1 RUMORE E COMFORT ACUSTICO NELLE STRUTTURE

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1 RUMORE E COMFORT ACUSTICO NELLE STRUTTURE
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RUMORE E COMFORT ACUSTICO NELLE STRUTTURE OSPEDALIERE
S. Luzzi1, S. Falchi2,
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Vie En.Ro.Se. s.a.s. - Firenze
I.O.T. – Azienda Sanitaria Firenze
1. Introduzione
La progressiva introduzione di tecnologia nelle strutture ospedaliere determina il
significativo incremento dell’inquinamento acustico interno. Il rumore può generare
effetti psicologici nocivi e riduzione di efficacia terapeutica per i pazienti, stress e
difficoltà di concentrazione per il personale medico e per gli altri operatori.
Gli argomenti di cui si tratta in questa memoria fanno parte di un progetto di ricerca sul
comfort acustico nelle strutture sanitarie e ospedaliere che ha come obiettivo primario la
definizione di procedure standard per la progettazione acusticamente sensibile di tali
strutture.
Gli edifici destinati a ospitare e assistere persone malate, devono essere progettati e
realizzati in modo tale da risultare confortevoli per chi vi è ricoverato e per chi lavora
all’interno di essi.
Nessuna delle patologie “da edificio malato”, quali la Sick Building Syndrome (SBS),
detta anche Tight Building Syndrome (TBS), e la Building Related Illness (BRI), deve
essere indotta da strutture che hanno come scopo la cura e l’assistenza di persone già
affette da altre patologie. Ricordiamo che l’acronimo SBS, letteralmente “sindrome
dell'edificio malato”, viene usato per descrivere generici disturbi di salute, non
riconducibili ad una malattia specifica, avvertibili solo durante la permanenza all'interno
di un determinato edificio o di una porzione di esso affetta da inquinanti (ad esempio da
rumore); si tratta di sintomi vaghi che coinvolgono vari organi e apparati, fra questi
cefalee, sonnolenza, nausea, difficoltà di concentrazione. Diversamente, l’acronimo
BRI, letteralmente “malattia correlata all'edificio”, indica una malattia ben identificata,
causata anch’essa dalla presenza di inquinanti (ad esempio il rumore) che si rilevano
negli spazi interni all’edificio.
La cultura dello sviluppo sostenibile ha ispirato procedure e regole per la progettazione
degli edifici e degli ambienti di vita. In particolare l’applicazione di questo approccio
culturale alla progettazione architettonica ha portato alla definizione di metodologie per
costruire edifici “sostenibili” in quanto “sani”, con garanzie di salubrità per le persone
che li frequentano e di piena tollerabilità per l’ambiente.
Si stanno così affermando una filosofia e una disciplina di progettazione architettonica
basata su regole di salvaguardia della salute dei fruitori degli spazi progettati.
Nei paragrafi seguenti saranno affrontate, con riferimento a studi di caso, le principali
problematiche legate al rumore in ambito ospedaliero e alla progettazione acustica di
strutture sanitarie acusticamente “sane”.
2. La legislazione in materia di acustica e strutture ospedaliere
Per l’acustica ambientale il sistema legislativo nazionale italiano fa capo alla Legge
447/95 (Legge quadro sull’inquinamento acustico), che definisce aree particolarmente
protette le porzioni di territorio ove sono presenti ospedali, cliniche, case di cura e
strutture ad esse assimilabili e a tal riguardo:
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- con riferimento alla classificazione acustica del territorio comunale, prevede per tali
aree livelli massimi di immissione di rumore particolarmente severi: pari a 50 dB(A)
nel periodo diurno e pari a 40 dB(A) nel periodo notturno, indicando come valori di
qualità 47 dB(A) nel periodo diurno e 37 dB(A) nel periodo notturno;
- con riferimento ai requisiti acustici passivi degli edifici, impone per gli indici RW
(indice del potere fonoisolante apparente di partizioni fra ambienti), D2m.nT.W (indice
dell'isolamento acustico standardizzato di facciata), Ln.W (indice del livello di rumore da
calpestio di solai) e per il rumore prodotto dagli impianti tecnologici a ciclo continuo e
discontinuo, limiti più restrittivi, rispetto a quelli previsti per gli altri tipi di ambienti
abitativi e con destinazione d’uso diversa.
