Am Anfang war der Text? Il lettore nell´arcipelago mediale

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Am Anfang war der Text? Il lettore nell´arcipelago mediale
BAIG IV, supplemento febbraio 2011
AM ANFANG WAR DER TEXT? IL LETTORE NELL’ARCIPELAGO MEDIALE
Michele VANGI (Villa Vigoni)
“Berlin is here to mix everything with everyting. Alter?
Ich bediene mich überall, wo ich Inspiration finde und beflügelt werde, Mifti.
Filme, Musik, Bücher, Gemälde, Wurstlyrik, Fotos, Gespräche, Träume ...” […]
“Es ist egal, woher ich die Dinge nehme, wichtig ist, wohin ich sie trage”
“Es ist also nicht von dir?”
“Nein. Von so ‘nem Blogger”
da: Helene Hegemann, Axolotl Roadkill
Questa breve “lettura della lettura” si concentra sulle nuove forme di ricezione del testo letterario e
sulle nuove forme di presentazione del testo al lettore – cercando di formulare una loro definizione
che non pretende in alcun modo di essere esaustiva, ma che si propone piuttosto di stimolare una
riflessione sui soggetti della comunicazione letteraria, considerati come attori della nuova cultura
popolare di massa dell’era digitale. Si terminerà con una riflessione sul nuovo possibile ruolo della
“lettura professionale” – si intende qui lo studio della letteratura – che si ridefinisce in base a queste
nuove forme di fruizione e produzione testuale.1
1. NUOVE FORME DI “CONSUMO”: L’ALBA DI UN MEDIO EVO LETTERARIO?
La fruizione del testo ha assunto nuove forme in virtù dell’estrema molteplicità dei supporti mediali
che ne permettono la ricezione. La sua consistenza digitale implica in primo luogo il suo carattere
portatile, la sua vicinanza al corpo del lettore. Non è solo il libro ad essere diventato tascabile, ma
anche il testo: come tutti i dati digitali e i supporti mediali diventati sempre più portatili (e-book,
cellulare, lettore Mp3, ecc.), il testo – che occupa uno spazio estremamente ridotto di un’unità di
memoria – può seguire il lettore praticamente ovunque. Esso può essere riversato in molteplici
formati: possiamo scaricarlo, stamparlo o salvarlo sul nostro disco rigido. Possiamo trasferirlo da un
supporto di memoria ad un altro. Attraverso il carattere portatile e polifunzionale dei supporti di
lettura – si pensi al computer portatile – non solo la lettura è sempre più slegata dai luoghi
tradizionalmente ad essa deputati, ma diventa sempre più un atto “discontinuo”, determinato dallo
spazio non esclusivo occupato dal testo all’interno del supporto mediale: la lettura di un testo sullo
schermo di un PC non è solo frammentata dai rimandi ad una ragnatela di altri testi (hyperlink), ma
dalla possibilità di switching immediato fra il testo e una pagina internet, fra il testo e l’upload di un
filmato su YouTube, fra il testo e una moltitudine di altri testi che possono raggiungere il lettore in
ogni momento in forma di e-mail o sms.
Insomma alla luce del modificarsi della materialità del testo – sempre più slegato dal medium libro –
si modifica il rapporto fra lettore e letteratura, anche nella misura in cui si modifica la percezione di
istanze come autore, opera e libro. Quest’ultimo rappresenta nella cultura occidentale molto più di
un medium. Si pensi solo all’importanza della presenza di libri in una casa, il possesso dei quali
1 Per un esempio specifico delle possibilità offerte allo studioso di letteratura dai nuovi formati si rimanda
all’ampia e puntuale analisi di Andrea Benedetti, Testo e ipertesto. Proposte per un’edizione storico-critica
delle opere di Ernst Jünger tra filologia e multimedialità, in: BAIG IV, gennaio 2011, pp. 5-13. Il mio
contributo sarà invece incentrato sulla scrittura letteraria e sulla lettura nell’ambito della cultura letteraria
digitale.
