 3. impatti che possono danneggiare valori di tipo ecologico, culturale (specie animali in via di estinzione, paesaggi, monumenti storici etc). Pertanto se si considera specificamente anche la componente Salute i tre passi della cosiddetta EIA si trasformano in: 1. stabilire l'impatto diretto sui parametri ambientali, 2. evidenziare i parametri che hanno significato sanitari, 3. stabilire l'impatto indiretto sui parametri ambientali, 4. definire l'effetto dell'incremento di esposizione, in particolare su gruppi di particolare rischio 5. valutare l'effetto sulla salute (in termini di mortalità, morbosità, stati pre-morbosi e qualità della vita) 13 ICORE Or•MYIRONM/MTALI. $1ALTN HIIAI.TH RIi N l» l« MAN ■MVIRONMINT -IM P* CT A!IUIMIRT NATURA , A. FRODUCTIDN O R VIRO MM A MTAL ' FATAFIAYR-OF•UXrORU.RU Tabella. 2 Esempi di fattori ambientali di rischio* per la salute da monitorare • Inquinanti ambientali comprese le emissioni da emissioni antropogeniche • Fattori di rischio nei luoghi di lavoro • Emissioni da produzione di energia, industria, uso di pesticidi etc. • Consumo di alcool • Consumo di tabacco • Abuso di droghe • Qualità e disponibilità di acqua potabile • Perdite continue o occasionali di sostanze chimiche industriali (solventi, idrocarburi clorurati) nel suolo, acqua o aria • Radiazioni ambientali da sorgenti naturali (ad es. radon) o dovuto a rilasci accidentale di materiale radioattivo nell'ambiente • Densità e tipi di traffico +ANIM AL VZ TOR• OF DIÌIAAAA .. •-NADIATIOM• AMD YIR RATIO N=' VICTORI ■F*RCT5 FN VVICIAMC>: Tale nuova sequenza definisce la cosiddetta EHIA-Enviromnental Health Impact Assessment la cui descrizione (rappresentazione) sintetica è fornita dalla figura (tratta da Zoeteman) ■N ►ROFR$RIOMALt- Tabella I Esempi di indicatori* sanitari da monitorare per valutare gli effetti dell'ambiente Classi di età Mortalità Morbosità O- I I mesi Malattie infettive (malattie intestinali, e respiratorie) Malformazioni congenite Morti improvvise Malattie infettive (malattie intestinali, e respiratorie) Malformazioni congenite Deficit funzionali (ad es. ritardi nella crescita) Rachitismo I-14 anni Morti accidentali per incidenti stradali ed avvelenamenti Malattie infettive Ferite da incidenti stradali ed avvelenamenti Rachitismo Allergie Malattie infettive 15-64 anni Morti accidentali per incidenti stradali ed avvelenamenti Malattie cerdio-cerebrovascolari Certe forme di tumore (tumore del polmone, mesotelioma, leucemia) Malattie infettive respiratorie Incidenti da traffico ed avvelenamenti Cirrosi del fegato Ferite da incidenti stradali ed avvelenamenti Malattie cerdio-cerebrovascolari Tumori Cirrosi del fegato Incidenti da traffico ed avvelenamenti accidentali Danni da effetti indesiderati da farmaci Malattie croniche respiratorie (bronchite cronica, enfisema) Malattie diffusive collegate a cattive condizioni igieniche Allergie, asma Alcune malattie nutrizionali 65+ Certi tipi di tumori Malattie cardiovascolari Malattie respiratorie Cirrosi del fegato Certi tipi di tumore Malattie cardiovascolari Malattie respiratorie Cirrosi del fegato *senza alcun ordine di priorità 14 Indicatori da monitorare per definire gli effetti dell'ambiente sulla salute. L'OMS in collaborazione con la CEE, ha precisato una serie di indicatori che dovrebbero essere attentamente monitorati per valr are gli effetti dell'ambiente sulla salute .(vedi tabelle l e 2) Accanto a questo l' OMS c la CEE hanno inoltre stabilito alcuni criteri di priorità in relazione a: • al più grande impatto con la salute della popolazione; • con le maggiori possibilità di prevenzione: • all'intenzione di intervenire con misure preventive. Tale monitoraggio deve però accompag narsi ad approfondimenti che consentano di verificare. quantificare e pesare il ruolo di ciascun fattore ambientale nella genesi dell ' evento morboso (Epidemiologia osservazionale analitica) Secondo Goldsmith (1988). il concetto più moderno (li epidemiologia ambientale deve fare riferimento a qualsiasi effetto sulla salute (non solo morboso) quale possibile conseguenze di fattori esogeni. L'ambito dell'epidemiologia ambientale si estende quindi oltre a quello degli effetti deleteri convenzionali a quello delle alterazioni fisiologiche (purché misurabili), ma anche ad indicatori di esposizione (purché pertinenti a misure preventive o alla stima del rischio). In tal senso anche misure di stati pre-morbosi o di esposizione interna, di risposta biologica e di suscettibilità a seconda delle circostanze e dello sviluppoldisponibi1ità tecnologica dovranno essere sempre più frequentemente conside r ate. A questo proposito la IARC ha sottolineato che la cosiddetta epidemiologia molecolare o biochimica dovrebbe consentire di realizzare una più efficacs QRA (Quantitative Risk Assessmcnt) . Infie anche le. misure sulla qualità della vita ') dovranno essere sempre più impiegate al fine di una reale valutazione dello sviluppo non solo in termini di costi/bene fici (cioè in termini solo monetari). ma anche di costi/utilità (i risultati vengono valutati in termini di qualità della vita). La scala geografica di riferimento degli studi dovrà sempre esser appropriata al tipo di rischio indagato 1 ". Etica Qualsiasi indagine dovrà essere condotta nel più rigoroso rispetto dellal l; • Autonomia (rispettando le decisioni dell'individuo) • Non maleficicnza (evitando di produrre danni) • Beneficenza (producendo benefici e/o compensando con benefici i rischi) • Giustizia (imparzialità nella distribuzione dei benefici e dei rischi) Tali principi morali dovranno adattarsi alla specifica situazione rapp5sepiata 1 - 11 i dall ' epidemiologia ambientale Comunicazione dei rischio Tale aspetto sottolinea l'importanza dell ' uso dei dati relativi ai rischi e danni determinati da esposizioni ambientali. Il ' "i icef'C( rtoce dei'e e ve"e consape'ole che un problema percepito dalla popola:ione dere essere affrontato in 100(10 responsabile e simpatetico anche .ve esvo non è stato - ancora - corrotte ri_„a(o in " termini rigoroscmiente scientifici . Il rischio percepito dalla popolazione non segue necessariamente le stinse prodotte con procedure strettamente scientifiche. Esistono situazioni che condizionano fortemente la relazione della popolazione: se il rischio è volontario o imposto. la capacità di controllare il rischio, il grado di familiarità e di comprensione del rischio. implicazioni avverse di tipo sociale ed economico 14. Di tutto ciò occorre tenere conto nella divulgazione dei risultati e comunque nei contatti con il pubblico IL RUOLO DELL'ARPA IN TEMA DI PREVENZIONE Il referendum al^r^ogativo e il rapporto ambiente-salute' . Il 21 gennaio 1994 la Camera dei deputati ha convertito in legge il relativo decreto sulla riorganizzazione dei controlli ambientali e la istituzione della Agenzia Nazionale per la Protezione dell ' Ambiente. Alla sua origine sta il risultato del referendum del 18 aprile 1993 che ha sancito la sottrazione delle competenze riguardanti i controlli ambientali alle Unità Sanitarie Locali. Al di là dei vari fattori che hanno influenzato il voto referendario. le indicazioni che si possono trarre da quel risultato sono da una parte l ' esigenza di superare una logica centralistica anche in ambito ambientale, ma soprattutto la necessità di realizzare una maggiore chiarezza nei rapporti istituzionali. l rischi connessi con tale nuova situazione sono stati: • la possibilità di un periodo più o meno lungo eli "impaccio" da parte degli istituendi organismi competenti di controlli in materia ambientale, come sempre avviene allorché viene smontata e rimontata una st r uttura operativa mentre essa continua ad operare; • il rischio di rottura nel nesso tra ambiente e salute che sta alla base di una interpretazione unitaria del concetto di prevenzione. Pertanto se da una parte tutela della salute e tutela dell'ambiente sono ambiti teoricamente e praticamente distinti, come accennato in premessa, è praticamente accettato da tutti che il benessere psicofisico e sociale dell'uomo (cioè la Salute - OMS, 1948) deriva da un corretto ed equilibrato rapporto con l'ambiente (ovvero gli ambienti) in cui si vive. La Legge della Regione Emilia Romagna 19 Aprile 1996 n. 44: Riorganizzazione (lei controlli ambientali e istituzione dell'Agenzia per la Prevenzione e l'Ambiente (ARPA) dell'Emilia Romagna. Partendo da tali premesse la legge di conversione n. 61 del 21 gennaio 1994 istituiva l ' Agenzia nazionale e stabiliva che le Regioni a loro volta ponessero le basi per la realizzazione delle Agenzie regionali. Le funzioni affidate alla Agenzia nazionale e alle Agenzie regionali indicate all'art. I della legge 61194 possono così essere riassunte: • formulazione alle autorità competenti di pareri c proposte concernenti le attività di protezione dell'ambiente e della salute sulla base di limiti di accettabilità/standard di qualità: • raccolta, elaborazione, pubblicazione e diffusione di dati, attraverso la realizzazione di un sistema informativo e di monitoraggio in materia ambientale; • verifica dell'efficacia delle disposizioni normative in materia ambientale; • controlli dei fattori fisici. chimici e biologici di inquinamento acustico, dell'aria delle acque e del suolo: • promozione della ricerca di base ed applicata sugli elementi dell'ambiente fisico e sulle tecnologie ecologicamente compatibili. Tali funzioni, secondo quanto richiamato dalle note eli accompagnamento della proposta di legge della Reg. Emilio Romagna per la istituzione dell'ARPA, devono però trovare la loro realizzazione io un organismo ove l ' elemento principale di identificazione sia la elevata qualiÌicazione-specializzazione e capacità professionale delle persone e delle strutture che in esso operano. Nel rapporto preparato nel 1989 dal Max Plank Institut in vista dell'istituzione di una "Agenzia europea deìl'ambiente", si definisce "Agenzia dell'ambiente" un "ente che vi occupa il più ampiamente possibile, .vu base tecnico-scientifica, di questioni relative allei piote,-gioire dell'ambiente, o per preparare e suffi p gai p le decisioni che le autorità amministrative de a v orio pr'endet'e, o per prenderle autonomomente, o per contribuire od impostecele." Gli obiettivi, tenendo conto la specificità delle tematiche ambientali e la esigenza 15 di una loro integrazione con quelle sanitarie, sono quindi principalmente due: 1. riconoscimento delle specificità delle problematiche ambientali al fine di conferire maggiore chiarezza nelle responsabilità e competenza professionale in ambito sanitario ed ambientale; 2. mantenimento sul piano politico, culturale e di governo dell ' unitarietà dell'approccio ai problemi della salute e dell'ambiente. Pertanto, come dimostrato nella appendice allegata alla L.R. n. 44 del 19 aprile 1996, in tutte le materie che presentano contemporaneamente aspetti ambientali e sanitari, la ripartizione delle competenze tra ARPA e Dipartimenti di Prevenzione delle Az Usi si è cercato di favorire la individuazione delle responsabilità primarie ed il soggetto referente per il loro esercizio, sempre ricercando, però, la massima integrazione. Attività: proposte ed impegni Ad un anno circa dalla istituzione dell'ARPA, Emilia-Romagna emerge con sempre maggiore forza l'esigenza di definire e realizzare le condizioni culturali ed organizzative per sviluppare tale integrazione tra ARPA e i servizi preventivi delle Az. Sanitarie della Reg. Emilia Romagna (Dipartimenti di Prevenzione - DIP) In particolare per quanto concerne la conoscenza e la valutazione dei rischi ed dei danni alla salute di origine ambientale (Epidemiologia Ambientale) l'obiettivo principale dell'attività dell'ARPA sarà quindi quello di sollecitare, sostenere ed accreditare iniziative locali (in particolare dei DIP) di approfondimento per la conoscenza degli effetti sulla salute umana da parte di situazioni di rischio ambientale privilegiando un approccio di tipo propositivo. Inoltre ci si impegnerà ad accentuare, nello svolgimento delle attività istituzionali, oltre all'aspetto di valutazione del rischio per l'ambiente e la salute pubblica, anche e soprattutto la dimensione preventiva degli atti amministrativi. Pertanto sulla base di quanto sin qui esposto potranno essere effettuate le seguenti attività: • collaborazione con i D1P in tema di approfondimento di problemi sanitari conseguenti a situazioni di rischio ambientale; • raccolta ed elaborazione dati correnti in collaborazione con il Sistema Informativo dei DIP in particolare sui temi della cosiddetta EHIA (v. Fig. I) prendendo spunto da quanto riferito nelle Tabelle. 1 e 2. • disegno ed analisi di studi ad hoc di valutazione del rischio/danno sanitario (in collaborazione con i DIP) 16 • iniziative di formazione ed educazione in tema di valutazione epidemiologica dei rischi ambientali • collaborazione con enti ed istituzioni in tema di valutazione di Impatto ambientale per quanto concerne la "Componente salute"; • collaborazione con enti ed istituti internazionali per studi multicentrici; In termini pratici-organizzativi la Direzione Generale dell'ARPA affiancherà le sezioni provinciali ARPA nell ' ambito dei Comitati provinciali di coordinamento (art. 16 L.r. 44/96) i quali hanno il compito di individuare i temi, che per quanto concerne gli aspetti preventivi, meritano di essere approfonditi. Sarà altresì compito della Direzione Generale quello di contribuire alla definizione/reperimento delle risorse interne ed esterne necessarie lo svolgimento delle indagini. Concretamente l'impegno dell'ARPA sarà quello di favorire, per quanto possibile, quello che in realtà è sempre stato il compito dei servizi di prevenzione in ambiente di vita e cioè quello di valutare e stimare gli effetti sulla salute da parte di noxae ambientali. In tale ambito si farà riferimento a quanto previsto all'art. 17 della legge 44/96 per quanto concerne la collaborazione con il CDS (Centro della Salute). ^I 1 Aree e temi di intervento prioritari ln termini generali viste anche le indicazioni contenute nelle proposte di Piano Sanitario Regionale i settori saranno i seguenti: • • • • • aree urbane (traffico). poli industriali (Ravenna-Ferrara, ceramiche...) alta velocità amianto balneazione Commento: alcune considerazioni e raccomandazioni E noto che il risultato di un Referendum Abrogativo è quello di "rompere" (interrompere) una certa situazione che, d'accordo o meno, per la maggioranza degli italiani doveva comunque essere modificata. Il problema quindi non è se, ma come ricostruire e questo deve essere fatto tenendo conto degli equilibri preesistenti e con l'obiettivo di creare qualche cosa di ef sciente/efficace per il futuro. E evidente che anche sul tema della protezione ambientale esistono diversi ed importanti interessi professionali, culturali, politici e in una certa misura, ma inevitabilmente, economici. Pertanto tutte le soluzioni proposte in seguito ai risultati del Referendum che ha separato la tutela ambientale dalle USL, erano condizionate da quegli interessi. Però è opinione (sincera) di chi scrive che la posta in gioco sia per i risultati pratici (tutela dell'ambiente e della salute), che culturali è troppo alta per permettersi il lusso di limitarsi al "tanto peggio, tanto meglio". Si tratta in effetti di una scelta di civiltà cioè per una diversa e sempre migliore qualità della vita. D'altro canto, anche se l'opzione della prevenzione è facilmente condivisibile, essa difficilmente si adegua alla nuova organizzazione della Az. Usi: un Direttore Generale deve dimostrare entro 5 anni che la sua gestione ha portato precisi risultati innanzi tutto in termini economici, ma anche in termini di salute (o meglio in termini di malattia ovvero ricoveri, farmaci, prestazioni etc.). In una tale situazione la prevenzione trova (e troverà) una spazio sempre più ristretto sia in termini di risultati (che per natura stessa della prevenzione possono manifestarsi anche dopo generazioni), che di strumenti (la prevenzione viene per lo più vista come un ostacolo alla iniziativa economica privata). Occorre quindi che si crei una reale collaborazione che valorizzi la nuova situazione organizzativa quale la multireferenzialità che potrebbe consentire di valorizzare problematiche ed approcci non più e non solo di tipo amministrativo-fiscale, ma propositivo sia in termini tecnici che amministrativi. Accanto a questo potranno trovare spazio principi di cui si è sempre parlato senza mai essere arrivati in realtà a concretizzarli e cioè la interdisciplinarietà e il rigore scientifico. Occorre quindi che anche per quanto riguarda la salute e la prevenzione si concretizzi in modo chiaro negli obiettivi e nei modi una reale collaborazione tra ARPA e servizi sanitari di prevenzione (DIP), pena la perdita di professionalità e di motivazioni negli operatori e di credibilità negli amministratori e nei cittadini oltre che negli stessi operatori...e scusate se è poco!.. Si ringrazia il Dott. A. Zavatti, Direttore Tecnico del'ARPA Emilia Romagna, per i gentili ed utili suggerimenti APPENDICE Riferimenti presenti nella Legge Regione Emilia Romagna 19 Aprile 1996 n. 44: Riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione dell'Agenzia per la Prevenzione e l'Ambiente (ARPA) dell'Emilia Romagna sulla integrazione delle attività in materia ambientale e sanitaria Art.2 • sub e): Al fine di assicurare il coordinamento e l'integrazione delle funzioni regionali è istituito un Comitato tecnico interdipartimentale con riferimento alle competenze sanitarie, ambientali e produttive... Art. 3 • sub 1): Gli enti locali e le AUSL per l'esercizio delle funzioni di controllo ambientale e di prevenzione collettiva di rispettiva competenza si avvalgono dell' ARPA • sub 2): L'ARPA assicura agli enti locali e ai D1P delle AUSL della Regione attività di consulenza e supporto tecnico-scientifico e analitico sulla base di apposite convenzioni ed accordi di programma. Art.4 • sub 4): L'ARPA e i DIP delle AUSL svolgono le proprie attività in maniera coordinata e integrata. Art. 5 L'ARPA svolge attività... ed in particolare provvede a: • sub a): realizzare, anche in collaborazione con altri organismi ed istituti operanti nel settore, iniziative di ricerca applicata sui fenomeni dell'inquinamento e della meteorologia , sulle condizioni generali dell'ambiente e per i cittadini, sulle forme di tutela degli ecosistemi. • sub b): elaborare dati ed informazioni di interesse ambientale finalizzati alla prevenzione, anche mediante programmi di divulgazione e formazione tecnicoscientifica, nonché di fornire il supporto alla relazione di periodiche relazioni sullo stato dell'ambiente dell'Emilia Romagna; • sub c): fornire il necessario supporto tecnico scientifico alla Regione ai fini dell ' elaborazione dei programmi regionali di intervento per la prevenzione e il controllo ambientale e la verifica della salubrità degli ambienti di vita; • sub e): gestire un Sistema informativo sull'ambiente ed il territorio, ed in particolare sui rischi biologici, chimici e fisici in collegamento con il sistema informativo dei DIP delle AUSL; • sub o): fornire attività di supporto tecnico-scientifico alla Regione e agli enti locali per la valutazione di impatto ambientale; per il controllo di gestione delle infrastrutture ambientali... art 16 • ub l). Per l'ottimale realizzazione degli obiettivi, delle prestazioni delle attività e delle condizioni ... è costituito un Comitato tecnico provinciale di coordinamento... • sub 2): Sono componenti del Comitato provinciale di coordinamento: a) il dirigente responsabile del settore ambiente della provincia che lo presiede; b) il dirigente responsabile del settore ambiente del Comune capoluogo e dei Comuni con popolazioni superiori a 50.000 ab. c) il direttore della sez. provinciale dell'ARPA d) i responsabili dei Dipartimenti di prevenzione delle Az. Unità sanitarie locali della provincia. art 17 • sub 1): L'ARPA ed i DIP delle AUSL esercitano in modo integrato e coordinato le funzioni e le attività di controllo ambientale che rivestono valenza sia ambientale sia sanitaria; • sub 6): L'ARPA per l'esercizio delle proprie funzioni e attività si avvale sulla base di appositi programmi di valenza regionali, delle collaborazione del Centro di Documentazione per la Salute, che opera presso le AUSL delle città di Bologna e di Ravenna, in materia di documentazione, informazione, educazione alla salute ed epidemiologia occupazionale ed ambientale. NOTE 1 WHO - Report Of The WHO Commision On Health And Environment teneva, 1992 2 CEC Towards the 5th framework programme:scientiic and technological objectives, Brussels 12.2.1997 3 IPCS -WHO Guidelines On Studies In Environmental Epidemiology Envirommntal Health Criteria 27 Geneva 1983 4 B.C. Clark,, Introduction To Environmetal Impact Assesment, 1SS, Roma, 1986 5 E Giroult, Why and How to Strengthen Human Health Considerationin Environmental Impact assement, ISS, Roma, 1986 6 P. Vineis, Modelli di rischio - Epidemiologia e Causalità, Einaudi Ed.1990 7 WHO-CEC, Health Monitoring in The Prevention of Diseases Caused by Environmental Factors, Environmetai & Occupational Epidemiology, Geneva 1989 8 IARC (1996) The quantitative Wstimation and prediction of cancer Risk. lnternational Agency for Research on Cancer, Lyon (In press) 9 Walker SR, &Rosser RM, Quality of Life Assessment. Key Issues in 1990s Kluwcr Academic Pubi ishers, 1993 10 WHO, Data Requirements and Methods for Analysing Spatial Pattrens of Disease in Small Araas, 1990 11 Beauchamp TL, Childress JF, Principles of Biomedical Ethics 4th Ed Oxford Univ Press, 1994 12 Lauriola P, et al., Note preliminari per la definizione di alcune linee guida di etica in epidemiologia ambientale, Epidemiolgia e Prevenzione, 1994; 18:1184-188 13 Lauriola P. Vineis P., Riflessioni per una ricerca epidemiologica eticamente attenta Medicina Democratica;1996; 106-107: 104-107 14 CDC, Guidelines for Investigating Clusters of Health Events, MMWR, 1990 15 Reg. E.R. Relazione di presentazione al progetto di legge regionale di istituzione della ARPA, BUR 19.12.1994, n. 368 17 I E GIUNTA L'ORA DI PENSARE ANCHE Al TECNICI di Paolo Fanelli e Catia Pieroni A fronte della situazione difficile della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro, dovuta soprattutto alle carenze strutturali e alla scarsità delle risorse finanziarie, umane e organizzative, è sempre più urgente indicare nuove proposte che possano contribuire a migliorare il quadro della prevenzione nei luoghi di lavoro. Queste considerazioni ci appaiono ormai improrogabili, soprattutto dop l'uscita del decreto ministeriale n. 58 del 17/1/1997, in merito alla definizione del profilo professionale del tecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro (d'ora in avanti lo chiameremo per brevità tecnico della prevenzione). È un fatto, da tutti riconosciuto, che il profilo professionale del tecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro abbia una specificità che lo rende non omologabile agli altri profili professionali che si occupano di vigilanza, per più motivi, tra i quali una particolare responsabilità giuridica e tecnica nel rapportarsi con quel mondo del lavoro sempre più variegato nella sua organizzazione e sempre più rapidamente in evoluzione tecnologica. Per questo motivo ci è parso quantomeno anacronistico il definire un unico profilo per più attività professionali, che ci pare sia più il frutto di una mentalità igienistica che pensavamo in via di superamento, piuttosto che l'applicazione di una cultura innovativa che definisca un profilo professionale coerente con il contesto di un'organizzazione dipartimentale che possa contribuire a quella "svolta" nella gestione della prevenzione ora più che mai urgente. Un profilo "particolare", dicevamo, in quanto riguarda un'attività sicuramente di specializzazione avanzata, ma nel contempo di elevata interdisciplinarietà e di stretta collaborazione con il medico, sempre più necessaria e auspicabile; per questi motivi non ci trova d'accordo chi 18 sostiene la costituzione di un'organizzazione separata della vigilanza, (il "corpo dei vigili sanitari"??). Seminai potrebbe essere utile istituire forme permanenti di coordinamento tra i tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, facendo, però, prevalere il momento della sinergia preventiva sulla specializzazione poliziesca. Citiamo, ad esempio, l'imposizione di una prescrizione a un datore di lavoro, per poter sanare una situazione di pericolo attraverso una bonifica degli impianti industriali; per svolgere questa "semplice" attività, il nostro tecnico deve conoscere quantomeno i cicli tecnologici aziendali, per ipotizzare una bonifica ai fini dell'eliminazione o riduzione del pericolo; ma "il nostro" deve anche sapere se una tale bonifica è "concretamente realizzabile" nel contesto specifico e in tale valutazione questo "semplice tecnico" è spesso lasciato in balia di sé stesso e delle sue responsabilità; per questo motivo deve quotidianamente aggiornarsi sull'evoluzione della normativa, che di questi tempi è particolarmente vivace, e della tecnica; anche in questa attività egli si trova spesso da solo, perché, la "Regione", almeno finora, non ha mai esercitato quel ruolo attivo nella formazione e informazione dei tecnici, come avrebbe potuto e dovuto fare. Per questi motivi, il tecnico della prevenzione esercita la propria attività con un rapporto diretto, particolarmente impegnativo e delicato, specie dopo il decreto legislativo 758/94, in termini di responsabilità individuale, specializzazione professionale e impegno relazionale con persone e associazioni. Tutti i soggetti che possono esercitare una capacità d'organizzazione e d'indirizzo in questo ambito, politici e non, dovrebbero riflettere su un tali questioni, andando aldilà delle frasi fatte e dando concretamente possibilità operative ai dipartimenti di prevenzione, restituendo dignità professionale e il giusto riconoscimento alla nostra professionalità, anche attraverso un adeguato inquadramento contrattuale e un migliore trattamento economico; fornendo certezze a una categoria di operatori che si vede attualmente stretta tra l'angustia di un ruolo professionale inadeguato e la "fuga" verso la libera professione, si contribuirà nel contempo a creare condizioni favorevoli per una nuova stagione della prevenzione. Se il tecnico della prevenzione è caratterizzato da una sua diversità rispetto al personale che si occupa di altri aspetti dell'igiene, altrettanta particolarità lo differenzia dai laureati dei servizi di prevenzione, con i quali, di fatto, ha più un rapporto di collaborazione che di subordinazione. Questo rapporto di tipo collaborativo non lo libera dal pesante impegno cognitivo e dalla sua responsabilità giuridica, sia per quanto attiene la sua professionalità nell'individuare e valutare i rischi, sia nell'imposizione di quei cambiamenti necessari a incidere fattivamente sulla realtà lavorativa più di quanto in passato abbia fatto quella "pseudoprevenzione" basata esclusivamente su interventi non risolutivi. A fronte di un profilo professionale, oggettivamente carico di peculiarità e di centralità nel processo di prevenzione, manca una carriera per il tecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro, che tenga conio dell'elevata professionalità che questa figura viene, necessariamente, ad assumere nel rapporto quotidiano, fatto anche di controlli e verifiche, con controparti come ingegneri, medici, avvocati, commercialisti, consulenti, con i quali ha un'interazione diretta, necessaria e molto impegnativa. A questa carriera si dovrebbe accedere con il VI livello, dal quale poi si possa salire ai livelli superiori in relazione, non esclusivamente a un titolo di studio posseduto, ma soprattutto tenendo conto della sua effettiva ricaduta in termini di capacità di intervento nei cicli produttivi; in altri