Un patrimonio che vale una fortuna ~ Italia e Unesco nel 2007
Transcript
Un patrimonio che vale una fortuna ~ Italia e Unesco nel 2007
SITI – anno quarto numero due – periodico trimestrale – apr/giu 2008 – Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in abbonamento postale – D L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1, DCB Ferrara Un patrimonio che vale una fortuna ~ Italia e Unesco nel 2007 ~ Dossier Campania ~ L’opinione pubblica a difesa dei beni culturali ~ Viaggio in Antartide, ultima frontiera ~ Piazze e spazi pubblici nelle città europee ~ Turisti sì, ma non per caso ~ La rete dei siti Unesco siciliani ~ I monasteri portoghesi dell’Unesco ~ Le infinite sorprese della necropoli di Cerveteri ~ Le ville di Andrea Palladio ~ I siti Unesco dell’Adriatico ~ La Transavanguardia avvolge la Ghirlandina SITI • APRILE/GIUGNO 2008 • ANNO QUARTO • NUMERO DUE SITI • anno quarto • numero due aprile/giugno 2008 • anno quar to • numero due TRIMESTRALE DI ATTUALITÀ E POLITICA CULTURALE Associazione Città e Siti Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO Siti Trimestrale di attualità e politica culturale dell’Associazione città e siti italiani patrimonio mondiale Unesco aprile/giugno 2008 • anno quarto • numero due (dodici) Sede: Piazza del Municipio, 2 44100 Ferrara tel. 0532 419452 fax 0532 419263 [email protected] - [email protected] www.sitiunesco.it Direttore responsabile Sergio Gessi Coordinatore editoriale Fausto Natali Hanno collaborato a questo numero: Annalisa Baldinelli, Monia Barca, Fausta Bressani, Rossella Cadignani, Sebastiano Cariani, Luigi Centola, Adriano Cioci, Vezio De Lucia, Angela Ghiglione, Arnaldo Gioacchini, Sonia Grasso, Franco Mancuso, Luisella Meozzi, Giovanni Puglisi, Roberto Ruozi, Maria Clotilde Sciaudone, Susanna Venturi, Jose Garcia Vicente, Arianna Zanelli Autorizzazione del Tribunale di Ferrara n. 2 del 16/02/05 Progetto grafico e impaginazione Antonello Stegani Impianti e stampa Tipolitografia Italia Via Maiocchi Plattis, 36 – Ferrara Si ringraziano Comuni, Province e Regioni per l’invio dei testi e del materiale fotografico. Crediti fotografici: Andrea Bonfatti, Maurizio Caselli, Luigi Centola, Davide Costa, Arnaldo Gioacchini, Luisella Meozzi, Antonello Stegani, Susanna Venturi, Marco Maggiore e Sergio Tugnoli - Fototeca PNRA SCrl, Giacomo Natali, Comune di Barumini, Comune di Ferrara, Provincia di Ferrara, Comune di Modena, Regione Veneto L’editore è a disposizione degli aventi diritto per quanto riguarda eventuali illustrazioni non individuate. In copertina: Barumini AUTORI E INTERLOCUTORI Fausta Bressani - Avvocato. Dirigente regionale della Direzione Beni Culturali della Regione del Veneto dal 2005. Precedentemente all’incarico nel settore culturale ha maturato esperienze, sempre all’interno dell’amministrazione regionale, nei settori della sanità, del bilancio, dell’avvocatura regionale. La Direzione di cui ora è responsabile esercita le competenze regionali in materia di beni e servizi culturali con particolare riguardo ai settori dell’arte contemporanea, dei musei, delle biblioteche e degli archivi nonché dell’edilizia a finalità culturali, dell’archeologia, della catalogazione dei beni culturali. Gestisce la banca dati regionale dei beni culturali. Si occupa dei siti Unesco insistenti sul territorio regionale ed è il riferimento regionale per l’Associazione Città Murate del Veneto. Rossella Cadignani - Architetto. Dirigente del Servizio Edilizia Storica del Comune di Modena. Ha diretto per anni il Servizio di Pianificazione Urbanistica, occupandosi della stesura del Piano regolatore e di progettazione del paesaggio. Dal 2004 si occupa del restauro degli edifici storico-monumentali di proprietà comunale. E’ coordinatrice del Comitato Scientifico istituito per il restauro della “Ghirlandina”. Luigi Centola - Architetto. Nel 1996 ha ricevuto il master dall’Architectural Association di Londra e nel 1998 ha vinto la borsa Fulbright presso l’American Academy in Rome. Dal 2000 è editore di Newitalianblood.com, portale interattivo di architettura, paesaggio, design e arti visive. Ha curato l’organizzazione di 10 concorsi e 25 tra eventi e mostre-inchiesta. Insegna progettazione all’Università di Ferrara. Nel 2001 ha fondato lo studio Centola & Associati con sedi a Roma e Salerno. C&A ha in via di realizzazione masterplan e progetti in tutta Italia, ha vinto i concorsi per la sistemazione paesaggistica della Banca Europea a Lussemburgo, il museo di arte contemporanea a Castelmola, il centro culturale giovanile presso l’ex mattatoio a Roma, il parco vulcanico e la stazione turistica Etna Nord a Linguaglossa ed ha ricevuto importanti riconoscimenti per i piani di sviluppo e riqualificazione della città di Salerno. Vezio De Lucia - Architetto. Dal 1986 al 1990 Direttore Generale dell’Urbanistica e membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Dal 1990 al 1995 consigliere regionale del Lazio per il Pci-Pds. Dal 1993 al 1997 assessore all’urbanistica al Comune di Napoli. Autore del PRG di Napoli e di libri che hanno insegnato l’urbanistica ai non urbanisti, membro attivo di associazioni che difendono la democrazia e il paesaggio. Arnaldo Gioacchini - Giornalista, sociologo e demodoxalogo. È coordinatore editoriale di “Archeologia & Cultura”, collabora, fra l’altro, a varie testate quotidiane, settimanali e mensili. Membro del Direttivo dell’Associazione Nazionale Sociologi e presidente della Commissione Rapporti Internazionali. È stato Vicepresidente della Società Italiana di Demodoxalogia. Ha fatto parte dell’Ufficio Speciale del Comune di Cerveteri per la Candidatura del Sito Unesco, dell’Ufficio Unesco e della Commissione Giudicatrice del “Concorso Internazionale per Idee per la Realizzazione del Parco Archeologico Caerite”. Sonia Grasso - Ingegnere edile, Dottore di Ricerca in Progetto e Recupero Architettonico Urbano e Ambientale, assegnista di Ricerca, professore a contratto di Ingegneria del Territorio in Ingegneria del Recupero Edilizio ed Ambientale (Università di Catania) e di Urbanistica II in Scienze dell’Architettura, Facoltà dei Beni Culturali (Università Kore di Enna). Le sue ricerche sono orientate sui temi della pianificazione urbana e territoriale, in particolare sullo studio dei beni culturali materiali ed immateriali e sul modo in cui la valorizzazione del patrimonio possa incidere sui processi di pianificazione. Ha pubblicato diversi saggi ed articoli su riviste specializzate. Franco Mancuso - Architetto. Professore di progettazione urbanistica presso l’Università IUAV di Venezia. Ha insegnato e tenuto seminari e conferenze in diverse università e istituzioni, in Europa e altri paesi. Si occupa di progettazione con particolare interesse agli spazi pubblici. Sue opere hanno ricevuto importanti riconoscimenti nazionali e internazionali e sono pubblicate in volumi e riviste. E’ responsabile del progetto comunitario “La piazza, un patrimonio europeo” svolto nell’ambito del programma Cultura 2000. Giovanni Puglisi - Nel 1968, dopo la laurea in Lettere con lode, inizia, come assistente ordinario di Storia della Filosofia nella Facoltà di Lettere e Filosofia, una lunga e prestigiosa carriera accademica presso l’Università degli Studi di Palermo, dove è stato anche Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dal 1979 al 1998, anno in cui si è trasferito a Milano. Dal 28 marzo 2001 è Rettore della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano presso la quale è titolare della Cattedra di Letterature Comparate. Tra i numerosi altri incarichi ricoperti, quello di Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. È autore di moltissime pubblicazioni e saggi. Roberto Ruozi - Laureato nel 1961 all’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, dal 1995 al 2000 ne è stato Rettore, attualmente ne è Professore emerito e Presidente del Centro Studi Innovazione finanziaria. E’ stato docente alle Università di Ancona, Siena, Parma, Parigi (Sorbona) e al Politecnico di Milano. E’ autore di numerose pubblicazioni su problematiche finanziarie e bancarie e di economia del Turismo. Dal 2001 è Presidente del Touring Club Italiano. Maria Clotilde Sciaudone - Docente di Geografia economico-politica per il corso di laurea in Scienze Organizzative e gestionali dell’Università della Tuscia. Membro del gruppo di lavoro per l’elaborazione del Piano di sviluppo socio-economico della Provincia di Caserta. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca finanziati da CNR e MURST. Nell’attività scientifica si è anche occupata del centro storico di Salerno, del Sistema Informativo Geografico del centro storico di Benevento, del sistema ambientale e territoriale della Provincia di Caserta e del sistema turistico casertano. Jose Garcia Vicente - Laurea in Librarianship e Information Management presso l’Università di Salamanca, Spagna e l’Università di Parigi V - René Descartes, in Francia. Dal 1999 è responsabile del Centro di Documentazione UNESCO-ICOMOS, a Parigi. Tra i suoi interessi: la gestione del patrimonio virtuale, l’attuazione e lo sviluppo di aprire l’accesso archivi e pubblicazioni digitali. SITI • SOMMARIO 5 Editoriale Un patrimonio che vale una fortuna Riconoscere il reale valore dei beni culturali e investire su di essi di Gaetano Sateriale 7 Primo piano Italia e Unesco nel 2007: un bilancio a mezze tinte “Il capitale storico, artistico e naturale costituisce un onore, ma anche un onere” di Giovanni Puglisi 12 Dossier Campania/1 L’Italia non può perdere Napoli La Campania non è solo emergenza rifiuti di Vezio De Lucia 16 Dossier Campania/2 Alla ricerca di un nuovo “Rinascimento Napoletano” “Il rilancio di Napoli e della sua immagine deve ripartire dal suo centro storico” di Maria Clotilde Sciaudone 20 Dossier Campania/3 La Valle dei Mulini si affida all’antico potere dell’acqua Un piano strategico per il recupero di cinque valli fluviali della costiera amalfitana di Luigi Centola 24 L’intervento L’opinione pubblica a difesa dei beni culturali Il Touring Club Italiano lancia l’allarme sui rischi di una cattiva gestione del patrimonio di Roberto Ruozi 48 Sicilia Una grande rete per i siti Unesco siciliani L’importanza delle eccellenze culturali nel processo di valorizzazione del territorio di Sonia Grasso 52 Reportage I gioielli della Valle del Tago I monasteri portoghesi dell’Unesco, un trittico che riempie gli occhi e resta nel cuore di Susanna Venturi e Luisella D. Meozzi 56 Cerveteri Le infinite sorprese della necropoli di Cerveteri Dopo 2600 anni riemerge una splendida piazza sacra etrusca di Arnaldo Gioacchini 60 L’Associazione Basta un poco di zucchero… Le dolci bustine dell’Unesco: un nuovo ed originale strumento di promozione di Arianna Zanelli 62 Veneto Le splendide ville di Andrea Palladio Progetti strategici per una riqualificazione paesaggistica di Fausta Bressani 66 Siti Unesco dell’Adriatico/1 La cultura unisce ciò che il mare divide Cronaca di un progetto europeo di Sebastiano Cariani e Monia Barca 32 L’intervista Viaggio in Antartide, ultima frontiera Alla scoperta del continente dei ghiacci, dove gli scienziati studiano i misteri del pianeta di Adriano Cioci 70 Siti Unesco dell’Adriatico/2 “Il muro della Memoria” Riconsegnata alla città di Ferrara l’area attorno all’abside del Duomo di Angela Ghiglione 72 Modena La Transavanguardia avvolge la Ghirlandina Modena festeggia dieci anni di Unesco e dà il via al restauro della Torre civica di Rossella Cadignani 38 In evidenza Piazze e spazi pubblici nelle città europee I luoghi nei quali si ritrova e riafferma l’identità sociale della comunità di Franco Mancuso 76 28 L’Unesco Tutto il patrimonio mondiale a portata di clic Il Centro di Documentazione Unesco-Icomos di Jose Garcia Vicente 44 L’analisi Turisti sì, ma non per caso “Il viaggiatore moderno è un consumatore esperto e consapevole di Annalisa Baldinelli L’approfondimento Agli italiani piacciono le mostre La classifica delle esposizioni temporanee più visitate nel 2007 di Fausto Natali 78 Brevi Notizie dall’Italia e dal mondo EDITORIALE RICONOSCERE IL REALE VALORE DEI BENI CULTURALI E INVESTIRE SU DI ESSI UN PATRIMONIO CHE VALE UNA FORTUNA di GAETANO SATERIALE Presidente Associazione Città e Siti Italiani Patrimonio Mondiale Unesco Urbino a gr ande potenziali t à del patr imonio cul tur ale come gener atore di r icchez za è un fat to acquisi to, anche se non tu t ti ne hanno piena consapevolez za. Siamo, a det t a di mol ti, il Paese più bello del mondo, cer t amen te quello con il maggior numero di si ti iscr i t ti nella List a Unesco, ma non il più visi t ato. Come mai? È vero che tu t ti i Paesi a tur ismo maturo, come Ger mania, Fr ancia, Gr an Bret agna e Spagna, st anno segnando il passo, ma l’I t alia fatica più degli al tr i, sicur amen te più del dovu to. Le carenze del Mez zogior no (il movimen to tur istico estero al Sud è appena un quar to r ispet to al resto del Paese) e la for te diminuzione della motiva zione balneare (da mol ti decenni nostro pun to di for za) da sole non bast ano a spiegare le enor mi di fficol t à che stiamo incon tr ando. Le cause sono, infat ti, mol teplici, ar ticolate e tenacemen te r adicate nel tessu to sociale. Limi ti str u t tur ali, carenze organizzative, insuf ficien te coordinamen to ed estenuan ti len tez ze frenano lo sviluppo del tur ismo e r allen t ano la cresci t a dell’in tero sistema. Se a ciò si aggiunge una poli tica dei prez zi fuor i mercato, che induce i tur isti a prefer ire mete meno quali ficate ma economicamen te più convenien ti, un’eccessiva atomiz za zione dell’of fer t a e un’inadeguat a capaci t à /volon t à di innova zione, è facile in tuire quan to sia di f ficol toso r iguadagnare il ter reno perdu to. Bisogna reagire pron t amen te, con ef ficaci poli tiche di sistema che sostengano il set tore, uno dei pochi nei quali non temiamo – o non dovremmo temere – r ivali t à e competi zione. Senza, per al tro, farci fuor viare dalla facile scorciatoia della presun t a maggior idonei t à del pr ivato a r ispondere alle esigenze della new economy. L’alleanza con i sogget ti pr ivati r iveste un’impor t anza str ategica, ma a fianco del pubblico, nei ser vizi di suppor to alla valor iz za zione del patr imonio cul tur ale, non nella gestione diret t a. unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it P R I M O P I A N O “IL CAPITALE STORICO, ARTISTICO E NATURALE POSSEDUTO DALL’ITALIA COSTITUISCE UN ONORE, MA ANCHE UN ONERE” ITALIA E UNESCO NEL 2007: UN BILANCIO A MEZZE TINTE di GIOVANNI PUGLISI Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Aquileia Il turismo italiano va riqualificato riconoscendone le potenzialità ed investendo su di esse, at traverso un approccio di sistema, di rete, di coinvolgimento ad ogni livello. Le singole amministrazioni hanno fat to fronte, in questi anni, alle sfide di un mercato turistico sempre più esigente con grande impegno ed esigue risorse. Non parlo, ov viamente, delle tradizionali mete turistiche, autosuf ficienti da ogni punto di vista, ma delle piccole cit tà. Quella miriade di centri minori che a fatica riescono a rispondere alle esigenze elementari delle proprie comunità e per i quali è praticamente impossibile impostare e por tare a termine proget ti turistico-culturali che richiedono competenze e risorse ben al di sopra delle loro possibilità. È giunto il momento di compiere un significativo salto di qualità nelle politiche nazionali per riuscire a mettere a valore una materia prima, il nostro incredibile patrimonio culturale e paesaggistico, che attende solo di essere “riscoper ta”. La nostra associazione è pronta a fare la propria par te, mettendo a disposizione capacità e competenze, per intraprendere un percorso comune che rilanci un grande progetto di valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese. Su questo e su molto altro ci confronteremo nel corso delle seconda “Giornata delle cit tà e dei siti Unesco italiani”, in programma a Ferrara a metà aprile, all’interno del “Cit tàterritorio Festival”. Una impor tante occasione di incontro per un’at tenta riflessione collet tiva sul ruolo determinante che il patrimonio Unesco può e deve assumere per uno sviluppo qualificato e sostenibile del nostro Paese nel ter zo millennio. l 2007 si è concluso con un singolare bilancio per quanto attiene ai rapporti tra l’UNESCO e l’Italia. Vittorie e sconfitte particolarmente significative sono state il raccolto di aiuole diverse ma contigue nell’hortus conclusus della cultura nazionale. Il patrimonio di arte, storia e natura riconosciuto con l’iscrizione di 41 siti italiani nella Lista dell’UNESCO ci ha posto in un’indiscutibile prima posizione “quantitativa” tra tutti gli Stati membri, senza entrare nella disamina della valenza qualitativa del “bello” così massivamente presente sul nostro territorio. A questo traguardo si è arrivati grazie all’eredità copiosa del passato, ma anche grazie ad un accorto lavoro di preparazione e presentazione delle candidature che ha consentito la periodica immissione di nostri beni tra quelli del Patrimonio dell’umanità. Dal 1993 non c’è stato anno che non abbia visto uno o più siti del nostro Paese ricevere il prestigioso riconoscimento, con picchi quali quello del 1997 - ben 10 nuove contemporanee iscrizioni -. Il 2007 ha segnato una battuta d’arresto: alla 31a sessione del Comitato del patrimonio mondiale, che si è tenuta a Christchurch in Nuova Zelanda all’inizio dell’estate, non sono state presentate pro- poste italiane. Le Dolomiti e la Valnerina, che più sembravano prossime al traguardo (le prime come sito naturale e la seconda come sito misto, sia naturale che culturale), hanno dovuto soprassedere alle candidature. Si era infatti reso indispensabile ripensare alcuni termini e aspetti delle stesse alla luce delle osser- Alberobello P R I M O vazioni avanzate dagli organi consultivi di cui l’UNESCO si avvale nel settore del Patrimonio: IUCN (International Union for the Conservation of Nature - World Conservation Union) e ICOMOS (International COuncil on MOnuments and Sites). In buona sostanza occorreva fare maggiore chiarezza intorno agli aspetti di “management” e di vocazione di luoghi che, certamente unici, debbono comprendere appieno come gestire e quale sbocco dare alla loro unicità. Ravenna Entrare a far parte dei siti UNESCO può essere infatti un investimento, ma comporta un impegno non solo etico e politico, bensì anche economico. Parlo di economia come scelta produttiva delle aree coinvolte, sottolineando che non tutto può coesistere. Attività estrattiva o industriale, lottizzazione, produzione di energia idroelettrica, reti e sistemi di trasporti capillari e veloci sono opzioni legittime e tuttavia difficilmente compatibili con la tutela dell’eredità del passato e del paesaggio culturale e naturale che ci è stato trasmesso. Inoltre – vorrei fare un breve inciso che si rian- Castel del Monte P I unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it A N O noda all’impegno politico ed economico cui accennavo poc’anzi – alla scelta produttiva va pensata ed affiancata un’azione finanziaria tesa a reperire fondi per la salvaguardia del patrimonio esistente e il recupero di quanto è a rischio. Il capitale storico, artistico e naturale posseduto dall’Italia è enorme e questo equivale a dire che molto c’è da fare e che questa eredità costituisce un onore, ma anche un onere. A fronte dell’attività richiesta - studi, ricerche ed interventi - i fondi a disposizione, sempre esigui, debbono trovare nuovi apporti negli investi- P R I M O menti privati. A questo proposito, occorre sperimentare la percorribilità di nuove strade, comprendere il carattere non antagonistico ma complementare di contributi che provengano sia dal settore pubblico che da quello privato e, insieme, approfondire e meglio articolare la già forte vocazione ad investire nell’arte