I POPs nel territorio alpino lombardo | pdf 4.5Mb
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I POPs NEL TERRIORIO ALPINO LOMBARDO POPs IN THE ALPINE AREA OF THE LOMBARDY REGION Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 65 EMISSIONI ATMOSFERICHE DI DIOSSINE IN LOMBARDIA: L’INVENTARIO DELLE EMISSIONI A.Giudici, G.Sgorbati, S.Caserini, A.Fraccaroli, A.M.Monguzzi, M.Moretti, ARPA Lombardia Settore Aria - Via Restelli 3/1 20122 Milano SOMMARIO Il lavoro presenta una stima delle emissioni di diossine in Lombardia, considerando diverse tipologie di sorgenti attive, principalmente l’incenerimento rifiuti, la produzione di acciaio, la produzione di alluminio secondario e la combustione nel settore residenziale di legna e combustibili liquidi. Oltre alle metodologie usuali utilizzate nell’ambito degli inventari delle emissioni, che prevedono la raccolta di indicatori di attività (consumo di combustibili, quantità di rifiuti incenerita, ecc.) e di fattori di emissione, per la stima delle emissioni di diossine, vista la grande incertezza nei fattori di emissione disponibili nella letteratura internazionale o nei dati di emissione dichiarati dalle principali sorgenti (es. inceneritori), è stata effettuata una valutazione delle incertezze e dei possibili intervalli di variazione delle stime. Le variazioni rispetto ai livelli di emissioni di diossine precedentemente stimati confermano la riduzione nelle emissioni degli inceneritori di rifiuti, pur a fronte di un sensibile incremento nella quantità di rifiuti bruciati, come in precedenza previsto sulla base dell’adeguamento degli impianti alle più stringenti condizioni di esercizio previste dal DM 503/97. Un ruolo predominante assumono le emissioni derivanti dalla fusione secondaria di alluminio, anche se l’affidabilità della stima delle emissioni da questa sorgente è limitata dalla disponibilità di poche misure specifiche per la realtà lombarda. INTRODUZIONE In Regione Lombardia è da anni disponibile un inventario emissioni denominato INEMAR (Regione Lombardia, 2007), che fornisce nella sua versione più recente relativa all’anno 2005 le emissioni di 11 inquinanti (SO2, NOx, COV, CH4, CO, CO2, N2O, NH3, PTS, PM10, PM2.5) e di 3 parametri aggregati quali il potenziale acidificante, il potenziale di formazione dell’ozono e le emissioni totali di gas serra. Le informazioni raccolte in questo database sono le variabili necessarie per la stima delle emissioni: indicatori di attività (consumo di combustibili, consumo di vernici, quantità di rifiuti incenerita, e in generale qualsiasi parametro che traccia l’attività dell’emissione), fattori di emissione, dati statistici necessari per la disaggregazione spaziale e temporale delle emissioni. In questo ambito sono stati condotti due realizzati due inventari delle emissioni delle diossine relative agli anni 1997 e 2001, mentre l’inventario per l’anno del 2005 è in corso di realizzazione. 66 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Pur se gli inventari delle emissioni forniscono un importante contributo nel valutare il ruolo delle diverse sorgenti, va ricordato che la rilevanza delle emissioni di diossine non significa necessariamente la rilevanza dell’esposizione umana. In generale l’esposizione è determinata, oltre che dalla localizzazione della popolazione, dalle modalità di emissione in atmosfera (altezza del punto di emissione, velocità di innalzamento dei fumi) e dalle caratteristiche meteo-climatologiche delle zone di emissione, parametri che regolano il trasporto e la diffusione e quindi le concentrazioni in atmosfera e i depositi al suolo. Per inquinanti persistenti e bioaccumulabili quali le diossine assumono un ruolo preponderante anche i percorsi indiretti di impatto per ingestione, contatto dermico e dieta alimentare; risulta quindi importante valutare ad esempio la localizzazione delle emissioni in relazione ai luoghi di produzione delle derrate alimentari. METODOLOGIA Per quanto concerne le diossine, non essendo utilizzati sistemi di misurazioni in continuo, la stima può essere effettuata a partire dalle è necessario ricorrere all’approccio più utilizzato dagli inventari delle emissioni, che effettua la stima sulla base di un indicatore che caratterizza l’attività della sorgente e di un fattore di emissione, specifico del tipo di sorgente, del processo industriale e della tecnologia di depurazione adottata. Questo metodo si basa in altre parole su una relazione lineare fra l’attività della sorgente e l’emissione, secondo una relazione che a livello generale può essere ricondotta alla seguente: Ei = A ⋅ FEi (1) dove: Ei = emissione dell’inquinante i (g anno-1); A = indicatore dell’attività, ad es. quantità prodotta, consumo di combustibile (t anno-1); FEi = fattore di emissione dell’inquinante i (g t-1 di prodotto). La bontà di questa stima dipende dalla precisione dei “fattori di emissione”, tanto maggiore quanto più si scende nel dettaglio dei singoli processi produttivi, utilizzando specifici fattori di emissione caratteristici della tipologia impiantistica. Per i processi di combustione viene generalmente scelto, come indicatore di attività, il consumo di combustibile, mentre per i processi industriali gli indicatori privilegiati sono la quantità di prodotto o il numero di addetti. DATI UTILIZZATI Le emissioni in atmosfera di diossine in Lombardia sono state stimate per gli anni 1997 (Caserini e Monguzzi, 2002) e 2001 (Caserini et al., 2006) ; sono in corso di completamento le stime relative all’anno 2005. Sono state considerate le principali tipologie di sorgenti presenti nel territorio regionale: Emissioni atmosferiche di diossine in Lombardia: l’inventario delle emissioni 67 • s maltimento rifiuti: incenerimento rifiuti urbani e ospedalieri, combustioni di biogas in discarica; • combustioni: per la produzione di energia e di calore; • processi ad alta temperatura: produzione cemento, asfalto, calce e vetro; • fusione, lavorazione e nobilitazione metalli: operazioni di metallurgia primaria e secondaria, sinterizzazione di minerali di ferro, produzione di acciaio; • combustioni incontrollate: incendi. Non sono stati considerati i processi biologici e fotochimici (compostaggio, fotolisi) e altre sorgenti di rilascio nell’ambiente (suoli, sedimenti, vegetazione e legno trattato con pentaclorofenolo) sia per la minor rilevanza potenziale delle emissioni che per la maggiore scarsità e incertezza dei dati disponibili per le stime. Le attività considerate sono state classificate sulla base della classificazione SNAP97 utilizzata a livello europeo nei lavori degli inventari Corinair (EEA, 2002) e nell’inventario emissioni della Regione Lombardia. Per gli inceneritori di rifiuti le emissioni derivano da dati misurati presso gli impianti; per le altre sorgenti la stima è stata effettuata sulla base di indicatori e fattori di emissione, le cui modalità di reperimento sono illustrate in seguito. A-3.1 Incenerimento dei rifiuti I dati relativi alle emissioni degli inceneritori di rifiuti solidi urbani sono generalmente derivanti dalle dichiarazioni dei responsabili degli impianti nell’ambito del censimento emissioni puntuali dell’inventario emissioni regionale o nelle emissioni misurate durante i controlli periodici. Anche se si tratta di stime derivanti dalle misure effettuate sugli impianti stessi, come tali caratterizzate da un’alta affidabilità, è stato tuttavia calcolato per ogni impianto un intervallo di emissione, con le modalità descritte in precedenza, per tener conto delle incertezze comunque presenti nella caratterizzazione dell’emissione in relazione alla sua variabilià, alle imprecisioni analitiche o dovute ad esempio alla presenza di transitori in cui le emissioni possono discostarsi significativamente dai livelli medi. A-3.2 Altre sorgenti Per la stima delle emissioni delle altre sorgenti è stata utilizzata la metodologia precedentemente descritta basata sul prodotto fra gli indicatori di attività e i relativi fattori di emissione. Gli indicatori di attività sono stati raccolti nell’ambito dei lavori dell’inventario emissioni della Regione Lombardia; i dati derivano sia da indagini di dettaglio effettuate presso i principali grandi impianti industriali, sia da fonti statistiche provinciali e regionali o da associazioni di categoria. I dati relativi al consumo di olio per la produzione di energia hanno una affidabilità elevata in quanto derivanti dalle dichiarazioni degli impianti stessi; viceversa i consumi in ambito residenziale, derivando da statistiche regionali o nazionali sono affetti da 68 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino maggiori margini di incertezza. In particolare si è potuto verificare che il quantitativo di legna effettivamente bruciato si presenta incerto, in quanto l’approvvigionamento della stessa è spesso effettuato in modo autonomo, e quindi molto rilevanti possono essere i quantitativi di legna che sfuggono alle rilevazioni statistiche. Data l’assenza di dati, non è stata considerata la possibilità che parte del legno bruciato sia trattato chimicamente (es. con clorofenolo). La stima in corso di realizzazione per l’anno 2005 è stata notevolmente migliorata per quanto riguarda questa sorgente, sulla base di indagini specifiche. Numerosi sono i lavori di letteratura contenenti fattori di emissione per le diossine; fonti importanti sono la raccolta Air CHIEF versione 10 (US-EPA, 2003) e l’Atmospheric Emission Inventory Guidebook, quarta edizione (EEA, 2006). Altre fonti importanti di dati, utilizzate nel presente lavoro, sono: • l’inventario delle emissioni di diossine negli Stati Uniti (US-E.P.A, 1998), in cui sono confrontati i fattori di emissione reperiti nella letteratura internazionale, per le diverse tipologie di sorgenti; • l’inventario europeo delle diossine (LUA-NRW, 2000), che riporta fattori di emissione tipici della tecnologie utilizzate nei paesi occidentali ed in particolare in Europa; • gli atti del Workshop dell’Expert Panel per la Combustione e l’Industria (UN-ECE TFEIP, 2002) che ha esaminato le emissioni di POP’s derivanti da grosse sorgenti puntuali. Peraltro, i fattori in letteratura, in studi specifici relativi alla combustione della legna (Pfeiffer et al., 2000), alla combustione incontrollata di rifiuti (Lemieux et al., 2000), alla combustione del biogas in discarica (Eduljee e Dyke, 1996) non risultano significativamente differenti da quelli proposti per l’inventario statunitense, e hanno permesso di aumentare il grado di affidabilità dei fattori di emissione rispetto a quanto proposto dall’US-EPA. A-3.3 Industria metallurgica secondaria A questa categoria appartengono le attività di produzione di acciaio, effettuate prevalentemente con forni ad arco elettrico, e la fusione secondaria di alluminio. La produzione di alluminio da rottame si caratterizza essenzialmente per due tipologie produttive (ENEA-AIB-MATT, 2002): • produzione di alluminio da rottame di alluminio nuovo e profilati, con impiego di alluminio particolarmente pulito e poco contaminato da sostanze estranee, e consiste essenzialmente di una attività di rifusione, generalmente in forni a riverbero, di rottame alluminio già pressoché a titolo; • produzione di alluminio da rottame di varia natura e provenienza (demolizione, raccolta, cadute di lavorazioni meccaniche, ecc.) e da recupero scorie nere, con impiego di forni rotatori e per l’utilizzo di cloruro di sodio come coprente/scarificante del bagno fuso. Per le emissioni derivanti dall’industria metallurgica secondaria sono stati utilizzati nell’inventario 2001 i fattori di emissioni relativi alla realtà industriale italiana, con- 69 Emissioni atmosferiche di diossine in Lombardia: l’inventario delle emissioni Emissione (g TEQ anno-1) Classif. SNAP Corinair Sorgente di emissione 1.01.01 Caldaie con potenza termica >= 300 MW - olio 1.01.01 Caldaie con potenza termica >= 300 MW - metano 0.002 1.01.01 Caldaie con potenza termica >= 300 MW - gasolio 0.00004 2.01.03 2.02.02 Combustione residenziale - olio 2.01.07 Pizzerie con forno a legna 0.15 0.5 1.5 BASSA 2.02.05 Combustione residenziale - legno 3.2 10 31.6 BASSA 3.01.03 Combustione industriale - carbone 0.0007 0.002 0.007 BASSA Caldaie con potenza termica < 300 MW - olio 0.02 0.07 0.2 BASSA Combustione industiale < 300 MW - olio 0.005 0.01 0.05 BASSA MEDIA minimo migliore stima massimo affidabilità 0.08 0.18 0.4 MEDIA 0.005 0.01 MEDIA 0.0001 0.0002 MEDIA COMBUSTIONI 1.01.02 1.01.03 3.01.02 3.01.03 3.01.03 n.d. 0.04 Combustione industriale - legno 0.03 0.071 0.2 7 Autoveicoli - benzina con Pb 0.1 0.2 0.8 BASSA 7 Autoveicoli - benzina senza Pb 0.02 0.05 0.2 BASSA 7 Autoveicoli - diesel 1.2 3.8 11.9 BASSA 1.6 5.1 BASSA ALTRE SORGENTI AD ALTA TEMPERATURA 3.03.11 Forni per produzione cemento 3.03.12 Forni per calce 0.5 0.02 n.d. 3.03.13 Impianti di produzione asfalto 0.04 n.d. 3.3.14 3.3.15 3.3.17 Produzione di vetro 0.01 n.d. 3.03.21 Cartiere - caldaie recupero soluzione esausta 3.03.03 Fonderie di ferro 3.03.07 3.03.08 3.03.10 Fusione secondaria di piombo Fusione secondaria di zinco Fusione secondaria di alluminio 0.2 0.9 26 4.02.07 Prod. acciaio - forni ad arco elettrico 18 0.01 0.07 MEDIA 0.36 2.0 37 0.8 4.4 52 MEDIA MEDIA MEDIA 25 36 MEDIA 0.2 BASSA 0.029 PROCESSI METALLURGICI n.d. 0.6 COMBUSTIONI POCO CONTROLLATE ED INCONTROLLATE 11.03.01 Incendio di boschi, cespugli e paglia 11.03.02 Incendio di edifici 0.02 0.1 n.d. 11.03.02 Incendio di veicoli 0.2 n.d. 0.1 SMALTIMENTO RIFIUTI 9.02.01 Incenerimento rifiuti (Tab. 2) 3.5 4.9 6.9 ALTA 9.02.02 Incenerimento rifiuti tossici 0.07 0.15 0.3 MEDIA 9.04.05 Combustione di gas da discarica in torcia 0.03 0.1 0.3 BASSA 9.09.01 Forni crematori 0.001 0.004 0.01 BASSA 54 87 152 TOTALE Tabella A-1: Emissioni di diossine stimate per la Lombardia nel 2001. Tabella 1: Emissioni di diossine stimate per la Lombardia nel 2001. 4 70 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino tenuti in uno specifico rapporto “Valutazione delle emissioni di inquinanti organici persistenti da parte dell’industria metallurgica secondaria” a cura di ENEA, Associazione Industriali Bresciana e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (ENEA-AIB-MATT, 2002). Dai risultati di questa indagine, basata su numerose misure in diversi tipi di impianti, sono stati ricavati dei fattori di emissione medi di emissione di diossine. Pur se caratterizzati da una notevole variabilità qualitativa e quantitativa sia a livello interaziendale (tra azienda e azienda) che intra-aziendale (ossia su campionamenti diversi della stessa azienda) (ENEA-AIB-MATT, 2002; Gandellini, 2003), questi dati hanno costituito la base di riferimento per la quantificazione del ruolo di questa sorgente nel 2001; l’alta variabilità registrata nelle misure, la rilevanza di alcuni dati rilevati hanno suggerito la necessità di ulteriori approfondimenti e specifiche misure come base per un aggiornato inventario delle emissioni. RISULTATI Le stime delle emissioni di diossine in atmosfera, suddivise per sorgente di emissione, sono riportate nella Figura A-1 e nella Tabella A-1. Le emissioni complessive in Regione Lombardia sono stimate in circa 87 gTEQ anno-1 Dall’analisi dei dati di emissione medi è possibile rilevare che le principali fonti emissive di diossine sono costituite dalla fusione secondaria di alluminio, con un valore medio di 37 gTEQ anno-1, seguito dai forni ad arco elettrico con un valore Incendio di edifici Incendio di veicoli valore massimo Incenerimento rifiuti tossici miglior stima Caldaie con potenza termica >= 300 MW - olio Fusione secondaria di piombo valore minimo Pizzerie con forno a legna Fonderie di ferro Autoveicoli - benzina con Pb Forni per produzione cemento Fusione secondaria di zinco Autoveicoli - diesel Incenerimento rifiuti Combustione residenziale - legno Prod. acciaio - forni ad arco elettrico Fusione secondaria di alluminio 100 1000 10000 100000 -1 Figura A-1: Emissioni minime, medie e massime di diossine (mg TEQ anno-1), suddivise per le principali attività, in Lombardia nel 2001. Figura 1: Emissioni minime, medie e massime di diossine (mg TEQ anno ), suddivise per attività, in Lombardia nel 2001. 5 1000000 le principali Emissioni atmosferiche di diossine in Lombardia: l’inventario delle emissioni 71 medio di 25 g TEQ anno-1 . Altre importanti fonti di diossine sono la combustione residenziale di legno con un valore medio di 10 gTEQ anno-1, l’incenerimento rifiuti con un valore di 5 gTEQ anno-1. CONCLUSIONI Sono risultate principali sorgenti le attività di fusione secondaria di alluminio, i forni ad arco elettrico per la produzione di acciaio, l’incenerimento di rifiuti e la combustione di legno in ambito residenziale. A fronte di una riduzione delle emissioni di diossine dall’incenerimento dei rifiuti, riduzione del resto contiunuata negli anni successivi in seguito all’implementazione della normativa sui limiti alle emissioni, gli inventari sino ad oggi disponibili segnalano la rilevanza delle sorgenti legate all’industria metallurgica, che alla luce di dati recentemente disponibili, assumono un ruolo nettamente predominante in Lombardia. La grande variabilità di queste emissioni, in relazione a possibili interventi tecnologici di contenimento delle emissioni stesse, suggeriscono la necessità di ulteriori ricerche, sia per valutare l’effettivo ruolo di queste fonti in diversi contesti territoriali e tecnologici, sia per uno studio di dettaglio sui sistemi di riduzione già oggi esistenti e in corso di implementazione, che possono variare anche significativamente le stime fino ad oggi realizzate. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Caserini S., Monguzzi A.M. (2002) PCDD/Fs emissions inventory in the Lombardy Region: results and uncertainties, Chemosphere, Volume 48, Issue 8, 779 – 786. S.Caserini, A.Fraccaroli, A.M.Monguzzi, M.Moretti, A.Giudici, E.Angelino, G.Fossati (2006) Le emissioni in atmosfera dalle combustioni in Lombardia. La rivista dei combustibili, Vol. 60, n. 6, pp. 359-415. Regione Lombardia (2007)INEMAR - Inventario Emissioni in Atmosfera per il 2005 (http://www.ambiente.regione.lombardia.it/inemar/inemarhome.htm) Per gli altri riferimenti citati si veda Caserini et al. (2006) cit. Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino 73 Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 EMISSIONI ATMOSFERICHE DI DIOSSINE IN LOMBARDIA: Il caso di un incendio di un deposito di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata di materie plastiche PARTE B Il G.Sgorbati, caso di un incendio di A.Fraccaroli, un deposito di rifiuti provenienti dalla raccolta A.Giudici, S.Caserini, A.M.Monguzzi, M.Moretti, differenziata diARPA materie plastiche Lombardia Settore Aria - Via Restelli 3/1 20122 Milano B-1 CAMPAGNA DI MISURA SOMMARIO I dati in seguito presentati sono stati rilevati nel corso delle campagne ambientali intorno al Termovalorizzatore Si presentano i risultati di una campagna di misura delle concentrazioni di diossine in cui è stato Silla 2 di Milano, periodicamente svolte nell’ambito della convenzione AMSA – Comuni – Arpa per il controllo osservatodei unmicroinquinanti fenomeno critico inquinamento il quale le concentrazioni ambientale nelladizona circostante atmosferico, l’impianto di durante termovalorizzazione. I risultati relative alle deglicondotte inquinanti misurati sono2004 aumentate un espressi fattore da 2 a 5 per il particolato, metalli e (I-teq, misure nel periodo gennaio – luglio di 2005, in termini di termini di tossicitài equivalente in gli pg/m³), sono sintetizzati in Figura B-1 e infra Tabella IPA totali, di un fattore compreso 3 e 18B-1. per il BaP e di un fattore compreso tra 18 e 35 I risultati mostrano La come in questa campagna, in ognuno dei ètrestata siti di campionamento, stati rilevati per le diossine. fonte indicata come più probabile identificata in un sono incendio di un valori congruenti, con valori molto superiori a quelli medi ottenuti nelle precedenti campagne in due periodi fra novembre deposito2004, di rifiuti provenienti raccolta differenziata di materiale e dicembre con un incremento dalla delle concentrazioni per un fattore circa pari aplastico. 