In materia di esposizione al rumore nei luoghi di lavoro il caposaldo legislativo è tuttora
rappresentato dal D.Lgs. n. 277/91 che, entro il 5 febbraio 2006, dovrà essere integrato
o sostituito da un nuovo decreto, attuativo della Direttiva 2003/10/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio, contenente le “Prescrizioni minime di sicurezza e di salute
relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (rumore)”.
In questo decreto non viene fatta distinzione fra tipologie di lavorazioni o di ambiente di
lavoro. Per gli addetti che operano all’interno delle strutture sanitarie, al pari degli altri
lavoratori, si prevede la periodica effettuazione della valutazione dell’esposizione al
rischio rumore secondo regole fissate. Il decreto definisce i parametri fisici da prendere
in considerazione e la relativa metodologia di misurazione e calcolo. In particolare
viene scelto come indicatore dell’esposizione del lavoratore il livello equivalente
ponderato A (LAeq) e vengono definiti i livelli di esposizione personale di un lavoratore
al rumore giornaliera (Lep,d) e settimanale (Lep,w), riferiti a giornate lavorative di 8 ore e
settimane lavorative di 5 giorni e corretti, nel caso di tempi di esposizione inferiori o
superiori, con un fattore che normalizza il livello di esposizione riportandolo alla base
temporale standard (giornata di 8 ore e settimana di 5 giorni).
Per quanto riguarda il rumore prodotto dall’impiantistica interna alle strutture deve
essere effettuato il collaudo acustico in conformità con quanto previsto dalla Norma
UNI 8199:1998 che prevede per il “rumore d’impianto”, rilevato all’interno di ospedali
e cliniche livelli di riferimento differenziati in base alla destinazione d’uso dei diversi
ambienti che fanno parte della struttura sanitaria.
3. La progettazione acustica degli ospedali
Da quanto sopra descritto emerge la necessità di progettare le strutture ospedaliere in
modo acusticamente corretto e compatibile, secondo uno schema che preveda:
- una attenta valutazione dell’area edificabile, ove siano rispettati i limiti di clima
acustico previsti dalla legge per le aree particolarmente protette;
- la scelta di materiali da costruzione e rivestimento esterni e interni con opportune
caratteristiche di fonoassorbimento e fonoisolamento, compatibilmente con le
necessità di igiene, lavabilità, resistenza al fuoco ecc. tipiche della destinazione
d'uso;
- l’organizzazione del layout dei diversi ambienti e percorsi in base alla loro
destinazione d’uso;
- una opportuna disposizione di macchinari e strumentazione
- il rispetto dei requisiti acustici passivi degli edifici previsti dal’apposito decreto
attuativo della Legge quadro (DPCM 5-12-97).
Anche se la progettazione acustica non è ancora pienamente riconosciuta e richiesta
come fase progettuale propedeutica e necessaria per l’edificazione delle strutture
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sanitarie, contrariamente a quanto avviene in altri ambiti (ad esempio in quello delle
infrastrutture dei trasporti), l’acustica è un parametro di grande rilevanza che si
introduce nel processo di progettazione e realizzazione di un edificio con destinazione
ospedaliera: dallo studio di fattibilità, alla progettazione nelle sue diverse fasi, alla
direzione dei lavori, al collaudo. Il contributo del progettista acustico riguarda, come
detto, materiali e forme, distribuzione dei volumi e layout degli spazi e degli impianti,
caratteristiche di macchinari e canalizzazioni, infissi, rivestimenti e arredi,
considerando l’edificio come sistema di ricettori che necessitano di protezioni
intrinseche alla struttura finita per limitare al minimo le immissioni provenienti
dall’ambiente esterno, e quelle provenienti dagli spazi sorgente interni al sistema stesso.
