la tesina compilata dal socio Giulio Cristiani

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la tesina compilata dal socio Giulio Cristiani
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRENTO
FACOLTA’ DI LETTERE
CORSO DI STUDIO SCIENZE DEI BENI CULTURALI
INSEGNAMENTO:
METODOLOGIA DELLA RICERCA STORICA
ANNO ACC. 2004-2005
TESINA
< MARC BLOCH >
Studente : Giulio cristiani
“Marc Bloch aujourd’hui”. “L’historien et la cité” .1
La generazione nata fra la fine dell’ottocento e l’inizio del 900 più delle altre ha conosciuto la
crudezza della storia, o forse semplicemente della vita. Fra questi uomini gli storici in particolare
hanno affrontato consapevolmente lacerazioni ideologiche, hanno vissuto relazioni conflittuali con
gli altri e con il proprio paese, ma hanno percorso tuttavia quei decenni da protagonisti, vivendo il
proprio tempo fino in fondo, come uno storico, se è tale, non può non fare.
Basta pensare a Gaetano Salvemini, umiliato dall’esilio, a Gioachino Volpe, costretto nel
dopoguerra a convivere con l’isolamento e il disprezzo dei più, e forse anche con una vecchiaia
troppo lunga; basta pensare ai tanti che non si sono sottratti ai problemi, non hanno chiuso gli
occhi e la mente aspettando tempi migliori; di nuovo, come uno storico, se è tale, non può non
fare.
Basta pensare infine agli eroi della vita e della storia, ad Antonio Gramsci, a Nello Rosselli, a Marc
Bloch, ucciso non perché portatore di chissà quale ideologia pericolosa per il regime, o perché
insegnante di storia sovversiva, ma perché era un uomo che si opponeva, come uomo, armato, al
sistema. Marc Bloch, il professore, ben avrebbe potuto ricercare nella solita America una qualche
università disposta ad accoglierlo. Marc Bloch, l’uomo, lo storico, no. Sono prevalse quelle che egli
chiama “les façons de sentir e de penser”, i rapporti tra l’individuo e la collettività, tra l’iniziativa
personale e la necessità sociale, il suo modo di fare storia, nel duplice senso di viverla e pensarla.
In effetti è proprio questo aspetto del Nostro, la indissolubile simbiosi tra vita reale e la storia, quasi
il rapporto di dipendenza, di causa-effetto fra storia e presente e, al contrario, tra vita e storia che
da almeno 20 anni e in modo crescente interessa agli storici di professione e agli uomini di cultura.
La riscoperta di Marc Bloch – perché di riscoperta si tratta2 –, indirizzata nel senso sopradetto,
avvenuta alla fine degli anni 70 e tuttora in atto, è testimoniata, oltre che dal numero, anche dal
tipo di studi che, sul suo pensiero e sulla sua metodologia, sono stati compiuti negli anni, e dai titoli
delle sue opere pubblicate e ripubblicate. In entrambe queste cose la prevalenza degli argomenti
storiografici è del tutto evidente3. Forse il motivo di ciò è nell’interesse di oggi a capire, da chi così
bene ha saputo analizzare le rappresentazioni collettive, come sono nate le attuali
rappresentazioni, in specie le più inquietanti, come tenderanno a svilupparsi, quali fattori le
determinano o le influenzano; o almeno come possiamo studiarle, quali sono gli strumenti
storiografici di cui possiamo disporre. Che vuol dire poi, infine, rispondere alle solite domande:
Cosa serve la storia? Cos’è la storia? O piuttosto: di fronte al fallimento delle ideologie, di fronte
1. E’ volutamente il titolo di due importanti convegni organizzati il primo (Marc Bloch aujourd’hui) a Parigi i
giorni 16, 17 e 18 giugno 1986 dall'École des Hautes Etudes en Sciences Sociales et l'Institut Historique
Allemand de Paris; il secondo (Marc Bloch, l’historien et la cité) a Strasburgo il 18 e 19 novembre 1994.