30. Varie osservazioni e verifiche sono state condotte dopo l’acquisizione delle risultanze analitiche che riportavano tali risultati, al fine di una loro verifica e attribuzione, e determinare la estraneità a fenomeni di artefatto o oscillazione Campagna di misura statistica (Sgorbati, 2005). I dati in seguito presentati sono stati rilevati nel corso delle campagne ambientali intorno al Termovalorizzatore Silla 2 di Milano, periodicamente svolte nell’ambito Figura B-1- Concentrazioni di diossine totali (I-teq, in pg/m³) durante la campagna di rilevamento i-teq (Tossicità equivalente) pg/m3 10.000 1.000 i-teq PM10 PERO i-teq PTS PERO 0.100 i-teq PTS RHO 0.010 i-teq PTS SETTIMO Mi 0.001 Figura 1- Concentrazioni di diossine totali (I-teq, in pg/m³) durante la campagna di rilevamento 74 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino della convenzione AMSA – Comuni – Arpa per il controllo ambientale dei microinquinanti nella zona circostante l’impianto di termovalorizzazione. I risultati relative alle misure condotte nel periodo gennaio 2004 – luglio 2005, espressi in termini di termini di tossicità equivalente (I-teq, in pg/m³), sono sintetizzati in Figura B-1 e in Tabella B-1. I risultati mostrano come in questa campagna, in ognuno dei tre siti di campionamento, sono stati rilevati valori congruenti, con valori molto superiori a quelli medi ottenuti Tabella 1: Concentrazioni totali di PCDD/F in termini di Indice di tossicità equivalente (I-teq) (in pg/m3 a 25°C e 1013 hPa). Emissioni atmosferiche di diossine in Lombardia: Il caso di un incendio di un deposito... 75 nelle precedenti campagne in due periodi fra novembre e dicembre 2004, con un incremento delle concentrazioni per un fattore circa pari a 30. Varie osservazioni e verifiche sono state condotte dopo l’acquisizione delle risultanze analitiche che riportavano tali risultati, al fine di una loro verifica e attribuzione, e determinare la estraneità a fenomeni di artefatto o oscillazione statistica (Sgorbati, 2005). Le ipotesi sulle possibili origini del fenomeno osservato Un ipotetica emissione di diossine dall’impianto di Silla 2, di intensità tale da risultare nelle concentrazioni rilevate nel corso del periodo con valori più alti misurati in atmosfera, avrebbe potuto essere legata solamente a transitori o condizioni di impianto assolutamente eccezionali; tali condizioni eccezionali di impianto sarebbero state rilevate attraverso i sistemi in continua nell’ambito dello SME. Nessuna delle registrazioni in oggetto riporta traccia di alcun fenomeno del genere. Il sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni (SME) installato su ogni linea dell’impianto misura le emissioni di acido cloridrico, ammoniaca, COV, ossidi di azoto, anidride solforosa, ossido di carbonio e polveri totali. Sulla base di questi dati e di altri indicatori di funzionamento (n. di linee in funzione, quantità di rifiuti inceneriti) è possibile ricostruire le principali caratteristiche funzionali dell’impianto nel corso del tempo, ed in particolare nel periodo di interesse. Tra il 9 e il 21 dicembre i parametri di funzionamento dell’impianto sono rimasti totalmente all’interno della normalità. Tutte le osservazioni orientano decisamente le ipotesi per l’attribuzione della causa dell’aumento delle concentrazioni ambientali in una direzione diversa rispetto all’impianto di Silla 2. Tale ipotesi troverebbe però una conferma definitiva nell’individuazione di una differente origine del fenomeno osservato. Nel corso della giornata del 22 novembre 2005, si è sviluppato un incendio in un deposito di imballaggi di materie plastiche, di recupero, sottoposto a sequestro da parte della Magistratura, sito sul territorio del comune di Settimo Milanese. L’incendio ha avuto conseguenze visibili a molti chilometri di distanza. Un’indagine retrospettiva delle concentrazioni delle diossine, effettuata attraverso il particolato raccolto campionatore ad alto volume sito presso la sede di via Juvara, in Tabella 2: Valori di diossine (Indice di tossicità equivalente) rilevati in via Juvara a Milano. Le concentrazioni sono a temperatura e pressione ambientali. 76 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Emissioni atmosferiche di diossine in Lombardia: Il caso di un incendio di un deposito... 77 Milano, dell’Arpa, normalmente impiegato per la determinazione giornaliera delle concentrazioni aerodisperse di radionuclidi, ha dimostrato come nel periodo immediatamente susseguente a tale evento, si sia verificato un aumento della concentrazione delle diossine, nella città di Milano, di circa 30 volte rispetto alle concentrazioni di fondo attese (vedi Tabella B-2). L’incendio è durato per numerosi giorni, e i fumi contenenti gli inquinanti, ad alta temperatura, hanno raggiunto una quota elevata, e sono stati trasportati verso la città di Milano dalle correnti soprastanti lo strato di inversione, ove sono poi in parte ricaduti. Per quanto concerne gli aspetti tossicologici del fenomeno, un commento è riportato nell’apposito capitolo della relazione . Nel periodo nel quale sono stati osservati gli incrementi di microinquinanti a livello delle stazioni di campionamento relative al monitoraggio previsto in base alla convenzione AMSA – Comuni – Arpa, qui commentati, la concentrazione misurata nel particolato campionato in via Juvara non ha mostrato innalzamenti delle concentrazioni rispetto ai valori di fondo attesi. Le considerazioni ricavabili dalla situazione descritta sono molteplici, e se ne riassumono le più significative, alcune di carattere generale, alcune di carattere specifico, legate a plausibili interpretazioni del fenomeno. a) un incendio di materie plastiche, necessariamente contenenti frazioni di polimeri clorurati, può provocare la formazione e la dispersione di microinquinanti in proporzione significative, dal punto di vista delle rilevabilità analitica dei microinquinanti stessi; b) l’impatto di un fenomeno di dispersione di inquinanti, con innalzamento in quota di fumi caldi, come varie esperienze dimostrano, non necessariamente è più significativo nelle immediate vicinanze del luogo di rilascio; c) nel caso specifico, è possibile, sebbene poco probabile, che, ad una prima fase di rilascio di fumi caldi, con trasporto in quota, sia seguita una fase di rilascio di particolato più freddo e pesante, nelle fasi di intervento e messa in sicurezza condotte nelle settimane successive all’incendio, che possono avere determinato le ricadute locali rilevate dalle stazioni di rilevamento di Pero, Rho e Settimo; d) altrettanto è possibile che si sia verificato, nel periodo delle campagne di misura di novembre e dicembre 2004, un altro episodio, non riconosciuto perché di proporzioni o evidenza minori, di incendio o combustione e rilascio di microinquinanti, che ha interessato più specificamente l’area. Conclusioni Nel corso delle campagne di misura delle concentrazioni di microinquinanti nella zona circostante l’impianto di termovalorizzazione di Silla 2 è stato osservato nel novembre – dicembre 2004 un fenomeno critico di inquinamento atmosferico durante il quale le concentrazioni degli inquinanti misurati sono aumentate di un fattore da 2 a 5 per 78 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino il particolato, i metalli e gli IPA totali, di un fattore compreso fra 3 e 18 per il BaP e di un fattore compreso tra 18 e 35 per le diossine. Accurate analisi delle condizioni di impianto, e l’analisi multivariata dei cogeneri delle diossine osservate permettono di escludere che la situazione ambientale verificatasi sia da porre in correlazione a rilasci dell’impianto di Silla 2 (Sgorbati, 2005). Altre condizioni ambientali e fenomeni anomali possono, per altro, essere in grado di provocare una situazione del tipo osservato, come dimostrato dallo studio delle conseguenze di un incendio di un deposito di materie plastiche di recupero che si è verificato in un periodo temporalmente prossimo a quello della campagna che ha rilevato alti livelli, che non si esclude totalmente possa essere la causa del fenomeno osservato. In considerazione delle concentrazioni rilevate, delle incorporazioni estrapolabili per gli esposti e della cinetica dei microinquinanti considerati, dei livelli di riferimento SCF considerati, si esclude che il fenomeno in oggetto sia in alcun modo in grado di provocare effetti di tipo acuto, e si attribuisce al fenomeno la capacità di alterare in modo non significativo l’esposizione rispetto alle condizioni “di fondo” stimate sul medio e lungo periodo. Riferimenti bibliografici Sgorbati G. (2005) Concentrazioni di diossine relative alla campagne ambientali AMSA del novembre – dicembre 2004. Situazione eccezionale rilevata nel dicembre 2004. Relazione tecnica Arpa Lombardia, Dipartimento di Milano. Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 79 The emissions of POPs in the agriculture sector: trends and current state Christian Schlitt and Angelo Moretto International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention Ospedale Luigi Sacco Azienda Ospedaliera - Polo Universitario v. G.B.Grassi 74 - 20157 Milano Riassunto L’articolo descrive il passato e il presente della produzione, uso e rilascio dei nove pesticidi compresi nella “sporca dozina” (Convenzione di Stoccolma) e di alcuni candidati. Si presenta anche una panoramica sulla presenza di pesticidi in Regione Lombardia e sulle misure adottate per prevenire l’ingresso di alimenti contaminati nel mercato regionale. La presenza nella UE di siti e suoli contaminati con POP e la sussistenza di alcune industrie produttrici di POP, molte delle quali esportano nei paesi in via di sviluppo, indicano che i problemi legati ai POP sono lontani dall’essere risolti. Nell’Italia settentrionale, malgrado 20 anni di legislazione, l’inquinamento di pesticidi POP è ancora in crescita nei laghi subalpini. Viene presentato un esempio dell’influenza delle condizioni climatiche sulla risospensione e il trasporto di suoli e sedimenti contaminati. Abstract In the present essay the past and current production and use/release are outlined for the nine POP pesticides known as the “dirty dozen” (Stockholm Convention) and a few candidates. Also, a general picture is given on the presence of POP pesticides in the Lombardy Region and on the measures taken to prevent contaminated food to enter the regional market. The presence in EU of POP contaminated sites and soils and the subsistence of a few POP producing industries, most of them exporting to developing countries, show that problems associated with POP persistence are far from being resolved. In North-Italy, in spite of over 20 years of regulation, POP pesticide pollution still has a tendency to increase in large sub-alpine lakes. An example is presented on the influence that weather conditions on contaminated soils and water sediments could have on the re-distribution of POPs. Enhanced release to the atmosphere, air transport and cold condensation are expected to further contribute to POPs’ involuntary mass transfer. Introduction Among the twelve Persistent Organic Pollutants (POPs) known as the “dirty dozen” (Stockholm Convention), nine are pesticides (used as insecticides in agricultural crops and/or for public health vector control). 80 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Chemical properties of POP pesticides include low water solubility, high lipid solubility, moderate to medium volatility and medium to high persistence, i.e. resistance to environmental degradation. The risk that these substances may pose to humans and the environment is not only a function of their toxicity, but is strongly related to their specific bioavailability and potential to enter the food chain. Current information indicates that most, if not all, of the nine pesticides in question are still in use in parts of the world where they are considered essential e.g. for ensuring public health, with actual quantities used in specific countries not better known. A summary is here given on the past and current production and use/release of POP Pesticides in the agricultural sector, highlighting the Italian pre-alpine situation. POP Pesticides’ Use in the EU POP pesticides have been produced in large quantities and were extensively used after World War II. The intensity as well as the period and the types of these pesticides used varied between European Countries although specific data are often not available. In general, their uses were most intensive in the fifties and sixties with a decline in use to the eighties, when most of the substances were banned in the old Member States (EU 15) by the EU Plant Protection Product Directive 79/117/EEC. Production years, typical and last known uses for each of the POP pesticides are summarised in Table 1. Data on the use of certain pesticides are difficult to obtain and may be unreliable. The Table nevertheless provides some insight for what purposes they have been or are being used The Table has been extended to new POP pesticide candidates and also takes into account pesticides determined on behalf of the MONARPOP monitoring campaigns. Table 1: POP pesticides: production, typical and last known uses * (including new candidates and Monarpop-analytes) POP pesticide Production years Typical uses Last known uses (worldwide) EU bans/restrictions according to 79/117/EC Aldrin 1950 – 1990 Applied to soils to kill termites, grasshoppers, corn Against termites and other soil pests, termites atrootworm, and other insect pests on cotton, seed tacking building materials, in grain storage, and for treatments. vector control. EU: Use banned without exception since 1990. Chlordane 1945 – 1997 Used since 1945 for control of cockroaches, ants, Against termites and other soil pests, termites attermites and household pests and on a on a range tacking building materials. of agricultural crops. EU: ban on use since 1997. Dichlorodiphenyltrichloroethane DDT 1940 - 1983 Widely used during World War II to protect soldiers Control of medical and veterinary vectors, such as and civilians from malaria, typhus, and other dis- malaria-transmitting mosquitoes, plague-transmiteases spread by insects. ting fleas and trypanosomiasis-transmitting tsetse flies. EU: use restricted in 1983 and 1985, all uses prohibited in 1990, the use as intermediate for the production of dicofol is allowed until 2014, production ongoing in Italy and Spain. Dieldrin 1948 – 1979 Used principally to control termites and textile Control of locusts, termites, human disease vecpests, to control insect-borne diseases and insects tors; ban on use since 1979. living in agricultural soils. EU: ban on use since 1979. 81 The emissions of POPs in the agriculture sector: trends and current state Endrin 1950 - 1985 This insecticide is sprayed on the leaves of crops Formerly used against insects and rodents. No cursuch as cotton and grains. It is also used to control rent or recent uses are known. mice, voles and other rodents. EU: use restricted since 1985, banned since 1990, European production already had ceased in 1982. Heptachlor ? – 1985 Primarily employed to kill soil insects and termites, Against termites and other soil pests, termites atwidely used to kill cotton insects, grasshoppers, tacking building materials. other crop pests, and malaria-carrying mosquitoes. EU: use banned without exception since 1985. Hexachlorobenzene HCB 1945 – 1979 HCB kills fungi that affect food crops. It is also released as a byproduct during the manufacture of certain chemicals and as a result of the processes that give rise to dioxins and furans. Also used for fireworks and synthetic rubber. Mirex 1950 – 1990 Mainly applied to combat fire ants (mainly in US) Against leaf-cutting ants, termites in buildings and and other types of ants and termites. Also used as outdoors, and also as a fire retardant and for other fire retardant in plastics, rubber, plastics, paint, pa- industrial purposes EU: all uses prohibited. per, and electrical goods. The substance has never been used in Mediterranean countries Toxaphene (Camphechlor) 1949 – 1983 This insecticide, is applied to cotton, cereal grains, fruits, nuts, and vegetables. It has also been used to control ticks and mites in livestock, control of scabies on sheep and cattle and of ectoparasites. The substance has never been used in Mediterranean countries Control of insect pests in cotton and other crops. EU: use banned without exceptions in 1983. Chlordecone 1951 - 1975 Has been used in various parts of the world for the control of a wide range of pests. It can be used as a fly larvicide, as a fungicide against apple scab and powdery mildew and to control the Colorado potato beetle, rust mite on non-bearing citrus, and potato and tobacco wireworm on gladioli and other plants. Chlordecone has also been used in household products such as ant and roach traps at concentrations of approximately 0.125%. Legal ban has been reported by Germany, Canada, the USA and Switzerland. EU: Listed in the Aarhus Protocol (1998) and Annex I to Regulation (EC) No 850/2004 as substance scheduled for elimination without any exception in production and use; all uses prohibited Apparently there are no commercial reason to maintain stockpiles. Waste containing Chlordecone has to be destroyed if concentration limits of 50 mg/kg are exceeded. Dicofol 1956 – up to date Still used as miticide on a large number of crops to kill crop-feeding mite pests such as the red spider mite. Only for pre-harvest application. It has no insecticidal activity Also used in combination with other pesticides such as the organophosphate. Dicofol is a mixture of p,p’-dicofol and o,p’-dicofol and is produced by hydroxylation of DDT. Dicofol is produced by certainly one and maybe two other companies (Spain). For one company (Italy) it is known that DDT is produced as an on-site intermediate in order to make Dicofol. EU: Until 1979 severe restriction of Dicofol containing more than 78% p,p*-Dicofol or 1 g/kg of DDT and DDT related compounds Endosulfan 1954 – up to date A broad spectrum contact insecticide and acaricide EU: Authorization for use existing in seven EUused on a wide variety of vegetables, fruits, cereal Member States. Non-inclusion in Annex I of grains, and cotton, as well as ornamental shrubs, Dir.91/414/EEC decided in 