C. 203-B - Aula discussione e rinvio del 17 dicembre 2015

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C. 203-B - Aula discussione e rinvio del 17 dicembre 2015
Atti Parlamentari
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XVII LEGISLATURA
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I
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DISCUSSIONI
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
17
DICEMBRE
2015
RESOCONTO STENOGRAFICO
538.
SEDUTA DI GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI
INDI
DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI
INDICE
RESOCONTO STENOGRAFICO ....................
1-113
PAG.
Missioni ............................................................
1
Disegno di legge di conversione (Trasmissione dal Senato e assegnazione a Commissione in sede referente) .......................
1
Disegno di legge: Disposizioni in materia
ambientale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2093-B) (Discussione) .............................................................
1
PAG.
(Discussione sulle linee generali – A.C.
2093-B) ..........................................................
Presidente .....................................................
Bianchi Dorina (AP) ...................................
Bratti Alessandro (PD), Relatore ...............
Carrescia Piergiorgio (PD) ..........................
2
2
8
2
16
Cominelli Miriam (PD) .................................
21
Daga Federica (M5S) ..................................
17
N. B. Il RESOCONTO SOMMARIO è disponibile on line già nel corso della seduta, alla pagina “Resoconti”
del sito della Camera dei deputati. Il Resoconto Sommario è corredato di collegamenti ipertestuali
verso il Resoconto Stenografico (Vedi RS) ed ai documenti di seduta (Vedi All. A).
N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Partito Democratico: PD; MoVimento 5 Stelle: M5S; Forza Italia - Il Popolo
della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL); Area Popolare (NCD-UDC): (AP); Scelta Civica per l’Italia:
(SCpI); Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL; Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi
con Salvini: (LNA); Per l’Italia-Centro Democratico (PI-CD); Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto; Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all’Estero: Misto-ALA-MAIE; Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling; Misto-Partito Socialista Italiano
(PSI) - Liberali per l’Italia (PLI): Misto-PSI-PLI; Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P; MistoConservatori e Riformisti: Misto-CR; Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI.
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DISCUSSIONI
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II
Camera dei Deputati
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DICEMBRE
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N.
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PAG.
Matarrese Salvatore (SCpI) ........................
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI) ..............
Realacci Ermete (PD) .................................
Russo Paolo (FI-PdL) .................................
Vignaroli Stefano (M5S) .............................
Zaratti Filiberto (SI-SEL) ...........................
Zardini Diego (PD) ......................................
Zolezzi Alberto (M5S) ................................
20
12
5
6
23
13
24
10
(Repliche dei relatori e del Governo – A.C.
2093-B) ..........................................................
25
Presidente .....................................................
25
Velo Silvia, Sottosegretaria per l’ambiente e
la tutela del territorio e del mare .............
25
(La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle
14) ..................................................................
26
Missioni (Alla ripresa pomeridiana) ............
26
Disegni di legge: Legge di stabilità 2016 (A.C.
3444-A); Bilancio di previsione dello Stato
per il 2016 e bilancio pluriennale per il
triennio 2016-2018 e relativa Nota di variazioni (Approvati dal Senato) (A.C.
3445-A) (Discussione congiunta) ...............
27
(Discussione congiunta sulle linee generali –
A.C. 3444-A e 3445-A) .................................
27
Presidente .....................................................
27
Bergamini Deborah (FI-PdL) .....................
41
Carfagna Maria Rosaria (FI-PdL) .............
83
Cariello Francesco (M5S), Relatore di minoranza .........................................................
35
Cecconi Andrea (M5S) ................................
74
De Lorenzis Diego (M5S) ...........................
70
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE) .........
54
Galli Giampaolo (PD) .................................
72
Giulietti Giampiero (PD) ............................
58
PAG.
Paglia Giovanni (SI-SEL) ...........................
Pesco Daniele (M5S) ...................................
Polverini Renata (FI-PdL), Relatrice di minoranza .........................................................
Rampelli Fabio (FdI-AN) ...........................
Tancredi Paolo (AP), Relatore per la maggioranza .........................................................
Tripiedi Davide (M5S) ................................
Vignali Raffaello (AP) .................................
Villarosa Alessio Mattia (M5S) ..................
51
50
27
71
44
65
(Repliche dei relatori e del Governo – A.C.
3444-A e 3445-A) .........................................
85
Presidente .....................................................
85
Giorgetti Alberto (FI-PdL) .........................
89
Melilli Fabio (PD), Relatore per la maggioranza ..............................................................
85
Padoan Pier Carlo, Ministro dell’economia
e delle finanze ..............................................
87
Tancredi Paolo (AP), Relatore per la maggioranza .........................................................
86
Commissione parlamentare di inchiesta sui
casi di morte e di gravi malattie che hanno
colpito il personale italiano impiegato in
missioni militari all’estero, nei poligoni di
tiro e nei siti di deposito di munizioni, in
relazione all’esposizione a particolari fattori
chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti
dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte
dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Annuncio della costituzione) ..............................................................
91
33
78
Gnecchi Marialuisa (PD) ............................
68
Sui lavori dell’Assemblea ...............................
92
Gregori Monica (SI-SEL) ...........................
63
Presidente .....................................................
92
Grillo Giulia (M5S) .....................................
76
Ordine del giorno della seduta di domani .
92
Testo integrale della relazione del deputato
Alessandro Bratti in sede di discussione
sulle linee generali (A.C. 2093-B) .............
92
Testo integrale delle relazioni dei deputati Renata Polverini, Francesco Cariello e Gianni
Melilla in sede di discussione congiunta sulle
linee generali (A.C. 3444-A e 3445-A) ...........
102
Latronico Cosimo (Misto-CR) ....................
56
Librandi Gianfranco (SCpI) .......................
47
Melilla Gianni (SI-SEL), Relatore di minoranza ..............................................................
37
Melilli Fabio (PD), Relatore per la maggioranza ..............................................................
30
Milanato Lorena (FI-PdL) ..........................
60
Misiani Antonio (PD) ..................................
39
Nicchi Marisa (SI-SEL) ..............................
66
N. B. I documenti esaminati nel corso della seduta e le comunicazioni all’Assemblea non lette in aula sono
pubblicati nell’Allegato A.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati e le risposte scritte alle interrogazioni sono pubblicati
nell’Allegato B.
SEDUTA PRECEDENTE: N. 537 — MERCOLEDÌ 16 DICEMBRE 2015
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI
La seduta comincia alle 10,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare
lettura del processo verbale della seduta
precedente.
CATERINA PES, Segretaria, legge il
processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi
dell’articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D’Incà e Rossomando
sono in missione a decorrere dalla seduta
odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantasette, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e
che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).
in data 16 dicembre 2015, il seguente
disegno di legge, che è stato assegnato ai
sensi dell’articolo 96-bis, comma 1, del
Regolamento, in sede referente, alla V
Commissione (Bilancio):
S. 2145 – Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, recante misure urgenti
per interventi nel territorio. Proroga del
termine per l’esercizio delle deleghe per la
revisione della struttura del bilancio dello
Stato, nonché per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il
potenziamento della funzione del bilancio
di cassa (Approvato dal Senato) (3495) –
Parere delle Commissioni I, IV, VI, VII,
VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del
Regolamento), IX, X, XI (ex articolo 73,
comma 1-bis, del Regolamento relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione
parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini
dell’espressione del parere previsto dal
comma 1 del predetto articolo 96-bis, è
stato altresì assegnato al Comitato per la
legislazione di cui all’articolo 16-bis del
Regolamento.
Trasmissione dal Senato di un disegno di
legge di conversione e sua assegnazione
a Commissione in sede referente (ore
10,35).
Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e
per il contenimento dell’uso eccessivo
di risorse naturali (Approvato dalla
Camera e modificato dal Senato) (A.C.
2093-B) (ore 10,37).
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato
ha trasmesso alla Presidenza, con lettera
la
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca
discussione del disegno di legge
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n. 2093-B, già approvato dalla Camera e
modificato dal Senato: Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure
di green economy e per il contenimento
dell’uso eccessivo di risorse naturali.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce
al resoconto stenografico della seduta del
16 dicembre 2015.
(Discussione sulle linee generali
– A.C. 2093-B)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi
parlamentari del MoVimento 5 Stelle e
Partito Democratico ne hanno chiesto
l’ampliamento senza limitazioni nelle
iscrizioni a parlare, ai sensi dell’articolo
83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a
riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore,
onorevole Bratti.
ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi
discutiamo questo provvedimento, a nostro
avviso importante, che tra l’altro è sottoposto al nostro esame in un momento
particolarmente interessante perché arriva
dopo un’approvazione storica che c’è stata
negli scorsi giorni alla COP21 a Parigi di
un accordo crediamo importante ed epocale, per quanto come tutti gli accordi di
questo natura non abbia elementi di cogenza. Tuttavia gli obiettivi che vengono
fissati in merito alla difesa del clima sono
obiettivi molto sfidanti che comportano
modifiche profonde della nostra economia.
È un provvedimento che viene esaminato
anche quasi in maniera contemporanea –
poi ci ritornerò sopra – all’emanazione da
parte della Commissione europea di un
pacchetto di proposte che riguardano la
cosiddetta economia circolare e moltissimi
elementi che ritroviamo in questo pacchetto sono presenti anche nelle disposizioni del disegno di legge, che ricordo per
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la prima volta nel suo titolo introduce due
parole importanti che, possiamo dire, rappresentano quasi un elemento di novità
storica cioè il termine green economy entra
di fatto per la prima volta in una legge
dello Stato. Riteniamo che questa sia una
novità di grandissima rilevanza. Il provvedimento in esame, inoltre, fa parte di
una serie di provvedimenti legislativi che
abbiamo affrontato in questa legislatura.
Uno di essi, che abbiamo approvato con
grande successo, è la legge n. 68 del 2015
sugli ecoreati. Altri che siamo in attesa che
vengano approvati dalle Camere: uno per
tutti la legge sulle agenzie ambientali. Ma
è in discussione proprio in questa Camera
la legge sul consumo di suolo cioè un
pacchetto di norme che riteniamo fondamentali per avviarci proprio verso l’economia circolare che l’Europa di fatto ci
chiede di seguire.
Al Senato sul provvedimento in esame
sono state fatte importanti modifiche –
infatti in questa sede siamo alla terza
lettura – arricchendo sicuramente l’articolato sia nel merito sia nel numero degli
articoli. Non è stato stravolto l’impianto su
cui noi avevamo lavorato in precedenza, al
di là del tema dei cosiddetti consorzi
obbligatori, riguardo ai quali il corrispondente pacchetto di norme è stato stralciato
e su cui tuttavia c’è un impegno del
Governo ad affrontare il tema in un provvedimento più omogeneo e più uniforme;
e al di là della introduzione di alcune
questioni molto importanti che forse
avrebbero meritato una discussione a
parte. Di esse ne ricordo una per tutte:
l’introduzione dello statuto dell’ENEA, un
istituto di ricerca molto importante per il
nostro Paese che qui vede di fatto introdotto lo statuto con un emendamento al
Senato e che forse – ripeto – meritava
una discussione a parte. Inoltre sono stati
introdotti alcuni elementi che riguardano
l’attività, consentitemi di dire così, venatoria anche se in realtà non è molto
specificamente legata alla caccia ma che
comunque riguarda il contenimento delle
popolazioni dei cinghiali o altre specie
animali. Ripeto tuttavia che si tratta di
una serie di modifiche che non hanno
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stravolto, anzi non hanno assolutamente
spostato l’impianto che noi avevamo dato
qui alla Camera. E mi sento di dividere in
alcuni capitoli i contenuti di questo provvedimento. Tra tutti ne intitolerei uno: il
pacchetto di norme che va verso l’economia circolare, che comprende una serie di
articoli che riguardano la regolamentazione degli appalti pubblici indirizzandoli
verso i cosiddetti appalti verdi (GPP). Si
introducono i criteri ambientali minimi
per tutta una serie di prodotti e anche di
procedure; si introduce la possibilità per le
aziende e ditte che possiedono certificazioni ambientali – EMAS su tutti ma
anche ISO 14001 – di poter accedere con
dei punteggi ulteriori nelle gare pubbliche.
Si introducono anche sperimentazioni che
riguardano il cosiddetto made in Italy
sempre per quanto riguarda il tema degli
appalti.
Ancora nell’ottica dell’economia circolare vi sono una serie di definizioni di
criteri e di modalità che vengono indirizzate ai comuni per definire aree e attività
collegate al cosiddetto mercato dell’usato.
Ne abbiamo discusso molto: è un tema
molto importante perché più un bene
rimane su un mercato prima di essere, per
così dire, catalogato come rifiuto più questo bene ha vita lunga e meno rifiuti si
producono. Pertanto lo consideriamo un
provvedimento molto importante in termini di prevenzione. Vi sono tutta una
serie di incentivi che riguardano l’uso dei
sottoprodotti agricoli che possono essere
utilizzati anche nella cosiddetta produzione bio-based da cui poi deriva in parte
la cosiddetta chimica verde: abbiamo introdotto qualche articolo che ha importanza da questo punto di vista. Abbiamo
introdotto anche la possibilità di utilizzare
questi materiali assorbenti come materiale
compostabile. Un elemento importante è
costituito dagli accordi di programma tra
istituzioni e impresa per favorire il materiale da recupero. C’è un copioso articolato che indica in maniera analitica quelli
che sono questi beni e quelle che sono le
possibilità di accordo relative. Ci sono
aspetti che potrebbero essere considerati
magari di nicchia ma che per noi, invece,
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sono molto importanti perché costituiscono sperimentazioni di grandissimo interesse che potrebbero anche favorire
sempre di più il riciclo e il recupero del
materiale. Penso alla sperimentazione del
vuoto a rendere per vetro, birra e acque
minerali che al momento rimane una
sperimentazione ma che forse nel futuro
potrebbe essere inserita in maniera stabile
nel nostro ordinamento legislativo.
Penso anche agli incentivi per i comuni
che raggiungono e superano la percentuale
di raccolta differenziata stabilita per legge.
Anche in questo caso abbiamo voluto
avere un approccio più propositivo che
punitivo: in realtà esiste anche un articolo,
aggiunto al Senato, che prevede un po’ un
allungamento dei tempi per i comuni per
raggiungere obiettivi di raccolta differenziata e che può sembrare stridere un poco
con tutto il resto. In realtà abbiamo introdotto una serie di elementi importanti
e propositivi per favorire questi comuni
virtuosi: l’introduzione dell’ecotassa per gli
impianti di incenerimento senza recupero
energetico (consideriamo anche questa
una disposizione positiva); il compostaggio
aerobico di quartiere e di comunità, che
può essere scomputato poi dalla TARI,
dalla tariffa puntuale che noi incoraggiamo anche attraverso alcuni elementi di
principio; poi c’è un tema che riguarda la
lotta all’abbandono dei rifiuti, quello cosiddetto dei « piccoli rifiuti », con particolare riferimento alle cicche di sigarette.
Abbiamo introdotto poi un pacchetto di
misure che riteniamo importantissimo
perché era da tempo che non se ne
parlava e che riguarda la mobilità sostenibile, 35 milioni di euro sono stati confermati per la mobilità dolce e sono stati
anche aggiunti finanziamenti importanti
per quanto riguarda il tema degli itinerari
cicloturistici, così come crediamo anche
questo sia un risultato che io ritengo
storico che è stato il riconoscimento dell’incidente in itinere, che era una questione su cui avevamo provato varie volte
a chiedere questo riconoscimento per il
lavoratore che usa la bicicletta per andare
al lavoro e questa volta ci siamo riusciti.
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Vi sono poi una serie di provvedimenti
molto importanti che riguardano le bonifiche, mi riferisco ai siti contaminati, soprattutto i siti di interesse nazionale, dove
si propone uno schema di transazione più
semplificato, più snello ma anche più
trasparente e che può consentire, se non
altro in quei siti dove ci sono attività
imprenditoriali in essere o c’è interesse da
parte di attività imprenditoriali, di accelerare questi processi di industrializzazione attraverso però la messa in sicurezza e la bonifica del territorio, così come
abbiamo definito dei criteri più semplici
per l’utilizzo dei materiali dei dragaggi.
Sappiamo che questo è un tema molto
delicato che riguarda numerosi porti italiani e crediamo sia importante. Abbiamo
introdotto inoltre un credito di imposta
interessante per le imprese quando la cifra
supera i 20 mila euro per sostituire i tetti
contenenti amianto, il cosiddetto eternit, e
anche questo lo riteniamo importante.
C’è poi un altro capitolo che riguarda
il tema delle risorse idriche e la governance del sistema. È stato introdotto un
fondo – è una discussione che avevamo già
fatto anche qui alla Camera – di garanzia
per gli investimenti; sappiamo che purtroppo abbiamo un sistema di depurazione
del Paese che ha delle criticità enormi, che
necessita di investimenti importanti, un
sistema di depurazione delle acque che ci
vede purtroppo in infrazione comunitaria
e quindi l’aver costituito un fondo di
garanzia, che significa di fatto poi caricare
anche sulle bollette una percentuale di
questi finanziamenti, però in maniera assolutamente trasparente, crediamo sia una
cosa molto importante, così come l’introduzione del contratto di fiume, così come
aver introdotto dei criteri che consentano
ai clienti morosi una quota minima di
acqua da poter utilizzare, ma nello stesso
tempo anche di capire come risolvere le
questioni della morosità che purtroppo, in
una situazione di crisi, sono molto molto
forti. Poi c’è il tema importantissimo, che
abbiamo discusso molto qui alla Camera e
che al Senato è stato di fatto pochissimo
ritoccato ma che è importante, che è la
governance dei distretti idrografici, quindi
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c’è un recepimento finalmente completo
delle indicazioni a livello europeo. C’è poi
tutta un’altra serie di piccoli ma importanti provvedimenti – piccoli fino a un
certo punto perché ci sono circa 800 mila
euro – per l’istituzione di nuove aree
protette dei parchi marini, si definiscono
in maniera più specifica i criteri per le
cosiddette « green community », si parla oil
free zone, tutti concetti che avevamo già
affrontato nella discussione in precedenza.
Insomma, noi riteniamo... mi avvio alla
conclusione, poi le chiederei Presidente di
allegare, perché il tempo è quello che è,
una nota specifica con le variazioni che
nella relazione sono riportate e che sono
state fatte dal Senato rispetto al provvedimento che noi abbiamo mandato come
Camera...
PRESIDENTE. Diciamo che più che
una nota specifica, ci consegna la parte
restante dell’intervento per la pubblicazione in calce al resoconto stenografico,
perché non si possono consegnare allegati.
ALESSANDRO BRATTI, Relatore. È un
errore mio...
PRESIDENTE. Lo dico con chiarezza,
affinché non si crei un precedente.
ALESSANDRO BRATTI, Relatore. Mi
sono espresso male, volevo significare appunto un prosieguo della relazione che
affrontava in maniera più analitica le
variazioni, chiedo scusa, Presidente. Concludo, io credo che questo sia un ulteriore
tassello importante – lo diciamo sempre,
almeno noi che ci occupiamo di questioni
ambientali ma non solo, perché qui il tema
travalica molto quello che è il tema ambientale, qui parliamo di economia, di
sviluppo di nuovi indirizzi per lo sviluppo
del Paese – insieme agli altri che ho citato
all’inizio per poter dare davvero quel quadro dal punto di vista legislativo di cui le
imprese virtuose e innovative hanno bisogno in questo Paese per affermarsi sempre
di più sul mercato (Applausi dei deputati
dei gruppi Partito Democratico e Scelta
Civica per l’Italia).
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PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire
il rappresentante del Governo. Prendo atto
che si riserva di intervenire in sede di
replica.
È iscritto a parlare l’onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il collega Bratti che ha seguito
assieme al collega Borghi come relatore il
provvedimento ha già illustrato per linee
generali un provvedimento che è molto
esteso, perché stiamo parlando di 79 articoli che affrontano molti temi su cui
abbiamo lavorato a lungo trasversalmente
in Commissione, introducendo molti miglioramenti. Qualcosa forse si poteva fare
di meglio ma, insomma, la perfezione è
nemica del bene. Credo che ai cittadini
questo provvedimento arriverà, come ha
ricordato il collega Bratti, per delle cose
che erano sentite fortemente in alcuni
mondi, ne ha già nominati alcuni il collega
Bratti: l’infortunio in itinere, le cicche di
sigaretta. Insomma, spesso l’informazione
si concentrerà sulle cose un po’ più particolari ma ci sono cose anche altrettanto
importanti, penso al credito di imposta
sulle bonifiche di amianto, al fondo per
l’abbattimento dell’abusivismo edilizio, alle
misure per contrastare le cosiddette « carrette del mare », cioè l’inquinamento marino prodotto da vecchi vascelli che rischiano di danneggiare le nostre acque,
alla norma che finalmente viene introdotta
sulla impignorabilità degli animali di affezione. Il cuore del provvedimento – sono
di nuovo d’accordo con il collega Bratti –
è il tema dell’economia circolare, io aggiungo della sharing economy, che si incrociano in molte misure di questo provvedimento. Ricordo che siamo all’indomani di Parigi, siamo in un momento in
cui il Po è in secca, nelle montagne non c’è
neve e le nostre città hanno una situazione
di sofferenza fortissima dal punto di vista
dell’inquinamento. La spinta che viene da
Parigi – non solo per l’accordo impensabile qualche anno fa che ovviamente non
è risolutivo rispetto al rischio dei mutamenti climatici ma rappresenta una inversione di rotta formidabile per tutto il
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mondo – è ragionare su una nuova economia. Questa nuova economia sarà basata sull’innovazione, sulla ricerca, sulla
conoscenza e, per quanto riguarda il nostro Paese, anche sulla qualità e sulla
bellezza, ma richiede la mobilitazione
delle istituzioni, della società, delle imprese ma molte delle misure che sono
presenti in questo provvedimento (che non
è risolutivo, è chiaro che per capirci, per
affrontare il tema della green economy
dovremmo agire a trecentosessanta gradi,
dai meccanismi fiscali alla stessa legge di
stabilità; a me piacerebbe che la legge di
stabilità l’anno prossimo avesse il segno di
una sfida su una nuova economia, un’economia a misura d’uomo; ci sono anche in
questa legge di stabilità delle cose ma si
può fare di più anche sul campo della
riforma fiscale) hanno questo segno:
danno un segnale forte sull’economia circolare, ad esempio con il recupero dei
materiali. Adesso molte volte siamo in una
situazione contraddittoria in cui il recupero del materiale è scoraggiato non solo
dal basso prezzo del petrolio per alcuni
aspetti ma anche dall’incenerimento perché diventa più conveniente bruciare alcuni materiali anziché recuperarli. Per
quanto riguarda lo spazio al protagonismo
dei cittadini, il collega Borghi in particolare si è battuto sulla green community,
cioè la possibilità per comunità che vivono
in montagna e in aree minori di organizzarsi per liberarsi dai fossili e fare politiche ambientali avanzate; vi sono poi i
contratti di fiume, i sistemi efficienti di
utenza. Nella legge c’è a tal proposito un
passaggio importante.
Infatti, si allarga la possibilità per le
imprese di autoprodursi l’energia con
maggiore efficienza e, quindi, dando una
mano all’avanzamento di un sistema elettrico che deve allontanarsi sempre più
dallo spreco e dalle energie fossili. Il
compostaggio è – da non sottovalutare –
una finestra che si apre sullo scambio di
beni. Nelle Marche, il collega Carrescia,
nella sua vita precedente, ha lavorato a
un’esperienza, che io trovo bellissima – il
progetto si chiama « Secondlife » –, ossia il
recupero di elettrodomestici che andavano
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in rottamazione e che adesso vengono
rimessi al consumo e addirittura, a volte,
con delle innovazioni tecnologiche rispetto
a quando erano stati prodotti.
Questo insieme di economia è una
grande opportunità per l’Italia, perché
abbiamo, nei cromosomi, la capacità di
produrre con maggiore efficienza. Siamo
un Paese povero di materie prime. Pochi
lo sanno, ma, nonostante l’arretratezza di
tante parti del nostro Paese, nonostante la
Terra dei fuochi, nonostante le raccolte
differenziate che non esistono in alcune
aree d’Italia, come la Sicilia, noi siamo i
primi in Europa nel recupero di materiali.
Recuperiamo più materie prime dei tedeschi: 25 milioni di tonnellate all’anno. I
tedeschi ne recuperano 23 milioni, nonostante abbiano un’economia più forte della
nostra. Questo significa anche un fortissimo risparmio in termini di energia e di
emissioni di CO2.
C’è una bellissima frase di Victor Hugo,
che dice: « C’è una cosa più forte di tutti
gli eserciti del mondo e questa è un’idea il
cui momento è giunto ». Io penso che sia
giunto il momento di una nuova economia,
di un’economia in cui l’Italia può affermare, con forza, il suo punto di vista
(Applausi dei deputati del gruppo Partito
Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, come aveva
detto l’allora Ministro Orlando alla fine
del 2013, questo provvedimento sarebbe
dovuto essere la scommessa sull’ambiente,
per il suo rispetto, per la sua tutela e per
accrescere la straordinaria potenzialità di
sviluppo, di volano economico: una sorta
di « agenda verde » del Governo. Secondo
il Ministro Orlando, si trattava, dunque, di
una sfida decisiva per il nostro Paese, che
evidentemente il nuovo Governo Renzi
non ha più considerato imprescindibile
per il successivo sviluppo della politica
ambientale.
Dopo ben due anni di lavoro in questo
Parlamento, cosa abbiamo ottenuto ? Un
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testo profondamente modificato, direi alterato, a seguito di un vero e proprio
sconvolgimento iniziato nella Commissione
di merito alla Camera dei deputati e
proseguito al Senato. Nuovi articoli sono
stati aggiunti, altri sono stati radicalmente
riscritti, altri ancora sono stati soppressi e
stralciati: una sorta di caravanserraglio di
norme e codicilli che, nella peggiore tradizione legislativa, genera norme superfetanti. Dovremmo indicare agli studenti di
giurisprudenza il modello della formazione dell’atto legislativo. Ebbene, se un
modello negativo possiamo offrire come
giudizio, come valutazione, come esempio,
questa norma, rappresenta plasticamente
quel modello negativo. Oggi stiamo esaminando un testo che, dopo un lungo esame
in Commissione ambiente, è arrivato a
ricomprendere, come ha correttamente riferito il relatore, ben settantanove articoli,
che trattano delle più disparate materie
allo stesso tempo. Ovviamente, in modo
assolutamente inevitabile, in un calderone
normativo di questo tipo non è stato
possibile raggiungere un adeguato grado di
approfondimento delle misure previste. Si
tratta di aggiunte tutte prive di sistematicità ed organicità.
Il provvedimento tratta, infatti, di mobilità sostenibile e di trasporti via mare, di
aree marine protette e di libri fondiari, di
materiali litoidi e di rifiuti urbani, di
energia e di cinghiali, di materiali post
consumo e di storni, di compostaggio aerobico e pannelli fotovoltaici, di solfati di
calcio e immobili abusivi, di fertilizzanti e
di bonifiche di amianto, solo per citare
alcune delle materie trattate da questo
disegno di legge.
E ancora, abbiamo di fronte uno strumento evidentemente non immediatamente operativo, che richiederà numerosi
provvedimenti di attuazione, per di più da
adottare in tempi evidentemente troppo
stretti per potere essere rispettati, e quindi
siamo già in ritardo. Ma tanto è il ritardo
che questo testo vaga tra i due rami del
Parlamento ormai da oltre due anni. Ad
ogni modo, era comunque quanto meno
necessario e urgente un esame attento
delle questioni aperte che attengono al
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nostro ambiente e che, invece, ancora una
volta, sono marginalizzate, trascurate.
Sappiamo bene che il nostro Paese è
dotato di grandi risorse naturali e di
unicità ambientali da tutelare e da valorizzare; d’altra parte, non possiamo, tuttavia, dimenticare anche l’altro lato della
medaglia. Abbiamo un territorio a forte
rischio idrogeologico per varie cause, dalla
configurazione geologica all’articolato reticolo idrografico, dall’antropizzazione
spesso eccessiva del territorio alla mancata
prevenzione e manutenzione delle aree
potenzialmente pericolose. Abbiamo discusso mozioni per addivenire al contrasto
del dissesto idrogeologico, ben consapevoli
dei numeri di queste criticità strutturali.
Le aree più esposte al rischio idrogeologico
rappresentano quasi il 10 per cento della
penisola e riguardano circa l’80 per cento
dei comuni. Milioni di cittadini italiani
sono esposti ai rischi legati ad eventi
calamitosi che potrebbero colpire, tra l’altro, centinaia di edifici pubblici e coinvolgere anche scuole ed ospedali. Dal secondo
dopoguerra ad oggi, in Italia, abbiamo
dovuto registrare oltre 5 mila vittime, a
fronte di danni complessivi stimati in più
di 60 miliardi di euro. Basti ricordare solo
gli ultimi eventi che hanno colpito proprio
la mia regione, la Campania, dove si sono
verificate piogge torrenziali, alluvioni ed
esondazioni di fiumi, causando danni incredibili.
Anche nel contrasto al dissesto idrogeologico l’azione di questo Governo è
stata finora timida, blanda, balbettante. Il
piano nazionale in materia è già in ritardo
di un anno e verosimilmente non potrà
vedere la luce prima della fine del prossimo anno. La questione della messa in
sicurezza del territorio rappresenta una
priorità assoluta di azione per la salute e
la sicurezza dei nostri concittadini e costituisce, inoltre, una grande opportunità
per il rilancio degli investimenti in settori
storicamente in crisi, come quello delle
infrastrutture e delle costruzioni. È quasi
superfluo ricordare come una valorizzazione delle risorse naturali ed un equilibrato sviluppo del nostro territorio costituiscano la base per la ripartenza di
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un’economia verde che contribuisca, in
modo fondamentale, al rilancio economico
del nostro Paese.
Eppure le potenzialità ci sono tutte:
secondo i dati più recenti, la green economy è cresciuta anche negli anni della
crisi globale; secondo l’Organizzazione
delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, il giro di affari del settore, che nel
2005 ammontava, a livello mondiale, a 990
miliardi di euro, nel 2020 potrebbe aumentare più del doppio, fino a toccare i
2.200 miliardi di euro. La stessa fondazione Enel ha stimato che uno sviluppo del
settore dell’efficienza energetica, oltre agli
indubbi vantaggi in termini di riduzione
delle emissioni nocive nell’atmosfera, potrebbe creare un giro d’affari di 64 miliardi di euro ed oltre 460 mila posti di
lavoro. Prospettive di sviluppo di questo
genere hanno, però, bisogno di un contesto
normativo stabile, chiaro, dove vanno
comprese anche risorse pubbliche. Tutti
questi ingredienti, purtroppo, sono esclusi
dal disegno di legge in esame.
Il dilatarsi dei tempi dell’esame, da una
parte, e l’eterogeneità delle misure in esso
contenute, dall’altra, sono diretta conseguenza dell’opera di mediazione svolta tra
le diverse forze e anime della maggioranza, con trattative e compromessi che
hanno riscritto malamente e in larga parte
il testo che abbiamo oggi di fronte, per
arrivare, infine, ad un risultato fuori
tempo, caratterizzato dalla eccessiva complessità, dalla poca chiarezza, dalla limitatissima efficacia e dalle scarse risorse
disponibili.
Abbiamo riscontrato quasi settanta modifiche, dico settanta modifiche al Codice
dell’ambiente. Non sarebbe forse stato più
opportuno procedere ad un aggiornamento
sistematico e completo del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, attraverso un
intervento specificamente ad esso dedicato, invece di operare in modo così
settoriale e scoordinato ? Non siamo certamente noi ad opporci ad una riforma del
Codice dell’ambiente, purché, però, venga
fatta con metodo, con criterio, con saggezza, attraverso un’azione riflessiva del
Parlamento.
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Si è, inoltre, ritenuto opportuno dedicare una norma, all’articolo 5, e una dote
di 5 milioni di euro alla regione EmiliaRomagna per finanziare la costruzione di
una pista ciclo-pedonale. Altro che marchette da legge di stabilità ! Anche in
questo testo si rilevano elementi assolutamente inconferenti con la specificità del
testo e tesi ad indicare un surrettizio
modo di raccogliere risorse, non ponendo
tutti gli enti del nostro Paese nella medesima condizione. La mobilità sostenibile è
evidente che è oggetto di diversi provvedimenti all’esame della Camera. E, invece,
puntualmente qui si ritorna su questo
tema che piuttosto dovrebbe essere sviluppato nelle nostre città e nelle nostre regioni. Ma c’è una bella differenza tra la
promozione nel Paese di un’iniziativa del
genere ed uno specifico finanziamento ad
un singolo progetto, ad una sola regione. A
quando potremo darci appuntamento per
un approccio trasparente e di pari opportunità per tutti gli enti ? Quando ci direte
che farete una norma per il Paese, non per
qualche amico o per qualche amico in
più ?
Un’ulteriore bizzarria riguarda il nuovo
sistema di pagamento dei servizi ecosistemici ed ambientali che il Governo è
delegato ad introdurre, ai sensi dell’articolo 70 del disegno di legge, che reca pochi
indirizzi, scarsamente approfonditi, per
importi di centinaia di milioni di euro
l’anno. La delega prevede che tra i beneficiari del sistema siano incluse anche le
fondazioni di bacino montano integrato.
Ma da dove spuntano queste fondazioni ?
Con quale atto normativo sono state create
o disciplinate ? Di certo, non sono presenti
nel Testo unico degli enti locali. Non
vorremmo che, oltre a contraddire il concetto di semplificazione con la creazione,
con la superfetazione di nuovi enti, dette
fondazioni rappresentassero l’inizio di una
qualche non chiara manovra della maggioranza di Governo per sottrarre i benefici connessi all’uso delle acque in territorio montano ai soli che hanno titolo a
beneficiarne, cioè i cittadini, attraverso i
consorzi di bacino imbrifero montano che
raggruppano più di 2.500 comuni. Forza
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Italia si è battuta per una maggiore semplificazione delle procedure burocratiche e
per l’introduzione di idee e premialità per
gli esempi virtuosi e per le buone pratiche,
che pure ci sono state e vengono portate
avanti nel nostro Paese. Non possiamo
mortificare le iniziative di centinaia di
migliaia di imprenditori che puntano sulla
crescita eco-sostenibile della nostra economia. Non possiamo costringerli a cervellotici provvedimenti amministrativi ed
imporre loro un livello di tassazione eccezionalmente superiore a tutti i Paesi
sviluppati, a tutti i Paesi europei. Nel
complesso, ancora una volta assistiamo ad
un Governo che punta, sì, verso la giusta
direzione, ma la guarda soltanto da lontano e si ferma subito e al primo passo.
Una politica ambientale non lineare e non
strutturale, come quella che emerge da
questo provvedimento, contribuirà solamente a creare ancora più confusione per
gli operatori del settore e non apporterà
nessun beneficio in termini di tutela ambientale e di crescita economica.
Più abusi e più urlatori ed ambientalisti
retrò (Applausi dei deputati del gruppo
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Dorina Bianchi. Ne ha facoltà.
DORINA BIANCHI. Grazie Presidente.
Il percorso del provvedimento al nostro
esame è stato sicuramente complesso. Correzioni ne hanno caratterizzato l’iter parlamentare e condizionato anche i tempi
necessari alla sua approvazione. Il testo
attuale risente di questi elementi naturalmente, ma, seppure a scapito dell’auspicata organicità, contiene delle disposizioni
che rispondono alle principali e più significative esigenze del comparto ambientale.
Mi riferisco, ad esempio, alle disposizioni
relative alle aree marine protette, all’incentivazione della mobilità sostenibile,
come pure agli interventi che riguardano
la stessa necessità di conferire maggiore
armonia e completezza a diverse materie
come, ad esempio, le disposizioni sui prodotti derivanti da materie post-consumo.
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Sono state escluse dal testo alcune importanti disposizioni rinviandole ad un auspicabile e prossimo green act. Un rinvio che
non ci convince particolarmente dal momento che tale green act è stato più volte
annunciato, ma sul quale ancora non si è
iniziato a lavorare, nonostante oggi risulti
assolutamente indispensabile intervenire
proprio su quei comparti che attendono
da anni un aggiornamento della normativa
di riferimento. Vanno valutati in questo
contesto gli interventi in materia di sottoprodotti utilizzabili negli impianti a biomasse o a biogas. Lo stesso comparto delle
rinnovabili attende ancora oggi quelle rettifiche che da sole potrebbero allinearlo
alle disposizioni europee, anche al fine
magari di evitare penalizzazioni sul mercato nei confronti dei competitor stranieri.
Il disegno di legge contiene, in sostanza,
misure in materia della tutela della natura
e dello sviluppo sostenibile, valutazioni
ambientali, energia, acquisti verdi, gestione
di rifiuti e bonifiche, difesa del suolo e
risorse idriche; disposizioni che in esso
sono contenute e che favoriranno, inoltre,
incentivi e sgravi fiscali alle imprese che
basano la loro produzione su materiali
provenienti dalla raccolta differenziata,
dal disassemblaggio di prodotti scartati,
completando il percorso avviato dall’approvazione della legge sugli eco-reati. Si
definisce, quindi, un percorso in grado di
contrastare di fenomeni corruttivi e di
danneggiamento del patrimonio ambientale, favorendo in maniera efficace lo
sviluppo di imprese di qualità. Penso, ad
esempio, nell’affrontare questioni delicate
e assai diversificate, alle autorità di bacino
dei dissesti idrografici istituite per prevenire esondazioni e gestire i corsi principali
dei fiumi italiani. Penso ai comuni che
potranno costituire, anche in associazione
tra loro, le oil free zone; alle incentivazioni
della mobilità sostenibile nei percorsi giornalieri casa-lavoro e casa-scuola, sollecitando l’uso delle due ruote; al fatto che le
pubbliche amministrazioni potranno fare
degli acquisti verdi; all’incentivazione della
raccolta differenziata e al riuso di materiali nuovamente utilizzabili attraverso i
comuni.
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Noi crediamo che sia stato fatto il
possibile. Con maggiore coraggio forse si
sarebbe potuto intervenire su tutti gli
ulteriori aspetti relativi a questa materia
che interessano sotto diversi profili il comparto della produzione di energia, in particolare di biomasse e bioliquidi. Ad esempio, nel menzionare i sottoprodotti da
usare in questi impianti, non si sono
valutati e considerati quelli derivanti da
lavorazioni di grassi animali e da produzione di biocombustibili che sono perfettamente individuabili tramite norme e tecniche specifiche. Né si è voluto intervenire
per aggiornare l’elenco dei combustibili
utilizzabili come sottoprodotti; un aggiornamento atteso da chi opera in questo
settore da molto tempo e che poi sarebbe
stato anche in linea con quella che era
l’evoluzione tecnologica di questo comparto.
Tra le diverse disposizioni contenute
nel provvedimento va sottolineata quella
relativa all’importante ruolo che è stato
assegnato ai consorzi nella gestione delle
dinamiche connesse con il recupero e il
riciclo di rifiuti, anche alla luce di quelli
che sono gli standard e gli obiettivi comunitari. Il loro ruolo risulta infatti fondamentale nel corso della gestione dei rifiuti
e nella stessa gestione di questo comparto.
È una problematica che nasce dalla specificità dei singoli ambiti, che in molti casi
determina sovrapposizioni di competenze
non semplici da gestire, una materia complessa che coinvolge non solo i gestori, i
produttori e i soggetti deputati al recupero
del riciclo, ma insiste significativamente in
termini di impatto economico, soprattutto
sui cittadini che, in ultima analisi, poi
sono i fruitori finali di questo percorso.
Siamo quindi consapevoli che questo
non costituisce un punto di arrivo – come
dicevo prima – ma un punto di partenza
per la legislazione, che riguarda un settore
che è un settore importante, tra l’altro in
continua evoluzione, e che ha bisogno di
costanti interventi diciamo di modifiche e
di manutenzione, tra virgolette.
Nel tempo è maturata però la consapevolezza – e questo non è poco – che
una politica economica fondata sulla green
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economy offra significative opportunità di
investimento, offra crescita e occupazione
per l’intero sistema produttivo. In tale
contesto, appare necessario che le istituzioni, i cittadini e le imprese agiscano in
modo coerente verso l’affermazione di una
economia verde, che consenta una riduzione del consumo di energia e di quelle
che sono le risorse naturali, l’abbattimento
delle emissioni di gas serra, la riduzione
dell’inquinamento e la promozione di quei
modelli di produzione e di consumo, che
sono poi modelli sostenibili.
L’obiettivo del nostro Paese, quindi, a
nostro avviso, deve essere quello di spostare l’investimento verso settori nuovi che
abbiano non solo un maggiore ritorno
economico, ma effetti positivi a più livelli:
livello economico, livello sociale, ecologico
ed occupazionale e, che nello stesso
tempo, favoriscano lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione, ricerca e innovazione che sono sicuramente settori che, nel
comparto ambientale, possono divenire un
valore aggiunto importante per la nostra
economia e anche per la nuova occupazione e che possono consentire una crescita complessiva del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare
(NCD-UDC) e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Siamo qui a parlare. Cosa possono
fare le parole ? Le parole possono fare
tantissimo; sono un po’ il senso dell’esistenza di questo luogo, del Parlamento.
Nelle storie antiche, ricordiamo tutti che,
quando si diceva, « abracadabra » voleva
dire in qualche modo, magicamente, fare
apparire qualche cosa; « abracadabra »
vuol dire appunto che creo come parlo.
Questo provvedimento è proprio così:
ha solo al suo interno delle parole, non
degli aspetti ben definiti. Non ci sono delle
modifiche normative significative ed importanti, però si portano delle parole che
– se saremo bravi a far viaggiare – forse
davvero creeranno qualcosa di positivo per
l’ambiente. Parlare è importante. Il nostro
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gruppo politico parla, riesce a parlare con
libertà, perché risponde ai cittadini.
Io noto che invece questo Parlamento è
sempre più silenzioso: si ha paura di
parlare, si ha paura di discutere, perché
magari poi vengono fuori le « marchette »,
come la « maximarchetta » dalla legge di
stabilità di Causi, insomma. E allora si
tende a non parlare e a tenersi dentro
delle notizie che si sa perfettamente che
migliorerebbero l’ambiente e la società,
però la maggioranza non può parlarne
perché risponde a degli interessi ben diversi. Il Parlamento è silenzioso. Io ricordo
la Primavera silenziosa di Rachel Carson,
quando parlò dei pesticidi per la prima
volta, per dire che questi limitavano la
biodiversità e adesso c’è stata la Conferenza di Parigi.
Una delle parole importanti che entra
nell’atto normativo non è solo la « green
economy », ma è anche il « ciclo dell’azoto ».
Se ne parla in realtà un po’a sproposito, perché se ne parla quando si vuole in
qualche modo regolare l’utilizzo di un
materiale, di un rifiuto che è definito
« gesso di defecazione ».
Ora, nonostante tutti i morti determinati dall’utilizzo di questo rifiuto – in
alcuni casi siamo andati in missione con la
Commissione ecomafie –, nonostante i
decessi, gli incidenti e la riduzione della
qualità della vita delle persone vicine agli
stabilimenti che trattano questo tipo di
rifiuti con questa modalità, si vuole ancora
tentare di far utilizzare questi rifiuti tossici, che creano problematiche odorigene
pesantissime e che hanno provocato sette
decessi negli ultimi due anni, li si vuole
pensare di regolamentare, ben sapendo
che è impossibile regolamentarli.
Però lì almeno si parla di « ciclo dell’azoto »: è una delle parole che forse potrà
viaggiare e realizzare qualcosa. L’Italia ha
un rapporto particolare con il clima e con
la Conferenza di Parigi, perché i limiti
mondiali legati all’ambiente, i tre limiti
principali già superati sono appunto il
ciclo dell’azoto, il ciclo del fosforo e la
riduzione della biodiversità. L’Italia li ha
tutti e tre decisamente segnati, anche a
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livello climatico, nelle regioni del sud che
potrebbero vedere un aumento della temperatura di 5 gradi, dovendosi poi spopolare perché sarà poi impossibile sopravvivere. L’Italia ha un eccesso di captazione
d’acqua, un sovvertimento nelle regioni
costiere del ciclo del fosforo (un eccesso di
fosforo sparso sui campi), e soprattutto in
Pianura Padana un eccesso di azoto
sparso. Quindi, non è possibile spargere i
gessi di defecazione sui campi; non è
possibile chiedere deroghe alle « direttive
nitrati ». Il ciclo dell’azoto varia la biodiversità e la riduce. Io leggo tutti i giorni
articoli comici, per esempio sulla Gazzetta
di Mantova, nei quali i parlamentari del
PD dicono che bisogna cacciare le nutrie.
Io pure scrivo nei miei comunicati – ma
non ho la loro potenza e quindi non
vengono ripresi – chiaramente che se il
ciclo dell’azoto è sovvertito, vanno avanti
alcune specie che vengono in qualche
modo favorite, perché sono specie nitrofile: i topi, le nutrie stesse, le zanzare.
L’anno scorso c’è stata la « febbre del
Nilo »: quando si spargono i liquami, o
addirittura il digestato degli impianti a
biogas, che tanto piacciono a questo Governo, aumentano di dieci volte le zanzare
adulte. Inutile dare solo degli insetticidi.
Questi sono dati ormai scientifici, ma forse
hanno poca presa mediatica.
Si parla poi, a livello di compostaggio,
di ciclo dell’azoto, anche in quell’ambito.
Ricordo che si voleva inserire una norma
del biogas della porta accanto: in pratica
con una normale SCIA, con una dichiarazione di inizio attività, si poteva costruire un impianto a biogas nel proprio
giardino. Questa disposizione sono riuscito
a farla eliminare io, perché probabilmente
non si era capito che cos’è un impianto a
biogas e quali danni gravissimi sta provocando all’ambiente, soprattutto in zone già
segnate appunto da un ciclo dell’azoto
sovvertito. Allora, è rimasta questa dichiarazione semplice, questa SCIA, solo per gli
impianti di compostaggio. È una cosa ben
diversa il compostaggio aerobico, che deve
essere fatto bene e deve essere spiegato.
Noi, tutti i giorni, in Italia dismettiamo 3
milioni di cartoni di pizza: questi possono
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finire in una compostiera, ci può finire il
sughero, gli sfalci e le potature. Vi possono
essere problemi a gestire sfalci e potature.
Per fare bene il compostaggio, ci si mette
il 50 per cento di materiale strutturante e
il 50 per cento di organico; il compost non
è assolutamente un rifiuto. Spendiamo in
Italia 4 miliardi di euro per gestire il
rifiuto organico ed è una vergogna perché
non è un rifiuto. Si potrebbe invece guadagnare, fare del buon compost e, in
qualche modo, alimentare con questo e
ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici
limitando l’inquinamento. Teniamo conto
che utilizzare il compostaggio aerobico
con piccoli impianti elettromeccanici non
industriali riduce la spesa, riduce tutto
quello che è l’esborso per la gestione dei
rifiuti e riduce l’inquinamento da percolato. Riducendo i soldi nel ciclo dei rifiuti,
si riduce l’appetito dalla mafia. Ricordiamo che comuni virtuosi, come Ponte
delle Alpi, hanno ridotto il piano economico finanziario da 950.000 euro a
740.000, come Rodigo, in provincia di
Mantova, da 550.000 a 300.000, togliendosi
dalle « partecipate vampire ». Ricordo
Parma, un successo a livello mondiale,
perché una città grande di 190.000 abitanti è passata da 77 dipendenti nella
gestione degli dei rifiuti a 121 e ha ridotto
il piano economico finanziario di mezzo
milione. Le persone lavorano perché c’è da
lavorare, non perché bisogna poi garantire
un bacino elettorale. Ricordo questo problema gravissimo che non viene affrontato
da questo provvedimento.
Ricordo il problema della grande utility
italiana che sta venendo avanti, questo
fenomeno che ha degli aspetti decisamente
mafiosi. A Livorno si sono trovati con 42
milioni di euro di debito creati dalla
partecipata precedente, mal gestita perché
i debiti venivano ripianati da MPS e
adesso stanno lottando per evitare di entrare in Rete Ambiente, che è una società,
appunto, che ha un modo di fare che
riduce i servizi, aumenta i costi per i
cittadini e mette tutti alla canna del gas.
Il compostaggio può favorire la chimica
verde. Penso alla crisi di ENI, che vuole
andarsene dalla chimica. Il compostaggio
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può dare materia per la chimica verde. Si
possono ridurre i punti di fertilizzanti
chimici con un buon ammendante, il compostato verde, e non con un ammendante,
il compostato misto, che è quello che viene
fuori dal digestato che così piace. Questi
posti di lavoro che aumentano nelle realtà
virtuose ci riportano ai dati di Altesis di
195.000 posti di lavoro.
Un altro punto favorevole del provvedimento è l’accenno al rame. Il rame
recuperato viene pagato 5 mila euro a
tonnellata. È per questo che spesso si
fermano le Ferrovie, perché è facilissimo
andare a rubare il rame e perché non c’è
un albo delle persone a cui si possa
conferire. Questa cosa probabilmente potrà portare a un miglioramento. Vanno
bene poi le riduzioni tariffarie per i comuni che superano il 65 per cento. Teniamo conto che il ciclo dei rifiuti solidi
urbani è un ciclo da 10 miliardi di euro
all’anno. Vanno male, invece, gli incentivi
a qualsiasi cosa per produrre energia. Noi
non dobbiamo produrre altra energia;
dobbiamo razionalizzare e programmare.
Poi ci sono gli incentivi agli zuccheri
vari. Ieri abbiamo audito il GSE nella
Commissione sulle ecomafie. Il 64 per
cento degli impianti controllati, che sono
di produzione di questa biomafia, hanno
avuto delle gravi irregolarità, anche finanziarie. Sono stati trovati 70 milioni di euro
percepiti e che non dovevano essere percepiti nel solo anno scorso e questo
avendo controllato meno del 5 per cento
degli impianti. Il GSE gestisce un PIL non
dell’1 per cento come dicono loro, che è
costituito dai 16 miliardi di incentivi, ma
di 50 miliardi, cioè il doppio della manovra finanziaria, perché c’è un indotto legato alla costruzione degli impianti e alla
gestione dei rifiuti. Chissà quanto di questo è legato alla mafia.
Va bene per l’amianto, perché finalmente si introduce un credito d’imposta
per le imprese che bonificano il loro
amianto. L’amianto da solo potrebbe dare
20 mila posti di lavoro, se ben gestito e
messo in maggiore sicurezza rispetto ad
oggi. Purtroppo, nel disegno di legge di
stabilità non è passato un mio emenda-
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mento per la defiscalizzazione; però, vediamo se adesso si riuscirà in Aula a fare
qualcosa. Il file amianto vale 40 miliardi di
euro, se messo davvero a posto.
Poi, bisogna intervenire sul turismo dei
rifiuti. Abbiamo l’Ilva che è una grandissima agenzia turistica e adesso sta spedendo scorie, magari non trattate, un po’
in tutta Italia, senza neanche fare le prove
di radioattività, quando sappiamo che a
fianco dell’Ilva, a tre chilometri, a Statte,
c’è un deposito con 1.800 fusti di rifiuti
radioattivi in parte provenienti dall’Ilva.
Quindi, chi si accolla da Milano i rifiuti
dell’Ilva dovrebbe fare almeno le prove di
radioattività.
Va bene che sia stata introdotta la
parola, senza nessuna sostanza, della valutazione di impatto sanitario. Va bene
perché, anche se è un’autocertificazione, si
inizia a parlare, però, di valutazione di
impatto sanitario ambientale, che porta a
48 miliardi di euro di esternalità in Italia.
Per cui, vediamo di migliorare questo
provvedimento e di migliorare i provvedimenti successivi e facciamo rete.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.
ORESTE PASTORELLI. Grazie. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di
legge del quale oggi si torna a discutere
rappresenta un passaggio decisivo per il
nostro Paese, per il suo sviluppo e, al
tempo stesso, per la sua modernizzazione.
Come è noto, il disegno di legge persegue
due obiettivi: la tutela dell’ambiente e la
promozione di un’economia sostenibile.
Non è da oggi che il PSI sostiene la
necessità di legare insieme tutela ambientale e sviluppo economico.
Nel merito, questo disegno di legge
presenta molti elementi di novità per partecipare costruttivamente ad una stagione
di innovazione del Paese. Vi è una misura,
che è quella volta ad individuare porti
marittimi dotati di siti idonei in cui poter
gestire rifiuti raccolti in mare, anche nel
corso di attività di gestione delle aree
marine protette.
Rilevo poi con soddisfazione la presenza di misure che dispongono un credito
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d’imposta per le imprese che effettuano
nel 2016 interventi di bonifica dall’amianto su beni e strutture produttive.
Con riguardo al tema della difesa del
suolo e della prevenzione dei danni derivanti dal dissesto idrogeologico, sottolineo
il Fondo per la progettazione degli interventi contro tale fenomeno, che va ad
accelerare così la realizzazione del Piano
nazionale contro lo stesso dissesto.
Rilevo, inoltre, volentieri come il Senato abbia sostanzialmente lasciato la misura che prevede l’assimilazione delle acque reflue domestiche, ai fini dello scarico
in pubblica fognatura, delle acque reflue
di vegetazione dei frantoi oleari e per i soli
frantoi che trattano olive provenienti
esclusivamente dal territorio regionale.
Questa misura rappresenta, infatti, un’importante risposta alle esigenze dei piccoli
produttori olivicoli, i quali con il loro
lavoro, non sempre adeguatamente sostenuto e difeso dalle istituzioni, riescono a
garantire un altissimo livello qualitativo
delle loro produzioni. Molto, però, dovrà
essere fatto. Perdura, ad esempio, l’esigenza di alleggerire le piccole e medie
attività da intralci burocratici che ne impediscono un sano e fiorente sviluppo.
Ciò detto, rilevo come il presente disegno di legge costituisca un primo valido
complesso di misure per trasformare finalmente l’Italia in un Paese avanzato sul
fronte della green economy e della tutela
dell’ambiente (Applausi dei deputati dei
gruppi Misto-Partito Socialista Italiano
(PSI) – Liberali per l’Italia (PLI) e Partito
Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Opportunamente il relatore ha iniziato la presentazione di questo provvedimento ricordando la conferenza di Parigi,
la COP 21, e credo che abbia fatto bene
perché è stato un appuntamento importante, un appuntamento storico, un appuntamento che ha permesso alla comunità internazionale di mettere al centro
una serie di obiettivi che possono permet-
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tere di contenere i cambiamenti climatici.
Detto questo, va anche aggiunto che gli
obiettivi ambiziosi che COP 21 si è dato
dovranno essere articolati in obiettivi nazionali, che permetteranno davvero di centrare quegli obiettivi, ma su questo io ho
qualche dubbio. Ho più di qualche dubbio
non soltanto dal punto di vista degli impegni degli altri Paesi – quindi, degli
impegni a livello internazionale – ma di
quello che effettivamente il nostro Paese
potrà mettere in campo da questo punto
di vista, anche perché oggi noi ci troviamo
ad affrontare questo provvedimento, il
collegato ambientale, che è un provvedimento sulla green economy. È un provvedimento che arriva da lontano – i colleghi
lo hanno detto – e addirittura credo che
era il precedente collegato alla legge di
stabilità del precedente Governo, del Governo Letta addirittura. Quindi, è un provvedimento che arriva da lontano e la
domanda che mi viene è per quale motivo
una serie di provvedimenti che invece
devastano l’ambiente, come lo « sblocca
Italia », vengono fatti per decreto e, invece,
un provvedimento che accenna a tutta una
serie di iniziative positive per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e lo sviluppo della green economy in realtà si
trascina in queste Aule ormai da qualche
anno.
È un dubbio amaro, è un dubbio
amaro, perché io ritengo davvero che sia
una delle possibilità concrete che abbia
questo Paese di uscire da una crisi che
permane e che continua ad essere così
devastante e così dannosa per i cittadini di
questo Paese. Lo strumento più vero è
proprio quello di intervenire, in modo
moderno e in modo innovativo, sulle questioni dell’ambiente.
Ma così non accade e anche questo
nostro provvedimento, che pure è infarcito
di buone intenzioni, è semplicemente –
diciamo – l’accenno di quello che si può
fare. Basta pensare, per esempio, alle
disponibilità finanziarie che vengono
messe in campo. Si parlava del Fondo
degli investimenti, per esempio, ma questo
Fondo è finanziato per 10 milioni di euro.
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È una cosa che non ci permette neanche di pensare che possa essere sufficiente
per una piccola e media città del nostro
territorio; figuriamoci a livello nazionale.
Ciò nonostante, è una buona intuizione
così come il credito di imposta per la
sostituzione dell’amianto, questioni fondamentali e doverose; quindi, una serie di
buone intenzioni, una serie di questioni
accennate che voglio ricordare perché,
secondo me, hanno una certa importanza;
anche al di là della copertura finanziaria
vi è il fatto che finalmente nel nostro
Paese si introducono alcune disposizioni
per incentivare la mobilità sostenibile, con
particolare riferimento ad un programma
sperimentale nazionale per incentivare
forme alternative di mobilità, tipo il car
pooling, il car sharing, il bike pooling, il
bike sharing, con l’istituzione della figura
del mobility manager per organizzare gli
spostamenti casa-scuola-casa, la previsione
di interventi rivolti a favorire il green
public procurement, con agevolazioni per
le imprese che adottino certificazioni ambientali; sono previste linee guida per
l’applicazione di criteri ambientali nell’acquisto di alcuni prodotti e servizi da parte
della pubblica amministrazione e la regolamentazione degli accordi di programma
rivolti ad incentivare l’acquisto di prodotti
derivati dai materiali post consumo o dal
recupero degli scarti e dei materiali rinvenienti dal disassemblaggio dei prodotti
complessi, introducendo forme di incentivazione all’acquisto; è stato introdotto anche al Senato il compostaggio di comunità.