termini bisogna che l'inquadramento e il trattamento economico relativo, siano sempre più legati alla qualità, prendendo atto del "chi fa che cosa" nella pratica professionale, piuttosto che all'acquisizione di titoli che, se non verificati nella ricaduta oggettiva, rischiano di diventare anacronistici titoli onorifici. Il riconoscimento professionale, con l'attribuzione del giusto livello, non dovrebbe essere legato esclusivamente alla capacità di coordinamento di altro personale, ma alle reali capacità profes- rionali esercitate quotidianamente, che non sono sicuramente "esecutive", ma esprimono una ampia autonomia professionale e decisionale, che dovrebbe essere adeguatamente valutata, specie quando ci si avventura nello spinoso tema della qualità all'interno della pubblica amministrazione. Se all'inquadramento del personale tecnico di vigilanza va dato il giusto peso, altrettanta attenzione va posta sulle carenze nei dipartimenti, sia quantitative (numero del personale), sia qualitative (formazione professionale e informazione permanente). Il tecnici di prevenzione, anche nella Regione Marche, se sono presenti, hanno comunque un rapporto numerico con i lavoratori del territorio veramente basso; per cui, se permangono tali carenze si possono recepire infinite direttive europee, creare le figure del Tecnico Aziendale, del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, del Medico Competente, del Coordinatore per l'Esecuzione e la Progettazione e tante altre quante la fantasia del legislatore riesce a immaginare, senza per questo cambiare di una virgola le condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Riferimenti Paolo Fanelli, ispettore Regione Marche, Az. USL I PESARO, Dipartimento di Prevenzione, U.O. medicina del lavoro via XI febbraio, 36 - 61100 - Pesaro tel. 0721-36.60.49 fax. 0721-36.60.47 E-mail = , [email protected] URL= http://www.ausll ps.marche. it/medlav/ho nreml. htrn W- IL CASO CVM DI PORTO MARGHERA di Edoardo Bai La recente iniziativa della procura della Repubblica di Venezia ha acceso i riflettori sull'area industriale di Porto Marghera e in particolare sugli impianti, ora appartenenti alla società EVC, per la produzione di cloruro di vinile monomero, CVM. In un convegno, ancora più recente, tenutosi proprio a Marghera il 21 marzo 1997, il procuratore Felice Casson ha tra l'altro affermato che la vicenda é potuta andare così avanti nelle conseguenze, grazie a gravi omissioni dei pubblici controlli, fra cui va annoverata la stessa Magistratura. In effetti non si comprendono i motivi per i quali una così tragica sequela di fatti sia potuta passare quasi inosservata, e per così lungo tempo. Una breve cronistoria sarà utile per un inquadramento più preciso della questione. Risale alla prima metà degli anni `70 una ricerca sulla cancerogenicità del CVM, affidata all'Istituto di Oncologia di Bologna diretto dal prof. Maltoni dalla stessa Montedison, allora proprietaria degli impianti. La ricerca é, come si é detto, finanziata dalla Montedison e i suoi risultati sono considerati proprietà privata; é questo il motivo per cui i dati si fermano almeno un paio d'anni nei cassetti della direzione aziendale. Lo IARC, nel frattempo, attribuisce al CVM un aumento di incidenza di quattro tipi di tumore nell'uomo: fegato, cervello, sistema emolinfopoietico, polmone. In particolare una particolare forma di tumore epatico, l'angiosarcoma, é talmente frequente da essere divenuta patognomonica. Le indagini di mortalità su esposti a CVM, per questo tipo di tumore, danno SMR dell'ordine di 40150.000. Catia Pieroni, ispettore, perito chimico Regione Marche, Az. USL 7 ANCONA, Dipartimento di Prevenzione Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro sede operativa, via 25 aprile, 61 60022 Castelfidardo tel. 071-71.30.407 fax 071-71.30.405 soci SNOP della Regione Marche NOTA DELLA REDAZIONE Nel Convegno Nazionale SNOP sul Dipartimento di Prevenzione e ARPA, che si svolgerà di ottobre nelle Marche, una sessione di lavoro è dedicata alla questione della figura, del ruolo e del percorso formativo del "tecnico della prevenzione". Ne vorremmo parlare soprattutto con loro. 19 Sottolineo questo concetto perchè, ancora recentemente, é stato sostenuto che,' il caso di carcinoma epatico riscontrato in un lavoratore addetto alla sintesi di CVM in un'azienda di Samarate VA non é attribuibile a esposizione lavorativa non essendo un angiosarcoma. In realtà, oltre ai 4 tipi di tumore per cui un aumento di incidenza é provato, esistono segnalazioni, non confermate, di aumentate incidenze di melanomi e di ca gastrico. Questi dati giustificano una indagine condotta da alcuni istituti universitari, come medicina del Lavoro 'di Padova, prof. Maltoni, prof. Foà e altri, in accordo con la FULC nazionale e riguardante tutti i principali produttori italiani di CVM e cioè l'ANIC di Ravenna, la Montedison di Ferrara e Marghera, la Liquichimica di Fetxandina, la Montedison di Brindisi, la Solvay di Rosignano, impianti minori a Bollate e Terni. I risultati, pubblicati nel 1977, sono clamorosi per quanto riguarda gli effetti tossici del CVM, in particolare per quanto riguarda l'epatotossicità, che tipicamente si manifesta con una iniziale alterazione del quadro enzimatico, per sfociare nei casi più seri, in sclerosi periportale con gravissime forme di ipertensione. Stupisce, a valle della pubblicazione, l'assenza di qualsiasi intervento, particolare o generale, consultivo o repressivo, almeno a tutela dei lavoratori già affetti da patologia dimostrata da CVM. L'unica iniziativa intrapresa (da parte del sindacato per il tramite dei patronati), é consistita in una miriade di denunce all' INAIL, per altro quasi mai sfociate in un riconoscimento. Pochi dati, e non significativi statisticamente, venivano evidenziati sulla mortalità degli esposti; d'altronde questo tipo di indagini é sempre difficile da impostare, per la scarsa affidabilità delle coorti, ricostruite quasi sempre su dati carenti, per lo più tratti da libri matricola mal tenuti, o senza un preciso indirizzario. Una svolta, per questo aspetto della questione, é rappresentato dal DPR 962/82. Questo decreto obbliga le aziende a denunciare gli esposti e su questa base l'ISS ha potuto ricostruire la coorte storica degli esposti a CVM. La coorte, validata anche da incontri con la FULC, é sostanzialmente esatta; basti pensare che il confronto con gli esposti, così come risultano dai dati della recentissima indagine della Procura di Venezia, mostra soltanto 8 discordanze, su 1658 soggetti. La mortalità per cause, a tutto il 1995, riguarda 168 deceduti. In particolare l'aumento di frequenza di tumore epatico raggiunge la significatività statistica. Ancora più significativa risulta l'analisi 20 della mortalità fra gli autoclavisti (18 casi). Fra questo gruppo 1'SMR per angiosarcoma epatico é 60.000, un po' più alto, ma dell'ordine di grandezza del tasso segnalato in letteratura. Si ricorda, infine, che un caso di angiosarcoma non é segnalato, perchè deceduto nel 1997. Ci risultano anche 2 casi di angiosarcoma, uno fra gli insaccatori PVC della ditta Pansac e uno nel finanziere di stanza a Marghera, (esclusi dalla coorte). Per la Procura é stata ricostruita anche la coorte degli insaccatori, di cui fanno parte dipendenti da ditte che lavorano in appalto. La coorte é di 272 insaccatori, ed é sicuramente incompleta: i deceduti risultano 49. Nonostante i limiti della coorte, lo studio di mortalità fra questi lavoratori, (esposti a PVC e non CVM), permette alcuni interessanti conclusioni. Infatti si nota un elevato SMR per tumori al polmone e alle vie respiratorie. L'aumento dei decessi per tumore al polmone é statisticamente significativo se confrontato con i tassi italiani. Si evidenziano eccessi per numerosi altri tipi di tumore, anche se non statisticamente significativi. La significatività statistica dell'aumento dei tumori polmonari, come causa di morte, é ancora meglio evidenziata se ai lavoratori in appalto si aggiungono i dipendenti Enichem con la mansione di insaccatori. La coorte diventa di 480 soggetti. Il noto effetto lavoratore sano fa si che, nella coorte Enichem, il tasso di mortalità generale sia più basso dell'atteso. Nonostante ciò il tasso di mortalità per tumori é sovrapponibile al dato nazionale; ciò vuoi dire che queste cause di morte sono relativamente più frequenti, nel loro complesso. Note conclusive Più di qualsiasi commento, credo che alcuni fatti siano degni di attente riflessioni. 1) La richiesta di rinvio a giudizio di tutti i dirigenti Montedison e Enichem é supportata da una indagine che attribuisce la possibilità di nesso causale con esposizione lavorativa a 109 decessi. 2) La cancerogenicità del CVM é nota dal 1970. Nonostante ciò, lo Stato italiano, con molto ritardo rispetto alla Comunità Europea, interviene soltanto nel 1982, col DPR 962. Nel DPR, inoltre, viene posto un limite valido ancora oggi, che é scandalosamente permissivo. Infatti, esso é pari a 3 ppm come valore limite tecnico di lunga durata (VLTLD), e cioè come media ponderata nell'arco di un anno! Tale modo di misurare le concentrazioni limite, come noto, permette di tollerare situazioni temporanee con punte di parecchie centinaia di ppm. Ciò é distante anni luce dalla filosofia degli enti di controllo internazionali; si pensi al limite OSHA: I ppm (limite ponderato per 8 ore lavorative). 3) La Montedison prima, e Enichem poi, producono alcuni interventi atti a diminuire l'esposizione dei lavoratori. Essi sono essenzialmente consistiti nel degasaggio del lattice e nelle modifiche delle autoclavi, con nuovi sistemi di spurgo e di pulizia, quest'ultima effettuata con acqua ad alta pressione anziché manualmente. Queste modifiche non si sono dimostrate sufficienti allo scopo di rientrare nei limiti imposti dalla 962. Montedison autocertifica miglioramenti ulteriori nella primavera del 1975, ancor prima della adozione del DPR 962, che permettono il raggiungimento di una media mensile pari a 5.27 ppm. In realtà l'unica modifica apportata, in quell'epoca, é costituita nell'acquisizione di una nuova linea automatica per prelievi ambientali. Il nuovo "sistema di prelievi" abbatteva la concentrazione di CVM da 14.8-29 ppm a 5.27 pptn! 4) L'indagine della Procura si basa sulla denuncia di un operaio, Gabriele Bortolozzo, che caparbiamente raccoglie ia storia clinica dei suoi compagni di lavoro. Apparentemente, ogni istituzione sanitaria ha fatto il suo dovere: a) la USL ha eseguito le sue ispezioni b) l'università ha fatto le sue indagini c) l'ISS ha elaborato i suoi dati. Perché, allora, é stato necessario il paziente lavoro eli anni, di un operaio, per ottenere la prima indagine completa sull' azienda? Quanto sopra vuole essere un invito a superare gli steccati della divisione dei compiti e a recuperare, almeno noi operatori della prevenzione, la capacità di ricucire informazioni di origine diversa per ottenere un quadro generale: ciò che ha fatto, giustamente, la Procura. Di tutte le possibili fonti di informazione va infine tenuta presente, come quella potenzialmente più significativa, la fonte diretta, costituita dagli addetti esposti. Come Bortolozzo ha dimostrato, questa fonte ha importantissime valenze tecnico scientifiche: impariamo ad ascoltare la sua voce. QUALCHE ALTRO NUMERO Dai 5.000 addetti degli anni'30 ai 15.000 del `45 al boom degli anni "60 con 33.000 occupati nel 1965 (di cui 15.000 nel settore chimico e 6.500 in quello metallurgico) si arriva alle poche migliaia di oggi. La fisiologica tendenza alla disnaissione ha molte cause: le aziende di base legate al petrolchimico si sono collocate direttamente nei paesi che producono petrolio. Le questioni ambientali ed i relativi costi sono diventati insostenibili come sempre più ridotto in Italia il ruolo della " mamma " partecipazioni statali. Anche a Porto Marghera, in una parte delle aree dismesse bonificate, si intravvede il Parco scientifico tecnologico e la nascita di aziende a minor impatto ambientale. Si è persa putroppo l'occasione di utilizzare l 'accordo Ministero dell ' Industria e Ministero dell 'Ambiente del 1988 per i finanziamenti sul piano dell ' innovazione tecnologica degli impianti (il 60% dei quali ad alto rischio: cloro-soda, cloruro di vinile, TDI e caprolattame e con più di trent ' anni di vita!), per la bonifica della immensa discarica di rifiuti tossici e nocivi e per la movimentazione sicura di milioni di tonnellate di prodotti chimici e petroliferi via nave e (auto)strada. Secondo un documento interno del Ministero dell 'Ambiente più di due terzi degli impianti non supererebbe le nuove norme europee sulle aziende a rischio. Occorre quindi pensare ad un Pitturo vero e sostenibile per Marghera. (nota di Michele Boato su Notizie Verdi del 19 aprile 1997) SCHEDA GABRIELE BORTOLOZZO Gabriele Bortolozzo era un operaio autoclavista; lavorava alla produzione di CVM, a Porto Marghera. E deceduto il 12 settembre 1995, a seguito di un incidente stradale. Aveva dedicato gran parte della sua vita allo studio degli effetti del CVM, di cui portava un segno caratteristico: il fenomeno di Raynaud. Una delle sue osservazioni più note riguarda una minicoorte, descritta in un articolo dal titolo:"Alla messa in marcia del CV6, nel 1956, c ' erano 6 lavoratori autoclavisti. Ecco la storia di 4 di loro, deceduti, come da certificazioni mediche, di tumore al fegato in conseguenza all'esposizione al CVM". La diagnosi di tumore al fegato non era stata esatta per due dei lavoratori; le cause di morte dei 4 soggetti erano: L. C. P. P. G. B. G. P. cirrosi epatica cirrosi epatica angiosarcoma epatico cancrocirrosi. La sua intuizione di metodo era invece perfetta: isolare i più esposti, cioè i suoi compagni di lavoro che entravano nelle autoclavi per la pulizia finale, evidenzia l'effetto del CVM. Come abbiamo visto, la perizia condotta per conto della Procura di Venezia gli ha dato, purtroppo, ragione: sui 18 autoclavisti, I I avevano un tumore epatico e 3 una cirrosi. Il lavoro di ricerca di Bortolozzo non si ferma qui. Egli ricostruisce il ciclo completo di sintesi del CVM e documenta modalità di esposizione assolutamente differenti da quelle ufficiali.Vediamone un esempio:"G. B., nel 1985, informa i familiari di aver subito delle zaffate di gas CVM al 0124. Nel 1985 N. C. testimonia che esposizioni a CVM continuano al CV24, per mancanza di manutenzione, corrosioni, rotture, con forti perdite di CVM. Le concentrazioni del gas possono essere nei limiti, come denuncia l'azienda, ma ciò non esclude esposizioni improvvise ed elevate, anche se di breve durata." Come la perizia ha dimostrato, le conclusioni di Bortolozzo sono fin troppo ottimiste; in realtà l'azienda documentava il rispetto dei limiti di legge attraverso analisi assolutamente inaffidabili. Bortolozzo, infine, entra in polemica con le prime conclusioni dello studio epidemiologico ISS sulla coorte di esposti al CVM (mortalità fino al 1985), esponendo le sue critiche in un numero monografico di "Medicina democratica" (MD numero 92193 gennaio-aprile 1994). Esse, sostanzialmente, riguardavano tre argomenti: • • • la mortalità della coorte, troppo bassa la mortalità per tumore al polmone e per tumore al fegato, troppo bassa l'esclusione della coorte dei lavoratori delle ditte in appalto, che lavorano all'insacco del PVC. Bortolozzo faceva le sue osservazioni sulla base della indagine da lui personalmente condotta; raccogliendo testimonianze e documentazione medica direttamente dai suoi compagni di lavoro o dalle loro famiglie. Sulla mortalità della coorte, Bortolozzo aveva torto. Infatti l'effetto lavoratore sano, che Bortolozzo non conosceva, abbassa il tasso di mortalità generale; per questo motivo essa é più bassa fra i lavoratori di Marghera che fra la popolazione della regione Veneto. Sulle altre questioni aveva perfettamente ragione. Su incarico della Procura, I'ISS ha completato lo studio di mortalità fino al 1995; é stata ricostruita la coorte degli insaccatori; i dati dell'indagine sono stati confrontati con quelli emergenti dalle segnalazioni di Bortolozzo e di ogni altra fonte nota (INAIL, FULC, pubblicazioni, ecc.) L'eccesso di tumori al fegato é significativo presso i lavoratori del CVM; l'eccesso di tumori al polmone é significativo presso i dipendenti delle ditte in appalto; i morti per tumore sono molti di più di quelli denunciati dalla prima relazione ISS, come del resto c'era da aspettarsi, in accordo con il lungo periodo di latenza che caratterizza queste forme morbose. E evidente, in conclusione, che sarebbe stato molto utile se una qualche autorità, prima di Felice Casson, avesse preso sul serio l'inchiesta di Bortolozzo. 21 LA LEGGE SEVESO HA UN TESTO UNICO La legge n°137197 modifica la legge "Seveso" di Gianandrea Gino Con l'emanazione della legge 19 maggio 1997, n° 137 - C.U. 26 maggio 1997, n°120, hanno finalmente trovato una sede definitiva le numerose modifiche e integrazioni apportate in via provvisoria da una serie pluriennale di Decreti legislativi e relativi Decreti ministeriali che, con moto periodico, ogni due mesi venivano reiterati e, regolarmente, decadevano non convertiti. Cogliendo l'occasione per ringraziare la Consulta e la relativa Sentenza che, impedendo la riproposizione all'infinito dei Decreti, ha posto fine ad una situazione divenuta praticamente ingestibile, è bene fare sinteticamente il punto sulla situazione determinatasi. innanzitutto è bene ricordare che, dopo alcuni mesi di vacatio-legis, le modifiche apportate negli anni ed oggi ricomposte, hanno di fatto inciso sensibilmente sull'originario assetto del DPR 175188 e relativo DPCM/89. Le soglie, le modalità di conteggio e gli allegati sono stati modificati o sostituiti, come pure molti ed importanti articoli e le competenze. In tabella I sono sintetizzate le nuove soglie integrate. Oltre all'indubbio innalzamento delle soglie per i depositi (che oggi sono definiti diversi e non più separati ! ), si evidenzia l'introduzione della soglia secca ad 1 Kg per i cancerogeni tossici o molto tossici, con obbligo di Dichiarazione integrata al superamento della quantità indicata. Fra le novità di maggior rilievo si ha senza dubbio l'istituzione del nuovo obbligo di informazione, praticamente diretto, fra imprese e cittadinanza: entro agosto '97 (il legislatore non si ricorda mai delle ferie!) per le attività in Notifica (giugno '98 per le attività in Dichiarazione), dovranno essere prodotte e tra- 22 smesse le schede sintetiche di informazione da parte degli Esercenti a: • • • • • • Ministero dell'Ambiente Regione o Provincia Autonoma Sindaco Comitato Tecnico Regionale o Interregionale Prefetto Az.Usl I Sindaci, a loro volta, dovranno rendere immediatamente note alla popolazione le sezioni da 1 a 7 della scheda integrale ricevuta (aspetteranno settembre ?). Come meglio tratteggiato anche nelle considerazioni già pubblicate su Snop 37 a firma di A.Baldasseroni, le schede potranno contribuire nel garantire un maggior livello di informazione e accettazione ragionata da parte dei cittadini, facilitando e/o stimolando anche il compito degli Enti di Controllo, soprattutto se non si perderà per l'ennesima volta l'occasione per fornire un intervento da e di Servizio, per educare alla sicurezza e salute e formare a comprendere dei contenuti altrimenti sterili e burocratici. Le schede vengono anche trasmesse alle A-Usi perché possano contribuire al processo di supporto e gestione territoriale, con le proprie specifiche competenze, che non a caso debbono anche essere portate nel Comitato tecnico Regionale in fase istruttoria. Su queste vicende è bene riflettere, anche per analogia. Le competenze originariamente affidate in materia ambientale alle Usi sono state progressivamente ridotte in seguito al referendum ambientale, ma anche ben poco esercitate (o espresse in modo appunto burocratico) nell'ambito della vigenza, né sono stati prodotti contributi attivi cd impegnati, se non occasionali. Anche e forse soprattutto per questo si sono poi determinate le attuali evoluzioni istituzionali in materia ambientale, di fronte alle quali è ancora possibile scegliere l'opzione: • lasciare libero il campo, occupandosi della propria routine • incidere e rendere esplicita la perdita di valore e i danni in termini di prevenzione che un approccio esclusivamente burocratico e gerarchico possono arrecare alle competenze ambientali (subito) e di sicurezza e salute (subito dopo) Le informazioni che verranno trasmesse, ancorchè schematiche e sintetiche, richiederanno inevitabilmente un supporto ed una competenza per una vera comprensione e in più costituiranno un ulteriore data-base da non disperdere nel solito archivio de-informatizzato. Perché non ipotizzare anche accordi locali integrativi, contatti cittadinilscuole-ente pubblico-aziende- associazioni ? Perchè non raccordare i programmi di lavoro dei Servizi di valutazione delle Valutazioni-626 con la Valutazione175 o, a maggior ragione, Esenzione175? (O meglio: come è possibile distinguere fra settori di intervento tanto sovrapposti se non coincidenti, nelle chimiche, nei depositi, nelle galvaniche ?) E le sostanze cancerogene e tossiche sono veramente così poco presenti sul territorio di propria competenza ? Sono domande retoriche che richiedono risposte operative, anche da parte di quel collega di un servizio (un caso isolato ?) che ho sentito dichiarare "non mi interessa più la 175, sto lavorando sulla 626 !". Gianandrea Gino (e-mail [email protected] ) Nota I) La distinzione determina di fatto un ampliamento della categoria originaria. Tabella I Adempimenti e soglie L. 137197 Categoria A Notifica ai sensi dell'art.4 DPR 175188 redatta secondo le modalità di cui al DPCM 31103189-ALLI ed invio scheda art. I c.9 legge 137197 (entro 60 giorni in via di prima applicazione) B1 Dichiarazione ai sensi dell'art.6 DPR 175188 redatta secondo le modalità di cui al DPCM 31103189-ALL. III capitolo I , integrata come previsto dal capitolo 2 ed invio scheda art.I c.9 legge 137197 (entro I anno in via di prima applicazione) B2 Dichiarazione ex art.6 DPR 175188 redatta secondo le modalità di cui al di cui al DPCM 3 1103189- ALL. III capitolo I ed invio scheda art.I c.9 legge 137197 (entro I anno in via di prima applicazione) C Esenzione ai sensi dell ' art. 3 DPCM 31/03/89 (Obblighi generali dei fabbricanti di cui all ' art.3/175: individuazione dei rischi, adozione di misure di sicurezza, informazione, formazione, equipaggiamento) Esercizio di attività industriale con impianti di cui all'allegato 11175 e depositi connessi Deposito diverso da quello delle sostanze elencate in allegato 111 connesso a uno degli impianti in allegato I Presenza di una o più sostanze o categorie impiegate nelle quantità indicate All. 1111175, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai limiti di batteria degli impianti purchè dello stesso fabbricante, in quantità maggiore o uguale alla I" colonna Sostanze, categorie e preparati in All. 111175-I" o Il" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai limiti di batteria degli impianti purché dello stesso fabbricante, in quantità maggiore o uguale alla 2" colonna Ali. 1111175, all'interno del perimetro industriale o entro 100 m, in quantità maggiore al 60% della I" colonna Sostanze, categorie e preparati in All. 111175-1" o 11" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai limiti di batteria degli impianti purchè dello stesso fabbricante, in quantità maggiore o uguale al 60% della 2" colonna Sostanze o preparati classificati contemporaneamente come cancerogeni e tossici o molto tossici (R45 o 49 e R23-24-25 o R26-27-28) in quantitativi uguali o superiori ad I Kg All. 1111175, all'interno del perimetro industriale o entro 100 m, in quantità maggiore o uguale al 20% della I" colonna Sostanze, categorie e preparati in All. 111175-I" o II" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai limiti di batteria degli impianti purchè dello stesso fabbricante, in quantità maggiore o uguale alla I" colonna All. 1111175, all'interno del perimetro industriale o entro 100 m, in quantità inferiore al 20% della I" colonna Sostanze, categorie e preparati in All. III 175-I" o II" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai limiti di batteria degli impianti purchè dello stesso fabbricante, in quantità inferiore alla I" colonna Sostanze o preparati classificati contemporaneamente come cancerogeni e tossici o molto tossici (R45 o 49 e R23-24-25 o R26-27-28) in quantitativi inferiori ad I Kg «I t a olib l. qi 23 «e. SERVIZI DI PREVENZIONE E RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA QUALI RAPPORTI? Il D.Lgs 626194 introduce nel quadro del sistema prevenzionale per la tutela della salute nei luoghi di lavoro la figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (in sigla RLS), soggetto a cui competono le attribuzioni elencate all'articolo 19. Questa figura é senz'altro una delle possibili rappresentanze dei lavoratori, titolari dei diritti esplicitati dall'articolo 9 della legge 300170, conosciuta come Statuto dei lavoratori. Oggi i lavoratori hanno la possibilità di disporre di loro rappresentanti, adeguatamente formati e specificamente destinati a garantire al miglior livello la loro partecipazione alla tutela della propria salute rispetto ai rischi presenti negli ambienti di lavoro. L'esistenza di queste figure deve essere opportunamente valorizzato dai servizi: 1'RLS deve diventare per i servizi un interlocutore privilegiato. La pratica dei servizi pubblici di prevenzione fin dagli inizi aveva stabilito un rapporto costante e fruttuoso con i lavoratori e i loro rappresentanti; questo rapporto aveva costituito uno degli elementi di più rilevante novità e aveva permesso di realizzare situazioni di approfondite conoscenze dei rischi lavorativi e di successive bonifiche. La partecipazione dei lavoratori aveva poi trovato esplicito richiamo all'interno della legge con la riforma sanitaria del 1978 (anche se già in tal senso si erano mosse la Legge 300170 e, più nel dettaglio, la Circolare 20 giugno 1974 del Ministero del Lavoro). In seguito l'esercizio delle funzioni di vigilanza aveva in alcuni casi fatto considerare superfluo il concorso della soggettività dei lavoratori e solo i servizi (o gli operatori) più attenti hanno continuato a ricercare un rapporto dialettico con i lavoratori nel rispetto dei diversi ruoli che i soggetti ricoprivano e ricoprono. Il D.Lgs 626, istituendo la figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, riconosce un ruolo fondamentale alla partecipazione dei lavoratori ai processo di tutela della loro salute e sicurezza e contemporaneamente richiama tutti i sogget- 24 ti e quindi anche i servizi di prevenzione a valorizzare questa figura. Pur consapevoli delle difficoltà e dei ritardi che caratterizzano la nascita e il decollo dci RLS (si pensi alla quasi totale assenza degli RLS di territorio o di comparto, pur previsti dalla norma), é quanto mai utile chiarire quali possano essere i rapporti tra servizi di prevenzione e RLS. Ascoltare 1'RLS per avere elementi per capire quali sono e come vengono vissuti i problemi della sicurezza dei lavoratori, acquisire il suo parere sulle soluzioni possibili e sui miglioramenti, cogliere le difficoltà che lo ostacolano o che gli impediscono di svolgere il suo ruolo, contribuire a informarlo e a formarlo perché possa svolgere i suoi compiti in modo più qualificato, rispettare comunque la sua autonomia, per cui egli risponde principalmente ai lavoratori che l'hanno eletto: questi sono compiti che un servizio di prevenzione accetta come propri, se si propone di diventare parte attiva per un ' applicazione del D.Lgs 626 non burocratica, ma sostanziale. Pertanto la normale attività di prevenzione e vigilanza dei servizi nelle singole aziende, così come non può prescindere dal rapporto dialettico con il datore di lavoro