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Rivista trimestrale della società nazionale
degli operatori della prevenzione
NUMERO 42143
EDITORIALE
I linguaggi della comunicazione
alle soglie del 2000
di Alberto Baldasseroni
LUGLIO 1997
Autoriz.Trib. di Milano n.4I6 del 2517186
Direttore responsi Giancarlo D'Adda
Direttore Laura Bodini
Vicedirettore Alberto Baldasseroni
Prog. grafico e disegni Roberto Maremmani
Redaz. Milano, via Mellerio 2 tel. 0218692913
2
CORSIVO
Chiacchiere da fine `900
di Giallolimone
LETTERE
Il caso toscano
da Giuseppe Petrioli
Una replica
CONTRIBUTI
II continente in nero
di Piero Greotti
Sanità ambientale
di Paolo Lauriola
Il punto di vista dei tecnici
di Paolo Fanelli
e Catia Pieroni
Il caso CVM di Porto Marghera
di Edoardo Bai
Sistemi informativi nei servizi
di Dario Tagini
7
INIZIATIVE SNOP
La fatica mentale
di Giuseppe Leocata
Nucleo unico di vigilanza?
da Snop Puglia
28
EUROPEAN OUTLOOK
34
MATERIALI DI LAVORO
Siti contaminati
di Simonetta Clerici
36
PREVENZIONE
IN PARLAMENTO
39
LE NOTIZIE
Una mozione dell'Abruzzo
41
DOC
Malattie da
microtraumi ripetuti
di Laura Bodini
51
WWW.SNOP
Verso una emeroteca virtuale
di Carlo Zocchetti
e Stefano Belli
In copertina
Mandrie maremmane (1893) di
Giovanni Fattori, olio su tela, Museo
Civico Fattori, Livorno. Particolare.
Newsnop
Ecco la rappresentazione di un lavoro
particolare e un poco selvaggio, libero e
praticato in grandi spazi aperti, e per
ovvie ragioni da noi molto amato. Ci
sembra di osservare un moderno cavalcatore di files o un esploratore di reti.
La storia si ripete e noi ce lo dimentichiamo. In onore degli attuali frequentatori di spazi aperti virtuali, illustriamo
questo numero della rivista con vari tipi
di cavalli, cavallucci e cavalletti.
Fra questi anche quello delle braghe.
Sportello informazioni Snop
presso l'Istituto Ambiente Europa
via PFinzi, 15 - 20126 Milano
Tel 02127002662 Fax 02127002564
Internet
Snop su Internet è ospite di Ambiente e
Lavoro: http:lwww.amblav.it
Si possono mandare articoli a Snop via
Internet a questo indirizzo:
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sped. in a66. postale, comma 27, art.2 L.549195 Milano
stampa: Morell Arti Grafiche
Via Marcon€, 3 OSNAGO LC
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Operatori della Prevenzione
Via Prospero Finzi, 15 20126 Milano
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Lire 20.000 per quattro numeri
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SOCIETÀ NAZIONALE OPERATORI DELLA
PREVENZIONE Via PFinzi, 15 20126 MILANO
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Prezzo di un numero
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d1
Dallo statuto SNOP
Art. I - E costituita l'associazione denominata
"Società Nazionale Operatori della Prevenzione",
in sigla SNOF, con finalità scientifiche e culturr
coni 'obiettivo di:
- promuovere conoscenze ed attività che srilu,
no la prevenzione e la tutela del benessere psicofisico dei lavoratori e della popolazione in relazione ai rischi derivanti dall'attività produttiva;
- sostenere l'impegno politico e culturale per lo
sviluppo di un sistema integrato di servizi pubblici di prevenzione negli ambienti di rime di lavoro.
finalizzato alla rimozione dei rischi derivanti
dalle attività produttive:
- favorire lo scambio di esperienze e informazioni
fra gli operatori ed il confronto sulla metodologia
ed i contenuti dell'attività per raggiungere l'omogeneità delle modalità di intervento e della qualità
di lavoro a livello nazionale:
- promuovere un ampio confronto con le istituzioni, le forze sociali e le oltre Associazioni scientifi'
che su questi temi; diffondere l informazione e la
cultura della prevenzione.
‘‘‘‘‘.\:
PER I SOCI SNOP
Le quote sociali per il 1997 sono
socio ordinario 60.000 (sessantamila)
socio sostenitore 100.000 (centomila)
IN QUESTO NUMERO
Continuano i temi legati al rapporto
salute e ambiente, nel binomio istituzionale Dipartimento-ARPA: epidemiologia ambientale, aree dismcsse, nuova
direttiva Seveso, agricoltura : round
finalmente da giocare insieme senza
gelosie ma con rigore scientifico e etico.
Il caso dei tumori da cloruro di vinile a
Porto Marghcra ( ma non solamente )
segna la nostra debolezza di intervento
nei poli chimici, più volte sottolineata
anche in questa rivista, soprattutto nel
passato.
L'editoriale sulla comunicazione ed i
contributi sui sistemi informativi via
carta e via cavo cercano di provocare un
dibattito più generale sul mandato della
prevenzione, sulla necessità di passare
dalla casualità alla programmazione,
dalla autoreferenzialità all'accreditamento, dall'isolamento alla rete.
SUI PROSSIMI
NUMERI
Dipartimento di Prevenzione e ARPA:
l'esperienza di Forlì e Cesena
di Aligi Cardini
Le trasformazioni nel mondo del lavoro:
donne al bivio tra vecchi e nuovi rischi
a cura della CGIL di Mantova
Direttiva cantieri:
finalmente all'opera!
di Flavio Coato
WWW SNOP: si parte alla grande!
le prospettive dopo lo storico Convegno
di Milano del 20 giugno
"LINGUAGGI" DELLA
COMUNICAZIONE ALLE
SOGLIE DEL DUEMILA
di Alberto Baldasseroni
Qualcuno dirà: "Eccoli di nuovo questi
della SNOP, che partono per la tangente! Noi, poveri operatori di base, a .sfacchinare e loro, quelli della SNOP, a
sognare di scenari fantascientifici, con
INTERNET, WWW, Cvberspazio e urnenitn varie! " E poi la solita lamentatio
sulla carenza di mezzi, di computers, di
programmi, ecc. Chi come noi ha vissuto precedenti epoche nella storia dei servizi di prevenzione ricorda lo stesso
atteggiamento ogni volta che veniva
minacciato lo statu quo dall'arrivo di
qualche nuova diavoleria tccnoinformatica. Fu così per i primi PC, da qualcuno considerati, più o meno strumenti del
Diavolo, che avrebbero distolto frotte di
operatori dalla loro unita missione, il
Sopralluogo. Fu così anche quando
venne introdotto il Fax, che molti giudicarono strumento per ricchi. Ma anche
nel drappello degli esploratori del nuovo
c'erano degli equivoci: qualcuno si attar-
dava in sterili discussioni su astratte
architetture informative, su sistemi che
avrebbero dovuto essere indipendenti
dai mezzi utilizzati per supportarli,
senza capire che la pervasività di questa
rivoluzione tecnologica era radicale,
finendo per sovvertire, come giusto per
ogni rivoluzione che si rispetti, le basi
logiche stesse del precedente linguaggio
comunicativo. Tra il "prima" e il "dopo"
PC c'è una frattura epocale, epistemologica: la possibilità di trattare miliardi di
dati comodamente seduti alla propria
scrivania con il proprio computer, senza
affrontare costi eccessivi, cambia la concepibilità di idee, progetti, azioni prima
neppure presi in considerazione. Lo scenario che si apre di fronte a noi con l'irrompere sulla scena di INTERNET e'
altrettanto sconvolgente: la possibilità di
accedere a miniere incalcolabili di informazioni (già esistenti o in via di formazione o che si renderanno disponibili in
Muro) stando comodamente seduti in
poltrona, senza spendere cifre eccessive,
cambia ancora una volta le stesse unità
di misu r a della realtà su cui ci troviamo
ad agire. Ma c'è di più stavolta.
L'idea di rete, da sempre alla base della
nostra concezione di servizio pubblico di
prevenzione, si offre a portata di mano,
tecnologicamente matura, economicamente abbordabile. Tutte le astruse
discussioni degli anni scorsi sulle reti
aziendali, sui microcomputer di supporto, sui main-fraime, sui sistemi ad anello, a stella, ecc. sembrano travolti dal
successo di questo sistema di connettività un po' anarcoide, che ha fatto piazza pulita della buffa divisione in supporter della Microsoft e alfieri dell'Apple.
E allora cosa aspettiamo a tuffarci in
questa nuova avventura ?
In realtà gli ostacoli sono molti, insidiosi e forse meno noti di quello che uno
potrebbe immaginare.
Certo l'Italia é un paese tecnologicamente ar r etrato in questo campo. Il
monopolio del pachiderma statale Telecom finisce per condizionare molte prospettive.
Certo non esistendo nel nostro paese
un'industria nè nel settore dell'hardware
(l'ultima è cessata qualche mese fa'), nè
nel campo del software, dobbiamo contentarci di usare quanto altri mercati sperimentano con (largo) anticipo.
Certamente pesa anche l'analfabetismo
informatico dell'attuale fascia dirigenziale a tutti i livelli. Ma c'è di più. Ed è
l'assenza di una mentalità volta al
nuovo.
Qualche settimana fa, assistendo a Marina di Ravenna a un seminario per la presentazione di EPI-1NFO in versione italiana, sono rimasto molto colpito dal
sentire le parole con le quali l'inventore
del programma, presente anch'egli al
seminario. Andrew Dean, disegnava gli
sviluppi del suo amato parto per il secolo a venire. Si esprimeva con una carica
di entusiasmo e di vitalità ideativa, assolutamente estranea al nostro modo di
sentire. Eppure Dean può l'ar conto su di
una piccola equipe di programmatori e
sviluppatori, quattro o cinque persone al
massimo. Andrew Dean, arrivato ormai
alle soglie della pensione, è ancora pronto alle avventure più spericolate nel
nuovo inondo: pazzo lui o vecchi noi ?
Quando leggerete queste note si sarà già
svolto a Milano il seminario "fondativo"
della SNOP in Rete. Ci apprestiamo alla
nuova intrapresa con spirito diverso da
quello degli ultimi non entusiasmanti
tempi: voci nuove (finora non circolano
foto) si sono fatte avanti nel dibattito che
si sviluppa quotidianamente nello spazio
INTERNET.
2-
La comunità di operatori che si va coagulando intorno a quest'idea appare rinnovata rispetto al gruppo storico di coloro i quali "fondarono " i servizi. Forse un
rinnovamento generazionale potrà passare anche attraverso questo genere d'iniziativa. L'importante è accettare la
scommessa.
Quanto a vincerla dipenderà dall'impegno che sapremo dare a cominciare da
qualche sacrificio anche di ordine economico (limitato peraltro) per non dover
attendere i tempi folli della burocrazia
ministcrial-regionale per entrare in rete.
Un PC di modello recente (ma non per
forza ultimo grido), un modem da
28.800 bps, una linea telefonica (in
genere quella di casa), un abbonamento
a un provider di connettività e casella email, un po' di scatti in più a fine bimestre e il gioco è fatto. Il resto (software)
lo trovate sulla rete, scaricabile gratuitamente.
In bocca al lupo e a risentirci presto.
CHIACCHIERE
DA FINE NOVECENTO
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare
dei nuovi e nuovissimi modi di comunicare, modi veloci, rivoluzionari, ma
soprattutto, pare, ineluttabili.. Lo stesso
editoriale che avete appena , finito di leggere parla di linguaggi alle soglie del
duemila. Quelli vecchi sono obsoleti,
rendetevene conto, e allora tutti pronti
per il grande balzo. Nella solita America
l'hanno fatto da tempo, ma anche a Selli
non sono così indietro. A Milano, Snop
ha organizzato alla fine di giugno un bel
convegno sulle reti e su come anche noi
desideriamo al più presto .finirci dentro.
Tutti i nostri dicono che siamo di . fronte
a un grande cambiamento anche nel
modo di . fare prevenzione, un modo
determinato appunto dai moderni metodi del comunicare. Opporre resistenza é
del tutto inutile: alla fine dovremo arrenderci e quindi tanto vale buttarcisi subito. Io stesso ho avuto recentemente un
piccolo diverbio con il mio capo, perché
mi pareva di passare troppo tempo a
introdurre dati, ma ho sbagliato. I dati,
poi, serviranno per avere una maggiore
conoscenza di quel che facciamo e in
sovrappiù ci daranno anche modo di
elaborare magicamente un sacco di
cose. Fatti non siamo per operar da
bruti, ma per servir computer e conoscenza. Le cose cambiano, e cambiano
in fretta. In questo stesso numero di
Snop, un collega coi baffi ci rammenta di
quando andavamo a cercare notizie con
un ago da calza e di contro un simpaticissimo ricercatore ci racconta che invece oggi é costretto a lavorare con due
computer contemporaneamente, e sono
passati solo poco più di 15 anni fra le
due situazioni.
Le cose cambiano, cambiano velocissimamente. Sembra ieri che scrivevamo
con lei penna, sembra ieri che facevamo
una firma di presenza su un qualche
foglioccio, sembra ieri che tutti noi tecnici eravamo al sesto livello, massimo
settimo. Non é più tempo di protestare, é
, finalmente giunto il tempo di navigare.
A che livello? Non importa più il livello,
si é detto al convegno di Milano, l ' importante é farlo con quel che si ha. Chi
ha un vecchio 386 lo faccia con quello,
chi ha un obsoleto modem 28.8 lo usi,
chi ha un sesto livello non aspetti oltre e
lavori. Le soddisfazioni, vedrete, non
mancheranno.
Giallolimone
INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE
IL CASO TOSCANO
Ritengo doveroso intervenire sull'argomento dopo aver letto i due articoli pubblicati sul bollettino Snop numero 38139
e dopo aver assistito, in alcune iniziative,
tra cui la Convention Snop di Bologna,
a una sistematica disinformazione con
finalità denigratorie dell'attività di prevenzione in Toscana (penso in buna fede,
ma non ne sono sicuro fino in fondo).
Faccio questa affermazione condividendo per altro molti dei punti critici evidenziati ma sui quali occorre fare informazione corretta per consentire ai colleghi delle altre regioni, e della nost r a, di
riflettere su dati reali e non su una mitologia paranoica.
La vivacità del linguaggio spero non
scandalizzi nessuno, ma é noto che i
toscani, quando si sentono ingiustamente denigrati, reagiscono vivacemente.
Mi scuso anche per lo spazio occupato
(se mi sarà concesso con la stessa generosità che é stata accordata ad altri, vedi
l'amico Tartaglia, che non mi sembra
avesse poi molto da dire se non piangere
sul latte versato, magari da altri).
Io sono contento di appartenere a quella
classe di fiorentini che di fronte alle difficoltà (vedi l'alluvione) non sono stati
mesi o anni a piangere, ma si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a
lavorare per migliorare la realtà. Così di
fronte a un Piano sanitario, che certamente contiene errori, ritengo sia doveroso adoperarsi per cercare di migliorar-
lo mentre é in fieri e per applicarlo nella
maniera migliore possibile poi.
Cominciamo dal problema più serio tra
quelli segnalati dal dr. Tartaglia.
Costituzione delle U.O.
monoprofessionali
(Prevenzione e Sicurezza, Igiene e salute
nei luoghi di lavoro, Igiene industriale)
Ritengo che sia stato un er rore, ma esaminiamone i moventi e il contesto:
• tentativo di dare una risposta, che
anche la Convention Snop del 23.11.96
ha riconosciuto essere improcrastinabile,
alla mancanza di uno sviluppo di carriera apicale per le figure laureate non
mediche;
• stimolo alla crescita professionale dei
tecnici laureati che all'interno della U.O.
di appartenenza (Prevenzione e Sicurezza, Igiene e Salute, Igiene Industriale)
trovano una maggiore possibilità di confronto e qualificazione;
• individuazione di un bacino di utenza
più ampio e idoneo per l'attività di Igiene Industriale che necessita di un supporto analitico (a proposito quante regioni hanno previsto, oltre alla Toscana,
un'autonomia analitica nel Dipartimento
per tale attività, limitando così la dipendenza dalL'ARPAT, ?)
• cedimento, ahimé, a spinte corporative,
particolarmente presenti nella nostra
regione.
Aver creato U. O. monoprofessionali
non significa tuttavia aver disegnato un
modello di prevenzione monoprofessionale ma aver fatto una scelta, probabilmente troppo ardita e di difficile attuazione, di lavorare per obiettivi e per
gruppi di lavoro interprofessionali. 11
collegamento e il coordinamento tra
U.O. é attribuito al Responsabile di Area
funzionale (per i non toscani l'articolazione territoriale del Dipartimento) e ad
altri strumenti organizzativi che il Piano
Sanitario invita le Aziende USL ad attivare per ricondurre a unitarietà gli interventi all'interno dell'area omogenea prevenzione nei luoghi di lavoro. Le possibilità di successodi questa organizzazione si basano ovviamente sulla condivisione de] modello dipartimentale secondo il quale la definizione dei programmi
viene effettuata a livello del Dipartimento, con il concorso delle U.O., alle quali
spetta poi di attuarli nel rispetto delle
metodologie di lavoro definite dal Dipartimento stesso. Forse chi era abituato a
lavorare senza controllo su temi para o
extraistituzionali si può sentire un po'
stretto dentro a queste maglie.
Creazione di un corpo separato
per la vigilanza
Questo errore, ci dispiace per chi é andato a sostenerlo in giro per l'Italia, non é
stato fatto; infatti le U.O. attivate dal
Piano sanitario non sono di "Vigilanza e
Ispezione", ma di "tecnici di prevenzione nei luoghi di lavoro" e soprattutto il
personale che le costituisce opera in
proiezione, cioè alle dipendenze organiche e funzionali delle U.O. alle quali é
assegnato (Igiene e Salute, Prevenzione
e Sicurezza). Niente di diverso quindi da
quanto accade per il personale amministrativo o infermieristico.
Destinazione del fondo sanitario
regionale alla prevenzione
Il PSR destina alla prevenzione il 5% del
fondo, che non mi sembra, in questo
momento, una scelta punitiva nei confronti della prevenzione. Si pone invece
il problema di ottenere a livello periferico il rispetto di tale parametro.
La cura dimagrante
E grave che anche in regione Toscana i
servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro abbiano subito, al di là e in contrasto
con le indicazioni del piano sanitario
regionale, un consistente ridimensionamento, soprattutto per la costituzione dei
Servizi di prevenzione e protezione
aziendali il cui personale é stato brutalmente sottratto ai servizi di prevenzione
nei luoghi di lavoro. Mi risulta tuttavia
che tale comportamento sia stato tenuto,
più o meno, in tutto il territorio nazionale. Di fatto, in relazione alle attività
lavorative in essa presenti, la regione
3
Toscana possiede ancora il più alto
numero di operatori.
La formazione
Mi sembrano ingenerose le osservazioni
fatte in quanto nel 1996 sono state organizzate, nel settore della prevenzione
nei luoghi di lavoro, numerosissime iniziative sia regionali che a livello delle
singole USL, sempre sulla base di un
programma concordato a livello regionale.
Alta Velocità
Per impegno dell'attività di prevenzione
connessa alla realizzazione della tratta
alta velocità Bologna Firenze 500 milioni sono stati assegnati nel 1996 e due
miliardi sono stati stanziati dal piano
sanitario regionale per il biennio successivo. Ciò ha permesso di attivare le procedure concorsuali per l'assunzione di
13 unità di personale e per l'acquisto di
oltre 300 milioni di lire di strumentazione. La USL 10 ha per parte sua attivato
un apposito gruppo eli lavoro, composto
da 27 operatori di tutto il dipartimento,
articolato in 3 gruppi operativi e in 5
gruppi procedurali, tutti multidisciplinari, che ha consentito di lavorare in stretto e fruttuoso coordinamento, ma non in
posizione di sudditanza psicologica, culturale o tecnica, con i corrispondenti
qualificati servizi della regione Emilia
Romagna, di esaminare tempestivamente tutti progetti presentati (24 tra notifiche e pratiche edilizie), di effettuare nei
primi quattro mesi oltre 50 sopralluoghi
con più di 150 presenze di operatori nei
cantieri e con l'emanazione di oltre 40
notizie di reato. Non é forse meglio
misurare l'interdisciplinarietà sugli
interventi effettuati piuttosto che su
astratti modelli organizzativi?
Contributo della regione Toscana
al dibattito nazionale
Concordo che vi sia stata una flessione ,
ma ricordo che il contributo fornito alle
linee guida nazionali é comunque stato
molto vivace, anche se non abbiamo
avuto la referenza di alcun gruppo (ma
sono poi così importanti le medaglie?);
ricordo che su altri temi la Regione
Toscana é certamente stata trainante: le
linee guida emanate dal coordinamento
delle regioni sul 758/94 sono poco più
della fotocopia di quelle indicate poche
settimane prima dalla Regione Toscana
autonomamente.
E vero però che tale contributo potrebbe
essere molto più rilevante se i molti e
capaci operatori che abbiamo collaborassero un po' di più con la Regione
Toscana invece d attestarsi, con una scelta tutta berlusconiana, sull'Aventino ad
aspettare il passaggio del cadavere del
proprio nemico.
4
La consulenza alle imprese
(ovvero tanto rumore per nulla)
La scelta adottata dalla Regione Toscana
di collocare la consulenza dentro alla
USL é in piena armonia con la indicazione del documento dei Presidenti delle
Regioni, positivamente valutato in tutte
le sedi. Fino a oggi non vi é stata distrazione di personale e con delibera di
giunta la Regione Toscana ha dato precise indicazioni affinché il personale
necessario non venga sottratto dalle UO
al Dipartimento a meno che non sia ritenuto in eccesso o non sia preventivamente sostituito. Contrariamente a quanto
affermato dal dottor Tartaglia, almeno
nella USL 10, la domanda sanitaria proveniente dalle aziende (medici competenti) viene sistematicamente soddisfatta
utilizzando un'apposita struttura costituita da medici convenzionati oltre che
da quei dipendenti che hanno operato la
scelta professionale di collocarvisi. Strana anche l'affermazione della pletora
medica in Toscana, proveniente proprio
da un servizio che ha interpretato in
maniera esponenziale tale distorsione.
Compatibilità del modello aziendale
delle USL con la prevenzione
Non é certo un problema toscano e non
vi é lo spazio in questa nota per svilupparlo, ma, se posso esprimere il mio
parere, ritengo che Snop debba adoperarsi a livello nazionale per stabilire tale
compatibilità e non per attivare ulteriori
momenti di gestione separata della prevenzione che sfuggono poi a una complessiva programmazione sull'utilizzo
delle risorse. Non credo insomma nella
utilità di una proliferazione di agenzie.
Nella fase normativa attuale, comunque,
i DL 517 e 502 collocano il Dipartimento di Prevenzione delle Aziende USL.
Il medico del lavoro
nei servizi pubblici di prevenzione
Non vi é certo lo spazio per affrontare
questo tema. Dico solo che le funzioni di
medico competente e quelle di consulenza sono incompatibili con l'appartenenza alle UO che hanno compiti istituzionali di vigilanza, controllo, informazione
e assistenza. Ciascuno deve serenamente
scegliere la collocazione più confacente
alle proprie caratteristiche culturali, professionale ecc. cessando di rincorrere
equivoche collocazioni intermedie. Chi
sceglie le UO con compiti istituzionali
dovrà ovviamente dare il proprio contributo professionale alla realizzazione de
progetti di prevenzione multidisciplinari
che si attuano con tutti gli strumenti a
disposizione (controllo, vigilanza, informazione, assistenza).
I piani di lavoro
Concordo pienamente col fatto che in
Regione Toscana si é vissuto un periodo
di passaggio dall'assetto organizzativo
precedente a quello attuale troppo lungo
che ha ingiustamente monopolizzato il
dibattito su soli aspetti organizzativi;
troppo poco si é parlato di obiettivi, di
programmi, di verifiche. Da questa fase
si sta tuttavia uscendo in quanto il Piano
Sanitario Regionale, che va letto tutto e
non solo i 6 righi sulle UO, ha delineato
con chiarezza gli obiettivi prioritari di
prevenzione imposti dalla Regione che
sono stati poi ripresi, almeno nel PAL `97
della USL 10, dove sono stati adattati alla
realtà locale e meglio dettagliati anche
attraverso l'individuazione degli strumenti per misurarne il conseguimento.
Concludo dicendo che, in Regione
Toscana, problemi in tema di prevenzione ve ne sono moltissimi e che proprio
per questo dobbiamo lavorare e discutere sulle questioni reali e non su fantasiose teorie non suffragate dai fatti. Inoltre,
scusatemi, ma ritengo proprio fuori
luogo che la Toscana, sulla base di false
informazioni, venga additata come la
Cenerentola della prevenzione nei luoghi di lavoro perché ancora esistiamo e
siamo in grado eli dare un positivo contributo. Dirci piuttosto che é la Snop
toscana a essere la Cenerentola nazionale perché l'esiguo numero dei suoi iscritti (meno di I O quelli in regola sulla base
dei dati presentati a Bologna) ci ha
costretto allo scioglimento della sezione;
nessuno si può pertanto permettere di
rappresentarla poiché ciascuno di noi (io
sono uno dei 10) può al massimo portare il proprio contributo a titolo personale. Non credo si possa addossare la colpa
di questo fallimento alla Regione o alla
USL. Più giusto fare autocritica e attribuirla al suo gruppo dirigente, del quale
anche io ho fatto parte, che non ha saputo creare un rapporto con gli operatori
dei servizi e che, quasi mai, almeno
dopo la fine della segreteria Ruftini, ha
saputo essere presente sui temi in discussione e che anche sul Piano Sanitario
Regionale, oggi così duramente contestato, ha sollevato una voce tanto debole
da non poter essere sentita a più di un
metro di distanza.
A proposito io non ho mai tirato sassi e
quindi non sono mai stato nelle condizioni di dover nascondere la mano; al
contrario ho spesso fatto proposte, talvolta ascoltate e talvolta no, assumendomene sempre la responsabilità.
Giuseppe Petrioli
socio Snop
che non .vi vergogna
di essere toscano
UNA LETTERA
DAL SUD
Pubblichiamo una lettera spedita da un
socio Snop pugliese al direttore del quotidiano "La gazzetta del Mezzogiorno " e
al nostro direttore per conoscenza.
Non possiamo che scusarci con Giovanni Brunelli e con tutti i soci che si sono
sentiti offesi dal nostro titolo, talmente
scherzoso che non ci é proprio passato
per la testa che potesse essere carme
preso sul serio. Ma forse in questo paese
prendiamo troppo sul serio le stupidaggini e troppo superficialmente le cose
serie. Il nostro titolo era indubbiamente
una stupidaggine. La differenza nella
prevenzione fra regione e regione, e
anche fra Usi e Usl della stessa regione,
é una cosa seria.
Questa rivista e questa associazione,
nate anche con lo scopo di far confrontare e coordinare gli operatori della prevenzione in Italia, non hanno cambiato
idea. Ecco la lettera:
Egregio direttore,
(della Gazzetta del Mezzogiorno, ndr)
la disturbo per sottoporre alla sua attenzione un fatto senza dubbio casuale ma
significativo di quanto succede nel
nostro Paese.
Nell'ultimo numero della rivista "Snop",
prezioso e indispensabile strumento per
gli operatori della prevenzione e della
sicurezza sul lavoro, a pagina 40, fra le
notizie da tutta Italia, si riporta un trafiletto inerente la "direttiva Macchine"
con un titolo che lei stesso potrà leggere
dalla fotocopia della pagina che le allego: "Una circolare dalla Padania".
Quando l'ho letto ho strabuzzato gli
occhi: svista dell'articolista? O infelice
titolo della redazione? O, peggio, si
erede davvero che la sedicente nazione
bossiana possa emettere circolari?
Lo ripeto: il fatto in sé può apparire stupido, la rivista é autorevole e seria. Ma
non é proprio per questo che l'episodio
fa ancor più pensare a cosa sta succedendo in Italia? Se é vero che le parole sono
pietre, qualche muro prima o poi lo si
erigerà davvero.
Giovanni Brunelli
Cassano delle Murge BA
DIRITTO DI REPLICA
Risposta a una lettera pubblicata sul numero 41
Un personaggio shakesperiano (ci pare
Amleto, ma siamo più esperti di 626 che
non di letteratura inglese del Seicento)
diceva: "Ci sono più cose tra la terra e il
cielo di quante non ne possa comprendere la tua filosofia". Questa frase ci é
venuta in mente leggendo a pag. 3 del
bollettino Snop n. 41 la lettera di Camillo Boni "A proposito di un corso per
affi-ontcire (e sconfiggere?) gli organi di
vigilanza " ed il trafiletto di commento di
Lalla Bodini.
Le loro parole ci hanno molto colpito,
anche perché vengono da amici, e le critiche degli amici hanno un peso molto
alto, ma, superato lo stupore ed il disappunto per quelle critiche che, per dirla
con Shakespeare, non dovrebbero stare
nè in cielo nè in terra (e forse stanno in
quella fantastica zona tra la terra e il
cielo!) abbiamo ritenuto doveroso
rispondere, anche perché saremmo
molto dispiaciuti che il nostro scandaloso comportamento nuocesse alle già
magre finanze Snop, inducendo i suoi
soci più duri e puri (possiamo, senza
offesa, chiamarli gli "integralisti
Snop"?) a non pagare più le quote.
Allora veniamo al merito del problema.
"Obiettivo del convegno é quello di fornire le indicazioni operative e i criteri di
riferimento per saper affrontare e gestire
una "visita" in azienda da parte degli
organi di vigilanza... I destinatari della
normativa (datori di lavoro, dirigenti,
preposti...) conosceranno l'orientamento
e le metodologie che gli operatori della
vigilanza attueranno nelle visite in
azienda".
Ma, accidenti, ci siamo sbagliati ! Questa
non é la presentazione dell'incontro dell ' Istituto di Ricerca Internazionale (1Rl)
del 13-14 maggio 1997 che ha suscitato
gli strali di Boni, bensì di un convegno
analogo, sempre a Milano, il 6 maggio,
che ha visto tra i relatori non solo Cantoni, Dotti e Magelli (ahi ahi, siamo recidivi) ma anche Carreri, Occhipinti, Candela, Lalla Bodini, ecc.
Sarebbe molto interessante capire la differenza tra l'incontro del 6 maggio, e
quello incriminato del 13 e 14, che si
pone obiettivi del tutto analoghi (conoscere e affrontare i controlli degli organi
di vigilanza, conoscere anticipatamente i
programmi di controllo delle USL -che
non significa, pare ovvio, i nominativi
delle aziende che saranno controllate,
bensì i criteri con cui saranno organizzati i controlli, affrontare operativamente
un controllo, ecc.).
A noi non pare vi sia alcuna differenza:
l'una e l'altra iniziativa (e decine di altre
consimili fatte o previste in tutte le realtà
regionali) rispondono alla logica di fornire al mondo imprenditoriale una corretta e trasparente informazione sulle
modalità e i criteri dei controlli nelle
aziende sulle misure preventive ed organizzative attuate in applicazione del
D.Lgs 626/94.
Ciò non al fine di suggerire all'interlocutore il modo di "sconfiggere" gli operatori USL (cos'é la Prevenzione, una battaglia navale?) ma per cercare i presupposti per rapporti e relazioni più chiari e
corretti tra controllati e controllori: al di
là della facile ironia sul fatto che le
"manette tirano di più" di altri argomenti, ci sembra perfettamente logico da un
Iato che le aziende siano interessate a
conoscere come operano i servizi di controllo , dall'altro corretto che i Servizi
stessi siano disponibili a confrontarsi su
ciò, nel rigoroso rispetto dei reciproci
ruoli (come del resto fanno i magistrati,
in tutte le stesse occasioni).
Se poi andiamo ad esaminare in dettaglio
il programma delle due giornate incriminate del 13 e 14 maggio (che per brevità
vi risparmiamo, perché tanto pare che sia
ben noto a tutti , o almeno a chi si é turbato), facciamo fatica a ritrovare alcuni
elementi che Boni sottolinea. Ad esempio, dove sarebbero "la concezione aziendale degli obblighi in materia di igiene e
sicurezza del lavoro imperniata su tatticismi ed escamotages che appaiono del
tutto dissonanti con lo spirito delle normative comunitarie" o, nientemeno "l'altvallo ad una gestione . formale e minima"
lista della prevenzione aziendale ? o
"
addirittura "la confitsione dei ruoli?
Oppure ciò che turba l'amico Boni é i]
fatto che operatori o ex-operatori delle
USL partecipano ad un convegno destinato ad uomini d'azienda confrontandosi direttamente con loro, ovvero la sacralità del ruolo degli operatori dei servizi
di vigilanza e controllo impedisce
"incontri ravvicinati" con i potenziali
peccatori?
5
Parrebbe di no, se per esempio ad un
corso di Assolombarda per responsabile
dei Servizi di Prevenzione e Protezione
aziendale, il 28 29 maggio sul tema "le
ispezioni nei luoghi di lavoro degli ufficiali di polizia giudiziaria - il meccanismo sanzionatorio" (terni sovrapponibili
a quelli dell'incontro del 13-14 maggio
dell'IRI) relatori Susanna Cantoni e
Lalla Bodini che parleranno del nuovo
ruolo dell'organo di controllo, dei procedimenti attuati dagli enti di vigilanza,
dei loro specifici obblighi e procedure,
del sistema sanzionatorio e dei comportamenti aziendali e del rapporto trh
imprese USL.
Ed é giusto e utile che in quell'occasione,
come in tutte le altre, gli operatori si confrontino coi datori di lavoro su questi temi.
E qui siamo d'accordo con Camillo
Boni: non possiamo che rallegrarci ogni
qualvolta veniamo a conoscenza di iniziative, promosse da istituzioni pubbliche o private, finalizzate ad offrire informazioni valide ed aggiornate.
Allora, tornando al punto di partenza,
perché (unica tra tante!) l'iniziativa del
13 e 14 maggio ha suscitato tante e diffuse perplessità?
Forse per il modo un po' immaginifico
ed all'americana con cui l'IRE ha promosso il convegno? Forse per il modo
molto pragmatico con cui sono proposti
gli argomenti in discussione? Forse per il
carattere provocatorio di alcuni titoli e
sottotitoli?
Non lo sappiamo, conosciamo solo il
parere di Camillo Boni, che però lo
fonda su una parola che ci lascia molto
perplessi: "impressione", le sue considerazioni si basano su "impressioni"!
Ma era facilmente possibile verificare
queste impressioni, sia parlando con i
singoli relatori, sia parlando con qualcuno che aveva partecipato alla precedente
edizione (si, c'era stata una prima edizione nel novembre 1996, uguale, che
era passata sotto silenzio), o acquisendone i materiali o partecipando all'edizione
di maggio e poi prendendo posizione
dopo, sulla base dei dati di fatto e non
delle "impressioni".
Invece si é scelta, e ce ne rammarichiamo, la strada di un attacco, se pur civilissimo e garbato. sulla rivista Snop. al
quale era scontato ed ovvio che i sottoscritti avrebbero replicato, visto che si
metteva in dubbio la loro correttezza o la
loro intelligenza, innescando una polemica di cui non si sentiva il bisogno;
attacco, inoltre, per Io meno ingeneroso
verso operatori molto attivi nel lavoro
della Snop.
Per carità, nessuna presunzione di lesa
maestà, ma solo un po' di amarezza, più
per il metodo che per il merito.
6
Se infine (e qui concludiamo davvero,
altrimenti oltre che "deviazionisti e collusi col nemico" saremo anche considerati logorroici, e forse quest'ultima accusa é ben più fondata della prima) alcuni
soci Snop pensano che gli operatori dei
servizi di prevenzione, controllo e vigilanza debbano rinchiudersi in se stessi,
non aprirsi al confronto pubblico e in dialettica con i loro interlocutori sociali, e
quindi anche con le aziende (pensando
forse che la prevenzione sia una partita a
guardie e ladri, in cui le "guardie" devono
stare ben attente a non rivelare ai "ladri" i
trucchi del mestiere), allora ci arrendiamo:
contro questo modo di pensare (?) non
abbiamo argomenti da opporre.
Sperando di esserci chiariti, e che l'assurda polemica finisca qui.
Salutiamo tutti, concludendo con un'altra citazione shakesperiana: "Molto
rumore per nulla " .
Leopoldo Magelli
Susanna Cantoni
Fausto Calzolari
Alberto Gerosa
Andrea Dotti
RISPOSTA
DEL DIRETTORE
Cari vecchi soci firmatari,
la mia nota a margine della lettera del
collega Camillo Boni su SNOP 41 voleva gettare acqua sul fuoco di una polemica che era nata molti mesi fa, ai tempi
della prima edizione del corso, ma devo
avere sbagliato tanica: era benzina!!
Vi scrivo quindi questa mia, fasciata
come una mummia per le scottature.
Vi ricordo che sia io che Boni apparteniamo alla ASL 31 della Lombardia,
vale a dire a quella USL che ha prodotto tra le prime in Italia, e soprattutto per
le imprese, 40 schede di comparto e ha
aperto uno sportello informativo su 626
da più di 2 anni.
Per tacere della collaborazione di
SNOP, e mia personale, con CNA,
Ambiente e Lavoro, Assolombarda in
iniziative di informazione alle imprese.
Il tema non era e non è questo.
Bastava riconoscere anche in pubblico
quanto più volte in privato ci siamo
detti, vale a dire che la presentazione del
corso citato era infelice.
Due notizie: finalmente la legge sulla
privacy ci costringerà a selezionare a
chi dare il (prezioso) indirizzario dei
soci e la seconda: continuerò a pubblicare senza censure le lettere che mi arrivano, ma per favore siate brevi!
Ipocritamente, dopo questo numero di
SNOP, l'affollata riunione di redazione
ha deciso di pubblicare la rubrica LETTERE infondo alla rivista per non rovinare l'appetito a nessuno.
l'integralista Bodini
G,k0 Uw4
IL CONTINENTE
IN NERO
di Piero Greotti
segretario generale FILLEA CGIL
Brescia
Nel 1996 una notizia stampa "scuote"
dal torpore il tranquillo settore edile
della Lombardia: la Guardia di Finanza
conclude un ' indagine su un giro di oltre
2000 lavoratori edili "in nero" gestiti da
un pensionato, certo Signorelli, reddito
annuo di 17 milioni, nato a Brescia, residente a Milano, arrestato a Bergamo.
Il povero "pensionato", proprietario perii
di un'isola sul lago d'Iseo, ville, castelli,
tenute, è uno (non è il solo) dei "signori"
che "muovono i pulmini", le migliaia di
cottimisti che battono giornalmente strade e autostrade della Lombardia, per prestare la loro opera in nero.
Questo fenomeno non è una novità: da
tempo l'edilizia è sinonimo di lavoro
nero e irregolare.
Brescia, da sempre, ha esportato lavoro
edile in Lombardia, Veneto e Trentino,
ma anche in posti più lontani.
La novità vera sta nella dimensione
assunta dal fenomeno, nella sua generalizzazione, nel fatto che diventa sempre
più raro trovare cantieri con addetti regolari, nella constatazione che il lavoro
nero e irregolare è ormai la parte predominante del mercato del lavoro edile.
11 perchè di questo repentino deterioramento non è difficile da scoprire: il settore edile è passato da "settore protetto"
regolato dal sistema tangentizio che per
anni ha permesso alle imprese e al loro
sistema (grandi, medie e piccole) una a
suo modo "equa" spartizione delle commesse che consentiva, grazie anche alle
loro associazioni, lavoro e profitti per
tutti, ad una complicata fase di transizione che pone "tutti contro tutti".