Ma si sarebbe potuto usare come titolo del capitolo anche quello di un terzo comvegno, Marc Bloch et le
temps présent, organizzato ancora dall’Ecole des Hautes Etudes il 13 e 14 giugno 1994, e forse altri. I
titoli sono significativi in relazione a quanto si dirà nel testo.
2. La riscoperta di M. Bloch, che ha trascinato con sè la riscoperta delle Annales (e viceversa), non è legata
alla sua figura di martire della resistenza: Infatti avviene ad almeno 30 anni dalla sua morte, quando il
fatto era ormai scontato, non più “spendibile” in termini di emotività. Non è legata al nostro paese, dove
peraltro è particolarmente evidente, ma è universale, Francia compresa. La vicenda della sua “fortuna” è
stata esaminata, anche in termini statistici, da Bianca Arcangeli, La storia come scienza sociale: letture di
Marc Bloch , Guida, Napoli, 2001. E’ significativo il confronto con Lucien Febvre, che ha goduto di un
interesse molto minore presso storici ed editori.
3. Circa gli argomenti di Bloch maggiormente studiati, o meglio di come si sia evoluta l’attenzione nei suoi
riguardi negli anni, ho trovato significativo il titolo del libro e l’indice degli articoli che l’editore (forse con la
collaborazione di Gino Luzzato), ha inserito, nel lontano 1959, in Marc Bloch, Lavoro e tecnica nel
Medioevo, Laterza, Bari, 1959, quasi tutti pubblicati in origine in Annales d’Histoire économique et
sociale,la rivista di Bloch e Febvre; titolo ed indici che non contengono rispettivamente riferimenti ed
argomenti di natura storiografica o metodologica, dilaganti nelle pubblicazioni dopo il 1980.
2
alla mancanza di certezze di uno storicismo senza filosofia e privi della rassicurazione di un
positivismo da tempo tramontato, senza la storia: come si governa il presente? Come si fa a
sperare nel futuro? Non si può capire altrimenti la attualità e la fortuna di scritti come l’ Apologie
pour l’histoire ou le métier d’historien 4, manoscritto rinvenuto, incompleto, dopo la morte di Bloch e
pubblicato, in nuova edizione 5, alla metà degli anni Novanta, che “appare ora un punto di
riferimento centrale per il dibattito storiografico contemporaneo, un nuovo punto di partenza dello
stesso” 6, mentre alla prima edizione, nel 1949, aveva creato un interesse, si può dire, scarso.
Le opere di Bloch, fino alla riscoperta, erano poco più che événements da recensire; il suo
pensiero, il suo metodo ora sono una struttura, destinata ad un lungo periodo, che, sedimentata
nel pensiero storico contemporaneo, non sarà facile rimuovere, e forse, come tutte le strutture, non
si rimuoverà mai del tutto.
Individuo e società nell’opera di M. Bloch 7
Quella che sarà una delle caratteristiche della scuola delle Annales, l’attenzione cioè alla società,
al collettivo, di gran lunga prevalente sull’individuo, è fin dalle origini patrimonio culturale del nostro
Storico ancor giovanissimo (1906-07) 8, che nella querelle di inizio secolo a proposito di
metodologia storica, fra le posizioni della sociologia di stampo positivista di Durkheim, che esclude
l’individuale dalla spiegazione del sociale, e quelle storicistiche di Seignebos, che negava ogni
realtà ai fenomeni collettivi e sociali e riteneva il fenomeno sociale nient’altro che un’astrazione, si
schiera con il primo. L’evidenza di ciò è data proprio da una delle prime opere, Réflexions d’un
historien sur les fausses nouvelles de la guerre del 1921, che analizza in chiave psicologica e
sociologica il diffondersi delle false notizie durante la prima guerra mondiale.