e nella cultura delle Fondazioni bancarie e di alcuni settori del mondo imprenditoriale. Personalmente non sono contrario ad una creatività che trasformi il bene culturale in attività che produce reddito, beninteso a patto che tutta l’operazione abbia come principale obiettivo il bene stesso. Ho volutamente affrontato per prima – resto in ambito economico finanziario prendendone a prestito il linguaggio – la voce in rosso del consuntivo 2007 e gli spunti correttivi che se ne possono trarre, perché la parte in attivo, su cui ora mi soffermerò, carica di nuove e positive prospettive l’azione a venire. Parlo di quanto costituisce insieme il traguardo di un lungo percorso e il punto di partenza per nuove prospettive: la legge di Ratifica della Convenzione per la Tutela del Patrimonio Immateriale dell’Umanità , approvata dal Parlamento lo scorso 12 settembre. L’approvazione, ci tengo a ricordarlo, è avvenuta con voto unanime: 381 voti a favore su 381 presenti e votanti, a testimonianza di una comune e trasversale attenzione da parte delle forze politiche per l’azione dell’UNESCO e per questa tematica in particolare. Tradizioni ed espressioni orali e linguistiche - si pensi alle diverse forme di canto e poesia tradizionale -, arti legate allo spettacolo – si pensi alle rappresentazioni storiche e alle danze folcloriche -, usi sociali, rituali e situazioni festive – si pensi a giostre o pali -, tecniche tradizionali dell’artigianato – si pensi P I A N O Firenze 10 P L’Opera dei Pupi siciliani alla fabbricazione di strumenti musicali come il liuto – costituiscono un patrimonio culturale immenso di cui l’Italia ha innumerevoli testimonianze e che attende il giusto riconoscimento internazionale. Due alte espressioni di questo patrimonio hanno già ricevuto il titolo di Capolavori del patrimonio immateriale dell’umanità, come venivano denominati i beni della cultura intangibile prima che la Convenzione entrasse in vigore : l’Opera dei Pupi Siciliani e il Canto a tenore dei pastori del centro della Sardegna . Ora potranno essere automaticamente iscritti sulla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO e speriamo che un’accorta e meditata predisposizione delle candidature consenta presto a molti altri beni della cultura intangibile del nostro Paese di figurarvi. Vorrei sottolineare però la valenza etica ed il senso profondo dell’azione unescana per la salva- guardia di tutto ciò che è “cultura” dell’uomo e chiarire ancora una volta che con le Convenzioni e con le Liste non si vogliono stilare classifiche, separare il bello dal brutto o i virtuosi dagli iniqui. Nella Convenzione per la Tutela del Patrimonio Immateriale dell’Umanità all’art.1 si legge “Gli scopi della presente Convenzione sono di: a) salvaguardare il patrimonio culturale immateriale; b) assicurare il rispetto per il patrimonio culturale immateriale delle comunità, dei gruppi e degli individui interessati; c) suscitare la consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza del patrimonio culturale immateriale e assicurare che sia reciprocamente apprezzato; d) promuovere la cooperazione internazionale e il sostegno.” 11 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it R I M O Salvaguardia, rispetto, consapevolezza, reciproco apprezzamento e sostegno: sono queste le parole-chiave, i grimaldelli -dieri-dell’azione dell’UNESCO dall’ormai lontano dopoguerra in cui nacque, dalla volontà di concreta ricostruzione e insieme di ricomposizione del comune tessuto etico e culturale che ne è base fondante. E c’è un altro “goal” messo a segno dall’Italia nel corso del 2007 che parla di valori condivisi e che voglio ricordare: la ratifica dell’ultima nata tra le Convenzioni dell’UNESCO, quella sulla “Protezione e la Promozione della Diversità delle Espressioni Culturali” che è entrata in vigore il 18 marzo dello scorso anno e si lega profondamente all’attenzione nei confronti del patrimonio culturale immateriale. Tra i suoi obiettivi troviamo quello di “proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali” e di “consentire alle culture di prosperare e interagire liberamente in modo da arricchirsi a vicenda” : è un’inevitabile rilettura del nucleo forte di rispetto, tutela e confronto da cui si irradia tutta l’azione dell’UNESCO e della Commissione Nazionale Italiana che mi onoro di presiedere. La riforma della Commissione Nazionale, del resto adesso finalmente operativa, consentirà una ripresa tempestiva e incisiva della sua attività, di certo in piena sintonia con i nuovi impegni e i nuovi obiettivi, che queste nuove Convenzioni ci impongono o, meglio, ci offrono. P I A N O Note 1 Il testo della Convenzione è disponibile sul sito della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO: http:// www.unesco.it/document/documenti/testi/Convenzione_salvaguardia_patrimonio_immateriale.pdf 2 20 aprile 2006, dopo la ratifica da parte di trenta Stati membri 3 Nel 2001 4 Nel 2005 5 Il testo della Convenzione è disponibile sul sito della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO: http://www.unesco.it/document/documenti/testi/protezione_promozione_diversita_culturali.pdf 6 Art. 1 della Convenzione sulla Protezione e la Promozione della Diversità delle Espressioni Culturali Assisi 12 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R C A M P A N I A LA CAMPANIA NON È SOLO EMERGENZA RIFIUTI. ESEMPI? I PROGETTI DEL CAPOLUOGO E IL COMPLESSO MACRICO DI CASERTA L’ITALIA NON PUÒ PERDERE NAPOLI di VEZIO DE LUCIA l 2008 non poteva cominciare peggio per Napoli e la Campania. Le montagne di rifiuti accumulate per strada hanno campeggiato per settimane sulle prime pagine dei giornali e sugli schermi delle televisioni di tutto il mondo. Il resto d’Italia e l’Europa guardano a Napoli con disincanto, e non solo. Sembra venire meno la coesione nazionale. Sembra un sogno il ricordo della travolgente solidarietà che esplose dopo l’alluvione di Firenze del 1966. Ma l’Italia non può perdere Napoli ed è bene allora ricordare che a Napoli e dintorni non tutto è un disastro. Come ha già scritto Giuseppe Alessandro Ciambrone sul precedente fascicolo di “Siti”, un ruolo decisivo per la ripresa può essere giocato dal miglior uso dell’enorme patrimonio culturale delle nostre terre. Non mancano i primi segnali positivi. La società è attraversata da diffusi fermenti critici, e una nuova coscienza civile sembra raggiungere strati sociali finora inerti. La raccolta differenziata, prima irrisa o vissuta come una seccatura, seppure non senza equivoci e fraintendimenti, sta diventando un fattore di mobilitazione e un obiettivo sorprendentemente condiviso. Anche nella vita pubblica non mancano settori dell’amministrazione lontani dal prevalente disfacimento e addirittura ben governati. Procede la costruzione delle nuova rete della metropolitana. Ma è soprattutto l’urbanistica napoletana che merita di essere apprezzata, anche in confronto con le altre grandi città italiane. Il piano regolatore approvato nel 2004 non ha subito varianti, né accordi in deroga. Anche se con enorme ritardo, il progetto Bagnoli va avanti e si è messo mano alla realizzazione del grande parco pubblico di Coroglio. La nuova disciplina urbanistico edilizia del centro storico – sito tutelato dall’Unesco –, basata sul metodo dell’analisi e della classificazione tipologica (il metodo, utilizzato per la prima volta negli anni Settanta a Bologna e poi diffuso, a poco a poco, in altre città d’Italia e d’Europa) è accettato e praticato con vasto consenso. Un’altra buona notizia riguarda il piano urbanistico territoriale regionale in via di definitiva approvazione. Un piano di buona fattura che affronta per la prima volta i problemi del paesaggio regionale. Propone, in primo luogo, di invertire la tendenza al dissennato consumo dello spazio: nell’ultimo cinquantennio l’area urbanizzata della Campania si è quintuplicata, a fronte di una crescita demografica del 21 per cento. La fascia costiera napoletana è occupata da un’uni ca, sterminata, conurbazione da Caserta a Battipaglia, che occupa il 15 per cento del territorio regionale ma ospita il 72 per cento della popolazione. In linea con gli indirizzi dell’Unione europea, gli obiettivi principali che 14 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale 15 C A M P A N I A L’ingresso del Macrico il piano territoriale persegue, assumendo anche forma di piano paesaggistico, riguardano, in primo luogo, come si è detto, l’arresto del consumo del suolo, favorendo il riuso di aree già urbanizzate, dismesse, sottoutilizzate, degradate, da bonificare; poi l’inversione dei fenomeni di dispersione insediativa, di frammentazione dello spazio rurale; e, ancora, la promozione dell’agricoltura urbana; la tutela rigorosa dei suoli a elevata pericolosità, idrogeologica e vulcanica, come misura chiave di prevenzione e mitigazione del rischio ambientale. La Reggia di Caserta Ma la novità che credo più interessi questa rivista è quella che riguarda il complesso Macrico di Caserta. Il Macrico è un’area centralissima, circa 35 ettari, nel pieno centro del capoluogo di Terra di Lavoro, fino al 2001 utilizzata dall’esercito per la manutenzione di mezzi corazzati. Subito dopo la dismissione, si è costituito un comitato per contrastare le speculazioni edilizie in agguato e per fare del Macrico il primo parco pubblico della città, senza neppure un metro cubo di cemento, recuperando solo il costruito esisten- L’area Macrico te. Il comune di Caserta è di fatto privo di verde pubblico, anche per colpa del diffuso e perverso convincimento che il bisogno di spazi verdi sia ampiamente soddisfatto del parco della reggia voluta da Carlo III di Borbone, come se fosse questo l’uso cui adibire un bene monumentale di così grande importanza, anch’esso sotto tutela Unesco. Il comitato per il Macrico ha agito in modo esemplare. All’inizio, furono raccolte in poche settimane oltre dieci mila firme. Nel 2002, non riuscendo ad avere valide risposte dall’amministrazione comunale e dai partiti, il comitato costituiva una lista civica, “Macrico verde”, che eleggeva al consiglio comunale Maria Carmela Caiola, presidente di Italia nostra. Fu anche lanciata l’idea, sostenuta a livello nazionale da Italia nostra, di un azionariato popolare per l’acquisto del Macrico con lo slogan “50 euro per rimanere al verde” (50 euro per un metro quadro di parco). All’inizio dell’anno scorso, si è svolta una gran- de manifestazione – con la proiezione del film I have a green realizzato da un centro sociale – che ha visto il teatro comunale pieno in ogni ordine di posti, gente in piedi, pubblico entusiasta e variegato: scolaresche, insegnanti, madri, anziani, esponenti delle associazioni cittadine, tutti a testimoniare la grande voglia di verde. Nell’ottobre 2007, la grande svolta. L’occasione è stata fornita dalla celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità nazionale (1861-2011), evento per il quale sono previsti progetti speciali in tutto il Paese di concerto tra governo, regioni ed enti locali. Tra le idee approvate la costruzione del Parco dell’Unità d’Italia all’interno dell’area Macrico. Il governo, la regione Campania e il comune hanno intanto stanziato quasi 100 milioni di euro e sono stati definiti anche i tempi del progetto che dovrà essere completamente realizzato entro il 2011. Napoli e Campania non sono solo emergenza rifiuti. 16 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R C A M P A N I A unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale D O S S I E R 17 C A M P A N I A “IL RILANCIO DI NAPOLI E DELLA SUA IMMAGINE DEVE RIPARTIRE DA UN’AMPIA RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO STORICO” ALLA RICERCA DI UN NUOVO “RINASCIMENTO NAPOLETANO” di MARIA CLOTILDE SCIAUDONE ittà dai mille volti e dalle mille contraddizioni, Napoli scompone e ricompone la sua immagine in decine e decine di frammenti che variano secondo il punto di vista utilizzato. Napoli è senz’altro la città difficile della camorra e della spazzatura, in cui – già con il post-terremoto – l’intervento Piazza del Plebiscito straordinario e l’emergenza si sono trasformati in ordinaria forma di governo del territorio, ma è anche città d’arte e polo d’eccellenza della cultura. Una città frammentaria e verse facce, dualistica le cui dicomunque le si consideri, restituiscono la di f ficol t à re una ad effettuaanalis i univoca della città e dei suoi caratteri. Appare quindi oltremodo difficile individuare uno schema di lettura del centro storico che, per il suo carattere di nucleo fondante, simbolo e segno delle memorie collettive, esprime ed amplifica questa poliedricità. E’ proprio la miscela di elementi diversi e contraddittori a determinare l’unicità della città, ed è questo suo essere segno mirabile di sintesi di vicende storiche e culturali profondamente diverse a costituire la base per il riconoscimento del suo centro antico nella Lista del Patrimonio dell’Umanità già nel 1995. Si è agli inizi di quello che è stato definito il “Rinascimento napoletano” e la storia è nota: grazie ad una serie di circostanze ed eventi la città riesce ad effettuare un forte recupero di identità e a rafforzare la sua posizione di città d’arte e di cultura, il marchio Napoli si riafferma nel panorama turistico italiano e internazionale e la città sembra aver imboccato un nuovo corso positivo. Si susseguono iniziative, progetti, interventi di recupero. Grazie alla nascita di numerose strutture a tre stelle nel centro storico, la ricettività alberghiera si rafforza notevolmente mentre, l’affermarsi dei BeB e delle dimore storiche, costituirà un ulteriore ampliamento dell’offerta ricettiva. Si implementano i servizi di supporto al turista e si rafforzano e pubblicizzano alcuni itinerari di visita nella città antica, in cui l’offerta museale sarà riorganizzata e incrementata; nasce il circuito “Campania Artecard”, biglietto integrato tra musei, evidenze archeologiche e sistema dei trasporti. Quello che è successo in seguito è storia – pur troppo – ancora più nota: l’immagine positiva della città faticosamente riguadagnata si è un po’ alla volta affievolita ed è oggi sepolta sotto una montagna di spazzatura, il Rinascimento napoletano sembra solo una lontana chimera come la Rivoluzione par tenopea, 18 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R Napoli è tornata ad essere percepita nell’immaginario collettivo come una città sporca ed insicura e la domanda turistica è drasticamente calata, il dualismo tra carenze politiche e civili da un lato e le punte di eccellenza culturale dall’altro ha raggiunto livelli di divaricazione parossistici. Il centro storico racchiude, oltre ad un patrimonio storico-artistico di eccezionale valore, una serie di funzioni (commerciali, culturali, abitative, religiose, dirigenziali) e contiene i principali musei, Università e centri di ricerca: è insomma un cuore vivo e pulsante in cui si avvicendano i contrasti e si affiancano zone d’ombra e poli di eccellenza. Oggi, le tante sfaccettature cui si accennava all’inizio sembrano rimandare tutte un’immagine negativa della città e del suo centro antico, circostanza che rende necessaria qualche ulteriore riflessione . Innanzitut to, Napoli è “comunicata” con una certa confusione di livelli, perché spesso il linguaggio giornalistico e televisivo assimila e confonde la provincia napoletana con la città o i quartieri dormitorio, i non luoghi della periferia privi di ogni attrattiva turistica e culturale, con il centro. Così, ad esempio, la drammatica emergenza dei rifiuti, realtà che non si vuole né demistificare Il Museo MADRE C A M P A N I A né ridimensionare, si estrinseca in forme molto diverse a secondo se ci si riferisca al centro della città, all’immediata periferia, all’area napoletana, a quella casertana o alla penisola sorrentina. In effetti, paradossalmente, la crisi dei rifiuti è molto meno evidente nel centro storico densamente popolato e urbanizzato – in cui la raccolta della spazzatura è privilegiata per ragioni igienico-sanitarie e di ordine pubblico – piuttosto che nelle aree periurbane in cui la raccolta è estremamente rarefatta e ogni area vuota o libera è sovente trasformata in discarica incontrollata. Analogamente, nei momenti di escalation degli agguati di camorra, nessun distinguo tra il centro e le altre realtà territoriali, è stato effettuato né dai mezzi di comunicazione di massa né dagli enti locali o dalle associazioni interessate che avrebbero dovuto e potuto arginare il diffondersi di un’immagine violenta ed insicura della città. Secondariamente, in questi anni la politica di rivalorizzazione del centro storico è stata condotta cumulando ritardi (ad esempio quelli lunghissimi del Programma di Recupero Urbano ancora allo stadio di studio di fattibilità), o privilegiando l’idea di realizzare grandi progetti tralasciando o non sfruttando a pieno alcune opportunità. Ci si riferisce, ad esempio, unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale D O S S I E R alla mancata istituzione della zona franca urbana specificamente prevista dalla finanziaria 2007 per favorire lo sviluppo economico e sociale –anche tramite interventi di recupero urbano- di aree e quartieri degradati di città del Mezzogiorno “con particolare riguardo al centro storico di Napoli”. Inoltre, se da un lato si segnalano punte di eccellenza come l’apertura del Madre, il museo di Arte moderna, piccolo gioiello con pochi visitatori nel cuore antico della città, o progetti ambiziosi e ancora in itinere come quello di recupero del colossale complesso borbonico dell’Albergo dei Poveri e della sua trasformazione in “Città dei Giovani”, dall’altro persistono disfunzioni e difficoltà nell’ordinario funzionamento di altre realtà come il Museo Archeologico Nazionale in cui spesso intere sezioni risultano chiuse per 19 C A M P A N I A carenza di personale, o ancora – se ci si inoltra a seguire l’itinerario dei decumani nel cuore della scacchiera di vicoli del centro città – sono di immediata evidenza le condizioni di abbandono in cui versano interi fabbricati di pregio mentre il degrado sociale e l’economia informale sono in agguato appena si svolta l’angolo e si lasciano gli itinerari consolidati. Da ultimo, vale la pena di sottolineare che i centri storici rappresentano dei luoghi di riferimento per lo spazio cittadino circostante di cui costituiscono una riserva di identità e di valore, il rilancio della città e della sua immagine deve – quindi – necessariamente ripartire da qui, da una ampia riqualificazione e rivalorizzazione del tessuto urbano, economico e sociale del suo centro antico. Il Maschio Angioino 20 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R C A M P A N I A UN PIANO STRATEGICO PER IL RECUPERO DI CINQUE VALLI FLUVIALI DELLA COSTIERA AMALFITANA LA VALLE DEI MULINI SI AFFIDA ALL’ANTICO POTERE DELL’ACQUA di LUIGI CENTOLA aterpower è un piano strategico per la costiera amalfitana, luogo di straordinaria bellezza, amato e celebrato da scrittori, poeti, viaggiatori ed artisti di tutti i tempi, dal 1997 patrimonio dell’umanità sotto la tutela dell’UNESCO per “le peculiarità del paesaggio mediterraneo unite al valore culturale e naturale dovuto alle sue caratteristiche spettacolari ed alla sua evoluzione storica”. La “costa diva”, una stretta penisola estesa oltre 40 km tra i golfi di Salerno e Napoli, protetta da montagne alte più di mille metri, è caratterizzata per l’abbondante presenza di sorgenti e la perfetta simbiosi tra le attività dell’uomo e la natura. Nel dopoguerra il territorio ha subito un progressivo abbandono della storica produzione di carta fatta a mano per cui Amalfi è ancora oggi nota nel mondo e, successivamente, di parte della coltivazione degli oltre 700 ettari di limoneti che ne avevano plasmato la storia, l’economia ed il paesaggio terrazzato per quasi un millennio. Sono di recente attualità le costanti