Sono di rilievo le norme che riguardano il
Fondo di garanzia per le opere idriche,
rivolto a potenziare la realizzazione di
infrastrutture in questo settore, con particolare riferimento alla rete di fognatura
e degli impianti di depurazione, obiettivo
che rimane prioritario per il nostro Paese.
Lo diceva il relatore: siamo già oggetto
di procedure di infrazione europea; la
direttiva 2000/60/CE prevedeva che, entro
il 2015, avremmo dovuto portare il livello
di qualità delle nostre acque ad un livello
buono mentre siamo ancora, diciamo così,
non solo indietro ma addirittura abbiamo
porzioni fondamentali del territorio nazio-
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nale che non hanno neanche la rete di
fognatura completata e reti di depurazioni
efficienti; in merito a ciò non bastano le
buone intenzioni e lo voglio dire ai colleghi
della maggioranza, al rappresentante del
Governo: per affrontare il problema della
depurazione delle acque, delle fognature
servono investimenti importanti e significativi; significa compiere una scelta dal punto
di vista dell’utilizzo delle risorse dello Stato
che sia intelligente e, oltretutto, questo tipo
di investimento potrebbe affrontare e risolvere i problemi dell’inquinamento dei nostri mari e delle nostre acque e quindi
aiutare anche un rilancio del turismo; se si
vuole affittare un appartamento è chiaro
che prima di tutto lo si deve pulire e ciò vale
anche per l’ambiente; se vogliamo fare in
modo che le persone, invece di andare al
mare in Croazia o in Spagna o in Grecia,
vengano da noi, dobbiamo offrire un mare
ed un territorio pulito; quindi, tali investimenti servono a rilanciare altri comparti
economici del nostro territorio ed essi stessi
diventano veicolo di uno sviluppo diverso,
di tutela del territorio, uno sviluppo che
può creare occupazione, buona occupazione e di qualità, perché vorrei ricordare
che questo tipo di interventi sono, come si
dice, labour intensive nel senso che possono
occupare moltissime persone e quindi aiutare a rilanciare la nostra economia.
Quindi ci sono alcune buone ed importanti intuizioni in questo collegato ambientale, ma così rimangono, ahimè; oltretutto non può essere trascurato (lo
voglio dire ai colleghi che si sono impegnati molto nelle Commissioni per cercare
di costruire un buon provvedimento), non
si possono tacere le modifiche apportate al
Senato che hanno notevolmente peggiorato
questo provvedimento. Dell’allungamento
dei tempi, diciamo così, per raggiungere gli
obiettivi di raccolta differenziata ne abbiamo discusso molto in Commissione e
decidemmo di non adottare questo provvedimento, che pure qualche comune ci
chiedeva, perché ritenevamo, in sede di
Commissione ambiente della Camera, che
centrare gli obiettivi di raccolta differenziata fosse un obbligo dei comuni che
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stava a significare un indirizzo diverso
sulla gestione del ciclo dei rifiuti; ciò
anche con riferimento agli emendamenti
che sono stati inseriti per quanto riguarda
la fauna selvatica, per esempio sulla vicenda degli storni; faccio un esempio per
dire che è una delle questioni che fa aprire
sempre procedure di infrazione nei confronti delle regioni italiane da parte dell’Europa.
Ora io penso che questa norma non
farà nient’altro che permettere ancora di
più ulteriori infrazioni da parte del nostro
Paese.
Per quanto riguarda lo statuto dell’ENEA, lo ha accennato opportunamente
il relatore, come si fa, con un emendamento in aula, al Senato, a riformulare
completamente lo Statuto di un ente importante come l’ENEA, senza tener conto
di quello che questo stesso istituto elabora,
senza tener conto delle proposte che provengono da quel mondo, dal mondo sindacale, dal mondo dei lavoratori, dal
mondo dei ricercatori, da coloro che appunto hanno in qualche modo valorizzato
e creato un’immagine positiva dell’ENEA
nel mondo ? Con un emendamento in aula
viene completamente cambiato lo Statuto
dell’ENEA.
Io penso che ci siano degli elementi
molto negativi tra quelli introdotti al Senato. Poi, collega Realacci, non si può
sempre rimandare sempre alla prossima
legge di stabilità il cambio di passo, il
cambio della visione, diciamo così, che è
necessario dare alla nostra economia, perché, « aspettando Godot », si muore; oppure, citando Buzzati dal « Deserto dei
Tartari », il tenente Drogo aspetta l’arrivo
dei tartari per tutta la sua vita e, finalmente, quando va in pensione da colonnello e se ne va via con la carrozza dalla
fortezza nella quale ha prestato servizio
per tutta una vita, in lontananza vede
arrivare la polvere dei Tartari che sopraggiungono.
Ecco, noi non possiamo fare così, non
abbiamo più la possibilità di aspettare una
vita che i Tartari arrivino, perché i Tartari
nel nostro Paese dal punto di vista ambientale ahimè, non solo nel nostro Paese,
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sono arrivati; quindi, non possiamo sempre aspettare la prossima legge di stabilità.
Dopodiché rimangono aperte delle
grandi questioni: ad esempio, sulle trivelle
sono stati approvati degli emendamenti
positivi, certamente alcuni nella legge di
stabilità; ma anche in quella sede, tuttavia,
si fa un emendamento per cercare di
evitare il referendum che dieci regioni
hanno depositato e poi si lascia di fatto
campo libero a coloro che devono trivellare, perché vengono fatti salvi i titoli
abilitativi.
Come dicevamo prima, quando si tratta
di autorizzare il massacro dell’ambiente,
lo si fa attraverso decreti tipo lo « Sblocca
Italia »; quando invece si tratta di cercare
di tutelare, allora si fa tramite legge ordinaria, specificando bene che tutto ciò
che è stato già autorizzato in questo
periodo poi si può realizzare.
Rimangono, diciamo così, aperte questioni importanti dicevo come gli insignificanti investimenti in materia di difesa del
suolo; questo è un Paese che sta franando
e noi ancora siamo cincischiando su piccole cifre.
Insomma, ci sono molte questioni sulle
quali noi dissentiamo fortemente, ma il
punto di dissenso fondamentale è la politica ambientale del Governo Renzi e su
questo voi dovete fare una riflessione,
perché è una politica sbagliata, è una
politica che non ci porta da nessuna parte,
è una politica che va avanti sulle intuizioni
del collegato ambientale e sulle devastazioni dello « Sblocca Italia ». Io penso che
questo Paese abbia bisogno di qualche
cosa di più, di un ragionamento più profondo, di iniziative che effettivamente possano cambiare il nostro approccio su questo problema.
Aggiungo una questione per quanto
riguarda il collegato: voi sapete bene che
gran parte delle questioni, che sono state
affrontate dal collegato ambientale, ha un
senso se saranno realizzati i regolamenti
attuativi; gran parte anche delle buone
intuizioni hanno senso se saranno emanati
i regolamenti attuativi. Ora questo vostro
Governo è un Governo che deve fare
ancora credo 250 regolamenti attuativi
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rispetto ai provvedimenti già approvati,
quindi io temo che anche da questo punto
di vista ci saranno dei grossi problemi.
In occasione della prima discussione in
questo ramo del Parlamento del collegato
ambientale e dei provvedimenti sulla green
economy, il collega, presidente Ermete
Realacci, ebbe a fare una citazione, come
dire, carina e intelligente di Mahatma
Gandhi. La citazione era questa: « La vita
non è aspettare che passi la tempesta, ma
imparare a danzare sotto la pioggia ». Ora,
collega Realacci, a parte il fatto che non
piove più in questo Paese, come possiamo
ben vedere, qui non soltanto dovremmo
imparare a danzare sotto la pioggia, ma
dovremmo imparare a danzare nel terremoto e dovremmo imparare a danzare
nelle frane da cui questo Paese è colpito
costantemente.
Io penso che sarebbe doveroso e importante che noi tutelassimo la vita delle
persone e tutelassimo la possibilità che i
cittadini e le cittadine di questo Paese
abbiano un futuro, perché, con le scelte a
volte, come dire, devastanti e spesso sbagliate del vostro Governo in campo ambientale, è difficile che questo possa avvenire (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Carrescia. Ne ha facoltà.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Signor
Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il disegno di legge recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy torna all’esame della Camera dopo oltre un anno,
a seguito delle modifiche apportate al
Senato. È un provvedimento collegato alla
legge di stabilità del 2014, che ha avuto
una gestazione lunga, dovuta anche al
grande rilievo che riveste, ma è positivo
che oggi giunga in Aula per l’approvazione
finale.
È una legge che, senza timore, possiamo definire storica, perché per la prima
volta in una legge dello Stato il titolo
riporterà le parole « green economy ». È un
ulteriore segnale che la stagione delle
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riforme avviata nel Paese passa anche
dall’ambiente e che il cambiamento assume come riferimento anche l’economia
circolare. È l’indicazione netta, chiara, che
il nostro futuro, il futuro dell’Italia, non
potrà che basarsi sulla sostenibilità fra
ecosistemi e sviluppo economico.
Il collegato segna un forte cambiamento in questa direzione e lo fa con
numerose norme di semplificazione per la
vita dei cittadini e delle imprese, con
disposizioni che danno alla pubblica amministrazione gli strumenti per organizzare i servizi ambientali più efficienti in
modo più economico ed efficace: penso, ad
esempio, alla riconduzione ai comuni delle
competenze sulla raccolta dei rifiuti in
aree portuali.
Abbandonare la logica punitiva a favore della premialità, come ha accennato
anche il relatore Bratti relativamente all’ecotassa, è una svolta culturale che deve
diventare il fil rouge anche delle prossime
azioni in materia ambientale, perché premiare i comportamenti virtuosi dei cittadini e delle imprese in grado di dare un
contributo fattivo allo sviluppo della green
economy è la strada del cambiamento, e
questa è una legge di cambiamento.
L’enciclica di Papa Francesco, Laudato
si’, ha posto tutti di fronte alle contraddizioni del nostro tempo, legate a un
modello di sviluppo, a una relazione tra
uomo e ambiente di vita, tra sistema
produttivo ed effetti dei cambiamenti climatici che richiedono, anzi impongono,
comportamenti virtuosi e l’assunzione di
responsabilità individuali senza « se » e
senza « ma ». E questo provvedimento dimostra la coerenza del nostro Paese tra il
« dire » e il « fare » quando si parla di
sviluppo sostenibile: parole che si concretizzano in norme per richiamare, anzi per
smentire, l’abracadabra dell’onorevole Zolezzi.
Tra i numerosi temi che affronta, ve ne
sono alcuni da valorizzare e da enfatizzare
per la loro significatività. Il relatore, il
collega Bratti, ha già illustrato con la
consueta competenza i profili più significativi della legge; poi il presidente della
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Commissione ambiente, l’onorevole Realacci, ne ha brillantemente chiarito la
filosofia di fondo.
I temi che il collegato affronta in modo
incisivo vanno enfatizzati sotto alcuni profili: le misure di prevenzione nella produzione dei rifiuti, la mobilità sostenibile, i
dragaggi portuali, la prevenzione del rischio idro geologico, le misure in tema di
acqua.
La filosofia di fondo è quella di favorire
un’economia circolare per sostituire il modello lineare del « preleva, produci, consuma e getta » con uno più attento al
futuro, ad un domani ecosostenibile.
E allora, ecco che sono significative le
disposizioni che incentivano l’acquisto dei
prodotti derivanti da materiali post-consumo, la stipula di accordi e contratti di
programma tra i soggetti pubblici e privati,
tra i quali le associazioni di volontariato e
di categoria delle imprese che fanno riciclo e riuso, l’estensione delle responsabilità a coloro che producono beni derivanti
da materiali post-consumo riciclati, e il
caso del settore RAI è già stato citato,
penso alle disposizioni relative al compostaggio di comunità, quelle attente alla
nuova frontiera di un settore importante.
PRESIDENTE. Concluda.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Il testo
che ci torna dal Senato è un buon testo,
i tempi stretti impongono l’approvazione
del disegno di legge quest’anno per poter
utilizzare le risorse disponibili; ci sono
delle criticità da migliorare, ma questo è
un buon lavoro, un lavoro al quale – mi
permetto di ricordare all’onorevole Russo,
tramite lei, signor Presidente – hanno dato
un fattivo contributo di proposte e di idee
in Commissione tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione, tranne uno, Forza
Italia, sempre assente al dibattito: una
scomparsa dal dibattito che va in parallelo
con un inarrestabile declino, caratterizzato ormai da costanti « no » a prescindere. Il collega Zolezzi ha richiamato diverse volte i cicli: oggi, dall’intervento
dell’onorevole Russo, abbiamo conferma
che ce n’è uno, politico, sempre poco
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attento all’ambiente, che volge al tramonto. Ce ne faremo una ragione, ma è
ineluttabile.
Oggi avviamo a conclusione un iter
lungo, faticoso, quanto mai significativo, in
grado di far fare un passo in avanti alla
promozione della green economy nel nostro Paese. Con l’approvazione di questo
disegno di legge potremo passare dalle
parole ai fatti: fatti concreti, per consegnare al Paese, ai cittadini e alle imprese
un contesto normativo più semplice, più
efficace e più attento ad uno sviluppo
ecosostenibile, che significa migliore qualità della vita per le generazioni presenti e
per quelle future (Applausi dei deputati del
gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a
l’onorevole Daga. Ne ha facoltà.
parlare
FEDERICA DAGA. La ringrazio, Presidente. Inizierei con una battuta: la gestazione di questo provvedimento è paragonabile a quella di un elefante; ci sono
voluti, infatti, ventuno mesi, da febbraio
2014 a dicembre 2015, per depositare
questo testo elefantiaco sulle tematiche
ambientali più diverse fra loro; ed è collegato, oltretutto, alla legge di stabilità del
2013, insomma ce la raccontiamo da due
anni. È formato da 79 articoli: 79 è, come
il ’79 dopo Cristo, l’anno in cui è esploso
il Vesuvio... ops ! Va beh, adesso ci siamo,
finalmente ce l’abbiamo fatta, il testo ovviamente non ci soddisfa in toto, anche se,
nel lungo ed estenuante lavoro nelle Commissioni tra Camera e Senato, siamo riusciti a strappare qualcosa di positivo.
Come dicevo e come hanno illustrato i
relatori del provvedimento, si tratta di un
provvedimento che si occupa di numerosissime questioni e che giunge in estremo
ritardo per molte di esse, come ad esempio
il tema dei rifiuti, del dissesto idro geologico e della pianificazione a livello di
bacino e del sistema idrico integrato, solo
per citarne alcuni. Ora mi soffermerò su
un paio di questi temi.
Per quanto riguarda il dissesto idro
geologico – parliamo degli articoli 51 e 55
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– sono previste tante buone misure per la
conoscenza dell’assetto del territorio, necessarie per pianificare qualsiasi azione,
ma non viene detto, come al solito, dove si
prenderanno i soldi per farla. Il programma di gestione dei sedimenti, ad
esempio, è una buona cosa, ma richiede
studi specialistici e il rischio è che senza
risorse non sarà attuato.
In realtà, anche per la predisposizione
dei piani di gestione occorrerebbero risorse, perché alcuni sono stati redatti con
dati vecchi, dato che appunto le risorse
per studi aggiornati sono al lumicino.
Abbiamo pochi soldini a disposizione,
quindi forse occorrerebbe sollecitare questo in sede di attuazione della norma, oltre
ovviamente ad emanare decreti attuativi
nei tempi previsti, altrimenti ci ritroviamo
come nel 2006. E a parte un generico
fondo previsto dall’articolo 55, istituito con
i soldi della delibera CIPE n. 32 del 2015,
c’è sempre lei di mezzo, e tanti altri limiti
nei progetti al momento finanziati, le risorse e la pianificazione su questo tema
lasciano a desiderare, come abbiamo già
detto fuori e dentro quest’Aula più volte.
Una volta approvato questo collegato,
occorre anche attuarlo e quindi serve quel
Piano nazionale per smetterla con quelle
strutture e sovrastrutture e agire per mettere in sicurezza davvero il nostro territorio: bisognava farlo già ventuno mesi fa,
però al Governo gli è venuta la « annuncite » acuta e quindi sono un paio d’anni
che parla di soldi che in realtà non ci
sono.
Seicento milioni di euro sono gli unici
destinati in questo momento al piano
stralcio delle aree metropolitane e non si
vede luce per quanto riguarda gli altri
fondi. Si parlava di arrivare addirittura a
9 miliardi di euro per la questione del
dissesto idrogeologico, ma non si vede luce
nemmeno per i 600 milioni che aveva
promesso l’unità di missione, di recuperarli dai piani europei o addirittura in
stabilità, ma nulla di questo esiste e quindi
vediamo che è venuta la « annuncite »
acuta al Governo; speriamo che passi
questa malattia invernale.
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Ora parliamo del Capo VIII, recante
disposizioni per garantire l’accesso universale all’acqua, un titolo romanticissimo
avete trovato per questo argomento, ma
dietro le parole c’è davvero pochissimo
sentimento. Ci siamo dovuti battere per
mesi con tanto di sollecitazioni che pervenivano da fuori quest’Aula (i comitati, il
movimento per l’acqua) per conservare,
prima, e poi reinserire dopo ciò che, con
un colpo di spugna, avevate cancellato:
l’articolo sulla morosità e i distacchi, un
tema che ci parla di come uno Stato degno
di questo nome dovrebbe garantire il diritto all’acqua a tutti gli abitanti, non solo
ai cittadini, di questo Paese in quanto
diritto universale. Questo lo diceva l’ONU
nel 2010, lo dice anche una risoluzione che
è passata in Parlamento europeo l’8 settembre 2015 e invece che cosa fa lo Stato ?
Bene, ha deciso di delegare alle direttive di
un’authority cosiddetta indipendente, ma
in realtà strettamente legata ai gestori
privati, la decisione di come affrontare
questo tema: i limiti, le modalità, eccetera,
insomma la fine dello Stato di diritto.
Ora io ho chiesto all’Authority che cosa
intendesse fare nel momento in cui il
collegato ambientale andava a dare all’Authority il compito di definire morosità e
distacchi. In realtà la soluzione dell’Authority pare essere quella di demandare
tutto ai gestori privati; in sostanza il
gestore si fa la legge da solo in questo
momento, demanda all’Authority di dire
un qualche cosa e l’Authority stessa dice:
carissimo gestore, fai un po’ come ti pare
oppure continua a fare come hai fatto fino
adesso.
Quindi deleghiamo all’Authority anche
di fare le leggi. In sostanza, per quale
motivo dovremmo stare qui ? Gli diamo
tutto, fa già tutto lui, non ne parliamo più.
Dare in mano all’Authority questo compito vuol dire non rispettare la volontà
popolare e mi ripeto per la duecentesima
volta. Il referendum del 2011 diceva una
cosa fondamentale: fuori i profitti dall’acqua e fuori l’acqua dal mercato. Fuori
l’acqua dal mercato non è stato rispettato
perché il Governo dal 2012 dà in mano
all’Autorità terza garante del mercato il
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compito di controllare le gestioni del servizio idrico, quindi anche le privatizzazioni. Quindi, che cosa significa ? Che
l’acqua sta nel mercato.
Fuori i profitti dall’acqua: non è stato
rispettato neanche questo, perché l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il
sistema idrico è quell’ente che ha fatto
rientrare dalla finestra ciò che era uscito
dalla porta, abbiamo infatti in bolletta
oneri finanziari al posto della remunerazione del capitale investito e per questa
cosa c’è un ricorso al TAR, che ha dato
una sentenza completamente ideologica e
ora siamo nelle mani del Consiglio di
Stato, che per il 14 luglio 2016 ha fissato
la data per la sentenza definitiva. Ricordo
che il 14 luglio è l’anniversario della presa
della Bastiglia e spero che sarà una giornata rivoluzionaria.
Ora, mentre noi discutiamo, in tutta
Italia da ormai tre anni migliaia di cittadini si vedono portare via il contatore
dell’acqua e privare del bene comune
acqua, fondamentale per la sopravvivenza.
Per cosa poi ? Per far fare cassa al gestore
del servizio idrico. Però, dopo tutto, di che
cosa ci stupiamo ? Questa è la conseguenza
della privatizzazione – chiamatela come vi
pare,
razionalizzazione,
aggregazione,
poco importa –, questo è quello che sta
facendo il Governo in questo momento,
andare completamente contro una volontà
popolare.
Adesso, oltre ai gestori, i cittadini sapranno con chi prendersela e immagino
andranno anche sotto gli uffici di Milano
e di Roma della AEEGSI e noi saremo al
loro fianco con i vari super-Mario e i
fratelli Luigi, cioè gli idraulici che sono
sparsi nel territorio italiano.
Avete poi inserito un fondo di garanzia
per le opere idriche da indicare separatamente in bolletta; bellissimo, quindi continuiamo a far pagare sempre e solo i
cittadini, che già sono oberati di tasse, che
già non arrivano a fine mese perché strozzati dalle banche e dalla precarietà, e ora
carichiamo su di loro anche i costi degli
investimenti – che non sono mai stati
eseguiti dai gestori – e di opere incompiute sulle quali qualcuno ha già specu-
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lato, tipo il depuratore e le fognature mai
costruiti. E adesso ci arriverà addirittura
l’ennesima condanna europea per questo e
continuano a far pagare i cittadini, mentre
i costruttori e i comuni potranno utilizzare gli oneri di urbanizzazione, invece
che per realizzare queste opere, per continuare a consumare suolo, tanto per far
cassa.
Questo è quello che succede in un
Paese che va completamente al contrario,
secondo noi.
Ora, sulle bollette un piccolo appunto:
ma non è che per caso ci volete far pagare
anche il dissesto idrogeologico ? Perché il
signor D’Angelis, che faceva parte dell’unità di missione fino a qualche mese fa
e poi ha deciso di riaprire l’unità, di
questo ha parlato per molti mesi, cioè il
gestore del servizio idrico può anche occuparsi di dissesto idrogeologico.
Si parlava prima del fatto che fondi
non ce ne sono contro il dissesto, probabilmente li volete mettere in bolletta anche
questi. Ora ricordo che più di 200 parlamentari seduti in quest’Aula fanno parte
di un intergruppo per l’acqua bene comune che avrebbe dovuto assumersi la
responsabilità di portare in discussione in
quest’Aula entro dicembre di quest’anno
una legge che arriva dai cittadini per la
tutela e la gestione del servizio idrico
integrato. Ovviamente la volontà non c’è,
la volontà politica da parte di questo
Governo non c’è; sono mesi infatti che si
fa melina per non portare il testo in Aula,
un testo che va in direzione ostinata e
contraria alle direttive delle multi-utility e
di questo Governo, ma che va in direzione
completamente lineare e coerente con la
volontà popolare espressa da 27 milioni di
cittadini.
Io a questo proposito vorrei ringraziare
a questo punto le città di Napoli e di
Saracena, nelle persone del commissario
straordinario della ABC Napoli e del sindaco di Saracena, perché risultano essere
le uniche città che sono andate nella
direzione del rispetto della volontà popolare. Mi sento di dire questo e di ringraziare veramente con tutto il cuore: questo
sì che è un gesto romantico e fatto con i
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fatti e non solo con le parole, quello di
rispettare la volontà popolare. Noi siamo
chiamati a fare questo in queste Aule. E vi
ringrazio per l’ascolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.
SALVATORE MATARRESE. Signor
Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, torna in Aula questo provvedimento sulla green economy, che è un
provvedimento che, nella sua idealità, ha
una valenza importante perché la green
economy è un’opportunità di sviluppo economico, è un’opportunità per dare una
risposta alle esigenze di rispetto delle
emissioni in atmosfera e mai come in
questo momento, a seguito dell’Accordo di
Parigi, questo provvedimento, che da
tempo abbiamo in discussione tra Camera
e Senato, rivela la sua importanza perché
entri in attuazione e speriamo di essere
arrivati alla fine delle valutazioni.
Dall’analisi delle integrazioni e delle
osservazioni fatte dal Senato rileviamo che
la sua struttura non viene ad essere modificata. Ci sono interventi migliorativi, ci
sono interventi sui quali non abbiamo
convergenza, come il rinvio degli obiettivi
della raccolta differenziata, che sono una
priorità per molte nostre realtà per chiudere il ciclo dei rifiuti. Quindi rinviare
significa anche non dare un messaggio
consono a quelle amministrazioni che devono attivarsi velocemente ad adempiere
agli impegni precisi che l’Italia ha preso
anche a livello europeo.
Ma ci sono degli interventi che sono
sicuramente importanti, come quelli sul
testo unico dell’edilizia, dove si stabilisce il
principio che il silenzio-assenso non vale
in presenza di interventi che hanno una
rilevanza sul rischio idro geologico e questo credo che sia importante; è una forma
di rispetto, ma anche una forma di grande
attenzione verso la fragilità del nostro
territorio; così come la creazione di un
fondo per i progetti destinati al dissesto
idro geologico presso il Ministero dell’ambiente, e anche questa è un’ulteriore at-
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tenzione, perché sappiamo e abbiamo
sempre ribadito in quest’Aula l’importanza
dell’azione preventiva e progettuale per la
difesa del suolo e del nostro territorio; così
come gli interventi a favore della rimozione dell’amianto nelle attività produttive,
con 5 miliardi messi per gli anni 2016,
2017 e 2018 come credito d’imposta per la
rimozione dell’amianto. È un segnale importante che ha avuto anche in questa
Camera precedenti interventi anche nella
stabilità ben più sostanziali.
Sono delle attenzioni che servono, da
una parte, a creare un’economia, ed ecco
perché questo testo è molto articolato, in
settantanove punti; dall’altra parte, anche
a garantire il rispetto dell’ambiente.
Apprezziamo, in particolare – anche se
qui è stato oggetto di critica –, l’intervento
sull’ENEA, che è un’agenzia importante
per la sua attività sullo sviluppo sostenibile, ma anche sulla gestione delle problematiche legate alle energie. E quindi che si
dia oggi, seppure con un emendamento, un
assetto di governance corretto, che superi
il commissariamento, secondo noi è un
punto di partenza importante, perché queste agenzie devono funzionare nella prassi
comune di tutte le aziende, quindi con
delle logiche di governance comuni.
Rileviamo interventi importanti anche
per la tutela del mare, che è una risorsa
importante per il nostro Paese. Lo rileviamo in più punti, con l’inserimento della
raccomandazione del Parlamento europeo
all’interno del programma di sviluppo sostenibile del nostro Paese, dove viene addirittura inserito un obbligo di adeguamento entro novanta giorni dall’approvazione di questa legge. Riteniamo che sia
una cosa importante, perché inserire la
crescita blu prevista dalla Commissione
europea significa avere attenzione per il
mare e per il sistema marittimo, che sono
una grande risorsa, anche dal punto di
vista turistico; lo dico soprattutto per le
regioni del sud del nostro Paese. Quindi,
che l’Italia vada avanti e sia tra i primi
Paesi a dotarsi di norme all’avanguardia
per la sostenibilità della gestione del mare
e delle attività connesse credo che sia
importante.
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
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DISCUSSIONI
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SEDUTA DEL
Così come è importante il monitoraggio
sui porti, perché si individuano quelli
capaci di raccogliere i rifiuti che vengono
dal mare, per una gestione corretta degli
stessi. Credo che sia anche un segnale di
attenzione e di importanza l’intervento sui
dragaggi, che è un grande paradosso del
nostro Paese, dove, con le nostre misure
ambientali, che superano anche le prescrizioni europee, di fatto non abbiamo consentito il dragaggio di porti importanti,
come quello di Taranto, con grandissimi
danni sull’economia locale e con grandissimi danni sulla logistica e la portualità
dei nostri territori. Quindi, semplificare le
norme sui dragaggi significa garantire
competitività al nostro sistema portuale e
dare risposte immediate quando l’economia richiede che i porti siano capaci di
accogliere navi importanti e significa,
quindi, un’attività consona a quelle che
sono le proprie potenzialità, cosa che fino
ad oggi non è, sinceramente, arrivata.
Interventi importanti del Senato vi
sono stati anche nell’integrazione di quella
che viene ritenuta la mobilità sostenibile,
inserendo il car sharing, ma anche questa
« mobilità accompagnata » dei giovani dagli
adulti nel percorso verso la scuola. Quindi,
sono interventi che hanno anche un obiettivo di miglioramento degli stili di vita e
che, quindi, consentono un’impostazione,
anche a livello di indirizzo dei cittadini, di
come dovrebbe essere gestita la mobilità
all’interno delle città, nel rispetto dell’ambiente e riguardo alle emissioni.
Il decreto, nel suo complesso, già interviene con un programma di mobilità
interessante per le comunità al di sopra
dei 100 mila abitanti, con dei fondi (35
milioni di euro), proprio perché la mobilità all’interno delle città, che è uno dei
componenti importanti riguardo all’emissione dei gas in atmosfera, possa essere
una questione effettivamente risolta a livello locale. Quindi, si tratta di una serie
di interventi importanti, inseriti in questo
articolato, effettivamente alquanto complesso, perché ognuno, per parte sua, mobilita un punto, che può essere un punto
di interesse economico o un punto di
interesse su un’attività, che è quella della
Camera dei Deputati
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green economy, che è l’unica attività al
momento che contribuisce moltissimo all’innovazione, alla ricerca, a prospettive
nuove di lavoro e di economia e che sta
dando segnali di crescita occupazionale
anche maggiori, se rapportati in maniera
corretta in termini di occupazione, rispetto ad altri settori.
Quindi, la green economy è un’opportunità e, quindi, l’attenzione che questo
Governo e questo Parlamento pongono su
questo provvedimento e su questa attività
credo che sia importante.
Meno accoglibile è il tempo che stiamo
impiegando per liberare questo provvedimento. Così come un’osservazione va fatta
anche sulle piste ciclabili, che realizziamo
solo in Emilia Romagna. Forse, effettivamente, quelle risorse distribuite sul Paese,
con una logica che vada a premiare tutte
le piste ciclabili, anche nelle realtà più
degradate, che sono quelle del sud,
avrebbe un impatto e una rilevanza molto
più importanti e una percezione di un’Italia che deve essere uguale in tutte le
latitudini. Quindi, quando alcune regioni
sono preferite rispetto ad altre, la critica
è condivisibile e l’amarezza per le altre
regioni che sono fuori da questi provvedimenti, per loro incapacità o per la poca
sensibilità del Governo verso di loro, va
detta e va ribadita, perché il Paese è
uguale per tutti e in tutte le latitudini e
tutti i cittadini hanno gli stessi diritti
ovunque si trovino nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica
per l’Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Cominelli. Ne ha facoltà.
MIRIAM COMINELLI. Colleghe deputate e colleghi deputati, Presidente, signori
del Governo, mai come in quest’ultimo
anno l’ambiente è stato al centro del
dibattito, non solo italiano, ma internazionale, grazie alla COP21 di Parigi, ed al
centro del dibattito non solo politico, ma
pubblico, grazie anche all’appello alla cura
della « casa comune », fatto dal Papa con
la sua ultima enciclica.
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DISCUSSIONI
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La nostra percezione dell’ambiente si è
evoluta: dal pensarlo risorsa infinita da
usare e gettare, siamo passati attraverso
tragedie come quella di Seveso, di cui il
prossimo anno ricorre il quarantennale,
sviluppando la nostra coscienza ambientale ed arrivando a considerarlo come un
bene da tutelare ed oggi qualcosa più di
questo.
Per fare un esempio, pensiamo alla
nostra gestione del territorio: siamo passati da una fase in cui lo abbiamo riempito
di costruzioni ad una in cui non si voleva
intaccare nulla dei suoi elementi verdi,
fino a quella odierna, in cui un bosco
verticale entra nel centro di Milano grazie
ad un grattacielo.
Oggi la vera sfida per una politica che
non voglia solo inseguire la cronaca, ma
che, invece, voglia segnare un percorso per
l’oggi e per il futuro è superare quei
ragionamenti a comparti stagni, che intendono la tutela dell’ambiente in maniera
difensiva, percependola come un intralcio
al progresso economico, un aiuto alla
salvaguardia delle persone o poco più.
Il legame intrinseco fra ambiente, economia e società ha dovuto aspettare forse
troppo tempo per essere riconosciuto ed
oggi necessita di passi avanti ulteriori che
aiutino ad accentuare l’importanza risolutiva economica e sociale di politiche ambientali virtuose, in particolare in un momento di crisi economica e sociale come
quello di oggi. Questa legislatura sta cercando di fare questo: di cambiare passo.
Con i provvedimenti approvati o in discussione si sta definendo una road map
ambientale che segue due binari fondamentali. Il primo riguarda il controllo e la
tutela del territorio, con norme attese da
anni, come quella sugli ecoreati o quella
sul riordino delle agenzie ambientali, la
cui approvazione colgo l’occasione di sollecitare ai colleghi senatori. Il secondo,
invece, riguarda la valorizzazione e la
promozione di uno sviluppo che sia green
non soltanto a parole e che cominci a
tracciare un percorso organico in tal
senso.
Si tratta di un percorso per un Paese,
che ha già segnato delle tappe importanti
Camera dei Deputati
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evidentemente, visto che una su quattro
delle imprese italiane dell’industria dei
servizi ed una su tre dell’industria manifatturiera hanno deciso di investire in
prodotti e tecnologie green, ricavandone
notevoli benefici. Il provvedimento che
può cominciare a tracciare questo percorso è proprio il collegato ambientale:
una norma articolata, che si è arricchita
via via nei passaggi tra Camera e Senato
e che si compone di parti che, da un lato,
vogliono modificare in meglio quello che
c’è già. Penso, ad esempio, per quanto
riguarda i rifiuti, alla partita sugli obiettivi
di raccolta differenziata, resi più ambiziosi
ed appetibili da raggiungere grazie ad
incentivi sulla tassazione, od ancora alle
disposizioni per favorire la riduzione della
produzione dei rifiuti ed a quelle per
favorire, ad esempio, la tecnica del compostaggio.
Dall’altro lato, poi, compito del collegato è anche creare nuove vie propositive.
Penso, ad esempio, a tutta la parte riguardante il green public procurement, gli acquisti verdi delle amministrazioni pubbliche, alla qualificazione ambientale, poi,
dei prodotti e dei sistemi produttivi locali
dei distretti industriali e delle filiere che
caratterizzano il sistema produttivo nazionale.
E se il tema vero è decidere come agire
oggi, avendo ben chiaro un progetto per il
domani, fondamentale è, quindi, l’importanza di uno strumento come la strategia
nazionale per lo sviluppo sostenibile, che
con questo provvedimento si vuole rendere
finalmente operativa. Molti e diversi sono
i temi affrontati, la maggior parte dei quali
è frutto anche del recepimento di direttive
o di documenti che ci vengono dall’Europa, in questo caso, finalmente, non dispensatrice di sanzioni, ma, invece, supporto alla nostra crescita verde.
In conclusione, Presidente, per usare
una metafora, possiamo dire che se vogliamo chiudere definitivamente la porta
della logica dell’emergenza utilizzata per
la risoluzione dei problemi, così tristemente frequente nel nostro Paese, soprattutto in ambito ambientale – pensiamo, ad
esempio, ai soldi e alle risorse spese nella
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SEDUTA DEL
regione Campania per l’emergenza rifiuti,
a causa anche di una inadeguatezza pagata dai cittadini rispetto alla classe dirigente –, e se vogliamo, invece, aprire
quella porta della logica della pianificazione per la prevenzione dei problemi, il
collegato ambientale è sicuramente la
chiave giusta per farlo ed è venuto il
momento di usarla (Applausi dei deputati
del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Vignaroli. Ne ha facoltà.
STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Presidente. Dovrei essere felice: due proposte di
legge a mia prima firma stanno per essere
approvate in questo testo, in particolare,
un cavallo di battaglia in tema di riduzione dei rifiuti del MoVimento 5 Stelle, il
vuoto a rendere. In realtà, felice lo sono a
metà e ne spiego i motivi.
La prima proposta di legge è il potere
calorifico, con il quale si cancella una
pericolosa norma, mai di fatto applicata,
perché sempre derogata, che stabilisce il
divieto di conferimento in discarica dei
rifiuti con potere calorifico maggiore di
130 mila kilojoule. Questo era previsto a
partire dal 2013. Intanto, ci sembra assurdo catalogare i rifiuti in base al loro
potere calorifico, perché secondo il MoVimento 5 Stelle il destino virtuoso dei rifiuti
deve essere determinato da quanto essi
siano recuperabili in materia. Apparentemente questa nostra proposta può sembrare un incentivo alle discariche. Di fatto
– e i comuni virtuosi che abbiamo interpellato concordano – è un premio a chi
gestisce i rifiuti in modo virtuoso.
Mettiamoci nei panni di un comune che
fa di tutto per non dotarsi di un inceneritore e, quindi, raccoglie i rifiuti, li separa
e cerca di recuperare materia. Ovviamente, rimarranno dei piccoli scarti secchi
che, quindi, probabilmente, saranno ad
alto potere calorifico, essendo privi soprattutto dell’umido. Perché obbligare questi
comuni a bruciare ? Solo per giustificare
la costruzione di nuovi inceneritori ?
In realtà e purtroppo, in soccorso alle
politiche di incenerimento, è già interve-
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nuto il Ministro Galletti, ahimè, attraverso
i calcoli fasulli dei decreti attuativi dello
« sblocca Italia ». Si calcola che non ci sia
la riduzione dei rifiuti e addirittura la
raccolta differenziata sopra il 65 per cento
è vista quasi come eversiva, mentre qui, in
questo provvedimento, viene incentivata. E
tutto il resto, quindi, viene considerato
necessariamente da bruciare, imponendo
alle regioni di costruire degli inceneritori
anche senza la valutazione strategica. Questo è molto grave, ma il MoVimento 5
Stelle ha già battagliato contro il Ministro.
Ma veniamo alla sperimentazione del
vuoto a rendere. Il progetto di legge depositato a mia prima firma e del MoVimento 5 Stelle era coraggioso e completo
e vi assicuro che se un giorno dovessimo
andare al Governo lo metteremo in pratica
così com’è, con coraggio. La filosofia era
semplice: i rifiuti non vanno prodotti.
Perché una bottiglia devo buttarla o anche
riciclarla quando posso riprogettarla, attivarmi con una filiera che crea anche
posti di lavoro per far tornare indietro
questa bottiglia, questo imballaggio e riutilizzarlo più volte ? Questa nostra proposta era troppo rivoluzionaria evidentemente per questo Parlamento. Allora, visto
che di possibilità ce ne sono molte per
metterla in piedi, abbiamo cercato una
mediazione, puntando, per iniziare perlomeno, alla cauzione finalizzata al semplice
riciclo, cercando di incentivare nel contempo però la riduzione dei rifiuti attraverso incentivi, come i prodotti alla spina
per esempio. Ringrazio sicuramente il relatore per la maggioranza, l’onorevole
Bratti, che un anno fa raccolse questo
nostro impegno, ma nel tempo il testo
della sperimentazione è stato via via impoverito, cambiandolo sempre di più a
ribasso, restringendone i campi di applicazione, inserendo una parolina piuttosto
che un’altra, togliendo una parolina piuttosto che un’altra. È stato, quindi, un iter
tormentato e vissuto all’insegna della
paura di dar fastidio alle lobby petrolchimiche e ai produttori di imballaggi, che
hanno paura di trovare nuove strade e
hanno l’interesse di produrre sempre
nuovi imballaggi vergini. La paura di ri-
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SEDUTA DEL
durre i rifiuti inutili, che alimentano il
business delle discariche e degli inceneritori. Queste lobby mi hanno perfino cercato e mi hanno anche proposto di rinunciare a questa battaglia, anche in cambio
di visibilità. Prontamente rifiutata, ovviamente. Hanno provato a suggerirmi qualche parolina, di mettere qualche parola, di
toglierla. Bene, purtroppo io queste paroline, dettate ripeto dalla paura, me le sono
ritrovate messe nel testo poi licenziato al
Senato. Le riconosco: « sperimentazione
(va bene, ok) volontaria » e in più del
singolo esercente. Non sia mai che ci sia
magari una filiera dietro o che un comune
virtuoso decida di imporre questa iniziativa. Sarebbe troppo. Poi si parla di incentivi, ma senza oneri pubblici. Guai se si
finanziassero comportamenti virtuosi. Insomma, alla fine è venuta un po’ raffazzonata dalla paura. Di fatto, questa norma
è sempre stata una delega al Governo di
mettere in piedi il vuoto a rendere. E
quelle lobby, come so già, saranno lì al
Governo pronte a boicottare il vuoto a
rendere.
E, allora, io mi rivolgo a tutti i cittadini
e politici di buonsenso, alle associazioni
ambientaliste, ai comuni virtuosi e ad
alcuni produttori e a quelle aziende e a
quegli operatori – ce ne sono, ne abbiamo
incontrati – che ci hanno incoraggiato; a
tutti quelli che credono in questa battaglia
e non hanno paura di innovare. Lancio,
quindi, una piccola campagna per il vuoto
a rendere, soprattutto nei prossimi tre
mesi che il Governo dovrà mettere in piedi
questa sperimentazione. Questo è un passo
significativo che è stato già boicottato nelle
scorse legislature. È reso ora possibile
anche grazie al nostro impegno.
Facciamo sentire la nostra pressione al
Governo affinché si metta in piedi il vuoto
a rendere in maniera credibile, seria ed
efficace. Magari proporremo anche un
ordine del giorno al riguardo. Il MoVimento 5 Stelle, dunque, marcherà stretto
il Ministro, potete starne certi, affinché
tutto questo venga fatto in maniera seria
(Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e
gli insegnanti dell’istituto magistrale « Isabella D’Este » di Tivoli, in provincia di
Roma, che assistono ai nostri lavori dalle
tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l’onorevole Zardini.
Ne ha facoltà.
DIEGO ZARDINI. Grazie Presidente,
onorevoli colleghi, sottosegretario, io intervengo in fondo a questo dibattito e
sinceramente condivido molte delle cose
che sono state dette dai miei colleghi del
Partito Democratico e dal relatore in particolare. Mi viene purtroppo voglia, diciamo, di rispondere ad alcune delle critiche che sono state fatte dai colleghi dei
partiti di opposizione, perché credo che
alla fine sia profondamente sbagliato non
approfittare di un’occasione come questa
con un provvedimento che ha un grado di
innovazione veramente molto importante.
Anche se siamo consapevoli che non tutto
è stato fatto rispetto a quanto ancora
rimane da fare in tema di sostenibilità
ambientale, penso che il passo avanti nella
direzione giusta sia assolutamente significativo e fondamentale. Credo che anche
sulle ultime critiche che ho ascoltato sia
necessario dire che molte delle misure che
sono contenute nel collegato vengono anche da proposte a prima firma di onorevoli deputati del Partito Democratico.
Questo è innegabile e significa che noi
crediamo profondamente in questo testo,
in questo provvedimento. Dico anche a
qualche collega, che adesso non vedo in
Aula, che non lo abbiamo visto neanche
così frequentemente nei lavori della Commissione. Magari una presenza più costante li avrebbe sicuramente garantiti di
una maggiore organicità rispetto a un testo
che io penso comunque sia assolutamente
positivo e concernente un tema, come
quello della green economy, della sostenibilità dell’economia, che ha sicuramente
una prospettiva di multidisciplinarietà e
che non può, evidentemente, non tener
conto di questo aspetto.
Quindi, intervengo in particolare, in
realtà, poi, per segnalare una cosa che
ritengo comunque importante perché al-
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SEDUTA DEL
cune delle misure che sono state introdotte al Senato, che ritengo positive,
hanno avuto un ruolo non indifferente di
questo ramo del Parlamento, in particolare il pacchetto per la mobilità sostenibile
e ancora più specificatamente quello sulla
copertura dell’assicurazione INAIL per coloro che si infortunano in itinere nel
tragitto casa-lavoro utilizzando la bicicletta. È una norma che, appunto, nasceva
da una proposta che aveva la mia prima
firma, sottoscritta da decine di colleghi
parlamentari di diversi gruppi, sostenuta
dall’intergruppo parlamentare per la mobilità sostenibile, che ha visto un percorso
di approvazione con l’inserimento in questo testo che era stato tentato anche in
prima lettura alla Camera. Purtroppo, la
Commissione bilancio aveva avuto alcune
criticità rispetto alla copertura, ma, grazie
alla relazione che è stata fatta dal presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza
dell’INAIL e poi alla disponibilità del relatore al Senato, è stato possibile inserire
questa misura che è sicuramente di fondamentale importanza per cercare di incentivare un utilizzo della ciclabilità e
della mobilità dolce proprio nella cosa che
è più importante per quanto riguarda
l’impatto ambientale, ovvero il bike to
work, cioè l’idea di andare a lavorare con
una mobilità che consente anche la riduzione dell’impatto ambientale.
Da questo punto di vista, quindi, io
ringrazio ovviamente tutti coloro che
hanno consentito il raggiungimento di
questa importante misura che viene da
lontano, ossia viene dall’intervento di tantissime associazioni che tra il 2011 e il
2012 avevano raccolto decine di migliaia di
firme a sostegno di questa proposta, che
vede finalmente la sua conclusione.
Quindi, sostanzialmente, io tengo a dire
che spero davvero che adesso si arrivi
prontamente all’approvazione del provvedimento per l’entrata in vigore di tutte
queste norme così importanti che avranno
un grandissimo impatto positivo nella nostra economia, in un’economia che può
avere quindi una sostenibilità maggiore.
Sappiamo appunto che non abbiamo
fatto tutto ciò che va fatto e dovremmo
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continuare nella direzione giusta, ma sapendo che questo provvedimento è un
grande e positivo passo in avanti (Applausi
dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti
a parlare e pertanto dichiaro chiusa la
discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo
– A.C. 2093-B)
PRESIDENTE. Avrebbero ora facoltà di
replicare i relatori Bratti e Borghi, che
però hanno esaurito il tempo a loro disposizione.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, Silvia Velo.
SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato
per l’ambiente e la tutela del territorio e del
mare. Signor Presidente, l’Aula non è affollata come avremmo voluto, però credo
sia giusto lasciare qualche commento agli
atti dei lavori della Camera.
Molto è stato detto sia sul merito del
provvedimento, sia sul contesto nel quale
si inserisce e nel quale è maturato. Però su
questo tema voglio ritornare, perché credo
che sia importante per il nostro lavoro,
per rendere più efficace e organico il
nostro lavoro, per ricordarci e avere responsabilità e contezza del contesto in cui
stiamo operando, con questo e con altri
provvedimenti.
È stato detto che siamo all’indomani
dell’accordo storico raggiunto a Parigi alla
Coop 21, che ci impegna, impegna l’Europa e l’Italia, nella lotta per la riduzione
dei cambiamenti climatici, nella lotta per
la riduzione dei combustibili fossili. Siamo
all’indomani del riavvio della comunicazione europea sull’economia circolare, non
una nuova direttiva, purtroppo, ma una
comunicazione che al proprio interno però
contiene la revisione di quattro direttive,
tra cui quella forse più significativa da
questo punto di vista che è la « direttiva
rifiuti ».
Atti Parlamentari
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SEDUTA DEL
Ieri – io ero in sostituzione del Ministro Galletti a Bruxelles al Consiglio dei
ministri dell’ambiente – è stata approvata,
anche qui grazie a un impegno forte del
nostro Paese, la revisione della « direttiva
NEC », la direttiva sulla riduzione degli
inquinanti in atmosfera e, siccome è stato
citato questo tema qui in Aula, ricordo che
ieri è stato trovato un accordo importantissimo sui derivati azotati dell’ammoniaca, con una riduzione significativa anche rispetto al valore da cui si era partiti,
con un impegno dell’Italia. Quindi, c’è un
lavoro che si sta facendo e c’è un lavoro
che deve tener conto della ineluttabilità
dell’esigenza di cambiare il modello di
sviluppo.
Discutiamo tanto di crisi economica e
di crescita non ancora adeguata alle nostre
aspettative; discutiamo molto, magari non
collegando le due cose, che invece a mio
avviso sono collegate, della crisi del terrorismo e della crisi dei fenomeni di
immigrazione. Noi stiamo vivendo in maniera eclatante – ciascuno di noi in prima
persona – la crisi di un modello di sviluppo che non funziona più, che ha fatto
dell’uso delle risorse naturali, combustibili
fossili, ma ancora di più materie prime
detenute in mano a pochi soggetti, poco
controllati democraticamente, il suo architrave, un modello di sviluppo che sia
basato sul depauperamento delle nostre
risorse e sui danni ambientali al pianeta.
E questo ha avuto anche come conseguenza la crescita delle ingiustizie sociali e
la crescita di conseguenza dell’insicurezza
del nostro modo di vivere. Allora, cambiare il modello di sviluppo è una priorità
ambientale, ma è anche una priorità economica e sociale.
Noi oggi andiamo a iniziare questo
percorso e io mi sarei augurata – lo dico
con franchezza – che ci fosse la volontà
comune anche di una rapida approvazione
– in queste ore si sarebbe potuto fare, a
mio avviso – di questo provvedimento in
via definitiva nell’Aula della Camera, ma
evidentemente questa volontà non c’è
stata. È un provvedimento che – è stato
detto – contiene per la prima volta, la
parola « green economy ». Io aggiungo che
Camera dei Deputati
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contiene anche la parola « blu economy »,
perché il nostro Paese che è così circondato dal mare dovrebbe riconoscere meglio la sua identità anche rispetto all’economia e alle risorse che ci vengono dal
mare.
È un provvedimento – è stato detto ed
è stato ricordato – che contiene molte
misure che toccano argomenti molto diversi fra loro, ma ciò che da alcuni qui è
stato definito come disomogeneità e disorganicità, in realtà, è un disegno organico,
perché tutte le misure in settori diversi
vanno nella stessa direzione: agevolare,
semplificare e sostenere l’economia sostenibile, la green economy, la blue economy,
il riutilizzo delle risorse, il sostegno a
strumenti appunto di mobilità e di attività
sostenibile, che riguardano per loro natura
tanti e tanti settori diversi della nostra
economia e della nostra legislazione, uniti
in questo provvedimento in una visione
unitaria e organica.
Quindi, esprimo la soddisfazione del
Governo per essere arrivati a questo
punto, anche se con un percorso piuttosto
lungo e mi auguro che prima della pausa,
che probabilmente ci sarà, di fine anno, si
arrivi ad una definitiva approvazione di
quanto oggi abbiamo illustrato (Applausi
dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è
rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle
ore 14 per la discussione generale congiunta dei disegni di legge di stabilità e di
bilancio. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa
alle 14.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi
sono ulteriori deputati in missione alla
ripresa pomeridiana della seduta.
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I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e
che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione congiunta dei disegni di legge:
S. 2111 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)
(A.C. 3444-A); S. 2112 – Bilancio di
previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il
triennio 2016-2018 (e relativa Nota di
variazioni) (A.C. 3445-A) (Approvati
dal Senato).
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca
la discussione congiunta dei disegni di
legge nn. 3444-A e 3445-A, già approvati
dal Senato: Disposizioni per la formazione
del bilancio annuale e pluriennale dello
Stato (legge di stabilità 2016); Bilancio di
previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il
triennio 2016-2018 (e relativa Nota di
variazioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce
al vigente calendario dei lavori dell’Assemblea (vedi calendario).
Avverto, inoltre, che alla componente
politica del gruppo Misto-USEI, costituitasi
dopo la pubblicazione del contingentamento, saranno attribuiti tre minuti per la
discussione congiunta sulle linee generali,
due minuti per il seguito dell’esame del
disegno di legge di bilancio, quattro minuti
per il seguito dell’esame del disegno di
legge di stabilità e due minuti per l’esame
della Nota di variazioni.
A seguito della designazione dei relatori
di minoranza, è stato ad essi assegnato un
tempo complessivo pari a 25 minuti, che è
stato ripartito parte in misura uguale e
parte in proporzione alla consistenza dei
rispettivi gruppi, al fine di consentire a
tutti i relatori di minoranza un tempo
minimo congruo per l’illustrazione delle
proprie posizioni.
Pertanto, per la discussione congiunta
sulle linee generali, i tempi a disposizione
Camera dei Deputati
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dei relatori di minoranza risultano i seguenti: deputato Francesco Cariello, 10
minuti; deputata Renata Polverini, 8 minuti; deputato Gianni Melilla, 7 minuti.
(Discussione congiunta sulle linee
generali – A.C. 3444-A e 3445-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari
MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l’ampliamento
senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare,
ai sensi dell’articolo 83, comma 2, del
Regolamento.
La V Commissione (Bilancio) si intende
autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per
la maggioranza sui disegni di legge di
stabilità e di bilancio, deputato Paolo Tancredi.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la
maggioranza. Presidente, io inizierò e farò
una sintesi della relazione sul bilancio, che
è già stata illustrata nel corso della seduta
della V Commissione, ma mi sembra opportuno riprendere alcuni titoli e anche, in
realtà, dare conto delle piccole modifiche
fatte nel lavoro in Commissione. Il lavoro
in Commissione non ha modificato sostanzialmente l’assetto di bilancio, se non per
alcune questioni tecniche.
È importante guardare il bilancio a
norma vigente, a legislazione vigente, perché è testimone degli interventi svolti durante il 2015 che sul bilancio 2016 a
legislazione vigente portano degli effetti
che danno la concretezza delle misure
svolte. Il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l’anno
2016 e il bilancio pluriennale 2016-2018 è
predisposto sulla base, appunto, del criterio a legislazione vigente, ai sensi dell’articolo 21, comma 1, della legge di contabilità pubblica e sulla base delle indicazioni fornite con la circolare del Ministero
dell’economia e delle finanze n. 19 del 7
maggio 2015.
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Esso è impostato sulla struttura contabile per missioni e programmi. Ricordo
che questo non è cambiato: sono 181
programmi di spesa, che afferiscono alle
34 missioni. Come evidenziato nella relazione illustrativa, il disegno di legge di
bilancio 2016 è coerente con lo scenario
macroeconomico illustrato nella Nota di
aggiornamento al DEF 2015, presentata a
settembre 2015, scenario che testimonia
un contenimento forte e un consolidamento del quadro di finanza pubblica
operato negli anni scorsi – si può dire –,
con una dinamica che è andata in questo
senso negli ultimi sette anni.
Ma nonostante questo, relativamente
alle misure adottate nel 2015 con effetti
rilevanti sulle previsioni per il triennio
2016-2018, la relazione illustrativa del disegno di legge evidenzia, in particolare, gli
interventi a favore dell’istruzione scolastica della « Buona scuola » (lo leggerò,
perché è una delle missioni che ha avuto
più incremento).
Tale norma ha specificato l’utilizzo del
Fondo, già istituito con la legge di stabilità
2015, destinando la quota più rilevante
all’assunzione del personale docente e alla
sua formazione e valutazione professionale. Si tratta di un inedito nella dinamica
degli ultimi anni dell’andamento della
spesa.
Veniamo alle misure a sostegno agli
enti territoriali. La relazione illustrativa
ricorda, in particolare, le risorse stanziate
per fronteggiare le spese derivanti da
eventi calamitosi, per l’impiego del personale militare appartenente alle Forze armate per fare fronte a fenomeni straordinari nonché per contrastare l’emergenza
sanitaria.
Poi, ci sono le misure per l’ottimizzazione dell’amministrazione giudiziaria (il
decreto-legge n. 83 del 2015). In particolare, si sottolineano le risorse stanziate per
favorire l’organizzazione e il funzionamento dell’amministrazione giudiziaria
nonché la revisione del sistema di deducibilità delle perdite e delle svalutazioni
degli enti creditizi. In particolare, per il
2016 il termine di competenza, al netto
delle regolazioni contabili e dei rimborsi
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IVA, prevedeva entrate fiscali finali per
circa 550 miliardi di euro e spese finali
per 561 miliardi di euro. Il saldo netto da
finanziare quindi, corrispondente alla differenza tra le due quantità, cioè tra le
entrate finali e le spese finali, risultava
pari, nel 2016, a circa 11,4 miliardi di
euro, in miglioramento rispetto al 2015,
sia nella previsione del bilancio 2015 sia
rispetto al dato assestato 2015 (meno 52,3
miliardi di euro).
L’avanzo primario – insomma, sto facendo una sintesi delle grandezze più
importanti risultanti dal bilancio 2016 –
che, come è noto, costituisce un indicatore
essenziale e fondamentale ai fini della
sostenibilità della dinamica del debito
pubblico, presenta valori positivi e crescenti nel triennio, passando dai 72,7 miliardi nel 2016, ai 91 miliardi nel 2017 e
ai 101 miliardi nel 2018, in corrispondenza di una spesa per interessi – da cui
il saldo primario è notoriamente nettizzato – da 84 miliardi nel 2016 a 87 nel
2018, con un netto miglioramento rispetto
all’anno 2015.
In termini di composizione di bilancio,
come dicevo poco fa, si evidenzia come
poco meno del 75 per cento della spesa
complessiva dello Stato, calcolata al netto
della missione debito pubblico naturalmente, è allocata su 6 missioni fondamentali. In ordine decrescente vi sono: la
missione n. 3, relazioni finanziarie con le
autonomie territoriali; la n. 25, politiche
previdenziali; la n. 29, politica economica
e finanziaria e di bilancio; la n. 22, istruzione scolastica; la n. 24, diritti sociali; la
n. 4, l’Italia in Europa e nel mondo. Come
abbiamo detto, queste missioni occupano
il 75 per cento dell’intero ammontare del
bilancio.