11 mercato, più ristretto e tutt'altro che
"libero", ha scatenato la legge della
giungla, ha travolto l'uniformità degli
interessi, ha spezzato i vecchi rapporti
senza introdurne di nuovi.
Gli stessi meccanismi di rappresentanza
sono entrati in crisi: la potentissima
ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) è oggi insidiata da vicino da un
rampante protagonismo di Artigiani, Confapi, Cooperative, nonchè dalle rotture eli
rappresentanza delle grandi imprese, che
si sono date, con l'AGI, una autonoma
associazione.
Perchè questa premessa?
Che significa sul fronte sicurezza?
La risposta è molto semplice: chi conosce l'edilizia sa che i] lavoro nero ha da
sempre effetti disastrosi, si colloca sempre in binomio indissolubile con subappalto e cont r atto di fornitura e noleggio, genera tra le imprese posizioni di
rendita e profitti indebiti, favorisce riciclaggio di denaro sporco, ma soprattutto
porta a evasione fiscale e contributiva,
concorrenza sleale, annientamento del
rispetto delle norme anti-infortunistiche
e di tutela della salute. Una miscela
esplosiva che rischia di cancellare, divaricando e contrapponendo gli interessi
delle diverse "categorie" di lavoratori, le
stesse capacità contrattuali del sindacato.
Quando lavoro nero e irregolare prendono il sopravvento e divengono predominanti, significa che il settore é a una
svolta.
Fotografare questa situazione è
difficile, ma non impossibile.
Con questo contributo vorrei tentare di
non fermarmi ad una analisi della situazione, pur necessaria e volutamente dettagliata per "scoprire" i meccanismi
(tutt'altro che grossolani) che oggi regolano il mercato dell'edilizia, ma vorrei
soprattutto cercare di delineare un po' i]
"che fare", evitare cioè di considerare il
fenomeno come inarrestabile, o, peggio,
come oggi è di moda dire, "ineluttabile
evoluzione del mercato".
Non foss'altro perchè a Brescia siamo
passati da 4 morti sul lavoro (statistiche
INAIL) nel 1991 agli l 1 del `94 e `95, ai
13 del `96: uno stillicidio inaccettabile
anche per i più incalliti adoratori del
libero mercato.
La mia sarà sicuramente una analisi "di
parte", il punto di vista di un sindacalista
"di periferia": non ho pretese di oggettività, anche se, per formazione personale,
credo che i "numeri", specie se non di
fonte sindacale, possano essere un valido
supporto ai ragionamenti svolti.
Con lo scoppio di tangentopoli si assiste
a un doppio "effetto": blocco dei lavori
pubblici, in parte dovuti alla minore
spesa istituzionale, in parte dall i ingessamento delle amministrazioni timorose di
incappare nelle maglie della giustizia,
ma anche alla scoperta di un "nuovo
ritrovato" del mercato liberista: il massimo ribasso.
Accade così che nei pubblici appalti fioriscano, fin nelle gare di aggiudicazione,
ribassi di costi del 20130% ma anche del
40150%: le "obsolete" offerte anomale
diventano la normalità.
Nei lavori pubblici, ad alti ribassi d'asta
fa riscontro un alto utilizzo di lavoro
7
nero o irregolare, quasi sempre attraverso il sistema del subappalto o con finti
contratti di fornitura e noleggio. Così
capita, quasi sempre, di vedere che i
dipendenti diretti delle imprese che
acquisiscono l'appalto risultano pressochè totalmente regolari (sfuggono sicuramente le ore straordinarie), mentre
l'irregolarità la si registra per i dipendenti delle imprese subappaltatrici o
attraverso l'utilizzo di pseudo lavoro
autonomo, che è, di fatto, mera interposizione di mano d'opera. Formalmente
quindi le imprese che prima concorrono
e poi assumono l'appalto appaiono regolari, perché ai loro dipendenti garantiscono pressochè tutte le ore in busta
paga, almeno le ore ordinarie; ma quando le stesse, all'atto della partecipazione
alla gara d'appalto fanno offerte al ribasso di una certa entità, con quella scelta
hanno messo le basi per poi far lavorare
comunque in modo irregolare le imprese
a cui affideranno in subappalto le varie
fasi di lavoro.
Si fa largo così un fatto nuovo, inedito
fino a poco tempo fa: la presenza massiccia, quasi in ogni cantiere, di squadre
di lavoratori in nero e cottimisti, ha portato a un forte incremento del numero
degli infortuni e della loro gravità nella
provincia di Brescia.
Tra il 1991 e il 1995 (il dato del 1996 è
ancora incompleto per effetto degli infortuni non ancora "chiusi") i dati della Cassa
Edile ci mostrano una durata media degli
infortuni che passa da 152,7 ore a 179 ore,
con un incremento del 17%.
Nel recente convegno SNOP di Vicenza
(1996) si dichiarava un "miglioramento"
della situazione sul versante degli infortuni: il dato, purtroppo, è troppo "grezzo", non tiene cioè conto di una serie di
elementi indispensabili per "capire"
quanto avviene in edilizia.
Prima di presentare questi dati corre
l'obbligo di formulare alcune precisazioni che, se non fatte, non rendono il quadro reale della situazione gravissima che
presenta il settore edile sul versante degli
infortuni. I dati esposti rappresentano
solo un dato parziale, molto sottostimato, del fenomeno, non registrando alcuni
fenomeni di grande rilevanza.
Nel settore infatti si registrano le seguenti particolarità:
I) Gli infortuni di lieve entità e durata
sono spesso tramutati in "malattia", complice il tempo molto lungo necessario a
percepire il rimborso INAIL, il fatto che il
settore edile è forse l'unico che non gode
degli anticipi da parte delle aziende delle
spettanze di competenza INAIL,l'abitudine delle imprese a "comprimere" i premi
pagati facendo "scomparire" questa fascia
di infortuni (si "invita" il lavoratore ad
andare in mutua).
GLI INFORTUNI
1
ln altri termini, non è sufficiente registrare il calo (che c'è stato) delle ore di infortunio: questo va messo in relazione con il
calo dei dipendenti e delle ore lavorate
(molto più consistente) per scoprire che il
fenomeno si sta aggravando.
E significativo credo, il dato registrato
dalla cassa Edile di Brescia e da noi rielaborato.
Può sembrare una cosa assurda, ma si
arriva a sub-appaltare fasi lavorative
(grazie ad una legge europea) a prezzi
più bassi dei minimi contrattuali netti!
Anche il più sprovveduto capisce al volo
quali saranno gli effetti: per lavorare al
di sotto di queste cifre bisogna lavorare
IN NERO, evadendo contributi, tasse,
non contando le ore di lavoro, ignorando
ogni legge di tutela della salute e antiinfortunistica. Il risultato sotto gli occhi
di tutta sta nel peggioramento delle condizioni di lavoro fino a livelli inimmaginabili (ed è quanto, come sindacalista,
più mi interessa) ma sicuramente si registra un forte scadimento della qualità del
costruito, dei materiali usati, un allungamento dei tempi di consegna.
2) Gli infortuni accaduti a chi lavora in
"nero", ovviamente, non risultano da nessuna statistica: non avendo regolare assicurazione INAIL, sono "figli di nessuno".
3) Gli infortuni accaduti a lavoratori
autonomi non risultano nelle statistiche.
4) Gli infortuni di lavoratori bresciani
che lavorano fuori provincia o sono
iscritti a Casse Edili di altre province
non risultano nelle statistiche locali.
Statistica infortuni 1991/1996 (dati CAPE rielaborazione FLC)
ANNO
Ore di infortunio
Ore infortuni ogni 1000 ore lavoro
Lavoratori infortunati
Ore infortunio medie per addetto
Lavoratori infortunati ogni 100 addetti
Durata media infortunio (ore)
Infortuni oltre le 400 ore
8
1991
1992
[993
1994
1995
1996
298954
330699
323976
321903
291455
263250
15,1 15
i 5,452
15,314
15,992
15,462
14,018
1958
2128
1932
1807
1628
1620
20,16
19,75
19,53
22,13
21,76
20,74
9,88
10,20
9,35
9,14
9,03
9,31
152,7
155,4
167,7
177,8
179,0
162,5
173
167
188
190
179
135
5) Gli infortuni "in itinere" dei lavoratori edili che con mezzi della ditta si
recano al lavoro (i " camioncini " ) non
risultano nelle statistiche.
Accade così che ricostruire il dato più
drammatico, i morti sul lavoro, diventa
un'impresa sempre più difficile, e i dati
che ufficialmente circolano non solo si
diversificano notevolmente a secondo
della fonte di provenienza, ma risultano
perennemente sottostimati perchè non
considerano quasi mai gli aspetti sopra
riportati.
Possibile che non si trovi un metodo di
rilevazione univoco che tolga ogni dubbio di interpretazione? Vien da pensare,
più che a problemi "tecnici", ad una non
volontà politica di inquadrare con oggettività il fenomeno.
C'è da darsi una spiegazione al fenomeno: questa "impennata" è dovuta certamente a diversi fattori.
Personalmente però collego il fatto alla
forte presenza, quasi ovunque, di lavoro
nero e a cottimo.
Questi lavoratori, per come sono inquadrati, per la "logica" lavorativa alla quale
sono costretti a sottostare, sono oggettivamente ad alto rischio: sbaglia però chi
pensa che solo queste figure siano sottoposte a rischi altissimi.
La compresenza di lavoratori "regolari"
e "irregolari" ha stravolto la organizzazione del lavoro nei cantieri: "regolari" e
"irregolari" lavorano fianco a fianco
sulle stesse operazioni, anzi, chi è "regolare" viene utilizzato a fare da supporto
ai "veloci irregolari".
Accade così che tutti subiscono le conseguenze del lavoro "fatto a metro", con
i suoi carichi di lavoro, i ritmi frenetici.
la totale assenza di opere provvisionali e
di sicurezza che oltre a "costare" possono allungare i tempi delle varie fasi lavorative. Paradossalmente, chi più subisce
l'innalzamento delle soglie di rischio
sono proprio i lavoratori "regolari"
costretti al lavoro fianco a fianco con le
"squadre",
Esistono inoltre alt r i fattori concomitanti: tra questi va sicuramente ricordata la
dimensione sempre più "piccola" della
impresa edile.
A Brescia (sempre dati Cassa Edile rielaborati) nel 1992 il 60% degli addetti
lavorava in imprese cori meno di 15
addetti; nel 1996 tale percentuale sale al
68% (+13%). Si tratta cli lavoratori
"regolari", ma con scarsa o nulla protezione legislativa e sindacale: oggi, meno
di un edile su tre (32%) è tutelato dallo
Statuto dei Lavoratori.
Ma la riflessione non può fermarsi al
solo concetto di "tutela sindacale".
La dimensione media dell'impresa edile
bresciana passa da 6,56 addetti ne] 1992
ai 4,8 del gennaio 1997: una "cura dimagrante" del 27% degli addetti passati al
lavoro nero irregolare, al "finto lavoro
autonomo"; un modo elegante per aggirare le leggi vigenti sull'interposizione
di manodopera.
Anche in questi numeri si conferma il
dato sopra esposto: meno lavoro regolare significa lavoro a più alto rischio.
Importante è però capire i fenomeni che
si celano dietro questo calo degli addetti
medi d'impresa: le "imprese storiche" ,
con la parziale esclusione di chi opera
nel settore stradale, hanno ormai pochissimi addetti, si concentrano in strutture
finanziarie e di progettazione per poi
operare concretamente, sul costruito,
con la tecnica del sub-appalto e delle
cosiddette "squadre".
Le nuove "grandi imprese" sono sempre
più strutture consociate dalla vita breve
(al massimo la durata del cantiere) di
caporalato più o meno mascherato, dedite all'organizzazione di quadre di cottimisti e di lavoratori in nero.
Se il quadro descritto è chiaro, viene
però da chiedersi, con tutto il parlare di
"Europa" e di "qualità", quale sarà il
futuro dell'edilizia.
Un settore fatto di imprese con meno di
5 addetti, quali capacità impiantistiche,
di progettazione e ricerca, di innovazione cli processo e di prodotto, quali risorse finanziarie e di mercato è in grado di
mettere in campo?
La sparizione della fascia di imprese con
più di 50 addetti, quelle cioè in grado di
presentare una struttura "industriale"
vera, ci fa intravedere un settore che sta
slittando rapidamente verso la degenerazione del proprio tessuto produttivo.
In edilizia non ci si infortuna, non si
muore a causa di nuovi processi tecnologici d'avanguardia o sperimentali: ognuno sa che si perde la vita perchè si resta
sepolti negli scavi non barrierati, perchè
si cade da porte, finestre e aperture non
sbarrate; perchè ci si folgora con cavi
scoperti e macchinari senza messe a
terra; perchè si resta schiacciati da mezzi
di movimentazione materiali; perchè si
lavora sui tetti senza opere provvisionali
e cinture. Tutte queste cose si sanno da
tanto tempo, ma nulla viene concretamente fatto.
Fin dalla progettazione il capitolo "sicurezza" viene ignorato, o, al più, vengono
inserite le solite fotocopie con le raccomandazioni, sempre uguali, del CPT
Territoriale nel piano di sicurezza.
Mancano prescrizioni che obblighino,
dalla progettazione all'implementazione, all'esecuzione, di por re la sicurezza
"dentro" il manufatto. Il difetto è "a
monte": non progettare in sicurezza, non
organizzare il cantiere in sicurezza vuol
dire, concretamente, scontare un cantiere e un lavoro ad alto rischio.
LE INOSSERVANZE
Lo stillicidio di morti e di infortuni è direttamente correlato allo "stato" del cantiere
e della sua organizzazione: nasce spesso a
monte (progettazione e implementazione),
poi lo si riscontra a valle.
Significativo il dato bresciano sulle visite operate dal C.T.P.
Il Comitato Paritetico Territoriale, Ente
Bilaterale dedito alla prevenzione degli
infortuni, organizza il proprio lavoro con
il supporto di propri tecnici predisponendo visite ai cantieri per cont rollare lo
stato della sicurezza e dell'anti-infortunistica. Lo stesso cantiere, ovviamente
sulla base della durata e della sua complessità o sulla base della gravità delle
violazioni riscontrate, può essere visitato
più volte, anche quattro o cinque nell'arco di tempo che passa tra l'inizio e fine
lavori. seguendo in tal modo le varie fasi
di avanzamento dei lavori.
I cantieri non in regola
In questo dato si concentra il vero giudizio sul "come si lavora" in edilizia: è
impressionante registrare che meno di
due cantieri su dieci sono in regola.
La situazione di rischio è "strutturale"
nel comparto edile.
Infatti, nel 1982, 92 cantieri su 100 non
sono in regola; nel 1983 sono 88, e la
percentuale si abbassa solo negli anni tra
il 1984 e il 1988 intorno al 75%.
Come a dire che comunque, anche quando "andava bene", tre cantieri su quatt r o
non erano a norma.
Dal 1989 fino a oggi la percentuale dei
cantieri non in regola torna a superare
ampiamente la soglia dell'80%.
I cantieri "sufficienti"
In questo gruppo sono inseriti i cantieri
che "tutto sommato" non presentano
situazioni di particolare gravità.
Questo non significa che tutto sia in
regola (basterebbe scorrere i verbali
delle visite effettuate), ma che almeno
non si è in situazioni di forte sofferenza.
Pur con questo giudizio "benevolo" sulle
insufficienze non gravi, il numero dei
cantieri è davvero troppo esiguo. Un
solo dato va rilevato dal `90 in poi: nonostante le statistiche nazionali parlino di
contrazione del fenomeno infortunistico,
lo stato dei cantieri bresciani è peggiorato rispetto alla seconda metà degli anni
`80. La cultura della prevenzione, si può
concludere, non abita nel settore edile,
nemmeno con l'ent r ata in vigore del
D.Lgs 626.
9
LE INADEMPIENZE RILEVATE
E' interessante rilevare non solo il dato
grezzo, il "giudizio sintetico", sullo stato
di regolarità del cantiere, ma anche quali
sono le norme di sicurezza e di antiinfortunistica che più di tutte vengono
violate. Per non appesantire troppo questa riflessione, presentiamo solo i dati
relativi al 1995.
Le inadempienze vengono qui riclassificate in 15 grandi "capitoli " e riportate in
percentuale così come vengono verificate nelle visite effettuate ai cantieri:
Questi i dati.
Ponteggi
I ponteggi non in regola rappresentano il
27% di tutte le violazioni riscontrate.
Un dato importante non solo per la sua
gravità, ma anche perchè tra la prima
visita e la successiva si assiste ad un
aggravarsi pericolosissimo della situazione; alla quarta visita i ponteggi fuori
norma costituiscono il 46,15% delle violazioni rilevate: ogni commento, qui, è
superfluo.
Impianti elettrici
e dispositivi di messa a terra
Questi due capitoli coprono il 27% delle
violazioni riscontrate, e dimostrano una
incuria generalizzata su queste problematiche.
Solo l'intervento ripetuto del CTP porta
a parziali miglioramenti: dal 28,4% di
violazioni alla prima visita, si arriva
all' i i,2% della quarta visita.
Da registrare un particolare di rilievo: si
presta maggiore attenzione a regolarizzare i dispositivi di messa a terra, molto
meno alla messa a norma degli impianti
elettrici.
Macchinari
Anche la sicurezza dei macchinari utilizzati lascia molto a desiderare: 1'8,5%
delle violazioni si concentra su questi
aspetti.
Su questo comparto la situazione migliora nel susseguirsi delle visite: è il 9,3%
alla prima visita; cala progressivamente
al 5,9% alla quarta visita.
Aperture e scale
Questi due capitoli hanno un andamento
Asffoú
'è 4s"
soteo
g.
analogo ai ponteggi. Mediamente accorpano 1' 1 1 % delle violazioni, ma la loro
importanza aumenta al succedersi delle
visite.
Infatti alla prima visita costituisce il
10% delle violazioni, supera 1'11% alla
seconda, arriva al 15,5% alla terza, giunge al 21,9% alla quarta visita.
Piani di sicurezza
Anche questo obbligo di legge, pur non
interessando la maggior parte dei cantieri, viene tranquillamente evaso e costituisce, quasi stabilmente, il 5% delle
violazioni.
Una ultima considerazione: alla quarta
visita ai cantieri quasi la metà delle violazioni riscontrate riguarda i ponteggi, le
aperture, le scale.
Qui si colloca la parte preponderante dei
rischi, spesso mortali, in edilizia.
Manca ovviamente un dato, non rilevabile dal CTP nè collegabile con i dati
INAIL o USSL in modo univoco: quanto "incidono" le inosservanze registrate
con l'andamento delle dinamiche infortunistiche.
Di fronte a questo stato di cose si capisce
bene perchè, in una recente indagine
delle USSL bresciane su 84 inchieste per
infortunio mortale, si giunge alla conclusione che "oltre 1'80% delle morti era
evitabile adottando semplici accorgimenti; per il settore edile era sufficiente
l'uso di dispositivi di sicurezza obbligatori da decenni per evitare la totalità
degli eventi".
Cantieri pubblici di male in peggio
La presenza di lavoro nero e ir r egolare
negli appalti pubblici, a partire dalle fasi
sub-appaltate, dai noli e dalle forniture,
sta diventando un fenomeno invasivo,
accelerato oltre ogni immaginazione dalle
pratiche del massimo ribasso.
Arginare questo dato di fatto è possibile,
poi diremo come.
Ora vediamo cosa non é stato fatto, pur
essendovi strumenti e obblighi di legge
fin dal 1990.
CPT 199111996
Stato dei cantieri alla prima visita
CANTIERI
1991
1992
1993
1994
1995
I996
Molto pericolosi
Pericolosi
Insufficienti
Totale non in regola
Sufficienti
17%
33%
38%
88%
12%
15%
34%
36%
85%
15%
6%
39%
42%
87%
13%
5%
32%
43%
80%
20%
5%
26%
53%
84%
16%
5%
27%
52%
84%
16%
10
La legge 55190 detta una serie di "condizioni" per poter accedere agli appalti
pubblici: tra queste, la "certificazione
liberatoria", una dichiarazione che le
Casse Edili rilasciano per le aziende in
regola con i versamenti contributivi.
Questa nostra inchiesta, sviluppata e rielaborata sui dati delle pratiche concluse
dalla Cassa Edile di Brescia, parte dalla
constatazione che sempre più spesso
negli appalti pubblici verifichiamo la
presenza consistente di lavoratori in nero
oltre ad una quota, in forte aumento, di
lavoro irregolare. 11 periodo di riferimento va dal 1992 a tutto il 1996, coprendo
un arco di cinque anni.
E impressionante il quadro che ne risulta,
in quanto la maggior parte dei Comuni
non ha mai avanzato alla CAPE richieste
di certificazioni liberatorie: hanno cioè
evaso totalmente un obbligo di legge,
visto che è impossibile pensare che non
abbiano mai effettuato, in cinque anni,
un pubblico appalto.
Può essere quindi formulata una prima
conclusione: questo meccanismo di controllo, che andrebbe attivato alla data di
conferimento dell'appalto, e tenuto in
continuo controllo durante tutta la durata dei lavori sia per l'azienda che si
aggiudica l'appalto che per tutti i lavori
dati in sub-appalto, in realtà non viene
utilizzato quasi da nessuno.
Lo stesso comune capoluogo, Brescia,
risulta utilizzare questa prassi solo in
piccola parte.
Le malattie professionali
Gli edili lavorano "OPEN AIR", quindi,
sono sani come pesci!
Questa potrebbe essere la conclusione
sfogliando le tabelle sulle malattie professionali degli edili bresciani.
Capita così che i sordi e le schiene rotte
si scoprono solo quando qualche impresa effettua le visite di idoneità all'atto
dell'assunzione.
Mancano protocolli sanitari sullo stato di
salute dei lavoratori; le numerose deroghe impediscono un monitoraggio reale;
il continuo cambio di mansioni, la compresenza di più fasi lavorative nel cantiere la fanno a pugni con i pochi studi
(simpatici, ma fuori dalla realtà) sulle
malattie professionali degli edili.
Capita così (ricordate il 277/rumore?)
che studi con un certo spessore teorico
(CPT Torino) sulle mansioni si concludano con l'impraticabilità concreta.
Basta andare in un cantiere edile per
vedere nella stessa palazzina e contemporaneamente chi sta "catramando" un
tetto, chi "intonaca", chi nel frattempo
piazza una scala, chi, con un rumorosissimo martello pneumatico, "scanala" per
la posa di tubi e cavi.
Ci si chiede poi come è possibile che chi
fa gli intonaci sia sordo: cacciatore
incallito? discotecario assiduo? E si conclude poi con corredi di tappi e cuffie.
Che dire poi sui cancerogeni usati (disarmanti, colle, distaccanti, coperture)?
Siamo quasi all'anno zero, o meglio, il
poco sforzo fatto finora (salvo lodevoli
eccezioni) non si è mai confrontato con la
realtà, complessa, della vita di cantiere.
Proporrei di partire da qui, molto umilmente: partire dalla realtà per costruire
un protocollo reale sui rischi da malattia
professionale. Chissà che con gli R.L.S.
ci si riesca?
Ne parleremo più avanti.
CHE FARE
Finita ora la parte di "ANALISI" (lunga
e sicuramente incompleta) passerei ora
ad alcune proposte operative, al classico
"che fare".
Appalti pubblici
Le Organizzazioni Sindacali Bresciane
degli edili hanno sottoposto alle stazioni
appaltanti pubbliche (Comune. Provincia, Associazione Comuni Brescia e
Società ad essi collegate) una proposta
di "Protocollo di Intesa" sugli appalti
pubblici.
Non è semplice spiegare in poco spazio i
contenuti: si spazia dall'informazione su
gare, aggiudicazioni, appalti e subappalti in fase esecutiva; ad una più
stringente disciplina del subappalto da
prevedere solo in casi limitati a capitolati speciali e monitorata attraverso l'osservanza della colTettezza contributiva e
salariale prima di procedere ai pagamenti degli stati avanzamento lavori; al capitolo sicurezza con particolare attenzione
alle fasi di sub-appalto e la trasmissione
dei dati sui cantieri aperti alle USSL per
il controllo delle osservanze; all'obbligo
(e controllo) della corretta applicazione
dei contratti di lavoro e iscrizione alle
Casse Edili.
11 Protocollo prevede inoltre il monitoraggio di tutte le fasi, dalla costruzione
del bando di gara, ai sistemi di aggiudicazione, alle norme di affidamento dei
lavori, al sub-appalto, con un capitolato
particolarmente articolato, con norme
semplici ma efficaci, quali la tenuta del
libro presenze giornaliero di cantiere;
alla tutela dei lavoratori, sia di tipo contrattuale e contributivo che sotto il profilo salute, sicurezza e ambiente di lavoro;
a specifiche iniziative anti-elusione.
Dal confronto con lc stazioni appaltanti
pubbliche e dalla capacità di coinvolgere
le strutture di controllo (INPS-INAILUSSL- Ispettorato del Lavoro) sapremo
se, a partire dagli appalti pubblici, è possibile porre sotto controllo la situazione.
Il confronto non sarà facile: già oggi, in
fase preliminare, registriamo sia reticenze, tese a considerare la proposta come
una "scartoffia in più" che non comporti
impegni reali, sia ostilità latenti da parte
di chi pensa che il "massimo ribasso",
previsto dalle leggi, sia la panacea di
ogni problema.
Il sistema dei controlli
Lavoro nero e irregolare sono, come
abbiamo visto, causa primaria del peggioramento sul fronte della sicurezza e
della salute ma anche veicolo formidabile di evasione fiscale e contributiva.
Proprio in questi giorni, a Brescia, con il
coordinamento della Provincia e la
supervisione del Prefetto è stato siglato
un protocollo per la costituzione di un
coordinamento tra USSL-ISPETTORATO DEL LAVORO-INPS-INAIL.
La proposta, avanza oltre un anno fa da
CGIL-CISL-U1L di Brescia, veniva formulata per superare la frammentarietà e
l'occasionalità dell'intervento dei vari
enti di controllo, la creazione di un sistema informativo comune, una metodologia univoca di intervento ispettivo. il
coordinamento del lavoro sulla base di
un piano delle priorità concordato con le
forze sociali.
11 lavoro di approntamento della struttura operativa è già in fase avanzata, come
pure, per parte sindacale, il piano delle
priorità.
Superfluo aggiungere che l'edilizia è al
primo posto, e che unitariamente come
sindacati dell'edilizia abbiamo già iniziato incontri specifici per inquadrare al
meglio la situazione del settore, i meccanismi in atto nelle imprese sul fronte dell'elusione e dell'evasione sia contributiva
che fiscale, le fasi lavorative dove particolarmente si utilizza lavoro nero, irregolare e a cottimo, il sistema di controllo per
"scatole cinesi" dei consorzi d'impresa e
del "finto" lavoro autonomo.
Di particolare efficacia potrà essere l'incrocio dei dati tra archivi 1NPS, INAIL,
ISPETTORATO e CASSE EDILI, per
smascherare le situazioni di irregolarità
diffusa e più o meno spinta, fino al lavoro totalmente in nero.
Sul fronte del controllo salute-sicurezza abbiamo prospettato proposte
dettagliate
I) Creazione di un unico modello di
"lettura e mappatura" del cantiere sia per
le USSL che per il Comitato Paritetico
(che effettua circa 3000/4000 ispezioni
all'anno).
Ciò servirà non solo a raffrontare rischi
ed effetti (infortuni e malattie professionali) e costruire così un piano selettivo di
abbattimento dei rischi (più frequenti o
dagli effetti più devastanti) e un protocollo sanitario di valutazione sulle
malattie professionali, ma anche ad evi-
tare i "comportamenti singolari" di
molte imprese.
Infatti, le imprese edili bresciane presentano un'attenzione alla sicurezza molto
selettiva: se aprono un cantiere in una
USSL che effettua davvero la sorveglianza, cercano di costruirlo "in regola"; se invece non si rischiano ispezioni,
vige la legge della giungla.
Anche tra le USSL si verificano, perfino
tra diverse unità operative della stessa
USSL, fatti sconcertanti: lo stesso cantiere visitato può ricevere un giudizio di idoneità o venir sequestrato.
Questi comportamenti non fanno "bene
alla salute": alimentano sfiducia tra i
lavoratori (fino al giudizio di "venduti al
padrone") e vittimismo tra i padroni
("quel tecnicolmedico c'è l'ha su con me,
è un maniaco dei sequestri")
Dare quindi un modello univoco di lettura e mappatura del cantiere, dettagliato
sulle varie fasi lavorative temporali e sui
loro intrecci non è quindi un fatto "tecnico": ne va della correttezza dell'intervento, della sua efficacia, e si può far giustizia su molte "furbate" oggi presenti.
Intervento concertato tra organi
2)
ispettivi, unico modo per mettere in relazione gli effetti compresenti nel lavoro
irregolare e in nero (evasioni contributive e fiscali; violazioni delle norme di
sicurezza e tutela della salute).
3) Piano di intervento mirato con selezione degli obiettivi (fasi a più alto
rischio; uso di cancerogeni, fatica fisica)
e dei cantieri (imprese recidive con cantieri perennemente fuori norma), con
predisposizione di adeguate risorse (personale e mezzi) che vadano ben oltre le
poche decine di cantieri annualmente
ispezionati.
4) Banca dati su cantieri aperti e loro
tipologia da reperire presso i comuni
(licenze edilizielinizio lavori)
5) Banca dati su infortuni e malattie
professionali
6) La metodologia di intervento deve
anche prevedere un intervento "ragionato" sulla graduazione delle sanzioni:
dovrebbe rientrare nella logica, ma così,
oggi, non è.
Laddove si registrano violazioni gravi,
rischi di infortuni mortali (più frequente
di quanto si pensi), bisogna trovare il
coraggio di bloccare i lavori finchè il
rischio non è stato rimosso.
Sono un sindacalista, non faccio il giurista nè l'ufficiale di polizia giudiziaria:
non so se risponde meglio lo strumento
del sequestro (con i rischi legali a carico
di chi lo dispone) o il blocco temporaneo
dei lavori.
Certo non è molto edificante continuare
12
con le diffide e arrivare al fermo quando
c'è il morto.
Fare prevenzione significa arrivare
prima, impedire che al rischio segua
l'infortunio; fare cultura, con i tanti industriali "zucconi", significa colpire chi
viola le leggi di tutela della salute e sicurezza, reprimere con fermezza chi mette a
repentaglio la vita dei lavoratori, toccarli
sul "portafoglio" (un fermo cantiere è un
indubbio danno economico).
Potrà sembrare un ragionamento "crudo",
ma non ne vedo francamente altri.
L'intervento sindacale
La FILLEA-CGIL di Brescia ha da
tempo deciso di costituirsi parte civile
con i lavoratori nei processi per infortunio e con i familiari nei casi di infortunio
mortale.
Stiamo ora lavorando, con la CGIL, alla
costituzione di una associazione dei
familiari dei lavoratori vittime di infortuni sul lavoro.
Accanto ad un piano di intervento sindacale particolarmente mirato agli appalti
pubblici e ai cantieri più significativi,
con relative segnalazioni alla Task
Force, abbiamo recentemente siglato
con il Collegio Costruttori di Brescia un
accordo su tutta la partita "626-494",
con particolare riferimento a:
A) Formazione e informazione
B) Rappresentanti dei Lavoratori alla
Sicurezza
L'accordo fa da apripista a tutta la Lombardia: è infatti il primo raggiunto nella
nostra regione e uno dei pochi sottoscritti a livello nazionale.
Sul fronte della formazione, il primo elemento sta nella scelta di fornire, attraverso gli enti paritetici (Scuola Edile e
Comitato Paritetico), la formazione ai
lavoratori e ai delegati alla sicurezza sia
di impresa (RLS) che di bacino (RLST).
Scuola Edile e CTP sono abilitati a rilasciare la certificazione, fornendo così un
servizio qualificato (i corsi sono progettati e "gestiti" con la collaborazione di
USSL e Formazione Professionale-CFP)
ed evitando il sottobosco di "business"
privato, spesso di dubbia qualità.
Innovativi i contenuti:
per i lavoratori edili il contratto prevede
8 ore di formazione.
A Brescia avremo un modulo di 8 ore
per i lavoratori di "nuovo ingresso" nel
settore ed ulteriori 8 ore (novità rispetto
all'accordo nazionale) in occasione di
cambio mansione o modifiche impiantistiche e di organizzazione del lavoro.
Per i delegati di impresa (RLS) il contratto prevede una formazione di 20 ore, inferiore quindi delle 32 ore dell ' industria.
Un cantiere non è cosa statica, cambia e
si evolve in continuazione, ha comunque
una vita breve: serviva più formazione
per le R.L.S., ma il contratto edili, al di
fuori di ogni logica, ne prevede molta
meno.
Abbiamo ovviato prevedendo la possibilità di accedere ad aggiornamenti e
approfondimenti periodici. L'aspetto
fondamentale dell'accordo è nell'istituzione dei delegati di bacino (RLST), che
interverranno in tutte le imprese con
meno di 15 dipendenti e comunque in
tutte quelle sprovviste di RLS.
Saranno 5, operativi dal mese di Settembre, ognuno con la propria zona di competenza e saranno formati con un corso
teorico della durata di 120 ore.
I Rappresentanti dei lavoratori, sia di
impresa che di bacino, saranno eletti
nelle assemblee dei lavoratori e revocabili dagli stessi.
I Rappresentanti di bacino saranno scelti, in questa prima fase, tra giovani tecnici e laureati, compiranno ispezioni
periodiche nei cantieri coordinandosi
con i lavoratori di ciascuna impresa,
avranno a disposizione i documenti di
valutazione dei rischi, i piani di sicurezza e i protocolli sanitari.
Questo "sistema sicu r ezza " viene dotato
di proprie risorse per operare in piena
autonomia: ad un contributo a carico
delle imprese pari allo 0,07% del monte
salari si aggiungeranno fondi di competenza della Scuola Edile e del Comitato
Partitetico.
Forti di questi due livelli di rappresentanza dci lavoratori (impresa e territorio)
contiamo di poter fornire un nuovo
impulso alla lotta per la salute e la sicurezza a diretto contatto col cantiere: non
sarà semplice, in una provincia con
1'84% di cantieri non in regola, ma ci
siamo dati qualche strumento in più:
•
•
•
sui luoghi di lavoro
nel rapporto con gli organi ispettivi
nel rapporto con le stazioni
appaltanti pubbliche
La documentazione nostra è, ovviamente, a disposizione di chiunque la richieda
Questo il nostro contributo: forse si
poteva (e doveva) fare di più.
Ci piacerebbe riceverne di ulteriori: ne
abbiamo bisogno, di questi tempi, in un
settore, l'edilizia, che rischia di sprofondare nel baratro dell'imbarbarimento da
lavoro nero e irregolare, con un peggioramento crescente e consistente delle
condizioni di vita e di salute.
FILLEA CGIL
Ple Repubblica I
25122 BRESCIA
Tel. 030/3729320
4
SANITÀ AMBIENTALE
La "Componente Salute" nella valutazione
dei rischi e dei danni ambientali da parte
dell'Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente
(ARPA) della Regione Emilia-Romagna
di Paolo Lauriola
Direzione Generale
ARPA Emilia-Romagna
Bologna
PREMESSE
Relazione Uomo-Ambiente
Il presente articolo prende le mosse dalla
"Carta" redatta dalla Conferenza di Helsinki del 20-22 giugno 1994, sottoscritta
dai Ministri alla sanità ed all'ambiente
della regione europea, con la quale i firmatari riconobbero la necessità di un
approccio unitario nel campo nella tutela e promozione ambientale e della salute delle popolazioni, nonché di uno sviluppo sostenibile. Tra i vari obiettivi di
tale documento si individuava fa necessità di sviluppare adeguati servizi di
"sanità ambientali".
Tale impegno derivava dalla constatazione/preoccupazione che solo raramente
le motivazioni sanitarie sono presenti nei
programmi ambientali e di sviluppo,
malgrado sia oramai ampiamente accettato che la qualità dell'ambiente e la
natura dello sviluppo sopo i maggiori
determinanti della salute .
La commissione mondiale per l'ambiente (Relazione Brunland) definendo lo
sviluppo sostenibile come " uno sviluppo
che soddisfa le esigenze attuali senza
compromettere per le generazioni future
la possibilità di soddisfare le proprie
esigenze" elenca le caratteristiche che un
tale sviluppo deve avere:
•
•
•
garantire la qualità della vita,
garantire un accesso continuo alle
risorse naturali da cui la vita dipende;
evitare danni permanenti all'ambiente.
A questo proposito è particolarmente
importante ricordare (anche perché
avverte sull'orientamento prevalente di
come verranno impiegati i futuri investimenti della CCE) che tra i principali criteri di "selezione degli obiettivi e delle
aree di ricerca e di sviluppo" del 5° pro-
gramma in discussione presso la Comunità Europea vengono posti al primo
posto quelli legati a tematiche sociali ed
in particolare la " promozione della qualità della vita e della salute" e la "preservazione dell'ambiente". L
D'altro canto la relazione esistente tra
genere umano e fattori di rischio
ambientali (chimici, fisici) generati dall'uomo non possono essere generalizzati
con una semplice relazione di tipo esposizione-danno. Alcune sostanze possono
non produrre alcun danno, altre invece
possono, se l'esposizione è sufficiente,
alterare la crescita e lo sviluppo. Talvolta l'esposizione ambientale può alterare
la suscettibilità e la resistenza dell'ospite e/o produrre modificazioni funzionali
o pre-patologiche. Anche il comportamento delle persone può essere condizionato da fattori ambientali, soprattutto
fisici (rumore, luce, calore). Infine un
ampio spettro di condizioni patologiche
in diversi organi possono essere indotte
da esposizione a fattori ambientali, e
persino la morte può essere causata o
accelerato da tali esposizioni.'
La "Componente salute" nella Valutazione di Impatto Ambientale
Un tema (sicuramente emblematico) in
cui la componente sanitaria è stata sufficientemente definita è stata la Valutazione di Impatto Ambientale.
Una definizione di VIA (oppure. EIA Environmetal lmpact Asscssment) è la
seguente: "Il proposito della VIA è quello di determinare gli effetti di tipo
ambientale, sociale e sanitario conseguenti ad una certa proposta. Essa cerca
di definire e stabilire gli efetti , fcsici, biologici e socioeconomici in una forma
che permetti' di assumere una decisione
razionale" . In realtà una definizione
universalmente accettata non esiste, in
ogni caso classicamente vengono distinti nella VIA tre fasi:
1. definire l'impatto del progetto sui
parametri ambientali primari come ad
es. la concentrazione di uno specifico
composto chimico nell'acqua in conseguenza di un certa operazione;
2. definire l'impatto secondario o terziario stabilendo la concentrazione della
sostanza ad es. in un particolare organismo acquatico;
3. infine si comparano tali valori risultanti dall'impatto primario, secondario e
terziario con gli standards di qualità (ad
es. quelli stabiliti dall'EPA).
Tale approccio rsulta insufficiente per le
ragioni seguenti'.
• In generale gran parte degli standards
utilizzano parametri facili da misurare e
da standardizzare e spesso si tratta di
sostanze non pericolose di per sé;
• D'altro è canto non vi è affatto accordo sul reale valore protettivo da attribuire
agli standard di qualità che in realtà rappresentano un compromesso nell'ambito
del cosiddetto Risk Management Process
dove nella regolamentazione del "rischio
accettabile" incidono soprattutto valutazioni di tipo costi/benefici e quindi in gran
palle di tipo economico ovvero politico
• Le considerazioni di tipo scientifico
su cui si fondano le VIA sono basate su
modelli animali difficilmente estensibili
al genere umano o da studi epidemiologici che difficilmente sono in grado di
definire effetti per esposizioni a piccole
dosi.
