Scarica il Sondaggio Sanità 2008

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Come è gestito il rischio clinico in ospedale:
cultura della sicurezza poco sviluppata, cartelle cliniche ancora cartacee,
procedure molto diverse tra Nord e Sud
Come viene gestito il rischio clinico? Le unità di gestione del rischio sono operative?
La formazione degli operatori sanitari è differente tra ospedali pubblici e privati?
Un’indagine commissionata da Cineas su un campione di 300 dirigenti sanitari verifica
le modalità di prevenzione degli errori medici e degli incidenti
Milano, luglio 2008 - Unità di gestione del rischio clinico esistenti, ma in diversi strutture
sanitarie non operative; presenza della figura del risk manager ancora carente, soprattutto
nelle regioni del Sud; gestione dei dati e delle cartelle cliniche ancora in forma cartacea in gran
parte degli ospedali; differenze significative nell’erogazione dei corsi di formazione agli
operatori fra strutture pubbliche e private.
E’ questo il quadro generale emerso dall’indagine commissionata da Cineas, consorzio
universitario specializzato nella prevenzione e gestione dei rischi, presso i Direttori sanitari di
ospedali pubblici e privati al fine di verificare le modalità di gestione del rischio clinico
effettivamente messe in atto dalle strutture ospedaliere pubbliche e private.
Sono state condotte 300 interviste di cui 44 alle Asl che hanno la gestione diretta di alcune
strutture ospedaliere e 256 a strutture ospedaliere con oltre 25 letti collocate in Piemonte,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia.
Il campione intervistato è costituto per lo più da Direttori sanitari, Risk manager, Direttori di
presidio e Responsabili di uffici qualità di strutture sanitarie pubbliche e private.
Risk Management in Sanità
La gestione del rischio è uno dei fattori determinanti del governo clinico. Nel settore sanitario
una corretta procedura di Risk Management prevede l’identificazione delle fonti di errore, lo
sviluppo di meccanismi che limitino la probabilità che questo si verifichi, la riduzione del ricorso
ai fattori umani, il miglioramento dell’accesso alle informazioni, la standardizzazione dei
processi e la formazione e aggiornamento continuo degli operatori sanitari.
Risultati dell’indagine: chi si occupa della gestione del rischio in sanità
Benché la quasi totalità degli intervistati dall’indagine commissionata da Cineas manifesti una
chiara consapevolezza rispetto alla definizione di rischio clinico, inteso come “processo
sistematico mirato ad individuare, valutare e gestire i rischi clinici per migliorare la sicurezza
per i pazienti e per gli operatori”, nella pratica si osservano ancora difficoltà più o meno
marcate ad adeguare strutture e organizzazioni ai criteri di una cultura del rischio.
Il 79% delle strutture ha già provveduto alla creazione di un’apposita unità che si occupi della
gestione del rischio clinico: il 12% di queste però non è ancora operativa. Nel 33% dei casi
intervistati, quindi, non è attiva una unità per la gestione del rischio.
A sorpresa le realtà più virtuose sono le aziende ospedaliere e in generale le strutture
pubbliche. Queste ultime risultano occuparsi dei rischi nell’84% dei casi, contro il 73% delle
strutture private. Nella maggior parte degli ospedali pubblici e privati, l’attività dell’unità di
gestione del rischio clinico è coordinata dalla Direzione sanitaria.
Informazioni per la stampa
Barbara Orrico- [email protected] – 02-89054165
Stefania Pallotta – [email protected] - 0289054155
Il suo ospedale ha già provveduto alla creazione di un’apposita unità che si occupi della
gestione del rischio clinico?
Tipologia
Totale
Struttura
Strutture
Ospedaliere
Asl
Casa Di
Cura
Privata
AO
Si (NET)
Ospedale a
Gestione
Diretta
94
82
79
67
79
12
300
73
70
68
65
68
71
63
60
17
49
11
3
251
Si (net)
30
Si, è già operativa
Privata
84
82
91
Pubblica
10
111
14
85
13
171
10
129
Si, ma non è ancora operativa
Gran parte dei direttori intervistati afferma che all’interno della struttura in cui operano sono
state costituite le commissioni per il controllo delle infezioni ospedaliere (91% in Lombardia,
Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, 85% in Toscana e Lazio, e 79% in Campania, Calabria e
Sicilia). La percentuale dei casi in cui è stata istituita la commissione per il controllo delle
infezioni ospedaliere è significativamente diversa a seconda dell’attivazione o meno di un’unità
di gestione del rischio clinico: l’89% degli ospedali che al loro interno hanno un’unità di
gestione del rischio ha costituito un’apposita commissione di controllo delle infezioni contro un
68% di quelle strutture che, sprovviste dell’attività di gestione del rischio sanitario, non ha
istituito alcuna commissione a tal fine.
