Gonnet._Educazione,_Formazione_e_Media
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Gonnet._Educazione,_Formazione_e_Media
Gonnet Jacques, Éducation et médias, Presses Universitaires de France, Parigi 1997; tr. it. Educazione, Formazione e Media, Armando Editore, Roma 2001; tr. di Cappello Gianna, pp. 125 Recensione di Diana Olivieri – 15 settembre 2007 Abstract Media education helps in developing skills and competences aiming to identify, describe, understand, and evaluate the daily messages of our media universe, which seeks to inform, distract, or sell something to us. Éducation et médias looks at the mediatic reality of our world. This very reality asks the scholastic system to integrate media education in educational curricula and programs of studies as a new scholastic subject, together with a renewed approach to informatics, professional formation, minorities’ needs, human rights respect, and cultural identities defence. How can we define education in the media? What topics and objects education with the media should worry about? Professor Jacques Gonnet explains us how the media occupy a determining place in the development of children, influencing their values and their vision of the world. La Media education aiuta nello sviluppo di abilità e competenze che mirano a identificare, descrivere, comprendere e valutare i messaggi quotidiani del nostro universo di media, che cerca di informarci, distrarci o venderci qualcosa. Éducation et medias guarda alla realtà mediatica del nostro mondo. Ed è proprio questa realtà che chiede al sistema scolastico di integrare l’educazione ai media nei curricoli educativi e nei programmi di studi come nuova materia scolastica, insieme ad un approccio rinnovato all’informatica, alla formazione professionale, ai bisogni delle minoranze, al rispetto dei diritti umani e alla difesa delle identità culturali. Come possiamo definire l’educazione ai media? Di quali argomenti e di quali scopi dovrebbe occuparsi l’educazione con i media? Il prof. Jacques Gonnet ci spiega in che modo i media occupano una posizione determinante nello sviluppo dei bambini, influenzando i loro valori e la loro visione del mondo. Recensione Il tema dell’interazione tra educazione e media, pur essendo entrato ormai a far parte della nostra quotidianità, genera ancora molte incomprensioni. Ci siamo mai domandati perché la questione provochi dibattiti tanto infuocati? Le spiegazioni possibili sono tante e Gonnet le esamina una ad una, con occhio critico e penna sapiente. Tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti in queste problematiche, sentono confusamente che la posta in gioco per il futuro è molto alta, perchè riguarda direttamente le scelte politiche della nostra società. Se riteniamo che media e scuola non debbano ignorarsi reciprocamente, ma piuttosto partecipare ad un “progetto comune di società” che riconosca il dovere della problematizzazione, del dibattito pubblico, dell’educazione all’informazione e alla verifica delle fonti, allora dobbiamo constatare la necessità di rendere tale collaborazione prioritaria, anche perché i giovani chiedono con sempre maggiore insistenza di partecipare al dibattito pubblico. Il reale ed effettivo apporto che l’educazione ai media può dare ai saperi è ancora tutto da dimostrare e convincere i molti scettici non è certo cosa facile… L’educazione ai media, lungi dall’essere un semplice esercizio artificiale o “esotico”, è anzitutto la misura della nostra libertà quotidiana, una chance che ci viene offerta 1 per contare di più e dare sostanza a quei diritti umani di cui è importante ritrovare il senso originale. Come scrive François Châtelet (1996): “Le persone hanno troppo spesso demandato alla classe politica la determinazione dei loro obiettivi (…). È tempo di riprendere il confronto collettivo affinché gli individui possano decidere in comune e personalmente i propri obiettivi. Ma questo non nasce dalla pura spontaneità. Ecco perché le persone devono essere educate”.1 Nell’ambito scolastico, i media hanno assunto oggi un’importanza tale da divenire quasi dei saperi di base: come imparano a leggere, a scrivere e a contare per avere accesso ad una vita autonoma, i ragazzi apprendono dai media e con i media in quanto fonti di sapere, ma anche di manipolazione. Non è possibile studiare seriamente i media senza tenere in considerazione la loro dimensione emotiva, l’immaginario che li circonda, le molte mitologie che hanno travolto la nostra epoca, elementi altamente perturbanti rispetto alle “discipline classiche”, ma che possono essere fonte di insospettata vitalità e di profondo rinnovamento, giacché obbligano i diversi membri della comunità educativa ad incontrarsi. Possiamo certamente scegliere di sottrarci, con incerta possibilità di successo, a questo o a quel particolare canale mediatico. Ma possiamo anche impegnarci nel tentativo di comprendere il mondo in cui viviamo, a partire da una lettura globale, moltiplicando i punti di vista, imparando a dubitare, a prendere le dovute distanze da ciò che crediamo di sapere, ammettendo di dover