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GIULIO VERNE MONNA LISA CENTRO BIOBIBLIOGRAFICO SCRITTORI E ARTISTI «FIRME NOSTRE» GIULIO VERNE MONNA LISA Commedia in un atto libera traduzione di Antonio de Lorenzo Titolo originale Monna Lisa (ou Léonard de Vinci ou La Joconde) (1852) FIRENZE 1983 INTRODUZIONE «Festa a Firenze» È tutto. Della tappa che Jules Verne fece con la famiglia nella città non sappiamo altro. Questo che Gaston, giovane nipote primogenito dello scrittore, ha ritenuto opportuno di segnare nel suo «giornale di bordo», è un breve appunto, troppo breve, ahimè, per appagare le nostre curiosità. Viene da pensare che anche il soggiorno sia stato altrettanto breve, una semplice sosta di riposo per ammirarne le bellezze monumentali, preziose, raccolte nello scrigno del centro storico della città che era in allerta per il diffondersi del colera. Ma la meta non era Firenze, e qui non è il caso di raccontare quel viaggio che ebbe luogo nel 1884. Vogliamo soltanto far rilevare che Firenze, come Roma, Venezia, Milano, per restare in Italia, colpì l'immaginazione di Jules Verne. Ben molti anni prima, nel 1847, Jules studiava diritto a Parigi, senza tanto entusiasmo, ma per assecondare la volontà di suo padre, avvocato. Fu ammesso infine nell'Ordine degli Avvocati, tuttavia egli cercò, invece, di dedicarsi alla letteratura: un nuovo genere di letteratura che diremmo oggi fantascientifica. Fu facile per lui, giovane e intelligente, frequentare salotti e teatri; ebbe così modo di far molte conoscenze interessanti e soprattutto di stringere una grande amicizia con Alexandre Dumas, che gli farà rappresentare nel suo «Théatre historique» un atto in versi: «Les Pailles rompues». Quando, purtroppo, il «Théatre historique» fece fallimento e Dumas pensò di sfuggire ai creditori dalla sua grande tenuta di Monte Cristo, Jules fu assunto come segretario nel «Théatre lyrique» a cento franchi al mese. Era il tempo in cui Luigi Napoleone si era proclamato Imperatore dei Francesi. Crediamo che non ci sia persona, oggi, che non abbia sentito nominare Jules Verne e soprattutto recentemente in occasione del centocinquantesimo anniversario della sua nascita. Chi di noi, nell'età più o meno verde, non ha letto uno dei suoi famosissimi «Voyages extraordinaires», alcuni adattati successivamente in film e poi ritrasmessi dalla televisione? Non molti, invece, a meno che non si tratti di studiosi specialisti verniani, sanno che la bibliografia dello scrittore di Nantes annovera drammi, operette, vaudevilles, fantasie e commedie, anche in versi, poiché egli era inoltre un poeta e non soltanto nell'anima sua fantasiosa. Questa commedia di un atto e in versi «Monna Lisa» che abbiamo voluto tradurre in italiano fu cominciata nel 1851 (il giovane autore aveva allora ventitré anni) e portava il titolo di «Léonard de Vinci». A suo padre che gli rimproverava di non comporre più versi — evidentemente si era messo l'animo in pace ed aveva assecondato il fermo proposito del figlio di dedicarsi alle lettere — egli rispondeva: «Ma io ne faccio sempre e molti e attualmente il mio «Léonard de Vinci» occupa tutto il mio tempo». A dire il vero attendeva anche alla stesura di altre commedie e collaborava alla raccolta letteraria «Le Musée des Familles», una specie di enciclopedia ricreativa illustrata da incisioni su legno, la quale mirava a divulgare la cultura e sviluppare l'educazione. Egli ha dovuto certamente conservare la commedia in un cassetto e lavorarvi ogni tanto, perché in una lettera a sua madre del 20 novembre 1855, le annunziava che «La Joconde» andrà presto in scena; come si vede il titolo è cambiato ma l'ultimo, il definitivo, sarà «Monna Lisa». Questa commedia fu letta dal suo Autore all'Accademia di Amiens il 24 maggio 1874, non venne mai rappresentata e fu pubblicata per la prima volta nella collana dei «Cahiers de L'Herne». Monna Lisa, almeno per quanto ci è stato tramandato dal Vasari nelle sue «Vite», fino, non ultimo, a Pierre La Mure («The private life of Mona Lisa») che ne ha romanzato la vita privata sullo sfondo di un «mondo dissoluto, gaio e turbolento dell'Italia rinascimentale», era figlia del notabile Anton Maria de' Gherardini, residente a Firenze in Via Maggio, nel quartiere di Santo Spirito e di donna Caterina Rucellai. Nata nell'estate dell'anno 1479, andò sposa quindicenne a un mercante di sete, Francesco di Bartolomeo del Giocondo, che contava più del doppio dei suoi anni, aveva un figlio, Bartolomeo (Meo per la famiglia) ed era già due volte vedovo. Il matrimonio, che ebbe luogo in S. Maria Novella nella cui parrocchia gli sposi andarono ad abitare, fu un matrimonio combinato perché Lisa era rimasta incinta in seguito agli incontri col giovanissimo Giuliano, terzo figlio maschio di Lorenzo il Magnifico. Nacque una bimba, fu battezzata Andoca e visse lo spazio di un mattino. La moglie del mercante aveva ventiquattro anni quando posò per un ritratto nello studio di Leonardo ma si ignora se fu commissionato; sappiamo, però che il pittore di Anchiano non amava dipingere, soprattutto ritratti. Il La Mure ci fa notare che Monna Lisa non porta l'anello matrimoniale, né altri gioielli, né un'acconciatura come si conveniva allora ad una donna sposata. Altri studiosi, per questo, la pensano una vedova, così abbrunata nell'abito semplice; altri ancora, una cortigiana; recentemente un californiano ha ipotizzato, con l'aiuto di un computer, che il vestito le ha coperto successivamente il busto nudo e candido. Secondo il La Mure, Leonardo poi non era quell'uomo dal multiforme ingegno che tutti hanno stimato e tuttora esaltano come uno dei più grandi geni dell'umanità, bensì un uomo mosso da estrema curiosità per ogni fenomeno della natura, che tutto lo interessava e ne faceva oggetto di osservazione e dì studio; un uomo tormentato da mille idee che lo portavano a inventare, fantasticando, capolavori di ingegneria e di architettura, ponendosi impensabili problemi che risolveva soltanto sulla carta, su migliaia di fogli preziosissimi; ma era disordinato nell'esecuzione dei suoi lavori che lasciava