Al netto sempre della missione debito
pubblico, faccio presenti, rispetto all’assestamento 2015, le missioni di spesa che, a
parità di struttura del disegno di legge di
bilancio 2016-2018, registrano nel 2016 il
maggior incremento in termini assoluti (e
questi credo che siano i dati che ci diano
conto delle politiche portate in questo
anno, in questo esercizio). Al primo posto
c’è proprio l’istruzione scolastica, che ha
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un incremento di 2,8 miliardi di euro,
passando da 42 a 44,8 miliardi di euro,
pari a un più 6,7 per cento. Credo che non
ci siano precedenti, nella storia recente, di
un incremento così forte di questa missione.
I fondi da ripartire, che sono più 1,8
miliardi, passano da 7,6 a 9,56 (più 23 per
cento). L’Italia in Europa e nel mondo
registra più 529 milioni, pari a più 2,1 per
cento (da 25,7 a 26,2). Competitività e
sviluppo delle imprese registra più 478
milioni e passa da 16,7 a 16,75 miliardi di
euro (più 2,9 per cento).
Tra le missioni che, invece, presentano
variazioni in diminuzione in valore assoluto, si segnalano le seguenti: politiche
previdenziali, a testimonianza di dinamiche che conosciamo alla luce degli interventi legislativi numerosi; politica economica, finanziaria e di bilancio; sviluppo e
riequilibrio territoriale; relazioni autonomie territoriali.
Si evidenzia, quindi, che con l’approvazione da parte del Senato del disegno di
legge di stabilità il Governo naturalmente
ha presentato una Nota di variazione al
bilancio con la quale vengono scontati, nel
disegno di legge di bilancio, gli effetti
contabili determinati dal disegno di legge
di stabilità.
Cioè parliamo del bilancio che è arrivato qui a seguito della Nota di variazione
che ha tenuto conto degli effetti degli
interventi normativi introdotti al Senato.
In particolare, in termini di competenza,
la Nota di variazione al bilancio evidenzia,
rispetto alla legislazione vigente, al netto
delle regolazioni contabili e dei rimborsi
IVA, un aumento delle spese finali di circa
6 miliardi di euro nel 2016 e una diminuzione delle entrate finali di oltre 14
miliardi. Questo testimonia, naturalmente
molto grossolanamente, una politica e un
intervento espansivo della Camera rispetto
alla lettura che ci ha preceduto. Di conseguenza il saldo netto da finanziare per il
2016, pari a 31,7 miliardi di euro, risulta
peggiorato rispetto a quanto previsto a
legislazione vigente, come avevo detto all’inizio, di 11,4 miliardi, quindi oltre 20
miliardi. Il peggioramento dei saldi di
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bilancio rispetto ai valori indicati a legislazione vigente è da mettere in relazione
appunto alla natura espansiva del disegno
di legge di stabilità 2016, che opera una
manovra parzialmente in disavanzo, volta,
nel rispetto degli obiettivi di bilancio stabiliti nella Nota di aggiornamento al DEF
2015, al sostegno della crescita operando
sia sul versante del contenimento del carico fiscale – abbiamo visto, meno entrate
– sia sul lato dell’aumento della domanda
aggregata e del miglioramento della competitività del sistema. Questo è quindi
quello che volevo sintetizzare sul disegno
di legge di bilancio, Presidente, naturalmente rimando alla relazione per una
lettura più dettagliata delle grandezze
esposte nel disegno di legge di bilancio,
che però potranno confermare il trend che
ho appena descritto. Voglio dire qualcosa
in anticipo – ma poi lascio al correlatore
Melilli la trattazione più ampia del disegno
di legge di stabilità – e soffermarmi su un
paio di punti che riguardano la lettura alla
Camera del disegno di legge di stabilità e
il testo che è arrivato dal Senato. Di
rilievo, quanto alla riduzione del carico
fiscale che ne consegue, è poi l’intervento
sulla fiscalità immobiliare, che – è conosciuto, se ne parla da parecchio – è
l’esenzione totale dell’IMU sui terreni agricoli e sui cosiddetti macchinari imbullonati e l’esenzione sulla tassa per l’abitazione principale. Nella lettura alla Camera
si sono introdotte alcune misure che vado
velocemente a elencare per titoli. In merito agli immobili dati in comodato d’uso
a figli o a genitori, si introduce una
riduzione del 50 per cento della base
imponibile IMU in luogo dell’esenzione
disposta dal Senato; la riduzione dell’IMU
è prevista per la seconda abitazione data
in comodato al figlio nel territorio ricompreso all’interno del comune di residenza
anche del genitore; si dispone l’applicazione dell’imposta di registro in misura
fissa e l’esenzione dalle imposte ipotecarie
e catastali per gli atti di trasferimento
dalle aree che rientrano negli interventi di
edilizia convenzionata; si prevede una detrazione dall’IRPEF del 50 per cento dell’importo corrisposto per il pagamento
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dell’IVA sull’acquisto effettuato entro il
2016 di abitazioni di classe energetica A e
B cedute dalle imprese costruttrici, in
questo senso si tende a equiparare la
cessione da privati, che ha un’IVA ridotta
alla metà, non potendosi intervenire sull’IVA si trasferisce sostanzialmente sull’esenzione IRPEF. Si estende il credito
d’imposta per la riqualificazione degli alberghi presente nel tax credit 2015, si
chiarisce che la misura del canone di
locazione dovuto dai conduttori che avevano beneficiato della determinazione di
legge per mancata o parziale registrazione
del contratto è pari al triplo della rendita
catastale. Dico l’ultima misura sulla casa
che mi sembra di rilevanza: la norma per
favorire la locazione finanziaria degli immobili adibiti a uso abitativo, sostanzialmente la rata è deducibile ai fini IRPEF
nella misura del 19 per cento per le
giovani coppie sotto i trentacinque anni e
invece per la metà per le persone al di
sopra dei 35 anni.
Volevo fare una rapida – ma non c’è
tempo – relazione sull’intervento sulle
banche, lascio per quanto possibile – ma
poi magari nella replica interverrò – e non
voglio mancare di dire le misure che sono
contenute nel disegno di legge di stabilità
per le imprese. Sono tante, a partire dal
super-ammortamento al 140 per cento per
gli acquisti di beni con forte concentrazione appunto sull’incentivazione agli investimenti, ma sono destinati 300 milioni
di euro per l’attività di credito all’esportazione e internalizzazione dell’intero sistema produttivo così come ci sono tante
altre misure ma in quello che abbiamo
chiamato « pacchetto sud » c’è un’ulteriore
credito d’imposta per l’acquisto di beni
strumentali nuovi, destinati a strutture
produttive nelle zone assistite o ubicate
nelle regioni del Mezzogiorno. Poi, cosa
che io ritengo anche molto importante,
diamo certezza fin da oggi, fin dal 1o
gennaio, per il 2017 alle imprese del sud
di poter beneficiare della decontribuzione,
cosa che invece per le imprese di tutto il
resto del Paese si fermerà al 31 dicembre
2016. Anche questa ritengo sia una misura
importante.
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PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire
il relatore per la maggioranza, deputato
Melilli.
FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, non è semplicissimo per un intervento normativo di
portata così ampia ridurre a un intervento
breve le nostre valutazioni, ha iniziato già
il collega Tancredi, proverò naturalmente
a fare un esercizio di sintesi, non so
quanto mi riuscirà e naturalmente sarà il
dibattito poi a colmare le lacune della
nostra relazione stretta nei dodici minuti.
Come è noto a tutti, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza ha costruito un sistema che poi ha
dato luogo al disegno di legge di stabilità
che opera naturalmente su due versanti:
da una parte sul sostegno alla crescita,
operando sia sul versante del contenimento del carico fiscale che sull’aumento
della domanda aggregata e sul miglioramento della competitività del sistema. È
noto a tutti che il Governo nel corso della
discussione del disegno di legge di stabilità
ha deciso di utilizzare tutte le clausole di
salvaguardia con un’operazione che ha
consentito margini di intervento più ampi
che sono stati destinati, come è noto, agli
interventi diversificati che hanno spaziato
in ambiti molto vasti e rilevanti del sistema finanziario e delle scelte politiche
che sono state operate. È stata fatta
un’operazione nota a tutti che ha occupato
l’attenzione della stampa in questi giorni
che è stata quella relativa al sistema
bancario e alle vicende che si sono susseguite, così come un intervento di portata
sistemica è stato fatto sul versante dei
giochi e sulle politiche fiscali che si legavano ai giochi. Sorvolo naturalmente la
parte della sezione immobiliare che il
collega Tancredi ha descritto necessariamente in modo molto sommario, ma mi
pare che gli elementi più significativi possano essere riassunti nell’operazione di
riduzione dell’IMU sia sul versante dei
cittadini di abolizione dell’IMU sulla prima
casa e di abolizione dell’IMU sul versante
dei cittadini e delle imprese, anche nel
settore agricolo. Di grande significato mi
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pare l’intervento sull’IRES che a partire
dal 2017 rappresenta l’operazione forse di
maggiore rilevanza sul versante del sistema delle imprese: se a questo leghiamo
le scelte che abbiamo fatto in relazione
alle norme relative al sud del Paese credo
che l’intervento in termini di decontribuzione, in termini di credito d’imposta sia
uno dei più significativi degli ultimi anni.
Si è lavorato, Presidente, con grande attenzione anche da parte della Camera dei
deputati, della Commissione bilancio e di
tutti i colleghi che hanno partecipato ai
lavori di costruzione del disegno di legge
di stabilità, si è lavorato su molti fronti.
Vorrei avere il tempo, ma non ce l’ho e
credo che sia compito anche dei gruppi
parlamentari che interverranno in Aula, di
descrivere le operazioni che la Commissione bilancio ha compiuto anche per
sfatare questo mito per cui il Parlamento
si dedicherebbe, secondo qualche interpretazione malevola, soltanto ad operazioni di
basso profilo, perché invece gli interventi
della Camera di modifica e integrazione
del disegno di legge di stabilità sono stati
invece di grande significato, toccando
comparti importanti che riguardano sia il
sistema delle imprese che il sistema degli
enti locali, tutto quello che la stabilità
aveva messo in campo nei giorni precedenti, dal momento della presentazione da
parte del Governo della legge stabilità, alla
conseguente approvazione del Senato. Sul
sistema degli enti locali in particolare,
come voi sapete, siamo partiti da una
condizione di grande difficoltà per la presenza, anche dovuta alle leggi di stabilità
dei periodi precedenti, di tagli di grande
significato nel comparto degli enti locali.
Forse i comuni potevano dirsi soddisfatti
dell’intervento che per la prima volta riconosce ad essi il ristoro completo dell’abolizione dell’IMU, cosa che non era
avvenuta nel passato. E di significato più
rilevante è sicuramente l’intervento che è
stato compiuto sul versante del Patto di
stabilità che ha per anni in qualche modo
costretto i comuni ad un’operazione di
restrizione della disponibilità delle risorse
finanziarie, invertendo una tendenza che
lo aveva inasprito negli anni in maniera
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sempre più significativa e arrivando ad
una forma di sostanziale equilibrio di
bilancio che credo sia stata apprezzata dal
sistema dei comuni e che è la novità di
maggiore rilevanza di quest’anno.
Sul versante delle province, abbiamo
provato ad attenuare i tagli e ci siamo mi
pare riusciti con grande soddisfazione del
comparto degli enti di area vasta. Abbiamo
attenuato i tagli che erano stati operati
nelle precedenti norme con il rischio di
impattare sull’erogazione dei servizi sul
versante della manutenzione delle scuole e
sul versante della manutenzione delle
strade. Abbiamo fatto interventi nei confronti delle regioni sostanzialmente in linea con l’accordo che il Governo ha costruito con le stesse regioni. Sapete meglio
di me quanto siamo partiti da un intervento di grande rilevanza sul versante
della diminuzione delle risorse alle regioni. Su questo credo con gli ultimi
interventi, a partire dalla chiusura di
un’annosa questione che riguarda la regione Sicilia che si trascinava da anni e da
alcuni interventi correttivi che liberano
risorse finanziarie di importante rilevanza,
anche le regioni possano dirsi soddisfatte.
Si tratta di interventi, sia nella legge di
stabilità, nella sua versione originaria, sia
nelle modifiche che sono state operate,
prima dal Senato e poi dalla Commissione
bilancio della Camera dei deputati. Un
lavoro minuzioso è stato compiuto sul
versante della tutela ambientale. Un’operazione rilevante sul tema della bonifica e,
quindi, delle operazioni che debbono essere condotte, speriamo con un’accelerazione maggiore rispetto al passato, sui siti
di bonifica. Siamo partiti naturalmente
dallo stanziamento del Governo alla Terra
dei fuochi e siamo arrivati a concentrare
le risorse del Ministero dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare su
alcuni luoghi che hanno bisogno di interventi necessari e che compromettono la
salubrità, non soltanto degli ambienti, ma
anche la salute dei cittadini. E credo che
questo possa essere riconosciuto all’impegno della Commissione bilancio e al lavoro
molto intenso che abbiamo fatto in questi
giorni, forse come non era mai stato fatto
Atti Parlamentari
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nel passato, proprio per la dimensione
ampia della legge di stabilità che ha voluto, per scelta del Governo naturalmente,
incidere su ambiti di attività molto diversificati e molto significativi.
È noto a tutti il lavoro compiuto sul
versante del canone RAI. Il maggior gettito
che potrà derivare dall’operazione compiuta sul versante del canone è stato
destinato ad alcune importanti politiche
del settore, così come quello dei giochi,
dove si è inasprita in qualche modo la
fiscalità, è stato destinato alla lotta alla
ludopatia e ad un intervento che garantisce gli enti di area vasta nella fornitura dei
servizi alla disabilità. Quindi, si è posto
attenzione al sociale con molta cura da
parte delle Commissioni competenti. Sul
versante della sanità, sono stati fatti interventi di significato che hanno inciso su
un ritorno ad equità sulla norma che
consente alle strutture private accreditate
di poter investire nel territorio nazionale
nella stessa misura, senza più diversificazioni, almeno per l’alta specialità, tra regioni e regioni, a seconda che esse avessero
fatto piani di rientro oppure fossero in
condizioni di normalità di bilancio.
Interventi che non credo possano essere definiti settoriali o microsettoriali,
come si è voluto far credere, ma sono in
fondo, se li leggiamo tutti insieme, interventi di sistema, come sono stati fatti sul
versante dell’agricoltura, dove si è posto
attenzione al settore della pesca; si è posto
attenzione al settore delle carni; si è posto
attenzione soprattutto alla necessità che
ha il nostro Paese di avanzare nella competitività con gli altri Paesi europei sul
versante della ricerca tecnologica da applicare all’agricoltura. Quindi, si è fatta
un’operazione che grazie alla sensibilità
dei deputati è stata costruita con un
utilizzo di risorse che sicuramente renderanno quel comparto molto più competitivo.
Norme di un certo significato sono
state chiuse, a volte anche con il consenso
delle opposizioni, pure sul versante del
pubblico impiego, soprattutto sul versante,
però, delle politiche sociali e della famiglia. Si è lavorato sul tema della lotta alla
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povertà, sull’integrazione e sulla specificazione del fondo iniziale che il Governo
aveva stanziato di 600 milioni di euro, sul
Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale. E, quindi, andiamo verso
l’attuazione di un piano nazionale della
lotta alla povertà. Ci sono interventi perché abbiamo istituito presso il Ministero
del lavoro e delle politiche sociali un fondo
con una dotazione di 90 milioni di euro
che decorre dal 2016, che è destinato alla
copertura finanziaria di interventi legislativi che recano misure di sostegno di
persone con disabilità grave, soprattutto
per le persone prive di legami familiari
alle quali dobbiamo sicuramente una particolare attenzione. Ed abbiamo incrementato con un impegno serio di 150 milioni
di euro a decorrere dal 2016 lo stanziamento del Fondo per le non autosufficienze, anche ai fini del finanziamento
degli interventi a sostegno delle persone
affette da sclerosi laterale amiotrofica perché la legge di stabilità aveva fissato quel
fondo in 250 milioni di euro ed è stato
portato con il 2016 a 400 milioni di euro.
Abbiamo lavorato per potenziare i progetti
riguardanti tutte le misure per rendere
effettivamente indipendente la vita delle
persone con disabilità grave.
Abbiamo costruito anche altri interventi che riguardano risorse e strumenti
per la politica estera, che riguardano il
concorso di accesso alla carriera diplomatica; politiche a favore delle collettività
italiane all’estero, che non abbiamo dimenticato. Interventi, quindi, per colmare
alcune disattenzioni, alcuni limiti che nella
normativa nazionale erano costruiti, anche
in relazione alla disponibilità scarsa di
risorse che abbiamo avuto a disposizione.
Abbiamo cercato di fare, ripeto, un intervento di sistema. Il più significativo su
iniziativa del Governo è stato quello relativo alla sicurezza e alla cultura. Com’è
noto, un intervento di grande significato,
che è pari a 2 miliardi di euro, che sul
versante della sicurezza – e chiudo, Presidente – ha coperto importanti investimenti sul versante delle dotazioni delle
forze di polizia e ha coperto, com’è noto,
i 960 euro annui che vengono riconosciuti
Atti Parlamentari
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a chi opera nel comparto della sicurezza.
Abbiamo deciso, su iniziativa del Premier,
di immaginare che ad esso venisse affiancato un intervento sulla cultura. Su questo
si è esercitata la Commissione bilancio e si
è esercitata in modo significativo integrando le scelte che il Governo, con la
presentazione di un emendamento sistemico, ha compiuto. Abbiamo lavorato sull’incremento di risorse nel comparto della
cultura, sulla ristrutturazione necessaria
ancora del Ministero dei beni e delle
attività culturali e del turismo, sull’attenzione che abbiamo dato a cose che forse
possono essere considerate anche piccole,
ma sono di sensibilità, come, ad esempio,
su iniziativa parlamentare, il bonus che
viene dato ai ragazzi che vogliono studiare
e che spesso non hanno la possibilità di
acquistare strumenti musicali. Si è fatta
un’operazione, nei limiti naturalmente del
tempo che ci è stato concesso e dell’intensità della manovra. Con questo naturalmente chiudo, consapevole di aver saltato, Presidente, qualche tema.
PRESIDENTE. Ha finito il tempo.
FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Ma sono convinto che il dibattito
parlamentare li riprenderà.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire
la relatrice di minoranza, deputata Polverini.
RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza. Grazie Presidente, io leggerò una
parte dell’intervento che poi consegnerò
nella sua interezza agli uffici d’Aula perché il tempo che abbiamo a disposizione è
poco e la manovra è una manovra importante che richiede sicuramente un intervento molto più lungo di quanto non sarò
in grado di fare io in questi minuti che mi
sono stati dati a disposizione.
Per noi la legge di stabilità di Renzi, nel
suo passaggio al Senato, e, più che mai, in
quello alla Camera, ha mostrato il vero
volto di questo Governo. Una manovra che
risponde, secondo la nostra idea, esclusi-
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vamente ai desiderata del Presidente del
Consiglio e della sua maggioranza, che non
disegna, come invece avremmo voluto, una
prospettiva di rilancio per il Paese e che
lascerà purtroppo un conto salatissimo,
destinato a gravare sull’Italia del futuro
con una remissione totale ai nostri giovani.
Quanto sta accadendo è l’esatta proiezione di quanto abbiamo vissuto un anno
e mezzo fa, quando il Governo – lo
ricordiamo tutti –, con il bonus degli 80
euro, ha sostanzialmente orientato gli elettori per le elezioni europee del 2014.
Anche in questa occasione, il comportamento dell’Esecutivo purtroppo viene confermato: il tentativo è il medesimo, e le
amministrative all’orizzonte purtroppo
rappresentano un banco di prova per
questo Governo non eletto dal popolo.
Qui, vorrei fare un brevissimo passaggio anche rispetto ad alcune questioni che
riguardano gli enti locali appena citate dal
relatore Melilli che – guarda caso – corrispondono esclusivamente o a enti locali
con una maggioranza simile o uguale a
quella del Presidente del Consiglio del
collegio in carica, oppure in città dove si
va, di qui a breve, al voto, come Roma o
Milano.
Il giudizio a livello internazionale sulla
manovra è inconfutabile, oggettivo e disinteressato: la legge di stabilità del Governo è un pasticcio in deficit che rischia
di tramutarsi – come non soltanto noi
diciamo – di qui a breve, in una procedura d’infrazione nei confronti del nostro
Paese.
Quando non si operano tagli al cattivo
debito pubblico, alla spesa pubblica contaminata, quando non si interviene sulle
partecipate, bensì si opta per caricare di
tasse le nostre generazioni del futuro,
investendole dell’ingrato compito di pagare
i costi della riduzione fiscale di oggi, si sta
sostanzialmente operando in deficit. Si
stanno adottando misure – come abbiamo
detto in questi giorni e in queste notti
nella sala del Mappamondo – in vero stile
prima Repubblica e devo dire che in
questo il Governo è veramente un esperto.
« Il Governo sottovaluta i rischi che
derivano dalle variabili esogene interna-
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zionali, che potrebbero incidere sulla crescita dell’economia italiana ». Questo non
lo diciamo noi: sono parole pesanti che ha
espresso l’Ufficio parlamentare di bilancio.
Ci sono elementi che il Governo tende
ad ignorare; ad esempio, come riscontrato
anche dall’Unione europea, la ripresa avviata nel 2015 si rafforza nel 2016 solo
grazie al basso costo del petrolio, che –
come sappiamo – non durerà per sempre.
Tutti i dossier hanno evidenziato la
necessità per l’Italia di ridurre il debito
pubblico, così come Bruxelles si è espressa
negativamente sui conti italiani. Non da
meno è stata la Corte dei Conti, secondo
la quale il Governo « utilizza al massimo
gli spazi di flessibilità disponibili riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sulla
sfondo nodi irrisolti » (clausole di salvaguardia, contratti pubblici e pensioni) « e
questioni importanti » (come, per esempio,
il riassetto del sistema di finanziamento
delle autonomie territoriali).
Tagliare le tasse in deficit, con conseguente creazione di debito, non ha alcun
effetto positivo sull’economia, perché gli
operatori, vale a dire famiglie e imprese,
non spendono e non investono.
Per uno Stato, l’unica giustificazione
economica e morale per fare deficit, e di
conseguenza debito, sono gli investimenti.
È quindi lecito indebitarsi, a condizione,
però, che porti a qualcosa di cui potranno
beneficiare le generazioni future. Qui, di
tutto questo non c’è traccia. Non ci sono
più asset, non ci sono più infrastrutture,
non c’è più tecnologia, non ci sono più
reti, più capitale umano, più sicurezza, più
produttività, più competitività. C’è soltanto
la vocazione a se stesso da parte del
Presidente del Consiglio, che spoglia di
poteri enti locali, Ministeri e, a Palazzo
Chigi, deciderà tutto e il suo contrario.
Ebbene, questa stabilità fa tutto il contrario di ciò che andava fatto: è una
manovra in deficit, e non è accompagnata
da alcun investimento serio – come abbiamo detto – per il futuro del Paese.
Basare una legge di stabilità su ipotesi
di crescita che non si realizzeranno e
impostare sul deficit tutta la politica eco-
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nomica di un Paese come l’Italia è
un’azione anche da irresponsabili, e va in
direzione diametralmente opposta a quella
che sarebbe opportuna nelle condizioni
attuali.
Tutto il centrodestra aveva approcciato
i lavori in sede di Commissione bilancio,
sia alla Camera che al Senato, in uno
spirito di collaborazione sano e responsabile, ma la violenza del Governo ha reso il
confronto politico sterile ed inutile. Le
delegazioni di Forza Italia, Fratelli d’Italia
e Lega sono sempre state presenti e hanno
partecipato attivamente a tutte le fasi dei
lavori della Commissione, ma le mediazioni sono rimaste circoscritte esclusivamente all’interno della maggioranza, impegnata a premiare enti o strutture nell’orbita del Partito Democratico – ci veniva ricordata la Sicilia poco fa –,
screditando e bocciando tutte le proposte
delle opposizioni che qui ho l’onore di
rappresentare. Eppure, i temi sui quali
avevamo auspicato delle misure restano
tuttora di primaria importanza rispetto ad
altre tematiche premiate dal Governo.
Tutte le proposte portate avanti dal
centrodestra, come quella di introdurre il
quoziente familiare, di portare le pensioni
minime a 800 euro, di modificare veramente la « legge Fornero », di implementare i fondi da destinare al comparto della
sicurezza e di rafforzare la no tax area per
tutti e non soltanto per i pensionati hanno
quindi trovato la strada sbarrata del Governo.
Su questi temi, il Governo si è sostanzialmente mascherato, pensando di cavarsela con dei bonus oppure, come nel caso
del Mezzogiorno, con lo stanziamento di
fondi europei che erano già destinati al
sud, andando semplicemente a ricollocarli
con una destinazione d’uso diversa da
quella per la quale erano stati stanziati.
Nessun emendamento delle opposizioni
che rappresento è stato infatti preso in
considerazione. Mai vista una legge di
stabilità con questa impronta, in cui il
Ministro dell’economia comunica con la
stampa piuttosto che venire a riferire in
Parlamento in merito alla vicenda del
« Salva banche », con questioni – come
Atti Parlamentari
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DISCUSSIONI
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Onorevole,
dovrebbe
RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza. Concludo. Le province, dopo la
disastrosa « riforma Delrio », rimangono
paralizzate.
Ecco, noi crediamo che è veramente
poco, troppo poco quello che questo Governo ha voluto portare all’attenzione del
nostro Paese e consideriamo uno scandalo
che abbia voluto introdurre il cosiddetto
decreto « Salva banche » nella manovra
finanziaria.
Quindi, mi avvio veramente a concludere, dicendo che, ancora una volta, questa manovra è lo specchio di un Esecutivo
inadeguato che non garantisce misure di
contenimento del deficit ed è totalmente
inadempiente nel tentativo di risanamento
strutturale della finanza pubblica.
Questo è il triste epilogo di chi fa del
populismo la propria bandiera. Tutti contro la legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo
della Libertà – Berlusconi Presidente).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la
pubblicazione in calce al resoconto della
seduta odierna del testo integrale della
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
quella del sud e delle forze dell’ordine –
clamorosamente sottovalutate dall’Esecutivo.
Anche le spese in tema di sicurezza, su
cui i gruppi di Forza Italia, Lega e Fratelli
d’Italia hanno presentato una serie di
proposte assolutamente convergenti non
sono state recepite dal Governo. Il bonus
degli 80 euro alle Forze dell’ordine altro
non è che la volontà del Governo, ancora
una volta, di far fuori i corpi intermedi e
non arrivare al contratto che invece aveva
indicato la Corte costituzionale come elemento di primaria importanza.
Lo stesso bonus di 500 euro ai neodiciottenni non va nella direzione di dare
veri sbocchi occupazionali ai giovani, non
valorizza il merito e non garantisce i più
meritevoli. Gli enti locali – lo abbiamo già
detto – hanno visto premiati soltanto
quelli che fanno riferimento in termini
politici al Presidente del Consiglio.
PRESIDENTE.
concludere.
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mia relazione (La Presidenza lo consente,
sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire
il relatore di minoranza sui disegni di
legge di stabilità e di bilancio, deputato
Francesco Cariello. Onorevole Palese, non
faccia il suggeritore.
Prego, onorevole.
FRANCESCO CARIELLO, Relatore di
minoranza. Grazie Presidente, purtroppo
dobbiamo constatare anche la riduzione
dei tempi e quindi mi toccherà anche fare
una sintesi della rappresentazione della
nostra relazione, che consegnerò.
Noi ci teniamo a rappresentare intanto
quello che è accaduto in Commissione
bilancio e relazionare appunto sulla modalità con cui questa legge di stabilità è
stata gestita nella discussione parlamentare in seconda lettura.
Facciamo subito riferimento a quella
che è la serietà con cui noi riteniamo di
aver dimostrato più volte di affrontare
questa legge, la più importante legge di
bilancio del nostro Paese, ma tanta serietà
non è stata altrettanto riconosciuta e vista
nella gestione invece da parte della forza
di maggioranza e del Governo soprattutto.
Non parlo dei tecnici che hanno gestito
con noi tutta la manovra in Commissione,
ma, più che altro, mi riferisco all’approccio metodologico. Diciamo subito che questo provvedimento era entrato in Parlamento con una regola basilare che era
quella del divieto assoluto di modifica
dell’entità dei saldi; questa regola è chiaro
che ha determinato fortemente le posizioni e le proposte emendative delle minoranze, anche e soprattutto nella regolamentazione delle ammissibilità, ma poi,
nel corso dei lavori, è subito entrato a
gamba tesa il Governo con un emendamento che, praticamente, quella stessa
regola non la rispettava e, quindi, in
questo, noi riteniamo che la legge di
stabilità e tutta la discussione della legge
di stabilità siano state veramente gestite
con scarsa serietà nel rapporto tra Governo e Parlamento.
Non parlo, quindi, solo delle fantasiose
coperture ad alcuni emendamenti che
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SEDUTA DEL
sono stati presentati, come l’utilizzo, per
esempio, dei fondi di cofinanziamento europeo, già allocati, peraltro, senza avere
una contezza delle possibilità in merito
all’effettivo utilizzo, ma, appunto, mi riferisco al divieto della modifica dell’entità
dei saldi. Con l’emendamento 1.1 del Governo affrontiamo l’argomento del deficit.
Tengo a sottolineare la posizione del MoVimento 5 Stelle che è quella, in assoluto,
di non considerare il deficit come un
qualcosa di negativo. Noi, anzi, abbiamo
sempre spinto e promosso una deroga ai
vincoli del fiscal compact e questa manovra è stata costruita in deficit. Ma il
ricorso al maggiore indebitamento non è
per noi un male assoluto, ci trova assolutamente concordi; da quando siamo entrati, abbiamo sempre combattuto con
tutte le regole di austerità contenute nel
fiscal compact e nel Patto di stabilità e
crescita, ma il problema sostanziale è
nell’utilizzo di queste risorse. Siamo fortemente contrapposti su quelle che sono le
visioni con cui questo Governo ha presentato al Parlamento l’utilizzo delle risorse;
è evidente che abbiamo, sostanzialmente,
un sistema di valori a cui riferirsi totalmente diverso da quello del Governo. La
nostra è una visione di sostenibilità non
solo finanziaria, perché a livello europeo
ormai si parla di sostenibilità, ma si parla
di sostenibilità solo riferendosi alla finanza pubblica, cioè solo un mero ragionamento, una prospettiva puramente finanziaria e puramente ragionieristica; il
nostro concetto di sostenibilità, invece, è
un concetto di sostenibilità economica,
ambientale e sociale, soprattutto. Ecco
perché, basandoci su questa differente
visione, noi abbiamo proposto un utilizzo
delle risorse completamente diverso. La
discussione poteva essere molto più ampia
e i nostri emendamenti e le nostre proposte emendative avrebbero potuto essere
molto più ampie e più decise su alcuni
settori se avessimo avuto, anche noi, la
possibilità di utilizzare quell’aumento di
deficit. E, quindi, siamo sconcertati oltre
che dall’approccio anche dalla visione.
Un altro elemento che mi preme sottolineare è che nella nota di aggiorna-
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mento al DEF il Governo aveva inserito
una misura di politica fiscale attesa da
anni: la riduzione della tassazione sui
redditi delle imprese già a decorre dal
2016, che dal 27,5 per cento, passava al
24,5 per cento e nel 2017 al 24 per cento,
al fine di sostenere la crescita e attirare gli
investimenti esteri nel nostro Paese. Si
rileva, appunto, che non solo tale misura
era comunque correlata all’aleatorietà di
sfruttare la cosiddetta clausola migranti,
sottoposta comunque all’autorizzazione
dell’Unione europea, ma il Governo, con
questo emendamento 1.1, che poi è stato
approvato, ha soppresso le norme di riduzione dell’IRES per il 2016, rinviando il
tutto al 2017, come se il rilancio dell’economia e lo sviluppo di questo Paese potessero aspettare ancora un altro anno e,
quindi, ha utilizzato queste risorse a debito, derivanti dall’aumento del saldo netto
da finanziare, che è pari a circa 3,4
miliardi di euro nel 2016, per altrettante
misure a spot.
Non vogliamo utilizzare il solito termine che ormai, è risultato evidente, non
solo dalla nostra parte, in Commissione
bilancio, è stato utilizzato per diversi provvedimenti, c’è una lista che potremmo
magari presentare, le cosiddette « marchette », perché togli 10 milioni qua, metti
4 milioni lì, metti 100 milioni lì, ormai
queste misure non hanno una visione di
insieme. Sono misure di tipo proprio temporaneo, non strutturale e, di certo, non
intervengono nel reale sviluppo del Paese.
Parliamo concretamente dell’incremento degli investimenti sulla sicurezza.
Se si parla in questi termini, è chiaro, noi
siamo i primi a credere che bisogna investire sulla sicurezza, ma come sono stati
tradotti questi investimenti ? Proteggere il
Paese da una minaccia terroristica non
significa estendere 80 euro alle forze di
polizia o magari regalare una carta elettronica di 500 euro a chi compirà diciott’anni nel 2016, soprattutto per una
questione anche di disequità, di difformità,
anche, di utilizzo. I 500 euro li avrà il
giovane che compirà diciott’anni che ha e
vive in una famiglia con un ISEE notevolmente agiato, e lo avrà anche il figlio di
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chi non potrà nemmeno permettersi di far
studiare il proprio figlio all’università e,
quindi, queste disparità, a nostro avviso,
vanno ad incidere fortemente in un tema,
che è quello della solidarietà sociale, che
noi riteniamo fondamentale e che, invece,
non è stato rispettato.
Rileviamo anche che il Governo ha
peggiorato il saldo netto per il 2016, in
assenza, al momento, della definitiva decisione dell’UE sulla possibilità di utilizzare la suddetta clausola e tutto ciò è,
oltre che inaccettabile da parte nostra, lo
ripeto, poco serio. Si rilevano su alcune
misure notevoli criticità; staremo a vedere.
Veniamo, invece, all’aspetto che più
abbiamo a cuore, cerco di fare una sintesi
anche perché il tempo è scarso. Il nostro
modo di utilizzare le risorse rispetto alla
visione di questo Governo è proprio incentrato su dei valori e su una visione
completamente diversi. Noi ci siamo riferiti, e vogliamo anche relazionare su questo, all’articolo 41 della Costituzione, in
cui si dice che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché
l’attività economica pubblica e privata
possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali. Questo è il tema centrale della
nostra azione politica, della nostra proposta all’interno della legge di stabilità, insieme al tema parallelo dello sviluppo
sostenibile.
PRESIDENTE. Concluda.
FRANCESCO CARIELLO, Relatore di
minoranza. La nostra Costituzione ci indica, quindi, uno dei ruoli che lo Stato ha,
uno dei più importanti, e che consiste
nell’intervenire nel sistema economico, ma
la misura di questo intervento deve avere
una finalità ben precisa, una ed una sola:
quella del ridurre il disequilibrio sociale
che, ormai, in questo Paese è notevole.
Anche nei quindici obiettivi mondiali che
ci si è posti sulla sostenibilità, come primo
punto c’è la povertà. È inutile ribadire che
la nostra proposta di legge sul reddito di
cittadinanza è stata riproposta, è stata
messa in elenco tra gli emendamenti segnalati, ma non è solo quello il nostro
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obiettivo, quello è il cardine attorno al
quale abbiamo anche proposto vari emendamenti di utilità sociale, ma ci duole
vedere come, invece, per accontentare il
parlamentare di turno o addirittura anche
chi siede a Palazzo Chigi, perché, diciamolo, la visione di questa legge di stabilità
è stata dettata da una sola persona, il
Premier Renzi, e da lui sono seguite tutte
le conseguenti richieste dei questuanti parlamentari, non hanno fatto altro che seguire l’esempio del loro Presidente del
Consiglio...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cariello.
FRANCESCO CARIELLO, Relatore di
minoranza. E, quindi, alla solita frase: non
ci sono i soldi, è seguita una realtà in cui
effettivamente quei soldi sono comparsi, ci
sono, ma a questo punto sono saltate le
priorità, sono solo rimaste in equilibrio le
questioni elettorali, le questioni anche di
equilibri politici interni alla maggioranza...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cariello.
FRANCESCO CARIELLO, Relatore di
minoranza. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo
consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire
il relatore di minoranza sui disegni di
legge di stabilità e di bilancio, il deputato
Gianni Melilla.
GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Grazie, signora Presidente. La legge
di stabilità per il 2016 è sostanzialmente,
sulle grandi linee, una replica di quella
dell’anno scorso anche se è stata presentata con grande capacità comunicativa da
parte del Presidente del Consiglio e anche
con una sincera predisposizione al confronto in Commissione bilancio da parte
dei relatori Tancredi e Melilli, del presi-
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SEDUTA DEL
dente Boccia e del Viceministro Morando,
che voglio pubblicamente ringraziare proprio per questa disponibilità al confronto
con tesi che sicuramente non condividono,
come nel caso di Sinistra Italiana.
Oggi, come un anno fa, l’obiettivo del
raggiungimento del pareggio di bilancio e
posticipato di un anno, questa volta al
2018. Non è secondo noi una proposta di
manovra espansiva. Sinistra italiana ha
assunto le proposte alternative di manovra
economica della campagna « sbilanciamoci
! » che raccoglie economisti che fanno
riferimento a tantissime associazioni italiane storiche e nuove. Nella relazione di
minoranza che ho presentato per il gruppo
di Sinistra Italiana sono indicati in modo
completo le proposte alternative del
gruppo di Sinistra Italiana. Farò, dunque,
solo alcune considerazioni sintetiche che
poi consegnerò alla Presidenza. Parto dal
cuore del nostro pensiero politico ed economico. Paul Krugman per criticare le
misure di austerità adottate in Europa, e
per contrastare la crisi, si è riferito ad una
nuova teoria economica secondo cui le
scelte che deprimono l’economia nel breve
termine provocano danni permanenti e
non superabili semplicemente con la fatina della fiducia. Questa teoria economica
si chiama isteresi e ha come sostenitori
autorevoli economisti nell’amministrazione americana di Obama. L’isteresi ci
dice che la crisi ha provocato enormi
danni a lungo termine e che il ridimensionamento delle prospettive economiche
dei Paesi occidentali è fortemente correlato alle misure di austerità imposte ed è
la spia che le scelte dell’austerità hanno
avuto effetti catastrofici ben oltre il dato
drammatico della caduta del reddito, della
disoccupazione, e della disapplicazione del
sistema pensionistico, in particolare, e del
welfare sociale, più in generale. Basti pensare che agli enti locali negli ultimi sette
anni sono stati sottratti 19 miliardi con il
Patto di stabilità e 12 miliardi di trasferimenti erariali. Le stime sui danni a lungo
termine sono gravi anche in termini fiscali.
Chi ha tagliato la spesa durante la depressione ha danneggiato l’economia e le
entrate fiscali attuali e future al punto tale
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che il debito pubblico sarà più alto di
quanto lo sarebbe stato senza i tagli. Lo
stesso Mario Draghi ci ricorda, con la sua
nota professionalità, che quest’anno l’Eurozona ha registrato la crescita globale più
debole dal 2009 e che ci vorranno 31
trimestri ovvero quasi otto anni per recuperare i livelli ante-crisi. Ma nel caso
italiano la valutazione risulta persino ottimistica, il nostro Paese è più indietro e
ci vorrebbe un cambiamento radicale. Sull’occupazione, il Jobs act presenta un villaggio un bilancio fallimentare. La precarietà è sostanzialmente tornata ai livelli
del Governo Monti (14,2 per cento), mentre i posti di lavoro, oltre ad essere
insicuri nella durata, hanno avuto un
costo altissimo grazie alla decontribuzione. Intanto i NEET, cioè i giovani sino
a trent’anni fuori dal lavoro, dallo studio
e dalla formazione, che erano nel nostro
Paese 1,8 milioni nel 2008, sono diventati,
sette anni dopo, 2,4 milioni; una generazione senza futuro !
Per raggiungere il tasso medio di occupazione dei Paesi OCSE il nostro Paese
dovrebbe produrre ben 7 milioni di posti
di lavoro ovvero reintegrare il milione di
posti lavoro che è stato perso durante la
crisi tra il 2008 e il 2014 e crearne altri sei
che già mancavano prima dell’inizio della
grande crisi. Ovviamente, si tratta di cifre
sulle quali possiamo solo esprimere un
benevolo sorriso.
Bisognerebbe avanzare di ben 10 punti
nel tasso di occupazione, con le politiche
attualmente messe in campo non si vede
davvero come. Ma il maquillage dei decimali di PIL neanche convince Bruxelles, la
bestia europea e sempre più affamata di
austerità e non si accontenta di una versione mitigata dell’austerità. Così la legge
di stabilità italiana è solo rimandata, non
ha ottenuto il bollino blu della Commissione. Questo se da un lato mostra quanto
debole fosse il braccio di ferro con gli
organi europei, svela tutta l’ipocrisia su cui
si fonda la governance europea. La Francia, che non ha mai rispettato il rapporto
tra debito e PIL, ha chiesto nuovamente di
poter sforare, questa volta causa le spese
per la guerra al terrorismo. Gli alti diri-
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genti dell’Unione europea hanno chiarito
che queste spese vanno considerate extra
rispetto al calcolo del deficit. Non solo ai
migranti l’Europa ha fatto per anni la
guerra, ma poi pretendiamo che da essi ci
arrivi la flessibilità sui conti. Ma c’è chi
con cinismo, oltretutto privo di senso delle
proporzioni, fa paragoni con gli effetti
positivi che la Seconda guerra mondiale
ebbe sull’economia USA.
PRESIDENTE. Concluda.
GIANNI MELILLA. Relatore di minoranza. Aspettarsi dai terroristi jihadisti il
miglioramento dalla flessibilità dei bilanci
è davvero il colmo. L’ironia imbarazzante
di questa storia è che le politiche dell’austerità degli ultimi Governi italiani, in
amara continuità istituzionale, sono state
assunte in nome della responsabilità a
lungo termine, chi dissentiva è stato liquidato come un incosciente. Il pensiero
unico non può incantare il fiasco della
politica dell’austerità. Imporre sacrifici
agli altri non vuol dire essere responsabili,
c’è un principio di realtà da cui non si può
sfuggire. Per noi non è utile sequestrare la
vita dei lavoratori negando la flessibilità
dell’età pensionabile. Per noi è giusto tagliare le spese militari e affermare una
spending review selettiva ed equa. Per noi
è necessario far pagare le tasse a chi ha
più o le elude furbescamente come nel
caso delle grandi multinazionali del web.
Voteremo quindi contro questa manovra
economica che è falsamente espansiva, che
rivendica impaurita dal padrone europeo
qualche decimale di PIL da distribuire in
modo discutibile. Nella sostanza, concludo,
non ha il coraggio di superare la politica
vecchia e fallimentare dell’austerità europea a trazione tedesca. Chiedo che la
Presidenza autorizzi la pubblicazione in
calce al resoconto della seduta odierna del
testo integrale della mia relazione (La
Presidenza lo consente, sulla base dei criteri
costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
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È iscritto a parlare il deputato Misiani.
Ne ha facoltà.
ANTONIO MISIANI. Signora Presidente, la manovra per il 2016 che ci
accingiamo a discutere in quest’Aula è la
manovra di politica economica maggiormente espansiva dal 2001. È una scelta di
grande forza, una scelta necessaria in una
fase in cui l’economia italiana ha imboccato la strada della ripresa, del rilancio,
ma la crescita è troppo lenta per recuperare in tempi rapidi, nei tempi che vorremmo, i livelli pre-crisi di reddito e di
occupazione.
Uno dei punti più qualificanti su cui mi
soffermerò nella manovra economica è
sicuramente la parte che riguarda gli enti
locali. La galassia dei comuni, delle province, ora delle città metropolitane, tra il
2008 il 2014, ha sopportato una parte
rilevantissima dello sforzo di risanamento
dei conti pubblici. L’ammontare cumulato
al 2015 delle varie manovre che si sono
susseguite, dal decreto-legge n. 112 del
2008 in avanti, vale 19,3 miliardi di euro
per comuni, province e città metropolitane, pari al 25 per cento della spesa totale
di questi enti. Uno sforzo molto rilevante
che ha avuto degli affetti particolarmente
significativi nel quadro finanziario di questi enti. Ora, la legge di stabilità per il
2016 segna un vero punto di svolta per gli
enti locali del nostro Paese: per la prima
volta non sono previsti tagli ai trasferimenti, né inasprimenti dei vincoli di finanza pubblica, anzi nel 2016 finisce l’era
del Patto interno di stabilità e si passa al
principio più razionale dell’equilibrio di
bilancio sulla competenza rafforzata. Questo è un vero e proprio cambio di paradigma per i comuni e per gli enti locali che
permetterà lo sblocco di oltre 2 miliardi di
euro di pagamenti di risorse dei comuni
che rimanevano congelate in virtù dei
vincoli del Patto di stabilità. La fine del
Patto di stabilità permetterà di rilanciare
il ciclo degli investimenti a livello locale.
Vorrei ricordare che tra il 2008 e il
2014 i pagamenti in conto capitale degli
enti locali erano diminuiti del 51,5 per
cento. Cioè, negli anni della crisi, con le
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regole che sono state via via introdotte e
inasprite, abbiamo sostanzialmente dimezzato il volume di investimenti degli enti
locali, enti che realizzano quasi i due terzi
degli investimenti della pubblica amministrazione: una manovra prociclica che ha
finito per aggravare la condizione economica del Paese. L’equilibrio di bilancio che
sostituisce il Patto interno varrà anche per
i comuni al di sotto di mille abitanti, per
quelli istituiti a seguito di fusione; è una
regola universale, da questo punto di vista.
In Commissione bilancio abbiamo introdotto un minimo di correttivo per mitigare
l’impatto dell’equilibrio di bilancio su questi enti, e questo è uno dei positivi interventi che, grazie al confronto costruttivo
con il Governo, sono stati introdotti nella
legge di stabilità. La legge di stabilità ha
quasi completamente eliminato la tassazione sulla prima casa; è una scelta radicale dal punto di vista del quadro fiscale
a livello comunale che ha suscitato il
dibattito che ben conoscete. I comuni
verranno integralmente compensati, questo è sicuramente un elemento di certezza
dal punto di vista delle entrate a livello
locale, ma l’abolizione della Tasi è indubbiamente un passo indietro, dal punto di
vista dell’autonomia fiscale e finanziaria
dei comuni. Questo è un punto che ci
chiama ad un intervento di natura strutturale che dovremo immaginare e attuare
nei prossimi mesi per dare stabilità al
quadro finanziario dei comuni e al loro
grado di autonomia fiscale e finanziaria.
Abbiamo approvato, a dir la verità, un
emendamento che ha un elevato valore –
non solo simbolico a mio giudizio – e che
compensa anche i comuni che avevano a
zero o al di sotto dell’1 per mille l’aliquota
sulla Tasi prima casa; questo è un modo
per dare una risposta ai comuni virtuosi
che avevano tenuto molto bassa o addirittura a zero la Tasi sulla prima casa e
rischiavano di essere penalizzati da un
meccanismo di compensazione che inevitabilmente fa riferimento al dato storico.
Rimane aperto, come dicevo, in prospettiva, il nodo dell’assetto della fiscalità
comunale: su questo ci dovrà essere necessariamente un nuovo intervento del
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Parlamento. Rimane aperto il nodo del
processo di gestione associata delle funzioni fondamentali. È vero che la legge di
stabilità non era probabilmente la sede più
opportuna per affrontare una questione di
natura ordinamentale, ma la gestione associata e più in generale i processi di
aggregazione degli enti locali hanno un
impatto
finanziario
potenzialmente
enorme nel nostro Paese. Ci sono delle
diseconomie da recuperare a livello locale
e un razionale processo di aggregazione
può permettere un netto miglioramento,
da questo punto di vista. Il problema è che
il processo, che è stato deciso sull’onda
dell’emergenza finanziaria nel 2010-2011,
non ha funzionato; era un processo a
tappe forzate imposto dall’alto, stiamo
andando in realtà di rinvio in rinvio.
Allora diciamo che va reimpostato il processo di aggregazione, dando protagonismo
alle città metropolitane e alle province.
Anche questo è un tema ordinamentale,
ma con riflessi finanziari che dovremo
affrontare nell’immediato futuro. La parte
del disegno di legge varato dal Governo
che era meno convincente, per quanto
riguarda il comparto degli enti locali, era
senza dubbio quella riguardante le province e le città metropolitane. Io credo che
in Commissione, su questo versante, sia
stato fatto un grande lavoro, di cui va dato
atto ai relatori e alla disponibilità costruttiva del Governo. Noi abbiamo oggettivamente cambiato in meglio la situazione:
abbiamo incrementato di 95 milioni, nel
2016, e di 70, tra il 2017 e il 2020, lo
stanziamento per le funzioni fondamentali
delle province; abbiamo attribuito alle regioni la gestione dei servizi per i disabili
sensoriali e fisici, facendo chiarezza su
una zona grigia nel riparto di competenze
che ha anche un notevole impatto dal
punto di vista finanziario; abbiamo riaperto la possibilità di fare accordi con
ANAS per la manutenzione di 25 mila
chilometri di strade ex statali, che oggi
pesano sul bilancio degli enti di area vasta
e, come era già accaduto nel 2015, abbiamo permesso a province e città metropolitane di fare il bilancio annuale, sospendere il pagamento dei mutui e appli-
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care a preventivo gli avanzi di amministrazione. È chiaro che le misure
strutturali sono solo una parte di queste
scelte, che complessivamente valgono
quasi 600 milioni di euro di miglioramento
della situazione degli enti di area vasta.
Proprio perché una parte di queste
misure ha valenza transitoria, questo ci
richiama alla responsabilità di reintervenire per ridisegnare il quadro finanziario
degli enti di area vasta. È chiaro che il
referendum confermativo della riforma
costituzionale sarà uno spartiacque, uno
snodo, da questo punto di vista, perché,
come sapete, il nuovo testo della Costituzione cancella le province, conferma le
città metropolitane e introduce il concetto
degli enti di area vasta. Superato, auspicabilmente in modo positivo, quel passaggio dovremo ricostruire il quadro finanziario, il meccanismo di finanziamento dei
nuovi enti di area vasta tenendo conto del
processo di attuazione della « riforma
Delrio » e delle sue conseguenze. Questo,
signora Presidente, è il quadro complessivo, per quanto riguarda gli enti locali,
comparto che indubbiamente ha un peso
notevole nella finanza pubblica, che gestisce, comprendendo l’insieme degli enti
territoriali, un terzo della spesa primaria
e molto più del 50 per cento delle spese in
conto capitale. Su questo pezzo significativo della finanza pubblica questa legge di
stabilità segna indubbiamente una svolta,
ed è una svolta positiva. La stagione del
rigore eccessivo e a volte irrazionale è alle
nostre spalle. Ci sono le condizioni perché
gli enti locali siano i protagonisti di un
nuovo ciclo di investimenti, di una nuova
ripresa dell’economia, del rilancio del reddito e dell’occupazione nel nostro Paese.
Era necessario riconoscere loro questo
ruolo; le norme nel disegno di legge di
stabilità, a maggior ragione con il lavoro
fatto in Commissione, vanno in questa
direzione. Facciamo un pezzo importante
di strada nella direzione giusta.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la
deputata Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.
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DEBORAH BERGAMINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo qui oggi
a discutere di una delle leggi più importanti all’oggetto del nostro Parlamento, la
legge di stabilità, che riguardava l’andamento futuro del nostro Stato, il suo
bilancio. Una legge che pianifica le spese
dello Stato dovrebbe essere esaminata e
discussa con tempistiche adeguate e soprattutto sapendo riconoscere alle opposizioni il loro diritto di concorrere a quelle
che sono le scelte fondanti dell’attività
dello Stato, in primis la sua capacità di
spesa, eppure così, lo sappiamo bene, non
è stato. Non è questo ciò che è accaduto,
ne hanno già parlato i colleghi che mi
hanno preceduto e sono certa che altri a
seguire lo faranno. Ma all’interno di questa legge di stabilità c’è un emendamento
che è un vero e proprio provvedimento,
particolarmente importante e particolarmente grave nella sua portata, di cui si è
letto e parlato a lungo in questi giorni, il
cosiddetto « decreto salva banche ». Un
provvedimento – è doveroso ricordarlo –
con cui il Governo, riunitosi frettolosamente una domenica, nel tardo pomeriggio, ha dato il via libera al cosiddetto
salvataggio di quattro istituti di credito,
scaricando i costi dell’operazione sugli
azionisti e sugli obbligazionisti di questi
quattro istituti di credito. Tutto questo è
avvenuto un po’ alla chetichella, lo ricordavo poco fa, in un Consiglio dei ministri
durato mezz’ora, alle 18 di una domenica
sera, il 22 novembre scorso. Credo che sia
superfluo – però lo facciamo lo stesso –
sottolineare come questa scelta, cioè
quella di inserire un intero decreto all’interno di una legge già molto complessa,
molto variegata, come quella di stabilità,
abbia comportato l’impossibilità di discutere approfonditamente di questo ex decreto – lo possiamo chiamare ex decreto
–, che avrebbe richiesto, invece, una discussione molto approfondita, avendo la
portata che abbiamo potuto misurare anche semplicemente leggendo i giornali o
seguendo i telegiornali in questi giorni.
Perché era particolarmente importante affrontare nella sua complessità quello che
era appunto nato come un decreto pre-
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suntivamente « salva banche » ? Perché,
per la prima volta in Italia, si venivano ad
applicare le cosiddette nuove regole europee sul bail-in, cioè sul salvataggio che
potremmo definire interno delle banche.
Grave che sia accaduto in questa forma,
perché le ricadute sociali del provvedimento non possono che essere definite
esse stesse gravi, se non drammatiche, con
le conseguenze che hanno avuto. Noi riteniamo che la condotta del Governo in
questo frangente sia stata superficiale,
frettolosa e iniqua. Superficiale nel momento in cui non ha previsto, oppure lo ha
anche fatto, i reali effetti delle sue decisioni, che hanno lasciato sul lastrico o in
gravissima difficoltà decine di migliaia di
risparmiatori. Frettolosa perché il decreto,
come ricordavo poco fa, è stato adottato
alla chetichella in un Consiglio dei Ministri
di mezz’ora di domenica sera, e anche
perché il provvedimento di conversione del
decreto è stato tolto, è stato sottratto al
suo normale iter parlamentare, e dunque
alla relativa discussione, per essere inserito in fretta e furia proprio all’interno
della legge di stabilità. Non si dovrebbe
fare, non si fa così ! All’interno di questa
legge di stabilità sono poi stati successivamente inseriti anche i correttivi, largamente insufficienti, posti dal Governo allo
stesso decreto.
Infine, la condotta del Governo la giudichiamo iniqua e anche incostituzionale.
Ingiusta perché non rispetta un articolo
cardine della nostra Costituzione, l’articolo
47, che tutela il risparmio, dunque il
risparmiatore, in ogni sua forma. Ma non
basta questo, la fretta del Governo e della
maggioranza di governo è stata anche
scomposta e lo posso testimoniare personalmente, perché i primissimi emendamenti a mia firma che sono stati presentati alla legge di stabilità, finalizzati proprio a modificare in senso positivo quello
che era ancora il decreto salva banche,
sono stati dichiarati inammissibili per materia. Vi è stato allora di che stupirsi
quando, neanche due giorni dopo, l’intero
decreto salva banche è diventato un emendamento da inserire in legge di stabilità.
Ma allora se erano incompatibili per ma-
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teria gli emendamenti che avevo proposto,
è diventato compatibile in due giorni l’intero decreto, da infilare in forma di emendamento, nella legge di stabilità ? Naturalmente giudicato ammissibilissimo dal Governo ! Facciamo il gioco delle tre carte ?
Quello che vale per la maggioranza di
governo non vale per il legittimo diritto di
svolgere un’opposizione costruttiva, come
stiamo cercando di fare in questa Aula, e
come abbiamo cercato (ringrazio i colleghi
al riguardo) di fare durante i giorni di
lavoro in Commissione bilancio ? Ma insomma ! Siamo veramente al limite del
campare per espedienti !
Sarebbe anche accettabile tutto questo,
sicuramente lo sarebbe, se tutta questa
fretta di agire, questa improntitudine fosse
stata almeno accompagnata da un po’ di
efficacia, se il problema si fosse risolto ! Lo
avremmo potuto capire, ma il provvedimento, il decreto poi diventato emendamento è tutt’altro che un testo che ci aiuta
a risolvere il problema e dunque pensiamo
che dalla discussione parlamentare che si
è voluta attentamente evitare e, magari,
dalla umile, un aggettivo che non si attaglia tanto a questo Governo, accettazione
di qualche provvedimento suggerito dall’opposizione forse si sarebbero potuti
trarre dei benefici, e le decine di migliaia
di famiglie che sono rimaste fregate forse
qualche beneficio lo avrebbero già avuto !
Invece no, questo Governo non ha assolutamente voluto prendere in considerazione le nostre proposte, che poi, lo voglio
sottolineare in quest’Aula, non sono state
il frutto di elucubrazioni teoriche che
abbiamo svolto, ma sono il frutto dell’ascolto dei territori e dell’ascolto diretto
delle persone coinvolte, delle famiglie
coinvolte, anzi, direi piuttosto, più che
coinvolte, truffate in questa vicenda, che ci
hanno chiesto di farci latori delle loro
istanze, evidentemente trovando ascolto
più presso le opposizioni che presso la
maggioranza di governo. Queste persone
erano state all’inizio ignorate dal Partito
Democratico, tanto che alcuni autorevolissimi esponenti del Partito Democratico in
questa stessa Aula ci spiegavano, in punta
di diritto naturalmente, che azionisti ed
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obbligazionisti non sono risparmiatori !