L’ospedale e le attività che vi si svolgono sono considerabili, ad un tempo, come
importante sistema di sorgenti significative e come altrettanto importante sistema di
ricettori sensibili dell’inquinamento acustico, generato al di fuori del sistema e
all’interno di esso. In questo contesto, la salubrità acustica degli spazi progettati si
esprime anche in termini di contemporanea minimizzazione delle immissioni moleste
provenienti da sorgenti esterne e della rumorosità intrinseca generata dalle sorgenti
interne.
In termini modellistici si studia quindi la propagazione del rumore in termini di somma
dei contributi con riferimento all’impatto acustico di sorgenti esterne e interne su
ricettori interni. A questa dovrebbe unirsi la modellistica del rumore emesso da sorgenti
interne e propagato verso ricettori esterni, che non deve comunque superare i limiti di
immissione previsti dalle normative sull’acustica ambientale.
Esistono modelli previsionali efficienti e validati, sia per la progettazione acustica degli
spazi interni agli edifici che per lo studio della compatibilità acustica dell’edificio con
l’ambiente, a partire dai modi di propagazione del rumore nei vari scenari in cui può essere schematizzato il contesto di inserimento dell’opera in progetto. Si deve considerare
il benessere acustico dei fruitori degli spazi di pertinenza ospedaliera, valutando la
necessità di inserire nel progetto architettonico e in quello degli impianti, interventi di
mitigazione e opere di contenimento della rumorosità in ingresso, anche in questo caso
facendo riferimento ai limiti di immissione previsti dalla L.447/95 e dai suoi decreti
attuativi.
Si deve quindi verificare il rispetto dei requisiti acustici passivi degli edifici, previsto
dal D.P.C.M. 5-12-1997 e dalle specifiche norme ISO e UNI, mediante strumenti di
calcolo o prove in opera, comprendenti rilevazioni fonometriche con strumentazione ad
hoc e calcolo di indici e parametri indicanti l’entità delle caratteristiche di fonoisolamento e fonoassorbimento delle strutture che fanno parte dell’opera. L’impostazione
metodologica della realizzazione di un edificio acusticamente compatibile può essere
schematizzata in due fasi (progettazione e collaudo), precedute e seguite da sottofasi di
studio propedeutico e certificazione finale, come riportato in tabella I.
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Tabella I – Fasi della progettazione acustica e del collaudo acustico di una struttura sanitaria
4. Il collaudo acustico degli ospedali
Le fonti principali di inquinamento acustico in un generico complesso ospedaliero sono
riconducibili all’impiantistica interna. Nella figura 1 sono raffigurate alcune delle
sorgenti impiantistiche di un ospedale di recente costruzione: si tratta delle unità centrali
dei diversi impianti alle quali sono da aggiungere le unità locali e le canalizzazioni che
fanno parte dei relativi sistemi di distribuzione.
Figura 1 – Sorgenti di rumore tipiche interne alla struttura ospedaliera
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La metodologia e i valori limite per il collaudo acustico degli impianti interni a una
struttura sanitaria sono stabiliti dalla Norma UNI 8199:1998
Per ciascuno degli ambienti ove si vuol verificare se la rumorosità impiantistica è nei
limiti, si procede inizialmente alla rilevazione del rumore ambientale prodotto
dall’impianto e successivamente alla rilevazione, a impianto spento, del rumore residuo,
derivando infine il rumore d’impianto, depurando il livello ambientale dal rumore
residuo.
Si deve rilevare il livello di rumore ambientale come livello equivalente di immissione
in periodi di tempo nei quali il rumore residuo è più basso possibile, in quanto il rumore
prodotto dall'impianto è derivato dalla misurazione del rumore ambientale depurata dal
rumore residuo. Quando possibile si devono escludere quelle sorgenti che
contribuiscono a elevare il livello del rumore residuo, in particolare se fluttuante.