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rappresentava di per se stesso un elemento di distinzione del Bildungsbürgertum. Oltre il rilievo socioculturale del libro e della “canonizzazione” di autori attraverso l’inclusione delle loro opere in una
biblioteca privata, preme qui sottolineare il valore della lettura come pratica culturale complessa che
va ben al di là delle mera decodificazione di unità linguistiche significanti – lettere, parole, frasi,
periodi – e che era ed è indissolubilmente legata alla trasmissione dei testi attraverso i libri. La
“lettura culturale”, come ha giustamente osservato Olaf Breidach, significa herauslesen, cogliere un
senso complessivo da un testo che risiede “nella relazione fra espliciti elementi propri di
presentazioni testuali di natura culturale, grammaticale ed estetica”.2 Questo senso veicolato dal
medium libro stampato che dipende dunque anche da fattori esteriori e materiali, come ad esempio
la disposizione del testo sulla pagina, si perde nel passaggio potenzialmente illimitato da un
supporto digitale ad un altro. La scomparsa di un “con-testo” di lettura legato al libro stampato o al
testo scritto – osserva Breidbach – coincide con la perdita inevitabile di una dimensione della
lettura, intesa come pratica culturale.
Considerato che l’atto di lettura è sempre più discontinuo, individuale nei modi e nelle forme,
interattivo quasi per antonomasia, ci si chiede, d’altra parte, se si è di fronte a nuove forme del
bartehsiano plaisir du texte. Barthes sostiene infatti che ogni lettura è anche un atto di riscrittura del
testo letterario; è lecito dunque interrogarsi su quali forme di riscrittura offra questa nuova
consistenza del testo che può essere trasferito, manipolato e addirittura “brutalizzato”. Sempre
Barthes introduce, inoltre, la differenza fra un texte de plaisir, confortante e confortevole alla lettura,
e un texte de jouissance che invece sconforta, fa “vacillare la consistenza dei gusti, dei valori e dei
ricordi”3 del lettore, annullando la distanza critica che permette al lettore di inserire il testo in un
orizzonte storico-letterario; è ipotizzabile che queste nuove pratiche di lettura provochino una
nuova forma di “godimento” che destrutturi in modo anarchico le categorie della comunicazione
letteraria e preluda a nuove forme di creazione?
Non si potrà solo che citare a titolo esemplare il caso letterario dell’anno 2010 in Germania: quello
della diciassettenne Helene Hegemann a cui è riuscito un debutto sensazionale con il romanzo
Axolotl Roadkill4, storia di una sedicenne berlinese. Mifti, che marina la scuola, trascorre la sua vita
fra consumo di droghe sintetiche ed esperienze sessuali sempre più estreme nella Partyszene
berlinese. La sua lucidità critica e il suo talento descrittivo le consentono di cogliere in modo
pregnante atmosfera e caratteristiche degli ambienti sociali che frequenta. Un romanzo, quello della
Hegemann, che rappresenta una variante del genere delle biografie berlinesi di vite giovanili
dissolute, inaugurato negli anni ‘70 dal crudo romanzo di Christiane F. Wir Kinder vom Bahnof Zoo5.
I critici, nelle pagine culturali dei maggiori quotidiani tedeschi, aveva visto nel romanzo della
giovane autrice un affresco a tinte fortissime della società degli anni Zero, un libro il cui fascino
risiede “in un radicale soggettivismo” come scrive Nina Apin nella Tageszeitung e in “quel qualcosa di
nuovo, di mai sentito che mira al centro della nostra cultura del consenso” come osserva Mara
Delius nella Frankfurter Allgemeine Zeitung.6 Ma già nel febbraio 2010 il blogger Deef Pirmasens
scopre e rivela con dovizia di esempi sul suo sito, sorprendenti somiglianze fra il romanzo della
Hegemann e Strobo, un romanzo del quasi sconosciuto blogger berlinese Airen, apparso prima in
rete e solo successivamente pubblicato da una casa editrice indipendente berlinese.7 La posizione
della giovane autrice si fa sempre più difficile sia perché interi passaggi tratti da Strobo sono inseriti
nel suo romanzo, sia perché emergono altri sospetti di plagio disseminati nel romanzo, come il testo
di una canzone della band Archive – nomen est omen – tradotto e trascritto senza alcuna menzione
2 Breidbach, Olaf (2007): Lesen. In: Konersmann, Ralf (Hg.), Wörterbuch der philosophischen Metaphern,
Darmstadt, S. 195-207 (traduzione mia).