Come no ? Magari sono dei pericolosissimi
capitalisti ! Ci accusavano dunque di voler
strumentalizzare le loro storie: ci succede
spesso che quando poniamo questioni serie, che riguardano il Paese e magari non
piacciono alla maggioranza, ci accusano di
strumentalizzare, forse perché non sanno
cosa dire. La verità e che è stata la
maggioranza ad ignorare le storie e le
vicende di queste persone, ad ignorare la
realtà dei fatti, come troppo spesso le
accade.
Tanto avevamo, ed abbiamo ragione,
infatti, e purtroppo, che il Governo ha
dovuto a un certo punto presentare un
correttivo al suo stesso provvedimento,
sempre, inutile dirlo, come emendamento
alla legge di stabilità, ma il correttivo, che
un altissimo esponente di questo Esecutivo
ha definito assai infelicemente un aiuto
umanitario, non è neanche un palliativo,
non è assolutamente in grado di porre un
rimedio serio alle tante criticità aperte da
questo provvedimento.
L’intenzione del Governo, lo spiego rapidissimamente, e della maggioranza, infatti, è quella di dare vita ad un fondo di
solidarietà con cui risarcire le vittime,
perché di questo si tratta, di vittime, delle
quattro banche evidentemente mal gestite.
Tuttavia, questo presunto Fondo di solidarietà nelle intenzioni del Governo sarà
dotato di soli 100 milioni di euro, quando
invece le stime più ottimistiche calcolano
in almeno ottocento milioni di euro la
cifra bruciata dalle operazioni che ben
conosciamo. Denaro che era posseduto da
consumatori, da famiglie, da piccole imprese artigiane, che hanno avuto una sola
colpa: quella di fidarsi della banca di
sempre, della loro banca, quella storica –
la Banca Etruria è stata fondata nel 1882,
pensate – quella in cui ci si dà del tu con
il cassiere o col direttore della filiale,
proprio quella che invece li ha raggirati.
Non possono dunque bastare i 100
milioni di euro a sanare le tante ingiustizie
e scorrettezze messe in atto da queste
banche e dai loro amministratori, certamente responsabili – e abbiamo chiesto
una Commissione d’inchiesta apposta per-
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ché si arrivi una volta tanto a sancire e ad
attribuire le giuste responsabilità a chi ne
ha – ma che sono state anche favorite
nelle loro cattive pratiche da controlli che,
evidentemente, non hanno funzionato, e
sancite definitivamente dal provvedimento
di questo Governo.
Noi abbiamo proposto fin dall’inizio di
questa tragica vicenda che il Fondo di
solidarietà fosse alimentato non soltanto
dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, ma anche dalle plusvalenze derivanti dalla cessione di azioni, partecipazioni, diritti, nonché attività e passività
delle quattro banche in risoluzione, ma,
tanto per cambiare, la maggioranza non
ha voluto minimamente prenderci in considerazione e ha voluto andare dritta per
la sua strada. Lo sottolineo e lo ripeto
ancora una volta: quei 100 milioni non
bastano, non possono bastare. Non bastano neppure a salvaguardare quella fiducia dei consumatori, di tutti i consumatori, che è alla base del corretto funzionamento del sistema bancario e del sistema creditizio nel nostro Paese ! Senza
questa fiducia si rompe il sistema bancario
di cui tanto ci diciamo e ci annunciamo
fieri da italiani. Non vorrei che succedesse
nel rapporto tra banche e loro clienti
quello che sta succedendo alla politica
rispetto ai propri elettori. Si rompe un
rapporto di fiducia, poi ricostruirlo è difficile e ci si trova con milioni e milioni di
persone che non esercitano il loro dirittodovere di voto ! Ecco, dobbiamo scongiurare che qualcosa di analogo possa accadere nel rapporto tra i cittadini italiani e
le loro banche, soprattutto quelle banche
che sicuramente sono in via di estinzione,
perché nessuno nasconde di voler accentrare il potere bancario in poche grandi
corporate bancarie, ma quelle banche fin
quando esistono devono poter rispettare
gli impegni che prendono con i loro clienti
e con i loro risparmiatori.
Sicuramente non servirà ad aumentare
la fiducia nel sistema la scelta del Governo
di fare ricorso per le decisioni arbitrali,
previste dal provvedimento, a degli arbitri
scelti ad hoc. In un’intervista al Tg5, poco
fa, il Presidente del Consiglio, Matteo
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Renzi, ci ha annunciato che sarà Raffaele
Cantone a gestire gli arbitrati. Ho pieno
rispetto nelle capacità di lavoro di Raffaele
Cantone, ma non lo invidio, perché il
povero Raffaele Cantone mi sembra talmente oberato da impegni e da incarichi
di tutti i tipi che spero che insomma riesca
a portarlo avanti con lo stesso impegno
con il quale sta portando avanti gli altri
incarichi che gli sono stati conferiti da
questo Governo. Come dicevamo, dunque,
si scelgono degli arbitri ad hoc, anziché
utilizzare quelli già presenti proprio nelle
camere di commercio.
Poi bisogna anche ricordare un altro
piccolo elemento sempre all’interno di
questa vicenda: la smemoratezza. Infatti
qualche volta un Governo può anche soffrire di amnesia e di smemoratezza. Il
Governo ne sta soffrendo, perché non ha
previsto la perdita del requisito di onorabilità per gli amministratori delle banche
fallite, in modo che almeno si possa evitare che vadano a fare altri danni da
qualche altra parte in qualche CDA. Ma
anche qui, nell’eterno ritorno dell’eterno,
del doppiopesismo di Stato che viene applicato nel nostro Paese, i requisiti di
onorabilità, per quello che riguarda le
partecipazioni nelle banche, a volte si
fanno valere e a volte non si fanno valere,
a seconda delle convenienze.
Presidente, potrei continuare ad analizzare nel dettaglio i singoli emendamenti
che abbiamo presentato in Commissione
bilancio. Abbiamo fatto un lavoro straordinario, di cui il mio gruppo parlamentare
deve essere orgoglioso, e sono tutte le
proposte che abbiamo fatto e che la maggioranza di Governo non ha voluto prendere in considerazione. Però è inutile
ricordarlo, non è forse questo il momento.
Oggi qua, in sede di discussione sulle linee
generali, vorrei piuttosto esprimere un
auspicio che non è l’auspicio di Forza
Italia. È l’auspicio dei risparmiatori truffati e delle loro famiglie e cioè che il
Governo si ravveda e riapra, o meglio
apra, se ne ha il coraggio, il confronto su
questo provvedimento iniquo e dannoso,
ascoltando con serietà le proposte concrete delle opposizioni, ascoltando almeno
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per una volta le opposizioni, come un
sistema democratico prevede e come questo Governo di giusti, di nuovi e di rottamatori sembra ignorare. Noi i nostri
emendamenti li abbiamo presentati tutti
per la discussione in Aula e ci auguriamo
che ci sia. Non rimane amaramente che
registrare l’ennesimo episodio di furto con
destrezza di un’altra fettina di prerogative
che spettano al Parlamento e cioè, poiché
siamo ancora, vivaddio, una Repubblica
parlamentare, al popolo. Non è una bella
pagina e non lo è per questo Governo
(Applausi dei deputati del gruppo Forza
Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Mi permetta innanzitutto di ringraziare chi ha guidato i lavori di questi
giorni in Commissione bilancio, in particolare i relatori Tancredi a Melilli, ma
anche il Viceministro Morando, che ha
seguito con attenzione e devo dire con
grande cura tutte le proposte emendative,
cercando, laddove possibile, di aiutare a
renderle compatibili, come dimostrano anche le numerose riformulazioni che abbiamo approvato. E di questo ringrazio.
Ringrazio altrettanto gli uffici che hanno
lavorato alacremente in modo continuo,
soprattutto nella fase di discussione da
domenica 6 dicembre fino ad oggi che
siamo arrivati in Aula. E ringrazio anche
i tanti colleghi che si sono impegnati, che
evidentemente non erano dieci giorni in
vacanza, come qualcuno ha detto.
Secondo noi questa legge di stabilità
esce molto arricchita dopo il lavoro parlamentare e grazie all’intenso lavoro delle
forze politiche, in particolare di maggioranza e del Governo. Vorrei entrare nel
merito del provvedimento e non fare polemica politica. Noi di Area Popolare abbiamo espresso fin da subito un giudizio
largamente positivo sulla manovra proposta dal Governo, una proposta che aveva
alcuni capisaldi, in cui non ci riconosciamo pienamente e che sono nel nostro
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DNA: attenzione alla crescita, non lasciare
indietro i più deboli e abbassare l’imposizione fiscale per le famiglie e le imprese.
Nel corso dell’esame al Senato abbiamo
contribuito decisamente ad un ulteriore
pacchetto di interventi. Tra questi, gli
interventi sulla casa, quelli sulla scuola –
ricordo la reintegrazione del fondo delle
paritarie –, sul fisco e sulle imprese. In
particolare credo sia di particolare rilievo
l’estensione ai liberi professionisti della
possibilità di accesso a fondi strutturali e
FESR della programmazione 2014-2016,
equiparandoli alle piccole imprese. Un’altra misura assolutamente importante è
quella che è stata denominata « fondo
Serenella », cioè un fondo per il credito
alle imprese vittime dei mancati pagamenti. Si chiama « Serenella » dal nome di
un’imprenditrice del Veneto, la cui storia
credo abbia colpito tutti quelli che hanno
avuto modo di conoscerla.
Infatti veramente fa capire come in
questo Paese tante imprese falliscano, non
per il mercato, ma perché non sono pagate
dai loro clienti.
Ma rapidamente vorrei venire al lavoro
della Camera. Alla Camera abbiamo apprezzato la volontà del Governo di intervenire su problemi rilevanti che si sono
manifestati successivamente all’approvazione del testo in Consiglio dei ministri, in
particolare la crisi bancaria e l’emergenza
terroristica. Abbiamo sentito anche adesso
alcuni dati che non corrispondono al vero.
Gli amministratori della banca nei giorni
scorsi hanno dato i numeri veri. Non sono
800 milioni: sono 450 milioni. E, a una
prima ricognizione, sono poco più di mille
i risparmiatori obbligazionisti subordinati,
per così dire, inconsapevoli o in situazioni
di disagio, che comunque non erano in
grado di valutare il rischio dell’operazione
che stavano facendo. Da questo punto di
vista il fondo di 100 milioni che il Governo
ha previsto è sufficiente a tutelare i soggetti che hanno sottoscritto, appunto inconsapevolmente o in maniera non trasparente, le obbligazioni subordinate.
Il Governo con il decreto delle banche,
poi finito in legge di stabilità, ha evitato
una situazione ben peggiore. Ha evitato il
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fallimento che avrebbe coinvolto non soltanto gli azionisti e gli obbligazionisti
subordinati, ma anche di tutti i dipendenti
e anche tutte le imprese affidatarie – sono
tantissime – e evidentemente tutti i risparmiatori. Altre strade non c’erano,
come ha ben chiarito il Ministro Padoan.
Non è vero nemmeno che non ci sia
stato un dibattito su questo. C’è stato, c’è
stato eccome ed è stato molto ampio.
Abbiamo dedicato tutto il pomeriggio e la
sera di domenica 6 dicembre a questo. È
venuto il Ministro Padoan e abbiamo trattato gli emendamenti giorni dopo la discussione che c’è stata. Quindi francamente, certe polemiche io credo siano
fuori luogo, anche perché più che un’opposizione costruttiva su questo devo dire
che tante volte abbiamo sentito purtroppo
una propaganda in qualche caso assolutamente irresponsabile, come quando
qualcuno, in particolare un ex Ministro,
invocava la corsa agli sportelli.
Certamente c’è ancora altro da fare su
questo fronte. Noi riteniamo, ad esempio,
che per il futuro sia doveroso intervenire
normativamente o per vietare le obbligazioni subordinate o quantomeno per cambiarne denominazione. Infatti nella testa
dei nostri cittadini è stato chiaro, dai
tempi dello scandalo Parmalat e Cirio e
compagnia, che l’obbligazione è un prestito e l’azione « no » e che le obbligazioni,
in quanto prestito, non hanno rischio. Se
si introduce una forma che si chiama
« obbligazione subordinata », che in realtà
appunto invece presenta profili di non
garanzia, come minimo occorre cambiare
nome.
L’altro grande fronte su cui è intervenuto il Governo è stato far fronte all’emergenza terroristica dopo gli attentati e l’attacco di Parigi, intervenendo insieme su
due settori: sicurezza e cultura, quindi a
difesa, ma anche in positivo per costruire.
Le ragioni sono state illustrate ieri molto
bene dal Presidente del Consiglio in quest’Aula. Io voglio solo sottolineare un
aspetto. Si tratta del più ingente finanziamento alle forze dell’ordine e alla cultura
degli ultimi vent’anni, settori che, con
miopia nel passato, sono stati oggetti di
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taglio e non sicuramente di valorizzazione
e nei quali ora si sono appostate le risorse.
Abbiamo apprezzato e apprezziamo tutto
questo pacchetto, ma la misura dell’estensione degli 80 euro alle forze di polizia e
alle Capitanerie di porto è dovuta: questi
soldi sono dovuti e noi l’abbiamo sempre
richiesto con forza e lo ha richiesto il
Ministro dell’interno Alfano.
Ma nel dibattito su questa legge di
stabilità, come Area Popolare, abbiamo
posto con forza alcuni temi e abbiamo
fatto conseguenti proposte di politiche.
Innanzitutto il capitolo Sud. Sul Sud
abbiamo sostenuto con forza la richiesta
di un credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali realizzati dalle
imprese del Mezzogiorno, e siamo particolarmente orgogliosi del fatto che si sia
previsto un maggior favore per le piccole
imprese, che normalmente invece sono
quelle più ignorate quando si fanno tali
politiche. Un credito d’imposta del 20 per
cento per le piccole, del 15 per le medie
e del 10 per le grandi, credo sia finalmente
un segnale di attenzione estremamente
concreto al mondo delle piccole imprese,
che sono la forza del nostro Paese.
E poi l’esonero contributivo per le
assunzioni a tempo indeterminato per il
2017, con la riserva del 20 per cento
proposta per tutti gli incentivi per le
imprese del sud. Sono punti estremamente
qualificanti, che dicono l’attenzione della
maggioranza e del Governo a quest’area
alla quale va dedicata particolare attenzione, perché questo Paese ha davanti la
sfida della crescita e alla crescita devono
concorrere tutti: questo Paese correrà
quanto più correrà il nostro Mezzogiorno.
Per quanto riguarda la parte imprese e
turismo, del turismo in particolare, abbiamo proposto il credito di imposta per la
ristrutturazione degli alberghi anche con
aumento di cubatura, l’estensione della
deducibilità IRAP agli stagionali del turismo e la sospensione dei procedimenti
relativi ai canoni demaniali marittimi che
hanno avuto aumenti abnormi: solo a
questi, non a tutti, a quelli che si son visti
aumentare in modo assolutamente ab-
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norme tali canoni; aumento peraltro in
molti casi riconosciuto anche dai tribunali.
Abbiamo lavorato sulle imprese anche
in difesa: c’erano proposte che noi non
potevamo condividere, che avrebbero snaturato ad esempio il Fondo centrale di
garanzia, avrebbero tolto le risorse alle
piccole imprese; un emendamento ritirato
che riguardava un finanziamento delle
authority che avrebbe messo una tassa
assolutamente incomprensibile su tutte le
imprese vigilate dall’Authority del trasporto, quindi dal piccolo autotrasportatore alle compagnie aeree alle navi eccetera. Abbiamo lavorato per migliorare un
emendamento che riguardava l’obbligo del
POS, le sanzioni a fronte dell’obbligo del
POS, fissando commissioni assolutamente
ragionevoli – 0,2 per cento per i bancomat, 0,3 per le carte di credito comprensive di tutti i costi –, e un decreto da fare
da parte del Ministero dell’economia e
delle finanze per esercitare un’opzione che
il regolamento europeo sulle carte di credito consente, per fissare addirittura commissioni ulteriormente più basse, solo migliorative, non peggiorative sia per i merchant che per i clienti.
Sulla casa abbiamo proposto la riduzione del 50 per cento della base imponibile IMU per le case date in comodato ai
figli o ai genitori; e abbiamo avanzato
proposte per rilanciare il mercato immobiliare, che è la filiera industriale più
lunga di questo Paese e che può dare un
contributo fondamentale per la ripresa
economica, anche per la velocità che ha
tutto il sistema casa a muoversi, attraverso
la proposta del leasing immobiliare, che
peraltro consente ai giovani, che non
hanno capacità di merito di credito, quelli
a cui le banche negano i mutui o che non
hanno un capitale iniziale da mettere poi
a fianco di un mutuo, di potersi comprare
la casa. Così come una detrazione IRPEF
del 50 per cento dei pagamenti IVA sull’acquisto degli immobili di classe A o B
esercitato dai costruttori.
Sul sociale abbiamo chiesto un’IVA per
le cooperative sociali al 5 per cento: e
questo è anche per un riconoscimento del
valore economico, oltre che sociale, di
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queste straordinarie organizzazioni che
nascono dalla creatività della società e di
cui questo Paese va particolarmente fiero
– forse anche per il fatto che è il Paese
che ha il più alto numero di questa realtà
in tutto il mondo.
Sulla scuola, capitale umano, cultura,
abbiamo fatto diverse proposte: dall’opzione per il rientro dei talenti, alla possibilità di optare tra il vecchio e il nuovo
regime, al progetto cosiddetto Stradivari
del bonus per gli studenti dei conservatori
per l’acquisto dello strumento, che dice
anche di un segnale di attenzione a quello
straordinario settore del made in Italy che
è la musica; e anche di un’attenzione a un
mondo che purtroppo troppo spesso è
stato dimenticato, che è il mondo dei
nostri conservatori, che sono una grandissima eccellenza ma che tante volte purtroppo sono stati dimenticati dalle politiche.
Abbiamo esteso la possibilità degli interventi, i 500 milioni cosiddetti per le
periferie anche ad iniziative svolte da
soggetti privati oltre che dai servizi pubblici; l’esclusione per Matera dalle norme
di contenimento della spesa per 0,5 milioni ogni anno per quattro anni; e anche
la priorità – e questa riguarda invece i
nostri enti locali – sulla cessione degli
spazi finanziari nell’ambito della disciplina della flessibilità ai comuni con
meno di mille abitanti e ai comuni istituiti per fusione: anche questo credo che
sia una linea intelligente e un modo di
incentivare i comuni a mettersi insieme,
anche perché abbiamo oggettivamente comuni di dimensione eccessivamente piccola, cosa che poi rende difficile erogare
i servizi ai cittadini.
Concludo, Presidente. Noi siamo molto
soddisfatti del lavoro svolto e dei risultati
conseguiti. Questa legge di stabilità consegna al Paese misure per la crescita e
per il sostegno dei più deboli, e noi
siamo fieri di partecipare a questo lavoro
di riforma e di crescita; la risposta a chi
chiede perché stiamo in questo Governo,
in questa maggioranza, è qui, è anche
qui, ed è nei fatti. Noi abbiamo fatto la
scelta di costruire, di guardare il positivo
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che c’è nel Paese di chi ha energie da
mettere in campo e di aiutarlo, di valorizzarlo. Di questa scelta non solo non
ci pentiamo, ma siamo assolutamente orgogliosi !
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la
deputata Saltamartini. Non è presente in
Aula: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Librandi. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO LIBRANDI. Signora
Presidente, signor Viceministro Morando,
onorevoli colleghi, come ogni anno per
poter stabilire con chiarezza quali devono
essere gli indirizzi della legge di stabilità
dobbiamo partire dall’analisi dell’esercizio
in fase di chiusura, verificare se e come
sono state attuate le previsioni a suo
tempo fatte, quali risultati sono stati raggiunti e quali obiettivi sono stati invece
falliti, quante risorse sono servite, ma
soprattutto a quali problematiche abbiamo
dato una risposta soddisfacente. Il problema vero è quello di percepire dove sta
andando il mondo intorno a noi, verificare
quali sono le dinamiche geopolitiche che ci
coinvolgono, ed approfondire i segnali che
ne derivano, le richieste e le esigenze dei
nostri cittadini: solo con questa analisi
possiamo dare un’impronta forte alla legge
di stabilità, un indirizzo chiaro che definisca alcuni obiettivi precisi che dovranno
diventare il punto di riferimento del lavoro del Governo e dei parlamentari, e che
daranno agli italiani il sollievo di sapere
che si sta lavorando per trovare delle
soluzioni vere a problemi ben definiti.
Il nostro Presidente del Consiglio insieme al suo Governo questa analisi l’ha
fatta, e ha perciò potuto proporre con
profonda cognizione di causa la struttura
di base della legge di stabilità per il
prossimo anno, studiando, cercando di
capire ed interpretare, scrivendo di suo
pugno i punti caratterizzanti la manovra
di bilancio. Non credo siano stati molti
i Primi Ministri che hanno svolto in
prima persona questo lavoro; e lo dico –
badate bene – per convinzione e cono-
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scenza, e non certo per adulare o lusingare: anche perché, per quanto sia un
convinto sostenitore del Presidente del
Consiglio, sono parecchie le occasioni in
cui mi succede di non essere d’accordo
con alcune sue scelte, soprattutto sui
temi economici.
Considerato che la preventiva esigenza,
pienamente soddisfatta, era quella di sterilizzare le clausole di salvaguardia che
prevedevano 16,8 miliardi posti sulle spalle
dei cittadini sotto forma di aumenti delle
aliquote IVA ed accise, quali sono le
necessità primarie del Paese che il Governo ci ha segnalato ?
Al primo punto, senza dubbio, la sicurezza. I recenti drammatici fatti di Parigi
e la percezione che una forza oscura e
malvagia vuole privarci della nostra identità, della nostra cultura e, come accaduto,
anche della nostra stessa vita hanno portato a mettere in campo uno sforzo senza
precedenti per prevenire, eliminare o limitare l’azione di chi vorrebbe, ma non ci
riuscirà, terrorizzarci.
Un pacchetto da 2,6 miliardi, che
mette in primo piano il sostegno alle
forze dell’ordine, che meritano non solo
le nostre belle parole di riconoscenza e
ammirazione, ma anche mezzi, dotazioni,
equipaggiamenti e riconoscimenti economici e di carriera. E, allora, nella legge
di stabilità non solo si investe per la
difesa e la sicurezza pubblica, per la
strumentazione delle forze dell’ordine,
per la cyber security, ma si assicura ad
ognuno dei componenti delle forze dell’ordine un bonus economico di 80 euro
mensili, che sicuramente diventerà strutturale, si anticipano, da ottobre a marzo,
2.500 nuove assunzioni e si sbloccano,
finalmente, gli adeguamenti economici dei
contratti.
Sempre in tema di sicurezza, 500 milioni vengono stanziati per interventi sulle
periferie, spesso ridotte a quartieri-dormitorio, lasciate sole, senz’anima, dove sugli
antichi problemi di isolamento e di abbandono mai risolti si sono negli ultimi
anni innescate nuove tensioni sociali,
acuite dalle difficoltà economiche e da
carenze di lavoro. Oltre a ciò, vengono
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favoriti gli investimenti dei privati in sicurezza e vigilanza con rilevanti recuperi
fiscali, grazie anche all’azione di Scelta
Civica.
Il secondo tema che il Paese chiede di
affrontare nella legge di stabilità è quello
delle nuove povertà. I dati dell’ISTAT ci
dicono che la situazione sta leggermente
migliorando, ma il lieve ribasso delle percentuali di chi è in difficoltà non nasconde
il dato oggettivo che un italiano su quattro
è a rischio povertà ed esclusione sociale e
che oltre 6 milioni sono le persone che
non riescono ad avere un’alimentazione
adeguata.
D’altra parte, basta guardarsi intorno
per percepire il disagio, ma spesso anche
la disperazione, di chi non ha un lavoro e
deve mantenere una famiglia; dei pensionati che vivono con qualche centinaio di
euro al mese; di chi non ha casa; di tanti
anziani malati; di tante persone sole, che
possono contare solo su se stesse. Per loro,
la legge di stabilità mette sul tavolo, già nel
2016, oltre un miliardo di euro, una cifra
mai stanziata in passato, assegnando al
Fondo per la lotta alla povertà 600 milioni,
che diventeranno un miliardo nel 2017; al
Fondo di sostegno ai disabili soli e in
difficoltà economica, il progetto « Dopo di
noi », 90 milioni; al Fondo per la non
autosufficienza 400 milioni, ben 150 in più
rispetto all’anno passato, senza dimenticare l’allargamento della no tax area per i
pensionati più deboli.
Uno sforzo forte, come la drammaticità
della situazione richiede. Terzo tema, anch’esso molto sentito e spesso oggetto dei
progetti del nostro Governo, è quello della
necessità di ridurre la pressione fiscale per
le famiglie e per le imprese, al fine di
sostenere i consumi e gli investimenti,
soprattutto al sud. Molti sono in questa
manovra i provvedimenti che vanno in
questa direzione, a cominciare dall’eliminazione della Tasi sulla prima casa, compresa quella dei conduttori che detengono
un immobile come abitazione principale, e
con un alleggerimento per gli immobili
dati in comodato ai figli, per arrivare
all’ampliamento dei regimi fiscali forfettari e di favore per le start up e per i
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professionisti o all’esenzione dell’IMU per
i terreni agricoli montani, semimontani o
pianeggianti, chiudendo finalmente una
fase di assoluta confusione.
Le imprese, pur penalizzate dal rinvio
della riduzione delle aliquote Ires, potranno fruire di maxi ammortamenti attraverso il riconoscimento di una maggiorazione del costo fiscalmente riconosciuto
del 40 per cento; provvedimento che, associato ai crediti di imposta assegnati alle
imprese del sud, 20 per cento per le
piccole imprese, 15 per cento per le medie
e 10 per cento per le grandi, potrà incentivare nuovi investimenti in beni strumentali.
Inoltre, i macchinari imbullonati non
saranno più considerati nella definizione
della rendita catastale degli immobili di
categoria D, riducendo, di conseguenza, la
base imponibile IMU. Il settore agricolo e
della pesca fruirà dell’azzeramento dell’IRAP e nuove semplificazioni fiscali renderanno un po’ più lieve l’asfissiante peso
della burocrazia.
Provvedimenti, che valgono oltre 5 miliardi, che non penalizzeranno i comuni,
che saranno interamente compensati per
la perdita di gettito, e che daranno un
sostegno tangibile alla crescita e alla ripresa. Il lavoro è un altro tema che è da
considerarsi prioritario. Considerati i positivi risultati raggiunti lo scorso anno, la
legge di stabilità ripropone, anche se per
importi inferiori, le agevolazioni legate alle
assunzioni a tempo indeterminato, con
una riduzione del 40 per cento, per due
anni, del peso contributivo. Un provvedimento che ammonta ad oltre 800 milioni.
A ciò si aggiunge la tassazione agevolata delle quote di salario di produttività o
di welfare aziendale derivante dalla contrattazione interna, l’opzione donna, le
nuove regole sul part-time, senza dimenticare la settima e speriamo definitiva
salvaguardia per gli esodati. E poi tante
altre sono state le impronte forti che il
nostro Presidente e il suo Governo hanno
voluto dare alla legge di stabilità: la valorizzazione del patrimonio culturale, vera
ricchezza del nostro Paese, e la creazione
di domanda di cultura, con un bonus di
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500 euro che i diciottenni potranno spendere in libri, teatri o musei, i contributi
alle associazioni culturali e borse di studio
per i più meritevoli, sostegno alle università, maggiori risorse per le scuole paritarie e tanto altro.
Un pacchetto di provvedimenti che
Scelta Civica sostiene e condivide, che,
sommati, arrivano alla importante cifra di
30 miliardi. Una manovra che mette in un
angolo il rigore, fortemente espansiva, che
potrà consolidare i segnali di ripresa che
già da mesi caratterizzano l’economia italiana. Sì, perché, grazie ai provvedimenti
presi da questo Governo, il PIL sta aumentando, la produzione industriale e i
consumi sono in una fase di ripresa, la
disoccupazione scende, ma, soprattutto,
cresce – non lo dico io, ma lo certifica
l’ISTAT – la fiducia dei cittadini, ai massimi da molti anni a questa parte.
Sono solo pochi decimali, replicano
quelli che vedono sempre nero, quelli a cui
non va mai bene nulla, quelli che preferiscono distruggere e criticare, invece di
collaborare e costruire. Certo, i segnali di
ripresa sono ancora fragili e deboli, nessuno lo nega, ma la via della ripresa è
ormai consolidata e solo chi vuole negare
un’evidente e certificata realtà non lo
riconosce. La legge di stabilità mette sul
tavolo in totale 30 miliardi per dare una
spinta alla nostra economia: una manovra
economica che viene finanziata grazie ai
margini di flessibilità concessi dall’Europa,
dai proventi della voluntary disclosure,
dalla revisione della spesa, dalle entrate
legate ai giochi, dai diversi ed ulteriori
efficientamenti.
Tutto quadra da un punto di vista
meramente contabile, ma, nella sostanza,
come imprenditore e come politico pratico
e non teorico, faccio un po’ fatica a far
quadrare i conti in questo modo, che, a
mio parere, aumentano pericolosamente il
debito pubblico. È vero che in questo
momento non possiamo fare altro che
strutturare una manovra espansiva con il
contributo della flessibilità europea, ma la
strada che dovremmo imparare a seguire
nel prossimo futuro dovrà essere quella di
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far crescere il fatturato dell’azienda Italia,
di ridurre i costi improduttivi ed efficientare il funzionamento della macchina pubblica. Azioni che portano con sé maggiori
entrate tributarie, meno debito, più lavoro
e più benessere per i nostri cittadini.
Scommettiamo sui nostri imprenditori,
sugli artigiani, sui commercianti, sui professionisti, su tutti quelli, e sono molti,
che, fra mille difficoltà, continuano ogni
giorno a lavorare nelle nostre aziende, nei
negozi, nei laboratori, negli uffici, che
creano lavoro, che credono fortemente in
questo Paese. Ascoltiamo le loro richieste,
ma anche i loro suggerimenti e consigli.
Non promettiamogli la riduzione dell’Ires,
per poi deluderli; probabilmente, sarebbe
bastato un simbolico 0,5. Scommettiamo
sull’innovazione e sulle liberalizzazioni,
prendiamo atto che il software e l’intellectual property stanno diventando più
importanti dell’hardware. Scommettiamo
sulle proposte di Scelta Civica: meno Stato
e più privato.
Alleggeriamo veramente la struttura
burocratica e, magari, noi deputati,
quando scriviamo i nostri emendamenti,
mettiamo in primo piano il senso civico e
il bene comune, e non gli egoismi personali o territoriali. Più gioco di squadra, più
orgoglio italiano, più senso di appartenenza, più fiducia in un Paese che è
sempre stato grande e che sta tornando ad
esserlo, anche grazie ai provvedimenti di
questa manovra economica. La strada è
quella giusta: crediamoci fino in fondo e
ce la faremo. Scelta Civica approva con
convinzione i contenuti della legge di stabilità 2016 (Applausi dei deputati del
gruppo Scelta Civica per l’Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.
DANIELE PESCO. Grazie, Presidente.
Stabilità 2016, potremmo parlare di tante
cose, di tutte le marchette che la maggioranza ha inserito in questa legge di stabilità, nelle ultime ore della notte e del
mattino in cui questa manovra è stata
discussa in Commissione, potremmo parlare, invece, delle marchette che c’erano
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già prima, potremmo parlare anche dell’abolizione della black list, uno strumento
che poteva agevolare una persona onesta
nel capire quali erano i Paesi con i quali
riuscire a non avere problemi col fisco,
invece, questa black list è stata praticamente cancellata. Potrei parlare delle società di comodo, laddove avete inserito
l’estromissione dei beni dell’azienda e, invece, avete dato la possibilità, anche, appunto, alle società di comodo di estromettere beni e farla finita in fretta, in fretta;
potrei parlare del leasing immobiliare di
cui si è parlato poco fa, certo è un’azione
giusta per i giovani, fino al momento in cui
non diventerà una misura preferenziale
rispetto ai mutui ipotecari, perché sappiamo benissimo che, a breve, le banche
sceglieranno il leasing immobiliare al posto dei mutui ipotecari, così avranno più
facilità ad accrescere il proprio patrimonio.
Ma non possiamo non parlare della
questione più importante che secondo noi
riguarda questa stabilità, ossia l’inserimento nella legge di stabilità di un decreto, un decreto fatto dalla sera alla
mattina, il 21 novembre 2015 che ha,
guarda caso, espropriato quattro banche
ai loro azionisti. Ma l’esproprio non è
limitato solo agli azionisti, bensì ha avuto
ripercussioni anche sugli obbligazionisti
subordinati, cioè persone che per anni si
sono fidate di queste banche e per anni
hanno continuato a investire i loro risparmi – e a me viene da dire: hanno
risparmiato per dare questi soldi alle
banche – hanno investito in obbligazioni
subordinate, obbligazioni che fino a pochi
giorni fa sembravano degli strumenti praticamente sicuri e si è scoperto in questi
giorni che sicuri non sono. Non sono
sicuri perché se il Governo decide, dalla
sera alla mattina, che quelle quattro
banche sono quattro banche che devono
chiudere, allora anche le obbligazioni subordinate diventano carta straccia. Purtroppo, quasi 130 mila famiglie avevano
investito in azioni e obbligazioni subordinate e 130 mila famiglie, dalla sera alla
mattina, si sono trovate senza soldi, chi
più, chi meno, ma molte famiglie sono
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rimaste prive dei loro risparmi, grazie
alla manovra di questo Governo. Governo
che ci dice che queste banche avevano
bisogno assoluto di questo strumento, di
questa misura, perché se no ci avrebbero
rimesso i depositanti, i conti correnti.
Una balla assurda, la balla delle balle, mi
viene da dire, una bugia assurda, perché
in Italia, fortunatamente, abbiamo il
Fondo interbancario di garanzia dei depositi, il Fondo che avrebbe garantito
tutti i conti correnti, tutti. In più, le
banche non erano banche da buttar via,
da far fallire dalla sera alla mattina,
perché queste banche erano anche ricche
di crediti, crediti in bonis, cioè di gente
che stava pagando, oltre a questi crediti
in bonis, logicamente, ci sono anche le
sofferenze, cioè quei crediti deteriorati,
quelli di cui parleremo tra qualche minuto.
Ma ciò su cui mi voglio soffermare,
Presidente e colleghi, è il fatto che questa
misura è una delle tante misure finalizzate a una sola cosa: l’accentramento del
potere finanziario, l’accentramento del
potere bancario. E su questa cosa noi
dovremmo riflettere, perché, in pochi, si
sono soffermati a capire che probabilmente il potere finanziario è il potere più
importante, lo ripeto, è il potere più
importante.
PRESIDENTE. Concluda.
DANIELE PESCO. Presidente, avevo
cinque minuti, mi sembra.
PRESIDENTE. Esatto, manca un minuto, infatti.
DANIELE PESCO. Probabilmente, questo è uno dei tasselli, dopo l’aver inserito
nella nostra normativa il concetto del
bail-in, del prelievo forzoso sui conti correnti, questo sulle quattro banche ci dimostra il fatto che questo Governo, oltre
che essere asservito ai poteri forti, ai
poteri della tecnocrazia europea, della
Banca centrale europea, questo Governo
tende ad accentrare il potere finanziario
nelle mani di pochi, tende ad affermare
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che le banche piccole non vanno più di
moda, che le persone, i cittadini devono
aver paura nell’investire nelle banche piccole e devono investire i soldi solo nelle
banche grandi, perché il Governo le ha
definite banche sicure, ma così non è.
I cittadini devono essere messi in guardia e aver paura anche delle grandi banche, perché con questa normativa qualsiasi
banca può fallire dall’oggi al domani e
qualsiasi conto corrente superiore ai 100
mila euro può essere privato dell’eccedenza rispetto ai 100 mila euro. Presidente, siamo in una situazione di emergenza; questo Governo sta compiendo dei
passi che vanno oltre la Costituzione della
Repubblica italiana e sta mettendo veramente in difficoltà tutti i cittadini italiani.
Quello che è successo in questi giorni, le
proteste che abbiamo visto, che sentiamo,
che raccogliamo ogni giorno, riferite agli
obbligazionisti e ai risparmiatori che
hanno perso un sacco di soldi sono cose di
cui dobbiamo tener conto.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pesco.
DANIELE PESCO. Questo Governo si
deve fermare; anzi, deve tornare indietro,
deve tornare sui suoi passi (Applausi dei
deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Paglia. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io ricordo che abbiamo iniziato la
discussione su questa legge di stabilità
quando il Governo ha fatto sapere al Paese
cosa avesse intenzione di fare, parlando di
massima ripresa del secolo e arriviamo
verso il finale del dibattito con il Ministro
dell’economia e delle finanze che mestamente annuncia di essere all’interno di
una stagnazione secolare. Solo questo dovrebbe far capire quanto la politica economica che il Governo ha messo in campo
ormai da due anni abbia dei seri problemi,
io credo, sia rispetto all’efficacia, sia rispetto agli obiettivi che, in qualche modo,
si prefigge.
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Noi arriviamo, appunto, con gli ultimi
dati, quelli del Centro studi di Confindustria di ieri, che tuttavia possono essere presi per affidabili, di solito sono
molto vicini a quelli che poi sono i dati
certificati dall’ISTAT, che parlano di una
contrazione di quelle che erano le attese
in termini di PIL, sia per quest’anno, che
per il prossimo anno, ma, soprattutto,
parlano, in questo quadro, di una disoccupazione destinata a rimanere stabile –
lo avevate scritto anche voi già nel DEF
e poi anche nell’aggiornamento – sopra
l’11 per cento per il 2016 e sopra l’11 per
cento per il 2017. Siamo, quindi, in una
classica situazione in cui, anche ammesso
che ci fosse crescita, la crescita affidata
semplicemente alle forze del mercato non
sarebbe sufficiente a produrre occupazione. Voi capite meglio di me che una
disoccupazione superiore all’11 per cento,
che per di più grava specialmente e
pesantemente sulle giovani generazioni,
non è compatibile con l’ordinata vita
all’interno di un Paese, né economica né
sociale, si creano squilibri troppo grandi,
si creano disuguaglianze troppo grandi.
Quindi, ancora di più, dovrebbe essere
grande la responsabilità che la politica si
assume nel momento in cui pensa ad una
manovra di bilancio, perché è del tutto
evidente che proprio il ruolo dello Stato,
proprio il ruolo della politica è decisivo,
non solo per avere quel di più di crescita, ma soprattutto per indirizzare
quella crescita verso la creazione di
nuovi posti di lavoro. Non a caso, la più
forte fra le proposte che Sinistra Italiana
ha messo in campo all’interno di questa
legge di stabilità – ce ne sono molte
altre, ma questa la voglio ricordare, perché è quella centrale – è proprio un
piano per il lavoro, cioè la possibilità di
mobilitare 20 miliardi di euro, progressivamente, negli anni, per creare posti di
lavoro direttamente laddove ce ne sia
bisogno. Ce n’è bisogno nella manutenzione del territorio, ce n’è bisogno nei
servizi pubblici, ce n’è bisogno nella sanità che va sempre indietro, ce n’è bisogno nella scuola, ne abbiamo molto
parlato quest’anno. C’è la possibilità di
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investire denaro pubblico in modo profittevole e utile per il Paese, creando
anche molti posti di lavoro. Invece, cosa
fa questa legge di stabilità ? Fa una cosa
completamente estranea a qualsiasi teoria
economica, cioè finanzia in deficit l’abbattimento delle tasse, per di più non
l’abbattimento delle tasse sui profitti o
l’abbattimento delle tasse sul lavoro, finanzia in deficit l’abbattimento delle
tasse sul patrimonio. Io credo che sia un
inedito, probabilmente se dovesse funzionare si dovrebbero riaggiornare tutti i
libri di economia, il problema è che,
purtroppo, tutti i dati che abbiamo a
disposizione ci dicono che difficilmente
funzionerà, perché noi sappiamo che si
possono finanziare in deficit gli investimenti pubblici o, al limite, anche gli
investimenti privati – questo è il keynesismo, esiste la teoria del moltiplicatore,
oppure la destra, da sempre, propone di
tagliare le tasse e di finanziarlo tagliando
la spesa pubblica, arrivando al pareggio
di bilancio, queste sono in qualche modo
due cose che la teoria economica riconosce come produttive – ma l’idea di
finanziare il taglio delle tasse aumentando il debito pubblico, cioè di creare
denaro con il debito pubblico e di metterlo direttamente nelle tasche dei consumatori questa è una cosa che, ad oggi,
non era mai stata teorizzata da nessuno
e io credo anche con qualche ragione.
Quindi, questa legge di stabilità ha
avuto un percorso anche politicamente
abbastanza interessante. In una prima
battuta c’è stata la legge di stabilità che
cancellava la TASI per tutti, grande errore.
Anche solo lasciandola per il 10 per
cento delle persone più abbienti in questo
Paese, quindi cancellandola sostanzialmente a tutti, avremmo potuto recuperare
1,5 miliardi di euro che avrebbero potuto
essere molto utili negli interventi contro la
povertà o almeno avrebbero potuto anche
solo evitarci di definanziare ulteriormente
il Fondo sanitario nazionale, per esempio,
senza dovere, con questo, gravare eccessi-
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vamente sulle tasche di nessuno in un
Paese che ha grandi patrimoni, ma non ha
una patrimoniale.
L’altra cosa per cui si era fatta notare
era la decisione, altrettanto stravagante,
di portare a 3000 euro il limite di
utilizzo del contante. Persino il Financial
Times, che è un giornale che io apprezzo
relativamente, si è sentito in dovere, la
settimana scorsa, di dover far notare che
un Paese che ha il record in Europa di
evasione fiscale forse non dovrebbe intervenire con misure che danno l’impressione di ulteriore lassismo nei confronti
della lotta all’evasione fiscale e che anzi
rappresentano vere e proprie strizzate
d’occhio verso gli evasori, ma soprattutto
verso i riciclatori di qualunque genere,
soprattutto verso la piccola criminalità
(quella che il Governo a parole dice di
voler combattere) che ovviamente ha, invece, bisogno di utilizzare i contanti soprattutto al fine di smaltirli. Questa era
la carta d’identità con cui questa legge di
stabilità si era presentata al Paese.
Poi c’è stata una seconda battuta che
è quella con cui sono stati lanciati i
pacchetti sicurezza, città e cultura. Uno
ci andava a guardare dentro e si domandava questo pacchetto cultura, nome
peraltro interessante, a cosa porta ? Il
pacchetto cultura porta a investire la
maggior parte delle risorse, 295 milioni,
per dare un’una tantum di 500 euro a
chi compie diciotto anni nell’arco dell’anno. Questa è l’interpretazione della
cultura che ha questo Governo: dare 500
euro a mano, a mano, a uno che compie
diciotto anni, in un anno anche elettorale, anzi in un anno in cui ci saranno
elezioni decisive sotto molti aspetti e per
la tenuta stessa di questa maggioranza,
sia le amministrative, che sulle riforme
costituzionali. Cinquanta milioni, invece,
vengono dati per il diritto allo studio.
Queste cose invito sempre a tenerle presenti: 295 milioni per i 500 euro regalati
ai neo diciottenni e 50 milioni per permettere a quei neo diciottenni, una volta
che decideranno di iscriversi all’università, di poterla frequentare, pur non
avendo eventualmente mezzi economici
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sufficienti a farlo in un Paese che vede
l’iscrizione all’università peraltro crollare
negli anni della crisi, anno dopo anno e
anche questa non è una cosa positiva.
Questo è il tipo di equilibrio che avete
trovato. Ma la stessa cosa si può dire sul
pacchetto sicurezza, perché uno può dire
che è un bene aver trovato risorse per la
sicurezza, dopo le tragedie di Parigi, dopo
la nuova insorgenza terroristica, dopo che
è riconosciuto da tutti che ci può essere
un problema reale di investire in intelligence, di investire in prevenzione del
terrorismo. Ma anche qui la maggior
parte di queste risorse dove vengono
messe ? Vengono messe nelle 80 euro per
le forze dell’ordine, che è una cosa – per
carità – lodevole e se non ci fosse il
blocco dei contratti pubblici in questo
Paese sarebbe ancora più lodevole. Però
anche qui una domanda rimane, perché
gli 80 euro originali li avevano presi
anche gli esponenti delle forze dell’ordine
e i carabinieri. Quindi questi 80 euro a
chi vanno ? A chi non aveva avuto il
diritto a quelli, cioè sostanzialmente ai
graduati, a quelli a più alto reddito fra
le forze dell’ordine, presumibilmente non
a quelli impegnati nelle pattuglia di
strada, perché quelli fortunatamente gli
80 euro li avevano già presi. Quindi
questa manovra aggiuntiva serve a dare
80 euro agli ispettori, ai graduati e così
via. Questa voi la chiamate sicurezza.
Ma ciò per cui questa legge di stabilità
è destinata a rimanere memorabile in
questo Paese è perché ci avete voluto
inserire a tutti i costi il « decreto banche ». Questa sarà una legge di stabilità
ricordata non per le misure a favore
dello sviluppo, che come ho detto non ci
sono, e nemmeno per la riduzione delle
tasse. Sarà destinata a rimanere nella
storia come una legge di stabilità che
contiene una norma finalizzata alla distruzione di miliardi e miliardi di risparmi privati. Questo, vi piaccia o no, è
la responsabilità che vi siete presi. Peraltro qualcuno dovrebbe informare il
Presidente del Consiglio che il « decreto
banche » è stato portato dentro la legge
di stabilità, perché, non più tardi di ieri,
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sfidava il Parlamento a votare contro la
conversione del decreto quando arriverà
in Aula. Qualcuno gli spieghi che quel
momento non arriverà mai, perché è
stata fatta la scelta di portarlo dentro la
legge di stabilità. Noi la sfida peraltro la
raccogliamo: avremmo votato contro, Presidente del Consiglio, se fosse arrivato
come decreto, avremmo votato contro,
ma non arriverà mai, è inutile che lo
aspetti, la sfida viene rilanciata all’indietro.
Portarlo dentro la legge di stabilità
non è stato un atto di particolare intelligenza e lungimiranza, per tutti i problemi che sono aperti e sono aperti
anche al netto della scelta. Lo vedete
anche voi: avete affidato, con l’emendamento che istituisce un fondo assolutamente insufficiente di 100 milioni di euro
per gli obbligazionisti truffati, tutto a
normativa secondaria, perché non avete
assolutamente idea di come gestire queste
cose. I tempi del decreto avrebbero potuto permettere un dibattito più trasparente, più nella disponibilità del Parlamento, peraltro condotto nella Commissione competente e di merito, cioè quella
finanze, con la possibilità anche di interloquire, sia con chi è stato colpito da
questo decreto, sia col sistema bancario,
anche per trovare migliori soluzioni. Invece, avete preteso di infilarlo dentro la
legge di stabilità, cancellando qualsiasi
possibilità di trasparenza all’interno del
dibattito, accelerando i tempi e costringendoci a dibattere di notte, a mezzogiorno, a spizzichi e bocconi, rimandando.
PRESIDENTE. Concluda.
GIOVANNI PAGLIA. Questo non è un
modo serio di rapportarsi con un problema che ha colpito alcune migliaia di
risparmiatori in questo Paese (ad alcuni
togliendo praticamente la totalità dei loro
risparmi), che ha soprattutto gettato un
allarme generalizzato sulla stabilità del
sistema bancario. Voi non avete dato nessuna risposta su questo. Avete consentito
che si arrivasse in un momento molto
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delicato per questo Paese (quello in cui si
va verso il nuovo regime, quello del bailin) a una situazione in cui risparmiatori
hanno dubbi sulla solidità del sistema
bancario italiano. Questo è assolutamente
irresponsabile. Lo avete fatto attraverso il
decreto, attraverso le vostre scelte precedenti e anche attraverso la scelta di metterlo nella legge di stabilità. Che collegamento c’era in realtà, e chiudo, tra la legge
di stabilità e il decreto banche, ovvero le
scelte fatte su questi quattro istituti ? Uno
e molto profondo, non mi stancherò mai
di dirlo: io continuo ad avere, e avrò
sempre, la fondata e forte convinzione che
voi abbiate barattato quel po’ delle poche
clausole di flessibilità che vi siete portati a
casa dall’Europa con il forzoso bail-in
anticipato su questi quattro istituti. Voi
avete venduto all’Europa la stabilità del
sistema bancario italiano e i risparmi di
migliaia di persone in cambio di uno 0,1
di flessibilità e questa è una cosa imperdonabile (Applausi dei deputati del gruppo
Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Galati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente.
Ancora una volta nel corso di questa
legislatura il Parlamento si è trovato ad
esaminare una manovra di finanza pubblica che all’inizio preannunciava decisi
cambi di passo e nette inversioni di tendenza, ma che risulta carente e frammentata. Quindi si disperde, in larga misura, il
potenziale che poteva avere. Un’opportunità perduta in diversi settori nei quali il
passaggio parlamentare nelle Commissioni
ha soltanto parzialmente potuto migliorarne l’impianto. Le opportunità perdute
sono a cominciare da quella del welfare. Il
comparto previdenziale è stato destinatario di una disciplina per temi, per dossier.
Si è cominciato dalla prova della cosiddetta opzione donna, una scelta sostenibile, ma non sufficiente a supportare un
deciso cambio di marcia strutturale e
soprattutto a favorire l’entrata a regime di
un meccanismo stabile di flessibilità in
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uscita che sia in grado di garantire la
rispondenza alle prestazioni previdenziali,
ai parametri costituzionali di equità e di
adeguatezza delle esigenze di vita.
Stessa valutazione per quanto riguarda
le norme relative alla settima salvaguardia
degli esodati, una soluzione non definitiva
che lascia ancora fuori decine, centinaia e
migliaia, forse, di casi. In definitiva, non è
stato possibile scorgere in questa manovra
né una strategia integrata, né un approccio
riformatore di tipo strutturale. Ci sono
stati degli interventi, io stesso con altri
colleghi siamo stati cofirmatari di alcuni
emendamenti, che vanno in questa direzione, per esempio per quanto riguarda la
categoria dei giovani professionisti nel
campo medico, oltre a quella dei giovani
esperti contabili. Ma sono risultati parziali, che non bastano a dare un segnale di
svolta diversa e strutturale per le giovani
generazioni. La riforma del welfare è percepita sempre di più come una condizione
fondamentale non soltanto per la progressiva erosione del valore delle prestazioni a
fronte del corrispondente incremento del
costo della vita, della consistenza insostenibile, che ben sappiamo, della pressione
fiscale, e considerati gli effetti negativi che
sulle stesse pensioni avranno dal 2016 la
rivalutazione automatica e l’adeguamento
periodico all’indice dei prezzi. Manca,
quindi, una giusta consapevolezza delle
opportunità che, invece, potrebbero dare
uno sviluppo adeguato della previdenza
complementare o integrativa e una valorizzazione anche del forte risparmio previdenziale privato.
Un tema che potrebbe rappresentare
una svolta in un processo di revisione e di
riforma del sistema previdenziale, aumentandone la sostenibilità e generando nel
contempo anche effetti positivi sul PIL. È
un tema sul quale il Parlamento dovrà
ritornare a sviluppare una sua azione e il
Governo ad esserne più attento.
Altro tema cruciale che non è stato
trattato all’interno di questa legge di stabilità riguarda le politiche di coesione
territoriale e di sviluppo economico. La
scorsa estate il Presidente del consiglio
annunciava il « Piano Marshall » per il sud:
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una previsione di un piano da 80 miliardi
di euro, un annuncio che ovviamente era
accolto e guardato con legittime attese e
aspettative, oltre che ovviamente con un
certo grado di scetticismo. Da quell’annuncio negli atti, il primo vero riferimento
al sud è contenuto nella Nota di aggiornamento al DEF, nel quale si intravedeva
la possibilità di usufruire di spazi e margini di flessibilità, ma senza costituire
all’interno di questo provvedimento un
punto focale, un punto strategico, il tutto
nonostante la volontà del Governo, che ha
dichiarato di essere autonomo rispetto
anche ai condizionamenti dell’Unione europea. La disposizione più importante destinata al Sud è stata presentata in via
emendativa dal Governo, ed è arrivata
tardivamente, nel corso dell’esame della
legge di stabilità, quasi a colmare un’evidente lacuna che c’era all’interno della
prima versione, riguardante pochi interventi emergenziali come quelli legati all’Ilva di Taranto o alla terra dei fuochi.
Quindi, di fatto una legislazione d’emergenza, non un piano di investimenti mirati, né tanto meno si intravede quell’idea
di « Piano Marshall » per il sud.
Sulla pressione fiscale, anche qui, una
spinta convinta sul versante della riduzione della pressione fiscale. Il Governo ha
più volte dichiarato di voler realizzare,
con la presente manovra di finanza pubblica, un alleggerimento della pressione
fiscale, che ormai ha ampiamente sorpassato la soglia di tollerabilità: la Corte dei
conti, nel 2014, la dichiarava intorno al
43,5 per cento. Le valutazioni dell’impatto
economico di questa legge di stabilità per
il 2016 ci dicono che le misure non
produrranno effetti significativi in tal
senso, essendo tale pressione destinata ad
attestarsi stabilmente intorno al 43 per
cento sino al 2018.
Ancora, vi è la questione grave che
riguarda le misure cosiddette « salva banche ». Oltre ai pesantissimi danni materiali che ci sono stati sui piccoli risparmiatori, quello che inquieta e che pesa
sulla responsabilità delle istituzioni nazionali ed europee è un quadro di confusione, di trasparenza insufficiente in un
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contesto di inefficace vigilanza, tutti elementi che hanno sfatato una delle poche
certezze che riguardavano l’economia italiana, cioè quella sempre declamata solidità del sistema bancario. Un deficit di
trasparenza, di possibile controllo che poi
si riflette anche sulla previsione di questa
procedura di arbitrato per la gestione del
fondo di solidarietà. Gli arbitri, secondo
l’originaria versione dell’emendamento
proposto dal Governo, avrebbero dovuto
essere designati esclusivamente per via
governativa su proposta del Presidente
del Consiglio dei ministri e di concerto
con il Ministro dell’economia; la nostra
componente rispetto a ciò ha presentato
un subemendamento, poi accolto, che
introduce quantomeno una forma di controllo parlamentare, proponendo che la
procedura di nomina degli arbitri fosse
almeno subordinata al parere delle Commissioni parlamentari competenti per
materia. Questo sforzo va quindi in direzione di potere aiutare i risparmiatori,
anche se altre misure ben più importanti
sarebbero state necessarie, come la soppressione del limite del tetto dei 100
milioni di euro proposto dal Governo per
il risarcimento degli investitori interessati
(solo il 13 per cento rispetto alla consistenza effettiva). Ma ancora una volta,
come avvenuto per il blocco dell’indice di
rivalutazione delle pensioni dichiarato incostituzionale dalla Consulta, il Governo
ne propone una restituzione parziale, che
risulta inaccettabile e soprattutto incomprensibile. Questi elementi, dalle modalità
del dibattito e dalle disposizioni contenute all’impianto generale, non consentono alla nostra componente di sostenere
questa legge di stabilità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Latronico. Ne ha facoltà.
COSIMO LATRONICO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, l’attuale disegno di legge di stabilità
per il 2016, anche tenuto conto delle
diverse modifiche apportate al testo originario, sia nel corso dell’esame in Senato
che dell’esame alla Camera, presenta rilevanti criticità.
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In particolare: la decisione relativa
all’ennesimo differimento del conseguimento del pareggio di bilancio, l’assenza
pressoché totale di misure volte a realizzare un’efficace politica di spending
review nonché il sistematico ricorso alle
clausole di salvaguardia, attraverso le
quali si procede, sia pure surrettiziamente, al finanziamento di ulteriori interventi di spesa. Il nostro gruppo dei
Conservatori e Riformisti ha presentato
una sua proposta di manovra, una proposta di legge di stabilità alternativa.