Al fine di determinare il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A
nel tempo di misura TM, prodotto dalla parte di impianto considerata, ove non risulti
possibile misurare le diverse condizioni di funzionamento a regime, si effettua
applicando il criterio cautelativo del "caso peggiore", la misura di rumore ambientale
forzando le condizioni più rumorose di esercizio, in modo da avere un valore
rappresentativo della condizione di massimo potenziale disturbo.
Per quanto riguarda il numero e la disposizione delle postazioni di misura:
- per ambienti di piccole dimensioni, con superficie in pianta minore di 20m2, il
livello di rumore ambientale (impianto in funzione) viene misurato nella zona
centrale del locale ad una distanza di almeno 1 m da pareti e superfici riflettenti e ad
una altezza dal pavimento di circa 1.4m;
- per ambienti con superficie maggiore di 20m2, nei quali è facilmente individuabile
la posizione degli utilizzatori (ambienti con presenza di macchinari fissi come, ad
esempio, i laboratori e le sale operatorie) si effettuano misurazioni in più punti, in
corrispondenza delle posizioni degli utilizzatori, in modo da individuare la
posizione in cui il livello sonoro è massimo e tale valore viene considerato come
livello di rumore ambientale LA;
- per ambienti con superficie maggiore di 20m2, nei quali non è possibile individuare
la posizione degli utilizzatori si effettuano misure in più punti, regolarmente
disposti su pianta: il livello di rumore ambientale considerato è il livello
corrispondente alla media logaritmica dei valori misurati.
Il rumore residuo LR (a impianto spento) viene misurato, per ogni ambiente, in almeno
una posizione fra quelle in cui è stato rilevato il rumore ambientale dell’impianto.
La determinazione del livello di rumore d'impianto LI in base ai valori misurati di LA e
LR si effettua utilizzando le relazioni riportate nella tabella II:
Tabella II – Determinazione del livello di rumore d’impianto
In assenza di valori di riferimento previsti per gli impianti in esame dalle specifiche di
contratto, il collaudo si ritiene superato quando il livello di impianto risulta inferiore ai
livelli di riferimento previsti nella tabella III.
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Tabella III – Livelli limite previsti dalla Norma UNI 8199:1998
5. L’esposizione al rumore dei medici e degli altri lavoratori
La valutazione dell’esposizione al rischio rumore viene effettuata secondo la
metodologia prevista dal D.Lgs. 277/91.
L’analisi acustica dell’ambiente di lavoro, che precede le misure fonometriche, prevede
lo studio dei cicli di lavoro, delle modalità di esecuzione del lavoro, dei macchinari e
delle altre sorgenti primarie e secondarie, cioè tali da influenzare il livello di rumore
diffuso che caratterizza nell’ambiente di lavoro, i diversi locali e le singole postazioni.
In questa fase può essere di aiuto riferirsi ai dati della Banca Nazionale dei Profili di
Rischio di Comparto dell’I.S.P.E.S.L.
Vengono inizialmente compilate a cura del lavoratore e del datore di lavoro, meglio se
firmate da entrambi, le schede di esposizione, indicando la giornata standard o la
settimana standard, come composizione di sottoperiodi di tempo destinati a una
determinata mansione.
Si effettuano quindi le misure di rumore ponendo il microfono di un fonometro
integratore nella posizione occupata dalla testa del lavoratore, in sua assenza. Se la
presenza del lavoratore è indispensabile per il mantenimento della situazione di
esposizione abituale di riferimento, il microfono deve essere posto a circa 10 cm di
distanza dall’orecchio esposto al livello di rumore più alto.
Il rapporto tecnico conclusivo contiene un resoconto descrittivo della metodologia di
valutazione utilizzata, dell’analisi acustica degli ambienti con indicazione delle sorgenti
e delle postazioni di lavoro, e un resoconto di prova dove sono riportate le informazioni
tecniche derivate dai sopralluoghi e dalle campagne di misura e, fra queste, i valori di
livello equivalente rilevati in tutte le postazioni esaminate, le schede personali dei
lavoratori comprendenti le suddivisioni temporali della giornata e/o della settimana
standard, i livelli calcolati di esposizione giornaliera e/o settimanale.