3 Barthes, Roland (1975): Le Plaisir du texte. In: Barthes, Roland, Œuvres complètes. Livres, textes,
entretiens. 1972 -1976, Paris, S. 215-264, S. 226.
4 Hegemann, Helene (2010): Axolotl Roadkill, Berlin.
5 F., Cristiane (1978): Wir Kinder vom Bahnhof Zoo. Nach Tonbandprotokollen aufgeschrieben von Kai
Herrmann und Horst Rieck. Premessa di Horst-Eberhard Richter, Hamburg.
6 Brani delle recensioni sono reperibili sul sito: http://www.perlentaucher.de/buch/33565.html. Consultato il
29 dicembre 2010.
7 Airen (2009): Strobo, Berlin. Blog : http://www.gefuehlskonserve.de/axolotl-roadkill-alles-nur-geklaut05022010.html. Consultato il 29 dicembre 2010.
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della fonte. La Hegemann reagisce alle critiche dichiarando che la sua scrittura risentirebbe di
“questo decennio e delle sue procedure, dello smarcarsi dall’eccesso dei diritti d’autore attraverso il
diritto a copiare e trasformare”, in sintesi l’autore sarebbe “subaffittuario nella propria testa.”8 Ne è
nata un’animata querelle sui concetti d’intertestualità e proprietà intellettuale a cui hanno partecipato
critici e scrittori come ad esempio Helmut Krausser e Durs Grünbein: si citerà Krausser come
esempio del nutrito fronte degli scrittori che è insorto compatto a difesa dei diritti d’autore. Egli ha
dichiarato che la giustificazione secondo cui, considerata la diffusione della pratica del plagio in
internet, anche gli scrittori possano copiare in tutta tranquillità testimonia “mancanza di riflessione
e un certo compiacimento nell’autoinganno”; il sentimento di vergogna legato al plagio si starebbe
perdendo o sarebbe probabilmente avvertito come “innaturale” dalle nuove generazioni. 9 Grünbein
invece ha scritto per la Frankfurter Allgemeine Zeitung un’apparente apologia della Hegemann; il giorno
dopo, sullo stesso quotidiano, il poeta ha svelato di aver egli stesso compiuto un plagio: il suo
contributo era stato copiato quasi per intero da un articolo di Gottfried Benn che nel 1926 nella
Vossische Zeitung aveva scritto a sua volta una difesa della giovane autrice Rahel Sanzara da un’accusa
di plagio. Grünbein attreverso la sua “Drehung ins Dadaistische” aveva voluto puntare il dito
contro il dibattito alimentato dai feulletonisti, smascherando l’”eterno ritorno dell’uguale” della
questione dell’intertestualità.10
In Italia Luciano Canfora, pochi anni fa, nel suo Il copista come autore ha formulato nel campo della
filologia classica riflessioni che considero pertinenti alla querelle tedesca più recente; egli ha messo
in discussione miti dell’esegesi letteraria come l’originale manoscritto di un’opera – è quasi sempre
impossibile per i testi dell’Antichità risalire ad un archetipo – o il concetto stesso di autore che
spesso si dissolve in una composizione plurale ad opera di una “officina” di autori come nel caso
delle orazioni di Demostene. Il “reato” del copista medievale che nella tradizione testuale
manoscritta interveniva nel testo copiato, viene dunque – almeno per l’Antichità e per la tradizione
testuale medievale– “relativizzato” da Canfora il quale interpreta l’interpolazione e il plagio come
effetti collaterali dell’emulazione in una cultura letteraria ben lontana dal riconoscimento dei diritti
d’autore.11