Coerentemente con quell’impostazione,
abbiamo presentato i nostri emendamenti
generali alla legge di stabilità, tutti dichiarati ammissibili, qualcosa che dimostra che poderosi tagli di tasse abbinati
a poderosi tagli di spesa improduttiva
sono possibili. Il punto è naturalmente
avere o non avere la volontà di procedere
secondo questa strada coraggiosa, ma necessaria. Gli emendamenti sono stati anche segnalati dal nostro gruppo – proprio perché le cose si fanno sul serio –
per essere messi ai voti in Commissione
bilancio. Naturalmente, in Commissione,
il Governo e la maggioranza hanno purtroppo detto di no. Colleghi, il Paese ha
bisogno di risposte chiare. L’Italia è inchiodata allo « zero virgola » di crescita,
nonostante gli auspici. Occorre sfidare il
Governo – questo è il nostro punto di
vista – con responsabilità; occorre sfidare
il Governo in positivo, perché i tagli di
tasse ci siano (la pressione fiscale è
quella che tutti purtroppo lamentiamo),
perché la spesa improduttiva si aggredisca, altro elemento di cui spesso, a parole, ci occupiamo. Il rischio del Governo
Renzi è di fare lo stesso errore – per
carità, noi lo riconosciamo – che hanno
fatto altri Governi precedenti (in questo
caso la storia non insegna): fare troppo
poco su tasse e su spesa e sciupare
l’occasione, anche quella della congiuntura che abbiamo davanti, per una vera,
stabile e forte ripresa. Colleghi, il quadro
mondiale è incerto, naturalmente, e
molto non dipende da noi. La situazione
che c’è riguardo l’ordine pubblico e la
minaccia terroristica sono elementi che
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non aiutano ovviamente il quadro economico e non aiutano la ripresa mondiale, europea e nazionale. Noi abbiamo
proposto la nostra linea di uno shock
fiscale di 48 miliardi di euro di tasse in
meno, 24 già dal primo anno, con tagli
alla spesa in eccesso, aggredendo tre
fronti di spesa: le municipalizzate, delle
quali non sentiamo parlare e che eppure
sono all’attenzione della cronaca, purtroppo molte volte sgradevole cronaca; gli
acquisti di beni e servizi della pubblica
amministrazione, un settore sul quale si
può manovrare; la necessità di introdurre
dei costi standard (per molto tempo abbiamo ascoltato che stesse spese hanno
costi differenti in molte parti d’Italia). Si
può fare dunque, solo così potremmo
conquistare una crescita poderosa, importante, di due punti percentuali, come
abbiamo osato dire. Ecco alcuni degli
emendamenti chiave che descrivo velocemente: via tutte le tasse sugli immobili
per le imprese, i cosiddetti immobili strumentali (capannoni, negozi, botteghe,
studi professionali). È una massa di tassazione insostenibile, che l’ufficio studi
della Confcommercio ha stimato nel valore di 7 miliardi all’anno. Giù l’Ires
subito. Con il livello di tassazione che
grava sull’impresa italiana, un intervento
fortissimo di alleggerimento metterebbe il
sistema produttivo in condizione di guardare avanti. Rovesciamento delle clausole
di salvaguardia: se scatta una clausola,
questa deve determinare non aumenti di
tasse, ma tagli di spesa. Compensazioni
pro-imprese tra crediti vantati verso la
pubblica amministrazione e tasse da pagare. Sulle banche abbiamo proposto una
linea di responsabilità e di trasparenza,
che avesse come preoccupazione dominante la tutela dei risparmiatori e la
tenuta del sistema bancario da qui la
nostra proposta: ricorrere al Fondo interbancario a tutela dei depositi, quindi
non utilizzando le risorse dei contribuenti. Incardinare un negoziato reale,
risolutivo, con le autorità europee. Avviare una capillare e tempestiva campagna di informazione a favore dei risparmiatori sui rischi del sistema del credito
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italiano. Chiarire la catena delle responsabilità, perché gli incresciosi fatti accaduti non si possono cancellare.
Ora, una valutazione su alcuni punti,
diciamo sistemici, non abbiamo molto
tempo, sulla cultura. Si è detto di volere
investire in cultura. Siamo d’accordo, ma
segnaliamo delle criticità. La card giovani
con circa 300 milioni rischia di alimentare
un ciclo di consumi in nome della cultura
senza investimenti strutturali che restino
nel tempo. Anche qui avremmo bisogno di
interventi che abbiano una visione nel
settore culturale. Un solo esempio, discusso questa mattina alla Commissione
cultura della Camera. Le biblioteche provinciali rischiano lo smantellamento, collega Palese, per mancanza di risorse, milioni di volumi, che sono patrimonio della
nazione, rischiano di restare senza tutela
e senza valorizzazione.
Matera capitale della Cultura, da vergogna nazionale a frontiera dello sviluppo.
Noi abbiamo contribuito affinché vi fosse
una presenza di questo grande tema nella
legge di stabilità. È stato compiuto, lo
ammettiamo, un primo passo, che il Governo ha il dovere però di integrare, se si
vuole che le emergenze culturali ed ambientali del Mezzogiorno diventino una
leva per lo sviluppo dell’intero Paese.
Sul Mezzogiorno, un tema noto, il collega Capezzone e il collega Palese ne
hanno parlato e ne parleranno, restano
aperte le questioni del cofinanziamento
per rendere effettivo l’impiego delle risorse
comunitarie destinate a progetti di coesione, è il tema rilevante della aggiuntività
delle risorse finanziarie. Il Governo in
questa manovra usa le risorse comunitarie
destinate al Sud per finanziare la decontribuzione e il reddito d’imposta; se il
Governo vuole mettere al centro, colleghi,
il Mezzogiorno, deve trovare risorse aggiuntive. In questo senso, noi abbiamo
fatto delle proposte di copertura che attingono dal taglio di risorse ministeriali e
dai fondi speciali di sviluppo, proprio per
preservare le risorse comunitarie per piani
aggiuntivi di sviluppo.
Una manovra, signor Presidente, che
sfonda, per un giudizio di sintesi, i saldi e
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realizza in deficit una serie, anche polverizzata, di micro misure, dai festival ai
cori, dai cori alle bande. Spese che aggraveranno le condizioni della finanza pubblica senza una rigorosa programmazione
ed una revisione della spesa pubblica. Una
manovra, collega Tancredi, in sintesi, a
debito, che ammonta a 38 miliardi. Non
sappiamo ancora se le clausole di flessibilità otterranno il consenso dalla Commissione europea. Una manovra che ha
scelto una traiettoria inseguendo ragioni di
consenso, come è stato con gli 80 euro,
senza vere finalizzazioni, che rischiano di
non aiutare la ripresa economica e strutturale del Paese, ma di spostare il debito
sulle generazioni future. Le riforme strutturali restano nell’orbita degli annunci,
sconfessati dalla dura realtà della vita
delle famiglie e delle imprese italiane.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, che ringrazio per la
tenace e impegnativa azione che pure
avete fatto in Commissione insieme ai
relatori, il nostro timore è che ancora una
volta, e concludo Presidente, la tattica
prevalga sulla strategia, mentre questo
Paese, il nostro Paese, mai come ora
avrebbe bisogno di visione e di lungimiranza ! Colleghi, il Presidente De Gasperi,
in un momento altrettanto drammatico
del nostro Paese, usava una frase eloquente, non era la sua, ma di un predicatore statunitense: un politico pensa alle
prossime elezioni, uno statista alla prossima generazione, un politico cerca il
successo del suo partito, uno statista
quello del suo Paese. È la stella polare che
dovremmo usare tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il
deputato Giampiero Giulietti. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO GIULIETTI. Grazie, Presidente. La legge di stabilità, che oggi
approda in Aula, è il frutto di una discussione seria, approfondita e articolata, che
ha coinvolto la Commissione bilancio per
oltre dieci giorni, migliorando ed arric-
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chendo, in questo modo, il disegno di legge
stesso.
Una legge di stabilità che reca in sé un
intervento volto a sostegno della crescita,
operando sia nel versante del contenimento del carico fiscale, sia sul lato dell’aumento della domanda aggregata e del
miglioramento della competitività del sistema. Si tratta di un orientamento di
politica fiscale di carattere espansivo secondo quanto esposto nel documento programmatico di bilancio alle istituzioni europee, dove il Governo, nel confermare la
revisione al rialzo della crescita del PIL
esposta nella nota di aggiornamento al
DEF 2015, dichiarava anche la necessità di
un ritorno a tassi sostenuti di crescita,
avvalendosi a tale scopo del pieno utilizzo
dei margini di flessibilità consentiti in sede
europea.
Con riguardo all’impatto finanziario
delle disposizioni recate nel provvedimento, il Governo disattiva per il 2016 la
clausola di salvaguardia, cioè gli aumenti
di IVA e accise previste a garanzia del
processo di avvicinamento al pareggio di
bilancio. Il beneficio, in termini di mancato inasprimento fiscale, è di 16,8 miliardi. Di straordinario rilievo, inoltre, alla
riduzione del carico fiscale che ne consegue, pari a 4,5 miliardi annui, è l’intervento sulla fiscalità immobiliare. Vengono
eliminate le tasse su tutte le prime case,
eccetto ville, castelli e immobili di pregio
artistico e storico, la TASI e l’IMU sono
dimezzate nel caso di seconde case date in
comodato a figli e genitori, come pure per
i macchinari fissi, cosiddetti imbullonati,
che non saranno più conteggiati per il
calcolo delle imposte immobiliari.
È una scelta importante, che voglio
sottolineare per l’importanza che riveste
per tutti gli italiani. La casa per molti
nostri concittadini è il risultato di una vita
di sacrifici e lavoro, e detassare la prima
casa, oltre che uno sgravio economico
notevole, è un profondo segnale di rispetto
per chi ha lavorato una vita, per chi è
riuscito a costruire una propria tranquillità, per chi spesso ha sacrificato vacanze
e viaggi pur di costruire un’abitazione per
la propria famiglia. Tutto questo senza che
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vengano meno le risorse per i comuni,
dove anzi si è prevista per i comuni più
virtuosi, che non avevano cioè aumentato
nel 2015 la TASI, una sorta di fondo di
compensazione.
Anche nel versante degli enti locali
l’atteggiamento è profondamente mutato,
nessun taglio. Ad onor del vero i Governi
che si sono succeduti negli ultimi dieci
anni non hanno di certo scherzato con gli
enti locali, ma anzi l’eliminazione del
patto di stabilità, poter utilizzare gli oneri
di urbanizzazione per manutenzioni su
strade e verdi pubblici, premialità per chi
si associa o avvia un processo di aggregazione.
Insomma, si abbassano le tasse senza
toccare i servizi, senza che vengano meno
i presupposti di garanzia dei servizi, in
particolar modo alle fasce più deboli del
nostro Paese. In quest’ottica si inserisce
l’aumento di un miliardo del Fondo sanitario alle regioni per il 2016. Anche in
questo campo tante polemiche abbiamo
sentito, spesso a sproposito, il Governo ed
il Parlamento mettono risorse, ma è certo
necessario che vada avanti un processo di
razionalizzazione e di risparmio che premi
le regioni virtuose e che garantisca il
diritto alla cura e alla salute per tutti. Il
miliardo in più per la sanità non fa parte
del pacchetto sicurezza, ma è, a mio
avviso, un altro tassello importante di una
scelta politica di fondo. Si decide di investire 2,6 miliardi su sicurezza e cultura,
perché questo Paese ha bisogno di sicurezza e tranquillità delle città, recupero
delle periferie, investimento su cultura e
sociale. Dopo anni di governo della destra
abbiamo ereditato un Paese più povero,
più impaurito e di certo più insicuro. Ora
si inverte la rotta, prevedendo risorse per
le forze dell’ordine, una misura strutturale
di 80 euro mensili per gli addetti alla
nostra sicurezza, un credito di imposta di
15 milioni per le spese sostenute dai
cittadini per l’installazione di impianti di
videosorveglianza e allarmi, 150 milioni
per il contrasto con mezzi informatici ai
crimini di matrice terroristica, 500 milioni
per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie.
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Ancora, perché sia chiaro che per combattere la paura e le insicurezze si fa una
scelta strategica e non uno spot o una
misura una tantum, si investono 500 milioni per l’edilizia scolastica, che si aggiungono a quelli investiti sino ad oggi, 50
milioni per le borse di studio, e a tutti i
ragazzi che compiono diciott’anni nel 2016
viene data una carta elettronica del valore
di 500 euro per libri, musei, mostre, cinema eccetera. Non una mancia, ma una
scelta di politica culturale e della sicurezza. Giovanni Paolo II diceva che non
dobbiamo avere paura, per non avere
paura un Governo deve investire nella
cultura, nel sapere, nelle intelligenze, e a
chi specula sui morti la cultura fa paura,
un po’ perché è cosa estranea da sé, ma
soprattutto perché la cultura aiuta a conoscere meglio e valutare alcune prese di
posizioni politiche barbare e incivili.
Ancora altre scelte importanti. Penso
alle risorse per il « dopo di noi » e all’aumento del fondo per le non autosufficienze, che è stato rifinanziato dall’anno
scorso e che i Governi della destra avevano
azzerato, più fondi per il servizio civile,
per la prima volta una misura organica
contro la povertà. A ciò si aggiunga l’aumento della « no tax area » per i soggetti
sopra i 75 anni da 7.750 a 8.000 e il fatto
che il regime sperimentale per le donne, la
cosiddetta opzione donna, è esteso alle
lavoratrici che maturano i requisiti entro
il 2015.
Ma mi piace ricordare altri due elementi. Uno sono le risorse per il sud, che
non sono soltanto le questioni che riempiono le cronache legate a proroghe dei
forestali o dei LSU, ma penso soprattutto
ai 450 milioni per la Terra dei fuochi, alle
risorse per lo sblocco di Bagnoli, al finanziamento finale per la Salerno-Reggio Calabria, al finanziamento ponte per fare
fronte alle esigenze di Ilva. Se chi assumerà nel 2016 potrà a livello nazionale
beneficiare di una riduzione dei contributi
al 40 per cento per 24 mesi, al sud il
beneficio è esteso anche al 2017. Sempre
a favore del Mezzogiorno è previsto un
credito d’imposta per l’acquisto di beni
strumentali, a seconda delle dimensioni
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aziendali, dal 2016 al 31 dicembre 2019.
Anche queste sono scelte che per troppo
tempo chi ci ha preceduto ha colpevolmente rimandato.
Il secondo elemento è la discussione
inserita in legge di stabilità del cosiddetto
decreto banche. Troppe speculazioni politiche, toni incivili e meschine falsificazioni
abbiamo sentito in questi giorni, ma resta
il fatto che senza l’intervento del Governo
quelle banche non ci sarebbero state più,
sarebbero stati licenziati 7 mila dipendenti
e le imprese e le famiglie titolari di fidi
avrebbero ricevuta immediata richiesta di
rientro. Avremmo visto sì famiglie e imprese sul lastrico. Oggi, invece, si tutelano
i lavoratori correntisti e con il fondo da
100 milioni, introdotto in legge, vengono
salvaguardate le situazioni più delicate.
Insomma, chi è stato truffato recupererà i
soldi e la Commissione d’inchiesta stabilirà le responsabilità. La violenza di questi
giorni da parte di alcuni non mi è sembrata di sentirla in altre vicende, dove le
responsabilità erano chiare ed accertate e
dove i cittadini hanno perso rovinosamente i loro risparmi. Penso a Credieuronord e penso ad altre situazioni analoghe, dove, anziché il fondo di solidarietà,
era sufficiente utilizzare gli investimenti in
diamanti fatti da qualche partito, il cui
leader oggi specula sulle disgrazie con i
soldi pubblici. Ma tant’è !
Questa è la nostra legge di stabilità, che
genera aiuti alle imprese, aumentando le
detrazioni ai fini Ires e Irpef al 140 per
cento, investimenti alle famiglie, capacità
di potere investire nelle ristrutturazioni
edilizie con il 50 per cento di detrazioni e
la conferma del 65 per cento di ecobonus.
È una legge di stabilità che restituisce a
noi parlamentari l’orgoglio del nostro lavoro e la passione per una politica, che è
servizio, ma che è capacità di dare risposte
al Paese e prospettiva di crescita, una legge
di stabilità che si inserisce in un corposo
progetto di riforme strutturali e anche
costituzionali del Paese. In molti sembrano
dimenticarsi dell’Italia solo di cinque anni
fa, sfibrata, sfiduciata, lumicino di coda
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dell’Europa, in preda ad attacchi speculativi, disoccupazione in aumento e spread
alle stelle.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SIMONE BALDELLI (ore 16,35)
GIAMPIERO GIULIETTI. Oggi la tendenza è invertita. Dobbiamo consolidare la
crescita e restituire la fiducia alle famiglie,
ma ha ragione il nostro Presidente del
Consiglio Renzi: dobbiamo combattere le
paure, scommettere su noi stessi e sulla
nostra straordinaria capacità di guardare
avanti (Applausi dei deputati del gruppo
Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Milanato. Ne ha facoltà.
LORENA MILANATO. Grazie, Presidente. Onorevole colleghi e Governo, ai
nostri occhi la legge di stabilità per il 2016
del Governo Renzi si presenta così: imprudente, ingannevole, inconsistente, rischiosa,
personalistica,
assolutamente
fuori dalla realtà.
Partiamo da una semplice considerazione: siamo di fronte a una manovra
varata tutta in deficit, che poggia su previsioni economiche sconsideratamente ottimistiche, già sconfessata dagli attuali dati
economici e completamente ribaltata dalle
previsioni future. Un dato su tutti: il
debito pubblico italiano, da sempre autentico spauracchio dell’economia italiana,
continua a salire e a ottobre è aumentato
di 19,8 miliardi, arrivando a toccare
2.211,8 miliardi.
Quest’aspetto, già preoccupante di per
sé, lo è ancor di più alla luce dei provvedimenti previsti dal testo di legge, che
graveranno in maniera sempre più consistente sulla già precaria salute dei conti
pubblici per il presente e per il futuro; un
quadro nazionale desolante, che si inserisce in un contesto internazionale tutt’altro
che rassicurante.
Il Governo si rende protagonista sempre degli stessi errori, che ricadono poi
sulla pelle dei cittadini, annunci e pro-
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messe roboanti e risultati scarsi, come nel
caso della spending review, fondamentale
per ridurre la pressione fiscale insostenibile che grava sulle spalle degli italiani e
che si limita, in questo dispositivo di legge,
solo a 6 miliardi di euro, ritoccando al
ribasso le già insufficienti indicazioni del
DEF.
Su questo punto ci siamo espressi con
decisione, in tempi non sospetti, sposando
le direttive della Commissione Cottarelli.
Perché il Governo ricalchi gli errori del
passato è facile intuirlo: quest’Esecutivo
ha a cuore solo la propria sopravvivenza,
non i reali interessi e bisogni degli italiani
e infila provvedimenti in serie, finalizzati
alla mera acquisizione di consenso elettorale, come già fatto col tristemente famoso
bonus Irpef di 80 euro dello scorso anno,
esteso in questa legge anche alle forze
dell’ordine o, ancora, con il bonus cultura
per i diciottenni. Sono tutti bonus di
nome, che di fatto si trasformeranno in
detrazioni nel prossimo futuro. La coperta
è corta e il nostro Governo lo sa, ma per
accaparrarsi consensi elettorali in vista
delle imminenti elezioni amministrative fa
questo ed altro.
Questa legge di stabilità era una grande
occasione per rialzare il Paese e prendere
decisioni vere ed autentiche in soccorso
degli italiani e, invece, si rivela un inganno,
la classica montagna che ha partorito un
topolino che, a quanto pare, il Governo è
intenzionato a portare a termine, nonostante la realtà lanci moniti allarmanti.
Prendiamo il caso del decreto « salva banche », di cui abbiamo già parlato. Il Ministro Padoan inizialmente ha annunciato
una norma che disponeva misure di carattere umanitario per affrontare così casi
come quello che ha colpito i 12.500 clienti
possessori di bond subordinati delle banche in questione. Si tratta di un sostanziale riconoscimento di responsabilità del
Governo, che ha deciso di percorrere la
strada del fondo di risoluzione nazionale,
piuttosto che quella del fondo interbancario di tutela dei depositi e di chi doveva
vigilare. Tanto più che al fondo interbancario è tornato il Governo per finanziare
il fondo di solidarietà di 100 milioni di
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euro, istituito per il ristoro degli obbligazionisti subordinati delle banche fallite:
100 milioni che, tra l’altro, sono totalmente insufficienti.
Forza Italia in questa direzione ha
presentato proposte subemendative, con la
previsione del ristoro totale degli obbligazionisti subordinati. A tutela dei risparmiatori aveva proposto anche lo strumento
della class action collettiva o, in alternativa, la possibilità di ricorrere all’acquisto
di titoli che diano diritto alla sottoscrizione a prezzo predefinito di azioni degli
enti ponte che proseguono l’attività delle
vecchie banche. Lo ripetiamo: il Governo
procede, non con l’obiettivo di una leale
tutela dei diritti e dei bisogni dei cittadini,
bensì con la logica delle mance da elargire
in previsione di un prossimo ritorno elettorale.
È così anche per le disposizioni contenute nel pacchetto di sicurezza. Il Governo, come accennato, ha previsto per il
personale delle forze dell’ordine, delle
Forze armate e dei vigili del fuoco un
bonus di 80 euro, bonus quindi non strutturale, che non vale nemmeno per il
calcolo della pensione, un mero palliativo
che schiva ciò che andrebbe realmente
messo in pratica, ovvero un rinnovo dignitoso dei contratti, tema centrale dei
subemendamenti presentati da Forza Italia.
Nel caso, ancora, degli interventi
straordinari previsti in questa legge di
stabilità per il Sud, l’emendamento per il
Mezzogiorno prevede un credito d’imposta
quadriennale, dal 2016 al 2019, relativo
agli investimenti sostenuti dalle imprese
del Mezzogiorno. Non solo si tratta di un
provvedimento risibile in termini economici per gli obiettivi da raggiungere, ma si
tratta anche di un semplice ricollocamento
di vecchi fondi europei già stanziati per
altri tipi di investimento. Niente di nuovo;
o meglio, di nuovo c’è solo l’imbroglio, a
cui ci opponiamo con le nostre armi
migliori: concretezza, chiarezza, coerenza
e tutela dei cittadini. Abbiamo infatti presentato i nostri subemendamenti all’emendamento del Governo, che prevedono lo
stanziamento di 5 miliardi di euro con
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coperture certe. Il Sud sta attraversando la
crisi più profonda da quindici anni a
questa parte. Non è pensabile affrontarla
con i pannicelli caldi proposti dall’Esecutivo. Le risorse che intende stanziare il
Governo per fronteggiarla sono un insulto
al buonsenso.
Servono 5 miliardi per investire realmente sulle imprese del Mezzogiorno, per
consentire alle stesse imprese di ripartire,
di consolidarsi, di crescere e di creare
nuova occupazione. La disoccupazione
giovanile al Sud, come in tutto il resto del
nostro Paese, registra picchi negativi: il
Governo resta a guardare, e si limita a
promettere e a non mantenere, in perfetta
sintonia con il modus operandi del Governo Renzi e dei suoi ministri.
Abbiamo tentato di contribuire ad un
miglioramento del testo, ma i nostri tentativi sono risultati vani. In tempi non
sospetti abbiamo tentato di affrontare in
maniera costruttiva il tema delle infrastrutture per il Sud, proponendo lo stanziamento di 4 miliardi per l’alta velocità o
l’estensione del credito d’imposta anche
per il settore della ricerca e dello sviluppo:
misure che avrebbero permesso un ammortamento pressoché totale degli investimenti, facilitato da eventuali provvedimenti fiscali da realizzare in concerto con
l’Unione europea, e implementato dalla
creazione di zone franche per attirare gli
investimenti esteri. Niente di tutto ciò: il
Governo continua a giocare sulla pelle dei
cittadini !
Altro punto disatteso, la proroga dei
contratti dei precari nel settore sanitario,
che è stata congelata quando il Governo
aveva promesso una soluzione in aiuto alle
15 mila famiglie siciliane, ora sempre più
disperate. Ma la Sicilia, purtroppo, è solo
un esempio dell’incapacità e dell’assenza
del Governo riguardo alle questioni più
importanti. Si pensi alla condotta del Governo al Senato – vorrei qui ricordarla –,
dove prima ha chiesto all’opposizione di
collaborare in direzione costruttiva e migliorativa dell’iter, salvo poi cassare tutti
gli emendamenti provenienti dalla minoranza e di interrompere la discussione sui
temi principali: no tax area, investimenti
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per la sicurezza e per il Sud, la questione
delle pensioni eccetera; e avanzare invece
diretti nella direzione degli aiuti agli amici
del Governo, cincischiando pericolosamente, dilatando in maniera insopportabile i tempi e tentando di nascondere agli
occhi del Paese la reale natura di questa
manovra: una legge di stampo elettorale,
che distribuisce milioni qua e là nella
speranza di aumentare il proprio consenso
alla prossima chiamata alle urne.
Stia attento però questo Governo a
giocare con i numeri: la congiuntura economica ci sta voltando le spalle, e laddove
il Governo doveva mettere sul tavolo misure autentiche, decise, strutturali per tutelarci, ci ritroviamo invece con interventi
imbarazzanti a favore di associazioni, enti,
società, persone amiche del Governo. Citiamo solo un caso, forse il più emblematico: l’indecoroso caso della Fondazione
MAXXI gestita da Giovanna Melandri, che
è stata espunta dai provvedimenti previsti
dalla spending review e che registra il terzo
finanziamento straordinario da parte del
Governo, in totale disaccordo con i principi di meritocrazia e di osservanza della
realtà sociale del Paese, che vede associazioni culturali, teatri, enti completamente
abbandonati a loro stessi.
Potremmo elencare per ore e ore le
lacune di questa legge, diretta conseguenza
di enormi lacune di questo Governo. Abbiamo tentato un approccio costruttivo,
come da sempre facciamo, ma ci siamo
dovuti arrendere al comportamento imbarazzante di chi ci governa. Non c’è niente
di veramente utile per questo Paese in
questa legge: nulla per le pensioni, nulla
per la sicurezza, nulla per il Sud, nulla per
la ripresa economica dei cittadini e delle
imprese, nulla per i pensionati. Nulla di
nulla: solo ed esclusivamente gestione e
spartizione del potere alla faccia della
democrazia. Il Governo sta agendo in
maniera irresponsabile !
Ora, per finire, signor Presidente, ci
risulta da notizie di agenzie e da informazioni avute da alcuni colleghi della
maggioranza che il Governo è orientato a
non porre la questione di fiducia. Benissimo: ne siamo felici, perché sarà un modo
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per continuare il dibattito su questa legge
di stabilità nei prossimi giorni. Ma noi
sorveglieremo, vigileremo, perché ci viene
un sospetto: il sospetto è quello che il
Governo e la maggioranza intendano in
questo modo inserire ulteriori emendamenti strumentali, ulteriori emendamenti
volti solo a modificare il testo uscito dalla
Commissione, un tentativo maldestro di
continuare quell’azione propagandistica ed
elettorale già esercitata in Commissione
bilancio. Noi vigileremo su questo, e saremo pronti a denunciare se questo avverrà (Applausi dei deputati del gruppo
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente) !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Simonetti. Non è presente in
Aula: s’intende che vi abbia rinunziato.
L’onorevole Villarosa, iscritto a parlare,
non è presente in Aula.
È iscritta a parlare l’onorevole Gregori.
Ne ha facoltà.
MONICA GREGORI. Presidente, il disegno generale che emerge da questa legge
di stabilità che ci apprestiamo a votare è
un disegno triste per il mondo del lavoro:
ancora una volta il Governo e la maggioranza propongono un impianto liberista,
con svalutazione competitiva del lavoro e
una contrazione dell’intervento pubblico a
sostegno dell’economia e dei lavoratori.
L’orizzonte del sostegno esclusivo al
mondo datoriale – lo ribadiamo con forza
– non può essere l’unica soluzione per i
cronici problemi della nostra economia.
Già con la legge di stabilità del 2015 le
diverse misure a favore delle imprese
computavano 29 miliardi di euro in tre
anni: solo nel 2015, oltre i 5 miliardi di
euro già previsti per la deduzione del costo
del lavoro dall’imponibile IRAP, nei primi
otto mesi dell’anno si contano 1,4 miliardi
di euro di mancata contribuzione per
effetto degli incentivi legati al Jobs Act.
A fronte di tali incentivi all’occupazione « stabile », i dati ISTAT rilevano una
crescita di soli 106.310 occupati permanenti nel periodo gennaio-agosto 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno prece-
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dente: appare evidente che l’ulteriore liberalizzazione del contratto a tempo determinato realizzata dal cosiddetto decreto
Poletti, dopo la modifica già realizzata
dalla legge Fornero nel 2012, ha disincentivato l’impiego di lavoro a tempo indeterminato. Questo spiega perché il Governo, poi, abbia previsto così tante risorse
per riparare ai danni fatti con un suo
stesso provvedimento e incentivare l’impiego di lavoro stabile.
Il Governo scommette tutto sul mercato, ma non può più funzionare. Le stime
di crescita del PIL per il biennio in corso,
su cui si basa la sostenibilità delle finanze
pubbliche e si costruisce la nuova legge di
stabilità, sono state riviste al rialzo per la
prima volta dal 2010: questo perché per la
prima volta agiscono variabili esogene inedite, tra cui l’alleggerimento monetario
della BCE, la riduzione del tasso di cambio
e la caduta strutturale del prezzo del
petrolio, che si sommano al rimbalzo positivo della produzione industriale e alla
temporanea ripresa delle esportazioni e
dei consumi del secondo trimestre del
2015. Quanto potrà durare però tutto
questo ? Il sostegno di Francoforte prima
o poi finirà, e lascerà il re nudo.
Il Governo non affronta il problema
della disoccupazione giovanile. Alta disoccupazione e deflazione salariale rappresentano due leve per la svalutazione competitiva del lavoro: nel quadro macroeconomico programmatico del Governo, infatti, si prevede un tasso di disoccupazione
sopra il 10 per cento anche al 2019. Ciò
significa che, con la legge Fornero e senza
cambiamenti dell’assetto previdenziale, si
programma un tasso di disoccupazione
giovanile attorno al 40 per cento per tutti
i prossimi cinque anni. Tale previsione
programmatica va letta accanto a quella
sul costo del lavoro: nel quadro previsionale del 2015-2018 i salari crescerebbero
meno della produttività, e in alcuni anni
anche dell’inflazione. In questo modo la
quota distributiva del reddito nazionale
destinata al lavoro, ridotta pesantemente
già prima della crisi, si ridimensionerebbe
ulteriormente: una scelta poco sensata
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anche in riferimento all’inflazione, che si
prevede al di sotto del 2 per cento fino al
2020.
Nel provvedimento non vi è traccia di
misure capaci di fronteggiare la crisi di
domanda e occupazionale, né di qualificare l’offerta e il lavoro. Ciò si potrebbe
fronteggiare solo attraverso l’avvio di un
ambizioso piano per il lavoro, che Sinistra
Italiana ha lanciato con forza per prima:
un piano che preveda l’investimento di
almeno 10 miliardi di euro nella creazione
diretta d’occupazione, per la produzione
di beni e servizi utili socialmente, e quindi
beni ambientali, pubblici, comuni e beni
sociali; e che potrebbe generare in un
triennio oltre 700 mila nuovi occupati tra
pubblico e privato, per effetto dei nuovi
settori e dei nuovi mercati indotti, riportando così il tasso di disoccupazione vicino
al livello pre-crisi e aumentando la crescita del PIL di almeno 3 punti percentuali.
Il Governo non si occupa del lavoro nel
Mezzogiorno, la legge di stabilità per il
2016 ignora il Mezzogiorno, quando invece
dovrebbe costituire proprio l’occasione per
definire un primissimo perimetro d’azione
possibile. Selettività degli incentivi, fiscalità di vantaggio, credito d’imposta per
investimenti, ricerca e innovazione e rafforzamento della dotazione del Fondo sviluppo e coesione, sarebbero piuttosto alcune delle misure da collocare all’interno
di una cornice complessiva che metta il
sud al centro dell’agenda politica del Governo.
Il Governo abbandona definitivamente
il mondo della contrattazione e del lavoro
pubblico. Col disegno di legge si ripristinano le misure relative al blocco della
retribuzione individuale già presenti nel
decreto-legge n. 78 del 2010 e modificate
nella legge di stabilità dello scorso anno. Si
afferma che l’ammontare complessivo
delle risorse annualmente destinate al
trattamento accessorio anche a livello dirigenziale non possano superare quelle del
2015 e siano ridotte in relazione al personale che lascia il servizio, una norma
che non solo blocca la contrattazione di
secondo livello ripristinando quanto la
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scorsa stabilità aveva cambiato, ma nei
fatti rende impossibile il rinnovo del contratto collettivo nazionale; ciò in quanto
molte voci definite dalla legislazione nazionale hanno ripercussioni automatiche
sui fondi della contrattazione di secondo
livello che se il contratto nazionale determina l’aumento delle retribuzioni tabellari, aumenterebbero a loro volta e ciò è
impedito dalla misura presente nel decreto.
Dopo il disastro provocato dalla legge
di stabilità dello scorso anno ci si aspettavano misure con le quali affrontare i
problemi rimasti aperti a partire dalla
riduzione sul prelievo delle province. In
realtà non è presente nessuna misura che
accompagni fattivamente il processo di
ricollocazione che è ancora sostanzialmente fermo, anzi si prevede il commissariamento delle regioni che non hanno
ancora approvato la legge di riordino e di
quelle che pur avendo approvato la legge
non hanno ancora concluso la procedura
di ricollocazione del personale da concludersi entro la metà del prossimo anno. Le
disposizioni di cui ai commi da 87 a 95
dell’articolo 1 che incentivano, per così
dire, la contrattazione aziendale anche e
soprattutto in tema di welfare aziendale e
soprattutto nelle diversità presenti, segnano fortemente una direzione di marcia
del Governo verso l’idea di un welfare
aziendale privato che rischia di essere
antitetico a quello universale pubblico sottoposto ai tagli di spesa.
Il Governo continua poi, ormai da anni,
a tagliare risorse ai patronati e ai CAF per
i quali prescrive l’obbligo del visto di
conformità che aumenta i livelli insostenibili dei premi assicurativi palesando la
volontà di voler colpire le rappresentanze
sociali e la loro funzione di assistenza
senza curarsi del fatto che per raggiungere
il suo obiettivo si colpiscono milioni di
cittadini che, rinunciando a un servizio
gratuito, sarebbero costretti, in assenza di
patronati e CAF, a rivolgersi direttamente
all’INPS, all’INAIL, alle prefetture e all’Agenzia delle entrate.
Il gruppo di Sinistra Italiana ha presentato una serie di proposte emendative
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volte a migliorare questo quadro così deprimente per il mondo del lavoro, iniziative volte a stabilizzare il mondo delle
partite IVA, a trovare soluzioni per alcuni
settori cruciali del mondo del lavoro pubblico, a procedere allo scorrimento delle
graduatorie per i vincitori di concorsi, a
sbloccare il turnover e a creare nuovi posti
di lavoro.
La legge di stabilità del Governo Renzi
è un altro attacco verso i più deboli, verso
i lavoratori e le lavoratrici italiane, un
attacco che Sinistra Italiana respinge con
forza al mittente. (Applausi dei deputati del
gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie
Presidente, io mi occuperò particolarmente della parte sulle banche, quindi del
famoso decreto sulle quattro banche chiamato erroneamente « salva banche » e vorrei cominciare il mio discorso dall’articolo
47. L’articolo 47 della nostra Costituzione,
Presidente, parla di tutela del risparmio,
dice chiaramente che la Repubblica tutela
il risparmio.
Infatti, a parer mio, c’è già un errore di
fondo: la legge del 1997, che obbliga il
Fondo di garanzia e di tutela per i depositanti a garantire il pieno pagamento per
una qualsiasi crisi bancaria dei depositi
solo ed esclusivamente fino a 100 mila
euro. Ricordiamo, anzi, che era addirittura 103 mila euro, poi da Monti, nel 2011,
fu portato a 100 mila euro.
Esiste un limite, Presidente, per la
tutela del risparmio ? È questa la domanda fondamentale, secondo me, che
dobbiamo farci. Quando si dice in quell’articolo « La Repubblica tutela il risparmio », cosa si intende ? Lo tutela « fino a »,
c’è un limite per la tutela del risparmio,
c’è un importo superato il quale non si
chiama più risparmio ma si chiama in un
altro modo ?
Cioè, noi già avevamo una norma, a
nostro parere, incostituzionale. Qui addirittura, con il nuovo bail-in, si va ancora
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oltre, perché addirittura queste crisi bancarie le dovranno pagare non con una
procedura di fallimento, quindi con un
procedimento che è descritto in una legge,
la legge fallimentare, ma bypassando totalmente quelle norme. Nel momento in
cui Banca d’Italia infatti – questo è importante – pensa che quella banca sia in
crisi (Banca d’Italia con un’influenza di
Intesa UniCredit per più del 50 per cento,
vorrei ricordarlo), avvia questa procedura
di risoluzione bypassando molte norme del
nostro ordinamento.
Ma ritorno sul risparmio: perché i
nostri costituenti hanno pensato di inserire nei primi articoli la tutela del risparmio e anche il controllo del credito ? Non
dimentichiamocelo: non solo la tutela del
risparmio, la Repubblica deve controllare
anche il credito. Perché sapeva con che
lupi aveva a che fare, Presidente. Noi
venivamo da una crisi devastante – la crisi
del 1929 – che aveva colpito anche l’Europa, anche l’Italia. E l’Italia, nel 1936,
decise di dotarsi di una legge che ha retto
fino al 1992, secondo me, molto bene; una
legge che mettesse al riparo dagli speculatori (che già esistevano negli anni
Trenta) che avevano distrutto e avevano
creato la crisi mondiale più grande di tutti
i tempi, superata forse solo da questa del
2008.
E, guarda caso, quando iniziò questa
crisi del 2008 ? Iniziò nel 2000. Iniziò
quando Clinton decise proprio di abolire,
di cancellare quella legge che avevano
fatto per evitare i problemi avvenuti prima
dello scoppio della crisi del 1929. Divisione
tra banche commerciali e banche d’affari:
se vuoi investire in titoli tossici non lo fai
con i depositi dei cittadini e non lo fai
perché la tutela del risparmio è prevista
dall’articolo 47 della Costituzione. E, ripeto, è prevista perché con il risparmio dei
cittadini... molti dicono: « no, ma devono
spendere, perché tengono i soldi fermi in
banca sul conto corrente ? ». È importante
anche che qualcuno tenga i soldi nel conto
corrente perché sennò le banche cosa ci
stanno a fare ? Le banche sono un hub, un
punto centrale nel quale confluiscono le
risorse dei cittadini, il risparmio che deve
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essere totalmente tutelato anche sopra i
100.000 euro, non deve esserci un limite
per la tutela del risparmio. La Repubblica
tutela il risparmio. Quindi, il risparmio era
importante per quello.
Oggi, invece – anche queste quattro
banche ce lo insegnano – con i depositi
dei cittadini, con i prestiti fatti alle banche
dei cittadini ignari, inconsapevoli, si vuole
pagare la crisi delle banche. Vogliamo
utilizzare questa norma per pagare la crisi
delle banche, vogliamo utilizzare gli obbligazionisti ignari, che non hanno voce in
capitolo, nella norma sulle banche.
Presidente, diciamolo: è inutile che il
PD ci continui a dire che questa norma è
stata richiesta dall’Europa, perché in Europa ci sono pure loro e in Europa loro
hanno votato favorevolmente a questa
norma; noi no. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Michele Pelillo, ma non è in
Aula. È iscritto a parlare l’onorevole Guidesi, che non è in Aula. È iscritto a parlare
l’onorevole De Lorenzis, però non è in
Aula...
È iscritta, quindi, a parlare l’onorevole
Nicchi. Ne ha facoltà.
MARISA NICCHI. Grazie, Presidente,
noi avremmo voluto una manovra radicalmente diversa rispetto a questa contenuta nella legge di stabilità che stiamo
votando e che noi non voteremo. Una
manovra che voleva, anzi, secondo noi,
doveva infondere un carattere espansivo
alla nostra economia e, soprattutto, combattere l’acuirsi delle diseguaglianze sociali
nel nostro Paese, un Paese dove ci sono
sempre più precari, persone senza potere,
senza lavoro, senza reddito e con meno
sapere. Per questo pensavamo che l’aumento del deficit dal 2,2 per cento del PIL
al 2,4 per cento, attraverso cui l’esecutivo
ha potuto usufruire di 3,4 miliardi, fosse
finalizzato, come noi abbiamo proposto, a
un piano triennale straordinario per il
lavoro. Già le colleghe e il collega che mi
hanno preceduto hanno indicato le priorità di questo piano sul lavoro: assetto
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idrogeologico, edilizia scolastica, conversione ecologica del sistema produttivo e,
soprattutto, lo sottolineo, un grande incremento del lavoro nel welfare, non nei
welfare aziendali verso cui stanno andando, privatizzando, le linee di questo
Governo, ma un welfare per combattere, in
primo luogo, una povertà crescente, inaccettabile, e per affermare il diritto alla
salute.
Invece, questa manovra, queste risorse
prese dal Governo e dall’Esecutivo sono
state usate per agevolare la parte più
abbiente della nostra società. Voglio ricordare qui l’intervento che ha fatto l’onorevole Paglia per dimostrare questo carattere di diseguaglianza che persegue questa
manovra. In questo senso, al di là delle
promesse del cambiare verso, nel nostro
Paese si stanno perseguendo le vecchie
politiche, quelle dei Governi precedenti,
del Governo Monti e del Governo Letta
che hanno un unico obiettivo: ubbidire al
raggiungimento del pareggio di bilancio
che viene perseguito, viene propagandato e
imposto dall’Europa. Questa ubbidienza
noi la vediamo, al di là delle chiacchiere
che vengono fatte ogni tanto a vanvera dal
Presidente del Consiglio contro i burocrati
dell’Europa. Nel frattempo la spesa sociale
nel nostro Paese si è ridotta del 33,8 per
cento ed è 4,8 punti in meno della media
europea; negli ultimi sette anni agli enti
locali sono stati sottratti 19 miliardi grazie
al Patto di stabilità, 12 miliardi per mancati trasferimenti erariali; il personale
pubblico è diminuito: cifre dietro cui ci
sono le vite di tanti cittadini che nelle città
hanno meno servizi, hanno meno redditi,
mettono in discussione diritti e speranze.
Vita che nel prossimo anno potrebbe addirittura peggiorare vista la stringente gabbia del pareggio di bilancio a cui dovremo
approdare se non cambia davvero verso
questo nostro Governo, questo vostro Governo e la politica che questo persegue.
Dopo anni, decenni, di un’ossessione finanziaria, noi poniamo un’altra centralità,
poniamo il problema di un pareggio del
bilancio sociale, cioè dove al centro ci
siano diritti e il superamento di democrazia e affermazione di garanzie sociali
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nuove, in primo luogo quelle della salute,
quelle del diritto alla salute. Non smetteremo mai di richiamare l’attenzione, di
suonare un vero e proprio allarme, sulle
condizioni del sistema sanitario pubblico e
sul grado di garanzia sempre più critico
del diritto alla salute nel nostro Paese.
Oggi in questa legge di stabilità dovremo affrontare una delle questioni madre di questo tema: la necessità di un
piano di assunzioni per rispettare gli
obblighi europei sul giusto orario, a garanzia della sicurezza dei pazienti e della
dignità del personale. Obblighi che non
sono nuovi, ma che l’Italia, da tempo, ha
rimandato; ora il tempo è scaduto, ma su
questo tema il Governo, la maggioranza,
ed in essa il maggiore partito hanno
tergiversato, prima, favoleggiando improbabili chimere di risparmi sulla medicina
difensiva, da cui trarre le risorse per le
assunzioni, poi hanno calato una carta, la
carta di un emendamento che sulle assunzioni di medici e di infermieri chiede
alle regioni di reperire le risorse, dopo
anni di tagli alle regioni, dopo anni di
definanziamento del sistema sanitario
pubblico. Si trasferisce la responsabilità
alle regioni ma non le risorse, questo si
chiama: scaricabarile. E anche in questa
legge di stabilità questo scaricabarile ha
fatto sì che alle promesse non siano
corrisposte le risorse necessarie, non ci si
discosta da quel paradigma della sostenibilità economica secondo l’imperativo
tagli, tagli, tagli. Tagli al Fondo rispetto
al fabbisogno previsto dal Patto della
salute, tagli al Fondo da cui dobbiamo
trarre le risorse per i nuovi livelli essenziali di assistenza, per i nuovi vaccini,
per l’epatite C, quindi a un Fondo provato, profondamente provato da questa
logica della sostenibilità economica.
La realtà è nuda e cruda, la realtà è
che il sistema sanitario pubblico è definanziato e la proposta dell’emendamento
che poi è stato approvato rappresenta un
misero pannicello che ipotizza fumose,
future ed eventuali assunzioni di medici
e personale sanitario legate a futuri,
eventuali risparmi, conseguenti ad interventi di razionalizzazione, interventi di
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monitoraggio, senza aggiungere una risorsa in più. Noi ripresenteremo il nostro
emendamento – lo proponiamo all’Aula
– che stanzia 500 milioni a valere sulla
vigente riduzione di due punti della deducibilità degli interessi passivi per banche e assicurazioni; tagliamo e interveniamo sui poteri cosiddetti forti per spostare le risorse su un diritto fondamentale.
Ma le misure propagandistiche del
Governo sono penose. In questi giorni
abbiamo assistito ad una presentazione
quasi entusiastica dei risultati ottenuti;
noi li consideriamo inadeguati, profondamente inadeguati, ma non li consideriamo solo noi inadeguati. Considera inadeguate queste misure tutto il mondo
della sanità, compresi i medici, di tutte le
organizzazioni sindacali. Al Governo di
gomma, dove tutto rimbalza, voglio ricordare che uno sciopero dei medici con
adesione del 75 per cento non è un tema
di tutti i giorni, non avviene sempre,
scioperare per un medico è sempre difficile, essendoci di mezzo la salute,
quindi, la sua coscienza, ed è una questione delicata che va anche oltre l’emergenza da garantire per obbligo. E poi
sappiamo che la categoria dei medici è
sempre ben disponibile alle responsabilità, a un rapporto positivo del Governo,
non siamo di fronte a sovversivi, ma
come si dice in Toscana, e oramai il
nostro gergo è diventato un po’ un verbo
generale: questo Governo lo sciopero ai
medici glielo ha tolto di mano. Lo sciopero del personale sanitario che ieri è
avvenuto ha una valenza politica straordinaria, squaderna l’indecente responsabilità della politica del Governo verso il
sistema sanitario nazionale con l’acquiescenza delle regioni, in preda, io penso,
a una sindrome di Stoccolma. Siamo di
fronte al disfacimento del più importante
baluardo di tutela della salute e della
fragilità sociale. La partecipata adesione
testimonia che in quel mondo è ben
compreso ciò che è in gioco: scongiurare
la condanna di un sistema che garantisce
un diritto.
Atti Parlamentari
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Ieri, le organizzazioni hanno dimostrato che ci sono già delle crepe e voglio
citarne alcune: la riduzione degli anni di
buona salute nella fasce di età oltre i 65
anni; l’aumento della spesa privata che
lega in modo inaccettabile il diritto alla
salute al censo; l’incremento eccezionale
della mortalità registrata nei primi sette
mesi del 2015; l’aumento insopportabile
del fatto che le persone non si curano
perché non hanno i soldi.
Ecco, questo è un dato politico preoccupante, quello dell’inerzia, e noi, fino in
fondo, combatteremo la nostra battaglia
contro il cinismo che fa un’altalena tra
disfattismo, disimpegno e promesse mancate (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.
MARIALUISA GNECCHI. Grazie Presidente. Come prima cosa vorrei veramente
ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio, in particolare i relatori
Melilli e Tancredi, e anche il Viceministro
Morando, il sottosegretario Baretta, il presidente Boccia, che in questi giorni hanno
lavorato sopportando le pressioni da parte
di tutti i colleghi e di tutti coloro che
volevano comunque, ovviamente, cercare
di riuscire a fare entrare in questa legge di
stabilità qualcosa in più rispetto a quello
di cui si occupano nella propria Commissione. Quindi, io mi soffermerò in particolare su quello che riguarda i temi della
Commissione lavoro, anche perché altri
colleghi hanno parlato in generale della
legge di stabilità. Siccome questa legge di
stabilità ha alcune parti che riguardano
direttamente il lavoro e le pensioni riteniamo di valorizzare queste parti.
La Commissione lavoro ha sempre lavorato in modo collegiale e quindi tutto il
lavoro che era stato fatto, anche nella
valutazione del testo arrivato dal Senato,
ha visto molti emendamenti approvati all’unanimità e altri approvati a maggioranza. Poi abbiamo visto che anche altri
gruppi politici rispetto al PD hanno ripresentato degli emendamenti su tutte quelle
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parti sulle quali abbiamo lavorato in questi anni, sicuramente in questa legislatura,
ma anche già dalla legislatura passata. In
questa legge di stabilità così come è stata
rielaborata qui alla Camera è previsto
l’anticipo dal 2017 al 2016 della no tax
area per i pensionati. Questa è un’iniziativa forte, riguarda circa 6 milioni di
cittadini che hanno un reddito da pensione fino a 8000 euro. Inoltre, siccome
l’inflazione programmata per il 2015 si è
poi dimostrata eccessiva rispetto a quella
che è stata l’inflazione verificata e l’effetto
negativo dell’aumento dei prezzi avrebbe
potuto comportare una trattenuta sulle
pensioni, nella legge di stabilità si prevede
di non incidere sugli assegni pensionistici.
Sarebbe stato socialmente insostenibile
chiedere ai pensionati una restituzione,
anche se minima, di una quota della
pensione. Praticamente, soprattutto a favore delle pensioni basse, abbiamo la no
tax area e anche la non restituzione di
quello che è stato percepito in più rispetto
a un’inflazione effettiva inferiore a quella
programmata.
È previsto anche il prolungamento a
tutto il 2016 delle tutele in caso di disoccupazione per i lavoratori precari, la Discoll. La norma scadeva quest’anno, si
tratta di un intervento a difesa dei lavoratori più deboli, soprattutto giovani, e
rientra quindi in un intervento a favore
della situazione di lavori ancora purtroppo
precari per i giovani. Si è intervenuti sui
contratti di solidarietà di « tipo B », le
aziende artigiane, per quelli stipulati entro
il 14 ottobre del 2015 e si è ripristinata
l’integrazione salariale per tutta la loro
durata. Per quelli, invece stipulati in data
successiva, fino al 30 giugno 2016, la
relativa durata è riconosciuta fino al 31
dicembre 2016.
Viene riconosciuta l’inclusione dei periodi di maternità ai fini del conteggio dei
premi di produttività aziendali. Questo va
sottolineato: in molti contratti collettivi
nazionali questo è già previsto, ma ovviamente, prevedendolo con una norma, si
riconosce il valore sociale della maternità.
È stata introdotta poi la possibilità di
cumulare riscatto degli anni di laurea con
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il riscatto del periodo di maternità facoltativa fuori dal rapporto di lavoro. Questa
è una cosa che stiamo cercando di correggere da anni, perché quando con la
« legge di Livia Turco » la legge n. 53 del
2000, si è riconosciuta la possibilità di
riscattare la maternità facoltativa anche
fuori dal rapporto di lavoro, non si era
però abrogata la incumulabilità del riscatto della laurea e di questa parte della
maternità. È evidente che noi continuiamo
a dire che le donne si devono laureare e
che in Italia si fanno pochi figli. È chiaro
però che se poi le donne laureate non
possono neanche riscattare il periodo di
maternità fuori dal rapporto di lavoro si
era in una situazione sicuramente contraddittoria; quindi questo viene risolto.
È stata prevista anche la cancellazione
delle penalizzazioni già previste dal 2015,
ma erano rimaste in sospeso le pensioni
liquidate nel 2012, 2013 e nel 2014. Non
siamo riusciti a prevedere la restituzione
di quanto è stato loro trattenuto, però 28
mila persone avranno dal 1o gennaio 2016
la pensione intera. Vi ricordo che questa
era quella misura odiosa prevista dalla
« manovra Fornero » che aveva previsto
ben 42 anni e 6 mesi per i maschi, 41 anni
e 6 mesi per le donne, di effettiva prestazione di lavoro. Prima c’era stata la parificazione a prestazione effettiva di lavoro
delle donazioni di sangue, poi dei permessi
e dei congedi per l’assistenza ai disabili e
così via. L’anno scorso finalmente eravamo
riusciti a eliminare questa che era veramente una situazione che non poteva andare avanti. Quest’anno riusciamo a recuperare anche questa penalizzazione che
era stata fatta per chi era andato in
pensione nel 2012, 2013 e nel 2014.
Abbiamo poi una parte specifica di
interventi sull’amianto. Abbiamo recuperato anche alcune situazioni aziendali delicate, monitorate nel corso di questi anni,
che esigevano una soluzione più ampia di
quella conquistata nella scorsa legge di
stabilità. Quindi, è evidente che anche
questo è un ritorno alla giustizia per
lavoratori e lavoratrici che hanno subito
situazioni di lavoro veramente pesante e a
rischio per la loro salute.
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Viene ulteriormente ridotto il taglio di
risorse ai patronati. Dai 48 milioni iniziali,
a cui il Senato aveva già tolto 20 milioni,
siamo arrivati agli attuali 15 milioni di
taglio. Ovviamente chi di noi si occupa di
pensioni sa che i patronati, in questo
periodo, soprattutto dalla « manovra Fornero », hanno un lavoro enorme di consulenza e di rassicurazione anche per
lavoratori e lavoratrici. L’INPS, come sapete, come tutti sappiamo, ha avuto una
riduzione di 3 mila persone per la spending review. È evidente che indebolire i
patronati sarebbe veramente far mancare
un servizio diretto ai cittadini. Abbiamo
poi ovviamente la settima salvaguardia
nella legge di stabilità.
PRESIDENTE. Concluda.
MARIALUISA GNECCHI. Non siamo
riusciti a mettere alcune cose che ancora
andrebbero risolte. Per esempio, ci sono
contratti, anche firmati a livello governativo, che riguardano lavoratori e lavoratrici che avrebbero bisogno di poter versare fino a 36 mesi dopo la fine della
mobilità per poter avere il diritto alla
pensione e questo non siamo riusciti a
metterlo. Abbiamo ancora fuori 20 mila
persone che sono state certificate dall’INPS come persone che avrebbero diritto
alla salvaguardia, ma non rientrano ancora in questo provvedimento.
Poi siamo riusciti, anche per quanto
riguarda l’opzione donna, a ripristinare il
diritto alla maturazione del requisito entro
il 31 dicembre 2015. Soprattutto, visto che
sono previsti due miliardi e mezzo di
stanziamento per questo ritorno alla legge
originaria di Maroni, è stato previsto un
contatore.
Un contatore che ci permetterà di valutare esattamente le risorse impiegate e il
numero delle persone che potranno utilizzare questa « opzione donna » (57 anni
per le lavoratrici dipendenti, 58 per le
lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi), anche andando avanti oltre il 31
dicembre 2015, qualora le risorse lo permettano. È evidente che, siccome siamo
convinti che si tratti di meno di 36 mila
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persone e meno di 2 miliardi e mezzo di
euro, questo permetterà di andare avanti.
Quindi, da questo punto di vista, siamo
ovviamente soddisfatti. Sappiamo – e ci
fidiamo dell’impegno del Governo – che il
2016 sarà l’anno in cui ci occuperemo di
flessibilità in uscita, quindi un lavoro serio
rispetto alle pensioni. Abbiamo le proposte
in Commissione lavoro, speriamo di riuscire ad ottenere dall’INPS i dati che ci
permettano realmente di sapere di che
cosa parliamo e quindi monitorare ovviamente anche la necessità delle risorse.
Quindi, flessibilità in uscita e ricongiunzioni onerose proprio perché ogni settimana contributiva venga valorizzata, e
non contributi pagati due volte. È evidente
che questi sono i nostri impegni per il
2016 e contiamo di avere un rapporto di
lavoro diretto e costante con l’INPS, ma
soprattutto aiutati dal Governo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Io intervengo sulla legge di stabilità
focalizzandomi sulle norme che riguardano la mia Commissione, quella trasporti. Ebbene, Presidente, devo dire che
nella legge di stabilità si fa riferimento a
una norma scandalosa: si commissaria
una società a responsabilità limitata
(stiamo parlando di Ferrovie del Sud Est,
che svolge anche un servizio automobilistico in Puglia) legata al diritto alla mobilità di migliaia di pugliesi ogni giorno.
Questo commissariamento non ci trova
assolutamente d’accordo per due ragioni
principalmente. Primo, perché si dice che
il commissario straordinario dovrà fornire
una relazione sullo stato della società e al
contempo prevedere un piano di risanamento, ma per questo, giusto qualche
settimana fa, è stato nominato un nuovo
consiglio di amministrazione, che aveva
proprio questa finalità. Quindi, avere un
commissario che, con poteri straordinari,
quindi anche con mancanza di trasparenza, fa queste operazioni ci sembra
veramente assurdo. Inoltre, Presidente,
non sono evidenziati i criteri di nomina di
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questi commissari. Ripeto, Presidente: le
norme scandalose che riguardano i trasporti sono tante, ma per fortuna con la
nostra azione, anche di pressione, qualcuna di queste è stata ritirata dal Governo.
Penso, per esempio, alla norma sulla valutazione di impatto ambientale per i
progetti degli aeroporti. Era una norma
indecente perché scavalcava gli enti locali,
i piani urbanistici comunali e i pareri delle
regioni; tutto questo per fare un piacere a
ENAC, al Presidente Vito Riggio – che
propone questi Masterplan, che sono dei
progetti assolutamente lacunosi – e anche
ovviamente alla società presieduta da Carrai, nonché alla regione Toscana, del nostro Premier, e ai suoi sodali Rossi e
Nardella. Quindi, con quattordici emendamenti siamo riusciti ad arginare un’azione
che il Governo ha proposto nella notte di
domenica, come fanno – mi scusi il termine – i ladri, Presidente, perché non è
questo un modo serio di affrontare norme
così importanti. Ancora, il Governo produce delle norme – sempre dalla notte
alla mattina – che riguardano l’Ente nazionale di assistenza al volo. Questo Governo ha voluto privatizzare questi enti e
per garantire il profitto degli stessi cosa si
scrive in questa norma ? Che, per esempio,
per delle condizioni che non dipendono
dalla volontà né del Ministero né di ENAV
stessa, se una compagnia decide di ridurre
la sua presenza in uno scalo aeroportuale,
ENAV ha la facoltà di ridurre il proprio
servizio, senza considerare che magari
negli scali aeroportuali sono stati investiti,
anche dagli enti locali, milioni di euro per,
appunto, avere un progetto aeroportuale
che sia efficiente. Ancora, Presidente, questo Governo inserisce una norma su
ANAS.