e i suoi collaboratori (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e Medico Competente), parimenti, pur tenendo conto della diversità dei ruoli, non potrà svolgersi senza il coinvolgimento dell'RLS, il quale dovrà essere informato e consultato nell'ambito dell'intervento che il servizio attua. Una particolare importanza riveste il fatto che 1'RLS venga messo a conoscenza dei provvedimenti adottati e in particolare delle prescrizioni adottate ai sensi dell'articolo 20 del D.Lgs 758194. Com'é noto, fino all'entrata in vigore del decreto i servizi trasmettevano, direttamente e per conoscenza, i provvedimenti (diffide e disposizioni) alle rappresentanze sindacali aziendali, laddove tali rappresentanze erano presenti. Nei luoghi di lavoro in cui erano assenti, si imponeva al datore di lavoro, ai sensi dell'articolo 4 del DPR 547155 o dell'articolo 4 del DPR 303156, di informare i propri dipendenti delle diffide o delle disposizioni impartite. Da questo punto di vista la prescrizione ex-articolo 20 del D.Lgs 758194 non introduce alcun elemento di novità e pertanto la stessa può e deve essere trasmessa direttamente dall'organo di vigilanza all'RLS, per conoscenza, contestualmente alla trasmissione della prescrizione al contravventore e al datore di lavoro (se si tratta di soggetto diverso dal contravventore). Qualche perplessità ha sollevato tale procedura per la considerazione che la prescrizione viene impartita "nell'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria..." in ordine a una eventuale trasgressione del segreto istruttorio. Tale preoccupazione tuttavia é da superare in quanto, sulla base dell'articolo 329 del CPP, "gli atti di indagine compiuti ... dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l'imputato non ne possa venire a conoscenza" e, come é previsto dalla legge, la prescrizione deve essere notificata al contravventore. E superfluo d'altronde sottolineare come sia d'interesse legittimamente riconosciuto che i rappresentanti dci lavoratori (e quindi i lavoratori stessi) vengano a conoscenza delle situazioni di rischio per la loro salute e la loro sicurezza, nonché dei modi e dei tempi indicati dall'organo di vigilanza per la rimozione del rischio. Ne deriva che le prescrizioni ex articolo 20 del D.Lgs 758/94 devono essere trasmesse al contravventore e, per conoscenza, al datore di lavoro (se diverso dal primo). Contestualmente l'organo di vigilanza trasmette all'RLS copia dell'atto, in modo che i lavoratori possano venire a conoscenza delle situazioni di rischio che sono state riscontrate, del riferimento normativo, dei modi e dei tempi con i quali dovrà essere sanata la violazione, delle eventuali specifiche misure da adottare per far cessare il pericolo, nonché del destinatario della prescrizione. Resta inteso che, in assenza di rappresentanze interne dei lavoratori (RLS, RSU, ecc.) sarà da applicare anche alle prescrizioni la procedura fin qui seguita per le diffide e le disposizioni. Per concludere, si ricorda che il D.Lgs 626 chiama i servizi, oltre che a una tradizionale funzione di vigilanza, al nuovo ruolo di controllori della regolarità dei processi di gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo processo vive in modo fisiologico se tutti i protagonisti fanno la loro parte. I lavoratori sono, oltre che titolari di doveri ai fini della sicurezza, i principali beneficiari di tutto il sistema e in quanto tali dovrebbero essere i primi interessati al suo funzionamento. Per i servizi diventa prioritario adoperarsi, per quanto nelle loro possibilità, perchè gli RLS, in quanto rappresentanti dei maggiori interessati, ma spesso anche degli "anelli deboli della catena", siano posti in grado di esprimersi al meglio e possano ricoprire idoneamente il loro importantissimo ruolo. Antonio Manti UO Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro USL 3 "Genovese" 11111 I SISTEMI INFORMATIVI PER I SERVIZI DI PREVENZIONE Un bilancio e alcune proposte di Dario Tagini Ho ricevuto la proposta dalla regione Liguria di presentare una relazione di bilancio sui sistemi informativi per i servizi TSLL da tenere al personale delle USSL liguri, nell'ambito di un piano di aggiornamento per tutto gli operatori. La proposta mi è subito risultata interessante perché, anche se ormai da alcuni anni mi occupo del sistema informativo di tutta l'USSL per la quale lavoro a parttime e non più del sistema informativo della U.O. di tutela della salute nei luoghi di lavoro (e, al di fuori dell'USSL di altre questioni relative più all'informatica che alla tutela della salute nei luoghi di lavoro) mi è rimasta inespressa la necessità di effettuare da un lato un bilancio di una esperienza conclusa (valutandola da un'altra prospettiva) sulla quale forse posso ancora dare un contributo, dall'altro mi rimaneva la curiosità di sapere cosa sta succedendo ora, nei servizi, su questo tema. Quella che segue è una sintesi della relazione che ho presentato. La versione completa è disponibile a http :l/www.amblav.itlutentildario. Ho tentato di assolvere questo compito coinvolgendo più persone, attraverso una serie di contatti con operatori con i quali ho avuto occasione di interagire sul tema dei sistemi informativi, e con altri che non conoscevo, che mi sono stati segnalati dagli organizzatori di questo seminario. Ho chiesto loro di darmi qualche suggerimento; avrei voluto che ognuno rispondesse a queste domande: 1. Quale è l'errore che non rifaresti, nello sviluppo di un sistema informativo per la prevenzione ? 2. Quale scelta, invece, rifaresti ? 3. Che collegamento c'è (elio come si è evoluto) nei sistemi informativi che conosci tra i dati disponibili (che siano o meno su supporto informatico) e le scelte operative del servizio ? 4. Che suggerimenti daresti a chi vuole avviare un sistema informativo in un servizio di prevenzione, oggi ? Mi sono accorto però, ponendole, che queste domande ipotizzano una realtà omogenea e stabile nel tempo, approfonditamente conoscibile. Sono semplificatorie, come probabilmente è stata l'impostazione che, con altri, ho tentato di dare allo sviluppo dei sistemi informativi, nel corso di alcuni anni di lavoro del gruppo sui sistemi informativi . Quello che è successo, e che sta continuando ad accadere, è frutto di situazioni, opportunità e limiti locali, difficilmente confrontabili o esportabili. Questo non tanto in termini di programmi, basi di dati o analoghe questioni informatiche, ma in relazione al punto 3. sopra riportato, che è la chiave di volta di ogni sistema informativo. Non esistono indicazioni univoche ricavabili dal bilancio che provo a fare: credo però di avere trovato alcuni punti fermi, riferibili a due modelli di sistema informativo, contrapposti ma complementari. CONSIDERAZIONI STORICHE Fin dalla loro nascita quasi tutti i servizi hanno affrontato con passione il tema della organizzazione delle informazioni disponibili, relative al territorio di competenza. Anche se sono entrato nel giro nel 1980 (in epoca quindi non di molto precedente all'informatica diffusa, ai PC), ho avuto ancora occasione di usare un simpatico sistema di selezione delle informazioni, basato su schede forate e un ago da calza: semplice, economico, efficiente. Ho il sospetto che buona parte delle elaborazioni richieste - anche attualmente potrebbero essere soddisfatte da quella tecnologia: l'unico problema è la lunghezza dell'ago da calza necessario, dato l'ampliamento del territorio di competenza dei servizi: ogni scheda era un'azienda e ora le aziende seguite da un servizio sono troppe per un ago di 40 cm. Mappa dei rischi Questa definizione, che è alla base dei primi sistemi informativi (cartacei e poi informatizzati) sviluppati nei servizi, nasce prima di questi: è una ipotesi di lavoro, definita alla fine degli anni '70. Nascono le Unità Sanitarie, l'attività dei Servizi si allarga oltre la risposta alle richieste dei CdF, autonomamente o con i CdZ (o per i CdZ) si vuole conoscere la situazione di un determinato territorio, per preparare piani di lavoro. Ai quei tempi un servizio faceva qualche indagine all ' anno (con campagne di monitoraggio ambientale), c'erano le riunioni di gruppo omogeneo (ricordate?), qualche corso di 150 ore sui fattori di rischio (che erano 4...) e via dicendo. I primi sistemi informativi derivavano da questa impostazione di lavoro: una attività autogestita, di ricerca, per piccoli gruppi affiatati, senza particolari richieste dagli organismi gerarchici superiori: in seguito sono arrivati più operatori con diverse motivazioni, i questionari regionali e ministeriali, i budget, i carichi di lavoro, il 626. Gli archivi di base In realtà le considerazioni e gli archivi di base definiti in un Convegno SNOP ormai mitico (Caramanico Terme 1985), ripresi in un successivo Convegno SNOP genovese (1987), analoghi peraltro a quelli illustrati in un testo frutto di un lavoro promosso dalla Società Italiana di Medicina del Lavoro (AAVV - Informazione e Prevenzione - Franco Angeli; 1988) non erano puramente la trasposizione informatica della mappe di rischio. Si basavano anche su degli eventi che si stavano verificando e su alcune ipotesi di sviluppo che non so definire altro - ora - che speranze tradite. Se si sfogliano questi materiali, si scopre che gran parte delle argomentazioni ragionevoli che vi sono esposte non hanno avuto grandi sviluppi. Dato che tuttora mi sembrano ragionevoli, probabilmente è l'evoluzione della situazione che - fino ad ora - lo è stata poco (ragionevole). O meglio, probabilmente c'era un peccato di ottimismo, oppure una sottovalutazione dei problemi. Voglio provare, partendo da questi materiali, a identificare gli argomenti che ritengo utile ribadire e quelli che vanno abbandonati. I nomi degli archivi proposti in quei Convegni descrivono immediatamente, in estrema sintesi, l'architettura dei sistemi informativi previsti: anagrafe, mansioni, infortuni, sostanze, attività. L'indice del libro citato è uno schema di questioni ancora essenziali, o di un piano di lavoro da riprendere. 25 SIPRE È il nome di un progetto, sviluppato da operatori dei servizi e dall'Ispesl (o meglio, presso l'ispesi) che ha ormai svariati anni e del quale ho perso le tracce. Probabilmente qualche cosa concluderà, o ha già concluso e non lo so. E da riportare , insieme al progetto della Regione Toscana che segue, perché era una delle ipotesi di lavoro dei Convegni e del testo citati: i] coinvolgimento degli Enti Centrali. 1 risultati sono stati, fino ad ora, miseri. Spero che si sia interrotto, ma ho il dubbio (basato sulla lettura dei progetti in corso di attuazione presso l'Ispesl, presentati in un numero del notiziario di questo Ente in anni recenti) che stia continuando a macinare tempo e soldi, forse riconvertito a ipotesi di lavoro più attuali. Porto però alla vostra attenzione un elemento del progetto, l'unico forse che si è realizzato pienamente: l'Atlante degli infortuni. L'ipotesi di utilizzare i dati Inail per ottenerne immagini utili alla prevenzione, nasce da un decreto, che impegna l'Inail a fornire informazioni al SSN (firmato Craxi, se non ricordo male). Alcuni operatori (Costa, Arduini, Pianosi e altri) avevano avviato la realizzazione di atlanti, escogitando un sistema (l'indice Sintetico di Gravità) per ovviare ai limiti dei dati Inail: la mancanza di denominatori per calcolare gli indici più tradizionali: IF, IG, 11, etc.,. L'atlantizzazione venne poi proposta all'Ispesl e alle confederazioni sindacali, con aggregazioni differenti. Varie regioni mi risulta abbiano poi prodotto atlanti analoghi. Le immagini che derivano dagli atlanti con tutti i limiti di qualità del dato originario - ritengo siano utili per una programmazione regionale, o anche delle nuove USL provinciali. Non credo però che, in realtà, siano state molto utilizzate. E questa è una prima questione: l'unico repertorio di dati prodotto seguendo le ipotesi di lavoro dei Convegni e testi citati non è stato sostanzialmente impiegato. Provocatoriamente potrei sostenere però che nessun altro dato è stato utilizzato per pianificare l'attività dei servizi, quindi gli atlanti resterebbero utili, se si programmasse. Il progetto toscano Nel testo citato, il capitolo "Il sistema informativo per gestire le attività dei servizi di prevenzione delle USSL" preparato da Sergio Tonelli, è alla base di successivi documenti che hanno poi portato ad un progetto promosso dalla Regione Toscana, che ha portato ad un software, proposto a tutte le USL, ma non utilizzato. Il sistema informativo proposto derivava direttamente dalla ipotesi delle 26 mappe di rischio (del quale l'autore è stato uno dei padri), integrato con registrazioni di richieste e attività svolte, derivanti da ipotesi di VRQ sulla attività dei servizi. Visto il fallimento dell'esperienza, simile per alcuni versi all'ipotesi di informatizzazione diffusa e coordinata sulla quale si sta discutendo in Regione Liguria, ritengo essenziale che lo consideriate con attenzione, a fianco di un bilancio della esperienza di alcune USSL liguri, Ritornando alla Toscana, alcune verifiche effettuate mi portano a dire che: • è mancato un coordinamento centrale (o i servizi non hanno voluto riconoscerlo) • ci sono stati problemi di software (intesi in senso lato: programmi, addestramento, assistenza...) • si è evidenziata una disomogeneità nelle attività dei Servizi, nei piani di lavoro, negli interessi, che il progetto aveva ottimisticamente sottovalutato • i compiti dei servizi sono stati trasformati da nuove normative (ma il progetto era fallito prima del 626...) Anche se in genere, quando si parla di sistemi informativi automatizzati, si tende a porre l'enfasi sull'hardware e sul software, ritengo che il primo e il penultimo (e soprattutto il penultimo) siano stati i problemi cruciali. LE UNITÀ SANITARIE, OGGI Note su unità sanitarie e informatica Sempre per fornirvi qualche spunto di discussione, parlando di sistemi informativi diversi a quelli dei servizi di prevenzione, ma che nei modi e nei proble- mi ritengo possano fornire spunti a chi vuole ridefinire i sistemi informativi necessari ai servizi di prevenzione, vi cito brevemente le cinque aree principali di informatizzazione di una USSL: ragioneria/economato/magazzini, rilevazione presenze, accettazione. centro di prenotazione unica (CUP), laboratorio. Sono aree/attività quasi sempre informatizzate o in informatizzazione: ma quali sono i motivi dell'informatizzazione di queste e non di altre ? Se ben vedete, a parte il laboratorio, non si tratta di archivi con dati sanitari, o usati per elaborazioni di dati sanitari. Si tratta di attività da informatizzare perché producono molti dati che devono essere maneggiati e/o perché esistono obblighi di fornire e/o tenere ordinate le informazioni. Su queste informazioni si tiene in ordine la contabilità, si controlla il personale, si risponde alle richieste, si automatizza la gestione. Le USSL archiviano pochissimi dati (o se li hanno, non li elaborano) sullo stato di salute/malattia, su ciò che fanno dal punto di vista sanitario. Si archiviano dati per controllare i costi e rispondere a richieste, e resta da vedere se poi si utilizzano i dati che in questo modo sono a disposizione, per programmare gli investimenti. Le scelte sanitarie (aprire o chiudere reparti, comprare nuovi strumenti, fare un piano di prevenzione o di diagnosi precoce, decidere di indirizzare lo sviluppo di una divisione verso la cura di determinate patologie ...) raramente si basano su dati sanitari disponibili. I servizi di prevenzione si comportano in maniera diversa ? Nella vostra esperienza, la vostra attività da cosa è determinata, o come è scelta ? Che interazione esiste tra i dati che che registrate già (o volete registrare) e il vostro lavoro ? I servizi di tutela della salute nei luoghi di lavoro I servizi di prevenzione sono partiti alt' inizio degli anni '80 con una impostazione diametralmente opposta: i sistemi informativi delineati dai documenti citati erano destinati a valutare la situazione per decidere dove andare. Sarebbe come se il primo spezzone di sistema informativo che un nuovo ospedale mette in piedi fosse destinato a valutare le patologie prevalenti nella popolazione di riferimento, per aprire o ampliare i reparti giusti. Questa impostazione originaria si è progressivamente piegata, non so valutare se per empatia con quello che erano già elo stavano diventando le Unità Sanitarie, o perché quel progetto era troppo ambizioso, o per cause esterne indipendenti dalla volontà dei servizi, a ipotesi più gestionali e meno programmatorie. La formazione manageriale al quale sono stati sottoposti i quadri dirigenti dei servizi di prevenzione, fortemente orientata alla gestione dei costi e del personale, ha piegato i sistemi informativi desiderati (o in realizzazione), da programmatori-predittivi a gestionali. Propongo questa lettura di una evoluzione come il quinto tema di discussione. di Enrico Cigada, usato dalla Unità Sanitaria di Sesto S.Giovanni. E lo spirito dei due modelli che è differente: devo dire che i progetti di sistema informativo che mi sono stati presentati recentemente sono tutti fortemente indirizzati alla automazione del lavoro d'ufficio, fino al supporto alla produzione del verbale, mentre mi sembra sempre più sfumata la progettazione di una ricerca dei rischi sul territorio. Programmatorio-predittivo vs. gestionale Ovviamente la contrapposizione di due modelli ha valore didattico ed esalta differenze che nella realtà sono più smorzate, tanto è vero che Di Silvestro, a Cortona (una delle persone che ho sentito per preparare questa relazione) chiama gestioni degli insiemi di archivi che hanno molto di programmatorio e valutativo. Provo ad attribuire degli aggettivi, degli archivi, dei difetti e dei pregi, delle dichiarazioni ai due modelli estremi. Al programmatorio-predittivo si potrebbero attribuire i termini: "mappe di rischio, dati archiviati per il futuro, tutte le imprese, dati sintetici, indicatori", ma anche "dati inutili o sovrabbondanti, mancati aggiornamenti, archivi abbandonati, non ho i dati per i carichi di lavoro ed il budget ". Al gestionale "automazione del lavoro di ufficio, controllo, efficienza, seguire la pratica, rispettare i tempi, risparmiare tempo, soddisfare i clienti, ho i dati per i carichi di lavoro ed il bud g et" ma anche "anagrafe delle sole imprese conosciute. non so quali sono le aziende che non mi hanno mandato il nome del responsabile 626". In realtà i due estremi non esistono. una anagrafe delle imprese è sempre presente, una registrazione delle attività c'era anche nelle prime elaborazioni sul sistema informativo, ed esistono sistemi informativi bilanciati e ben utilizzati, anche se realizzati con tecnologie semplici e poco costose, come ANADITTE Dati dall'esterno, dati dall'interno Con le nuove USL allargate, con strutture di decine e a volte centinaia di operatori, non dovrebbe essere impossibile uscire da questa logica di frammentazione, ottimizzando la presenza e l'impatto delle attività di prevenzione. Si potrebbe pensare che le informazioni di programmazione derivino dall'attività di un nucleo che ricava dati prevalentemente da fonti informative esterne, ext r a-servizi. fornendole ai servizi. I servizi forniscono informazioni quali/quantitative utili per la definizione dei livelli di tutela raggiunti per merito dell'attività svolta. Strutture ridotte non reggono una suddivisione dei compiti, ma grandi entità non possono essere costituite da moduli organizzativi identici e ripetuti. Nell'ipotesi presentata di un gestionalevalutativo con dati interni e di un programmatorio-predittivo con dati esterni, le fonti informative per la descrizione della situazione di un territorio sono molteplici e legate a disponibilità e qualità che possono essere diverse, in zone differenti. Archivi delle Camere di Commercio e dati lnail restano comunque i due punti di riferimento principali. Disomogeneità che deriva dai comportamenti disomogenei Resto comunque dell'idea che, al di là delle dichiarazioni di principio, le attività svolte dai servizi siano fortemente disomogenee. I motivi sono molti: mancanza di definizione chiara di obiettivi dai livelli superiori, un'abitudine propria della P.A. ad adagiarsi su ciò che viene richiesto, un arco talmente ampio di problemi da affrontare che una cosa vale l'altra, le personali inclinazioni e disponibilità... Da questo derivano sistemi informativi calzati su situazioni e pratiche di lavoro locali e regionali che stanno fortemente divergendo. Non credo che questo federalismo della prevenzione sia positivo. Le nuove attribuzioni di gestione del registro delle imprese, affidate alle Camere di Commercio, stanno migliorando la qualità dei dati. In Regione Toscana, da alcuni anni, viene dist r ibuita annualmente una anagrafe, derivata dall ' archivio CCIA, integrata con dati sulle aziende agricole. Non ho informazioni approfondite sull'uso di questi dati. L'Inail ha aperto recentemente (marzo ' 97) un proprio sito interne' (http:llwww.inail_it) con dati statistici, che distribuisce anche su CD. 11 progetto è all'inizio e sembra essere colle g ato ad una vendita futura delle informazioni, però alcuni dati, dai livelli nazionali, cominciano ad essere disponibili. Macchine e programmi non sono, in prima approssimazione, una questione essenziale. Se i sistemi informativi sono poco gestionali, utilizzati da poche persone, non ad eccesso contemporaneo, etc... a parer mio può bastare poco più di un foglio elettronico. Tuttavia, più i sistemi informativi sono compiessi, usati da più operatori, in rete, sofisticati, più è richiesto un supporto specialistico. Specialistico non vuole dire esterno o solo esterno, ovviamente. Per la mia esperienza recente per ben lavorare è sicuramente essenziale che ci sia nella struttura in informatizzazione una interfaccia reale con la software-house o con il servizio della Unità Sanitaria che fornisce i programmi, anche se si riescono a realizzare opere dignitose anche con iniziative calate dall'alto. Sovente però ci si trova con singoli operatori al quale è commissionato, formalmente o informalmente, il controllo del sistema informativo da realizzare o da sviluppare, senza che poi questi abbiano grande possibilità di impatto con la reale st r uttura organizzativa di tutto il servizio. Oppure il sistema informativo è commissionato dal responsabile, che cerca di risolvere attraverso una presunta oggettività delle procedure di un programma i problemi di controllo e indirizzo del personale. Una provocazione: se il problema è la gestione dei documenti, perché non cercare un programma già pronto, tra i vari disponibili sul mercato, con qualche personalizzazione in più ? Omogeneità usi-regionale-nazionale Il federalismo che sembra ormai necessario vorrà dire che, ancora più di ora, i livelli di tutela dei lavoratori, di controllo delle imprese, saranno sempre più diversi sul territorio nazionale ? E proprio vero che l'autonomia si traduce in qualità, in mancanza di indicazioni, standard, obbiettivi comuni'? I sistemi informativi possono avere un ruolo nell'introdurre elementi di omogeneità. DRG della prevenzione I DRG applicati alle attività di cura sono stati ampiamente criticati, perché incentivano la spesa sanitaria, anche se introducono elementi di standardizzazione e di controllo sul singolo ricovero. Ma perché non pensare a DRG della prevenzione? l servizi hanno richiesto un 27 potenziamento delle strutture attraverso varie modalità: standard di personale (l'industria vale 1,5 e l'agricoltura 2, etc...), poi c'è stata un'ondata di corsi bocconiani e si è passati ai budget e al 6% per la prevenzione. In realtà le Unità Sanitarie continuano a essere estremamente disomogenee in attività ed in numero di operatori, sia per le attività di cura che per quelle di prevenzione. I pazienti però possono spostarsi da un ospedale all'altro, per trovare la qualità. ma imprese ed occupati hanno più difficoltà. Perché non pensiamo a dei DRG della prevenzione? Le regioni dovrebbero sicuramente dare degli standard, non di personale ma di attività da svolgere. Ma soprattutto dovrebbero pagare delle prestazioni svolte, sulla base di un tariffario che sicuramente è da definire con attenzione. Non credo sia impossibile definire dei DRG, basati su pochi parametri di ogni attività di prevenzione. il collegamento con i sistemi informativi è presto detto: come ci sono i dati sui ricoveri ospedalieri, limitati ma confrontabili, si potrebbero avere dei dati reali sulle attività di prevenzione, parziali ma confrontabili. Almeno questa parte dei sistemi informativi dei servizi di prevenzione sarebbero omogenei. Poi ogni servizio, intorno a questo nucleo gestionale e ad una anagrafe delle imprese, potrebbe avere tutti gli archivi di approfondimento desiderati, piegati alle esigenze e alle fantasie territoriali. www Il futuro è la rete, ma di questo abbiamo parlato al Convegno del 20 giugno, e ci auguriamo di poterne parlare molto più ampiamente e con continuità sui prossimi numeri e soprattutto sul prossimo sito tutto nostro.. NOTA Le gestioni definite da Di Silvestro, utilizzate in alcune zone delle Unità Sanitaria di Arezzo, sono: prescrizioni, rischi (profili), infortuni, malattie pro/essionali, nuovi insediamenti, edilizia, agricoltura, 277/rumore, osservatorio infortuni, documenti 626, livello di tutela, osservatorio stato di salute. 1 singoli archivi (anagrafe, ad esempio) sono trasversali a più gestioni. Solo leggendo questi titoli si vede come, in realtà, gestione, valutazione, predizione, programmazione possono non essere scelte alternative. 28 TICA MENTALE La Valutazione della fatica mentale nei luoghi di lavoro dal laboratorio di ricerca all'applicazione sul campo di Giuseppe Leocata Roma undici aprile 1997, aula biblioteca del CNEL a Roma, viaggio di lavoro, è mattina, sono appena arrivato in treno da Milano e nel pomeriggio ritorno di nuovo nella pianura padana, che fatica ? L'aula è colma di gente e altri ancora nella giornata arr iveranno alla spicciolata, l'interesse è molto; devo dire che immaginavo l'iniziativa come un qualcosa che rimanesse confinata nell'ambito ristretto di operatori specialisti nel settore e dei pochi operatori dei Servizi territoriali interessati alla problematica pur a vari livelli di queste problematiche. 11 Seminario SNOP-SIE è stato molto interessante in quanto ha offerto ai partecipanti un ricco menù sui diversi modi di leggere la salute mentale e la fatica mentale dell'uomo che lavora. Non ho assolutamente, con queste righe, la presunzione di trattare in modo dettagliato cd esaustivo tutte le problematiche specifiche e molto variegate trattate dai relatori intervenuti e provenienti da diverse discipline e da scuole diverse tra loro. Non illustrerò, pertanto tutte le relazioni presentate e non seguirò ]-ordine di presentazione di queste. Inizio con i nodi problematici emersi nella valutazione della fatica mentale; Giuseppe Favretto, dell'Istituto di Psicologia - Sezione Stress, Emozioni e Qualità della Vita - Università di Roma, ha illustrato quello che oggi costituisce il pericolo di "marginalizzazione residuale" della fatica mentale come tutto ciò che non è somatico ed ha proposto la soluzione di inserire questa fatica in un ambiente integrato e situarla in un ambiente umano, tecnico ed organizzativo. In merito alla necessità di quantificarla, il " problema misurativo " , egli ha illustrato come, in genere, vengano scelti come parametri gli effetti indiretti di questa; il rischio è che mentre la fatica fisica e quella mentale sono per certi versi e solo parzialmente misurabili, c'è una "fatica altra" che non è misurabile; andrebbe studiato e sperimentato, quindi, un metodo ampio e integrato. 