Tornando al caso Hegemann, si aggiunge che ad una forma di emulazione è anche riconducibile la
motivazione addotta dalla giovane autrice a parziale giustificazione del suo comportamento:
Airen, dal quale ho copiato di sana pianta in tutto una pagina, senza doverla trasformare
sensibilmente, è un grande scrittore, il cui blog in internet ha dato efficacemente voce a una
parte dello stile di vita alternativo che io volevo descrivere; attraverso il libro ho cercato in
qualche modo di mettermi in contatto con lui.12
Siamo all’alba di un nuovo Medio Evo letterario? Non esattamente: il plagio o presunto tale
dell’affaire Hegemann è comprensibile solo in un orizzonte di lettura che – pur presentando
indubbie somiglianze con l’approccio pre-moderno al testo – è fortemente influenzato dai supporti
e dalle piattaforme di presentazione digitali; è probabilmente la cultura della condivisione nel web
(lo sharing) a incoraggiare nei giovani autori un approccio sentimentale ed anarcoide alla creazione
letteraria, che li spinge a cannibalizzare i materiali fluttuanti nella rete. Il testo di Airen è stato
8 Der Ruhm gebührt den Haaren. In: sueddeutsche.de. in: http.//www.sueddeutsche.de/kultur/autorinhelene-hegemann-untermieter-im-eigenen-kopf-1.51981-2 (traduzione mia). Consultato il 09 febbraio 2010.
9 Schriftsteller zum Fall Hegemann. In: http://www.ksta.de/html/artikel/1264185843756.shtml. Consultato
il 29 dicembre 2010 (traduzione mia).
10 Cfr. Grünbein, Durs, Plagiat: Eine Wortmeldung von Durs Grünbein, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung,
23 febbraio 2010, n. 45, p. 33 e Warum haben Sie geklaut, Herr Grünbein? Ein Gespräch mit Durs Grünbein
über Helene Hegemann, Rahel Sanzara und Gottfried Benn, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24 febbraio
2010, n. 46, p. 33.
11 Canfora, Luciano (2002): Il copista come autore, Palermo, cfr. pp. 15-33.
12 Axolotl Roadkill: Helene Hegemann und Ullstein Verlegerin Dr. Siv Bublitz antwortet auf
Plagiatsvorwurf.
In:
http://www.buchmarkt.de/content/41393-axolotl-roadkill-helene-hegemann-undullstein-verlegerin-dr-siv-bublitz-antworten-auf-plagiatsvorwurf.html (traduzione mia).
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probabilmente per Helene Hegemann un texte de jouissance, un modello ammirato a tal punto da
annullare la distanza critica fra autore e lettrice-autrice che, senza troppi scrupoli, si è appropriata
dell’opera altrui riproducendo in letteratura la campionatura e il mix, procedure tipiche della musica
hip-hop e facilitate dalla digitalizzazione delle tracce musicali.
Ricapitolando: i testi nel web sono dunque attribuibili ad autori o blogger dall’identità spesso
sfuggente come Airen e Deef Pirmasens, attraverso la procedura del “copia e incolla” brani di
questi testi possono essere facilmente decontestualizzati – senza alcuna menzione della fonte – e
“miscelati” in nuovi testi che aspirano allo status di opere orginali. Queste opere possono essere
pubblicate sotto forma di libro e rimanere in rete, prestandosi a loro volta a facili plagi e
interpolazioni. La lettura nell’epoca della cultura digitale di massa è un fenomeno che comporta
dunque una radicale riconfigurazione di quella “triade” esegetica menzionata all’inizio: autoreopera-libro.