Ricordiamo che ANAS è anch’essa una
società partecipata al 100 per cento dallo
Stato ed è stata al centro, negli ultimi
mesi, di scandali che hanno portato all’azzeramento del consiglio di amministrazione. Questa società adesso avrà un
nuovo fondo in cui confluiranno queste
nuove risorse per gli interventi del piano
pluriennale delle opere, ma si scrive una
norma che in noi ha suscitato molta
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preoccupazione, Presidente: in questa
norma si scrive fondamentalmente che, in
caso di interventi a carattere emergenziale,
ANAS potrà intervenire e realizzare le
opere senza autorizzazione esplicita del
Ministero. Questo ci sembra, a fronte di
un’azienda strategica, però piena di problemi legati alla corruzione, una mancanza impressionante.
PRESIDENTE. Deve concludere.
DIEGO DE LORENZIS. Presidente, c’è
un’altra norma di cui ci sarebbe piaciuto
discutere con più tempo con la maggioranza e il Governo, la norma che riguarda
la ciclabilità, la mobilità sostenibile. È
impensabile stanziare delle risorse senza
che queste poi non vengano in qualche
modo coordinate in un dialogo con il
Parlamento. Noi vigileremo affinché queste risorse non vengano portate via con i
decreti dei prossimi anni e ci auguriamo
che il Governo su questo tema veramente
non faccia marcia indietro, ma che, anzi,
stanzi ancora più risorse, visto che quelle
già stanziate non sono sufficienti per tutti
gli interventi di cui questo Paese necessita
in questo settore.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.
DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente.
Vorrei raccontare un po’ come è avvenuta
la discussione sulle pensioni in Commissione, perché non è possibile toccare e
lavorare su certi temi che hanno messo in
difficoltà milioni di italiani alle 3 e mezzo
di notte quando i relatori e molti dei
commissari all’interno della Commissione
non stavano seguendo la vicenda; qualcuno dormiva e qualcuno era disinteressato. Insomma, un anno di lavoro in
Commissione svanito in due ore di notte.
Non è possibile non aver dato risposta a
quei lavoratori che hanno quarant’anni di
contributi e che non riescono oggi ad
andare in pensione perché il Partito Democratico e Forza Italia hanno votato
questa riforma vergognosa chiamata « riforma Fornero » ! Noi siamo stanchi di
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essere maltrattati così dal Governo, che si
prende degli impegni e puntualmente in
legge di stabilità non ne tiene in considerazione. Vorrei concentrarmi sul Fondo
lavori usuranti, su quei lavoratori che
fanno fatica a lavorare (pensiamo alla
catena di montaggio, pensiamo ai lavori
notturni). La maggior parte delle coperture arrivate, sia per l’opzione donna, sia
per il riscatto delle lauree, sia per la cassa
integrazione in deroga, arrivano dal Fondo
lavori usuranti. Quindi, fate il gioco delle
tre carte: da una parte togliete a chi
veramente fa fatica a lavorare e dall’altra
date ad altri perché avete fatto delle
promesse e non sapete come mantenerle.
Infatti, il Governo preferisce dare 300
milioni di euro per il « bonus scuola »
piuttosto che dare una soluzione definitiva
a questo problema dei lavori usuranti. È
da due anni che il MoVimento 5 Stelle
lavora su questo fondo, è da due anni che
il Governo taglia milioni di euro, anzi,
direi miliardi, proprio a questo fondo. Si
lasciano indietro 20 mila esodati. Non
vorrei concentrarmi solo sugli esodati,
perché esistono altre categorie di lavoratori che non hanno fatto accordi e che si
trovano dalla sera alla mattina ad andare
in pensione a quasi 67 anni, e molti di
questi sono muratori, asfaltisti. Ecco perché ci siamo concentrati sulla tutela di
questo fondo, ma puntualmente non siamo
stati ascoltati da questo Governo, che fa la
bella faccia con gli esodati e dall’altra
parte – scusate il termine forte – violenta
i milioni di lavoratori penalizzati dalla
riforma Fornero.
Noi siamo stanchi di solite promesse,
noi siamo stufi, siamo stufi di essere presi
in giro, perché non è possibile che noi,
come Commissione lavoro, ci siamo trovati
il 7 di agosto in Commissione a parlare di
una salvaguarda definitiva dei lavoratori
usuranti – c’erano i soldi – e ci siamo
trovati a settembre con il Governo in
Commissione a rinnegare quello che aveva
detto il 7 agosto. Quindi, i soldi per gli
esodati non ci sono più ! Per cosa li avete
utilizzati questi soldi ? Perché utilizzate i
soldi della povera gente, già massacrata da
questa riforma, per togliere l’IMU sulla
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prima casa ? Noi su questo siamo d’accordo, per l’amor di Dio, ma non togliete
ai deboli, è questo il punto, togliete alle
banche, togliete sul gioco d’azzardo, non
tagliate fondi alla povera gente ! Noi siamo
stufi, è il secondo anno di legge di stabilità
che non vengono prese in considerazione
le persone più deboli, con 10 milioni di
poveri in Italia e la maggior parte di questi
poveri sono pensionati che prendono la
pensione minima.
In un Paese dove ci sono 9 milioni di
poveri, dobbiamo assolutamente attivare
il reddito di cittadinanza per dare la
possibilità a queste persone di riavere la
dignità che gli avete tolto. Quindi Presidente, noi siamo stufi, il MoVimento 5
Stelle in questa in fase di discussione
degli emendamenti in Commissione bilancio e, soprattutto, parlando delle proposte che abbiamo fatto per le pensioni.
La nostra proposta era quella di mandare in pensione i lavoratori precoci,
quindi quei lavoratori che hanno 40 anni
di contributi e che non possono andare
in pensione grazie alla riforma Fornero.
La nostra proposta era anche un’altra:
inserire lavoratori edili all’interno del
fondo dei lavoratori usuranti, la categoria
più in crisi e la categoria più grande del
comparto industriale italiano.
Dobbiamo cercare di tutelare le persone più deboli e voi non l’avete fatto,
come al solito dovete regalare soldi per il
Gran Premio di Monza, perché obiettivamente si regalano altri milioni di euro a
Ecclestone ! Voi dovete regalare soldi alle
varie fondazioni ! Noi con questo metodo
di lavoro non ci stiamo e se pensiamo alla
discussione che si è svolta in Commissione
bilancio rimaniamo senza parole ! Di notte
non si discutono temi come quelli delle
pensioni, anche perché si dà veramente
uno schiaffo morale a quell’anno di lavoro
che ci ha anche caratterizzato, perché
c’era una volontà unanime a trovare delle
immediate risposte !
Come possiamo fidarci del Governo
quando ci dice che il 2016 sarà l’anno
della svolta delle pensioni ? Noi non ci
crediamo e vi vogliamo mettere alla prova.
Noi ci siamo e vogliamo essere anche
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partecipi in questo cambiamento, perché
di promesse il Partito Democratico ne ha
fatte sempre tante e puntualmente non
sono state mantenute, ma io mi stupisco,
da membro della Commissione lavoro,
come il presidente Damiano non abbia
preso coraggio nel difendere il suo decreto.
PRESIDENTE. L’onorevole Capodicasa
non è presente, si intende che vi abbia
rinunziato. Anche l’onorevole Luigi Gallo
non è presente in Aula e si intende vi
abbia rinunziato, perché a questo punto io
non ammetto più di recuperare altri interventi e applichiamo la prassi così com’è
giusto fare.
È iscritto a parlare l’onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.
GIAMPAOLO GALLI. Grazie Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, a questo punto della discussione vorrei provare a fare qualche
considerazione su due tipi di critiche che
ci sono giunte su questa legge di stabilità.
C’è chi dice che facciamo troppo disavanzo, troppo debito, lo hanno detto l’onorevole Polverini e l’onorevole Milanato, c’è
chi dice che ne facciamo invece troppo
poco e dovremmo farne di più, lo ha detto
l’onorevole Melilla, lo ha detto l’onorevole
Cariello lo hanno detto altri.
Ora, io ricordo che il deficit nel 2015
scende dal 3 per cento, dove è rimasto
negli ultimi anni, al 2,6 per cento del PIL
e nel 2016 scenderà ancora al 2,4 per
cento, così come scenderà, secondo la
previsione, il rapporto fra debito e prodotto interno lordo. Al tempo stesso, la
manovra è espansiva, perché porta il
deficit al 2,4 per cento a partire da valori
tendenziali assai più elevati, e questo ci
consente di sostenere l’economia con misure importanti, che sono già state ricordate dai colleghi. Voglio solo ricordare
i super ammortamenti, il credito d’imposta sud, le misure prese sull’IMU e la
Tasi, l’Ires dal 2017, le misure per la
internazionalizzazione e per la decontribuzione.
Capisco che vi possono essere idee
diverse, preoccupazioni, inviti alla cautela
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da parte di chi, ad esempio, ci critica per
eccesso di disavanzo, perché magari teme
le reazioni dei mercati finanziari e non
mi stupisce che una critica del genere sia
stata mossa da Mario Monti o dal Presidente della Bundesbank Weidmann, mi
stupisce un po’che la critica arrivi dal
presidente Brunetta o da Forza Italia. Se
non avessi timore di offendere qualcuno,
o di tributare troppi onori a qualcun
altro, direi che forse esiste una linea, di
cui non eravamo consapevoli, che si potrebbe chiamare Brunetta-WeidmannMonti. Questa linea, per intenderci, è
diversa, prendiamone atto, da quella che
abbiamo sentito in tutti gli ultimi anni, e
che con una battuta forse qualcuno, anche qui senza offesa per nessuno, definiva la linea Brunetta-Fassina. Allora
chiediamoci se Brunetta sia lo stesso
Brunetta che in questi anni ci ha detto
che eravamo asserviti a un’Europa germano-centrica, quel Brunetta che diceva:
il ministro dell’economia ricontratti il
limite del 3 per cento, non preferisca
l’obbedienza cieca alle burocrazie di Bruxelles eccetera eccetera. Non era solo
Brunetta, era anche il Presidente Berlusconi che diceva che bisognava andare a
Bruxelles e dire, cito da qui in avanti: il
limite del 3 per cento e il fiscal compact
ve lo potete scordare.
Ora, posso capire che qualcuno ritenga
che dovremmo dare più peso al disavanzo
nelle scelte di politica economica e meno
alla crescita, anche perché, come tutti
sanno, alla lunga la crescita non la si fa
con il deficit. Il problema è che se questa
critica ci viene da chi fino a poco tempo
fa ci criticava per l’esatto motivo opposto
e simmetrico, la critica appare strumentale, frutto di scelte politiche contingenti,
non credibile nella sostanza.
Vi è poi la critica, dicevo, di chi dice
che dovremmo andare oltre il 3 per
cento. Questa critica ci viene da una
sinistra, lo abbiamo sentito anche qui,
che, a dire il vero con una certa coerenza, sostiene idee, diciamo così, keynesiane, analoghe a quelle che sosteneva
Forza Italia fino a qualche tempo fa,
senza però tenere conto che oggi il debito
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non è detenuto, come ai tempi di Keynes,
da pochi ricchi banchieri stranieri, ma è
detenuto da milioni di risparmiatori,
come quelli che in questi giorni stanno
protestando per il decreto banche e che
questa stessa sinistra vorrebbe più tutelati. Per anni questa sinistra, esattamente
come il MoVimento 5 Stelle, ha cantato
le lodi, sembra incredibile, del default, ha
sostenuto che il debito pubblico non è un
problema, perché tanto lo si può sempre
ristrutturare o rinegoziare, e ci ha indicato alcuni esempi: le banche irlandesi
che han fatto default sui depositi dei
poveri risparmiatori britannici, l’Islanda
che ha fatto default sulle passività detenute da non residenti. Ci ha addirittura
additato l’Argentina come modello virtuoso ! Peccato che poi ci siano stati in
tutto il mondo risparmiatori che detenevano i cosiddetti Tango Bond. Ha esaltato
quello che avrebbe dovuto essere il default della Grecia, secondo il vate, o
quello che per loro era una sorta di vate,
l’ex ministro delle finanze Varoufakis.
Oggi quella stessa sinistra e il MoVimento 5 Stelle ci chiedono di difendere
e tutelare ogni singolo risparmiatore delle
quattro banche, compresi gli azionisti di
quelle quattro banche che sono state
messe sotto procedura di risoluzione.
Non si accetta che nemmeno un azionista
di una banca possa subire una perdita
sui propri investimenti. Immaginatevi che
cosa sarebbe e che cosa succederebbe se
il debito pubblico fosse gestito da amministratori imprudenti come quelli di
quelle quattro banche. Trovo quasi scoraggiante dovere prendere atto che questo episodio increscioso, molto spiacevole,
che è stata la decisione di dovere intervenire sulle quattro banche di cui discutiamo in questi giorni, non basti a fare
capire che vi è una virtù nella sana e
prudente gestione non solo delle banche,
ma anche della cosa pubblica e del
debito pubblico.
Infine – e mi avvio a terminare – ho
sentito critiche molto dure venire dai
colleghi onorevoli del MoVimento 5
Stelle. Sono critiche alle quali onestamente faccio fatica a rispondere, perché
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non capisco cosa vogliano, così come non
ho capito che cosa volessero in Commissione bilancio. Capisco che l’essere postideologici possa in astratto essere anche
una virtù, ma alla fine delle scelte devono essere fatte. Abbiamo sentito dire
bene delle riduzioni di tasse e dire male
dei rinvii di una riduzione di tasse, come
quella dell’Ires al 2017. Ma poi sento il
MoVimento 5 Stelle protestare ogni volta
che si taglia una spesa, li sento difendere
ogni e qualunque comparto della spesa,
nella scuola giustamente, ma anche nella
difesa. Li sento difendere i precari, i
pensionati, i pensionandi, i dipendenti in
generale della pubblica amministrazione
e gli azionisti delle banche. Li sento
auspicare costose, costosissime nazionalizzazioni, in particolare delle banche,
come se l’industria pubblica non fosse
stata una delle determinanti dell’elevato
debito che ci troviamo in eredità. Li
sento esprimere nostalgia per le banche
ante-riforma del 1992, quelle della « foresta pietrificata » delle mani della politica sulle banche. Li sento criticare la
generazione dei padri per l’eredità del
debito pubblico, ma al tempo stesso li
sento proporre le stesse politiche di sostegno a tutto e a tutti, quelle politiche
di sostegno della Prima Repubblica, che
hanno portato a quell’accumulazione di
debito che ci troviamo oggi.
L’impressione – scusatemi, non vorrei
essere troppo corrosivo, ma è impossibile
non dirlo – è che il MoVimento 5 Stelle
difenda tutto ciò che a prima vista appare bello: meno tasse, più spesa, meno
debito. Mentre l’incoerenza che abbiamo
sentito da Forza Italia si sviluppa lungo
l’asse del tempo, quello del Movimento 5
Stelle è sostanziale scollamento dalla
realtà, è tutto hic et nunc. A me questo
sembra non accettabile.
Concludo con una brevissima considerazione sulle banche. Io credo che chi
abbia partecipato alla discussione sulle
banche – e mi avvio alla conclusione –
abbia sentito il Ministro Padoan e abbia
sentito il Viceministro Morando e, in
Commissione bilancio, abbia ben chiaro
che non c’erano altre soluzioni possibili
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rispetto a quella che ha scelto il Governo,
nel senso che altre ce ne erano ovviamente, ma sarebbero state di gran lunga
peggiori. Quindi considero davvero le parole che ho sentito anche qui parole poco
utili e per nulla costruttive. Sono parole
che possono forse generare qualche allarme, ma nessuna soluzione (Applausi
dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.
ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Pur avendo poco tempo, voglio fare
una doverosa premessa, perché lo svolgimento in Commissione di questa legge di
stabilità è stato a dir poco indecoroso,
soprattutto con un finale, dopo trentasei
ore di attività in Commissione bilancio
ininterrotta, con un assalto alla diligenza,
un mercato delle vacche finale.
Ci ha lasciato francamente esterrefatti
l’andare e venire di dipendenti dei Ministeri e deputati della maggioranza, che
stavano a tirarsi i 500 mila euro, i 200
mila euro e i 100 mila euro per un’associazione o l’altra, tra l’altro arrivando
a conclusione, proprio verso le ultime ore
dei lavori in Commissione, con il presidente la Commissione e il Viceministro
Morando che, ovviamente, per difficoltà
fisiologiche, non erano più neanche in
grado quasi di tenere gli occhi aperti,
così come molti componenti della Commissione. Noi crediamo che, se il lavoro
del Parlamento deve essere al servizio del
Paese, questo è il modo peggiore con cui
noi parlamentari e questo Parlamento
possiamo lavorare per il bene dei cittadini, perché se non riesci neanche a
tenere gli occhi aperti e stai stanziando
i soldi che sono destinati al futuro del
prossimo anno del nostro Paese, è chiaro
che non stai facendo il tuo lavoro in
maniera degna e decorosa.
Per rispondere anche ai colleghi del
Partito Democratico che accusano noi ed
altri partiti di opposizione di andare
contro l’operato del Governo a seconda
dell’onda per essere sempre contro – e a
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prescindere soprattutto dal merito del
decreto « salva banche », che è stata
un’altra cosa indecorosa infilare all’interno della legge di stabilità in maniera
anche poco condivisa, tra l’altro, dalla
maggioranza – noi non è che non crediamo che un azionista non possa rischiare i propri soldi in azioni. Noi
stiamo semplicemente dicendo che, se
degli istituti bancari stanno truffando e
hanno truffato per anni i cittadini, gli
obbligazionisti e quindi anche gli azionisti, dando delle notizie sbagliate alla loro
clientela, prima di attaccarsi e andare a
prendere i soldi dai cittadini, forse sarebbe più il caso di andare a prendere
lì i soldi e mandare in galera chi questi
cittadini li ha truffati, mentre il Governo
non ci ha neanche pensato. Banca d’Italia, pur avendo commissariato questi istituti da tempo, ha continuato a dare
dividendi e soldi ai dirigenti che hanno
mandato al macello queste banche, senza
battere ciglio e prendendo tutte le passività e i rischi che si sono presi i
dirigenti dagli azionisti e dagli obbligazionisti subordinati.
Una cosa su cui vorrei puntare bene
l’attenzione, sempre in merito al lavoro
poco decoroso della Commissione bilancio,
nonostante bisogna ringraziare tutti i dipendenti della Camera che ci hanno assistito – e mi chiedo francamente quale sia
la motivazione per cui non ci abbiano
tirato dietro i faldoni della legge di stabilità dopo averli tenuti fermi per un giorno
e mezzo svegli, lì a lavorare al nostro
seguito – è come sia stato possibile prevedere che l’ultimo emendamento presentato alla legge di stabilità sia stato un
emendamento fondamentale e determinante per il futuro del nostro servizio
sanitario nazionale, in merito all’assunzione di migliaia di dipendenti all’interno
dei nostri istituti di cura.
All’interno di questa legge di stabilità
sono stati infilati due-tre decreti e in più
sono state infilate delle norme talmente
complesse, che erano decreti anch’essi,
come la sicurezza o la normativa sul gioco
d’azzardo. E all’ultimo momento, nonostante si sapesse benissimo quale ne fosse
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l’importanza – perché erano settimane
che il Governo parlava di stanziare soldi e
anche oggi il Ministro Lorenzin sugli organi di stampa va a dire che hanno
previsto 6 mila assunzioni –, si va a fare
una norma all’ultimo minuto in cui non si
stanzia neanche un centesimo (neanche un
centesimo !). Senza, dire poi, il giorno
dopo, che sono previsti 360 milioni di euro
per assumere questi infermieri e questi
medici, quando noi nello stesso momento
avevamo proposto emendamenti, anzi subemendamenti in questo caso, in cui stanziavamo esattamente 300 milioni per iniziare a stabilizzare da subito, o perlomeno
nei primi mesi del 2016, i dipendenti del
servizio sanitario nazionale. Quello che
facevamo noi era sbagliato ed è stato
bocciato. Ma poi, se il giorno stesso o il
giorno dopo il Ministro Lorenzin dice la
stessa identica cosa, nessuno dice assolutamente niente. Quei soldi sono quelli
stimati e sono i soldi che in legge di
stabilità devono essere inseriti, perché non
si può pensare di assumere dipendenti
senza prevedere un becco di un quattrino
all’interno della legge di stabilità, prevedendo dei risparmi che non sono mai stati
fatti negli ultimi cinque anni in sanità e
che dovrebbero essere fatti nei prossimi
tre mesi.
Quasi tre anni fa, quando io sono
entrato in Parlamento, una delle prime
cose che il Ministro della salute ha detto
è che nel giro di pochi mesi sarebbero stati
rivisti i LEA per determinare i risparmi
necessari per continuare a svolgere in
maniera eccellente il ruolo del Servizio
sanitario nazionale nel nostro Paese: ancora oggi di questi LEA non si vede
l’ombra, e ancora oggi il Ministro Lorenzin
dice che tra pochi mesi verranno fatti
questi LEA per determinare 800 milioni di
risparmi ! Noi non ci crediamo: lo sappiamo che non ci saranno questi risparmi,
lo sappiamo che la riforma prevista in
legge di stabilità è solo carta, anzi carta
straccia, e che la stabilizzazione del personale sanitario non avverrà mai, e che la
deroga delle assunzioni a tempo determi-
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nato è soltanto uno specchietto per le
allodole, perché soltanto le regioni che
avranno i soldi potranno assumere.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cecconi.
ANDREA CECCONI. Le regioni che non
hanno un quattrino – e ce ne sono tante
in questa nazione – non assumeranno
alcun dipendente ulteriore all’interno del
Servizio sanitario nazionale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Grillo. Ne ha facoltà.
GIULIA GRILLO. Presidente, intervengo su questa legge di stabilità che
abbiamo seguito fino alle ultime battute in
Commissione bilancio, ovviamente per
quanto riguarda la parte relativa alla sanità. Io intanto alla presenza del Viceministro Morando, che vorrei prestasse un
po’ di attenzione, voglio ricordare... Viceministro... Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Grillo, non
posso impedire al Viceministro di conferire col Ministro.
GIULIA GRILLO. Infatti ho aspettato
con pazienza; magari recupererò i secondi.
Mi sono permessa di chiedere la vostra
attenzione perché è successo un fatto
secondo me molto grave in Commissione
bilancio: era stato riformulato un mio
emendamento che serviva a risparmiare
soldi, perché sostanzialmente interveniva
sui contratti fatti dall’Agenzia italiana del
farmaco con le aziende produttrici dei
farmaci innovativi per la cura dell’epatite
C. Questo emendamento era un emendamento molto banale, perché semplicemente stabiliva di cumulare fra di loro
tutti i trattamenti fatti con questi farmaci
per arrivare il prima possibile allo scaglione di 50 mila pazienti trattati con essi,
e poter arrivare così al costo di 3.500 euro
a trattamento per tali pazienti.
Questo emendamento, Viceministro,
era stato riformulato: io non so se lei
focalizza e se lo ricorda, perché ne ab-
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biamo parlato dopo una lunga notte trascorsa tutti svegli in Commissione. Il Ministero della salute lo aveva visto, quell’emendamento, e lo aveva sistemato: era
un emendamento segnalato che il PD, la
maggioranza nella persona di Ettore Rosato si era impegnato a riformulare appunto per essere approvato. Inspiegabilmente, senza che lei sia stato in grado di
darmi una spiegazione su un atto concordato tra maggioranza e opposizione... Immaginate se noi ieri, dopo avere concordato che votavamo i giudici della Consulta,
avessimo fatto quello che volevamo !
Quindi siete stati di una scorrettezza politicamente incredibile; oltre a non avere
una logica dal punto di vista economico,
perché accanto a lei siede il Ministro
dell’economia e delle finanze Padoan, e
noi stavamo cercando di fare risparmiare
soldi a questo Stato e far garantire ai
cittadini italiani più trattamenti di un
farmaco che noi paghiamo, Ministro Padoan, 45 mila euro a trattamento, quindi
non ce lo regalano ! Non ce lo regalano e
ci costa tantissimi soldi ! Finalmente avevamo trovato una quadra: inspiegabilmente questo emendamento ha avuto un
parere negativo.
Credo adesso che sarebbe il minimo
sindacale sapere chi ha detto che questo
emendamento non si doveva approvare e
perché. Perché vedete, per voi magari
giustamente, in una manovra di 36 miliardi, è una cosa che non ha nessun
valore; però io le posso dire che ci sono
pazienti in più che avremmo potuto curare
con quei farmaci: perché noi con quei
farmaci non curiamo tutti i pazienti affetti
da epatite C, ma solo alcuni che rientrano
nelle linee guida, non perché non potrebbero essere curati, ma perché non ce lo
possiamo permettere ! E quindi tirare
fuori soldi per questi pazienti significava il
minimo sindacale che deve fare uno Stato,
che tutela la salute come da articolo 32
della Costituzione italiana.
Viceministro, io questo emendamento
l’ho ripresentato: ma l’ho ripresentato ovviamente nella sua interezza, perché esso
prevedeva anche un’altra clausola, che si
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chiama il payment by result. Anche qui,
Ministro Padoan, approfitto della sua presenza: cos’è il payment by result ?
È quella clausola per cui se un farmaco
non ha l’effetto che mi viene indicato
dall’azienda farmaceutica, l’azienda farmaceutica si impegna a restituire l’ammontare di quel trattamento: cosa che già
viene utilizzata per molti farmaci oncologici, e che non è stata invece utilizzata per
la cura dell’epatite C con questi farmaci
innovativi. Anche lì, Viceministro e Ministro Padoan, avremmo risparmiato tanti
soldi, perché se lei pensa che il 10 per
cento per cento dei pazienti trattati col
Sovaldi e con l’Harvoni non ottiene una
negativizzazione dell’indice ematico del virus dell’epatite C: considerando che ogni
trattamento costa 45 mila euro, se lei
pensa di fare 45 mila per dieci, sono 450
mila euro che noi risparmiamo ogni cento
trattamenti !
Allora io veramente mi chiedo qual è
stata l’ostilità di questo Governo a non
voler approvare emendamenti razionali,
che portavano soldi nelle casse dello Stato,
che aiutavano questo Stato a trovare finanziamenti. E a questo aggiungo, Ministro e Viceministro, che ne avevo presentato un altro che chiedeva che la ricontrattazione dei prezzi dei farmaci biotecnologici – come da voi indicato nel
decreto-legge n. 78 del 2015, quindi come
indicato dal Governo – avvenisse con uno
sconto minimo del 20 per cento. Questo
l’avevate stabilito voi ! Poi al Senato i
senatori D’Ambrosio, Lettieri e Mandelli
hanno presentato degli emendamenti che
hanno eliminato quello sconto, almeno del
20 per cento. Voi avete dato parere favorevole a questo emendamento in maniera
sorprendente; perché ? Perché vi siete levati da soli dei soldi, dei soldi che avreste
potuto utilizzare: di fatto una parte di
questa ricontrattazione dei prezzi dei biotecnologici c’è stata, ed è stata con una
media di sconto del 5,6 per cento.
Adesso io, che sono un medico e mi
trovo a parlare con voi che vi occupate di
economia e vedo che ignorate i miei suggerimenti su materie di tipo economico,
rimango veramente molto perplessa; dico:
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o sto sbagliando io, o forse c’è qualcosa di
sbagliato nel vostro atteggiamento. Ed è
molto grave, perché dovete pensare che
l’Agenzia italiana del farmaco presidia una
spesa di 26 miliardi e che noi siamo il
terzo mercato europeo che consuma farmaci: è vero che costano di meno, ma ne
consumiamo di più, spendiamo di più
degli altri, potremmo spendere molto di
meno. Auspicherei quindi, da parte di un
Governo che dice, che afferma di voler
fare della spending review e della razionalità dal punto di vista economico un suo
punto forte, mi aspetterei un minimo di
considerazione; tanto più che in questo
momento l’Agenzia italiana del farmaco
sta attraversando un momento di crisi,
essendosi dimesso ieri il presidente Pecorelli, quindi essendo senza il presidente
dell’Agenzia e col direttore generale su cui
grava, mai smentita, una richiesta da parte
dei revisori della Corte dei conti di 700
mila euro di rimborsi che presumibilmente non avrebbero dovuto essere percepiti. Mi stupisco quindi sinceramente del
vostro atteggiamento; ma probabilmente
stupidamente, visto come sono andate le
cose.
A questo ricollego molto velocemente il
comma 330-bis, che era quello che prevedeva la deroga agli standard ospedalieri
per le case di cura private accreditate che
erogano prestazioni di alta specialità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIULIA GRILLO. Anche lì, mi dispiace
dirlo ma avete fatto una manovra dal
punto di vista economico irrazionale, perché ovviamente non può essere ad invarianza finanziaria. Sto concludendo, Presidente ! Richiederà il taglio di altre prestazioni, quindi la relazione tecnica che
avete presentato è insufficiente a motivarla. Quindi, per quanto mi riguarda, mi
confermate l’impressione che di fare veramente efficienza non avete alcuna intenzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
Atti Parlamentari
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DISCUSSIONI
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FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi
deputati, rappresentanti del Governo, abbiamo lavorato alacremente in questi
giorni, diversamente magari da ciò che è
emerso fuori da qui, fuori da questo
palazzo, per tentare di migliorare il più
possibile un impianto legislativo a nostro
giudizio assolutamente carente sotto molteplici aspetti. Ma la prima parte di questo
intervento io voglio dedicarla alla maniera
rocambolesca, e per certi aspetti davvero
inaccettabile, con cui il lavoro è stato
organizzato: non già dagli uffici che ringrazio, perché davvero è stato fatto come
sempre il massimo e anche di più di quello
che era nelle possibilità umane, lavorando
giorno e notte in Commissione bilancio
per tentare di concludere un testo che era
arrivato da Palazzo Madama a mio giudizio già carico di incomprensioni e di
anomalie, ma delle quali qui si è arricchito, attraverso procedure poco trasparenti, attraverso una grande confusione,
che ha preso il sopravvento nei lavori della
Commissione e si è aggravata ulteriormente.
Quindi, penso che sia indispensabile
che rimanga agli atti in questo dibattito
parlamentare il modo terribile con cui i
deputati di Montecitorio si sono trovati a
operare ed è il risultato finale che esprime
il giudizio forte e chiaro rispetto alla
qualità di questo provvedimento, che è
ancora in fase di elaborazione a causa
degli errori formali e delle necessarie
correzioni a un testo che già è stato
distribuito e che è nelle mani di tutti i
gruppi e di ciascun parlamentare.
Vorrei dire che non può verificarsi più
– lo dico a questo Governo, nella speranza
che non ci accompagni nel prossimo anno
in una successiva legge di stabilità, lo dico
ai colleghi della maggioranza, che hanno,
insieme al Governo, la gran parte delle
responsabilità su questo percorso, sul percorso appena compiuto, lo dico, ovviamente, a tutti i colleghi, nessuno escluso –,
non potrà mai accadere, mai più, che una
legge di stabilità si trasformi in una sorta
di riunione condominiale, nella quale ogni
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condomino dice la sua in ordine agli
importi, producendo pezzi di carta, bisticciando con il proprio dirimpettaio.
È stato uno spettacolo indecoroso, perché, nelle democrazie avanzate, quando si
parla di legge di stabilità, si immaginano
delle prospettive strategiche, si cerca di
orientare un popolo intero verso il perseguimento di obiettivi chiari, definiti e di
un certo profilo progettuale, economico,
culturale, persino valoriale. Tutto quello
che non abbiamo visto, perché non esiste
all’interno di questo provvedimento.
Ma c’è di più, perché, a latere della
sala del Mappamondo, dove si lavorava in
Commissione bilancio, accadevano cose
persino peggiori di quelle che, invece,
animavano la nostra Commissione. Infatti, mentre all’interno della Commissione, semplicemente, si produceva in
quantità industriale materiale cartaceo e
arrivavano emendamenti e subemendamenti, fuori dalla Commissione persone
non qualificate erano presenti – mi assumo tutta la responsabilità di queste
affermazioni – e, magari, gioivano all’approvazione di alcuni emendamenti, trattando i parlamentari italiani, eletti dal
popolo sovrano, come se fossero delle
macchinette obliteratrici di convenzioni,
gruppi di pressione, lobby o, magari,
semplicemente entità territoriali che dovevano portare a casa un risultato, nella
quasi inconsapevolezza della gran parte
delle persone che di giorno e di notte –
e qui al mio fianco c’è il collega Giorgetti, che è stato tra i più presenti –
hanno animato la discussione e si sono
assunti, con il proprio voto e la propria
espressione di giudizio, la responsabilità
delle proprie scelte.
Non potrà più accadere nemmeno che
il Governo, oltre ad avere la disponibilità
dell’esercizio del potere della gestione di
interi ministeri e sottosegretariati, monopolizzi un piano intero, il 100 per cento
degli spazi tenuti nella prossimità della
sala del Mappamondo, con, appunto,
un’alternanza di funzionari pubblici autorizzati con funzionari di partito (non so se
ci fossero anche semplici elettori o militanti passati lì per caso). Intanto, vorrei
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rammentare a me stesso che l’opposizione,
in democrazia, in questi frangenti, proprio
perché è meno presente, dovrebbe essere
maggiormente garantita.
E, quindi, se c’è una disponibilità di
spazi, di strutture e di strumenti di lavoro,
bisogna pensare innanzitutto a mettere
l’opposizione nelle condizioni di espletare
il proprio esercizio in maniera compiuta e
corretta, e quindi di svolgere quell’azione
di controllo che è il sale della democrazia.
È molto più importante controllare, o
almeno è altrettanto importante controllare, piuttosto che decidere.
Poi veniamo ai contenuti di questa
manovra che sono imbarazzanti, perché se
tutto questo che ho appena descritto in
maniera confusa, me ne rendo conto e ve
ne chiedo scusa, si è potuto celebrare nei
lavori della Commissione bilancio, è perché la legge di stabilità è diventata una
legge di instabilità, instabilità ! La legge di
stabilità, che era stata voluta anche di
recente con il contributo di tutti, da Tremonti in poi, come una legge di prospettiva, una legge appunto triennale dove si
compivano delle importanti scelte... anche
negli anni più recenti le precedenti leggi di
stabilità non hanno mai avuto niente a che
spartire con questa sorta di « marchettificio » che vi siete inventati, inverecondo,
vergognoso, la legge delle mancette, la
legge che trasferisce le slide declinandole
dal punto di vista della materialità a
numeri, a euro.
Noi abbiamo atteso per qualche giorno,
per 4 – 5 giorni che venisse calato per
esempio il cosiddetto decreto « salva banche ». Abbiamo avuto come sempre, come
al solito, poco tempo per poterlo visionare
e per poterlo emendare; beh, la prima
osservazione che abbiamo fatto e che
vorrei rimanesse agli atti, perché poi nei
tempi ingenerosi delle dichiarazioni di
voto fulminee non c’è lo spazio sufficiente
per poter lasciare traccia delle proprie
considerazioni, vorrei che rimanesse agli
atti di questo Parlamento che quel decreto
« salva banche » doveva stare fuori dalla
legge di stabilità e chi lo ha introdotto
nella legge di stabilità ha compiuto un atto
irresponsabile e contestualmente irrispet-
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toso delle sofferenze e dei disagi di quei
risparmiatori che si sono visti, dal giorno
alla notte, prosciugato il proprio investimento. Bisognava dedicare una sessione
apposita, con un decreto ad hoc presentato
dal Governo e bisognava cercare di spolverare gli angoli per non lasciare alcuna
incertezza, perché i cittadini che lavorano
una vita e poi vengono indotti ad acquistare azioni od obbligazioni, senior o subordinate che siano, sono cittadini che
meritano rispetto, perché hanno lavorato e
pagato le tasse per questo Stato, che
quando si trovano in difficoltà non possono consultare innanzitutto i poteri forti,
i direttori di banca, piuttosto che coloro i
quali avrebbero dovuto vigilare e non lo
hanno fatto (Bankitalia, Consob); devono
essere rispettati e devono capire quale
strada si stia perseguendo da parte del
Governo che dovrebbe rappresentarli e se
c’è, attraverso anche le associazioni e i
movimenti di riferimento, uno spazio per
poter far valere i propri diritti ! Questa è
democrazia, contrasto di interessi, da un
lato l’interesse dello Stato a spendere il
meno possibile, dall’altro ancora, anzi
purtroppo dalla stessa parte, l’interesse
delle banche a investire il meno possibile
per risarcire le persone truffate e defraudate; e dall’altro però ci deve essere lo
spazio per le azioni conseguenti di contrasto rispetto ai provvedimenti scelti dal
Governo. Voi avete fatto mettere, non li
avete messi, su questo siamo d’accordo,
100 milioni di euro su 749 per risarcire,
ristorare i risparmiatori.
Noi siamo contrari a questo modo di
procedere, riteniamo che il sistema del
credito italiano abbia creato questa anomalia, questa degenerazione e abbia prodotto quelle centinaia di migliaia di nuove
povertà, cioè dei risparmiatori che non
trovano più il becco di un quattrino nel
proprio conto corrente.
Allora la soluzione che abbiamo proposto, ritenendo che il sistema del credito
italiano come dite voi, in questo vi imitiamo, sia sufficientemente solido è che
lui, il sistema del credito vigilato o parzialmente vigilato, insufficientemente vigilato da Bankitalia e Consob, debba prov-
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vedere a risarcire il 100 per cento dei
risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate.
Perché tutti sappiamo, e lo sa anche
Visco, che quei titoli sono stati offerti,
spesso e volentieri, attraverso l’estorsione
a chi andava a chiedere a un direttore di
banca – che talvolta in un comune è
un’autorità, quanto lo è il comandante
della caserma dei carabinieri e il sindaco
di un municipio – dove potesse investire i
propri risparmi. Gli si rispondeva, orientando questa domanda verso l’obbligazione subordinata che, tanto per cominciare, qualcuno dovrebbe immediatamente
cambiargli titolo e chiamare « azione »,
perché l’obbligazione è una truffa chiamarla così, se non vede l’obbligo della
banca di garantire, comunque, l’investimento. Poi si può perdere o si può guadagnare, ma certamente non è possibile
trovarsi con un segno « zero » a fianco
dell’investimento effettuato.
Noi riteniamo che la linea debba essere
questa: risarcimento integrale di tutti i
defraudati, di tutti i risparmiatori che si
sono visti scippati i propri risparmi, la
propria ricchezza, senza distinzione alcuna e con i soldi del sistema del credito
che di soldi ne ha a bizzeffe, non soltanto
il cash, ci sono anche le ricchezze immobiliari che, spesso, sono un altro frutto
truffaldino di un’azione coercitiva nei confronti dei risparmiatori.
Poi sappiamo altrettanto bene che le
obbligazioni subordinate e le azioni delle
banche vengono offerte a chi chiede prestiti, a chi chiede mutui, giovani coppie,
per acquistare la propria prima casa,
oppure a quegli imprenditori che hanno
bisogno di accendere un fido per svolgere
il proprio lavoro, per caricarsi un appalto
o per avviare un’attività imprenditoriale.
Questo è quello che accadeva e lo
sapevano tutti, lo sapeva il Governo e lo
sapevano le autorità di vigilanza e adesso
il Governo e le autorità di vigilanza non
se la possono cavare – perché questo è
il risultato a cui il Capo del Governo,
Matteo Renzi, ha puntato – dicendo: noi
mettiamo 100 milioni di euro, o facciamo
mettere al Fondo interbancario 100 mi-
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lioni di euro, per andare incontro alle
esigenze dei risparmiatori, perché questa
è propaganda, perché bisogna dire forte
e chiaro che la gran parte delle persone
che si sono trovate defraudate non saranno risarcite e che coloro i quali saranno risarciti lo saranno nella misura
del 30 per cento degli investimenti o dei
risparmi – che ci interessano ancora di
più – che sono stati posizionati, appunto,
dentro queste banche che voi avete fatto
fallire, dopo aver approvato la riforma
delle banche popolari, dopo aver, in
buona sostanza, consentito che alcuni
titoli di queste banche volassero letteralmente, come è capitato proprio alla famigerata, ormai, Banca Etruria.
Ma non la voglio fare troppo lunga,
perché poi dovremmo parlare della bad
bank, dovremmo parlare dei nuovi investitori, dovremmo parlare del rapporto
tra questa operazione e i poteri forti e
i grandi colossi bancari nazionali e internazionali. Ma, appunto, forse, giusto
per questo motivo, e basterebbe alquanto,
sarebbe stato utile e necessario staccare
il decreto « Salva banche » dalla legge di
stabilità; ma voi avete fatto di peggio,
avete calato un pacchetto sicurezza, poi
il Presidente del Consiglio si è inventato
la formula del pacchetto sicurezza e
cultura, facendo delle ricostruzioni davvero assurde, dicendo, appunto, che l’intervento sulla sicurezza doveva essere
accompagnato per forza con l’intervento
nel campo della cultura, perché questo
avrebbe agevolato in positivo la difficoltà
dell’offensiva della criminalità e dei flussi
migratori selvaggi e incontrollati che, comunque, stanno assalendo da ormai diversi anni l’Europa attraverso la porta
della Sicilia e del sud Italia. Bene, questo
pacchetto, pure, è stato portato in corso
d’opera; non stava all’interno della legge
di stabilità approvata dal Consiglio dei
ministri, è arrivato e abbiamo dovuto
visionarlo in fretta e furia, abbiamo tentato di emendarlo e avevamo, comunque,
le nostre proposte sulla sicurezza, forti,
chiare e decise, tese semplicemente a
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mettere le nostre forze dell’ordine nelle
condizioni di contrastare il crimine e il
terrorismo, cioè di non essere, per armamenti ed equipaggiamenti, al di sotto
dei propri avversari, come invece è accaduto. Ci è capitato di constatare questa
debolezza e questa fragilità delle nostre
forze dell’ordine, esattamente osservando
con maggiore attenzione, magari rispetto
al passato, gli episodi luttuosi e criminali
avvenuti al Bataclan di Parigi, dove abbiamo potuto constatare che gli armamenti utilizzati dalle cellule terroristiche
erano di gran lunga più efficaci rispetto
agli armamenti di cui dispongono le nostre forze dell’ordine, che vanno in giro
con giubbotti antiproiettile scaduti e con
pistole che al quindicesimo colpo si fermano. Questa sensibilità e le conseguenti
proposte erano animate dal buonsenso,
semplicemente dal buonsenso, e, invece, i
3 miliardi e 400 milioni del pacchetto
sicurezza e cultura stanziati da lei, Ministro Padoan, insieme al Presidente del
Consiglio, Renzi, prevedono l’erogazione
di 290 milioni di euro, con 500 euro a
chi ha compiuto i diciotto anni e poi si
capisce la ragione per la quale abbiamo
parlato di manovra elettorale o di marchette. Voi avete colpito i diciottenni che
andranno al voto per la prima volta e li
avete avvicinati – logica da parte peggiore della prima Repubblica – dandogli
la possibilità, attraverso l’uso di una card
caricata per 500 euro, di accedere a una
serie di servizi: cinema, concerti, teatri,
musei, acquisto libri, gratuitamente, ma
non solo la vicenda è, ahimè, clamorosamente distante dalle attuali esigenze del
momento, ma voi non fate neanche una
distinzione rispetto al reddito, cioè un
ragazzo diciottenne, figlio di una famiglia
ricca che potrebbe andare al cinema, al
teatro e a vedere i concerti tutti i giorni
con le risorse della propria famiglia,
potrà andarci gratuitamente, ci potrà andare gratuitamente ! Io non so se siete
semplicemente folli o se avete perso la
Trebisonda, ma come si fa a dare 500
euro di bonus a una persona agiata, a
figli, non voglio fare nomi e cognomi
perché sarebbe magari anche di cattivo
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gusto, di persone che sono tra le più
ricche d’Italia e d’Europa ? Lo avete fatto
voi, avete ancora tempo e spazio per
pentirvene, ma ci sono ancora 110 milioni di euro più il 2 per mille che voi
investite sull’associazionismo culturale, il
che potrebbe, in teoria, essere una buona
notizia, ma sarebbe una buona notizia se
fossero le istituzioni competenti a occuparsi dell’associazionismo culturale, invece, voi questi 110 milioni, più il 2 per
mille, li posizionate senza criteri di riparto, a monte, quindi, con criteri di
riparto e di erogazione a valle, direttamente presso la Presidenza del Consiglio.
Questi soldi verranno distribuiti da Renzi
in persona, da Renzi in persona ! Neanche un sindaco di un comune di 5000
abitanti lo fa più, ma vi rendete conto
del livello sconsiderato a cui avete ridotto
la nostra democrazia ? Andate a distribuire clientele, quattrini e soldi ad associazioni e lo fate da Palazzo Chigi, lo
ripeto, da Palazzo Chigi ! Alla faccia della
programmazione economica. E lo fate
con l’aggravante del fatto che tutto questo andrà a interrompere il famoso tetto
del 3 per cento nel rapporto deficit/PIL
che era un impegno solenne che abbiamo
dovuto corrispondere in questi anni e che
è costato sudore e fatica, gente che si è
ammazzata perché disperata, persone che
hanno perso il lavoro, gente che apparteneva al ceto medio produttivo che è
finita sotto la soglia della povertà e voi
andate a rompere questi sacrifici e i loro
risultati faticosamente messi insieme per
fare che cosa ? Per dare la card ai
ragazzi diciottenni ricchi pronti al voto e,
quindi, magari pronti a votarvi, o per
dare il 2 per mille alle associazioni o i
110 milioni alle associazioni, i primi
erano 290, chiedo scusa; oppure per dare
17 milioni, più 1,5 milioni di euro rispetto alla stagione precedente, a una
nota organizzazione europea di ricerca
dell’emisfero australe. Si tratta di 17
milioni ! Volete sapere – ve lo ricordo io
– quanti soldi date alle forze dell’ordine
per gli armamenti ? Date 50 milioni di
euro. Date 17 milioni all’organizzazione
europea di ricerca dell’emisfero australe,
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un terzo, e 110 milioni, più il 2 per mille,
alle associazioni culturali italiane (con
soldi distribuiti da Renzi in persona che
forse glieli andrà anche a consegnare al
domicilio, chissà non ci stupirebbe), ovvero la metà, e 290 milioni per l’accesso
gratuito ai cinema e ai concerti di Lady
Gaga. Dico: « state fuori ! ». Forse una
proposta che potrebbe mettere insieme le
due esigenze potrebbe essere quella di
consentire alle forze dell’ordine l’accesso
al bonus, alla card di 500 euro, così
possono comprare dei volumi che,
quando hanno esauriti i proiettili, possono tirare addosso ai terroristi o ai
criminali. Ma non so io se ci avete messo
davvero l’impegno o se qualcuno, qualche
lobbista, ve li ha suggeriti questi atti
indecorosi che si arricchiscono con il
finanziamento al museo MAXXI. Si potrebbe dire « è un’istituzione culturale
importante ». Ci mancherebbe altro che
non lo sia. Certo non credo che sia
incidentale il fatto che è presieduta dalla
ex Ministro Giovanna Melandri e non
credo che sia irrilevante il fatto che
questo è il terzo anno che gli diamo dei
finanziamenti. Se ci sono tre anni di
finanziamenti straordinari, qualcuno si
ponga una domanda e si dia una risposta. Significa che o il MAXXI è impantanato oppure addirittura è impantanato
perché chi lo presiede non è capace di
farlo funzionare. In ogni caso, ci si dovrebbe spiegare la ragione per la quale si
danno, tirandoli fuori dalla cosiddetta
revisione della spesa, 500 mila euro
l’anno ad libitum al MAXXI e non si
danno soldi ad altre istituzioni culturali
più importanti. Perché avete preso il
MAXXI ? Scusate, qualcuno ci vuole spiegare la ragione per la quale insieme al
MAXXI avete preso anche l’ENIT presieduto dalla vostra amica del Partito Democratico, organica al Partito Democratico, Evelina Christillin ? Si danno 730
milioni di euro per tre anni sempre di
protezione dalla spending review a due
enti culturali, gli altri dove stanno ? Ce
ne sono decine di migliaia e ce ne sono
sicuramente qualche centinaio più importanti di questi due. Qual è il criterio che
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avete utilizzato per scegliere questi due
rispetto ad altri ? Come mai proprio questi due ? Lo volete spiegare ? Viceministro
Morando, che se la ridacchia, io spero
che lei stia ridendo di questa ricostruzione e spero anche che abbia argomenti
per poter spiegare fuori da qui la ragione
per la quale lei e il Ministro Padoan, che
le sta alle spalle, avete scelto nel mucchio
delle istituzioni culturali apicali italiane
l’ENIT e il MAXXI. Lo volete spiegare ?
Lo volete spiegare agli italiani ? A quei
disgraziati che non riescono a mettere
insieme il pranzo con la cena, a quelli
che sono andati a ingrassare le fila dei
nuovi poveri ? Forse le spiegazioni sono
dovute, ma voi non ne avete, perché non
esiste un motivo al mondo per il quale
queste istituzioni vengano ritenute, pescandole nel mazzo, più importanti di
altre ben più rilevanti, di più alto profilo
e certamente anche più utili da promuovere, perché maggiormente capaci di intercettare investimenti da parte sia dei
visitatori italiani, sia del circuito internazionale.
Ma non è finita qui, c’è un 3 per cento
di opere infrastrutturali che da un punto
di vista dell’importo economico vengono
prese, staccate e messe sulla cultura.
In un Paese disperato dove è crollato il
viadotto Italia della gloriosa Salerno-Reggio Calabria, per cui mezza Italia per
arrivare in Calabria e in Sicilia deve fare
dei sacrifici incommensurabili (quasi,
quasi viene il desiderio di andarci in
groppa a un somaro), con i viadotti che
collegano Catania a Palermo, in Sicilia,
che sono crollati, sono collassati, con l’assetto idrogeologico precario che abbisognerebbe di investimenti miliardari, con
una rete infrastrutturale, rispetto soprattutto alla linea del ferro, che è claudicante
e quasi inesistente nel Meridione d’Italia,
con il Mezzogiorno che è deinfrastrutturato, voi togliete il 3 per cento per metterlo su non meglio identificate iniziative
culturali ?
Poi ci sono 500 nuovi assunti al Mibact in spregio a ogni criterio di mobilità
e di recupero di professionalità casomai
ubicate in altri comparti della pubblica
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amministrazione, senza un disegno, senza
nulla, solo per fare marchette, solo per
andare a intercettare – questo desiderio
non vi riuscirà – nuovi bacini elettorali.
Questa sarebbe la nuova storia del rottamatore Renzi ? Il rivoluzionario che
avrebbe dovuto cambiare l’Italia per portarla dove ? Come al gioco dell’oca, al
punto di partenza. Siamo tornati alle
peggiori leggi di stabilità, ex leggi finanziarie o di bilancio, della Prima Repubblica, siamo passati alla distribuzione
delle prebende. È una vergogna ! Ed è
vergognoso che un pezzo importante
della maggioranza sia stato complice di
questa impostazione di questo impianto.
Noi avevamo immaginato qualcosa di
diverso: il raddoppio dei fondi per i
rinnovi contrattuali delle forze dell’ordine
da 74 a 148 milioni; un fondo di 300
milioni per il 2016 per il personale dei
comparti di sicurezza, difesa e soccorso
pubblico; 100 milioni l’anno, quindi il
doppio, per gli armamenti rispetto a
quelli che avete messo voi; l’assunzione di
500 vigili del fuoco perché tra un po’ non
avremo più vigili del fuoco in Italia;
interventi in favore della polizia locale e
del Corpo forestale dello Stato nell’ambito delle procedure di riorganizzazione
che li stanno interessando; interventi a
detrazione sul gioco d’azzardo; interventi
che favoriscono le imprese sul Fondo di
garanzia per le piccole e medie, per
favorire le aziende che sono letteralmente
annichilite da una concorrenza sleale che
voi non vi ponete proprio il problema di
contrastare. Qualche anno fa c’era il
problema della produzione in India e in
Cina a prezzi stracciati, in spregio all’ambiente e ai diritti sociali e sindacali,
di merci che poi venivano importate
senza dazi in Europa e in Italia. Oggi,
addirittura, al danno si aggiunge la beffa,
perché questi prodotti vengono realizzati
qui, a casa nostra, nei tanti quartieri
delle nostre città e Prato ormai è solo un
titolo di un lungo elenco perché le nostre
città sono ormai falcidiate da fenomeni
di produzione di oggetti in spregio appunto ai diritti sociali, sindacali, ambientali, con grande difficoltà per le forze
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dell’ordine e per la Guardia di finanza di
contrastare sia le modalità di produzione,
sia prodotti contraffatti a valle.
Queste sono le ragioni, Presidente, Ministro, colleghi, per le quali forte e chiara
si leva la voce dell’indignazione da parte
della destra italiana. Noi non avremmo
mai fatto una « gamberata » di questo tipo,
mai avremmo ridotto l’Italia a tornare
indietro nel tempo, a rimettere indietro le
lancette dell’orologio e a trovarsi di fronte
a una finanziaria che invece di guardare
avanti prende dei soldi pubblici di persone
in difficoltà e li distribuisce agli amici
degli amici.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare
l’onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie
Presidente. Quella che stiamo affrontando
oggi in Aula è la discussione generale sulla
legge di stabilità e credo che per affrontare al meglio questa discussione generale
sia necessario un cambio di prospettiva,
un radicale cambio di prospettiva.
Cosa intendo dire ? Intendo dire che è
necessario fare, oggi più che mai, quello
che dovrebbe essere scontato, ma che
evidentemente non lo è, cioè guardare,
analizzare ed esaminare ciò che stiamo
facendo con gli occhi e con lo spirito
critico che possono avere gli italiani,
perché la legge di stabilità non è fatta
soltanto di numeri e di conti da far
quadrare: il bilancio dello Stato impatta
sulla quotidianità, su ogni aspetto della
quotidianità dei cittadini. Noi adesso abbiamo la responsabilità di decidere come
saranno spesi i soldi degli italiani nei
prossimi anni, allora è doveroso ascoltare, capire, farci interpreti e soprattutto
tradurre in azioni concrete quelli che
sono i bisogni dei cittadini italiani. Questo dovrebbe essere il compito del Parlamento, questo dovrebbe essere soprattutto il compito della maggioranza, del
Governo. Quello che invece sta accadendo
va nella direzione opposta, quella cioè di
mantenere il potere, di gestirlo, di provare a conquistare il consenso con qualche mancia dal sapore elettorale. Tale e
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tanta è la paura di perdere il potere che
avete conquistato senza alcuna legittimazione popolare che avete scritto una legge
di stabilità pensando sia allo sviluppo sia
alla crescita, ma non del Paese bensì del
consenso del Partito Democratico e della
vostra parte (Applausi dei deputati del
gruppo Forza Italia – Il Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente). Questa
legge di stabilità è stata scritta pensando
al Partito Democratico non agli italiani.
Non è scritta, per esempio, pensando a
cosa servirebbe all’artigiano campano o
all’imprenditore lombardo. Non è scritta
pensando a quei giovani che si affacciano
all’età adulta, che non sanno dove sbattere la testa perché quasi sicuramente
dovranno andare all’estero per valorizzare quelle potenzialità, quel sapere che
hanno costruito all’interno delle nostre
università e delle nostre scuole. Non è
scritta pensando alle donne italiane, a
quelle donne precarie, per esempio, che
vorrebbero tanto fare un figlio ma non lo
fanno perché hanno paura di perdere il
lavoro. Non è scritta pensando ai pensionati, non è scritta pensando ai cassintegrati, e l’Italia, Ministro, sottosegretario, Viceministro, non è fatta soltanto
di storie di successo, di luoghi accoglienti,
scintillanti, dove il nostro Presidente del
Consiglio ama recarsi per alimentare la
sua propaganda; no l’Italia è fatta anche
di altro. È fatta di famiglie in difficoltà,
è fatta di periferie degradate, è fatta di
zone alluvionate. È a questa Italia che
noi dobbiamo pensare ed è per questa
Italia che dobbiamo lavorare, per quell’Italia che non ce la fa, per esempio, per
il Mezzogiorno, per quel meridione che
oggi appare sempre di più impoverito,
arretrato, paralizzato, un territorio dove
i giovani buttano la spugna, dove le
famiglie congelano i consumi, dove le
imprese non riescono a buttarsi alle
spalle le difficoltà di questi ultimi anni.
Questa è una delle questioni più urgenti
del nostro tempo e questa legge di stabilità non l’affronta. Il « pacchetto Mezzogiorno » inserito in questa legge di
stabilità non affronta la questione. È
semplicemente ridicolo, perché ripropone
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soltanto una ricollocazione di fondi che
sono già destinati al Mezzogiorno, soldi
provenienti dal Fondo di coesione e dagli
stanziamenti europei. Nessuno stanziamento dedicato, nulla ! Nessun masterplan,
nessun piano di azione straordinario. Parliamo di quel sud che è già stato scippato di
3 miliardi e mezzo di euro per destinarli
agli sgravi contributivi previsti dal Jobs Act.