In realtà la sua collocazione a favore delle posizioni di Durkheim è tutt’altro che totale; Bloch per
tutta la vita riconosce nella storia anche l’importanza dell’individuo, e lo ribadisce:
4. Riporto sull’argomento del pensiero storico di Bloch, che tanto interesse suscita, quanto dice Mirco
Carrattieri (Università di Bologna), "Review of M.Mastrogregori, Introduzione a Bloch, Roma-Bari,
Laterza, 2001", "Cromohs", 2003, 8, pp. 1-9
<URL:http://www.cromohs.unifi.it/8_2003/carrattieri_mastrogregori.html>
« Egli [Marc Bloch] concepisce infatti lo storico utile non come un artista dilettevole, un maestro di
vita o un propagandista, bensì come un difensore della verità in grado di fornire ai suoi possibilmente
numerosi lettori un’arma intellettuale indispensabile per una condotta matura e responsabile. La
storia può infatti aiutare a combattere le forme più subdole di idoli e miti, a smascherare la
menzogna, a gestire il potere della tradizione; rendendo consapevoli delle differenze essa consente
di evitare gli «anacronismi dell’azione» e le «illusioni di autointellegibilità» del presente; entro certi
limiti infine garantisce la possibilità di effettuare delle previsioni tendenziali o comunque di scegliere i
tempi più opportuni per passare dalla riflessione all’azione.»
5. M. Bloch, Apologie pour l’histoire ou métier d’historien, édition critique préparé par Etienne Bloch, Paris,
A. Colin, 1993
6. Bianca Arcangeli, La storia come scienza sociale, cit., pag. 39.
7. Sull’argomento si è soffermata a lungo Bianca Arcangeli (suo il titolo del capitolo), nel suo La storia come
scienza sociale,cit.. Vedi anche Francesco Pitocco, L'itinerario di un aspirante storico: Marc Bloch su un
sentiero fuori mano, alla ricerca di una storia nuova (parte seconda), “Dimensioni e problemi della ricerca
storica”, 2000, 2, p. 7-46. La posizione dei due è sostanzialmente molto vicina.
8. Il carnet del 1906-7, dal titolo Méthodologie historique, uno dei pochi che che il figlio Etienne rinvenne fra
le carte del padre, pubblicato per la prima volta da M. Mastrogregori in “Rivista di storia della storiografia
moderna”, 1988, 9, scritto quando Bloch ventenne era studente dell’Ecole Normale Supérieure, già
contiene appunto una decisa scelta di campo a favore delle posizioni Durkheimiane.
3
“La storia che io mi propongo di scrivere è quella dei francesi, considerati come gruppo sociale. […] Non
una storia senza individui: ché le personalità magnetiche o, solamente, ben collocate, non si limitano a
riflettere, come in uno specchio dilatante, le tendenze semi-inconsapevoli delle masse; essi le
9
concentrano in un fascio generatore d’energia nuova […]” .
Si avvicina così alle posizioni di sociologhi come Simiand e Halbwachs e più ancora alle posizioni
dello storico e filosofo Henri Berr e della sua “Revue de Synthèse historique”, che “con il suo
sforzo di apertura della storia al sociale ed al tempo stesso la sua difesa delle individualità, con
l’attenzione congiunta alla sociologia ed alla psicologia” 10, tanto significato ha avuto per la scuola
delle Annales.
E’ pur vero che Bloch non condivise sempre la battaglia di Lucien Febvre contro “l’eglise de Saint
Durkheim” 11, ed anzi, a proposito di eccesso di sociologismo durkheimiano, l’amico e collega cofondatore delle Annales fu piuttosto aspro con lui recensendo la Société fèodale 12. Per Febvre
nell’opera comparivano soprattutto gli “uomini”, mentre erano quasi assenti gli “individui.
