Analisi strutturale per il recupero di edifici industriali
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Analisi strutturale per il recupero di edifici industriali
RECUPERO PROGETTARE Un caso studio: la ciminiera di Crespi d’Adda Analisi strutturale per il recupero di edifici industriali A. Anzani, A. Baila, P. Bamonte, P. Condoleo, C. Togliani Durante la rivoluzione industriale l’impiego di nuovi processi di combustione portò a una grande diffusione di ciminiere in muratura. Nei paesi occidentali tali manufatti assunsero valore simbolico contribuendo a configurare lo skyline di aree che oggi consideriamo archeologia industriale. Manifestazioni ripetitive di danno di tali strutture sembrano essere relativamente indipendenti dalla geometria e dalla collocazione geografica e più legate, invece, alle onerose condizioni di esercizio caratterizzate da forti sollecitazioni termiche. La ciminiera oggetto del presente articolo fa parte del villaggio industriale di Crespi d’Adda vicino a Capriate San Gervasio (Bergamo), inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 1995. Costruita alla fine dell’Ottocento, presenta forma troncoconica, doppia parete in muratura per garantire un migliore isolamento termico, altezza intorno ai 65 m e base a * Politecnico di Milano, Dipartimento di Design, DICA, Dastu. n. 5-2013 prisma ottagonale (figure 1 e 2). In sommità è evidente una forte curvatura, mentre l’intera canna è interessata da un quadro fessurativo caratterizzato da lesioni verticali, orizzontali e diagonali. La valutazione dello stato di danno e del comportamento strutturale della ciminiera deve prevedere un’indagine in sito, l’esame della sezione trasversale della muratura attraverso micro-carotaggi ed endoscopia per verificare se la sua geometria reale corrisponde a quella rappresentata nei disegni di progetto, la caratterizzazione dei materiali attraverso prove soniche e con martinetti piatti al di sopra del livello basamento, il prelievo di mattoni e malta per prove di laboratorio e una modellazione numerica. L’analisi dei primi risultati ottenuti dall’indagine in sito e dalla modellazione numerica ha permesso di evidenziare alcuni aspetti cruciali. STATO DI DANNO Durante il rilievo del quadro fessurativo, eseguito tramite un cestello elevatore, è stato possibile osservare alcuni precedenti interventi, come l’applicazione di cerchiature, la risarcitura di alcune lesioni e la sostituzione della parte sommitale del coronamento (fig. 3). La tessitura muraria appare molto re19 Progettare Recupero Fig. 2 - Progetto della ciminiera tratto dall’Archivio Storico di Crespi D’Adda Fig. 1 - Vista della ciminiera golare, per lo più con mattoni posti di testa, anche se localmente si notano alcuni giunti verticali con sfalsamenti assenti o molto piccoli (fig. 4). Nella parte superiore (49-65 m), i giunti 20 sembrano essersi distaccati dai mattoni, ed essere soggetti a erosione. Si osservano alcune efflorescenze saline (fig. 5). Il quadro fessurativo è stato analizzato PROGETTARE RECUPERO solo esternamente, senza quindi poter individuare se le fessure siano passanti. La ciminiera presenta lunghe fessure verticali (fig. 6), per lo più sul lato sud, da circa 18 a 43 m dal suolo. La fessura principale, risarcita con malta durante un precedente intervento, si è n. 5-2013 Progettare Recupero ora nuovamente aperta con una significativa perdita di materiale nel punto di massima larghezza (da 4 a 7 mm), a una quota di circa 17 m (figure 7 a), 7 b) . Gli altri lati, privi di fessure fino a un’altezza di circa 43 m, presentano da questa quota fessure inclinate di 45° solo in corrispondenza dei giunti di malta (figure 8 a), 8 b) . Da un’altezza di circa 49 m alla sommità, sono state identificate fessure orizzontali principalmente nei giunti di malta (figure 9 a), 9 b). L’inclinazione della ciminiera inizia al di sopra della base ottagonale (fig. 10) e si mantiene costante fino a un’altezza di circa 60 m, aumentando nella parte superiore. I valori di spostamento misurati variano da 33 cm a un’altezza di circa 60 m a quasi 55 cm in sommità lungo la direzione X, mentre in direzione Y i valori sono molto più bassi (minori di 10 cm). ANALISI STRUTTURALE Fig. 3 - Coronamento sommitale Fig. 4 - Giunti verticali con ridotto sfalsamento n. 5-2013 Il quadro fessurativo osservato, tipico delle ciminiere in muratura, è probabilmente causato da diversi fattori. La sua concentrazione nella parte superiore porta a escludere che sia causato dal vento che invece avrebbe comportato fessurazioni significative anche nella parte inferiore. In virtù dello schema statico adottato (mensola incastrata al piede) e del comportamento del materiale che, per bassi livelli di sollecitazione è elastico lineare, l’effetto dei gradienti termici e del peso proprio può essere studiato per sovrapposizione degli effetti, nel rispetto del comportamento cinematico. La snellezza della struttura è tale che il suo comportamento sia assimilabile a quello di una trave snella, con sezioni che rimangono piane, anche in condizioni deformate, e ortogonali alla linea d’asse (anche grazie ai setti orizzontali e verticali che collegano la corona interna a quella esterna). PROGETTARE RECUPERO 21 Progettare Recupero Fig. 5 - Presenza di efflorescenze saline e di patina scura superficiale Fig. 6 - Rilievo