Forza Italia aveva anche fatto delle proposte, delle proposte concrete, realizzabili,
prevedendo anche le coperture economiche, dal credito d’imposta agli sgravi per le
assunzioni, ma il Governo non le ha neanche prese in considerazione, il voto in Commissione bilancio è stato contrario. Questo
è un atteggiamento incomprensibile di
fronte ad una crisi senza precedenti che ha
provocato una lacerazione profonda nel
Paese e che il Governo fa finta di non
vedere. Per non parlare poi dei temi riguardanti il sociale e le pari opportunità. Giusto
per informarvi, un emendamento che è
stato presentato da Forza Italia prevedeva e
proponeva il rifinanziamento del Fondo per
le pari opportunità: ebbene questo emendamento è stato dichiarato inammissibile, non
respinto. Non è stato ammesso, proprio a
riprova di quello che sostengo, di quello che
sosteniamo da tempo, cioè che a questo
Esecutivo della tutela dei diritti interessa
poco o nulla.
Non solo non abbiamo un Ministro per
le pari opportunità ma non abbiamo neanche un capo del Dipartimento per le pari
opportunità e neanche il direttore generale
dell’UNAR, cioè di quella direzione generale che avrebbe il compito di prevedere lo
stanziamento di milioni e milioni di euro
proprio per contrastare le discriminazioni
basate sull’orientamento sessuale, sul
sesso, sulla razza, sulla lingua e sulla
religione (Applausi dei deputati del gruppo
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente). Questa è un’altra
storia di cui mi piacerebbe che, prima o
poi, il Presidente del Consiglio rendesse
conto agli italiani. Ciò che emerge, in
conclusione, visto che la politica è una
questione di priorità, è che la priorità per
voi non è andare in soccorso dei bisogni,
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delle esigenze, delle richieste di famiglie, di
imprese, di giovani che cercano lavoro, di
donne che fanno fatica a conciliare vita
lavorativa e vita familiare, ma la priorità
per voi è sempre una, è sempre la stessa:
garantire la vostra sopravvivenza e la
gestione di quel potere che avete conquistato senza alcun tipo di legittimazione
popolare (Applausi dei deputati del gruppo
Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti
a parlare e pertanto dichiaro chiusa la
discussione congiunta sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo
– A.C. 3444-A e 3445-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori per la minoranza, onorevole Polverini
e onorevole Cariello, rinunciano alla replica. Il relatore di minoranza Melilla non
è dei nostri, quindi si intende abbia rinunciato alla replica.
Ha facoltà di replicare il relatore per la
maggioranza Fabio Melilli.
FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Soltanto una
riflessione, che credo sia doverosa, in
relazione agli interventi che ho ascoltato
questa sera. Mi viene da dire che è un
po’ difficile criticare questa legge di stabilità; l’abbiamo capito dagli interventi
delle opposizioni. È una legge di stabilità
che per la prima volta concretizza davvero quello che in Aula abbiamo sentito
per lunghi mesi di discussione sugli argomenti più disparati, cioè la necessità di
questo Paese di avere una legge di stabilità che per la prima volta interrompesse il percorso del rigore e che, invece,
lavorasse sulla crescita, sull’espansione,
sulla domanda e sull’offerta. Mai, come
in questa legge di stabilità, le risorse sono
state destinate, seppure in deficit, come
molti ci hanno chiesto. Paglia addirittura
ci ha detto che è troppo poco, ma credo
che sul fatto che il nostro Paese sia
rispettoso delle regole europee non si
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discute, è una delle linee di condotta che
il Governo ha tenuto sempre nei rapporti
con la Comunità europea, con l’Europa.
È una legge che ha difficoltà ad essere
davvero criticata. Ho ascoltato molte
cose, quella che mi è dispiaciuta di più
– lo dico all’onorevole Rampelli, che
dopo un lungo intervento ha abbandonato l’Aula – è questo sport della mortificazione
del
lavoro
parlamentare.
Credo, da relatore di maggioranza insieme al collega Tancredi, di dovere invece un ringraziamento al lavoro che è
stato fatto; faticosissimo, data la mole e
gli interventi vari che hanno caratterizzato questa legge di stabilità. Lavoro
faticosissimo fatto dai parlamentari, che
ringrazio tutti, di maggioranza e di opposizione. Non credo si possano definire
– come sono state spesso definiti –
« marchette » gli interventi che abbiamo
fatto. Guardiamoli, se volete, in un’altra
occasione, uno per uno: si tratta di scelte
politiche, di attenzione ad alcuni comparti che vivono momenti di difficoltà. Lo
abbiamo fatto nei limiti di una compatibilità economica che era limitata ed
abbiamo scelto, come fa la politica sempre. La politica è questo: la scelta di un
intervento piuttosto che un altro. Mi
dispiace che qualcuno non abbia nemmeno assistito bene ai lavori, evidentemente il bisogno di riposo – legittimo da
parte anche dei nostri rappresentanti in
Commissione, anche di quelli di opposizione – non ha consentito nemmeno
all’onorevole Rampelli di seguire l’evoluzione degli emendamenti, che non sono
quelli che lui racconta, perché sono cambiati nel tempo. L’intervento sul 3 per
cento delle risorse che vengono sottratte
al Ministero delle infrastrutture a vantaggio del Ministero dei beni culturali
non c’è stato più; c’è stata una somma
limitata a 30 milioni di euro. Non sono
soldi alla cultura – magari fossero, come
spesso abbiamo fatto con questa legge di
stabilità –, sono soldi agli interventi infrastrutturali di origine culturale, dei
beni culturali, che tanto hanno bisogno
di interventi nel nostro Paese.
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Sono davvero stupito anche di qualche
riferimento, capisco l’onorevole Rampelli e
la sua origine, diciamo, romana, ma insomma abbiamo fatto un intervento sul
MAXXI, lo dico qui perché tanta polemica
ha sollecitato, dove invece di centrare
l’attenzione sul fatto che togliamo il MAXXI dal comparto della pubblica amministrazione e salviamo il MAXXI per questo, perché il MAXXI non potrebbe avere
sponsorizzazioni e risorse come invece
avrà grazie all’intervento che abbiamo
fatto, ci siamo impuntati insomma sul
fatto che quell’emendamento finanzia per
700.000 euro quella operazione, senza conoscere neanche i meccanismi che consentono agli emendamenti di essere dichiarati ammissibili o meno in una legge
di stabilità.
Lo dico veramente con rammarico, ma
lo dico anche con una grande soddisfazione, perché quando il dibattito delle
opposizioni si concentra su aspetti così
specifici e marginali di una legge di
stabilità, vuol dire che l’impianto complessivo è soddisfacente. Abbiamo fatto
una legge di stabilità molto corposa; è
intervenuto il Governo durante il dibattito, a modificare anche alcuni impianti
fondamentali nei saldi e nell’indebitamento. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza di poter chiedere all’Europa a
testa alta la possibilità di andare in
deficit così come siamo andati.
Io credo che vi sia invece da parte delle
forze di maggioranza una grande soddisfazione per quello che abbiamo fatto; è la
prima vera, grande, inversione di tendenza, che credo possa essere accolta
dall’Europa, per la credibilità che in Europa indubbiamente abbiamo riconquistato.
PRESIDENTE. Ha facoltà ora di replicare il relatore per la maggioranza Paolo
Tancredi.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la
maggioranza. Presidente, molto rapidamente, anche perché l’onorevole Melilli è
già andato nel dettaglio.
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PRESIDENTE. Le aggiungo un altro
argomento a sostegno della rapidità. Nessuno di voi teoricamente avrebbe più
tempo, la Presidenza ve lo ha concesso
anche in ragione della rilevanza dei testi
che esaminiamo, vi invito però alla sintesi.
PAOLO TANCREDI, Relatore per la
maggioranza. Sarò telegrafico. Mi interessa
rispondere alle critiche numerose arrivate
sulla spesa in deficit e sulla mancanza di
una spending review e di un taglio della
spesa. Vengono dal Movimento 5 Stelle,
vengono in maniera dettagliata e anche
competente dall’onorevole Paglia, che dice
giustamente che non è possibile utilizzare
il deficit per la spesa corrente, ma andrebbe utilizzato correttamente per la riduzione delle tasse o per gli investimenti,
ma in questa legge di stabilità c’è una
riduzione delle tasse e ci sono anche
investimenti. Non devo ricordare i numerosi interventi di riduzione delle imposte
sulla casa, c’è l’IRES per il 2017, la no Tax
area, per quanto riguarda invece gli investimenti c’è il credito d’imposta per le
imprese del Sud, il centoquaranta per
cento di ammortamento per le imprese e
quindi da questo punto di vista credo che
abbiamo fatto, il Governo e la maggioranza, un intervento coerente.
Insomma, vorrei che ci fosse più tempo
ma ci sarà per spiegarlo meglio, così come
ad alcuni interventi dei colleghi di Forza
Italia, Bergamini in particolare, che rinnova quello che dicono da qualche giorno
anche sulla stampa, cioè che dovevamo
prevedere un ristoro per gli obbligazionisti
sul provvedimento banche che risarcisce
tutti gli investitori. A parte che, l’ho detto
anche tante volte in Commissione, non lo
ritenevo giusto, ma oggi vediamo dei dati
che ci segnalano che per la grande maggioranza di quegli investitori retail le obbligazioni subordinate rappresentano una
piccola parte del loro portafoglio titoli, e
non che io li stia accusando di essere
speculatori, si tratta di una normale forma
di risparmio, però se pensassimo a quelli
noi dovremmo pensare anche a chi ha
investito in una casa nel 2008 e oggi se la
ritrova svalutata del 50 per cento, o che ha
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investito anche in titoli di grandi banche
prima della crisi e oggi si trova una
svalutazione importante.
Insomma, io ci andrei cauto, e 100
milioni di euro rispetto a un monte di 300
milioni di euro di investitori retail su quei
prodotti penso siano una cifra importante.
Secondo me è anche opportuna la scelta
del Governo di affidarsi ad un arbitrato
terzo che possa definire puntualmente
queste situazioni. Grazie Presidente, finisco qui perché mi rendo conto che i tempi
sono esauriti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il
rappresentante del Governo.
PIER CARLO PADOAN, Ministro dell’economia e delle finanze. Grazie Presidente. Intenderei replicare ripercorrendo,
se posso, i tratti essenziali di questa legge
di stabilità. Il quadro internazionale è più
complesso di qualche mese addietro. La
politica monetaria dalla Banca centrale
europea continua a produrre effetti benefici sull’aspettative di inflazione, mentre la
dinamica dei prezzi nell’eurozona è ancora decisamente lontano agli obiettivi. Al
tempo stesso la crescita di alcune grandi
economie emergenti continua a rallentare,
alimentando le pressioni al ribasso sui
prezzi delle materie prime, dell’energia e
dei prodotti finiti, penalizzando il commercio internazionale. Riflettendo anche
queste tendenze l’inflazione in Italia continua ad evolversi secondo tassi molto
contenuti, d’altro canto la Federal Reserve
ha deciso ieri di alzare i tassi di interesse
di riferimento, segnalando fiducia rispetto
alle prospettive di crescita negli Stati
Uniti.
Nonostante lo scenario internazionale
si stia facendo più difficile, la fase di
ripresa dell’economia italiana si sta progressivamente rafforzando. Le stime di
crescita del PIL presentata nel disegno di
legge di stabilità 2016 vengono confermate.
I dati di ottobre sul prodotto industriale
suggeriscono che l’economia si sta muovendo nella giusta direzione, i consumi
sono in moderata ripresa anche grazie alle
misure adottate dal Governo. Lo sforzo del
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Governo si concentra ora su investimenti
e competitività, oltre alle politiche di riequilibrio sociale e territoriale. Rivitalizzare gli investimenti pubblici e privati in
un contesto di rinnovata stabilità della
finanza pubblica resta quindi un obiettivo
prioritario.
Ma le novità di contesto non riguardano solo lo scenario economico, il materializzarsi delle minacce del terrorismo
globale a cui abbiamo assistito ha determinato la necessità di innalzare le
misure di sicurezza nel nostro Paese, a
livello europeo e internazionale. Con risoluzione adottata in data 8 ottobre 2015,
ai sensi della legge n. 243 il Parlamento
ha autorizzato il Governo al ricorso all’indebitamento nei limiti massimi indicati nella relazione 2015, deliberata dal
Consiglio dei ministri lo scorso 18 settembre. Il Governo, anche in considerazione dei recenti avvenimenti internazionali relativi ai gravi fatti di terrorismo e
al fine di rafforzare l’apparato di sicurezza nazionale intende da subito avvalersi dei margini finanziari consentiti nei
limiti massimi indicati nella citata relazione al Parlamento, pari nel 2016 a un
indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche del 2,4 per cento in
rapporto al PIL, cui corrisponde un saldo
netto da finanziare nel bilancio dello
Stato pari a 35,4 miliardi, che le Camere
hanno già autorizzato con le soluzioni
sopra indicate.
La strategia del Governo si muove
lungo due direttrici: contrastare i rischi
legati alla possibilità che si verifichino
episodi di terrorismo e rafforzare ulteriormente la difesa dei valori che rappresentano i pilastri della nostra società.
Sotto il primo profilo, gli interventi proposti attengono principalmente all’ammodernamento delle dotazioni strumentali
in uso alle forze del comparto sicurezza
e del comparto difesa, al potenziamento
della capacità di sorveglianza, comunicazione, intervento e logistica delle forze di
sicurezza e difesa, allo sviluppo della
sicurezza informatica e all’incremento del
trattamento economico del personale appartenente ai comparti indicati. Quanto
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al secondo aspetto, gli interventi riguardano in particolare la riqualificazione
urbana e delle periferie, il rafforzamento
della conoscenza del patrimonio culturale
da parte dei giovani, il rafforzamento del
diritto allo studio. Trattandosi di interventi che esplicano i propri effetti nel
2016 si conferma il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine nel 2018.
Le linee guida dell’azione di Governo
restano invariate, il piano presentato nel
disegno di legge di stabilità resta ispirato
ad un consolidamento della finanza pubblica in parallelo ad una azione di sostegno alla crescita di consumi e investimenti. L’incertezza legata al contesto
internazionale rende l’azione di Governo
a sostegno degli investimenti pubblici e
privati ancor più necessaria al raggiungimento degli obiettivi di crescita. Per
quanto riguarda la finanza pubblica, l’intonazione della politica di bilancio più
favorevole alla crescita si accompagna
alla progressiva riduzione dell’indebitamento netto e sfrutta gli spazi fiscali
liberati dalle clausole di flessibilità, definite dalla Commissione europea nella
comunicazione del 13 gennaio di quest’anno.
Nonostante la bassa inflazione e la
moderata crescita nominale, per la prima
volta in otto anni di aumenti successivi,
il debito pubblico diminuirà dell’1,4 per
cento nel 2016, per poi ridursi più rapidamente, fino a scendere sotto il 120
per cento del PIL nel 2019. Per quanto
riguarda l’alleggerimento fiscale, sulla
pressione fiscale si interviene innanzitutto
rimuovendo gli aumenti delle imposte,
che a normativa vigente dovrebbero scattare all’inizio del 2016, per un gettito
pari a 16,8 miliardi, circa un punto di
PIL. Si riducono inoltre le imposte sulla
proprietà di immobili residenziali adibiti
ad abitazioni principali, che interessano
circa l’80 per cento dei nuclei familiari,
e sui terreni agricoli e macchinari d’impresa cosiddetti imbullonati, per un valore complessivo di circa lo 0,3 per cento
di PIL. Il primo intervento mira a migliorare le aspettative delle famiglie e le
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relative decisioni di consumo, gli altri due
ad accrescere la competitività del sistema
produttivo.
Per quanto riguarda gli investimenti
pubblici, al fine di sostenere ulteriormente i segnali di ripresa dell’economia,
il Governo ha definito una strategia di
azione che si articola attraverso misure
di accelerazione della spesa dei fondi
europei e di rafforzamento delle strutture
amministrative. Una porzione importante
degli investimenti pubblici in Italia sono
cofinanziati da fondi europei, quindi ci si
può avvalere della clausola per gli investimenti prevista dalla comunicazione
della Commissione sulla flessibilità. Tale
clausola implica, oltre ad un accresciuto
spazio di manovra per investimenti, anche un incentivo a migliorare l’efficienza
e le procedure legate a tali investimenti.
I fondi strutturali europei nel periodo
2014-2020 giocano un ruolo rilevante per
il rispetto degli obiettivi di spesa definiti
dalla clausola di flessibilità. Pertanto, al
fine di assicurare condizioni di accelerazione dell’utilizzo di tali fondi, nel disegno di legge stabilità sono previste, tra le
altre, importanti misure rivolte ad agevolare i processi di spesa dei fondi europei da parte delle regioni. A corollario
di queste misure il Governo ha promosso
una serie di azioni volte a rafforzare le
competenze e le capacità delle strutture
amministrative e tecniche responsabili
dell’attivazione degli investimenti finanziati con risorse pubbliche.
Ma ci sono anche misure volte a rafforzare gli investimenti privati. Il superammortamento: nella legge di stabilità si
introduce una maggiorazione del 40 per
cento del costo fiscalmente riconosciuto
per l’acquisizione, dal 15 ottobre 2015 al
31 dicembre 2016, di beni strumentali
nuovi, in modo da consentire l’imputazione al periodo d’imposta di quote e
ammortamenti e canoni di locazione finanziaria più elevati. Si tratta di una
misura immediatamente attiva e che presenta caratteristiche di semplicità. L’avviamento: si interviene sulla disciplina delle
aggregazioni aziendali, consentendo ai
contribuenti di ridurre il periodo di am-
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mortamento previsto per l’avviamento e i
marchi d’impresa da dieci a cinque quote.
Vorrei dire comunque che la legge di
stabilità esce rafforzata dal dibattito parlamentare, anche grazie a proposte dell’opposizione. Cito alcune di queste misure che hanno rafforzato la legge di
stabilità. Per quanto riguarda il Mezzogiorno, il Governo ritiene in via generale
che nel Mezzogiorno sia innanzitutto necessario
migliorare
l’implementazione
delle politiche nazionali. In questo quadro, analogamente alla misura del superammortamento valida sull’intero territorio nazionale, si introducono benefici fiscali aggiuntivi, nella forma di un credito
d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive
nelle regioni del Mezzogiorno dal 1o gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019. La
misura dell’agevolazione è differenziata in
relazione
alle
dimensioni
aziendali.
Danno diritto al credito d’imposta gli
investimenti facenti parte di un progetto
d’investimento iniziale relativo all’acquisto, anche tramite leasing, di macchinari,
impianti e attrezzature varie destinati a
strutture produttive nuove o già esistenti.
Il tetto massimo per ciascun progetto
d’investimento agevolabile è di 1,5 milioni
di euro per le piccole imprese, di 5
milioni per le medie e di 15 milioni per
le grandi. Non bisogna poi dimenticare
che con la legge di stabilità 2016 si
realizza il superamento del Patto di stabilità interno e si attivano meccanismi di
gestione del bilancio che consentono di
disporre complessivamente di risorse pari
a 11 miliardi per investimenti pubblici, di
cui più di sette per il Mezzogiorno.
Per quanto riguarda le regioni, per le
regioni a statuto ordinario abbiamo aumentato di 600 milioni il contributo ai fini
della riduzione del debito, portandolo da
1.300 a 1.900 milioni di euro. Il contributo
è finanziato per l’esatto importo attraverso
il Fondo per assicurare la liquidità per
pagamenti dei debiti certi liquidi ed esigibili, istituito dal decreto-legge n. 35 del
2013.
In materia pensionistica l’impianto generale prevede che non venga modificato
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l’assetto del sistema pensionistico e che le
misure adottate siano finanziate nell’ambito del sistema previdenziale, in parte
estendendo l’intervento sull’indicizzazione
delle pensioni introdotto nel 2013 e in
parte prevedendo la razionalizzazione di
fondi già programmati. Durante l’esame
parlamentare tale impianto della legge di
stabilità 2016 è stato confermato.
Per quanto attiene alle innovazioni apportate nel corso dell’iter parlamentare,
segnalo, tra le altre: l’anticipo al 2016 della
misura relativa all’innalzamento della « no
tax area » contenuto nel disegno di legge
con decorrenza 1o gennaio 2017; la sterilizzazione nel 2016, con recupero nel
2017, della restituzione da parte dei pensionati dello 0,1 per cento di indicizzazione ricevuto in più nel 2015 con riferimento alla rivalutazione per l’anno 2014.
In conclusione, con la legge di stabilità,
continua l’azione di Governo di sostegno a
crescita e a occupazione in un quadro di
progressivo consolidamento dalla finanza
pubblica, azione che si basa anche, come
è noto, su un forte coinvolgimento sul
piano delle riforme strutturali che continuerà nel 2016. Concludo, signor Presidente, associandomi al ringraziamento al
Parlamento per il lavoro svolto.
PRESIDENTE. La ringrazio signor Ministro.
Avverto che è in distribuzione un errata
corrige dello stampato del testo A dei
disegni di legge di stabilità e di bilancio,
che è stato predisposto a seguito di alcune
difformità riscontrate rispetto a quanto
contenuto nel resoconto dei lavori della V
Commissione (Bilancio).
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Il mio intervento è in merito alla
sua comunicazione e all’errata corrige
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dello stampato del testo A della legge di
stabilità e di bilancio. Presidente, con
l’occasione vorrei cogliere ovviamente l’opportunità di ringraziare gli uffici per il
lavoro che è stato svolto in condizioni
drammatiche, oserei dire, per potere seguire in modo adeguato il provvedimento.
Però, Presidente, per quest’errata corrige,
in condizioni ordinarie potremmo dire che
saremmo sereni rispetto al lavoro che è
stato fatto con grande determinazione e
con grande lucidità da parte degli uffici e
in condizioni ordinarie avremmo potuto
seguire anche noi in modo adeguato quelle
che erano le modifiche previste e approvate al testo dei disegni di legge di stabilità
e di bilancio. Quindi le eventuali sviste,
dimenticanze, correzioni o meno, apportate durante le riformulazioni, sarebbero
state sicuramente condivise e accettate
anche dal nostro gruppo.
Presidente, noi ovviamente ci affidiamo all’equilibrio, come sempre, del
lavoro degli uffici e della Presidenza e
alle verifiche fatte. Ci lasci dire alcune
cose, però, dopo un lavoro così stressante
e massacrante, che la maggioranza ha
imposto comunque all’opposizione per
quello che riguarda ritmo, tempi, argomenti, emendamenti. È quindi complessivamente una legge di stabilità che, come
è stato ricordato in sede di discussione
sulle linee generali, è stata raddoppiata
nella lettura. È evidente Presidente che
siamo a fronte di un errata corrige, dove
noi troviamo delle modifiche che riguardano coperture o interventi che passano
dall’annualità a diventare permanenti, interventi che riguardano la sostituzione di
parole come « un periodo d’imposta » in
« due periodi di imposta », dimenticanze
che riguardano subemendamenti ed
emendamenti approvati, che non sono
stati poi inseriti nel testo – e noi ci
affidiamo ovviamente al buon lavoro dei
segretari e dei funzionari della Commissione – per essere poi reinseriti, nella
speranza che questo sia avvenuto davvero.
Ora, Presidente, noi diciamo con chiarezza che qui ci sono una serie di interventi – non siamo in grado di dare le
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quantificazioni – che modificano ancora
una volta la legge di stabilità e il testo che
è al nostro esame.
Questo per noi diventa l’enfatizzazione
di un percorso assolutamente inidoneo,
che è quello che è accaduto in Commissione bilancio in questa legge di stabilità.
Questo documento è un documento che
ancora una volta mette in difficoltà i
gruppi, perché noi non siamo in grado di
dire se questi emendamenti, anche con il
lavoro che è stato fatto da parte nostra
nella registrazione dei vari passaggi, corrispondono fino in fondo a delle dimenticanze. Ci affidiamo, ci affidiamo; ma
vede, Presidente, noi non siamo in grado,
alla luce del lavoro che è stato fatto, di
dire con serenità che ciò che viene raccontato in questo errata corrige è esattamente ciò che è avvenuto nei lavori della
Commissione.
È allora, Presidente, l’occasione per
ribadire che quello che è accaduto durante la lettura della legge di stabilità, al
di là del merito su cui torneremo nelle
prossime ore, è inaccettabile dal punto di
vista del metodo, perché ci porta poi a
contestare anche documenti che sono tradizionalmente nell’attività della Camera,
degli atti dovuti come l’errata corrige
dello stampato; ci porta a dover mettere
in discussione anche l’errata corrige, o
lasciare agli atti che abbiamo degli elementi di perplessità. Ma per ovvi motivi,
perché se in corso d’opera noi ci troviamo a cambiare le regole del gioco...
Non parlo del merito in questo momento:
sto al testo ! Ho sentito degli interventi
importanti, ovviamente, del Ministro Padoan e dei colleghi che mi hanno preceduto, che non tengono conto di un
fatto, al di là del merito: in corso d’opera
si sono cambiate le regole del gioco,
Presidente ! Noi avevamo un campo con
dei saldi che sono stati cambiati, come
non è mai accaduto nella storia degli
ultimi vent’anni in una legge finanziaria;
si sono cambiati i saldi, non si sono
modificate le regole di ammissione degli
emendamenti. Si è creato un precedente
grave: questo campo ha cambiato dimensione, potevano giocare solo il Governo e
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la maggioranza in questo campo; i relatori, l’opposizione non potevano giocare.
In questa difficoltà, 40 ore di lavoro,
cambiata la porta, si sono raggiunti una
serie di obiettivi; c’è qualcuno che ritiene
di aver vinto una partita, e noi auguriamo che la partita la vinca il Paese,
non una parte politica. Ci si viene a
chiedere di considerare come atto acquisito una serie di interventi che modificano ancora il testo. Presidente, francamente, noi ovviamente ci affidiamo agli
uffici, non è una polemica nei confronti
di nessuno: vogliamo sottolineare come
l’azione condotta da maggioranza e Governo in questa legge di stabilità, che io
credo abbia sottoposto anche il presidente di Commissione ad una condizione
oggettivamente pesante, è stata dal punto
di vista degli effetti assolutamente negativa. Oggi l’opposizione manifesta dubbi e
perplessità anche su questo documento,
che in condizioni normali è una presa
d’atto, ma che noi avremmo bisogno di
poter vedere e valutare !
ENRICO MORANDO, Viceministro dell’economia e delle finanze. Tu lo sai...
ALBERTO GIORGETTI. Viceministro, è
così, ma purtroppo dovremmo poter verificare.
PRESIDENTE. Onorevole Giorgetti, la
Presidenza ovviamente si unisce al ringraziamento che ella ha fatto agli uffici;
e anche in relazione alle condizioni, non
so se drammatiche, ma certamente difficili con cui ha lavorato la Commissione
bilancio, è certamente opportuno fare
una riflessione. Condizioni peraltro non
insolite, e che non è la prima volta che
si verificano nel corso dell’esame della
legge di stabilità; ad ogni buon conto,
come ho affermato poc’anzi, l’errata corrige in distribuzione è conseguente a
talune difformità riscontrate tra lo stampato del testo A dei disegni di legge di
stabilità e di bilancio e i resoconti della
Commissione bilancio. È evidente che il
testo dei documenti di bilancio non può
che essere conforme a quanto accaduto
Camera dei Deputati
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in sede referente: per questo l’errata
corrige costituisce un atto dovuto. Ciò
nonostante, onorevole Giorgetti, sarà mia
cura rappresentare le sue obiezioni alla
Presidente della Camera.
Il seguito del dibattito è rinviato ad
altra seduta.
Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sui
casi di morte e di gravi malattie che
hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all’estero,
nei poligoni di tiro e nei siti di
deposito di munizioni, in relazione
all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile
effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di
proiettili all’uranio impoverito e della
dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte
dalle esplosioni di materiale bellico e
a eventuali interazioni.
PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui casi
di morte e di gravi malattie che hanno
colpito il personale italiano impiegato in
missioni militari all’estero, nei poligoni di
tiro e nei siti di deposito di munizioni in
relazione all’esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione
agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale
bellico e a eventuali interazioni ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.
Sono risultati eletti: presidente il deputato Gian Piero Scanu; vicepresidenti il
deputato Ivan Catalano e la deputata Donatella Duranti e segretari la deputata
Paola Boldrini e il deputato Gianluca
Rizzo.
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
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DISCUSSIONI
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PRESIDENTE. Avverto che nella seduta
di domani, venerdì 18 dicembre 2015, non
avrà luogo lo svolgimento di interpellanze
urgenti.
Ordine del giorno
della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l’ordine del
giorno della seduta di domani.
Venerdì 18 dicembre 2015, alle 9:
1. – Discussione della mozione Crippa
ed altri n. 1-01082 presentata a norma
dell’articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti della Ministra per le
riforme costituzionali e i rapporti con il
Parlamento, Maria Elena Boschi.
(ore 15)
2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2112 – Bilancio di previsione dello
Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018
(Approvato dal Senato) (C. 3445-A).
Nota di variazioni al Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario
2016 e bilancio pluriennale per il triennio
2016-2018 (C. 3445-bis).
— Relatori: Melilli e Tancredi, per la
maggioranza; Polverini, Cariello e Melilla,
di minoranza.
3. – Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2111 – Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge di stabilità 2016) (Approvato dal Senato) (C. 3444-A).
— Relatori: Melilli e Tancredi, per la
maggioranza; Polverini, Cariello e Melilla,
di minoranza.
Camera dei Deputati
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SEDUTA DEL
Sui lavori dell’Assemblea.
La seduta termina alle 19,10.
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TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE
DEL DEPUTATO ALESSANDRO BRATTI
IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE
GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N.
2093-B
ALESSANDRO BRATTI, Relatore. La
Camera avvia oggi l’esame del disegno di
legge recante disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green
economy e per il contenimento dell’uso
eccessivo di risorse naturali, che è stato già
approvato dalla Camera ed è stato modificato nel corso dell’esame al Senato attraverso l’aggiunta di nuovi articoli e la
modifica di articoli approvati in prima
lettura dalla Camera.
Darò conto, quindi, sinteticamente,
delle modifiche apportate al provvedimento dal Senato, ricordando inizialmente
che il Senato ha stralciato taluni articoli
che riguardavano la disciplina di gestione
degli imballaggi e di adesione al Consorzio
nazionale di raccolta e trattamento degli
oli e dei grassi vegetali ed animali esausti.
L’articolo 1, che interviene in materia
di responsabilità per danni all’ambiente
marino causati dalle navi e dagli impianti,
nel caso di avarie o incidenti, è stato
integrato disponendo che, per tali finalità,
il proprietario del carico si munisca di una
polizza assicurativa a copertura integrale
dei rischi anche potenziali.
L’articolo 2, introdotto al Senato, interviene sulla destinazione delle somme
corrispondenti all’incremento dell’aliquota
di prodotto annualmente versata per la
concessione di coltivazione di idrocarburi
in mare, confermandone la riassegnazione
in parti uguali al Ministero dell’ambiente e
della tutela del territorio e del mare e al
Ministero dello sviluppo economico, ma
precisando che le somme in questione
siano riassegnate al Ministero dell’ambiente per assicurare il pieno svolgimento
delle azioni di monitoraggio anche mediante l’impiego dell’Istituto superiore per
la protezione e la ricerca ambientale
(ISPRA), delle Agenzie regionali per l’am-
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DISCUSSIONI
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SEDUTA DEL
biente e delle strutture tecniche dei corpi
dello Stato preposti alla vigilanza ambientale, e di contrasto dell’inquinamento marino.
La modifica all’articolo 3 prevede che
la Strategia nazionale per lo sviluppo
sostenibile sia integrata con un apposito
capitolo che considera gli aspetti inerenti
alla « crescita blu » del contesto marino.
L’articolo 4, introdotto al Senato, apporta modifiche alla disciplina istitutiva
dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico
sostenibile (ENEA) provvedendo a disciplinare l’organizzazione dell’Agenzia e a
sostituire la previsione della gestione
commissariale con una nuova normativa,
che prevede la nomina del Consiglio di
amministrazione con decreto del Ministero per lo sviluppo economico adottato
di concerto con il Ministro dell’ambiente
e della tutela del territorio e del mare.
L’articolo 5, comma 1, è stato modificato al Senato, inserendo nell’ambito
del programma di incentivi alla mobilità
sostenibile due ulteriori forme di trasporto, ossia le iniziative di piedibus e di
car-sharing, e prevedendo che tale programma è predisposto anche al fine di
contrastare problemi derivanti dalla vita
sedentaria. Il comma 2, nel demandare a
due decreti ministeriali la definizione del
programma sperimentale nazionale, precisa, sulla base di una modifica inserita
al Senato, che i progetti devono essere
presentati mediante procedure di evidenza pubblica. Il comma 3 dell’articolo
5, introdotto al Senato, assegna alla regione Emilia-Romagna un contributo pari
a euro 5 milioni per l’anno 2016 per il
recupero e la riqualificazione ad uso
ciclo-pedonale del vecchio tracciato ferroviario dismesso, la cui area di sedime
è già nella disponibilità degli enti dei
centri abitati lungo l’asse ferroviario Bologna-Verona. I commi 4 e 5 dell’articolo
5, introdotti nel corso dell’esame al Senato, provvedono a chiarire che i casi in
cui l’evento infortunistico si sia verificato
a seguito dell’utilizzo della bicicletta nel
percorso casa-lavoro siano sempre configurabili come infortunio in itinere e
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perciò indennizzabili. L’articolo 5, comma
6, prevede l’emanazione di apposite linee
guida per favorire l’istituzione nelle
scuole di ogni ordine e grado della figura
del mobility manager.
L’articolo 6, introdotto durante l’esame
al Senato, amplia l’elenco delle zone in cui
è consentita l’istituzione di parchi marini
e riserve marine attraverso l’aggiunta delle
aree di Banchi Graham, Terribile, Pantelleria e Avventura nel Canale di Sicilia,
limitatamente alle parti rientranti nella
giurisdizione nazionale (comma 3). La
norma prevede, inoltre, uno stanziamento
di 800.000 euro per l’anno 2015, per la più
rapida istituzione delle aree marine protette, e uno stanziamento di un milione di
euro, a decorrere dal 2016, per il potenziamento della gestione e del funzionamento delle aree marine protette istituite
(commi 1 e 2).
Il comma 1 dell’articolo 7 prevede il
divieto di immissione di cinghiali su tutto
il territorio nazionale, ad eccezione delle
aziende faunistico venatorie e delle
aziende agrituristico venatorie adeguatamente recintate, mentre al comma 2 si
prevede il divieto del foraggiamento di
cinghiali, ad esclusione di quello finalizzato alle attività di controllo. Per la
violazione dei due divieti in esame, le due
disposizioni prevedono la sanzione dell’arresto da due a sei mesi o l’ammenda
da 516 a 2.065 euro. Il comma 3 prevede
che, fermo restando i divieti sopra esaminati al comma 1 e 2, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano adeguano i piani faunistico-venatori,
individuando le aree nelle quali vietare
l’allevamento e l’introduzione della specie
cinghiale (Sus scrofa). Il comma 4 prevede che le regioni, in sede di rilascio
delle autorizzazioni per il prelievo dello
storno (Sturnus vulgaris), consentono
l’esercizio dell’attività di prelievo se praticata in prossimità di nuclei vegetazionali produttivi sparsi e sia finalizzato alla
tutela della specificità delle coltivazioni
regionali. Il comma 5, attraverso alcune
modifiche agli articoli 2 e 5 della legge
157/1992, prevede che le talpe, i ratti, i
topi propriamente detti, le nutrie e le
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DISCUSSIONI
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specie arvicole, pur escluse dall’ambito
della legge 157/1992, vengano ricomprese
nelle specie alloctone per le quali può
essere prevista l’eradicazione o il controllo della popolazione. Con la lettera c)
del comma 5 si prevede che l’autorizzazione rilasciata per gli appostamenti fissi
costituisce titolo abilitativo per la sistemazione del sito e l’installazione degli
appostamenti, che devono avere natura
precaria e non comportare l’alterazione
dello stato dei luoghi.
Nel corso dell’esame al Senato l’unica
modifica all’articolo 8 prevede, per gli
interventi riguardanti lo scarico in mare
di acque derivanti da attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi in mare assoggettati
a VIA, che le autorizzazioni ambientali
siano istruite a livello di progetto esecutivo.
Durante l’esame al Senato l’articolo 9,
che prevede la predisposizione di una
valutazione di impatto sanitario (VIS) per
i progetti riguardanti le raffinerie di petrolio greggio, gli impianti di gassificazione e liquefazione, i terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto,
nonché le centrali termiche e gli altri
impianti di combustione con potenza termica superiore a 300 MW, nell’ambito dei
procedimenti di valutazione di impatto
ambientale (VIA) statale, è stato modificato, al fine di specificare che la valutazione di impatto sanitario è predisposta
dal proponente del progetto medesimo.
L’articolo 10 reca alcune modifiche al
decreto legislativo 30/2013, la più importante delle quali è volta ad includere, nel
novero degli interventi a cui è possibile
destinare il 50% dei proventi delle aste del
sistema EU-ETS, anche la compensazione
dei costi sostenuti per aiutare le imprese
in settori e sottosettori ritenuti esposti a
un rischio elevato di rilocalizzazione delle
emissioni di anidride carbonica. Gli aiuti
in questione sono destinati con priorità
alle imprese in possesso della certificazione ISO 50001.
L’articolo 12, comma 1, lettera c), introduce all’articolo 10 del decreto legislativo n. 115/2008 un comma 2-bis il quale
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dispone che ai sistemi di autoproduzione
di energia elettrica con ciclo ORC (Organic
Rankine Cycle) – alimentati dal recupero
di calore prodotto dai cicli industriali e da
processi di combustione – spettano i titoli
di efficienza energetica (TEE).
Il comma 1 dell’articolo 13 amplia
l’elenco dei sottoprodotti di origine biologica utilizzabili negli impianti a biomasse e biogas ai fini dell’accesso ai
meccanismi di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti a
fonti rinnovabili (IAFR). Nel corso dell’esame al Senato tale ampliamento è
stato esteso ai sottoprodotti della lavorazione o raffinazione di oli vegetali e ai
sottoprodotti della produzione e della
trasformazione degli zuccheri da biomasse non alimentari. Ai sensi del
comma 2, introdotto al Senato, entro
novanta giorni dalla data di comunicazione da parte dei gestori degli impianti
esistenti della volontà di impiego negli
impianti a biomasse e biogas anche dei
sottoprodotti di cui al comma 1, la regione competente è tenuta ad adeguare
l’autorizzazione unica ed il Gestore dei
servizi energetici (GSE) Spa ad adeguare
la qualifica di impianto alimentato da
fonti rinnovabili (IAFR) in essere.
L’articolo 14, introdotto al Senato, che
interviene sulla disciplina dei procedimenti di autorizzazione per le reti nazionali di trasporto dell’energia elettrica di
potenza superiore a 300 MW termici, dispone che i soggetti titolari ovvero gestori
di beni demaniali interessati dal passaggio
di opere della rete elettrica di trasmissione
nazionale sono tenuti ad indicare le modalità di attraversamento degli impianti
autorizzati. Tale previsione si applica anche ai procedimenti in corso alla data di
entrata in vigore della legge.
L’articolo 15, introdotto al Senato, che
contiene una norma di interpretazione
autentica dell’articolo 25, comma 1 del
decreto legislativo n. 28/2011, dispone
che per gli impianti di cogenerazione
abbinati al teleriscaldamento connessi ad
ambienti a destinazione agricola al 31
dicembre 2012, ai fini della verifica del
requisito temporale ivi indicato, non sol-
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SEDUTA DEL
tanto deve essere avvenuta l’entrata in
esercizio commerciale dell’energia elettrica ma anche l’entrata in esercizio commerciale dell’energia termica. A tal fine,
per la transizione dal vecchio al nuovo
meccanismo di incentivazione, in modo
da garantire la redditività degli investimenti effettuati, il conseguente residuo
periodo di diritto all’incentivazione si calcola decurtando dai quindici anni di
durata degli incentivi il tempo già trascorso a far data dall’entrata in esercizio
commerciale contemporaneamente sia
dell’energia elettrica che termica.
Durante l’esame al Senato, l’articolo
17, che prevede che il possesso di determinate registrazioni e certificazioni
ambientali costituisca titolo preferenziale
nella formulazione delle graduatorie per
l’assegnazione di contributi, agevolazioni
e finanziamenti in materia ambientale, è
stato modificato, con l’aggiunta – oltre al
possesso del marchio Ecolabel e della
registrazione Emas – del possesso della
certificazione UNI EN ISO 14001 e della
certificazione ISO 50001 relativa ad un
sistema di gestione dell’energia.
L’articolo 18, che prevede l’obbligatorietà dell’applicazione dei « criteri ambientali minimi » (CAM) negli appalti
pubblici di forniture e negli affidamenti
di servizi, è stato modificato durante
l’esame al Senato al fine di inserire, nella
categoria relativa all’illuminazione pubblica, anche l’acquisto degli alimentatori
elettronici.
L’articolo 20 interviene sull’articolo 41
del Codice della strada (decreto legislativo
n. 285/1992), relativo ai segnali luminosi
stradali, introducendovi un nuovo comma
8-bis, ai sensi del quale a decorrere dalla
data di entrata in vigore della legge in
esame, nelle lanterne semaforiche, le lampade ad incandescenza, allorquando necessitino di sostituzione, devono essere
sostituite con lampade a basso consumo
energetico.
Il comma 1 dell’articolo 21, modificato
al Senato, prevede l’istituzione dello
schema nazionale volontario per la valu-
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tazione e la comunicazione dell’impronta
ambientale dei prodotti, denominato
« Made Green in Italy ».
L’articolo 22, introdotto nel corso dell’esame al Senato, modifica l’articolo 9 del
nuovo testo della legge generale sui libri
fondiari (allegato al R.D. 499/1929), al fine
di inserire nel novero dei diritti che possono essere intavolati o prenotati nel libro
fondiario anche i contratti contemplati
dall’articolo 2643, numero 2-bis, del codice
civile, vale a dire quelli che trasferiscono,
costituiscono o modificano i diritti edificatori comunque denominati, previsti da
normative statali o regionali, ovvero da
strumenti di pianificazione territoriale.
Le misure di cui all’articolo 23, volte a
favorire l’acquisto di prodotti derivanti da
materiale « post consumo » attraverso l’introduzione dei nuovi articoli 206-ter, 206quater, 206-quinquies e 206-sexies nel decreto legislativo 152/2006 (cd. Codice dell’Ambiente), vengono estese anche ai prodotti derivanti dal recupero degli scarti e
dei materiali rivenienti dal disassemblaggio dei prodotti complessi.
L’articolo 25, che prevede l’inclusione
dei rifiuti in plastica compostabile tra i
materiali ammendanti (compostato misto)
che rientrano nei fertilizzanti, è stato
modificato comprendendo nell’ambito di
tali rifiuti anche i prodotti sanitari assorbenti non provenienti da ospedali e assimilati, previo idoneo processo di sanificazione, qualora necessario.
L’articolo
26,
introdotto
durante
l’esame al Senato, prevede che l’utilizzazione agronomica dei gessi di defecazione
e del carbonato di calcio di defecazione,
qualora ottenuti da processi che prevedono l’utilizzo di materiali biologici classificati come rifiuti, deve garantire il rispetto dei limiti di apporto di azoto nel
terreno come definiti nel Codice di buona
pratica agricola.
L’articolo 27, comma 1, volto a individuare porti marittimi dotati di siti idonei
in cui avviare operazioni di raggruppamento e gestione di rifiuti raccolti, è stato
modificato dal Senato includendo in tali
operazioni i rifiuti raccolti nelle attività di
gestione delle aree marine protette e in-
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serendo gli enti gestori delle aree marine
protette tra i soggetti coinvolti nella stipula
degli accordi di programma previsti per
l’individuazione dei predetti porti.
L’articolo 29 contiene una serie di
disposizioni eterogenee in materia di vigilanza sulla gestione dei rifiuti. Il
comma 3, che riguarda l’inquadramento
nei ruoli del Ministero dell’ambiente del
personale in posizione di comando/distacco presso lo stesso Ministero, è stato
modificato nel corso dell’esame al Senato
al fine di differire al 31 dicembre 2016
il termine per l’inoltro della richiesta di
inquadramento. Le modifiche apportate
al comma 4, che interviene sulla disciplina della pubblicazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti, sono volte a
fornire precisazioni in merito alle informazioni la cui fruibilità deve essere garantita ai fini dello svolgimento dell’attività di vigilanza sulla gestione dei rifiuti. Nel corso dell’esame al Senato è
stato inserito il nuovo comma 6, che
semplifica, per gli imprenditori agricoli,
le procedure relative alla tenuta e compilazione del formulario di identificazione
dei rifiuti.
Durante l’esame al Senato, l’articolo 30,
che prevede per i produttori iniziali o i
detentori dei rifiuti di rame che non
provvedono al loro trattamento un obbligo
di consegna a determinati soggetti e che
stabilisce, altresì, l’applicazione del regime
ordinario in materia di trasporto dei rifiuti in caso di raccolta e trasporto di
rifiuti effettuate dai soggetti abilitati allo
svolgimento delle attività medesime in
forma ambulante, è stato modificato
estendendo il campo di applicazione di tali
norme anche ai rifiuti di metalli ferrosi e
non ferrosi.
L’articolo 31, inserito durante l’esame
al Senato, modifica la disciplina delle
transazioni finalizzate al ripristino ambientale dei siti di interesse nazionale
(SIN) e al risarcimento del danno ambientale.
L’articolo 32, che interviene sulle misure per aumentare la raccolta differenziata dei comuni, è stato modificato al
Senato in tre punti, la modifica più rile-
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vante sembra quella del comma 2, al fine
di raddoppiare da 12 a 24 mesi il termine
massimo per l’adeguamento delle situazioni pregresse per il raggiungimento delle
percentuali di raccolta differenziata previste dalla vigente normativa.
L’articolo 33, introdotto al Senato, consente ai comuni con sede giuridica nelle
isole minori e per i comuni nel cui territorio insistono isole minori, di istituire un
contributo di sbarco, che sostituisce la
vigente imposta di sbarco. L’importo del
contributo è pari a 2,5 euro ed è aumentabile dai Comuni, a specifiche condizioni,
fino a un massimo di 5 euro.
L’articolo 34, introdotto nel corso dell’esame al Senato, interviene sulla disciplina della c.d. ecotassa, vale a dire del
tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi (dettata dai commi
24 e seguenti dell’articolo 3 della legge
549/1995), al fine di estendere il tributo
anche ai rifiuti inviati agli impianti di
incenerimento senza recupero energetico
(comma 1) e di modificare la destinazione del gettito derivante dal tributo
(comma 2).
L’articolo 35 modifica il comma 40
dell’articolo 3 della legge 549/1995, che nel
testo vigente assoggetta al pagamento dell’ecotassa, nella misura ridotta del 20%,
anche i rifiuti smaltiti tal quali in impianti
di incenerimento senza recupero di energia, nonché per gli scarti ed i sovvalli di
impianti di selezione automatica, riciclaggio e compostaggio, così come per i fanghi
anche palabili. La modifica è finalizzata a
precisare che l’ecotassa, nella misura ridotta, si applica in ogni caso a tutti gli
impianti classificati esclusivamente come
impianti di smaltimento mediante incenerimento a terra.
L’articolo 36, inserito nel corso dell’esame al Senato, prevede la possibilità
per i Comuni di prevedere riduzioni tariffarie ed esenzioni della tassa sui rifiuti
in caso di effettuazione di attività di
prevenzione nella produzione di rifiuti.
L’articolo 37, modificato nel corso dell’esame al Senato, contiene disposizioni
finalizzate ad incentivare il compostaggio,
sia individuale che di comunità. Il
Atti Parlamentari
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comma 1, che prevede l’applicazione di
una riduzione della tassa sui rifiuti per
le utenze che effettuano il compostaggio
aerobico individuale, ed il comma 2, che
introduce norme volte a semplificare il
regime di autorizzazione degli impianti
dedicati al c.d. compostaggio di prossimità o di comunità, sono stati modificati
al fine di estendere il loro campo di
applicazione anche ai residui naturali
non pericolosi prodotti nell’ambito delle
attività agricole e vivaistiche. La disposizione relativa alle procedure per l’autorizzazione del c.d. compostaggio di comunità è stata integrata dal Senato al
fine di prevedere il parere dell’Agenzia
regionale per la protezione dell’ambiente
(ARPA) e la predisposizione di un regolamento di gestione dell’impianto che
preveda anche la nomina di un gestore
da individuare in ambito comunale.
L’articolo 38, comma 1, prevede l’incentivazione delle pratiche di compostaggio di rifiuti organici effettuate sul luogo
stesso di produzione, come l’autocompostaggio e il compostaggio di comunità, e
consente ai comuni di applicare riduzioni
della tassa sui rifiuti (TARI). Lo stesso
comma prevede l’emanazione di un decreto interministeriale volto a stabilire i
criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di
comunità di rifiuti organici. Viene altresì
introdotta nel testo del cd Codice ambientale (decreto legislativo 152/2006) la definizione di « compostaggio di comunità » ed
estesa alle utenze non domestiche la nozione di auto compostaggio.
L’articolo 39 riguarda l’applicazione del
sistema del vuoto a rendere su cauzione
per gli imballaggi di birra e acqua minerale, Le principali modifiche apportate dal
Senato hanno riguardato la precisazione
del fatto che la sperimentazione avverrà
su base volontaria del singolo esercente e
che avrà una durata di dodici mesi. È
stato altresì ampliato il campo di applicazione della disposizione a tutti i « punti
di consumo » e soppresso il comma che
prevedeva riduzioni della tariffa per la
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gestione dei rifiuti per le utenze commerciali che applicano il sistema del vuoto a
rendere su cauzione.
Il Senato ha modificato l’articolo 40, al
fine di ridefinire le fattispecie dei divieti
legati all’abbandono dei rifiuti di prodotti
da fumo e delle gomme da masticare
attraverso la previsione del divieto di abbandono dei rifiuti di prodotti da fumo e
del divieto di abbandono di rifiuti di
piccolissime dimensioni in cui sono incluse
le gomme da masticare. Il Senato ha
modificato, inoltre, il regime sanzionatorio
confermando la sanzione amministrativa
da 30 a 150 euro, applicata però all’abbandono dei rifiuti di piccole dimensioni,
e aumentando la medesima sanzione fino
al doppio, per l’abbandono dei rifiuti di
prodotti da fumo. Il Senato ha infine
modificato l’utilizzo dei proventi delle risorse provenienti dalle sanzioni amministrative.
L’articolo 43 è stato integrato, nel corso
dell’esame al Senato, con l’aggiunta di un
comma 4 che contiene una serie di modifiche al decreto legislativo 49/2014 con
cui è stata recepita la disciplina in materia
di RAEE dettata dalla direttiva 2012/19/
UE. Tali modifiche sono per lo più di
carattere interpretativo o mirate alla correzioni di refusi. Fa eccezione la lettera c)
del comma 4 che detta una disposizione
transitoria secondo cui, nelle more dell’emanazione del decreto ministeriale che
dovrà determinare criteri e modalità di
trattamento dei RAEE (ulteriori rispetto a
quelli fissati dal D.Lgs. 49/2014), continuano ad applicarsi gli accordi, conclusi
dal Centro di coordinamento RAEE (CdC
RAEE) con le associazioni di categoria dei
soggetti recuperatori, per i soggetti che vi
hanno aderito.
L’articolo 44, comma 1, inserito nel
corso dell’esame al Senato, prevede che
siano comunque rispettate le disposizioni
contenute nelle direttive dell’Unione europea nelle ordinanze contingibili ed urgenti
che il Presidente della Giunta regionale o
il Presidente della provincia ovvero il Sindaco possono adottare, nell’ambito delle
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SEDUTA DEL
rispettive competenze, per consentire il
ricorso temporaneo a speciali forme di
gestione dei rifiuti.
Durante l’esame al Senato, l’articolo 45,
che consente l’introduzione di incentivi
economici, da corrispondere con modalità
automatiche e progressive, da parte delle
regioni, per incrementare la raccolta differenziata e ridurre la quantità dei rifiuti
non riciclati nei comuni, è stato modificato
– al comma 1 – prevedendo che i comuni
beneficino dei predetti incentivi attuando
misure di prevenzione, sulla base dei principi e degli interventi anche dei programmi regionali, ovvero riducendo i rifiuti residuali e gli scarti. Al Senato è stato
poi modificato il comma 2, inserendo un
termine di sei mesi dalla data di entrata in
vigore della legge per l’adozione di programmi regionali di prevenzione dei rifiuti, e prevedendo, in alternativa alla
suddetta adozione, la verifica della coerenza dei programmi regionali già approvati.
L’articolo 47, aggiunto durante l’esame
al Senato, interviene sulla disciplina degli
obiettivi dei programmi regionali per la
riduzione dei rifiuti biodegradabili da
conferire in discarica al fine di: modificare i termini per l’elaborazione e l’approvazione del programma e per il perseguimento degli obiettivi, che decorrono
dalla data di entrata in vigore della
disposizione; prevedere che il programma
preveda prioritariamente la prevenzione
dei rifiuti; precisare che è nel momento
del maggior afflusso di presenze territoriali che va fatto il calcolo sulla popolazione, per calibrare gli obiettivi del
Programma per le Regioni soggette a
fluttuazioni stagionali del numero degli
abitanti superiori al 10.
L’articolo 49, inserito nel corso dell’esame al Senato, interviene sulla disciplina delle operazioni di miscelazione dei
rifiuti non espressamente vietate dall’articolo 187 del cd. Codice ambientale (decreto legislativo 152/2006), al fine di: consentirne l’effettuazione anche in assenza di
autorizzazione; prevedere che le medesime
operazioni, anche qualora effettuate da
soggetti in possesso di autorizzazione alla
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gestione dei rifiuti, non possano essere
sottoposte a prescrizioni o limitazioni non
previste dalla legge.
L’articolo 50, aggiunto nel corso dell’esame al Senato, introduce, al comma 1,
una disciplina per l’utilizzo, nell’attività di
recupero ambientale, di solfati di calcio
ottenuti da neutralizzazione di correnti
acide liquide o gassose generati da lavorazioni industriali.
L’articolo 51 contiene disposizioni che
intervengono sulla riorganizzazione distrettuale della governance in materia di
difesa del suolo. Nel corso dell’esame al
Senato, è stato modificato il comma 2,
che reca la disciplina delle autorità di
bacino distrettuale, al fine di consentire
che il Ministero dell’ambiente si avvalga
dell’ISPRA nello svolgimento delle funzioni di indirizzo e coordinamento delle
autorità di bacino distrettuali. Le ulteriori modifiche di carattere sostanziale da
parte del Senato interessano il comma
10, al fine di: specificare che la finalità
della predisposizione di programmi di
gestione dei sedimenti a livello di bacino
idrografico è quella di coniugare la prevenzione del rischio di alluvioni con la
tutela degli ecosistemi fluviali; chiarire
che tali programmi devono essere predisposti dalle autorità di bacino, nell’ambito del Piano di gestione, in concorso
con gli altri enti competenti; specificare
gli obiettivi e il contenuto dei programmi
medesimi.
L’articolo 52, comma 1, che reca misure per la rimozione o la demolizione, da
parte dei comuni, di opere ed immobili
realizzati in assenza o in totale difformità
del permesso di costruire, è stato modificato prevedendo l’aggiornamento al 2016
dell’annualità dell’autorizzazione di spesa
di 10 milioni di euro e l’adozione ogni
dodici mesi, da parte della Conferenza
Stato-città ed autonomie locali, dell’elenco,
sulla base del quale vengono ammessi a
finanziamento gli interventi.
L’articolo 52, comma 2, modificato al
Senato, prevede che non siano considerati
interventi di nuova costruzione, e quindi
non subordinati a permesso di costruire,
i manufatti leggeri, anche prefabbricati, e
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le strutture di qualsiasi genere quali roulottes, camper, case mobili, imbarcazioni,
utilizzati come abitazioni, ambienti di
lavoro, o depositi, magazzini e simili
diretti a soddisfare esigenze meramente
temporanee o ricompresi in strutture ricettive all’aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti, previamente autorizzate
sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove
previsto, sotto quello paesaggistico, in
conformità alle normative regionali di
settore.
L’articolo 52, comma 3, aggiunto al
Senato, prevede che i commissari straordinari, nominati al fine di accelerare la
progettazione e la realizzazione degli interventi necessari all’adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione, possano delegare un apposito
soggetto attuatore per la realizzazione
degli interventi di mitigazione del rischio
idrogeologico.
L’articolo 53, inserito nel corso dell’esame al Senato, stabilisce che i materiali
litoidi prodotti come obiettivo primario e
come sottoprodotto dell’attività di estrazione effettuata in base a concessioni e
pagamento di canoni sono assoggettati alla
normativa sulle attività estrattive.
L’articolo 54, inserito nel corso dell’esame al Senato, modifica in più punti il
testo unico in materia edilizia (decreto del
Presidente della Repubblica n. 380/2001)
al fine di richiamare nelle varie disposizioni e procedure la normativa, gli interessi e i vincoli collegati alla tutela dell’assetto idrogeologico (comma 1). L’articolo prevede, inoltre, che agli atti e procedimenti riguardanti la tutela dal rischio
idrogeologico non si applichi la disciplina
generale sul silenzio assenso.
L’articolo 55, inserito nel corso dell’esame al Senato, prevede l’istituzione,
presso il Ministero dell’ambiente, del
Fondo per la progettazione degli interventi
contro il dissesto idrogeologico.