Il rapporto fra rappresentazione collettiva, sulla quale la sociologia poneva esclusiva attenzione, ed
individuo è protagonista anche dell’opera Les rois thaumaturges, del 1924, come nello stesso testo
l’autore dichiara esplicitamente:
[Le rappresentazioni collettive] …ci mostrano come gli animi fossero preparati, gli uni ad immaginare, gli
altri ad ammettere una costumanza simile. Per giustificare la sua nascita in una data precisa e in un
13
ambiente determinato bisogna far appello a fatti […] che suppongono […] delle volontà individuali”
Volontà individuali che non sarebbero emerse, per circostanze fortuite, nei paesi diversi dalla
Francia e dall’Inghilterra che pur condividevano la fede nel carattere soprannaturale della
monarchia; a conferma, un po’ più avanti, sempre in Les rois thaumaturges, il Nostro si esprime
così:
“affinchè un’istituzione destinata a servire a fini precisi segnati da una volontà individuale possa imporsi a
tutto un popolo, deve anche rispondere a correnti di fondo della coscienza collettiva, e forse
reciprocamente, perché una tendenza un po’ vaga possa concretarsi in un rito regolare non è affatto
13
indifferente che alcune volontà chiare l’aiutino a prendere forma” .
In realtà, al di là delle affermazioni di principio che abbiamo visto, e che forse non sempre rispetta,
sembra quasi che Bloch faccia fatica a staccarsi da un sociologismo accentuato, ed è difficile dare
torto a Febvre, quando lo critica sull’argomento, come sopra osservato; ed anche dare torto a chi
considera la storia di Bloch “essenzialmente durkheimiana” 14. Da Durkheim e dalla sua scuola
infatti Bloch mutuerà altri concetti, come vedremo.
9. Citazione di Fr. Pitocco, L'itinerario di un aspirante storico, cit., derivata da Marc Bloch, Histoire de la
société française dans le cadre européen, in M. Mastrogregori, Due scritti inediti di Marc Bloch sulla
metodologia storiografica, “Rivista di storia della storiografia moderna”, 1988, 2-3, pp. 152-180.
10. Bianca Arcangeli, La storia come scienza sociale : letture di Marc Bloch , cit., p. 118
11. L’espressione “église de Saint Durkheim” è presa da Bianca Arcangeli, in La storia come scienza
sociale, cit., p. 159, dalla lettera CXL di Febvre a Bloch, pubblicata in Correspondance / Marc Bloch,
Lucien Febvre et les Annales d'histoire economique et sociale, Paris, 1994
12. Lucien Febvre, La société féodale: une synthèse critique, in “Annales d’histoire sociale”, 1941, 3, pp.
125-30.
13. Le due citazioni sono di Bianca Arcangeli, in La storia come scienza sociale, cit., p. 148, entrambe
riprese da M. Bloch, I re taumaturghi, Einaudi, Torino, 1989, rispettivamente a pag. 56 e 62.
14. Cfr. R. C. Rhodes, Emile Durkheim and the Historical Trought of Marc Bloch, in “Theory and Society”,
1978, 5, pp. 53-73.
4
La storia come scienza sociale. L’”esperienza” storica e il metodo comparativo
Bloch condivide pienamente lo sforzo compiuto da Durkheim per conferire alla storia una facies
scientifica 15. Secondo quest’ultimo 16 la storia, per essere scienza, deve spiegare, non soltanto
descrivere. Per spiegare non si può che comparare. Senza comparazione anche soltanto
descrivere diventa difficile. Il fatto unico ed irripetibile, oggetto della storia tradizionale, della storia
descrittiva e non scientifica, è per sua natura incomparabile, quindi non può essere l’oggetto vero
della storia come scienza. Oggetto vero è invece il fatto sociale (fenomeno sociale), inteso come
fatto storico. I fatti unici e particolari (dinastie, guerre, trattati, individualità: événements) sono
manifestazioni superficiali della storia. Si deve passare dunque, secondo Durkheim, dal racconto di
avvenimenti alla scienza di fenomeni sociali.
”Substituer à la notion d’événement celle de phénomène
17
”
18
dice infatti Bloch nella sua Apologia della storia , “uno dei testi più belli che siano mai stati scritti
sul mestiere di storico 19”. Questa opposizione fra manifestazioni profonde e superficiali della
storia, fra fenomeni ed accadimenti, nata con Durkheim, non solo è la base del modo di far storia
di Bloch, ma anche di tutta la scuola delle Annales.