per lo più incompiuti (lo è anche quello della «Gioconda» intorno al quale lavorò per quattro anni, sebbene sia il più rifinito); i suoi programmi non erano mai precisi; indeciso, volubile, non manteneva quello che prometteva e se ne allontanava insalutato ospite o se ne giustificava puerilmente. Benché di piacevole lettura, l'opera del La Mure rimane un'opera di divertissement e i lettori si divertano pure ma sono invitati a non dare eccessivo credito alle asserzioni dell'Autore, poiché al pari di Leonardo, a nostro avviso, anch'egli ha lasciato galoppare la sua fantasia. «È una vita romanzata — afferma formalmente — ma sia chiaro, non inventata». Ci siamo valsi di questo inciso per far rilevare in un certo senso la irrequietezza dell'uomo Leonardo, e quindi la sua incostanza in fatto di amore, a messo che egli abbia amato Monna Lisa. Secondo Alberto Savinio i suoi amori erano immateriali o intellettuali: certo è che rimase scapolo e non risulta che abbia mai avuto esperienza di amore eterosessuale. Nei suoi scritti egli parla raramente di donne e nei suoi dipinti esse figurano quasi sempre per commissione. Quando, vecchio e stanco, di passaggio da Firenze, egli chiese di poter salutare Monna Lisa, questa, finalmente moglie appagata di Giocondo e matrigna affettuosa di Meo, dimenticando il risentimento che nutriva verso di lui — e la lettura della commedia lo rivela chiaramente — lo farà passare e ascolterà quasi divertita una volta di più la giustificazione per non aver ancora egli consegnato il ritratto a Sua Eccellenza Giuliano de' Medici e l'assicurazione che avrebbe mantenuto la promessa. Il ritratto di Monna Lisa, su tavola di pioppo, della misura di cm. 77x53, non è firmato né datato; e dopo che Giuliano, Duca di Nemours, si sposò con Filiberta di Savoia, ritornò a Leonardo. «So che voi siete molto affezionato — gli fa dire il La Mure — tenetelo per mio ricordo». E sarà questo ritorno del quadro di Monna Lisa nelle mani di Leonardo a far nascere — pensiamo — nella mente fantasiosa di Jules Verne, il principio e la fine di un amore forse impetuoso ma breve, come un temporale d'estate. Antonio de Lorenzo MONNA LISA Personaggi LEONARDO DA VINCI MONNA LISA, moglie di Giocondo GIOCONDO, elegante signore di Firenze PAZZETTA, cameriera di Monna Lisa RAGAZZO, un giovane apprendista 1 La scena si svolge a Firenze e rappresenta lo studio di Leonardo da Vinci uno studio di gran lusso ma in una confusione pittoresca di cose d'arte armi, strumenti musicali, statuette, quadri, carte geografiche, libri, arazzi In fondo, una finestra gotica con vetrata a colori, da cui si vedono vasti giardini. Porte nel fondale. Su un cavalletto è poggiato il famoso quadre della Gioconda che oggi si può ammirare al Louvre. 1 Nel testo francese trovasi il nome di BAMBINELLO, ma certo non doveva trattarsi di un bimbetto. Vien fatto di pensare al ragazzo raccolto a dieci anni da Leonardo per la strada e che egli chiamava Salai, cioè «diavoletto» e il cui nome era Gian Giacomo Caprotti. SCENA I IL RAGAZZO (pulisce vigorosamente la tavolozza del suo maestro) Che il destino dia a ciascuno sulla terra un compito, non c'è nulla di male ma mi sembra strano che uno debba passare la vita a raschiare i colori della tavolozza e dedichi la sua giovinezza a questo compito ingrato, mentre l'altro dipinge gli Dei, le donne e i fiori. E dire che dei due sono io quelle che sgobba! (con spensieratezza) Bah! La vita, nonostante gl'invidiosi, è ancora ciò che c'è di meglio! SCENA II IL RAGAZZO E PAZZETTA PAZZETTA Buon giorno, ragazzo. RAGAZZO Sei tu, Pazzetta? PAZZETTA Certo, che ti dispiace? RAGAZZO (tentando di baciarla) Tutt'altro! PAZZETTA Baciami ma ascolta! RAGAZZO Perché sei venuta così presto, oggi? PAZZETTA Per vedere se il tuo maestro è qui. RAGAZZO Eh! Chi può saperlo? PAZZETTA Ma tu meglio di ogni altro! È qui? RAGAZZO Forse! Pazzetta, chi può dire dove si trova il mio maestro, dove ha dimora il lampo, dove va a dormire l'uragano? Ah! che testa calda, che essere stravagante; è sempre indaffarato, non può star fermo un minuto e non si lascia vedere in faccia! PAZZETTA Bah! Quando vuole discorrere, allora, come fa? RAGAZZO Parla di tre quarti e risponde di profilo. PAZZETTA (con aria di mistero) Bisogna tuttavia afferrare quest'uomo inafferrabile… RAGAZZO (mostrando il giardino) L'ho visto stamani che disegnava sulla ghiaia. Ma poi… PAZZETTA Eppure la mia padrona vorrebbe parlargli in segreto, prima della posa. RAGAZZO In segreto! Va bene, Pazzetta! Che venga: a meno che egli durante la siesta non stia a contemplare nei Cieli dei nuovi prodigi, o con la lira in mano a gareggiare con i suoi rivali, o anche a discutere in pubblico una tesi sulla medicina e il diritto canonico, essa può contarci; Leonardo da Vinci, se non è altrove, sarà forse qui. PAZZETTA Ragazzo, il tuo padrone è pittore, credo? RAGAZZO È anche un dottore molto bravo in medicina. PAZZETTA È un pittore prima di tutto! RAGAZZO Fra i più bizzarri, che costruisce palazzi e scava canali! PAZZETTA Oh, mia povera padrona! Ho torto di sostenere che un uomo simile non può avere un'anima sensibile, che il cuore gli manca a vantaggio della mente, e che non è per niente fatto per amare come si deve? RAGAZZO Consiglio saggio e prudente! PAZZETTA Ma essa non ne tiene conto; e il suo cervello vuol aver ragione! e si monta la testa. RAGAZZO Essa vi perderà il suo tempo! PAZZETTA Essa vi perderà anche il suo cuore! RAGAZZO (prendendola per la vita) E il tuo, a proposito, ce l'avresti? PAZZETTA Adulatore! Se io ti dicessi di no! RAGAZZO Un dolce bacio, amica mia! PAZZETTA (scappando) Ancora? Facciamo economia coi baci! RAGAZZO (insegue Pazzetta). PAZZETTA Se!