Per questo motivo devono essere considerate anche elementi legati alla salute
umana secondo le seguenti priorità:
1. Impatti che possono interessare la
salute e la sicurezza dell'uomo,
2. impatti che possono danneggiare
risorse con rilevante valore
economico (acqua, suolo, pesce,
foreste. costruzioni etc)
3. impatti che possono danneggiare
valori di tipo ecologico, culturale (specie
animali in via di estinzione, paesaggi,
monumenti storici etc).
Pertanto se si considera specificamente
anche la componente Salute i tre passi
della cosiddetta EIA si trasformano in:
1. stabilire l'impatto diretto sui
parametri ambientali,
2. evidenziare i parametri che hanno
significato sanitari,
3. stabilire l'impatto indiretto sui
parametri ambientali,
4. definire l'effetto dell'incremento di
esposizione, in particolare su gruppi
di particolare rischio
5. valutare l'effetto sulla salute (in
termini di mortalità, morbosità, stati
pre-morbosi e qualità della vita)
13
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Tabella. 2
Esempi di fattori ambientali di
rischio* per la salute da monitorare
• Inquinanti ambientali comprese le
emissioni da emissioni antropogeniche
• Fattori di rischio nei luoghi di lavoro
• Emissioni da produzione di energia,
industria, uso di pesticidi etc.
• Consumo di alcool
• Consumo di tabacco
• Abuso di droghe
• Qualità e disponibilità di acqua potabile
• Perdite continue o occasionali di
sostanze chimiche industriali (solventi, idrocarburi clorurati) nel suolo, acqua o aria
• Radiazioni ambientali da sorgenti
naturali (ad es. radon) o dovuto a rilasci
accidentale di materiale radioattivo nell'ambiente
• Densità e tipi di traffico
+ANIM AL VZ TOR• OF
DIÌIAAAA
..
•-NADIATIOM• AMD
YIR RATIO N='
VICTORI
■F*RCT5
FN VVICIAMC>:
Tale nuova sequenza definisce la cosiddetta EHIA-Enviromnental Health
Impact Assessment la cui descrizione
(rappresentazione) sintetica è fornita
dalla figura (tratta da Zoeteman)
■N ►ROFR$RIOMALt-
Tabella I
Esempi di indicatori* sanitari da monitorare per valutare gli effetti dell'ambiente
Classi di età
Mortalità
Morbosità
O- I I mesi
Malattie infettive (malattie intestinali, e respiratorie)
Malformazioni congenite
Morti improvvise
Malattie infettive (malattie intestinali, e respiratorie)
Malformazioni congenite
Deficit funzionali (ad es. ritardi nella crescita)
Rachitismo
I-14 anni
Morti accidentali per incidenti stradali
ed avvelenamenti
Malattie infettive
Ferite da incidenti stradali ed avvelenamenti
Rachitismo
Allergie
Malattie infettive
15-64 anni
Morti accidentali per incidenti stradali
ed avvelenamenti
Malattie cerdio-cerebrovascolari
Certe forme di tumore
(tumore del polmone, mesotelioma, leucemia)
Malattie infettive respiratorie
Incidenti da traffico ed avvelenamenti
Cirrosi del fegato
Ferite da incidenti stradali ed avvelenamenti
Malattie cerdio-cerebrovascolari
Tumori
Cirrosi del fegato
Incidenti da traffico ed avvelenamenti accidentali
Danni da effetti indesiderati da farmaci
Malattie croniche respiratorie
(bronchite cronica, enfisema)
Malattie diffusive collegate a
cattive condizioni igieniche
Allergie, asma
Alcune malattie nutrizionali
65+
Certi tipi di tumori
Malattie cardiovascolari
Malattie respiratorie
Cirrosi del fegato
Certi tipi di tumore
Malattie cardiovascolari
Malattie respiratorie
Cirrosi del fegato
*senza alcun ordine di priorità
14
Indicatori da monitorare per definire
gli effetti dell'ambiente sulla salute.
L'OMS in collaborazione con la CEE, ha
precisato una serie di indicatori che
dovrebbero essere attentamente monitorati per valr are gli effetti dell'ambiente
sulla salute .(vedi tabelle l e 2)
Accanto a questo l' OMS c la CEE hanno
inoltre stabilito alcuni criteri di priorità
in relazione a:
• al più grande impatto con la salute
della popolazione;
• con le maggiori possibilità di prevenzione:
• all'intenzione di intervenire con
misure preventive.
Tale monitoraggio deve però accompag
narsi ad approfondimenti che consentano di verificare. quantificare e pesare il
ruolo di ciascun fattore ambientale nella
genesi dell ' evento morboso (Epidemiologia osservazionale analitica)
Secondo Goldsmith (1988). il concetto
più moderno (li epidemiologia ambientale deve fare riferimento a qualsiasi effetto sulla salute (non solo morboso) quale
possibile conseguenze di fattori esogeni.
L'ambito dell'epidemiologia ambientale
si estende quindi oltre a quello degli
effetti deleteri convenzionali a quello
delle alterazioni fisiologiche (purché
misurabili), ma anche ad indicatori di
esposizione (purché pertinenti a misure
preventive o alla stima del rischio). In tal
senso anche misure di stati pre-morbosi
o di esposizione interna, di risposta biologica e di suscettibilità a seconda delle
circostanze e dello sviluppoldisponibi1ità tecnologica dovranno essere sempre
più frequentemente conside r ate. A questo proposito la IARC ha sottolineato
che la cosiddetta epidemiologia molecolare o biochimica dovrebbe consentire di
realizzare una più efficacs QRA (Quantitative Risk Assessmcnt) .
Infie anche le. misure sulla qualità della
vita ') dovranno essere sempre più impiegate al fine di una reale valutazione dello
sviluppo non solo in termini di costi/bene
fici (cioè in termini solo monetari). ma
anche di costi/utilità (i risultati vengono
valutati in termini di qualità della vita).
La scala geografica di riferimento degli
studi dovrà sempre esser appropriata al
tipo di rischio indagato 1 ".
Etica
Qualsiasi indagine dovrà essere condotta
nel più rigoroso rispetto dellal l;
• Autonomia (rispettando le decisioni
dell'individuo)
• Non maleficicnza (evitando di
produrre danni)
• Beneficenza (producendo benefici
e/o compensando con benefici i rischi)
• Giustizia (imparzialità nella distribuzione dei benefici e dei rischi)
Tali principi morali dovranno adattarsi
alla specifica situazione rapp5sepiata
1 - 11 i
dall ' epidemiologia ambientale
Comunicazione dei rischio
Tale aspetto sottolinea l'importanza dell ' uso dei dati relativi ai rischi e danni
determinati da esposizioni ambientali. Il
'
"i icef'C( rtoce dei'e e ve"e consape'ole
che un problema percepito dalla popola:ione dere essere affrontato in 100(10
responsabile e simpatetico anche .ve esvo
non è stato - ancora - corrotte ri_„a(o in
"
termini rigoroscmiente scientifici . Il
rischio percepito dalla popolazione non
segue necessariamente le stinse prodotte
con procedure strettamente scientifiche.
Esistono situazioni che condizionano
fortemente la relazione della popolazione: se il rischio è volontario o imposto.
la capacità di controllare il rischio, il
grado di familiarità e di comprensione
del rischio. implicazioni avverse di tipo
sociale ed economico 14. Di tutto ciò
occorre tenere conto nella divulgazione
dei risultati e comunque nei contatti con
il pubblico
IL RUOLO DELL'ARPA
IN TEMA DI PREVENZIONE
Il referendum al^r^ogativo e il rapporto
ambiente-salute' .
Il 21 gennaio 1994 la Camera dei deputati ha convertito in legge il relativo
decreto sulla riorganizzazione dei controlli ambientali e la istituzione della
Agenzia Nazionale per la Protezione
dell ' Ambiente. Alla sua origine sta il
risultato del referendum del 18 aprile
1993 che ha sancito la sottrazione delle
competenze riguardanti i controlli
ambientali alle Unità Sanitarie Locali.
Al di là dei vari fattori che hanno
influenzato il voto referendario. le indicazioni che si possono trarre da quel
risultato sono da una parte l ' esigenza di
superare una logica centralistica anche
in ambito ambientale, ma soprattutto la
necessità di realizzare una maggiore
chiarezza nei rapporti istituzionali.
l rischi connessi con tale nuova situazione sono stati:
• la possibilità di un periodo più o
meno lungo eli "impaccio" da parte degli
istituendi organismi competenti di controlli in materia ambientale, come sempre avviene allorché viene smontata e
rimontata una st r uttura operativa mentre
essa continua ad operare;
• il rischio di rottura nel nesso tra
ambiente e salute che sta alla base di una
interpretazione unitaria del concetto di
prevenzione.
Pertanto se da una parte tutela della salute e tutela dell'ambiente sono ambiti teoricamente e praticamente distinti, come
accennato in premessa, è praticamente
accettato da tutti che il benessere psicofisico e sociale dell'uomo (cioè la Salute
- OMS, 1948) deriva da un corretto ed
equilibrato rapporto con l'ambiente
(ovvero gli ambienti) in cui si vive.
La Legge della Regione Emilia
Romagna 19 Aprile 1996 n. 44:
Riorganizzazione (lei controlli
ambientali e istituzione dell'Agenzia
per la Prevenzione e l'Ambiente
(ARPA) dell'Emilia Romagna.
Partendo da tali premesse la legge di
conversione n. 61 del 21 gennaio 1994
istituiva l ' Agenzia nazionale e stabiliva
che le Regioni a loro volta ponessero le
basi per la realizzazione delle Agenzie
regionali. Le funzioni affidate alla Agenzia nazionale e alle Agenzie regionali
indicate all'art. I della legge 61194 possono così essere riassunte:
• formulazione alle autorità competenti di pareri c proposte concernenti le attività di protezione dell'ambiente e della
salute sulla base di limiti di accettabilità/standard di qualità:
• raccolta, elaborazione, pubblicazione e diffusione di dati, attraverso la realizzazione di un sistema informativo e di
monitoraggio in materia ambientale;
• verifica dell'efficacia delle disposizioni normative in materia ambientale;
• controlli dei fattori fisici. chimici e
biologici di inquinamento acustico, dell'aria delle acque e del suolo:
• promozione della ricerca di base ed
applicata sugli elementi dell'ambiente
fisico e sulle tecnologie ecologicamente
compatibili.
Tali funzioni, secondo quanto richiamato dalle note eli accompagnamento della
proposta di legge della Reg. Emilio
Romagna per la istituzione dell'ARPA,
devono però trovare la loro realizzazione
io un organismo ove l ' elemento principale di identificazione sia la elevata qualiÌicazione-specializzazione e capacità
professionale delle persone e delle strutture che in esso operano. Nel rapporto
preparato nel 1989 dal Max Plank Institut in vista dell'istituzione di una "Agenzia europea deìl'ambiente", si definisce
"Agenzia dell'ambiente" un "ente che vi
occupa il più ampiamente possibile, .vu
base tecnico-scientifica, di questioni
relative allei piote,-gioire dell'ambiente, o
per preparare e suffi p gai p le decisioni
che le autorità amministrative de a v orio
pr'endet'e, o per prenderle autonomomente, o per contribuire od impostecele."
Gli obiettivi, tenendo conto la specificità
delle tematiche ambientali e la esigenza
15
di una loro integrazione con quelle sanitarie, sono quindi principalmente due:
1. riconoscimento delle specificità
delle problematiche ambientali al fine di
conferire maggiore chiarezza nelle
responsabilità e competenza professionale in ambito sanitario ed ambientale;
2. mantenimento sul piano politico,
culturale e di governo dell ' unitarietà dell'approccio ai problemi della salute e
dell'ambiente.
Pertanto, come dimostrato nella appendice allegata alla L.R. n. 44 del 19 aprile 1996, in tutte le materie che presentano contemporaneamente aspetti ambientali e sanitari, la ripartizione delle competenze tra ARPA e Dipartimenti di Prevenzione delle Az Usi si è cercato di
favorire la individuazione delle responsabilità primarie ed il soggetto referente
per il loro esercizio, sempre ricercando,
però, la massima integrazione.
Attività: proposte ed impegni
Ad un anno circa dalla istituzione dell'ARPA, Emilia-Romagna emerge con
sempre maggiore forza l'esigenza di definire e realizzare le condizioni culturali ed
organizzative per sviluppare tale integrazione tra ARPA e i servizi preventivi delle
Az. Sanitarie della Reg. Emilia Romagna
(Dipartimenti di Prevenzione - DIP)
In particolare per quanto concerne la
conoscenza e la valutazione dei rischi ed
dei danni alla salute di origine ambientale (Epidemiologia Ambientale) l'obiettivo principale dell'attività dell'ARPA
sarà quindi quello di sollecitare, sostenere ed accreditare iniziative locali (in particolare dei DIP) di approfondimento per
la conoscenza degli effetti sulla salute
umana da parte di situazioni di rischio
ambientale privilegiando un approccio
di tipo propositivo. Inoltre ci si impegnerà ad accentuare, nello svolgimento
delle attività istituzionali, oltre all'aspetto di valutazione del rischio per l'ambiente e la salute pubblica, anche e
soprattutto la dimensione preventiva
degli atti amministrativi.
Pertanto sulla base di quanto sin qui
esposto potranno essere effettuate le
seguenti attività:
• collaborazione con i D1P in tema di
approfondimento di problemi sanitari
conseguenti a situazioni di rischio
ambientale;
• raccolta ed elaborazione dati correnti in collaborazione con il Sistema Informativo dei DIP in particolare sui temi
della cosiddetta EHIA (v. Fig. I) prendendo spunto da quanto riferito nelle
Tabelle. 1 e 2.
• disegno ed analisi di studi ad hoc di
valutazione del rischio/danno sanitario
(in collaborazione con i DIP)
16
• iniziative di formazione ed educazione in tema di valutazione epidemiologica dei rischi ambientali
• collaborazione con enti ed istituzioni
in tema di valutazione di Impatto
ambientale per quanto concerne la
"Componente salute";
• collaborazione con enti ed istituti
internazionali per studi multicentrici;
In termini pratici-organizzativi la Direzione Generale dell'ARPA affiancherà le
sezioni provinciali ARPA nell ' ambito
dei Comitati provinciali di coordinamento (art. 16 L.r. 44/96) i quali hanno il
compito di individuare i temi, che per
quanto concerne gli aspetti preventivi,
meritano di essere approfonditi. Sarà
altresì compito della Direzione Generale
quello di contribuire alla definizione/reperimento delle risorse interne ed
esterne necessarie lo svolgimento delle
indagini.
Concretamente l'impegno dell'ARPA
sarà quello di favorire, per quanto possibile, quello che in realtà è sempre stato il
compito dei servizi di prevenzione in
ambiente di vita e cioè quello di valutare
e stimare gli effetti sulla salute da parte
di noxae ambientali.
In tale ambito si farà riferimento a
quanto previsto all'art. 17 della legge
44/96 per quanto concerne la collaborazione con il CDS (Centro della Salute).
^I 1
Aree e temi di intervento prioritari
ln termini generali viste anche le indicazioni contenute nelle proposte di Piano
Sanitario Regionale i settori saranno i
seguenti:
•
•
•
•
•
aree urbane (traffico).
poli industriali (Ravenna-Ferrara,
ceramiche...)
alta velocità
amianto
balneazione
Commento: alcune considerazioni e
raccomandazioni
E noto che il risultato di un Referendum
Abrogativo è quello di "rompere" (interrompere) una certa situazione che, d'accordo o meno, per la maggioranza degli
italiani doveva comunque essere modificata. Il problema quindi non è se, ma
come ricostruire e questo deve essere
fatto tenendo conto degli equilibri preesistenti e con l'obiettivo di creare qualche
cosa di ef sciente/efficace per il futuro.
E evidente che anche sul tema della protezione ambientale esistono diversi ed
importanti interessi professionali, culturali, politici e in una certa misura, ma
inevitabilmente, economici. Pertanto
tutte le soluzioni proposte in seguito ai
risultati del Referendum che ha separato
la tutela ambientale dalle USL, erano
condizionate da quegli interessi. Però è
opinione (sincera) di chi scrive che la
posta in gioco sia per i risultati pratici
(tutela dell'ambiente e della salute), che
culturali è troppo alta per permettersi il
lusso di limitarsi al "tanto peggio, tanto
meglio".
Si tratta in effetti di una scelta di civiltà
cioè per una diversa e sempre migliore
qualità della vita.
D'altro canto, anche se l'opzione della
prevenzione è facilmente condivisibile,
essa difficilmente si adegua alla nuova
organizzazione della Az. Usi: un Direttore Generale deve dimostrare entro 5 anni
che la sua gestione ha portato precisi
risultati innanzi tutto in termini economici, ma anche in termini di salute (o
meglio in termini di malattia ovvero
ricoveri, farmaci, prestazioni etc.). In
una tale situazione la prevenzione trova
(e troverà) una spazio sempre più ristretto sia in termini di risultati (che per natura stessa della prevenzione possono
manifestarsi anche dopo generazioni),
che di strumenti (la prevenzione viene
per lo più vista come un ostacolo alla
iniziativa economica privata).
Occorre quindi che si crei una reale collaborazione che valorizzi la nuova situazione organizzativa quale la multireferenzialità che potrebbe consentire di
valorizzare problematiche ed approcci
non più e non solo di tipo amministrativo-fiscale, ma propositivo sia in termini
tecnici che amministrativi. Accanto a
questo potranno trovare spazio principi
di cui si è sempre parlato senza mai essere arrivati in realtà a concretizzarli e cioè
la interdisciplinarietà e il rigore scientifico. Occorre quindi che anche per quanto
riguarda la salute e la prevenzione si
concretizzi in modo chiaro negli obiettivi e nei modi una reale collaborazione
tra ARPA e servizi sanitari di prevenzione (DIP), pena la perdita di professionalità e di motivazioni negli operatori e di
credibilità negli amministratori e nei cittadini oltre che negli stessi operatori...e
scusate se è poco!..
Si ringrazia il Dott. A. Zavatti, Direttore
Tecnico del'ARPA Emilia Romagna, per
i gentili ed utili suggerimenti
APPENDICE
Riferimenti presenti nella Legge Regione
Emilia Romagna 19 Aprile 1996 n. 44:
Riorganizzazione dei controlli ambientali e istituzione dell'Agenzia per la Prevenzione e l'Ambiente (ARPA) dell'Emilia Romagna sulla integrazione delle
attività in materia ambientale e sanitaria
Art.2
• sub e): Al fine di assicurare il coordinamento e l'integrazione delle funzioni
regionali è istituito un Comitato tecnico
interdipartimentale con riferimento alle
competenze sanitarie, ambientali e produttive...
Art. 3
• sub 1): Gli enti locali e le AUSL per
l'esercizio delle funzioni di controllo
ambientale e di prevenzione collettiva di
rispettiva competenza si avvalgono dell' ARPA
• sub 2): L'ARPA assicura agli enti
locali e ai D1P delle AUSL della Regione attività di consulenza e supporto tecnico-scientifico e analitico sulla base di
apposite convenzioni ed accordi di programma.
Art.4
• sub 4): L'ARPA e i DIP delle AUSL
svolgono le proprie attività in maniera
coordinata e integrata.
Art. 5
L'ARPA svolge attività... ed in particolare provvede a:
• sub a): realizzare, anche in collaborazione con altri organismi ed istituti
operanti nel settore, iniziative di ricerca
applicata sui fenomeni dell'inquinamento e della meteorologia , sulle condizioni
generali dell'ambiente e per i cittadini,
sulle forme di tutela degli ecosistemi.
• sub b): elaborare dati ed informazioni di interesse ambientale finalizzati alla
prevenzione, anche mediante programmi
di divulgazione e formazione tecnicoscientifica, nonché di fornire il supporto
alla relazione di periodiche relazioni
sullo stato dell'ambiente dell'Emilia
Romagna;
• sub c): fornire il necessario supporto
tecnico scientifico alla Regione ai fini
dell ' elaborazione dei programmi regionali di intervento per la prevenzione e il
controllo ambientale e la verifica della
salubrità degli ambienti di vita;
• sub e): gestire un Sistema informativo sull'ambiente ed il territorio, ed in
particolare sui rischi biologici, chimici e
fisici in collegamento con il sistema
informativo dei DIP delle AUSL;
• sub o): fornire attività di supporto
tecnico-scientifico alla Regione e agli
enti locali per la valutazione di impatto
ambientale; per il controllo di gestione
delle infrastrutture ambientali...
art 16
• ub l). Per l'ottimale realizzazione
degli obiettivi, delle prestazioni delle
attività e delle condizioni ... è costituito
un Comitato tecnico provinciale di coordinamento...
• sub 2): Sono componenti del Comitato provinciale di coordinamento:
a) il dirigente responsabile del settore
ambiente della provincia che lo presiede;
b) il dirigente responsabile del settore
ambiente del Comune capoluogo e dei
Comuni con popolazioni superiori a
50.000 ab.
c) il direttore della sez. provinciale dell'ARPA
d) i responsabili dei Dipartimenti di prevenzione delle Az. Unità sanitarie locali
della provincia.
art 17
• sub 1): L'ARPA ed i DIP delle AUSL
esercitano in modo integrato e coordinato le funzioni e le attività di controllo
ambientale che rivestono valenza sia
ambientale sia sanitaria;
• sub 6): L'ARPA per l'esercizio delle
proprie funzioni e attività si avvale sulla
base di appositi programmi di valenza
regionali, delle collaborazione del Centro di Documentazione per la Salute, che
opera presso le AUSL delle città di Bologna e di Ravenna, in materia di documentazione, informazione, educazione
alla salute ed epidemiologia occupazionale ed ambientale.
NOTE
1 WHO - Report Of The WHO Commision On Health And Environment teneva, 1992
2 CEC Towards the 5th framework programme:scientiic and technological
objectives, Brussels 12.2.1997
3 IPCS -WHO Guidelines On Studies In
Environmental Epidemiology Envirommntal Health Criteria 27 Geneva
1983
4 B.C. Clark,, Introduction To Environmetal Impact Assesment, 1SS, Roma,
1986
5 E Giroult, Why and How to Strengthen
Human Health Considerationin Environmental Impact assement, ISS, Roma,
1986
6 P. Vineis, Modelli di rischio - Epidemiologia e Causalità, Einaudi Ed.1990
7 WHO-CEC, Health Monitoring in The
Prevention of Diseases Caused by Environmental Factors, Environmetai &
Occupational Epidemiology, Geneva
1989
8 IARC (1996) The quantitative Wstimation and prediction of cancer Risk.
lnternational Agency for Research on
Cancer, Lyon (In press)
9 Walker SR, &Rosser RM, Quality of
Life Assessment. Key Issues in 1990s
Kluwcr Academic Pubi ishers, 1993
10 WHO, Data Requirements and
Methods for Analysing Spatial Pattrens
of Disease in Small Araas, 1990
11 Beauchamp TL, Childress JF, Principles of Biomedical Ethics 4th Ed Oxford
Univ Press, 1994
12 Lauriola P, et al., Note preliminari
per la definizione di alcune linee guida
di etica in epidemiologia ambientale,
Epidemiolgia e Prevenzione, 1994;
18:1184-188
13 Lauriola P. Vineis P., Riflessioni per
una ricerca epidemiologica eticamente
attenta Medicina Democratica;1996;
106-107: 104-107
14 CDC, Guidelines for Investigating
Clusters of Health Events, MMWR,
1990
15 Reg. E.R. Relazione di presentazione
al progetto di legge regionale di istituzione della ARPA, BUR 19.12.1994, n.
368
17
I
E GIUNTA L'ORA
DI PENSARE ANCHE
Al TECNICI
di Paolo Fanelli
e Catia Pieroni
A fronte della situazione difficile della
prevenzione e della sicurezza nei luoghi
di lavoro, dovuta soprattutto alle carenze
strutturali e alla scarsità delle risorse
finanziarie, umane e organizzative, è
sempre più urgente indicare nuove proposte che possano contribuire a migliorare il quadro della prevenzione nei luoghi di lavoro. Queste considerazioni ci
appaiono ormai improrogabili, soprattutto dop l'uscita del decreto ministeriale n.
58 del 17/1/1997, in merito alla definizione del profilo professionale del tecnico della prevenzione nei luoghi di lavoro
(d'ora in avanti lo chiameremo per brevità tecnico della prevenzione).
È un fatto, da tutti riconosciuto, che il
profilo professionale del tecnico della
prevenzione nei luoghi di lavoro abbia
una specificità che lo rende non omologabile agli altri profili professionali che si
occupano di vigilanza, per più motivi, tra
i quali una particolare responsabilità giuridica e tecnica nel rapportarsi con quel
mondo del lavoro sempre più variegato
nella sua organizzazione e sempre più
rapidamente in evoluzione tecnologica.
Per questo motivo ci è parso quantomeno anacronistico il definire un unico profilo per più attività professionali, che ci
pare sia più il frutto di una mentalità
igienistica che pensavamo in via di superamento, piuttosto che l'applicazione di
una cultura innovativa che definisca un
profilo professionale coerente con il
contesto di un'organizzazione dipartimentale che possa contribuire a quella
"svolta" nella gestione della prevenzione
ora più che mai urgente.
Un profilo "particolare", dicevamo, in
quanto riguarda un'attività sicuramente
di specializzazione avanzata, ma nel
contempo di elevata interdisciplinarietà
e di stretta collaborazione con il medico,
sempre più necessaria e auspicabile; per
questi motivi non ci trova d'accordo chi
18
sostiene la costituzione di un'organizzazione separata della vigilanza, (il "corpo
dei vigili sanitari"??). Seminai potrebbe
essere utile istituire forme permanenti di
coordinamento tra i tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, facendo, però,
prevalere il momento della sinergia preventiva sulla specializzazione poliziesca.
Citiamo, ad esempio, l'imposizione di
una prescrizione a un datore di lavoro,
per poter sanare una situazione di pericolo attraverso una bonifica degli
impianti industriali; per svolgere questa
"semplice" attività, il nostro tecnico
deve conoscere quantomeno i cicli tecnologici aziendali, per ipotizzare una
bonifica ai fini dell'eliminazione o riduzione del pericolo; ma "il nostro" deve
anche sapere se una tale bonifica è "concretamente realizzabile" nel contesto
specifico e in tale valutazione questo
"semplice tecnico" è spesso lasciato in
balia di sé stesso e delle sue responsabilità; per questo motivo deve quotidianamente aggiornarsi sull'evoluzione della
normativa, che di questi tempi è particolarmente vivace, e della tecnica; anche in
questa attività egli si trova spesso da solo,
perché, la "Regione", almeno finora, non
ha mai esercitato quel ruolo attivo nella
formazione e informazione dei tecnici,
come avrebbe potuto e dovuto fare.
Per questi motivi, il tecnico della prevenzione esercita la propria attività con
un rapporto diretto, particolarmente
impegnativo e delicato, specie dopo il
decreto legislativo 758/94, in termini di
responsabilità individuale, specializzazione professionale e impegno relazionale con persone e associazioni. Tutti i
soggetti che possono esercitare una
capacità d'organizzazione e d'indirizzo
in questo ambito, politici e non, dovrebbero riflettere su un tali questioni,
andando aldilà delle frasi fatte e dando
concretamente possibilità operative ai
dipartimenti di prevenzione, restituendo
dignità professionale e il giusto riconoscimento alla nostra professionalità,
anche attraverso un adeguato inquadramento contrattuale e un migliore trattamento economico; fornendo certezze a
una categoria di operatori che si vede
attualmente stretta tra l'angustia di un
ruolo professionale inadeguato e la
"fuga" verso la libera professione, si
contribuirà nel contempo a creare condizioni favorevoli per una nuova stagione
della prevenzione.
Se il tecnico della prevenzione è caratterizzato da una sua diversità rispetto al
personale che si occupa di altri aspetti
dell'igiene, altrettanta particolarità lo
differenzia dai laureati dei servizi di prevenzione, con i quali, di fatto, ha più un
rapporto di collaborazione che di subordinazione.
Questo rapporto di tipo collaborativo
non lo libera dal pesante impegno cognitivo e dalla sua responsabilità giuridica,
sia per quanto attiene la sua professionalità nell'individuare e valutare i rischi,
sia nell'imposizione di quei cambiamenti necessari a incidere fattivamente sulla
realtà lavorativa più di quanto in passato
abbia fatto quella "pseudoprevenzione"
basata esclusivamente su interventi non
risolutivi.
A fronte di un profilo professionale,
oggettivamente carico di peculiarità e di
centralità nel processo di prevenzione,
manca una carriera per il tecnico della
prevenzione nei luoghi di lavoro, che
tenga conio dell'elevata professionalità
che questa figura viene, necessariamente, ad assumere nel rapporto quotidiano,
fatto anche di controlli e verifiche, con
controparti come ingegneri, medici,
avvocati, commercialisti, consulenti, con
i quali ha un'interazione diretta, necessaria e molto impegnativa.
A questa carriera si dovrebbe accedere
con il VI livello, dal quale poi si possa
salire ai livelli superiori in relazione, non
esclusivamente a un titolo di studio posseduto, ma soprattutto tenendo conto
della sua effettiva ricaduta in termini di
capacità di intervento nei cicli produttivi; in altri termini bisogna che l'inquadramento e il trattamento economico
relativo, siano sempre più legati alla qualità, prendendo atto del "chi fa che cosa"
nella pratica professionale, piuttosto che
all'acquisizione di titoli che, se non verificati nella ricaduta oggettiva, rischiano
di diventare anacronistici titoli onorifici.
Il riconoscimento professionale, con
l'attribuzione del giusto livello, non
dovrebbe essere legato esclusivamente
alla capacità di coordinamento di altro
personale, ma alle reali capacità profes-
rionali esercitate quotidianamente, che
non sono sicuramente "esecutive", ma
esprimono una ampia autonomia professionale e decisionale, che dovrebbe essere adeguatamente valutata, specie quando ci si avventura nello spinoso tema
della qualità all'interno della pubblica
amministrazione.
Se all'inquadramento del personale tecnico di vigilanza va dato il giusto peso,
altrettanta attenzione va posta sulle
carenze nei dipartimenti, sia quantitative
(numero del personale), sia qualitative
(formazione professionale e informazione permanente). Il tecnici di prevenzione, anche nella Regione Marche, se sono
presenti, hanno comunque un rapporto
numerico con i lavoratori del territorio
veramente basso; per cui, se permangono tali carenze si possono recepire infinite direttive europee, creare le figure del
Tecnico Aziendale, del Responsabile del
Servizio di Prevenzione e Protezione,
del Rappresentante dei Lavoratori per la
Sicurezza, del Medico Competente, del
Coordinatore per l'Esecuzione e la Progettazione e tante altre quante la fantasia
del legislatore riesce a immaginare,
senza per questo cambiare di una virgola le condizioni di salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro.
Riferimenti
Paolo Fanelli, ispettore
Regione Marche, Az. USL I PESARO,
Dipartimento di Prevenzione,
U.O. medicina del lavoro
via XI febbraio, 36 - 61100 - Pesaro tel. 0721-36.60.49 fax. 0721-36.60.47
E-mail = , [email protected]
URL=
http://www.ausll ps.marche. it/medlav/ho
nreml. htrn
W-
IL CASO CVM
DI PORTO MARGHERA
di Edoardo Bai
La recente iniziativa della procura della
Repubblica di Venezia ha acceso i riflettori sull'area industriale di Porto Marghera e in particolare sugli impianti, ora
appartenenti alla società EVC, per la
produzione di cloruro di vinile monomero, CVM.
In un convegno, ancora più recente,
tenutosi proprio a Marghera il 21 marzo
1997, il procuratore Felice Casson ha tra
l'altro affermato che la vicenda é potuta
andare così avanti nelle conseguenze,
grazie a gravi omissioni dei pubblici
controlli, fra cui va annoverata la stessa
Magistratura.
In effetti non si comprendono i motivi
per i quali una così tragica sequela di
fatti sia potuta passare quasi inosservata,
e per così lungo tempo. Una breve cronistoria sarà utile per un inquadramento
più preciso della questione.
Risale alla prima metà degli anni `70 una
ricerca sulla cancerogenicità del CVM,
affidata all'Istituto di Oncologia di Bologna diretto dal prof. Maltoni dalla stessa
Montedison, allora proprietaria degli
impianti. La ricerca é, come si é detto,
finanziata dalla Montedison e i suoi
risultati sono considerati proprietà privata; é questo il motivo per cui i dati si fermano almeno un paio d'anni nei cassetti
della direzione aziendale.
Lo IARC, nel frattempo, attribuisce al
CVM un aumento di incidenza di quattro
tipi di tumore nell'uomo: fegato, cervello, sistema emolinfopoietico, polmone.
In particolare una particolare forma di
tumore epatico, l'angiosarcoma, é talmente frequente da essere divenuta patognomonica. Le indagini di mortalità su
esposti a CVM, per questo tipo di tumore, danno SMR dell'ordine di 40150.000.
Catia Pieroni, ispettore, perito chimico
Regione Marche, Az. USL 7 ANCONA,
Dipartimento di Prevenzione
Servizio di Prevenzione e Sicurezza
negli ambienti di lavoro
sede operativa, via 25 aprile, 61 60022 Castelfidardo
tel. 071-71.30.407 fax 071-71.30.405
soci SNOP
della Regione Marche
NOTA DELLA REDAZIONE
Nel Convegno Nazionale SNOP sul
Dipartimento di Prevenzione e ARPA,
che si svolgerà di ottobre nelle Marche,
una sessione di lavoro è dedicata alla
questione della figura, del ruolo e del
percorso formativo del "tecnico della
prevenzione". Ne vorremmo parlare
soprattutto con loro.
19
Sottolineo questo concetto perchè, ancora recentemente, é stato sostenuto che,' il
caso di carcinoma epatico riscontrato in
un lavoratore addetto alla sintesi di
CVM in un'azienda di Samarate VA non
é attribuibile a esposizione lavorativa
non essendo un angiosarcoma.
In realtà, oltre ai 4 tipi di tumore per cui
un aumento di incidenza é provato, esistono segnalazioni, non confermate, di
aumentate incidenze di melanomi e di ca
gastrico. Questi dati giustificano una
indagine condotta da alcuni istituti universitari, come medicina del Lavoro 'di
Padova, prof. Maltoni, prof. Foà e altri, in
accordo con la FULC nazionale e riguardante tutti i principali produttori italiani
di CVM e cioè l'ANIC di Ravenna, la
Montedison di Ferrara e Marghera, la
Liquichimica di Fetxandina, la Montedison di Brindisi, la Solvay di Rosignano,
impianti minori a Bollate e Terni.
I risultati, pubblicati nel 1977, sono clamorosi per quanto riguarda gli effetti tossici del CVM, in particolare per quanto
riguarda l'epatotossicità, che tipicamente
si manifesta con una iniziale alterazione
del quadro enzimatico, per sfociare nei
casi più seri, in sclerosi periportale con
gravissime forme di ipertensione.
Stupisce, a valle della pubblicazione,
l'assenza di qualsiasi intervento, particolare o generale, consultivo o repressivo,
almeno a tutela dei lavoratori già affetti
da patologia dimostrata da CVM.
L'unica iniziativa intrapresa (da parte del
sindacato per il tramite dei patronati), é
consistita in una miriade di denunce
all' INAIL, per altro quasi mai sfociate in
un riconoscimento. Pochi dati, e non
significativi statisticamente, venivano
evidenziati sulla mortalità degli esposti;
d'altronde questo tipo di indagini é sempre difficile da impostare, per la scarsa
affidabilità delle coorti, ricostruite quasi
sempre su dati carenti, per lo più tratti da
libri matricola mal tenuti, o senza un
preciso indirizzario.
Una svolta, per questo aspetto della questione, é rappresentato dal DPR 962/82.
Questo decreto obbliga le aziende a
denunciare gli esposti e su questa base
l'ISS ha potuto ricostruire la coorte storica degli esposti a CVM. La coorte,
validata anche da incontri con la FULC,
é sostanzialmente esatta; basti pensare
che il confronto con gli esposti, così
come risultano dai dati della recentissima indagine della Procura di Venezia,
mostra soltanto 8 discordanze, su 1658
soggetti.
La mortalità per cause, a tutto il 1995,
riguarda 168 deceduti. In particolare
l'aumento di frequenza di tumore epatico raggiunge la significatività statistica.
Ancora più significativa risulta l'analisi
20
della mortalità fra gli autoclavisti (18
casi). Fra questo gruppo 1'SMR per
angiosarcoma epatico é 60.000, un po'
più alto, ma dell'ordine di grandezza del
tasso segnalato in letteratura.
Si ricorda, infine, che un caso di angiosarcoma non é segnalato, perchè deceduto nel 1997. Ci risultano anche 2 casi di
angiosarcoma, uno fra gli insaccatori
PVC della ditta Pansac e uno nel finanziere di stanza a Marghera, (esclusi dalla
coorte).
Per la Procura é stata ricostruita anche la
coorte degli insaccatori, di cui fanno
parte dipendenti da ditte che lavorano in
appalto. La coorte é di 272 insaccatori,
ed é sicuramente incompleta: i deceduti
risultano 49. Nonostante i limiti della
coorte, lo studio di mortalità fra questi
lavoratori, (esposti a PVC e non CVM),
permette alcuni interessanti conclusioni.
Infatti si nota un elevato SMR per tumori al polmone e alle vie respiratorie.
L'aumento dei decessi per tumore al polmone é statisticamente significativo se
confrontato con i tassi italiani. Si evidenziano eccessi per numerosi altri tipi
di tumore, anche se non statisticamente
significativi. La significatività statistica
dell'aumento dei tumori polmonari,
come causa di morte, é ancora meglio
evidenziata se ai lavoratori in appalto si
aggiungono i dipendenti Enichem con la
mansione di insaccatori. La coorte
diventa di 480 soggetti.
Il noto effetto lavoratore sano fa si che,
nella coorte Enichem, il tasso di mortalità generale sia più basso dell'atteso.
Nonostante ciò il tasso di mortalità per
tumori é sovrapponibile al dato nazionale; ciò vuoi dire che queste cause di
morte sono relativamente più frequenti,
nel loro complesso.
Note conclusive
Più di qualsiasi commento, credo che
alcuni fatti siano degni di attente riflessioni.
1) La richiesta di rinvio a giudizio di tutti
i dirigenti Montedison e Enichem é supportata da una indagine che attribuisce la
possibilità di nesso causale con esposizione lavorativa a 109 decessi.
2) La cancerogenicità del CVM é nota
dal 1970. Nonostante ciò, lo Stato italiano, con molto ritardo rispetto alla Comunità Europea, interviene soltanto nel
1982, col DPR 962. Nel DPR, inoltre,
viene posto un limite valido ancora oggi,
che é scandalosamente permissivo. Infatti, esso é pari a 3 ppm come valore limite
tecnico di lunga durata (VLTLD), e cioè
come media ponderata nell'arco di un
anno! Tale modo di misurare le concentrazioni limite, come noto, permette di
tollerare situazioni temporanee con
punte di parecchie centinaia di ppm. Ciò
é distante anni luce dalla filosofia degli
enti di controllo internazionali; si pensi
al limite OSHA: I ppm (limite ponderato per 8 ore lavorative).