Ma in cosa consiste questa scienza dei fenomeni, questa analisi storica, questa expérience, sulla
quale Bloch insiste? Expérience è fondamentalmente l’attività sperimentale di tipo scientifico,
fondata sull’osservazione del variare del fenomeno al modificarsi dei fattori. E questo già si applica
nel porre attenzione alle caratteristiche del fenomeno storico, nell’accentuare il ruolo fondamentale
della critica della testimonianza. Ma certamente la storia non è scienza sperimentale in senso
stretto:
“Les autres sciences peuvent expérimenter; les sciences sociales n’ont pas de laboratoires; elle n’ont à
20
leur disposition d’autres expèriences que celles que leur offre naturellement le passé “
Nella storia il modificarsi dei fattori che influiscono sul fenomeno non può essere sperimentale,
indotta dallo ”scienziato”: va dunque ricercata una situazione diversa (nel tempo e nello spazio
geografico) ma reale, avvenuta, nella quale verificare il comportamento del fenomeno in relazione
al fattore o ai fattori che lo influenzano.
Questo è il metodo comparativo, che Bloch aveva intenzione di illustrare, all’interno del cap. V ,
dedicato interamente all’esperienza storica, nella Apologia della storia o Mestiere di storico con
una trattazione apposita. Come è noto il cap. V, purtroppo, non fu mai scritto, ma cosa intendesse
M. Bloch per metodo comparativo, oltre che dalle considerazioni testè fatte, di derivazione
durkheimiana, ci è noto dalle sue opere.
15. Cfr. Fr. Pitocco, L'itinerario di un aspirante storico, cit., pag. 10. L’espressione è sua.
16. Emile Durkheim, Préface, “Année sociologique“, 1896-97, 1, pp.1, 2 ; Id., Les règles de la méthode
sociologique, Félix Alcan éditeur, Paris, 1901.
17. Citazione di Pitocco, L'itinerario di un aspirante storico, cit., pag 23 da Marc Bloch, Apologia della storia
o Mestiere di storico, Einaudi, Torino, 1998, pag. 4.
18. Marc Bloch, Apologia della storia, cit.
19. Massimo Montanari, Marc Bloch e il dialogo fra passato e presente, in Mauro Moretti, Massimo
Montanari, Massimo Mastrogregori, Bruno Karsenti discutono Apologia della Storia di Marc Bloch,
“Contemporanea”, 2002, 5, pag. 175.
20. La citazione è di Bianca Arcangeli, in La storia come scienza sociale, cit., p. 173, ripresa da M. Bloch,
Une nouvelle histoire universelle: H. G. Wells historien, “La revue de Paris”, 1922, ora in id. Histoire et
historiens, pp. 218-231.
5
Del resto egli stesso era consapevole di questa peculiarità del suo metodo storico:
“Si mon travail possède quelque originalité vèritable, c’est dans ces deux préoccupations – analyse
21
structurelle, usage des expériences comparées, que je crois elle réside“
Altre considerazioni metodologiche. Il metodo regressivo
Sempre nella Apologia della storia di Bloch due capitoli si intitolano rispettivamente “Comprendere
il presente mediante il passato” e “Comprendere il passato mediante il presente”. Bloch però non
intendeva riprendere l’affermazione crociana, che la storia è sempre contemporanea. Aveva due
specifici obiettivi: “la legittimità intellettuale della storia come disciplina scientifica, e l’utilità degli
studi di storia per la società” 22, ma “ciò che lo spinge in profondità a scrivere il libro è la seconda
questione” 23.