2. (PIATTA)FORME DIGITALI: IL CONTATTO FRA L’AUTORE E IL LETTORE
Connesse alle nuove forme di ricezione del testo in formato digitale sono quelle che si chiameranno
qui piattaforme digitali: sono gli spazi nel web – gestiti dall’autore o da altri soggetti, usati a fini
commerciali o non commerciali – attraverso cui testi letterari o informazioni sull’opera di un autore
pervengono al lettore. Tali piattaforme sarebbero degne di considerazione maggiore da parte degli
studiosi di letteratura perché rappresentano per molti lettori il primo approccio al libro.
Si citerà l’esempio di Tilman Rammstedt, un autore che ha riscosso negli ultimi anni un successo di
pubblico e critica, specie con i romanzi Wir bleiben in der Nähe e Der Kaiser von China, aggiudicandosi
nel 2008 l’Ingeborg-Bachmann-Preis – premio della giuria e premio del pubblico – e l’Annette-vonDroste-Hülshoff-Preis.13 Rammstedt si autodefinisce un Texter, intendendo qui questo termine
nell’accezione di autore di testi letterari e di canzoni per la sua band Fön. Il texter non disdegna
inoltre di esibirsi in una ironica presentazione del suo ultimo romanzo – Der Kaiser von China – su
YouTube. La cifra stilistica di Rammstedt deve molto al tono colloquial-recitativo delle sue storie –
spesso lette in pubblico prima ancora di essere pubblicate – in bilico fra l’apparente normalità dei
suoi personaggi e gli improbabili scenari paralleli costruiti dalla creatività narrativa dei personaggi
stessi.
Rammstedt è sicuramente un autore aperto alla sperimentazione mediale; si serve delle nuove
piattaforme digitali per comunicare con i suoi lettori, anche se non può certo essere definito un
estremista della Popliteratur digitale, non essendo fra coloro che vedono nell’uso dei nuovi media e
della rete un plusvalore estetico. Ritenendo interessante conoscere la prospettiva di un autore che fa
un uso “funzionale” delle piattaforme digitali, si è deciso di interrogare direttamente Rammstedt e
gli si sono poste delle domande via e-mail.14
La prima fonte di informazione su un autore, consultata specie dai lettori più giovani, è oggi sempre
più spesso l’articolo di Wikipedia. Nel caso della voce “Tilman Rammstedt” abbiamo a che fare con
un testo estremamente scarno che non contiene alcuna valutazione dell’opera, solo dati precisi e
aggiornati su: vita dell’autore, bibliografia, una nutrita sitografia (indirizzi di siti e portali che
raccolgono recensioni, articoli apparsi su edizioni on-line di settimanali e quotidiani). Quando
chiedo all’autore la sua opinione mi risponde che ritiene sorprendente che qualcuno trovi il tempo
13 Rammstedt, Tilman (2003): Erledigungen vor der Feier, Erzählungen, Köln, Id. (2005): Wir bleiben in der Nähe,
Köln e Id., (2008), Der Kaiser von China, Köln. Sono i titoli dei racconti romanzi fino ad ora pubblicati
dall’autore, eccetto il romanzo apparso ad opera del collettivo-band Fön di cui Rammstedt fa parte, cfr. nota
17.
14 Le risposte dello scrittore sono contenute nell’allegato “Fragen an Tilman Rammstedt über neue Formen
der Literaturrezeption” alla e-mail del 16.06.2010 di Tilman Rammstedt a Michele Vangi. Si farà riferimento a
questo testo – salvo indicazione differente in nota – e se ne citeranno passaggi da me tradotti.