11 nodello che ci viene proposto dal relatore è il PIE (personlenvironment - personalambiente) "stress-derivato". Nel contesto lavorativo ed organizzativo, il modello analizza i fenomeni secondo due punti di vista : il soggetto e 1'am- hicnte. L'analisi dal punto di vista del lavoratore studia la relazione esistente tra i bisogni, le aspettative della persona e la possibilità che l'organizzazione ha di soddisfarli. Dal punto di vista dell'organizzazione vengono analizzate le capacità che ha il lavoratore di fare fronte alle richieste lavorative. Il modello opera quindi una distinzione tra la valutazione soggettiva dell'individuo nei riguardi dell'ambiente in cui è inserito, della propria immagine lavorativa, in associazione alla valutazione oggettiva delle caratteristiche intrinseche al lavoro ed alla persona stessa. Esso permette, in sostanza, di affrontare alcune tematiche relative all'analisi delle risorse umane e allo sviluppo organizzativo in modo sistematico e tale da favorire sia una visione d'insieme delle caratteristiche del rapporto tra attori sociali ed organizzazione sia la scelta di strategie di intervento organizzativo. Alessandra Re e lvar Oddone (chi ricorda ancora i suoi 4 gruppi dei fattori di rischio ?) del Dipartimento di Psicologia dell ' Università di Torino hanno evidenziato il fatto che le variabili in gioco che influenzano la fatica mentale e che cambiano il carico mentale sopportabile sono ormai troppe per sopportare un discorso sulla valutazione della fatica mentale nei luoghi di lavoro che valga in " ogni dove " . Difficile risulta una definizione di "fatica mentale" per la quale non si può certamente ricorrere ai criteri di fatica e di carico utilizzati dagli ingegneri inglesi dell'800 per descrivere il fenomeno dell'affaticamento dei metalli. Nel presentare gli elementi che definiscono il setting della loro ricerca hanno sottolineato la problematicità dell'ap'proccio alla natura multidimensionale del lavoro mentale e le attuali e diffuse metodologie di analisi e di misura a carattere unidimensionale che vengono impiegate per misurarlo. lavora, anche in termini di restituzione dei risultati e della competenza da parte del tecnico all'altro. Va riletto il termine di "validazione consensuale" che esprime un processo in cui si definisce una situazione auspicabile, derivata da un'esperienza attiva di confronto fra la situazione attuale e le modifiche pensabili un processo di progressiva socializzazione dell'esperienza e dell'apprendimento dei singoli e del gruppo. , Un'altra chiave di lettura molto interessante è stata fornita da Sebastiano Bagnara (Istituto di Psicologia, CNR Roma) il quale ha fatto cenno al contesto culturale, sociale ed organizzativo in cui oggi il lavoro si inserisce ed alle caratteristiche di quest'ultimo: un lavoro non più standardizzabile in rigide categorie e con rischi per tutte le categorie di uomini che lavorano, il diverso concetto del tempo che nelle società avanzate si definisce sempre più come "non finito", caratterizzato da una continuità tra lavoro e non lavoro. Nei tentativo di tenere sotto controllo continuamente un mondo in tensione, la nostra niente si affatica. Bagnara ha, poi, dedicato il suo intervento ad illustrare alcuni aspetti dell'impostazione "cognitivista " , secondo la quale la mente può essere concepita come un sistema che acquisisce informazioni, le trasforma di stato, le elabora, prende decisioni su di esse e sceglie, programma ed esegue azioni o sequenze di azioni in base a informazioni che già possiede in memoria o che riceve poco prima di decidere, oppure durante il corso di un'azione scelta come fced-back dall'ambiente. Oggi è utile e produttivo cercare di descrivere il comportamento dell'uomo al lavoro, uomo che interagisce sempre più con macchine "intelligenti" che richiedono un comportamento di lavoro cognitivamente complesso. Va studiato il comportamento basato sull'apprendimento soprattutto quando la questione riguarda sia l'affidabilità umana (come l'uomo commette e corregge gli errori) sia, a monte di ciò, gli aspetti della progettazione "uomo-compatibile " . Le situazioni che agiscono sulla mente umana possono determinare fatica mentale e sovraccarico di lavoro mentale. Queste ultime riguardano l'esecuzione di operazioni mentali condotte in automatico, senza controllo cosciente; tuttavia anche le operazioni eseguite in modo automatico richiedono un'attività di coordinamento, perché vengano indirizzate in modo coerente con la strategia adottata per soddisfare gli scopi per i quali l'attività e dei compiti vengono eseguiti. L'attività di coordinamento/controllo varia nel grado di risorse richieste in funzione dei compiti che si stanno eseguendo e del contesto organizzativo entro cui si lavora. Una sensazione di sovraccarico di lavoro mentale può essere, quindi, connessa anche con il controllo dell'ambiente e dell'organizzazione e può condurre a una degradazione della specifica prestazione che si sta erogando. 11 sistema di erogazione di risorse che consente alla mente umana di funzionare varia in efficienza in funzione del grado di autonomia e di variazione con- La valutazione della fatica mentale va contestualizzata nell'ambito della cultura del lavoro che oggi sta cambiando enormemente sia a causa delle crescenti innovazioni tecnologiche sia dei fenomeni immigratori a livello mondiale non sempre ben definiti e prevedibili. Le valutazioni soggettive di essa, pur con dei limiti, costituiscono un elemento fondamentale per la riprogettazione dei posti di lavoro; la conoscenza diretta del proprio lavoro e la ricostruzione delle proprie condizioni per migliorarle e la conseguente soddisfazione portano ad un recupero della "soggettività" e del proprio " vissuto " da parte dei lavoratori. Fondamentale è, a tal punto, la relazione che il tecnico che effettua la valutazione stabilisce con l'operatore, il soggetto che 29 sentita nel livello di controllo del sistema deputato al coordinamento/controllo dell'attività mentale. L'insieme dei fenomeni connessi con l'erogazione di risorse va descritto come "fatica mentale". Questi fenomeni non sono di solito puntuali, ma si producono nel tempo, con decorso più o meno lungo. E' per questo che di solito vengono t r attati in termini di orario di lavoro, di pause E di ferie nelle relazioni industriali, oppure vengono descritti in funzione del tempo di recupero (riposo) necessario perché il sistema umano di elaborazioni ritorni a funzionare in modo se non ottimale, almeno sufficiente, oppure dell'andamento temporale dei loro effetti sulla prestazione, ad esempio nei compiti della vigilanza. La comprensione delle ragioni per cui la fatica mentale si produce consentono di individuare in modo più preciso dove intervenire nella progettazione per prevenire le sua comparsa, che produce sempre cadute nell'affidabilità dei sistemi uomo-macchina e, se ripetuta, comporta la produzione di risposte da stress psicosomatico. Il modo più corretto di intervenire sulla fatica mentale in occasione di lavoro è quello, quindi, sulla progettazione del lavoro stesso, così da garantire autonomia nell'uso delle risorse e soprattutto mobilità nel controllo cosciente dell'attività mentale. A proposito di progettazione e di norme che la regolano ben si inseriscono gli interventi di Raja Kalimo dell ' istituto Finlandese di Salute Occupazionale che collabora con il Gruppo di Lavoro Scientifico ICOH su "Organizzazione del Lavoro e Fattori Psico-sociali" e quello di Paola Cenni, del Dipartimento Ambiente dell'ENEA di Bologna, sui "Principi ergonomici legati al carico di lavoro mentale e i contributi delle norme ISO all'applicazione del D.Lgs. 626194). La crescente consapevolezza del ruolo giocato dai fattori psico-sociali nella eziologia dei disordini della salute ha portato con sé una domanda di intensificare la ricerca epidemiologica sulle connessioni tra fattori psico-sociali connessi con il lavoro e la salute dei lavoratori. L'assunto di base per la ricerca in questo campo è che i fattori psico-sociali sul lavoro possono precipitare o contrapporsi ad un indebolimento della salute e influenzare i risultati di misure di prevenzione e cura della salute. Lo stress e i suoi possibili effetti patologici cronici ai livelli psicologico, fisiologico e sociale sono modificati da numerosi fattori collegati ala suscettibilità e resistenza individuale.E evidente che anche l'ambiente sociale generale gioca un ruolo. L'intero processo dipende dal tempo, poiché le reazioni variano da esiti acuti a transizionali a quelli a lungo termine. La ricerca su questo complesso di fattori 30 poggia fortemente sulle scienze sociali e del comportamento, e sul fatto che un approccio razionale a molti problemi è possibile soltanto attraverso sforzi multidisciplinari. Si propone un approccio epidemiologico allo studio dei fattori sociali sul lavoro e ai loro effetti sulla salute attraverso: 1) uno studio delle relazioni tra problemi di salute e fattori psico-sociali di rischio collegati con il lavoro utilizzando dati incrociati, con lo scopo iniziale di identificare il tipo e l ' entità dei problemi presenti ed anche i correlati psico-sociali e fisici dei problemi nell'ambiente di lavoro; 2) studi sul campo longitudinali, multi disciplinari, intensivi di situazioni ad alto rischio e gruppi ad alto rischio paragonati con controlli (studi di gruppo di lavoratori esposti a certi fattori di stress psico-sociale; studi caso-controllo; interventi controllati, inclusi esperimenti di laboratorio così come la valutazione di interventi terapeutici e/o preventivi in ambienti di vita reale - valutazione dell'azione sulla salute -, che fanno uso di risultati dei due tipi di studio precedenti). Nella fase preliminare dell'approccio epidemiologico andrà cu r ata in modo particolare la selezione sia degli indicatori dei fattori psico-sociali sul lavoro e della salute dei lavoratori che diano informazioni pertinenti e sufficientemente affidabili sul fenomeno che viene considerato e tali da fornire una base per prendere decisioni e per agire sia degli indicatori per descrivere la sistemazione organizzativa ed anche l'ambiente sociale ed economico generale nel quale le politiche o i programmi iniziati sulla base dell'informazione raccolta saranno implementati. Le norme di buona tecnica hanno cominciato ad occuparsi del "mentale" con I 'ISO 6385 del 1981 che tratta "L' applicazione dei principi ergonomici nella progettazione dei sistemi di lavoro". Contestualmente alle variabili fisiche riguardanti ; antropometria, biomeccani-ca e ambiente di lavoro in questo Standard si sottolinea già l'esistenza che segnali, displays e dispositivi di controllo siano compatibili con il sistema percettivo e che la progettazione del processo di lavoro tenga conto nell'assegnazione dei compiti dei "limiti superiori ed inferiori del range operativo (funzioni fisiologiche e psicologiche)" e delle differenze individuali. Nelle successive proposte di revisione (1993 e 1996), questo standard esprime un crescente interesse per la soggettività e per il carico di lavoro mentale quando, oltre alla corretta progettazione, attribui- sec importanza prioritaria alla validazione, implementazione e valutazione dei sistemi di lavoro. Le norme ISO 10075 sono più specifiche, trattano di "Principi ergonomici corr elati al carico di lavoro mentale" e la prima parte del 1991 focalizza l'attenzione su "Termini generali e definizioni " con l'intento di uniformare il linguaggio fra addetti ai lavori, soprattutto per quanto riguarda stress, strain, fatica mentale e stati che ne derivano. La seconda parte "Principi di progettazione" è trattata alla fine dell'1SO 10075-2 del 1996 con lo scopo di enfatizzare il contributo dell'ergonomia per evitare o ridurre il carico di lavoro mentale sia attraverso un controllo qualitativo del compito, dell'attrezzatura, dell'ambiente e dell'organizzazione, sia regolando la durata dell'esposizione. Dal 1995 si sta lavorando sulla terza parte (ISO 10075-3) relativa a :"Misura e valutazione del carico di lavoro mentale" per migliorarla ed integrarla. In queste norme, il sistema di lavoro è il riferimento principale, un tutto organico e funzionalmente unitario che presuppone una progettazione centrata sul fattore umano per quanto riguarda la struttura e l'evoluzione del processo di lavoro, in rapporto agli obiettivi da raggiungere. Concludo, finalmente, l'articolo con l'intervento di Silvana Salerno del Dipartimento ambiente dell'Enea di Casaccia e Riccardo Tartaglia dello SP1SLL dell'Azienda Usi 10 di Firenze sui cambiamenti che ha apportato alla problematica della fatica mentale l'approvazione del d.Lgs. 626194. La fatica mentale, in termini generali, può essere determinata dall'introduzione dell'informatica e del automazione nel mondo del lavoro, dal disagio psichico , da disturbi e malattie aspecifiche, dall'aumento della domanda di cura e assistenza con risposte sempre più ridotte. Il conseguente affaticamento può essere determinato da : a) scala della salute "inconscia", basata su una scissione mente/corpo e che da' un ruolo prioritario alla salute fisica; b) la salute è quella "normata", gli aspetti psichici non vengono considerati; c) non attenzione ai cambiamenti del lavoro umano; ci) scarsa disponibilità di metodi di valutazione praticabili sul campo; e) scarsa interdisciplinarietà con diffidenza verso altre scienze da parte di alcune figure professionali; f) formazione di tipo biomedica e ingegneristica, con solo approccio di tipo organico alla malattia. Nell'ambito specifico della salute occupazionale, uno dei problemi più importanti da evidenziare è quali siano i tempi di esposizione ed i ritmi necessari a determinare il disagio e poi la malattia, quali siano i mec- canismi di recupero, quali quelli individuali di mediazione, quali le tecniche per rilevare in tempo utile il disagio e quali quelle per prevenirlo grazie alla progettazione di organizzazioni che abbiano tra gli obiettivi la salute non solo fisica ma anche mentale delle operatrici e degli operatori. Il D.Lgs. 626 può rappresentare una svolta importante sul modo di fare prevenzione in Italia anche perché ha portato l'attenzione su nuove problematiche della salute occupazionale. L'art. 3 stabilisce il rispetto dei principi ergonomici anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo. Il Titolo VI sull'uso dei videoterminali inserisce la valutazione dell'affaticamento mentale nell'ambito del documento di valutazione dei rischi. Tali attività sono a carico del Datore di Lavoro che dovrà svolgerle in collaborazione con il Medico Competente e il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione e con il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. Il successivo dpr 459 (sicurezza delle macchine) ha rafforzato l'importanza del carico di lavoro mentale relativamente alle condizioni d'uso di una macchina per evitare il disagio, la fatica e le tensioni psichiche dell'operatore. Per affrontare queste nuove problematiche servono nuove professionalità di supporto a chi si occupa di salute occupazionale. Non è più pensabile l'intervento del solo medico del lavoro o della sola trattativa sindacale (che pure dovrebbe riprendere da questi temi !). Così pure sul versante della vigilanza non è ipotizzabile solo un intervento di polizia giudiziaria su di una materia come quella della salute psichica (sebbene sarebbe auspicabile avere riferimenti analoghi ai limiti accettabili D. E necessario un modello di intervento sempre più integrato e partecipato tra lavoratrici, lavoratori, figure aziendali preposte e Servizio Pubblico. Ah, dimenticavo !, la mia mente è un po' affaticata e stavo per dimenticare di comunicare che se qualcuno è interessato a chiedere copia delle relazioni presentate al Seminario, può chiederle a Silvana Salerno presso l'Enea di Casaccia oppure a Riccardo Tartaglia presso l'Azienda Usl IO di Firenze. CONVEGNO NAZIONALE SNOP DOVE VA LA PREVENZIONE ? SENIGALLIA 23-24 ottobre 1997 Nuovi scenari normativi, sociali, istituzionali: quale prevenzione domani? Prevenzione pubblica: monopolio acritico o accreditamento? Autonomia gestionale e finanziaria del sistema prevenzione Tecnici della prevenzione: rivalutare, ma specializzare • • • • Direttive europee in tutti i campi della prevenzione, Legge Bassanini di semplificazione degli atti nella Pubblica Amministrazione, avvio dei Dipartimenti di Prevenzione e delle Agenzie Regionali sull'Ambiente in (quasi) tutta Italia, decreti sulle figure professionali che non riconoscono l'alta specificità dei contenuti del lavoro di prevenzione, continui strappi di competenze tra troppi Ministeri: Sanità, Lavoro, Ambiente, Agricoltura, Industria. Su tutto questo e anche di più si discuterà al convegno nazionale Snop, dal titolo enigmatico:"Dove va la prevenzione?" Confronto tra operatori e interlocutori, confronto di esperienze, proposte CONVEGNO INTERNAZIONALE porti di lavoro, etc), identificazione dei rischi e delle soluzioni, metodologia delle ispezioni e dei controlli, l'applicazione concreta delle direttive UE nei vari paesi su alcuni casi. TRASFORMAZIONE DEL RISCHIO E DELLE CONDIZIONI DI LAVORO QUALE CONTROLLO DEL SISTEMA PUBBLICO organizzato da SNOP e da CPE COMITATO PERMANENTE EUROPEO RICCIONE Giuliano Tagliavento Azienda USL 7 via XXV Aprile, 61 60022 Castelfrdardo AN tel 071-7130407 fax 071-7130405 Luigi Salizzato Dipartimento di Prevenzione via Brunelli, 552 47023 Cesena tel. 054 7-352183 fax 0547-645060 riferimenti per l'Italia Andrea Dotti USL n. 1 via Lombroso, 16 10125 TORINO tel 011-6698822 fax 011-6690150 Graziano Frigeri 6-7 marzo 1998 Distretto Parma Città viale Barsetti, 8 43100 PARMA tel 0521-259846 Tavole rotonde tra operatori di prevenzione, sindacalisti, datori di lavoro e parlamentari europei fax 0521-259896 Atelier Confronto di esperienze europee su alcuni settori: • • • • Edilizia Sanità Metallurgia, metalmeccanica Servizi: Il caso delle imprese di pulizia La chiave di lettura degli atelier sono: rapporti e organizzazione del lavoro (appalti, precarietà dei rap- Celestino Piz SPISAL USL 6 Piazza IV Novembre, 46 36100 VICENZA tel 0444-992213 fax 0444-511127 Per preparare questa importante iniziativa vi è una riunione con i colleghi europei a SALUZZO TO il 27 e 28 settembre rif. Andrea Dotti. 3I UNITI NELLA LOTTA Considerazioni sull'ipotesi di costituzione del "Nucleo Unico di Vigilanza" . nel modello organizzativo del dipartimento di prevenzione delle Aziende Usi Lettera inviata da Snop Puglia ai Direttori Generali delle Aziende USL della Regione Puglia e per conoscenza ai Prefetti al Presidente della Giunta Regione Puglia all'Assessorato alla Sanità Regione Puglia Giunge notizia a questa Associazione che in qualche azienda USL della nostra regione, la Puglia, si sta procedendo a una nuova organizzazione del personale ispettivo del Dipartimento di Prevenzione basata sulla creazione di "nuclei unici di vigilanza", motivati dall'esigenza di razionalizzare le risorse ed evitare duplicati di interventi sulle stesse aziende da parte di più Servizi USL chiamati in causa. Sebbene non siano ancora note le modaoperative di tali "nuclei" la Snop, come coordinamento degli operatori dei servizi territoriali di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ritiene che tali ipotesi organizzativa sia francamente insostenibile qualora dovesse comprendere le attività di vigilanza in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, assegnate ex-lege ai Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro. Infatti la complessità del quadro normativo, la competenza in materia di igiene e tecnologia industriale, la diversità delle procedure giuridiche e amministrative, la necessità di attribuzione della qualifica di UPG al personale medico e tecnico laureato, le differenti priorità degli SPESAL rispetto a quelle degli altri servizi del Dipartimento (alimenti di origine animale e non) rappresentano solo alcune delle caratteristiche che rendono peculiari le attività di vigilanza dello SPESAL. 32 La qualità di tale vigilanza, inoltre, ha assunto caratteri profondamente nuovi in quanto il modello prevenzionale messo in atto dalla recente normativa (D.Lgs 626/94, D.Lgs 758/94 e tutte le norme di derivazione comunitaria già recepite dal nostro ordinamento giuridico), determinando la crescita istituzionale di servizi di prevenzione all'interno di ogni singola azienda, ha permesso la formazione di numerose figure tecniche altamente specializzate e qualificate con cui gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria dovranno confrontarsi durante lo svolgimento "sul campo" dei compiti assegnati agli SPESAL. Ancora, i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro (riduzione continua del peso percentuale delle attività produttive rispetto al terziario, flussi migratori dal- l'est europeo e dal terzo mondo, mobilità inter- e intra- aziendale, ecc.), il diverso carattere della domanda che si rivolge allo SPESAL (come soggetti che la formulano, come contenuti, come risposte attese), il modificarsi del mandato istituzionale degli SPESAL (non più solo vigilanza e controllo ma, esplicitamente, anche informazione, formazione e assistenza) rappresentano elementi importanti per definire il ruolo dello SPESAL nello scenario più complessivo della prevenzione nei luoghi di lavoro. Asse centrale dell'attività dello SPESAL sarà la considerazione che la prevenzione nei luoghi di lavoro non può essere solo imposta mediante repressione dei comportamenti illegali, ma deve anche basarsi sulla conquista delle parti sociali alla gestione corretta del rischio e dell'organizzazione del lavoro attraverso le attività eli informazione, assistenza e formazione. Lo svolgimento di questo ruolo di orientamento, di indirizzo, di "regolazione" del sistema richiederà un continuo dialogo all'interno dello SPESAL tra profili tecnici differenti disponibili a confrontarsi, ad esempio, sulla definizione e applicazione di standard e di livelli soglia di esposizione, sul modo migliore di intervenire in una realtà lavorativa, sulla dimensione relazionale, comunicativa, organizzativa e sociale del lavoro. Al contrario, la costituzione di nuclei di vigilanza riprodurrebbe l'antico modello dell'Ispettorato del Lavoro, peraltro già modificato con l'integrazione delle funzioni di vigilanza con quelle di prevenzione all ' interno del SSN-SPESAL. Pertanto, pur prendendo atto delle difficoltà e dei tempi con cui avrà piena attuazione questo mutamento, sarebbe antistorico oltreché antieconomico, pensare che un qualsivoglia "nucleo unico" possa garantire lo svolgimento di funzioni di vigilanza altamente qualificate e in larga misura autosufficienti in ogni ambito (dalle carni macellate alle aziende chimiche, dai servizi igienici delle pasticcerie ai ponteggi edili, dalle tabelle dietetiche degli asili nido ai gas anestetici di una sala operatoria). In merito alla "duplicazione degli interventi nelle aziende" occorre sottolineare che il problema non riguarda certamente l'azione dello SPESAL che ha priorità del tutto differenti rispetto agli altri servizi territoriali (esempio controlli in edilizia) pertanto, l'auspicato intervento di razionalizzazione dovrebbe muoversi nella direzione di assegnazione agli SPESAL di risorse aggiuntive per un più efficace svolgimento delle loro peculiari funzioni. Per la Snop, inoltre, il contenuto del DM 28 gennaio 1997, n.58, nasce da esigen- ze giuste (definire la figura del tecnico della prevenzione, darne un percorso formativo, garantirne una autonomia, dare contestualità alla funzione di PG) ma la sua applicazione certamente non coincide con Io svolgimento delle funzioni di vigilanza assegnate agli SPESAL da parte di operatori tuttologi che, allocati in un "nucleo unico" di vigilanza, non potranno che svolgere una funzione frammentaria, casuale e scarsamente efficace. Si ricorda infine che: 1. l'Assessorato alla Sanità della Regione Puglia, con circolare n 24114982/425/S del 12.06.95 inerente il nuovo sistema sanzionatorio previsto dal D.Lgs 758194 per le violazioni in materia di sicurezza del lavoro, ribadiva la necessità che la contestazione di tali violazioni fosse effettuata esclusivamente da personale ispettivo con qualifica di UPG (ex articolo 21 L. 833178), formalmente assegnato agli SPESAL; 2. l'Azienda USL FG/3 ha costituito un nucleo unico di vigilanza che, tuttavia, non riguarda nè gli operatori UPG dello SPESAL nè tantomeno le funzioni di vigilanza dello SPESAL stesso. In conclusione Snop Puglia ritiene che propone la costituzione di "nuclei unici" comprendenti anche le funzioni di vigilanza proprie degli SPESAL, soprattutto in questa particolare fase della sanità pugliese, evidenzia una scarsa conoscenza delle problematiche degli SPESAL e/o la volontà di ostacolarne il radicamento nel territorio. Per tali motivazioni si invitano le Autorità cui la presente é indirizzata per conoscenza a intervenire affinché nelle ASL non siano adottati modelli organizzativi comprendenti "nuclei unici di vigilanza" che: • stravolgerebbero il senso e le norme contenute nel D.Lgs 502192 e nel D.Lgs 517/93; • sarebbero in contrasto con quanto dettato dalla LR 36194 e dal suo regolamento di attuazione (BURP del 13,09,96 n. 98); Perché è di proprietà di SNOP ed è stato sviluppato all'interno dei servizi Perché è modulare, ora gestisce 22 diversi archivi tematici, e in futuro potrà adattarsi ai nuovi modi di lavorare. Perché abbiamo curato l'inserimento dei dati per renderlo semplice e veloce Perché viene continuamente aggiornato: è possibile ora registrare i nominativi degli addetti alla sicurezza, RLS, responsabili aziendali Perché è possibile analizzare in ogni momento le attività del Servizio e produrre statistiche ed elenchi. Perché non è accettabile che un Servizio nel 1997 non disponga di un programma che funziona in rete Perché permette di integrare le attività degli operatori di diversi Servizi e ogni Servizio sappia quello che fa l'altro. Perché è a basso costo e non esige PC con grandi risorse Perché è prevista assistenza gratuita via E-mail. Una copia dimostrativa, perfettamente funzionante per 2 anni e con un massimo di 2.000 aziende inseribili, può essere scaricata da <ftp:llwww.amblav.it> (circa 700 Kb compressi) Più tradizionalmente rivolgersi a Istituto Ambiente Europa MILANO 02127002662 • causerebbero una preoccupante caduta della qualità delle prestazioni, già carenti nella nostra regione. per Snop Puglia Antonio Giuseppe Di Nigri Azienda USL FG/3 c/o SPESAL p.zza Pavoncelli, 11 Tel 0881.732921 Fax 0881.732920 33 European Work hazard Network EUROPEAN Work, fit for people Sixth European Work Hazard Conference The Netherlands, 14-16 March, 1997 Action Pro ramme 1 Health andgSafety in small and medium sized enterprises Co-ordinator: Austria Workshop 1.1 Risk assessment in SMEs: role of Safety Reps. and workers Organiser: Italy Final report Introduction The workshop took part on Saturday 15th and Sunday 16th as planned in the Conference Programme. Twenty delegates took effectively participated in the workshop, coming from different Countrie,s as foliows: Italy 8 6 England Scotland 2 Holland 2 Germany 1 Denmark 1 From the professional point of view, the distribution was as follows: Trade Unionists 6 Health and Safety Experts 7 Safety Reps 1 Doctors 1 Nurses 1 Sociologists 1 Others 4 The discussion followed the guidelines of the preparatory document, trying to answer to the relevant questions raised, about the two main points: Risk Assessment and Role of Safety Reps. 34 1. Risk Assessment Questions posed by the preparatory document What solutions can be found (ore been found) to face the prohlerns? Can SMEs employers associations help hv setting up conrrnon sen'ices? In what cases and what conditions are requested to the employer to be himsel f the Responsible of the Prevention Service? How can a good risk assessment be made taking account of the peculiority qf SMEs? Are comrnon services available to shae costs ad optimise experience and instruments? Are specific technical