prima di tutto chiarire quale sia il nostro personale rapporto con i media. Più di quanto non si creda, nella scuola italiana esiste un senso di diffidenza, se non di aperta e manifesta opposizione, nei confronti dei media, retaggio di una posizione “apocalittica” dura a morire, secondo cui i media sarebbero responsabili del decadimento morale e culturale dell’epoca moderna e dei giovani in particolare, della crisi dell’istituzione scolastica e della funzione docente… Le carrellate di luoghi comuni sulla nocività dei mass media si sprecano come l’acqua che scroscia a litri dai nostri rubinetti: la TV rende passivi, Internet ha sostituito l’insegnante, il livello culturale degli studenti si è abbassato, oggi si scrive tanto al PC che non sappiamo più come si tiene una penna in mano, si stava meglio quando si stava peggio. E chi più ne ha, più ne metta. Nulla di nuovo all’orizzonte, in verità. Le paure suscitate a suo tempo dall’invenzione della scrittura sarebbero sufficienti a portarci alla relativizzazione dei discorsi catastrofici di quanti assimilano la civiltà dell’audiovisivo alla decadenza della cultura. I media come “capro espiatorio” di tutti i mali del mondo sono una costante della nostra società, così come lo è la fiducia indiscriminata nell’ultima tecnologia che risolverà, finalmente, tutti i nostri problemi… Gonnet dimostra ironia e razionalità nell’interrogarsi sull’effettivo ruolo dei media nell’educazione oggi: “Siamo poi così sicuri che queste opposizioni binarie rendano giustizia della realtà?”, si domanda l’autore. E io mi domando: arriveremo mai veramente ad avere le idee chiare sul presunto processo di decadenza della lingua e dei costumi causato dai media o sull’ultimo omicidio indotto (se non addirittura copiato, come spesso si dice) da un telefilm americano? Ciò che sappiamo con certezza è che i luoghi comuni tendono a moltiplicarsi a dismisura, facendosi eco reciprocamente e creando spirali infernali. In un’ottica di autonomia scolastica, Jacques Gonnet auspica la definitiva apertura di nuovi spazi per l’integrazione e l’istituzionalizzazione della Media education, dal momento che “l’attenzione culturale nei confronti dei media richiede di mettere in gioco flessibilità e trasversalità dei saperi” (Gonnet, 2001). Tra le pagine di Educazione, Formazione e Media emerge, in tutta la sua forza, l’impostazione europea, tipica della Media education e tanto lontana dalla Media literacy di stampo americano: per la prima, infatti, i media non dovrebbero 2 prevedere una programmazione, una strutturazione contenutistica ed un sistema di verifiche, come accade nelle altre discipline scolastiche. Del resto, quando si parla di “educazione ai media” si intende piuttosto il fatto di prestare “un’attenzione richiesta trasversalmente a tutte le discipline”. Ora, non risulta ben chiaro allora in cosa consista questa domandata “attenzione”, considerata l’estromissione della questione media dalle linee programmatiche dell’intervento scolastico; inoltre, al di là di un iniziale entusiasmo empirico, restano molti dubbi sulle possibilità di “naturalizzazione” di tutti i media come dimensioni del fare scuola, “come la penna, il libro e la voce umana”. Pur volendo ammettere la grande potenzialità dei nuovi strumenti a disposizione, un intervento educativo dovrà andare molto al di là del loro aspetto ludico, mirando ad investirli di contenuti importanti. Si sente spesso dire che la scuola deve dispensare conoscenze e non terapia: secondo Gonnet, è invece l’ora di promuovere un’idea nuova, quella che una scuola capace di partire dalla vita quotidiana possa permettere certe “terapie indirette” che non hanno bisogno di essere riconosciute come tali, ma che tuttavia rendono bambini e adolescenti in difficoltà più disponibili alla conoscenza stessa e all’esercizio dello spirito critico. Il senso stesso della scuola, alla luce dell’attuale confusione, è da ricostruire, così come da ricostruire e ristrutturare sono i saperi e le rappresentazioni del mondo in cui viviamo, i cui sconvolgimenti richiedono una costante capacità di adattamento, ri-adattamento e ri-ri-adattamento. L’autore esamina i programmi e le esperienze dove i media già si incrociano con l’approccio educativo, mettendo in luce sensibilità molto diverse, ma anche rivendicazioni comuni. Evitando posizioni estremistiche e caricaturali, vengono affrontate le logiche dei protagonisti coinvolti, di quelle istituzioni e di quei sistemi che generano immaginari collettivi di cui bisogna assolutamente tenere conto. Si tratta di un percorso, spiega Gonnet, che finisce col ricondurci al senso stesso della scuola e al concetto di sapere e di trasversalità dei saperi. Definire concetti come “media” e “educazione” resta quanto di più difficile si possa tentare di fare. Per una semplice associazione di idee, si tratta di termini che ci riportano alla mente una miriade di esperienze personali, di letture e riflessioni, toccandoci nel vivo dei nostri interessi. Non possiamo fare a meno di affrontare la questione, perché ci coinvolge tutti. Tutti siamo pronti a condividere con