La valutazione dell’esposizione al rumore viene ripetuta a opportuni intervalli di tempo,
e comunque ogni qualvolta vengano introdotte nelle lavorazioni modifiche che
influiscano in modo sostanziale sul rumore.
Il decreto fissa i doveri del datore di lavoro, che deve mettere in atto tutte le misure
tecniche, organizzative e procedurali, concretamente attuabili, in base alle conoscenze
acquisite ed al progresso tecnico, privilegiando gli interventi alla fonte, in modo da
ridurre al minimo i rischi derivanti dall’esposizione al rumore.
Nel caso in cui l’esposizione quotidiana al rumore sia compresa fra 80 e 85 dB (A) il
datore di lavoro deve anche dare adeguata informazione ai lavoratori circa i risultati ed
il significato delle valutazioni fonometriche effettuate, i rischi derivanti all’udito
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dall’esposizione al rumore, le misure organizzative adottate, le misure di protezione cui
i lavoratori devono conformarsi. Deve infine, ove i lavoratori ne facciano richiesta ed il
medico ne confermi l’opportunità, far sottoporre i lavoratori interessati a controllo
sanitario, comprendente una visita audiometrica.
Nel caso in cui l’esposizione quotidiana al rumore sia compresa fra 85 e 90 dB(A), il
datore di lavoro deve adempiere a quanto previsto al punto precedente e deve inoltre
formare i lavoratori sull’uso corretto dei mezzi individuali di protezione dell’udito e
sull’uso corretto delle macchine e delle apparecchiature che producono un livello di
esposizione superiore a 85 dB(A).
Il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori i mezzi individuali di protezione dell’udito,
previa consultazione dei lavoratori per la scelta dei tipi e dei modelli; i mezzi di
protezione devono essere adattati al singolo lavoratore e alle sue condizioni di lavoro. I
lavoratori interessati devono essere sottoposti a controllo sanitario, effettuato da medico
competente, articolato in una visita medica preventiva ed in visite mediche periodiche,
comprendenti la visita audiometrica.
Nel caso in cui l’esposizione quotidiana al rumore sia superiore a 90 dB(A), oltre alle
prescrizioni sopra riportate il datore di lavoro entro trenta giorni dall’accertamento del
superamento dei 90 dB deve darne notizia all’organo di vigilanza (ASL) e iscrivere i
lavoratori in un apposito registro, che dovrà essere mantenuto aggiornato e consegnato
all’ISPESL e alla USL di competenza. I luoghi di lavoro dove si superano i 90 dB(A)
devono essere perimetrati, dotati di opportuna segnaletica e limitati nell’accesso.
Nella tabella IV è riportato uno schema degli adempimenti previsti dal D.Lgs 277/91
conseguenti al risultato della valutazione.
Tabella IV – Adempimenti previsti dal D.Lgs. 277/91
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Il Decreto fissa anche una serie di norme generali da osservare per la progettazione e la
costruzione di nuovi macchinari e nuovi impianti, che devono tener presente l’obiettivo
di minimizzare il rumore ed essere corredati di adeguata informativa. Il datore di lavoro
dovrà privilegiare l’acquisto di quei macchinari che producono, nelle normali
condizioni di funzionamento, il più basso livello di rumore.
L’esposizione al rumore giornaliera e settimanale rilevata negli ospedali è generalmente
inferiore, come valore di media ponderata, ai limiti previsti dalla legislazione sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro: difficilmente viene superata la soglia degli 85 dB(A) per
l’esposizione giornaliera o settimanale. In alcune fasi dei cicli di attività tipica di
operatori medici e paramedici, che lavorano all’interno di aree caratterizzate da
particolare rumorosità, si possono però individuare livelli di esposizione al rumore
notevoli, ciò derivando delle emissioni acustiche prodotte da alcune apparecchiature
elettromedicali e dalla prossimità fra orecchio e sorgenti di rumore, caratteristica della
postura del medico durante alcune lavorazioni. In particolare la composizione in
frequenza di alcune delle emissioni prodotte da apparecchiature elettromedicali presenta
caratteristiche di rumore “tonale”, che determinano un aggravio di annoyance e di
danni extra-uditivi per le persone esposte.