La figura del risk manager
La metà circa delle strutture intervistate ha nominato una persona a ricoprire il ruolo di Risk
manager; in particolare le Asl (76%) che hanno la gestione diretta di alcuni ospedali, le
strutture pubbliche (56%) con un maggior numero di dipendenti e quelle di più recente
costituzione. Dal punto di vista geografico, primeggiano le regioni centrali (Toscana e Lazio)
con il 64% di strutture in cui esiste una persona che ricopre il ruolo di Risk Manager, seguite
dal Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna) con il 53% e infine il Sud
(Campania, Calabria e Sicilia) con il 39% dei casi.
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Oltre l’80% delle strutture, in modo particolare quelle di più nuova costituzione (fino a 10 anni
di costituzione), è favorevole sia al fatto che la figura dell’Hospital Risk Manager sia imposta
per legge a tutti gli ospedali italiani e sia all’istituzione di un sistema di certificazione al fine di
monitorare il rispetto delle procedure e la qualità dei servizi offerti ai pazienti, come ad
esempio la Joint Commission International; segno di come in materia di sicurezza, le strutture
di recente costituzione abbiano una mentalità più orientata alla cultura del rischio rispetto a
quelle datate.
Esiste all’interno della sua struttura una persona che copre il ruolo di Risk Manager?
Si
300
51
Totale
Si
51
10
No, ma
stiamo
progettando
di inserirla
76
Asl
251
46
Strutture Ospedaliere
49
Publica vs. privata
Privata
18
No
129
45
Zona
53
Nord
Sud
111
64
Centro
Base rispondenti: 300
171
56
Pubblica
39
86
103
Base rispondenti: 300
La cartella clinica
Una delle caratteristiche organizzative necessarie per ridurre le fonti di errore è la gestione
informatizzata della cartella clinica; se da una parte, tre quarti delle strutture ha predisposto
un’unità ad hoc per la gestione del rischio clinico, dall’altra, il 79% sostiene di operare ancora
attraverso un sistema di raccolta e archiviazione dei dati clinici di tipo cartaceo. Solo il 6%
circa dichiara di aver informatizzato la cartella clinica in tutti i reparti.
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Attualmente, nella maggior parte delle strutture ospedaliere che lei dirige, la cartella
clinica è in forma cartacea tradizionale o esiste la cartella informatizzata?
Totale
Informatizzata (net)
21
cartella informatizzata
cartella informatizzata solo in
alcuni reparti
cartacea
tradizionale
Base rispondenti:
Hanno l'unità di
gestione del rischio
clinico
La funzione è
coordinata
dall'Hospital Risk
manager
24
28
6
7
9
15
17
19
79
76
73
300
238
154
Tre quarti delle strutture, che attualmente posseggono una gestione cartacea, dichiara di aver
valutato il passaggio alla cartella informatizzata e, presumibilmente, implementerà il nuovo
sistema entro 11 o 12 mesi, soprattutto le Asl che gestiscono strutture ospedaliere (Asl 76%
contro 66% delle strutture ospedaliere) e il pubblico (ospedali pubblici 72% contro il 62% degli
ospedali privati).
Procedura per la gestione degli incidenti potenziali o Near Miss
Un altro dato che mette in luce una volontà di dotarsi di strumenti adeguati, ancora frenata da
ostacoli organizzativi, è la risposta fornita alla domanda relativa all’esistenza di una procedura
per la gestione degli incidenti potenziali o Near Miss, vale a dire quegli incidenti che non si
verificano per mera casualità (ad esempio, la rivelazione di un errore di prescrizione di un
farmaco prima che sia somministrato al paziente); il 69% delle strutture dichiara di
possederla, ma una quota pari all’8% afferma di applicarla con discontinuità. Sono le strutture
di più recente costituzione e le aziende private ad evidenziare maggiormente la presenza di
questo tipo di procedura.