del quadro fessurativo 22 PROGETTARE RECUPERO Il comportamento della sezione sottoposta a gradienti termici è stato studiato mediante un modello piano a elementi finiti. Per simulare gli effetti di riscaldamento, sono state imposte una temperatura di 100 °C sulla superficie interna e una di 20 °C nell’intercapedine. Lungo lo spessore della prima corona circolare è stata assunta una variazione logaritmica per rappresentare un trasferimento di calore stazionario. Il materiale è stato considerato elastico lineare (E = 3500 MPa, S = 0,2), con un coefficiente di dilatazione terV>ÊrÊxÊUÊ£äÈÊc £° Per quanto riguarda i vincoli al contorno, sono state considerate le due situazioni limite di sforzo piano (= assenza di confinamento verticale) e di deformazione piana (= confinamento perfetto, deformazione verticale nulla). I valori delle tensioni principali massima e minima, nella condizione di sforzo piano, sono mostrati rispettivamente nella figure 11 a) e b). Le più elevate sollecitazioni di compressione si verificano in direzione circonferenziale, sulla superficie più calda, come è lecito attendersi. Il loro valore non è trascurabile (~1,30 N/mm2) ma naturalmente dipende linearmente dai valori ipotizzati per E e per il coefficiente di dilatazione termica. Per quanto riguarda le massime sollecitazioni di trazione, esse si verificano sulla superficie fredda a contatto con l’intercapedine a 20 °C; il loro valore (~ 0,65 N/mm2) è chiaramente oltre i valori comunemente accettati per la resistenza a trazione della muratura (~ 0,20 N/mm2). Se la dilatazione termica nella direzione verticale è completamente ostacolata (Jz = 0, condizione di deformazione piana), le tensioni principali risultanti sono quelle mostrate nelle figure 12 a), b) e c). Nel complesso non si riscontrano grandi differenze nella distribuzione delle sollecitazioni, rispetto al modello di sforzo piano; viceversa, i valori sono leggermente più alti nel caso di deformazioni piane. n. 5-2013 Progettare Recupero Fig. 8 - a) Lesioni diagonali e cerchiature di confinamento; b) dettaglio di una lesione diagonale ristilata Fig. 7 - a) Lesioni verticali sul fronte sud; b) particolare della perdita di materiale successiva alla risarcitura Fig. 9 - a) Vista di una fessura orizzontale all’interfaccia tra malta e mattoni; b) Riapertura di fessure diagonali e orizzontali ristilate n. 5-2013 PROGETTARE RECUPERO 23 Progettare Recupero In entrambi i casi la corona esterna non è interessata dai gradienti termici, grazie alla presenza dell’intercapedine. Il modello assialsimmetrico adottato, pur non potendo spiegare la curvatura rilevata in loco, tuttavia consente di ricondurre il quadro fessurativo ai gradienti termici nel periodo di esercizio probabilmente sommati al gradiente termico causato delle temperature ambientali. Le lesioni orizzontali potrebbero essere dovute alla deformazione differenziale che si verifica tra il lato nord e il lato sud, essendo il lato sud esposto a temperature più alte. La prevalenza di lesioni in sommità potrebbe essere dovuta sia al minore confinamento svolto dal peso proprio sia all’assenza dell’intercapedine nella porzione sommitale, con una conseguente maggiore sensibilità ai gradienti termici dovuti alle passate condizioni di esercizio. CONCLUSIONI Il quadro fessurativo tipico osservato su una ciminera in muratura patrimonio mondiale dell’UNESCO è stato studiato attraverso modelli a elementi finiti 2D, basati sul comportamento piano negli sforzi e su quello a deformazione piana. Effetti termici dovuti alla sovrapposizione di risultati differenziali causati dal riscaldamento interno durante i periodi di esercizio e dall’esposizione solare sembrano probabilmente giustificare il quadro fessurativo e la curvatura della ciminiera. Ulteriori fasi della ricerca si concentreranno sull’esame della sezione trasversale della muratura attraverso microcarotaggi ed endoscopia per verificare se la sua geometria reale corrisponde a quella rappresentata nei disegni di progetto. Si intende inoltre effettuare una caratterizzazione dei materiali attraverso prove soniche e con martinetti piatti al di sopra del livello basamento, il prelievo di mattoni e malta per prove di laboratorio. 24 Fig. 10 - Fuori piombo della ciminiera Per approfondire Jurina L., Mazzoleni M. (2001) Un sistema di “cerchiatura interna per il consolidamento di ciminiere in muratura, Tercer Colloquio Latinoamericano sobre Rescate Y Preservaciòn del Patrimonio Industrial, Santiago del Cile, 13-16 Settembre 2001 Lourenço P. (2002) Computation on historic masonry structures, Progress in Structural Engineering Materials, 4:301-319 Pallarés F. J., Ivorra S., Pallarés L., Adam J. M. (2011) State of the art of industrial masonry chimneys: A review from construction to strengthening, in Construction and Building Materials, 25 4351–4361 PROGETTARE RECUPERO n. 5-2013 Progettare Recupero a) b) Fig. 11 - Sforzi principali in condizioni di sforzo piano: a) sforzi principali massimi (intervallo = -0.25/0.65 N/mm2); b) sforzi principali minimi (-1.30/0.20 N/mm2) a) b) c) Fig. 12 - Sforzi principali in condizioni di deformazioni piane: a) sforzi principali massimi (intervallo = -0.37/0.85 N/mm2); b) sforzi principali minimi (-1.80/0.22 N/mm2); c) sforzi principali intermedi (-1.70/0.27 N/mm2) n. 5-2013 PROGETTARE RECUPERO 25