guidelines availccble? In what legislation employers can give a declaration in.stead of a norma/ "risk assessment document", and are there offrcial instruction for this declaration? Ccur this system effectiveh ' guarontee workers or can it be a way to escape employer's duties? The workshop agreed first of all that in principle the presente of Prevention Services, and the obligation to tnake a RA. should depend not merely on the size of the Company, hut mainly on hazard and risks which are present in such Company. The workshops agreed that construction Companies, such as nome Service Companies as well as all cases in which a fixed and unique workplace can't be found, should be examined in a specific way, a part from size of the Company itself. In all other cases, when a Company is a "typical SME" the workshop discussed deeply about methods avalaible to make a "good" RA. Taking in account also the economica] cost of a RA made by expert and technicians, the group underlined that in generai, but mainly in SMEs, workers' know]edge about working processes is the most helpful "tool" to make a really "good" risk assessment. Of course technicians and experts are helpful and in most cases needed, but especiaily in SMEs this is not sufficient without the rea] experience or workers. This also because from the merely technical point of view, only in fcw cases a risk assessment in SMEs can be made using the saure criteria of great industry. Besides this, the cost prohlem for a single industry is a real prohlem, a part forni rea] or supposed compiaints made by employers. So, the goal is to make a technical]y good risk assessment, taking in account the peculiarity of SMEs, and a partecipate approach seems to be, in such cases the most praeticahle way. This is what some delegates called the "democratic way" to make RA. The workshops also agreed that often single SMEs can find difficulties, not only forni the economica] point of view, to afford the RA process. A good practica] solution could be the organisation of technical services by SMEs Employer Associations. Taking in account that in many companies the employer is also a worker, it seems that an associative approach among workers, employers and Traete Unions is the best way to adopt. Because of this, it isn't really very important whether the Responsible person for Prevention an Protection Services is the employer himself. Nevertheless, in this case, training become an essential issue to ensure success to the RA process. The workshop conc]uded, on this point, that the implementation of a bilateral system to approach SMEs prohlerns regarding health and safety should be encouraged and promoted, also by ]egislation and col]e-ctive hargaining. This method eould be a good way to avoid had solutions preview by some ]egislation, such as the absence of obligations to set up a written document for RA criteria and resuits, which in many case may represent an easy way to escape the obligations to make a real RA. OUTLOOK 2. Safety Reps Questions posed by the preparatory document: How can legislation and practice assur gi that: • Safety Reps. are chosen with the rea] participation of workers? • Safety Reps. ore chosen among real workers? • employers ' interferente is avoided? • TU con have a main role in the elcction/nomination process? Who makes programmes for Safety Reps. training in SMEs? Who pays the costs? Is there a " minimum " in hours and issues fixed by legislation and/or bargaining? Do Labour Inspection and Public Occupational Services play a rode in training ? Do they effectively contro/ and verify that training is perforrned? Besides the genera] principle that SMEs workers musi have the lame rights than big companies, and the will to have in all Countries a full application of EU legislation, the workshop established that all SMEs musi have their Safety Reps.. This means that there shouldn't be a minimum number of workers to have a safety rep: every SME musi have at least 1 rep, even if at branch or area level. It seems not very important, at this level, if Safety Reps. are directly elected by workers, or nominated among TU reps also at branch or area level. The priority on this point is to have, in any case, a safety rep. There is, of course, a training problem, also because it s difficult to establish the practical role of Safety Reps., between the two extremes represented by technical and negotiation skills. The workshop agreed on the issue that a minimum training time must be fixed as right, ad that it must be settled during working time. Training should be ruled particularly on these topics: • health and safety legislation • Safety Reps. duties an powers • industria] processes, particularly for branch and area reps • basic knowledge of industrial hygie ne and occupational medicine • bargaining Also topics, such as time, should be established as a right hy legislation. The group concluded that Labour Inspection Bodies and Public Occupafirma] Services should have an important role on this issues, not only in order to contrai the application of law but also in supporting and participating in training programmes. It is important to ensure that Safety Reps. Nave a rea] role in the RA process. Despite risk assessment is first of ali an employer duty, it is essential that Safety Reps. can participate in its planning, contro] the process during its development, know its results and evaluate them. All these steps are necessary to bc able to follow and stirnulate the realisation of safety mcasures identified by risk assessment procedures. It could seem that in SMEs, rather than great industry, workers and Safety Reps. can in principle better play these roles, being more aware of the whole technological process and knowing in principle all workplaces an jobs. On the contrary, the particular situation of SMEs could affect the effectiveness of Safety Reps. action, being them more directly involved by employers in problems related to real or supposed economica] difficulties of the sector or the single enterprise. The workshop agreed with the statemene of the preparatory document, i.e. that e being a safety rep in a SME is harder than in a great industry: in SMEs Safety Reps. "face" directly with the "physical" employer rather than chiefs, officers, executives, lawyers and so on, as happen generally in the great industry. Also because of that the workshop concluded that both TU and Labour Inspection Bodies should support SMEs Safety Reps. in playing their essential role in risk assessment process, also by means of a co-ordination or even a network at national/area leve] among SMEs Safety Reps.. The workshop observed that national networks could play a role in such coordination committee. 3. Conclusions Workshops were asked to conclude their discussion by sorting some "demands for charter" regarding their specific topics, related to the generai theme of the Conferente. Workshop 1.1 concluded its work be underlining two orders of statements: A. Demand for Charter: 1. 2. 3. SMEs worker musi have the lame rights of big Companies, also regarding Health and Safety Protection. European Health and Safety legislation must be fully effettive also for SMEs. All SMEs workers must have their Safety Reps., even at branch or area leve] B. Goals for the Network 2 3 35 EWHN musi survey, at European leve], the real implementation and application of EUlegislation; EWHN should promote and develop associate boards and approaches to let SMEs apply the ]aw, regarding to: *risk assessment *training and information of workers, Safety Reps. and employers EWHN should entourage and expand a subnetwork to follow the application of legislation in SMEs and to exchange practical experiences. MATERIALI DI LAVORO SITI CONTAMINATI NELLE AREE DISMESSE di Simonetta Chierici U.O. Igiene Ambientale Az.USL 37 - Milano Siamo attrezzati ad affrontare il problema della radioprotezione? I protocolli presentati negli allegati sono stati predisposti nell'ambito della UO Igiene Ambientale della Az.USSL 37 con il supporto del fisico sanitario Stefano De Crescenzo.Tali protocolli sono stati messi a punto per le attività di vigilanza e controllo nei siti contaminati e nelle fasi di prima caratterizzazione del rischio ambientale. Con tali strumenti si è inteso: 1.tutelare gli operatori della UOIA nello svolgimento della loro attività dal rischio di irraggiamento e contaminazione da sorgenti radioattive incognite; 2. rendere completo l'esame delle fonti di rischio presenti nei siti contaminati con una verifica preliminare della presenza di sorgenti radioattive. I protocolli pubblicati nel manuale della Regione Lombardia "Aree dismesse Standard tecnici per la caratterizzazione del rischio ambientale" non prendevano infatti in considerazione questi aspetti. Si è pertanto ritenuto utile proporre questi strumenti ai servizi di prevenzione delle altre USL e ricevere eventuali osservazioni. NDR Si ha rischio di irraggiamento in presenza di una sorgente sigillata (sorgenti di taratura, per gammagrafie, per misure di spessore...). Si ha rischio di contaminazione per contatto o ingestione di sorgenti non sigillate (sorgenti per uso terapeutico o diagnostico, sorgenti sigillate danneggiate che disperdono l'elemento radioattivo, materiali contaminati, sostanze radioattive naturali o da fall-out tipo Cernohyl) 36 NORME DI RADIOPROTEZIONE RELATIVE AD INTERVENTI DI VIGILANZA E ISPEZIONE IN SITI O ATTIVITA CON POSSIBILE PRESENZA DI SORGENTI RADIOATTIVE INCOGNITE IN CUI RISULTI PREVALENTE IL RISCHIO DI IRRAGGIAMENTO. 3. valori di esposizione che si collocano al di sopra di I pSvlh indicano con elevata probabilità la presenza di sorgenti radioattive e comportano quindi la segnalazione agli Enti competenti per gli approfondimenti del caso. E possibile procedere ai rilievi necessari, secondo i seguenti principi ispiratori: Campo di applicazione Le presenti norme si applicano alle situazioni di sopralluogo in cui si possa ipotizzare la presenza di sostanze radioattive, anche non sotto controllo, in forma sigillata e tali da comportare il rischio di contaminazione personale; con il Contatore Geiger in dotazione: s é possibile rilevare la presenza di sostanze che emettono radiazioni ionizzanti quantità tali da essere discriminate dal fondo naturale di radiazioni ionizzanti • é possibile dispone di uno strumento in grado di fornire informazioni immediate sull'eventuale rischio connesso alle operazioni di sopralluogo. 1. Nel caso in cui sia accertata la presenza di sorgenti radioattive stazionare nei pressi delle sorgenti per il tempo strettamente indispensabile ai rilievi del caso: tenere conto che per raggiungere i limiti di dose per la popolazione generale è necessario stazionare all'interno di un campo di radiazioni di 1 pSv/h per 1.000 ore, 2 pSvlh per 500 ore, ecc.; 2. Tenersi lontano dalle sorgenti il più possibile compatibilmente con le esigenze del sopralluogo: ricordare che allontanarsi da una sorgente da 2 a 4 metri riduce di 4 volte la dose assorbita, da 2 a 6 metri da una sorgente riduce di 9 volte la dose assorbita ecc.; 3. limitare il più possibile il numero degli operatori esposti compatibilmente con le esigenze di servizio; 4. Non stazionare a distanza che comportino un rateo di dose da esposizione superiore a 10 pSvlh per più di un'ora; 5 per nessuna ragione avvicinarsi alla sorgente di radiazioni a distanze che implicano ratei di dose da esposizione superiori a 100 pSvlh; 6. delimitare con paletti e nastro la zona caratterizzata da un rateo di dose da esposizione di 1 pSvlh; 7. nel caso si sospetti una irradiazione anomala, inviare immediatamente il dosimetro personale al Servizio di Fisica Sanitaria dell'Ospedale Niguarda, richiedere la sua sostituzione e avvisare l'Esperto Qualificato Norme generali di comportamento durante l'ispezione. La ricognizione nelle aree di interesse dovrà essere effettuata utilizzando il contatore Geiger con la segnalazione acustica inserita. Tenere conto che: 1. il fondo naturale da radiazione elettromagnetica ionizzante si colloca normalmente attorno a 0,15 _ 0,30 pSvlh. 2. valori di esposizione che si collocano con continuità al di sopra di 0,50 pSvlh possono indicare la presenza di sorgenti radioattive e comportano quindi la segnalazione agli Enti competenti per gli approfondimenti del caso. NORME DI RADIOPROTEZIONE RELATIVE AD INTERVENTI DI VIGILANZA E ISPEZIONE IN SITI O ATTIVITÀ CON POSSIBILE PRESENZA DI SORGENTI RADIOATTIVE INCOGNITE IN CUI RISULTI PREVALENTE IL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE. Campo di applicazione Le presenti norme si applicano alle situazioni di sopralluogo in cui si possa ipotizzare la presenza di sostanze radioattive, in forma non sigillata e la presenza di superfici contaminate da sostanze radioattive (ad esempio in forma liquida) e tali da comportare il rischio di contaminazione personale; con il Contatore Geiger in dotazione: • è normalmente possibile rilevare la presenza di contaminazioni dovute a sostanze gamma-emettitrici, avvicinando il contatore alla sospetta superficie contaminata (pochi centimetri) • la eventuale contaminazione sarà segnalata da un aumento della frequenza della segnalazione acustica (e del valore letto sul display digitale) avvicinando il contatore alla eventuale superficie contaminata PER ENTRAMBE LE SITUAZIONI Prima di partire dalla sede della USSL Verificare la disponibilità, lo stato di carica delle batterie, il fondo (valori tipici nel range 0,15 0,30 1Sv/h) del contatore Geiger da portare a corredo dell'ispezione; Verificare comunque la disponibilità del seguente materiale protettivo che deve essere portato a corredo e utilizzato in caso di bisogno: 1. guanti a perdere 2. mascherine a perdere 3. soprascarpe a perdere Norme generali di comportamento durante l'ispezione La ricognizione nelle aree di interesse dovrà essere effettuata utilizzando il contatore Geiger con la segnalazione acustica inserita. Il personale dovrà indossare obbligatoriamente guanti a perdere e soprascarpe. 1. Per tutta la durata del sopralluogo evitare di toccare oggetti, suppellettili, ecc. 2. Nel caso in cui sia sospettata o accertata la presenza di contaminazione radioattiva in zone di libero accesso al pubblico segnalare immediatamente la situazione agli Enti competenti per gli approfondimenti del caso: evitare di toccare qualunque oggetto si trovi nell'area sospetta; 3. Trattenersi nella zona per il tempo strettamente necessario alla delimitazione con paletti e nastro della zona con sospetta o accertata contaminazione radioattiva. 4. In caso di sospetta o accertata contaminazione radioattiva personale e comunque al termine del sopralluogo avvisare l'Esperto Qualificato 5. Nel caso si sospetti una irradiazione anomala, inviare immediatamente il dosimetro personale al Servizio di Fisica Sanitaria dell'Ospedale Niguarda, richiedere la sua sostituzione e avvisare l'Esperto Qualificato Verificare la disponibilità del seguente materiale vario che deve essere portato a corredo e utilizzato al bisogno: 1. metro e decametro 2. pennarelli indelebili a punta fine e a punta grossa 3. nastro e paletti per la delimitazione delle zone 4. cancelleria varia (block notes, penne) 5. segnaletica indicatrice (Zona Controllata. Contaminazione Radioattiva, nastro delimitatore) Per nessuna ragione il personale coinvolto nell'attività ispettiva dovrà essere privo di dosimetri individuali, dosimetri che dovranno essere utilizzati per l'intera durata delle operazioni. MANUALI Paola Ficco e Franco Gerardini LA GESTIONE DEI RIFIUTI ll nuovo sistema dopo il " Decreto Ronchi" pagine 248 lire 35.000 Edizioni Ambiente via Guerrazzi 27 20145 Milano tel. 02-33602977 fax 02-33604241 Il nuovo Decreto Legislativo sulla gestione dei rifiuti rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana nell'ambito della materia. Non si parla più di smaltimento ma di "gestione" attraverso le fasi di riduzione a monte, recupero, riutilizzo e riciclaggio. Lo smaltimento acritico dovrebbe diventare sempre più attività residuale. La gestione implica però oneri, obblighi, adempimenti e autorizzazioni ma anche tecnologie nuove. Rimodulare i processi produttivi, cambiare comportamenti dei singoli cittadini, pianificare attività sia per le imprese che producono rifiuti, sia per quelle che li gestiscono. Il volume di Paola Ficco, direttore della rivista Rifiuti, bollettino di informazione normativa e collaboratrice del Sole 24 Ore e di Franco Gerardini, deputato, membro della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici e relatore dello schema del Decreto sui Rifiuti, rappresenta una rapida guida, uno strumento di lavoro per tutti gli interessati. Renata Borgato SICUREZZA A SCUOLA Edizioni Kairos casella postale 6270 00195 ROMA Autrice nota ai lettori per i manuali precedenti, ha raccolto, in questo volume tutta la legislazione recente commentandola soprattutto nella sua possibile ricaduta sulle unità scolastiche. Il volume é indirizzato agli amministratori degli Enti Locali e soprattutto al personale della scuola, ancora sempre troppo poco incline a occuparsi in prima persona di sicurezza, salute e conseguenti attività di informazione e formazione, malgrado il mandato educativo. 37 MATERIALI DI LAVORO SNOP AGRICOLTURA Poster, opuscolo e materiale per spot televisivi sui rischi più diffusi : infortuni. rumore e fitofarmaci rif. Lamberto Venieri SPASL Azienda USL via della Rocca 19 47100 Forlì tel 0543-733544 fax 0543-733501 POSTE COMUNI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE AMBIENTE Dossier Ambiente e Lavoro N. 34 bis aprile 1997 lire 80.000 a cura di Francesca Amendola e Laura Bodini in collaborazione con EIDOS - ABBD Studio - SNOP prefazione di Franco Bassanini Tutti i luoghi di lavoro e le mansioni nei Comuni con un prezioso indice analitico per navigare in questo settore sempre al palo della prevenzione. rif. Associazione Ambiente e Lavoro tel 02-26223120 fax 02-262 2 3 1 30 ARPA EMILIA ROMAGNA PROGETTO QUALITÀ' DECORAZIONE Dati Tumori e lavoro in agricoltura: primi dati di una indagine multicentrica che ha coinvolto: Asti, Imola. Alessandria. Pistoia, Valdinievole, Grosseto. rif. Aldo Fedi SPASL ASL 3 Villa Ankuri Massa e Cozzile tel. 0572-917633 917622 fax 0572-917655 Manuale edito da Calderini Bologna rif. Patrizia Goldoni Settore Formativo Poste Italiane sede Emilia Romagna via Nazario Sauro 20 40121 Bologna te!. 051-6480130 fax 051-6480159 RIFIUTI E LIQUAMI RACCOLTA - TRATTAMENTO Articolo importante sul rischio biologico in questo sempre più diffuso settore di lavoro in Fogli di Informazione 211996 ISPESL pag 60-70 SPETTACOLO (LOCALI DI) Materiali dei Seminari per operatori per organizzare il lavoro in conformità alle norme UNI e EN ISO 9000 e 45000 in vista dell'accreditamento dei laboratori. rif. Daniela Cesaroni Sezione Provinciale ARPA via Triachini 17 40138 BOLOGNA tel. 05 1-39624 1 fax 051-342642 Indagine sulla esposizione a piombo nelle attività di decorazione con metodo dello "scavo" rif. U.O. Medicina del Lavoro via Barzino 3 50053 EMPOLI tel 057 I-700077 fax 0571-700020 Materiali degli incontri con gli esercenti di cinema e teatri sui temi della prevenzione in questo settore. Note su impianti di aereazione e condizionamento, prevenzione degli incendi, materiali e vie di esodo. rif. Salvatore Vaccari SPSAL via Fornovo 12 00192 Roma te! 06-68355164 fax 06-68355180 FLUIDI LUBROREFRIGERANTI VARIE ANTINCENDIO Materiali del Seminario del Dipartimento di Bologna Nord Tecnologia, impieghi. misure di pre venzione Etichettatura e schede di sicurezza Rischi chimico - biologico cancerogeno Patologia cutanea - respiratoria oncologica Sorveglianza sanitaria Protezioni individuali - formazione e informazione rif. Enio Zanardo SPSAL ASL Bologna Nord piazza R. Bassi 2 40016 Castenaso tel 051-789814 fax 051-788939 Come avere documentazione precisazioni Nei numeri scorsi abbiamo " promosso" in una serie di articoli e recensioni, la legislazione delle Marche nel campo della prevenzione e dell'accreditamento dei servizi. Abbiamo avuto molte richieste di documentazione che ovviamente SNOP non può fornire a tutti. Chi è interessato contatti l'efficiente Servizio Sanità rif. sig.ra Irene Pittini Servizio Sanità Regione Marche via dell'Industria, 10 60121 Ancona tel 0721-2820269 fax 0721-2802135 Legislazione antincendio (VI edizione aggiornata ) di Gioacchino Giorni EPC editore lire 35.000 La legislazione antincendio di base e tecnica; Criteri di prevenzione incendi: Elenco commentato delle attività soggette ai controlli; NOP e CPI : procedure; Check Liste per la raccolta dei dati APPARECCHI E IMPIANTI A PRESSIONE Pubblicazioni a cura dell'Assessorato alla Sanità della Regione Obblighi, competenze, evoluzioni normative e tecnologiche Emilia Romagna e Azienda USL di Modena rif. Luciana Piva presso Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna viale Aldo Moro 30 40127 Bologna fax 051-283168 38 MANGIMIFICI Studio sul rischio allergologico da polveri e da " additivi" (antibiotici, vitamine, ormoni, etc) rif. Patrizia Ferdenzi SMPIL ASL Reggio Emilia via Amendola 2 42100 Reggio Emilia tel. 0522-295405 fax 0522-29544 Ancora precisazioni Lo SPISAL di Vicenza, travolto da richieste dei libretti 626 su orafi. metalmeccanici et similia già segnalati più volte in questa rivista ci fa giustamente presente che tali opuscoli sono a pagamento e che sono richiedibili anche al coautore EBER - Collana Impresa Sicura viale A.Silvani 6 40122 Bologna tel 051-552422 fax 051-551779 ANCORA PESTICIDI DOPO 7 ANNI DAL REFERENDUM LE PRIORITÀ AMBIENTALI PER IL MINISTRO RONCHI " La crisi ambientale è un po' come l'inflazione: se la si affronta con consapevolezza la si può vincere e superare: se la si ritiene un costo necessario e comunque sostenibile nella crescita economica, si costruisce un sistema malato e indebitato, incapace di uno sviluppo sostenibile e duraturo" così inizia une recente relazione del Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, al Consiglio dei Ministri Queste le priorità indicate dal Ministro 1} Depurazione delle acque: arrivare ad un Testo Unico che recepisca finalmente la direttiva CEE 271 del 1991. Attuare tale normativa significa completare il sistema depurativo degli scarichi inquinanti. Per potere fare queste opere occorre però sapere accedere a livello regionale ai finanziamenti comunitari e revisionare le tariffe. 2) Bonifiche delle aree a rischio già individuate ma sempre al palo per mancanza di finanziamenti. 3) Riduzione delle emissioni di C02 con interventi decisi sui due settori pesanti: l'energia e i trasporti. Nel campo energetico Ronchi spinge per un accordo con ENEL, per migliorare l'efficienza energetica nella produzione e razionalizzare i consumi, verso un piano nazionale delle fonti rinnovabili e energie pulite. Nel campo dei trasporti si punta ad un accordo di programma con FIAT per ridurre i consumi delle auto e il potenziamento del trasporto locale estendendo le tramvie veloci, gli autobus a bassa emissione e le piste ciclabili, ma soprattutto su un riequilibro modale del trasporto merci tra strada e ferrovia. 4) Dissesto idrogeologico che andrà affrontato non solamente nelle emergenze, ma con interventi strutturali a iniziare tra l'altro dalla riforma del corpo forestale. Ronchi ha chiesto un aumento degli organici tecnici a livello ambientale: ingegneri, biologi, economisti del territorio, naturalisti, geologi e urbanisti, figure "chiave" oramai affermate in tutti i paesi civili ma considerate sempre un lusso in Italia sia nella Pubblica Amministrazione che nelle grandi aziende ambientali. In questi mesi sono state presentate ben 50 Proposte di Legge sui pesticidi, che verranno discusse nella Commissione Agricoltura della Camera. Vediamo di analizzare la proposta di legge dei deputati verdi Paolo Galletti e Annamaria Procacci detta "norme in materia di prevenzione dei rischi da pesticidi a tutela della salute dei consumatori, dei bambini, dei neonati e delle gestanti". La proposta parte dalla constatazione che, mentre l'uso dei pesticidi è cresciuto in modo esponenziale, la normativa, nonostante il referendum che il 3 giugno del 1990 fece esprimere oltre 18 milioni di elettori contro il loro uso indiscriminato, è ancora ferma al 1962. Questi in sintesi i principi generali della proposta • istituzione della Agenzia Italiana Fitofarmaci come organo con compiti di ricerca, controllo e documentazione sui fitofarmaci. All'Agenzia è demandato il compito di esprimere parere vincolante sull'uso, sui residui, sulla messa in commercio (autorizzazione e registrazione) di tutti i fitofarmaci. L'Agenzia dovrà fissare i limiti di tolleranza dei residui dei fitofarmaci negli alimenti sulla base della tossicità acuta, dell'accumulo e della persistenza nell'organismo con l'adozione degli abituali fattori di sicurezza. • Diniego di registrazione (che avrà comunque validità 5 anni) e quindi di presenza residuale nei cibi, di fitofarmaci che siano sospetti di mutagenesi, teratogenesi e cancerogenesi. • Regole precise per la produzione dei fitofarmaci (in stabilimenti autorizzati), per la loro vendita solo in luoghi destinati, un sorta di " farmacia agrariae", da parte di personale specializzato (laureati in scienze agrarie e forestali, periti agronomi, agrotecnici...) e solamente a operatori con patentino, che andrà rinnovato ogni 5 anni. • Norme per la restituzione e lo smaltimento dei contenitori di fitofarmaci. Da gran parte del mondo agricolo emerge insomma la consapevolezza che occorre ridurre in modo netto il carico di sostanze chimiche nelle produzioni e che il mercato chiede sempre di più prodotti di qualità. ~L. 39 SALUTE E SICUREZZA IN AGRICOLTURA Scheda Neoplasie segnalate in agricoltura Cosa é stato detto su questi temi da FLAI e SNOP al comitato bicamerale Erbicidi fenossicarbossilici Principio attivo Tumore tessuti molli sangue e linfatico apparato urinario Clordano e Eptachlor I vecchi trattori continuano a mietere vittime tra i lavoratori agricoli? Perché allora non promuovere la loro rottamazione, incentivando il ricambio di questo parco macchine vetusto e pericoloso? Questa, tra le altre, una proposta presentata alla Commissione Bicamerale a presidenza Smuraglia, da FLAI e da Eugenio Ariano da Lodi per SNOP, nella audizione dell' 8 aprile 1997. L'applicazione del Decreto 626/94 in agricoltura impone di inquadrare il settore, di fissare le priorità di intervento e dare soluzione operativa ad alcuni problemi aperti, legati alle particolari modalità di esposizione a rischio: cumulo di mansioni con esposizioni a rischio intermittenti nel tempo in quanto legate ai cicli colturali, forte peso del comportamento (e quindi della formazione alla sicurezza!) del lavoratore nel determinare l'entità dell'esposizione, prevalente esposizione cutanea nell'utilizzo di presidi fitosanitari (a eccezione ovviamente delle colture in serra). Inoltre, realisticamente, occorre prevedere una sostanziale impossibilità di una attività di controllo pubblico sufficientemente capillare ad affrontare un comparto così disperso. Come in tutto il Sud-Europa la caratteristica delle aziende agricole in Italia è l'estrema frammentazione, con impiego per più dell'80% di manodopera familiare. Dopo il 1992 i cambiamenti delle regole assicurative hanno comportato poi che i lavoratori anziani non si iscrivano più all'INAIL e che di conseguenza molti infortuni sul lavoro siano diventati "infortuni domestici". I dati INAIL 1992 - 1995 mostrano comunque una forte tendenza alla riduzione, ma l'indice di frequenza (casi/ore 40 Agricoltura Infortuni totali di cui con postumi permanenti di cui mortali Triazine gonadi Esaclorobenzene fegato 1992 1993 1994 1995 234.137 196.551 137.084 118.312 14.263 9.650 6629 4999 349 235 133 127 lavorate x 1.000.000) rimane assai più elevato che nell'industria o nell' artigianato (52,6 contro 34,6 nel 1994), con valori inferiori solo all'edilizia. Le cause principali degli infortuni sono legati alla preparazione del terreno (con uso di macchine agricole vetuste e insicure), alle lavorazioni meccaniche e alle fasi di raccolta e trasformazione dei prodotti; un 20% circa è però legato alla zootecnica. I primi 5 agenti materiali responsabili da soli del quasi 50% degli infortuni totali sono stati nell'ordine: • • • • • cervello terreno, trattore, bovini, scala, pavimento. 