… Se ci vedessero che cosa direbbero? RAGAZZO (trattenendola tra le braccia) Direbbero: ecco due innamorati! Non è vero? SCENA III IL RAGAZZO, PAZZETTA E LEONARDO PAZZETTA (scappando) Il signor Leonardo! LEONARDO Che cosa fai, ragazzo? RAGAZZO Niente, maestro, abbracciavo un po'… la signorina. PAZZETTA Come? Mi abbracciava! Che innamorato indiscreto! LEONARDO Ciò ti diverte dunque molto? RAGAZZO Moltissimo. LEONARDO Allora voi vi amate. RAGAZZO Nel modo migliore, caro maestro, e il migliore è sempre l'ultimo, poiché non facciamo inutili giuramenti e pensiamo solo a piacerci. LEONARDO (va a scartabellare tra i suoi cartoni) PAZZETTA La mia padrona mi aspetta (a Leonardo) Signore! (Leonardo non la sente neppure) Nessuna risposta. RAGAZZO (Ad alta voce) Maestro, sentite un po'… O maestro! (a Pazzetta) Ci rinunzio. PAZZETTA Allora resta qui ed io corro ad avvertire la mia padrona. RAGAZZO Va bene! Lo intratterrò io. (Pazzetta esce e il ragazzo chiude la porta). SCENA IV IL RAGAZZO E LEONARDO LEONARDO (Intento a preparare i suoi cartoni) Ragazzo, vediamo: hai girato per Firenze e trovato dei brutti ceffi spregevoli per servire da modello al mio Giuda? RAGAZZO Uhm! Ehm! Nessuno! Ho cercato invano. LEONARDO Ma lo sai che mi si impone di terminare al più presto il mio dipinto della Cena! E questo Giuda mi manca! RAGAZZO Ci si ammazzerebbe di fatica prima di trovarne uno, maestro. I briganti nel nostro secolo hanno preso l'aspetto di uomini eleganti. LEONARDO Non importa! Cerca e trova! RAGAZZO Dove? LEONARDO (dirigendosi verso la porta) Questo riguarda te! RAGAZZO Come! Sta per uscire! Bisogna che io lo trattenga… (a Leonardo) La moglie del signor Giocondo sta per venire. LEONARDO Sono appena passate le due; c'è ancora tempo. RAGAZZO Essa vuole anticipare la posa; me l'ha detto Pazzetta, maestro, e la buona creanza… LEONARDO (senza dargli ascolto, fermo davanti al cavalletto) — Questo ritratto m'interessa e voglio ritoccarlo. Quando sarà finito? Lo sa soltanto Iddio. RAGAZZO (a parte) — Egli non uscirà, ora; c'è un motivo. LEONARDO La mano sinistra non ha grazia nella sua posa e non è così che Dio l'ha creata! RAGAZZO Maestro, che cosa pensate della bella Monna? LEONARDO Io penso davvero che la ricca natura non produrrà mai creatura più bella! Essa ha questo ovale squisito, questa linea graziosa, questa bellezza che riempie la mente e gli occhi! Che cammini o si fermi, o si alzi o si segga, è sempre un capolavoro che essa espone dove il caso la porta; il suo tipo è meraviglioso; appartiene all'arte! RAGAZZO (a parte) Eccolo ricaduto nella sua fissazione! LEONARDO Pittori greci! Bisognerebbe avere il vostro genio! Si dice che gli uccelli d'Atene hanno un tempo beccato l'uva sulla tela di Zeusi. Ambirei un riconoscimento più degno; e vorrei gettare gli uomini di un'altra epoca ai piedi di questo ritratto, inebriati e tremanti per parlargli d'amore ancora fra tremila anni! RAGAZZO Intanto, tremate e parlate con voi stesso! LEONARDO Che cosa dici, ragazzo? RAGAZZO Monna Lisa vi ama! Essa viene per vedervi qui segretamente. LEONARDO (fuggendo) È forse vero?… Io non ho da perdere un solo momento… RAGAZZO (a parte) Si vuol mettere in salvo! LEONARDO (ridendo) Essa mi ama! Ah! È di cuore tenero! Ma ora il gonfaloniere mi sta aspettando… Dove sono i miei progetti? Corro subito dal Duca. Santo Cielo, dimenticavo questo progetto di acquedotto che Giulio Il desidera costruire a Perugia. E la mia risposta al Re di Francia Luigi XII? Essa mi ama!… Essa mi ama! A chi debbo andare dietro? Se avessi tempo, come l'amerei! RAGAZZO (esce ridendo) Ma che uomo è: di carne o di ghiaccio? (andando verso la porta) Ecco Monna Lisa! Le cedo il posto (se ne scappa) SCENA V MONNA LISA E PAZZETTA PAZZETTA (chiamando) Ragazzo! Come! Il signor Leonardo è già andato via? Siamo arrivati troppo tardi! MONNA LISA Aspetterò, poiché voglio parlargli con comodo. PAZZETTA Signora, si vede che quest'uomo vi piace. MONNA LISA Pazzetta, può darsi che egli non lo capisca. PAZZETTA Secondo me, ha la testa sempre fra le nuvole per occuparsi di queste cose terrene. MONNA LISA Secondo te, Pazzetta, l'amore è sedentario e chi lo cerca tra le nuvole non lo incontra. PAZZETTA In ogni caso io non andrei mai così in alto a cercarlo per rischiare di cadere, quando è così facile, cara padrona, essere felice a casa propria. L'amore abita più sulla terra che in cielo e per riuscire a vederlo così lontano ho vista troppo corta! MONNA LISA (tristemente) Il signor Leonardo non viene! PAZZETTA Immagino che egli stia portando a termine ora qualche macchina enorme dove il suo ingegno si sta impegnando in mille esperimenti e che non serve a niente nel paese degli amanti. MONNA LISA Egli non viene ancora! PAZZETTA (conducendola davanti al quadro) Allora ammiriamo la vostra immagine! Che peccato, se non finisse questo ritratto! MONNA LISA Pazzetta, pensi che egli lo preferisca a me? PAZZETTA Non lo metto in dubbio, ed è evidente. MONNA LISA Lo stesso affetto ci unisce nel suo cuore! E dimmi, cara Pazzetta, trovi che mi rassomigli? PAZZETTA Oggi, molto! Ma… MONNA LISA Ma… non osi parlare? PAZZETTA Ma, signora, domani se egli vuole che vi rassomigli, bisogna che questo ritratto pianga, ahimè! e con ragione. MONNA LISA Ma piangere, Pazzetta, non è già qualche cosa? PAZZETTA Piangere è moltissimo, signora, o non è niente. MONNA LISA E tuttavia Leonardo mi ama, lo sento bene! Sono già passati tre anni, tre anni che a questa stessa ora, io ho varcato ogni giorno la soglia della sua casa, che davanti a lui io poso ferma e sogno, tre anni di cui ricordo sempre i più piccoli particolari! Quante volte il suo sguardo mi ha tenuta abbracciata e quante volte rapita dal suo pensiero, ho visto unirsi con uno stretto legame il suo cuore al mio, il mio cuore al suo! Mi trasmetteva tutta la sua passione, non respiravo altro che con le sue labbra e sentivo allora nell'aria infocata volteggiare intorno a me invisibili baci. Non c'è niente di più raro che l'amore di un grande artista; non esisterebbe senza piaceri irreali. Si sente, si comprende e non si spiega. Non è dunque sottoposto all'errore, quaggiù; il suo fascino è divino, la sua durata infinita: l'artista è più che un uomo! Egli ama con genio! PAZZETTA Ah! Bah! Per essere felice, il mio ragazzo dice che la mente non c'entri per nulla e che non ne occorra tanta! MONNA LISA (vivamente) Eccolo! PAZZETTA (andando verso la porta) È il signore di Giocondo in persona! MONNA LISA Mio marito! Chi ce l'ha portato? PAZZETTA Sospetta forse qualcosa? MONNA LISA (mostrando il suo ritratto) Senza dubbio vuole portar via il quadro, una buona volta! PAZZETTA Io, intanto, vado a chiacchierare col mio ragazzo. SCENA VI MONNA LISA E GIOCONDO GIOCONDO (con tono dolcissimo) Non disturbarti cara, ti prego! Ebbene, e questo ritratto pieno di grazia?