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Meditazioni filosofiche
C
SENZA ALCUN PERCHÉ.
UNA RIFLESSIONE CIRCOLARE SUL CONCETTO
DI COERENZA.
oerente o non coerente che sia, la meditazione1 (o provocazione, a
voi la scelta) che segue non porta ad alcuna conclusione, se non a
carattere puramente personale: continuo a non capire perché un ragionamento coerente sia preferibile a un ragionamento incoerente. Certo,
‹‹Una stupida coerenza è l’ossessione di piccole menti, adorata da piccoli uomini politici e filosofi e teologi. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente,
nulla a che fare. [...] Dite quello che pensate ora con parole dure, e dite domani quello che il domani penserà con parole altrettanto dure, per quanto ciò possa essere in
contraddizione con qualunque cosa abbiate detto oggi››.
mi si potrà dire, alcuni ragionamenti coerenti, soprattutto in logica (e
nelle sue applicazioni), hanno portato a risultati. Non lo nego. Ma lo
stesso può dirsi dei ragionamenti incoerenti oppure delle fallacie che
proliferano nel dibattito pubblico 2: non c’è nulla, di principio, che esclu-
Ralph Waldo Emerson, Fiducia in sé stessi, 1841
da il fatto che tali ragionamenti possano portare a risultati 3. Inoltre, anche se questi ultimi non portassero a risultati, ci si potrebbe sempre
«L’ultima cosa che mi preoccupa è di essere coerente con me stesso».
chiedere perché sia preferibile avere risultati piuttosto che non averne, e
così via allungando all’infinito la lista dei nostri perché. Forse sbaglio,
André Breton, Passi perduti, 1924.
ma qui fatico a trovare soluzioni.
Partiamo dunque dalla domanda iniziale: perché un ragionamento
coerente è preferibile a un ragionamento incoerente? Nel provare a rispondere a questa domanda sorge subito una prima complicazione: la
risposta, qualunque essa sia, deve o meno essere coerente? Sostenere,
infatti, che un ragionamento coerente sia preferibile a un ragionamento
incoerente, utilizzando come strumento un ragionamento coerente, potrebbe essere vista, per certi versi, come una petitio principii. D’altra parte,
l’utilizzo di un ragionamento incoerente, con le contraddizioni che ne
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deriverebbero, sarebbe accettabile se si fosse incorenti (o se non ci si
ponesse il problema), ma non porterebbe vantaggi ai difensori della coerenza se non assumendo che la mancanza di contraddizione sia preferibile alla sua presenza, ma ecco ancora la petitio principii. Che fare dunque?
L’esempio di una recente conversazione tra Lenore e Rick Vigorous
(personaggi di finzione apparsi su La scopa del sistema di David Foster
Wallace e rappresentativi rispettivamente di un’amica indecisa e di uno
odioso di cui ometto i nomi originali) non mi è stata di grande aiuto. In
quell’occasione Rick aveva etichettato Lenore come incorente in quanto
sostenitrice della tesi x durante la mattina, e della tesi non-x durante il
pomeriggio. Lenore, dal canto suo, si era difesa sostentendo di non essere incoerente, aggiungendo però che, comunque, non le importava affatto di essere coerente e nemmeno che gli altri lo fossero. Ora, aveva
effettivamente ragione Rick a considerare Lenore un’incoerente? O aveva ragione Lenore nel non considerarsi incoerente e alla quale, in fondo,
non importava della coerenza? Ho pensato che, in un certo senso, avesse ragione Rick nel sottolineare l’incoerenza di Lenore nel sostenere sia
x che non-x: o meglio, che il sistema costituito dalle tesi (supponendo,
per semplicità, che siano soltanto le tesi x e non-x) di Lenore durante
quell’intera giornata fosse di fatto incoerente. Tuttavia, in un certo senANTONIO CAVICCHIONI , S ENZA TITOLO
so, poteva anche aver ragione Lenore: si potrebbe sostenere, per esem-
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Meditazioni filosofiche
pio, che il sistema costituito dalle sue tesi durante la mattina sia di per sé
sempre chiedere perché sia preferibile avere risultati piuttosto che non
coerente, così come lo è il sistema costituito dalle sue tesi durante il
averne, e così via allungando all’infinito la lista dei nostri perché. Forse
pomeriggio. L’incoerenza apparirebbe soltanto incrociando i due siste-
sbaglio, ma qui fatico a trovare soluzioni.
mi, che andrebbero tuttavia considerati come due sistemi distinti. E-
Ripartiamo dunque dalla domanda iniziale: perché un ragionamento
stremizzando poi, potremmo sempre prendere sistemi costituiti da una
coerente è preferibile a un ragionamento incoerente?
singola tesi e sostenere che tale tesi sia semplicemente coerente con se
TIMOTHY TAMBASSI
stessa. Una complicazione, certamente, potrebbe sorgere se la tesi x (o
la tesi non-x) fosse di per sé incoerente. Non mi addentrerò tuttavia in
Per le definizioni dei termini utilizzati rimando a un qualsiasi dizionario. Ritengo che
la vaghezza, che in certi casi ne deriva, non intacchi il senso complessivo di questa
meditazione.
2 Per un’analisi degli errori di ragionamento e delle fallacie nel dibattito pubblico si vedano, per esempio, F. D’Agostini, Verità avvelenata. Buoni e cattivi argomenti nel dibattito
pubblico, Bollati Boringhieri, Torino 2010; P. Cantù, E qui casca l’asino. Errori di ragionamento nel dibattito pubblico, Bollati Boringhieri, Torino 2011.
3 Per esempio, potrebbero avere successo su un auditorio indipendentemente dalla loro validità.
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questo caso, sul quale, così come per altri suoi simili, è stato scritto tanto, non perché non interessante, ma perché non utile per le finalità di
questa meditazione. Infatti, della coerenza, a Lenore, come lei stessa ha
aggiunto, in fondo non importava. Ma come convincere Lenore che la
coerenza è invece importante? E più in generale: perché un ragionamento coerente è preferibile a un ragionamento incoerente.
Rieccoci al punto di partenza, senza una risposta per Lenore e nemmeno per me. Certo, si potrà dire, alcuni ragionamenti coerenti, soprattutto in logica (e nelle sue applicazioni), hanno portato a risultati. Non
lo nego. Ma lo stesso può dirsi dei ragionamenti incoerenti oppure delle
fallacie che proliferano nel dibattito pubblico: non c’è nulla, di principio,
che escluda il fatto che tali ragionamenti possano portare a risultati. Inoltre, anche se questi ultimi non portassero a risultati, ci si potrebbe
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