aggressioni di un abusivismo scellerato, il dissesto idrogeologico, l’incuria diffusa, le difficoltà per i giovani locali di trovare lavoro e le discussioni sul modello di sviluppo per un’area da sempre difficilmente accessibile e che da una ventina d’anni è tutelata da un piano urbanistico territoriale particolarmente rigido. Paradossalmente, l’unica reale possibilità di innovazione immediata, sotto gli occhi di tutti, è il recupero degli antichi opifici proto-industriali abbandonati ed in imminente pericolo di crollo. Il protocollo Waterpower nasce dal basso, per iniziativa della società civile, sviluppandosi per feedback successivi con il territorio e relativi approfondimenti in oltre tre anni di paziente lavoro e di incontri con i cittadini e le istituzioni. Si compone di un masterplan e 35 progetti coordinati in 9 diversi comuni per la riqualificazione ed il riuso a fini turistico-culturali degli edifici monumentali dismessi, tessere architettoniche inserite nel mosaico paesaggistico di 5 valli fluviali per alcuni tratti ancora incontaminate: Chiarito, Dragone, Reginna Minor, Reginna Maior, Bonea. Il piano strategico evita la museificazione ed affronta in modo innovativo, dal punto di vista programmatico, imprenditoriale ed architettonico, il recupero di circa 50.000 mq di superficie coperta (cartiere, ferriere, pastifici, muli- Noria o ruota idraulica 22 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it D O S S I E R Ruderi di cartiere ni risalenti anche al XIII sec…), di svariati ettari di antichi terrazzamenti e di alcuni chilometri di canalizzazioni con cisterne, piscine, pozzi di caduta e macchine idrauliche che narrano secoli di sopraffino utilizzo del “potere dell’acqua”. Un C A M P A N I A patrimonio culturale di immenso valore materiale ed immateriale. Pochi dati bastano per rendere l’idea dell’importanza di un progetto complessivo sia per la vita dei piccoli comuni coinvolti che per la competitività internazionale della regione Campania. L’importo dei lavori per i restauri e l’accessibilità ammonta a circa 200 milioni di Euro, quasi integralmente coperto da investimenti privati, molti dei quali in via di definizione, mentre sono oltre mille i posti di lavoro che la rigenerazione è in grado di assicurare in un tempo non superiore ai 5 anni, per non parlare dei benefici connessi al turismo delle zone interne ed alla notevole destagionalizzazione delle presenze. Lo spazio idraulico originale - di origine araba - con le infrastrutture per la captazione e l’utilizzo dell’acqua funzionali alla proto-industria ed all’irrigazione, è da sempre il trait d’union che ha caratterizzato la vita e l’organizzazione sociale delle valli interne della costiera. Il masterplan e la sinfonia dei progetti architettonici che ne attuano con coerenza le linee guida, ambiscono non solo a recuperare queste straordinarie testimonianze storiche ed ingegneristiche, che rinnovano la cultura mediterranea della gloriosa Repubblica marinara di Amalfi, ma soprattutto a riutilizzare il potere dell’acqua per dare risposta ad esigenze contemporanee. L’acqua è intesa non come risorsa da rapinare ma come fonte di energia e di vita da utilizzare con rispetto. Accessibilità pedonale meccanizzata ad impatto zero per uomini e merci attraverso ascensori, funicolari e teleferiche a potenza idraulica, climatizzazione naturale degli spazi esterni ed D O S S I E R 23 C A M P A N I A interni, produzione e stoccaggio dell’energia prodotta da fonti rinnovabili sono solo alcune delle principali applicazioni del piano strategico che si è aggiudicato nel 2006, tra oltre 3.000 partecipanti, la prima edizione degli “Holcim Awards”, il più prestigioso riconoscimento mondiale dedicato allo sviluppo sostenibile. Waterpower fa dunque rivivere con estrema precisione il sistema di captazione e gestione delle acque dei torrenti per utilizzare la potenza idrica come è sempre avvenuto in passato. Si recupera in questo modo un patrimonio che appartiene a tutti i comuni della costiera, una storia millenaria di diversi continenti, riassunti nelle conoscenze della Repubblica marinara (vero e proprio global player ante litteram): dall’Asia provengono la tecnica di produzione della carta e la pianta del limone, dall’Africa le tecniche di captazione, distribuzione e gestione dell’acqua. Attraverso il protocollo Waterpower la costiera amalfitana continua a promuovere l’integrazione di culture e conoscenze adattando con cura le moderne tecnologie al paesaggio per trasmettere al mondo un messaggio concreto e replicabile di sostenibilità. Note Waterpower è un progetto coordinato da Centola & Associati, si compone di 1 masterplan guida e 35 progetti architettonici per 5 diverse valli della costiera amalfitana realizzati da una serie di prestigiosi studi italiani ed internazionali: 7 per Amalfi e 4 per Scala nella valle del Chiarito; 4 per Minori nella valle del Dragone; 1 per Atrani e 4 per Ravello nella valle del Reginna Minor; 5 per Maiori e 6 per Tramonti e nella valle del Reginna Maior ed infine 1 per Vietri sul Mare e 3 per Cava dei Tirreni nella valle del Bonea. La Valle dei Mulini 24 L anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it ’ I N T E R V E N T O IL TOURING CLUB ITALIANO LANCIA L’ALLARME SUI RISCHI DI UNA CATTIVA GESTIONE DEL PATRIMONIO L’OPINIONE PUBBLICA A DIFESA DEI BENI CULTURALI di ROBERTO RUOZI Presidente del Touring Club Italiano annoso problema della compatibilità fra le azioni di tutela e quelle di valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale del nostro paese è sempre di straordinaria attualità. Di fronte ad azioni di tutela che in un certo qual senso pregiudicano la valorizzazione di taluni beni ci sono continue azioni di valorizzazione che attentano alla tutela di altri beni. I due tipi di situazione non possono essere considerati uguali per il paese. Per dirla in termini economici, che sono sempre necessari quando si parla di valorizzazione, concetto che implica infatti lo svolgimento di attività che hanno anche natura economica, si potrebbe dire che le prime azioni provocano effetti di “lucro cessante” mentre le seconde provocano “danni emergenti”. Con questo è bene chiarire che entrambe sono dannose per il paese e che andrebbero evitate o perlomeno ridotte al minimo indispensabile. E’ quest’ultimo il caso di situazioni ambientali o artistico/culturali che devono essere sterilizzate per evitare danni irreparabili o per rimettere in sesto ambienti e monumenti, anche al fine della ripresa e della riqualificazione della loro valorizzazione. Con queste precisazioni è inutile dire che preoccupano maggiormente le situazioni in cui la valorizzazione di determinati ambienti e monumenti cessa di produrre gli effetti positivi che ad essa dovrebbero essere naturalmente associati e inizia a produrre effetti negativi. Queste situazioni si possono produrre per attentati veri e propri alla bellezza e alla purezza degli ambienti e dei monumenti di cui si tratta o per dissennato utilizzo degli stessi da parte delle popolazioni residenti o dei turisti. I primi sono connessi generalmente a politiche urbanistiche e/o edilizie che sacrificano, quasi sempre per iniziativa e responsabilità congiunte delle amministrazioni pubbliche e degli operatori privati, il bene della collettività e gli interessi delle generazioni future a beneficio di interessi immediati di pochi speculatori. A parte considerazioni di tipo etico e morale, che dovrebbero peraltro essere essenziali nella valutazione di questi problemi, ma Paestum 26 L ’ I N T E Tivoli che potrebbero portarci fuori strada, mi limiterò a rilevare che le azioni in esame sono quasi sempre miopi. Sull’altare degli interessi di breve termine si dimenticano o si sacrificano interessi con orizzonti temporali più lunghi, nei quali anche gli operatori pubblici e privati che, con azioni illegali o al limite della legalità, recano danni al patrimonio ambientale e non infrequentemente anche a quello monumentale e culturale potrebbero ritrovare soddisfazioni economiche che invece i danni suddetti pregiudicano talvolta in modo definitivo. La miopia non riesce a far capire loro che i vincoli esistenti in materia urbanistica ed edilizia non devono essere solo considerati in termini negativi per le loro iniziative e R V E 27 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it N T O che possono invece trasformarsi in opportunità grandi e addirittura maggiori di quelle fornite da azioni che violano i vincoli in questione. Questo avviene per iniziativa e con responsabilità congiunte delle amministrazioni pubbliche e degli operatori privati. Giudicare i relativi comportamenti è semplice, ma non si può non sottolineare che il cattivo comportamento delle amministrazioni pubbliche, la cui esistenza è specificamente deputata al bene della collettività e delle generazioni future, è ancora più grave di quello degli operatori privati. Per limitare il fenomeno sono necessarie adeguate norme e severi controlli preventivi e consuntivi, ma questi non sarebbero sufficienti se non ci fossero comportamenti spontanei orientati al bene della collettività, che ha nel patrimonio ambientale, monumentale e culturale uno dei perni della qualità della sua vita. Ciò è vero in tutti i paesi del mondo, ma è ancor più vero in Italia, territorio privilegiato in cui l’azione del Creatore e quella degli uomini hanno prodotto un patrimonio ineguagliabile. Onde migliorare la sensibilità delle pubbliche amministrazioni e degli operatori privati occorrerebbe un forte coinvolgimento della pubblica opinione, le cui pressioni, anche qui a livello preventivo e consuntivo, potrebbero essere determinanti. L’UNESCO, che ha tanto a cuore il problema che si sta trattando, dovrebbe essere in prima linea in questa lotta. La promozione di determinati siti in qualità di patrimonio dell’umanità è certamente meritoria, ma l’azione internazionale deve andare oltre e occuparsi in termini più generali anche del patrimonio minore, che pure appartiene all’umanità e in ogni caso a questa o quella sua componente, i cui interessi non sono inferiori a quelli del mondo. Una piccola comunità o il mondo, da questo punto di vista sono assolutamente degni L ’ I N T E R V E N T O Crespi d’Adda della stessa attenzione e della stessa tutela. E vengo al secondo aspetto della questione, cioè alle situazioni in cui la qualità e/o la quantità della valorizzazione dell’ambiente e dei beni monumentali e culturali pregiudica la loro esistenza rendendone precaria la vita attuale e futura. In materia possono essere responsabili le popolazioni residenti e/o i turisti. I casi più critici sono quando il numero dei primi va al di là della sostenibilità della località in cui abitano e quando il numero dei turisti raggiunge dimensioni di assoluto squilibrio sia nei riguardi della popolazione residente sia nei riguardi della sostenibilità in assoluto delle località che li accolgono. Sulla sostenibilità, in particolare su quella del turismo, si è detto e scritto tutto il possibile, ma ciò nonostante il problema è di un’attualità sconcertante, quasi che esso non interessi a nessuno e soprattutto non interessi alle amministrazioni pubbliche che, sole, possono intervenire per porvi in qualche modo rimedio. Pure a questo proposito si scontrano visioni di breve con visioni di medio e di lungo periodo e le pri- me finiscono spesso per pregiudicare le seconde. E’ ancora una questione di miopia, malattia assai diffusa nella società di oggi e che è necessario rimuovere. Alcune località nelle quali la sostenibilità è stata superata da un pezzo stanno riflettendo, ma pochissime hanno adottato provvedimenti concreti. Certo la situazione non è facile né politicamente né tecnicamente. Ma qualcosa si dovrà pur fare se non si vuole che, anziché valorizzare, si distrugga valore. Fra l’altro, diverse località hanno anche avuto il privilegio di entrare fra i siti UNESCO. Sarebbe opportuno che questa importante e benemerita organizzazione, oltre ad occuparsi della proclamazione dei siti, si occupasse anche della loro gestione fornendo consigli, effettuando pressioni morali, mobilitando la pubblica opinione e magari anche minacciando decisioni che, in mancanza di azioni concrete, potrebbero ufficializzare il peggioramento della situazione e il tradimento che verrebbe effettuato nei riguardi di beni ambientali, monumentali e culturali che hanno il diritto di essere trattati come meritano. 28 L unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it ’ U N E S C 29 O IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE UNESCO-ICOMOS TUTTO IL PATRIMONIO MONDIALE A PORTATA DI CLIC di JOSE GARCIA VICENTE Responsabile del Centro di Documentazione UNESCO-ICOMOS di Parigi ICOMOS, il consiglio internazionale per i monumenti e i siti, fu creato nel 1965. È un’associazione mondiale di esperti in conservazione e restauro del patrimonio culturale. È l’unica organizzazione internazionale non governativa di questo tipo, la cui missione è la promozione della teoria, della metodologia e della tecnica applicata alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti e dei siti storici. Nel 1966, a Bruxelles, ebbe luogo un Simposio con l’obbiettivo di gettare le basi per la creazione del Centro di Documentazione dell’ICOMOS. Furono così decisi gli orientamenti, la struttura e gli obiettivi del Centro. Dagli statuti dell’ICOMOS si evince che il Centro di Documentazione «colleziona, analizza e diffonde l’informazione sui principi, le tecniche e le politiche per la conservazione, restauro, riabilitazione e valorizzazione dei monumenti, insiemi e siti» (articolo 5b). Il centro fu inaugurato nel 1974 ma fu operativo solo nel 1977, quando iniziò ad essere diretto da un esperto in documentazione con la collaborazione di un assistente. COLLEZIONE BIBLIOGRAFICA Il Centro di Documentazione UNESCO-ICOMOS è specializzato sul patrimonio architettonico, per la sua conservazione e restauro, per la gestione e la valorizzazione dei monumenti e dei siti storici. Il fondo archivistico è composto da: 30 mila documenti, moltissime pubblicazioni periodiche (più di 500 titoli, dei quali, circa 150 pervengono tramite scambio) e i dossier contenenti la documentazione relativa alla richiesta di iscrizione di tutti i monumenti, insiemi e siti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Nel Centro è, inoltre, consultabile un’importante documentazione sulla teoria, principi, tecniche e politiche di conservazione e restauro dei monumenti e dei siti storici. Le collezioni bibliografiche, suddivise in una trentina di sezioni (dall’architettura di terra alle vetrerie storiche, passando per la formazione, le fortificazioni, i giardini, i paesaggi culturali, il patrimonio subacqueo, ecc.) corrispondono, per la maggior parte, agli ambiti di pertinenza dei Comitati Scientifici Internazionali dell’ICOMOS. A causa di un budget ridotto, il Centro di Documentazione non dispone di fondi per l’acquisto di pubblicazioni e di abbonamenti a riviste. Tutto quello che riceve proviene da Comitati Nazionali e Internazionali dell’ICOMOS e da donazioni di membri individuali e istituzionali dell’organizzazione. Il fondo si arricchisce ugualmente grazie a donazioni e a scambi di pubblicazioni con numerose istituzioni internazionali specializzate nella protezione del patrimonio storico, come l’UNESCO, l’ICCROM, l’istituto per la conservazione Getty, il Consiglio Europeo, ecc. DOSSIER DEI MONUMENTI E SITI DEL PATRIMONIO MONDIALE DELL’UNESCO La Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale del 1972 nomina l’ICOMOS tra i tre membri consultivi del Comitato del Patrimonio Mondiale, insieme all’UICN e all’ICCROM. L’ICOMOS è l’organismo consultivo professionale e scientifico del Comitato per tutto quello che riguarda il patrimonio culturale ed effettua le valutazioni di tutte le candidature per l’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale secondo il criterio del “va- lore universale eccezionale” insieme agli altri criteri stabiliti dal Comitato del Patrimonio Mondiale. Ogni volta che nuovi monumenti e siti vengono iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale, i dossier contenenti la documentazione con le richieste di iscrizione, entrano a fare parte della collezione del Centro di Documentazione. Il Centro di Documentazione UNESCO-ICOMOS è pertanto il primo depositario della documentazione originale di tutti quei monumenti e siti culturali e misti inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale dal 1978. Questa documentazione (tutti i materiali inviati dallo Stato membro e la valutazione realizzata dall’ICOMOS, inclusi i dossier delle missioni degli esperti) costituisce senza alcun dubbio la collezione Taj Mahal 30 L unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it ’ U N La sede UNESCO di Parigi più importante del Centro. I dossier disponibili sono attualmente 644 per i beni culturali e 24 per quelli misti. Quando la documentazione dei nuovi siti arriva al Centro di Documentazione, le diapositive e i video annessi vengono separati dal resto per essere inseriti rispettivamente nella collezione di diapositive e nella videoteca. La collezione di diapositive contiene più di 33.000 unità, con immagini di tutti i monumenti e siti del patrimonio mondiale. Uno dei progetti prioritari del Centro di Documentazione per i prossimi mesi sarà mettere in formato digitale questa collezione con la creazione di un database fotografico, consultabile anche via internet. La videoteca, di dimensioni più modeste, dispone di 200 video, anche questi riguardano tutti quei siti dichiarati patrimonio dell’umanità. ‘WORLD HERITAGE BIBLIOGRAPHIES’ Il Centro di Documentazione realizza dossier sui siti dichiarati patrimonio dell’umanità organizzandoli sia geograficamente che per tema (paesaggi culturali e patrimonio industriale). Questi dossier sono disponibili sul sito web del Centro e sono tra i documenti più scaricati di tutta la web dell’ICOMOS. Poco per volta verranno aggiunti al sito web altri dossier tematici (patrimonio industriale, arte rupestre, città storiche, ecc.). E S C O IL DATABASE BIBLIOGRAFICO Il database contiene attualmente più di 31.100 riferimenti bibliografici sui temi corrispondenti alle collezioni sopra descritte. Tutti i documenti ricevuti vengono catalogati e indicizzati, tra questi monografie, riviste, relazioni, articoli ancora non pubblicati, ecc. Il Centro di Documentazione realizza sistematicamente una catalogazione di riviste e di atti di congressi, catalogando e indicizzando individualmente tutti gli articoli che facciano riferimento alla conservazione, al restauro e alla gestione di monumenti e di siti storici. In questo modo viene facilitato l’utente perché in grado di poter utilizzare uno strumento di ricerca di informazioni in maniera più precisa. Il database è disponibile per gli utenti nella sala di lettura del Centro, e in internet, al seguente indirizzo: http://databases.unesco.org/icomos. Direttamente nel Centro, l’utente potrà consultare tutti i documenti e fare fotocopie (nel rispetto della legislazione sul copyright). Esiste anche la possibilità di poter realizzare la ricerca bibliografica in internet e inviare la richiesta al centro di documentazione, da dove verrà inviata all’utente richiedente la fotocopia dei documenti richiesti (sempre nel rispetto della legislazione sul copyright). ICOMOS VIRTUALE Il Centro di Documentazione dell’ICOMOS si è trasformato negli ultimi anni in una specie di biblioteca ibrida o mista, ha sperimentato infatti l’evoluzione dal sistema tradizionale a quello digitale, dal classico al virtuale. Un Centro che continua e continuerà ad offrire ai suoi utenti i servizi di una biblioteca tradizionale (sala di lettura, consultazione del database, servizio di riprografia, ecc) e che allo stesso tempo aumenterà e migliorerà i suoi servizi per la comunità degli utenti virtuali, che si L ’ U N incrementa di anno in anno. Il sito web del Centro di Documentazione dell’ICOMOS è disponibile alla pagina: http://www.international.icomos.org/centre_documentation. Il sito web offre informazioni sui servizi del centro: novità, nuove pubblicazioni, ecc. Anche se la sua funzione principale è quella della consultazione del database bibliografico in linea così come l’accesso a più di 1.100 documenti (articoli, memorie, ecc.) disponibili gratuitamente in formato pdf. OPEN ACCESS Il Centro di Documentazione dell’ICOMOS sta lavorando attualmente al progetto di creazione di un open access; si tratta di un archivio elettronico consultabile in rete e contenente informazioni scien- E S C 31 O tifiche sulla conservazione, restauro e gestione del patrimonio architettonico e archeologico. La caratteristica principale di questo tipo di archivio è che l’accesso al documento completo è gratuito per tutti. Deve essere specificato che si tratta di un auto-archivio (Self Archive), ovvero tutti gli autori o istituzioni che lo desiderino possono depositare da soli, tutti gli articoli, memorie o pubblicazioni, per diffonderle a tutta la comunità scientifica internazionale in modo immediato. Chiaramente gli autori continueranno a mantenere il copyright sui loro lavori. Il progetto si trova attualmente nella sua fase iniziale, ma speriamo vivamente che possa iniziare a funzionare già nella prima metà del 2008. Venezia 32 L ’ I N T E R V 33 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it I S T A L ’ I N T E R V I S T A ALLA SCOPERTA DEL CONTINENTE DEI GHIACCI, DOVE SCIENZIATI DI VARIE NAZIONALITÀ STUDIANO I MISTERI DEL PIANETA VIAGGIO IN ANTARTIDE, ULTIMA FRONTIERA di ADRIANO CIOCI Intervista a Antonino Cucinotta, direttore generale del Consorzio per l’attuazione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide l continente antartico rappresenta per l’uomo moderno l’ultima frontiera, la soglia dell’ignoto, il luogo della inviolabilità. In effetti le sue caratteristiche vanno tutte in questa direzione: 98% della superficie coperta da una coltre di ghiaccio, temperatura massima di 0° in estate (gennaio) lungo la costa, - 90° in inverno, venti che soffiano sino a 200 km/h, 30 milioni di miliardi di tonnellate di ghiaccio. Eppure, per la sua unicità (posizione geografica, inquinamento ai minimi termini, assenza di perturbazioni), l’Antartide rappresenta un osservatorio privilegiato sull’intero pianeta. Cerchiamo di saperne di più “esplorando” il Polo Sud insieme all’ing. Antonino Cucinotta, direttore generale del Consorzio per l’attuazione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Ingegner Cucinotta, come può riassumere la storia della presenza italiana in Antartide? L’Italia è in Antartide dal 1985 in virtù della legge che ha istituito il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), alla quale hanno poi fatto seguito altre conferme a livello governativo. Dunque sono 23 anni che organizziamo spedizioni in Antartide, dove abbiamo anche realizzato due basi-appoggio. Una di esse, la Stazione Mario Zucchelli, è situata sulla costa della Terra Vittoria. L’altra sta sull’altipiano glaciale a oltre 1000 chilometri dalla costa ed oltre 3000 metri di quota. Questa seconda stazione, denominata Concordia, è stata realizzata e viene gestita congiuntamente con l’Istituto Antartico Francese IPEV. L’Italia ha istituito un programma di ricerche nella terra dei ghiacci. Perché proprio lì e quali sono i settori della ricerca stessa? Ogni luogo del pianeta Terra ha caratteristiche che meritano di essere conosciute. L’Antartide in particolare è, per evidenti motivi storici, uno degli ambienti meno conosciuti. Vi è anche un’altra ragione: una presenza scientifica in Antartide è un requisito indispensabile per partecipare alle riunioni del Trattato internazionale per l’Antartide con diritto di voto. Il cosiddetto Sistema del Trattato Antartico costituisce una sorta di governo internazionale dell’intero Continente: un organo troppo importante per non esserci. Le discipline scientifiche nelle quali lavorano i nostri ricercatori sono molto numerose. Per comodità organizzative le abbiamo raggruppate in 12 settori: biologia e medicina, geodesia e osservatori, geofisica, geologia, glaciologia, fisica e chimica dell’atmosfera, relazioni Terra-Sole e astrofisica, oceanografia ed ecologia marina, chimica degli ambienti polari, scienze giuridiche e geografiche, tecnologia, ricerche multidisciplinari ed interdisciplinari. Come si vede c’è di tutto. 34 L La nave Italica Qual è il ruolo svolto dal PNRA? Con PNRA si intende l’intero programma scientifico italiano in Antartide. Il PNRA è un programma finanziato dal MiUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) che attraverso la CSNA (Commissione Nazionale Scientifica per l’Antartide) ne fissa e coordina gli obbiettivi scientifici, e ne controlla i risultati. Fino a due anni fa la legge finanziaria prevedeva un fondo ad hoc per il PNRA. Ora, presumibilmente per difficoltà di bilancio, i fondi necessari al PNRA devono essere reperiti all’interno del capitolo destinato alle ricerche di base. E’ una situazione imbarazzante anche perché la natura del nostro impegno in Antartide ha una enormità di risvolti internazionali e non è facile essere all’altezza delle situazioni senza avere la certezza e la continuità di finanziamenti idonei. Nell’ambito del PNRA opera il Consorzio PNRA al quale sono attribuite tutte le responsabilità organizzative ed amministrative connesse al Programma. Il Consorzio è costituto da quattro Enti: ENEA (socio di maggioranza relativa), CNR, INGV ed OGS. E’ vero che l’Antartide è una palestra privilegiata per lo studio dell’effetto serra e dell’assottigliamento dello strato di ozono? Per quanto riguarda lo strato di ozono, certamente sì, in quanto il cosiddetto “buco” si verifica per alcuni mesi all’anno proprio sopra l’Antartide (anche se si è trovato che un fenomeno analogo, ma meno intenso, esiste anche in Artide). Per quanto riguarda l’effetto serra esso è un fenomeno globale e può, anzi deve essere studiato a tutte le latitudini, a tutte le quote e rispetto alle sue molteplici componenti. E’ però vero che se si misura il livello di CO 2 atmosferica nelle vicinanze di un luogo di produzione di questo gas, ad esempio una 35 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it ’ I N T E città, oppure di assorbimento, ad esempio una foresta, si possono trovare valori locali particolarmente alti o bassi. Ciò che misuriamo in Antartide è invece un valore medio che meglio rappresenta la situazione del pianeta. Sono tutti legati all’inquinamento gli allarmi sui cambiamenti climatici oppure siamo di fronte ad una delle “periodiche” rivoluzioni del pianeta? Mi sembra che una dose di responsabilità legata alle attività umane sia ormai dimostrata. Sulle periodiche rivoluzioni climatiche naturali ne sappiamo ancora troppo poco. Proprio per questo molti ricercatori, italiani e non, stanno cercando di ricostruire i cicli climatici del passato. Con il campionamento di ghiacci antichissimi alla Staziona Concordia sono stati trovati risultati di grande valore che ci consentono di ricostruire il clima del pianeta fino a circa 800.000 anni fa. In Antartide si studia anche l’adattamento dell’uomo agli ambienti estremi. Tali studi che finalità pratiche potranno avere? Non parlerei di adattamento dell’uomo. La possibilità data all’uomo di vivere e lavorare in ambienti estremi viene ottenuta essenzialmente costruendo attorno ad esso un microambiente accettabile (indumenti, alloggio riscaldato, vettovaglie, produzione di acqua potabile, veicoli, telecomunicazioni) dunque sfruttando una quantità di ritrovati tecnologici idonei. Parlerei invece di adattamento degli animali, come ad esempio pesci e pinguini, che nei milioni di anni si sono evoluti per vivere bene in quell’ambiente. Questo è un problema – interessantissimo – ma di natura biologica. Tornando all’uomo, alcune delle tecnologie R V I S T A messe a punto in Antartide possono risultare di interesse anche per le missioni spaziali; ed infatti l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è presente presso la stazione Concordia in studi di ricerca medica e tecnologica. Si parla tanto della “marcia” dei pinguini che sarebbe a rischio. Cosa c’è di vero? Non ho informazioni in proposito. Mi sembra in generale che ci sia la tendenza di esagerare un po’ tutto. Il continente antartico non ha un governo. Eppure sembra il luogo predestinato alla pace. Quale esempio può giungere dagli scienziati che coabitano nella regione? Il Sistema del Trattato Antartico, Il personale della spedizione italiana 36 L ’ I N T E costituito essenzialmente dagli incontri annuali dei rappresentanti delle Nazioni che lo hanno ratificato, ma arricchito da tutto l’insieme di documenti, scambio di informazioni e sopratutto raccomandazioni messe a punto nei vari incontri, costituisce la migliore approssimazione di un governo sovranazionale. E, senza enfatizzare, mi sembra che finora abbia funzionato molto bene. A maggior ragione, dai ricercatori che lavorano in Antartide e che sono affratellati dai comuni interessi scientifici e dalle severe difficoltà ambientali, ci viene l’esempio che la cooperazione e la pace fra i popoli sono possibili. Naturalmente ciascuno La stazione Mario Zucchelli e il vulcano Melbourne R V 37 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it I S T A deve saper rinunciare a qualcosa, per il bene comune. Quando si potrà parlare di un vero turismo antartico? Il turismo antartico è una realtà, perché già oggi una persona che sia disposta a spendere 10.000 euro, ma anche meno, si rivolge ad una agenzia turistica e va a vedersi per una settimana iceberg e pinguinaie. Il fenomeno turistico è in forte aumento e se ne cominciano a vedere anche gli effetti negativi, peraltro largamente preannunciati. D’altra parte si tratta di un fenomeno inarrestabile, del tutto comprensibile e, se opportunamente organizzato, L ’ I N T E anche pienamente accettabile. Comunque l’attuale tendenza di costruire navi sempre più grandi per poter trasportare il maggior numero di turisti ed avere maggiori profitti non va nel giusto verso della salvaguardia dell’ambiente antartico; spero che alla fine prevalgano l’intelligenza e la sensibilità dell’uomo. Quale ruolo potrebbe svolgere l’UNESCO in Antartide? Provo a rispondere con un esempio. So che l’UNESCO si occupa, tra le tante cose, di nomi geografici ossia di toponomastica mondiale. Anche l’Antartide ha un suo peculiare problema di toponomastica, peculiare perché R V I S T A non esistendo su alcuna parte del continente una sovranità nazionale riconosciuta, un nome geografico vale l’altro e non ce n’è uno più ufficiale dell’altro. In sostanza una montagna può avere due o più nomi. Se invece parliamo di ONU, questa in effetti sembrerebbe la sede più idonea a trattare le questioni a più alto livello che riguardano l’Antartide. Ma, per ragioni che mi sfuggono, da quando è entrato in vigore il Trattato (1961) è risultato questo, e non le Nazioni Unite, l’organismo al quale sono demandate se non proprio le decisioni quanto meno gli orientamenti relativi all’ Antartide. 38 I N E V I D E 39 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it N Z A I N E V I D E N Z A I LUOGHI NEI QUALI SI RITROVA E RIAFFERMA L’IDENTITÀ SOCIALE DELLA COMUNITÀ PIAZZE E SPAZI PUBBLICI NELLE CITTÀ EUROPEE di FRANCO MANCUSO ell’ultimo decennio del ‘900 le città europee, grandi e piccole, sembrano aver riscoperto la piazza. Stimolate probabilmente dal successo delle iniziative condotte in Spagna subito dopo la caduta del regime franchista e la riconquista della democrazia, soprattutto a Barcellona, riconoscono con sempre maggiore consapevolezza che i cittadini non hanno mai cessato di manifestare il loro attaccamento alle piazze, o di rivendicarne la realizzazione di nuove. Malgrado la fortissima e crescente attrazione di altre inedite centralità periferiche – i centri commerciali, gli spazi dell’intrattenimento di massa, i nodi della maggior accessibilità motorizzata – le piazze sono infatti ancora i luoghi nei quali vecchi e nuovi abitanti delle città ritrovano e riaffermano la loro identità sociale e comunitaria. Ad alcune condizioni, sembra di poter rilevare: che siano attraenti, accessibili, ben gestite, pulite, ben illuminate, animate; e ben disegnate. Cresce, dunque, nella città contemporanea una forte domanda di spazio: quando gli spazi vi sono, e sono accoglienti e accessibili, come le piazze delle città antiche, sono inequivocabilmente i poli di confluenza e di identificazione degli abitanti, i luoghi della socializzazione e dei contatti diretti, della stratificazione dei simboli e della memoria collettiva, della sovrapposizione delle funzioni e dell’intreccio delle attività. Certo una piazza non la si può aprire dappertutto; così come una strada, che non può essere indifferentemente una calle o un boulevard. Ma una piazza, se occorre farla, deve avere alcune caratteristiche essenziali, come emerge da una attenta considerazione di quelle che reggono (e, per converso, di quelle che hanno fallito). Anzitutto, non può essere in una posizione qualsiasi, ma deve occupare un luogo singolare della città, come sempre è avvenuto: è in un baricentro, dove si annodano i fili dei flussi e dei molteplici tessuti della città; dove è più facile la confluenza dei cittadini; dove il terreno può meglio trasmettere alla città le sue peculiarità fisiche, in una concavità, o in prossimità di un’altura; o dove la storia ha depositato il massimo dei suoi segni, come quando la piazza medioevale occupa il luogo del foro della preesistente città romana. È poi strettamente correlata con i caratteri del tessuto circostante: è uno spazio aperto, e quindi ha senso solo se si apre in un tessuto che ha i caratteri della fittezza e della densità; come dappertutto, e massimamente a Venezia, dove è la sola concavità, piazza o campo che sia, fra le maglie serrate di calli, case, palazzi, chiese, conventi. È per lo più il fulcro di un sistema di spazi, piuttosto che spazio univoco e isolato; e quindi è parte di una articolazione di spazi maggiori e minori fra loro interconnessi, ancorché separati, come nel cuore di Foligno ed Assisi; o contigui, come a Padova e a Todi. La sua forma è organica, nel senso di adattarsi a quella della città: se la città è fatta di un tessuto regolare continuo, essa stessa è regolare, come a Chioggia e Cittadella, e in tutte le città fondate; se invece il tessuto della città è irregolare, come a Siena e a S. Gimignano, rifugge da ogni geometria superimpo- sta, adattandosi piuttosto alla conformazione originaria dei sito. Le strade non devono attraversarla diagonalmente, e piuttosto confluirvi tangenzialmente; sia per evitare l’irruenza del traffico, che ne comprometterebbe l’uso, sia per consentire approcci visuali mediati più che diretti, come ad Ascoli e a Vigevano. Le pareti degli edifici che le racchiudono hanno il carattere della permeabilità, per accogliere attività diverse e consentirne le mutazioni nel tempo; saranno duttili, piuttosto che monumentali, e caso mai si doteranno di accessori spugnosi – come i portici – per meglio catturare le attività quotidiane; come ad Ascoli e a Padova. Padova 40 I N E V I Infine, ospitano i simboli della città, mutevoli e sovrapposti: in modo da trasmettere alla comunità le vicende delle sue diverse stagioni, e fare sì che essa si identifichi in un luogo fisico riconoscibile: come a Brescia e a Vicenza, e dovunque vi sia una vera piazza. Tutto ciò è nella storia. Ma oggi le piazze, nella concezione e nella gestione degli interventi, devono presentare caratteristiche ulteriori. Occorre anzitutto che siano gli spazi di chi si San Gimignano D E 41 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it N Z A muove a piedi: dei cittadini che vi si recano per attraversarle, sostarvi, incontrarsi, riconoscersi. L’esclusione del traffico automobilistico di attraversamento o di sosta, ed in ogni caso la sua compatibilizzazione con gli usi pedonali, è dunque la prima fra le buone pratiche da attuare; sia che si debba operare su piazze che già esistono, sia che ne debbano concepire di nuove. Verrà un tempo in cui questa pratica la si applicherà ad ampie I N E V I porzioni della città; ma intanto si cominci a farlo nelle piazze: ove lo si è giù fatto, le piazze, esistenti e nuove, hanno cominciato subito a vivere – o a rivivere – inducendo straordinari fenomeni di appropriazione civile e sociale. Un buon disegno della piazza deve inoltre favorire una molteplicità di usi e di funzioni. Occorre averne consapevolezza, perché spesso si assiste ad arredi invasivi che impediscono una fruizione libera e multiforme dello spazio. Sedersi, comunicare, incontrarsi, ma anche assistere ad eventi, spettacoli, manifestazioni. Non possono esservi barriere e dislivelli, che non siano trattati D E N Z A in modo da essere superabili. Non possono esservi ostacoli all’incrocio delle visuali e all’intersecarsi delle traiettorie e dei flussi. E le funzioni ospitate dagli edifici, nella loro auspicata molteplicità, devono potersi prolungare nella piazza, alimentandone i caratteri e l’attrattività. Da sempre le piazze accolgono opere d’arte. Devono poterlo fare anche adesso, pur nelle forme mutevoli e innovative in cui l’arte si esprime, e con i materiali e le tecnologie di cui oggi si avvale. L’arte contemporanea è perfettamente compatibile con i caratteri delle piazze (Berlino, Mestre, Napoli, Carbonia), anche di quelle storiche. Ma gli eventi artistici non devono essere invasivi e totalizzanti, al punto da comprometterne la duttilità funzionale e l’elasticità d’uso. Essi vanno concepiti quindi come elementi, ancorché rilevanti, di un disegno d’insieme, e non come il tutto. A volte le forme delle piazze devono essere preservate, visto che sono apparse in opere d’arte contemporanee, così come nella letteratura e nel cinema (Odessa). 42 I N E V I Le piazze devono essere illuminate, ma il dosaggio delle fonti luminose può essere variabile e modificabile con facilità in corrispondenza delle diverse circostanze d’uso e di funzione (come a Rotterdam). Possono esaltarne la conformazione spaziale (Trieste) e le peculiarità microambientali (Kabelvag), o piuttosto far risaltare le quinte (Nancy, Santiago di Compostela, Salamanca, Barcellona), illuminando le facciate degli edifici. E possono suggerire percorsi e direttrici, a patto di non condizionare le molteplici modalità d’uso dello spazio (una manifestazione collettiva, il mercato, etc.). Al fine di consentire – e di incentivare – l’accoglienza di eventi particolari – concerti, manifestazioni teatrali, dibattiti e conferenze, etc. – vi sono piazze (Rotterdam) che sono state attrezzate con Vicenza D E 43 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it N Z A reti e cablaggi che permettono l’installazione rapida di impianti tecnologici e apparecchiature: per la diffusione sonora, l’illuminazione supplementare, l’approvvigionamento di energia, l’allacciamento alle reti telefoniche e informatiche, e così via. Per alcune, anche con forti connotati storici, l’installazione è diventata condizione fondamentale per il successo della loro peculiare utilizzazione. Si tratta di una pratica che merita di essere diffusa, indipendentemente dai caratteri della piazza cui si applica, incorporando i terminali delle reti nei manufatti che ne caratterizzano il disegno (supporti degli apparecchi di illuminazione, pavimentazioni, basamenti di sedute e parapetti, etc.). La piazza, specie quando si apre nelle parti centrali della città, è la materializzazione di stratificazioni storiche di eventi e interventi. È buona I N E V I pratica incorporare tali materializzazioni nel progetto, e renderle visibili e interpretabili: sia quando si tratta di vere stratificazioni storiche di lungo periodo (Palmanova, Matera, Rodi), sia quando si riferiscono ad eventi che hanno lasciato di recente segni irreversibili sulle strutture preesistenti (Varsavia, Salemi). Altrettanto importante è che il tracciato di configurazioni fisiche precedenti, anche se non particolarmente antiche, e anche se appartenenti a contesti funzionali diversi (Cardiff), sia assunto come base per il disegno dell’intervento. La piazza è infine, per definizione, uno spazio urbano definito da quinte di edifici. Nella sua evoluzione storica, ha ospitato spesso in uno stesso ambito architetture con caratteri e stili diversi, amalgamandone e metabolizzandone nel tempo le differenze. L’architettura moderna ha pieno titolo per essere ospitata nelle piazze storiche, sia quando sappia interpretarne, con intelligenza e semplicità (Nimes, Murcia), i caratteri e le necessità, sia quando assume configurazioni che incentivano nel tempo l’appropriazione sociale degli spazi antistanti; mentre dimostra ovviamente di poter essere protagonista assoluta di molte piazze realizzate ex novo e più di recente (Helsinki, Nowa Huta, Evry, Barcellona). Questa breve e sintetica disamina sui caratteri delle piazze europee si conclude con una raccomandazione che si riferisce alla modalità D E N Z A Pienza cui attenersi per generare (o per rigenerare) una piazza. La piazza è ancora, come si è visto, il luogo per eccellenza dei cittadini, e dunque è con loro che la si dovrà concepire: ove ancora non esiste, e occorre decidere come sarà fatta, o dove già c’è, e occorre decidere come adeguarla alle esigenze dell’oggi. Nel futuro, altre esigenze ne cambieranno sicuramente ruolo e identità: ma essa avrà materialmente trattenuto, nel succedersi delle generazioni, l’impronta condivisa di quanti hanno partecipato alla sua concezione. 