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per scrivere un articolo e che lo attualizzi costantemente. Wikipedia gli appare, tramite il gioco
potenzialmente infinito di rimandi e la possibilità di “saltare” da un hyperlink all’altro, “una fonte di
scoperte”. Questo atteggiamento aperto nei confronti dell’enciclopedia on-line mette in luce un
fenomeno degno di riflessione: la passione disinteressata che vi è dietro alcuni siti. Chiunque infatti
pratichi la rete sa che esistono dei lettori-fans – forse si potrebbe definirli lettori-freaks – che
manifestano la loro passione per un autore, pubblicando le proprie impressioni di lettura e
contributi altrui. In molti casi è difficile individuare uno scopo di lucro o una ricerca di pubblicità
che vada oltre l’autocompiacimento per la propria passione-ammirazione per un autore che si
intende condividere con il pubblico degli internauti.
Quando questa passione si unisce ad un uso creativo dell’ipertestualità e dell’interattività della rete,
ne risultano talora testi originali che si sottraggono ad un’esegesi critica tradizionale. Proprio grazie
a un hyperlink contenuto nell’articolo di Wikipedia su Rammstedt si è scoperto, per citare solo un
esempio, il sito di Literaturport.de,15 un’iniziativa dei Branderburgische Literaturbüros e del
Literarisches Koloquium Berlin. Si potrebbe definire uno strumento che intende offrire una
topografia letteraria dei Länder Berlin e Brandenburg che stimoli molteplici possibilità di utilizzo:
dall’approfondimento della storia letteraria locale, passando a informazioni su luoghi,
manifestazioni ed eventi letterari, fino ad arrivare a testi redatti da scrittori sulla propria regione.
Tilman Rammstedt ha ad esempio descritto un suo tour di Berlino, svolto con un amico in
metropolitana: “eine Abend-Nacht-Tour mit allem Drum und Dran: Trinken, Essen, Spiel, Spaß,
Abenteuer, Sport und Entspannung”.16 Sarebbe difficile immaginare un testo simile in un libro; il
testo letterario è affiancato infatti da fotografie, dagli indirizzi dei locali visitati dai due amici: è
possibile scaricare inoltre il testo in formato pdf o ascoltarne la lettura come file audio in mp3
(anche questo scaricabile), si ha a disposizione google map per ritrovare tutte le tappe di questa
avventura letteraria. Il testo stimola attraverso presentazione e formato una ricezione nuova: il
lettore non riesce a concentrarsi esclusivamente sul testo in questione perché è di continuo
sollecitato da stimoli “centripeti” secondo quella “discontinuità” di lettura precedentemente
descritta. Esplicito è l’invito al lettore a rivivere il testo, “riperformandolo” attraverso una
ripetizione dell’itinerario, ritrovando i luoghi reali visitati dall’autore.
Degni di maggiore attenzione sarebbero anche le piattaforme commerciali digitali come amazon.de
e buecher.de che stanno sostituendo le librerie reali in cui il lettore “incontrava” spesso i suoi autori
per la prima volta. Il curiosare, il tastare – il calviniano “leggere intorno” ad un libro – sono in parte
già stati sostituiti dalla fruizione delle pagine delle librerie virtuali. Tali siti contengono di solito:
informazione sul prodotto, prova d’ascolto e di lettura, breve descrizione, recensioni su quotidiani,
valutazione (tramite il simbolo delle stelle assegnate) e recensioni dei clienti, ulteriori consigli
d’acquisto. Se la descrizione e la prova d’ascolto hanno sostituito la lettura fugace della quarta di
copertina, le recensioni dei lettori dovrebbero essere l’equivalente di un passaparola all’interno della
“comunità” di lettori, a cui si affiancano i non commerciali siti-portali che raccolgono recensioni
apparse sui quotidiani a maggiore diffusione.
Che pensare inoltre dei consigli generati automaticamente dai librai elettronici (Chi ha comprato
questo libro ha anche comprato)? Possono criteri statistici delineare una tipologia di lettore?
Interrogato su questo punto Rammstedt si dimostra possibilista sul fatto che questi consigli
possano essere indicativi di un habitus di lettura, ritiene curiosamente che le Empfehlungen che
abbinano i suoi libri a film, cd e computer-game acquistati, possano rivelare qualcosa in più sui suoi
lettori rispetto alle statistiche che abbinano le vendite dei suoi libri a libri di altri autori, acquistati
dagli stessi consumatori.
