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Periodico on line e cartacea di storia, cultura, attualità - Numero 2 - febbraio 2005 - Distribuzione gratuita interna - Fotocomposto e prodotto in proprio THULE ITALIA Numero 2 Febbraio 2005 RIVISTA UFFICIALE DELLA THULE ITALIA WWW.THULE-ITALIA.COM 1 SOMMARIO - FEBBRAIO 2005 UNA NUOVA CONCEZIONE NICHILISTA - ANS pag. 3 LA RIVOLUZIONE INTERIORE - ANS pag. 4 I CATARI - ALECAVA pag. 4 IL “TURNVATER” FRIEDRICH LUDWIG JAHN - HARM WULF pag. 5 MEMORIA - LODOVICO ELLENA pag. 11 IL COMUNISMO MAGICO E IL COSMISMO SOVIETICO - THULE pag. 12 QUATTRO STORIE SU HITLER E I SUOI COLLEGHI - LODOVICO ELLENA pag. 14 IL COSTO SOCIALE E FINANZIARO DELL’IMMIGRAZIONE EXTRACOMUNITARIA - S. LORENZONI pag. 18 ETNONAZIONALISMO VÖLCHISH E QUESTIONE ALLOGENA -FEDERICO PRATI pag. 19 ETNONAZIONALISMI E IMPERI - SILVANO LORENZONI -FEDERICO PRATI pag. 21 MINNE - ADUNATA V - VI - ALCHEMICA pag. 22 INTRODUZIONE DI “ATTACCO ALLA SOCIETA’ DEL NULLA” - PAOLO SOLA pag. 23 LILITH O LA LUNA NERA IN ASTROLOGIA - FRIDA pag. 24 SONO GIORNI NON FACILI - CONTROCULTURA pag. 27 ISOLA BIANCA - UN FORUM, UN PROGETTO - ALCHEMICA pag. 28 LO STATIO ARISTOCRATICO EUROPEO - AVATAR pag. 29 2 UNA NUOVA CONCEZIONE NICHILISTA di Ans Si intende generalmente per nichilismo quell' atteggiamento negativo di fronte alla verità : almeno così il termine viene riferito nei confronti del sofista Gorgia nell'ambito della storia della filosofia. In seguito, grazie all'opera filosofica (in realtà non più filosofia) di Nietzsche il nichilismo, almeno nel suo stato originario (nichilismo passivo), era la condizione seguente alla morte di Dio, quindi alla morte dell'ancoraggio metafisico cristiano che reggeva un uomo incapace di reggersi sulle proprie gambe, e contemporaneamente alla morte della morale cristiana. In seguito proprio a partire dal nichilismo passivo si giungeva tramite una ri - creazione di valori, a edificare una nuova realtà, più semplice e aristocratica. Questo ultimo atteggiamento chiamato nichilismo attivo sarebbe la via che porta ad una delle essenze super umane. A questo proposito possiamo però citare l'interpretazione del super uomo operata da Vattimo. Al di là dei notevoli distinguo che ci distanziano da questo pensatore (le cui argomentazioni possono risultare piuttosto pericolose soprattutto nella critica che egli fa ai concetti di identità e di sangue e suolo, per noi centrali) potrebbe risultare importante riflettere su talune intuizioni del filosofo. Il super uomo per Vattimo sarebbe principalmente colui che attribuisce un significato alla realtà senza ricorrere alle convenzioni delle masse (o aggiungiamo noi, di chi le governa). Inoltre proprio in questo senso si ritrova l'altra interpretazione: il super uomo nell'era dei mass media è colui che si crea una propria opinione governando il flusso di informazione che piovono su di lui e imponendo la propria interpretazione e il proprio significato. In questo senso possiamo proporre alcune metodologie operative per consolidare le posizioni di chi si sente o di chi vuole essere differenziato. Innanzi tutto l'atteggiamento riflessivo e dubbioso nei confronti dei media, la capacità di farsi una propria opinione anche se questa è contrastante con quella della massa deve essere una delle pietre fondanti del nuovo edificio umano. La capacità di esprimere un dissenso in questa era di conformismo globale (e di leggi censorie nei confronti del pensiero antagonista) è un atto non solo superomisitico ma soprattutto dirompente nei confronti dello schema del gregge. E' 3 fondamentale riuscire a rigenerare il pensiero politico della prima metà del XX secolo ri - esprimendolo mediante un linguaggio che sfugga agli schemi dominanti e che quindi non cada vittima delle leggi liberticide promulgate dal sistema. Dobbiamo disorientare il sistema attraverso la ri - attualizzazione di un pensiero che è eterno: poiché anche se la forma specifica di espressione può cambiare lo spirito connaturato all'origine (ovvero ciò che la tradizione porta avanti) è immutabile. Una rivoluzione tale da riportarci all'origine non può non passare attraverso la coniazione di un linguaggio che possa esprimere non più per concetti razionalistici ma per miti senza tempo le proprie posizioni. Ritornando alla nostra interpretazione di nichilismo dobbiamo fare riferimento al fatto che attualmente si designa come nichilismo l'atteggiamento delle masse nei confronti di tutto ciò che vuole essere verità: qui però sorge il nostro pensiero rivoluzionario. Se infatti il nichilismo massificato si riduce ad una incapacità di dare senso alla vita, in una vacua forma di consumismo, in cui ogni forma di ordine, legge e principio tradizionale sono rigettati in quanto limitanti nei confronti dell'uomo (o forse mezzo uomo) contemporaneo il nichilismo deve essere superato attraverso se stesso. Cambiare la direzione del nichilismo per mettere in crisi la società dello spreco e del meticciato è la prima "arma" ideologica in nostro possesso. Noi vogliamo scagliare il nichilismo contro le nuove pseudo verità: l'olocausto principalmente, attraverso il quale viene perpetuata la politica genocida (nei confronti degli europei) di immigrazione selvaggia; la democrazia, governo del gregge e della massa ottenebrata e plagiata dalle "verità" che il sistema propina attraverso i mass media; la libertà, in un era che non conosce alcuna libertà, basti pensare alla dominazione sionista che gli USA attuano attraverso l'occupazione militare dell'Europa e del mondo. Distruggere gli pseudo valori che vengono "impiantati" nei cervelli dei nostri compatrioti è la prima delle operazioni da mettere in atto in maniera tale da coniare una nuova "dottrina del risveglio". Ma per essere uomini della tradizione non si può credere: bisogna essere. Attraverso una differente essenza rispetto alla massa e attraverso una filosofia di vita davvero antagonista possiamo dare l'esempio necessario per determinare un effettivo risveglio della nostra stirpe. LA RIVOLUZIONE INTERIORE I CATARI di Ans di Alecava Partendo dal presupposto che non esistono più i popoli in quanto sono stati trasformati in masse atomizzate di de cerebrati dobbiamo tras/formare il popolo. Questo processo però - proprio perché viviamo nell'era dell'egoismo consumistico - deve avvenire mediante una lotta interiore. Già da tempo nell'ambiente variegato del pensiero tradizionale viene portata avanti l'idea di una rivoluzione interiore. Inizialmente quest'idea era legata alle argomentazioni alchemiche che venivano riscoperte in seno agli ambienti esoterici e tradizionali. Infatti la purificazione dei metalli che avrebbe portato all'ottenimento dell'oro sarebbe principalmente l'allegoria di una trasformazione interiore che purificando l'uomo dai suoi aspetti più bassi lo portasse ad innalzarsi spiritualmente divenendo signore di sé. Tutto ciò proposto in maniera esauriente e d autorevole dal mitico gruppo di Ur trovava compimento in un portamento "spartano" e "virile" che rigettando come via "umida" e "femminea" quella del peggior misticismo cristiano, pervaso da pathos e sentimento del bisogno, faceva suo un portamento ascetico - guerriero pervaso da una volontà di autoformazione aristocratica guidato da una superiore volontà capace in maniera pratica di auto dominare l'aspetto infero dell'uomo. Un dominio regale e totale soprattutto sugli appetiti incontrollati, da quelli sessuali a quelli alimentari e sentimentali, che lungi dall'avere soddisfazione mediante se stessi, portano all'asservimento dell'uomo a se stesso. In questo procedimento neo alchemico la volontà di potenza di Nietzche trova una realizzazione interessante. Noi interpretiamo infatti la volontà di potenza come volontà di potere. Ma questo potere può essere raggiunto solo attraverso un aristocratico autodominio. In questo senso l'insegnamento esoterico sembra aver recepito il concetto meglio di altri: basti scorrere il concetto di volontà per un personaggio, seppur piuttosto differente da noi, come Aleister Crowley. La ricerca di questa superiore qualità di sé passa poi attraverso la raffigurazione mitica dell'uccisione del drago o del mostro infero. Da Sigfrido a S. Giorgio passando per Thor , Giove e Apollo passando per Arjuna si riverbera la forza del mito che vuole lo spirito Ario liberarsi delle scorie degradanti e dei bisogni egoistici. L'assenza di bisogni portata avanti verso un obiettivo più alto in senso ascetico - guerriero è il cardine dell'insegnamento tradizionale per quel che attiene il portamento interiore. I miei antenati erano pagani. I miei avi erano eretici. Otto Rahn 4 La religione dei catari, diffusa in Occidente nei sec. XI-XIII sotto varie denominazioni, sembra sorta per l'infiltrazione del bogomilismo dalla penisola balcanica: esso trovò in Europa terreno favorevole per la sopravvivenza di idee manichee, ma specialmente per il fermento sociale-religioso che accompagnò l'ascesa delle nuove classi urbane. Infatti le zone in cui più attecchirono dottrine e movimenti di origine catara furono quelle di più rapido sviluppo economicosociale: la Francia settentrionale (Borgogna, Champagne) e le Fiandre dove li si chiamò publicani; la Francia meridionale (Provenza) dove, grazie a un clima politico e sociale aperto alla tolleranza, prese vita il vasto movimento degli albigesi; l'Italia settentrionale e la Dalmazia dove si chiamarono anche patarini. Altre denominazioni, come quella di bulgari, denunciano l'origine bogomila di questa religione. Nei paesi renani, poi, il termine derivato di Ketzer divenne addirittura sinonimo di eretico. Tutti questi gruppi avevano effettivamente legami tra loro. Raniero sacconi, vescovo cataro e fonte principale della storia del movimento, aveva sotto di sé, intorno al 1250, sedici Chiese, sparse in Francia, in Italia, nei Balcani e a Costantinopoli. Nel 1176, a Saint-Felixde-Caraman, in Linguadoca, si tenne un concilio cataro, presieduto da un prelato venuto da Costantinopoli, di nome Niquinta. Il dualismo manicheo dei catari li portava a concepire un'antitesi primordiale tra il bene e il male (dal quale procede il mondo) e alla condanna radicale di tutto ciò che è carnale e terreno: condanna del matrimonio, negazione della resurrezione della carne, vegetarianismo, divieto dell'esercizio della giustizia e dell'uso delle armi, condanna della proprietà privata. Li portava alla fuga dalla vita stessa, che trovava il suo compimento nell'endura, ossia nella pratica di lasciarsi morire di fame, pratica esercitata dai perfetti che si distinguevano dai semplici credenti per il loro estremo ascetismo. Perché un articolo sui catari? La risposta è che oggi in certi ambienti "si riscoprono le origini culturali e c'è una volontà di ritorno agli usi e costumi degli antenati, cosa che non manca di irritare profondamente la cultura ufficiale condizionata dalla concezione mondialista che punta alla costruzione di un tipo umano grigio, né nero né bianco, senza radici e tradizioni". Il nostro impegno consiste nell'impedire che questo movimento di resistenza etnica si rivolga a idee esotiche ed estranee. La scelta tra il Mac World e la Jihad non è necessaria. Doveroso è invece riscoprire le nostre vere radici di uomini europei. Un'Europa multietnica abitata da fratelli di sangue e spirito. Ogni popolo fiero della propria identità, dei propri usi e costumi, dei propri dèi. Tutti uniti nella lotta di liberazione della nostra terra dagli invasori yankee e allogeni per la rinascita spirituale della razza europea. ALLE RADICI DEL PENSIERO VÖLKISCH: IL “TURNVATER” FRIEDRICH LUDWIG JAHN di Harm W ulf [email protected] Armin Mohler nella sua celebre opera "La Rivoluzione Conservatrice" (Ed. Akropolis, 1990, pag. 150) scrive: "Il padre spirituale dei Völkischen è Friedrich Ludwig Jahn, che col suo barbone e il portamento da antico tedesco ben si differenziava da Metternich, e con ciò mostrava determinate peculiarità dei Völkischen. Jahn riuscì a dare una certa riso1 Setta di eretici dualisti, diffusasi in Tracia e in Bulgaria tra il nanza alle sue dottrine, da un lato attraverso il movimento da lui fondato e detto ginnico, roccaforte dei IX e il X sec Völkischen, che ebbe anche sviluppi positivi, dall'altro attraverso i suoi scritti , in cui coniò il concetto di 2 Maurizio Murelli in "La corte di Lucifero-I Catari guardiani carattere nazionale (Volkstum)." del Graal" "Turnvater Jahn, uno dei più efficaci protagonisti del processo socioculturale di nazionalizzazione delle masse, poteva additare alla gioventù patriottica il suo slogan ginnico - nazionalistico: Frisch, Frei, Frölich, Fromm (fresco, libero, allegro, devoto) ". ( Marino Freschi "La letteratura nel Terzo Reich" Ed. Riuniti, 1997, pag. 103) Le quattro F simbolo del movimento del Turnen di Jahn Otto Rahn osserva graffiti catari in una caverna 5 Jahn è stato anche il padre della ginnastica moderna. I suoi contributi furono immensi tanto nella teoria quanto nell'organizzazione di questo sport. Nella primavera del 1811 all'Hansenheide, vicino Berlino, Friedrich Ludwig Jahn istituì il primo Turnplatz, uno spiazzo aperto per la pratica degli esercizi ginnici. Questo evento assunse una particolare importanza perché segnò l'inizio di un'attività sportiva, basata sui suoi ideali patriottici, che raggiunse una grandissima diffusione e trovò moltissimi proseliti. Jahn fu spinto ad accelerare la messa in pratica delle sue teorie dalle contingenze storiche. Napoleone aveva asservito politicamente la Germania riducendola in uno stato d'umiliazione servile. Attraverso la promozione dell'esercizio fisico e degli ideali patriottici nei suoi studenti Jahn sperava di fornire al paese di un corpo di giovani patrioti determinati alla riconquista della libertà e, in caso di guerra, risoluti a combattere per la liberazione della Prussia e di tutta la Germania. Dopo la disastrosa battaglia di Jena del 14 ottobre del 1806 non era solo il pugno di ferro del dominio imposto dal dittatore francese a prostrare la nazione. Anche i più accesi patrioti erano consapevoli che i principi tedeschi si erano messi al servizio di Napoleone e stavano soppesando l'eventualità di dichiarare guerra ai loro stessi compatrioti per ingraziarsi i favori dell'imperatore francese e guadagnarsi qualche pezzo di terra a discapito dei tedeschi che ancora si opponevano al nuovo dominio. I giovani entusiasti che erano stati preparati da Jahn alla guerra di liberazione portavano la speranza e alimentavano la fiducia riposta in loro. Quando risuonò la chiamata alle armi, Jahn ed i suoi ginnasti si unirono a quanti erano ancora determinati a battersi per salvare la loro libertà. In ogni luogo dove fosse presente un Turnen, i giovani accorsero per il loro entusiasmo per lottare contro la tirannia straniera. Friedrich Ludwig Jahn nacque l'11 agosto 1778 nel piccolo villaggio Lanz, vicino Lenzen nel Prignitz, provincia prussiana del Brandeburgo, figlio del pastore protestante della comunità. Sua madre gli impartì le prime lezioni di lettura e scrittura e suo padre lo educò durante le scuole elementari. Al ragazzo fu così possibile condurre una vita libera e salubre che lo condusse a primeggiare fin dalla giovinezza nei diversi campi delle attività ginnico sportive. All'età di 13 anni fu iscritto al ginnasio di Salzwedel, e nel 1794 giunse a Berlino per continuare i suoi studi nel Ginnasio "zum Graven Kloster". E' importante notare come fosse difficile per un ragazzo del suo temperamento, abituato alla vita libera e al movimento, adattarsi alla rigida disciplina delle scuole del tempo. Qualche anno dopo, lasciando segretamente Berlino per contrasti col padre per il suo non eccellente comportamento scolastico, arrivò a Halle con il proposito di dedicarsi allo studio della teologia sebbene non sentisse una particolare vocazione in quella direzione. Come studente universitario era ancora libero di condurre una vita senza vincoli e costrizioni. L'universale tentazione giovanile di vagabondare, il Wanderlust, si manifestò anche in lui. Prese a giro6 vagare per la Germania con occhio attento, annotando quanto lo colpiva del paesaggio, del suo popolo, dei costumi e gli usi, dei vari dialetti e delle