11 40% degli infortuni mortali sono legati al solo trattore. Tutto ciò impone una attenta politica di intervento sul parco macchine (magari anche con incentivi alla loro rottamazione), sulle attrezzature e sugli impianti fissi aziendali (impianti elettrici, antincendio, etc) gravemente carenti dal punto di vista della sicurezza. Anche per le malattie professionali in agricoltura i dati INAIL mostrano una flessione negli ultimi anni, soprattutto per la drastica riduzione delle denunce di broncopneumopatia (voce 21) e delle malattie non tabellate, che non vengono mai indennizzate. FLAI e SNOP hanno posto al Comitato Bicamerale alcune interpretazioni su questi dati poco convincenti: • scoraggiamento nella denuncia di malattie non tabellate, peraltro mai riconosciute dall'INAIL; • difficoltà di trovare il nesso di causalità per forme croniche. Numerosi principi attivi sono sospettati di effetti a lungo termine: epatopatie, neuropatie, alterazioni del sistema immunitario e del metabolismo, tumori, teratogenesi; ma queste non vengono denunciate né segnalate; • mancata notifica al Ministero della Sanità delle intossicazioni • acute da fitofarmaci; • mancato sistema di registrazione dell'uso dei fitofarmaci, degli addetti, dei profili di rischio (basati del tipo ed estensione della coltura, delle buone pratiche agricole, delle modalità di applicazione dei prodotti e dei DPI): dati di base fondamentali per qualsiasi discorso epidemiologico. • riduzione dei consumi di pesticidi legata sia a tendenze del mercato con prodotti di maggiore efficacia e a maggiore concentrazione di principio attivo, diffusione di pratiche colturali a minore impatto, sostegno europeo all'agricoltura biologica • mancata sorveglianza sanitaria mirata. Sono quindi denunciate soprattutto le forme più facilmente di agnosticabili: ipoacusie da rumore e broncopneumopatie soprattutto di tipo allergico. È invece importante e urgente che: • siano sviluppati con grande rigore i piani annuali di controllo dell'uso (e quindi dell'esposizione) presidi sanitari, piani triennali di valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute dei lavoratori e della popolazione previsti anche dal D.Lgs 195/95; • si proceda ad una rapida revisione del prontuario dei prodotti in commercio, fissando i tempi di rientro sulle colture trattate e aggiornando i limiti di esposizione per gli operatori e per la popolazione. ABRUZZO Mozione del Consiglio Regionale sulla prevenzione FLAI e SNOP hanno ribadito che per capire il vero stato di salute dei lavoratori agricoli occorre garantire ed estendere i livelli di sorveglianza sanitaria e più precisamente: 1) sorveglianza sanitaria mirata, attivandola in situazioni di rischio bene inquadrate e definite dagli strumenti informativi, ad esempio: florovivaisti, operatori delle serre, agricoltori addetti in considerevole misura a trattamenti con presidi sanitari. 2) Valutazione clinica (periodica) dell'idoneità, magari legando in modo non burocratico ma profondamente preventivo e formativo, all'autorizzazione all'uso dei Presidi Sanitari. Appare del tutto sensato abbinare alla valutazione della idoneità all'acquisto e all'uso sulla base della conoscenza di buone tecniche di utilizzo, una valutazione della idoneità sanitaria alla manipolazione di sostanze tossiche, come già oggi avviene per altri ambiti lavorativi. 3) Sorveglianza epidemiologica coinvolgendo i molti interessati. Queste le proposte principali portate da FLAI e SNOP al Comitato Bicamerale, che saranno riprese nel Convegno Nazionale sull'Agricoltura che si terrà a Gonzaga MN il 12 settembre 1997 (vedi SNOP 41 pag. 41). Il Consiglio Regionale impegna la Giunta regionale ad assumere urgenti iniziative relative all'organizzazione del Sistema Regionale di Prevenzione, con particolare riferimento alla tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro e, nell'ambito di questa, alla emergenza infortuni nel settore edile. Tali iniziative, previo confronto con le Organizzazioni sindacali, devono affrontare sia gli aspetti strutturali del sistema che la grave emergenza in atto nel settore edile. Pertanto è necessario ed urgente che: qualità, nell'ambito della regione. Tali linee guida dovranno prevedere: definizione e compiti del Dipartimento, organizzazione, definizione del livello di responsabilità e di autonomia decisionale, definizione del livello di integrazione all'interno e con le altre strutture del Sistema Sanitario Regionale ed esterne, definizione del ruolo nei sistemi gestionali dell'Azienda USL; 1) venga ristrutturato l'Assessorato Regionale alla Sanità, in modo da affidare le competenze di coordinamento ed indirizzo per il Dipartimento di Prevenzione ad un'unica area regionale, opportunamente articolata in uffici (uno per ciascuno dei Servizi previsti nel Dipartimento dai D.Lgs 502/517); 4) venga istituita l'Agenzia Regionale per l'Ambiente, quale organismo tecnico sia per le competenze ambientali che per la gestione della rete laboratoristica di sanità pubblica, che per la valutazione delle priorità di intervento in tutta la prevenzione collettiva e l'individuazione di soluzioni di risanamento e bonifica in ambiente di vita e di lavoro, garantendo ad essa i necessari finanziamenti; 2) vengano emanate le Linee Guida Regionali per il Dipartimento di Prevenzione delle Aziende USL, perché si evitino anacronistiche difformità, sia rispetto al tipo di servizi offerti che alla loro 3) al Dipartimento di Prevenzione, così come delineato nei D.Lgs 502/517, venga riservato un finanziamento adeguato, che verrà definito entro 60 giorni; 5) venga predisposto un adeguato programma di formazione in collaborazione con le Università dell'Abruzzo; 41 6) venga istituito l'Osservatorio Epidemiologico Regionale, affiancato ed integrato da un Centro di Documentazione per la Salute con rilevanza regionale con funzioni di ricerca, di documentazione tecnico-scientifica, raccolta e diffusione di notizie, pubblicazione di testi tecnici, ricerca epidemiologica, progettazione ed organizzazione di iniziative di informazione e divul g azione, progettazione ed organizzazione eli attività didattiche, coordinamento cli gruppi di lavoro regionali, ricerca e consulenza per altre organizzazioni, certificazione di qualità per la formazione dei soggetti coinvolti nella prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro; 7) venga garantita ai Servizi di Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro una dotazione organica minima come prevista dalla Legge Regionale 82/92, attraverso specifici piani di assunzione delle Aziende USL; 8) venga stabilito, attraverso uno specifico Progetto Obiettivo, un finanziamento aggiuntivo nel triennio del secondo Piano Sanitario regionale, tale da garantire ai servizi di TSLL delle Aziende USL: formazione e aggiornamento di tutti gli operatorigià inseriti e del personale di nuova assunzione, informatizzazione e messa in rete, aggancio a banche dati, dotazione di strumentazione tecnica specifica, di autovetture, fax, videocamere, macchine fotografiche e quanto altro necessario per l'efficacia e l'efficienza degli interventi. Una quota pari al 50% dei fondi derivanti dall'applicazione dellesanzioni previste dal D.Lgs 758/94 dovrà essere finalizzata in modo specifico alla formazione degli operatori; 9) che i Servizi di Tutela della Salute nei Luo g hi di Lavoro abbiano autonomia tecnico funzionale e svolgano interventi interdisciplinari, cioè che si avvalgano di tutte le figu r e professionali necessarie per affrontare globalmente i rischi presenti negli ambienti di lavoro, con le procedure specificamente previste dalle norme vigenti; 10) ai Servizi di Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro siano riservate le funzioni di informazione, formazione, assistenza e vigilanza previste dal Decreto Legislativo 626/94, mantenendo ad essi il requisito del decentramento territoriale; I l) l'Assessorato Regionale alla Sanità partecipi concretamente al Coordinamento Tecnico delle Regioni su prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro e che tale partecipazione produca una ricaduta effettiva sul lavoro dei Servizi di 42 Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro, sotto forma di divulgazione di linee guida che riguardino congiuntamente gli aspetti amministrativi, giuridici e tecnici per l'attuazione uniforme delle procedure di intervento in materia; 12) venga promosso, coinvolgendo le forze sociali, un Comitato di Coordinamento tecnico a livello regionale tra gli Enti istituzionalmente preposti alla vigilanza nei luoghi di lavoro: Aziende USL, INAIL, Ispettorato del Lavoro, Vigili del fuoco, anche attraverso l ' utilizzo di dati incrociati (INPS, INAIL, Enti Paritetici, Enti Locali) per l'elaborazione e la realizzazione di programmi di intervento omogenei ed interdisciplinari nel rispetto delle specifiche competenze; 13) venga istituito un Osservatorio regionale dotato di tecnologie informatiche avanzate che sia in grado di fornire in tempi reali, tra l ' altro: - analisi dell'andamento degli infortuni: - ricerca delle malattie professionali non denunciate; - statistiche sul numero di ispezioni, infrazioni per cantiere; 16) vengano predisposte normative incentivanti per le imprese che investono in prevenzione e sicurezza, formazione e innovazione organizzativa e tecnologica; 17) venga istituita una Autorità di vigilanza sugli appalti e sulla qualificazione delle imprese e quindi sulla sicurezza. Approvato all'unanimità dal Consiglio Regionale dell'Abruzzo L' Aquila, 11 marzo 1997 RISCHIO SUL LAVORO NEL MONDO 11 5 maggio 1997 l ' Organizzazione mondiale della Sanità ha reso noti i dati degli infortuni sul lavoro, vera e propria sanguinosissima guerra: 120 milioni di infortuni e 220.000 morti sul lavoro ogni anno e questa cifra è sicuramente sottostimata. Solo il 10%a dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo e una percentuale variabile tra il 20 e il 50% nei paesi indust r ializzati, hanno accesso a servizi sanitari adeguati sul posto di lavoro. Dice Pieralberto Bertazzi, epidemiologo presso la Clinica del Lavoro di Milano: "In questi ultimi venti anni si è assistito cr livello niondictle a uno spostamento drammatico dei rischi tradizionali del lavoro (infortuni gravi e intossicazioni) dai paesi industrializzati a quelli poveri o in via di sviluppo... " Negli anni sessanta e settanta la battaglia sindacale, della sinistra, del mondo studentesco e della ricerca ha fatto sì che in Italia si consolidasse una medicina del lavoro fortemente innovativa e una tradizione di intervento e denuncia. Continua Bertazzi "... in Italia le condi- zioni di lavoro sono migliorate, indubbiamente, anche se rimangono sacche di arretratezza, fabbriche dove si lavora come nel terzo mondo. Complessivamente siamo però all ' interno dei paesi piìa attenti alla salute sul lavoro " . La nocività si sta sempre più spostando altrove: acciaierie, cementifici, ma anche aziende di pelletteria o tessili, per non parlare degli impianti chimici a elevato rischio e impatto ambientale; ma a quali condizioni? Bhopal, India 1984, con i suoi migliaia di morti e decine di migliaia di ammalati, ma anche con il silenzio che ne è seguito, è l'esempio emblematico. Dovremo riparlarne all'interno delle nostre iniziative estere. Cosa c'è su TNTERNET su questi temi? Chi vuole contribuire a questo notiziario internazionale? ANPA SCHEDA INFORMATIVA L'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (ANPA) è finalmente operativa, nata con la Legge n. 61 del 21 gennaio 1994 a seguito del referendum dell'aprile del 1993 che ha sottratto alle USL le competenze in materia di controlli ambientali. La Legge 61 dava mandato alle Regioni e alle Province Autonome di istituire proprie Agenzie regionali (ARPA). L'ANPA (dati di fine aprile 1997) è costituita da circa 300 unità di personale provenienti in gran parte dall'ex-ENEA-Disp. A questo nucleo si aggiungeranno a breve circa 600-700 operatori provenienti da diversi enti e amministrazioni pubbliche. Dal febbraio 1995 vi è un Consiglio di Amministrazione formato da: ing. Francesco Pizzio, Prof. Mauro Felli ed il Presidente dr. Mario Signorino (ovvero il promotore del referendum del 1993). A fine 1996 è' stato nominato Direttore il prof. Giovanni Damiani L'attuale organizzazione si compone di un'area amministrativa e tre Dipartimenti: • • • Stato dell'ambiente, prevenzione e sistemi informativi; Rischio nucleare e radiologico; Strategie integrate, promozione e comunicazione. Il Sistema ANPA-ARPE Regionali dovrà dare luogo ad una vera e propria rete di comunicazione per uniformare procedure di controlli e monitoraggio in campo ambientale e, anche attraverso il Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA), acquisire le informazioni che consentano di valutare le condizioni dell'ambiente, base conoscitiva per sup- portare le politiche di governo del territorio, per potere fissare obiettivi, individuare strategie di prevenzione e risanamento e, infine, operare verifiche sull'efficacia degli interventi attuati. L'ANPA dovrebbe svolgere quattro funzioni principali: • • • • tecnico-scientifica di interesse nazionale in materia di protezione dell' ambiente; indirizzo e coordinamento tecnico delle Agenzie regionali, al fine di rendere il loro intervento omogeneo sul piano nazionale; consulenza e supporto tecnico-scien tifico alle amministrazione e agli enti pubblici, ad iniziare dal Ministero dell'Ambiente; autorità nazionale di controllo nel settore della sicurezza nucleare e della radioprotezione. Tra i compiti specifici indicati dalla legge, vi sono quelli inerenti l'informazione ambientale, la formulazione di proposte e pareri sugli standard di qualità dell'ambiente, la promozione della ricerca e diffusione di tecnologie pulite, anche in funzione della concessione del marchio europeo Ecolabel e dell'attività di Ecoauditing (modi di produzione tecnologicamente compatibili) in campo ambientale. In tutte le Regioni non riportate in tabella vi sono proposte di Legge regionale sull'ARPA in discussione, in fase avanzata di approvazione in Friuli V.G., Marche, Abruzzo, Basilicata. La sede dell'ANPA è in via Vitaliano Brcalcati 48 00144 ROMA te/ 06-50071 fax 06-50072258 Aggiornamento sulle Agenzie Regionali Per l'Ambiente Regione Piemonte Val d'Aosta Liguria Veneto Prov.Aut.Trento Prov.Aut.Bolzano Emilia Romagna Toscana direttore nominato dr.Vescovi dr. Rivolin ing. Elefante in corso nomina dr. Boso dr. Huber ing. Minarelli dr. Lippi operativa da 1997 1997 in corso legge approvata 1996 1996 1996 1995 MODERNE TRAGEDIE DEL LAVORO Carissimi colleghi, seguo con molto interesse le discussioni di questo NG (it.lavoro.prevenzione) che ritengo un primo esempio di moderno "forum" democratico sui problemi dell'igiene e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Non posso perciò fare a meno di segnalare un esempio terribile di mancata"prevenzione" nei confronti di una sciagura (?) che ha visto coinvolti centinaia di lavoratori immigranti clandestini, diretti verso il nostro continente. Parlo dell'affondamento, nella notte di Natale del 96, di una imbarcazione carica di lavoratori del terzo mondo (Sri Lanka, India, Pakistan, Filippine ?) avvenuto nelle acque del "Mare Nostrum", il Mediterraneo, a poche miglia dalle coste del nostro paese, dove i lavoratori sono cosi' ben tutelati da normative europee come la 626194 e segg. E' proprio di questi giorni la conferma documentale che la tragedia e' veramente avvenuta. Mi pare che rivolgere un pensiero commosso alle vittime (piu' di 300) e formulare un impegno per fare cio' che e' in nostro (di ognuno di noi) potere per evitare che in futuro tragedie come questa si ripetano é un contributo piu' che buono al tema di questo NG. Temo inoltre che se non ci muoviamo sul tema del lavoro degli immigrati, affrontando il problema ai vari livelli, ci troveremo in futuro difronte a una ulteriore spaccatura nel nostro paese: dopo quella tra Nord e Sud d'Italia, ipoteca su qualsiasi equilibrato sviluppo, ci sarà anche quella tra "protetti" dalle normative e "schiavizzati" da mafie varie. Nel Servizio di PTSLL di cui faccio parte abbiamo intrapreso alcune iniziative che mi riprometto di far conoscere a tutti in un prossimo contributo. n. operatori previsti non definiti 50 350 non definiti 120 150 1100 800 Alberto Baldasseroni 1i. 43 ANCHE L'ONESTÀ É UN FATTORE DI RISCHIO l'incontro, che proprio lui, "il Mauri", da noi sempre portato a esempio dell'onestà e del sano spirito imprenditoriale brianzolo (e, forse, italiano) abbandonava la scena, sopraffatto anche da un senso di sfiducia e di inutilita' dei suoi sforzi e' stato uno shock tremendo, leggendo i titoli del giornale in un giorno qualsiasi prima di riprendere le nostre quotidiane fatiche di operatori al servizio della società civile. CORRUZIONE Alberto Baldasseroni Ambrogio Mauri, imprenditore brianzolo, si é ucciso nel suo ufficio a Desio. La sua azienda produceva autobus all'avanguardia da un punto di vista tecnologico. Nella lettera di commiato ha lasciato scritto di non farcela a vedere che il nostro paese non é cambiato nei suoi vizi, anche dopo "Tangentopoli". La sua fabbrica era in difficolta', stretta in una crisi produttiva da cui Mauri si rifiutava di uscire con mezzi illeciti. Perchè parliamo di Ambrogio Mauri? Perche' avemmo modo di conoscerlo durante il nostro lavoro di medici del lavoro di un servizio territoriale. Ci si presento' come uomo schietto, orgoglioso del suo lavoro e delle sue esperienze, che lo avevano portato a esplorare il mondo circostante, lontano dalla natia Desio, fin nella lontana e fredda Copenaghen alla ricerca di idee innovative nel campo che lo appassionava, quello della meccanica dei grandi mezzi di trasporto pubblici. Mostrava con paterna consuetudine i reparti della sua azienda da cui uscivano prototipi di autobus che poi avremmo potuto (e dovuto) vedere circolare per le strade delle nostre città. Veicoli ecologici, con carrozzerie di nuova concezione, dotati di tutti i confort per un buon trasporto collettivo. Mauri aveva in quel periodo stipulato una convenzione con il CNR per la sperimentazione di nuovi veicoli, capaci di viaggiare sia come filobus che come autobus a combustibile petrolifero. Era contento di veder circolare per il paese questi strani "affari", che rendevano Desio simile a una cittadina all'avanguardia. Ci recammo in ditta quella volta per un problema insorto in un dipendente vietnamita, padre di quattro bambini, che aveva sviluppato un'asma alle vernici usate nel reparto. Trovammo la massima disponibilita' a favorire una soluzione del problema di quel dipendente e anche un'attenzione per l'ambiente di lavoro che precor r eva i tempi a venire ed era coerente con il grado di avanzamento tecnologico dei prodotti dell'azienda. Leggere, a distanza di tanti anni da quel- 44 UN LIBRO G.Ruffini PROMOZIONE DELLA SALUTE E PROTEZIONE DELL'AMBIENTE Scritti scelti e commentati a cura di Eva Buiatti, Franco Carnevale Mario D'Alfonso, Enrico Roccato. CEDIF, Firenze aprile 1997 s.p. pp.199 Nella collana Documenti e Bibliografie del CEDIF (ex-CEDOC) di Firenze esce questo volume di scritti di Giancarlo Ruffini, operatore di prevenzione con mansioni di responsabile nel campo della Sanita' Pubblica, prematuramente scomparso, circa un anno fa. Si tratta di un doveroso ricordo di un collega che molto ha dato all'avanzamento del pensiero nel campo della prevenzione. Gli scritti, solo in parte edili e noti, testimoniano di una mente lucida, in grado di configurare gli scenari della prevenzione con largo anticipo sulla realta', a conferma di una capacita' unica, in Giancarlo, di governare la complessita' del mondo in cui operiamo. Per questo la rilettura o la scoperta di cio' che egli ebbe a scrivere merita un impegno. In un periodo quale quello che stiamo vivendo nella sanita' pubblica le parole di Giancarlo aprono squarci di luce indispensabili per ritrovare orientamenti, scopi, ragioni del proprio fare quotidiano. Il volume può essere richiesto al CEDIF-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana via Baracca, 9 50127 Firenze tel. 055-32206355/62/63/64 fax 055-3206367 Per i piu' aggiornati tecnologicamente e-mail [email protected] Ancora una volta all'onore della cronaca le "gesta" di un operatore della prevenzione, pescato, come si suoi dire, con le mani nel sacco. Si tratta di un funzionario di una ASL di Roma preposto al controllo degli impianti elettrici (le notizie di fonte giornalistica non consentono di essere più precisi sulla sua "affiliazione" di ufficio) che ha avuto la brillante idea di finanziarsi una bella vacanza pasquale in isole esotiche, estorcendo un mucchietto di quattrini a una agenzia di viaggi presso la quale aveva effettuato una isolata "verifica di legge" dell'impianto elettrico, ai sensi della vigente normativa antinfortunistica. Che dire di episodi del genere, se non rimandare al commento del numero 38139 (p.42) della nostra rivista? Negli stessi giorni abbiamo anche appreso che un ufficiale della Guardia di Finanza, corrotto per ben alta cifra, reo confesso, ulteriormente indagato per il gravissimo reato di associazione a delinquere, aveva tranquillamente ripreso il suo lavoro, reintegrato da un decreto del Ministro preposto, dopo che una commissione interna disciplinare aveva ritenuto di punire il soggetto con un solo anno di sospensione. Non sarebbe il caso di verificare anche nel nostro settore quale sia la "fine" che fanno i funzionari corrotti, i quali, come abbiamo visto, non sono nè pochi, nè isolati? Magari verremmo a scoprire che, passata la bufera, hanno ripreso a lavorare, proprio come quell'ufficiale della Finanza, nell'ufficio accanto a quello presso il quale si era svolta la loro vicenda di corruzione, con buona pace di "Mani pulite", "Tangentopoli" e leggi di trasparenza varie. DECRETO CANTIERI IN ARRIVO LE LINEE GUIDA DELLE REGIONI il Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome ha istituito un Gruppo tecnico per la formulazione delle Linee Guida per il Decreto Legislativo 14 agosto 1996 n. 494 più comunemente conosciuto come decreto sui cantieri. I lavori si sono conclusi e sono stati elaborati due documenti: 1) Prime indicazioni per l'attuazione dei corsi previsti dagli articoli 10 e 19 del D.Lgs 494/96, documento già approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano. La formazione dei Coordinatori per la sicurezza, figure centrali in tutto l'impianto normativo è quindi oggi un aspetto chiave del funzionamento del Decreto. 2) Linee guida sulla interpretazione e la gestione nei servizi territoriali di prevenzione del Decreto 494/96. Queste Linee guida, in corso di elaborazione finale e di approvazione da parte della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province Autonome, affrontano tutti i problemi chiave: i rapporti tra committente e coordinatori per la progettazione e l'esecuzione dei lavori, la figura e le responsabilità dei lavoratori autonomi, i rapporti tra piano di sicurezza dovuto per il Decreto 494/96 e valutazione dei rischi ai sensi del 626194, obbligo di notifica ed importanza della programmazione del lavoro di controllo in edilizia da parte dei servizi territoriali delle ASL, la semplificazione della valutazione del rischio rumore, la necessità, già sottolineata da SNOP nella sua audizione al Comitato Bicamerale, che vi sia una campagna di informazione pubblica, ad esempio gestita anche dai Comuni e dalle USSL stesse, nei confronti dei "cittadini committenti". Così come viene ribadito, in accordo al D.L. 12 del 23 marzo 1997, ]'applicabilità del Decreto 758194 anche alla direttiva cantieri, pur se con alcune modifiche per tutto il 1997. MUCCA PAZZA Presentati a Roma i risultati della Commissione UE Ovvero, riportandone il testo integrale: " Sino al 31 dicembre 1997, per le contravvenzioni di cui al D.Lgs 494196 i termini previsti nell'articolo 20, comma 1 del D.Lgs 758194, sono raddoppiati e la somma di cui all'articolo 21, comma 2 dello stesso decreto è ridotta alla metà". Questi documenti si possono richiedere agli Assessorati alla Sanità delle varie Regioni, in attesa che vengano stampati come le famose Linee Guida sul Decreto 626, arrivate oramai a svariate edizioni. Sul prossimo SNOP 43 un ampio servizio di Flavio Coato e Celestino Piz sia sulle Lince Guida che sul sempre attualissimo tema (visto anche l'avvio di nuove "grandi " opere) dei controlli in edilizia e delle novità portate dal D.Lgs 494196 per i servizi. SNOP NELLA STORIA La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, tra le più importanti nel mondo, possiede da poche settimane la raccolta di Snop completa e rilegata rigorosamente in giallo e nero. Nella lettera di ringraziamento, oltre agli auguri di buon lavoro, viene affermato " ..l'utilità per gli utenti è rilevante e sarà nostra cura renderlo disponibile nel più breve tempo possibile " Siamo veramente contenti. rif. Bibiloteca Nazionale Centrale piazza Cavalleggeri I 50122 Firenze tel 055-244441 .fax 055-2342482 Si inizia con una autocritica: la Commissione UE ha sottovalutato la gravità dell'epidemia, dando priorità alla difesa del mercato della carne bovina rispetto agli interessi nazionali ed europei. Il Consiglio d'Europa poteva meglio seguire e controllare con ispezioni e decisioni chiare. La Commissione d' inchiesta ha proposto che i cittadini europei che si ritengono danneggiali possano chiedere un risarcimento alla Commissione esecutiva che, a sua volta, potrà rivalersi sulla Gran Bretagna conservatrice "colpevole" di avere tenuti nascosti i primi casi di BSE (che datano ai primi anni `80), sottovalutando il problema e rendendo possibile l'epidemia. Basta dare un'occhiata alle cifre per rendersi conto del problema: dal `90 al `97, nel Regno Unito sono stati registrati 167.126 casi di BSE (con un picco nel 1992). In Irlanda 196, in Portogallo 53, in Francia 24, in Germania 5, in Danimarca 1 e in Italia 2. Altri paesi - vedi la Svizzera - continuano a essere reticenti sui casi. il morbo di Creutzfeldt-Jacob (la forma umana) conta, tra il `90 ed il `96 di circa 300 casi in Europa con una distribuzione abbastanza simmetrica ai casi di BSE animale. Non è in verità solo la BSE a preoccupare: in Scozia è in corso una epidemia causata da un enterococco che provoca gravi infezioni gastro-intestinali, respiratorie e meningee e che ha già provocato decine di morti tra gli anziani. La causa è stata individuata sempre nel declino degli standard produttivi e igienici degli allevamenti e nella scarsità di controlli nei mattatoi e nelle macellerie, segno ancora una volta della privatizzazione spinta del sistema veterinario inglese in epoca tatcheriana. In Italia, pur essendoci una rete di controlli piuttosto efficiente (per ora), il consumo di carne ha registrato una forte caduta anche rispetto alla Gran Bretagna e alla Germania dove il consumo di alimenti animali doveva destare ben più sospetti. 