6. Gli effetti del discomfort acustico sugli operatori e sui pazienti.
In assenza di una normativa, italiana o europea, che indichi specifici e precisi limiti di
rumorosità ambientale "interna" alla struttura ospedaliera, per la tutela degli operatori e
dei malati dai cosiddetti danni extra-uditivi prodotti dal rumore, si è fatto riferimento a
vari studi, realizzati principalmente negli USA e in Canada, che hanno verificato la
correlazione fra il rumore presente negli ospedali e le situazioni di stress fisico e
psicologico del personale e dei ricoverati. Si sono quindi esaminati in questa ottica i
risultati di campagne di misura effettuate negli ultimi anni all’interno di importanti
complessi ospedalieri italiani dai quali emerge che, proprio all'interno degli ambienti
considerati più critici e sensibili (sale operatorie, sale di induzione e risveglio
dall’anestesia, unità di terapia intensiva, reparti neonatali) si misurano livelli medi di
rumorosità ambientale vicini ai 75 dB(A), superiori ai livelli tipici degli ambienti
abitativi e molto superiori ai valori di 40-45dB(A) per il periodo di riferimento diurno e
di 35 dB(A) per il periodo di riferimento notturno, generalmente raccomandati come
livelli massimi per le strutture ospedaliere (fonti: National Institute for Occupational
Safety and Health, United States Environmental Protection Agency for Health Care
Facilities).
Ad esempio, i risultati degli studi di correlazione riferiti agli agenti stressanti legati
all’ambiente, basati sull’andamento di variabili oggettive e soggettive e sull’evoluzione
dello stato di salute fisica e/o mentale dei soggetti esaminati, hanno dimostrato una
notevole influenza dei livelli di rumore sulla qualità del sonno; il riposo di soggetti
esposti al rumore presente in una unità di terapia intensiva, confrontato con quello di
altrettanti esposti a livelli di rumore molto inferiori, è risultato disturbato da numerosi
fattori: maggior tempo per addormentarsi, minor durata del sonno, più risvegli durante il
sonno, maggior numero di cambiamenti di fase durante il sonno, ecc.
Analoghe correlazioni sono state trovate fra il livello di clima acustico e l’efficacia di
alcune terapie su pazienti in stato di incoscienza e semi-incoscienza.
Altre ricerche hanno verificato come il livello di stress di origine acustica sia collegabile
agli indicatori di performance sul medio periodo delle equipes mediche che operano in
scenari particolarmente esposti.
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Benché sia chiaro che esistono complesse relazioni fra ambienti generatori di stress,
interventi per ridurre lo stress e salute, queste ricerche dimostrano che i livelli di rumore
riscontrati in alcuni reparti delle strutture ospedaliere sono talmente elevati da
qualificare tali ambienti come ambienti stressanti.
Per valutare il livello di esposizione al rumore dei pazienti e le sue possibili
conseguenze è opportuno considerare e analizzare i livelli di qualità acustica interna al
complesso ospedaliero, considerando in particolare alcuni spazi ove il discomfort
acustico può aggiungersi ad altre forme di disagio derivanti dalle condizioni cliniche o
dal tipo di patologia o di intervento a cui i pazienti sono sottoposti.
A integrazione del collaudo acustico, volto a verificare il rispetto dei limiti di legge e
delle specifiche contrattuali, si può effettuare uno studio sulle condizioni di benessere
acustico della struttura, individuando, sulla base di misure e calcoli, i livelli medi di
esposizione al rumore dei degenti, con riferimento ad alcuni scenari principali,
considerati particolarmente sensibili.