peculiari caratteristiche regionali. Questa esperienza rafforzò il suo patriottismo che trovò espressione in vari saggi redatti in quel periodo. Il primo di questi fu venduto da Jahn, in difficoltà economiche, per 10 talleri ad uno studente di nome Höpffner ed uscì alle stampe con questo nome nel 1800. Frequentò anche le antiche e famose università di Jena e Greiswald dove studiò storia e si laureò in filologia a Lipsia con una tesi sulla lingua tedesca. Alla scoppio della guerra tra Francia e Prussia nel 1806 egli cercò, ancora studente, di unirsi all'esercito ma, prima di poter realizzare le sue intenzioni, i suoi compatrioti prussiani subirono le devastanti sconfitte nelle battaglie di Jena e Auerstedt. Questi eventi tragici ebbero un effetto terribile sullo spirito di Jahn anche se mai egli perse la fiducia nella vittoria finale dei valori prussiani e la fede in una Germania unita, libera e indipendente. Nel 1809 tornò come insegnante nella scuola che aveva frequentato a Berlino, il Ginnasio "zum Graven Kloster", e più tardi, nello stesso anno all'Istituto Plamann. Si dedicò anche alla redazione del suo Runenblätter che incontrò l'approvazione del ministro prussiano Hardenberg per il rifiuto della piccola politica particolaristica seguita in quegli anni dal mondo tedesco. Il 14 marzo del 1810 diede alle stampe il suo testo più importante "Deutsches Volkstum" che fu accolto con entusiasmo unanime per il suo fervente patriottismo e il suo appello all'unità tedesca. "E'difficile trovare, in un'altra lingua, un termine che renda appieno il contenuto della parola tedesca Volkstum, la quale evoca una comunità di esseri di ugual ceppo aventi in comune un lungo passato, uniti organicamente nel presente, consapevoli ed orgogliosi delle loro particolari caratteristiche. Il concetto di Volkstum non sembra differire molto da quello di Nation quale Fichte l'aveva usato dandogli speciali valenze. Come Fichte, Jahn ritiene che l'uomo è quel che è soltanto per il suo far parte di un Volkstum. Come Fichte i suoi sforzi convergono in un unico scopo: convincere i Tedeschi della necessità di organizzarsi come una tale comunità, opponendosi ad alcuni di loro e al dominio francese e fornendo i mezzi a ciò indispensabile… In Deutsche Volkstum gli esercizi fisici vengono raccomandati: sono utili ad ognuno e sono utili allo Stato perché preparano i giovani alla guerra…Essi dovranno dare ai tedeschi qualcosa del coraggio e del vigore dei loro antenati. Competizioni, giochi ed esercizi con armi forgeranno la loro volontà, preluderanno alla conquista della loro libertà." (Jacques Ulman "Ginnastica, Educazione Fisica e Sport dall'antichità ad oggi" Armando Editore, 1967, pag. 250). Come i romantici Jahn subì il fascino della storia: si fece sostenitore di una campagna per la costruzione di monumenti nazionali, della riscoperta delle tradizioni e delle feste popolari e della difesa della lingua dalle parole straniere. Da storico e filologo appoggiò la fondazione della prima società per la difesa della lingua tedesca dai francesismi e dagli altri influssi allogeni. Oggi il tedesco è la lingua base di tutti i tedeschi ma non era così ai tempi di Jahn. Il francese era allora la lingua della cultura e della diplomazia. La corte di Federico il Grande ripudiava il tedesco come "lingua da cocchiere" (Kutschersprache). La nobiltà ed il ceto medio educavano i propri figli in francese. A tutto ciò si oppose Jahn: "L'uomo non ha che una sola madre; una sola lingua è per lui sufficiente. Infelice Germania, l'aver negletta la tua lingua madre ricade come una paurosa vendetta su di te… Il francese ha reso impotenti i tuoi uomini, traviato i tuoi figli e disonorato le tue donne." ( F. L. Jahn "Deutsches Volkstum" pag. 343) Netta fu anche la condanna del cosmopolitismo poiché "l'umanità non appare mai astratta ma impersonata nelle manifestazioni caratteristiche di un popolo". Anche il concetto di nobiltà lo vide fortemente critico: nella sua opera proponeva un nuova nobiltà di merito in cui tutti, indipendentemente dalla loro estrazione sociale , avrebbero potuto e dovuto guadagnarsi fattivamente i propri titoli. Sopra tutto stava il bene comune: il bene collettivo prima del bene individuale "Gemeinnutz vor Eigennutz"; egli sosteneva l'unità organica di popolo da opporre ai falsi valori classisti ed atomistici. L'educazione doveva essere pubblica ed identica per i bambini di tutte le classi sociali. Le feste, affermava, devono incarnare quegli ideali trascendenti simboleggiati dalla nazione, devono legarsi con le tradizioni ancora vive nel popolo e penetrare nel suo inconscio. Attraverso le lunghe marce tra i boschi e i pellegrinaggi ai simboli del passato glorioso i giovani dovevano ricordare l'attualità della storia e venerare le gesta eroiche degli avi. Sempre nello stesso anno Jahn incominciò il suo primo esperimento pratico per introdurre la pratica ginnica tra i suoi studenti. Lo scopo era quello di formare giovani animati da ideali patriottici ed in grado di brandire le armi nelle future guerre di liberazione che egli sognava per il paese oppresso. La prima Turnplatz (Turn significa ginnico Platz piazza) pubblica fu aperta da Jahn nella primavera del 1811. I ragazzi ed i giovani di Berlino risposero al suo appello: più di 500 lo seguirono all'Hasenheide, ribattezzato Tie (termine dato agli antichi luoghi di convegno germanici), per eseguire, sotto la sua direzione, gli 7 esercizi del Turnen. Secondo l'uso dei greci e degli antichi germani gareggiare negli sport era un modo per dimostrare vigore e coraggio. Le manifestazioni del Turnen avvenivano in giorni prestabiliti ed erano accompagnate dal canto di inni patriottici, da parate alla luce di fiaccole e dall'accensione di una fiamma sacra. Nonostante la libertà che egli lasciava ai suoi studenti egli pretendeva da loro una severa disciplina, il massimo ordine e la massima educazione con il prossimo. "Sin dall'inizio i ginnasti costituirono un gruppo molto unito, e non solo compivano i loro esercizi tutti insieme, ma indossavano anche la stessa divisa, si trattavano con il Du germanico e con il saluto heil: erano un élite rigeneratrice all'interno della società tedesca, un élite alla quale i giovani partecipavano per loro libera scelta" (George L. Mosse "La nazionalizzazione delle masse" Ed. il Mulino,1975, pag. 148). Il 14 novembre del 1811 Jahn, Friesen ed altri seguaci fondarono il Deutsche Bund una lega con lo scopo di porre fine alla dominazione straniera del paese. Molti degli aderenti venivano dalle università e il Bund ispirò la fondazione del Deutsche Burschenschaft una confraternita studentesca patriottica che avrà un grande ruolo nelle crisi politiche degli anni successivi. Jahn e i suoi seguaci furono i primi a rispondere alla chiamata alle armi fatta dal Re Federico III di Prussia il 17 marzo del 1813 arruolandosi come volontari nel Corpo Franco Lützow e, nella successiva campagna, dimostrarono la loro ottima preparazione fisica anche come membri della Landwehr un'organizzazione militare volontaria che essi contribuirono a far nascere. Jahn fu costretto al ritirarsi dal suo corpo prima della fine della campagna a causa di una grave malattia ma il governo gli riconobbe, per i servizi prestati, una rendita di 500 talleri poi incrementati ad 800. Nell'agosto del 1814 egli sposò Helene Kollhof. Nel 1815 gli studenti universitari di Jena e gli ex-appartenenti al Corpo Franco Lützow fondarono la prima Burschenschaft (confraternita studentesca). Questa associazione universitaria si diffuse rapidamente in tutto il paese e riprese le usanze delle antiche confraternite studentesche medievali. Il caratteristico cappello con visiera rigida e i colori imperiali nero, bianco e rosso, la Mensur il duello d'onore come prova iniziatica di coraggio e l'ostentazione dello Schmiß, la cicatrice sul volto, come segno di appartenenza ad un élite cameratesca votata alla tradizione e al patriottismo.(Su questo tema e sulle odierne attività delle Burschenschaft vedi (http://www.coburgerconvent.de/mensur/index.html). Sebbene egli non avesse partecipato alla guerra contro la Francia del 1815, fu chiamato a Parigi per la presa della città da parte delle forze alleate. Da quel periodo Jahn portò costantemente un semplice vestito di panno grezzo da eremita, con il collo scoperto a simboleggiare il suo rifiuto della cravatta borghese e delle altre corrotte raffinatezze francesi. L'anno seguente uscì il suo secondo libro, "Die deutsche Turnkunst" (Ginnastica tedesca). Scritto in collaborazione con Ernst Bernhard Wilhelm Eiselen (1792 - 1846), Jahn sostituisce la parola "ginnastica", di origine non tedesca, con la parola Turnen (vedi da pag. XIX a pag. XLV sul Turnsprache). "Il Turnen vuol essere una ginnastica specificamente tedesca… il Turnen vuole realizzare l'uomo nella sua interezza ossia come membro di una comunità. Vuole insegnare agli uomini la libertà e l'eguaglianza. Sta al servizio dell'uomo tedesco e della patria tedesca. In esso la formazione dell'individuo e l'edificazione della comunità sono due aspetti inseparabili.. si giungerà a tanto abituando la gioventù ad una vita che prepari a costituire e a mantenere una comunità nazionale autentica… Per la gioventù non vi è educazione migliore della vita in comune, e nulla consolida meglio la vita in comune del praticare collettivamente esercizi fisici. A tal fine un luogo determinato, il Turnplatz, accoglierà in condizioni accuratamente studiate e senza far differenza fra le varie categorie sociali, l'insieme di coloro che si dedicano al Turnen. Un maestro il Turnlehrer, si unirà ai praticanti badando a che gli esercizi eseguiti siano quelli adatti a loro. Uno stesso modo di vestire assimilerà tutti i partecipanti, ai quali verranno imposte certe norme e che saranno tenuti a darsi del tu. In che consiste propriamente il Turnen? Nel conformarsi a certe regole di condotta e, nel contempo , a praticare certi esercizi fisici. "Fresco, libero, lieto, devoto", ecco la divisa del praticante del Turnen. Egli agirà secondo le leggi morali. Agirà da tedesco. A questi precetti…si uniscono alcune pratiche, le quali consistono in giochi senza i quali il Turnen non esisterebbe e che col clima che creano si presentano come l'espressione precipua di una vita cameratesca e gioiosa… Jahn ha conservato gli esercizi e gli attrezzi presi in considerazione dai maestri che l'avevano preceduto, aggiungendovene di nuovi. E' stato lui ad inventare le parallele, gli anelli sospesi, il cavalletto da ginnastica e altri attrezzi divenuti oggi così familiari." (J. Ulman op. cit. pag. 252). Jahn coordina le varie parti delle attività motorie in un progetto di preparazione fisica globale: la corsa, le lunghe marce in ambiente naturale, il nuoto, la ginnastica vera e propria, i bivacchi e l'alimentazione frugale. Ma caratteristica fondamentale del Turnen è di essere un'educazione integrale: ad un tempo una morale ed un addestramento. Per la prima 8 volta nella storia moderna l'educazione fisica appare come il principio motore essenziale di un'educazione morale, collettiva, nazionale. L'ideale estetico greco della bellezza era ripreso ed esaltato: i ginnasti dovevano incarnarlo concretamente. L'unità inscindibile di corpo e spirito era riaffermata nella ripetizione incessante che i tedeschi, il popolo più simile ai greci, avessero il dovere di possedere un bel corpo ed uno spirito nobile "Più grosso è lo stomaco, più vacillante e goffo appare l'uomo, più vuota è la sua anima" (Jahn cit. in George L. Mosse "La nazionalizzazione delle masse" Ed. il Mulino, 1975, pag. 34).Nel 1817 due università, Jena e Kiel, gli conferirono la laurea ad honorem. L'inverno successivo prese parte ad un giro di conferenze in cui espresse pubblicamente la sua delusione per la mancata emanazione della costituzione promessa al popolo prima della vittoriosa campagna contro Napoleone. La tenacia con cui Jahn mantenne questa sua valutazione gli procurò molti ammiratori tra il popolo ma lo pose sotto le attenzioni repressive del governo. L'esecutivo decise, insieme alla soppressione delle manifestazioni delle Burschenschaften ritenute sotto la sua influenza, la chiusura del suo Turnplatz e di molte altre associazioni consimili in tutto il paese. Nel 1818 Metternich ammoniva la Prussia: "L'istituzione ginnastica è il vero campo di addestramento ai disordini universitari. L'inventore (Jahn), l'invenzione e l'attuazione provengono dalla Prussia. Bisogna colpire il male alle radici." Nel 1819 lo scrittore e giornalista Kotzebue fu ucciso per mano di Karl Sand uno studente fanatico membro della Burschenschaft di Jena. Kotzebue, al servizio retribuito dello Zar di Russia, si era sempre opposto alle organizzazioni studentesche. La sua morte fu vista come un complotto ordito da queste. Jahn e gli associati del Turnen furono accusati di essere complici dell'assassino. Il governo varò misure per proibire completamente il Turnen. Nel luglio del 1819 Jahn fu arrestato con l'accusa falsa di alto tradimento e cospirazione. Circa un anno dopo la morte della moglie e dei due figli, il processo si concluse dopo cinque anni il 13 gennaio 1824, con la sua condanna a due anni di detenzione in una fortezza a causa di irrispettose e denigratorie affermazioni che si riteneva egli avesse fatto alludendo all'amministrazione dello Stato. Jahn immediatamente pubblicò un pamphlet difensivo che portò alla revoca della sua condanna. Nel 1825 con la seconda moglie si trasferì a Freyburg an der Unstrut. Negli anni seguenti e fino al 1840, all'ascesa al trono del Re Federico Guglielmo IV, sempre sospettato di essere un agitatore politico, Jahn condusse una vita tranquilla e ritirata dedicandosi alla scrittura malgrado i continui cambi di residenza cui era costretto dalle continue indagini e persecuzioni cui era soggetto. Nell'agosto del 1838 la sua casa fu distrutta dalle fiamme e la sua ricca libreria e molti suoi manoscritti inediti andarono distrutti. I sostenitori del Turnen organizzarono una sottoscrizione popolare che gli consentirono di costruire una nuova casa sulla sua proprietà. All'inaugurazione del nuovo regno Jahn fu liberato completamente alla stretta sorveglianza poliziesca cui era stato soggetto e gli fu conferita la decorazione della Croce di Ferro come riconoscimento della sua coraggiosa condotta in battaglia. Nel 1842 fu rimossa la proibizione del Turnen e subito si riorganizzarono le società sportive in tutta la Germania. Quando il malcontento causato dal malgoverno e dalla totale indifferenza alla richiesta popolare della costituzione che era stata spesso promessa raggiunse l'apice e si arrivò ai moti rivoluzionari del 1848, Jahn fu spinto per l'ennesima volta nell'agone politico e fu eletto nel parlamento nazionale tedesco a Francoforte sul Meno. Ma il leader del 1811 non era adeguato a rappresentare il nuovo spirito aggressivo e deluse quanti lo avevano sostenuto come deputato. Le ambizioni dei rivoluzionari erano al di là delle sue visioni e la sua attitudine al comando carismatico era un ricordo del passato. Nel congresso dei Turner ad Hanau nel 1848 fu emarginato da quanti non condividevano il suo impegno parlamentare. Amareggiato e incompreso dai suoi stessi seguaci Jahn si ritirò a Freyburg an der Unstrut dove morì il 15 ottobre del 1852. Il movimento dei ginnasti ebbe successo fin dal suo primo apparire. Verso il 1818 in Prussia esistevano circa cento organizzazioni di questo genere con quasi 6.000 iscritti, e a questa data in tutta la Germania vi erano circa 12.000 ginnasti. Nel 1880 sarebbero stati 170.315 di tutte le fasce sociali: l'entusiasmo per la ginnastica aveva dato vita ad un movimento di massa. "I ginnasti esaltarono il loro patriottismo percorrendo l'intera Germania e più tardi presero contatto con lo Jugendbewegung, il movimento giovanile tedesco fondato nel 1901, per il quale l'andare girovagando costituiva una delle principali attività; esso, a sua volta annoverò Jahn tra i suoi eroi. I ginnasti condivisero con gli aderenti al movimento giovanile l'ideale della nazione che fosse espressione dello spirito interiore piuttosto che puro e semplice sfoggio di potenza, un incarnazione del "bello" nella natura e nel corpo umano." (G. L. Mosse op. cit. pag.152) Uno dei dirigenti dei Wandervogel, Edmund Neuendorf, dichiaratamente völkisch scrisse nel 1927: "Jahn ha detto che il Turnen fa parte della nostra con9 cezione del mondo. Così deve tornare ad essere." (Edmund Neuendorf "Die Deutsche Turnerschaft 1860 - 1936" Berlin, 1936, pag. 3). "In der ganzen Lebensgeschichte eines Volkes ist sein heiligster Augenblick, wo es aus seiner Ohnmacht erwacht… Ein Volk, das mit Lust und Liebe die Ewigkeit seins Volkstums auffaßt, kann zu allen Zeiten sein Wiedergeburtsfest und seinen Auferstehungstag feiern." F. L. Jahn ( "Nell'intera esistenza di un popolo, l'attimo più sacro è quello in cui esso si risveglia dal coma... un popolo che contempla con passione ed amore l'eternità del proprio essere popolo può festeggiare eternamente la festa della propria rinascita e del proprio risorgimento." ) Il primo Turnplatz all'Hanseheide, Berlino. Gli scritti di Friedrich Ludwig Jahn: Ueber die Beförderung des Patriotismus in preussischen Reich, Halle, 1800 sotto lo pseudonimo di D. C. C. Höpffner Deutsches Volkstum, Lübeck, 1810 Runenblätter, 1814 Die deutsche Turnkunst in collaborazione con Ernst B. W. Eiselen, Berlin, 1816 Neue Runenblätter 1828 Merke zum deutschen Volkstum, 1833 Denknisse eines Deutschen, 1835 Werke, a cura di Carl Euler 3 volumi, Hof, 1884/1887 Briefe 1818-1852, a cura di Wolfgang Meyer, Dresden, senza anno di pubblicazione Dall'agosto del 1999 la casa di Jahn è stata restaurata ed ospita un museo dedicato a lui e alla sua opera. Contiene una mostra permanente e i cimeli del movi- Friedrich Ludwig Jahn (Turnvater Jahn) mento Turnen. Friedric Ludwig Jahn Museum Schloßstraße 11 06632 Freyburg an der Unstrut Tel. 034464 27426 Fax 034464 66560 E-mail: [email protected] Http://www.jahn-museum.de/ Apertura da aprile ad ottobre da martedì a domenica dalle 10 fino alle 17 da novembre a marzo da martedì a domenica dalle 10 fino alle 16 Friedrich Ludwig Jahn (Turnvater Jahn) Incisione di Ernst von Dombrowski dalla serie "Bildnisse deutscher Männer" 1935 - 1938. La scritta sottostante dice: "Oggi non apprezziamo più colui che è dedito al bere ed alla birra ma il giovane che resiste alle avversità, l'audace. Poiché non ci importa quanti bicchieri di birra egli riesca a trangugiare ma a quanti combattimenti egli possa sostenere, non quante notti egli trascorra bighellonando ma per quanti chilometri egli possa marciare. Oggi non vediamo più nel beone di un tempo l'ideale del popolo tedesco, bensì nei giovani sani, energici ed integri fino al midollo." dipinto di Friedrich Ludwig Heine (1816-1834) Olio su legno; 19 x 15 cm in Deutsches Historisches Museum, Unter den Linden 2, 10117 Berlin, Deutschland http://www.dhm.de/cgi-bin/mfs/01/ausstellungen/bildzeug/qtvr/DHM/n/BuZKopie/raum_17.11.htm 10 La casa editrice Rudolf Schneider ha nel suo catalogo buona parte delle opere pubblicate da Ernst von Dombrowski e la ristampa di numerose xilografie dell'artista. Informazioni presso: Rudolf Schneider Verlag Industriehof 8 D - 31180 Giesen-Hasede Tel. (05121) 770463 Fax (05121) 770303 Nella stessa città è possibile visitare un esposizione permanente con molte opere originali dell'artista vedi il sito http://heimatschutz.org:16080/kulturkammer/ . L'indirizzo è: Kunstherberge Ernst von Dombrowski, Am Messeschnellweg, D 31180 Hasede. Tel. 05121 770634 L'orario di apertura è da mercoledì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 o su prenotazione telefonica. MEMORIA di Lodovico Ellena Che la giornata della memoria stia diventando uno sconcertante business è ormai evidente. Prendi una pagina di storia o un personaggio, martella fino allo sfinimento su di loro e anche la più distratta delle casalinghe avvertirà la necessità fisiologica di comprare almeno un libro - che poi non leggerà perché le manca il tempo - su quello che è l'argomento del giorno. Memoria si diceva, e nessuna definizione sembra più ipocrita di questa. Ma di quale memoria stiamo parlando? Di quella che dimentica i milioni di morti nei gulag staliniani o di quella che non ricorda gli altrettanti milioni massacrati in Cambogia, di quella che nulla sa delle centinaia di sacerdoti cattolici assassinati da partigiani italiani nel dopoguerra o delle centinaia di migliaia di torturati da Mao, o degli italiani infoibati da Tito e dei milioni di persone svanite nel nulla nel nome del comunismo? E stiamo parlando per lo più di fatti accaduti contemporaneamente ad Auschwitz, mentre altri addirittura ben più recenti se non contemporanei. "Ad Auschwitz c'era la neve" recita una vecchia canzone che celebra questa pagina di storia, ma lo stesso gelo investì anche mille altre "Auschwitz" rendendole per questo più immense perché completamente dimenticate. Oscurate. Annullate. Annichilite. E la chiamano giornata della memoria. Fino a quando la memoria sarà una sola memoria infatti, una giornata come questa non potrà fare altro che scavare solchi più profondi. Milioni di parenti delle vittime dell'altra memoria dimenticata non potranno non sentirsi ancora una volta torturati, assassinati, violentati, annullati all'infinito in una giornata come questa: e ne parliamo con cognizione storica di causa. Ma Perlasca salvò migliaia di ebrei, così come - almeno secondo alcuni - lo fece anche Mussolini (peraltro lo fece Almirante), mentre ora pure l'americano Varian Fry si aggiunge a questa lista in progressivo aumento. Faurisson, Mattogno e Graf e decine d'altri con loro sostengono invece l'inconsistenza dello sterminio scientifico degli ebrei: teorie ardite che vale comunque la pena di analizzare prima di condannare, ma il confronto pubblico da anni auspicato da questi autori è di là da venire. Forse hanno torto, forse no, perché allora la memoria ha "paura" di scavare all'interno della propria memoria così come hanno invece fatto questi storici "revisionisti"? Qualcosa non torna in questa memoria della giornata della memoria, qualcosa non quadra. E fino a quando sarà memoria mutila e claudicante o incapace di affrontare il confronto, questa giornata sarà soltanto la giornata strumentale della memoria. E questo alla lunga non porterà vantaggi a nessuno: né alla storia, né alla verità, né all'uomo. Per queste ragioni ci sembra terribilmente vero - parafrasando Foucault - che la memoria non è di chi ce l'ha ma di chi ha la forza per esercitarla. 11 IL COMUNISMO MAGICO E IL “COSMISMO” SOVIETICO di MThule Risulta interessante investigare come i principali "ismi" del XX° secolo e vale dire il nazionalsocialismo ed il comunismo che - di primo acchito - sembrerebbero differenziati da un'enorme quantità di difformità intellettuali, d'azione, programmatiche nonché politiche siano in verità poi uniti da un sottile file d'irrazionalismo magico. Del Nazionalsocialismo occulto si è detto molto a partire dall'uscita del volume "Il Mattino dei Maghi" di Louis Pauwels e Jacques Bergier, ma resta tuttora poco conosciuto se non oscuro la palese tendenza che il comunismo sovietico manifestò per una "dottrina" costruita sul mito della scienza e della razionalità, ma anche su principi peculiari della cosiddetta cultura magica. Secondo una concezione oggi molto diffusa, scienza e magia sono nemiche naturali. Ma la questione è mal posta: la magia è in primo luogo una forma di rapporto con il mondo. Sovente i sostenitori della scienza trascurano che è proprio dal pensiero magico che la scienza si è generata come dimostra - un esempio su tutti - l'alchimia, la quale conteneva il germe della chimica. Ciò ovviamente non sta ad indicare che la scienza e la magia siano la stessa cosa ma la loro netta identificazione è sterile quanto una forzata separazione. Nell'affermazione di Lenin "la dottrina marxista è onnipotente perché è vera" era già insita la trasfigurazione dello scienziato in mago. Il marxismo-leninismo rivendicava di essere onnipotente proprio perché la sua era una verità scientifica, trascurando che una verità scientifica non può essere onnipotente. Non si può addurre una contraddizione in termini, poiché nel comunismo bolscevico la "scientificità" era poco più di una parola per legittimare l'"onnipotenza". Ed era questa ultima ad avere il sopravvento. La sinapsi tra fisica e metafisica divenne in Era bolscevica un dato di fatto. Tutti i valori di riscatto e redenzione di cui un tempo era gravata la religione, e tutte le aspettative di potere una volta rimesse alla magia, divennero prerogativa della scienza e tecnologia. Per chiarire esemplificando un fenomeno in apparenza magico quale la telepatia poteva essere un artificio dei borghesi, ma poteva funzionare anche secondo principi materialistici e dimostrarsi quindi passibile di analisi grazie alla superiore scienza marxista. 12 Il perfetto punto di congiunzione tra l'occultismo tradizionale e quello scientifico è rappresentato dalla filosofia di Nikolai Fëdorov. Uomo dalla cultura enciclopedica, aveva uno stile ascetico, una grande passione sia per Dio che per il progresso ed era sessuofobo in modo quasi patologico. La grande fissazione di Fëdorov , che è stata anche la grande ossessione di tanti rivoluzionari, era quella della morte. Il filosofo teorizzava che l'intera Umanità condividesse il "Compito Comune" di "rivoluzionare" le Leggi della Natura una dopo l'altra sino ad abolire la più ingiusta: la morte. La piena libertà si sarebbe raggiunta solo sconfiggendo la Natura matrigna. L'Umanità poteva rinascere, e con essa l'Universo intero, quando gli uomini si dedicheranno a lavorare collettivamente per il Compito Comune. Questa asserzione aveva la sua origine nell'individuare da parte di Fëdorov nella frammentazione la radice di tutti i mali. Si può qui individuare la perfetta sintonia esistente con il comunismo che aveva quale dottrina unica il Marxismo e come Compito Comune portare il comunismo in tutto il mondo. L'immortalità ambita da Fëdorov non è meramente spirituale ma la vita eterna doveva estendersi anche al corpo non considerando infatti l'eternità dello spirito sufficiente. Nel postulare questo non si poneva come potrebbe sembrare - in contrapposizione con Dio ma ne esaltava - secondo il filosofo - la sua opera. Il Creatore inizialmente aveva creato difatti l'uomo a sua immagine e somiglianza ma quest'ultimo si era allontanato dallo stato iniziale. Bisognava impegnarsi pertanto a ritornare verso la natura divina e nel far questo era necessario contare esclusivamente sulle proprie forze ed - inutile quasi dirlo - sull'apporto della scienza. Come precedentemente scritto il Compito Comune prevedeva la necessaria riunificazione di tutta l'Umanità e ciò sarebbe stato raggiungibile attraverso una corretta informazione che avrebbe fatto conoscere la giustezza del progetto e di conseguenza porterebbe a ridestare la "vera volontà". Il mondo unificato di Fëdorov è un gigantesco campo di lavoro: non esiste riposo, non esistono distrazioni ne tempo libero. Il lavoro è il valore supremo ma è anche la suprema soddisfazione, in grado di appagare di per sé tutte le esigenze dei lavoratori. Quando il momento di lavorare al Compito Comune arriverà, gli esseri umani avranno capito che è quello e solo quello il fine delle loro vite, e quindi non potranno esimersi dall'impiegare ogni stilla di energia per il suo compimento. Come detto il nemico da sconfiggere è la Natura che impone all'uomo le sue inique leggi. L'Uomo - dall'alto della sua somiglianza a Dio - deve imporre alla Natura le proprie regole sino al raggiungimento del fine ultimo: l'uccisione della morte. Ciò ovviamente avverrà attraverso tappe intermedie che vedranno la scienza correre in ausilio nel conseguimento del Compito. Una delle tappe è la trasformazione della Terra, un magnete naturale, in un elettromagnete. Una serie di cavi elettrici circonderanno il mondo in uno schema a spirale, dando la possibilità di controllare le tempeste ed in ultimo l'intero clima del pianeta. (Si noti che l'elettricità aveva un valore quasi magico e questo non solo per Fëdorov ma anche per Lenin e molti accademici bolscevichi). Un concetto altresì centrale per la filosofia del Compito Comune è quello di "caduta". La morte esiste perché l'Uomo ed il Cosmo stanno vivendo una fase di caduta, ossia di allontanamento da Dio. La radice di tutti i mali sono stati la passività e, soprattutto, l'appetito sessuale. Una delle cose che l'uomo deve fare per risalire è rinunciare all'"orizzontalità" in cui la caduta l'ha fatto piombare. La "verticalità" è un antidoto ai pericoli della lussuria e a quelli del sonno. Il passaggio a professare l'ascesi è quindi breve. Tuttavia, per dare origine alle future generazioni che portassero a buon esito il Compito Comune, il sesso era un male necessario ma, una volta raggiunto l'obiettivo, si sarebbe dato origine grazie alla scienza ad una nuova modalità procreativa in cui il sesso non avesse più ruolo alcuno. L'immortalità non sarebbe stata però ad appannaggio solo dei viventi ma - superando i limiti spazio temporali - avrebbe fatto risorgere anche i defunti: la risurrezione degli antenati rientrava nei fini del Compito Comune. Per questo i musei erano luoghi fondamentali in quanto conservavano quei ricordi atti a riportare i defunti in vita. Quando infine l'uomo si sarà evoluto a sufficienza e la Terra tutta sarà soggetta alla sua volontà il lavoro continuerà altrove. Infatti l'universo è pieno di pianeti da colonizzare. Simbolo di questo progetto ultimo sarà la "cattedrale celeste". La cattedrale è uno sciame di astronavi: ogni singola componente risponde ai comandi del suo equipaggio, ma collettivamente (ritorna la parola d'ordine) si muovono tutti in perfetta coordinazione grazie ad un'intelligenza decentralizzata che nasce dall'unione delle parti. Col tempo ogni pianeta sarà legato ad altri in una sorta di fratellanza cosmica in cui il bene di ciascuno sarà connesso al bene di tutti. Questi sinteticamente gli elementi principali del pensiero di Fëdorov e molti dei suoi aspetti erano vicini - o almeno adattabili - al marxismo-leninismo: il 13 lavoro come valore supremo, l'urgenza di superare le distinzioni tra gli uomini, la necessità di smettere di attendere l'aiuto di Dio. Anche l'immortalità faceva parte di questo filone. Ma ecco nello specifico una breve carrellata l'influenza del pensiero fedoroviano sul bolscevismo. Fëdorov ed i suoi seguaci influenzarono infatti ideologi del bolscevismo come Anatoly Lunachassky, per dodici anni ministro sovietico della cultura e Aleksandr Bogdanov - uno degli intellettuali prediletti da Lenin - la cui opera più importante fu "La stella rossa" che descriveva il futuro comunismo su Marte. Mentre l'aspirazione all'immortalità insita nella dottrina del cosmismo portò poi a sviluppare tutta quella tecnica dell'imbalsamazione dei leader e dei gerarchi comunisti dopo la loro morte avente massima espressione nella salma di Lenin imbalsamata e custodita nel mausoleo della Piazza Rossa, a Mosca. Ma anche molti scienziati sovietici aderirono al cosmismo. Si ricordi Konstantin Ziolkovsky il padre della cosmonautica russa che si occupò anche di ufologia, fondatore dell'"hylosoismo" - disciplina studiante l'intelligenza innata nella materia -. Questi si occupò anche di spiritismo e ebbe visioni di "mondi paralleli". Rammentiamo inoltre Vladimir Odoevsky che predisse il raggiungimento della Luna da parte dell'umanità per sfruttarne poi le risorse minerarie. Ed infine Yuri Gagarin, il primo uomo lanciato nello spazio, che nel corso del suo primo volo intorno alla Terra trasmise un imbarazzante (per le autorità sovietiche del tempo) messaggio di saluto al cosmista e teosofo Nikolai Kostantinovic Rerikh. Nell'apparente sistema ateo e materialista sovietico il cosmismo fu pertanto l'ideologia semisegreta della scienza comunista che non è mai morta ed è sopravvissuta allo stesso marxismo: a Mosca infatti presso il Centro Internazionale dei Roerichs è ancora attiva la "Società cosmista". La lotta contro la morte continua ancora. Bibliografia Dimitri F., "Comunismo magico. Leggende, miti e visioni ultraterrene del socialismo reale", Castelvecchi Firenze 2004 AAVV, "The occult in Russian e Soviet Culture", a cura di B.G. Rocenthahal, Cornell