L’articolo 56 istituisce, ai commi 1-6,
un credito d’imposta per gli anni 2017,
2018 e 2019 per le imprese che effettuano nell’anno 2016 interventi di bonifica dell’amianto su beni e strutture produttive. Il credito d’imposta spetta nella
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misura del 50 per cento delle spese
sostenute. La norma individua un limite
di spesa complessivo di 5,667 milioni di
euro per ciascuno degli anni 2017, 2018
e 2019. Il comma 7 del medesimo articolo 56, al fine di promuovere la realizzazione di interventi di bonifica di
edifici pubblici contaminati da amianto,
prevede l’istituzione, presso il Ministero
dell’ambiente, del Fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica di beni contaminati
da amianto, con una dotazione finanziaria di 5,536 milioni di euro per l’anno
2016 e di 6,018 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2017 e 2018.
L’articolo 58, modificato nel corso dell’esame al Senato, prevede l’istituzione,
presso la Cassa conguaglio per il settore
elettrico, di un Fondo di garanzia per il
settore idrico. Tra le modifiche operate dal
Senato è stato specificato che la componente della tariffa del servizio idrico integrato destinata ad alimentare il citato
Fondo dovrà essere indicata separatamente in bolletta.
La modifica all’articolo 59, che disciplina i contratti di fiume, è limitata a
configurare la disposizione come novella
al cd. Codice dell’ambiente.
Il comma 3 dell’articolo 60 inserisce
una disposizione sulla tenuta dei registri
di carico e scarico relativi ai rifiuti prodotti dalle attività di manutenzione delle
reti relative al servizio idrico integrato e
degli impianti a queste connessi. Tale
norma prevede la possibilità di tenere i
citati registri presso le sedi di coordinamento organizzativo del gestore, o altro
centro equivalente, previa comunicazione
all’autorità di controllo e vigilanza.
L’articolo 61, inserito nel corso dell’esame al Senato, prevede che l’Autorità
per l’energia elettrica, il gas ed il sistema
idrico (AEEGSI) adotti direttive per il
contenimento della morosità degli utenti
del servizio idrico integrato. Alla medesima Autorità è demandata la definizione
delle procedure per la gestione della
morosità e per la sospensione della fornitura.
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I commi 1-3 dell’articolo 62, modificati nel corso dell’esame al Senato, riguardano la misura del sovracanone dovuto dai concessionari di derivazione
d’acqua per produzione di forza motrice
nei bacini imbriferi montani BIM. Si
dispone in particolare che l’applicazione
del sovracanone BIM è dovuto nella misura prevista per le concessioni di grande
derivazione idroelettrica (comma 1). Si
dispone la decorrenza dell’obbligo di pagamento dei sovracanoni per le concessioni di derivazione idroelettrica assegnate a decorrere dal 1o gennaio 2015
(comma 2), e si prevede inoltre che i
sovracanoni BIM siano dovuti anche se
non funzionali alla prosecuzione di interventi infrastrutturali da parte dei comuni e dei bacini imbriferi montani
(comma 3).
Il comma 4 dell’articolo 62, introdotto
nel corso dell’esame al Senato, indica le
condizioni al verificarsi (contestuale)
delle quali sono fatte salve le gestioni del
servizio idrico in forma autonoma esistenti, in deroga alla disciplina generale
secondo cui l’ambito territoriale ottimale
(ATO), in cui deve avvenire la gestione
unica del servizio idrico, non può mai
essere inferiore agli ambiti territoriali
corrispondenti alle province o alle città
metropolitane. Tali condizioni riguardano
l’approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate, la presenza di sorgenti ricadenti in aree protette o beni
paesaggistici e l’utilizzo efficiente della
risorsa e la tutela del corpo idrico. Tali
nuove fattispecie derogatorie si aggiungono a quella attualmente prevista, che fa
salve le gestioni autonome esistenti nei
comuni montani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti.
L’articolo 64, modificato al Senato, inserisce quattro commi (da 1-bis ad 1-quinquies) all’articolo 93 del Codice delle comunicazioni elettroniche (il decreto legislativo 259/2003), in base ai quali i soggetti
presentatori delle istanze di autorizzazione o delle segnalazioni certificate di
inizio attività (SCIA) per l’installazione di
infrastrutture per impianti radioelettrici e
per gli impianti di completamento della
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rete di banda larga mobile, si devono fare
carico degli oneri sostenuti dai soggetti
pubblici competenti.
L’articolo 65, volto a prevedere l’assimilazione alle acque reflue domestiche, ai
fini dello scarico in pubblica fognatura,
delle acque reflue di vegetazione dei frantoi oleari, è stato modificato dal Senato
prevedendo che lo scarico di acque di
vegetazione in pubblica fognatura sia ammesso, ove l’ente di governo dell’ambito e
il gestore dell’ambito non ravvisino criticità nel sistema di depurazione, per i
frantoi che trattano olive provenienti
esclusivamente dal territorio regionale e
da aziende agricole i cui terreni insistono
in aree scoscese o terrazzate.
L’articolo 66, che disciplina l’individuazione di appositi spazi presso e nei centri
di raccolta (definiti dalla lettera mm) del
comma 1 dell’articolo 183 del decreto
legislativo 152/2006) per lo scambio di
beni usati tra privati cittadini, è stato
modificato al Senato. Sopprimendo il riferimento agli enti strumentali, presente
nel testo approvato dalla Camera, la modifica introdotta dal Senato consente l’individuazione dei citati spazi solo ai Comuni.
Nel corso dell’esame al Senato, è stato
modificato il comma 1 dell’articolo 67 al
fine di integrare la composizione del Comitato per il capitale naturale prevedendo
la partecipazione del Ministro dei beni e
delle attività culturali e del turismo e di un
rappresentante dell’Associazione nazionale
dei comuni italiani (ANCI).
L’articolo 69, modificato nel corso dell’esame al Senato, interviene sull’articolo
40, comma 8, del decreto-legge 201/2011,
che detta disposizioni volte a semplificare
lo smaltimento di rifiuti speciali relativi a
talune attività economiche (estetisti, tatuatori, agopuntori, ecc.). Nel corso dell’esame al Senato è stato specificato che la
semplificazione non interessa lo smaltimento ma il trattamento e che la normativa in questione si applica anche alle
imprese agricole di cui all’articolo 2135 del
codice civile.
Le modifiche del Senato all’articolo 70,
comma 2 riguardano taluni principi e
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criteri direttivi della delega al Governo per
l’introduzione di un sistema di pagamento
dei servizi ecosistemici e ambientali
(PSEA), nel medesimo articolo contenuta.
Le modifiche riguardano i principi e i
criteri di cui alle lettere a), b) e d),
concernenti la definizione e l’attivazione
del sistema di PSEA e la remunerazione
dei servizi eco sistemici e ambientali, e
l’aggiunta del criterio di cui alla lettera l)
volto a ritenere precluse le attività di
stoccaggio di gas naturale in acquiferi
profondi.
Il comma 3 dell’articolo 71, modificato
al Senato, prevede che la costituzione di
oil-free zone è promossa dai comuni interessati anche tramite le unioni o le
convenzioni fra i medesimi comuni. Si
prevede inoltre, al comma 5, che le regioni
e le province autonome disciplinino l’organizzazione delle medesime con riguardo
agli aspetti connessi con l’innovazione tecnologica applicata alla produzione di energie rinnovabili a basso impatto ambientale,
alla ricerca di soluzioni eco-compatibili e
alla costruzione di sistemi sostenibili di
produzione energetica e di uso dell’energia, quali – è stato specificato al Senato –
la produzione di biometano per usi termici
e per autotrazione.
L’articolo 72, che disciplina la definizione della Strategia nazionale delle
Green Community attraverso la predisposizione di un piano di sviluppo sostenibile
volto alla valorizzazione delle risorse dei
territori rurali e montani (in diversi
campi, dall’energia da fonti rinnovabili al
turismo, dalle risorse idriche al patrimonio agro-forestale) in rapporto con le
aree urbane, è stato modificato al Senato
con riguardo agli ambiti di intervento del
predetto piano. In particolare, sono stati
inseriti, tra le fonti rinnovabili per la
produzione di energia, il biogas e il
biometano, e al novero degli ambiti del
piano per lo sviluppo sostenibile è stato
aggiunto lo sviluppo di un modello di
azienda agricola sostenibile che sia anche
energeticamente indipendente attraverso
la produzione di energia rinnovabile nei
settori elettrico, termico e dei trasporti.
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L’articolo 73, inserito nel corso dell’esame al Senato, reca una disposizione
derogatoria per gli impianti alimentati da
gas combustibili rientranti nel campo di
applicazione della norma UNI 11528 (impianti a gas di portata termica maggiore di
35kw – progettazione, installazione e
messa in servizio). Per tali impianti è
esclusa l’applicazione delle disposizioni in
materia di requisiti tecnici e costruttivi
degli impianti termici civili, di cui alla
parte II dell’allegato IX alla parte quinta
del cd. Codice ambientale (decreto legislativo 152/2006), fatta eccezione per le disposizioni di cui al numero 5 (relative agli
« Apparecchi indicatori ») del medesimo
allegato.
L’articolo 74 prevede che i beni gravati
da uso civico possano essere espropriati
solo dopo che sia stato pronunciato il
mutamento di destinazione d’uso, salvo il
caso in cui l’opera pubblica o di pubblica
utilità sia compatibile con l’esercizio dell’uso civico.
L’articolo 75, inserito nel corso dell’esame al Senato, prevede la rivalutazione,
con cadenza triennale, entro il 31 dicembre, della misura dei diritti speciali di
prelievo istituiti in attuazione della Convenzione sul commercio internazionale
delle specie animali e vegetali in via di
estinzione (CITES).
L’articolo 76, introdotto nel corso dell’esame al Senato, proroga di sei mesi (vale
a dire al 25 novembre 2016) il termine per
l’esercizio della delega, concessa dall’articolo 19, comma 1, della legge 161/2014
(legge europea 2013-bis), per l’emanazione
di uno o più decreti legislativi per il
riordino dei provvedimenti normativi vigenti in materia di tutela dell’ambiente
esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico prodotto dalle sorgenti sonore fisse e mobili.
L’articolo 77, introdotto dal Senato,
prevede l’impignorabilità degli animali di
affezione o da compagnia del debitore,
nonché degli animali impiegati ai fini
terapeutici o di assistenza del debitore, del
coniuge, del convivente o dei figli.
L’articolo 78, introdotto nel corso dell’esame al Senato, modifica le vigenti
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norme relative all’utilizzo dei materiali
derivanti dalle attività di dragaggio di aree
portuali e marino-costiere poste in siti di
bonifica di interesse nazionale (SIN), da
un lato, modificando il novero dei possibili
utilizzi e le caratteristiche delle strutture
di destinazione, dall’altro, disciplinando le
modalità tramite le quali è possibile giungere all’esclusione, dal perimetro del SIN,
delle aree interessate dai dragaggi.
TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI
DEI DEPUTATI RENATA POLVERINI,
FRANCESCO CARIELLO E GIANNI MELILLA IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI
DISEGNI DI LEGGE NN. 3444-A e 3445-A
RENATA POLVERINI, Relatrice di minoranza. La legge di stabilità di Renzi, nel
suo passaggio al Senato, e, più che mai, in
quello alla Camera, ha mostrato il vero
volto del Governo. Una manovra che risponde esclusivamente ai desiderata del
Presidente del Consiglio e della sua maggioranza, che non disegna una prospettiva
di rilancio per il Paese e che lascerà un
conto salatissimo, destinato a gravare sull’Italia del futuro, una remissione totale
per i nostri giovani.
Quanto sta accadendo è l’esatta proiezione di quanto vissuto un anno e mezza
fa, quando il Governo, con il bonus di 80
euro, ha sostanzialmente comprato il consenso elettorale per le europee del 2014.
Anche in questa occasione, il comportamento dell’esecutivo viene confermato: il
tentativo è il medesimo, e le amministrative all’orizzonte rappresentano un banco
di prova per questo Governo non eletto dal
popolo sovrano.
Il giudizio a livello internazionale sulla
manovra è inconfutabilmente oggettivo e
disinteressato; la Legge di Stabilità del
governo è un pasticcio in deficit che rischia di tramutarsi in una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese
nella prossima primavera.
Quando non si operano tagli al cattivo
debito pubblico, alla spesa pubblica contaminata, quando non si interviene sulle
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partecipate, bensì si opta per caricare di
tasse le nostre generazioni del futuro,
investendole dell’ingrato compito di pagare
i costi della riduzione fiscale di oggi, si sta
sostanzialmente operando in deficit. Si
stanno adottando misure da prima Repubblica di cui evidentemente il Presidente
Renzi è un esperto.
« Il Governo sottovaluta i rischi che
derivano dalle variabili esogene internazionali, che potrebbero incidere sulla crescita dell’economia italiana ». Sono parole
pesanti quelle dell’Ufficio parlamentare di
bilancio. Ci sono elementi che il Governo
tende ad ignorare; ad esempio come riscontrato anche dall’Unione europea la
ripresa avviata nel 2015 si rafforza nel
2016 solo grazie al basso costo del petrolio.
Tutti i dossier hanno evidenziato la
necessità per l’Italia di ridurre il proprio
debito pubblico, così come Bruxelles si è
espressa negativamente sui conti italiani.
Non è da meno la Corte dei Conti, secondo
la quale il Governo « utilizza al massimo
gli spazi di flessibilità disponibili riducendo esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sulla
sfondo nodi irrisolti (clausole di salvaguardia, contratti pubblici e pensioni) e questioni importanti (quali, per esempio, un
definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali) ».
Tagliare le tasse in deficit, con conseguente creazione di debito, non ha alcun
effetto positivo sull’economia, perché gli
operatori, vale a dire famiglie e imprese,
non spendono e non investono.
Per uno Stato, l’unica giustificazione
economica e morale per fare deficit, e di
conseguenza debito, sono gli investimenti.
È quindi lecito indebitarsi, a condizione,
però, che porti a qualcosa di cui potranno
beneficiare le generazioni future. Per
esempio: più asset, più infrastrutture, più
tecnologia, più reti, più capitale umano,
più sicurezza, più produttività, più competitività.
Ebbene, questa stabilità fa tutto il contrario di ciò che andava fatto: è una
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manovra in deficit, e non è accompagnata
da alcun investimento serio per il futuro
del Paese.
Basare una Legge di stabilità su ipotesi
di crescita che non si realizzeranno e
impostare sul deficit tutta la politica economica di un paese come l’Italia, che in
ipotesi di crisi trascina con sé gli altri
Paesi dell’eurozona, è da irresponsabili, e
va in direzione diametralmente opposta a
quella che sarebbe opportuna nelle condizioni attuali.
Tutto il centrodestra aveva approcciato
i lavori in sede di Commissione Bilancio,
sia alla Camera che al Senato, in uno
spirito di collaborazione sano e responsabile, ma la violenza del Governo ha reso il
confronto politico sterile e inutile. Le delegazioni di Forza Italia, Lega e Fratelli
d’Italia sono state sempre presenti, e
hanno partecipato attivamente in tutte le
fasi dei lavori della Commissione. Ma le
mediazioni sono rimaste circoscritte esclusivamente all’interno della maggioranza,
impegnata a premiare enti e strutture
nell’orbita del Partito democratico, screditando e bocciando tutte le proposte.
Eppure i temi sui quali avevamo auspicato
delle misure restano tutt’ora di primaria
importanza rispetto alle altre tematiche
premiate dal Governo.
Tutte le proposte portate avanti dal
centrodestra, come quella di introdurre il
quoziente familiare, portare le pensioni
minime a 800 euro, modificare la legge
Fornero, incrementare i fondi da destinare
a tutto il Comparto Sicurezza, rafforzare
la No Tax Area, hanno quindi trovato la
strada sbarrata del Governo. Su questi
temi il Governo si è sostanzialmente mascherato, pensando di cavarsela con dei
bonus mancia, oppure, come nel caso del
Mezzogiorno, con lo stanziamento di fondi
europei che erano già destinati al Sud,
andando semplicemente a ricollocarli con
una destinazione d’uso diversa da quella
per la quale erano stati stanziati.
Nessun emendamento dell’opposizione
è stato infatti preso in considerazione: mai
vista una Legge di Stabilità con questa
impronta, in cui il Ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, comunica con la
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stampa piuttosto che venire a riferire in
Parlamento in merito alla vicenda del
« salva-banche »; con questioni, come
quella del Sud e delle Forze dell’Ordine,
clamorosamente sottovalutate da questo
Esecutivo.
Anche le spese in tema di sicurezza –
su cui i Gruppi di Forza Italia, Lega Nord
e Fratelli d’Italia hanno presentato una
serie di proposte assolutamente convergenti, non recepite dal Governo – sono
state finanziate in deficit.
Il bonus degli 80 euro alle forze dell’ordine, ovvero una somma « una tantum », che vale solo per il 2016, che non
è strutturabile, né pensionabile, né liquidabile, rappresenta solo l’ennesimo « contentino » volto più ad acquisire consenso
che alla soluzione dei problemi che i
recenti attacchi di Parigi hanno riportato
all’attenzione dell’Europa e del mondo.
Le stesse organizzazioni sindacali, in
rappresentanza della stragrande maggioranza del personale della Polizia di Stato,
della Polizia Penitenziaria, del Corpo Forestale e dei Vigili del Fuoco, hanno dichiarato che questo è unicamente un
modo per eludere l’obbligo specifico di
rinnovare il contratto nazionale di lavoro,
così come stabilito dalla sentenza della
Corte costituzionale che quest’estate ha
dichiarato l’illegittimità del blocco dei contratti di lavoro per il pubblico impiego.
Nessuna traccia di stanziamenti maggiori e stabili, né fondi adeguati per i
contratti. Per questo siamo di fronte ad un
raggiro: perché con gli 80 euro per un solo
anno si elude un dignitoso e dovuto rinnovo dei contratti.
E, soprattutto, il Governo, come sempre, elude il confronto con i corpi intermedi, in una corsa frenetica verso lo « spot
elettorale » più efficace, che, nella maggior
parte dei casi, non risponde affatto ai
bisogni e alle richieste delle singole categorie interessate, e, quindi, all’interesse del
Paese.
Lo stesso bonus di 500 euro ai neodiciottenni è volto esclusivamente al consenso dei giovani che il prossimo anno
acquisiscono il diritto di voto. Non vi è
traccia di merito, né di obiettivi profes-
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sionali: andare a teatro, al cinema, acquistare un libro o vistare una mostra sono
sicuramente cose interessanti e stimolanti
per i nostri giovani, ma nulla hanno a che
vedere con percorsi seri volti a sbocchi
occupazionali che uno Stato dovrebbe valorizzare e garantire, favorendo i più meritevoli.
Per quanto riguarda gli enti locali, è
evidente come nel disegno di legge di
stabilità non si affronta adeguatamente il
tema dei costi standard, e non si pone
rimedio ai tagli gravissimi ed insostenibili
operati fino ad ora. L’abolizione dell’IMU
è fatta a spese dei comuni che non hanno
certezze del ristoro.
Le province, complice la disastrosa riforma Delrio, sono paralizzate, e rimangono penalizzate funzioni essenziali come
i servizi ai disabili, la manutenzione stradale e delle scuole.
Le regioni pagano ancora una volta il
prezzo più alto, 4 miliardi di tagli, compresa la spesa sanitaria, che sono la vera
copertura sull’IMU.
Per il Mezzogiorno: per il momento,
l’onere di sostenere la crescita economica
al Sud resta soprattutto sulle spalle della
politica di coesione e dei fondi strutturali
europei, i cui interventi della programmazione 2014-20 stanno ora prendendo il via.
Questo è stato il modus operandi con
cui il Governo ha deciso di portare avanti
la Legge di Stabilità del Partito democratico, di un singolo partito (con qualche
aggiunta di esigenze di partiti ormai ridotti
a semplici « satelliti ») e non dell’intero
Parlamento in rappresentanza del Popolo.
Senza considerare le oggettive responsabilità che ci auguriamo possano emergere anche grazie alla Commissione d’Inchiesta voluta da Forza Italia, e sostenuta
da tutte le opposizioni, sul decreto « Salva
Banche ». Il Dl n. 183, introdotto nella
legge di stabilità, in piena sintonia con la
manovra, ha rappresentato un atto ignobile, nel tentativo di salvaguardare interessi che non sono sicuramente quelli dei
risparmiatori che avevano il diritto di
essere informati e protetti dalla Banca
d’Italia e dalla Consob.
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Perché il Governo si sia mosso con
estremo ritardo speriamo venga a galla il
prima possibile. Così come ci auguriamo
che ci venga presto data una risposta sul
perché il Governo con un decreto abbia
scelto di introdurre un nuovo « fondo di
risoluzione nazionale » invece di utilizzare
il già esistente « Fondo Interbancario di
Tutela dei Depositi », optando per attuare
fin da subito la direttiva 2014/59/UE.
La Commissione europea ha già reso
noto di come tale decisione sia stata presa
esclusivamente dalle Autorità. Ed è chiaro
come il Governo in fase di manovra economica abbia forse preferito barattare
flessibilità in Europa per comprarsi il
consenso in cambio del non utilizzo del
fondo interbancario, al quale comunque
attingerà per il « Fondo di Solidarietà ».
In generale, ma in particolare in questo
preciso momento storico, il Governo
avrebbe dovuto mettere in campo misure
autentiche, di visione e di ampio respiro:
ossigeno puro per la ripresa, per le famiglie, e invece ha fatto l’esatto contrario,
agendo in senso diametralmente opposto,
favorendo una stretta cerchia di enti e
strutture vicine alla maggioranza, senza
prevedere una necessaria e profonda revisione della spesa pubblica per renderla
più efficiente, e un taglio netto alle sacche
di spreco e cattiva amministrazione.
Una manovra, quindi, ad uso e consumo delle esigenze della maggioranza, su
cui l’opposizione, ad un certo punto, ha
potuto fare ben poco, se non urlare con
tutta la propria forza. Un caso per tutti,
quello che riguarda l’emendamento del
Governo che escludeva tutte le strutture
aeroportuali italiane dalla valutazione di
impatto ambientale, in incredibile contrasto con quanto previsto in materia dall’Unione europea e dalle direttive comunitarie, presentato solo per aggirare alcuni
problemi in merito all’aeroporto di Firenze, sotto il controllo di uno degli uomini più vicini al Presidente del Consiglio.
Una vicenda assurda e improponibile denunciata con determinazione dalle opposizioni di centrodestra, che sono riuscite,
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in modo compatto, a determinare, almeno
in questo caso, un passo indietro del
Governo.
Una manovra senza progetto e senza
visione di lungo periodo. Solo interventi
utilizzabili come hashtag su twitter, ma
che non affrontano in maniera strutturale
i problemi di sistema.
Una manovra specchio di un Esecutivo
inadeguato a garantire misure di contenimento del deficit, e totalmente inadempiente nel tentativo di risanamento strutturale della finanza pubblica e di sostegno
alla ripresa economica e all’occupazione.
Questo è il triste epilogo di chi fa del
populismo la propria bandiera. Tutti contro la Legge di Stabilità, questo sarà il
leitmotiv del centrodestra unito.
FRANCESCO CARIELLO, Relatore di
minoranza. Grazie Presidente, colleghi ! Il
vero problema sta a Palazzo Chigi ! Perché
quel signore pensa di gestire il Paese con
la fuffa leopoldiana.
In questi giorni abbiamo assistito a un
livello di serietà nell’affrontare la legge di
Stabilità, così scarso che fatichiamo a
credere che la cosa sia realmente accaduta. Siete riusciti a violare qualsiasi regola relativa ai lavori della manovra finanziaria.
E non parlo solo delle fantasiose coperture ai vostri emendamenti, come l’utilizzo dei fondi di cofinanziamento europeo
già allocati tra l’altro senza avere contezza
della possibilità in merito al loro effettivo
utilizzo, ma parlo anche e soprattutto
dello stravolgimento delle regole basilari
come quella del divieto assoluto di modifica dell’entità dei saldi.
Il Governo non può, con un semplice
emendamento infilato all’ultimo momento
durante una seduta non stop della Commissione bilancio, decidere di modificare
quello che è di fatto il punto fermo di
tutta la manovra.
Lo stabiliscono i criteri di ammissibilità
degli emendamenti, che sono le regole che
valgono per tutti e dovrebbero valere anche per voi ! Disparità di trattamento: le
regole devono valere per il Parlamento e
per il Governo.
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Parliamo di miliardi di euro e non di
piccoli aggiustamenti: si passa, infatti, da
un livello massimo del saldo netto da
finanziare, al netto delle regolazioni contabili, debitorie e dei rimborsi IVA, per il
2016, di 32 miliardi di euro ad un valore
di 35,4 miliardi, con un conseguente aumento del livello massimo del ricorso al
mercato finanziario che raggiunge la cifra
di 278,4 miliardi.
Il tutto si tradurrà in un aumento
dell’indebitamento netto del prossimo
anno al 2,4 per cento dal 2,2 per cento
previsto inizialmente.
Non solo violate le regole comuni, ma
mentite e usate come scusa il fatto che nel
DEF era stata prevista la possibilità di
aumentare il saldo netto da finanziare fino
a -35,4 miliardi in relazione all’eventuale
utilizzo del margine di flessibilità connesso
all’emergenza immigrazione.
Peccato che si continua ad utilizzare
clausole di flessibilità per cui non si è
ancora avuto il beneplacito dell’Europa,
con tutti i rischi che un comportamento
del genere comporta ! Come il ritrovarsi in
primavera costretti ad effettuare una manovra correttiva, giusto perché i cittadini
italiani non hanno subito ancora abbastanza batoste ! Viene usata la clausola
immigrazione per coprire il cosiddetto
pacchetto sicurezza ! La vostra incoerenza
non ha limite. Pensate che basti semplicemente far uscire gli « stessi numeri » per
poter fare il vostro comodo.
Attenzione, noi non stiamo dicendo che
siamo contrari alla spesa in deficit, noi
non prendiamo posizioni assolute su
quello che resta comunque uno strumento
di politica economica che non può avere
un’accezione positiva o negativa in sé, il
problema è sempre il come si utilizzano
quelle risorse.
Ed è proprio sul come utilizzare le
risorse che vorrei incentrare il discorso.
Permettetemi di citare un inciso della
Costituzione, che è stata la guida del
MoVimento 5 Stelle nell’affrontare i lavori
di questa stabilità. Il terzo comma dell’articolo 41 recita così: « La legge determina
i programmi ed i controlli opportuni per-
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SEDUTA DEL
ché l’attività economica pubblica e privata
possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali ».
Tema centrale solidarietà/tema parallelo sviluppo sostenibile: la Costituzione ci
indica quindi uno dei ruoli che lo Stato ha,
uno dei più importanti. Questo ruolo consiste nell’intervenire nel sistema economico. La misura di questo intervento è
oggetto di dibattito politico, se ne può
discutere, ma la finalità dell’intervento è
molto chiara, è una ed una sola.
In altre parole il lavoro che ci viene
chiesto di fare in questi Palazzi, e in
particolar modo alla Commissione bilancio
durante la legge di Stabilità, e l’essenza
stessa dell’economia, è « gestire le risorse
scarse per il benessere collettivo », quindi
di ripartire le risorse che abbiamo a
disposizione per soddisfare le necessità
sociali dei cittadini di questo Paese, come
farebbe un « buon padre di famiglia » ed
indirizzare, entro certi limiti, l’attività economica privata verso l’« utilità sociale ».
Molti tentano di farci credere che il
nostro compito sia invece quello di far
rientrare i bilanci dello Stato in meri
parametri numerici imposti dall’alto dei
palazzi del potere della tecnocrazia europea e senza alcuna motivazione economica. Ebbene non è così, la nostra responsabilità non è garantire i famosi
« saldi di finanza pubblica », la nostra
responsabilità è fare del nostro meglio per
garantire, con le risorse a disposizione
ovviamente, l’interesse generale.
Nel susseguirsi delle ultime settimane
abbiamo invece assistito a un vostro rincorrere affannosamente un principio di
ripartizione delle risorse basato esclusivamente sull’accontentare « questuanti » di
vari ordini di grandezza, da singole fondazioni alle banche. Purtroppo abbiamo
toccato dei livelli bassissimi nel constatare
che i favoritismi riguardavano perfino le
famiglie dei membri del Governo e degli
stessi deputati, primo fra tutti il Premier
e la sua amata Firenze.
E l’aspetto più allucinante è che
quando invece si è cercato di spostare il
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dibattito su interventi davvero utili ai
cittadini la scusa era sempre la stessa:
« non ci sono i soldi ».
No ! noi non ci stiamo ! non siete più
credibili dopo quello che è avvenuto in
queste notti in Commissione bilancio. Non
potete dirci che non ci sono i soldi per
salvare i malati di epatite C quando, se
non ci fosse stato il M5S, avreste tranquillamente approvato l’elargizione di 2
milioni di euro a favore della fondazione
della moglie di Causi !
E la beffa più grande è vedersi invece
negato un emendamento (quello a prima
firma Giulia Grillo) sullo stesso tema e
quindi sui farmaci per l’epatite C, che
comportava un risparmio di spesa per lo
Stato nell’ordine di 50-100 milioni di euro
grazie alla riforma del sistema di sconti
negoziati da Aifa con le case farmaceutiche.
I soldi per i malati di epatite C, e
magari per salvarli dalla morte, non si
trovano ma per garantire sconti alle case
farmaceutiche ovviamente sì.
Insomma, durante queste settimane
non vi è stato nessun accenno a percorrere
la strada di una Legge di Stabilità che
indirizzi il Paese verso il benessere collettivo, nessuna traccia di una programmazione attenta all’impatto sociale, direi che
non vi è traccia di programmazione. Solo
una serie infinita di interventi spot. Questo
Parlamento sembra essere capace solo di
seguire gli ordini del sovrano assoluto o di
tramare sotterfugi per accontentare il
« battente cassa » di turno. Incuranti dal
provare misure minime per migliorare
l’impatto sociale dell’economia avete perfino bocciato l’inserimento dei « bilanci
sociali » per le imprese ed anche i sistemi
di « monitoraggio ambientale » per le
stesse.
Eppure non costava davvero nulla approvarlo, magari in via sperimentale.
Evidentemente ritenete che sia superfluo promuovere l’uso di strumenti che
stimolino le aziende a rendicontare, oltre
all’aspetto economico della propria attività, anche l’impatto che le scelte strate-
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giche e le azioni quotidiane delle stesse
hanno sulla vita delle persone e sul territorio di riferimento.
È evidente che abbiamo un sistema di
valori di riferimento totalmente diverso !
Pur di tutelare il fallimentare sistema
finanziario attuale, avete deciso di far
gravare l’onere di una gestione spregiudicata del risparmio sulle vite di poveri
cittadini ignari, che si sono fidati delle
istituzioni finanziarie e che credevano di
vivere in uno Stato di diritto.
Pur di rientrare in sterili parametri
dettati da scellerate politiche di austerity
avete preferito perpetuare l’ennesimo taglio al fondo sanitario nazionale.
Dati alla mano, questa stabilità sottrae
altri 2,1 miliardi alla sanità pubblica già
tartassata da precedenti provvedimenti per
un totale che supera i 6 miliardi se
teniamo conto solo degli ultimi 18 mesi !
Continuate a usare il potere legislativo
del Parlamento non per legiferare al fine
di migliorare la vita dei cittadini, bensì
come una sorta di appendice della vostra
permanente campagna elettorale, al solo
fine di « guadagnare voti », in occasione
delle elezioni europee sono stati concessi i
famosi « 80 euro », oggi la vostra campagna di marketing ha come target i « giovani » con il « bonus » da 500 euro ? Fortunatamente la generazione dei diciottenni
è molto più furba di quanto pensiate, per
loro i social network non sono, come per
voi, solo strumenti di marketing, ma anche
di informazione, quindi sanno chi siete e
come volete strumentalizzarli e non cascheranno nella vostra maldestra operazione.
Avete provato a legiferare sul canone
Rai, riuscendo nell’ardua impresa di peggiorare un canone che già si basava su
principi di pagamento quantomeno bizzarri.
Avete parlato e straparlato di un piano
per il Sud che non è mai arrivato...; avete
semplicemente preso in giro tutti riciclando risorse che erano già state stanziate
per lo stesso scopo distribuendole a pioggia senza un briciolo di riflessione sull’effettivo impatto. Per non parlare poi degli
sterili litigi tra Lega Nord e Forza Italia
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che sono ben disposti a presentarsi insieme alle prossime elezioni per massimizzare i voti e le poltrone ma che alla prova
dei fatti sono in grado solo di comportarsi
come tifosi da stadio urlando « W il Sud »
o « Abbasso il Sud », senza offesa per i
tifosi, ma direi che quando in gioco ci
sono le vite di milioni di cittadini non ci
si possa comportare in questo modo.
Quando è stato presentato l’emendamento sulle trivellazioni abbiamo pensato
che finalmente ci sarebbe stato un serio
passo indietro su una delle peggiori leggi
di tutti i tempi, quello che voi chiamate
« sblocca Italia » e che invece noi definiamo « Sfascia-Italia », invece, al di là dei
cori di giubilo dei deputati del PD abbiamo trovato subito le mille magagne che
nascondeva, a cominciare dall’abolizione
del c.d. « piano delle aree », grazie alla
quale diremo addio a quel minimo di
pianificazione riguardo al dove e al come
si dovesse trivellare.
Per non parlare dell’allungamento della
durata delle « concessioni uniche » a 36
anni: 6 per la ricerca e 30 per l’estrazione.
Ciò vuol dire che nel 2050, quando gli
scenari internazionali per il cambiamento
climatico ipotizzano un massiccio uso
delle rinnovabili, noi avremo ancora piattaforme in mare e su terra a trivellare il
nostro Paese.
Viene, sì, reintrodotto il divieto di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in alcune zone di
mare ma è appunto un divieto limitato ad
alcune zone. Il limite delle 12 miglia, ad
esempio, è insufficiente ad arginare la
devastazione del nostro territorio.
Insomma, noi non ci facciamo ingannare, e speriamo che non lo facciano
nemmeno i « comitatini », come li chiama
Renzi, che sul territorio lottano per difendere le nostre acque e le nostre coste
dalle grinfie degli speculatori.
Il Governo non si smentisce mai. È
sempre il Governo dei petrolieri.
Il vero motivo dell’emendamento che
ha tratto in inganno governatori un po’
ingenui come quello pugliese e disinnescare la bomba del referendum contro le
Atti Parlamentari
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trivelle che hanno proposto anche le stesse
regioni, insieme a decine di comitati.
Abbiamo provato a spiegarlo in Commissione, ma non ci avete ascoltato.
Tutti ad esaltare la conferenza di Parigi
sui cambiamenti climatici ma qui sembra
che nessuno, oltre noi, abbia intenzione di
fare dietrofront sulle fossili. Oltre le chiacchiere e la propaganda come al solito
rimane molto molto poco.
E non c’è da trascurare inoltre ciò che
non avete fatto:
non avete fatto una moratoria totale
sulle trivellazioni;
non avete voluto affrontare il nodo
delle pensioni (figuriamoci prendere in
considerazione la nostra proposta per ripristinare la possibilità di andare in pensione dopo 40 anni di servizio);
non avete voluto portare avanti una
seria revisione della spesa pubblica inutile
(le nostre proposte puntuali e dettagliate
sul taglio dei costi della politica e di
alcune strutture e spese sono state cassate
senza batter ciglio e i vostri maledetti tagli
lineari si sono abbattuti ancora una volta
sulla Pubblica amministrazione e chissà
quali saranno le conseguenze per i cittadini);
non avete fatto un serio piano di
investimenti pubblici e non ci venite a
parlare delle vostre fantastiche aspettative
sul FEIS, Fondo europeo per gli investimenti, perché altrimenti dovreste spiegarci
come mai blaterate sempre di mancanza
di risorse ma siete stati ben contenti di
concedere la garanzia statale illimitata (il
che significa che non se ne conosce il
rischio finanziario esatto !) su investimenti
privati di cui non sappiamo nulla se non
riguardo a criteri assolutamente generici e
parliamo di investimenti, ripeto, privati,
che di sicuro non avranno come faro il
perseguimento dell’utilità sociale, della sostenibilità economica, ambientale e sociale,
ma, come al solito, la ricerca della redditività a tutti i costi, e a dir la verità non
si sa nemmeno se saranno effettuati su
suolo italiano, pensate un po’. Ma ce Io
chiede l’Europa e quindi tutto va bene.
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Abbiamo provato, con i nostri emendamenti, anche in questa occasione, a
suggerire la direzione auspicata dai nostri
padri costituenti, ovvero una Legge di
Stabilità che mirasse a dare certezze e
stabilità ai cittadini, sia in merito alle loro
entrate, sia tramite le loro prospettive di
lavoro, che, ad esempio, tramite veri ammortizzatori sociali che garantiscano un
reddito in momenti di difficoltà. Una legge
di stabilità, quindi, che desse fiducia nel
futuro anche e soprattutto alle fasce più
deboli, sottraendoli alla morsa perversa
del precariato, al devastante stato di continua incertezza rispetto al proprio futuro,
ovvero un testo che mirasse a tutelare e
rilanciare concretamente le piccole e medie imprese, e tutti quei buoni investimenti
(in cultura, in tutela ambientale, in servizi
ai cittadini), per consentire finalmente
l’innesco di un volano di sviluppo sostenibile che non sia meramente quello economico perché per noi non ha senso un
incremento di qualche punto di PIL se per
ottenerlo si sacrificano diritti fondamentali delle persone: banalmente pensate al
diritto alla salute e a quante volte questo
viene sacrificato in nome del profitto. Il
rilancio del Paese secondo noi parte dal
basso, dai bisogni, dal tessuto produttivo
reale, dalla trasparenza nella gestione
della cosa pubblica, dalla cittadinanza attiva.
È per questo che proponiamo di investire di più in trasporto pubblico locale
utilizzando le risorse sprecate in grandi
opere inutili come Tav Torino-Lione,
Mose, Pedemontana Veneta e terzo valico
di Giovi.
È per questo che non tolleriamo che
sulla gestione dei derivati di Stato, che
pesano come un macigno di decine e
decine di miliardi di euro sulle tasche dei
contribuenti, ci sia totale mancanza di
trasparenza.
È per questo che pretendiamo la tutela
delle risorse idriche (per il trattamento
delle acque reflue saremo chiamati a pagare dal 1o gennaio 2016 una procedura
d’infrazione già avviata lo scorso anno),
bene comune prezioso e su cui rifiutiamo
ogni speculazione e il rilancio del settore
Atti Parlamentari
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del turismo, in particolare quello ecologico, ad esempio attraverso lo sviluppo di
ciclovie ed itinerari a piedi.
È per questo che pensiamo sia giusto
garantire l’accesso ad Internet gratuito a
tutti i cittadini e costruire una rete pubblica digitale di ultima generazione.
È per questo che riteniamo prioritario
bonificare le aree inquinate, aumentare la
tassazione dei settori a maggiore impatto
ambientale e favorire le imprese che adottano specifiche misure di mitigazione e
adattamento ai cambiamenti climatici.
Ad esempio abbiamo sottoposto al vaglio della Commissione una norma contenuta anche in un disegno di legge a prima
firma Crippa, sull’assoggettamento all’IMU
delle piattaforme petrolifere, perché pensiamo che sia più giusto che siano loro a
dover pagare una tassa del genere piuttosto che gli anziani o persone con handicap
che si trasferiscono in case di cura (e per
i quali la casa di proprietà vale come
seconda casa).
Abbiamo anche proposto di incentivare
il risparmio energetico, gli spazi verdi
urbani, i settori innovativi, come l’artigianato digitale e la manifattura sostenibile,
gli interventi di protezione del territorio e
la prevenzione del rischio idrogeologico e
sismico.
Abbiamo sostenuto con forza la necessità di interventi a favore della scuola e
dell’università pubblica, a tutela di categorie di cittadini particolarmente bisognosi
come gli afflitti da handicap, i non autosufficienti, gli anziani, i terremotati, le
vittime di reati violenti, gli assegnatari di
provvidenze assistenziali (ad esempio i
sordomuti ed i ciechi), gli impiegati in
lavori usuranti e le vittime della dipendenza da gioco d’azzardo. A proposito di
gioco d’azzardo, che forse è una delle
questioni che dimostra in modo chiarissimo come si incoraggino attività in palese
conflitto con gli interessi degli individui e
con il benessere della comunità, non solo
non sono state prese in considerazione le
nostre proposte sul divieto assoluto di
pubblicità e sull’inserimento di criteri più
stringenti per le aperture delle sale da
gioco ma è stato presentato ed approvato
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nel cuore della notte un emendamento dei
relatori che ancora una volta strizza l’occhio alle potentissime lobby del settore.
Relativamente alla pubblicità, viene introdotto il divieto « parziale » sui canali
radiotelevisivi dalle 7 alle 22, ma solo
relativamente alla pubblicità diretta. Si
continua invece a consentire e a promuovere la possibilità di fare pubblicità on line
e indiretta ed « occulta », attraverso il
« product placement ». Ovvero, continueremo a trovare la pubblicità dell’azzardo
attraverso la promozione di manifestazioni
sportive, culturali e persino sanitarie e
assistenziali. Non ci sarà da sorprendersi
se ci ritroveremo una lastra radiografica
che pubblicizza la Sisal o durante una
partita di calcio troveremo la pubblicità
del casinò on line.
Per quanto concerne le tasse, viene
aumentata quella sulle slot di altri 2 punti
percentuali: arriva al 17,5 per cento ma
viene al contempo tolta quella da 500,
inserita l’anno scorso, e viene data la
possibilità di abbassare la quota delle
vincite al 70 per cento. In sostanza, a
metterci quei soldi fino allo scorso anno
erano i concessionari e i gestori. Ora, con
tutta probabilità, saranno i cittadini giocatori. Non bastasse, di trucchetto ce n’è
anche un altro: viene aumentata la tassazione sulle slot ma non quella sulle Vlt
che, tra i due settori, è quello che fa
registrare nettamente la crescita maggiore
e al quale, dunque, viene lasciato ulteriormente campo libero.
Sulle pensioni abbiamo provato ad inserire aggiustamenti alla riforma Fornero
ma non c’è stato nulla da fare, non è stata
ascoltata nemmeno la nostra proposta sull’abolizione dell’odioso minimale contributivo.
Che dire infine della proposta che più
ci sta a cuore, quella che riteniamo essere
la riforma strutturale da fare, la manovra
economica da sostenere: il reddito di cittadinanza.
Abbiamo avuto il plauso anche dell’ISTAT e nemmeno questo è bastato.
Non so se avete più paura di approvare
una proposta del MSS o di perdere, attuando una disciplina valida per tutti
Atti Parlamentari
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coloro che si trovano in uno stato di
difficoltà, i vari bacini elettorali di cui
disponete grazie alle mille marchette che
approvate ogni anno, in stabilità e non
solo, sfruttando lo stato di bisogno dei più
deboli.
Forse le iniziative che sosteniamo
avranno un impatto inferiore sul PIL o
sugli altri sterili parametri economici che
tanto vi stanno a cuore, ma a noi sta molto
più a cuore la qualità della vita delle
persone, la loro salute, il loro benessere
psicofisico, in una parola, che qui sento
pronunciare molto poco, la loro felicità.
Insomma, dietro i grandi toni propagandistici del Premier cosa c’è ? Cosa rimane ? Che orizzonte temporale hanno gli
interventi approvati ? In che direzione
stiamo andando ? Possibile che il livello
del dibattito sia « abbiamo abbassato le
tasse » o « non abbiamo abbassato le
tasse » ? Le tasse sono semplicemente uno
strumento.
Veramente credete che abolire la Tasi e
distribuire qualche incentivo generico qua
e là senza alcun quadro programmatico
con l’aggiunta della solita pioggia di marchette possa generare qualche cambiamento significativo nella vita delle persone ?
Purtroppo in Commissione non abbiamo trovato terreno fertile per far germogliare quelle che secondo noi erano
delle buone proposte, proposte di buon
senso e nell’interesse di tutti, e di certo
non avremo la possibilità di farlo in Aula,
dato che come al solito si deciderà di
azzittire il dibattito democratico e pubblico imponendo (la fiducia) di contingentare il tempo a disposizione per la discussione ed il numero degli emendamenti che
è possibile presentare. Questa è la riprova,
l’ennesima, della vostra incapacità di gestire questo Paese e del fatto che l’unica
soluzione è un Governo « a 5 stelle » fatto
da e per i cittadini italiani.
Mancanza di visione a lungo termine:
per questo la Legge di Stabilità va rifiutata
e sostituita con un testo che contenga
quantomeno le proposte appena espresse.
Questa manovra è stata costruita in
deficit. Il ricorso al maggior indebita-
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mento, derogando ai vincoli fiscali del
Fiscal compact, ci trova assolutamente
concordi, anzi noi combattiamo da quando
siamo arrivati in Parlamento per sforare il
pareggio di bilancio, al fine di adottare
seri provvedimenti idonei alla ripresa dell’economia, che i rigidi vincoli del patto di
stabilità europeo hanno reso impossibile.
Siamo sconcertati dal fatto che nella
Nota al DEF il Governo ha inserito una
misura di politica fiscale attesa da anni,
ossia la riduzione della tassazione sui
redditi delle imprese già a decorrere dal
2016 dal 27,5 per cento al 24,5 per cento
e nel 2017 al 24 per cento, al fine di
sostenere la crescita ed attirare investimenti esteri nel nostro Paese.
Ma rileviamo che, non solo tale misura
era comunque correlata alla aleatoria possibilità di sfruttare la cosiddetta « clausola
migranti », sottoposta comunque all’autorizzazione della UE, ma il Governo con
l’emendamento 1.1, approvato, ha soppresso le norme di riduzione dell’IRES per
il 2016 e rinviata al 2017 (come se il
rilancio dell’economia potesse aspettare un
altro anno !), ed ha utilizzato le risorse a
debito derivanti dall’aumento del saldo
netto da finanziare pari a 3,4 miliardi nel
2016 per altre misure in materia di sicurezza e cultura » che stravolgono il testo e
sono state esaminate in tempi stretti e
concitati.
Trattasi dell’incremento degli investimenti sulla sicurezza per proteggere il
Paese dalla minaccia terroristica, all’estensione degli « 80 euro » alle forze di polizia,
per « regalare » una carta elettronica con
un valore 500 euro, a chi compirà 18 anni
nel 2016, da spendere in manifestazioni
culturali e altri finanziamenti vari di interventi in materia culturale, nonché progetti di riqualificazione delle periferie, peraltro di non immediata attuazione.
Rileviamo che il Governo ha peggiorato
il saldo netto per il 2016 in assenza al
momento della definitiva decisione della
UE sulla possibilità di utilizzare la suddetta clausola.
Tutto ciò davvero inaccettabile e poco
serio; si rilevano su alcune misure le
seguenti criticità.
Atti Parlamentari
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Spese di sicurezza: riteniamo che gli
investimenti proposti su una sicurezza con
sistemi evoluti avrebbero dovuto essere già
contemplati nell’ambito della programmazione delle risorse assegnate allo Stato di
previsione del Ministero della difesa ! La
minaccia terroristica si è acuita dopo gli
attentati di Parigi, ma la protezione e la
sicurezza interna del Paese non si organizza dopo gli attentati in Europa, ma
deve essere programmata e modernizzata
costantemente e già a decorrere dall’11
settembre. Ad esempio, si sarebbe dovuto
investire maggiormente in strumenti per la
sicurezza interna sospendendo o riducendo i cospicui investimenti in F35 !
Forse la corsa di Renzi all’incremento
della cyber security è dettata dalla scelleratezza e superficialità con cui negli ultimi
mesi si è affrontato il problema della
invasione di immigrati in Italia, avvenuta
senza i dovuti controlli.
Per quanto concerne il bonus cultura di
500 euro ai diciottenni, lungi dal criticare
l’opportunità di incentivare i giovani ad
avvicinarsi al mondo della cultura, la « generosità natalizia » del Premier, stile
« Babbo Natale » appare inopportuna e
fuori luogo. La suddetta misura richiama
le criticità del bonus fiscale criterio:
« ...tolgo risorse ai rinnovi dei contratti
della Pubblica amministrazione, agli esodati....ai pensionati...a misure di reddito
minimo... e distribuisco a chi ha una busta
paga netta non superiore a 1.500 euro... ».
Quante persone davvero bisognose sono
rimaste escluse: lo sappiamo anche dalle
valutazione pubblicate dall’ISTAT in proposito e dalla stampa !
Ora, con questo bonus cultura si ripete
la medesima ingiustizia ! I ragazzi che
compiranno 18 anni prima del 2016, magari il 31 dicembre 2015 sono esclusi !
Guarda caso, chi li compirà da gennaio
2016 e per tutto l’anno sarà un elettore
nelle prossime amministrative, che sarà
propenso a dare il suo primo voto a
Renzi !
Il bonus quindi andrà al ragazzo con i
genitori disoccupati, come ai ragazzi di
famiglie fortunate ad alto reddito.
Camera dei Deputati
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Peraltro, le spese per frequentare cinema, teatri e musei è del tutto personale
e non è detto che il bonus sarà apprezzato
da tutti i beneficiari, fra cui molti, forse,
hanno problemi economici ad affrontare
esigenze ritenute maggiormente prioritarie, quali iscriversi all’Università ed affrontare la spesa per i libri.
Sono anni che le tutte le forze politiche, che siedono in Parlamento, sia di
centro-destra che di centro-sinistra, nonché lo stesso Premier, dichiarano l’ingiustizia di lasciare ai giovani in eredità un
debito pubblico insostenibile, ma, vogliamo
dire a questi ragazzi, e soprattutto a quelli
esclusi dal bonus, che i 290 milioni per il
bonus cultura sono a deficit, ossia pagati
con emissione di debito pubblico ?
E vogliamo dir loro che, se in primavera la Commissione europea non autorizza l’utilizzo della cosiddetta « clausola
migranti », forse il bonus cultura svanirà
nel nulla ?
« Bonus 80 euro ». Il rischio a cui sono
sottoposti ogni giorno le forze dell’ordine
per Renzi vale 80 euro al mese in più, che
con la misura prevista nell’emendamento
approvato sono elargiti a chi appartiene
alle Forze dell’ordine, anche se hanno un
netto superiore a 1.500 euro netti/mese,
con esclusione delle cariche dirigenziali.
Briciole ed è facile dare aumenti di stipendio facendo debito pubblico !
GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. La Legge di Stabilità 2016 è sostanzialmente una replica di quella dello
scorso anno anche se presentata con
grande capacità comunicativa di Renzi e la
sincera predisposizione al confronto in
Commissione dei relatori Tancredi e Melilli, del Presidente Boccia, del Viceministro Morando e dei Sottosegretari Baretta
e Bressa.
Oggi, come un anno fa, l’obiettivo del
raggiungimento del pareggio di bilancio è
posticipato di un anno, questa volta al
2018.
Non è una proposta di manovra espansiva, come si vuol far credere.
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Sinistra Italiana ha assunto le proposte
alternative di manovra economica della
campagna « Sbilanciamoci ».
Sono proposte di economisti che fanno
riferimento a tante associazioni italiane.
Nella relazione di minoranza, che ho
presentato per il Gruppo di SI-SEL, sono
indicate in modo completo le proposte del
nostro Gruppo.
Farò, dunque, solo alcune considerazioni sintetiche.
Parto dal cuore del nostro pensiero
economico e politico.
Paul Krugman per criticare le misure
di austerità adottate in Europa per contrastare la crisi, si è riferito ad una nuova
teoria economica secondo cui le scelte che
deprimono l’economia del breve termine,
provocano danni permanenti e non superabili semplicemente con la « fatina » della
fiducia.
Quella teoria economica si chiama
« isteresi » e ha come sostenitori autorevoli
economisti nell’amministrazione americana di Obama.
L’isteresi ci dice che la crisi ha provocato enormi danni a lungo termine e che
il ridimensionamento delle prospettive
economiche dei Paesi è fortemente correlato alle misure di austerità imposte; ed è
la spia che le scelte dell’austerità hanno
avuto effetti catastrofici, ben oltre il dato
drammatico della caduta del reddito, della
disoccupazione e della disapplicazione del
sistema pensionistico in particolare, e del
welfare sociale più in generale. Basti pensare che agli Enti locali sono stati sottratti
19 mld grazie al patto di stabilità e 12 mld
di trasferimenti.
Le stime sui danni a lungo termine
sono gravi anche in termini fiscali.
Chi ha tagliato la spesa durante la
depressione ha danneggiato l’economia e
le entrate fiscali attuali e future, al punto
tale che il debito pubblico sarà più alto di
quanto lo sarebbe stato senza i tagli.
Lo stesso Mario Draghi ci ricorda che
questo anno l’Eurozona ha registrato la
crescita globale più debole dal 2009, e che
ci vorranno 31 trimestri, ovvero quasi otto
anni, per recuperare i livelli ante-crisi.
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Ma nel caso italiano la valutazione
risulta persino ottimistica. Il nostro Paese
è più indietro, e ci vorrebbe un cambiamento radicale.
Sull’occupazione il jobs act presenta un
bilancio fallimentare. La precarietà è sostanzialmente tornata ai livelli del Governo Monti (14,2 per cento). Mentre i
pochi posti creati, oltre ad essere insicuri
nella durata, hanno avuto un costo altissimo grazie alla decontribuzione.
Intanto i Neet (i giovani fino a 30 anni
fuori dal lavoro, dallo studio e dalla formazione), che erano nel nostro Paese 1,8
mln nel 2008, sono diventati sette anni
dopo 2,4 mln. Una generazione senza futuro.
Come rileva Alfonso Gianni sul Manifesto « per raggiungere il tasso medio di
occupazione dei Paesi Ocse il nostro Paese
dovrebbe produrre ben 7 mln di posti di
lavoro, ovvero reintegrare il milione che è
stato perso durante la crisi (2007-2014) e
crearne altri 6 mln che già mancavano
prima dell’inizio della grande crisi.
Quindi bisognerebbe avanzare di ben
10 punti nel tasso di occupazione, e con le
politiche attualmente messe in campo non
si vede davvero come ».
Ma il maquillage dei decimali neanche
convince Bruxelles. La bestia europea è
sempre più affamata di austerità e non si
accontenta di una versione mitigata dell’austerità. Così la legge di stabilità italiana
è solo rimandata, non ha ottenuto il
bollino blu della Commissione europea.
Questo, se da un lato mostra quanto
debole fosse il braccio di ferro con gli
organi europei promosso da Renzi, svela
tutta l’ipocrisia su cui si fonda la governance europea.
La Francia, che non ha mai rispettato
il rapporto tra debito e Pil, ha chiesto
nuovamente di poter sforare, causa spese
per la guerra al terrorismo. Gli alti dirigenti della UE hanno chiarito che queste
spese vanno considerate extra rispetto al
calcolo del deficit.
Non solo ai migranti abbiamo fatto per
anni la guerra, ma poi pretendiamo che da
essi ci arrivi la flessibilità sui conti.
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
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DISCUSSIONI
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SEDUTA DEL
Ma c’è chi, con cinismo oltretutto privo
di senso delle proporzioni, fa paragoni con
gli effetti positivi che la Seconda Guerra
Mondiale ebbe sull’economia USA. Aspettarsi dai terroristi jihadisti il miglioramento della flessibilità dei bilanci è davvero il colmo !
L’ironia imbarazzante di questa storia
è che le politiche dell’austerità degli ultimi
governi italiani di Monti, Letta e Renzi, in
amara continuità istituzionale, sono state
assunte in nome della responsabilità a
lungo termine e chi dissentiva è stato
liquidato come un incosciente irresponsabile.
Il pensiero unico non può incantare il
« fiasco » della politica dell’austerità.
Imporre sacrifici agli altri (i più deboli),
non vuol dire essere « responsabili »: c’è un
principio di realtà da cui non si può
sfuggire.
La stagnazione degli anni ’70 portò ad
un ripensamento generale del pensiero
economico ortodosso.
Oggi invece si vuole insistere nel non
considerare il fallimento dell’austerità imposto dalla Germania a tutta l’Europa. Il
feticismo del deficit pubblico è sbagliato e
distruttivo.
Il taglio della spesa pubblica e degli
investimenti aggrava la depressione.
Per questo noi sosteniamo un’altra Europa, un’altra politica pubblica centrata
sul lavoro, sugli investimenti, sull’equità
fiscale.
Per noi il welfare non è una merce. Per
noi l’ambiente è un valore in sé che va
tutelato e non sfruttato. Per noi è neces-
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sario contrastare la povertà anche con
l’introduzione di un reddito minimo garantito.
Per noi non è utile sequestrare la vita
dei lavoratori anziani negando la flessibilità dell’età
pensionabile.
Per noi è giusto tagliare le spese militari e affermare una spending review selettiva ed equa.
Per noi è necessario far pagare le tasse
a chi ha di più o le elude furbescamente
come nel caso delle grandi multinazionali
del Web.
Per noi è immorale negare un futuro ai
giovani, per questo è strategico puntare sui
saperi, sulla ricerca, sulla scuola e sulla
Università.
Siamo degli inguaribili Keynesiani. E
siamo in buona compagnia: la parte migliore del pensiero economico e della sinistra più innovativa e moderna del nostro
tempo.
Voteremo quindi contro questa manovra economica che è falsamente espansiva,
rivendica impaurita dal padrone europeo
qualche decimale di Pil da distribuire in
modo discutibile e propagandistico.
Nella sostanza non ha il coraggio di
superare la politica vecchia e fallimentare
dell’austerità europea a trazione tedesca.
IL CONSIGLIERE CAPO
DEL SERVIZIO RESOCONTI
ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE
DOTT. RENZO DICKMANN
Licenziato per la stampa alle 21,10.
Stabilimenti Tipografici
Carlo Colombo S. p. A.
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*17STA0005440*
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