3) La Montedison prima, e Enichem poi,
producono alcuni interventi atti a diminuire l'esposizione dei lavoratori. Essi
sono essenzialmente consistiti nel degasaggio del lattice e nelle modifiche delle
autoclavi, con nuovi sistemi di spurgo e
di pulizia, quest'ultima effettuata con
acqua ad alta pressione anziché manualmente. Queste modifiche non si sono
dimostrate sufficienti allo scopo di rientrare nei limiti imposti dalla 962. Montedison autocertifica miglioramenti ulteriori nella primavera del 1975, ancor
prima della adozione del DPR 962, che
permettono il raggiungimento di una
media mensile pari a 5.27 ppm. In realtà
l'unica modifica apportata, in quell'epoca, é costituita nell'acquisizione di una
nuova linea automatica per prelievi
ambientali. Il nuovo "sistema di prelievi" abbatteva la concentrazione di CVM
da 14.8-29 ppm a 5.27 pptn!
4) L'indagine della Procura si basa sulla
denuncia di un operaio, Gabriele Bortolozzo, che caparbiamente raccoglie ia storia clinica dei suoi compagni di lavoro.
Apparentemente, ogni istituzione sanitaria ha fatto il suo dovere:
a) la USL ha eseguito le sue ispezioni
b) l'università ha fatto le sue indagini
c) l'ISS ha elaborato i suoi dati.
Perché, allora, é stato necessario il
paziente lavoro eli anni, di un operaio,
per ottenere la prima indagine completa
sull' azienda?
Quanto sopra vuole essere un invito a
superare gli steccati della divisione dei
compiti e a recuperare, almeno noi operatori della prevenzione, la capacità di
ricucire informazioni di origine diversa
per ottenere un quadro generale: ciò che
ha fatto, giustamente, la Procura. Di tutte
le possibili fonti di informazione va infine tenuta presente, come quella potenzialmente più significativa, la fonte
diretta, costituita dagli addetti esposti.
Come Bortolozzo ha dimostrato, questa
fonte ha importantissime valenze tecnico
scientifiche: impariamo ad ascoltare la
sua voce.
QUALCHE ALTRO NUMERO
Dai 5.000 addetti degli anni'30 ai
15.000 del `45 al boom degli anni "60
con 33.000 occupati nel 1965 (di cui
15.000 nel settore chimico e 6.500 in
quello metallurgico) si arriva alle poche
migliaia di oggi.
La fisiologica tendenza alla disnaissione
ha molte cause: le aziende di base legate al petrolchimico si sono collocate
direttamente nei paesi che producono
petrolio.
Le questioni ambientali ed i relativi costi
sono diventati insostenibili come sempre
più ridotto in Italia il ruolo della "
mamma " partecipazioni statali.
Anche a Porto Marghera, in una parte
delle aree dismesse bonificate, si intravvede il Parco scientifico tecnologico e la
nascita di aziende a minor impatto
ambientale.
Si è persa putroppo l'occasione di utilizzare l 'accordo Ministero dell ' Industria e
Ministero dell 'Ambiente del 1988 per i
finanziamenti sul piano dell ' innovazione
tecnologica degli impianti (il 60% dei
quali ad alto rischio: cloro-soda, cloruro di vinile, TDI e caprolattame e con
più di trent ' anni di vita!), per la bonifica
della immensa discarica di rifiuti tossici
e nocivi e per la movimentazione sicura
di milioni di tonnellate di prodotti chimici e petroliferi via nave e (auto)strada.
Secondo un documento interno del Ministero dell 'Ambiente più di due terzi degli
impianti non supererebbe le nuove
norme europee sulle aziende a rischio.
Occorre quindi pensare ad un Pitturo
vero e sostenibile per Marghera.
(nota di Michele Boato
su Notizie Verdi del 19 aprile 1997)
SCHEDA
GABRIELE BORTOLOZZO
Gabriele Bortolozzo era un operaio autoclavista; lavorava alla produzione di CVM, a
Porto Marghera. E deceduto il 12 settembre 1995, a seguito di un incidente stradale.
Aveva dedicato gran parte della sua vita allo studio degli effetti del CVM, di cui portava un segno caratteristico: il fenomeno di Raynaud. Una delle sue osservazioni più
note riguarda una minicoorte, descritta in un articolo dal titolo:"Alla messa in marcia del CV6, nel 1956, c ' erano 6 lavoratori autoclavisti. Ecco la storia di 4 di loro,
deceduti, come da certificazioni mediche, di tumore al fegato in conseguenza all'esposizione al CVM".
La diagnosi di tumore al fegato non era stata esatta per due dei lavoratori; le cause
di morte dei 4 soggetti erano:
L. C.
P. P.
G. B.
G. P.
cirrosi epatica
cirrosi epatica
angiosarcoma epatico
cancrocirrosi.
La sua intuizione di metodo era invece perfetta: isolare i più esposti, cioè i suoi compagni di lavoro che entravano nelle autoclavi per la pulizia finale, evidenzia l'effetto
del CVM. Come abbiamo visto, la perizia condotta per conto della Procura di Venezia gli ha dato, purtroppo, ragione: sui 18 autoclavisti, I I avevano un tumore epatico
e 3 una cirrosi.
Il lavoro di ricerca di Bortolozzo non si ferma qui. Egli ricostruisce il ciclo completo di sintesi del CVM e documenta modalità di esposizione assolutamente differenti da quelle ufficiali.Vediamone un esempio:"G. B., nel 1985, informa i familiari di aver
subito delle zaffate di gas CVM al 0124.
Nel 1985 N. C. testimonia che esposizioni a CVM continuano al CV24, per mancanza di manutenzione, corrosioni, rotture, con forti perdite di CVM. Le concentrazioni del gas possono essere nei limiti, come denuncia l'azienda, ma ciò non esclude
esposizioni improvvise ed elevate, anche se di breve durata."
Come la perizia ha dimostrato, le conclusioni di Bortolozzo sono fin troppo ottimiste; in realtà l'azienda documentava il rispetto dei limiti di legge attraverso analisi
assolutamente inaffidabili.
Bortolozzo, infine, entra in polemica con le prime conclusioni dello studio epidemiologico ISS sulla coorte di esposti al CVM (mortalità fino al 1985), esponendo le
sue critiche in un numero monografico di "Medicina democratica" (MD numero
92193 gennaio-aprile 1994). Esse, sostanzialmente, riguardavano tre argomenti:
•
•
•
la mortalità della coorte, troppo bassa
la mortalità per tumore al polmone e per tumore al fegato, troppo bassa
l'esclusione della coorte dei lavoratori delle ditte in appalto, che lavorano
all'insacco del PVC.
Bortolozzo faceva le sue osservazioni sulla base della indagine da lui personalmente
condotta; raccogliendo testimonianze e documentazione medica direttamente dai
suoi compagni di lavoro o dalle loro famiglie.
Sulla mortalità della coorte, Bortolozzo aveva torto. Infatti l'effetto lavoratore sano,
che Bortolozzo non conosceva, abbassa il tasso di mortalità generale; per questo
motivo essa é più bassa fra i lavoratori di Marghera che fra la popolazione della
regione Veneto.
Sulle altre questioni aveva perfettamente ragione. Su incarico della Procura, I'ISS ha
completato lo studio di mortalità fino al 1995; é stata ricostruita la coorte degli insaccatori; i dati dell'indagine sono stati confrontati con quelli emergenti dalle segnalazioni di Bortolozzo e di ogni altra fonte nota (INAIL, FULC, pubblicazioni, ecc.)
L'eccesso di tumori al fegato é significativo presso i lavoratori del CVM; l'eccesso di
tumori al polmone é significativo presso i dipendenti delle ditte in appalto; i morti
per tumore sono molti di più di quelli denunciati dalla prima relazione ISS, come del
resto c'era da aspettarsi, in accordo con il lungo periodo di latenza che caratterizza
queste forme morbose.
E evidente, in conclusione, che sarebbe stato molto utile se una qualche autorità,
prima di Felice Casson, avesse preso sul serio l'inchiesta di Bortolozzo.
21
LA LEGGE SEVESO
HA UN TESTO UNICO
La legge n°137197 modifica la legge "Seveso"
di Gianandrea Gino
Con l'emanazione della legge 19 maggio
1997, n° 137 - C.U. 26 maggio 1997,
n°120, hanno finalmente trovato una
sede definitiva le numerose modifiche e
integrazioni apportate in via provvisoria
da una serie pluriennale di Decreti legislativi e relativi Decreti ministeriali che,
con moto periodico, ogni due mesi venivano reiterati e, regolarmente, decadevano non convertiti.
Cogliendo l'occasione per ringraziare la
Consulta e la relativa Sentenza che,
impedendo la riproposizione all'infinito
dei Decreti, ha posto fine ad una situazione divenuta praticamente ingestibile,
è bene fare sinteticamente il punto sulla
situazione determinatasi.
innanzitutto è bene ricordare che, dopo
alcuni mesi di vacatio-legis, le modifiche apportate negli anni ed oggi ricomposte, hanno di fatto inciso sensibilmente sull'originario assetto del DPR 175188
e relativo DPCM/89.
Le soglie, le modalità di conteggio e gli
allegati sono stati modificati o sostituiti,
come pure molti ed importanti articoli e
le competenze.
In tabella I sono sintetizzate le nuove
soglie integrate. Oltre all'indubbio
innalzamento delle soglie per i depositi
(che oggi sono definiti diversi e non più
separati ! ), si evidenzia l'introduzione
della soglia secca ad 1 Kg per i cancerogeni tossici o molto tossici, con obbligo
di Dichiarazione integrata al superamento della quantità indicata.
Fra le novità di maggior rilievo si ha
senza dubbio l'istituzione del nuovo
obbligo di informazione, praticamente
diretto, fra imprese e cittadinanza: entro
agosto '97 (il legislatore non si ricorda
mai delle ferie!) per le attività in Notifica (giugno '98 per le attività in Dichiarazione), dovranno essere prodotte e tra-
22
smesse le schede sintetiche di informazione da parte degli Esercenti a:
•
•
•
•
•
•
Ministero dell'Ambiente
Regione o Provincia Autonoma
Sindaco
Comitato Tecnico Regionale o
Interregionale
Prefetto
Az.Usl
I Sindaci, a loro volta, dovranno rendere
immediatamente note alla popolazione
le sezioni da 1 a 7 della scheda integrale
ricevuta (aspetteranno settembre ?).
Come meglio tratteggiato anche nelle
considerazioni già pubblicate su Snop 37
a firma di A.Baldasseroni, le schede
potranno contribuire nel garantire un
maggior livello di informazione e accettazione ragionata da parte dei cittadini,
facilitando e/o stimolando anche il compito degli Enti di Controllo, soprattutto
se non si perderà per l'ennesima volta
l'occasione per fornire un intervento da
e di Servizio, per educare alla sicurezza
e salute e formare a comprendere dei
contenuti altrimenti sterili e burocratici.
Le schede vengono anche trasmesse alle
A-Usi perché possano contribuire al processo di supporto e gestione territoriale,
con le proprie specifiche competenze,
che non a caso debbono anche essere
portate nel Comitato tecnico Regionale
in fase istruttoria.
Su queste vicende è bene riflettere,
anche per analogia.
Le competenze originariamente affidate
in materia ambientale alle Usi sono state
progressivamente ridotte in seguito al
referendum ambientale, ma anche ben
poco esercitate (o espresse in modo
appunto burocratico) nell'ambito della
vigenza, né sono stati prodotti contributi
attivi cd impegnati, se non occasionali.
Anche e forse soprattutto per questo si
sono poi determinate le attuali evoluzioni istituzionali in materia ambientale, di
fronte alle quali è ancora possibile scegliere l'opzione:
• lasciare libero il campo,
occupandosi della propria routine
• incidere e rendere esplicita la perdita
di valore e i danni in termini di
prevenzione che un approccio
esclusivamente burocratico e
gerarchico possono arrecare alle
competenze ambientali (subito) e di
sicurezza e salute (subito dopo)
Le informazioni che verranno trasmesse,
ancorchè schematiche e sintetiche, richiederanno inevitabilmente un supporto ed
una competenza per una vera comprensione e in più costituiranno un ulteriore
data-base da non disperdere nel solito
archivio de-informatizzato.
Perché non ipotizzare anche accordi
locali integrativi, contatti cittadinilscuole-ente pubblico-aziende- associazioni ?
Perchè non raccordare i programmi di
lavoro dei Servizi di valutazione delle
Valutazioni-626 con la Valutazione175 o, a maggior ragione, Esenzione175? (O meglio: come è possibile distinguere fra settori di intervento tanto
sovrapposti se non coincidenti, nelle chimiche, nei depositi, nelle galvaniche ?)
E le sostanze cancerogene e tossiche
sono veramente così poco presenti sul
territorio di propria competenza ?
Sono domande retoriche che richiedono
risposte operative, anche da parte di quel
collega di un servizio (un caso isolato ?)
che ho sentito dichiarare "non mi interessa più la 175, sto lavorando sulla 626 !".
Gianandrea Gino
(e-mail [email protected] )
Nota I)
La distinzione determina di fatto un
ampliamento della categoria originaria.
Tabella I
Adempimenti e soglie L. 137197
Categoria
A
Notifica ai sensi dell'art.4 DPR 175188
redatta secondo le modalità di cui al
DPCM 31103189-ALLI ed invio scheda
art. I c.9 legge 137197 (entro 60 giorni
in via di prima applicazione)
B1
Dichiarazione ai sensi dell'art.6 DPR
175188 redatta secondo le modalità di
cui al DPCM 31103189-ALL. III capitolo
I , integrata come previsto dal capitolo
2 ed invio scheda art.I c.9 legge 137197
(entro I anno in via di prima applicazione)
B2
Dichiarazione ex art.6 DPR 175188
redatta secondo le modalità di cui al di
cui al DPCM 3 1103189- ALL. III capitolo
I ed invio scheda art.I c.9 legge 137197
(entro I anno in via di prima applicazione)
C
Esenzione ai sensi dell ' art. 3 DPCM
31/03/89
(Obblighi generali dei fabbricanti di cui
all ' art.3/175: individuazione dei rischi,
adozione di misure di sicurezza, informazione, formazione, equipaggiamento)
Esercizio di attività industriale
con impianti di cui all'allegato 11175
e depositi connessi
Deposito diverso da quello delle
sostanze elencate in allegato 111
connesso a uno degli impianti in allegato I
Presenza di una o più sostanze o categorie impiegate nelle quantità indicate
All. 1111175, all'interno del perimetro
industriale o entro 500 m dai limiti di
batteria degli impianti purchè dello
stesso fabbricante, in quantità maggiore
o uguale alla I" colonna
Sostanze, categorie e preparati in All.
111175-I" o Il" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai
limiti di batteria degli impianti purché
dello stesso fabbricante, in quantità
maggiore o uguale alla 2" colonna
Ali. 1111175, all'interno del perimetro
industriale o entro 100 m, in quantità
maggiore al 60% della I" colonna
Sostanze, categorie e preparati in All.
111175-1" o 11" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai
limiti di batteria degli impianti purchè
dello stesso fabbricante, in quantità
maggiore o uguale al 60% della 2"
colonna
Sostanze o preparati classificati contemporaneamente come cancerogeni e
tossici o molto tossici (R45 o 49 e
R23-24-25 o R26-27-28) in quantitativi
uguali o superiori ad I Kg
All. 1111175, all'interno del perimetro
industriale o entro 100 m, in quantità
maggiore o uguale al 20% della I"
colonna
Sostanze, categorie e preparati in All.
111175-I" o II" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai
limiti di batteria degli impianti purchè
dello stesso fabbricante, in quantità
maggiore o uguale alla I" colonna
All. 1111175, all'interno del perimetro
industriale o entro 100 m, in quantità
inferiore al 20% della I" colonna
Sostanze, categorie e preparati in All.
III 175-I" o II" parte, all'interno del perimetro industriale o entro 500 m dai
limiti di batteria degli impianti purchè
dello stesso fabbricante, in quantità
inferiore alla I" colonna
Sostanze o preparati classificati contemporaneamente come cancerogeni e
tossici o molto tossici (R45 o 49 e
R23-24-25 o R26-27-28) in quantitativi
inferiori ad I Kg
«I
t
a
olib l.
qi
23
«e.
SERVIZI DI PREVENZIONE
E RAPPRESENTANTI
DEI LAVORATORI PER LA
SICUREZZA
QUALI RAPPORTI?
Il D.Lgs 626194 introduce nel quadro del
sistema prevenzionale per la tutela della
salute nei luoghi di lavoro la figura del
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (in sigla RLS), soggetto a cui competono le attribuzioni elencate all'articolo 19.
Questa figura é senz'altro una delle possibili rappresentanze dei lavoratori, titolari dei diritti esplicitati dall'articolo 9
della legge 300170, conosciuta come Statuto dei lavoratori. Oggi i lavoratori
hanno la possibilità di disporre di loro
rappresentanti, adeguatamente formati e
specificamente destinati a garantire al
miglior livello la loro partecipazione alla
tutela della propria salute rispetto ai
rischi presenti negli ambienti di lavoro.
L'esistenza di queste figure deve essere
opportunamente valorizzato dai servizi:
1'RLS deve diventare per i servizi un
interlocutore privilegiato.
La pratica dei servizi pubblici di prevenzione fin dagli inizi aveva stabilito un rapporto costante e fruttuoso con i lavoratori
e i loro rappresentanti; questo rapporto
aveva costituito uno degli elementi di più
rilevante novità e aveva permesso di realizzare situazioni di approfondite conoscenze dei rischi lavorativi e di successive
bonifiche. La partecipazione dei lavoratori aveva poi trovato esplicito richiamo
all'interno della legge con la riforma sanitaria del 1978 (anche se già in tal senso si
erano mosse la Legge 300170 e, più nel
dettaglio, la Circolare 20 giugno 1974 del
Ministero del Lavoro). In seguito l'esercizio delle funzioni di vigilanza aveva in
alcuni casi fatto considerare superfluo il
concorso della soggettività dei lavoratori
e solo i servizi (o gli operatori) più attenti hanno continuato a ricercare un rapporto dialettico con i lavoratori nel rispetto
dei diversi ruoli che i soggetti ricoprivano
e ricoprono.
Il D.Lgs 626, istituendo la figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza,
riconosce un ruolo fondamentale alla partecipazione dei lavoratori ai processo di
tutela della loro salute e sicurezza e contemporaneamente richiama tutti i sogget-
24
ti e quindi anche i servizi di prevenzione
a valorizzare questa figura.
Pur consapevoli delle difficoltà e dei
ritardi che caratterizzano la nascita e il
decollo dci RLS (si pensi alla quasi totale assenza degli RLS di territorio o di
comparto, pur previsti dalla norma), é
quanto mai utile chiarire quali possano
essere i rapporti tra servizi di prevenzione e RLS.
Ascoltare 1'RLS per avere elementi per
capire quali sono e come vengono vissuti i problemi della sicurezza dei lavoratori, acquisire il suo parere sulle soluzioni
possibili e sui miglioramenti, cogliere le
difficoltà che lo ostacolano o che gli
impediscono di svolgere il suo ruolo, contribuire a informarlo e a formarlo perché
possa svolgere i suoi compiti in modo più
qualificato, rispettare comunque la sua
autonomia, per cui egli risponde principalmente ai lavoratori che l'hanno eletto:
questi sono compiti che un servizio di
prevenzione accetta come propri, se si
propone di diventare parte attiva per
un ' applicazione del D.Lgs 626 non burocratica, ma sostanziale.
Pertanto la normale attività di prevenzione e vigilanza dei servizi nelle singole
aziende, così come non può prescindere
dal rapporto dialettico con il datore di
lavoro e i suoi collaboratori (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e Medico Competente), parimenti,
pur tenendo conto della diversità dei
ruoli, non potrà svolgersi senza il coinvolgimento dell'RLS, il quale dovrà
essere informato e consultato nell'ambito dell'intervento che il servizio attua.
Una particolare importanza riveste il
fatto che 1'RLS venga messo a conoscenza dei provvedimenti adottati e in
particolare delle prescrizioni adottate ai
sensi dell'articolo 20 del D.Lgs 758194.
Com'é noto, fino all'entrata in vigore del
decreto i servizi trasmettevano, direttamente e per conoscenza, i provvedimenti
(diffide e disposizioni) alle rappresentanze
sindacali aziendali, laddove tali rappresentanze erano presenti. Nei luoghi di
lavoro in cui erano assenti, si imponeva al
datore di lavoro, ai sensi dell'articolo 4 del
DPR 547155 o dell'articolo 4 del DPR
303156, di informare i propri dipendenti
delle diffide o delle disposizioni impartite.
Da questo punto di vista la prescrizione
ex-articolo 20 del D.Lgs 758194 non
introduce alcun elemento di novità e pertanto la stessa può e deve essere trasmessa direttamente dall'organo di vigilanza all'RLS, per conoscenza, contestualmente alla trasmissione della prescrizione al contravventore e al datore di
lavoro (se si tratta di soggetto diverso dal
contravventore).
Qualche perplessità ha sollevato tale
procedura per la considerazione che la
prescrizione viene impartita "nell'esercizio delle funzioni di polizia giudiziaria..." in ordine a una eventuale trasgressione del segreto istruttorio. Tale preoccupazione tuttavia é da superare in quanto, sulla base dell'articolo 329 del CPP,
"gli atti di indagine compiuti ... dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto
fino a quando l'imputato non ne possa
venire a conoscenza" e, come é previsto
dalla legge, la prescrizione deve essere
notificata al contravventore. E superfluo
d'altronde sottolineare come sia d'interesse legittimamente riconosciuto che i
rappresentanti dci lavoratori (e quindi i
lavoratori stessi) vengano a conoscenza
delle situazioni di rischio per la loro salute e la loro sicurezza, nonché dei modi e
dei tempi indicati dall'organo di vigilanza
per la rimozione del rischio.
Ne deriva che le prescrizioni ex articolo
20 del D.Lgs 758/94 devono essere trasmesse al contravventore e, per conoscenza, al datore di lavoro (se diverso dal
primo). Contestualmente l'organo di
vigilanza trasmette all'RLS copia dell'atto, in modo che i lavoratori possano
venire a conoscenza delle situazioni di
rischio che sono state riscontrate, del
riferimento normativo, dei modi e dei
tempi con i quali dovrà essere sanata la
violazione, delle eventuali specifiche
misure da adottare per far cessare il pericolo, nonché del destinatario della prescrizione.
Resta inteso che, in assenza di rappresentanze interne dei lavoratori (RLS,
RSU, ecc.) sarà da applicare anche alle
prescrizioni la procedura fin qui seguita
per le diffide e le disposizioni.
Per concludere, si ricorda che il D.Lgs
626 chiama i servizi, oltre che a una tradizionale funzione di vigilanza, al nuovo
ruolo di controllori della regolarità dei
processi di gestione della salute e della
sicurezza nei luoghi di lavoro. Questo
processo vive in modo fisiologico se tutti
i protagonisti fanno la loro parte.
I lavoratori sono, oltre che titolari di
doveri ai fini della sicurezza, i principali
beneficiari di tutto il sistema e in quanto
tali dovrebbero essere i primi interessati
al suo funzionamento.
Per i servizi diventa prioritario adoperarsi, per quanto nelle loro possibilità, perchè gli RLS, in quanto rappresentanti dei
maggiori interessati, ma spesso anche
degli "anelli deboli della catena", siano
posti in grado di esprimersi al meglio e
possano ricoprire idoneamente il loro
importantissimo ruolo.
Antonio Manti
UO Prevenzione e Sicurezza
negli Ambienti di Lavoro
USL 3 "Genovese"
11111
I SISTEMI INFORMATIVI
PER I SERVIZI DI PREVENZIONE
Un bilancio e alcune proposte
di Dario Tagini
Ho ricevuto la proposta dalla regione
Liguria di presentare una relazione di
bilancio sui sistemi informativi per i servizi TSLL da tenere al personale delle
USSL liguri, nell'ambito di un piano di
aggiornamento per tutto gli operatori.
La proposta mi è subito risultata interessante perché, anche se ormai da alcuni
anni mi occupo del sistema informativo di
tutta l'USSL per la quale lavoro a parttime e non più del sistema informativo
della U.O. di tutela della salute nei luoghi
di lavoro (e, al di fuori dell'USSL di altre
questioni relative più all'informatica che
alla tutela della salute nei luoghi di lavoro) mi è rimasta inespressa la necessità di
effettuare da un lato un bilancio di una
esperienza conclusa (valutandola da
un'altra prospettiva) sulla quale forse
posso ancora dare un contributo, dall'altro mi rimaneva la curiosità di sapere cosa
sta succedendo ora, nei servizi, su questo
tema. Quella che segue è una sintesi della
relazione che ho presentato.
La versione completa è disponibile a
http :l/www.amblav.itlutentildario.
Ho tentato di assolvere questo compito
coinvolgendo più persone, attraverso una
serie di contatti con operatori con i quali
ho avuto occasione di interagire sul tema
dei sistemi informativi, e con altri che
non conoscevo, che mi sono stati segnalati dagli organizzatori di questo seminario. Ho chiesto loro di darmi qualche
suggerimento; avrei voluto che ognuno
rispondesse a queste domande:
1. Quale è l'errore che non rifaresti,
nello sviluppo di un sistema informativo
per la prevenzione ?
2. Quale scelta, invece, rifaresti ?
3. Che collegamento c'è (elio come si è
evoluto) nei sistemi informativi che
conosci tra i dati disponibili (che siano o
meno su supporto informatico) e le scelte operative del servizio ?
4. Che suggerimenti daresti a chi vuole
avviare un sistema informativo in un servizio di prevenzione, oggi ?
Mi sono accorto però, ponendole, che
queste domande ipotizzano una realtà
omogenea e stabile nel tempo, approfonditamente conoscibile. Sono semplificatorie, come probabilmente è stata l'impostazione che, con altri, ho tentato di
dare allo sviluppo dei sistemi informativi, nel corso di alcuni anni di lavoro del
gruppo sui sistemi informativi . Quello
che è successo, e che sta continuando ad
accadere, è frutto di situazioni, opportunità e limiti locali, difficilmente confrontabili o esportabili.
Questo non tanto in termini di programmi, basi di dati o analoghe questioni
informatiche, ma in relazione al punto 3.
sopra riportato, che è la chiave di volta di
ogni sistema informativo.
Non esistono indicazioni univoche ricavabili dal bilancio che provo a fare:
credo però di avere trovato alcuni punti
fermi, riferibili a due modelli di sistema
informativo, contrapposti ma complementari.
CONSIDERAZIONI STORICHE
Fin dalla loro nascita quasi tutti i servizi hanno affrontato con passione il tema
della organizzazione delle informazioni
disponibili, relative al territorio di competenza.
Anche se sono entrato nel giro nel 1980
(in epoca quindi non di molto precedente
all'informatica diffusa, ai PC), ho avuto
ancora occasione di usare un simpatico
sistema di selezione delle informazioni,
basato su schede forate e un ago da calza:
semplice, economico, efficiente.
Ho il sospetto che buona parte delle elaborazioni richieste - anche attualmente potrebbero essere soddisfatte da quella
tecnologia: l'unico problema è la lunghezza dell'ago da calza necessario, dato
l'ampliamento del territorio di competenza dei servizi: ogni scheda era un'azienda e ora le aziende seguite da un servizio sono troppe per un ago di 40 cm.
Mappa dei rischi
Questa definizione, che è alla base dei
primi sistemi informativi (cartacei e poi
informatizzati) sviluppati nei servizi,
nasce prima di questi: è una ipotesi di
lavoro, definita alla fine degli anni '70.
Nascono le Unità Sanitarie, l'attività dei
Servizi si allarga oltre la risposta alle
richieste dei CdF, autonomamente o con
i CdZ (o per i CdZ) si vuole conoscere la
situazione di un determinato territorio,
per preparare piani di lavoro. Ai quei
tempi un servizio faceva qualche indagine all ' anno (con campagne di monitoraggio ambientale), c'erano le riunioni
di gruppo omogeneo (ricordate?), qualche corso di 150 ore sui fattori di rischio
(che erano 4...) e via dicendo.
I primi sistemi informativi derivavano da
questa impostazione di lavoro: una attività autogestita, di ricerca, per piccoli
gruppi affiatati, senza particolari richieste dagli organismi gerarchici superiori:
in seguito sono arrivati più operatori con
diverse motivazioni, i questionari regionali e ministeriali, i budget, i carichi di
lavoro, il 626.
Gli archivi di base
In realtà le considerazioni e gli archivi di
base definiti in un Convegno SNOP
ormai mitico (Caramanico Terme 1985), ripresi in un successivo Convegno SNOP genovese (1987), analoghi
peraltro a quelli illustrati in un testo frutto di un lavoro promosso dalla Società
Italiana di Medicina del Lavoro (AAVV
- Informazione e Prevenzione - Franco
Angeli; 1988) non erano puramente la
trasposizione informatica della mappe di
rischio. Si basavano anche su degli eventi che si stavano verificando e su alcune
ipotesi di sviluppo che non so definire
altro - ora - che speranze tradite.
Se si sfogliano questi materiali, si scopre
che gran parte delle argomentazioni
ragionevoli che vi sono esposte non
hanno avuto grandi sviluppi. Dato che
tuttora mi sembrano ragionevoli, probabilmente è l'evoluzione della situazione
che - fino ad ora - lo è stata poco (ragionevole). O meglio, probabilmente c'era
un peccato di ottimismo, oppure una sottovalutazione dei problemi.
Voglio provare, partendo da questi materiali, a identificare gli argomenti che
ritengo utile ribadire e quelli che vanno
abbandonati.
I nomi degli archivi proposti in quei
Convegni descrivono immediatamente,
in estrema sintesi, l'architettura dei
sistemi informativi previsti: anagrafe,
mansioni, infortuni, sostanze, attività.
L'indice del libro citato è uno schema di
questioni ancora essenziali, o di un
piano di lavoro da riprendere.
25
SIPRE
È il nome di un progetto, sviluppato da
operatori dei servizi e dall'Ispesl (o
meglio, presso l'ispesi) che ha ormai
svariati anni e del quale ho perso le tracce. Probabilmente qualche cosa concluderà, o ha già concluso e non lo so. E da
riportare , insieme al progetto della
Regione Toscana che segue, perché era
una delle ipotesi di lavoro dei Convegni
e del testo citati: i] coinvolgimento degli
Enti Centrali. 1 risultati sono stati, fino
ad ora, miseri. Spero che si sia interrotto, ma ho il dubbio (basato sulla lettura
dei progetti in corso di attuazione presso
l'Ispesl, presentati in un numero del
notiziario di questo Ente in anni recenti)
che stia continuando a macinare tempo e
soldi, forse riconvertito a ipotesi di lavoro più attuali.
Porto però alla vostra attenzione un elemento del progetto, l'unico forse che si è
realizzato pienamente: l'Atlante degli
infortuni. L'ipotesi di utilizzare i dati
Inail per ottenerne immagini utili alla
prevenzione, nasce da un decreto, che
impegna l'Inail a fornire informazioni al
SSN (firmato Craxi, se non ricordo
male). Alcuni operatori (Costa, Arduini,
Pianosi e altri) avevano avviato la realizzazione di atlanti, escogitando un sistema (l'indice Sintetico di Gravità) per
ovviare ai limiti dei dati Inail: la mancanza di denominatori per calcolare gli
indici più tradizionali: IF, IG, 11, etc.,.
L'atlantizzazione venne poi proposta
all'Ispesl e alle confederazioni sindacali,
con aggregazioni differenti. Varie regioni mi risulta abbiano poi prodotto atlanti
analoghi.
Le immagini che derivano dagli atlanti con tutti i limiti di qualità del dato originario - ritengo siano utili per una programmazione regionale, o anche delle
nuove USL provinciali.
Non credo però che, in realtà, siano state
molto utilizzate. E questa è una prima
questione: l'unico repertorio di dati prodotto seguendo le ipotesi di lavoro dei
Convegni e testi citati non è stato sostanzialmente impiegato.
Provocatoriamente potrei sostenere però
che nessun altro dato è stato utilizzato
per pianificare l'attività dei servizi, quindi gli atlanti resterebbero utili, se si programmasse.
Il progetto toscano
Nel testo citato, il capitolo "Il sistema
informativo per gestire le attività dei servizi di prevenzione delle USSL" preparato da Sergio Tonelli, è alla base di successivi documenti che hanno poi portato
ad un progetto promosso dalla Regione
Toscana, che ha portato ad un software,
proposto a tutte le USL, ma non utilizzato. Il sistema informativo proposto derivava direttamente dalla ipotesi delle
26
mappe di rischio (del quale l'autore è
stato uno dei padri), integrato con registrazioni di richieste e attività svolte,
derivanti da ipotesi di VRQ sulla attività
dei servizi. Visto il fallimento dell'esperienza, simile per alcuni versi all'ipotesi
di informatizzazione diffusa e coordinata sulla quale si sta discutendo in Regione Liguria, ritengo essenziale che lo consideriate con attenzione, a fianco di un
bilancio della esperienza di alcune
USSL liguri, Ritornando alla Toscana,
alcune verifiche effettuate mi portano a
dire che:
• è mancato un coordinamento centrale (o i servizi non hanno voluto riconoscerlo)
• ci sono stati problemi di software
(intesi in senso lato: programmi, addestramento, assistenza...)
• si è evidenziata una disomogeneità
nelle attività dei Servizi, nei piani di
lavoro, negli interessi, che il progetto
aveva ottimisticamente sottovalutato
• i compiti dei servizi sono stati trasformati da nuove normative (ma il progetto era fallito prima del 626...)
Anche se in genere, quando si parla di
sistemi informativi automatizzati, si
tende a porre l'enfasi sull'hardware e sul
software, ritengo che il primo e il penultimo (e soprattutto il penultimo) siano
stati i problemi cruciali.
LE UNITÀ SANITARIE, OGGI
Note su unità sanitarie e informatica
Sempre per fornirvi qualche spunto di
discussione, parlando di sistemi informativi diversi a quelli dei servizi di prevenzione, ma che nei modi e nei proble-
mi ritengo possano fornire spunti a chi
vuole ridefinire i sistemi informativi
necessari ai servizi di prevenzione, vi
cito brevemente le cinque aree principali di informatizzazione di una USSL:
ragioneria/economato/magazzini, rilevazione presenze, accettazione. centro di
prenotazione unica (CUP), laboratorio.
Sono aree/attività quasi sempre informatizzate o in informatizzazione: ma quali
sono i motivi dell'informatizzazione di
queste e non di altre ? Se ben vedete, a
parte il laboratorio, non si tratta di archivi con dati sanitari, o usati per elaborazioni di dati sanitari.
Si tratta di attività da informatizzare perché
producono molti dati che devono essere
maneggiati e/o perché esistono obblighi di
fornire e/o tenere ordinate le informazioni.
Su queste informazioni si tiene in ordine la
contabilità, si controlla il personale, si
risponde alle richieste, si automatizza la
gestione. Le USSL archiviano pochissimi
dati (o se li hanno, non li elaborano) sullo
stato di salute/malattia, su ciò che fanno
dal punto di vista sanitario.
Si archiviano dati per controllare i costi
e rispondere a richieste, e resta da vedere se poi si utilizzano i dati che in questo
modo sono a disposizione, per programmare gli investimenti. Le scelte sanitarie
(aprire o chiudere reparti, comprare
nuovi strumenti, fare un piano di prevenzione o di diagnosi precoce, decidere di
indirizzare lo sviluppo di una divisione
verso la cura di determinate patologie ...)
raramente si basano su dati sanitari
disponibili. I servizi di prevenzione si
comportano in maniera diversa ? Nella
vostra esperienza, la vostra attività da
cosa è determinata, o come è scelta ?
Che interazione esiste tra i dati che che
registrate già (o volete registrare) e il
vostro lavoro ?
I servizi di tutela della salute
nei luoghi di lavoro
I servizi di prevenzione sono partiti alt' inizio degli anni '80 con una impostazione diametralmente opposta: i sistemi
informativi delineati dai documenti citati erano destinati a valutare la situazione
per decidere dove andare. Sarebbe come
se il primo spezzone di sistema informativo che un nuovo ospedale mette in
piedi fosse destinato a valutare le patologie prevalenti nella popolazione di riferimento, per aprire o ampliare i reparti
giusti. Questa impostazione originaria si
è progressivamente piegata, non so valutare se per empatia con quello che erano
già elo stavano diventando le Unità Sanitarie, o perché quel progetto era troppo
ambizioso, o per cause esterne indipendenti dalla volontà dei servizi, a ipotesi
più gestionali e meno programmatorie.
La formazione manageriale al quale sono
stati sottoposti i quadri dirigenti dei servizi di prevenzione, fortemente orientata
alla gestione dei costi e del personale, ha
piegato i sistemi informativi desiderati (o
in realizzazione), da programmatori-predittivi a gestionali. Propongo questa lettura di una evoluzione come il quinto tema
di discussione.
di Enrico Cigada, usato dalla Unità Sanitaria di Sesto S.Giovanni. E lo spirito dei
due modelli che è differente: devo dire
che i progetti di sistema informativo che
mi sono stati presentati recentemente
sono tutti fortemente indirizzati alla
automazione del lavoro d'ufficio, fino al
supporto alla produzione del verbale,
mentre mi sembra sempre più sfumata la
progettazione di una ricerca dei rischi
sul territorio.
Programmatorio-predittivo
vs. gestionale
Ovviamente la contrapposizione di due
modelli ha valore didattico ed esalta differenze che nella realtà sono più smorzate, tanto è vero che Di Silvestro, a Cortona (una delle persone che ho sentito
per preparare questa relazione) chiama
gestioni degli insiemi di archivi che
hanno molto di programmatorio e valutativo. Provo ad attribuire degli aggettivi,
degli archivi, dei difetti e dei pregi, delle
dichiarazioni ai due modelli estremi. Al
programmatorio-predittivo si potrebbero
attribuire i termini: "mappe di rischio,
dati archiviati per il futuro, tutte le
imprese, dati sintetici, indicatori", ma
anche "dati inutili o sovrabbondanti,
mancati aggiornamenti, archivi abbandonati, non ho i dati per i carichi di lavoro ed il budget ".
Al gestionale "automazione del lavoro di
ufficio, controllo, efficienza, seguire la
pratica, rispettare i tempi, risparmiare
tempo, soddisfare i clienti, ho i dati per i
carichi di lavoro ed il bud g et" ma anche
"anagrafe delle sole imprese conosciute.
non so quali sono le aziende che non mi
hanno mandato il nome del responsabile
626". In realtà i due estremi non esistono. una anagrafe delle imprese è sempre
presente, una registrazione delle attività
c'era anche nelle prime elaborazioni sul
sistema informativo, ed esistono sistemi
informativi bilanciati e ben utilizzati,
anche se realizzati con tecnologie semplici e poco costose, come ANADITTE
Dati dall'esterno, dati dall'interno
Con le nuove USL allargate, con strutture di decine e a volte centinaia di operatori, non dovrebbe essere impossibile
uscire da questa logica di frammentazione, ottimizzando la presenza e l'impatto
delle attività di prevenzione. Si potrebbe
pensare che le informazioni di programmazione derivino dall'attività di un
nucleo che ricava dati prevalentemente
da fonti informative esterne, ext r a-servizi. fornendole ai servizi. I servizi forniscono informazioni quali/quantitative
utili per la definizione dei livelli di tutela raggiunti per merito dell'attività svolta. Strutture ridotte non reggono una
suddivisione dei compiti, ma grandi
entità non possono essere costituite da
moduli organizzativi identici e ripetuti.
Nell'ipotesi presentata di un gestionalevalutativo con dati interni e di un programmatorio-predittivo con dati esterni,
le fonti informative per la descrizione
della situazione di un territorio sono
molteplici e legate a disponibilità e qualità che possono essere diverse, in zone
differenti. Archivi delle Camere di Commercio e dati lnail restano comunque i
due punti di riferimento principali.