University Press, New York 1997 Nikolai Fëdorov: An Introduction Belmont, Mass. 1979 QUATTRO ST ORIE SU HITLER ED I SUOI COLLEGHI di Lodovico Ellena Non è questione di voler difendere a tutti i costi "l'indifendibile", piuttosto di chiedersi il perché soprattutto quando non dovrebbe più essercene alcuna necessità, siano state costruite così tante fantasie inerenti la figura del Fuhrer e del Nazionalsocialismo. Assodato dalla cultura ufficiale ormai trattarsi del "male assoluto", non passa giorno in cui documentari televisivi o nuovi studi puntualmente pubblicati su riviste o libri, aggiungano tasselli sempre più sconcertanti, che con il tempo paradossalmente assumono dignità e valore di verità definitive. E si tratta di firme autorevoli a garantirlo. Purtroppo però invece quando qualche isolata voce racconta sia pur sottovoce "altre" verità, puntualmente cala un silenzio mediatico e scientifico del tutto incomprensibile. Lo abbiamo già affermato e la cultura ufficiale non perde occasione per ribadirlo, il Nazionalsocialismo è stato universalmente definito "male assoluto": ma allora per quale ragione diventa così necessario aggiungere dettagli spesso facilmente confutabili che ne aumentino la fama sinistra? Ecco servito al circo mediatico un altro dei grandi misteri del nazismo. Ma soprattutto, perché questa necessità, perché questa esigenza di inventare particolari a volte del tutto gratuiti? E non si parla in questa sede di errori storici - anche se non mancano nemmeno quelli e soprattutto tra le firme più prestigiose come avremo modo di vedere -, bensì di fantasie belle e buone che oltre a tutto e paradossalmente, una volta smascherate, porteranno argomenti a chi non condivide la vulgata ufficiale. Vediamo quindi alcune di queste fantasie lasciando le conclusioni al lettore. Certo questi pochi dettagli non cambieranno la storia ma ci auguriamo possano invece far nascere domande, soprattutto perché ci annoveriamo tra quelli che del cosiddetto "revisionismo" non hanno una cattiva idea anzi, ne auspicano il necessario salubre svolgimento: tanto per le cose dell'uomo della preistoria come per quelle della storia. Storia che a volte non è poi però così storia. Sul Fuhrer è stato detto di tutto. Probabilmente si tratta dell'uomo più studiato di tutti i tempi, così sviscerato e radiografato che forse sarebbe possibile tracciare una biografia minuto per minuto della sua intera esistenza. E mai come in questi ultimi anni storici e ricercatori hanno potuto pubblicare in merito tonnellate di materiale, forse in questo motivati dalla curiosità morbosa del pubblico: per comprendere meglio ciò, basti fare una breve considerazione. Di un uomo 14 qualunque a nessuno interessa nulla, ma se quello stesso uomo perde la vita in un incidente - soprattutto nelle piccole comunità di provincia - il giorno successivo i giornali andranno a ruba e tutti vorranno sapere tutto il possibile su quell'uomo: il fenomeno durerà qualche giorno e poi tutto tornerà nel disinteresse e nell'oblio. Abbiamo constatato più volte questo fatto. Certo, è possibile dare molte altre risposte in merito e ben più sottili, resta il fatto che le masse hanno una loro psicologia ed i loro meccanismi: e questo ben sanno molti storici divulgatori. Potrebbe infatti essere questo uno dei motivi che stanno alla base di molte "scoperte" spesso strombazzate ma, così fosse, che guaio per cultura e rigore scientifico. Verrebbe a tal proposito da pensare che per la nostra società la verità sia un fatto ormai superato. Eppure essa da qualche parte è ma forse, come voleva Eraclito per la natura, ama nascondersi. Negli anni '70 uscì un film storico, "Gli ultimi 10 giorni di Hitler", firmato dal regista Ennio De Concini. Tale film si avvaleva della garanzia di Hugh Trevor Roper, professore di storia moderna all'Università di Oxford, tanto che lo studioso a conclusione della pellicola firmava la seguente dichiarazione: "Questo film è il risultato di accuratissime ricerche. Sia le parole che le azioni sono tutte basate su autentiche testimonianze storiche". Ora, al di là del fatto che si vede in tutta la durata della pellicola un Fuhrer pimpante e grintoso quando è invece noto che era ormai affetto dal morbo di Parkinson, un'altra perlina è data da Eva Braun che - nientemeno su invito dello stesso Hitler - si mette a cantare canzoni in inglese per distrarre donne e ufficiali nel bunker. Poniamo tutto ciò sia vero. Come abbia però potuto Roper, e la produzione del sedicente film storico accettare quest'idea, ottenere testimonianze sugli ultimi drammatici secondi di vita della Braun e del Fuhrer resta fatto inspiegabile dal momento che questi due erano completamente soli. La Braun infatti, dopo aver ascoltato la confessione di Hitler che afferma che la guerra era perduta già dal 3 febbraio del 1943 ma che lui l'avrebbe continuata per non doverlo ammettere ("il prezzo sarebbe stato la mia vita") e quindi doversi suicidare, di rimando dice: "Ma … tutti questi morti… e tu lo hai fatto soltanto per questo, per guadagnare tempo. Forse io non ti ho mai capito, non ti ho mai conosciuto" e stravolta inghiotte una pastiglia di veleno. Hitler, che non si accorge di ciò perché intento a vaneggiare cose del tipo che lui avrebbe voluto morire il 5 maggio come Napoleone, voltatosi improvvisamente vede la donna accasciata e immediatamente nota la mancanza di una pillola di cianuro: a questo punto sbotta in una serie di affermazioni tipo " Sgualdrina, presuntuosa, insolente e stupida. Mi hai tradito anche tu" ed altre ancora più fantasiose che non meritano nemmeno di essere riportate, dopodiché si avvelena e contemporaneamente si spara. Sentito il colpo fuori dalla sua stanza ("il cuore della Germania ha cessato di battere"), donne e gerarchi senza fare una piega si accendono invece una sigaretta: lui infatti non voleva si fumasse nel bunker. "Accuratissime ricerche" le chiamano. La domanda che sorgerebbe spontanea a chiunque a questo punto è una sola: ma com'è possibile avere dettagli sugli ultimi colloqui tra la Braun ed il Fuhrer se presenti c'erano solo loro ed entrambi sono morti subito dopo? Continuano i misteri del nazismo; questo film è stato visto e rivisto per anni (lo ha trasmesso tra gli altri anche Rai2) da milioni di persone senza che mai nessuno storico o studioso sollevasse la benché minima obiezione. "Pur di sopravvivere qualche tempo (è sempre la Braun a dirlo nel drammatico colloquio finale….), non hai esitato a mandare a morte milioni di persone". Chi le ha riferite queste affermazioni frutto di "autentiche testimonianze storiche" e che fine ha fatto questo testimone auricolare? Fa riflettere. E veniamo al simbolo per eccellenza del nazismo ovvero lo svastica ("lo" e non la in quanto derivato dal sanscrito svasti ossia felicità, al maschile). Quante volte si è infatti sentito, soprattutto nei seguitissimi documentari televisivi sul nazismo magico o esoterico che dir si voglia, che il simbolo in origine sinistrogiro - ovvero con gli uncini rotanti verso sinistra - è stato invertito verso destra negli anni '20 dal Fuhrer in persona per sottolinearne così la valenza negativa e "satanica"? Infinite, tanto che ormai è diventato per tutti un fatto assodato. Eppure le cose non stanno affatto così. Rene Alleau è autore di un interessante studio (Le origini occulte del nazismo, Parigi 1969, ed. Mediterranee) su cui si potranno dire molte cose ma certo non che si tratti di un libro filonazista: ecco quindi cosa dice Gianfranco De Turris nell'introduzione a questo studio. " Scrive René Guénon: "quanto al senso di rotazione indicato dalla figura, esso ha un'importanza del tutto secondaria e non influisce sul significato generale del simbolo; in effetti si trovano entrambe le forme a indicare sia una rotazione da destra a sinistra, sia una da sinistra a destra, senza che questo implichi necessariamente 15 l'intenzione di stabilire fra loro un'opposizione qualsiasi". Parole del 1931, pubblicate quando si discuteva sul simbolo scelto da Hitler non ancora al potere. Sicché, a mo' di conclusione, si può dire - come nota ancora Julius Evola - che "deve ritenersi una fantasticheria ciò che qualcuno ha sostenuto, in margine a una interpretazione "demoniaca" dell'hitlerismo, ossia che il movimento invertito della croce uncinata fosse uno stigma involontario ma chiaro del suo carattere demoniaco". Val la pena di sottolineare ancora come queste non siano tesi di saggisti del dopoguerra, ma costituissero dibattito e polemica già negli Anni Trenta, come dimostra il libro di Guénon, alle cui precisazioni ovviamente nessuno fece caso". Ma non finisce qui; l'enciclopedia dei simboli della Garzanti più volte ristampata, pubblica nella sua ultima edizione (pag. 526) un paio di interessanti riproduzioni grafiche. La prima riguarda il Buddha assiso sul loto con lo svastica sul petto: si tratta di un antico dipinto giapponese del periodo Kamakura e lo svastica è inequivocabilmente destrogiro. La seconda riproduzione invece ancor più curiosa, è inerente alla raffigurazione di un usuraio ebreo tratta da una miniatura dalle "Cantigas de Santa Maria" di Alfonso el Sabio: sull'uomo campeggiano vicine svastica e stella di David: questa volta però lo svastica è sinistrogiro. Ad ogni modo a chiusura di qualsiasi ultimo eventuale dubbio, ecco il risultato di una nostra personale scoperta avvenuta in Piemonte in terra biellese; ad Oropa - uno dei più noti santuari mariani d'Italia - in cima alla cappella dedicata a Sant'Eusebio fa bella mostra di sé uno svastica in pietra destrogiro, così come nel vicino paese di Rosazza dove nei pressi della chiesa locale un altro - questa volta realmente - enorme svastica in pietra sempre destrogiro troneggia. Li volle il senatore Federico Rosazza, alto gerarca della massoneria locale, nel 1875. Come spiegare a questo punto la reiterante ed insistente volontà "satanica" del Fuhrer di invertire il senso rotatorio dello svastica "storicamente esclusivamente destrogiro"? Eppure quest'idea è ormai un assodato dato di fatto ufficiale e ripetuto in ogni possibile occasione: fa riflettere. Veniamo quindi al bravo studioso di nazismo esoterico, nonché docente di Filosofia della politica a Parigi e curatore di inchieste speciali per la RAI, Marco Dolcetta. Nel suo libro specialistico in merito (Nazionalsocialismo esoterico, Roma 2003, ed. Castelvecchi) il ricercatore a cui comunque va il merito di avere realizzato un lavoro nel complesso degno e lo diciamo senza ironia, riesce però ad alimentare la confusione dilagante con una serie di affermazioni che poco si addicono ad uno studioso serio: ma gli uomini purtroppo spesso sbagliano. Anzitutto l'inconsistente rivelazione fatta rilevare - e personalmente verificata nella sua inconsistenza presso gli stessi ambienti antroposofici - dal giornalista Alfonso Piscitelli. A proposito del libro dice infatti il giornalista (Linea, 26 marzo 2003): " Dolcetta […] lo condisce con una inedita rivelazione: Steiner scrive - divenne da subito un acceso nazionalsocialista, giungendo ad affermare che in Hitler si era incarnata la luce dell'Arcangelo Michele". Ma dove? Non risulta che Steiner abbia mai espresso giudizi su Hitler. Risulta che abbia condannato il razzismo biologico e il nazionalismo esasperati. […] Forse Dolcetta è a conoscenza di particolari della vita di Steiner che sfuggono agli altri studiosi. Tuttavia c'è una frase a pag. 29 del libro che fa riflettere sulle fonti documentarie: "Dicerie fatte circolare ad hoc (dai nazisti, n.d.r.) furono sufficienti a far chiudere già nel 1935 tutti i principali centri antroposofici della Germania e a indurre Steiner ad astenersi successivamente dalla politica". O forse Steiner fu indotto ad astenersi dal fatto che era morto in Svizzera dieci anni prima?" si chiede Piscitelli. Insomma, un bel pasticcio; prima Steiner loda il Fuhrer poi, per qualche altra astrusa ragione i nazisti fanno circolare brutte voci su di lui al punto da indurlo a smettere con la politica: solo che smette dieci anni dopo la sua morte. Mah. Pensare che Dolcetta è uno degli studiosi a cui si fa riferimento per costruire - e mai come in questa sede il termine è appropriato - quei documentari televisivi sul Nazismo in cui succede di tutto. Ma non è finita, e non ce ne voglia il simpatico studioso che però forse dovrebbe studiare meglio. Nello stesso volume c'è un'altra perlina che merita di essere riportata; Dolcetta infatti a pag. 76 afferma che in una stanza del castello di Wewelsburg ristrutturato da Himmler per farci un'accademia delle SS Ahnenerbe sarebbe "presente la statua di Arminio, ripresa nell'atto di sconfiggere le legioni romane": ma dove? Forse lo studioso parla della gigantesca statua alta decine di metri collocata in seno alla foresta di Teutoburgo? Certo, non distante da Wewelsburg, comunque un po' difficile da rinchiudere in una stanza ma, e qui sta il vero sconcerto, in riferimento alla nota battaglia che costò carissima all'imperatore Augusto e a Roma "così come descritto nella Germania di Tacito": falso storico, in tale libro Tacito non ha infatti mai parlato della battaglia avvenuta tra l'8 e l'11 settembre del 9 dopo Cristo tra Varo ed Arminio, leggere per credere. Al punto che nelle note di una delle tante edizione di 16 quest'opera, Gian Domenico Mazzocato scrive a proposito del fatto sostenuto da alcuni che Tacito avrebbe scritto la Germania a fini propagandistici filoromani: "E se opera di propaganda, a favore di cosa? A favore di un'azione decisa da parte di Traiano che ridimensionasse e riscattasse la storica sconfitta di Teutoburgo di quasi un secolo prima, oppure a favore di un prudente consolidamento del confine?": frase che dimostra l'inequivocabile assenza di volontà di parlare di Teutoburgo. E sono studiosi di fama nazionale, fa riflettere. Ma quando non sono studiosi di fama nazionale sono giornalisti che a volte si improvvisano tali. E' il caso di Cecchi Paone che comunque non è certo l'unico a fare affermazioni opinabili, e a cui và ad ogni modo tributata una certa simpatia soprattutto perché in un paese come l'Italia, che sembra sopravvivere "culturalmente" grazie alle periodiche flebo di grandi fratelli, ha tentato quanto meno discorsi più profondi. A volte anche riuscendo piuttosto bene: saremmo faziosi a non riconoscerlo. Paone però ancora in tempi recenti in occasione di una sua trasmissione sul nazismo, ripropone per l'ennesima volta la storia di Hitler che alle olimpiadi di Berlino del 1936 si rifiutò di dare la mano a Jessie Owens in quanto atleta negro. Falso, ancora una volta. Fu addirittura Owens in persona a sostenere il contrario, tanto che in un'intervista su un giornale, l'americano disse: "Non è vero che Hitler non mi strinse la mano. Hitler non strinse la mano ad alcun atleta, vincitore o partecipante che fosse (e figuriamoci se il Fuhrer si metteva a stringere la mano ai 4.066 atleti partecipanti a quei giuochi…). Alla cerimonia di chiusura dei giuochi, Hitler ci passò in rassegna e, giunto vicino a me, mi fece addirittura un cenno di riconoscimento". (Andrea Benzi, Orion, agosto 2004, n° 239, pag. 48). La stessa notizia è stata peraltro riferita dal Sole-24 ore su di un opuscolo uscito in tre riprese; qui Owens afferma: "Tutti i giornali di allora scrissero che Hitler lasciò lo stadio indignato dopo la mia vittoria nel salto in lungo sul tedesco Long. Non è vero. Quando, dopo essere salito sul podio, io passai davanti ad Hitler per rientrare negli spogliatoi, vidi il cancelliere che si alzò in piedi e mi salutò con un cenno della mano. E io feci altrettanto". Nel medesimo studio si aggiunge di quanto Owens fosse diventato popolarissimo in Germania in quel periodo e di quanto buoni fossero i suoi rapporti con gli atleti italiani fascisti, mentre aggiunge ancora Benzi su Orion - è "superfluo ricor- dare come gli Stati Uniti, grandi accusatori della Germania per le leggi antisemite, mantenessero la legislazione e gli usi discriminatori verso i neri fino a metà degli anni '50". Ma non è ancora tutto; l'azzurro Arturo Maffei presente a Berlino nel 1936 per competere nel salto in lungo al Corriere della Sera così parlò: "Non è vero che Hitler non strinse la mano ad Owens. Non