2005. trees, vines. Also used for the control of ticks and mites, and the control of rice stem borers. Hexachlorocycohexanes α-HCH; β-HCH; γ-HCH; Lindane: 99% γ-HCH δ-HCH 1940 – 1990 Widely used since early 1940s as insecticide in ag- Ongoing use in control of ectoparasites. In Italy riculture, household, wood and textile protection. Lindane has been largely used as insecticide until 2002. EU: ban of HCH containing less than 99.0% of γ-HCH according to 79/117/EEC. Use as pesticide banned in 1990. Until 2007: technical HCH allowed as intermediate, Lindane restricted to use in public health and veterinary as topical insecticide. Until 2006 HCH allowed as professional remedial and industrial treatment of lumber, timber and logs and for indoor applications. Production in France, Italy and Germany Pentachlorophenol PCP ? – up to date Extensively used as a wood, industrial textile and leather preservative (both as insecticide and fungicide). Domestic use, such as indoor application of wood preservatives and paints based on PCP or PCP-treated wood resulted in severe Indoor air pollution. Formerly used for seed treatment against fungal diseases, as well as for industrial purposes. No current or recent agricultural uses are known. EU: banned as pesticide since 1979, derogation on use as intermediate in Poland, production in Germany. EU: Restrictions on the marketing by Directive 91/173/EEC. Ban on the use of pentachlorophenol and its compounds in a concentration equal to or greater than 0.1% by mass, except in substances and preparations intended for use in industrial installations. * Adapted from: EC (2005), Ritter et al. (1995) and FOOTPRINT (2006) 82 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Main objectives of the European POP regulation 2004/850/EC are: • Production and use of hexachlorohexane (HCH) including Lindane should be confined to a minimum and ultimately phased out by 2007. • Stockpiles of prohibited substances should be treated as waste. In particular this shall apply for stockpiles which consist of or are contaminated with POPs as soon as possible. • Releases of unintentional by-products of industrial processes should be identified and reduced as soon as possible with the ultimate aim of elimination. • Establish common concentration limits for POP substances and substance groups before 31 December 2005. The mass flow of POP pesticides to the waste regime is mainly due to remaining stockpiles of these substances. Due to different economic systems the issue of stockpiles seems to be more important in the “new” Member States which have reported remaining stocks in a dimension of 5.000 tons of pure POP substances, whereas “old” Member States reported that stocks have already been eliminated. Different pieces of information state that there is still a production of POP pesticides in Europe. Additionally imports in a dimension of 1,000 – 2,000 t/y are mentioned. Both production and imports concern DDT which is used as a pre-product for Dicofol (Italy). The total dimension of the source of the corresponding mass flow is about 3,000 t/y. Also, Lindane (γ-HCH>99%) has been largely used as insecticide until recent years (e.g. stockpile use in Italy up to 31 may 2002) and is still produced in France, Germany and Italy. The amount of identified lindane stocks that are remaining in EU 25 is not high (270 t which, provided a linear stock reduction, corresponds to an annual contribution of 27 t). HCH and HCB are also being classified as industrial chemicals or by-products. POP Pesticides in the Lombardy Region In spite of over 20 years of regulation, POP pollution still has a tendency to increase in Italian sub-alpine lakes. In particular, a point source of DDT pollution of industrial origin, discovered in 1996 in Lake Maggiore, the second largest (212 km2) lake in Italy, created concern for wildlife and human health due to contaminant levels in fish species exceeding thresholds for human consumption. Subsequent investigations revealed a generalized contamination caused by a chemical plant located in Pieve Vergonte near the Toce river, the second largest affluent of the lake. Extensive researches were started both in Italy and Switzerland and are annually documented (CIPAIS 20022005). Chemical contaminants are monitored on atmospheric precipitation, lake’s water column, lacustrine sediments and indicator organisms. Analyses cover a wide spectrum of POP compounds, comprehending: op-DDD, pp-DDD, op-DDE, pp-DDE, op-DDT, pp-DDT; α-HCH, β-HCH, γ-HCH and γ-HCH; HCB; Heptachlor; Dieldrin; Metoxychlor; Mirex and 13 PCB congeners. Although the area of the chemical plant responsible for DDT contamination is a major reclamation project in Italy (Law n°426/1998), clean up works have just been started. 83 The emissions of POPs in the agriculture sector: trends and current state Results of a recent POPs biomonitoring campaign on the principal Italian sub-alpine lakes has been presented in 2007 by the Department of Biology (Ecology Section) of the University of Milan (Riva et al. 2007). Sampling was carried out on Zebra mussel (Dreissena polymorpha), a common biomarker of chemical contamination, in April 2003 at 15 selected locations on Lakes Maggiore, Garda, Como, Iseo and Lugano. 2003 data showed a moderate overall increase (about 50% averaged on 15 locations) when compared with levels determined in a previous campaign in 1996. Results point out high DDT levels in Zebra mussels from Lake Maggiore, 5-9 times higher than those measured in the other Italian lakes (see Table 2; Riva et al. 2007). Starting from 1996 these concentrations constantly decreased until 1999, followed by a dramatic increase during 2001 - 2002, due to a heavy flood event, with the lake water levels reaching the highest value of the 20th Century (Riva et al. 2007). Tabel 2: Concentrations of total DDTs (sum of parent and metabolites) in zebra mussels from different rivers and lakes worldwide (Taken from: Riva et al 2007) Study area Lake Garda, Como, Iseo, Lugano Lake Maggiore ΣDDT (ng/g lipids) References 62 - 224 Riva et al. 2007 730 - 1386 Riva et al. 2007 Rideau River (Canada) 65 - 169 Renaud et al., 2004 Flanders (Belgium) 46 - 471 Covaci et al., 2005 Flanders (Belgium) 49 - 406 Voets et al., 2006 Rhine River (The Netherlands) 272 Hendriks et al., 1998 Meuse River (The Netherlands) 161 Hendriks et al., 1998 Figure 1: Eight-year trend of total DDTs in zebra mussels (ng/g lipids) from Lake Maggiore (Taken from: Riva et al 2007). 84 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Food safety POP Pesticides exposure in humans occurs mainly by ingestion of contaminated foods. Italy started to improve monitoring and analytical activities in accordance with the provisions of Council Directive 89/397/EEC on the official control of foodstuffs, and Council Directive 93/99/EC on additional measures concerning the official control of foodstuffs. Sampling methods have been specified in Commission Directive 2002/63/EC establishing Community methods of sampling for the official control of pesticide residues in and on products of plant and animal origin. Directives 2001/201/ EC, 2001/2375/EC, 2002/69/EC, 2003/806/EC and 1986/363/EC set limit values for POP pesticides and PCDD/PCDF in food and feeding stuffs and contain provisions for monitoring and control. POP Pesticides covered by the Official Monitoring Program in Lombardy are: Aldrin, Dieldrin, DDEs, DDDs, DDTs, Dicofol, Endrin, HCB, HCHs, Heptachlor, Heptachlor epoxide, alfa-Endosulfan, beta-Endosulfan, Endosulfan-sulfate. No remarkable contamination in foods of plant origin was observed in the last years. The limit proposed for pp’DDT in water by the EU Directive 2000/60/EC, which will come into force in 2008, is 0.2 ng/L, four times higher than the average concentration measured in Lake Maggiore waters. Nevertheless, concentrations measured in Lake Maggiore fish were very close and sometimes exceeded the Maximum residue limit (MRLs) settled by the Italian legislation for foods (0.1 mg/kg w.w. for fish containing 5-20% lipid) (Bettinetti et al. 2006). Conclusions Since the complete ban of principal POP Pesticides in several countries and severe restrictions on their production and use, a general decrease of POP levels in foodstuff and the environment has been observed during the last decades. However, the presence in EU of POP contaminated sites and soils and the subsistence of a few POP producing industries, most of them exporting to developing countries, show that problems associated with POP persistence are far from being resolved. In North-Italy, in spite of over 20 years of regulation, POP pollution still has a tendency to increase in large sub-alpine lakes. The important DDT contamination in Lake Maggiore is an example on how a chemical that has been banned for use in 1978 (D.M.11 ottobre 1978) can still present problems in public health and environmental sectors. An example is presented on the influence that weather conditions on contaminated soils and water sediments could have on the re-distribution of POPs. Enhanced release to the athmosphere, air transport and cold condensation are expected to further contribute to POPs’ involuntary mass transfer. The emissions of POPs in the agriculture sector: trends and current state 85 Bibliography Bettinetti et al. (2006). pp’DDT and pp’DDE accumulation in a food chain of Lake Maggiore (Northern Italy): testing steady-state condition. In: Environmental Science and Pollution Research. - ISSN 0944-1344. - 13:1(2006). - p. 59-66. CIPAIS (2002-2005). 