Disomogeneità che deriva dai comportamenti disomogenei
Resto comunque dell'idea che, al di là
delle dichiarazioni di principio, le attività svolte dai servizi siano fortemente
disomogenee. I motivi sono molti: mancanza di definizione chiara di obiettivi
dai livelli superiori, un'abitudine propria
della P.A. ad adagiarsi su ciò che viene
richiesto, un arco talmente ampio di problemi da affrontare che una cosa vale
l'altra, le personali inclinazioni e disponibilità... Da questo derivano sistemi
informativi calzati su situazioni e pratiche di lavoro locali e regionali che stanno fortemente divergendo. Non credo
che questo federalismo della prevenzione sia positivo.
Le nuove attribuzioni di gestione del
registro delle imprese, affidate alle
Camere di Commercio, stanno migliorando la qualità dei dati. In Regione
Toscana, da alcuni anni, viene dist r ibuita annualmente una anagrafe, derivata
dall ' archivio CCIA, integrata con dati
sulle aziende agricole. Non ho informazioni approfondite sull'uso di questi
dati. L'Inail ha aperto recentemente
(marzo ' 97) un proprio sito interne'
(http:llwww.inail_it) con dati statistici,
che distribuisce anche su CD. 11 progetto
è all'inizio e sembra essere colle g ato ad
una vendita futura delle informazioni,
però alcuni dati, dai livelli nazionali,
cominciano ad essere disponibili.
Macchine e programmi non sono, in
prima approssimazione, una questione
essenziale. Se i sistemi informativi sono
poco gestionali, utilizzati da poche persone, non ad eccesso contemporaneo,
etc... a parer mio può bastare poco più di
un foglio elettronico. Tuttavia, più i
sistemi informativi sono compiessi, usati
da più operatori, in rete, sofisticati, più è
richiesto un supporto specialistico. Specialistico non vuole dire esterno o solo
esterno, ovviamente. Per la mia esperienza recente per ben lavorare è sicuramente essenziale che ci sia nella struttura in informatizzazione una interfaccia
reale con la software-house o con il servizio della Unità Sanitaria che fornisce i
programmi, anche se si riescono a realizzare opere dignitose anche con iniziative
calate dall'alto. Sovente però ci si trova
con singoli operatori al quale è commissionato, formalmente o informalmente,
il controllo del sistema informativo da
realizzare o da sviluppare, senza che poi
questi abbiano grande possibilità di
impatto con la reale st r uttura organizzativa di tutto il servizio. Oppure il sistema
informativo è commissionato dal responsabile, che cerca di risolvere attraverso
una presunta oggettività delle procedure
di un programma i problemi di controllo
e indirizzo del personale. Una provocazione: se il problema è la gestione dei
documenti, perché non cercare un programma già pronto, tra i vari disponibili
sul mercato, con qualche personalizzazione in più ?
Omogeneità usi-regionale-nazionale
Il federalismo che sembra ormai necessario vorrà dire che, ancora più di ora, i
livelli di tutela dei lavoratori, di controllo delle imprese, saranno sempre più
diversi sul territorio nazionale ? E proprio vero che l'autonomia si traduce in
qualità, in mancanza di indicazioni, standard, obbiettivi comuni'? I sistemi informativi possono avere un ruolo nell'introdurre elementi di omogeneità.
DRG della prevenzione
I DRG applicati alle attività di cura sono
stati ampiamente criticati, perché incentivano la spesa sanitaria, anche se introducono elementi di standardizzazione e
di controllo sul singolo ricovero. Ma
perché non pensare a DRG della prevenzione? l servizi hanno richiesto un
27
potenziamento delle strutture attraverso
varie modalità: standard di personale
(l'industria vale 1,5 e l'agricoltura 2,
etc...), poi c'è stata un'ondata di corsi
bocconiani e si è passati ai budget e al
6% per la prevenzione. In realtà le Unità
Sanitarie continuano a essere estremamente disomogenee in attività ed in
numero di operatori, sia per le attività di
cura che per quelle di prevenzione. I
pazienti però possono spostarsi da un
ospedale all'altro, per trovare la qualità.
ma imprese ed occupati hanno più difficoltà. Perché non pensiamo a dei DRG
della prevenzione? Le regioni dovrebbero sicuramente dare degli standard, non
di personale ma di attività da svolgere.
Ma soprattutto dovrebbero pagare delle
prestazioni svolte, sulla base di un tariffario che sicuramente è da definire con
attenzione. Non credo sia impossibile
definire dei DRG, basati su pochi parametri di ogni attività di prevenzione. il
collegamento con i sistemi informativi è
presto detto: come ci sono i dati sui ricoveri ospedalieri, limitati ma confrontabili, si potrebbero avere dei dati reali sulle
attività di prevenzione, parziali ma confrontabili. Almeno questa parte dei sistemi informativi dei servizi di prevenzione
sarebbero omogenei. Poi ogni servizio,
intorno a questo nucleo gestionale e ad
una anagrafe delle imprese, potrebbe
avere tutti gli archivi di approfondimento desiderati, piegati alle esigenze e alle
fantasie territoriali.
www
Il futuro è la rete, ma di questo abbiamo
parlato al Convegno del 20 giugno, e ci
auguriamo di poterne parlare molto più
ampiamente e con continuità sui prossimi numeri e soprattutto sul prossimo sito
tutto nostro..
NOTA
Le gestioni definite da Di Silvestro, utilizzate in alcune zone delle Unità Sanitaria di Arezzo, sono: prescrizioni, rischi
(profili), infortuni, malattie pro/essionali, nuovi insediamenti, edilizia, agricoltura, 277/rumore, osservatorio infortuni,
documenti 626, livello di tutela, osservatorio stato di salute.
1 singoli archivi (anagrafe, ad esempio)
sono trasversali a più gestioni. Solo leggendo questi titoli si vede come, in
realtà, gestione, valutazione, predizione,
programmazione possono non essere
scelte alternative.
28
TICA MENTALE
La Valutazione della fatica mentale nei luoghi
di lavoro dal laboratorio di ricerca all'applicazione
sul campo
di Giuseppe Leocata
Roma undici aprile 1997, aula biblioteca
del CNEL a Roma, viaggio di lavoro, è
mattina, sono appena arrivato in treno da
Milano e nel pomeriggio ritorno di nuovo
nella pianura padana, che fatica ?
L'aula è colma di gente e altri ancora
nella giornata arr iveranno alla spicciolata, l'interesse è molto; devo dire che
immaginavo l'iniziativa come un qualcosa che rimanesse confinata nell'ambito
ristretto di operatori specialisti nel settore e dei pochi operatori dei Servizi territoriali interessati alla problematica pur a
vari livelli di queste problematiche.
11 Seminario SNOP-SIE è stato molto
interessante in quanto ha offerto ai partecipanti un ricco menù sui diversi modi di
leggere la salute mentale e la fatica mentale dell'uomo che lavora.
Non ho assolutamente, con queste righe,
la presunzione di trattare in modo dettagliato cd esaustivo tutte le problematiche
specifiche e molto variegate trattate dai
relatori intervenuti e provenienti da
diverse discipline e da scuole diverse tra
loro. Non illustrerò, pertanto tutte le
relazioni presentate e non seguirò ]-ordine di presentazione di queste.
Inizio con i nodi problematici emersi
nella valutazione della fatica mentale;
Giuseppe Favretto, dell'Istituto di Psicologia - Sezione Stress, Emozioni e Qualità della Vita - Università di Roma, ha
illustrato quello che oggi costituisce il
pericolo di "marginalizzazione residuale" della fatica mentale come tutto ciò
che non è somatico ed ha proposto la
soluzione di inserire questa fatica in un
ambiente integrato e situarla in un
ambiente umano, tecnico ed organizzativo. In merito alla necessità di quantificarla, il " problema misurativo " , egli ha
illustrato come, in genere, vengano scelti come parametri gli effetti indiretti di
questa; il rischio è che mentre la fatica
fisica e quella mentale sono per certi
versi e solo parzialmente misurabili, c'è
una "fatica altra" che non è misurabile;
andrebbe studiato e sperimentato, quindi, un metodo ampio e integrato. 11
nodello che ci viene proposto dal relatore è il PIE (personlenvironment - personalambiente) "stress-derivato". Nel contesto lavorativo ed organizzativo, il
modello analizza i fenomeni secondo
due punti di vista : il soggetto e 1'am-
hicnte. L'analisi dal punto di vista del
lavoratore studia la relazione esistente
tra i bisogni, le aspettative della persona
e la possibilità che l'organizzazione ha
di soddisfarli. Dal punto di vista dell'organizzazione vengono analizzate le
capacità che ha il lavoratore di fare fronte alle richieste lavorative. Il modello
opera quindi una distinzione tra la valutazione soggettiva dell'individuo nei
riguardi dell'ambiente in cui è inserito,
della propria immagine lavorativa, in
associazione alla valutazione oggettiva
delle caratteristiche intrinseche al lavoro
ed alla persona stessa. Esso permette, in
sostanza, di affrontare alcune tematiche
relative all'analisi delle risorse umane e
allo sviluppo organizzativo in modo
sistematico e tale da favorire sia una
visione d'insieme delle caratteristiche
del rapporto tra attori sociali ed organizzazione sia la scelta di strategie di intervento organizzativo.
Alessandra Re e lvar Oddone (chi ricorda ancora i suoi 4 gruppi dei fattori di
rischio ?) del Dipartimento di Psicologia
dell ' Università di Torino hanno evidenziato il fatto che le variabili in gioco che
influenzano la fatica mentale e che cambiano il carico mentale sopportabile
sono ormai troppe per sopportare un
discorso sulla valutazione della fatica
mentale nei luoghi di lavoro che valga in
"
ogni dove " . Difficile risulta una definizione di "fatica mentale" per la quale
non si può certamente ricorrere ai criteri
di fatica e di carico utilizzati dagli ingegneri inglesi dell'800 per descrivere il
fenomeno dell'affaticamento dei metalli.
Nel presentare gli elementi che definiscono il setting della loro ricerca hanno
sottolineato la problematicità dell'ap'proccio alla natura multidimensionale
del lavoro mentale e le attuali e diffuse
metodologie di analisi e di misura a
carattere unidimensionale che vengono
impiegate per misurarlo.
lavora, anche in termini di restituzione
dei risultati e della competenza da parte
del tecnico all'altro.
Va riletto il termine di "validazione consensuale" che esprime un processo in cui
si definisce una situazione auspicabile,
derivata da un'esperienza attiva di confronto fra la situazione attuale e le modifiche pensabili un processo di progressiva
socializzazione dell'esperienza e dell'apprendimento dei singoli e del gruppo.
, Un'altra
chiave di lettura molto interessante è stata fornita da Sebastiano
Bagnara (Istituto di Psicologia, CNR
Roma) il quale ha fatto cenno al contesto
culturale, sociale ed organizzativo in cui
oggi il lavoro si inserisce ed alle caratteristiche di quest'ultimo: un lavoro non
più standardizzabile in rigide categorie e
con rischi per tutte le categorie di uomini che lavorano, il diverso concetto del
tempo che nelle società avanzate si definisce sempre più come "non finito",
caratterizzato da una continuità tra lavoro e non lavoro.
Nei tentativo di tenere sotto controllo
continuamente un mondo in tensione, la
nostra niente si affatica. Bagnara ha, poi,
dedicato il suo intervento ad illustrare
alcuni aspetti dell'impostazione "cognitivista " , secondo la quale la mente può
essere concepita come un sistema che
acquisisce informazioni, le trasforma di
stato, le elabora, prende decisioni su di
esse e sceglie, programma ed esegue
azioni o sequenze di azioni in base a
informazioni che già possiede in memoria o che riceve poco prima di decidere,
oppure durante il corso di un'azione
scelta come fced-back dall'ambiente.
Oggi è utile e produttivo cercare di descrivere il comportamento dell'uomo al lavoro, uomo che interagisce sempre più con
macchine "intelligenti" che richiedono un
comportamento di lavoro cognitivamente
complesso. Va studiato il comportamento
basato sull'apprendimento soprattutto
quando la questione riguarda sia l'affidabilità umana (come l'uomo commette e
corregge gli errori) sia, a monte di ciò, gli
aspetti della progettazione "uomo-compatibile " .
Le situazioni che agiscono sulla mente
umana possono determinare fatica mentale e sovraccarico di lavoro mentale. Queste ultime riguardano l'esecuzione di operazioni mentali condotte in automatico,
senza controllo cosciente; tuttavia anche
le operazioni eseguite in modo automatico richiedono un'attività di coordinamento, perché vengano indirizzate in modo
coerente con la strategia adottata per soddisfare gli scopi per i quali l'attività e dei
compiti vengono eseguiti.
L'attività di coordinamento/controllo
varia nel grado di risorse richieste in funzione dei compiti che si stanno eseguendo
e del contesto organizzativo entro cui si
lavora. Una sensazione di sovraccarico di
lavoro mentale può essere, quindi, connessa anche con il controllo dell'ambiente e dell'organizzazione e può condurre a
una degradazione della specifica prestazione che si sta erogando.
11 sistema di erogazione di risorse che
consente alla mente umana di funzionare varia in efficienza in funzione del
grado di autonomia e di variazione con-
La valutazione della fatica mentale va
contestualizzata nell'ambito della cultura del lavoro che oggi sta cambiando
enormemente sia a causa delle crescenti
innovazioni tecnologiche sia dei fenomeni immigratori a livello mondiale non
sempre ben definiti e prevedibili.
Le valutazioni soggettive di essa, pur
con dei limiti, costituiscono un elemento
fondamentale per la riprogettazione dei
posti di lavoro; la conoscenza diretta del
proprio lavoro e la ricostruzione delle
proprie condizioni per migliorarle e la
conseguente soddisfazione portano ad
un recupero della "soggettività" e del
proprio " vissuto " da parte dei lavoratori.
Fondamentale è, a tal punto, la relazione
che il tecnico che effettua la valutazione
stabilisce con l'operatore, il soggetto che
29
sentita nel livello di controllo del sistema
deputato al coordinamento/controllo
dell'attività mentale. L'insieme dei fenomeni connessi con l'erogazione di risorse va descritto come "fatica mentale".
Questi fenomeni non sono di solito puntuali, ma si producono nel tempo, con
decorso più o meno lungo. E' per questo
che di solito vengono t r attati in termini
di orario di lavoro, di pause E di ferie
nelle relazioni industriali, oppure vengono descritti in funzione del tempo di
recupero (riposo) necessario perché il
sistema umano di elaborazioni ritorni a
funzionare in modo se non ottimale,
almeno sufficiente, oppure dell'andamento temporale dei loro effetti sulla
prestazione, ad esempio nei compiti
della vigilanza. La comprensione delle
ragioni per cui la fatica mentale si produce consentono di individuare in modo più
preciso dove intervenire nella progettazione per prevenire le sua comparsa, che
produce sempre cadute nell'affidabilità
dei sistemi uomo-macchina e, se ripetuta,
comporta la produzione di risposte da
stress psicosomatico. Il modo più corretto di intervenire sulla fatica mentale in
occasione di lavoro è quello, quindi, sulla
progettazione del lavoro stesso, così da
garantire autonomia nell'uso delle risorse e soprattutto mobilità nel controllo
cosciente dell'attività mentale.
A proposito di progettazione e di norme
che la regolano ben si inseriscono gli
interventi di Raja Kalimo dell ' istituto
Finlandese di Salute Occupazionale che
collabora con il Gruppo di Lavoro Scientifico ICOH su "Organizzazione del
Lavoro e Fattori Psico-sociali" e quello
di Paola Cenni, del Dipartimento
Ambiente dell'ENEA di Bologna, sui
"Principi ergonomici legati al carico di
lavoro mentale e i contributi delle norme
ISO all'applicazione del D.Lgs. 626194).
La crescente consapevolezza del ruolo
giocato dai fattori psico-sociali nella
eziologia dei disordini della salute ha
portato con sé una domanda di intensificare la ricerca epidemiologica sulle connessioni tra fattori psico-sociali connessi
con il lavoro e la salute dei lavoratori.
L'assunto di base per la ricerca in questo
campo è che i fattori psico-sociali sul
lavoro possono precipitare o contrapporsi ad un indebolimento della salute e
influenzare i risultati di misure di prevenzione e cura della salute. Lo stress e
i suoi possibili effetti patologici cronici
ai livelli psicologico, fisiologico e sociale sono modificati da numerosi fattori
collegati ala suscettibilità e resistenza
individuale.E evidente che anche l'ambiente sociale generale gioca un ruolo.
L'intero processo dipende dal tempo,
poiché le reazioni variano da esiti acuti a
transizionali a quelli a lungo termine. La
ricerca su questo complesso di fattori
30
poggia fortemente sulle scienze sociali e
del comportamento, e sul fatto che un
approccio razionale a molti problemi è
possibile soltanto attraverso sforzi multidisciplinari. Si propone un approccio
epidemiologico allo studio dei fattori
sociali sul lavoro e ai loro effetti sulla
salute attraverso:
1) uno studio delle relazioni tra problemi di salute e fattori psico-sociali di
rischio collegati con il lavoro utilizzando
dati incrociati, con lo scopo iniziale di
identificare il tipo e l ' entità dei problemi
presenti ed anche i correlati psico-sociali e fisici dei problemi nell'ambiente di
lavoro;
2) studi sul campo longitudinali, multi
disciplinari, intensivi di situazioni ad
alto rischio e gruppi ad alto rischio paragonati con controlli (studi di gruppo di
lavoratori esposti a certi fattori di stress
psico-sociale; studi caso-controllo; interventi controllati, inclusi esperimenti di
laboratorio così come la valutazione di
interventi terapeutici e/o preventivi in
ambienti di vita reale - valutazione dell'azione sulla salute -, che fanno uso di risultati dei due tipi di studio precedenti).
Nella fase preliminare dell'approccio epidemiologico andrà cu r ata in modo particolare la selezione sia degli indicatori dei
fattori psico-sociali sul lavoro e della
salute dei lavoratori che diano informazioni pertinenti e sufficientemente affidabili sul fenomeno che viene considerato e
tali da fornire una base per prendere decisioni e per agire sia degli indicatori per
descrivere la sistemazione organizzativa
ed anche l'ambiente sociale ed economico generale nel quale le politiche o i programmi iniziati sulla base dell'informazione raccolta saranno implementati.
Le norme di buona tecnica hanno cominciato ad occuparsi del "mentale" con
I 'ISO 6385 del 1981 che tratta "L' applicazione dei principi ergonomici nella
progettazione dei sistemi di lavoro".
Contestualmente alle variabili fisiche
riguardanti ; antropometria, biomeccani-ca e ambiente di lavoro in questo Standard si sottolinea già l'esistenza che
segnali, displays e dispositivi di controllo siano compatibili con il sistema percettivo e che la progettazione del processo di lavoro tenga conto nell'assegnazione dei compiti dei "limiti superiori ed
inferiori del range operativo (funzioni
fisiologiche e psicologiche)" e delle differenze individuali.
Nelle successive proposte di revisione
(1993 e 1996), questo standard esprime
un crescente interesse per la soggettività
e per il carico di lavoro mentale quando,
oltre alla corretta progettazione, attribui-
sec importanza prioritaria alla validazione, implementazione e valutazione dei
sistemi di lavoro.
Le norme ISO 10075 sono più specifiche, trattano di "Principi ergonomici
corr elati al carico di lavoro mentale" e la
prima parte del 1991 focalizza l'attenzione su "Termini generali e definizioni "
con l'intento di uniformare il linguaggio
fra addetti ai lavori, soprattutto per quanto riguarda stress, strain, fatica mentale e
stati che ne derivano. La seconda parte
"Principi di progettazione" è trattata alla
fine dell'1SO 10075-2 del 1996 con lo
scopo di enfatizzare il contributo dell'ergonomia per evitare o ridurre il carico di
lavoro mentale sia attraverso un controllo qualitativo del compito, dell'attrezzatura, dell'ambiente e dell'organizzazione, sia regolando la durata dell'esposizione. Dal 1995 si sta lavorando sulla
terza parte (ISO 10075-3) relativa
a :"Misura e valutazione del carico di
lavoro mentale" per migliorarla ed integrarla. In queste norme, il sistema di
lavoro è il riferimento principale, un
tutto organico e funzionalmente unitario
che presuppone una progettazione centrata sul fattore umano per quanto
riguarda la struttura e l'evoluzione del
processo di lavoro, in rapporto agli
obiettivi da raggiungere.
Concludo, finalmente, l'articolo con
l'intervento di Silvana Salerno del
Dipartimento ambiente dell'Enea di
Casaccia e Riccardo Tartaglia dello SP1SLL dell'Azienda Usi 10 di Firenze sui
cambiamenti che ha apportato alla problematica della fatica mentale l'approvazione del d.Lgs. 626194.
La fatica mentale, in termini generali,
può essere determinata dall'introduzione
dell'informatica e del automazione nel
mondo del lavoro, dal disagio psichico ,
da disturbi e malattie aspecifiche, dall'aumento della domanda di cura e assistenza con risposte sempre più ridotte. Il
conseguente affaticamento può essere
determinato da : a) scala della salute
"inconscia", basata su una scissione
mente/corpo e che da' un ruolo prioritario alla salute fisica; b) la salute è quella
"normata", gli aspetti psichici non vengono considerati; c) non attenzione ai
cambiamenti del lavoro umano; ci) scarsa disponibilità di metodi di valutazione
praticabili sul campo; e) scarsa interdisciplinarietà con diffidenza verso altre
scienze da parte di alcune figure professionali; f) formazione di tipo biomedica
e ingegneristica, con solo approccio di
tipo organico alla malattia. Nell'ambito
specifico della salute occupazionale, uno
dei problemi più importanti da evidenziare è quali siano i tempi di esposizione
ed i ritmi necessari a determinare il disagio e poi la malattia, quali siano i mec-
canismi di recupero, quali quelli individuali di mediazione, quali le tecniche per
rilevare in tempo utile il disagio e quali
quelle per prevenirlo grazie alla progettazione di organizzazioni che abbiano tra
gli obiettivi la salute non solo fisica ma
anche mentale delle operatrici e degli
operatori.
Il D.Lgs. 626 può rappresentare una
svolta importante sul modo di fare prevenzione in Italia anche perché ha portato l'attenzione su nuove problematiche
della salute occupazionale.
L'art. 3 stabilisce il rispetto dei principi
ergonomici anche per attenuare il lavoro monotono e quello ripetitivo.
Il Titolo VI sull'uso dei videoterminali
inserisce la valutazione dell'affaticamento mentale nell'ambito del documento di valutazione dei rischi. Tali attività sono a carico del Datore di Lavoro
che dovrà svolgerle in collaborazione
con il Medico Competente e il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione e con il Rappresentante dei
Lavoratori per la Sicurezza.
Il successivo dpr 459 (sicurezza delle
macchine) ha rafforzato l'importanza del
carico di lavoro mentale relativamente
alle condizioni d'uso di una macchina
per evitare il disagio, la fatica e le tensioni psichiche dell'operatore.
Per affrontare queste nuove problematiche servono nuove professionalità di
supporto a chi si occupa di salute occupazionale. Non è più pensabile l'intervento del solo medico del lavoro o della
sola trattativa sindacale (che pure
dovrebbe riprendere da questi temi !).
Così pure sul versante della vigilanza
non è ipotizzabile solo un intervento di
polizia giudiziaria su di una materia
come quella della salute psichica (sebbene sarebbe auspicabile avere riferimenti
analoghi ai limiti accettabili D. E necessario un modello di intervento sempre
più integrato e partecipato tra lavoratrici,
lavoratori, figure aziendali preposte e
Servizio Pubblico.
Ah, dimenticavo !, la mia mente è un po'
affaticata e stavo per dimenticare di
comunicare che se qualcuno è interessato a chiedere copia delle relazioni presentate al Seminario, può chiederle a
Silvana Salerno
presso l'Enea di Casaccia
oppure a
Riccardo Tartaglia
presso l'Azienda Usl IO di Firenze.
CONVEGNO NAZIONALE SNOP
DOVE VA
LA PREVENZIONE ?
SENIGALLIA
23-24 ottobre 1997
Nuovi scenari normativi, sociali,
istituzionali:
quale prevenzione domani?
Prevenzione pubblica:
monopolio acritico o accreditamento?
Autonomia gestionale e finanziaria
del sistema prevenzione
Tecnici della prevenzione:
rivalutare, ma specializzare
•
•
•
•
Direttive europee in tutti i campi della
prevenzione, Legge Bassanini di semplificazione degli atti nella Pubblica
Amministrazione, avvio dei Dipartimenti di Prevenzione e delle Agenzie Regionali sull'Ambiente in (quasi) tutta Italia,
decreti sulle figure professionali che non
riconoscono l'alta specificità dei contenuti del lavoro di prevenzione, continui
strappi di competenze tra troppi Ministeri: Sanità, Lavoro, Ambiente, Agricoltura, Industria. Su tutto questo e anche di
più si discuterà al convegno nazionale
Snop, dal titolo enigmatico:"Dove va la
prevenzione?"
Confronto tra operatori e interlocutori,
confronto di esperienze, proposte
CONVEGNO INTERNAZIONALE
porti di lavoro, etc), identificazione
dei rischi e delle soluzioni, metodologia delle ispezioni e dei controlli,
l'applicazione concreta delle direttive UE nei vari paesi su alcuni casi.
TRASFORMAZIONE
DEL RISCHIO E DELLE
CONDIZIONI DI LAVORO
QUALE CONTROLLO
DEL SISTEMA PUBBLICO
organizzato da
SNOP e da
CPE COMITATO
PERMANENTE EUROPEO
RICCIONE
Giuliano Tagliavento
Azienda USL 7
via XXV Aprile, 61
60022 Castelfrdardo AN
tel 071-7130407
fax 071-7130405
Luigi Salizzato
Dipartimento di Prevenzione
via Brunelli, 552 47023 Cesena
tel. 054 7-352183
fax 0547-645060
riferimenti per l'Italia
Andrea Dotti
USL n. 1
via Lombroso, 16 10125 TORINO
tel 011-6698822
fax 011-6690150
Graziano Frigeri
6-7 marzo 1998
Distretto Parma Città
viale Barsetti, 8 43100 PARMA
tel 0521-259846
Tavole rotonde tra operatori di prevenzione, sindacalisti, datori di lavoro e parlamentari europei
fax 0521-259896
Atelier
Confronto di esperienze europee
su alcuni settori:
•
•
•
•
Edilizia
Sanità
Metallurgia, metalmeccanica
Servizi: Il caso delle imprese di
pulizia
La chiave di lettura degli atelier
sono: rapporti e organizzazione del
lavoro (appalti, precarietà dei rap-
Celestino Piz
SPISAL USL 6
Piazza IV Novembre, 46
36100 VICENZA
tel 0444-992213
fax 0444-511127
Per preparare questa importante
iniziativa vi è una riunione con i
colleghi europei a
SALUZZO TO il 27 e 28 settembre
rif. Andrea Dotti.
3I
UNITI NELLA LOTTA
Considerazioni sull'ipotesi di costituzione
del "Nucleo Unico di Vigilanza" .
nel modello organizzativo del dipartimento
di prevenzione delle Aziende Usi
Lettera inviata da Snop Puglia
ai Direttori Generali delle Aziende USL della Regione Puglia
e per conoscenza
ai Prefetti
al Presidente della Giunta Regione Puglia
all'Assessorato alla Sanità Regione Puglia
Giunge notizia a questa Associazione
che in qualche azienda USL della nostra
regione, la Puglia, si sta procedendo a
una nuova organizzazione del personale
ispettivo del Dipartimento di Prevenzione basata sulla creazione di "nuclei unici
di vigilanza", motivati dall'esigenza di
razionalizzare le risorse ed evitare duplicati di interventi sulle stesse aziende da
parte di più Servizi USL chiamati in
causa.
Sebbene non siano ancora note le modaoperative di tali "nuclei" la Snop,
come coordinamento degli operatori dei
servizi territoriali di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ritiene
che tali ipotesi organizzativa sia francamente insostenibile qualora dovesse
comprendere le attività di vigilanza in
materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, assegnate ex-lege ai
Servizi di Prevenzione e Sicurezza degli
Ambienti di Lavoro.
Infatti la complessità del quadro normativo, la competenza in materia di igiene e
tecnologia industriale, la diversità delle
procedure giuridiche e amministrative,
la necessità di attribuzione della qualifica di UPG al personale medico e tecnico
laureato, le differenti priorità degli SPESAL rispetto a quelle degli altri servizi
del Dipartimento (alimenti di origine
animale e non) rappresentano solo alcune delle caratteristiche che rendono
peculiari le attività di vigilanza dello
SPESAL.
32
La qualità di tale vigilanza, inoltre, ha
assunto caratteri profondamente nuovi
in quanto il modello prevenzionale
messo in atto dalla recente normativa
(D.Lgs 626/94, D.Lgs 758/94 e tutte le
norme di derivazione comunitaria già
recepite dal nostro ordinamento giuridico), determinando la crescita istituzionale di servizi di prevenzione all'interno di ogni singola azienda, ha permesso
la formazione di numerose figure tecniche altamente specializzate e qualificate con cui gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria dovranno confrontarsi durante lo
svolgimento "sul campo" dei compiti
assegnati agli SPESAL.
Ancora, i cambiamenti in atto nel mondo
del lavoro (riduzione continua del peso
percentuale delle attività produttive
rispetto al terziario, flussi migratori dal-
l'est europeo e dal terzo mondo, mobilità
inter- e intra- aziendale, ecc.), il diverso
carattere della domanda che si rivolge
allo SPESAL (come soggetti che la formulano, come contenuti, come risposte
attese), il modificarsi del mandato istituzionale degli SPESAL (non più solo vigilanza e controllo ma, esplicitamente,
anche informazione, formazione e assistenza) rappresentano elementi importanti per definire il ruolo dello SPESAL
nello scenario più complessivo della prevenzione nei luoghi di lavoro.
Asse centrale dell'attività dello SPESAL
sarà la considerazione che la prevenzione
nei luoghi di lavoro non può essere solo
imposta mediante repressione dei comportamenti illegali, ma deve anche basarsi sulla conquista delle parti sociali alla
gestione corretta del rischio e dell'organizzazione del lavoro attraverso le attività
eli informazione, assistenza e formazione.
Lo svolgimento di questo ruolo di orientamento, di indirizzo, di "regolazione"
del sistema richiederà un continuo dialogo all'interno dello SPESAL tra profili
tecnici differenti disponibili a confrontarsi, ad esempio, sulla definizione e
applicazione di standard e di livelli
soglia di esposizione, sul modo migliore
di intervenire in una realtà lavorativa,
sulla dimensione relazionale, comunicativa, organizzativa e sociale del lavoro.
Al contrario, la costituzione di nuclei di
vigilanza riprodurrebbe l'antico modello
dell'Ispettorato del Lavoro, peraltro già
modificato con l'integrazione delle funzioni di vigilanza con quelle di prevenzione all ' interno del SSN-SPESAL. Pertanto, pur prendendo atto delle difficoltà
e dei tempi con cui avrà piena attuazione
questo mutamento, sarebbe antistorico
oltreché antieconomico, pensare che un
qualsivoglia "nucleo unico" possa garantire lo svolgimento di funzioni di vigilanza altamente qualificate e in larga
misura autosufficienti in ogni ambito
(dalle carni macellate alle aziende chimiche, dai servizi igienici delle pasticcerie ai ponteggi edili, dalle tabelle dietetiche degli asili nido ai gas anestetici di
una sala operatoria).
In merito alla "duplicazione degli interventi nelle aziende" occorre sottolineare
che il problema non riguarda certamente
l'azione dello SPESAL che ha priorità
del tutto differenti rispetto agli altri servizi territoriali (esempio controlli in edilizia) pertanto, l'auspicato intervento di
razionalizzazione dovrebbe muoversi
nella direzione di assegnazione agli
SPESAL di risorse aggiuntive per un più
efficace svolgimento delle loro peculiari
funzioni.
Per la Snop, inoltre, il contenuto del DM
28 gennaio 1997, n.58, nasce da esigen-
ze giuste (definire la figura del tecnico
della prevenzione, darne un percorso
formativo, garantirne una autonomia,
dare contestualità alla funzione di PG)
ma la sua applicazione certamente non
coincide con Io svolgimento delle funzioni di vigilanza assegnate agli SPESAL da parte di operatori tuttologi che,
allocati in un "nucleo unico" di vigilanza, non potranno che svolgere una funzione frammentaria, casuale e scarsamente efficace.
Si ricorda infine che:
1. l'Assessorato alla Sanità della Regione
Puglia, con circolare n 24114982/425/S del
12.06.95 inerente il nuovo sistema sanzionatorio previsto dal D.Lgs 758194 per le
violazioni in materia di sicurezza del
lavoro, ribadiva la necessità che la contestazione di tali violazioni fosse effettuata esclusivamente da personale ispettivo con qualifica di UPG (ex articolo 21
L. 833178), formalmente assegnato agli
SPESAL;
2. l'Azienda USL FG/3 ha costituito un
nucleo unico di vigilanza che, tuttavia,
non riguarda nè gli operatori UPG dello
SPESAL nè tantomeno le funzioni di
vigilanza dello SPESAL stesso.
In conclusione Snop Puglia ritiene che
propone la costituzione di "nuclei unici"
comprendenti anche le funzioni di vigilanza proprie degli SPESAL, soprattutto
in questa particolare fase della sanità
pugliese, evidenzia una scarsa conoscenza delle problematiche degli SPESAL
e/o la volontà di ostacolarne il radicamento nel territorio.
Per tali motivazioni si invitano le Autorità cui la presente é indirizzata per
conoscenza a intervenire affinché nelle
ASL non siano adottati modelli organizzativi comprendenti "nuclei unici di
vigilanza" che:
• stravolgerebbero il senso e le norme
contenute nel D.Lgs 502192 e nel
D.Lgs 517/93;
• sarebbero in contrasto con quanto dettato dalla LR 36194 e dal suo regolamento di attuazione (BURP del
13,09,96 n. 98);
Perché è di proprietà di SNOP ed è
stato sviluppato all'interno dei servizi
Perché è modulare, ora gestisce 22
diversi archivi tematici, e in futuro potrà
adattarsi ai nuovi modi di lavorare.
Perché abbiamo curato l'inserimento
dei dati per renderlo semplice e veloce
Perché viene continuamente aggiornato: è possibile ora registrare i
nominativi degli addetti alla sicurezza,
RLS, responsabili aziendali
Perché è possibile analizzare in
ogni momento le attività del Servizio
e produrre statistiche ed elenchi.
Perché non è accettabile che un
Servizio nel 1997 non disponga di un
programma che funziona in rete
Perché permette di integrare le attività
degli operatori di diversi Servizi e ogni
Servizio sappia quello che fa l'altro.
Perché è a basso costo e non esige
PC con grandi risorse
Perché è prevista assistenza gratuita
via E-mail.
Una copia dimostrativa, perfettamente funzionante per 2 anni e con un
massimo di 2.000 aziende inseribili,
può essere scaricata da
<ftp:llwww.amblav.it>
(circa 700 Kb compressi)
Più tradizionalmente rivolgersi a
Istituto Ambiente Europa
MILANO
02127002662
• causerebbero una preoccupante caduta della qualità delle prestazioni, già
carenti nella nostra regione.
per Snop Puglia
Antonio Giuseppe Di Nigri
Azienda USL FG/3
c/o SPESAL p.zza Pavoncelli, 11
Tel 0881.732921
Fax 0881.732920
33
European Work hazard
Network
EUROPEAN
Work, fit for people
Sixth European Work Hazard Conference
The Netherlands, 14-16 March, 1997
Action Pro ramme 1
Health andgSafety in small and
medium sized enterprises
Co-ordinator: Austria
Workshop 1.1
Risk assessment in SMEs: role
of Safety Reps. and workers
Organiser: Italy
Final report
Introduction
The workshop took part on Saturday
15th and Sunday 16th as planned in the
Conference Programme.
Twenty delegates took effectively participated in the workshop, coming from
different Countrie,s as foliows:
Italy
8
6
England
Scotland
2
Holland
2
Germany
1
Denmark
1
From the professional point of view, the
distribution was as follows:
Trade Unionists
6
Health and Safety Experts 7
Safety Reps
1
Doctors
1
Nurses
1
Sociologists
1
Others
4
The discussion followed the guidelines
of the preparatory document, trying to
answer to the relevant questions raised,
about the two main points: Risk Assessment and Role of Safety Reps.
34
1. Risk Assessment
Questions posed by the preparatory
document
What solutions can be found (ore been
found) to face the prohlerns?
Can SMEs employers associations help hv
setting up conrrnon sen'ices?
In what cases and what conditions are
requested to the employer to be himsel f the
Responsible of the Prevention Service?
How can a good risk assessment be made
taking account of the peculiority qf SMEs?
Are comrnon services available to shae
costs ad optimise experience and instruments?
Are specific technical guidelines availccble?
In what legislation employers can give a
declaration in.stead of a norma/ "risk
assessment document", and are there offrcial instruction for this declaration?
Ccur this system effectiveh ' guarontee
workers or can it be a way to escape
employer's duties?
The workshop agreed first of all that in
principle the presente of Prevention Services, and the obligation to tnake a RA.
should depend not merely on the size of
the Company, hut mainly on hazard and
risks which are present in such Company.
The workshops agreed that construction
Companies, such as nome Service Companies as well as all cases in which a fixed
and unique workplace can't be found,
should be examined in a specific way, a
part from size of the Company itself.
In all other cases, when a Company is a
"typical SME" the workshop discussed
deeply about methods avalaible to make
a "good" RA.
Taking in account also the economica]
cost of a RA made by expert and technicians, the group underlined that in generai, but mainly in SMEs, workers' know]edge about working processes is the
most helpful "tool" to make a really
"good" risk assessment.
Of course technicians and experts are
helpful and in most cases needed, but
especiaily in SMEs this is not sufficient
without the rea] experience or workers.
This also because from the merely technical point of view, only in fcw cases a
risk assessment in SMEs can be made
using the saure criteria of great industry.
Besides this, the cost prohlem for a single industry is a real prohlem, a part
forni rea] or supposed compiaints made
by employers.
So, the goal is to make a technical]y
good risk assessment, taking in account
the peculiarity of SMEs, and a partecipate approach seems to be, in such cases
the most praeticahle way.
This is what some delegates called the
"democratic way" to make RA.
The workshops also agreed that often
single SMEs can find difficulties, not
only forni the economica] point of view,
to afford the RA process.
A good practica] solution could be the
organisation of technical services by
SMEs Employer Associations.
Taking in account that in many companies the employer is also a worker, it
seems that an associative approach
among workers, employers and Traete
Unions is the best way to adopt.
Because of this, it isn't really very
important whether the Responsible person for Prevention an Protection Services is the employer himself. Nevertheless, in this case, training become an
essential issue to ensure success to the
RA process.
The workshop conc]uded, on this point,
that the implementation of a bilateral
system to approach SMEs prohlerns
regarding health and safety should be
encouraged and promoted, also by ]egislation and col]e-ctive hargaining.
This method eould be a good way to
avoid had solutions preview by some
]egislation, such as the absence of obligations to set up a written document for
RA criteria and resuits, which in many
case may represent an easy way to escape the obligations to make a real RA.
OUTLOOK
2. Safety Reps
Questions posed by the preparatory
document:
How can legislation and practice assur gi
that:
• Safety Reps. are chosen with the rea]
participation of workers?