Così, ad es. la stessa storia del Medioevo, che sembra lontanissima dall’oggi, “può fornire
importanti spunti di riflessione sul piano comparativo. Si pensi solo alla questione dell’incontro fra
cultura romana e cultura germanica, da cui prende avvio […] la cultura europea. Lo studio di
questo fenomeno […] non può non riportarci in qualche modo alla situazione odierna” 24. Anche lo
studio della religiosità medievale può aiutarci a capire certi integralismi moderni; se non altro “per
contrapposizione, per diversità, lo studio di quelle lontane situazioni – lontane nel tempo come
potrebbero esserlo nello spazio – contribuisce a chiarire i contorni di altre diverse realtà. Il passato
può anche non servire a capire il presente, o meglio, può servire non a spiegarlo, ma a rivelarne la
diversità” 25.
Il metodo comparativo dunque non è solo.confrontare il fenomeno dei re taumaturghi in Francia ed
in Inghilterra. E’ ben di più, è, con l’analisi (smontaggio, de-costruzione di una struttura), l’essenza
stessa di fare storia, perché in altro modo – come già detto – non è possibile, se si vuol fare
scienza e non narrazione, se si vuol cogliere di ogni fenomeno quello che è proprio della storia e
non della sociologia, e cioè il cambiamento.
Il metodo regressivo concettualmente non è molto lontano dal metodo comparativo. Usato da
Bloch – che peraltro non ne è stato l’inventore, ma un consapevole e sistematico utilizzatore 26 - in
particolare nell’opera Caractéres originaux de l’histoire rurale française 27, è così descritto dallo
stesso Bloch:
"il metodo regressivo correttamente usato non chiede all’età immediatamente anteriore una fotografia che
basti poi proiettare, sempre identica, per ottenere l’immagine fossilizzata di età sempre più lontane.
Quello che con tale metodo intendiamo cogliere è l’ultima immagine di una pellicola che ci sforzeremo poi
28
di srotolare all’indietro, rassegnati a scoprirvi non poche lacune, ma risoluti a rispettarne la mobilità"
21. La citazione è di Bianca Arcangeli, in La storia come scienza sociale, cit., p. 178, ripresa da M. Bloch, A
propos de “La société fèodale”, “Cahiers Marc Bloch”, 1995, 2, p. 16. Il testo, datato settembre 1938, è
stato trovato negli Archivi di Mosca, dove sono finiti, con la guerra, parte degli scritti di Bloch trovati dopo
la sua morte.
22. Mauro Moretti, Dignità “scientifica” ed utilità della storia, in Mauro Moretti, Massimo Montanari, Massimo
Mastrogregori, Bruno Karsenti discutono Apologia della Storia di Marc Bloch, cit. pag. 172.
23. Massimo Mastrogregori, Introduzione a Bloch, Laterza, Roma-Bari, 2001, pag. 141
24. Massimo Montanari, Marc Bloch e il dialogo fra passato e presente, in Mauro Moretti, Massimo
Montanari, Massimo Mastrogregori, Bruno Karsenti discutono Apologia della Storia di Marc Bloch, cit.,
pag. 175.
25. Ibidem, pag. 177
26. Cfr. Peter Burke, Una rivoluzione storiografica, Laterza, Roma-Bari, 1992, pag. 22.
27. Marc Bloch, Caractéres originaux de l’histoire rurale française, Armand Colin, Paris, 1952.
28. Citazione di Renato Comba, Metamorfosi di un paesaggio rurale.Uomini e luoghi del Piemonte sud
occidentale fra X e XVI secolo, Torino, 1983 p. 164. Comba è docente di antropologia culturale
all’Università di Torino
6
Anche il metodo regressivo dunque cerca la mobilità, il cambiamento, ed è vicino al metodo
scientifico vero e proprio, al metodo di laboratorio: tenendo fermo infatti un fenomeno, si studia il
suo cambiamento (ovviamente tramite la comparazione) al modificarsi graduale di un fattore, che è
il tempo cronologico. Il percorso inverso, dall’indietro in avanti, senza verifiche secondo il metodo
regressivo, può rintracciare punti di partenza e identificare percorsi che finiscono col rivelarsi
lontani se non addirittura estranei al fenomeno che si voleva studiare.