gli amici i ricordi, più o meno piacevoli, di quando eravamo studenti e ancora tutti siamo costantemente sottomessi al potere dei media e dei loro “messaggi promozionali”, alla loro presenza diffusa e continua, al loro funzionamento e malfunzionamento. Ecco che l’autore sfata un preconcetto piuttosto diffuso tra gli adulti: ammesso e non concesso che i giovani, in particolare i bambini, siano fragili davanti ai media, nulla vieta di invertire questa affermazione: e se fossero gli adulti i veri indifesi di fronte ai media? La riflessione sull’educazione ai media, in poche parole, si confonde con la riflessione sulla formazione permanente, auspicabile per ogni cittadino adulto. Due logiche all’apparenza inconciliabili, quella dei media di consumo e quella della scuola, oggi si vedono affidate il compito di trovare un punto di incontro. Ma se i primi trasmettono l’abnorme e l’effimero, e la seconda è un broadcasting della norma e dell’essenziale, come fare a far incontrare due fonti che partono da presupposti tanto diversi? Il sistema educativo si atteggia a mantenersi “in territorio neutrale”, i media assolutamente no: si schierano, prendono posizioni forti, sbraitano e urlano le loro informazioni. Imparare che un’immagine può essere manipolata, che una notizia può essere una semplice diceria e soprattutto che in democrazia vige la regola del pluralismo d’opinione non è cosa da poco. Come non è cosa da poco imparare a comprendere l’altro, ad ascoltarlo e a tollerarlo. 3 Se la scuola, come luogo di iniziazione ai valori sociali, si inscrive, grazie ai media, in una visione politica del mondo, la Media education si fa iniziatrice delle pratiche democratiche di una società che mette l’accento sulla pluralità dei punti di vista, attraverso la promozione di una cultura fondata su argomenti forti e rigorosi e sul reciproco arricchirsi tramite lo scambio d’opinione. Non sarebbe possibile realizzare, per esempio, un giornale sotto un regime dittatoriale, perché la libertà di pensiero non verrebbe tollerata. Preparare i giovani all’attualità non solo è una necessità, ma un dovere delle nostre società. In tal senso, educare ai media i cittadini del domani suona come una richiesta piuttosto banale. Talmente banale che diventa difficile trovare argomenti contrari di fronte all’evidenza che i media strutturano impietosamente le nostre esperienze e che, di conseguenza, è fondamentale offrire una formazione di qualità, giacché come sottolinea l’autore “niente è peggio di un’attualità mal controllata, niente è peggio del sensazionalismo suscitato dagli avvenimenti che occupano le prime pagine dei giornali”. L’informazione, del resto, è la chiave d’accesso al nostro legame col mondo. Quel passepartout che ci consente di partecipare ad un’avventura collettiva. Indice Introduzione all’edizione italiana Media Education: lo stato attuale e le prospettive future nella scuola dell’autonomia Introduzione Capitolo primo. Logiche e aspettative a confronto Capitolo secondo. I media e la relazione con il sapere Capitolo terzo. I programmi di educazione ai media Capitolo quarto. I contenuti. L’esempio francese Capitolo quinto. Approcci metodologici Capitolo sesto. Produrre i media? Capitolo settimo. Prospettive future Conclusione Autore Jacques Gonnet è professore di Scienze dell’Informazione presso l’Università di Parigi III Nuova Sorbona. Dalla sua fondazione, avvenuta nel 1983, dirige il CLEMI – Centre de liaison de l’enseignement et des moyens d’information. Bibliografia essenziale di Jacques Gonnet - Gonnet, J. (2003). Les Médias et la Curiosité du monde. Paris: Éditions PUFPresses Universitaires de France. - Gonnet, J. (2001). L'éducation aux médias. Les controverses fécondes. Paris: CNDP-Hachette Education. - Gonnet, J. (1999). Les Médias et l'Indifférence: Blessures d’information. Paris: Editions PUF- Presses Universitaires de France. 4 - Gonnet, J. (1995). De L’actualité à l’école. Pour des ateliers de démocratie. Paris: Armand Colin. - Gonnet, J. (1988). Journaux scolaires et lycéens. Paris: Retz. Links http://www.clemi.org/ [Sito ufficiale del CLEMI- il Centro di raccordo dell’insegnamento e dei mezzi di informazione, diretto dal prof. Gonnet]. http://www.medmediaeducation.it [Sito ufficiale dell’Associazione Italiana Comunicazione]. per l’Educazione ai Media e alla http://www.geocities.com/Athens/Crete/1081/testi.htm [A questo link che corrisponde alla home page di Pier Cesare Rivoltella – professore associato di Tecnologie dell'Istruzione e dell'Apprendimento presso la Facoltà di Scienze della Formazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – è possibile scaricare materiali didattici, interventi dell’autore e contributi relativi alla Media education pubblicati su diverse riviste]. http://www.zaffiria.it/ [Sito ufficiale del Centro Permanente “Zaffiria” per l’Educazione ai Mass Media, con sede nel Comune di Belluria]. 1 Deleuze, G. (1988). Périclès et Verdi. La philosophie de François Châtelet. Paris: Les éditions de Minuit; tr. it. A. Moscati, Pericle e Verdi. La filosofia di François Châtelet, Cronopio, Napoli 1996. 5