• Safety Reps. ore chosen among real
workers?
• employers ' interferente is avoided?
• TU con have a main role in the elcction/nomination process?
Who makes programmes for Safety Reps.
training in SMEs?
Who pays the costs?
Is there a " minimum " in hours and issues
fixed by legislation and/or bargaining?
Do Labour Inspection and Public Occupational Services play a rode in training ?
Do they effectively contro/ and verify
that training is perforrned?
Besides the genera] principle that SMEs
workers musi have the lame rights than
big companies, and the will to have in all
Countries a full application of EU legislation, the workshop established that all
SMEs musi have their Safety Reps..
This means that there shouldn't be a
minimum number of workers to have a
safety rep: every SME musi have at least
1 rep, even if at branch or area level.
It seems not very important, at this level,
if Safety Reps. are directly elected by
workers, or nominated among TU reps
also at branch or area level. The priority
on this point is to have, in any case, a
safety rep.
There is, of course, a training problem,
also because it s difficult to establish the
practical role of Safety Reps., between
the two extremes represented by technical and negotiation skills.
The workshop agreed on the issue that a
minimum training time must be fixed as
right, ad that it must be settled during
working time.
Training should be ruled particularly on
these topics:
• health and safety legislation
• Safety Reps. duties an powers
• industria] processes, particularly for
branch and area reps
• basic knowledge of industrial hygie
ne and occupational medicine
• bargaining
Also topics, such as time, should be established as a right hy legislation.
The group concluded that Labour
Inspection Bodies and Public Occupafirma] Services should have an important
role on this issues, not only in order to
contrai the application of law but also in
supporting and participating in training
programmes.
It is important to ensure that Safety Reps.
Nave a rea] role in the RA process.
Despite risk assessment is first of ali an
employer duty, it is essential that Safety
Reps. can participate in its planning, contro] the process during its development,
know its results and evaluate them.
All these steps are necessary to bc able
to follow and stirnulate the realisation of
safety mcasures identified by risk assessment procedures.
It could seem that in SMEs, rather than
great industry, workers and Safety Reps.
can in principle better play these roles,
being more aware of the whole technological process and knowing in principle
all workplaces an jobs.
On the contrary, the particular situation
of SMEs could affect the effectiveness of
Safety Reps. action, being them more
directly involved by employers in problems related to real or supposed economica] difficulties of the sector or the single enterprise.
The workshop agreed with the statemene of the preparatory document, i.e.
that e being a safety rep in a SME is harder than in a great industry: in SMEs
Safety Reps. "face" directly with the
"physical" employer rather than chiefs,
officers, executives, lawyers and so on, as
happen generally in the great industry.
Also because of that the workshop concluded that both TU and Labour Inspection Bodies should support SMEs Safety
Reps. in playing their essential role in risk
assessment process, also by means of a
co-ordination or even a network at national/area leve] among SMEs Safety Reps..
The workshop observed that national
networks could play a role in such coordination committee.
3. Conclusions
Workshops were asked to conclude their
discussion by sorting some "demands
for charter" regarding their specific
topics, related to the generai theme of
the Conferente.
Workshop 1.1 concluded its work be
underlining two orders of statements:
A. Demand for Charter:
1.
2.
3.
SMEs worker musi have the
lame rights of big Companies,
also regarding Health and
Safety Protection.
European Health and Safety
legislation must be fully
effettive also for SMEs.
All SMEs workers must have
their Safety Reps., even at
branch or area leve]
B. Goals for the Network
2
3
35
EWHN musi survey, at
European leve], the real
implementation and application
of EUlegislation;
EWHN should promote and
develop associate boards and
approaches to let SMEs
apply the ]aw, regarding to:
*risk assessment
*training and information of
workers, Safety Reps.
and employers
EWHN should entourage and
expand a subnetwork to follow
the application of legislation in
SMEs and to exchange
practical experiences.
MATERIALI DI LAVORO
SITI CONTAMINATI
NELLE AREE DISMESSE
di Simonetta Chierici
U.O. Igiene Ambientale
Az.USL 37 - Milano
Siamo attrezzati ad affrontare il problema della radioprotezione?
I protocolli presentati negli allegati sono
stati predisposti nell'ambito della UO
Igiene Ambientale della Az.USSL 37
con il supporto del fisico sanitario Stefano De Crescenzo.Tali protocolli sono
stati messi a punto per le attività di vigilanza e controllo nei siti contaminati e
nelle fasi di prima caratterizzazione del
rischio ambientale. Con tali strumenti si
è inteso:
1.tutelare gli operatori della UOIA nello
svolgimento della loro attività dal rischio
di irraggiamento e contaminazione da
sorgenti radioattive incognite;
2. rendere completo l'esame delle fonti
di rischio presenti nei siti contaminati
con una verifica preliminare della presenza di sorgenti radioattive.
I protocolli pubblicati nel manuale della
Regione Lombardia "Aree dismesse Standard tecnici per la caratterizzazione
del rischio ambientale" non prendevano
infatti in considerazione questi aspetti.
Si è pertanto ritenuto utile proporre questi strumenti ai servizi di prevenzione
delle altre USL e ricevere eventuali
osservazioni.
NDR
Si ha rischio di irraggiamento in presenza di una sorgente sigillata (sorgenti di
taratura, per gammagrafie, per misure
di spessore...).
Si ha rischio di contaminazione per contatto o ingestione di sorgenti non sigillate (sorgenti per uso terapeutico o diagnostico, sorgenti sigillate danneggiate
che disperdono l'elemento radioattivo,
materiali contaminati, sostanze radioattive naturali o da fall-out tipo Cernohyl)
36
NORME DI RADIOPROTEZIONE
RELATIVE AD INTERVENTI DI
VIGILANZA E ISPEZIONE IN SITI
O ATTIVITA CON POSSIBILE
PRESENZA DI SORGENTI
RADIOATTIVE INCOGNITE IN
CUI RISULTI PREVALENTE IL
RISCHIO DI IRRAGGIAMENTO.
3. valori di esposizione che si collocano
al di sopra di I pSvlh indicano con elevata probabilità la presenza di sorgenti
radioattive e comportano quindi la
segnalazione agli Enti competenti per gli
approfondimenti del caso.
E possibile procedere ai rilievi necessari,
secondo i seguenti principi ispiratori:
Campo di applicazione
Le presenti norme si applicano alle
situazioni di sopralluogo in cui si possa
ipotizzare la presenza di sostanze
radioattive, anche non sotto controllo, in
forma sigillata e tali da comportare il
rischio di contaminazione personale; con
il Contatore Geiger in dotazione:
s é possibile rilevare la presenza di
sostanze che emettono radiazioni ionizzanti quantità tali da essere discriminate
dal fondo naturale di radiazioni ionizzanti
• é possibile dispone di uno strumento
in grado di fornire informazioni immediate sull'eventuale rischio connesso alle
operazioni di sopralluogo.
1. Nel caso in cui sia accertata la presenza di sorgenti radioattive stazionare nei
pressi delle sorgenti per il tempo strettamente indispensabile ai rilievi del caso:
tenere conto che per raggiungere i limiti
di dose per la popolazione generale è
necessario stazionare all'interno di un
campo di radiazioni di 1 pSv/h per 1.000
ore, 2 pSvlh per 500 ore, ecc.;
2. Tenersi lontano dalle sorgenti il più
possibile compatibilmente con le esigenze del sopralluogo: ricordare che allontanarsi da una sorgente da 2 a 4 metri riduce di 4 volte la dose assorbita, da 2 a 6
metri da una sorgente riduce di 9 volte la
dose assorbita ecc.;
3. limitare il più possibile il numero
degli operatori esposti compatibilmente
con le esigenze di servizio;
4. Non stazionare a distanza che comportino un rateo di dose da esposizione
superiore a 10 pSvlh per più di un'ora;
5 per nessuna ragione avvicinarsi alla
sorgente di radiazioni a distanze che
implicano ratei di dose da esposizione
superiori a 100 pSvlh;
6. delimitare con paletti e nastro la zona
caratterizzata da un rateo di dose da
esposizione di 1 pSvlh;
7. nel caso si sospetti una irradiazione
anomala, inviare immediatamente il
dosimetro personale al Servizio di Fisica
Sanitaria dell'Ospedale Niguarda, richiedere la sua sostituzione e avvisare l'Esperto Qualificato
Norme generali di comportamento
durante l'ispezione.
La ricognizione nelle aree di interesse
dovrà essere effettuata utilizzando il
contatore Geiger con la segnalazione
acustica inserita.
Tenere conto che:
1. il fondo naturale da radiazione elettromagnetica ionizzante si colloca normalmente attorno a 0,15 _ 0,30 pSvlh.
2. valori di esposizione che si collocano
con continuità al di sopra di 0,50 pSvlh
possono indicare la presenza di sorgenti
radioattive e comportano quindi la
segnalazione agli Enti competenti per gli
approfondimenti del caso.
NORME DI RADIOPROTEZIONE
RELATIVE AD INTERVENTI
DI VIGILANZA E ISPEZIONE IN
SITI O ATTIVITÀ CON POSSIBILE
PRESENZA DI SORGENTI
RADIOATTIVE INCOGNITE
IN CUI RISULTI PREVALENTE IL
RISCHIO DI CONTAMINAZIONE.
Campo di applicazione
Le presenti norme si applicano alle
situazioni di sopralluogo in cui si possa
ipotizzare la presenza di sostanze
radioattive, in forma non sigillata e la
presenza di superfici contaminate da
sostanze radioattive (ad esempio in
forma liquida) e tali da comportare il
rischio di contaminazione personale; con
il Contatore Geiger in dotazione:
• è normalmente possibile rilevare la
presenza di contaminazioni dovute a
sostanze gamma-emettitrici, avvicinando il contatore alla sospetta superficie
contaminata (pochi centimetri)
• la eventuale contaminazione sarà
segnalata da un aumento della frequenza
della segnalazione acustica (e del valore
letto sul display digitale) avvicinando il
contatore alla eventuale superficie contaminata
PER ENTRAMBE LE SITUAZIONI
Prima di partire dalla sede
della USSL
Verificare la disponibilità, lo stato di
carica delle batterie, il fondo (valori tipici nel range 0,15 0,30 1Sv/h) del contatore Geiger da portare a corredo dell'ispezione;
Verificare comunque la disponibilità del
seguente materiale protettivo che deve
essere portato a corredo e utilizzato in
caso di bisogno:
1. guanti a perdere
2. mascherine a perdere
3. soprascarpe a perdere
Norme generali di comportamento
durante l'ispezione
La ricognizione nelle aree di interesse
dovrà essere effettuata utilizzando il
contatore Geiger con la segnalazione
acustica inserita.
Il personale dovrà indossare obbligatoriamente guanti a perdere e soprascarpe.
1. Per tutta la durata del sopralluogo evitare di toccare oggetti, suppellettili, ecc.
2. Nel caso in cui sia sospettata o accertata la presenza di contaminazione radioattiva in zone di libero accesso al pubblico
segnalare immediatamente la situazione
agli Enti competenti per gli approfondimenti del caso: evitare di toccare qualunque oggetto si trovi nell'area sospetta;
3. Trattenersi nella zona per il tempo
strettamente necessario alla delimitazione con paletti e nastro della zona con
sospetta o accertata contaminazione
radioattiva.
4. In caso di sospetta o accertata contaminazione radioattiva personale e
comunque al termine del sopralluogo
avvisare l'Esperto Qualificato
5. Nel caso si sospetti una irradiazione
anomala, inviare immediatamente il
dosimetro personale al Servizio di Fisica
Sanitaria dell'Ospedale Niguarda,
richiedere la sua sostituzione e avvisare
l'Esperto Qualificato
Verificare la disponibilità del seguente
materiale vario che deve essere portato a
corredo e utilizzato al bisogno:
1. metro e decametro
2. pennarelli indelebili a punta fine
e a punta grossa
3. nastro e paletti per la delimitazione
delle zone
4. cancelleria varia (block notes, penne)
5. segnaletica indicatrice (Zona
Controllata. Contaminazione
Radioattiva, nastro delimitatore)
Per nessuna ragione il personale coinvolto nell'attività ispettiva dovrà essere
privo di dosimetri individuali, dosimetri
che dovranno essere utilizzati per l'intera durata delle operazioni.
MANUALI
Paola Ficco e Franco Gerardini
LA GESTIONE DEI RIFIUTI
ll nuovo sistema
dopo il " Decreto Ronchi"
pagine 248 lire 35.000
Edizioni Ambiente
via Guerrazzi 27 20145 Milano
tel. 02-33602977 fax 02-33604241
Il nuovo Decreto Legislativo sulla
gestione dei rifiuti rappresenta una vera
e propria rivoluzione copernicana nell'ambito della materia.
Non si parla più di smaltimento ma di
"gestione" attraverso le fasi di riduzione a
monte, recupero, riutilizzo e riciclaggio.
Lo smaltimento acritico dovrebbe diventare sempre più attività residuale.
La gestione implica però oneri, obblighi,
adempimenti e autorizzazioni ma anche
tecnologie nuove.
Rimodulare i processi produttivi, cambiare comportamenti dei singoli cittadini, pianificare attività sia per le imprese
che producono rifiuti, sia per quelle che
li gestiscono.
Il volume di Paola Ficco, direttore della
rivista Rifiuti, bollettino di informazione
normativa e collaboratrice del Sole 24 Ore
e di Franco Gerardini, deputato, membro
della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici e relatore dello
schema del Decreto sui Rifiuti, rappresenta una rapida guida, uno strumento di
lavoro per tutti gli interessati.
Renata Borgato
SICUREZZA A SCUOLA
Edizioni Kairos
casella postale 6270
00195 ROMA
Autrice nota ai lettori per i manuali precedenti, ha raccolto, in questo volume
tutta la legislazione recente commentandola soprattutto nella sua possibile ricaduta sulle unità scolastiche.
Il volume é indirizzato agli amministratori degli Enti Locali e soprattutto al personale della scuola, ancora sempre troppo poco incline a occuparsi in prima persona di sicurezza, salute e conseguenti
attività di informazione e formazione,
malgrado il mandato educativo.
37
MATERIALI DI LAVORO
SNOP
AGRICOLTURA
Poster, opuscolo e materiale per spot
televisivi sui rischi più diffusi : infortuni.
rumore e fitofarmaci
rif. Lamberto Venieri SPASL Azienda
USL
via della Rocca 19 47100 Forlì
tel 0543-733544 fax 0543-733501
POSTE
COMUNI
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
AMBIENTE
Dossier Ambiente e Lavoro
N. 34 bis aprile 1997 lire 80.000
a cura di Francesca Amendola
e Laura Bodini
in collaborazione con
EIDOS - ABBD Studio - SNOP
prefazione di Franco Bassanini
Tutti i luoghi di lavoro e le mansioni nei
Comuni con un prezioso indice analitico
per navigare in questo settore sempre al
palo della prevenzione.
rif. Associazione Ambiente e Lavoro
tel 02-26223120 fax 02-262 2 3 1 30
ARPA EMILIA ROMAGNA
PROGETTO QUALITÀ'
DECORAZIONE
Dati Tumori e lavoro in agricoltura:
primi dati di una indagine multicentrica
che ha coinvolto: Asti, Imola. Alessandria. Pistoia, Valdinievole, Grosseto.
rif. Aldo Fedi
SPASL ASL 3 Villa Ankuri
Massa e Cozzile
tel. 0572-917633 917622
fax 0572-917655
Manuale edito da Calderini Bologna
rif. Patrizia Goldoni
Settore Formativo Poste Italiane
sede Emilia Romagna
via Nazario Sauro 20 40121 Bologna
te!. 051-6480130 fax 051-6480159
RIFIUTI E LIQUAMI
RACCOLTA - TRATTAMENTO
Articolo importante sul rischio biologico in questo sempre più diffuso settore di
lavoro in Fogli di Informazione 211996
ISPESL
pag 60-70
SPETTACOLO (LOCALI DI)
Materiali dei Seminari per operatori per
organizzare il lavoro in conformità alle
norme UNI e EN ISO 9000 e 45000 in
vista dell'accreditamento dei laboratori.
rif. Daniela Cesaroni
Sezione Provinciale ARPA
via Triachini 17 40138 BOLOGNA
tel. 05 1-39624 1 fax 051-342642
Indagine sulla esposizione a piombo
nelle attività di decorazione con metodo
dello "scavo"
rif. U.O. Medicina del Lavoro
via Barzino 3 50053 EMPOLI
tel 057 I-700077 fax 0571-700020
Materiali degli incontri con gli esercenti di cinema e teatri sui temi della prevenzione in questo settore.
Note su impianti di aereazione e condizionamento, prevenzione degli incendi,
materiali e vie di esodo.
rif. Salvatore Vaccari
SPSAL via Fornovo 12 00192 Roma
te! 06-68355164 fax 06-68355180
FLUIDI LUBROREFRIGERANTI
VARIE
ANTINCENDIO
Materiali del Seminario del Dipartimento di Bologna Nord
Tecnologia, impieghi. misure di pre
venzione
Etichettatura e schede di sicurezza
Rischi chimico - biologico cancerogeno
Patologia cutanea - respiratoria oncologica
Sorveglianza sanitaria
Protezioni individuali - formazione
e informazione
rif. Enio Zanardo
SPSAL ASL Bologna Nord
piazza R. Bassi 2
40016 Castenaso
tel 051-789814
fax 051-788939
Come avere documentazione
precisazioni
Nei numeri scorsi abbiamo " promosso"
in una serie di articoli e recensioni, la
legislazione delle Marche nel campo
della prevenzione e dell'accreditamento
dei servizi.
Abbiamo avuto molte richieste di documentazione che ovviamente SNOP non
può fornire a tutti.
Chi è interessato contatti l'efficiente Servizio Sanità
rif. sig.ra Irene Pittini
Servizio Sanità Regione Marche
via dell'Industria, 10
60121 Ancona
tel 0721-2820269 fax 0721-2802135
Legislazione antincendio
(VI edizione aggiornata )
di Gioacchino Giorni
EPC editore lire 35.000
La legislazione antincendio di base e
tecnica;
Criteri di prevenzione incendi:
Elenco commentato delle attività
soggette ai controlli;
NOP e CPI : procedure;
Check Liste per la raccolta dei dati
APPARECCHI
E IMPIANTI A PRESSIONE
Pubblicazioni a cura dell'Assessorato
alla Sanità della Regione
Obblighi, competenze, evoluzioni normative e tecnologiche
Emilia Romagna e
Azienda USL di Modena
rif. Luciana Piva
presso Assessorato alla Sanità della
Regione Emilia Romagna
viale Aldo Moro 30 40127 Bologna
fax 051-283168
38
MANGIMIFICI
Studio sul rischio allergologico da polveri e da " additivi"
(antibiotici, vitamine, ormoni, etc)
rif. Patrizia Ferdenzi
SMPIL ASL Reggio Emilia
via Amendola 2 42100 Reggio Emilia
tel. 0522-295405 fax 0522-29544
Ancora precisazioni
Lo SPISAL di Vicenza, travolto da
richieste dei libretti 626 su orafi. metalmeccanici et similia già segnalati più
volte in questa rivista ci fa giustamente
presente che tali opuscoli sono a pagamento e che sono richiedibili anche al
coautore
EBER - Collana Impresa Sicura
viale A.Silvani 6 40122 Bologna
tel 051-552422 fax 051-551779
ANCORA PESTICIDI
DOPO 7 ANNI DAL
REFERENDUM
LE PRIORITÀ AMBIENTALI
PER IL MINISTRO RONCHI
" La crisi ambientale è un po' come l'inflazione: se la si affronta con consapevolezza la si può vincere e superare: se la
si ritiene un costo necessario e comunque sostenibile nella crescita economica, si costruisce un sistema malato e
indebitato, incapace di uno sviluppo
sostenibile e duraturo" così inizia une
recente relazione del Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, al Consiglio dei
Ministri
Queste le priorità indicate dal Ministro
1} Depurazione delle acque: arrivare ad
un Testo Unico che recepisca finalmente
la direttiva CEE 271 del 1991.
Attuare tale normativa significa completare il sistema depurativo degli scarichi
inquinanti. Per potere fare queste opere
occorre però sapere accedere a livello
regionale ai finanziamenti comunitari e
revisionare le tariffe.
2) Bonifiche delle aree a rischio già
individuate ma sempre al palo per mancanza di finanziamenti.
3) Riduzione delle emissioni di C02
con interventi decisi sui due settori
pesanti: l'energia e i trasporti.
Nel campo energetico Ronchi spinge
per un accordo con ENEL, per migliorare l'efficienza energetica nella produzione e razionalizzare i consumi, verso un
piano nazionale delle fonti rinnovabili e
energie pulite.
Nel campo dei trasporti si punta ad un
accordo di programma con FIAT per
ridurre i consumi delle auto e il potenziamento del trasporto locale estendendo
le tramvie veloci, gli autobus a bassa
emissione e le piste ciclabili, ma soprattutto su un riequilibro modale del trasporto merci tra strada e ferrovia.
4) Dissesto idrogeologico che andrà
affrontato non solamente nelle emergenze,
ma con interventi strutturali a iniziare tra
l'altro dalla riforma del corpo forestale.
Ronchi ha chiesto un aumento degli
organici tecnici a livello ambientale:
ingegneri, biologi, economisti del territorio, naturalisti, geologi e urbanisti,
figure "chiave" oramai affermate in tutti
i paesi civili ma considerate sempre un
lusso in Italia sia nella Pubblica Amministrazione che nelle grandi aziende
ambientali.
In questi mesi sono state presentate ben
50 Proposte di Legge sui pesticidi, che
verranno discusse nella Commissione
Agricoltura della Camera.
Vediamo di analizzare la proposta di
legge dei deputati verdi Paolo Galletti e
Annamaria Procacci detta "norme in
materia di prevenzione dei rischi da
pesticidi a tutela della salute dei consumatori, dei bambini, dei neonati e delle
gestanti".
La proposta parte dalla constatazione
che, mentre l'uso dei pesticidi è cresciuto in modo esponenziale, la normativa,
nonostante il referendum che il 3 giugno
del 1990 fece esprimere oltre 18 milioni
di elettori contro il loro uso indiscriminato, è ancora ferma al 1962. Questi in
sintesi i principi generali della proposta
• istituzione della Agenzia Italiana Fitofarmaci come organo con compiti di
ricerca, controllo e documentazione sui
fitofarmaci.
All'Agenzia è demandato il compito di
esprimere parere vincolante sull'uso, sui
residui, sulla messa in commercio (autorizzazione e registrazione) di tutti i fitofarmaci.
L'Agenzia dovrà fissare i limiti di tolleranza dei residui dei fitofarmaci negli
alimenti sulla base della tossicità acuta,
dell'accumulo e della persistenza nell'organismo con l'adozione degli abituali fattori di sicurezza.
• Diniego di registrazione (che avrà
comunque validità 5 anni) e quindi di
presenza residuale nei cibi, di fitofarmaci che siano sospetti di mutagenesi, teratogenesi e cancerogenesi.
• Regole precise per la produzione dei
fitofarmaci (in stabilimenti autorizzati),
per la loro vendita solo in luoghi destinati, un sorta di " farmacia agrariae", da
parte di personale specializzato (laureati
in scienze agrarie e forestali, periti agronomi, agrotecnici...) e solamente a operatori con patentino, che andrà rinnovato
ogni 5 anni.
• Norme per la restituzione e lo smaltimento dei contenitori di fitofarmaci.
Da gran parte del mondo agricolo emerge insomma la consapevolezza che
occorre ridurre in modo netto il carico di
sostanze chimiche nelle produzioni e che
il mercato chiede sempre di più prodotti
di qualità.
~L.
39
SALUTE E SICUREZZA
IN AGRICOLTURA
Scheda
Neoplasie segnalate in agricoltura
Cosa é stato detto su questi temi
da FLAI e SNOP al comitato bicamerale
Erbicidi
fenossicarbossilici
Principio attivo
Tumore
tessuti molli
sangue e linfatico
apparato urinario
Clordano
e Eptachlor
I vecchi trattori continuano a mietere vittime tra i lavoratori agricoli? Perché
allora non promuovere la loro rottamazione, incentivando il ricambio di questo
parco macchine vetusto e pericoloso?
Questa, tra le altre, una proposta presentata alla Commissione Bicamerale a presidenza Smuraglia, da FLAI e da Eugenio Ariano da Lodi per SNOP, nella
audizione dell' 8 aprile 1997.
L'applicazione del Decreto 626/94 in
agricoltura impone di inquadrare il settore, di fissare le priorità di intervento e
dare soluzione operativa ad alcuni problemi aperti, legati alle particolari modalità di esposizione a rischio: cumulo di
mansioni con esposizioni a rischio intermittenti nel tempo in quanto legate ai
cicli colturali, forte peso del comportamento (e quindi della formazione alla
sicurezza!) del lavoratore nel determinare l'entità dell'esposizione, prevalente
esposizione cutanea nell'utilizzo di presidi fitosanitari (a eccezione ovviamente
delle colture in serra).
Inoltre, realisticamente, occorre prevedere una sostanziale impossibilità di una
attività di controllo pubblico sufficientemente capillare ad affrontare un comparto così disperso.
Come in tutto il Sud-Europa la caratteristica delle aziende agricole in Italia è l'estrema frammentazione, con impiego
per più dell'80% di manodopera familiare. Dopo il 1992 i cambiamenti delle
regole assicurative hanno comportato
poi che i lavoratori anziani non si iscrivano più all'INAIL e che di conseguenza molti infortuni sul lavoro siano diventati "infortuni domestici".
I dati INAIL 1992 - 1995 mostrano
comunque una forte tendenza alla riduzione, ma l'indice di frequenza (casi/ore
40
Agricoltura
Infortuni totali
di cui con
postumi permanenti
di cui mortali
Triazine
gonadi
Esaclorobenzene
fegato
1992
1993
1994
1995
234.137
196.551
137.084
118.312
14.263
9.650
6629
4999
349
235
133
127
lavorate x 1.000.000) rimane assai più
elevato che nell'industria o nell' artigianato (52,6 contro 34,6 nel 1994), con
valori inferiori solo all'edilizia.
Le cause principali degli infortuni sono
legati alla preparazione del terreno (con
uso di macchine agricole vetuste e insicure), alle lavorazioni meccaniche e alle
fasi di raccolta e trasformazione dei prodotti; un 20% circa è però legato alla
zootecnica.
I primi 5 agenti materiali responsabili da
soli del quasi 50% degli infortuni totali
sono stati nell'ordine:
•
•
•
•
•
cervello
terreno,
trattore,
bovini,
scala,
pavimento.
11 40% degli infortuni mortali sono legati al solo trattore.
Tutto ciò impone una attenta politica di
intervento sul parco macchine (magari
anche con incentivi alla loro rottamazione), sulle attrezzature e sugli impianti
fissi aziendali (impianti elettrici, antincendio, etc) gravemente carenti dal
punto di vista della sicurezza.
Anche per le malattie professionali in
agricoltura i dati INAIL mostrano una
flessione negli ultimi anni, soprattutto
per la drastica riduzione delle denunce di
broncopneumopatia (voce 21) e delle
malattie non tabellate, che non vengono
mai indennizzate.
FLAI e SNOP hanno posto al Comitato
Bicamerale alcune interpretazioni su
questi dati poco convincenti:
• scoraggiamento nella denuncia di
malattie non tabellate, peraltro mai riconosciute dall'INAIL;
• difficoltà di trovare il nesso di causalità per forme croniche. Numerosi principi attivi sono sospettati di effetti a
lungo termine: epatopatie, neuropatie,
alterazioni del sistema immunitario e del
metabolismo, tumori, teratogenesi; ma
queste non vengono denunciate né
segnalate;
• mancata notifica al Ministero della
Sanità delle intossicazioni
• acute da fitofarmaci;
• mancato sistema di registrazione dell'uso dei fitofarmaci, degli addetti, dei
profili di rischio (basati del tipo ed estensione della coltura, delle buone pratiche
agricole, delle modalità di applicazione
dei prodotti e dei DPI): dati di base
fondamentali per qualsiasi discorso epidemiologico.
• riduzione dei consumi di pesticidi
legata sia a tendenze del mercato con
prodotti di maggiore efficacia e a maggiore concentrazione di principio attivo,
diffusione di pratiche colturali a minore
impatto, sostegno europeo all'agricoltura biologica
• mancata sorveglianza sanitaria mirata.
Sono quindi denunciate soprattutto le
forme più facilmente di agnosticabili:
ipoacusie da rumore e broncopneumopatie soprattutto di tipo allergico.
È invece importante e urgente che:
• siano sviluppati con grande rigore i
piani annuali di controllo dell'uso (e
quindi dell'esposizione) presidi sanitari,
piani triennali di valutazione degli effetti sull'ambiente e sulla salute dei lavoratori e della popolazione previsti anche
dal D.Lgs 195/95;
• si proceda ad una rapida revisione
del prontuario dei prodotti in commercio, fissando i tempi di rientro sulle colture trattate e aggiornando i limiti di
esposizione per gli operatori e per la
popolazione.
ABRUZZO
Mozione del Consiglio Regionale sulla prevenzione
FLAI e SNOP hanno ribadito che per
capire il vero stato di salute dei lavoratori agricoli occorre garantire ed estendere
i livelli di sorveglianza sanitaria e più
precisamente:
1) sorveglianza sanitaria mirata, attivandola in situazioni di rischio bene
inquadrate e definite dagli strumenti
informativi, ad esempio: florovivaisti,
operatori delle serre, agricoltori addetti
in considerevole misura a trattamenti
con presidi sanitari.
2) Valutazione clinica (periodica) dell'idoneità, magari legando in modo non
burocratico ma profondamente preventivo e formativo, all'autorizzazione all'uso dei Presidi Sanitari.
Appare del tutto sensato abbinare alla
valutazione della idoneità all'acquisto e
all'uso sulla base della conoscenza di
buone tecniche di utilizzo, una valutazione della idoneità sanitaria alla manipolazione di sostanze tossiche, come già
oggi avviene per altri ambiti lavorativi.
3) Sorveglianza epidemiologica coinvolgendo i molti interessati.
Queste le proposte principali portate da
FLAI e SNOP al Comitato Bicamerale,
che saranno riprese nel
Convegno Nazionale sull'Agricoltura
che si terrà a
Gonzaga MN
il 12 settembre 1997
(vedi SNOP 41 pag. 41).
Il Consiglio Regionale impegna la Giunta regionale ad assumere urgenti iniziative relative all'organizzazione del Sistema Regionale di Prevenzione, con particolare riferimento alla tutela della salute
dei lavoratori nei luoghi di lavoro e, nell'ambito di questa, alla emergenza infortuni nel settore edile.
Tali iniziative, previo confronto con le
Organizzazioni sindacali, devono affrontare sia gli aspetti strutturali del sistema
che la grave emergenza in atto nel settore edile.
Pertanto è necessario ed urgente che:
qualità, nell'ambito della regione. Tali
linee guida dovranno prevedere: definizione
e compiti del Dipartimento, organizzazione,
definizione del livello di responsabilità e di
autonomia decisionale, definizione del
livello di integrazione all'interno e con le
altre strutture del Sistema Sanitario Regionale ed esterne, definizione del ruolo nei
sistemi gestionali dell'Azienda USL;
1) venga ristrutturato l'Assessorato
Regionale alla Sanità, in modo da affidare le competenze di coordinamento ed
indirizzo per il Dipartimento di Prevenzione ad un'unica area regionale, opportunamente articolata in uffici (uno per
ciascuno dei Servizi previsti nel Dipartimento dai D.Lgs 502/517);
4) venga istituita l'Agenzia Regionale
per l'Ambiente, quale organismo tecnico
sia per le competenze ambientali che per
la gestione della rete laboratoristica di
sanità pubblica, che per la valutazione
delle priorità di intervento in tutta la
prevenzione collettiva e l'individuazione
di soluzioni di risanamento e bonifica in
ambiente di vita e di lavoro, garantendo
ad essa i necessari finanziamenti;
2) vengano emanate le Linee Guida
Regionali per il Dipartimento di Prevenzione delle Aziende USL, perché si evitino anacronistiche difformità, sia rispetto al tipo di servizi offerti che alla loro
3) al Dipartimento di Prevenzione, così
come delineato nei D.Lgs 502/517,
venga riservato un finanziamento adeguato, che verrà definito entro 60 giorni;
5) venga predisposto un adeguato programma di formazione in collaborazione
con le Università dell'Abruzzo;
41
6) venga istituito l'Osservatorio Epidemiologico Regionale, affiancato ed integrato da un Centro di Documentazione
per la Salute con rilevanza regionale con
funzioni di ricerca, di documentazione
tecnico-scientifica, raccolta e diffusione
di notizie, pubblicazione di testi tecnici,
ricerca epidemiologica, progettazione ed
organizzazione di iniziative di informazione e divul g azione, progettazione ed
organizzazione eli attività didattiche,
coordinamento cli gruppi di lavoro regionali, ricerca e consulenza
per altre organizzazioni, certificazione di
qualità per la formazione dei soggetti
coinvolti nella prevenzione e sicurezza
nei luoghi di lavoro;
7) venga garantita ai Servizi di Tutela
della Salute nei Luoghi di Lavoro una
dotazione organica minima come prevista dalla Legge Regionale 82/92, attraverso specifici piani di assunzione delle
Aziende USL;
8) venga stabilito, attraverso uno specifico Progetto Obiettivo, un finanziamento
aggiuntivo nel triennio del secondo
Piano Sanitario regionale, tale da garantire ai servizi di TSLL delle Aziende
USL: formazione e aggiornamento di
tutti gli operatorigià inseriti e del personale di nuova assunzione, informatizzazione e messa in rete, aggancio a banche
dati, dotazione di strumentazione tecnica
specifica, di autovetture, fax, videocamere, macchine fotografiche e quanto altro
necessario per l'efficacia e l'efficienza
degli interventi.
Una quota pari al 50% dei fondi derivanti dall'applicazione dellesanzioni previste dal D.Lgs 758/94 dovrà essere finalizzata in modo specifico alla formazione degli operatori;
9) che i Servizi di Tutela della Salute nei
Luo g hi di Lavoro abbiano autonomia
tecnico funzionale e svolgano interventi
interdisciplinari, cioè che si avvalgano di
tutte le figu r e professionali necessarie
per affrontare globalmente i rischi presenti negli ambienti di lavoro, con le procedure specificamente previste dalle
norme vigenti;
10) ai Servizi di Tutela della Salute nei
Luoghi di Lavoro siano riservate le funzioni di informazione, formazione, assistenza e vigilanza previste dal Decreto
Legislativo 626/94, mantenendo ad essi il
requisito del decentramento territoriale;
I l) l'Assessorato Regionale alla Sanità
partecipi concretamente al Coordinamento Tecnico delle Regioni su prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro e
che tale partecipazione produca una ricaduta effettiva sul lavoro dei Servizi di
42
Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro,
sotto forma di divulgazione di linee
guida che riguardino congiuntamente gli
aspetti amministrativi, giuridici e tecnici
per l'attuazione uniforme delle procedure di intervento in materia;
12) venga promosso, coinvolgendo le
forze sociali, un Comitato di Coordinamento tecnico a livello regionale tra gli
Enti istituzionalmente preposti alla vigilanza nei luoghi di lavoro: Aziende USL,
INAIL, Ispettorato del Lavoro, Vigili del
fuoco, anche attraverso l ' utilizzo di dati
incrociati (INPS, INAIL, Enti Paritetici,
Enti Locali) per l'elaborazione e la realizzazione di programmi di intervento
omogenei ed interdisciplinari nel rispetto delle specifiche competenze;
13) venga istituito un Osservatorio
regionale dotato di tecnologie informatiche avanzate che sia in grado di fornire
in tempi reali, tra l ' altro:
- analisi dell'andamento degli
infortuni:
- ricerca delle malattie professionali
non denunciate;
- statistiche sul numero di ispezioni,
infrazioni per cantiere;
16) vengano predisposte normative
incentivanti per le imprese che investono
in prevenzione e sicurezza, formazione e
innovazione organizzativa e tecnologica;
17) venga istituita una Autorità di vigilanza sugli appalti e sulla qualificazione
delle imprese e quindi sulla sicurezza.
Approvato all'unanimità dal
Consiglio Regionale dell'Abruzzo
L' Aquila, 11 marzo 1997
RISCHIO SUL LAVORO
NEL MONDO
11 5 maggio 1997 l ' Organizzazione
mondiale della Sanità ha reso noti i dati
degli infortuni sul lavoro, vera e propria
sanguinosissima guerra: 120 milioni di
infortuni e 220.000 morti sul lavoro ogni
anno e questa cifra è sicuramente sottostimata.
Solo il 10%a dei lavoratori nei paesi in
via di sviluppo e una percentuale variabile tra il 20 e il 50% nei paesi indust r ializzati, hanno accesso a servizi sanitari
adeguati sul posto di lavoro.
Dice Pieralberto Bertazzi, epidemiologo
presso la Clinica del Lavoro di Milano:
"In questi ultimi venti anni si è assistito
cr livello niondictle a uno spostamento
drammatico dei rischi tradizionali del
lavoro (infortuni gravi e intossicazioni)
dai paesi industrializzati a quelli poveri
o in via di sviluppo... "
Negli anni sessanta e settanta la battaglia
sindacale, della sinistra, del mondo studentesco e della ricerca ha fatto sì che in
Italia si consolidasse una medicina del
lavoro fortemente innovativa e una tradizione di intervento e denuncia.
Continua Bertazzi "... in Italia le condi-
zioni di lavoro sono migliorate, indubbiamente, anche se rimangono sacche di
arretratezza, fabbriche dove si lavora
come nel terzo mondo. Complessivamente siamo però all ' interno dei paesi
piìa attenti alla salute sul lavoro " .
La nocività si sta sempre più spostando
altrove: acciaierie, cementifici, ma anche
aziende di pelletteria o tessili, per non
parlare degli impianti chimici a elevato
rischio e impatto ambientale; ma a quali
condizioni?
Bhopal, India 1984, con i suoi migliaia
di morti e decine di migliaia di ammalati, ma anche con il silenzio che ne è
seguito, è l'esempio emblematico.
Dovremo riparlarne all'interno delle
nostre iniziative estere.
Cosa c'è su TNTERNET su questi temi?
Chi vuole contribuire a questo notiziario internazionale?
ANPA SCHEDA INFORMATIVA
L'Agenzia Nazionale per la Protezione
dell'Ambiente (ANPA) è finalmente
operativa, nata con la Legge n. 61 del 21
gennaio 1994 a seguito del referendum
dell'aprile del 1993 che ha sottratto alle
USL le competenze in materia di controlli ambientali.
La Legge 61 dava mandato alle Regioni e
alle Province Autonome di istituire proprie Agenzie regionali (ARPA). L'ANPA
(dati di fine aprile 1997) è costituita da
circa 300 unità di personale provenienti in
gran parte dall'ex-ENEA-Disp.
A questo nucleo si aggiungeranno a
breve circa 600-700 operatori provenienti da diversi enti e amministrazioni pubbliche.
Dal febbraio 1995 vi è un Consiglio di
Amministrazione formato da: ing. Francesco Pizzio, Prof. Mauro Felli ed il Presidente dr. Mario Signorino (ovvero il
promotore del referendum del 1993).
A fine 1996 è' stato nominato Direttore
il prof. Giovanni Damiani
L'attuale organizzazione si compone di
un'area amministrativa e tre Dipartimenti:
•
•
•
Stato dell'ambiente, prevenzione e
sistemi informativi;
Rischio nucleare e radiologico;
Strategie integrate, promozione e
comunicazione.