44 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it L ’ A N A L 45 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale I S I L ’ A N A L I S I “IL VIAGGIATORE MODERNO È UN CONSUMATORE ESPERTO, CONSAPEVOLE, ATTENTO ALLA QUALITÀ E SENSIBILE AL PREZZO” TURISTI SÌ, MA NON PER CASO di ANNALISA BALDINELLI n una realtà quale quella turistica, così soggetta ai mutamenti spesso imprevedibili e improvvisi, che hanno determinato e continuano a determinare un forte cambiamento nel modo di viaggiare, riuscire ad individuare le possibili tipologie di turisti diviene sempre più difficile. Presentare e proporre una singola destinazione adeguatamente, risulta estremamente delicato, in quanto richiede l’essere a conoscenza dei continui cambiamenti del mercato, dell’offerta e della domanda e riuscire a comprendere le attese del turista per poterle soddisfare al meglio. Nel momento in cui ognuno di noi si appresta a effettuare un viaggio, è spinto da bisogni diversi più o meno coscienti, che lo hanno portato ad immaginarsi un sogno da realizzare e nel quale poter soddisfare ogni sua attesa. Accettata la teoria di Gulotta secondo cui ogni turista nell’intraprendere il viaggio, oltre alla sua valigia materiale, ne porta con sé una psicologica, realizzatasi nel momento precedente l’impatto con la destinazione, fondamentali diventano i vari media, i racconti di altre persone, le diverse letture e il bagaglio culturale, che consentono la costruzione di tutta una serie di mappe mentali relative al tipo di esperienza che andrà a svolgere e alla destinazione. Nella presentazione di una offerta si richiede pertanto, una professionalità sempre più elevata, a fronte di un turista sempre più esigente e smaliziato rispetto al passato e che si trova a disporre di una pluralità di strumenti per ottenere informazioni e di canali per acquistare i servizi. Il turista è, oggi, un personaggio del tutto nuovo rispetto al passato anche recente: attento alle proprie esperienze e poco disposto alla spesa dissennata, informato sulle offerte del mercato e sui propri diritti, che si lascia coinvolgere dai racconti degli amici/parenti più che dalla pubblicità, che non vuole delegare totalmente il compito di scelta della sua vacanza ad agenti di viaggio, ma ricerca in loro un professionista in grado di guidarlo, ma anche di assecondarlo nelle sue scelte. Il turista di oggi ha, insomma, una caratteristica importante ai fini della costruzione dell’offerta del “prodotto” vacanza: è infatti un consumatore consapevole, conoscitore dei meccanismi che regolano l’industria della vacanza, ricco di esperienze sempre più numerose, con un elevato grado di percezione della qualità e, al contempo, sempre più sensibile al prezzo. Un consumatore quindi smaliziato, ma anche letteralmente travolto da informazioni di ogni tipo e veicolate con ogni mezzo, da quello più tradizionale della carta stampata, a quello televisivo, a quello multimediale, a quello di Internet, travolto anche da forme di promozione, più o meno aggressive, suadenti, promettenti ed efficaci. La capacità di discernimento e di lettu- Pisa ra dei mezzi più evoluti da parte del turista non sempre è sviluppata nel modo corretto. Si pensi ad esempio alla grande forza di Internet, un mezzo che consente una comunicazione bidirezionale, che facilita la trasmissione delle informazioni e permette di comunicare a costi contenuti, ma che offre a volte una vastità di informazioni non certificate e controllate nella loro attendibilità, tale da ingenerare confusione o senso di smarrimento e incapacità di valutarne la “bontà”. La strategia si basa sulla massima praticità per il turista, che deve acquistare il miglior viaggio in termini di prezzo a parità di qualità e di servizi proposti, nel modo più semplice e veloce direttamente presso il turista stesso. Partendo dal presupposto che ogni pratica turistica è figlia del suo tempo e quindi affonda le sue radici nella realtà sociale, storica, economica e ambientale del momento, e considerando che il fenomeno del turismo di massa ha ceduto il passo al fenomeno del “post-turismo”, che considera i turisti non più come un insieme omogeneo al pari del turismo di massa, ma come singoli individui con valori, identità, desideri e aspettative proprie, il turista oggi è intenzionato a viaggiare a seguito delle motivazioni più differenti. Proprio per questo si informerà sugli aspetti del viaggio più diversi: dalla sicurezza alla situazione politica della destinazione, dalla qualità del cibo alla presenza dei servizi essenziali, da quali vestiti portare, al clima, agli oggetti che potrà acquistare, al tipo di persone che incontrerà per valutare le possibili occasioni di divertimento. 46 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it L ’ A N In base anche ad una personale e pluriennale esperienza condotta a diretto contatto con il turista-cliente l’individuazione delle diverse tipologie di turisti con le loro caratteristiche può aiutare a presentare un’offerta sempre più completa. Queste potrebbero essere alcune delle tipologie più comuni: • L’informato. Colui che ha già valutato delle alternative, deve soltanto scegliere quella che più si avvicina alle sue esigenze. Accade quindi che consulti l’agente di viaggio perchè è in grado di fornirgli quel valore in più che gli permetta di decidere o di riconfermare la sua decisione che era in realtà già stata presa. • L’indeciso. Colui che non ha la benché minima idea di dove voglia recarsi, di che tipo di esperienza sarebbe disposto ad effettuare; ha sentito parlare da amici/parenti/colleghi di lavoro di qualcosa che potrebbe interessarlo. Richiede pertanto di essere guidato nella scelta proponendo soluzioni a lui congeniali, presentando vantaggi e svantaggi, che lo rassicuri, che interpreti i suoi desideri più nascosti. • L’economo. Colui che è sensibile al prezzo. L’unico obiettivo è trovare l’occasione, servendosi di qualsiasi strumento, il più delle volte ricorrendo ad Internet, pubblicità di qualsiasi tipo per riuscire a trovare l’offerta. • L’imitatore. Colui che ricerca nella vacanza la possibilità di effettuare la stessa esperienza che hanno già svolto parenti/amici/ colleghi di lavoro che gli permetta di essere inquadrato in un certo status sociale. Meglio sarà se riuscirà ad effettuare la stessa esperienza ad un prezzo più vantaggioso degli “altri”. • L’avventuriero. Colui che o per un elevato numero di esperienze compiute, o per spirito A L I S I d’avventura, ricerca la novità, il rischio, la diversità dalla massa. E’ alla ricerca di chi è sempre in grado di offrirgli nuove proposte, spesso di buon livello culturale, nuove destinazioni o destinazioni tali che gli consentano di misurarsi con l’ambiente esterno. • Il turista di alta classe. Colui che viaggia solo con i migliori servizi, prende in considerazione solo offerte di elevatissimo standard qualitativo, in destinazioni esclusive nelle quali possa socializzare con i Vip. • L’organizzato – familiare. Colui che ricerca solo situazioni super organizzate, spesso in villaggi che gli ricostruiscono una parte di quotidianità. Lo scopo è quello di ricostruire una sorta di bolla ambientale che non lo esponga a rischi, che sia familiare e che gli faccia vivere una realtà creata apposta per lui. Quanto sarà importante per lui potersi affidare ad un professionista che conosca alla perfezione tutti i villaggi e che possa subito capire la differenza di qualità che il cliente stesso assicura di aver provato per diretta esperienza. Di conseguenza l’offerta dovrà essere calibrata proprio rispettando il giudizio che ha del prodotto/Tour Operator. L’importanza di individuare il target da colpire in relazione alla destinazione e le modalità di fruizione dell’offerta che si va a proporre divengono il legame che determina il successo di un prodotto/destinazione. L’obiettivo della soddisfazione del turista, intesa come soddisfacimento delle sue attese, viene di conseguenza raggiunto, innescando un meccanismo di pubblicità indiretta dovuto al passaparola e comportando una probabile ripetizione della visita nella destinazione. Il Foro romano unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale S I C L’IMPORTANZA DELLE ECCELLENZE CULTURALI NEL PROCESSO DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO UNA GRANDE RETE PER I SITI UNESCO SICILIANI Agrigento I L I 49 A di SONIA GRASSO a complessa stratificazione storica e culturale rende la Sicilia una terra unica, ricca di risorse materiali ed immateriali. Tra queste emergono le eccellenze promosse come siti dell’Unesco (area archeologica di Agrigento, villa romana del Casale di Piazza Armerina, isole Eolie, le città tardo barocche del Val di Noto, Siracusa e le necropoli rupestri di Pantalica) e quelle che hanno fatto rich iesta per rientrare nella lista del patrimonio dell’umanità (area archeologica di Segesta, area archeologica di Selinunte, cattedrale di Cefalù e abitato storico, isola Mothia e Lilibeo, Palermo e la cattedrale di Monreale, Taormina e Isola Bella). Annoverare un bene tra i siti Unesco significa, oltre che riconoscerne valore e carattere di unicità, promuovere un’attenzione specifica alla tutela e alla valorizzazione. Partendo proprio dalla presenza di questi siti nell’isola, diventa interessante provare a studiare in che modo queste “eccellenze” possano contribuire ad un concreto sviluppo del territorio. Nell’ultimo decennio il dibattito culturale europeo ha posto diversi spunti di riflessione sul valore del patrimonio culturale, in particolare su come questo possa essere «elemento significante e generatore di valori, di memorie e di identificazioni» (Carta M., L’armatura culturale del territorio, il patrimonio culturale come matrice di identità e strumento di sviluppo, Franco Angeli, Milano, 1999, p.33). Il percorso è dunque quello che vede il riconoscimento del patrimonio da valore sociale e di identità fino a valore territoriale. Cercare gli elementi di un luogo che possano indirizzarne il processo di sviluppo significa scegliere di fare una lettura del territorio che guardi ad esso non come semplice somma di elementi, ma come complessità di relazioni tra fenomeni naturali e azioni antropiche che si stratificano sul paesaggio. Interpretare il territorio attraverso questo tipo di lettura induce a guardare al patrimonio culturale come elemento indispensabile nella programmazione di una pianificazione urbanistica “culturalmente fondata”. Per provare ad applicare queste teorie in un progetto di area vasta si è guardato alla Sicilia attraverso la lettura di carte tematiche che, riferendosi alle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale, individuano la presenza delle risorse (dai siti archeologici ai beni isolati, dai valori paesaggistici alla viabilità storica, ecc.). A queste se ne aggiungono altre che, opportunamente indagate, oltre a rilevare potenziali risorse materiali (linee ferroviarie dismesse, siti castellani, ecc.), provano ad interpretare il territorio anche attraverso la presenza di beni intangibili, (sagre, feste, eventi, ecc.) e che, opportunamente sovrapposte, segnalano la presenza di risorse sparse nel territorio. Leggere i luoghi attraverso la sovrapposizione di carte tematiche permette di mettere in risalto le emergenze culturali di un luogo, scegliendo, di volta in volta, di sottolineare alcuni aspetti rispetto ad altri. In questo senso i Siti Unesco vengono letti come le eccellenze territoriali dalle quali partire per promuovere un processo di valorizzazione complessivo, per cui non basta la presenza di elementi di particolare pregio (i Siti), ma è necessario costruire una rete di relazioni (materiali ed immateriali) che crei un intero sistema culturale sul territorio. La ricerca che si sta portando avanti guarda al territorio della Sicilia attraverso questi strumenti di interpretazione, scegliendo come ambiti culturali omogenei quelli definiti dall’antica 50 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it S I C Siracusa suddivisione dell’isola in tre valli (Val Demone, Val di Noto e Val di Mazara), superando i confini delle amministrazioni comunali che, come in altri casi, non rappresentano una divisione giustificata dalla stratificazione storica che nei secoli ha contribuito a formare l’identità dei luoghi. Le indagini sul patrimonio culturale e la lettura del territorio attraverso la sovrapposizione di carte tematiche contribuiscono a formare il bagaglio di conoscenza necessario per una pianificazione dei luoghi consapevole delle risorse presenti. Le proposte di progetto sono volte a valorizzare soprattutto quei territori dell’entroterra che, per posizione geografica, ragioni storiche ed economiche, non sono sufficientemente conosciuti e partecipi di potenziali flussi turistici. Considerando i Siti Unesco come “testate” di itinerari culturali, si prevedono dei percorsi I L I 51 A Noto di mobilità non motorizzata da realizzare su tracciati di viabilità storica (regie trazzere, mulattiere, sentieri, strade a fondo naturale), viabilità panoramica, ferrovie dismesse. Con la progettazione di queste greenways si crea un sistema di mobilità dolce che, collegando le diverse risorse presenti, promuove la valorizzazione dell’intero territorio attraversato. Nei centri minori siciliani a volte non è facile programmare una politica di sviluppo, pur essendo presenti elementi di valore del patrimonio culturale. Questi, infatti, se considerati come elementi puntuali, non sempre giustificano l’innescarsi di processi di promozione turistica e di conseguente crescita economica, che invece sono più semplicemente attuabili se inclusi in un sistema di pianificazione più ampio. In questo modo le “eccellenze territoriali”, oltre ad essere esse stesse patrimonio da proteggere, diventano soggetti in un processo di tutela “attiva”, che non guardi solo alla conservazione delle risorse, ma miri ad una loro reale valorizzazione. Una pianificazione, che tenga conto anche di questi punti di forza, trasforma elementi puntuali in sistema, innescando processi di sviluppo complessivi. Gli spunti progettuali che nascono da questo tipo di indagine sono tanti e dipendono dalla scelta dei diversi layers; nascono così diversi itinerari culturali in Sicilia che, partendo dai siti protetti, incrociano i centri minori e le risorse sparse sul territorio. Queste ipotesi progettuali possono esse raccolte e costituire un abaco da cui attingere per la progettazione di ogni singolo percorso, oppure essere messe a loro volta a sistema e formare una rete culturale nel territorio. In questo caso gli strumenti urbanistici a cui si fa riferimento sono di scala regionale e provinciale e riguardando i confini amministrativi, quasi mai rispettosi delle identità culturali dei luoghi, si può pensare a dei distretti interprovinciali utilizzando come strumento la possibilità delle province stesse di aggregarsi in consorzi (attraverso l’art. 34 della L.R.5/2005). Dare maggiore risalto ai beni naturali ed antropici e metterli a sistema attraverso la realizzazione di percorsi turistico-culturali, serve ad impostare un metodo progettuale che va dal riconoscimento di alcuni valori, all’inizio di un programma di tutela, fino alla promozione di un processo di valorizzazione e sviluppo, al fine di aggiungere al valore testimoniale del patrimonio quello di risorsa economica per il territorio. 