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Official Journal of the European Union 30.4.2004 L158/7 and 29.6.2004 L 229/5 (Corrigendum). Ritter L. et al (1995). A Review of Selected Persistent Organic Pollutants: DDT, Aldrin, Dieldrin, Endrin, Chlordane, Heptachlor, Hexachlorobenzene, Mïrex, Toxaphene, Polychlorinated biphenyls Dioxins and Furans. The International Programme on Chemical Safety (IPCS) within the framework of the Inter-Organization Programme for the Sound Management of Chemicals (IOMC). Riva, C. et al. (2007). Evaluation of several priority pollutants in zebra mussels (Dreissena polymorpha) in the largest Italian sub-alpine lakes, Environ. Pollut. doi:10.1016/ j.envpol.2007.03.016. Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino 87 Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 The effects of POPs on Alpine organisms and ecosystems Marco Vighi, Sara Villa and Elisa Bizzotto Department of Environmental Sciences – University of Milano Bicocca Piazza della Scienza 1 – 20126 Milano - Italy Riassunto Nel presente articolo si presenta una sintesi dei risultati delle campagne di monitoraggio realizzate dal 2000 al 2007 per misurare la concentrazione di POPs nei corsi d’acqua alpini alimentati da ghiacciai. I dati vengono utilizzati per valutare il potenziale rischio per le comunità acquatiche. I risultati indicano che i POPs possono rappresentare un pericolo per gli ecosistemi acquatici di alta quota. Abstract A synthesis of the results of monitoring campaigns performed from 2000 to 2007 to measure POP concentrations in Alpine glacial streams is reported. Data are used to assess the potential risk for the aquatic communities. The results indicate that POPs may represent a threat for high mountain aquatic ecosystems. Introduction Persistent Organic Pollutants (POPs) are known to concentrate in cold environments as a result of volatilisation from warm regions and condensation in colder areas. The role of high mountains as cold condensers was hypothesized by Calamari et al. (1991) Concentration in ice and snow ng/L Figure 1. Concentrations of HCHs in the different layers of the Lys glacier ice core, corresponding to a time span from 1950 to 1996, and in new (1) and aged (2 to 4) snow samples collected in June 2000 (modified after Villa et. al., 2003). 20 a-HCH g-HCH 1 2 3 4 10 10 5 5 a-HCH g-HCH 2 1 0.5 2 1 Detection limit in ice 0.5 0.2 51-60 20 0.2 61-71 72-74 75-77 78-80 81-83 Years 84-86 87-89 90-92 93-95 Snow 2000 Figure 1. Concentrations of HCHs in the different layers of the Lys glacier ice core, corresponding to a time span from 1950 to 1996, and in new (1) and aged (2 to 4) snow samples collected in June 2000 (modified after Villa et. al., 2003). 88 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino and confirmed by many authors (Blais et al., 1998). In particular, Alpine glaciers are a sink for pollutants (Villa et al. 2003, 2006a) and ice layers deposited in the second half of the XX century contain high concentration of POPs (Fig. 1). This burden of pollutants is known to be then released in streams as a result of glacial melting (Blais et al., 2001a; Villa et al., 2006b). As a consequence, it is possible to hypothesize a pollutants flow during summer that may represent a threat to the surrounding ecosystems. Most POPs can produce adverse effects at very low concentration, acting as endocrine disrupting chemicals (Asplund et al., 1999) or as carcinogens (Ahlborg et al., 1995). Moreover, POPs have a high potential for secondary poisoning due to their biomagnification capability. Finally, biological communities of extreme ecosystems are particularly vulnerable, due to their relatively simple structure. Despite these evidences, a few studies have focused on high-altitude water samples (Vilanova et al., 2001; Carrera et al., 2001; Blais et al., 2001a, 2001b, Lafreniere et al., 2006). In this paper the results of some monitorig campaigns in Alpine glacial streams are described, to assess the potential risk for aquatic comunities. Materials and Methods Since the year 2000, POP contamination in Alpine glacial streams was monitored. Five glacial streams were sampled in the Italian Alps (Fig. 2): Lys stream (Lys glacier, Monte Rosa massif, Western Alps); Frodolfo stream (Forni glacier, Ortles-Cevedale Figure 2. Location of the sampling area 89 The effects of POPs on Alpine organisms and ecosystems group, Central Alps); Dora di Veny stream (Miage glacier, Monte Bianco massif, Western Alp), Careser and Noce Bianco streams (Careser glacier and Col De La Mare glacier respectively, both in the Ortles-Cevedale group, Central Alps). Lys and Frodolfo streams were sampled in 2000, 2001 and 2002. In 2002 Dora di Veny, Careser and Noce Bianco were added. In 2006 an intensive monitoring was performed on the Frodolfo stream for a more detailed assessment of temporal (daily and seasonal) trends and of transfer in aquatic trophic chains. In 2007 a survey was performed on several glacial streams of Valtellina, in order to estimate the load to River Adda and Lake Como. Analyzed chemicals were DDT isomers and metabolites, HCB, α-, β-, γ-HCH and a selection of PCBs. Details on the monitoring plans and on the sampling and analytical procedures are described in the original papers (Villa et al., 2006b; Bizzotto et al., 2007). Results and Discussion A synthesis of the major results is reported below. More details on the results can be found in the already quoted original papers. In figure 3 the range of concentrations measured in glacial streams is reported for chlorinated pesticides (sum of DDTs, sum of HCHs and HCB). In Frodolfo and Lys, for which systematic samples are available, the range of concentrations of all chemicals is in good agreement. For Miage the difference is due to the sporadic sampling frequency, however, values fall within the HCB Miage 2002 Lys 2000-2002 Frodolfo 2002-2006 HCHs Miage 2002 Lys 2000-2002 Frodolfo 2002-2006 DDTs Figure 3. Range of concentrations of organochlorine pesticides measured in three glacial streams. Miage 2002 Lys 2000-2002 Frodolfo 2002-2006 1 10 100 1000 Concentration range (pg/L) Figure 3. Range of concentrations of organochlorine pesticides measured in three glacial streams. 10000 90 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Figure 4. Trend of concentrations of total PCBs in the Frodolfo stream in spring-autumn 2006 Concentration pg/L 100000 10000 1000 100 10 1 may june july september october range observed in the other streams. Same comments can be made for Careser and Noce Bianco, where data even more sporadic. In the same geographic areas, some Figure 4. Trend of concentrations of total PCBs in the Frodolfo stream in spring-autumn 2006 non-glacial streams were also sampled. The concentrations of all chemicals were substantially lower (about one order of magnitude), confirming that the levels measured in glacial streams are a consequence of the accumulation in glaciers. Different comments can be made on PCBs measured in the Frodolfo stream during 2006 (Fig. 4). Levels measured in May are low and comparable with those observed in other glacial streams. In June a concentration increase of about three orders of magnitude is observed. Than, concentration decreases, up to levels comparable to those measured in May. A comparable trend was observed in a non glacial stream sampled in the Frodolfo Valley. A possible explanation of this trend could be a contamination due to snow melting and local emissions instead of long range transport and glacier accumulation. Possible sources of local emissions for PCBs could be hydroelectric power plants. Indeed, a small hydroelectric power plant is present in the Frodolfo Valley, close to sampling sites. About the possibility of ecotoxicological risk, it is reasonable to suppose that the traditional risk assessment approaches, based on data on a few standard organisms and on traditional endpoints, are not suitable for assessing the risk on the Alpine communities due to POPs. Species sensitivity distribution (SSD) has proved a useful approach to predict the sensitivity of entire communities (Posthuma et al., 2002). The basic assumption is that the sensitivity of different species in a community toward a given stressor follows a normal distribution. According to this assumption, the number of species potentially affected by a given concentration of a toxic chemical can be statistically determined. According to the Dutch school, a concentration safe for 95% of the species of a 91 The effects of POPs on Alpine organisms and ecosystems community (HC5: Hazardous concentration 5%) could be assumed as suitable for protecting the ecosystem. Major limitations for the application of SSD, in particular for POPs in Alpine ecosystems, are the following: •due to the lack of information, SSD model are often based on acute toxicity data; chronic data are not frequently available for a large number of species; even less data are available for endocrine disruption endpoints; •SSD does not take into account secondary poisoning, extremely relevant for POPs; •no data are available for developing SSD models for species typical of Alpine ecosystems and nobody knows if they are more sensitive than traditional species. In figure 5, an example of SSD curves, specific for fish and arthropods, is reported for DDT. The estimated HC5 is about two orders of magnitude higher than the upper limit of the range of concentrations measured in glacial streams. However, the value should be reduced by the application of four different security factors due to the difference between acute and chronic toxicity (in this case a factor of 10 is traditionally applied), secondary poisoning, endocrine disrupting effects, higher sensitivity of alpine communities. In particular, a reasonable value for the last two factors is totally unknown; however, it is highly probable that measured concentrations in glacial streams could overcome a threshold of risk for aquatic communities. Figure 5. SSD curves for DDT compared with DDT concentrations measured in glacial streams. To estimate a safe concentration, HC5 should be reduced through a series of application factors (explanation in the text). 