Il Sistema ANPA-ARPE Regionali dovrà
dare luogo ad una vera e propria rete di
comunicazione per uniformare procedure di controlli e monitoraggio in campo
ambientale e, anche attraverso il Sistema
Informativo Nazionale Ambientale
(SINA), acquisire le informazioni che
consentano di valutare le condizioni
dell'ambiente, base conoscitiva per sup-
portare le politiche di governo del territorio, per potere fissare obiettivi, individuare
strategie di prevenzione e risanamento e,
infine, operare verifiche sull'efficacia degli
interventi attuati. L'ANPA dovrebbe svolgere quattro funzioni principali:
•
•
•
•
tecnico-scientifica di interesse
nazionale in materia di protezione
dell' ambiente;
indirizzo e coordinamento tecnico
delle Agenzie regionali, al fine di
rendere il loro intervento omogeneo
sul piano nazionale;
consulenza e supporto tecnico-scien
tifico alle amministrazione e agli enti
pubblici, ad iniziare dal Ministero
dell'Ambiente;
autorità nazionale di controllo nel
settore della sicurezza nucleare e
della radioprotezione.
Tra i compiti specifici indicati dalla
legge, vi sono quelli inerenti l'informazione ambientale, la formulazione di
proposte e pareri sugli standard di qualità dell'ambiente, la promozione della
ricerca e diffusione di tecnologie pulite,
anche in funzione della concessione del
marchio europeo Ecolabel e dell'attività
di Ecoauditing (modi di produzione tecnologicamente compatibili) in campo
ambientale.
In tutte le Regioni non riportate in tabella vi sono proposte di Legge regionale
sull'ARPA in discussione, in fase avanzata di approvazione in Friuli V.G., Marche, Abruzzo, Basilicata.
La sede dell'ANPA è in
via Vitaliano Brcalcati 48 00144 ROMA
te/ 06-50071 fax 06-50072258
Aggiornamento sulle Agenzie Regionali Per l'Ambiente
Regione
Piemonte
Val d'Aosta
Liguria
Veneto
Prov.Aut.Trento
Prov.Aut.Bolzano
Emilia Romagna
Toscana
direttore
nominato
dr.Vescovi
dr. Rivolin
ing. Elefante
in corso nomina
dr. Boso
dr. Huber
ing. Minarelli
dr. Lippi
operativa
da
1997
1997
in corso
legge approvata
1996
1996
1996
1995
MODERNE TRAGEDIE
DEL LAVORO
Carissimi colleghi,
seguo con molto interesse le discussioni
di questo NG (it.lavoro.prevenzione) che
ritengo un primo esempio di moderno
"forum" democratico sui problemi dell'igiene e della sicurezza nei luoghi di
lavoro. Non posso perciò fare a meno di
segnalare un esempio terribile di mancata"prevenzione" nei confronti di una
sciagura (?) che ha visto coinvolti centinaia di lavoratori immigranti clandestini,
diretti verso il nostro continente.
Parlo dell'affondamento, nella notte di
Natale del 96, di una imbarcazione carica di lavoratori del terzo mondo (Sri
Lanka, India, Pakistan, Filippine ?)
avvenuto nelle acque del "Mare
Nostrum", il Mediterraneo, a poche
miglia dalle coste del nostro paese, dove
i lavoratori sono cosi' ben tutelati da normative europee come la 626194 e segg.
E' proprio di questi giorni la conferma
documentale che la tragedia e' veramente avvenuta. Mi pare che rivolgere un
pensiero commosso alle vittime (piu' di
300) e formulare un impegno per fare
cio' che e' in nostro (di ognuno di noi)
potere per evitare che in futuro tragedie
come questa si ripetano é un contributo
piu' che buono al tema di questo NG.
Temo inoltre che se non ci muoviamo sul
tema del lavoro degli immigrati, affrontando il problema ai vari livelli, ci troveremo in futuro difronte a una ulteriore
spaccatura nel nostro paese: dopo quella
tra Nord e Sud d'Italia, ipoteca su qualsiasi equilibrato sviluppo, ci sarà anche
quella tra "protetti" dalle normative e
"schiavizzati" da mafie varie.
Nel Servizio di PTSLL di cui faccio parte
abbiamo intrapreso alcune iniziative che
mi riprometto di far conoscere a tutti in
un prossimo contributo.
n. operatori
previsti
non definiti
50
350
non definiti
120
150
1100
800
Alberto Baldasseroni
1i.
43
ANCHE L'ONESTÀ
É UN FATTORE
DI RISCHIO
l'incontro, che proprio lui, "il Mauri", da
noi sempre portato a esempio dell'onestà
e del sano spirito imprenditoriale brianzolo (e, forse, italiano) abbandonava la
scena, sopraffatto anche da un senso di
sfiducia e di inutilita' dei suoi sforzi e'
stato uno shock tremendo, leggendo i
titoli del giornale in un giorno qualsiasi
prima di riprendere le nostre quotidiane
fatiche di operatori al servizio della
società civile.
CORRUZIONE
Alberto Baldasseroni
Ambrogio Mauri, imprenditore brianzolo, si é ucciso nel suo ufficio a Desio. La
sua azienda produceva autobus all'avanguardia da un punto di vista tecnologico.
Nella lettera di commiato ha lasciato
scritto di non farcela a vedere che il
nostro paese non é cambiato nei suoi
vizi, anche dopo "Tangentopoli".
La sua fabbrica era in difficolta', stretta
in una crisi produttiva da cui Mauri si
rifiutava di uscire con mezzi illeciti. Perchè parliamo di Ambrogio Mauri? Perche' avemmo modo di conoscerlo durante il nostro lavoro di medici del lavoro di
un servizio territoriale. Ci si presento'
come uomo schietto, orgoglioso del suo
lavoro e delle sue esperienze, che lo avevano portato a esplorare il mondo circostante, lontano dalla natia Desio, fin
nella lontana e fredda Copenaghen alla
ricerca di idee innovative nel campo che
lo appassionava, quello della meccanica
dei grandi mezzi di trasporto pubblici.
Mostrava con paterna consuetudine i
reparti della sua azienda da cui uscivano
prototipi di autobus che poi avremmo
potuto (e dovuto) vedere circolare per le
strade delle nostre città.
Veicoli ecologici, con carrozzerie di
nuova concezione, dotati di tutti i
confort per un buon trasporto collettivo.
Mauri aveva in quel periodo stipulato
una convenzione con il CNR per la sperimentazione di nuovi veicoli, capaci di
viaggiare sia come filobus che come
autobus a combustibile petrolifero.
Era contento di veder circolare per il
paese questi strani "affari", che rendevano Desio simile a una cittadina all'avanguardia.
Ci recammo in ditta quella volta per un
problema insorto in un dipendente vietnamita, padre di quattro bambini, che
aveva sviluppato un'asma alle vernici
usate nel reparto. Trovammo la massima
disponibilita' a favorire una soluzione
del problema di quel dipendente e anche
un'attenzione per l'ambiente di lavoro
che precor r eva i tempi a venire ed era
coerente con il grado di avanzamento
tecnologico dei prodotti dell'azienda.
Leggere, a distanza di tanti anni da quel-
44
UN LIBRO
G.Ruffini
PROMOZIONE DELLA SALUTE
E PROTEZIONE DELL'AMBIENTE
Scritti scelti e commentati a cura di
Eva Buiatti, Franco Carnevale Mario
D'Alfonso, Enrico Roccato.
CEDIF, Firenze aprile 1997 s.p. pp.199
Nella collana Documenti e Bibliografie
del CEDIF (ex-CEDOC) di Firenze esce
questo volume di scritti di Giancarlo
Ruffini, operatore di prevenzione con
mansioni di responsabile nel campo
della Sanita' Pubblica, prematuramente
scomparso, circa un anno fa. Si tratta di
un doveroso ricordo di un collega che
molto ha dato all'avanzamento del pensiero nel campo della prevenzione. Gli
scritti, solo in parte edili e noti, testimoniano di una mente lucida, in grado di
configurare gli scenari della prevenzione
con largo anticipo sulla realta', a conferma di una capacita' unica, in Giancarlo,
di governare la complessita' del mondo
in cui operiamo. Per questo la rilettura o
la scoperta di cio' che egli ebbe a scrivere merita un impegno. In un periodo
quale quello che stiamo vivendo nella
sanita' pubblica le parole di Giancarlo
aprono squarci di luce indispensabili per
ritrovare orientamenti, scopi, ragioni del
proprio fare quotidiano.
Il volume può essere richiesto al
CEDIF-Agenzia Regionale per la
Protezione Ambientale della Toscana
via Baracca, 9 50127
Firenze
tel. 055-32206355/62/63/64
fax 055-3206367
Per i piu' aggiornati tecnologicamente
e-mail [email protected]
Ancora una volta all'onore della cronaca
le "gesta" di un operatore della prevenzione, pescato, come si suoi dire, con le
mani nel sacco. Si tratta di un funzionario di una ASL di Roma preposto al controllo degli impianti elettrici (le notizie
di fonte giornalistica non consentono di
essere più precisi sulla sua "affiliazione"
di ufficio) che ha avuto la brillante idea
di finanziarsi una bella vacanza pasquale
in isole esotiche, estorcendo un mucchietto di quattrini a una agenzia di
viaggi presso la quale aveva effettuato
una isolata "verifica di legge" dell'impianto elettrico, ai sensi della vigente
normativa antinfortunistica.
Che dire di episodi del genere, se non
rimandare al commento del numero
38139 (p.42) della nostra rivista? Negli
stessi giorni abbiamo anche appreso che
un ufficiale della Guardia di Finanza,
corrotto per ben alta cifra, reo confesso,
ulteriormente indagato per il gravissimo
reato di associazione a delinquere, aveva
tranquillamente ripreso il suo lavoro,
reintegrato da un decreto del Ministro
preposto, dopo che una commissione
interna disciplinare aveva ritenuto di
punire il soggetto con un solo anno di
sospensione.
Non sarebbe il caso di verificare anche
nel nostro settore quale sia la "fine" che
fanno i funzionari corrotti, i quali, come
abbiamo visto, non sono nè pochi, nè
isolati?
Magari verremmo a scoprire che, passata la bufera, hanno ripreso a lavorare,
proprio come quell'ufficiale della Finanza, nell'ufficio accanto a quello presso il
quale si era svolta la loro vicenda di corruzione, con buona pace di "Mani pulite", "Tangentopoli" e leggi di trasparenza varie.
DECRETO CANTIERI
IN ARRIVO LE LINEE
GUIDA DELLE REGIONI
il Coordinamento delle Regioni e delle
Province Autonome ha istituito un Gruppo tecnico per la formulazione delle
Linee Guida per il Decreto Legislativo 14
agosto 1996 n. 494 più comunemente
conosciuto come decreto sui cantieri.
I lavori si sono conclusi e sono stati elaborati due documenti:
1) Prime indicazioni per l'attuazione
dei corsi previsti dagli articoli 10 e 19
del D.Lgs 494/96, documento già approvato dalla Conferenza dei Presidenti
delle Regioni e delle Province Autonome di Trento e Bolzano. La formazione
dei Coordinatori per la sicurezza, figure
centrali in tutto l'impianto normativo è
quindi oggi un aspetto chiave del funzionamento del Decreto.
2) Linee guida sulla interpretazione e la
gestione nei servizi territoriali di prevenzione del Decreto 494/96.
Queste Linee guida, in corso di elaborazione finale e di approvazione da parte
della Conferenza dei Presidenti delle
Regioni e Province Autonome, affrontano tutti i problemi chiave: i rapporti tra
committente e coordinatori per la progettazione e l'esecuzione dei lavori, la
figura e le responsabilità dei lavoratori
autonomi, i rapporti tra piano di sicurezza dovuto per il Decreto 494/96 e valutazione dei rischi ai sensi del 626194,
obbligo di notifica ed importanza della
programmazione del lavoro di controllo
in edilizia da parte dei servizi territoriali
delle ASL, la semplificazione della valutazione del rischio rumore, la necessità,
già sottolineata da SNOP nella sua audizione al Comitato Bicamerale, che vi sia
una campagna di informazione pubblica,
ad esempio gestita anche dai Comuni e
dalle USSL stesse, nei confronti dei "cittadini committenti".
Così come viene ribadito, in accordo al
D.L. 12 del 23 marzo 1997, ]'applicabilità del Decreto 758194 anche alla direttiva cantieri, pur se con alcune modifiche
per tutto il 1997.
MUCCA PAZZA
Presentati a Roma i risultati
della Commissione UE
Ovvero, riportandone il testo integrale:
" Sino al 31 dicembre 1997, per le contravvenzioni di cui al D.Lgs 494196 i
termini previsti nell'articolo 20,
comma 1 del D.Lgs 758194, sono raddoppiati e la somma di cui all'articolo
21, comma 2 dello stesso decreto è
ridotta alla metà".
Questi documenti si possono richiedere
agli Assessorati alla Sanità delle varie
Regioni, in attesa che vengano stampati
come le famose Linee Guida sul Decreto
626, arrivate oramai a svariate edizioni.
Sul prossimo SNOP 43 un ampio servizio di Flavio Coato e Celestino Piz sia
sulle Lince Guida che sul sempre attualissimo tema (visto anche l'avvio di
nuove "grandi " opere) dei controlli in
edilizia e delle novità portate dal D.Lgs
494196 per i servizi.
SNOP NELLA STORIA
La Biblioteca Nazionale Centrale di
Firenze, tra le più importanti nel mondo,
possiede da poche settimane la raccolta
di Snop completa e rilegata rigorosamente in giallo e nero.
Nella lettera di ringraziamento, oltre agli
auguri di buon lavoro, viene affermato
" ..l'utilità per gli utenti è rilevante e
sarà nostra cura renderlo disponibile
nel più breve tempo possibile "
Siamo veramente contenti.
rif.
Bibiloteca Nazionale Centrale
piazza Cavalleggeri I
50122 Firenze
tel 055-244441
.fax 055-2342482
Si inizia con una autocritica: la Commissione UE ha sottovalutato la gravità dell'epidemia, dando priorità alla difesa del
mercato della carne bovina rispetto agli
interessi nazionali ed europei.
Il Consiglio d'Europa poteva meglio
seguire e controllare con ispezioni e
decisioni chiare.
La Commissione d' inchiesta ha proposto che i cittadini europei che si ritengono danneggiali possano chiedere un
risarcimento alla Commissione esecutiva che, a sua volta, potrà rivalersi sulla
Gran Bretagna conservatrice "colpevole" di avere tenuti nascosti i primi casi di
BSE (che datano ai primi anni `80), sottovalutando il problema e rendendo possibile l'epidemia.
Basta dare un'occhiata alle cifre per rendersi conto del problema: dal `90 al `97,
nel Regno Unito sono stati registrati
167.126 casi di BSE (con un picco nel
1992). In Irlanda 196, in Portogallo 53,
in Francia 24, in Germania 5, in Danimarca 1 e in Italia 2. Altri paesi - vedi la
Svizzera - continuano a essere reticenti
sui casi. il morbo di Creutzfeldt-Jacob
(la forma umana) conta, tra il `90 ed il
`96 di circa 300 casi in Europa con una
distribuzione abbastanza simmetrica ai
casi di BSE animale.
Non è in verità solo la BSE a preoccupare: in Scozia è in corso una epidemia
causata da un enterococco che provoca
gravi infezioni gastro-intestinali, respiratorie e meningee e che ha già provocato decine di morti tra gli anziani.
La causa è stata individuata sempre nel
declino degli standard produttivi e igienici degli allevamenti e nella scarsità di
controlli nei mattatoi e nelle macellerie,
segno ancora una volta della privatizzazione spinta del sistema veterinario
inglese in epoca tatcheriana.
In Italia, pur essendoci una rete di controlli piuttosto efficiente (per ora), il
consumo di carne ha registrato una forte
caduta anche rispetto alla Gran Bretagna
e alla Germania dove il consumo di alimenti animali doveva destare ben più
sospetti.
45
LAVORATRICI MADRI
Alcune note sul D.Lgs 645196, recepimento della
Direttiva 921851CEE concernente il miglioramento
della sicurezza e della salute sul lavoro
delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo
di allattamento.
a cura del gruppo di lavoro del
Dipartimento della Prevenzione
Azienda Sanitaria di Firenze
II decreto legislativo 645196 armonizza
la materia in campo di tutela delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di
allattamento con le procedure del
D.Lgs. 626194, lasciando inalterata la
normativa specifica presistente (Legge
1204171 ed il suo DPR di applicazione
1026176).
La stessa definizione di lavoratrice
(art.]) richiama quanto definito nel
campo di applicazione dal decreto 626,
di cui il 645 sembra rappresentare un'articolazione particolare, così che vengono
ad essere escluse le lavoratrici autonome, le lavoratrici addette ai servizi
domestici e familiari le lavoratrici a
domicilio. Per queste ultime due categorie di lavoratrici rimane comunque in
vigore quanto previsto dalla L. 1204,
.e in
particolare in relazione al lavoro a
rischio, le lavoranti a domicilio possono
usufruire anche di quanto dettato all'art.
5 della stessa legge, mentre per le collaboratrici domestiche è possibile applicare (art. 4) solamente un'anticipazione
dell'astensione obbligatoria dal lavoro a
3 mesi dalla data presunta del parto.
Il 645196 si applica alle "lavoratrici
gestanti, puerpere o in allattamento
fino a 7 mesi dopo il parto" in questo
modo nella definizione de] campo di
applicazione si pone l'attenzione anche a
momenti diversi dalla gravidanza come
l'allattamento periodo in cui devono
essere tenute presenti particolari provvedimenti (rimanendo nei limiti dei 7 mesi
previsti dalla 1204). La definizione continua citando "che hanno informato il
datore di lavoro del proprio stato", in
relazione a ciò, si fa notare che non sono
definite le modalità con cui la donna
informa il datore di lavoro. Secondo
alcune interpretazioni ciò potrebbe avvenire tramite presentazione di un certificato medico di gravidanza, secondo
46
altre, sarebbe sufficiente che il datore di
lavoro "ne sia comunque a conoscenza";
L'art. 2 "linee direttrici" sembra intendere, d'altra parte, che devono essere
recepite dal nostro ordinamento delle
linee direttrici, elaborate dalla Commissione dell'Unione Europea, per la valutazione specifica dei rischi per le lavoratrici madri. Si ribadisce quindi la particolare suscetibilità ai rischi occupazionali in questa particolare fase della vita
della donna. Ci chiediamo se a livello
europeo è già disponibile una documentazione in questo senso.
In precedenza solo nel D.Lgs 277191 sono
previsti criteri di valutazione dell'esposizione a piombo diversi per sesso, in riferimento anche al rischio riproduttivo.
Mentre in altre direttive specifiche, già
adottate, come in particolare quella della
Movimentazione manuale dei carichi,
non vengono adottati criteri di genere.
Il divieto di esposizione è trattato
all'art.3 . Con l'allegato Il si intende
estendere i rischi per cui è previsto il
divieto di esposizone, oltre a quelli già
previsti nella L. 1204. In realtà, analizzando l'allegato II, possiamo notare che
per alcuni, il divieto era già previsto
(piombo, lavoro in miniera), per altri, es.
agenti biologici, viene definito l'agente
biologico: Toxoplasma e virus della
Rosolia, facendo però riferimento allo
stato di immunizzazione della donna.
Questo tipo di accertamenti è comunque
previsto nel protocollo sanitario regionale
(Toscana) durante la gravidanza ed è gratuito. Non è chiaro quale figura, per ovvie
ragioni sanitaria, (v..tutela del segreto professionale), gestirà questa verifica.
D'altra parte l'aver evidenziato nella
normativa l'agente più che la lavorazione, a differenza del DPR 1026, permette
di ampliare i settori lavorativi a rischio
(come per esempio la scuola).
Ci domandiamo perché in questo elenco
siano presi in considerazione solo il
virus della Rosolia e il Toxoplasma e
non altri agenti oltre a quelli classici
teratogeni come il Citomegalovirus e
l'Herpes virus ( TORCH), ma anche il
virus HIV, il virus dell'epatite B, Listeria
( vedi quanto previsto nella legislazione
dei paesi del Nord Europa) (1).
Nell'art. 4 viene delineato un percorso
che il datore di lavoro deve intraprendere sulla valutazione e informazione dei
rischi, per i quali non è previsto un
divieto assoluto di esposizione, riportati
all'allegato I. Tale valutazione deve far
parte integrante della valutazione prevista dalla 626. In questo senso sembra
che l'applicazione della normativa sulla
tutela delle lavoratrici madri avvenga
quindi, in una fase precedente rispetto al
momento stesso in cui il datore di lavoro
viene informato dalla dipendente del suo
particolare stato (art.l ). Pertanto il riferimento all'art. 1 non deve intendersi
come l'avvio dell'intera procedura, ma
come l'attuazione di una serie di misure
già programmate in un momento diverso. Anche l'interpretazione data dal
Ministero del Lavoro nella circolare n.
66 del 6.5.1997 sembra orientatala verso
questa lettura della normativa.
L'obbligo di informazione sui rischi per
la gravidanza viene inserito nello stesso
obbligo di informazione previsto dall'art.
21 del 626. arricchendone i contenuti.
Nell'elenco dell'allegato I inoltre, sono
riportati alcuni rischi presenti anche
negli elenchi della normativa vigente per
i quali sussiste un divieto (L.1204/71 e
suo regolamento applicativo). Sembra
così costitursi una contraddizione, con
alcune possibili ripercussioni anche sull'attività di vigilanza.
Il datore di lavoro può attivare il provvedimento previsto dall'art. 5 lett. b, c
L.1204, rimane comunque, alla lavoratrice, il diritto di presentare domanda di
cambio mansione o di astensione anticipata dal lavoro all'Ispettorato.
L'art. 5 si riferisce alle misure di protezione e di prevenzione. In riferimento ai
rischi lavorativi considerati nell'art. precedente, il datore di lavoro deve attuare
dei provvedimenti anche a carattere
"temporaneo" come per es. la modifica
dell'orario di lavoro, non previsto nella
normativa precedente. In questo caso ci
domandiamo come sarà gestito dal punto
di vista amministrativo questo tipo di
provvedimento
Al secondo comma viene specificato il
ruolo dell'ispettorato del lavoro nel caso
di cambio mansione, anche ai fini di un
eventuale allontanamento. Sembra quindi che l'Ispettorato sia l'unico organo
attivato non solo per quanto riguarda le
sue competenze amministrative, ma
anche per quelle di vigilanza. In merito a
ciò sono stati presentati dei ricorsi alla
Corte Costituzionale da parte delle
regioni Veneto, Umbria, Toscana.
Una prima domanda che ci viene in
mente è "in caso di cambio mansione il
datore di lavoro deve informare l'ispettorato del lavoro (introducendo così una
nuova procedura per il cambio mansione), quest'ultimo informerà i Servizi per
il controllo e per concedere l'astensione
secondo let.c?"
All'art. 6 il decreto lascia immoditicato
quanto previsto dalle vigenti disposizioni legislative regolamentari e contrattuali per quanto riguarda il lavoro notturno
(rimane il divieto tra le 22 e le 06 tranne
i servizi sanitari, le mansioni dirigenziali e specifiche deroghe frutto di contrattazione collettiva) nonostante l'attuale
dibattito soprattutto con riferimento alle
pari opportunità e alle pressioni del
mondo produttivo.
Bibliografia
H. Taskinen et al. "Assesment of reproductive risk at work " int. J Occup. Environ. Health 1966; 2.59-63
Carla Arfaioli
tel. 055/ 4498407 fax 055/4498397
Antonella Ciani Passeri
te]. 055/4224406 fax 055/4224405
POCHI O TROPPI
MEDICI DEL LAVORO ?
Uno schema di Disegno di Legge del
marzo 1997 modifica all'articolo 24,
l'articolo 17 del D.Lgs 626194 permettendo l'utilizzo di medici non specialisti
per lo svolgimento di funzioni in materia
di sicurezza e salute dei lavoratori, cioè
le funzioni di medico competente.
Su questa proposta la CIIP, nella persona
del suo Presidente Prof. Vito Foà così si
è espressa in una recente lettera al Ministro della Sanità Rosy Bindi " Qualcuno
decisamente superiore a quello esistente
in tutti gli altri paesi europei".
E ancora " L'obiettivo di questo articolo
sembra più risentire della logica di permettere ai Centri pubblici e privati che
esercitano l'attività di medicina del
lavoro sul territorio, di allargare la
potenzialità operative a scapito della
qualità dell'assistenza piuttosto che
venire in aiuto al datore di lavoro che
deve ottemperare ai dettati legislativi"
I suggerimenti della CIIP: aumentare il
numero di posti disponibili alle Scuole
di specialità, cambiare la periodicità
delle visite, oramai antistorica e anacronistica, calibrandola su un quadro di
rischi valutati e non più presunti, utilizzare tutte le possibilità che già la legge
anche oggi permette ( art. 34 e 35 del
DPR 303/56) per una sorveglianza sanitaria qualificata e non burocratizzata.
potrebbe avere invocato la difficoltà di
reperire un congruo numero di medici
competenti: se questo in parte può essere vero, bisogna però ben dire che il
numero di medici competenti in Italia è
Sul prossimo numero un FORUM su
questo scottante tema, anche alla luce
delle nuove esperienze dei servizi, dopo
l'entrata in vigore del D. Lgs 626.
SALUTE E SICUREZZA
IN EUROPA
(Alvino, Rocca e Faventi), ricercatori
(Aresini, Vogel).
Conferenza Europea del BTS
1-2 dicembre 1997 Bruxelles
il Comitato Consultivo per l'Igiene, la
Sicurezza e la Protezione della Salute
nei Luoghi di Lavoro (CCHS) é formato
da novanta membri, di cui 113 di nomina
dei governi dei paesi europei e i restanti,
in parti uguali, nominati dagli imprenditori e dalle organizzazioni sindacali.
45 membri del CCHS (15 per ciascuna
componente) fanno inoltre parte del Consiglio di Amministrazione della Agenzia
su salute e sicurezza sul lavoro di Bilbao.
Il BTS agisce da esperto per il Gruppo
sindacale.
I lavori del CCHS si svolgono in due riunioni plenarie all'anno e in gruppi di
lavoro tematici: programmazione, agenti
biologici, lavoratrici madri, livelli di
esposizione, edilizia, agenti cancerogeni
e mutageni, formazione, lavoratori autonomi, valutazioni socioeconomiche, normalizzazione, servizi di prevenzione e
sorveglianza sanitaria.
In questi gruppi di lavoro troviamo:
esperti sindacali (Galli, Magnavita,
Benedettini, Malaspina, Gibellieri, etc .),
funzionari del Ministero del Lavoro
Il BTS organizza una Conferenza europea il 1-2 dicembre 1997 a Bruxelles.
Si tratta di una Conferenza di analisi sindacale e di bilancio dei recepimenti e
della applicazione delle direttive europee sulla salute e sicurezza sul lavoro
nei vari paesi europei.
Questa iniziativa vuole, interrogando e
confrontandosi con operatori di vari
paesi e da vari settori, analizzare le difficoltà alla piena applicazione delle direttive e in particolare:
l'impatto della direttiva quadro sui
sistemi nazionali di prevenzione;
• i rischi legati all'utilizzo e al
design delle macchine;
• la movimentazione manuale
dei carichi;
• il lavoro ai videoterminali;
• l'esposizione ad agenti chimici;
• i rischi specifici per le
lavoratrici madri.
La partecipazione a questa Conferenza é
aperta a tutti coloro che operano nel
campo della prevenzione.
Programma, elementi organizzativi e
logistici saranno inviati su richiesta .
•
Rif.
BTS Boulevard Enrile ,lacgmain, 155- B
1210 Bruxelles
tel 32-2-2240560 fax 32-2-2240561
E-mail [email protected]
47
VISITE Al
CONDUCENTI DI
AUTOBUS
verifica della idoneità all'assunzione; gli
esami radiologici potranno essere sostituiti da un esame clinico mirato del
rachide ( quello proposto dall'EPM ,
Unita di Ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento di Milano od altri
comunque validi per questo fine)
Una nota di uno Spsal
al Direttore Sanitario
e al Direttore Generale
Con i più distinti saluti.
Il Medico del lavoro
Dott. Roberto Montagnani
Con riferimento all'iter diagnostico da
voi eseguito per la verifica della idoneità
al lavoro dei candidati all'assunzione
con la qualifica di conducente di autobus, riteniamo necessario mettere in
discussione le legittimità degli accertamenti radiologici della colonna vertebrale. Questi esami come noto da un lato
comportano una non trascurabile dose di
radiazioni per le gonadi, dall'altro costituiscono un mezzo diagnostico ritenuto a
livello tecnico scientifico non necessario
nemmeno per il caso di esposizioni lavorative, quale la movimentazione manuale dei carichi, per le quali le lesioni del
rachide, in particolare del tratto dorso
lombare costituiscono un rischio professionale ben definito.
Peraltro la normativa Italiana non prevede
accertamenti sanitari specifici per conducenti di autobus; in nessuna delle leggi
fondamentali (DPR 303156, dlgs 277191,
dlgs 626194) se ne fa menzione e il rischio
professionale da vibrazioni trasmesse a
tutto il corpo, il fattore di rischio attribuibile, per il caso di condizioni di lavoro
incongrue, ai conducenti di autobus, non
è tra le malattie indennizzate dall'ente
assicuratore (DPR 336194).
Si ritiene pertanto necessario, alla luce
del disposto del decreto legislativo
230195 (Attuazione delle DirettivcEuratom 801836, 841467, 841466, 891618,
901641 e 92/3 materie di radiazioni
ionizzati), ed in particolare di quanto
disposto all'art. 1 1 1 comma 2 ( necessità
di valutare preliminarmente la possibilità di utilizzare tecniche sostitutive a
quelle espletate con radiazioni ionizzanti che siano almeno altrettanto efficaci
dal punto di vista diagnostico e terapeutico e comportino un rischio minore per
la persona); comma 5 (Gli esami radiologici individuali o collettivi effettuati a
titolo preventivo, inclusi gli esami di
medicina nucleare, devono essere effettuati soltanto se sono giustificati dal
punto di vista sanitario. Tali esami devono essere disposti dall ' autorità sanitaria
competente per territorio che ne dà adeguata informazione) disporre per l ' eli-
minazione degli esami radiologici del
rachide dal protocollo diagnostico per la
48
Regione Veneto
ULSS 12 VENEZIANA
Dipartimento di Prevenzione
SPSAL Servizio Prevenzione
Sicurezza Ambienti di Lavoro
Campo della Lana,,Santa Croce 601,
Venezia. Tel 041-529.55.14
DA ATLANTA
A TUTTI NOI
Si é svolto a Marina di Ravenna lo scorso 16 aprile il forum degli utilizzatori
"EPI-INFO: l'uso del computer per l'epidemiologia" con lo scopo di presentare l'ultima "release" (6.02a) del programma EPI-INFO. Per i pochi (?) che
non lo sanno, EPI-INFO é il software
che consente la raccolta, l'archiviazione,
l'elaborazione statistica e anche la trasmissione di dati di interesse epidemiologico (in senso lato) prodotto dai CDC
(Centers for Diseases' Control) di Atlanta negli Stati Uniti. L'ideatore e supervisore dell'intero progetto per Io sviluppo
di un tale software é Andrew (Andy)
Dean, il quale era presente a Marina di
Ravenna. L'intervento di Dean ha consentito di ricostruire la vicenda "storica"
che ha portato allo sviluppo attuale di
EP1-INFO. Partito verso la fine degli
anni 70 come progetto fatto in casa da
Dean padre e figlio (allora poco più' che
adolescente, poi laureato in informatica).
EPI-INFO stabilì da subito alcuni cardini che lo rendono prodotto di straordinaria valenza in sanità pubblica: semplicità
d'uso, evoluzione continua, adeguata
agli ambienti informatici prevalenti, gratuità completa, finalizzata a una sua
capillare diffusione, anche in quelle
situazioni sfavorite da un punto di vista
delle risorse a disposizione della prevenzione (e il nostro paese é fra quelle almeno nel campo delle energie destinate alla
manipolazione dei dati). Dcan affermava, non senza orgoglio, che EPI-INFO,
distribuito dall'OMS (Organizzazione
Mondiale della sanità) lo si può trovare
anche nel più sperduto villaggio africano. Dcan, persona amabile e, pur sulla
soglia dell'età pensionabile, animato da
un contagioso spirito d'iniziativa, ha poi
descritto gli attuali sviluppi dei programma, che ad Atlanta é ormai seguito da
una piccola equipe di 4 o 5 persone.
Infatti la versione teste tradotta nel
manuale e in parte del software originale da un gruppo di operatori sanitari
della Regione Emilia-Romagna, non é
che l'ultima release che "gira" ancora
sotto MS-DOS. Ad Atlanta si sta già
lavorando alla nuova versione che sfrutterà tutte le enormi potenzialità dell'ambiente WINDOWS 95. Il demo che ci ha
mostrato Dean ha letteralmente fatto venire l'acquolina in bocca ai presenti. Se tutto
va bene (e in genere con EPI-INFO così é)
entro la fine dell'anno sarà pronta la versione definitiva, scaricabile, con un po' di
pazienza, dal sito INTERNET dei CDC.
Naturalmente la tradizione di gratuità del
programma sarà mantenuta!
La seconda parte della giornata é stata
dedicata all'illustrazione di alcune esperienze realizzate in campo sanitario con il
software EPI-INFO. Tra i progetti presentati anche quello per la raccolta delle
segnalazioni di malattia professionale che
vede coinvolti numerosi operatori dei servizi di prevenzione nei luoghi di lavoro.
Il programma nella sua versione italiana
con annesso manuale stampato in italiano é ottenibile rivolgendosi a:
dott. Pasquale Falasca
Servizio Epidemiologia e
Statistica Sanitaria
Azienda USL Ravenna
via De Gasperi, 8 - 48100 Ravenna
fax: 0544 - 409063
Tel: 0544 - 409014, 409034
E-mail: [email protected]
dott.ssa Claudia Galassi
CDS,
Centro di Documentazione per la Salute
Aziende USL Città di Bologna e Ravenna
Via Triachini, 17 - 40138 Bologna
Fax: 051 - 392416
tel.: 051 - 396310/11
E-mail: [email protected]
Il costo delle spese di duplicazione dei
dischetti, stampa c spedizione del materiale é stabilito in L.35.000 che dovranno essere pagate tramite bollettino postale intestato a: Azienda USL di Ravenna,
sul clc n. 10184489; sui bollettino si
dovrà indicare quale causale del versamento: "Versione italiana di Epi Info 6".
Abbiamo deciso di scrivere questo redazionale sul tema della patologia muscolo-scheletrica da movimenti ripetitivi
saccheggiando idee e notizie dalla
Monografia della Medicina del Lavoro
(novembre-dicembre 1996), dal Seminario del 22 maggio 1997 tenutosi presso
la Clinica del Lavoro di Milano, organizzato da EPM e da CEMOC sullo stesso tema e dal materiale lì presentato dai
soliti bravi colleghi bresciani (G. Arpini,
PG. Barbieri, S. Garattini, R. Girelli, C.
Panizza, D. S'ottimi) ed enriliani(S. Candela e M. Martinelli).
Questo tema è emblematico della attuale (sotto)valutazione di un rischio reale,
ma anche della possibilità per i medici
del lavoro del territorio di occuparsi di
problemi vivi e non solamente delle
carte. Idee, notizie, proposte operative
sulle quali misurarsi in tutti i servizi.
CHI CERCA TROVA
MALATTIE DA MICROTRAUMI
RIPETUTI
redazionale di
Laura Bodini
Molti di voi avranno letto la bella monografia della Medicina del Lavoro novembre-dicembre 1996 sul tema' Leaffezio-
mente nelle operazioni di montaggio,
assemblaggio, taglio, cernita, confezionamento.
Antonio Grieco ed Enrico Occhipinti per
il decennale dell'Unità di ricerca "ergonomia della Postura e del Movimento"
(EPM).
Questa utile monografia è stata presentata il 22 maggio scorso nella sempre ergonomicamente insostenibile Aula della
Clinica de] Lavoro di Milano.
A margine una buona notizia: l'aula
verrà finalmente rifatta...
11 Seminario è stato un'importante occasione di riflessione per i numerosi partecipanti: operatori dei servizi territoriali e
ricercatori di imprese e sindacato, patronato e INAIL sul tema delle affezioni
muscolo scheletriche occupazionali da
sovraccarico biomeccanico degli arti
superiori, tema che sta assumendo l'aspetto di una vera e propria epidemia in
alcuni settori produttivi: tessile, agroalimentare, servizi, meccanica e segnata-
Questo insieme di patologie "correlate al
lavoro" deve (dovrebbe?) sempre di più
essere considerato nelle valutazioni dei
rischi e nei piani di informazione, formazione, soluzioni e nella sorveglianza
sanitaria mirata.
Ma i primi dati sono piuttosto sconfortanti.
Praticamente totale la (sotto)valutazione
di questi rischi nei settori dove centrali
sono l' ergonomia del gesto e della postura, la movimentazione dei carichi o la
ripetitività dei movimenti.
Si parli di ceramiche artistiche o di controlli e confezionamenti nell'industria alimentare, tessile o meccanica, di portalettere o di maestre d'asilo, di conducenti di
mezzi pubblici o di addetti a linee telefoniche, di necrofori o di assemblatori una
certezza: occorre ristudiare gesti e posture, tempi di lavoro e tempi di recupero,
occorre raccogliere disturbi soggettivi e
segni oggettivi prima di liquidare come
inesistenti tali problematiche.
Si vedono, infatti, valutazioni dei rischi
approfondire al millimetro porte e fine-
ni muscolo-scheletriche occupazionali
da sovraccarico biomeccanico degli arti
superiori: metodi di analisi, studi ed
esperienze, orientamenti per la prevenzione" a cura di Daniela Colombini,
stre, schermi di videoterminali e spigoli,
ma ignorare tutti quegli affannati umani
che agitano mani, braccia, spalle sollevando, avvitando, spingendo, selezionando manualmente qualsiasi oggetto
dall'oliva bacata al rifiuto, dalla mattonella difettosa alla mela segnata.
Purtroppo molti di questi settori non
hanno (ancora) obbligo di accertamenti
sanitari e quindi hanno sottovalutato,
anche per la solita carenza di peso sindacale e delle RLS, la soggettività, l'analisi
delle mansioni e il reale stato di salute
degli addetti.
Recentemente mi sono recata in una
USL limitrofa per vedere una "nuova"
fabbrica di selezione manuale dei rifiuti
secchi (il cui doppione dovrà insediarsi
sul mio territorio) e che fa parte di quelle utili e simpatiche tecnologie, derivate
dalla civilissima raccolta differenziata
dei rifiuti che nella Milano non più da
bere hanno finalmente trovato piede, ma
che producono un indotto di lavoro che
occorrerà seguire con la massima attenzione. Mi sono trovata di fronte a una
ventina di giovani ragazze che, davanti a
un nastro trasportatore, dovevano sele-
49
zionare, a velocità irreale. le bottiglie di
plastica per colore e composizione, per
poi gettarle, con una maestria degna di
cestiste di fama, in contenitori differenziati posti in varie posizioni.
Rumore, isolamento, velocità disumana,.. per tacere della sporcizia. Sarebbe
stato bello chiedere un loro parere, ma
non era aria democratica e partecipativa.
Ho rimpianto i miei fonditori Falck perché
almeno potevano parlare tra loro e diversificare quel pur faticosissimo lavoro!
Ma non divaghiamo e torniamo al Seminario di Milano, frutto del lavoro di
ricerca che i soliti tenacissimi e curiosi
Daniela Colombini cd Enrico Occhipinti
hanno condotto con molti servizi territoriali e alcune imprese disponibili.