52 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it R E P O R T unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale A G E R E P O R T A G 53 E I MONASTERI PORTOGHESI DELL’UNESCO, UN TRITTICO CHE RIEMPIE GLI OCCHI E RESTA NEL CUORE I GIOIELLI DELLA VALLE DEL TAGO di SUSANNA VENTURI e LUISELLA D. MEOZZI ove non basterebbero diecimila pagine, una è di troppo”. E se lo scrive José Saramago, nel suo Viaggio in Portogallo, diventa arduo aggiungere questa pagina su tre dei tesori portoghesi dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco: un imperdibile percorso che si snoda seguendo la storia di tre monasteri a Nord di Lisbona e del fiume Tago. Da Alcobaça a Batalha, fino a Tomar, la grandiosità del Portogallo si erge su un’architettura romanica, gotica, barocca, che rivela a strati le vicende che hanno segnato secoli di storia e di conquiste per la popolazione portoghese. Un trittico che riempie gli occhi e resta nel cuore, da scoprire con la religiosità della concentrazione e il gusto per la ricerca del particolare. I fiumi Alcôa e Baça, confluendo, hanno cullato in origine un castello arabo. Sotto il dominio dei mori, il sud del Portogallo ha vissuto un lungo periodo –quasi due secoli- di pace e prosperità economica. Ma nell’XI secolo esplode la riconquista cristiana, e battaglia dopo battaglia, fiancheggiati dai Crociati, i portoghesi cominciano a riappropriarsi delle loro terre. Nel 1147, Afonso Henriques vince la battaglia di Santarém conquistando la città roccaforte dei mori, oggi vivace centro turi- stico e capitale della provincia del Ribatejo. Il Papa gli riconosce il titolo di Dom –re del Portogallo- e lui adempie al voto fatto per ottenere la vittoria: dedicare una chiesa alla Vergine Maria. Per costruire il Mosteiro de Santa Maria de Alcobaça, i monaci Cistercensi arrivano direttamente dalla Francia. È il 1150: gli albori della fondazione del gotico. Il monastero è speciale, la più pura e maestosa abbazia che l’Ordine abbia costruito in Europa; un esempio Tomar unico del gotico iniziale monumentale, ancora innestato sullo stile romanico, dove ‘il rigore dell’architettura ripete il rigore della regola. La navata è profonda (non ne esiste una più grande in Portogallo) e sembra strettissima tale è l’altezza delle volte […] L’insieme è imponente, schiacciante, questo spazio può essere abitato solo da grandi cori e solenni imprecazioni’. A dirlo, ancora Saramago. Sette secoli d’arte che si integrano tra i torrioni barocchi, il portale gotico e i ricami manuelini. Che lasciano ancora più esterrefatti, all’interno, per tutta quella ricchezza data dalla verticalità, dall’ingresso della luce, dai contrafforti. A causa della distruzione della maggior parte dei monasteri cistercensi in Francia, per studiare lo stile gotico-cistercense iniziale, i francesi sono dovuti venire fino ad Alcobaça. Dei valori iniziali su cui si fondava l’Ordine –misticismo ascetico, vocazione all’isolamento in posti austeri- ben poco resta nella storia di questo monastero. Sembra anzi che i costumi dei monaci tendessero sempre più alla lascivia, e che la loro bisboccia non conoscesse limiti. Rimane a testimonianza dell’ingordigia una cucina dalle proporzioni impossibili, dove dispensa, camino e spianatoia sembrano creati per una tribù di giganti; e una vasca in pietra in cui un condotto riusciva a scaricare il pesce, per appetiti Alcobaça insaziabili, direttamente dal fiume Alcôa. Pare che, per consumare i loro pasti pantagruelici, i monaci entrassero nel refettorio attraverso una porticina che faceva da “misura”: venivano messi a digiuno solo quando non riuscivano più ad attraversarla. Proseguendo a nord, verso Leiria, il concentrato di patrimoni del Ribatejo si traduce in un altro monastero: Santa Maria da Vitória, ancora dedicato a Maria in seguito a un 54 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it R E P O Alcobaça voto fatto in battaglia da Dom Ioão I. Tre anni dopo avere sconfitto gli spagnoli ad Aljubarrota (14 agosto 1385) e avere dato un altro corso alla storia del Portogallo, il re fece avviare i lavori di costruzione dell’abbazia domenicana pochi chilometri a nord del sito del combattimento. Il Mosteiro da Batalha è un mirabile cocktail di stili: ‘è l’esuberanza manuelina che aggiunge alla gravità gotica il valore scenografico che, fondamentalmente, le appartiene’. Sostiene Saramago. Concepito dall’architetto Afonso Domingues come monastero-mausoleo senza complesso abitazionale interno, in mezzo alla campagna invece che nel centro della città, Batalha capovolge i canoni in uso fino ad allora. Ridondanza esterna nel tripu- R T unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale A G 55 E dio del portale, riccamente decorato da figure evangeliche scolpite, e del portico, in pietra ricamata come merletti. E archi traforati decorati con motivi arabeschi negli interni. Sublimi le Capelas Imperfeitas, mai portate a termine. ‘Per nostra fortuna’, scrive Saramago, altrimenti ‘avremmo una visione priva di sorprese. Così, c’è una promessa che rimane tale e che, pur sapendo noi tutti che non si avvererà, ci soddisfa quanto l’opera compiuta, se non di più’. In prossimità del confine con l’Estremadura, ci si trova all’improvviso sulle tracce dei Templari. A Tomar, il Convento de Cristo è ancora oggi di notevole impatto, perché fa parte di uno dei centri più importanti dei monaci-guerrieri fuori dalla Terra Santa. L’ordine religioso militare, nato intorno al 1119, aiutò i primi re portoghesi a sconfiggere i musulmani e a segnare le proprie frontiere. I Templari cominciarono a costruire il castello di Tomar sotto il regno del primo re portoghese, Dom Afonso Henriques, e proprio accanto a lui si aggiudicarono la vittoria di Santarém del 1147, in seguito alla quale consolidarono i loro possedimenti nella valle tra il Rio Mondego e il Rio Tejo. A capire l’importanza dei Templari per lo sviluppo del Portogallo fu soprattutto Dom Dinis, che nel momento in cui Filippo IV di Francia sterminava i cavalieri (peraltro di origine francese) con l’appoggio di papa Clemente V, ricostituiva l’ordine con il nome di Ordine di Cristo, per farlo tornare a Tomar dopo venticinque anni di esilio. Con le loro ricchezze, i Templari hanno potuto finanziare le scoperte e i commerci della nazione, e dare una forte impronta culturale e amministrativa a tutto il paese. Il convento è situato in mezzo al bosco, Bathala su una collina da cui domina la città, e si raggiunge in pochi minuti di piacevole cammino. Il lucernario della casa capitolare, fantasmagorico succedersi di elementi manuelini in una fusione spettacolare, è diventato col tempo la parte più conosciuta dell’intero complesso, a tal punto da divenirne il simbolo. Al Convento de Cristo si può ammirare tutto lo sviluppo dell’architettura che va dal Romanico fino all’Umanesimo e al Rinascimento portoghese, ricordando soprattutto che i Templari sono stati per il Portogallo l’unico collegamento con Bisanzio e l’arte romanico-bizantina, ben visibile nella charola, la chiesa a sedici lati che domina il monastero: ‘così concepita, è contemporaneamente sole irradiante e ombelico del mondo’, conclude Saramago. Avvolto dal silenzio di quest’àbside, che circonda uno spazio ottagonale dove l’altare veglia sull’essenza immateriale del luogo, il tempo trascende; e nella penombra sbiadita, scaldata dalla luce che scivola sugli affreschi, sembra quasi di udire lo scalpitio dei cavalli dei leggendari monaci-guerrieri: gli unici che, in sella ai loro destrieri, potevano assistere alla celebrazione della messa senza inginocchiarsi. AUTENTICI “MIRACOLI” DI ARTE, CULTURA E SPIRITUALITÀ I tre siti rispondono tutti al criterio che li dichiara “capolavori del genio creativo umano”, ovvero il primo dei criteri culturali stabiliti per la selezione. Essendo stati iscritti nel World Heritage Fund precedentemente all’anno 2005, ovvero il 1983 per Tomar e Batalha, il 1989 per Alcobaça, le linee guida per l’identificazione dei requisiti di idoneità si rifacevano ancora alla divisione in due ambiti: culturale con sei criteri e naturalistico con quattro. Pur con la nuova lista unificata, la sostanza non cambia: nel caso di Tomar, oltre al criterio uno è stato attribuito anche il criterio sei: “essere direttamente associato a avvenimenti legati a idee, credenze o opere artistiche e letterarie aventi un significato universale eccezionale”. Per Batalha si aggiunge il numero due: “testimoniare un cambiamento considerevole culturale in un dato periodo sia in campo archeologico sia architettonico sia tecnologico, artistico o paesaggistico”. Alcobaça contiene invece il quarto criterio: “offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica, o del paesaggio, o di tecnologia illustrante uno dei periodi della storia umana”. 56 C E R V E T 57 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it E R I C E R V E T E R I DOPO 2600 ANNI RIEMERGE UNA SPLENDIDA PIAZZA SACRA ETRUSCA LE INFINITE SORPRESE DELLA NECROPOLI DI CERVETERI di ARNALDO GIOACCHINI aysra non finisce mai di stupire continuando a consegnare, a piene mani, ai contemporanei, testimonianze eccezionali del suo formidabile vissuto etrusco. Che l’attuale Cerveteri fosse una delle più ricche e potenti città della Dodecapoli etrusca, se non la più potente ed influente in assoluto, avendo contemporaneamente in attività ben tre porti, andando ad esercitare, in tal modo, una sorte di talassocrazia su tutto il Mediterraneo, non è certo un segreto; come è noto che la sua Necropoli della Banditaccia (una delle sette attualmente censite in loco), che nella sua parte monumentale è Sito Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, con i suoi 170 ettari d’estensione, è la seconda necropoli al mondo dopo quella della Valle dei Re in Egitto. Ciò che sorprende è che, la città, che i romani chiamavano Caere ed i greci Agylla, ancora ai nostri giorni, renda, dal punto di vista storico ed archeologico, sorprese incredibili. L’ultima di esse è il ritrovamento, dopo quattro anni di incessanti lavori (a seguito di una apposita convenzione stipulata con la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale nel 2003) ed oltre 400 camion di terra (attentissimamente vagliata) rimossa a cura del Gruppo Archeologico Romano - Sezione di Cerve- teri, guidato con grande perizia ed entusiasmo dal suo infaticabile presidente, la dottoressa Vittoria Carulli, della più grande Piazza Sacra Etrusca (forse l’unica) finora mai rinvenuta. Un luogo incredibile, di venticinque metri di lunghezza e dieci di larghezza, posto cinque metri sotto l’attuale livello stradale, su cui si affacciano ben 12 tombe di cui 5 a “camera” 4 a “fossa” (cosiddette alla “cappuccina”) e 3 di bambini. Il bello, anzi il bellissimo in questo caso, è che tre di esse non sono state mai violate ed hanno restituito integro il loro importante corredo funerario formato da 40 “pezzi” comprendenti, fra l’altro, un oikonoe con fiori di loto dipinti ed una bianca danzatrice, due specchi bronzei di cui uno magnifico inciso (cosa piuttosto rara) con il mito di Leda ed il Cigno (nello specifico Leda cavalca il Cigno), insieme ad essi sono stati rinvenuti anche un vaso panatenaico del VI secolo con dipinti due atleti in corsa con alle loro spalle un uomo seduto (forse un giudice) ed un altro giudice in atto di premiarli all’arrivo e molti vasetti dipinti con civette (qualcuno era particolarmente dedito a Minerva) e palmette laterali. Ritrovati inoltre 35 cippi funerari fra quelli maschili (colonnine - simboli fallici) e femminili (a casetta) con una prevalenza numerica di quelli maschili. Fra quelli a “casetta” ne è stato riportato alla luce uno di ben 1,07 metri di lunghezza (il più grande finora di tutta l’Etruria) con sopra Scala di accesso alla Piazza Sacra 58 C unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it E R V lavorato un inusuale tetto a pagoda. Dalla notte dei tempi sono riemerse anche varie lapis manalis, tufi squadrati con sopra sulla parte superiore, al centro, scavato un alveo nel quale i proprietari delle tombe ponevano e cementavano, a mo’ di tappo, delle pietre ovoidali, che il giorno dei defunti venivano rimosse affinché si liberassero le anime dei morti per averli accanto durante tutto lo svolgersi della giornata. Su questa usanza etrusca i romani “motteggiavano” molto. È inutile dire del rinvenimento di tante ossa e di molte arcate dentarie nelle quali si vedono, benissimo, pure le varie carie. E pensare che tutto iniziò con l’intento di ripulire e ripristinare, al fine di una successiva valorizzazione, la già nota ma particolarissima Tomba/Tempio delle Cinque La Piazza Sacra E T E R 59 I Sedie, che è posizionata al limite del pianoro sul lato ovest della Banditaccia, praticamente dove, in quella zona, termina il tufo vulcanico; tomba di cui, nell’agosto del 2003, si intravedeva, sì e no, solo il pertugio d’ingresso. La straordinarietà della Tomba delle Cinque Sedie (650-625 a.C.), con i suoi cinque tronetti e relativi statuine (di 48 cm. di altezza) degli antenati (delle tre ritrovate integre due sono al British Museum di Londra ed una al Palazzo dei Conservatori - Musei Capitolini di Roma), è costituita dal fatto che all’interno di essa è contenuto un vero e proprio tempio per cerimonie (funebri e di altro tipo?) con il suo altare ed i suoi stanzini ove tenere gli oggetti per le cerimonie (cosa questa della tomba/tempio assolutamente desueta). La Piazza Statuine degli antenati Sacra dell’area sacra delle Cinque Sedie è emersa quando riportato in luce il “tamburo” delle Cinque Sedie i volontari del Gar di Cerveteri si sono resi conto che di fianco ad essa, scavando si rivelavano, man mano, delle importanti cavità, e di là, pian piano, sono giunti a “liberare” di nuovo, dopo oltre 2600 anni, questa splendida realtà archeologica che al centro mostra, ancora benissimo, l’ampio foro in cui vi era collocato un grande pithos per le cerimonie dell’acqua e del fuoco. Il luogo è stato riaperto il 4 ottobre 2007 con un concerto, ad inviti, per soprano e pianoforte. Invitati ivi condotti con il trenino elettrico ecologico gommato che percorre, dal 2006, una parte del pianoro della Banditaccia. Un luogo questo che ha dell’incredibile se si pensa che: “… sotto l’attuale livello riportato alla luce…”, come dice la dottoressa Rita Cosentino, archeologa della Soprintendenza Archeologica per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale (di cui è Soprintendente la dottoressa archeologa Anna Maria Moretti), direttore del Museo Nazionale Etrusco di Cerveteri e della stessa Necropoli della Banditaccia nonché responsabile di tutta la Zona archeologica, “… ne abbiamo individuato anche un altro…”. Per inciso, tornando all’Area Sacra delle Cinque Sedie, va sottolineato come si tratti di una sorta di mini-necropoli nella necropoli visto che racchiude tutto il periodo etrusco, infatti presenta tombe che vanno dall’VIII secolo a.C. (villanoviano) fino al II secolo d.C. con la presenza di sepolcri che, cronologicamente, “coprono” tutto l’arco di tempo della storia etrusca. A proposito dimenticavo di dire che nella parete frontale della Tomba/Tempio delle Cinque Sedie, rispetto alla scala di discesa, è riapparsa una scritta etrusca su due righe (sopra al giaciglio principale), di cui è in corso la ripulitura; scritta che ad una prima decrittazione nelle prime parole, è stata tradotta in: “… lo sono di…”, forse sapremo quale era la ricca famiglia proprietaria, oppure cos’altro ci viene comunicato, direttamente, pur attraverso i millenni? Sembrerebbe esservi anche un’altra scritta, più contenuta, questa nella zona tempio, anche qui, se riuscissero a farla “emergere” per la lettura, su cosa ci ragguaglierebbe? Staremo a vedere, pronti a leggere. 60 A unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it S S O C I A Z I O N 61 E LE DOLCI BUSTINE DELL’UNESCO: UN NUOVO ED ORIGINALE STRUMENTO DI PROMOZIONE PER IL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO BASTA UN POCO DI ZUCCHERO… di ARIANNA ZANELLI el 2007 ci abbiamo provato quasi per gioco. Quattro immagini per quattro Siti: la Città Storica di Roma, Tivoli con la Villa Adriana, Venezia e la sua Laguna, il Centro Storico di Firenze riprodotte singolarmente su una serie di bustine di zucchero, lanciate in occasione della partecipazione dell’Associazione alla scorsa edizione del Salone del Restauro a Ferrara. Una scelta, quella di uno strumento comunicativo inconsueto come lo zucchero, che ha ampiamente ripagato in termini di visibilità e di promozione. La capacità delle bustine di zucchero, le stesse che ogni mattina troviamo sul ban- cone del bar, di catturare l’attenzione del pubblico e di diffondere in modo immediato e divertente, attraverso suggestive immagini il significato e l’importanza dello straordinario patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, ha sorpreso anche noi. Il gradimento dei nostri soci e il fulmineo apprezzamento riscontrato nelle varie occasioni nelle quali abbiamo avuto modo di presentarle, ci ha perciò convinti a dare seguito al “gioco”. Quest’anno, quindi, ci riproviamo, cercando di potenziare il messaggio attraverso il mondo del collezionismo, una realtà dinamica e varie- gata, attiva in ogni angolo del mondo. Presenteremo, infatti, a metà marzo al World Sugar Meeting di Ferrara (il principale appuntamento mondiale per i collezionisti di zucchero), grazie alla preziosa collaborazione di Paolo Atti, vero deus ex dulcis della manifestazione, la nostra nuova “raccolta”. La selezioni delle dodici località da ritrarre in questa seconda serie è stata dettata essenzialmente da un criterio geografico; dalla volontà, cioè, di percorrere con le immagini l’intero territorio della nostra penisola ed attribuire adeguata visibilità ad ogni sito riconosciuto dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Le “bustine di zucchero dell’Unesco” costituiscono solo la prima di una serie di proposte promozionali alle quali l’Associazione delle Città e dei Siti italiani Patrimonio Mondiale Unesco sta attivamente lavorando. Non vi distraete: cercheremo di sorprendervi con altri effetti speciali. 62 V anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it E N E T O PROGETTI STRATEGICI PER UNA RIQUALIFICAZIONE PAESAGGISTICA LE SPLENDIDE VILLE DI ANDREA PALLADIO di FAUSTA BRESSANI Direzione Beni Culturali della Regione Veneto no degli elementi che più caratterizzano il territorio della Regione del Veneto è la presenza di grandi dimore patrizie, distribuite in tutta la sua estensione. Si tratta un fenomeno sviluppatosi nel XVI secolo, quando, in seguito agli eventi legati alla Lega di Cambrai, la Serenissima cambiò indirizzo alla propria politica economica, investendo sempre più cospicui capitali nello sfruttamento delle risorse dell’entroterra veneto, conquistato durante la fase espansionistica in terraferma nel corso del secolo precedente. Così facendo la Repubblica impose la propria identità territoriale, promuovendo trasformazioni a livello sociale, economico e amministrativo, e riqualificando l’ambiente attraverso vaste campagne di bonifica e di dissodamento del suolo. La villa svolgeva il triplice ruolo di residenza nobile del proprietario, dove questi poteva godere delle proprie comodità nello sfarzo abituale, di manifestazione esteriore delle posizione sociale di appartenenza, e di struttura preposta alla gestione del fondo agricolo. Le splendide dimore patrizie sono dunque espressione di una classe dominante aperta alla cultura, sensibile alle bellezze della natura e dell’arte, e al tempo stesso attiva nell’amministrare oculatamente le sue vaste proprietà agricole; fin dalle origini la “civiltà di villa”, per il suo valore insieme economico e culturale, ha avuto una capillare diffusione e ha profondamente segnato il territorio veneto nella storia. Tra più di quattromila beni, di proprietà pubblica o privata, disseminati nel territorio veneto – di cui oltre duecento aperti al pubblico – spiccano indubbiamente le opere di uno dei più grandi maestri dell’architettura cinquecentesca, Andrea Palladio, al cui genio si deve la codificazione stessa del modello di “villa” destinato ad affermarsi con grande fortuna non solo in queste zone ma anche in tutta l’Europa continentale, per diffondersi poi in Inghilterra e oltreoceano. Per queste ragioni le realizzazioni architettoniche palladiane sono state riconosciute dall’UNESCO come “Patrimonio mondiale dell’Umanità”, e iscritte nel 1996 nella Lista del World Heritage a estensione e integrazione del già esistente sito di “Vicenza città del Palladio” istituito nel 1994, del quale fanno oggi parte, costituendone per così dire il versante di tipo ‘seriale’. Considerando il ruolo storico e l’eccezionale valore architettonico delle ville palladiane, è chiaro che la loro conservazione, mediante forme di uso compatibili con il carattere dei monumenti, non può prescindere dalla protezione del contesto paesaggistico entro cui essi sono situati. La Regione del Veneto è da tempo sensi- Villa Foscari, Mira 64 V unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it E N bile alle delicate problematiche di tutela, conservazione e valorizzazione di un simile patrimonio, che vengono affrontate mediante un’azione continua, basata su un apparato normativo assai complesso e articolato. Alla luce dell’esperienza maturata operando in vari contesti, l’Amministrazione regionale ha potuto approfondire le problematiche connesse alla gestione del patrimonio delle ville palladiane, e, di conseguenza, pensare a nuove modalità di intervento, che l’evoluzione normativa regionale ha nel frattempo reso possibili e praticabili. Ci si riferisce, in particolare a uno specifico strumento amministrativo di governo del territorio, denominato “Progetto strategico”, introdotto dall’art. 26 della nuova legge urbanistica regionale (L.R. 23 aprile 2004, n. 11), che consente la realizzazione di “interventi o programmi di intervento di particolare rilevanza per parti significative del territorio”, qualora “l’amministrazione, che ha la competenza primaria o prevalente sull’opera o sugli interventi o sui programmi di intervento” agisca all’interno della pianificazione territoriale regionale “promuovendo la conclusione di un accordo di programma, che assicuri il coordinamento delle azioni e determini i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro connesso adempimento”. Tale strumento assume carattere di assoluta novità nel panorama della normativa regionale sul governo del territorio. In particolare, grazie alla procedura di attuazione, che avviene mediante la conclusione di un accordo