… Quando si finisce? Sono più di tre anni che al pittore tu affidi le tue fattezze con molta compiacenza! Io non ci vedo nulla di male e ciò riguarda te. MONNA LISA Confessa, però, mio caro Duca, che non vedi l'ora di portar via questo ritratto! GIOCONDO No certo, e aspetto; a che pro aver fretta? Leonardo ha tempo! Il suo genio non è forse eterno e non sarai tu eternamente bella? MONNA LISA Stamani sei di umore delizioso… GIOCONDO (mostrandole un braccialetto di gran valore) Cara Monna, mi sento in uno di quei giorni felici quando tutto ci riesce, anche di fare pazzie! E guarda, questo gioiello trovato presso Pozzuoli; ebbene, è merito del caso; un mio grande amico di ritorno da un viaggio me l'ha portato. MONNA LISA Che braccialetto incantevole! GIOCONDO Accettalo come prezioso lavoro della nostra antica Roma, perché proviene dai resti di un tempio a Serapide. MONNA LISA (mettendoselo) Tutti i miei ringraziamenti. GIOCONDO Da uomo educato io li passo al caso che ne sarà grato; bisogna avergli dei riguardi, poiché esso può l'impossibile! MONNA LISA L'impossibile! GIOCONDO Senza dubbio vorrebbe anch'esso che oggi tu vedessi finito questo ritratto. MONNA LISA Ti dichiaro che sarebbe molto capace, allora. GIOCONDO Tanto più che dovrebbe trionfare su una donna. MONNA LISA Ah! veramente! Da parte sua non sarebbe gentile. Forse, sedendomi, io ti capirò meglio! (si siede). E questa donna, è… GIOCONDO Sei tu! MONNA LISA Che cosa piacevole! Allora tu mi credi la causa di questi ritardi! GIOCONDO Tu sola! MONNA LISA Sarebbe vero! Io non c'entro per niente. GIOCONDO Tu non capisci! È che io sono in piedi (si siede). Monna, di giorno in giorno il tuo volto cambia, forse a tua insaputa, ma in modo strano. Oh, in verità tu sei sempre molto bella. Ma dimostri minore calma e semplicità! Da due anni soprattutto sui tuoi lineamenti si rivela un ardore inquieto, una febbre nuova, cioè, in una sola parola, un cambiamento completo che ti lascia sempre bella – ma diversamente! Nessuno, ascoltami, ha il diritto di lamentarsene, ma io spiego come Leonardo per dipingerti, sia ogni giorno costretto a seguire, passo, passo questa mobilità continua! Se dunque tu desideri, Monna, che egli lo finisca, non lasciare che i tuoi lineamenti cambino a loro capriccio e scegli infine il genere di bellezza che vuoi trasmettere ai posteri. MONNA LISA Il discorso è abile, ma non credi che nasconda il tuo desiderio segreto di portar via questa tela? GIOCONDO Chi, io? Meno di chiunque altro! MONNA LISA Che male poi ci sarebbe? GIOCONDO Non è che una copia e io ho l'originale (ridendo e con esitazione). Questo desiderio d'altronde si potrebbe ammettere solo nel caso in cui Leonardo così a lungo insensibile, si lasciasse incantare finalmente dai tuoi lineamenti! Ma, detto fra noi, egli è incapace di amare! MONNA LISA Incapace di amare! GIOCONDO Ha troppo genio! MONNA LISA Artisti di talento, come siete calunniati! Quali lati allora vi interessano del genere umano? GIOCONDO Soltanto la testa e tre dita di una mano. In quanto al cuore, ha solo quel tanto che occorre per l'uso modesto e discreto di un grande uomo. MONNA LISA E nonostante il suo amore, le sue cure, la sua dedizione, secondo te, una donna cercherebbe invano di essere amata e compresa! Dov'è questa donna? Dimmi… Non può essere una semplice mortale, e fosse anche una dea, essa sbaglierebbe ancora! GIOCONDO MONNA LISA Dammene il motivo, e ti darò ragione. GIOCONDO Ecco! Io non credo possibile l'alleanza dell'arte con l'amore; a ciascuno la sua parte! Di un pittore e di un amante posso affermarti che uno è fatto per dipingere e l'altro per amare. Osservali tutte e due! L'uno sul suo cuore traccia mille amori passeggeri secondo il suo capriccio che egli relega presto in qualche angolo buio con i suoi quadri, voltati verso la parete. L'altro, invece, amante per natura, è nel proprio cuore che incornicia il tuo; egli non vuole sapere né perché né come la passione lo trasporti: egli ama soltanto! Giudica tu ciò che ciascuno ha in fondo all'anima e poi ti convincerai, mia cara, che una donna invece di essere un oggetto d'amore per Leonardo, (faccio un'ipotesi) non è altro che un soggetto d'arte. MONNA LISA La tua distinzione mi sembra abbastanza inconsistente; sempre la debole Omfale ha trionfato su Ercole! Crediamo forse all'impossibile, noi, che con una parola vi possiamo gettare ai nostri ginocchi? Ti dimentichi veramente che niente ci resiste. Mio caro Duca; dopo tutto è un uomo, oltre che un artista, e come tale fa parte di quegli uomini che noi sappiamo piegare con le nostre deboli mani! Gli amanti per natura hanno questo in comune: che l'inno del loro cuore non si rinnova molto spesso, mentre un Leonardo ha degli slanci tutti suoi e non era ieri quel lo che è oggi. Credi dunque che un tale uomo ha il cuore accessibile, che può essere toccato dai teneri sentimenti, e, (con un'ipotesi io replico a mia volta) può unire dell'arte con l'arte dell'amore! GIOCONDO Bene! Per mancanza di argomenti, io rinuncio a ribattere il tuo punto di vista! Tu sei idolatra! Ma se tu adori in segreto i falsi dei, cara, sarai più felice se lo farai da lontano; è meglio! MONNA LISA Perché dunque? GIOCONDO Il genio ha la prerogativa di produrre uno strano effetto da lontano; perde a lasciarsi esaminare da vicino. MONNA LISA Da parte mia non ci credo affatto. GIOCONDO Io non ti darei, mia cara, che un quarto d'ora al massimo di un colloquio a quattr'occhi col tuo grand'uomo, col tuo poeta, per comprendere, nonostante una mente quanto il sogno sia lontano dalla realtà. MONNA LISA (vivamente) L'esperimento, Duca, mi sembra inutile e la discussione puerile! GIOCONDO Ma no!