100 HC5 level Fish % species affected 80 Arthropods 60 40 Water solubility Range of surface water concentrations 20 Application factors Acute to cronic Secondary poisoning Endocrine disruption Higher sensitivity 0 -2 -1 0 1 2 3 4 5 DDT log LC50 ng/L Figure 5. SSD curves for DDT compared with DDT concentrations measured in glacial streams. To estimate a safe concentration, HC5 should be reduced through a series of application factors (explanation in the text). 92 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino 4. Conclusions In synthesis, the following schematic conclusions can be drawn. •Glacier melting mobilise POPs accumulated during the period of massive global use; therefore. POP concentrations in streams fed by glaciers is substantially higher than in non glacial streams. The pattern can be enhanced by global warming. •Besides global long range transport, Alpine streams can be contaminated by local emissions followed by cold condensation and snow scavenging. In particular, local emissions are likely for PCBs due to the distribution of hydroelectric power plants in the Alpine territory. • Nobody knows if there are significant differences of sensitivity between Alpine and low-land aquatic communities. However, risk from POPs is likely to occur in Alpine streams. Acknowledgements. Paper supported by University of Milano Bicocca, Foundation Lombardia Ambiente and Regional Environmental Protection Agency of Lombardia within the Project RICLIC-WARM (Regional Impact of Climatic Change in Lombardy Water Resources: Modelling and applications). References Ahlborg U.G., L. Lipworth, L. Titus-Eenstoff, C. Hsieh, A. Hanberg, J. Baron, D. Trichopoulos, H. Adami, 1995. Crit. Rev. Toxicol. 25, 463. Asplund L., A. Athanasiadou, A. Bergman, H. Börjesson, 1999. Ambio 28, 67. Bizzotto E., C. Vaj, S. Villa, M. Vighi, 2007. Chemosphere (submitted). Blais J. M., D. Schindler, D. Muir, L. Kimpe, D. Donald, B. Rosenberg, 1998. Nature 395, 585. Blais J. M., D. Schindler, D. Muir, M. Sharp, D. Donald, M. Lafreniere, E. Braekevelt, W. Strachan, 2001a. Ambio 30, 410. Blais J. M., D. Schindler, M. Sharp, E. Braekevelt, M. Lafreniere, K. McDonald, W. Strachan, 2001b. Limnol. Oceanogr. 46, 2019. Calamari D., E. Bacci, S. Focardi, C. Gaggi, M. Vighi, 1991. Environ. Sci. Technol., 25, 1489. Carrera G., P. Fernández, R. Vilanova, J. Grimalt, 2001. Atmos. Environ. 35, 245. Lafrenière M.J., J. M. Blais, M. Sharp, D. Schindler, 2006. Environ. Sci. Technol., 40, 4909. Posthuma L., G.W. Suter, T.P. Traas (Eds.), 2002. Species Sensitivity Distribution in Ecotoxicology. Lewis Publishers, Boca Raton. Vilanova R., P. Fernandez, C. Martinez, J. Grimalt, 2001. J. Environ. Qual. 30, 1286. Villa S., C. Negrelli, A. Finizio, O. Flora, M. Vighi, 2006b. Ecotox. Environ. Safety, 63, 84. Villa S., C. Negrelli, V. Maggi, A. Finizio, M. Vighi, 2006a. Ecotox. Environ. Saf., 63, 17. Villa S., M. Vighi, V. Maggi, A. Finizio, E. Bolzacchini, 2003. J. Atmospheric Chemistry, 46, 295. Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 93 EVOLUZIONE TEMPORALE E ANDAMENTI STAGIONALI DI POP IN DEPOSIZIONI D’ALTA QUOTA IN LOMBARDIA E SVIZZERA Licia Guzzella, Claudio Roscioli, Adolfo De Paolis, CNR-IRSA,Via della Mornera 25, 20047 Brugherio (MI), Italy Abstract Organochlorine (OC) and PAH compounds were analysed in monthly bulk atmospheric deposition samples in two Alpine remote areas: Devero (1600 m) and Robiei (2000 m) stations from 2001 and 2007. Lindane, PCB and PAH annual loads in the Swiss station were greater than those measured in Italian one, while DDT annual load calculated at Devero Alp underlined the proximity of the station to a local source of pollution. Introduzione Nell’ambito del Progetto Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore-Quinquennio 2001-2006 finanziato dalla Commissione Internazionale per la protezione delle acque italo-svizzere è stato condotto uno studio sulle principali cause di inquinamento del Lago Maggiore, considerando sia gli apporti fluviali dei principali tributari che quelli atmosferici imputabili direttamente alla deposizione di inquinanti sulla superficie lacustre che indirettamente attraverso lo scorrimento delle acque sul territorio del relativo bacino. Nell’ambito di detto Progetto (CIPAIS, 2002; 2003; 2004; 2005; 2006) per gli apporti atmosferici sono stati considerati alcuni composti organici persistenti (POP) legati a fonti di contaminazione presenti nel bacino come per il DDT o i PCB ed altri contaminati più legati al trasporto atmosferico, come per gli HCH e l’HCB. Nell’ambito del progetto Europeo EUROLIMPACS (Contratto GOCE- CT 2003- 505540) e in parallelo a tale indagine, è stato condotta anche la determinazione dei principali IPA presenti nelle deposizioni atmosferiche al fine di comprendere i principali meccanismi di trasporto e le fonti di contaminazione presenti sul territorio. Materiali e Metodi Per lo studio del contributo degli apporti atmosferici alla contaminazione da composti organici persistenti nell’arco alpino è stata condotta un’attività di campionamento delle deposizioni bulk in due aree significative ad alta quota che sono state confrontate con due aree a bassa quota. Le località di campionamento selezionate sulla base della disponibilità di stazioni esistenti sono state: in Italia, Pallanza (200 m) e Alpe Devero (1600 m); in Svizzera, Locarno (300 m) e Robiei (2000 m) (Figura 1) . Per ciascuna 94 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Figura 1 – La collocazione delle stazioni di campionamento delle deposizioni atmosferiche stazione sono stati preparati i campioni medi ponderati mensili (circa 60 in tutto per stazione) nel periodo da maggio 2001 ad aprile 2007. La raccolta e la preparazione dei campioni medi ponderati è stata condotta dal CNR-ISE per le stazioni italiane e dal UPDA-SPAAS per quelle svizzere. La concentrazione e l’analisi dei campioni (volumi sino ad 2 L in accordo con la quantità campionata) è stata condotta dal CNR-IRSA di Brugherio. Si è proceduto con una unica tecnica di concentrazione, filtrando il campione attraverso un supporto di Bakerbond Speedisk C18 XF 50 mm, seguendo la metodica EPA n.608/8080 per i pesticidi organoclorurati (OC) e i PCB. Tale metodica consente di estrarre e quantificare dal campione acquoso sia gli OC associati al particolato che quelli disciolti nella matrice acquosa. Il risultato è espresso come somma delle due componenti. L’analisi è stata condotta utilizzando la tecnica GC-MS/MS (Trace 2000 - PolarisQ della ThermoElectron) per i composti organoclorurati e la tecnica GC-MS con acquisizione in SIM per gli IPA. 95 Evoluzione temporale e andamenti stagionali di POP in deposizioni d’alta quota in Lombardia e Svizzera DDT Totale 5 700,0 4,5 600,0 4 500,0 3,5 mm 2,5 300,0 ng/L 3 400,0 2 1,5 200,0 1 100,0 0,5 2005 DIC. FEB. OTT. 2006 APR. AGOS. DIC. FEB. APR. GIUG. LUG. NOV. MAR. MAG. LUG. 2004 campioni GEN. MAG. SETT. NOV. 2003 MAR. LUG. GEN. SETT. NOV. MAR. MAG. LUG. GEN. 2002 SETT.-OTT: 2001 SETT. NOV. GEN. MAR. MAG. SETT. LUG. 0 MAG. 0,0 2007 HCH Totale 20 700,0 18 600,0 16 500,0 14 mm 10 300,0 ng/L 12 400,0 8 6 200,0 4 100,0 2 2005 FEB. APR. DIC. OTT. GIUG. AGOS. APR. DIC. FEB. LUG. 2004 SETT.-OTT: MAR. MAG. GEN. NOV. LUG. MAG. 2003 SETT. MAR. NOV. GEN. LUG. 2002 SETT. MAR. MAG. NOV. GEN. LUG. 2001 SETT. MAR. MAG. NOV. GEN. SETT. LUG. 0 MAG. 0,0 2006 campioni 264,91 110,11Totale PCB 97,77 700,0 100 90 600,0 80 500,0 70 mm 50 300,0 ng/L 60 400,0 40 30 200,0 20 100,0 10 2004 APR. DIC. OTT. FEB. AGOS. APR. GIUG. DIC. 2005 FEB. LUG. MAR. MAG. GEN. NOV. LUG. 2003 SETT. MAR. MAG. NOV. LUG. GEN. SETT. MAR. MAG. NOV. LUG. GEN. MAR. MAG. NOV. SETT. 2002 SETT.-OTT: 2001 GEN. SETT. LUG. 0 MAG. 0,0 2006 2007 campioni Figura 2 – Concentrazioni (ng/L) e piovosità (mm/mese) dei campioni di Alpe Devero (a sinistra) e Robiei ( a destra). Risultati e Discussione 4.1 Analisi di OC Per quanto concerne l’analisi di DDT (gli isomeri op’ e pp’ di DDT, DDD e DDE), HCH (gli isomeri alfa, beta, gamma e delta di HCH) e PCB (13 congeneri da PCB18 a PCB194) l’andamento temporale è riassunto in Figura 2. Le due stazioni hanno andamenti simili per PCB e HCH con concentrazioni più elevate nelle deposizioni raccolte tra il 2001 e il 2002 e in quelle del 2005 per PCB e nel periodo 2001-2003 per gli HCH. Il Lindano (gamma-HCH) è il composto prevalente tra gli HCH e i congeneri a bassa-media volatilità per i PCB. Per il DDT la stazione di Alpe Devero, più vicina alla fonte di inquinamento (impianto di Pieve Vergante) risulta più contaminata di Robiei soprattutto nel periodo 2001-2002, successivo all’evento di piena del fiume Toce (ottobre 2000). Non si evidenziano relazioni tra le concentrazioni misurate e la piovosità o andamenti stagionali. Confrontando il carico medio annuale di HCH e PCB nelle stazioni considerate (Figura 3), è evidente la maggiore contaminazione di quelle ad alta quota rispetto a quelle di bassa quota (Pallanza e Locarno), confermando il ruolo del trasporto atmosferico dei composti semi-volatili nella contaminazione delle aree remote. 