45 LAVORATRICI MADRI Alcune note sul D.Lgs 645196, recepimento della Direttiva 921851CEE concernente il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento. a cura del gruppo di lavoro del Dipartimento della Prevenzione Azienda Sanitaria di Firenze II decreto legislativo 645196 armonizza la materia in campo di tutela delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento con le procedure del D.Lgs. 626194, lasciando inalterata la normativa specifica presistente (Legge 1204171 ed il suo DPR di applicazione 1026176). La stessa definizione di lavoratrice (art.]) richiama quanto definito nel campo di applicazione dal decreto 626, di cui il 645 sembra rappresentare un'articolazione particolare, così che vengono ad essere escluse le lavoratrici autonome, le lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari le lavoratrici a domicilio. Per queste ultime due categorie di lavoratrici rimane comunque in vigore quanto previsto dalla L. 1204, .e in particolare in relazione al lavoro a rischio, le lavoranti a domicilio possono usufruire anche di quanto dettato all'art. 5 della stessa legge, mentre per le collaboratrici domestiche è possibile applicare (art. 4) solamente un'anticipazione dell'astensione obbligatoria dal lavoro a 3 mesi dalla data presunta del parto. Il 645196 si applica alle "lavoratrici gestanti, puerpere o in allattamento fino a 7 mesi dopo il parto" in questo modo nella definizione de] campo di applicazione si pone l'attenzione anche a momenti diversi dalla gravidanza come l'allattamento periodo in cui devono essere tenute presenti particolari provvedimenti (rimanendo nei limiti dei 7 mesi previsti dalla 1204). La definizione continua citando "che hanno informato il datore di lavoro del proprio stato", in relazione a ciò, si fa notare che non sono definite le modalità con cui la donna informa il datore di lavoro. Secondo alcune interpretazioni ciò potrebbe avvenire tramite presentazione di un certificato medico di gravidanza, secondo 46 altre, sarebbe sufficiente che il datore di lavoro "ne sia comunque a conoscenza"; L'art. 2 "linee direttrici" sembra intendere, d'altra parte, che devono essere recepite dal nostro ordinamento delle linee direttrici, elaborate dalla Commissione dell'Unione Europea, per la valutazione specifica dei rischi per le lavoratrici madri. Si ribadisce quindi la particolare suscetibilità ai rischi occupazionali in questa particolare fase della vita della donna. Ci chiediamo se a livello europeo è già disponibile una documentazione in questo senso. In precedenza solo nel D.Lgs 277191 sono previsti criteri di valutazione dell'esposizione a piombo diversi per sesso, in riferimento anche al rischio riproduttivo. Mentre in altre direttive specifiche, già adottate, come in particolare quella della Movimentazione manuale dei carichi, non vengono adottati criteri di genere. Il divieto di esposizione è trattato all'art.3 . Con l'allegato Il si intende estendere i rischi per cui è previsto il divieto di esposizone, oltre a quelli già previsti nella L. 1204. In realtà, analizzando l'allegato II, possiamo notare che per alcuni, il divieto era già previsto (piombo, lavoro in miniera), per altri, es. agenti biologici, viene definito l'agente biologico: Toxoplasma e virus della Rosolia, facendo però riferimento allo stato di immunizzazione della donna. Questo tipo di accertamenti è comunque previsto nel protocollo sanitario regionale (Toscana) durante la gravidanza ed è gratuito. Non è chiaro quale figura, per ovvie ragioni sanitaria, (v..tutela del segreto professionale), gestirà questa verifica. D'altra parte l'aver evidenziato nella normativa l'agente più che la lavorazione, a differenza del DPR 1026, permette di ampliare i settori lavorativi a rischio (come per esempio la scuola). Ci domandiamo perché in questo elenco siano presi in considerazione solo il virus della Rosolia e il Toxoplasma e non altri agenti oltre a quelli classici teratogeni come il Citomegalovirus e l'Herpes virus ( TORCH), ma anche il virus HIV, il virus dell'epatite B, Listeria ( vedi quanto previsto nella legislazione dei paesi del Nord Europa) (1). Nell'art. 4 viene delineato un percorso che il datore di lavoro deve intraprendere sulla valutazione e informazione dei rischi, per i quali non è previsto un divieto assoluto di esposizione, riportati all'allegato I. Tale valutazione deve far parte integrante della valutazione prevista dalla 626. In questo senso sembra che l'applicazione della normativa sulla tutela delle lavoratrici madri avvenga quindi, in una fase precedente rispetto al momento stesso in cui il datore di lavoro viene informato dalla dipendente del suo particolare stato (art.l ). Pertanto il riferimento all'art. 1 non deve intendersi come l'avvio dell'intera procedura, ma come l'attuazione di una serie di misure già programmate in un momento diverso. Anche l'interpretazione data dal Ministero del Lavoro nella circolare n. 66 del 6.5.1997 sembra orientatala verso questa lettura della normativa. L'obbligo di informazione sui rischi per la gravidanza viene inserito nello stesso obbligo di informazione previsto dall'art. 21 del 626. arricchendone i contenuti. Nell'elenco dell'allegato I inoltre, sono riportati alcuni rischi presenti anche negli elenchi della normativa vigente per i quali sussiste un divieto (L.1204/71 e suo regolamento applicativo). Sembra così costitursi una contraddizione, con alcune possibili ripercussioni anche sull'attività di vigilanza. Il datore di lavoro può attivare il provvedimento previsto dall'art. 5 lett. b, c L.1204, rimane comunque, alla lavoratrice, il diritto di presentare domanda di cambio mansione o di astensione anticipata dal lavoro all'Ispettorato. L'art. 5 si riferisce alle misure di protezione e di prevenzione. In riferimento ai rischi lavorativi considerati nell'art. precedente, il datore di lavoro deve attuare dei provvedimenti anche a carattere "temporaneo" come per es. la modifica dell'orario di lavoro, non previsto nella normativa precedente. In questo caso ci domandiamo come sarà gestito dal punto di vista amministrativo questo tipo di provvedimento Al secondo comma viene specificato il ruolo dell'ispettorato del lavoro nel caso di cambio mansione, anche ai fini di un eventuale allontanamento. Sembra quindi che l'Ispettorato sia l'unico organo attivato non solo per quanto riguarda le sue competenze amministrative, ma anche per quelle di vigilanza. In merito a ciò sono stati presentati dei ricorsi alla Corte Costituzionale da parte delle regioni Veneto, Umbria, Toscana. Una prima domanda che ci viene in mente è "in caso di cambio mansione il datore di lavoro deve informare l'ispettorato del lavoro (introducendo così una nuova procedura per il cambio mansione), quest'ultimo informerà i Servizi per il controllo e per concedere l'astensione secondo let.c?" All'art. 6 il decreto lascia immoditicato quanto previsto dalle vigenti disposizioni legislative regolamentari e contrattuali per quanto riguarda il lavoro notturno (rimane il divieto tra le 22 e le 06 tranne i servizi sanitari, le mansioni dirigenziali e specifiche deroghe frutto di contrattazione collettiva) nonostante l'attuale dibattito soprattutto con riferimento alle pari opportunità e alle pressioni del mondo produttivo. Bibliografia H. Taskinen et al. "Assesment of reproductive risk at work " int. J Occup. Environ. Health 1966; 2.59-63 Carla Arfaioli tel. 055/ 4498407 fax 055/4498397 Antonella Ciani Passeri te]. 055/4224406 fax 055/4224405 POCHI O TROPPI MEDICI DEL LAVORO ? Uno schema di Disegno di Legge del marzo 1997 modifica all'articolo 24, l'articolo 17 del D.Lgs 626194 permettendo l'utilizzo di medici non specialisti per lo svolgimento di funzioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori, cioè le funzioni di medico competente. Su questa proposta la CIIP, nella persona del suo Presidente Prof. Vito Foà così si è espressa in una recente lettera al Ministro della Sanità Rosy Bindi " Qualcuno decisamente superiore a quello esistente in tutti gli altri paesi europei". E ancora " L'obiettivo di questo articolo sembra più risentire della logica di permettere ai Centri pubblici e privati che esercitano l'attività di medicina del lavoro sul territorio, di allargare la potenzialità operative a scapito della qualità dell'assistenza piuttosto che venire in aiuto al datore di lavoro che deve ottemperare ai dettati legislativi" I suggerimenti della CIIP: aumentare il numero di posti disponibili alle Scuole di specialità, cambiare la periodicità delle visite, oramai antistorica e anacronistica, calibrandola su un quadro di rischi valutati e non più presunti, utilizzare tutte le possibilità che già la legge anche oggi permette ( art. 34 e 35 del DPR 303/56) per una sorveglianza sanitaria qualificata e non burocratizzata. potrebbe avere invocato la difficoltà di reperire un congruo numero di medici competenti: se questo in parte può essere vero, bisogna però ben dire che il numero di medici competenti in Italia è Sul prossimo numero un FORUM su questo scottante tema, anche alla luce delle nuove esperienze dei servizi, dopo l'entrata in vigore del D. Lgs 626. SALUTE E SICUREZZA IN EUROPA (Alvino, Rocca e Faventi), ricercatori (Aresini, Vogel). Conferenza Europea del BTS 1-2 dicembre 1997 Bruxelles il Comitato Consultivo per l'Igiene, la Sicurezza e la Protezione della Salute nei Luoghi di Lavoro (CCHS) é formato da novanta membri, di cui 113 di nomina dei governi dei paesi europei e i restanti, in parti uguali, nominati dagli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali. 45 membri del CCHS (15 per ciascuna componente) fanno inoltre parte del Consiglio di Amministrazione della Agenzia su salute e sicurezza sul lavoro di Bilbao. Il BTS agisce da esperto per il Gruppo sindacale. I lavori del CCHS si svolgono in due riunioni plenarie all'anno e in gruppi di lavoro tematici: programmazione, agenti biologici, lavoratrici madri, livelli di esposizione, edilizia, agenti cancerogeni e mutageni, formazione, lavoratori autonomi, valutazioni socioeconomiche, normalizzazione, servizi di prevenzione e sorveglianza sanitaria. In questi gruppi di lavoro troviamo: esperti sindacali (Galli, Magnavita, Benedettini, Malaspina, Gibellieri, etc .), funzionari del Ministero del Lavoro Il BTS organizza una Conferenza europea il 1-2 dicembre 1997 a Bruxelles. Si tratta di una Conferenza di analisi sindacale e di bilancio dei recepimenti e della applicazione delle direttive europee sulla salute e sicurezza sul lavoro nei vari paesi europei. Questa iniziativa vuole, interrogando e confrontandosi con operatori di vari paesi e da vari settori, analizzare le difficoltà alla piena applicazione delle direttive e in particolare: l'impatto della direttiva quadro sui sistemi nazionali di prevenzione; • i rischi legati all'utilizzo e al design delle macchine; • la movimentazione manuale dei carichi; • il lavoro ai videoterminali; • l'esposizione ad agenti chimici; • i rischi specifici per le lavoratrici madri. La partecipazione a questa Conferenza é aperta a tutti coloro che operano nel campo della prevenzione. Programma, elementi organizzativi e logistici saranno inviati su richiesta . • Rif. BTS Boulevard Enrile ,lacgmain, 155- B 1210 Bruxelles tel 32-2-2240560 fax 32-2-2240561 E-mail [email protected] 47 VISITE Al CONDUCENTI DI AUTOBUS verifica della idoneità all'assunzione; gli esami radiologici potranno essere sostituiti da un esame clinico mirato del rachide ( quello proposto dall'EPM , Unita di Ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento di Milano od altri comunque validi per questo fine) Una nota di uno Spsal al Direttore Sanitario e al Direttore Generale Con i più distinti saluti. Il Medico del lavoro Dott. Roberto Montagnani Con riferimento all'iter diagnostico da voi eseguito per la verifica della idoneità al lavoro dei candidati all'assunzione con la qualifica di conducente di autobus, riteniamo necessario mettere in discussione le legittimità degli accertamenti radiologici della colonna vertebrale. Questi esami come noto da un lato comportano una non trascurabile dose di radiazioni per le gonadi, dall'altro costituiscono un mezzo diagnostico ritenuto a livello tecnico scientifico non necessario nemmeno per il caso di esposizioni lavorative, quale la movimentazione manuale dei carichi, per le quali le lesioni del rachide, in particolare del tratto dorso lombare costituiscono un rischio professionale ben definito. Peraltro la normativa Italiana non prevede accertamenti sanitari specifici per conducenti di autobus; in nessuna delle leggi fondamentali (DPR 303156, dlgs 277191, dlgs 626194) se ne fa menzione e il rischio professionale da vibrazioni trasmesse a tutto il corpo, il fattore di rischio attribuibile, per il caso di condizioni di lavoro incongrue, ai conducenti di autobus, non è tra le malattie indennizzate dall'ente assicuratore (DPR 336194). Si ritiene pertanto necessario, alla luce del disposto del decreto legislativo 230195 (Attuazione delle DirettivcEuratom 801836, 841467, 841466, 891618, 901641 e 92/3 materie di radiazioni ionizzati), ed in particolare di quanto disposto all'art. 1 1 1 comma 2 ( necessità di valutare preliminarmente la possibilità di utilizzare tecniche sostitutive a quelle espletate con radiazioni ionizzanti che siano almeno altrettanto efficaci dal punto di vista diagnostico e terapeutico e comportino un rischio minore per la persona); comma 5 (Gli esami radiologici individuali o collettivi effettuati a titolo preventivo, inclusi gli esami di medicina nucleare, devono essere effettuati soltanto se sono giustificati dal punto di vista sanitario. Tali esami devono essere disposti dall ' autorità sanitaria competente per territorio che ne dà adeguata informazione) disporre per l ' eli- minazione degli esami radiologici del rachide dal protocollo diagnostico per la 48 Regione Veneto ULSS 12 VENEZIANA Dipartimento di Prevenzione SPSAL Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro Campo della Lana,,Santa Croce 601, Venezia. Tel 041-529.55.14 DA ATLANTA A TUTTI NOI Si é svolto a Marina di Ravenna lo scorso 16 aprile il forum degli utilizzatori "EPI-INFO: l'uso del computer per l'epidemiologia" con lo scopo di presentare l'ultima "release" (6.02a) del programma EPI-INFO. Per i pochi (?) che non lo sanno, EPI-INFO é il software che consente la raccolta, l'archiviazione, l'elaborazione statistica e anche la trasmissione di dati di interesse epidemiologico (in senso lato) prodotto dai CDC (Centers for Diseases' Control) di Atlanta negli Stati Uniti. L'ideatore e supervisore dell'intero progetto per Io sviluppo di un tale software é Andrew (Andy) Dean, il quale era presente a Marina di Ravenna. L'intervento di Dean ha consentito di ricostruire la vicenda "storica" che ha portato allo sviluppo attuale di EP1-INFO. Partito verso la fine degli anni 70 come progetto fatto in casa da Dean padre e figlio (allora poco più' che adolescente, poi laureato in informatica). EPI-INFO stabilì da subito alcuni cardini che lo rendono prodotto di straordinaria valenza in sanità pubblica: semplicità d'uso, evoluzione continua, adeguata agli ambienti informatici prevalenti, gratuità completa, finalizzata a una sua capillare diffusione, anche in quelle situazioni sfavorite da un punto di vista delle risorse a disposizione della prevenzione (e il nostro paese é fra quelle almeno nel campo delle energie destinate alla manipolazione dei dati). Dcan affermava, non senza orgoglio, che EPI-INFO, distribuito dall'OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) lo si può trovare anche nel più sperduto villaggio africano. Dcan, persona amabile e, pur sulla soglia dell'età pensionabile, animato da un contagioso spirito d'iniziativa, ha poi descritto gli attuali sviluppi dei programma, che ad Atlanta é ormai seguito da una piccola equipe di 4 o 5 persone. Infatti la versione teste tradotta nel manuale e in parte del software originale da un gruppo di operatori sanitari della Regione Emilia-Romagna, non é che l'ultima release che "gira" ancora sotto MS-DOS. Ad Atlanta si sta già lavorando alla nuova versione che sfrutterà tutte le enormi potenzialità dell'ambiente WINDOWS 95. Il demo che ci ha mostrato Dean ha letteralmente fatto venire l'acquolina in bocca ai presenti. Se tutto va bene (e in genere con EPI-INFO così é) entro la fine dell'anno sarà pronta la versione definitiva, scaricabile, con un po' di pazienza, dal sito INTERNET dei CDC. Naturalmente la tradizione di gratuità del programma sarà mantenuta! La seconda parte della giornata é stata dedicata all'illustrazione di alcune esperienze realizzate in campo sanitario con il software EPI-INFO. Tra i progetti presentati anche quello per la raccolta delle segnalazioni di malattia professionale che vede coinvolti numerosi operatori dei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro. Il programma nella sua versione italiana con annesso manuale stampato in italiano é ottenibile rivolgendosi a: dott. Pasquale Falasca Servizio Epidemiologia e Statistica Sanitaria Azienda USL Ravenna via De Gasperi, 8 - 48100 Ravenna fax: 0544 - 409063 Tel: 0544 - 409014, 409034 E-mail: [email protected] dott.ssa Claudia Galassi CDS, Centro di Documentazione per la Salute Aziende USL Città di Bologna e Ravenna Via Triachini, 17 - 40138 Bologna Fax: 051 - 392416 tel.: 051 - 396310/11 E-mail: [email protected] Il costo delle spese di duplicazione dei dischetti, stampa c spedizione del materiale é stabilito in L.35.000 che dovranno essere pagate tramite bollettino postale intestato a: Azienda USL di Ravenna, sul clc n. 10184489; sui bollettino si dovrà indicare quale causale del versamento: "Versione italiana di Epi Info 6". Abbiamo deciso di scrivere questo redazionale sul tema della patologia muscolo-scheletrica da movimenti ripetitivi saccheggiando idee e notizie dalla Monografia della Medicina del Lavoro (novembre-dicembre 1996), dal Seminario del 22 maggio 1997 tenutosi presso la Clinica del Lavoro di Milano, organizzato da EPM e da CEMOC sullo stesso tema e dal materiale lì presentato dai soliti bravi colleghi bresciani (G. Arpini, PG. Barbieri, S. Garattini, R. Girelli, C. Panizza, D. S'ottimi) ed enriliani(S. Candela e M. Martinelli). Questo tema è emblematico della attuale (sotto)valutazione di un rischio reale, ma anche della possibilità per i medici del lavoro del territorio di occuparsi di problemi vivi e non solamente delle carte. Idee, notizie, proposte operative sulle quali misurarsi in tutti i servizi. CHI CERCA TROVA MALATTIE DA MICROTRAUMI RIPETUTI redazionale di Laura Bodini Molti di voi avranno letto la bella monografia della Medicina del Lavoro novembre-dicembre 1996 sul tema' Leaffezio- mente nelle operazioni di montaggio, assemblaggio, taglio, cernita, confezionamento. Antonio Grieco ed Enrico Occhipinti per il decennale dell'Unità di ricerca "ergonomia della Postura e del Movimento" (EPM). Questa utile monografia è stata presentata il 22 maggio scorso nella sempre ergonomicamente insostenibile Aula della Clinica de] Lavoro di Milano. A margine una buona notizia: l'aula verrà finalmente rifatta... 11 Seminario è stato un'importante occasione di riflessione per i numerosi partecipanti: operatori dei servizi territoriali e ricercatori di imprese e sindacato, patronato e INAIL sul tema delle affezioni muscolo scheletriche occupazionali da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori, tema che sta assumendo l'aspetto di una vera e propria epidemia in alcuni settori produttivi: tessile, agroalimentare, servizi, meccanica e segnata- Questo insieme di patologie "correlate al lavoro" deve (dovrebbe?) sempre di più essere considerato nelle valutazioni dei rischi e nei piani di informazione, formazione, soluzioni e nella sorveglianza sanitaria mirata. Ma i primi dati sono piuttosto sconfortanti. Praticamente totale la (sotto)valutazione di questi rischi nei settori dove centrali sono l' ergonomia del gesto e della postura, la movimentazione dei carichi o la ripetitività dei movimenti. Si parli di ceramiche artistiche o di controlli e confezionamenti nell'industria alimentare, tessile o meccanica, di portalettere o di maestre d'asilo, di conducenti di mezzi pubblici o di addetti a linee telefoniche, di necrofori o di assemblatori una certezza: occorre ristudiare gesti e posture, tempi di lavoro e tempi di recupero, occorre raccogliere disturbi soggettivi e segni oggettivi prima di liquidare come inesistenti tali problematiche. Si vedono, infatti, valutazioni dei rischi approfondire al millimetro porte e fine- ni muscolo-scheletriche occupazionali da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: metodi di analisi, studi ed esperienze, orientamenti per la prevenzione" a cura di Daniela Colombini, stre, schermi di videoterminali e spigoli, ma ignorare tutti quegli affannati umani che agitano mani, braccia, spalle sollevando, avvitando, spingendo, selezionando manualmente qualsiasi oggetto dall'oliva bacata al rifiuto, dalla mattonella difettosa alla mela segnata. Purtroppo molti di questi settori non hanno (ancora) obbligo di accertamenti sanitari e quindi hanno sottovalutato, anche per la solita carenza di peso sindacale e delle RLS, la soggettività, l'analisi delle mansioni e il reale stato di salute degli addetti. Recentemente mi sono recata in una USL limitrofa per vedere una "nuova" fabbrica di selezione manuale dei rifiuti secchi (il cui doppione dovrà insediarsi sul mio territorio) e che fa parte di quelle utili e simpatiche tecnologie, derivate dalla civilissima raccolta differenziata dei rifiuti che nella Milano non più da bere hanno finalmente trovato piede, ma che producono un indotto di lavoro che occorrerà seguire con la massima attenzione. Mi sono trovata di fronte a una ventina di giovani ragazze che, davanti a un nastro trasportatore, dovevano sele- 49 zionare, a velocità irreale. le bottiglie di plastica per colore e composizione, per poi gettarle, con una maestria degna di cestiste di fama, in contenitori differenziati posti in varie posizioni. Rumore, isolamento, velocità disumana,.. per tacere della sporcizia. Sarebbe stato bello chiedere un loro parere, ma non era aria democratica e partecipativa. Ho rimpianto i miei fonditori Falck perché almeno potevano parlare tra loro e diversificare quel pur faticosissimo lavoro! Ma non divaghiamo e torniamo al Seminario di Milano, frutto del lavoro di ricerca che i soliti tenacissimi e curiosi Daniela Colombini cd Enrico Occhipinti hanno condotto con molti servizi territoriali e alcune imprese disponibili. I risultati, oramai ampiamente consolidati, sono riportati nella monografia citata e presentati al seminario del 22 maggio a Milano. Come sempre, dove sono state cercate, anche le patologie muscolo-scheletriche da movimenti ripetitivi (in inglese WMSD), sono state trovate e classificate come: Sindromi infiammatorie muscolo-tendinee • tendiniti della spalla (es. periartrite scapolo-omerale); • tendiniti inserzionali del gomito: epicondiliti, epitrocleiti, borsite olecranica; • tendiniti e tenosinoviti del distretto mano-polso (sindrome di de Quervain, dito a scatto, etc). Sindromi da intrappolamento dei nervi periferici sindrome del tunnel calmale • sindrome del canale di Guyon • La rilevazione attiva in alcuni settori e in alcune aree: Brescia, Emilia, Toscana ha evidenziato alcuni punti chiave di queste patologie: • • • • • • la loro elevata frequenza anche in forma epidemica; tendenza ad una maggiore incidenza in rapporto all'aumento dei ritmi di lavoro, frequenza e ripetitività dei gesti; elevato margine di prevenibilità considerata la loro breve latenza e la fattibilità di interventi correttivi tecnici e procedurali; consistenza e varietà dei settori interessati; elevata frequenza di realtà lavorative non soggette agli accertamenti sanitari obbligatori; coinvolgimento di giovani lavoratori, soprattutto donne; 50 • • • frequente tendenza alle recidive, permanendo il rischio; rilevante impatto sociale per frequenza e necessità di assistenza sanitaria; relativa semplicità della rilevazione dei disturbi soggettivi (dolore, parestesie, formicolii, impaccio motorio, etc) Anche alcuni cofaltori legati al lavoro sono stati studiati: si tratta infatti della forza usata dall'arto superiore, della postura, dei periodi di recupero e quindi dell'organizzazione dei tempi di lavoro e di alcuni fattori ambientali peggiorativi quali ad esempio il microclima freddo o l'uso di strumenti vibranti. Dall'esperienza dei colleghi di Reggio Emilia emerge che. il lavoratore, all'inizio sottovaluta la sintomatologia e ricorre a terapie solo quando i disturbi hanno cominciato a ridurre la performance lavorativa e a incidere pesantemente anche sulla vita quotidiana (soprattutto "femminile"); assolutamente rara la diagnosi eziologica e spesso approssimativa anche quella clinica. Diffusa la sottovalutazione da parte dei medici competenti (quando ci sono!), disabituati a usare nel loro lavoro strumenti di rilevazione soggettiva per sintomi, disturbi c segni di danno precoce anche su questo tema. Pochissime di conseguenza le segnalazioni di malattia professionale che arrivano ai servizi ASL, inesistenti i riconoscimenti INAIL che considera sempre anche tale patologia "comune", contrariamente a quanto assodato dalla letteratura. Il risultato è che molti lavoratori e lavo- ratrici, superato il periodo di comporto, devono scegliere, nel totale isolamento, se licenziarsi o riprendere intempestivamente operazioni a rischio, con una cronicizzazione e un aggravamento di una patologia non certamente drammatica, ma gravemente invalidante anche nella vita quotidiana. Date queste non poche certezze i colleghi delle UOTSLL del Dipartimento di Brescia hanno deciso un Progetto Obiettivo per accrescere nei Servizi territoriali di prevenzione, i livelli di conoscenza delle WMSD di sospetta natu r a professionale occupazionale attraverso: • una mappatura delle aree e dei comparti a maggior rischio; • la collaborazione con le strutture specialistiche ospedaliere e ambulatoriali del territorio dove inevitabilmente i soggetti si recano per accertamenti diagnostici o interventi chirurgici; • stimolare i soggetti responsabili del 626: datori di lavoro, medici competenti e RLS a dedicare, almeno in alcuni comparti a maggior rischio, attenzione a questa rilevante problematica; • adottare criteri tecnici per la valutazione del rischio e per la rilevazione e definizione diagnostica delle patologie da movimenti ripetitivi ivi inclusi gli aspetti medico-legali; • attivare interventi di vigilanza nelle attività lavorative a maggior rischio (definito a priori) e dove si siano verificate patologie numericamente rilevanti, per verificare l'adozione di adeguati provvedimenti di prevenzione tecnica e protezione personale, anche in applicazione con il vero 626. Fasi e strumenti di lavoro decisi nel Progetto Obiettivo 1) Stima preliminare, tra i lavoratori con prevalenti mansioni manuali, della prevalenza delle WMSD che hanno richiesto accessi ospedalieri per accertamenti diagnostici o interventi chirurgici nei 10 reparti degli Ospedali della Provincia di Brescia, attraverso la revisione dei Registri Nosologici; 2) effettuazione di inchieste telefoniche ai pazienti su scheda; 3) lettera circolare ai Primari dei reparti ospedalieri per la promozione della scheda tra i medici ospedalieri; 4) incontro informativo specifico con i medici competenti 5) lettera ai medici di base; 6) criteri di valutazione della attività dei servizi territoriali di prevenzione su questo progetto. In fase sperimentale la stima delle risorse necessarie è: • personale sanitario medico delle UOTSLL per 1 giorno/mese; • assistente sanitario/a delle UOTSLL per 4 giorni/mese. Vi terremo informati sugli sviluppi. ULTIMO MINUTO La sindrome da Tempi Moderni, il capolavoro di Charlie Chaplin in cui l'operaio impazzisce per l'accelerazione della catena di montaggio, diventa ancora una volta di attualità. Mentre, come dice il proto andiamo " in macchina", il6 giugno a Torino Fiat Auto di Mirafiori è stata condannata al risarcimento di 29 operai dell'officina 75 di montaggio cambi che presentavano danni da movimenti ripetitivi agli arti superiori. Ogni operaio doveva assemblare per turno 66 cambi che richiedevano circa 320-350 gesti ognuno, mentre per i consulenti del Procuratore Raffaele Guariniello, il numero di cambi accettabile, per permettere dei tempi di