… Io voglio che ti convinca con i tuoi stessi occhi. MONNA LISA Non insistiamo più. GIOCONDO (ridendo) Dopo noi ci ameremo di più! È puro egoismo! Così… MONNA LISA (interrompendolo spazientita) Più si ragiona, più si discute, Duca, meno si convince una persona! Lasciamo questo argomento; o, per essere d'accordo, mettiamo, se io ho ragione, che tu non abbia torto! (si alza e si dirige verso la porta). GIOCONDO Esci? MONNA LISA Sì!… Vado a respirare più a mio agio. Quest'aria è soffocante e questo tempo afoso mi opprime. GIOCONDO L'ora della posa si avvicina (le offre il braccio). MONNA LISA (bruscamente) No, grazie! Ritornerò presto e ti troverò qui. (esce). SCENA VII GIOCONDO GIOCONDO (solo) Infelice Monna, per quale ragione essa mi dimentica? Questo triste suo smarrimento va fino alla pazzia! Oh! io dovrei fuggirla!… Ma l'amo. Bisogna pure che il suo cuore disingannato batta ancora vicino al mio! Per distruggere in un giorno questo delirio funesto, mi resta un mezzo rischioso ma decisivo; sì! Voglio lasciarla sola con Leonardo, del quale l'animo esaltato fa un essere sublime, un amante impareggiabile e di specie superiore che vive unicamente d'aria e di poesia! Voglio che faccia il confronto allora, quando l'ideale avrà borghesemente lasciato il suo piedistallo ed essa si vedrà amata con trascuratezza, mentre la mia tenerezza l'aveva abituata alle maniere piene di cure di un cuore obbediente, e non alle libertà d'un amore offensivo! (rimane prostrato per alcuni momenti). Ma se io m'ingannassi? No, non è possibile! Bisogna agire da uomo energico, insensibile! E io che l'amo ora più di prima dovrei rinunciare al suo amore? Mai! (Pazzetta attraversa i giardini) Pazzetta!… Vieni!… (tornando indietro) Occupiamoci di Leonardo, ora. SCENA VIII GIOCONDO E PAZZETTA PAZZETTA Eccomi, Monsignore! La padrona è uscita? GIOCONDO Sì! Pazzetta, io sono molto scontento di te. PAZZETTA Che cosa ho fatto, Monsignore? GIOCONDO Vieni e guardami! Tu, Pazzetta, hai ricevuto stamani l'ordine dalla tua padrona di informare con discrezione Leonardo del suo desiderio improvviso di vederlo in segreto. PAZZETTA Io! Ma no, Monsignore!… Vi giuro… GIOCONDO Sembra che tu l'abbia adempiuta male, molto male, l'ambasciata e che Monna abbia giudicato indispettita la situazione, quando si è trovata sola a quell'appuntamento! PAZZETTA Per la seconda volta, Monsignore… vi ripeto… GIOCONDO Detto fra noi, tu conosci tuttavia l'amore profondo, culto che essa ha per Leonardo, poiché ti consulta; talvolta anche, Pazzetta, ti prende di disapprovarla. È sconveniente! PAZZETTA Ma… GIOCONDO Che t'importa se le piace d'amare Leonardo di un amore serio? Vai dunque a riparare alla tua mancanza e a fare in modo che egli apprenda al più presto questa felicità inaspettata affinché non sia troppo preso alla sprovvista. PAZZETTA Che cosa? Voi volete!… GIOCONDO Certo, e senza tardare, comincia col descrivere questo amore come un amore immenso!… PAZZETTA Ma se parla di voi, che cosa dire in questo caso? GIOCONDO Di me? Di' cose che facciano inorridire. Tutto quello che vorrai! Racconta, ricama, maledici, mentisci, esagera, inventa. PAZZETTA D'accordo. Monsignore sarà contento della sua domestica. GIOCONDO (indicando la galleria di fondo) Aspettami là! È lui. (Pazzetta esce) SCENA IX GIOCONDO E LEONARDO LEONARDO Mio caro Duca, siate il primo a sapere quali onori mi sono destinati! Cesare Borgia vuole, per entrare in guerra, che io vada a comandare le sue truppe di Romagna! Vedete, l'incarico è fra i più importanti! GIOCONDO Voi lascereste Firenze… Ne avete il tempo? LEONARDO Il tempo di conquistare l'Italia e la Sicilia! GIOCONDO Leonardo, voi avete la conquista facile… ma se accettate vedo con rimpianto che rinunziereste a finire questo ritratto. LEONARDO (avvicinandosi al cavalletto) Mio caro Duca, basta un niente, un ritocco alla mano soltanto… e forse alla bocca. GIOCONDO (interrompendolo) Sono tre anni che vi sento parlare così, Leonardo! La pittura è la vostra soluzione di ripiego; quando non potete fare altro, come un manovale rattristato dal mestiere, voi fate dei capolavori! LEONARDO (burbero) Per Giove, sono dunque un così grande criminale? (calmandosi e preparando i pennelli) Ma l'arte è paziente poiché è eterna. GIOCONDO L'arte è eterna! D'accordo! Ma avete un bel modo di fare; io non lo seguo! No! La verità è che cominciate tutto e non finite niente! LEONARDO E che importa, caro Duca, se io comincio bene! GIOCONDO Certamente a quei tempi voi avreste fatto dannare Mecenate! Per esempio, a Milano, perché nella vostra Cena la figura del Cristo e quella di Giuda mancano ancora? LEONARDO Non li trovo. Bisogna per dipingere Dio che egli lo voglia, che Egli venga a reggere e dirigere la mia mano con la sua, che infine Egli mi apparisca sul suo trono di fuoco! Non sono io ad essere in ritardo, ma è Dio! GIOCONDO E Giuda? LEONARDO Ah! Giuda! Vi giuro, mio caro Giocondo, io mi ammazzo a cercare dappertutto il suo tipo. In mezzo ai briganti, a Milano, ogni sera, andavo al Borghetto, ma invano, per trovarlo. Tempo perso! Qui, il ragazzo mi conduce i più orribili prodotti della natura umana. E tuttavia fra questi mascalzoni, questi banditi io non posso trovare quei lineamenti abbrutiti, quella faccia ipocrita e cattiva del traditore che per trenta denari andò a vendere il suo Maestro. GIOCONDO O cercatori eterni! Come il cielo ebbe ragione di limitare all'arte il vostro strano orizzonte. E di rifiutarvi l'ingresso in quei campi dove altre anime umane vivono semplicemente. LEONARDO Ci credete radicati in un solo sentimento senza poter mai uscirne? GIOCONDO Fortunatamente! LEONARDO Fortunatamente per chi? GIOCONDO Per chi? Per tutti. In amore per esempio! LEONARDO Ebbene, mio caro Giocondo? GIOCONDO Ebbene! Io non credo… LEONARDO Che noi si abbia buon gusto. GIOCONDO Che voi sappiate amare!