di programma, esso risponde all’esigenza di intervenire in tempi relativamente brevi su ambiti determinati, secondo una programmazione strategica del territorio, e soprattutto prima che eventuali fenomeni di sviluppo di fatto precludano scelte essenziali di rilievo. L’opportunità di predisporre un Progetto strategico sul tema “Le Ville di Andrea Palladio” ha così trovato subito un proprio spazio all’interno del percorso progettuale avviato con l’aggiornamento del Piano Territo- E T O riale Regionale di Coordinamento. Nel luglio del 2006 la Giunta regionale ha predisposto una specifica azione, avviando il Progetto strategico “Le ville di Andrea Palladio”, con l’obiettivo di definire misure di salvaguardia dell’intorno di ciascuna singola villa palladiana, di ‘ricomporre’ la relativa immagine ambientale, in quanto parte significativa dell’identità culturale veneta, e di rivedere la pianificazione urbanistica vigente. A tal fine è stato studiato un percorso di lavoro suddiviso in due fasi: una prima fase di tipo analiticoconoscitivo, e una successiva, a carattere più propriamente progettuale-operativo. Per quanto riguarda la prima parte dei lavori, si è ritenuto di adottare un approccio fondato sull’integrazione di due livelli conoscitivi: lo studio dello stato di fatto degli ambiti interessati e l’approfondimento della normativa vigente. I lavori sono iniziati con l’analisi ricognitiva, effettuata su mappe e planimetrie, di tipo storico e urbanistico, finalizzata a evidenziare l’inquadramento territoriale, la struttura fisica del territorio, le destinazioni e i vincoli urbanistici presenti, cui è stata affiancata un’analisi documentale storico-architettonica, sia sui manufatti, sia sull’armatura ambientale del contesto figurativo. Il secondo livello di approfondimento riguarda la verifica dei vincoli normativi, ovvero vincoli afferenti la tutela monumentale diretta (vincolo ex art. 1 della legge 1089/1939, art. 10-13 del D.Lgs. 42/2004), la tutela indiretta sul contesto di pertinenza dell’edificio (vincolo ex art. 21 legge 1089/1939, art. 45 del D.Lgs. 42/2004), la tutela paesaggistica (vincolo ex legge 1497/1939, art. 136 del D.Lgs. 42/2004), oltre a eventuali prescrizioni e vincoli derivanti dai piani regolatori comunali e/o piani territoriali di area vasta. Questa prima fase, attualmente in corso d’opera, produrrà una descrizione del contesto fisico in cui ogni singola villa è inserita, e delle modifiche prodotte nel V E N tempo dalle relazioni economiche e sociali, a documentazione dell’eventuale esistenza di misure di tutela già efficaci. La fase più propriamente progettuale si fonderà sulla lettura integrata dei dati emersi dagli approfondimenti sopraccitati. In particolare, muovendo dalle stesse direttive emanate dall’UNESCO, relativamente alle cosiddette ‘zone tampone’, ci si ripropone di applicare le prescrizioni e sviluppare anche oltre il concetto, definendo un’area di rispetto intorno a ciascuna singola villa del Palladio, e prevedendo l’aggiornamento della disciplina o della programmazione urbanistica vigente, laddove si riveli carente delle attuali sensibilità culturali e disciplinari. Ciascuno di questi ambiti, che dovranno essere sgombri da elementi di degrado, ma anche potenziati nelle loro valenze di pregio ambientale, sono da intendere come ‘zone cuscinetto’ (buffer zone), contigue alla propria eccellenza architettonica, e aventi esten- E T 65 O sione sufficiente da svolgere funzione di valorizzazione paesaggistica e di protezione dalla pressione antropica. Attualmente sono allo studio le definizioni delle varie buffer zone, che saranno essere approvate con il coinvolgimento degli enti locali interessati. Non vi è chi non veda come l’attenzione per il paesaggio e la sua riqualificazione risulti elemento strategico ai fini della politica di valorizzazione di un patrimonio culturale di entità pari a quello delle ville venete. Non solo: progetti di questo tipo, che permettono di creare una banca dati contenente informazioni derivate dall’analisi del contesto economico e territoriale in cui ogni singola villa è inserita, dalle ricognizioni sugli strumenti urbanistici, dalla catalogazione delle ville in relazione al proprio valore artistico e culturale, possono costituire un valido modello di riferimento, sia per la sperimentazione della stessa metodologia adottata, sia per la programmazione di interventi analoghi o paralleli nelle attività future. Villa Badoer, Fratta Polesine 66 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it CRONACA DI UN PROGETTO EUROPEO LA CULTURA UNISCE CIÒ CHE IL MARE DIVIDE di SEBASTIANO CARIANI e MONIA BARCA Ufficio Politiche Comunitarie della Provincia di Ferrara er parlare del Progetto S.U.A., prima rete adriatica dei Siti Unesco, si dovrebbe partire dalle sue origini, ma in questa sede si preferirà principiare dalle ultime attività. Lo scorso novembre, infatti, il Progetto ha ottenuto un prezioso riconoscimento in un concorso promosso dal Comitato delle Regioni a Bruxelles. I premi, mirati a dare luce ai migliori e più innovativi progetti regionali in Europa, hanno visto la candidatura di più di 150 progetti. Il Progetto Siti Unesco Adriatici, con capofila la Provincia di Ferrara, si è aggiudicato la medaglia di argento nella categoria per i migliori progetti culturali in Europa. Un risultato tanto inatteso quanto meritato per un progetto ambizioso negli obiettivi sin dal principio; obiettivo del S.U.A. era, infatti, la creazione di una rete culturale tra Siti Unesco affacciati sull’Adriatico, finanziata dal Programma europeo INTERREG IIIA Adriatico. Capofilato dalla Provincia di Ferrara, al progetto hanno preso parte il Comune di Ferrara, il Museo d’Arte di Ravenna, le Facoltà di conservazione dei beni culturali e di lettere e filosofia dell’Università di Bologna, l’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna. Tra i partner balcanici i Comuni di Sarajevo e di Parenzo, l’Università di Sarajevo, il Comune di Dubrovnik, l’Istituto regionale per la protezione del patrimonio di Kotor, il Congresso serbo per la protezione del patrimonio, il Ministero della Cultura albanese e la Sovrintendenza per la tutela dei beni culturali di Parenzo. Tra gli obiettivi, la messa in rete dei Siti, e la loro promozione congiunta; il trasferimento di tecniche innovative di recupero, restauro, conservazione e documentazione; l’individuazione di forme innovative, economicamente sostenibili e redditizie di gestione e valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale nei diversi territori attraverso Sarajevo Kotor 68 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it l’elaborazione di Piani di Gestione. Grazie a questo percorso, il sito di Kotor ha presentato in occasione del meeting finale di progetto il suo Piano di Gestione. Nello scorso mese di maggio 2007, presso il Castello Estense della Mesola, sì è così tenuto il momento conclusivo ufficiale del Progetto S.U.A., con la partecipazione di tutti i rappresentanti delle Istituzioni coinvolte e delle istituzioni regionali e ministeriali italiane e balcaniche. Grazie al progetto sono inoltre stati realizzati tre interventi pilota legati allo studio, al recupero, al restauro ed alla valorizzazione di beni monumentali: nella fattispecie, il recupero dell’abside della Cattedrale di Ferrara (vedi box), la ricostruzione della Via Coperta e dell’Appartamento della Pazienza nel Castello Estense, ed infine la creazione di Dubrovnik un Centro di Documentazione sul Mosaico, realizzato presso le sale del Museo d’Arte della Città di Ravenna. In aggiunta, si è deciso di realizzare due interventi di training per i tecnici balcanici dei partner progettuali sulla gestione e management dei siti e dei beni culturali: la Facoltà di Economia dell’Università di Ferrara ha pertanto curato due settimane di corsi formativi legati alle discipline parte del Master in Management e gestione economica dei beni culturali dell’Ateneo ferrarese. Il Castello di Mesola unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale 69 Il più rilevante risultato raggiunto dal progetto, fruibile da un più vasto pubblico e mirato alla diffusione della conoscenza dei Siti Unesco che si affacciano sull’Adriatico, è il sito web www.suaweb.org. Il Portale, oltre a rappresentare le diverse emergenze, consente la costruzione di percorsi che evidenziano i legami storico-artistici e le caratteristiche condivise dei diversi siti Unesco, suggerendo anche itinerari turistici inediti. E’ in versione multilingue (italiano, inglese, serbo, croato, bosniaco, albanese) e oltre a descrivere il progetto e le sue attività, cataloga e illustra i vari siti Unesco coinvolti nel progetto. La caMosaico a Kotor talogazione consente di esplorare le ricchezze del patrimonio Unesco per stili artistici (greco, romano, prima epoca cristiana, bizantino, islamico, pre-romanico, gotico, rinascimentale, manierista e barocco, rococò, neoclassico, romantico, modernista); per percorsi tipologici (monumenti, siti naturali, gruppi di edifici, siti opera dell’uomo misti uomo-natura e archeologici) e per luoghi (Ferrara, Ravenna, Padova, Venezia, Alberobello, Urbino, Aquileia, Castel del Monte, Butrint, Gjrokastra, Mostar, Spalato, Dubrovnik, Trogir, Parenzo, Plitvice, Sibenik, Decani, Studenica, Sopocani, Stari Ras, Kotor e Durmitor). Infine, oltre al Portale, si è realizzata una mostra sui Siti Unesco Adriatici, che da’ testimonianza di questo patrimonio condiviso, illustrando attraverso 60 pannelli multilingue i vari Siti. Trattandosi di una mostra itinerante, essa è disponibile a richiesta. L’obiettivo è, infatti, quello di renderne fruibili i contenuti dalla più vasta platea possibile. Parenzo 70 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale FERRARA, RICONSEGNATA ALLA CITTÀ L’AREA ATTORNO ALL’ABSIDE DEL DUOMO, DISTRUTTA DAI BOMBARDAMENTI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE “IL MURO DELLA MEMORIA” di ANGELA GHIGLIONE Servizio infrastrutture del Comune di Ferrara ell’ambito del proget to europeo SUA il Comune di Ferrara ha proposto e curato il proget to pilota per ii recupero dell’area at torno all’abside del Duomo. L’area era stata ogget to di pesanti bombardamenti negli ultimi mesi della II guerra mondiale. Insieme a molte vit time civili erano andati distrut ti i luoghi della vita quotidiana della Cat tedrale, la Sagrestia e il Coret to d’inverno e un denso e secolare insediamento edilizio cresciuto at torno all’area absidale. Dopo il completamento delle opere che hanno por tato negli anni Dopo i bombardamenti passati alla costruzione della nuova sagrestia e alla ridefinizione del fronte su via degli Adelardi, mancava ancora un accordo sulla soluzione del vuoto tra l’abside, il campanile e le bot teghe. Il proget to conclusivo, che ha avuto il contributo dei tecnici del Comune di Ferrara e della Soprintendenza per i Beni architet tonici e paesaggistici di Ravenna, integrando quanto già redat to dell’arch. Carlo Bassi, esprime la volontà di dare forma all’accesso sud della Cat tedrale mantenendo il più possibile visibile l’immagine dell’Abside, proponendo un intervento che dia Prima della guerra La Madonna del Corridoio segue della piazza centrale fino all’area absidale. La parete di fondo verso ovest è diventata il “muro della memoria”, una superficie trattata in modo plastico per raccontare e ricordare la storia del luogo, un segno che dia senso alla storia della città ferita. La realizzazione di quest’idea è stata possibile anche grazie al lavoro del Maestro Maurizio Bonora che, interpretando le intuizioni dei progettisti, ha dato forma artistica alla materia della parete. Nella parete così voluta è stata alloggiata la statua della Madonna del Corridoio, un calco dell’originale che in questo luogo era presente prima della distruzione bellica, e una lapide a ricordo di tut ti i caduti civili della cit tà durante la seconda guerra mondiale. 71 notizia dei fat ti accaduti, capace di consegnare alla memoria gli eventi che hanno provocato l’attuale connotazione dei luoghi lasciandone percepire la “ ferita”. E’ stato realizzato un percorso d’ingresso unico e privo di barriere architettoniche, un ampio piano inclinato capace di raccordare in un continuum spaziale le diverse quote esistenti. La scelta dei materiali ha voluto riproporre le suggestioni cromatiche dei paramenti murari della cattedrale e la tipologia delle preesistenze. Di concerto con il Capitolo della Cattedrale si è scelto di lasciare l’intera area aperta al pubblico, senza evidenziarne i limiti di proprietà in modo da ottenere una sorta di percorso fluido che pro- Al termine del restauro 72 M unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it O D E N A M O D E N 73 A MODENA FESTEGGIA DIECI ANNI DI UNESCO E DÀ IL VIA AL RESTAURO DELLA TORRE CIVICA LA TRANSAVANGUARDIA AVVOLGE LA GHIRLANDINA di ROSSELLA CADIGNANI odena ha festeggiato lo scorso dicembre il decimo anniversario Unesco sottoscrivendo il Piano di Gestione da attuare nel prossimo biennio. Il sito comprende il Duomo, la Torre civica e la Piazza Grande. Il Comune è proprietario della Torre detta “Ghirlandina” e della Piazza ed il Capitolo Metropolitano è proprietario del Duomo. Questi Enti, assieme alla Provincia ed alle Soprintendenze territorialmente competenti, hanno stabilito un programma di interventi per la tutela e la promozione dell’intero sito. Obiettivi del Piano sono: • la tutela del sito, con l’aggiornamento dei vecchi decreti di vincolo; • lo sviluppo della conoscenza, attraverso la costruzione di una banca dati informatizzata; • la conservazione attraverso l’attuazione degli interventi di restauro; • la valorizzazione e fruizione con la promozione di progetti educativi e l’elaborazione di un regolamento per l’uso e gestione degli eventi. Il programma attuativo di questi quattro punti è definito da un piano finanziario degli interventi previsti nel biennio e definiti sulla base degli impegni proposti degli Enti. Da sottolineare l’importanza, per lo sviluppo della conoscenza, della catalogazione in archivio informatico delle documentazioni raccolte. Tutto il materiale archivistico ritrovato e tutte le analisi fin qui eseguite sui due monumenti saranno archiviate all’interno del programma SICaR, un sistema integrato per la catalogazione del restauro, un GIS web-based già predisposto per la gestione dei cantieri di restauro. Questo strumento sarà utile al Comitato di gestione anche per monitorare l’andamento dei restauri e dal prossimo anno sarà visibile al pubblico. Gli interventi più significativi per la conservazione sono senza dubbio i restauri dei due monumenti, necessari per fermare in primo luogo il degrado del materiale lapideo di rivestimento e per tenere sotto controllo le lesioni. Nel 2005 un grosso frammento cadde dal frontone del Duomo e nel 2006 si staccò parte di una colonnina della balaustra posta a sessanta metri sulla Ghirlandina. Iniziarono subito gli interventi di messa in sicurezza e i primi interventi di restauro al Duomo. 74 M unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it O D Ora partono quelli sulla Torre civica, grazie al contributo sostanziale della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ad un finanziamento della Regione Emilia Romagna e di singoli privati. Sono in corso una serie di campagne conoscitive per valutare lo stato di conservazione delle lastre in pietra di rivestimento e sono state avviate le prime indagini per quantificarne con precisione i movimenti e i cedimenti del terreno per determinare le cause dell’inclinazione della Torre e l’interazione con il Duomo. E’ stata condotta un’indagine storico–archivistica dell’evoluzione costruttiva e dei restauri della torre finalizzata allo studio sistematico della documentazione archivistica, delle fonti e della bibliografia relative all’edificio, finora meno studiato rispetto al Duomo. La Ghirlandina è il simbolo della città, a cui i cittadini modenesi sono par ticolarmente legati. L’Amministrazione comunale, per affrontare il restauro in modo completo ed interdisciplinare, ha istituito un Comitato Scientifico con il compito di Immagine termografica E N A proporre le linee di intervento, orientare le scelte attuative e valutare i risultati scientifici dei lavori, dare il proprio apporto per la definizione ed il completamento delle indagini preliminari. E’ composto, oltre che dai rappresentanti del Comune, da esperti delle varie discipline individuati per le loro professionalità (in particolare, statica, geotecnica, geologia, restauro), dai rappresentanti delle Soprintendenze ai Beni Architettonici ed Archeologici, dal coordinatore del Comitato di pilotaggio del Sito. Gli esperti sono stati individuati nell’ambito universitario e sono state attivate diverse convenzioni per condurre le analisi di approfondimento. Il Dipartimento di Scienze della Terra L’Università di Modena e Reggio E. ha eseguito la mappatura del paramento lapideo con catalogazione del degrado, che ha contribuito alla datazione delle fasi costruttive e dei restauri, ha permesso di comprendere le modalità di riuso del materiale lapideo, in gran parte proveniente dalla spoliazione di monumenti romani. Il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Civile della stessa Università ha eseguito il rilievo e il monitoraggio dei movimenti verticali del suolo della zona circostante i due monumenti, evidenziando una, seppur minima, attività di cedimento. Ha inoltre eseguito il rilievo laser scanner della torre e la termografia delle superfici. Quest’ultima sovrapposta alla mappatura del materiale e del degrado fornirà un quadro dettagliato dello stato di conservazione del materiale del rivestimento. Il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Parma M O D ha elaborato il rilievo metrico e fotogrammetrico ed ha condotto una prima indagine statica. Il Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica del Politecnico di Torino sta eseguendo la caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione della torre. Durante l’esecuzione dei carotaggi, avvenuta sotto la supervisione dell’archeologo della Soprintendenza, è stato possibile identificare in corrispondenza delle fondazioni della torre il livello della via Emilia in epoca romana e la sua stratificazione in tre livelli successivi. I risultati degli studi condotti, che si preannunciano estremamente interessanti, saranno presentati il 16 maggio nell’ambito del convegno specifico che si terrà in città. L’insieme delle indagini svolte ha consentito di completare il quadro storico della prima fase costruttiva, non documentabile diversamente per la perdita dei più antichi documenti. Con un notevole bagaglio di conoscenze ci si avvia al restauro della torre. Si intende ora procedere sia con tecniche tradizionali, sia con modalità di tipo sperimentale, testando prodotti per il consolidamento e la protezione che siano a basso impatto, anche ambientale, cercando di evitare l’uso di tecniche troppo invasive. La torre presenta un esteso uso di resine, largamente impiegate nel ’70 per risarcire le parti decorate e stuccare le lastre, che a trent’anni di distanza mostrano tutti i loro limiti. Ogni restauro risente infatti delle conoscenze e delle tecniche proprie del periodo in cui è stato eseguito. Il restauro da eseguire sarà E N 75 A Scansione laser complesso, in quanto si tratterà di restaurare “un restauro”. Nello scorso mese di gennaio è stato completato il montaggio del ponteggio per l’intera altezza della torre ed è stato ricoperto da un telo decorato dall’artista Mimmo Paladino. L’opera temporanea è di grandi dimensioni, circa 4.000 metri quadri, in PVC microforato a vivaci colori su fondo bianco. La scelta ha fatto molto discutere in città, ma è sicuramente da vedere. Ora ci si concentra sul restauro, completando gli studi e testando i prodotti, per iniziare ad avanzata primavera gli interventi di restauro veri e propri. La durata del cantiere sarà di due anni e per coinvolgere maggiormente la cittadinanza saranno riprese le fasi principali di lavorazione e saranno trasmesse in un video posto sulla recinzione del cantiere. Da marzo ad aprile, prima dell’inizio dei lavori, sarà possibile salire sul ponteggio per vedere da vicino le bellissime decorazioni delle cornici: un’occasione da non perdere. 