I risultati, oramai ampiamente consolidati, sono riportati nella monografia citata e presentati al seminario del 22 maggio a Milano.
Come sempre, dove sono state cercate,
anche le patologie muscolo-scheletriche
da movimenti ripetitivi (in inglese
WMSD), sono state trovate e classificate
come:
Sindromi infiammatorie
muscolo-tendinee
• tendiniti della spalla (es. periartrite
scapolo-omerale);
• tendiniti inserzionali del gomito:
epicondiliti, epitrocleiti, borsite
olecranica;
• tendiniti e tenosinoviti del distretto
mano-polso (sindrome di
de Quervain, dito a scatto, etc).
Sindromi da intrappolamento
dei nervi periferici
sindrome del tunnel calmale
•
sindrome del canale di Guyon
•
La rilevazione attiva in alcuni settori e in
alcune aree: Brescia, Emilia, Toscana ha
evidenziato alcuni punti chiave di queste
patologie:
•
•
•
•
•
•
la loro elevata frequenza anche in
forma epidemica;
tendenza ad una maggiore incidenza
in rapporto all'aumento dei ritmi di
lavoro, frequenza e ripetitività dei
gesti;
elevato margine di prevenibilità
considerata la loro breve latenza e la
fattibilità di interventi correttivi
tecnici e procedurali;
consistenza e varietà dei settori
interessati;
elevata frequenza di realtà lavorative
non soggette agli accertamenti
sanitari obbligatori;
coinvolgimento di giovani
lavoratori, soprattutto donne;
50
•
•
•
frequente tendenza alle recidive,
permanendo il rischio;
rilevante impatto sociale per
frequenza e necessità di assistenza
sanitaria;
relativa semplicità della rilevazione
dei disturbi soggettivi (dolore,
parestesie, formicolii, impaccio
motorio, etc)
Anche alcuni cofaltori legati al lavoro
sono stati studiati: si tratta infatti della
forza usata dall'arto superiore, della
postura, dei periodi di recupero e quindi
dell'organizzazione dei tempi di lavoro e
di alcuni fattori ambientali peggiorativi
quali ad esempio il microclima freddo o
l'uso di strumenti vibranti.
Dall'esperienza dei colleghi di Reggio
Emilia emerge che. il lavoratore, all'inizio sottovaluta la sintomatologia e ricorre
a terapie solo quando i disturbi hanno
cominciato a ridurre la performance lavorativa e a incidere pesantemente anche
sulla vita quotidiana (soprattutto "femminile"); assolutamente rara la diagnosi
eziologica e spesso approssimativa anche
quella clinica.
Diffusa la sottovalutazione da parte dei
medici competenti (quando ci sono!),
disabituati a usare nel loro lavoro strumenti di rilevazione soggettiva per sintomi, disturbi c segni di danno precoce
anche su questo tema.
Pochissime di conseguenza le segnalazioni di malattia professionale che arrivano
ai servizi ASL, inesistenti i riconoscimenti INAIL che considera sempre anche tale
patologia "comune", contrariamente a
quanto assodato dalla letteratura.
Il risultato è che molti lavoratori e lavo-
ratrici, superato il periodo di comporto,
devono scegliere, nel totale isolamento,
se licenziarsi o riprendere intempestivamente operazioni a rischio, con una cronicizzazione e un aggravamento di una
patologia non certamente drammatica,
ma gravemente invalidante anche nella
vita quotidiana.
Date queste non poche certezze i colleghi delle UOTSLL del Dipartimento di
Brescia hanno deciso un Progetto Obiettivo per accrescere nei Servizi territoriali di prevenzione, i livelli di conoscenza
delle WMSD di sospetta natu r a professionale occupazionale attraverso:
• una mappatura delle aree e dei comparti a maggior rischio;
• la collaborazione con le strutture specialistiche ospedaliere e ambulatoriali
del territorio dove inevitabilmente i
soggetti si recano per accertamenti
diagnostici o interventi chirurgici;
• stimolare i soggetti responsabili del
626: datori di lavoro, medici competenti e RLS a dedicare, almeno in alcuni comparti a maggior rischio, attenzione a questa rilevante problematica;
• adottare criteri tecnici per la valutazione del rischio e per la rilevazione e
definizione diagnostica delle patologie da movimenti ripetitivi ivi inclusi
gli aspetti medico-legali;
• attivare interventi di vigilanza nelle
attività lavorative a maggior rischio
(definito a priori) e dove si siano verificate patologie numericamente rilevanti, per verificare l'adozione di adeguati provvedimenti di prevenzione
tecnica e protezione personale, anche
in applicazione con il vero 626.
Fasi e strumenti di lavoro
decisi nel Progetto Obiettivo
1) Stima preliminare, tra i lavoratori
con prevalenti mansioni manuali, della
prevalenza delle WMSD che hanno
richiesto accessi ospedalieri per accertamenti diagnostici o interventi chirurgici
nei 10 reparti degli Ospedali della Provincia di Brescia, attraverso la revisione
dei Registri Nosologici;
2) effettuazione di inchieste telefoniche
ai pazienti su scheda;
3) lettera circolare ai Primari dei reparti ospedalieri per la promozione della
scheda tra i medici ospedalieri;
4) incontro informativo specifico con i
medici competenti
5) lettera ai medici di base;
6) criteri di valutazione della attività
dei servizi territoriali di prevenzione su
questo progetto.
In fase sperimentale la stima delle risorse necessarie è:
• personale sanitario medico delle
UOTSLL per 1 giorno/mese;
• assistente sanitario/a delle UOTSLL
per 4 giorni/mese.
Vi terremo informati sugli sviluppi.
ULTIMO MINUTO
La sindrome da Tempi Moderni, il capolavoro di Charlie Chaplin in cui l'operaio impazzisce per l'accelerazione della
catena di montaggio, diventa ancora una
volta di attualità.
Mentre, come dice il proto andiamo " in
macchina", il6 giugno a Torino Fiat Auto
di Mirafiori è stata condannata al risarcimento di 29 operai dell'officina 75 di
montaggio cambi che presentavano danni
da movimenti ripetitivi agli arti superiori.
Ogni operaio doveva assemblare per
turno 66 cambi che richiedevano circa
320-350 gesti ognuno, mentre per i consulenti del Procuratore Raffaele Guariniello, il numero di cambi accettabile,
per permettere dei tempi di recupero, era
meno della metà.
Secondo Giorgio Cremaschi, segretario
generale della FIOM di Torino che si è
costituita parte civile nel " solo settore
auto di Torino i lavoratori a rischio per
sforzi ripetuti sono circa 15.000". Sempre a Torino si sta aprendo un altro processo che riguarda altri 200 operai del
montaggio.
VERSO UNA
EMEROTECA VIRTUALE
di Carlo Zocchetti
ICP Milano
e Stefano Belli
ISS Roma
In un precedente contributo di uno degli
autori su questa rivista (1) sono state presentate alcune considerazioni su Internet
derivanti dalle iniziali esperienze di personale frequentazione della rete.
Si trattava di un articolo esemplificativo
(tranquilli, non è un nuovo elemento
morfologico del discorso in aggiunta
all'articolo determinativo, indeterminativo, e partitivo), il cui scopo fondamentale era quello di far vedere come sia possibile estrarre anche qualche pezzo di
informazione utile da una rete complessa come Internet.
E proprio perchè il contributo serviva da
esempio ci si è dimenticati di far notare
(e lo facciamo adesso scusandoci con i
lettori) che i siti Internet sono instabili
come le dune del deserto che ora ci sono
e tra un attimo non ci sono più o sono
cambiale di posto: indirizzi che oggi
offrono Medline gratuitamente domani
possono scomparire o non offrire più lo
stesso servizio, e pertanto sta al navigatore navigato che naviga in mancanza di
nave non dirottare dalla rotta della informazione che informa (oops: questa non
deve essere venuta tanto bene!).
Ritornando alla linea maestra appena
abbozzata con il contributo precedente,
in questo scritto (sulla scorta di un suggerimento proveniente da quelle bacheche che con sempre minor frequenza si
incontrano nelle nostre chiese) si vorrebbe consigliare ai lettori fedeli la frequentazione di "buone letture", il che oltretutto rappresenta anche un obiettivo
sommamente morale, oltre che indispensabile, per il nostro lavoro.
E a proposito di moralità ci si permetta un
piccolo inciso. Se scon-endo gratuitamente Medline come suggerito, e come molti
ci risulta hanno fatto in questo periodo,
doveste incontrare la voce «morality
rates» non pensiate di avere trovato un
indicatore quantitativo di moralità: si tratta molto più semplicemente di un classico
errore di "stampa". Ve ne sono molti, purtroppo, nella banca dati (e sì, anche gli
americani fanno errori), soprattutto in
relazione a parole non anglosassoni (una
buona parte dei titoli in italiano, ad esempio, contiene qualche errore),
E veniamo ora allo specifico di questo
contributo. Come d'abitudine, anche in
questo caso ci siamo inizialmente avval-
51
si del consolidato schema scientifico
(introduzione, metodi, risultati, discussione) al quale, per ragioni che saranno
più chiare al termine di questo scritto,
abbiamo apportato una leggera (e insignificante) modifica: introduzione,
metodi, attesa dei risultati, attesa dei
risultati, attesa dei risultati, attesa ...
(speriamo che prima o poi arrivino i
risultati), discussione. (N.B.: chi fosse
interessato ad un magistrale incontro con
un articolo scientifico scritto secondo i
classici canoni può leggere il contributo
segnalato alla voce bibliografica (2),
dove Georges Perec descrive l'osservazione di una nuova malattia professionale: la reazione tomatotopica nella cantante lirica. Ai curiosi del linguaggio, in
particolare, consigliamo la bibliografia
del lavoro).
INTRODUZIONE
Le riviste di interesse per l'operatore
della prevenzione sono certamente molte
e coprono una ampia varietà di argomenti di tipo generale e/o particolare:
ambiente, lavoro, salute, sanità pubblica,
qualità dei servizi, storia della sanità,
epidemiologia, statistica, igiene, infortuni, tossicologia, sport, ... e chissà
quant'altro abbiamo dimenticato.
Leggere queste pubblicazioni, non solo
per mantenere allenata e aggiornata la
propria competenza ma anche per "sapere di cosa si parla nel mondo", è difficile soprattutto per la mancanza dei materiale primario, cioè gli abbonamenti alle
Riviste. A questo proposito Internet capita proprio a fagiolo perchè, nei vari viaggi che abbiamo intrapreso senza una
meta precisa, ci siamo spesso imbattuti in
siti che direttamente (o indirettamente)
facevano e fanno riferimento a riviste di
potenziale interesse per il nostro lavoro.
Perchè non stabilizzare questa attività, ci
siamo detti, creando una emeroteca virtuale propria da consultare con costante
periodicità? Detto ... fatto? O meglio:
come sperimentare che tra il dire ed il
fare c'è di mezzo ... di tutto!
Obiettivo specifico di questo contributo
è la descrizione del cammino percorso,
dei suoi travagli, dei risultati emersi e,
perchè no, dello stupore della scoperta
(sì, perchè, come sostiene A.Carrell
[1873-1944], "... poca osservazione e
molto ragionamento conducono all ' errore, molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità " : chissà
quanti avevano visto cadere delle mele
dagli alberi ma solo Newton in quella
caduta ci ha trovato qualcosa di straordinariamente interessante, no?!?).
52
METODI
Si è cercato innanzitutto di costruire,
impresa improba e forse anche non
necessaria (ma tant'è: se le cose non
sono impossibili mica ci interessano), un
elenco il più possibile completo di riviste di potenziale interesse per il nostro
lavoro.
Siamo partiti dal catalogo EBSCO di
pubblicazioni periodiche per il settore
medicina e biologia (3) ed abbiamo selezionato, tra le molte migliaia indicate,
quelle che potevano risultare (a nostro
insindacabile giudizio) di interesse. A
questo primo elenco abbiamo aggiunto
le riviste che risultano nel catalogo della
Bilioteca della Clinica del Lavoro di
Milano (4), e tutte le altre riviste che in
maniera anche casuale abbiamo incontrato sulla nostra strada e giudicato, con
il più perfetto approccio statistico disponibile (cioè la moneta, possibilmente
truccata), di interesse.
Con questo elenco, utilizzando prevalentemente i motori di ricerca "Altavista"
(5) ed "Excite" (6) nonchè il proprio
personale intuito (che ad ogni buon
conto rimane, a parere di chi scrive, il
miglior strumento di navigazione, come
abbiamo già sostenuto in precedenza
(I)), siamo andati a cercare se le riviste
indicate risultavano possedere un riferimento in Internet e se questo riferimento
corrispondesse eventualmente ad un sito
per la rivista. Nei casi affermativi ci
siamo collegati poi a questi siti per verificante il contenuto ed eventualmente il
livello di aggiornamento.
Quanto segue va pertanto considerato
più come un punto di partenza che un
punto di arrivo: suggerimenti, completamenti, estensioni,..., sono ovviamente
non solo graditi ma indispensabili al prosieguo dei lavori.
E ora passiamo ai risultati.
ATTESA DEI RISULTATI
Lunedì ore 9....... Connect: Host contacted. Waiting fnr replay ... ore 12 ... Waiting for replay ... ore 15 ... ore 21 ... ronf
ronf ... ronf ... Waiting for replay ...
martedì ... Waiting for replay ... giovedì
... sabato ...: bastaaaaaaaaa! ! ! non se ne
può piùùùùùùùùù! ! ! ! !
RISULTATI
Prendiamo le cose un po' alla larga.
Tempo impiegato:
moltissimo, punto e basta (del resto cirenei e cincinnati che si sacrifichino per la
comunità sono necessari in tutte le epoche, perchè stupirsi?). Preferiamo non
riportare, per pudore, le ore impiegate
nella ricerca, e soprattutto le ore di
"Waiting for replay" (al confronto i
tempi di attesa per fare una ecografia o
una risonanza magnetica in ospedale
sono quisquilie), però evidentemente
dopo un po' ci siamo fatti furbi e ci
siamo rivolti ali'
Organizzazione:
chi vuole lavorare seriamente in Internet
si deve dotare di due computer e deve
imparare a lavorare in " multitasking "
(purtroppo si dice così). In altre parole,
occorre mettersi nell'ottica di fare contemporaneamente almeno due lavori: da
una parte i propri compiti più o meno
tradizionali (compiti che oggi richiedono
quasi a tutti l'utilizzo dello strumento
informatico) e dall'altra l'esplorazione
di Internet (con i suoi apparati tecnologici specifici).
La contemporaneità dei due processi è
indispensabile se non si vuole che la
"produttività" (tra virgolette) si riduca ai
minimi termini il che, con l'aria economicista che tira nelle direzioni generali e
con la nuova impostazione del contratto
di lavoro rischia di portare a zero le
incentivazioni personali che si accumulano nello stipendio, e allora ... addio
bella vita !
Questa nuova organizzazione del proprio
"compito lavorativo" (ex mansione)
introduce ovviamente nuovi problemi: i
tavoli di lavoro devono essere grandi
(per ospitare due computer) ma non
troppo altrimenti per usare contemporaneamente le due mani sui due computer
ci si deve sdraiare sul tavolo e questo
non è educazione (proposta: perchè non
fare i tavoli a piani multipli, come le pianole multitasticra?); ci si deve allenare
alla visione stereoscopica (un occhio
guarda un monitor ed uno quell'altro);
occorrerà inventare un nuovo modo di
misurare le ore di esposizione a videoterminali (due occhi che guardano due
computer diversi per un'ora totalizzano
un'ora o due ore di esposizione?); e così
via (sì perchè siamo solo agli inizi, e se
il buon giorno si vede dal mattino ...).
Ma veniamo ora ai
Risultati specifici,
che abbiamo diviso per comodità
(nostra) in tre gruppi.
• Vi sono riviste che hanno un "proprio"
(in senso lato, anche come ospiti presso altri) sito in Internet e che mettono
a disposizione o l'Indice (ToC, Table
of Contents, nella tabella 1), o l'Indice e l'Ahstract (Abs, nella tabella), o
addirittura il testo completo del lavoro
(Full, nella tabella). La Tabella 1
riporta un primo elenco di queste riviste e l'indirizzo Internet dei siti corrispondenti (indirizzo valido ad aprile
'97, forse).
• Vi è un secondo elenco di riviste che
vengono identificate, e segnalate,
attraverso i motori di ricerca ma o non
posseggono un sito proprio (e pertanto non risultano fisicamente raggiungibili attraverso Internet), o il sito fornisce solo informazioni commerciali
(dove e come abbonarsi, ...), o fanno
parte di elenchi di periodici in deposito presso varie biblioteche nel mondo
e pertanto l'informazione che le
riguarda è lasciata alla buona intenzione (o alla organizzazione scientifica, cioè a pagamento) del bibliotecario, o sono presenti incidentalmente
(perchè parte di bibliografie, ricerche,
elenchi, ...) nei testi scandagliati, o
perchè non siamo stati capaci noi di
raggiungere il sito esatto, e così via. E
probabile che molte di queste riviste
possano presentare in futuro un sito
proprio e venire così a trovarsi pertanto in Tabella 1.
• Esistono infine, e sono la grande tnaggioranza, le riviste che risultano totalmente assenti da Internet (anche se le
difficoltà di accesso all'informazione
nella rete dovrebbero renderci un po'
cauti, o liberali, sul significato dell'avverbio "totalmente"). Evitiamo di
riportare questo elenco anche se possiamo garantire che vi finiscono dentro, ad esempio, quasi tutte le riviste
italiane di potenziale interesse per la
prevenzione.
DISCUSSIONE
Nello spirito del presente lavoro non è di
alcun interesse la valutazione delle motivazioni per cui una rivista è presente o
assente dal WWW (" ... perchè non bevo
? Sono fatti miei!", diceva una pubblicità, pare molto amata dalle donne, qualche mese fa): ci interessano invece i siti
nei quali è possibile consultare il contenuto (anche solo l'indice, al limite) di
qualche rivista che ha a che fare con la
prevenzione (e i suoi operatori), e i problemi connessi a tale consultazione.
A questo proposito, schematicamente, ci
sembrano di rilievo le osservazioni che
seguono:
• la ricerca di informazioni non ancora
note a ciascuno di noi (siti cui collegarci, ad esempio) è molto lunga e per niente agevole (ammesso che si trovi, ovviamente), come abbiamo ripetutamente
segnalato, e forse sarebbe più proficuo
lasciarne l'onere agli utenti più esperti o,
meglio, ad utenti a ciò specificamente
dedicati (i volonterosi si facciano avanti:
la tabella che abbiamo riportato rappresenta appunto un primo passo di due
volonterosi);
segue
53
Tabella I . Riviste di cui è stato identificato il sito
Titolo della Rivista
Sito lnternet
Note
American Industrial Hygiene Association Journal
American Journal of Epidemiology
American Journal of Preventive Medicine
American Journal of Public Health
American Scientist
Annals of Epidemiology
The Annals of Improbable Research
Annals of Occupational Hygiene
Annual Review of Public Health
Applied Occupational and Environmental Hygiene
Biometrika
Bollettino Medico dell'Azienda Ospedaliera di Gareggi
British Medicai Journal
Bulletin of the American Board of Industrial Hygiene
Bulletin of the History of Medicine
Cancer
Cancer Detection and Prevention
Cancer Epidemiology Biomarkers and Prevention
Cancer Journal
Cancer Letters
Carcinogenesis
Celi
Chem osp h ere
Disaster Prevention and Management
Disaster Research
Environmental Health Perspectives
EPA Journal
Epidemiologic Reviews
Epidemiology
European Journal of Cancer
The European Journal of Public Health
Evidence-Based Medicine
HTTP:II W W W.AI HA.O RGIPE RI O D
HTTP:IIPHWEB.SPH.JHU.EDUIPUBS/JEPIIDEFAULT.HTM
HTTP:IIWWW,OUP.CO.UKIJNLSILISTIAJPMEDI
HTTP:IIWWW.APRA.ORGINEWSIPUBLICATIONSIJOURNALIAJPH2.HTML
HTTP:IIWW W,AMSCI.ORGIAMSCIIAMSCI.HTM L
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMII N CAIPU BLI CATIONSISTORE151015171416/505746.ESTOC I
HTTP:IIWWW.IMPROB.COMI
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTORE12/011 /201.ESTOC I
HTTP:/IWWW.ANNUREV.ORGISERIESIPUBHELTHIPUBHELTH.HTM
HTTP:IIWWW.AC G I H.O RGIAPPLI EDICO N TE NTSIW E LC O M E.HTM
HTTP:IIWWW.OURCO.U KIJN LSILISTIBI OMETI
HTT P:/IW W W. D FC. U N I FI.ITIAOCI BO LLETT. H TM
HTT P:IIVVW W. B MJ.CO MIBMJ
HTTP:IICHPPM-WWWAPGEA.ARMY.MILIARMYIHIDOCSIABIH-BULLETIN.HTM
HTTP:IIMUSE.J H U. EDUIPR ESSITO CSIBH M. H TM L
HTTP:IIJOURNALS.WI LEY.COMICANCERI
HTTP:IIWWW.UMMED.EDU:80001DEPTICANCERPREVIJOURNAL.HTML
HTTP:IIWWW.AACR.ORGICNCREPI.HTM
HTTP://INFO.MD.HUJI.AC.ILJCANCERIJOURNAL.HTML
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COM/I NCAIPUBLICATIONSISTORE15101610151415 0 6 0 5 0.ESTOC I
HTTP:II W W W.O U P C O.U KICARC I NI
HTTP:IIWWWCELL.COMICELLIINDEX.HTML
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCA/PUBLICATIONSISTORE1316/21362.ESTOC I
HTTP:IIWWW.MCB.CO.UKISERVICES/CONTENTS/LIBLINK/WEBPAGESIH073004002.HTML
GOPH ER:I/HOSH I.CIC.SFU.CA:555511 11EPIXITOPICSIRESEARCHIDR
HTTP:IIEHPNET I .NIEHS.NIH.GOVIDOCSIJOURNALS.HTML
G OP H ER:IIGOPH E R.EPA.G OV:701 I I I.DATAIEPAJOURNAL
HTTP:IIPH W E B.SPH.J H U. ED UIPUBSIJ EPJIDEFAULT HTM
HTTP:IIWWW WWILKINS.COMIEDEIINDEX.HTML
HTTP:IIVVWW ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTOREI 1 101411 04.ESTOC I
HTTP:/IWWVV.OUPCO.UKIJNLSILISTIEURPUBI
HTTP:IIWWW.ACPONLINE.ORGIJOURNALSIEBMIEBMMENU.HTM
HTTP:IIWWW BMJPG.COMIDATAIEBM.HTM
HTTP:/IW W W. RCS.ITILAGAZZETTAI
HTTP:IIBIOSUN I .HARVARD.EDUIHPRH,HTML
HTTP:IIATSDR I .ATSDR.CDC.GOV:80801HECIHSPHHOME.HTML
HTTP:IIWWW.OZEMAIL.COM.AUI--PAULRIHAZ.HTML
HTTP:IIWWW.OUPCO.UKIJ NLS/LIST/HEAPOLI
HTTP:IIWWW.BMJPG.COM/DATAIJIPHTM
Info Comm.
Abs
Abs
Abs
Abs, alcuni Full
ToC
La Gazzetta dello Sport
Harvard Public Health Review
Hazardous Substances & Public Health
Hazardous Substances Review
Health Policy and Planning
lnjury Prevention
ToC
Abs
ToC
Abs
Full
Abs
Full
ToC
ToC
Abs
ToC
ToC
ToC
Abs
Abs
ToC
ToC
Full
Fu Il
Full
Abs
Abs
ToC
Abs
Abs
ToC
Ccopia del giorno
Articoli selez.
Fu Il
Fu Il
Abs
ToC
International journal of Cancer
International journal of Environmental Health Research
International journal of Epidemiology
journal of Accident and Emergency
journal of theAmerican Medicai Association
journal of Clinical Epidemiology
journal of Environmental Law
journal of Epidemiology and Community Health
journal of the History of Medicine & Allied Sciences
Journal of Irreproducible Results
Journal of Medicai Screening
Journal of the National Cancer Institute
The Journal of Public Health Medicine
The Lancet
La Medicina del Lavoro
Mortality and MorbidityWeekly Report
Mutagenesis
Nature
Nature Medicine
New England journal of Medicine
Occupational and Environmental Medicine
Proceedings of the National Academy of Sciences
Public Health
Quality in Health Care
Risk: Health, Safety & Environment
Scandinavian journal of Work Environment and Health
Science
Science of the Total Environment
Scientific American
Socia) History of Medicine
Toxicology
Weekly Epidemiological Records
WHO Newsletters
HTTP:/IJOURNALS. WI LEY.COMI0020-7 I 3 61TOCS
HTTP:IIWWW.CARFAX.CO.U KIIJ E-CON
HTTP:IIWWW.OUP.CO.UKIJ NLSILISTIIJ E1
HTTP:IIWWW.BMJ PG.COM/DATA/AEM.HTM
HTTP:IIWWW.AMA-ASS N.O RG1PU B LI C1J O U R NALSIJ A MA1JAM A H O M E. HT M
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTOREI5121514171215 2 5 4 7 2.ESTOC I
HTTP:IIWW W.OURCO.UKIJNLSILISTIENVLAWI
HTTP:IIWW W BMJPG.COMIDATAIECH.HTM
HTTP:I1WWWOUPCO.UKIJNLSILISTIJALSCII
HTTP:IIWWW.REUTERSHEALTH.COMIJIRI
HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIJMS.HTM
HTTP:I/WWWICIC.NCI.NIH.GOVIJNCIIJNCIISSUES.HTML
HTTP:IIWWW.OUPCO.UKIJNLSILISTIJNCII
HTTP:IIWWW.OUP.CO.UKIJNLSILISTIPUBMEDI
HTTP:IIWWW.THELANCET.COM
HTTP:IIWWW.MEDLAV.IT
HTTP:IIWWW.CDC.GOVIEPOIMMWRIMMWR.HTML
HTTP:IIWWW.OU P CO.UKIJ N LSILISTIM UTAG EI
HTTP:IIWWW.NATURE.COM
HTTP:IIMEDICINE.NATURE.COMICONTENT
HTTP:IIWWWNEJM.ORG
HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIOEM.HTM
HTTP:IICJSIN ET CADMUS.COMIG ET_DOCI 10782011508
HTTP:1/WWW STOCKTON-PRESS.CO.UKIPH
HTTP:IIWWW.BMJPG.COMIDATAIQHC.HTM
HTTP:IIWWW.FPLC.EDUITFIELDIPROFRISK.HTM
HTTP:IIWWW.000UPHEALTH,FIITPKITTLISJ WEH.HTM
HTTP:IIWWW SCIENCEMAG.ORGI
HTTP:IIMCDOUGAL.ELSEVIER.COMIINCAIPUBLICATIONSISTORE15/0131316101503360.ESTOC I
HTTP:IIWWW SCIAM.COMI
HTTP:IIWWW OUPCO.UKIJNLSILISTISOCHISI
HTTP:IIMCDOUGAL. ELSEV I ER.COMIINCAIPUBLICATIO NSISTORE1510151511181505518.ESTOC I
HTTP:IIWWW.WHO.CHIWER
HTTP:IIWWW.WHO.CHINEWSLETTERSIWH ONEWSLETTERS.HTML
Note: Info Comm = Solo informazione commerciale;ToC = Table of Contents;Abs = Abstract (ed anche ToC);
Full = Articolo completo (anche ToC); con ADOBE = occorre un programma particolare (Acrobat di ADOBE) per la stampa del documento
Abs
ToC
Abs
ToC
Abs
ToC
Abs
ToC
Abs
Articoli selez.
ToC
Abs
Abs
Abs
ToC
Full (con ADOBE)
Abs
Abs
Abs
Abs
ToC
Abs
ToC
ToC
Abs
Solo Info generale
Abs e Articoli selez
ToC
Abs, Alcuni full
Abs
ToC
Full (con ADOBE)
Full
• alcuni momenti della giornata (il
mattino, meglio sul presto) ed alcune
giornate (venerdì, sabato) sembrano più
favorevoli (anche se questa osservazione
si basa su considerazioni totalmente non
scientifiche ed arbitrarie);
• esistono molti siti che offrono informazioni organizzate (si veda, a mo' di
esempio, la parola "epidemiology" nella
WWW Virtual Library all'indirizzo
riportato nel riferimento 7), in particolare si trovano diversi elenchi di riviste:
molti di questi sono semplicemente elenchi di riviste disponibili in qualche
biblioteca, mentre altri sono veri e propri
elenchi di siti.
Qualcuno di questi siti è interessante (in
senso lato) (si vedano ad esempio gli indirizzi riportati nelle voci 8 e 9) ma altri
offrono informazioni piuttosto statiche
che diventano subito vecchie (con la conseguenza che i link riportati spesso non
funzionano: fanno riferimento a siti non
più esistenti o spostati ad altri indirizzi);
• la moria di siti è elevatissima (volendo ci sarebbe tanto lavoro da fare per gli
epidemiologi, che dovrebbero essere
dotati del know-how per studiare queste
epidemie, ma per il momento hanno la
testa altrove): si parla di milioni (ma
forse sono miliardi, biliardi, fantastiliardi, ...) di siti inattivi (Corriere della Sera
(10)); inoltre è la facilità stessa con cui si
apre o chiude un sito che ne aumenta la
instabilità strutturale, tanto che nel
tempo in cui abbiamo preparato questo
contributo alcuni indirizzi sono completamente cambiati (e forse anche molti di
quelli che abbiamo riportato in tabella
potrebbero subire la stessa sorte prima
che questo articolo veda la luce), altri siti
hanno cambiato contenuto ed impostazione (come nel caso della casa editrice
Elsevier), e qualche rivista forse è anche
scomparsa;
• molti siti a volte si raggiungono, e a
volte no, senza riuscire a capire il motivo dell'insuccesso di collegamento
(saremmo tentati di dire che più che ad
autostrade dell'informazione sembra di
essere di fronte a incerte mulattiere il cui
punto di approdo finale lascia spesso a
desiderare): limitarsi a una sola prova di
collegamento non è intelligente (quindi è
bene riprovare in questi casi) ma pe r dere
troppo tempo in collegamenti infruttuosi
è certamente stupido (e come sempre il
problema è che non è noto il punto di
equilibrio di questa bilancia);
• il servizio di consultazione on-line
offerto dalle riviste è piuttosto recente,
pertanto non è certo facile il reperimento di fascicoli arretrati (si trova al più
qualche anno, per le riviste con maggiore presenza nel WWW).
Prima di concludere è utile segnalare
ancora che:
• alcune riviste sono offerte contempo-
56
raneamente da più di un sito (si vedano
in tabella, ad esempio, il caso di Evidence-Based Medicine e di JNCI), ma l'offerta non è necessariamente la stessa
subendo di volta in volta rest rizioni di
contenuto (solo indice oppure anche
abstract) o di accessibilità (solo ai soci
di, oppure ai possessori di una certa
autorizzazione, ...);
• ci sono siti, in genere biblioteche,
che offrono il servizio di fotocopiatura
delle riviste a disposizione (si veda come
esempio il riferimento Il), presumibilmente a pagamento;
• è probabilmente poco produttivo
lasciarsi abbindolare da frasi come "...
the most comprchcnsivc list of ..." che si
trovano in troppi riferimenti;
• è possibile consultare l'elenco di
tutte le riviste referenziate in Index
Medicus (riferimento 12);
• grosse case editrici stanno entrando
in rete con tutte le loro riviste: è il caso
di Elsevier (13), che fino a pochi mesi fa
riportava soltanto informazioni commerciali ma che ora offre anche gli indici; di
Oxford University Press (14) che riporta
gli abstract di tutte le sue riviste; di British Medicai Journal Publication Group
(15), che per il momento offre solo gli
indici ma ha già comunicato che prossimamente tutte le sue riviste porteranno
in Internet anche ]'abstract;
• ci sono infine siti che cercano di
offrire come servizio gratuito l'elenco di
tutte le riviste che si trovano referenziate
in Internet: è il caso del sito NewJour
(16) che si propone come collettore (e
quindi, successivamente, distributore) di
informazioni per chiunque voglia
immettere in rete un giornale, una rivista, una newsletter. L'idea è certamente
di interesse però le difficoltà di collegamento al sito sono state notevoli, anche
per via della attuale mole (ed in futuro
sarà probabilmente peggio) del sito stesso: circa 4000 riviste e circa 500KB di
informazione da scaricare ad ogni tentativo di collegamento (!?!).
In conclusione, diceva don Anacleto
Bendazzi (17) che il nostro settore
(genericamente ci potremmo considerare
nel settore impiegatizio, crediamo) ha,
come altre cose del resto, nel nome la
propria definizione ("sett'ore impiega
Tizio"): ebbene in questo caso non si è
trattato nè di un lavoro di settore nè di
sett'ore. A risentirci alla prossima!!
P.S.: chi vuole fare opera meritoria può
segnalare agli autori
(e-mail: [email protected]
oppure [email protected] )
gli indirizzi dei siti eli altre riviste di interesse ma non ancora comprese nella
tabella riportata, oppure correggere gli
eventuali errori o spostamenti di indirizzo delle riviste in elenco.
BIBLIOGRAFIA
I. Zocchetti C: Medline? Sì gratis. SNOP 1996; 40: 50-52
2.Perec G: Experimental demonstration of the tomatotopic organization in the soprano (Cantatrix sopranica L.). In Cantatrix sopranica L. e altri scritti scientifici. Torino: Bollati Boringhieri, 1996: 9-26
3.EBSCO: 1996-97 Librarians' Handbook. Birmingham (AL, USA): EBSCO Industries Inc., 1996
4.Biblioteca della Clinica del Lavoro di Milano: Elenco dei periodici. Milano, 1996
5.HTTP:I/W W W.ALTAV ISTA.COM
6.HTTP://W W W.EXCITE.COM
7 .WWW Virtual Library (Epidemiology):
HTTP:I/WWW.EPIBIOSTAT. UCSF.EDU-/EPIDEMIEPIDEM.HTML
8 .HTTP:/IMEDSCHOOL. W USTL.EDU/WEBClTES/JOURNALS.HTM
9. HTTP://INFO.MED.YALE.ED UILIBRARYIRESOURCESIJOURNALS.HTML
l0.lnternet ormai in declino, 5 milioni di siti sono morti. Corriere della Sera,
l2marzo 1997: 13
11.HTTP:/IW WW.LIBRARY.KNAW.NLIWWW/CONTENTITSLIST.HTM
I 2.HTTP:I/GOPHER. N LM.N I H.GOV :7011 /ONLINEIJOURNALS/LJI
13.HTTP:I/WWW.ELSEVIER.NL:80/INCAIPUBLICATIONS/STORE/
4.HTTP:I/W W W.OUP. CO . U KIJ NLS/LISTI
I5. HTTP:/IW W W.BMJPG.COM/DATAI
16.HTTP:/IGORT. UCSD.EDU/NEWJOUR/TOC.HTML
17.Bendazzi A: Bazzecole andanti. Vallardi: 1996
DIRETTIVO SNOP LUGLIO `97
LOMBARDIA
Laura Bodini
(presidente SNOP
e direttore della rivista)
UOTSLL - ASL n. 3 I
via Oslavia, I
20099 Sesto S.Giovanni (MI)
Tel. 02/2625763 I
Fax 02126223083
Ettore Brunelli
(segretario regionale)
UOTSLL - ASL n. 18
via Cantore, 20
25128 BRESCIA
Tel. 03013994467
Fax 03013994540
Enrico Cigada
(tesoreria)
Servizio n. I - ASL n.31
via Oslavia, I
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02126257625
Fax 02126223083
EMILIA ROMAGNA
Luigi Salizzato
(segretario regionale)
Dipartimento Prevenzione
via Brunelli, 552
47023 Cesena (FO)
Tel. 05471352183-170
Fax 05471645060
VENETO
Flavio Coato
(vicepresidente SNOP)
Emilio Cipriani
(segretario regionale)
SPISAL-USL n. 22
via Foro Boario, 28
37012 Bussolengo (VR)
Tel. 04516769427
Fax 04516700347
Celestino Piz
SPISAL-USL n. 6
via IV Novembre, 46
36100 VICENZA
Tel. 0444199 2 2 1 3
Fax 04441511127
PIEMONTE
VALLE D'AOSTA
Silvano Bosia
(segretario regionale)
USL n. 19
via Baracca, 6
14100 ASTI
Tel. 01411392871
Fax 014 1/392894
TOSCANA
Alberto Baldasseroni
(vicedirettore rivista)
SPISLL - USSL n. I O
viale Guidoni, I781A
50125 FIRENZE
Tel. 05514224407
Fax 05514224405
[email protected]
Andrea Dotti
(vicepresidente SNOP)
USL n. I
via Lombroso, 16
10125 TORINO
Tel. 0 11/6698822
Fax 01 1/6690150
CAMPANIA
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Azienda USL NA2
via Salvo d'Acquisto, 7
80100 Quarto (NA)
Tel. 08118552660
Fax 08118552643
LIGURIA
Stefania Silvano
(segretario regionale)
USL n. l9
corso Sardegna
19100 LA SPEZIA
Tel. 0187/533741
Fax 01871533472
MARCHE
Giuliano Tagliavento
(segreario regionale)
Az. USL n. 7
via 25 Aprile, 61
60022 Cascelfidardo (AN)
Tel. 07 1/7130407
Fax 07117[30405
Claudio Calabresi
(ufficio di presidenza)
UOPSAL n. I
corso Gastaldi, 7
16138 GENOVA
Tel. 0 10/3446647
Fax 01013620638
FRIULI
VENEZIA GIULIA
Umberto Laureni
(segretario regionale)
ASL I
piazzale Canestrini, 2
33 127 TRIESTE
Tel, 04013997402
Fax 04013997403
LAZIO
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USL RM/B
Dipartimento Prevenzione
via E.Franceschini, 561B
00155 ROMA
Tel. 0614 1 60 1 904
Fax 0614 1 60 1 905
UMBRIA
Armando Mattioli
(segretario regionale)
via del Campanile, I21A
06034 Foligno (PG)
Tel. 07421339580-339502
Fax 0742/34050 [
SARDEGNA
Antonio Onnis
(segretario regionale
e ufficio di presidenza)
USL n. 15
via Tirso, 71
09037 S. Gavino (CA)
Tel, 07019375204
Fax 07019375205
CALABRIA
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UOML
via Discesa Poerio, 3
88100 CATANZARO
Tel. 096 11747554
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PUGLIA
Antonio Nigri
(segretario regionale)
SPESAL ASL FG13
Piazza Pavoncelli, I 1
71 100 FOGGIA
Tel. 088 11732921
Fax 08811732920
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USL BA/l4
via Lecce, 5
70010 Casamassima (BA)
Tel. 0801653083 I
Fax 0801676 1 1 7
SICILIA
Paolo Ravalli
(segretario regionale)
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Zona Industriale I°
97100 FASE DI RAGUSA
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Fax 09321667807
ALTRI RIFERIMENTI
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Laboratorio Medico
Provinciale
via Amba Alagi, 5
39100 BOLZANO
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Fax 04711272631
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USL n. 12
via della Stazione, I
65026 Scafa (PE)
Tel. 08518541276
Fax 08518543123
Sergio Scorpio
USL n.01
via Conca Casale, 15
86079 Venafro (IS)
Tel. 08651900952
Fax 08651903335
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PMIPASL 4
via Montescaglioso
75100 MATERA
Tel. 08351243594
Fax 08351243653