… LEONARDO Niente affatto… GIOCONDO Niente affatto? LEONARDO Ma i fatti sono accertati, caro Duca; ricordo di aver vissuto una volta dei bei giorni a Firenze; ero giovane, prodigo, ardente e vi assicuro che se non ero amato, almeno amavo… GIOCONDO Di un amore di cui soltanto voi avevate il beneficio e non come colui che vive di rinunzie! LEONARDO Disingannatevi! Io amavo molto seriamente… Fino a dedicare i miei giorni… GIOCONDO (ridendo) No! Soltanto le vostre notti. LEONARDO Così, dunque io vivo senza cuore? GIOCONDO No, certamente. LEONARDO In me l'amante è ucciso dall'artista? GIOCONDO Senza dubbio! Il vostro cuore è tutto il vostro studio; è pieno di un disordine piacevole e familiare, di opere di un gusto squisito, di marmi e di busti, di vasi preziosi, di quadri e di oggetti logori e lo sguardo distratto arriva a vedere tutto poetico. Ma una donna qui posa anziché riposare. LEONARDO La vostra pretesa passa ogni limite! Voi non sapete dunque quale intima alleanza unisca l'arte all'amore, e come su questa terra tutto andrebbe di traverso se essi non armonizzassero. GIOCONDO Ne dubito. LEONARDO (continuando a dipingere) Ascoltate dunque allora, mio caro Giocondo. Dio faticò molto per creare il nostro mondo poiché egli si riposò — si dice — dopo sei giorni, e da allora si riposa sempre. Tuttavia mancava la vita a questa terra, così Dio, per popolare la sua massa solitaria, incaricò l'arte e l'amore di produrre dopo di lui… E questo mondo essi l'hanno fatto così come è oggi… La loro missione è dunque di origine sacra; in un genere diverso ciascuno lavora e crea ma suscita senza posa una generosa concorrenza. E la parola simpatia è inventata per loro. Infatti, ai nostri giorni, come pure nei tempi antichi, l'amore ispira all'arte le sue opere poetiche. E l'arte dà all'amore questo lato ideale che lo eleva un po' dalla sua volgarità. Soltanto quando l'uno predomina si chiama Giotto, Fabio, Zeusi, Timante, Apelle e se prevale l'altro, ha per nome Laura, Ero, Cleopatra, Frine, Beatrice e Saffo. Quindi — lo sostengo contro la vostra opinione — l'arte completa l'amore, l'abbellisce e anche una donna di spirito deve nella loro unione trovare l'ultima parola di tanta passione. (alzandosi) Sì! Dopo Dio sono i creatori del mondo, poiché questi popolò il cielo, la terra e il mare e quelli crearono i capolavori ammirati! Pensate a tutto ciò, caro Duca, voi comprenderete che un cuore si sottomette di volta in volta al loro potere; essi sono legati fra loro e, se qualche cometa con la sua massa un bel giorno schiacciasse il nostro mondo, si potrebbe rifarlo con l'arte e con l'amore. GIOCONDO È molto ingegnosa come fantasticheria! Ma, ahimè, la teoria è smentita dalla pratica. Soprattutto quando il genio è complesso e pretende di abbracciare la scienza e l'arte nello stesso tempo! L'ora della posa è giunta (si dirige verso la porta). LEONARDO (fermandolo) Al contrario (trattiene Giocondo). GIOCONDO La vostra mente è sempre troppo facile a distrarre. Vado a cercare Monna Lisa. LEONARDO Fatevi di noi un'altra opinione! E credete… GIOCONDO Ma in voi, dieci personalità almeno si contendono la vostra anima! Come volete che una donna nella lotta sappia se è l'amante del meccanico, del pittore, del dottore o del musicista? LEONARDO Beh! L'ameranno tutti! GIOCONDO Niente affatto! Ne sarebbe la vittima. LEONARDO Io… GIOCONDO Voi siete sempre quegli che si occupa della vernice di un quadro ancora da cominciare. Anticipate l'avvenire a spese del passato! Ma il presente non è creato perché lo si eviti, e il cuore non vuole essere verniciato così presto! LEONARDO Errore, caro Duca! GIOCONDO Non trattenetemi più; ritornerò! LEONARDO Tuttavia… GIOCONDO (fuggendo) No! ritornerò subito. (sul fondo lo si vede parlare a Pazzetta, indicandole Leonardo). SCENA X LEONARDO LEONARDO (solo) È un signore divertente, questo signor Giocondo! Egli immagina dunque di essere il solo al mondo ad avere il diritto di amare e di essere amato? Per Giove! Io sono dunque un essere senz'anima? SCENA XI LEONARDO E PAZZETTA PAZZETTA (entrando con aria misteriosa) Oh! Signor Leonardo, vogliate, vogliate ascoltare una sola parola, ma una molto dolce, una parola molto tenera; una donna è venuta, e voi non ci eravate più! Era un'amante, e i vostri occhi non l'hanno vista! E neppure il vostro cuore ingrato lo sa… Leonardo da Vinci! Monna Lisa vi ama! (scappa). SCENA XII LEONARDO LEONARDO (solo, esaltandosi) Essa mi ama! Essa mi ama! E io non ci credevo! È vero? Quindi il ragazzo aveva ragione! Ora capisco quei silenzi… quelle mille cose, il segreto del suo cuore, il languore delle sue pose, il fuoco dei suoi sguardi, e voglio in un giorno, a forza di amarla, ripagarla di tanto amore. Ah! Se Dante vivesse farebbe un poema sulla bella Lisa, poiché io l'amo!… io l'amo!… SCENA XIII LEONARDO, IL RAGAZZO, CANTORI E MUSICI RAGAZZO Ecco i vostri cantori, Maestro! LEONARDO (con entusiasmo) Ah! amici miei! entrate. E che l'amore si unisca ai nostri canti! RAGAZZO Che cosa dunque gli prende? LEONARDO (al ragazzo) Bisognerà che tu addobbi le scale, i cortili con i miei fiori più rari! RAGAZZO Vado! LEONARDO Ragazzo! che si dia ai miei leoni grosse razioni perché ruggiscano meglio. RAGAZZO Corro! LEONARDO Che si prepari una scorta degna di lei! RAGAZZO Benissimo! LEONARDO Ragazzo! Fai in modo che oggi li sole, fermato nel suo corso, prolunghi all'orizzonte il più bello dei miei giorni! (il ragazzo esce correndo) SCENA XIV LEONARDO, MONNA LISA, GIOCONDO, MUSICI E CANTORI LEONARDO (a parte) Eccola! no, mai essa fu così bella, il suo fascino è diverso e la sua bellezza nuova! MONNA LISA (a parte) Il mio cuore batte da morire! GIOCONDO (scherzando) Il giorno, voi lo confesserete, non ha mai avuto raggi più dorati! Dipingere oggi deve essere un piacere! LEONARDO (a Monna Lisa) Una ebbrezza! La natura si rallegra, incantatrice! Ed io non riconosco questo diritto che alla bellezza, di essere dipinta alla luce di questo sole di estate! GIOCONDO (vivamente) Monna!… (a parte) Io credevo veramente di aver l'animo più forte! E questi cantori! Andiamo!