recupero, era meno della metà. Secondo Giorgio Cremaschi, segretario generale della FIOM di Torino che si è costituita parte civile nel " solo settore auto di Torino i lavoratori a rischio per sforzi ripetuti sono circa 15.000". Sempre a Torino si sta aprendo un altro processo che riguarda altri 200 operai del montaggio. VERSO UNA EMEROTECA VIRTUALE di Carlo Zocchetti ICP Milano e Stefano Belli ISS Roma In un precedente contributo di uno degli autori su questa rivista (1) sono state presentate alcune considerazioni su Internet derivanti dalle iniziali esperienze di personale frequentazione della rete. Si trattava di un articolo esemplificativo (tranquilli, non è un nuovo elemento morfologico del discorso in aggiunta all'articolo determinativo, indeterminativo, e partitivo), il cui scopo fondamentale era quello di far vedere come sia possibile estrarre anche qualche pezzo di informazione utile da una rete complessa come Internet. E proprio perchè il contributo serviva da esempio ci si è dimenticati di far notare (e lo facciamo adesso scusandoci con i lettori) che i siti Internet sono instabili come le dune del deserto che ora ci sono e tra un attimo non ci sono più o sono cambiale di posto: indirizzi che oggi offrono Medline gratuitamente domani possono scomparire o non offrire più lo stesso servizio, e pertanto sta al navigatore navigato che naviga in mancanza di nave non dirottare dalla rotta della informazione che informa (oops: questa non deve essere venuta tanto bene!). Ritornando alla linea maestra appena abbozzata con il contributo precedente, in questo scritto (sulla scorta di un suggerimento proveniente da quelle bacheche che con sempre minor frequenza si incontrano nelle nostre chiese) si vorrebbe consigliare ai lettori fedeli la frequentazione di "buone letture", il che oltretutto rappresenta anche un obiettivo sommamente morale, oltre che indispensabile, per il nostro lavoro. E a proposito di moralità ci si permetta un piccolo inciso. Se scon-endo gratuitamente Medline come suggerito, e come molti ci risulta hanno fatto in questo periodo, doveste incontrare la voce «morality rates» non pensiate di avere trovato un indicatore quantitativo di moralità: si tratta molto più semplicemente di un classico errore di "stampa". Ve ne sono molti, purtroppo, nella banca dati (e sì, anche gli americani fanno errori), soprattutto in relazione a parole non anglosassoni (una buona parte dei titoli in italiano, ad esempio, contiene qualche errore), E veniamo ora allo specifico di questo contributo. Come d'abitudine, anche in questo caso ci siamo inizialmente avval- 51 si del consolidato schema scientifico (introduzione, metodi, risultati, discussione) al quale, per ragioni che saranno più chiare al termine di questo scritto, abbiamo apportato una leggera (e insignificante) modifica: introduzione, metodi, attesa dei risultati, attesa dei risultati, attesa dei risultati, attesa ... (speriamo che prima o poi arrivino i risultati), discussione. (N.B.: chi fosse interessato ad un magistrale incontro con un articolo scientifico scritto secondo i classici canoni può leggere il contributo segnalato alla voce bibliografica (2), dove Georges Perec descrive l'osservazione di una nuova malattia professionale: la reazione tomatotopica nella cantante lirica. Ai curiosi del linguaggio, in particolare, consigliamo la bibliografia del lavoro). INTRODUZIONE Le riviste di interesse per l'operatore della prevenzione sono certamente molte e coprono una ampia varietà di argomenti di tipo generale e/o particolare: ambiente, lavoro, salute, sanità pubblica, qualità dei servizi, storia della sanità, epidemiologia, statistica, igiene, infortuni, tossicologia, sport, ... e chissà quant'altro abbiamo dimenticato. Leggere queste pubblicazioni, non solo per mantenere allenata e aggiornata la propria competenza ma anche per "sapere di cosa si parla nel mondo", è difficile soprattutto per la mancanza dei materiale primario, cioè gli abbonamenti alle Riviste. A questo proposito Internet capita proprio a fagiolo perchè, nei vari viaggi che abbiamo intrapreso senza una meta precisa, ci siamo spesso imbattuti in siti che direttamente (o indirettamente) facevano e fanno riferimento a riviste di potenziale interesse per il nostro lavoro. Perchè non stabilizzare questa attività, ci siamo detti, creando una emeroteca virtuale propria da consultare con costante periodicità? Detto ... fatto? O meglio: come sperimentare che tra il dire ed il fare c'è di mezzo ... di tutto! Obiettivo specifico di questo contributo è la descrizione del cammino percorso, dei suoi travagli, dei risultati emersi e, perchè no, dello stupore della scoperta (sì, perchè, come sostiene A.Carrell [1873-1944], "... poca osservazione e molto ragionamento conducono all ' errore, molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità " : chissà quanti avevano visto cadere delle mele dagli alberi ma solo Newton in quella caduta ci ha trovato qualcosa di straordinariamente interessante, no?!?). 52 METODI Si è cercato innanzitutto di costruire, impresa improba e forse anche non necessaria (ma tant'è: se le cose non sono impossibili mica ci interessano), un elenco il più possibile completo di riviste di potenziale interesse per il nostro lavoro. Siamo partiti dal catalogo EBSCO di pubblicazioni periodiche per il settore medicina e biologia (3) ed abbiamo selezionato, tra le molte migliaia indicate, quelle che potevano risultare (a nostro insindacabile giudizio) di interesse. A questo primo elenco abbiamo aggiunto le riviste che risultano nel catalogo della Bilioteca della Clinica del Lavoro di Milano (4), e tutte le altre riviste che in maniera anche casuale abbiamo incontrato sulla nostra strada e giudicato, con il più perfetto approccio statistico disponibile (cioè la moneta, possibilmente truccata), di interesse. Con questo elenco, utilizzando prevalentemente i motori di ricerca "Altavista" (5) ed "Excite" (6) nonchè il proprio personale intuito (che ad ogni buon conto rimane, a parere di chi scrive, il miglior strumento di navigazione, come abbiamo già sostenuto in precedenza (I)), siamo andati a cercare se le riviste indicate risultavano possedere un riferimento in Internet e se questo riferimento corrispondesse eventualmente ad un sito per la rivista. Nei casi affermativi ci siamo collegati poi a questi siti per verificante il contenuto ed eventualmente il livello di aggiornamento. Quanto segue va pertanto considerato più come un punto di partenza che un punto di arrivo: suggerimenti, completamenti, estensioni,..., sono ovviamente non solo graditi ma indispensabili al prosieguo dei lavori. E ora passiamo ai risultati. ATTESA DEI RISULTATI Lunedì ore 9....... Connect: Host contacted. Waiting fnr replay ... ore 12 ... Waiting for replay ... ore 15 ... ore 21 ... ronf ronf ... ronf ... Waiting for replay ... martedì ... Waiting for replay ... giovedì ... sabato ...: bastaaaaaaaaa! ! ! non se ne può piùùùùùùùùù! ! ! ! ! RISULTATI Prendiamo le cose un po' alla larga. Tempo impiegato: moltissimo, punto e basta (del resto cirenei e cincinnati che si sacrifichino per la comunità sono necessari in tutte le epoche, perchè stupirsi?). Preferiamo non riportare, per pudore, le ore impiegate nella ricerca, e soprattutto le ore di "Waiting for replay" (al confronto i tempi di attesa per fare una ecografia o una risonanza magnetica in ospedale sono quisquilie), però evidentemente dopo un po' ci siamo fatti furbi e ci siamo rivolti ali' Organizzazione: chi vuole lavorare seriamente in Internet si deve dotare di due computer e deve imparare a lavorare in " multitasking " (purtroppo si dice così). In altre parole, occorre mettersi nell'ottica di fare contemporaneamente almeno due lavori: da una parte i propri compiti più o meno tradizionali (compiti che oggi richiedono quasi a tutti l'utilizzo dello strumento informatico) e dall'altra l'esplorazione di Internet (con i suoi apparati tecnologici specifici). La contemporaneità dei due processi è indispensabile se non si vuole che la "produttività" (tra virgolette) si riduca ai minimi termini il che, con l'aria economicista che tira nelle direzioni generali e con la nuova impostazione del contratto di lavoro rischia di portare a zero le incentivazioni personali che si accumulano nello stipendio, e allora ... addio bella vita ! Questa nuova organizzazione del proprio "compito lavorativo" (ex mansione) introduce ovviamente nuovi problemi: i tavoli di lavoro devono essere grandi (per ospitare due computer) ma non troppo altrimenti per usare contemporaneamente le due mani sui due computer ci si deve sdraiare sul tavolo e questo non è educazione (proposta: perchè non fare i tavoli a piani multipli, come le pianole multitasticra?); ci si deve allenare alla visione stereoscopica (un occhio guarda un monitor ed uno quell'altro); occorrerà inventare un nuovo modo di misurare le ore di esposizione a videoterminali (due occhi che guardano due computer diversi per un'ora totalizzano un'ora o due ore di esposizione?); e così via (sì perchè siamo solo agli inizi, e se il buon giorno si vede dal mattino ...). Ma veniamo ora ai Risultati specifici, che abbiamo diviso per comodità (nostra) in tre gruppi. • Vi sono riviste che hanno un "proprio" (in senso lato, anche come ospiti presso altri) sito in Internet e che mettono a disposizione o l'Indice (ToC, Table of Contents, nella tabella 1), o l'Indice e l'Ahstract (Abs, nella tabella), o addirittura il testo completo del lavoro (Full, nella tabella). La Tabella 1 riporta un primo elenco di queste riviste e l'indirizzo Internet dei siti corrispondenti (indirizzo valido ad aprile '97, forse). • Vi è un secondo elenco di riviste che vengono identificate, e segnalate, attraverso i motori di ricerca ma o non posseggono un sito proprio (e pertanto non risultano fisicamente raggiungibili attraverso Internet), o il sito fornisce solo informazioni commerciali (dove e come abbonarsi, ...), o fanno parte di elenchi di periodici in deposito presso varie biblioteche nel mondo e pertanto l'informazione che le riguarda è lasciata alla buona intenzione (o alla organizzazione scientifica, cioè a pagamento) del bibliotecario, o sono presenti incidentalmente (perchè parte di bibliografie, ricerche, elenchi, ...) nei testi scandagliati, o perchè non siamo stati capaci noi di raggiungere il sito esatto, e così via. E probabile che molte di queste riviste possano presentare in futuro un sito proprio e venire così a trovarsi pertanto in Tabella 1. • Esistono infine, e sono la grande tnaggioranza, le riviste che risultano totalmente assenti da Internet (anche se le difficoltà di accesso all'informazione nella rete dovrebbero renderci un po' cauti, o liberali, sul significato dell'avverbio "totalmente"). Evitiamo di riportare questo elenco anche se possiamo garantire che vi finiscono dentro, ad esempio, quasi tutte le riviste italiane di potenziale interesse per la prevenzione. DISCUSSIONE Nello spirito del presente lavoro non è di alcun interesse la valutazione delle motivazioni per cui una rivista è presente o assente dal WWW (" ... perchè non bevo ? Sono fatti miei!", diceva una pubblicità, pare molto amata dalle donne, qualche mese fa): ci interessano invece i siti nei quali è possibile consultare il contenuto (anche solo l'indice, al limite) di qualche rivista che ha a che fare con la prevenzione (e i suoi operatori), e i problemi connessi a tale consultazione. A questo proposito, schematicamente, ci sembrano di rilievo le osservazioni che seguono: • la ricerca di informazioni non ancora note a ciascuno di noi (siti cui collegarci, ad esempio) è molto lunga e per niente agevole (ammesso che si trovi, ovviamente), come abbiamo ripetutamente segnalato, e forse sarebbe più proficuo lasciarne l'onere agli utenti più esperti o, meglio, ad utenti a ciò specificamente dedicati (i volonterosi si facciano avanti: la tabella che abbiamo riportato rappresenta appunto un primo passo di due volonterosi); segue 53 Tabella I . Riviste di cui è stato identificato il sito Titolo della Rivista Sito lnternet Note American Industrial Hygiene Association Journal American Journal of Epidemiology American Journal of Preventive Medicine American Journal of Public Health American Scientist Annals of Epidemiology The Annals of Improbable Research Annals of Occupational Hygiene Annual Review of Public Health Applied Occupational and Environmental Hygiene Biometrika Bollettino Medico dell'Azienda Ospedaliera di Gareggi British Medicai Journal Bulletin of the American Board of Industrial Hygiene Bulletin of the History of Medicine Cancer Cancer Detection and Prevention Cancer Epidemiology Biomarkers and Prevention Cancer Journal Cancer Letters Carcinogenesis Celi Chem osp h ere Disaster Prevention and Management Disaster Research Environmental Health Perspectives EPA Journal Epidemiologic Reviews Epidemiology European Journal of Cancer The European Journal of Public Health Evidence-Based Medicine HTTP:II W W W.AI HA.O RGIPE RI O D HTTP:IIPHWEB.SPH.JHU.EDUIPUBS/JEPIIDEFAULT.HTM HTTP:IIWWW,OUP.CO.UKIJNLSILISTIAJPMEDI HTTP:IIWWW.APRA.ORGINEWSIPUBLICATIONSIJOURNALIAJPH2.HTML HTTP:IIWW W,AMSCI.ORGIAMSCIIAMSCI.HTM L HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMII N CAIPU BLI CATIONSISTORE151015171416/505746.ESTOC I HTTP:IIWWW.IMPROB.COMI HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTORE12/011 /201.ESTOC I HTTP:/IWWW.ANNUREV.ORGISERIESIPUBHELTHIPUBHELTH.HTM HTTP:IIWWW.AC G I H.O RGIAPPLI EDICO N TE NTSIW E LC O M E.HTM HTTP:IIWWW.OURCO.U KIJN LSILISTIBI OMETI HTT P:/IW W W. D FC. U N I FI.ITIAOCI BO LLETT. H TM HTT P:IIVVW W. B MJ.CO MIBMJ HTTP:IICHPPM-WWWAPGEA.ARMY.MILIARMYIHIDOCSIABIH-BULLETIN.HTM HTTP:IIMUSE.J H U. EDUIPR ESSITO CSIBH M. H TM L HTTP:IIJOURNALS.WI LEY.COMICANCERI HTTP:IIWWW.UMMED.EDU:80001DEPTICANCERPREVIJOURNAL.HTML HTTP:IIWWW.AACR.ORGICNCREPI.HTM HTTP://INFO.MD.HUJI.AC.ILJCANCERIJOURNAL.HTML HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COM/I NCAIPUBLICATIONSISTORE15101610151415 0 6 0 5 0.ESTOC I HTTP:II W W W.O U P C O.U KICARC I NI HTTP:IIWWWCELL.COMICELLIINDEX.HTML HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCA/PUBLICATIONSISTORE1316/21362.ESTOC I HTTP:IIWWW.MCB.CO.UKISERVICES/CONTENTS/LIBLINK/WEBPAGESIH073004002.HTML GOPH ER:I/HOSH I.CIC.SFU.CA:555511 11EPIXITOPICSIRESEARCHIDR HTTP:IIEHPNET I .NIEHS.NIH.GOVIDOCSIJOURNALS.HTML G OP H ER:IIGOPH E R.EPA.G OV:701 I I I.DATAIEPAJOURNAL HTTP:IIPH W E B.SPH.J H U. ED UIPUBSIJ EPJIDEFAULT HTM HTTP:IIWWW WWILKINS.COMIEDEIINDEX.HTML HTTP:IIVVWW ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTOREI 1 101411 04.ESTOC I HTTP:/IWWVV.OUPCO.UKIJNLSILISTIEURPUBI HTTP:IIWWW.ACPONLINE.ORGIJOURNALSIEBMIEBMMENU.HTM HTTP:IIWWW BMJPG.COMIDATAIEBM.HTM HTTP:/IW W W. RCS.ITILAGAZZETTAI HTTP:IIBIOSUN I .HARVARD.EDUIHPRH,HTML HTTP:IIATSDR I .ATSDR.CDC.GOV:80801HECIHSPHHOME.HTML HTTP:IIWWW.OZEMAIL.COM.AUI--PAULRIHAZ.HTML HTTP:IIWWW.OUPCO.UKIJ NLS/LIST/HEAPOLI HTTP:IIWWW.BMJPG.COM/DATAIJIPHTM Info Comm. Abs Abs Abs Abs, alcuni Full ToC La Gazzetta dello Sport Harvard Public Health Review Hazardous Substances & Public Health Hazardous Substances Review Health Policy and Planning lnjury Prevention ToC Abs ToC Abs Full Abs Full ToC ToC Abs ToC ToC ToC Abs Abs ToC ToC Full Fu Il Full Abs Abs ToC Abs Abs ToC Ccopia del giorno Articoli selez. Fu Il Fu Il Abs ToC International journal of Cancer International journal of Environmental Health Research International journal of Epidemiology journal of Accident and Emergency journal of theAmerican Medicai Association journal of Clinical Epidemiology journal of Environmental Law journal of Epidemiology and Community Health journal of the History of Medicine & Allied Sciences Journal of Irreproducible Results Journal of Medicai Screening Journal of the National Cancer Institute The Journal of Public Health Medicine The Lancet La Medicina del Lavoro Mortality and MorbidityWeekly Report Mutagenesis Nature Nature Medicine New England journal of Medicine Occupational and Environmental Medicine Proceedings of the National Academy of Sciences Public Health Quality in Health Care Risk: Health, Safety & Environment Scandinavian journal of Work Environment and Health Science Science of the Total Environment Scientific American Socia) History of Medicine Toxicology Weekly Epidemiological Records WHO Newsletters HTTP:/IJOURNALS. WI LEY.COMI0020-7 I 3 61TOCS HTTP:IIWWW.CARFAX.CO.U KIIJ E-CON HTTP:IIWWW.OUP.CO.UKIJ NLSILISTIIJ E1 HTTP:IIWWW.BMJ PG.COM/DATA/AEM.HTM HTTP:IIWWW.AMA-ASS N.O RG1PU B LI C1J O U R NALSIJ A MA1JAM A H O M E. HT M HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTOREI5121514171215 2 5 4 7 2.ESTOC I HTTP:IIWW W.OURCO.UKIJNLSILISTIENVLAWI HTTP:IIWW W BMJPG.COMIDATAIECH.HTM HTTP:I1WWWOUPCO.UKIJNLSILISTIJALSCII HTTP:IIWWW.REUTERSHEALTH.COMIJIRI HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIJMS.HTM HTTP:I/WWWICIC.NCI.NIH.GOVIJNCIIJNCIISSUES.HTML HTTP:IIWWW.OUPCO.UKIJNLSILISTIJNCII HTTP:IIWWW.OUP.CO.UKIJNLSILISTIPUBMEDI HTTP:IIWWW.THELANCET.COM HTTP:IIWWW.MEDLAV.IT HTTP:IIWWW.CDC.GOVIEPOIMMWRIMMWR.HTML HTTP:IIWWW.OU P CO.UKIJ N LSILISTIM UTAG EI HTTP:IIWWW.NATURE.COM HTTP:IIMEDICINE.NATURE.COMICONTENT HTTP:IIWWWNEJM.ORG HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIOEM.HTM HTTP:IICJSIN ET CADMUS.COMIG ET_DOCI 10782011508 HTTP:1/WWW STOCKTON-PRESS.CO.UKIPH HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIQHC.HTM HTTP:IIWWW.FPLC.EDUITFIELDIPROFRISK.HTM HTTP:IIWWW.000UPHEALTH,FIITPKITTLISJ WEH.HTM HTTP:IIWWW SCIENCEMAG.ORGI HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTORE15/0131316101503360.ESTOC I HTTP:IIWWW SCIAM.COMI HTTP:IIWWW OUPCO.UKIJNLSILISTISOCHISI HTTP:IIMCDOUGAL. ELSEV I ER.COMIINCAIPUBLICATIO NSISTORE1510151511181505518.ESTOC I HTTP:IIWWW.WHO.CHIWER HTTP:IIWWW.WHO.CHINEWSLETTERSIWH ONEWSLETTERS.HTML Note: Info Comm = Solo informazione commerciale;ToC = Table of Contents;Abs = Abstract (ed anche ToC); Full = Articolo completo (anche ToC); con ADOBE = occorre un programma particolare (Acrobat di ADOBE) per la stampa del documento Abs ToC Abs ToC Abs ToC Abs ToC Abs Articoli selez. ToC Abs Abs Abs ToC Full (con ADOBE) Abs Abs Abs Abs ToC Abs ToC ToC Abs Solo Info generale Abs e Articoli selez ToC Abs, Alcuni full Abs ToC Full (con ADOBE) Full • alcuni momenti della giornata (il mattino, meglio sul presto) ed alcune giornate (venerdì, sabato) sembrano più favorevoli (anche se questa osservazione si basa su considerazioni totalmente non scientifiche ed arbitrarie); • esistono molti siti che offrono informazioni organizzate (si veda, a mo' di esempio, la parola "epidemiology" nella WWW Virtual Library all'indirizzo riportato nel riferimento 7), in particolare si trovano diversi elenchi di riviste: molti di questi sono semplicemente elenchi di riviste disponibili in qualche biblioteca, mentre altri sono veri e propri elenchi di siti. Qualcuno di questi siti è interessante (in senso lato) (si vedano ad esempio gli indirizzi riportati nelle voci 8 e 9) ma altri offrono informazioni piuttosto statiche che diventano subito vecchie (con la conseguenza che i link riportati spesso non funzionano: fanno riferimento a siti non più esistenti o spostati ad altri indirizzi); • la moria di siti è elevatissima (volendo ci sarebbe tanto lavoro da fare per gli epidemiologi, che dovrebbero essere dotati del know-how per studiare queste epidemie, ma per il momento hanno la testa altrove): si parla di milioni (ma forse sono miliardi, biliardi, fantastiliardi, ...) di siti inattivi (Corriere della Sera (10)); inoltre è la facilità stessa con cui si apre o chiude un sito che ne aumenta la instabilità strutturale, tanto che nel tempo in cui abbiamo preparato questo contributo alcuni indirizzi sono completamente cambiati (e forse anche molti di quelli che abbiamo riportato in tabella potrebbero subire la stessa sorte prima che questo articolo veda la luce), altri siti hanno cambiato contenuto ed impostazione (come nel caso della casa editrice Elsevier), e qualche rivista forse è anche scomparsa; • molti siti a volte si raggiungono, e a volte no, senza riuscire a capire il motivo dell'insuccesso di collegamento (saremmo tentati di dire che più che ad autostrade dell'informazione sembra di essere di fronte a incerte mulattiere il cui punto di approdo finale lascia spesso a desiderare): limitarsi a una sola prova di collegamento non è intelligente (quindi è bene riprovare in questi casi) ma pe r dere troppo tempo in collegamenti infruttuosi è certamente stupido (e come sempre il problema è che non è noto il punto di equilibrio di questa bilancia); • il servizio di consultazione on-line offerto dalle riviste è piuttosto recente, pertanto non è certo facile il reperimento di fascicoli arretrati (si trova al più qualche anno, per le riviste con maggiore presenza nel WWW). Prima di concludere è utile segnalare ancora che: • alcune riviste sono offerte contempo- 56 raneamente da più di un sito (si vedano in tabella, ad esempio, il caso di Evidence-Based Medicine e di JNCI), ma l'offerta non è necessariamente la stessa subendo di volta in volta rest rizioni di contenuto (solo indice oppure anche abstract) o di accessibilità (solo ai soci di, oppure ai possessori di una certa autorizzazione, ...); • ci sono siti, in genere biblioteche, che offrono il servizio di fotocopiatura delle riviste a disposizione (si veda come esempio il riferimento Il), presumibilmente a pagamento; • è probabilmente poco produttivo lasciarsi abbindolare da frasi come "... the most comprchcnsivc list of ..." che si trovano in troppi riferimenti; • è possibile consultare l'elenco di tutte le riviste referenziate in Index Medicus (riferimento 12); • grosse case editrici stanno entrando in rete con tutte le loro riviste: è il caso di Elsevier (13), che fino a pochi mesi fa riportava soltanto informazioni commerciali ma che ora offre anche gli indici; di Oxford University Press (14) che riporta gli abstract di tutte le sue riviste; di British Medicai Journal Publication Group (15), che per il momento offre solo gli indici ma ha già comunicato che prossimamente tutte le sue riviste porteranno in Internet anche ]'abstract; • ci sono infine siti che cercano di offrire come servizio gratuito l'elenco di tutte le riviste che si trovano referenziate in Internet: è il caso del sito NewJour (16) che si propone come collettore (e quindi, successivamente, distributore) di informazioni per chiunque voglia immettere in rete un giornale, una rivista, una newsletter. L'idea è certamente di interesse però le difficoltà di collegamento al sito sono state notevoli, anche per via della attuale mole (ed in futuro sarà probabilmente peggio) del sito stesso: circa 4000 riviste e circa 500KB di informazione da scaricare ad ogni tentativo di collegamento (!?!). In conclusione, diceva don Anacleto Bendazzi (17) che il nostro settore (genericamente ci potremmo considerare nel settore impiegatizio, crediamo) ha, come altre cose del resto, nel nome la propria definizione ("sett'ore impiega Tizio"): ebbene in questo caso non si è trattato nè di un lavoro di settore nè di sett'ore. A risentirci alla prossima!! P.S.: chi vuole fare opera meritoria può segnalare agli autori (e-mail: [email protected] oppure [email protected] ) gli indirizzi dei siti eli altre riviste di interesse ma non ancora comprese nella tabella riportata, oppure correggere gli eventuali errori o spostamenti di indirizzo delle riviste in elenco. BIBLIOGRAFIA I. Zocchetti C: Medline? Sì gratis. SNOP 1996; 40: 50-52 2.Perec G: Experimental demonstration of the tomatotopic organization in the soprano (Cantatrix sopranica L.). In Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici. Torino: Bollati Boringhieri, 1996: 9-26 3.EBSCO: 1996-97 Librarians' Handbook. Birmingham (AL, USA): EBSCO Industries Inc., 1996 4.Biblioteca della Clinica del Lavoro di Milano: Elenco dei periodici. Milano, 1996 5.HTTP:I/W W W.ALTAV ISTA.COM 6.HTTP://W W W.EXCITE.COM 7 .WWW Virtual Library (Epidemiology): HTTP:I/WWW.EPIBIOSTAT. UCSF.EDU-/EPIDEMIEPIDEM.HTML 8 .HTTP:/IMEDSCHOOL. W USTL.EDU/WEBClTES/JOURNALS.HTM 9. HTTP://INFO.MED.YALE.ED UILIBRARYIRESOURCESIJOURNALS.HTML l0.lnternet ormai in declino, 5 milioni di siti sono morti. Corriere della Sera, l2marzo 1997: 13 11.HTTP:/IW WW.LIBRARY.KNAW.NLIWWW/CONTENTITSLIST.HTM I 2.HTTP:I/GOPHER. N LM.N I H.GOV :7011 /ONLINEIJOURNALS/LJI 13.HTTP:I/WWW.ELSEVIER.NL:80/INCAIPUBLICATIONS/STORE/ 4.HTTP:I/W W W.OUP. CO . U KIJ NLS/LISTI I5. HTTP:/IW W W.BMJPG.COM/DATAI 16.HTTP:/IGORT. UCSD.EDU/NEWJOUR/TOC.HTML 17.Bendazzi A: Bazzecole andanti. Vallardi: 1996 DIRETTIVO SNOP LUGLIO `97 LOMBARDIA Laura Bodini (presidente SNOP e direttore della rivista) UOTSLL - ASL n. 3 I via Oslavia, I 20099 Sesto S.Giovanni (MI) Tel. 02/2625763 I Fax 02126223083 Ettore Brunelli (segretario regionale) UOTSLL - ASL n. 18 via Cantore, 20 25128 BRESCIA Tel. 03013994467 Fax 03013994540 Enrico Cigada (tesoreria) Servizio n. I - ASL n.31 via Oslavia, I 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 02126257625 Fax 02126223083 EMILIA ROMAGNA Luigi Salizzato (segretario regionale) Dipartimento Prevenzione via Brunelli, 552 47023 Cesena (FO) Tel. 05471352183-170 Fax 05471645060 VENETO Flavio Coato (vicepresidente SNOP) Emilio Cipriani (segretario regionale) SPISAL-USL n. 22 via Foro Boario, 28 37012 Bussolengo (VR) Tel. 04516769427 Fax 04516700347 Celestino Piz SPISAL-USL n. 6 via IV Novembre, 46 36100 VICENZA Tel. 0444199 2 2 1 3 Fax 04441511127 PIEMONTE VALLE D'AOSTA Silvano Bosia (segretario regionale) USL n. 19 via Baracca, 6 14100 ASTI Tel. 01411392871 Fax 014 1/392894 TOSCANA Alberto Baldasseroni (vicedirettore rivista) SPISLL - USSL n. I O viale Guidoni, I781A 50125 FIRENZE Tel. 05514224407 Fax 05514224405 [email protected] Andrea Dotti (vicepresidente SNOP) USL n. I via Lombroso, 16 10125 TORINO Tel. 0 11/6698822 Fax 01 1/6690150 CAMPANIA Milena Pelosi (segretario regionale) Azienda USL NA2 via Salvo d'Acquisto, 7 80100 Quarto (NA) Tel. 08118552660 Fax 08118552643 LIGURIA Stefania Silvano (segretario regionale) USL n. l9 corso Sardegna 19100 LA SPEZIA Tel. 0187/533741 Fax 01871533472 MARCHE Giuliano Tagliavento (segreario regionale) Az. USL n. 7 via 25 Aprile, 61 60022 Cascelfidardo (AN) Tel. 07 1/7130407 Fax 07117[30405 Claudio Calabresi (ufficio di presidenza) UOPSAL n. I corso Gastaldi, 7 16138 GENOVA Tel. 0 10/3446647 Fax 01013620638 FRIULI VENEZIA GIULIA Umberto Laureni (segretario regionale) ASL I piazzale Canestrini, 2 33 127 TRIESTE Tel, 04013997402 Fax 04013997403 LAZIO Fabrizio Magrelli (segretario regionale) USL RM/B Dipartimento Prevenzione via E.Franceschini, 561B 00155 ROMA Tel. 0614 1 60 1 904 Fax 0614 1 60 1 905 UMBRIA Armando Mattioli (segretario regionale) via del Campanile, I21A 06034 Foligno (PG) Tel. 07421339580-339502 Fax 0742/34050 [ SARDEGNA Antonio Onnis (segretario regionale e ufficio di presidenza) USL n. 15 via Tirso, 71 09037 S. Gavino (CA) Tel, 07019375204 Fax 07019375205 CALABRIA Bernardo Cirillo (segretario regionale) UOML via Discesa Poerio, 3 88100 CATANZARO Tel. 096 11747554 Fax 09611747556 PUGLIA Antonio Nigri (segretario regionale) SPESAL ASL FG13 Piazza Pavoncelli, I 1 71 100 FOGGIA Tel. 088 11732921 Fax 08811732920 Fulvio Longo (vicepresidente SNOP) USL BA/l4 via Lecce, 5 70010 Casamassima (BA) Tel. 0801653083 I Fax 0801676 1 1 7 SICILIA Paolo Ravalli (segretario regionale) Servizio MdL AUSL n. 7 Zona Industriale I° 97100 FASE DI RAGUSA Tel. 09321667002 Fax 09321667807 ALTRI RIFERIMENTI Stefan Faes Laboratorio Medico Provinciale via Amba Alagi, 5 39100 BOLZANO Tel. 04711286530 Fax 04711272631 Annamaria di Giammarco USL n. 12 via della Stazione, I 65026 Scafa (PE) Tel. 08518541276 Fax 08518543123 Sergio Scorpio USL n.01 via Conca Casale, 15 86079 Venafro (IS) Tel. 08651900952 Fax 08651903335 Ermanno Lisanti PMIPASL 4 via Montescaglioso 75100 MATERA Tel. 08351243594 Fax 08351243653