Apparentemente disinteressato si mostra Rammstedt riguardo le recensioni dei lettori su
piattaforme commerciali come amazon. In realtà egli stesso si è cimentato con la redazione di una
recensione di un proprio libro. Si tratta di una gag virtuale: il collettivo di autori di cui Rammstedt
faceva parte – che coincide fra l’altro con i membri della sua band Fön, ancora attiva – ha pubblicato
nel 2004 il romanzo d’avventura Mein Leben als Fön, opera dell’autore immaginario K.L. McKoy.17 Lo
15 http://www.literaturport.de/index.php?id=12, consultato il 10 gennaio 2011.
16 http://www.literaturport.de/index.php?id=85, consultato il 10 gennaio 2011.
17 Mc Koy, K. L. (2004): Mein Leben als Fön, München.
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stesso McKoy, fantomatico personaggio che vive da diversi secoli, si produce in una recensione del
romanzo su amazon; il tono è di critica nei confronti degli autori stessi. La trovata del personaggio
fittizio si fa più esilarante quando lo stesso McKoy scrive una recensione su amazon anche
all’edizione della Hamburger Ausgabe di Goethe che suona così:
Kein unbegabter junger Autor. Den muss man im Auge behalten. Besonders bei den "Leiden
des jungen Werther" habe ich oftmals laut lachen müssen … Man kann nur hoffen, dass sein
Atem reicht, manches wirkt noch arg autobiografisch, vieles halbherzig, mitunter möchte man
schreien: Erleb doch erst einmal etwas! Dennoch: Ich bin schon sehr gespannt auf Faust III.18
A questa recensione si registra di seguito, sullo stesso sito, la reazione piccata della lettrice R. W. che
ribatte che, nonostante non si possa oppugnare sui gusti individuali, sia un fatto indiscutibile che il
respiro dell’opera di Goethe sia giunto fino alla nostra epoca.
In queste forme di goliardia virtuale s’insinua un intento di smascheramento del dilettantismo che è
l’altra faccia della medaglia di quella passione disinteressata e fanatica di cui si parlava in precedenza.
Si conclude la riflessione sulle piattaforme digitali dedicando un cenno suscettibile di sviluppi alla
letteratura nei social network, siti di aggregazione e di condivisioni di interesse che godono di un
successo ed una diffusione di massa. Anche in questo caso la forma di ricezione che si afferma sulle
pagine di gruppi di lettori-fans che si formano ad esempio su facebook è una ricezione calda,
immediata. E’ noto che un parere articolato su facebook può essere sostituito dal simbolo del
pollice d’assenso. Siamo allora di fronte ad un luogo totalmente estraneo alla riflessione sulla
letteratura? Rammstedt sostiene in proposito:
Questo mi piace di facebook: la costrizione all’esagerazione semplicistica. Apparentemente si
sostiene che si parteciperà ad una manifestazione perché si approva l’evento, senza
necessariamente sentire il dovere di essere presenti fisicamente allo stesso. Non si va troppo per
il sottile. L’importante è far numero. Lo trovo okay, perché l’utente è in grado di capire.
Se la fruizione del fenomeno letterario si riduce a mera quantificazione – abbinato ad un afflato
emotivo da fanzine – si ha l’impressione di essere giunti ancora una volta in una terra incognita allo
studioso di letteratura: che si tratti di ricerca di principi di costruzione formale del testo o di
indagine dell’intreccio dello stesso testo ad altri testi o del suo essere elemento rivelativo di un
contesto storico, l’analisi critica è infatti da sempre un’operazione riflessiva “lenta” che ignora modi
e tempi del social-network.19
3. UN NUOVO RINASCIMENTO DEL TESTO?
Desidero terminare con una breve riflessione sul ruolo dell’analisi e dello studio della letteratura di
fronte a queste nuove forme di testualità. Intendo rifarmi a un saggio di Aleida Assmann sulle
metamorfosi dell’ermeneutica.20 La Assmann descrive sinteticamente tre epoche dell’ermeneutica.