7. I modelli permanenza-gravità
Vengono qui riassunti i risultati di un’applicazione modellistica basata sull’ "indice di
criticità acustica", inteso come indicatore della necessità di particolari condizioni di
comfort acustico, per lavoratori e pazienti, in determinati ambienti all'interno di un
ospedale. L’indice è definito su base parametrica in relazione ad alcuni indicatori
relativi al tempo di permanenza del paziente e del medico all'interno del reparto o dello
scenario di attività ospedaliera e alla gravità intesa come severità medica dello stato
fisico del paziente (ambulatoriale o ricoverato) oppure come complessità dell’intervento
medico da compiere. Si tratta di un funzionale a due variabili capace di rappresentare
con buona approssimazione l’esigenza di benessere acustico in funzione del tempo di
permanenza nello scenario acustico e del grado di severità delle operazioni che vi si
svolgono e delle malattie che vi si curano.
L’approccio modellistico che si propone si basa su un insieme di dati statistici tratti
dalla letteratura e su esperienze di verifica del discomfort a partire dall’analisi acustica
delle strutture ospedaliere. Si evidenzia in particolare come il livello di annoyance
lamentata dai pazienti corrisponda a effetti psicologici nocivi, che possono influenzare
negativamente l’efficacia di molte terapie.
Dall’analisi acustica degli spazi interni agli ospedali è possibile dedurre come nella
maggior parte di essi i pazienti siano sottoposti a un insieme di suoni e rumori che
includono, oltre al parlato, le emissioni prodotte dalle macchine elettromedicali, dai
condizionatori, dai telefoni, dagli strumenti chirurgici, dagli sterilizzatori, dallo sbattere
degli strumenti in contenitori metallici;
E’ possibile, per ciascuna area ospedaliera o specifica attività medica, rappresentare il
livello di discomfort e di annoyance dei pazienti e degli operatori mediante l’indice c di
criticità acustica.
Mediante studi effettuati presso diversi presidi ospedalieri della Toscana, si verificata la
dipendenza matematica del funzionale c da altre variabili, focalizzando in particolare
l’attenzione su due relazioni: quella fra il valore della criticità acustica c associato a un
determinato “scenario”, definito come locale o come attività ospedaliera e il tempo t di
permanenza in quel locale (o di svolgimento di quella attività) e quella fra la criticità c e
la gravità g, intesa come stato fisico del paziente o come complessità lavorativa per il
personale medico.
In pratica si costruisce la funzione:
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c = f (t,g)
dove
t = tempo di permanenza nello scenario
g = livello di gravità
e dove la dipendenza combinata viene espressa da leggi matematiche che tengono conto
in forma parametrica delle peculiarità degli ambienti e delle attività.
Per una serie di scenari campione: teatro operatorio (sala operatoria e recovery room),
sala parto, degenza breve, degenza lunga, rianimazione, terapia intensiva, ambulatorio
per visite di routine, ambulatorio per visite dolorose ed invasive, day hospital, DEA, si
sono acquisiti dati relativi alle statistiche di permanenza e alla distribuzione fra i reparti
dei principali indici di gravità, nello specifico GLASGOW e APACHE (Acute
Physiology, Age, and Chronic Health Evaluation).
Si è costruita per approssimazioni successive una serie di definizioni della relazione
funzionale c = f (t,g) secondo i modelli delle equazioni rappresentative delle linee di
tendenza a due variabili, ottenendo le tre formulazioni riportate nella tabella V,
implementate nel modello a due variabili la cui struttura di processo è rappresentata in
figura 2.
Tabella V – Formulazione matematica dei diversi andamenti della funzione c(t,g)
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Figura 2 – Modello per il calcolo di c (t,g)
Per tutti gli scenari si possono definire basi temporali con scale, intervalli e unità di
misura adatti a rappresentare le permanenze significativamente diverse.
Nella tabella VI sono riportate le basi dei tempi di quattro scenari tipici.
Nelle sperimentazioni effettuate all’interno dello studio di caso, per la definizione delle
categorie da cui trarre gli input relativi alla gravità si sono utilizzati i valori dell’indice
predittivo APACHE 2. A partire da questi livelli specifici per i quattro scenari è stato
possibile determinare l’andamento della criticità acustica, traendo interessanti
conclusioni in merito alla scala di criticità acustica e quindi di priorità di intervento nei
diversi spazi della struttura ospedaliera.