76 unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it 77 L’ A P P R O F O N D I M E N T O LA CLASSIFICA DELLE ESPOSIZIONI TEMPORANEE PIÙ VISITATE NEL 2007 AGLI ITALIANI PIACCIONO LE MOSTRE di FAUSTO NATALI a classifica delle dieci mostre più visitate in Italia nel 2007, pur con le dovute precauzioni che ogni graduatoria meramente quantitativa comporta, offre molti spunti di riflessione. Innanzitutto, i quasi due milioni e mezzo di biglietti staccati rappresentano per il sistema museale un risultato sensibilmente inferiore rispetto alle attese, se paragonato a quello ottenuto nel 2006 (quasi tre milioni di visitatori). Va detto, ad onor del vero, che probabilmente la flessione non va ascritta ad una generale disaffezione per le mostre d’arte, anzi, il settore registra un interesse sempre maggiore (il boom delle fiere d’arte moderna e contemporanea ne è un ulteriore dimostrazione), ma, piuttosto, al successo delle cosiddette mostre di “seconda fascia” (tutte le prime trenta superano i 100 mila visitatori, mentre nel 2006 questa soglia si fermava alla 24a posizione). I centri con minori capacità di spesa e di promozione stanno, infatti, cercando di migliorare la propria offerta e i risultati cominciano a vedersi, a scapito, ovviamente, delle città di maggior tradizione espositiva. Emblematico è il caso di Brescia che, pur collocandosi anche quest’anno al primo posto con “Turner e gli impressionisti” (352 mila visitatori, oltre duemila al giorno di media), non conferma il brillante risultato del 2006, quando con “Gauguin/Van Gogh” aveva fatto registrare ben 540 mila spettatori. Dalla classifica esce Mantova, che non riesce a ripetere il successo del Mantegna e che con “Fontana scultore”, una scelta di nicchia, si piazza oltre la sessantesima posizione. MOSTRA Città 1. Turner e gli impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa * Brescia Visitatori 352.415 2. 52ma Biennale d’arte. Pensa con i sensi. Senti con la mente. L’arte al presente Venezia 319.332 296.580 3. Cina. Nascita di un impero Roma 4. Cézanne a Firenze. Due collezionisti e la mostra dell’Impressionismo nel 1910 Firenze 260.858 5. Mondrian Brescia 228.612 6. Chagall delle meraviglie Roma 218.984 7. Matisse e Bonnard. Viva la pittura! Roma 200.659 8. Ambre. Trasparenze dall’antico Napoli 195.574 9. Paul Gauguin artista di mito e sogno Roma 177.364 10. Il Simbolismo. Da Moreau a Gauguin a Klimt Ferrara 160.529 * biglietto distinto o cumulativo con “Mondrian” sempre al Museo di Santa Giulia (dati www.repubblica.it) Un’installazione alla Biennale di Venezia Ad entrare (o rientrare, in certi casi) sono, invece, Venezia (la Biennale ha fatto segnare uno degli afflussi maggiori nella sua centenaria storia), Firenze (una bellissima ed innovativa mostra su Cézanne in occasione del centenario della morte) e Ferrara che fa il pieno con il Simbolismo (1745 visitatori al giorno di media). Roma, ancora una volta recita la parte del leone piazzando nella top ten ben quattro importanti mostre (Cina, Chagall, Matisse e Gauguin), per complessivi 900 mila visitatori (un milione e 251 mila l’anno precedente con cinque mostre in classifica). Da segnalare l’ottimo risultato dell’affascinante mostra “Ambre. Trasparenze dall’Antico” al Museo archeologico di Napoli, unica città del sud presente fra le prime quaranta. Per quanto riguarda la tipologia, è interessante sottolineare la netta prevalenza in questa classifica dell’arte moderna. Se si eccettua, infatti, la Biennale di Venezia, la Cina alle Scuderie del Quirinale e le “ambre” di Napoli, tutte le altre temporanee sono dedicate all’arte moderna (con un marcato accento francese). Nel 2008 tutte le concorrenti si presentano ai nastri di partenza con esposizioni in grado di calamitare l’attenzione del mondo culturale internazionale. Roma, anche in questo caso, avrà un ruolo da assoluta protagonista: il Cinquecento alla Galleria Borghese, l’Ottocento alle Scuderie del Quirinale, il “Mito della velocità nel Novecento” al Palazzo delle Esposizioni (dove in questi mesi ha furoreggiato Rothko) e “Roma e l’Egitto dalla storia al mito” a Castel Sant’Angelo. Ma anche le altre città sembrano avere tutte le carte in regola per lasciare il segno: Venezia con “Coming of age. L’arte americana fra il 1850 e il 1950” al Guggenheim e “L’ultimo Tiziano” alla Galleria dell’Accademia, Milano con la retrospettiva su Francis Bacon, Vicenza con il Palladio, Verona con la “Pittura italiana del Museo Pushkin”, Perugia con il Pinturicchio, Ferrara con la grande antologica di Mirò, la retrospettiva su Turner e la mostra dedicata al “Garofalo e il Cinquecento ferrarese” (che segnerà il debutto ufficiale dell’attività espositiva di Ermitage Italia). Grandi nomi e grandi mostre, nelle quali rivaleggiano quantità e qualità, per un menu ricco e raffinato, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. 78 B R E V I * Notizie dall’Italia e dal mondo IL 2009 SARà L’ANNO DELLE STELLE L ’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che il 2009 sarà l’Anno Internazionale dell’Astronomia. Un appuntamento fortemente voluto dall’Italia per celebrare nel modo migliore il quadricentenario di una data importante per la storia della cultura: il 1609, l’anno in cui per la prima volta un cannocchiale fu puntato verso il cielo e agli occhi di Galileo si rivelarono i crateri della Luna, le fasi di Venere, i satelliti di Giove e la Via Lattea. Il coordinamento è stato affidato all’UNESCO, con il supporto dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) e dell’European Southern Observatory (ESO). Con l’International Year of Astronomy - (www.astronomy2009.org) – l’ONU si prefigge, attraverso una rinnovata consuetudine con il cielo, di incoraggiare tutto il mondo a riscoprire il proprio ruolo nell’universo. Il motto dell’IYA2009 sarà “L’Universo, a te scoprirlo”. iL MARCHIO “lOUVRE” IN VENDITA L unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it e indiscrezioni sulla possibile vendita dei diritti di utilizzo del marchio “Louvre” sta animando il dibattito d’Oltralpe. Si parla di Abu Dhabi come possibile acquirente per una cifra che si aggirerebbe attorno ai 500 milioni di euro. Un’operazione che includerebbe anche l’apertura di un centro culturale nel Golfo Persico e il trasferimento, seppure in prestito oneroso, di alcune centinaia di opere d’arte. La notizia arriva dopo la sigla da parte del museo parigino di una altro accordo con l’High Museum di Atlanta per il prestito di svariati pezzi della propria collezione. Alte si sono levate le grida di protesta di alcuni dei più importanti esponenti della cultura francese. L’ex direttrice dei Musées de France, Francoise Cachin, ha promosso una petizione, alla quale hanno aderito sovrintendenti di musei, storici dell’arte e archeologi, per “mantenere l’integrità delle collezioni dei musei francesi”. L’ex ministro della Cultura, Jack Lang, difende invece l’operazione sostenendo che le opere d’arte non devono essere fruite solo da una ristretta cerchia di privilegiati. 14 fotografi per 41 siti È stata presentata nel febbraio scorso alla Biblioteca Nazionale di Roma la mostra UNESCOITALIA, una bellissima esposizione di 120 immagini di 14 fra i migliori fotografi italiani contemporanei, da anni impegnati con i loro obiettivi nella ricerca delle anime e delle identità di monumenti e paesaggi nostrani. Oliviero Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Giuseppina Caltagirone, Luca Campigotto, Dario Coletti, William Guerrieri, Vittore Fossati, Mimmo Jodice, Giuseppe Leone, Marc Lesimple, Raffaela Mariniello, Luciano Romano e Ferdinando Scianna sono gli artisti chiamati dall’Ufficio Lista del Patrimonio Culturale dell’Unesco del MIBAC e dalla Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del MAE ad approfondire ed esaltare il significato visivoculturale di un patrimonio unico al mondo. L’esposizione, attraverso la rete diplomatica e culturale degli Istituti Italiani di Cultura, si sposterà in tutta Europa e concluderà il proprio percorso a dicembre in Lituania Notizie dall’Italia e dal mondo * in occasione delle celebrazioni del 2009 per Vilnius Capitale Europea della Cultura. Venezia, dalle crociate alle crociere C on quasi un milione e mezzo di passeggeri sbarcati alla marittima di San Basilio, Venezia si conferma leader italiana nel settore croceristico. Rispetto al 2006 l’’incremento è stato di ben 11 punti percentuale e le stime per il 2008 annunciano un’ulteriore crescita del 10%. Risultati ottenuti grazie alla scelta di riqualificare le aree, di restaurare gli edifici e di migliorare i collegamenti. L’area della Marittima, dove si localizza tutto il traffico passeggeri, si estende per 53 ettari e dispone di 3850 metri di banchine e di cinque specifiche stazioni passeggeri. Il mercato croceristico sta vivendo una fase di forte ascesa (oltre sette milioni il movimento passeggeri complessivo nei porti italiani) dovuta principalmente ad una accentuata destagionalizzazione e alla tendenza ad utilizzare navi di dimensioni sempre maggiori. wELCOME TO CANADA S arà Québec City ad ospitare, dal 2 al 10 luglio 2008, la 32ma sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale. L’importante organismo Unesco, composto dai rappresentanti di Australia, Bahrain, Barbados, Brasile, Canada, Cina, Cuba, Egitto, Israele, Giordania, Kenya, Madagascar, Mauritius, Marocco, Nigeria, Perù, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Tunisia, Stati Uniti, si riunirà al Centro Congressi del quartiere storico di Old Québec per esaminare le nuove candidature, verificare lo stato 79 B R E V I di conservazione dei siti già iscritti, decidere eventuali provvedimenti di cancellazione ed analizzare le richieste di assistenza internazionale da parte del Fondo del patrimonio mondiale. la candidatura seriale “Italia longobardorum” L’ Italia propone all’Unesco di inserire nella prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale i centri di potere e di culto dell’Italia longobarda, sette gioielli dell’arte e dell’architettura. Un unico sito che raccoglie le maggiori testimonianze della cultura longobarda nel suo momento di massima capacità espressiva, prima della caduta dei territori del centro e nord Italia ad opera dei Franchi di Carlo Magno. Il progetto coinvolge cinque Regioni, sei Province, otto amministrazioni comunali, un Ente parco, due Comunità Montane, tre enti ecclesiastici, due fondazioni pubblico-private, due Centri di studi e ben diciannove fra Direzioni Regionali del Ministero e Soprintendenze. Il sito seriale comprende: il Tempietto longobardo a Cividale del Friuli (UD), con i resti del Palazzo Patriarcale e con il Museo Archeologico Nazionale, il complesso monastico S. Salvatore e S. Giulia a Brescia, il castrum di Castelseprio (VA), con la chiesa di S. Maria foris portas, il Tempietto del Clitunno, a Campello (PG), la Basilica di S. Salvatore a Spoleto (PG), la chiesa di S. Sofia, con il chiostro e il Museo del Sannio a Benevento e il Santuario micaelico di Monte Sant’Angelo (FG). 80 B R E V I * Notizie dall’Italia e dal mondo WORLD HERITAGE MAP 2007-2008 A nche quest’anno è possibile richiedere gratuitamente, compilando l’apposita scheda sul sito web dell’Unesco (www.unesco.org), la bellissima mappa cartacea dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità. La pubblicazione, realizzata in tre lingue (inglese, francese e spagnolo) con la collaborazione di National Geographic e Hewlett Packard, elenca e localizza su una grande mappa del globo terrestre (cm 78x50) gli 851 beni culturali e paesaggistici protetti dalla Convenzione dell’Unesco. Le Corbusier nel patrimonio MONDIALE DELL’Unesco? L unesco • associazione città e siti italiani patrimonio mondiale anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it e opere di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, meglio noto come Le Corbusier, potrebbero entrare a far parte del Patrimonio mondiale dell’UNESCO quali capolavori dell’architettura moderna. È stato firmato a fine gennaio a Parigi, alla presenza dei rappresentanti di sette Paesi (Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Argentina, India, Giappone) e della Fondazione Le Corbusier, il dossier di candidatura intitolato “L’Oeuvre architecturale et urbaine de Le Corbusier”. Ventitrè le opere dell’architetto incluse nel dossier: dalla Villa Curutchet a Buenos Aires all’Unità di Abitazione a Marsiglia, dalla Weissenhofsiedlung di Stoccarda al Chandigarh in India, dal Musée National des Beaux-Arts de l’Occident in Giappone alla Villa Blanche in Svizzera. Con la candidatura di Le Corbusier, per la prima volta un dossier Unesco si occupa dell’opera internazionale di un architetto del ventesimo secolo. LA Giornata mondiale della libertà di stampa L’ accesso a informazioni eque e imparziali, la disponibilità di più fonti e la possibilità di utilizzare gli strumenti necessari alla comunicazione per poter attivamente partecipare alla vita della comunità sono i temi al centro della “Giornata mondiale della libertà di stampa” che si celebrerà il prossimo 3 maggio. L’Unesco, promotrice di questa iniziativa, assegnerà anche quest’anno il prestigioso Premio Guillermo Cano ad un giornalista, ad una organizzazione o ad una istituzione che si sia particolarmente distinta nell’opera di difesa e di promozione della libertà di espressione in qualunque parte del mondo. Nel 2007 il premio è stato assegnato postumo alla reporter russa Anna Politkovskaja. Il Barbaresco e i suoi vitigni candidati all’Unesco L e colline piemontesi si candidano ad entrare nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Dopo i Sacri Monti e il circuito delle Regge Sabaude, ora anche i territori noti per la loro produzione vinicola come Barbaresco, Canelli, Costigliole d’Asti e Casale Monferrato ambiscono a fregiarsi della tutela dell’Unesco. Le caratteristiche della zona geografica costituita da Astigiano, Langhe, Monferrato e Roero sono state valutate idonee alla candidatura dal gruppo di lavoro interministeriale permanente per il Patrimonio Mondiale Notizie dall’Italia e dal mondo * dell’Unesco già nel 2006. Nel febbraio scorso il Ministero, la Regione e le Provincia di Alessandria, Asti e Cuneo hanno firmato l’intesa per la redazione del dossier di candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco del sito “Paesaggi vitivinicoli tipici del Piemonte”. Il Museo del Confetto A d Andria, nella storica sede dell’Azienda dolciaria Giovanni Mucci, è stato recentemente allestito il Museo del Confetto. Frutto di una sapiente ed appassionata ricerca, il museo raccoglie documenti, curiosità, utensili, attrezzature, stampi per la produzione di confetti, caramelle e cioccolato. Nel museo, unico nel meridione d’Italia, attraverso una accurata esposizione di materiali e antichi macchinari di un’archeologia industriale praticamente scomparsa, è possibile conoscere, con la storia dell’Azienda, la cura e la meticolosità nella lavorazione di queste delicate produzioni dolciarie. Info: 0883.591871 - www. museodelconfetto.it. NUOVO Allarme per le grotte di Lascaux G li straordinari dipinti neolitici di Lascaux, nella Francia sud-occidentale, rischiano di scomparire a causa delle muffe e le autori- 81 B R E V I tà francesi hanno deciso di chiudere l’accesso a quella che viene considerata la “Sistina della Preistoria”. L’impianto di aerazione, installato sette anni fa, non sta dando i risultati sperati e i tecnici sono già al lavoro per sostituirlo ed applicare un potente fungicida. Gli scienziati temono una recrudescenza del fenomeno, visto che dal 2001, data dell’ultimo intervento, il microclima delle grotte e della zona della Dorgogne, dove si trovano, è sensibilmente cambiato. Il surriscaldamento globale ha infatti innalzato la temperatura interna alterando il livello di umidità e favorendo l’invasione dei microrganismi. Foie gras e soufflé nel menu Unesco? È lo stesso presidente Nicolas Sarkozy a sponsorizzare l’inserimento della cucina francese nella Lista dell’Unesco. “Ho fatto in modo che la Francia sia il primo Paese a depositare nel 2009 una candidatura presso l’Unesco per permettere il riconoscimento del nostro patrimonio gastronomico come patrimonio mondiale” ha affermato il capo dello Stato transalpino. La proposta spagnola di includere la dieta mediterranea nel patrimonio immateriale deve aver fornito lo spunto ai cugini d’oltrepirenei per proporre la loro raffinata “nouvelle cousine”. Per inciso, in fatto di specialità alimentari riconosciute dall’Unione Europea, l’Italia batte la Francia 166 a 156. 82 anno quarto • numero due • apr/giu 2008 www.sitiunesco.it L’ASSOCIAZIONE CITTÀ E SITI ITALIANI PATRIMONIO MONDIALE UNESCO L’ Associazione delle città e dei siti italiani patrimonio mondiale dell’Unesco è nata nel 1997 da una felice intuizione di sette amministrazioni comunali convinte dell’utilità di costruire una collaborazione con altre città e con altri soggetti per migliorare la capacità progettuale delle proprie realtà territoriali. Oggi quella intuizione è diventata una necessità. La crescente competitività dei paesi emergenti, europei e non, impone infatti di sviluppare, con coerenza e determinazione, politiche di valorizzazione sulle quali convergano capacità, competenze e responsabilità a più livelli. Progetti ampi e condivisi che consentano di offrire proposte competitive in termini di qualità e di opportunità di crescita culturale. Il sodalizio, del quale fanno parte 49 soci fra Comuni, Province, Regioni, Comunità Montane ed Enti Parco, svolge una intensa attività di sostegno alle politiche di tutela e di promozione dei territori insigniti del prestigioso riconoscimento Unesco. Il presidente dell’associazione è Gaetano Sateriale - sindaco di Ferrara; vice presidenti i sindaci di Assisi, Claudio Ricci e di Tivoli, Marco Vincenzi . Il comitato direttivo è composto dai rappresentanti dei Comuni di Andria, Firenze, Siena Noto, Urbino, Verona e Vicenza. Presidenza e segreteria hanno sede presso il Comune di Ferrara in Piazza del Municipio n° 2. Tel. 0532 419969-902 Fax 0532 419909 E-mail: associazione.unesco@ comune.fe.it Sito web: www.sitiunesco.it. I soci: Comune di Alberobello, Comune di Amalfi, Comune di Andria, Comune di Aquileia, Comune di Assisi, Comune di Barumini, Comune di Capriate San Gervasio, Comune di Caserta, Comune di Cerveteri, Comune di Ercolano, Comune di Ferrara, Comune di Firenze, Comune di Lipari, Comune di Matera, Comune di Modena, Comune di Montalcino, Comune di Napoli, Comune di Noto, Comune di Padova, Comune di Palazzolo Acreide, Comune di Piazza Armerina, Comune di Pienza, Comune di Pisa, Comune di Porto Venere, Comune di Ravenna, Comune di Riomaggiore, Comune di Roma, Comune di San Gimignano, Comune di Siena, Comune di Siracusa, Comune di Sortino, Comune di Tarquinia, Comune di Tivoli, Comune di Torino, Comune di Torre Annunziata, Comune di Urbino, Comune di Venezia, Comune di Verona, Comune di Vicenza, Comunità Montana di Valle Camonica, Parco del Delta del Po, Ente Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, Provincia di Ferrara, Provincia di Pesaro e Urbino, Provincia di Roma, Provincia di Salerno, Regione Lazio, Regione Toscana e Regione Veneto.
Documenti analoghi
Superare la frammentazione dell`offerta turistico-culturale
in passato, ora mostra la corda ed evidenzia sempre più i limiti di un sistema turistico
che non ha saputo rinnovarsi e di un Paese che tarda a comprenderne il potenziale
di immagine e di sviluppo....