andò così. Ero lì, nel corridoio sotto la tribuna, dopo la gara, il Fuhrer salutò Luz Long che aveva vinto l'argento. Poi andò da Owens (che aveva vinto l'oro) e gli fece il saluto a braccio teso proprio mentre questi gli tendeva la mano per stringerla. Allora fu Hitler a tendere la mano ma intanto Owens si era corretto portando la sua mano alla fronte per eseguire il saluto militare". Materiale al riguardo sembrerebbe quindi essercene, eppure per qualche singolare motivo la storia di Hitler che rifiutò di stringere la mano del negro Owens continua periodicamente a passare come vera e definitiva: fa riflettere. Ma restiamo in questo campo. Quante volte infatti si è sentito ripetere in siffatti documentari della personalità perversa e "satanica" del Fuhrer? E quante altre volte abbiamo sentito raccontare la storia di Hitler che si sveglia allucinato e sudato nel corso della notte mentre urla: "Là, là. Nell'angolo. Chi c'è là?", mentre i suoi assistenti cercano in tutti i modi di soccorrerlo tranquillizzandolo poco a poco? E via così con altri dettagli tutti a confermare che la presenza avvertita dal Fuhrer era, e non poteva che essere, Satana in persona perché Hitler - così ci hanno raccontato per anni e lo fanno ancora - aveva stretto un patto con il diavolo tanto che ci parlava pressoché quotidianamente. Resta da capire com'è che, avendo stretto un accordo con lui, ne avesse così paura quando questi si manifestava magari per suggerirgli qualcosa: ma qui siamo nel demenziale. Parliamo invece della fonte, unica fonte, da cui questa notizia trae origine e da cui sono derivate tutte le teorie sul satanismo hitleriano: l'autore è Hermann Rauschning ed il libro su cui è riportata è Gesprache mit Hitler, uscito nel 1939 e pubblicato ovunque nel mondo con enfasi e capillare distribuzione. Ebbene, si tratta di un falso. Puntualmente smascherato grazie al lavoro certosino di uno storico svizzero, Wolfgang Haenel, che nel 1983 ne parlò pubblicamente ad un convegno dei membri dell'Istituto di Ricerche sulla Storia Contemporanea di Ingolstadt, quindi non a occasionali turisti di passaggio. La notizia in Italia uscì sul Giornale il 2 ottobre 1985 a firma di Michele Topa ("Hitler mi ha detto" un sacco di frottole) ma "non 17 pare che la stampa italiana né gli storici vi abbiano prestato molta attenzione. […] Infatti, come spesso accade, ciò che conviene non far risaltare in una "società dell'informazione" come l'attuale, si tace, si soffoca. E quel che non si sa, non esiste", scrive Alleau nell'introduzione al suo libro sulle origini occulte del nazismo. Da notare in buona evidenza che il libro di Rauschning è sempre stato considerato ed utilizzato "come fonte sicura e diretta" così certa che ancora oggi l'episodio del Fuhrer e dei suoi incubi satanici passano come verità definitive nonostante la - questa invece sì - definitiva scoperta della falsità del libro e della totale inattendibilità del suo autore. E' ovvio che Haenel fornisce prove inconfutabili a dimostrazione della sua tesi, peraltro verificabili da chiunque consultando il dettagliato articolo del Giornale o consultando il libro di Alleau e, ovviamente, mai smentite da alcuno: quindi Hitler non aveva rapporti con il maligno e storici seri confermano lo studio di Haenel. Ma allora perché da più parti si continua a raccontare questa storia perversa del nazismo satanico come fosse vera? Fa riflettere. IL COST O SOCIALE E FINANZIA RIO DELL’IMMIGRAZIONE EXTRA COMUNITARIA di Silvano Lorenzoni L'immigrazione, in Europa, è un fenomeno che incomincia subito dopo la guerra; ma che solo da 20/25 anni ha assunto una dimensione preoccupante e sinistra. Ne è un indicatore il generalizzato - anche se spesso non confessato - malessere che sta incominciando a provocare.Per incominciare, diciamo pure senza mezzi termini chi sono i beneficiari del fenomeno. I grandi beneficiari sono i megaricchi, i finanzieri usurocratici internazionali, tutti tesi verso l'instaurazione di quel nuovo ordine mondiale al quale fanno da ostacolo le specificità etnonazionali dei Popoli Europei: per poter raggiungere i loro scopi, è necessario che quelle specificità vengano distrutte, e per distruggerle lo strumento principe è la cosiddetta società multirazziale, primo passo verso una società formata da atomi umani dislocati, senza appartenenza, senza religione, senza famiglia, senza identità etnica, mossi esclusivamente da pulsioni edonistiche: i cosiddetti consumatori puri - nel contempo, troppo ottusi e troppo abbietti per potersi ribellare. Ci sono poi dei beneficiari di secondo grado. Fra di loro, per incominciare, la casta dei politicanti d'accatto - per intenderci, le sinistre - che si rendono conto che il terreno sta mancando loro sotto i piedi e che, se vogliono sopravvivere come casta, devono correre ai ripari. In un'Europa dove, a forza di onesto lavoro, la maggioranza della popolazione ha raggiunto un livello di vita ragionevole - ha, cioè, superato la povertà - essi hanno disperatamente bisogno di un nuovo sottoproletariato miserabile che faccia loro da serbatoio elettorale; e questo sottoproletariato sono in via di fabbricarselo con il materiale umano costituito dagli immigrati terzomondiali – vi è poi una certa categoria di industriali per i quali i terzomondiali, che si accontentano di lavorare sotto condizioni da rivoluzione industriale, sono comodi perché fanno da calmiere sui costi del lavoro. Ciò premesso, esaminiamo brevemente alcuni ragionamenti che vengono fatti per far credere agli sprovveduti che l'immigrazione terzomondiale è non solo accettabile, ma addirittura un bene. La popolazione europea sta invecchiando - ci sono sempre meno giovani che pagano le tasse e sempre più vecchi che aspettano di percepire una pensione. Questa è una dura e tragica realtà, che potrebbe benissimo portare a una situazione per cui potrebbero non esserci più una quantità sufficiente di giovani 18 contribuenti per mantenere in piedi il fondo pensioni. Ma - ci assicurano i soliti - il rimedio c'è: aprire le cateratte dell'immigrazione terzomondiale, formata di massima da giovani ed eccellenti pagatori di tasse, raddrizzando in quel modo la condizione pericolante dei fondi pensioni. Questo è un argomento di notevole valore elettorale, presso un elettorato formato in modo crescente da vecchietti terrorizzati dalla prospettiva di rimanere da un momento all'altro senza pensione. - Ben diversa è invece la situazione reale: l'immigrato terzomondiale è tutt'altro che un eccellente pagatore di tasse. Solo un'infima parte degli immigrati terzomondiali lavora e paga tasse - il resto vive d’accattonaggio, di parassitismo, di crimine (il crimine è una forma estrema di parassitismo). Ed è la società civile nel suo insieme che paga per la manutenzione delle crescenti masse che dal Terzo Mondo vengono qua a farsi mantenere (in modo diretto o indiretto). Gli europei giovani, negli anni futuri, non dovranno pagare soltanto le pensioni a quei vecchietti, ma dovranno anche pagare per mantenere masse enormi di parassiti, passivi o attivi - il parassita attivo è il criminale, e anche la criminalità ha un suo costo. In Francia si calcola che la presenza delle masse extracomunitarie costi al contribuente francese circa 2.000 miliardi di lire all'anno. Per quanto strano possa sembrare, si risparmierebbe se si istituisse un fondo di rimpatrio e di pensionamento per rimandare all'origine tutti gli extracomunitari presenti in Europa e passare là ad ognuno una pensione sufficiente per la sua sopravvivenza: con quel che costa al contribuente la presenza di un extracomunitario in Europa, se ne potrebbero mantenere di sana pianta una ventina nel Terzo Mondo. Un'altra spiritosa storia che ci viene raccontata è che l'extracomunitario è essenziale per espletare lavori che l'europeo ormai rifiuta di fare: lavori pericolosi, nocivi alla salute o semplicemente troppo umili. Si è invece osservato che se si dessero degli adeguati (non astronomici) compensi pecuniari, gente disposta a fare anche mestieri pericolosi o sgradevoli ce ne sarebbe. Comunque, la tendenza è a che si preferisca dare il posto di lavoro all'extracomunitario, preferendolo all'europeo, perché domanda meno ed è disposto a lavorare sotto condizioni peggiori e più precarie, con notevole risparmio da parte di certi industriali. La presenza degli extracomunitari non fa se non esacerbare il problema della disoccupazione e creare un generalizzato impoverimento. Tutto questo, dovrebbe di per sé dar da pensare. Ma ci sono delle altre allarmanti casistiche legate al fenomeno dell'immigrazione terzomondiale. Principalissime, quella della criminalità e del continuo peggioramento della situazione sanitaria. - E' un fatto che, appare spesso sulla stampa quotidiana, che la quantità di tubercolotici presente in Europa sta aumentando vertiginosamente come conseguenza dell'immigrazione terzomondiale. Non viene invece menzionato che la tubercolosi è una delle prima "infezioni opportunistiche" che accompagnano l'AIDS: c'è da sospettare che molti fra quei tubercolotici siano anche sieropositivi. Vale l'osservazione che sia il degrado sanitario che la criminalità sono casistiche legate alla presenza extracomunitaria: in mancanza di controlli sanitari adeguati, la distinzione fra clandestino e non-clandestino viene qui a cadere (a prescindere dal fatto che un'altissima percentuale dei non-clandestini non sono se non ex-clandestini che si sono rifatti una verginità approfittando di qualcuna fra le numerose moratorie offerte da governi di sinistra). In Europa occidentale, il 70% della criminalità è d'importazione: importata dal Terzo Mondo. E non si tratta di un fenomeno transitorio, legato alla cosiddetta integrazione dell'immigrato terzomondiale nella società civile. Con il passare del tempo, la situazione invece di migliorare si aggrava - si formano i ghetti di colore, su stile americano, dove una massa di complessati e di infelici, generalmente senza lavoro, si nutre di sogni di vendetta. E' dimostrato che il tasso di criminalità non solo non diminuisce ma sale di generazione in generazione fra gli extracomunitari d'Europa: ci si può perciò aspettare uno spaventoso incremento nei fatti di violenza, all'americana, quando ogni rione, ogni caseggiato, ogni condominio dovrà divenire, specie di notte, una specie di villaggio fortificato. Per questo è necessaria più che mai una rigorosa politica in materia di immigrazione. Per questo noi etnonazionalisti völkisch chiediamo che si agisca in tempo e si affronti in maniera decisa, determinata, la "questione allogena". ETNONAZIONALISMO VÖLKISCH E QUESTIONE ALLGENA di Federico Prati Il livello di mistificazione prodotto dalla propaganda immigrazionista con cui il Sistema ha cercato di lavarci il cervello per decenni, fortunatamente non impedisce alla ragionevolezza dei Popoli Europei di riemergere, quando l’Identità, le Tradizioni, la Cultura, la Civiltà e la stessa sopravvivenza etno-razziale delle Stirpi d’Europa sono profondamente minacciate. Di fronte ad una vera e propria INVASIONE (perché di questo si tratta!) di elementi allogeni provenienti da tutto il mondo, ed appartenenti a culture e tradizioni che nulla hanno a che fare con la nostra atavica cultura di Popoli Indoeuropei, solo un pazzo masochista, un utopista marxista, un liberista o un catto-comunista in malafede, o qualche imprenditore in cerca di schiavi da sottopagare, possono gioire. Liberarsi dei luoghi comuni instillatici dalla propaganda comunista e liberista non è cosa che possa avvenire in quattro e quattr'otto, ma piano piano e alla fine a difendere l’immigrazione allogena rimarranno solo quelle élites marxiste più fanatiche che hanno perso ogni contatto con il popolo. Quindi, noi etnonazionalisti völkisch andiamo avanti per la nostra strada e lasciamoli strillare: saranno isolati dal popolo stanco delle loro chiacchiere. Quale popolo, infatti, non reclamerebbe leggi più severe di fronte ad un fenomeno di queste proporzioni che minaccia non solo di toglierci le nostre millenarie radici piantate e cresciute dai nostri Avi in secoli e secoli di duro lavoro, ma la nostra stessa sicurezza ed incolumità? La domanda è retorica: solo un popolo che desidera auto-distruggersi può accettare tale stato di cose. E i Popoli Europei non mancano certo dello spirito di sopravvivenza. Ma fin qui siamo all’ovvio. Queste Silvano Lorenzoni cose ce le dobbiamo ripetere per disintossicarci dalla mistificazione di quei regimi social-comunisti e liberIl Presidente della Associazione Culturale Identità e taristi che governano l’Europa, al servizio dei monTradizione dialisti d’oltre oceano, e che c’instillano quotidianamente menzogne attraverso una vera e propria dittaInfo: [email protected] tura del pensiero, mostrandoci continuamente i presunti lati positivi dell’immigrazione allogena, e nascondendoci accuratamente gli effetti disastrosi che essa produce. I reduci del marxismo convertitisi al terzomondismo hanno già deciso il tipo d’uomo che deve essere creato ovunque: senza identità e tradizioni. Comunisti e libertaristi non sono altro che mezzani dell’Alta Finanza apolide, con il compito di traghettarci verso questo tipo di società, così come lo sono gli uomini di “cultura” messi dai Poteri Forti nei 19 vari mass-media. E’ un vero e proprio indottrinamen- to, subdolo perché nascosto dietro la cortina fumogena di un finto “pluralismo”, dove in realtà le idee che si oppongono a quelle mondialiste-immigrazioniste vengono tenute fuori, se non perseguitate. Ma come argomentano i mondialisti? Ecco le argomentazioni più ricorrenti dei vari esponenti del potere mondialista e della Grande Finanza apolide: 1) L’immigrazione serve ed è utile perché vi è denatalità; 2) l’immigrazione sostituisce la forza lavoro – specie nei settori più umili – che manca a noi; 3) l’immigrazione è un bene perché ci arricchisce culturalmente; 4) l’immigrazione è da accettare perché è il destino di tutto il mondo, l’effetto sociale della globalizzazione; 5) accettare l’immigrazione e mescolarsi è il supremo “valore” della nostra civiltà. In realtà ciò che il mondialismo vuole è la cancellazione di tutte le identità etniche, che devono convergere in un’unica pseudo-cultura di stampo yankee. Una vera concezione etnonazionalista völkisch sa che l’individualismo sfrenato del Dio denaro, così come il collettivismo distruttivo del marxismo, rappresentano la distruzione dei veri e naturali legami che tengono insieme le millenarie comunità etnonazionali di Sangue e Suolo: in nome dell’egoismo individuale e in nome dell’economia, si schiacciano le naturali forme d’aggregazione. Per i mondialisti le persone non sono altro che carne tutta uguale, il punto terminale del materialismo. Noi sappiamo istintivamente, invece, che ci sono specificità, differenze fisiche e spirituali, insopprimibili. Le culture, così diverse tra loro, sono appunto diverse perché gli uomini che le hanno prodotte sono diversi. Le culture sono la risposta di una data etnia all’ambiente, sono l’espressione vitale di un’etnia. Imporre un unico calderone artificiale per tutti, mescolare individui appartenenti a diverse etnie significa creare un mostro, significa creare disarmonia, significa investire in destabilizzazione sociale. Ma veniamo alle quattro menzogne ricorrenti. 1) “L’immigrazione serve ed è utile perché vi è denatalità”; 2) L’immigrazione sostituisce la forza lavoro – specie nei settori più umili – che manca a noi. Ma vi sembra una scusa degna di persone con un minimo d’intelletto? Consultando fredde statistiche si è constatata una certa denatalità. Ergo: l’unica soluzione sarebbe importare immigrati che riempiano le culle vuote dei nostri popoli… Neanche un accenno a tentativi di incentivare la politica familiare e la natalità della nostra gente, così bistrattata da femminismo, marxismo, liberalismo, materialismo ed edonismo al potere. La tecnologia avanza e i macchinari diminuiscono le richieste di manodopera? Nossignore: secondo i mondialisti i dati dimostrerebbero che abbiamo bisogno sempre dello stesso numero di brac20 cia; come dimostrerebbero che i nostri giovani non vogliono più fare certi lavori. Anche se fosse vero, perché non incentivare i nostri giovani, invece di assecondare gli imprenditori famelici d’immigrati da sottopagare? E comunque, questa non è una scusa valida per provocare un cambiamento nell’impianto etnico dei nostri popoli che si rivelerà foriero di destabilizzazione sociale. 