Tabella VI – Basi dei tempi per la permanenza in 4 scenari ospedalieri
Nei grafici che seguono è rappresentata la collocazione relativa degli scenari nel piano
cartesiano della criticità ove si è tenuto conto dei livelli di permanenza e di gravità medi
che caratterizzano gli scenari stessi.
Nella tabella VII e nel grafico di figura 3 sono riportati gli input e gli output del modello
permanenza-gravità (PeGra) applicato a due scenari dove l’andamento che meglio
rappresenta l’evoluzione della criticità in funzione del tempo e della gravità è quello
lineare e i dati sono tratti da rilevazioni fonometriche effettuate presso un ospedale
generale di recente costruzione.
I livelli rappresentati si riferiscono al reparto di rianimazione e alle degenze di
pneumologia. Si vede come anche un livello di esposizione al rumore medio non
particolarmente elevato produca una pendenza crescente al variare del tempo di
permananza e del livello di gravità.
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Tabella VII – Input del modello PeGra per un reparto di terapia intensiva
Figura 3 – Output del modello PeGra per un reparto di degenza
Nel grafico di figura 4 sono rappresentate le collocazioni dei diversi reparti esaminati
nel piano cartesiano della criticità acustica, secondo quanto risultante dall’applicazione
del modello PeGra ai diversi scenari di un ospedale.
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Figura 4 – Piano della criticità acustica
Ambulatori per visite
dolorose e invasive
Terapie intensive
Rianimazione
Sale parto
gravità
criticità
acustica
significativa
Sale operatorie
Recovery room
Visite Ambulatoriali
Day hospital
Lunghe degenze
permanenza
8. Conclusioni
Il rumore è un inquinante ubiquitario, la cui diffusione aumenta insieme allo sviluppo
tecnologico. Le strutture sanitarie sono sottoposte ad inquinamento acustico: operatori e
pazienti subiscono il rumore provocato da apparecchi elettromedicali, impianti di
condizionamento dell’aria, telefoni, aspiratori, sterilizzatrici, movimentazione di letti,
carrelli. A ciò si aggiunga il contributo del rumore antropico che è spesso evidente a
causa di errato layout o difetto di isolamento fra spazi contigui.
Il rumore può influire sull’efficacia di certe terapie che riguardano pazienti in stato di
incoscienza o di semi-incoscienza ed è comunque in grado di ridurre la performance
lavorativa e aumentare il livello di stress di medici, paramedici e pazienti coscienti.
A partire dai principi che definiscono la progettazione sostenibile, è possibile elaborare,
e calibrare attraverso casi di studio, una metodologia generale per la progettazione
acusticamente compatibile degli edifici destinati ad ospitare strutture sanitarie, a tutela
di chi, all’interno di esse viene curato o svolge la propria attività lavorativa.
All’interno di particolari reparti e di particolari attività questo insieme di rumori è in
grado di recare danno alla salute dei lavoratori e dei pazienti in modo correlato al tempo
di permanenza, alla gravità delle patologie, alla difficoltà delle operazioni mediche.
I modelli permanenza-gravità (PeGra), attraverso la determinazione della criticità
acustica degli scenari ospedalieri a partire dai tempi di permanenza e dal livello di
gravità, inteso anche come delicatezza e complessità delle attività ospedaliere, possono
costituire un valido aiuto per il progettista acustico. Insieme ai livelli di rumore misurati
e valutati secondo le specifiche previste dalla legislazione e dalla normativa di settore,
questi strumenti di calcolo portano alla valutazione del discomfort acustico e dei suoi
effetti in modo strettamente collegato alle perculiarità patologiche e terapeutiche che
caratterizzano i diversi scenari ospedalieri e permettono l’individuazione di una scala di
priorità nella progettazione acustica legata a fattori propri delle attività di assistenza e
cura che in essi hanno luogo.
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9. Bibliografia
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