Nulla di più sbagliato dunque dell’accusa più comune che viene fatta alla scuola delle Annales, di
essere inadeguata allo studio della storia contemporanea. Intanto esistono i due scritti che
riguardano la storia contemporanea (nel significato letterale di storia del presente) dello stesso
Bloch, L’étrange défaite 29 e Reflexions d'un historien sur les fausses nouvelles de la guerre 30.
Bloch era un medievalista, non ci si poteva aspettare di più sulla storia contemporanea.
“Nel saggio, sempre del Nostro, Que demander à l’histoire? 31 si trova l’indicazione che lo storico
deve scoprire, delimitare, scomporre l’esperienza naturale, dopo aver osservato come la presenza
o l’assenza dei singoli fattori o tratti fa variare il risultato” 32. Questa metodologia, l’analisi delle
strutture (“smontaggio di una struttura sociale 32”), il metodo comparativo e regressivo sono ben
idonei ad affrontare argomenti della storia contemporanea, che forse ha un bisogno immenso di
questo tipo di studi ed analisi.
Il problema è che il metodo che Bloch ha sperimentato e che suggerisce è tutt’altro che semplice.
Per argomenti contemporanei, dove la memoria intralcia la storia, è ancora più difficile.
Forse quello che manca è il coraggio di affrontare in chiave storico-scientifica il presente.
Forse quello che manca è un Gigante, uno che riesca a comprendere, in un tutto coerente, storia e
vita reale.
29. Marc Bloch, L’étrange défaite, Le Franc-Tireur, Paris, 1946
30. Marc Bloch, Reflexions d'un historien sur les fausses nouvelles de la guerre, in “Revue de Synthèse
historique”, 1921
31. Marc Bloch, Que demander à l’histoire?, in Marc Bloch, Mélanges historiques, vol. 1, S. Fleury-EHESS,
1983, pag 13.
32. Massimo Mastrogregori, Un capitolo non scritto del “Mestiere di storico”, in Mauro Moretti, Massimo
Montanari, Massimo Mastrogregori, Bruno Karsenti discutono Apologia della Storia di Marc Bloch, cit.,
pag. 178.
7
Bibliografia
Nota introduttiva
La bibliografia sul nostro Autore è ovviamente imponente, ed essa stessa comincia ad essere motivo di
studio, oltrechè strumento di lavoro. Vedi infatti Bibliografia secondaria degli scritti e delle recensioni su Marc
Bloch 1943-1996, in Bianca Arcangeli, La storia come scienza sociale : letture di Marc Bloch , Guida, Napoli,
2001, con interessanti considerazioni e grafici sulla presenza di pubblicazioni su M. Bloch nei vari paesi e
nel tempo, dal 1944 al 2000. Altre importanti bibliografie si trovano in Olivier Dumoulin, Marc Bloch, Presses
de sciences Po, Paris, 2000 e nei Cahiers Marc Bloch, (in particolare: Bibliographie Marc Bloch, 1944-1994,
“Cahiers Marc Bloch”, Editions de la Boutique de lHistoire, Paris, 1995, 2, pp. 25-37).
Per quanto riguarda la bibliografia sotto riportata, da considerare come bibliografia essenziale e comunque
ridotta, soprattutto per esigenze di semplicità e di coerenza con la presente tesina, per la parte “tradizionale”
si è usata la cosiddetta “criptobibliografia” ricavata da monografie sull’argomento o pubblicazioni di opere del
nostro autore. E’ stata inoltre consultata per gli anni dal 2000 al 2003 l’ampia bibliografia (circa 1.000 titoli,
quasi tutti italiani, fra i quali 2 soli pertinenti al presente lavoro) ricavabile dall’elenco delle recensioni
pubblicate dalla rivista “Il Mestiere di Storico” edita dalla Società Italiana per lo Studio della Storia
Contemporanea (SISSCO), nonché il volume (ultimo a stampa, poi si passa alla rete) dalla Giunta Centrale
per gli Studi Storici sotto la presidenza di Paolo Prodi “Bibliografia Storica Nazionale, 1999, anno LXI”,
Giuseppe Laterza e figli, Bari-Roma, 2001(5 titoli pertinenti).