Esiste, inoltre, una correlazione fra comportamenti virtuosi: la gestione degli incidenti
potenziali è correlata, infatti, alla presenza di un’unità di gestione del rischio clinico, alla
presenza di un Hospital risk manager all’interno delle strutture e alla gestione informatizzata
della cartella clinica.
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Attualmente, nella struttura in cui opera, esiste una procedura per la gestione degli
incidenti potenziali o NEAR MISS, ovvero di quegli incidenti che non si verificano per mera
casualità (ad esempio, la rilevazione di un errore di prescrizione di un farmaco, prima che
sia somministrato al paziente)?
Unità di gestione del
rischio clinico
La cartella
Hospital Risk Manager
Totale
cartella
parzialmente
informatizzata
presente
attivata
Si, Net
Si, esiste ma
non sempre
viene
applicata
69
8
71
non
attivata
77
7
57
5
61
11
300
238
60
69
86
cartella
informatizzata
74
67
8
74
59
53
154
81
12
70
63
52
Base
assente
64
8
Si esiste ed è
applicata
cartacea
tradiziona
237
45
18
Da notare la significativa discrepanza esistente tra le regioni del Centro (Toscana e Lazio) e del
Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) rispetto al Sud (Campania, Calabria e
Sicilia), in cui la procedura per la gestione degli incidenti potenziali o Near miss esiste nel 54%
delle strutture, contro un 81% delle strutture laziali e toscane e un 73% di quelle piemontesi,
lombarde, venete e dell’Emilia Romagna.
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Attualmente, nella struttura in cui opera, esiste una procedura per la gestione degli
incidenti potenziali o NEAR MISS, ovvero di quegli incidenti che non si verificano per mera
casualità (ad esempio, la rilevazione di un errore di prescrizione di un farmaco, prima che
sia somministrato al paziente)?
Struttura
Totale
Pubblica
Zona
Privata
74
Si, Net
Si, esiste ma
non sempre
viene
applicata
Si esiste ed
è applicata
Base
69
65
5
Nord
Centro
Sud
81
73
11
7
8
10
54
6
61
300
69
66
70
55
171
48
129
111
86
103
Dall’indagine emerge anche che il 12% degli ospedali presi in considerazione dal campione
intervistato non ha il certificato di prevenzione incendi, il cosiddetto CP, così come un ulteriore
12% non è a conoscenza dell’esistenza o meno del certificato per la propria struttura.
Entrando nel dettaglio, i dati dicono che ad ottenere tale certificato sono state il 68% delle Asl
e il 77% degli ospedali, di cui il 68% delle strutture appartengono al pubblico e l’86% al
privato. Il 95% dei dirigenti ospedalieri intervistati, inoltre, afferma che gli ospedali in cui
operano prevedono una fonte alternativa di energia elettrica a partenza automatica in caso di
interruzione di quella principale di rete.
La formazione dei dirigenti sanitari
Mediamente l’80% del personale ha partecipato a corsi di formazione in materia di gestione del
rischio, la metà circa nel corso dell’ultimo anno. L’85% del personale di comparto ha ricevuto
una formazione in materia, mentre risulta più contenuta la quota dei dirigenti formati, il 78%.
Si evidenziano differenze significative nell’erogazione dei corsi di formazione fra le strutture
pubbliche e private; queste ultime risultano meno attive nella partecipazione a corsi
formazione.
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Escludendo la formazione obbligatoria prevista dall’ex decreto legislativo 626, i dirigenti
sanitari che operano nella sua struttura hanno partecipato negli ultimi 12 mesi ad attività
formative finalizzate ad accrescere in materia di gestione del rischio?
Tipologia
Totale
85
Asl
Strutture
Ospedaliere
83 85
78
Struttura
85
Area Geografica
Pubblica Privata
Nord
87
83
83
76
Centro
87
86
79
Sud
81
77
76
71
300
Base rispondenti:
49
251
171
129
I dirigenti
111
86
103
Il personale di comparto
Infine, analizzando le risposte del campione di dirigenti intervistato, le spese per formare
professionalmente esperti di rischi ospedalieri al fine di ridurre le possibilità di errore, dovrebbe
essere sostenuto per la maggior parte di loro dalle Regioni.
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