… (piano a Leonardo) Tutta questa gente è dunque proprio così necessaria a darvi l'ispirazione, che non sapreste dipingere senza la sua presenza? LEONARDO Certamente (a Monna Lisa) Non è vero? Poesia e musica, dando alla mia opera un'atmosfera più poetica, scacciano lontano questa monotonia che intristerebbe subito la vostra fronte e i vostri occhi! MONNA LISA Questi tre anni, Leonardo, conteranno nella mia vita! Mi piace vedere ogni giorno, rapita dal pennello, la mia immagine uscire dalle vostre dita ispirate! GIOCONDO (con vivacità) Prendete i pennelli? LEONARDO (a Monna Lisa) Appena lo vorrete: poiché sono molto lieto e ho la mano felice! (fa sedere Monna Lisa in mezzo ai cantori ed ai musici come nel quadro di Brune Pagès). Vogliate ora prendere la posa solita in mezzo a questo gruppo, con più disinvoltura e lasciate arrotondare le braccia abbandonandole mollemente, (va al cavalletto e con comincia a dipingere). (Musica) UN CANTORE VILLANELLA Sono nella dolce attesa Al notturno appuntamento. Attendo la mia bella amante! La luna in amore argenta L'erbetta tenera e dolce! Sono nella dolce attesa! Di beltà sì fascinante Questo mio cuore è geloso! Attendo la mia bella amante! Degli alberi lentamente L'ombra scivola per noi! Sono nella dolce attesa! Là dove l'uccello canta Non occorre chiavistello! Attendo la mia bella amante! Ma essa accorre fremente E io muoio ai suoi ginocchi! Amo la mia bella amante! (la musica tace, lungo silenzio) GIOCONDO Andiamo! Debbo partire, eppure esito! Tutti tacciono! È necessario, usciamo presto!(si alza; Leonardo continua a dipingere) Me ne vado al palazzo del Consiglio. MONNA LISA Andate via? GIOCONDO Degli inviati del Papa saranno presentati al Duca Soderini; ho promesso di andarci! MONNA LISA Bene… GIOCONDO Del resto tornerò a riprendervi (a parte) Devo farlo! Devo farlo! Ma io veglio da fuori (andandosene e guardando Leonardo che non cessa di lavorare) Povero amante!… Egli non si accorge nemmeno che io me ne vado! (esce; una tenda ricade in fondo allo studio; Leonardo e Monna Lisa restano soli). SCENA XV LEONARDO, MONNA LISA MONNA LISA (guardando Leonardo che sta meditando). Il suo pennello non segue più il suo segreto pensiero. (andando vicino a lui). Non dipingete più dunque? La vostra mano si è stancata? LEONARDO (guardando intorno a sé) (a parte) Finalmente siamo soli (a voce alta) Perdonate! Sognavo! MONNA LISA Dei sogni per il futuro? LEONARDO Questo ritratto è brutto! Dovrei spezzarlo immediatamente!… MONNA LISA (a parte) La sua mano trema! (a voce alta) Signore, dunque voi non trovate più che mi rassomigli? LEONARDO No, Signora, sento che posso fare di meglio! MONNA LISA Perché lo sguardo si è cambiato nei vostri occhi? LEONARDO Sento di ritornare ai giorni della mia giovinezza! Mi sembra veramente di non conoscervi che da oggi, Signora, come un viaggiatore non conosce un paese se non arriva fino al centro. MONNA LISA (a parte) Egli mi ama! Leonardo! LEONARDO Eccoci soli, Signora! MONNA LISA (un po' inquieta) Noi siamo almeno tre, e questo ritratto reclama la vostra attenzione… LEONARDO Eccoci soli, e io vi giuro che mi piacete di più se restate così! MONNA LISA E perché… Leonardo? LEONARDO Voi siete più reale, più spontaneamente graziosa e più liberamente bella, come un quadro di valore che si pone nella sua giusta luce. MONNA LISA Che cosa ho dunque di nuovo nello sguardo? LEONARDO L'amore! MONNA LISA (a parte) Oh, cuore mio! (ad alta voce) E da dove questo amore? LEONARDO Io l'ignoro se voi stessa oggi l'ignorate ancora! MONNA LISA Ma quale ne è l'oggetto? LEONARDO Non lo so, ahimè! Se voi stessa oggi non lo sapete! MONNA LISA (insistente) Questo che sentimento è? LEONARDO Io non me ne rendo conto. Ma che appaia pure la morte! Signora, ed io l'affronto per una sola vostra parola, meno di una parola, uno sguardo! Meno ancora di uno sguardo! MONNA LISA (a parte) Oh! Grazie, Leonardo! Io non voglio saper niente se, a chiunque altra fuori di me questo amore sembri troppo ardente, troppo impulsivo, nella sua passione. Non l'ho forse visto invadere il vostro cuore e quasi a vostra insaputa? Io potrei, giorno per giorno, descriverci dettagliatamente la storia! LEONARDO Signora, ci credete? MONNA LISA Come non crederci? LEONARDO Voi avete letto nel mio cuore le pagine d'amore, ma bisogna che io legga a mia volta nel vostro. MONNA LISA Il libro del mio cuore merita che lo si mediti; forse, Leonardo, lo leggereste troppo in fretta e del resto tutto si oppone al nostro amore! LEONARDO (prendendole le mani) Perché non mi è dato di vivere sempre così sotto i vostri occhi, senza preoccupazione per le ore trascorse; e di unire la mia vita a tutti i vostri pensieri! Perché non posso vedervi, Monna, quando io lo desidero, intrecciare con le mie dita tremanti i vostri lunghi capelli, drappeggiare i vostri abiti secondo la moda antica, sviluppare in voi il senso poetico, e capire soltanto voi, e parlare soltanto a voi, farvi brillare sotto raggi più puri? MONNA LISA Di quali suoni incantevoli sono fatte le vostre parole! LEONARDO Occorre un altro giorno alle vostre grazie perfette! Occorrono ai vostri sguardi dei nuovi orizzonti! Affidate la vostra mano alla mia e conversiamo tutti e due di questo amore del quale voi siete amata! MONNA LISA (volendo ritirarla) Leonardo! LEONARDO Oh! Date (Leonardo le prende la mano e nell'atto di baciarla scorge il braccialetto che Giocondo le ha donato). Che meraviglioso cammeo! Che perfezione! Che gusto! Invero l'antichità non ha mai prodotto niente di meglio! (Il braccialetto si sgancia, Leonardo rimane ad osservarlo). MONNA LISA (a parte) Ahimè! incredibile miscuglio d'amore e d'arte uscirà infine da questa estasi strana! LEONARDO A prezzo di tutti i loro tesori, i re avrebbero acquistato questo braccialetto romano!… È una lavorazione raffinata! MONNA LISA Voglio distruggerlo con la mano lasciata libera… (a voce alta) Chi di noi due assorbe così il vostro pensiero? E chi mi risponderà: il pittore o l'amante? LEONARDO Questo cammeo è perfetto!