3) L’immigrazione è un bene perché ci arricchisce culturalmente; 5) Accettare l’immigrazione e mescolarsi è il supremo “valore” della nostra civiltà. Le orde di allogeni che si riversano verso i paesi europei, innescando una catena esplosiva di problemi a non finire, non costituiscono un “arricchimento culturale”. Per non parlare del problema islamico, ché, malgrado gli apologeti dell’Islam e gli antirazzisti si affannino a volerci mostrare una sua faccia non pericolosa, sappiamo bene la finalità di tale religione: la conversione di tutto l’ecumene a Maometto, con ogni mezzo. 4) L’immigrazione è da accettare perché è il destino di tutto il mondo, l’effetto sociale della globalizzazione. La globalizzazione è certamente un fatto non fermabile che va oltre la volontà dei singoli o degli stati, ma vi sono diversi modi di rapportarsi ad essa. Accettare ogni male provocato dalla globalizzazione, spacciandolo addirittura per un bene, non è certo una maniera per mettere armonia nel caos. Le ondate migratorie si possono ridurre notevolmente, se solo il sistema politico-economico che governa l'Europa fosse intenzionato a farlo con leggi severe in materia di immigrazione. Questo implica però un sistema politico dove la politica sia al primo posto, e non dove viceversa l’economia e il profitto delle Multinazionali e della Grande Finanza apolide. In poche parole occorre subordinare l’economia alla sfera politica. E’ necessario, per questo, disciplinare le forze dell’economia ed adeguarle alle necessità della comunità etnonazionali europee, infatti politica ed economia stanno tra di loro come il governo di una nave sta alla destinazione della merce trasportata. A bordo, la figura principale è il comandante, non il mercante apolide. E’ necessario lottare contro i portavoce del turbocapitalismo USA che altro non vogliono che trasformare l’Europa in una colonia degli States. Ecco perché noi dobbiamo rigettare il modello americano impostoci alla fine del secondo conflitto mondiale. Per questo è necessaria più che mai una rigorosa politica in materia di immigrazione. Per questo noi etnonazionalisti völkisch chiediamo che si agisca in tempo e si affronti in maniera decisa, determinata, la "questione allogena".Al posto della società meticcia, multireligiosa, individualista di ispirazione americana si dovrà ritrovare e rinnovare la com- pattezza etnonazionale e culturale delle varie Stirpi E T N O N A Z I O N A L I S M O E I M P E R I ; d’Europa. STATI NAZIONALI E “MOLTITUDINI” Solo allora ri-sorgerà l’alba sui Popoli Europei! di Silvano Lorenzoni e Federico Prati Federico Prati Un'unità etnonazionalista è l'espressione politica del Il Segretario della Associazione Culturale Identità e fatto etnico; un'etnia essendo un insieme umano culTradizione turalmente e geneticamente omogeneo. E solo un insieme politico etnonazionale - cioè uno stato che Info: [email protected] coincida con un'etnia - può avere la speranza di avere una durata indefinita e può essere in grado di offrire ai suoi abitanti uno stile di vita in sintonia con quella che è la loro natura, determinata da fatti storici e biologici che, molto spesso, si perdono nella notte dei millenni. Dovrebbe essere chiaro che l'etnonazionalismo völkisch non implica l'isolamento: ma lavorare insieme in modo proficuo è possibile soltanto fra unità etniche che però geneticamente siano analoghe e culturalmente non inconciliabili. Una collaborazione fra etnie diverse che non andasse a scapito delle loro specifiche identità era, nel passato, garantita da quel sistema politico, adesso demonizzato dagli imbonitori di cervelli, che era l'Impero. Ultimo fulgido esempio di questo sistema politico fu la doppia monarchia sul Danubio, l'Impero Asburgico. È poco risaputo, perché occultato, che già nella prima metà dell'Ottocento ci si preparava a rendere tripla questa doppia monarchia, della quale la terza capitale, dopo Vienna e Budapest, sarebbe divenuta Venezia. Questa soluzione, troncata dalla guerra del 1866, avrebbe garantito alle Popolazioni Padano-Alpine e, in generale, centro-europee, un futuro di benessere, sviluppo, pienezza, quasi inimmaginabili. Ancora meno di un secolo fa un altro splendido esempio d'impero fu la Russia; e prima ancora la Cina: alla Cina imperiale poterono sottostare la Mongolia, il Turchestan fino all'Ural e il Tibet, senza oppressioni di sorta e senza tentativi di snaturamento da parte del governo centrale. Caratteristiche d'impero (sia pure, entro certi limiti, problematiche) ebbe anche la Germania di Bismarck. 21 Contro l'impero - sintonia naturale d'unità etnonazionali - si erse, negli ultimi due secoli, il nazionalismo di stampo giacobino e massonico. Ci si riferisce agli stati-nazione, vere prigioni (altro che l'Impero Asburgico!) nelle quali venivano (e vengono) compressi i più disparati raggruppamenti etnici in modo del tutto innaturale: si pensi - caso limite - alla spaventosa condizione del Tibet odierno. Mettendo mano al lavaggio cerebrale mediatico e alla repressione poliziesca, lo stato nazionale ha sempre cercato di massificare e meticciare la propria popolazione, costringendola ad una lingua unica, qualche volta fabbricata a tavolino, e obbligandola a vedere se stessa come appartenente ad un qualche agglomerato umano/disumano, anche quello fabbricato all'uopo spesso anch'esso inventato a tavolino (vedi la "Jugoslavia", la "Cecoslovacchia" e anche "l'Italia"). Si pompava così in testa alle popolazioni una certe infatuazione ("immortale principio") per renderla carne da cannone servizievole per le imprese commerciali degli oligarchi della finanza internazionale che, dietro le quinte, stettero sempre dietro alle imprese "nazionalistiche"dei tempi moderni. Così, milioni su milioni di persone d'eccellente qualità genetica furono mandate al macello perché determinati contorti figuri potessero fare soldi. Come stadio successivo, il processo di massificazione non si è fermato allo stadio nazionale ma adesso lo trascende. Lo stato nazionale di stampo giacobino, una volta espletato il suo servizio verso gli usurocrati internazionali, ha preso la via dell'immondezzaio. E questo è un processo lungo il quale, al solito, marxismo e capitalismo finanziocratico vanno a braccetto. Marx, ai tempi suoi, aveva pontificato che sarebbe stata la rivoluzione industriale (pilotata dagli "odiatissimi" borghesi) a rendere possibile il raggiungimento dell'utopia edonistica - la "fine della storia" cioè il paese dei balocchi, dove tutte le strade sarebbero state sempre in discesa. I neomarxisti dei centri sociali e i "new global" dei tempi nostri (fra i quali Antonio Negri e Michael Hardt, autori di un libro di vasta risonanza in quegli ambienti, titolato non a caso Impero) pronosticano che il raggiungimento del paese dei balocchi passerà attraverso l'uniformizzazione assoluta, attraverso la scomparsa dell'umano per fare posto alla "moltitudine"; e non a caso il neomarxismo new global gode dei finanziamenti dei grandi usurocrati, come George Soros, perché la formazione dell'universale "moltitudine" è e sarà pilotata dall'attività globalizzante delle multinazionali. Un tipo pseudo-umano senza razza, senza tradizione, senza cultura, senza religione, senza personalità definita, mosso solo da stomaco e intestino e armato di un infinito risentimento, si dedicherà poi ad un sabotaggio/partigianismo pandemico dal quale scaturirà il paese dei balocchi (in base a quali meccanismi, non è chiaro). Questo è lo stadio finale, auspicato da marxisti e usurocrati, che dovrà essere raggiunto dopo la liquidazione di tutti gli etnonazionalismi. E' contro questo tentativo, attuato dalla massoneria e dalla Alta Finanza apolide, di cancellare, di distruggere la Tradizione e l'Identità etnica, culturale, linguistica, storica, civile d'ogni comunità etno-nazionale 22 d'Europa che noi dobbiamo combattere! Per questo noi etnonazionalisti völkisch ci battiamo per la costituzione di un'Europa delle comunità etnonazionali etnicamente e culturalmente omogenee. Comunità tra loro con-federate sul modello del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica o sul modello dell'Impero Asburgico. Il Presidente della Associazione Culturale Identità e Tradizione Silvano Lorenzoni Il Segretario della Associazione Culturale Identità e Tradizione Federico Prati Per info: identita_tradizione@yahoo. MINNE ADUNATA V - VI di Alchemica V Portatori del Segno voi siete degni di questa Rivelazione Al centro d' ogni emanazione risiede il Potere Linea retta diventa curva quadrato cerchio Al crocevia di Spazio e Tempo il Sigillo vibra Portatori del Segno la sua vibrazione è indicibile Altro non esiste che l' inesistenza di questo punto Chi si rende partecipe di questa Sapienza è meglio che taccia Nelle contrade degli uomini non è ben accetto Chi ha scorto Lucifero assiso incoronato VI Nudo sul picco di una montagna l' Uomo Sole osserva Il suo sguardo è il cristallo della roccia La struttura geometrica dell' infinita realtà Puro sul picco di una montagna Kaivalya regna www.alchemica.it ESTRATT O DALL ’INTRODUZIONE DI “ATTACCO ALLA SOCIETA’ DEL NULLA” di Paolo Sola ...Il nulla è un'entità concreta, massificante e ben ramificata, la cui consistenza si traduce in un pactum sceleris stipulato tra sottili menti machiavelliche ed infimi scherani che, sotto ben precise direttive, manovrano i media, ormai sempre più invasivi oltre che dispensatori di stupidità a basso costo. Tra le varie trame ordite dalla cupola mafioso-mediatica di cui sopra ad esempio, rientra l'obiettivo di svirilizzare ed irridere il maschio bianco, diffondendo comprovati (a quanto pare) sondaggi, secondo cui le ragazze di oggi reputano l'uomo bianco occidentale banale, noioso, effeminato ecc, preferendo invece gli uomini di colore, per la prestanza fisica mentre gli ebrei1 per la loro intelligenza e cultura. Insomma, ragazze, accoppiatevi con un individuo maschio qualsiasi, purché non bianco ed occidentale! Il conio di un eufemismo quale etno-masochismo2, cui l'autore, in altra sede, è solito ricorrere, risulta quanto mai attuale ed ampiamente percepibile nella tragica e disarmante realtà quotidiana. Paradossalmente, tale forma di masochismo etnico è la quinta colonna delle forze tentacolari della liberaldemocrazia, esportata 60 anni or sono sulle terre della nostra vilipesa Europa a suon di bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile, le cui mire internazionaliste, teoricamente retaggio della fallita esperienza bolscevica, piegano la resistenza dei paesi di tutto il mondo. Etno-masochismo che si traduce visivamente nella logica bieca e pelosa del politically correct, rintracciabile in qualsiasi angusto spazio della quotidianità: carta stampata, spotpubblicitari, telefilm, talk show, notiziari ecc. Nelle sfilate di moda o nelle compagini di striptease non può mancare puntualmente il modello di colore, sempre pronto a sconvolgere i sensi di teen-ager lobotomizzate, o di cinquantenni alla ricerca di emozioni forti. Queste poi sarebbe più corretto definirle esecrabili forme di auto umiliazione (mi riferisco a potenziali madri di famiglia intente a strusciarsi contro i corpi sudati di giovani virgulti, i quali, mi dispaccio per le tardone di cui sopra, per un capriccio anagrafico potrebbero essere tranquillamente loro figli). Dunque, l'Europa sta inesorabilmente assumendo le fattezze di un involucro vuoto, un gigantesco calderone da colmare con qualsiasi aberrazione visiva che, 23 puntualmente, penetra nella mente sino a divenirne dogma. Il gendarme d'oltreoceano poi, svolge da oltre mezzo secolo il ruolo di rieducatore delle masse popolari del vecchio continente, realizzando l'obiettivo di plasmare, utilizzando un termine di "lovecraftiana memoria" (americano anch'egli, ma di ben altra risma), delle autentiche "amorfe abiezioni". Il capo della rivoluzione Nazionalsocialista, a suo tempo, ebbe a dire: "Nessuno è più stupido degli Americani". Se tale affermazione è assolutamente condivisibile, allora risulta ancor più avvilente constatare come i popoli d'Europa, in un inesorabile forma di graduale suicidio collettivo, abbiano logorato le proprie forze, estinto ogni possibilità di reazione, per collocarsi ad un livello paritario, se non inferiore, del proprio mentore d'oltremanica, raggiungendo appieno quella totale vacuità mentale machiavellicamente programmata dalle lobby mondialiste. E si sa, ciascun cranio, una volta svuotato di qualsiasi frammento di materia grigia, può essere colmato con qualsiasi aberrazione: dunque, ecco che si concretizza la bontà della società multirazziale, la necessaria adesione al modello americano come unica scappatoia per un'Europa agonizzante e morente, la demolizione di qualsiasi forma di modello Tradizionale.... LILITH o LUNA NERA IN ASTROLOGIA a trovarsi alla massima distanza da questa e in astrologia questo apogeo lunare e' stato chiamato Luna nera o Lilith . di Frida La sua mitologia si rifà appunto alla prima compagna di Adamo ,la prima donna comparsa sulla terra, creata da Dio direttamente dal fango come Adamo , simultaneamente e indipendentemente da lui. Lilith e Adamo si combatterono fin dal primo momento per la supremazia sul mondo e l'uno sull'altro , finché Dio la relegò in fondo al mare ( in termini psicologici nell'inconscio dell'uomo ) e da una costola di Adamo creò Eva : nata da lui e per lui, fedele e sottomessa. , mentre Lilith esige parità di diritti., Una simile immagine non può assumere che un aspetto oscuro e inquietante e talvolta castrante . Dai tempi biblici a oggi , l'uomo non sembra aver integrato alla coscienza questo contenuto rimosso nel suo inconscio : il mito di Lilith ha così assunto per la psiche umana un'importanza sempre crescente , di cui esistono prove concrete in ogni epoca: Dalila , Giuditta , Euridice , la "sirena " dei greci, " Rusalka " nella mitologia slava " Lorelei " in quella teutonica. Nel corso dei millenni due sono le interpretazioni diverse attribuite a questa fantomatica LILITH dal punto di vista astronomico. La prima e più suggestiva e' che si tratti di un secondo , invisibile satellite terrestre. Nella tradizione egizia si ha notizia di un ipotetico corpo celeste ruotante attorno alla terra ,ma praticamente invisibile, chiamato col nome di Nephtys. Nel 1618 , il 21 settembre , il padre gesuita Giovanbattista Riccioli scoprì un piccolo satellite al quale diede un passo giornaliero di circa 3 '. Anche nei secoli successivi qualcuno parlò di avvistamenti, visibili quando Lilith incontra la superficie solare, ma la normale osservazione astronomica ha sempre dato esito negativo. Recentemente e' stato avvistato nello spazio un corpo scuro al quale e' stato dato il nome di " Cavaliere nero " e questo potrebbe essere quello che meglio rappresenta Lilith, invisibile perché incapace di riflettere la luce del sole. La seconda interpretazione e' dovuta a Don Néroman negli anni 30 e non e' secondo lui un altro pianeta , ma in realtà e' un punto matematico, un punto virtuale dello spazio e più esattamente il punto in cui la luna, durante il suo movimento attorno alla terra, verrebbe 24 I movimenti di tutti i corpi celesti sono soggetti a delle leggi ben precise che furono enunciate da Newton e Keplero. Secondo tali leggi tutti gli astri descrivono un'orbita piana ellissoidale , rispetto al corpo celeste intorno al quale ruotano. Partendo dal centro di questa ellisse, vengono così individuati due punti , detti fuochi , i quali sono gli estremi del semiasse maggiore. Sono state compilate delle tabelle (Effemeridi) dalle quali si può dedurre la sua posizione giorno per giorno nello zodiaco, con un passo di circa 6' 30'' giornaliero. Detto questo, il volto ambiguo di Lilith comincia a rivelarci la propria natura ambivalente : non è individuabile fisicamente al pari di un pianeta, tuttavia possiede una capacità di influenza ben superiore ad un semplice punto di incidenza di coordinate astrali. E' un identità