Si è riscontrata molto produttiva, anche se non sempre semplice, la ricerca bibliografica via internet, per la
quale è stata utilissima la lettura dell’ottimo e corposo testo di F. Metitieri e R. Ridi, Biblioteche in rete.
Istruzioni per l’uso (da cui ho preso il termine sopra riportato “criptobibliografia”), consultabile full text all’URL
<http://www.laterza.it/bibliotecheinrete/>. I siti consultati (in genere OPAC di biblioteche italiane, ma anche
francesi) sono stati i seguenti:
http://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm , sito tra l’altro contenente un repertorio degli OPAC
<http://opac.sbn.it/index.html>, gestito dal ICCU, OPAC del SBN (Sistema Bibliotecario Nazionale)
<http://www.regione.piemonte.it/opac>, polo locale del Piemonte del SBN
<http://www.biblioteche.regione.lombardia.it/SEARCH/OPACRL/catleg/sf>, polo locale lombardo del SBN
<http://www.cab.unipd.it/cataloghi>, polo padovano universitario
<http://www.bncf.firenze.sbn.it>, polo fiorentino costituito dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze ed
altre biblioteche
<http://serials.cib.unibo.it/cgi-ser/start/it/spogli/fs.html>, archivio degli spogli dell’Archivio collettivo nazionale
delle pubblicazioni periodiche (Acnp)
<http://www.giunta-storica-nazionale.it/catalogo/>, archivio degli spogli e delle monografie pubblicato dalla
Giunta Storica Nazionale, posta sotto tutela e vigilanza del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali
http://opacbiblioroma.caspur.it> Polo SBN delle Biblioteche pubbliche statali di Roma – Biblioroma
<http://bibliographienationale.bnf.fr>, della Bibliothèque nationale de France
<http://opac.unimi.it/opac/sebina/ausm> archivio bibliografico della Università di milano
Carole Fink, Marc Bloch : biografia di un intellettuale, Scandicci, La nuova Italia, 1999
Massimo Mastrogregori, Introduzione a Bloch, Roma-Bari, Laterza, 2001
Id., Il genio dello storico : le considerazioni sulla storia di Marc Bloch e Lucien Febvre e la tradizione
metodologica francese, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1987
Id., Nota sul testo di Apologie pour l’histoire di Marc Bloch, “Rivista di storia della storiografia moderna”,
1986, 7, pp. 5-32
Id., Le manuscrit interrompu: “Métier d’historien” di Marc Bloch, “Annales”, 1989, 44, pp. 147-159
M. Carrattieri, "Review of M.Mastrogregori, Introduzione a Bloch,
Roma-Bari, Laterza, 2001", "Cromohs", 2003, 8, pp. 1-9
URL: <http://www.cromohs.unifi.it/8_2003/carrattieri_mastrogregori.html>
Hartmut Atsma et André Burguière, Marc Bloch aujourd'hui : histoire comparée & sciences sociales /,
Contributions présentées au Colloque international Marc Bloch aujourd'hui, organisé a Paris les 16, 17 et 18
juin 1986 par l'École des Hautes études en Sciences sociales et l'Institut Historique Allemand de Paris,
Paris, Éditions de l'École des hautes études en sciences sociales, 1990
8
Mariuccia Salvati, Passione civile e verità storica in Marc Bloch, in “Quaderni di discipline storiche”, 1997, 11,
pp. 123-146
Etienne Bloch, M. Bloch , mio padre, “La Cultura. Rivista di Filosofia, Letteratura e Storia”, 1999, 37, pp. 315328
Amedeo De Vincentiis, Storia, metodo e filologia storiografica. Ricerche, interpretazioni e una nuova
edizione dell’Apologie pour l’histoire ou métier d’historien di Marc Bloch, “La Cultura. Rivista di Filosofia,
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