… MONNA LISA (riprendendolo) Ah! Sfortunatamente una donna non è così meravigliosa, insomma, e non risale ai primi tempi di Roma! Essa non si conquista a prezzo d'oro! – ma anche dovreste sapere, Leonardo da Vinci, come questo inutile trastullo dall'aspetto così superbo, non è neppure di metallo né di pietra! (schiaccia il braccialetto sotto i piedi), LEONARDO (dopo un momento di silenzio) Signora, il vostro orgoglio dovrebbe castigarmi se fossi di quella gente il cui solo mestiere è di andare pronunciando parole galanti! Ma io, non so niente dei loro discorsi frivoli; la mia voce non ha imparato a supplicare con arte e le mie lacrime sono troppo orgogliose per piangere falsamente! Io odio le parole d'uso e le frasi banali. Ignoro, sul mio onore, l'arte dei mutamenti improvvisi; io vi amo ardentemente e sono sincero; il mio amore si addice alla vostra dignità. MONNA LISA Voi mi amate… quasi quanto questo cammeo! LEONARDO No, Signora, a voi piace essere amata come una donna! MONNA LISA Ahimè! LEONARDO (cadendo ai suoi ginocchi) Oh, mille volte perdono, per questo attimo di oblio, di abbandono e di turbamento. Cara Monna Lisa, Iddio stesso mi è testimone! Monna! È di un amore senza fine che io vi amo! MONNA LISA Leonardo!… voi mi amate… Leonardo… io vi credo… e tuttavia la mia anima è piena di terrore! una forza sconosciuta mi attira fra le vostre braccia, e il nostro amore non può essere che un lungo martirio! LEONARDO (circondandola con le sue braccia) E perché? Quale destino ingiusto ha disposto di voi, del vostro cuore, mia cara Lisa, e della vostra esistenza incatenata per sempre? MONNA LISA (volendo sfuggirgli) Io non mi appartengo più! LEONARDO (stringendola sul cuore). Sì, poiché il destino su questa terra vi ha fatto libera per la bellezza! MONNA LISA Leonardo! Lasciatemi! LEONARDO Che questo cuore agitato riposi sul mio, Monna cara! MONNA LISA (spaventata) No, vi prego! LEONARDO Lisa mia! MONNA LISA Lasciatemi! LEONARDO Dai vostri piedi che abbraccio… MONNA LISA No! LEONARDO Non respingete la mia adorazione! Io devo esprimere quanti desideri e quanta febbre la passione ha versato nel mio petto poiché mi mancano ora le parole dell'amore! (egli la stringe fra le braccia – Entra il ragazzo). SCENA XVI LEONARDO, MONNA LISA, IL RAGAZZO, UNO SCONOSCIUTO LEONARDO (bruscamente) Chi è? RAGAZZO (mostrando lo sconosciuto con orgoglio) Guardate! (un uomo vestito come il Giuda della Cena e rassomigliando a quel tipo bruttissimo, si ferma un attimo davanti alla finestra. Leonardo sorpreso fa qualche passo) Il mio Giuda! Il mio Giuda! Il mio meraviglioso birbante! (lo sconosciuto passa) Ah! non lo lasciare (corre fuori e scompare col ragazzo). SCENA XVII MONNA LISA MONNA LISA (sola) Non ho proprio ragione? Che cosa dunque succede? Quest'uomo tornerà qui a riprendere la frase interrotta e la parola cominciata! Oh! fuggiamo senza indugio da questo amore insensato! Che quest'uomo di genio ami a modo suo. Il mio povero cuore è pieno di un'angoscia infinita. E mio marito… io voglio… io imploro il suo aiuto! Ma ho proprio il diritto di ritornare da lui… SCENA XVIII MONNA LISA, PAZZETTA, IL RAGAZZO (il ragazzo passa in fondo allo studio tenendo Pazzetta a braccetto e le sussurra all'orecchio) RAGAZZO (a Pazzetta) A stasera. PAZZETTA Sì, mio dolce amore! RAGAZZO Mio dolce amore, quanto sarà lungo il tempo fino all'ora deliziosa in cui le nostre labbra felici potranno riunirsi! SCENA XIX MONNA LISA, IL RAGAZZO, PAZZETTA, GIOCONDO MONNA LISA (vivacemente a suo marito) Caro Duca! …Questo ritratto è ora finalmente finito! GIOCONDO (a parte) Povera Monna Lisa! MONNA LISA (mostrando il ritratto) Che Pazzetta lo porti via! PAZZETTA Sì, Signora! MONNA LISA Che la mia immagine esca con me da questo luogo detestato (un domestico porta via il quadro). GIOCONDO (con amore alla moglie) Cara Monna Lisa!… (a parte) Il suo cuore fra delle dita troppo rudi si è spezzato! PAZZETTA (a parte) Essa ha pianto! MONNA LISA Caro Duca, datemi ora il braccio per uscire! GIOCONDO Eccolo! PAZZETTA Povera donna! RAGAZZO (a bassa voce) A stasera, Pazzetta! PAZZETTA Oh! L'eterno innamorato! SCENA XX MONNA LISA, IL RAGAZZO, PAZZETTA, GIOCONDO, LEONARDO LEONARDO (con uno schizzo in mano) Ce l'ho, il mio Giuda!… L'occhio è falso, insolente! Una mano adula ancora mentre l'altra distrugge! È veramente un furfante di vile e basso aspetto. Un solo pittore abbia il piacere di incontrarlo! MONNA LISA Vorrei questo schizzo per farlo incorniciare! LEONARDO Vi piace? MONNA LISA Molto! Lo trovo meraviglioso e devo proprio a Giuda questa fortuna! LEONARDO (stupito) Voi! (a parte, tristemente) Oh! testa maledetta!… ahimè! passione mia! GIOCONDO (a parte) Giuda non ha mai fatto azione migliore! LEONARDO (gentilmente a Monna) Signora, noi possiamo, se lo gradite, portare a termine questo ritratto! Ho la mano ispirata (si volta e non vede più il quadro). MONNA LISA (con serietà) È finito, signore! GIOCONDO Oh! Finito completamente! MONNA LISA Non è vero? LEONARDO (prendendo risolutamente la sua decisione) Sì, la Signora ha ragione… infatti… Io non avrei mai potuto finirlo… Eppure manca… MONNA LISA E che cosa dunque? GIOCONDO Quella superba espressione che da un istante il volto ha assunto! MONNA LISA (guardando Giocondo) È rassomigliante? LEONARDO (a Giocondo) Mi piace più così. Notate la differenza! (a parte) A venti anni io ne sarei morto! GIOCONDO E lasciate Firenze? LEONARDO Senza dubbio! Non ho niente che mi trattenga qui. Del resto, voi lo sapete, caro Duca, io sono così e mi piace seguire lontano il mio umore vagabondo! Non mi credo fatto per vivere nel vostro mondo: così parto, vado dove mi chiamano i miei desideri e per solo compagno di viaggio non voglio altro che l'ideale seducente che ogni poeta per far parlare il suo cuore, porta nella sua testa; ciò mi conviene meglio della realtà! Ah! Laura e Beatrice! Il vostro esempio ha tentato più di una volta già qualche bella imprudente che non sapeva, ahimè, che se Petrarca e Dante non hanno cessato di ammirarvi e di cantarvi tanto, è che voi avevate la gentilezza di non esistere! MONNA LISA Che Iddio vi protegga durante il viaggio! LEONARDO Andiamo! Vado in guerra con il Borgia! Percorro la Romagna, Siena, Urbino, Piombino, creando lungo il mio viaggio fiumi, città, strade; ma domani, prima di mettere in atto questo vasto progetto, andrò a Milano per terminare il mio dipinto della Cena. Copyright Antonio de Lorenzo 50126 Firenze, Via di Ripoli, 207/C. È vietata la rappresentazione e la riproduzione senza consenso del traduttore. Finito di stampare dalla tipolitografia IT-COMM. s.r.l. nel mese di dicembre 1983.