che prende forma su di un piano simbolico, ove l'astrologo si trova ad accettare appieno la natura misteriosa di Lilith per poter comprendere liberamente gli effetti di questa sulla natura umana. La presenza fisica come da noi intesa per via del nostro bisogno di tangibilità non rappresenta una condizione essenziale di esistenza in astrologia. Ad esempio, in un sistema dove il concetto di esistenza dovesse equivalere alla qualità di tangibilità non esisterebbero nemmeno i segni zodiacali. In entrambe le teorie di Riccioli e Neroman, il glifo che rappresenta Lilith e' una falce di luna calante con la croce in basso. Quindi la LUNA NERA o LILITH che dir si voglia è un simbolo e ciò che colpisce sempre l'astrologo è l'estrema sensibilità del punto zodiacale e della casa oroscopica in cui si trova , attraverso questi è possibile stabilire l'atteggiamento inconscio di una persona nei riguardi dell'amore e del sesso e di diagnosticare l'eventuale esistenza e la natura di conflitti psichici e di malattie psicosomatiche. Ci sono interpretazioni di temi natali in cui l'analisi si rivela falsata se si omette di considerare la luna nera, se questo punto zodiacale corrisponde infatti , in parecchi temi a strazi, sofferenze, lutti o crolli irrimediabili, restano altri temi nei quali la stessa è in analogia con la creatività , il potere, l'esaltazione dell'io , in questi temi la sofferenza cede il passo alla ten- denza verso un fine, verso un'ascesa…., ma di qualsiasi tema natale si tratti , la Luna Nera è sempre il punto di convergenza radicale di tutte le linee di forza della personalità, è il sinonimo dell'evoluzione e dei cambiamenti , l'immagine della nostra vita interiore che deve essere in continuo mutamento, per obbligarci ad evolvere. Essa rappresenta , per l'uomo, l'aspetto oscuro ed inquietante della donna, l'insieme di tutte le esperienze negative avute prima con la madre e poi con le donne , per la donna la luna nera rappresenta quella parte della sua femminilità rimossa che Jung chiama " ombra " in contrapposizione col suo io ideale simbolizzato dalla luna. Fintanto che sia l'uomo che la donna non avranno integrato a livello del conscio questi valori negativi dalla luna nera, questa agirà nella loro vita ed in modo particolare nel loro atteggiamento e nel loro comportamento verso l'altro sesso, come un pericoloso sabottatore capace di mandare all'aria qualsiasi rapporto di coppia Da un lato questo simbolo rappresenta l'animale tentatore , ingannatore, condannato a strisciare sulla terra e ad essere calpestato( nella Genesi ), dall'altro lato, la trasformazione psichica che può essere operata per suo mezzo, la guarigione dell'anima e del corpo. Ecco in breve tutta la ricchezza e l'ambivalenza psicologica racchiuse nella luna nera che pertanto assume una importanza eccezionale nell'interpretazione di un oroscopo. Ci farà vivere situazioni che non potremo dominare come vorremmo, ci impegneremo senza essere minimamente consci dei problemi che esse comporteranno ma saremo obbligati ad affrontarli La luna nera indica qual' è il lato oscuro della propria personalità quello che nessun altro al di fuori dell'interessato scorge, così possono esserci istinti di violenza in una persona che appare dolce e gentile a tutti , e che esploderanno in determinate occasioni indicate dagli aspetti che questo punto forma con gli altri pianeti. Contiene in se anche le doti sviluppate nelle vite precedenti, e si cercherà di ripetere lo schema già precedentemente usato , facendo però attenzione, perché si dovranno affrontare di nuovo i problemi e gli stessi ostacoli che non si sono superati e in caso di insuccesso capire cosa succede e adottare un comportamento nuovo Questo lavoro non si effettua senza angoscia, sensazione che sempre si percepisce nelle difficoltà relazionali dovute aspetti della luna nera e questa sensa25 zione è più forte nelle posizioni di segni d'acqua , quali Pesci, Scorpione e Cancro, naturalmente più recettivi al lavoro dell'inconscio e nelle case IV VIII XII corrispondenti a tali segni . La paura dell'ignoto, la voglia costante di mollare tutto, il panico nelle situazioni difficili possono essere così forti da portare al suicidio . Per poter finalmente riposare. Data come certa l'esistenza del libero arbitrio, nella vita dell'essere umano Lilith rappresenta una scelta: il "Cavaliere Nero" porta sempre al bivio biforcato verso o l'evoluzione data dall'esperienza sofferta , o all'involuzione data dal rifiuto alla lotta. Come dice Shri Yukteswar al suo allievo Paharamansa Yogananda nella " Autobiografia di uno yogi " : " L'Astrologia e' lo studio delle reazioni dell'uomo agli stimoli planetari. Le stelle non hanno nessuna benevolenza o animosità cosciente. Gli Astri fine a se stessi, non possiedono il potere né di aiutare, né di danneggiare l'umanità; la volontà è una prerogativa esclusiva dell'uomo. Il sistema Astrologico è il mezzo che permette alla legge karmica di causa ed effetto , che ogni uomo ha messo in moto, di esplicitare la sua azione equilibratrice. Un bimbo nasce nel giorno e nell'ora in cui i raggi celesti si trovano in armonia matematica con il suo karma individuale. Il suo oroscopo e' un ritratto fedele e minuzioso che rivela il suo inalterabile passato e i suoi probabili risultati futuri. L'uomo saggio vince i propri pianeti, cioè il proprio passato, assoggettandosi al Creatore anziché alla sua creazione. L'anima è sempre libera , non ha fine perché non ha un principio, non può essere inoltre assoggettata alle stelle. L'uomo ha un corpo ed una mente : quando ha giustamente collocato il proprio senso di identità lascia dietro di se qualsiasi costrizione preordinata. Fino a quando resta nel confuso stato di amnesia spirituale che gli è solito, sarà incatenato alla legge che lo circonda " La posizione della luna nera in un oroscopo, permette di capire la dinamica degli incontri karmici: viviamo con le stesse persone, vita dopo vita , sia pur in rapporti diversi, per porre rimedio a fallimenti, errori morali ed ingiustizie. D'altra parte anche la volontà dell'anima utilizza tali schemi per proseguire in una idea o in una missione troppo importante per essere lasciata incompiuta, tra queste opportunità compaiono gli incontri del destino, porte che si aprono da sole e rispondono con questi miracoli alle nostre più profonde aspirazioni in momenti neri della vita. Con la luna nera , la pratica astrologica consente , in definitiva di penetrare nella parte più profonda della psiche umana, l'inconscio, di farvi luce e di realizzare per quanto possibile, una personalità più equilibrata e più armoniosa. Particolare importanza hanno quindi gli aspetti che la luna nera forma con i principali pianeti , la sua posizione nei segni zodiacali e specialmente la posizione nelle case dell'oroscopo natale di cui daremo spiegazione dettagliata nel prossimo numero della rivista.. 26 SONO GIORNI NON FACILI di Controcultura Sono giorni non facili, per chi intende giocare un proprio ruolo autonomo, originale, innovativo, nel quadro dell'antagonismo culturale e politico. Da un lato, anche quest'anno abbiamo assistito ad un battage mediatico orchestrato senza risparmio di mezzi, di persone e di inventiva, sulla questione della "memoria degli olocausti" (che però, come mi ha fatto notare qualcuno, con ardire critico davvero inusuale, alla fine si riduce ad UN solo Olocausto); battage che cresce di anno in anno geometricamente, tanto da indurre la più cupa disperazione sul ruolo totalizzante dei mass-media e sulla credibilità autoreferenziale dei messaggi che veicolano. E sull'effettiva possibilità di chi non aderisce, o peggio si oppone a questo conformismo, di far sentire la propria voce dissenziente. Dall'altro lato, sul versante di quelle che crediamo le ultime risorse da annoverare nel fronte del "NO" alla visione globalem neo-cons, abbiamo avuto fresca fresca la spiacevole sorpresa di un bell'accordo tra l'Iran e la Fiat per la costruzione di uno stabilimento vicino a Tehran. Non abbiamo dubbio, che tutte le carte dell'accordo siano perfettamente in regola, sia da un punto di vista commerciale, che morale; e non ci compete certo, di far emergere la contraddizione di un'Italia che va a costruire uno stabilimento, per poi molto probabilmente andarlo a bombardare. Siamo ormai troppo assuefatti alle capriole, alle "giravolte spaziali", e financo ai tradimenti del nostro Paese, per aver voglia di chiosarli ancora. Lasciamo che siano i nostri sventurati alleati di turno, a lambiccarsi sul concetto di lealtà e di morale che alberga nello Stivale. Quello che ci dispiace, invece, è di constatare come alla fine tutti i bei discorsi sugli altissimi ideali e sul diritto di ogni popolo alla sua Weltanschauung, alla fine si riducano a normali transazioni commerciali. Mani chiuse a pugno che si minacciano rabbiosamente dalle tribune, e che si stringono poi calorosamente nei salottini delle banche. Ma forse trattare con la Fiat degli Elkann è meno disdicevole che fare affari con la Fiat degli Agnelli, quella dinastia che si è sbarazzata senza troppi problemi del figliol prodigo approdato all'Islam sciita, a dire di un'inchiesta dell'ente televisivo iraniano, vista in tutto il mondo arabo? La sottile distinzione tra le due Fiat davvero ci sfugge, e forse qualcuno ce la dovrebbe spiegare. 27 Ma forse, prima ancora di questo chiarimento, qualcuno ci dovrebbe spiegare, per cortesia, se tutto ciò considerato il bene del popolo - quello supremo, intendiamo, e non la pancia piena di un giorno - risiede nei proclami indefettibili, o negli accordi commerciali, perché noi a questo proprio sfugge. Ci chiediamo se le parole belle, altisonanti, nette, su quello che è giusto e non è giusto siano qualcosa che bisogna applicare davvero, tradurre in atti concreti, o se non siano una mera riserva mentale, un conatus nobile ma irrimediabilmente teorico nel momento stesso in cui vengono pronunciate, per cui l'allocuzione "ad ogni costo" scade da impegno alla volizione a mero intercalare. Se il faro dell'azione di uno Stato è la realpolitik, l'utile concreto e a scadenza non troppo lontana, ce lo devono dire chiaramente e non ci devono illudere che le regole del gioco siano diverse e più alte. Ma insomma: è sempre e soltanto il Dio Denaro, che conta, o c'è anche qualcos'altro? Forse che gli alti ideali competono soltanto al popolino, quel popolino bue che comunemente riteniamo governato dal ventre, mentre invece nelle sofistiche e sofisticate stanze del potere le regole non possono essere quelle? Gli ideali che l'hanno, un posto in politica e negli Stati, o gli idealisti sono necessariamente apolidi ed apolitici? Per non gettare tutta la croce addosso ad un solo soggetto, diremo che già il fatto di vendere il petrolio solo in dollari USA, unico motivo che rende il dollaro cosa diversa dalla carta igienica, una moneta che colleziona sui suoi due lati più simboli massonici di un manuale per apprendisti muratori, non va ad onore dei Paesi cosiddetti islamici, incluso un regime dichiaratamente teocratico come quello saudita; e quanto alle belle idee socialiste di Gheddafi, abbiamo visto come da qualche mese il suo bel Libro Verde sia finito a pareggiare le gambe del tavolo. Non abbiamo dubbi, che potranno essere messe in campo una quantità di sottigliezze, per giustificare tutte queste cose. Ma a noi le sottigliezze sul Bene e sul Male non piacciono; ci piacciono le idee in bianco e nero, senza mischiare. Il caffelatte, per favore, prendiamolo solo a colazione… Aspettando un chiarimento che non verrà, conserviamo quel valore che è la nostra coerenza e la nostra personale integrità. ISOLA BIANCA UN FORUM, UN PROGETT O di Alchemica Siamo orgogliosi di presentare sulla rivista di Thule il nuovo forum "Isola Bianca" raggiungibile sulla rete al seguente indirizzo: http://www.isolabianca.net/forum Questo forum vuole essere una piattaforma organizzativa per avanzare sulla strada già tracciata da qualche anno nel mondo virtuale e per raggruppare le migliori realtà antagoniste ed identitarie della penisola italiana. Nato per volontà delle menti organizzative dietro a Thule Italia e Alchemica il forum si configura come uno strumento versatile dove affrontare un discorso che tenga conto sia dell' aspetto teorico-metapolitico che di quello operativo-politico. Viviamo in tempi difficili dove nonostante le comodità offerteci della tecnologia informatica organizzarsi e pianificare dei cambiamenti sostanziali nei nostri modi di vita non è qualcosa di semplice anzi, mai come oggi il singolo individuo è schiacciato da un complesso meccanismo di leggi invisibili che lo legano ad un ruolo marginale e privo di aperture verso la sfera del sacro e dell' eroico. Isola Bianca vuole essere il faro nella nebbia per tutti coloro che oggi vivono questa condizione instabile e in attesa di rivolgimenti. Un luogo dove conoscersi realmente, stringere rapporti che sappiano continuarsi oltre lo schermo e divenire carne. Un ulteriore passo verso l' unione e la trasmutazione delle nostre energie. Questo progetto è anche un voler andare una volta per tutte oltre i triti concetti che annacquano puntualmente ogni analisi politica, sociale ed economica. E' il tentativo di formare un nucleo di uomini nuovi, liberi da schematismi meccanici, da appartenenze dogmatiche a religioni morte, da intellettuali da tastiera e rivoluzionari della domenica. I cardini del nostro pensiero sono quelli immutabili che non perdono valore di epoca in epoca. Guardiamo al passato come al tracciato di chi ci ha preceduto cercando di discernere gli insegnamenti che possano tornarci utili per il presente ma senza nostalgismi autocelebrativi. La nostra unica grande nostalgia non riguarda qualche periodo del passato ma riguarda l' Eterno che è attingibile unicamente da quegli uomini che, aperti gli occhi sulla dura realtà, decidono di sacrificare sé stessi a un ideale più alto. Quindi la nascente comunità dell' Isola Bianca non va vista come un punto di arrivo bensì come un punto di partenza per ben più significative imprese che contemplino la collaborazione reale di tutti i suoi partecipanti. Ognuno di voi è chiamato a dare il suo contributo e a diffondere i contenuti del nostro operato, ognuno di voi è indispensabile affinché si crei qualcosa di duraturo ed efficace che arrivi ad incidere dei segni tangibili nella nostra società. Con questi obiettivi in vista speriamo vivamente di ottenere da voi un aiuto effettivo e che nuova linfa creativa possa scorrere nelle vene del gruppo Thule Italia. Siamo certi che voi, come noi, siete guidati inesorabilmente verso il compimento di una meta più alta e che anche un semplice forum possa rappresentare una "porta" verso dei cambiamenti e degli incontri decisivi per la propria esistenza. Tutte le grandi cose iniziano da qualcosa di piccolo. Che questo seme sia fecondo! 28 LO STAT O ARIST OCRATICO EUROPEO di A vat ar La concezione dello stato oggi, in questa società borghese e decadente, è fin troppo nota. Nonostante questo è utile rivedere a cosa sia arrivato a essere questa visione dello stato. Per il mondo borghese, che oggi costituisce il mondo più veramente "bolscevico", bolscevico nell'arte, bolscevico nell'educazione, bolscevico nel modo di esprimersi; bene, per questo tipo di stato, che ha come fondamento la borghesia, lo scopo non può essere che il garantire alla massa il benessere economico, tutto inizia e si conclude in questo. Non deve sorprendere più di tanto. Infatti, ogni manifestazione politica, sociale, economica e spirituale dipende da quale conglomerato di individui prende forma. In questo ravvisiamo il manifestarsi nel pratico di come il BORGHESE, intenda l'uomo. Esso vede principalmente nell'uomo l'INDIVIDUO. Esso è, per il sistema, un atomo nel processo economico. Esso deve lavorare, produrre, consumare e di nuovo lavorare, questa è la catena dell'uomo massa. Tutto il resto, il sentimentale, lo spirituale, la cultura ecc…è secondario, accessorio, passatempo, svago. E' la concezione economicista dell'uomo. Lo stato non assume nessuna funzione spirituale, lo stato non è "mito", non è riferimento a ciò che è alto e va verso l'alto, lo Stato non è il custode della Razza, e non si preoccupa del suo rinvigorimento e della sua educazione eroica, no, esso ha un'unica preoccupazione: Garantire gli interessi dei poteri economici, nazionali e multinazionali. E soprattutto si interessa di mantenere il flagello dell'umanità, la schiavitù dell'interesse del denaro. Intorno al problema dello Stato, a quale stato, per Noi, rivoluzionari aristocratici, non vi è poi da girarci molto intorno. Anche in questo caso lasciamo agli occhialuti intellettuali del sistema, siano essi di destra o di sinistra, infinite dialettiche che alla fine non si concludono che in bolle di sapone inesistenti. La nostra visione dello stato è semplice, organica, gerarchica e quindi naturale, per descriverla non ci sarà mai bisogno di scrivere volumi su volumi di inutile carta stampata, quella carta tanto cara a chi con noi ha poco a che fare. E questo perché ci colleghiamo a ciò che è più spontaneo dell'uomo, è può sano, la Tradizione. 