Nell’accezione tradizionale l’ermeneutica era l’arte di interpretare i testi traducendoli per il lettori,
non solo traducendoli da una lingua ad un’altra, ma anche “glossandoli” come nel caso della Bibbia
e dei classici.
Nella seconda fase, iniziata nella prima parte del ventesimo secolo, il testo letterario – specie quello
18 http://www.euerfoen.de/sites/mccoy.html, consultato il 10 gennaio 2011.
19 Per un’interessante analisi del rapporto fra letterarietà e la “retorica prammatica”, tipica degli sms e dei
blog, che prende spunto dalla recensione di tre successi letterari di pubblico del 2010, cfr. Daniel Haas, Lesen
in Wachkoma, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung, N. 12, 15 gennaio 2011, p. 31.
20 Assmann, Aleida (Hg.) (1996): Einleitung: Metamorphosen der Hermeneutik, in: Texte und Lektüren.
Perspektiven in der Literaturwissenschaft. Frankfurt am Main, pp. 7-26.
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poetico – si fa oscuro e diventa per definizione incomprensibile e il critico letterario è colui che per
professione sa leggere questi testi oscuri: su questa alleanza fra testo “difficile” e interpretazione
accademica si basava una costellazione di potere istituzionalizzata.
La terza epoca dell’ermeneutica, quella iniziata nella seconda parte del XX secolo con la decostruzione
si pone il fine (paradossale) di rendere il testo illeggibile, di sottolinearne l’alterità, la sua residualità
irriducibile ad un senso unico. Collegate alla decostruzione sono le letture in contro-tendenza, la
critica di pratiche di costruzione autoritaria del senso che – anche attraverso forme
d’interpretazione letteraria – hanno tradizionalmente escluso generi o etnie.
La Assmann sottolinea come queste tre fasi, specie la seconda e la terza, si sviluppino in un
conflitto dialettico con le fasi immediatamente precedenti, ma ciò che qui più è interessante come
conseguenza della terza fase – quella della decostruzione – è la centralità assunta negli ultimi anni
dalla lettura. La riflessione sulla materialità della scrittura, del testo letterario inteso anche come
entità costituita da caratteri alfa-numerici, ha provocato secondo Assmann un literalistic turn. Il testo
da entità “trasparente” che consente la comunicazione si fa non più trascurabile “configurazione di
segni” e il lettore è sempre alla ricerca all’interno del testo di un senso “altro”, rifiutato dalla società,
taciuto perfino dall’autore a se stesso. Esaltazione dunque dell’atto della lettura, passaggio dalla fuga
nello spirito alla materialità del segno; se fino agli anni settanta l’ermeneutica era soprattutto
presentazione del risultato dell’interpretazione, essa è oggi piuttosto riflessione sul processo
dell’interpretazione che non può che non partire dalla lettura.
Il testo letterario dell’era digitale sembra essere la realizzazione di quello che scriveva la Assmann
quindici anni fa. All’interno di quella riconfigurazione del rapporto libro-opera-autore determinato
dalla ricezione digitale – non presa in esame dalla Assmann – i testi letterari, svincolati almeno
parzialmente dal libro, dimidiati tramite internet dall’appartenenza ad un autore, sembrano avanzare
in primo piano imponendoci una riflessione sulla loro consistenza di lettere e numeri. Sembra un
paradosso, ma la volatilità del testo digitale ci mette di fronte proprio alla sua intricata testura
materiale e alla sua genesi sempre più contaminata: al professionista della lettura l’arduo compito di
riconoscere, inquadrare e demistificare.
BIBLIOGRAFIA
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Kai Herrmann und Horst Rieck. Vorwort von Horst-Eberhard Richter, Hamburg.
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