29 La conseguenza della nostra visione Tradizionale, Razzista, degli uomini, è la traduzione di ciò in un concetto di stato. Per noi lo stato nazionale europeo deve per prima cosa garantire l'esistenza spirituale e biologica della razza bianca. In questo vi è una missione metafisica. Perché metafisico il nostro concetto di Razza. Essa è un grado di differenziazione, che va dal mondo dell'Essere al singolo individuo, ossia da ciò che ha più importanza a ciò che ne ha meno. Per noi Razza è prima di tutto Mito, in questo concetto si raccoglie tutta la storia umana. Oggi, nel Sistema, è diventata ormai una "moda", il parlare della biodiversità, si parla molto delle estinzioni di alcune specie animali, si è contro la caccia, si parla di quanto sia spaventoso il fatto che stia scomparendo il peperone quadrato d'Asti dalle tavole imbandite dei borghesi, essi sono i più dispiaciuti di non potersi più ingrassare con untuosi piatti cucinanti con rare spezie o rari animali….questo non ha naturalmente nulla a che vedere con la Nostra preoccupazione per l'ecosistema, con le battaglie animaliste che noi potremo intraprendere, sia chiaro, noi vediamo la difesa della bio-diversità con un ottica del tutto diversa, con un ottica, anche qui, più alta e che va verso l'alto. E'un pianeta intossicato dal sistema democratico-capitalista. Questo sistema, di cui i responsabili sono tutti quelli che lo accettano e lo difendono, a volte fa delle finte lacrime su argomenti ambientalisti. Ma io mi chiedo, se a costoro è così cara la biodiversità, invece di preoccuparsi solo del peperone quadrato d'Asti, perché non si preoccupano anche per la scomparsa della razza ariana dalla terra? Gli europei sono coloro che manifestano le loro maggiori "preoccupazioni" per l'ambiente, ma non si preoccupano mai per se stessi e la loro discendenza. E' un fatto innaturale, considerare più importante la protezione di un'altra specie naturale e criminale la protezione della propria, perché così viene definita la protezione della civiltà europea. Questi signori non si rendono conto che da qui a cinquant'anni, continuando di questo passo, gli europei saranno una minoranza etnica non solo nel mondo ma nella loro stessa terra. La terra in cui sono nati, la terra conquistata dai loro Avi, la terra lavorata dai loro padri e oggi dai discendenti dei biondi guerrieri questa viene vilipendiate e svenduta, e così il sangue. E' questa la riconoscenza verso la nostra storia, verso il loro stesso essere? Gli antirazzisti sono degli assassini travestiti da pagliacci. Essi opinano che le razze non esistono, perché non vi è nessuna rilevante differenza genetica tra un Bianco e un Negro. Essi forse non comprendono che Razza non si riduce per noi a dato scientifico, e che comunque i dati genetici rilevati dagli scienziati evoluzionisti, non faranno mai si che la pelle nera sia differente dalla pelle bianca, o che il viso di un mongolo non sia differente dal viso di uno scandinavo, o forse le differenze fisiche sono solo illusioni ottiche? Già in questo si può dire che le razze esistono. Che razze differenti abbiano creato costumi , usanze , religioni, sistemi sociali differenti tra di loro, manco questo è opinabile. I soliti ebrei o amici di essi, magari intellettuali di chissà quale alta scuola, contrapporranno che queste differenze sono solo il frutto delle condizioni ambientali, allora come è che il negro occidentalizzato, che da generazioni vive in un ambiente prevalentemente bianco, manifesta comunque atteggiamenti, gusti e modi di essere che sono propri alla razza nera? Come è che i neri educati dai preti, se pur vestiti come i bianchi, se pur parlano la lingua dei bianchi, se pur hanno la religione dei bianchi, se pur gli è stato dato il grandissimo dono della democrazia, manifestano sempre la loro natura in qualunque campo essi operino? Esemplare è il campo della musica. Questo vale per ogni razza sulla terra. La razza è l'uomo stesso, l'uomo esiste in quanto componente di una razza, l'uomo è corpo e anima, e queste dipendono dalla razza di appartenenza. Infatti la stessa psicologia di un uomo è legato alla razza, e si differenzia con essa. Questo è chiaramente un quadro abbastanza "naturalista" della razza, ma serve a far comprendere come la razza sia appunto l'uomo stesso. Chi nega la razza, chi la inquina, chi assume atteggiamenti che non sono propri alla sua razza, chi non fa niente per difenderla, uccide l'Uomo, il suo passato, il suo presente il suo futuro. Detto ciò, possiamo spiegare come noi assumiamo la Razza a Mito. La nostra concezione del mondo è Spirituale, ciò significa che in ogni campo noi viviamo e operiamo in questo senso, anche ciò è proprio della nostra Razza. Non possiamo per questo non concepire anche la razza, che sta a fondamento di ciò che abbiamo riconosciuto, e cioè il naturale senso delle cose, in tal senso. Ancor più si potrebbe dire che la razza è un Sentimento, è il sentimento di appartenza a una grande famiglia, e che la Lotta, per la sua difesa, per la sua prosperità, e la sua elevazione spirituale, gli danno il senso di Mito, è il Mito del Sangue. Per noi questa è Religione. Noi auspichiamo a uno stato in cui il mito della razza, sia alla base della sua esistenza, esso deve regolare tutta l'attività di questo stato, ed'essere il fondamento della vita quotidiana, ecco perché per noi lo Stato è un mezzo e lo scopo è la Razza. Rimarrà sempre valida la massima per cui lo stato deve rappresentare il contenitore e la razza il contenuto. Rifiutiamo qualunque feticismo istituzionale , nell'istituzione dob30 biamo vedere la forza che porta avanti il popolo gerarchicamente organizzato verso la sua sublimazione, tutto questo con un apposita legislazione. Il Capo dello stato è l'emanazione del popolo, esso deve essere il tramite tra esso e lo spirituale che è rappresentato dalle forze divine e provvidenziali che alimentano il corso dell'esistenza della razza, essi sono gli dei del sangue e del suolo. Il Capo dello stato è quindi capo della Razza, è la sua guida. Esso presiede alla casta dei guerrieri, l'unica Aristocrazia. Questa riunisce in se la funzione guerriera e sacrale, i suoi componenti sono monaci-guerrieri, fedeli sacristi, essi hanno il compito maggiore di avere il ruolo di dirigenza nello stato aristocratico. Qualunque dirigenza di alto rango deve essere assunta dall'aristocrazia. Rappresentano i migliori appartenenti alla comunità razziale, sono l'elite. Sono il punto di riferimento maggiore di tutta la comunità, vengono concepiti come il fiore della razza. Hanno il compito di difendere sino alla morte il Capo a cui giurano Fedeltà incondizionata, e tutta la comunità, la loro principale caratteristica è l'Onore, di cui sono il simbolo. Devono assumere il controllo sull'educazione e sul lavoro. In qualunque tipo di battaglia saranno sempre in prima linea, essi costituiscono l'Ordine Iniziatico, che conserva e tutela e tramanda la Tradizione. Anche loro sono comunque organizzati in funzioni gerarchiche per compiti, al più basso livello vi sono quelli con compiti polizieschi, al più alto i veri Maestri dell'Ordine. Tutta la comunità deve essere suddivisa in 3 caste, queste rappresentano anche i diversi canoni di libertà e poteri, la loro appartenenza è sancita dalla propria attitudine personale. L'Aristocrazia: la casta guerriero-sacerdotale su descritta, la casta degli Insegnanti, e in fine la casta dei Lavoratori. Queste hanno sempre responsabilità verso l'alto ma mai verso il basso. I loro componenti sentono la vera "uguaglianza" e "fratellanza" solo all'interno della propria casta e ne sentono l'orgoglio. Le caste non saranno mai chiuse e non ci si apparterrà solo per nascita. Il figlio di un contadino che dimostra attitudine per l'Insegnamento( e qui spiegherò cosa intendo per Insegnanti ed Insegnamento), e ne dimostrerà l'attitudine allora vi potrà appartenere e potrà svolgerne la funzione, e così potrebbe essere escluso per validi motivi un insegnante dalla sua casta. Così come può diventare un Aristocrate, e così come per il figlio di un aristocrate che dimostri indolenza, incapacità o disonore nella bassa età, non basterà a salvarlo dall'esclusione dalla sua casta di nascita il fatto di aver ricevuto l'Iniziazione da neonato. Questo concetto vale per chiunque contravvenga alla regola dell'onore e della fedeltà, ma mentre fino a una certa età infantile,ci sarà solo l'esclusione selettiva e preventiva, per chiunque non avrà tenuto fede al Giuramento ci sarà la morte. La Casta degli Insegnati deve riunire chi proviene dalla casta dei Lavoratori, atti all'Educazione nel senso più vero. L'educazione del corpo, o meglio il culto per la bellezza e l'attività fisica, devono dare al giovane la sicurezza e lo spirito eroico. Essi successivamente devono imparare la storia imparata da un punto di vista razziale e spirituale, imparare la concezione del mondo che dovranno sempre rappresentare, imparare ad amare l'arte , la cultura, l'ambiente del proprio popolo. Tutto ciò si discosta pienamente da quello che è oggi la scuola, la scuola attuale in confronto sarà ricordata come un incubo, il giovane deve per prima cosa imparare all'aria aperta, imparare dalla vita a superare le difficoltà, e in questo l'Insegnante rappresenta anche un Maestro di vita. I più meritevoli degli Insegnanti, i più adatti a scopi più Alti, verranno a far parte del gruppo insegnante della Casta Aristocratica, in questo essi ne diventeranno membri, naturalmente saranno atti all'educazione nella propria casta anche gli aristocrati portati per questo. Gli Insegnanti vengono direttamente pagati dal ministero per la casta insegnante. La proprietà privata assumerà un significato diverso da quello attuale, essa non sarà altro che la gestione da parte del Lavoratore di una proprietà che in se rimane pubblica, quindi la proprietà privata non sarà inviolabile da parte dell'autorità. Il datore di lavoro e il dipendente sono naturalmente considerati paritari, differiscono solo per il ruolo, e le loro dispute sono risolte da un unico TRIBUNALE PER L'ONORE SOCIALE, cadono così tutti i sindacati, e le varie confederazioni. Ogni lavoratore, sia esso un commerciante, un operaio, un libero professionista, un imprenditore, un capo cantiere o un dirigente di un industria non svolgono un attività "privata", ma tutti stanno dando un Servizio alla comunità nazionale. resto. I guadagni in eccesso vengono ritirati dallo stato. Verrà a costituirsi poi un intero apparato economico pubblico, atto alla produzione, alla costruzione ecc..i cui prodotti e forza lavoro vengono utilizzati solamente per opere pubbliche. Un reparto dell'Aristocrazia deve provvedere al controllo della qualità delle merci prodotte dall'industria e dall'agricoltura, dall'onore nell'attività commerciale, dell'onestà del lavoratore, della diligenza e onestà di qualunque tipo di lavoratore, anche in questo ambito il disonore e la truffa è pagata con l'esclusione dalla comunità e quindi con la prestazione di servizio nel lavoro forzato non retribuito di utilità pubblica. L'affitto della casa è abolito. 31 Particolare importanza avrà l'agricoltura, l'allevamento, il contadinato in genere. Questo deve riacquisire il suo carattere di attaccamento più profondo alla terra degli avi da cui prendiamo i frutti. L'agricoltura sarà tutelata, protetta in particolar modo dall'aristocrazia che provvede a far apprezzare ai suoi membri fin dalla giovane età ciò che in essa vi è di sacro per la razza. Sangue e suolo. L'attività agricola e zootecnica verrà sgravata da qualunque tassazione in denaro che viene sostituita da una tassazione della sua produzione, il pagamento avviene quindi in prodotti naturali, questi vengono distribuiti ai più bisognosi della comunità razziale. Appartenendo interamente allo stato le materie prime, esso ne stabilisce i prezzi, da qui ne derivano i prezzi dei prodotti. I prezzi sono pianificati, basati sul valore intrinseco della merce, è decaduta la legge borghese e giudea della domanda e dell'offerta. Il denaro viene prodotto dalla zecca in base alla produzione, esso non vale in se, ma rappresenta ora un buono per il lavoro svolto, quindi è abolito l'interesse del denaro. Deve esistere una sola banca centrale statale, che presta denaro senza interesse, anche questa è diretta dall'Aristocrazia. Al prestito di 10 devono essere restituiti 10 , sempre, l'interesse sul denaro è un crimine. Così viene stroncato il mostro dell'usura. Chi presta con interesse è punito con la morte. Con questo si intende cancellare il guadagno senza lavoro di conseguenza sono abolite le società per azioni, nessuno ha diritto di speculare sul lavoro altrui. I matrimoni non possono avvenire liberamente ma essi devono essere suggeriti o approvati da un apposito ministero. I criteri devono essere quelli della protezione razziale e della salvaguardia del tessuto etnico e del suo potenziamento, per questo ci deve essere un controllo da parte dello stato sulla persona che va dalla sua nascita alla sua morte passando per le varie fasi della sua vita, compreso il matrimonio, avvenimento fondamentale per l'Uomo e la Donna ariana. In ciò è giusto in modo assoluto ed incontestabile il creare una corretta legislazione razziale ed eugenica. Questa organizzazione statale è applicata esclusivamente ai membri della comunità di razza ariana, chi non appartiene a questa e non può essere rimpatriato nel suo paese di origine , viene trasferito in parti territoriali in cui creare la propria comunità regolata in base a proprie leggi consone alla natura razziale di queste comunità.Queste sono definite comunità allogene. Questo Stato è quello che noi dobbiamo creare, lo scopo di una vera rivoluzione deve essere questo. Ma non solo il suo scopo deve essere la riunione dell'Europa dal Portogallo alla Siberia, solo in questo modo può formarsi un economia e una struttura sociale come qui descritta, che si articola nei vari popoli che compongono la razza bianca europea, in un sistema assolutamente autarchico. L'unione delle materie prime e dei cervelli del nostro continente, ma soprattutto l'unione nella nostra Tradizione nel nostro comune Sangue, solo così può edificarsi questo stato aristocratico, che deve essere lo Stato di un Europa Unita, ossia di una Europa Nazione, è questa la nostra missione. Ma questo non deve essere fatta per sole ragioni economiche, perché se anche fosse economicamente controproducente riunire la nostra sacra terra e il nostro comune sacro sangue, noi assolveremmo comunque questa missione. In questo dobbiamo smettere di ragionare esclusivamente in termini di Italia, germania, Inghilterra ecc…ed operare praticamente su tutto il terreno lotta e cioè l'europa. Questa deve essere l'ottica con cui svolgere la nostra lotta per creare qualcosa che la storia ancora non ha conosciuto, qualcosa di veramente bello e grande. Non si tratta di costituire un nuovo regime politico, l'Europa che noi vogliamo è un Sacro Impero Millenario. 32 SE LA NOSTRA LOTTA PER IL RECUPERO DELLE TRADIZIONI PER LA RICONQUISTA DEL NOSTRO SPAZIO PER IL RISTABILIRE LA VERITA’ ST ORICA E’ ANCHE LA TUA SOSTIENICI! POSSIAMO OSARE DIFFONDI LA RIVISTA - IL SIT O - IL CATALOGO PER COLLABORAZIONI SCRIVERE A: [email protected] 33