96 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino 4.2 Analisi di IPA Le concentrazioni totali dei 16 IPA considerati nella sta0,5 0,5 zione di Alpe Devero sono 0,5 0,4 risultate relativamente mo0,4 0,4 deste nel periodo conside0,3 0,3 rato (2004-2005) (Figura 4) 0,3 0,2 con valori minori a 40 ng/L 0,2 2002-01 0,2 2003-02 2002-01 0,1 in tutti i mesi ad eccezione 2004-03 2003-02 2002-01 0,1 2005-04 2004-03 2003-02 di marzo ’05, in cui è stata ri0,1 2004-03 2005-04 2006-05 0,0 2005-04 2006-05 2007-06 0,0 Pallanza scontrata una concentrazione 2006-05 2007-06 0,0 Pallanza Alpe Locarno Robiei Devero Alpe 2007-06 Monti pari a 61 ng/L rispetto a quanLocarno Pallanza Robiei Alpe Devero Locarno Monti Robiei Devero Monti to osservato per la stazione 3,4 1,9 HCH 1,5 di Robiei. In tutti i campioni 3,4 1,9 HCH 1,5 3,4 1,9 HCH 1,5 la miscela di IPA è domina1,2 ta dai composti a basso peso 1,2 1,2 molecolare (3-4 anelli, PM 0,9 ≤202 Dalton), tra cui il fe0,9 0,9 nantrene si è rivelato il più 0,6 0,6 abbondante, altri IPA presenti 0,6 0,3 sono risultati essere: antrace0,3 ne, acenaftene e fluorene. Le 0,3 0,0 concentrazioni di IPA nelle 0,0 Pallanza Alpe Locarno Robiei 0,0 stazioni d’alta quota sono Pallanza Devero Alpe Monti Pallanza Alpe Locarno Robiei Devero Locarno Monti Robiei piuttosto costanti rispetto alle Devero Monti PCB variazioni osservate nelle staPCB zioni di Locarno e Pallanza. PCB Questa variabilità è causata 1,5 1,5 da un aumento delle con1,5 1,2 centrazioni di contaminanti 1,2 1,2 0,9 nelle deposizioni cadute nei 0,9 0,9 mesi più freddi. L’incremento 0,6 2002-01 0,6 delle concentrazioni nei mesi 2003-02 2002-01 0,6 0,3 2002-01 2004-03 2003-02 invernali in aree urbanizzate 0,3 2003-02 2005-04 2004-03 0,3 0,0 2004-03 è riconducibile ad un gene2006-05 2005-04 0,0 Pallanz 2005-04 0,0 2006-05 2007-06 Alpe a rale aumento delle emissioni 2006-05 Pallanz Devero Locarno 2007-06 Pallanz Alpe a 2007-06 Alpe derivanti dagli impianti di Locarno a Devero Devero Locarno riscaldamento, il cui effetto può essere amplificato da fattori meteoclimatici in grado Figura 3 – Carichi di OC (ng/cm2/ mese) per le quattro stazioni di promuovere un accumulo considerate. di contaminanti negli strati 2 2 /cm ng /cm ngng /cm 2 2 2 2 /cm ng /cm ngng /cm DDT DDT DDT 2002-01 2003-02 2004-032002-01 2003-02 2002-01 2005-04 2004-03 2003-02 2006-05 2004-03 2005-04 2007-06 2005-04 2006-05 2 2 2 /cm ng /cm ngng /cm 2006-05 2007-06 2007-06 Evoluzione temporale e andamenti stagionali di POP in deposizioni d’alta quota in Lombardia e Svizzera 97 Figura 1 – La collocazione delle stazioni di campionamento delle deposizioni atmosferiche inferiori dell’atmosfera. Inoltre, le basse temperature portano ad una diminuzione della tensione di vapore e della costante di Henry degli IPA presenti nella fase gassosa, favorendone la condensazione e aumentandone, di conseguenza, l’efficienza di rimozione al verificarsi degli eventi di precipitazione. Se si confrontano gli andamenti dei carichi di IPA totali con quelli delle precipitazioni mensili, si può osservare una certa relazione tra le due variabili nelle due stazioni di alta quota: Alpe Devero e Robiei. A conferma di ciò, il coefficiente di correlazione lineare risulta pari a 0,83 per i campioni di Alpe Devero (significativo per un livello di confidenza pari a 99%) e a 0,69 per quelli di Robiei (livello di confidenza pari a 95%), mentre non si osservano correlazioni significative nelle due stazioni poste a bassa quota. La presenza di una correlazione tra precipitazioni e carichi di IPA nei siti ad alta quota è coerente con la relativa costanza delle concentrazioni osservata in queste stazioni durante il periodo di campionamento. In questi siti gli apporti di IPA più elevati si osservano, di conseguenza, nei mesi maggiormente piovosi: agosto ’04 e marzo ’05 a Robiei; agosto ’04 e ottobre ’04 ad Alpe Devero. I carichi annuali risultano pari a 2,14 ng cm-2 anno-1 ad Alpe Devero e a 12,5 ng cm-2 anno-1 a Robiei. Questi valori evidenziano un apporto di IPA più elevato a Robiei rispetto a quanto misurato ad Alpe Devero. Conclusioni I carichi misurati per OC e IPA nella stazione di Robiei si discostano in modo considerevole rispetto a quanto misurato nella stazione di Alpe Devero, ad eccezione della famiglia di contaminanti di origine locale (DDT). Per gli altri contaminanti la 98 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino stazione di Robiei è caratterizzata sia da maggiori carichi medi mensili di inquinanti nelle deposizioni che da una più elevata piovosità annuale. Bibliografia CIPAIS, 2002. Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore. Rapporto Annuale Aprile 2001- Marzo 2002, 89 pp. CIPAIS, 2003. Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore. Rapporto Annuale Aprile 2002- Marzo 2003, 68 pp. CIPAIS, 2004. Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore. Rapporto Annuale Aprile 2003 – Marzo 2004, 78 pp. CIPAIS, 2005. Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore. Rapporto Annuale Aprile 2004 – Marzo 2005, 76 pp. CIPAIS, 2006. Monitoraggio della presenza di DDT ed altri contaminanti nell’ecosistema Lago Maggiore. Rapporto Annuale Aprile 2005 – Marzo 2006, 76 pp. Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Copyright © 2007 - ARPA Lombardia ISBN 978-88-903167-0-8 99 Le possibili ricadute sulla salute della presenza ambientale dei POPs C. Sala1, P. Carrer2, AC Fanetti2 1 2 ARPA Lombardia/ Environmental Protection Agency of Lombardy Dipartimento di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Milano/University of Milan Abstract I POPs (persistent organic pollutants) rappresentano un gruppo eterogeneo di sostanze chimiche così definite in quanto in grado di persistere nell’ambiente e bioaccumulare, costituendo pertanto un pericolo per la salute umana e ambientale. L’evidenza scientifica suggerisce che alcuni POPs sono in grado di causare effetti avversi sulla salute umana, in particolare effetti sul sistema riproduttore, endocrino, nervoso e sulla cute. Alcune sostanze sono inoltre state classificate dalla IARC come cancerogeni. Un approccio armonizzato a livello internazionale per ridurre il rischio da esposizione a queste sostanze rimane un obiettivo prioritario. Introduzione I POPs (persistent organic pollutants) rappresentano un gruppo eterogeneo di sostanze chimiche così definite in quanto in grado di persistere nell’ambiente e bioaccumulare, costituendo pertanto un pericolo per la salute umana e ambientale. I POPs sono composti organici per lo più di origine antropogenica, caratterizzati da elevata lipoaffinità, semivolatilità e resistenza al degrado. Queste caratteristiche rendono tali sostanze estremamente persistenti nell’ambiente e in grado di essere trasportate per lunghe distanze nelle zone più fredde del globo. In particolare la regione artica è a rischio di inquinamento da POPs; la regione alpina è altrettanto coinvolta nella possibilità di contaminazione. I POPs includono: PCBs; Diossine; Pesticidi (DDT, Aldrin, Chlordane, Chlordecone, Dieldrin, Endrin, Heptachlor, Lindano, Mirex); altre sostanze chimiche (esaclorobenzene, esaclorocicloesano, idrocarburi policiclici aromatici, ecc.). In condizioni ambientali tipiche i POPs tendono alla bioconcentrazione e presentano un processo di biomagnificazione, raggiungendo pertanto concentrazioni potenzialmente rilevanti sul piano tossicologico. La bio-magnificazione è l’accumulo di quantità crescenti passando dalle prede ai predatori, avviene per via alimentare, più facilmente per composti decisamente lipofili e per i predatori terminali. La via di penetrazione dei POPs nell’organismo umano di gran lunga più importante è attraverso gli alimenti. I POPs nell’organismo umano, una volta accumulati nel tessuto adiposo, sono in grado di essere rilasciati, rappresentando pertanto un pericolo per la salute umana. Inoltre, con la gravidanza e l’allattamento possono trasmettersi alle generazioni successive. L’evidenza scientifica suggerisce che alcuni POPs sono in 100 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino grado di causare effetti avversi sulla salute umana e gli incidenti storici comportanti esposizione a elevate concentrazioni di POPs ne sono un esempio. Tuttavia anche l’esposizione a basse concentrazioni di POPs può rappresentare un pericolo per la salute umana. PCBs I PCBs sono stati ampiamente utilizzati in Europa soprattutto in dispositivi elettronici come trasformatori. Nell’UE l’utilizzo e il commercio di queste sostanze è stato notevolmente circoscritto a partire dal 1985. Più recentemente l’utilizzo e la commercializzazione dei PCBs è stata completamente proibita (Regulation EC No 850/2004). Nell’uomo gli effetti di esposizioni acute a elevati livelli di PCBs sono ben documentati per via della presenza di due incidenti caratterizzati dal consumo di olio di riso contaminato con PCBs avvenuti rispettivamente in Giappone nel 1969 e a Taiwan nel 1979. Segni e sintomi rilevati nel primo incidente in Giappone includevano: ipersecrezione ghiandolare, pigmentazione delle unghie, occasionale comparsa di affaticamento, nausea e vomito, ipercheratosi e iperpigmentazione cutanea, eruzioni acneiformi, spesso associate a sovrainfezione stafilococcica. Non può essere escluso che una parte degli effetti osservati sia da ricondurre a esposizione a diossine per la presenza di questi composti nell’olio di riso. Gli stessi sintomi sono stati registrati nel 1979 a Taiwan nel corso del secondo incidente. I bambini nati tra il 1978 e il 1985 da madri esposte a olio di riso contaminato presentavano iperpigmentazione, ritardo nello sviluppo fetale, sviluppo cognitivo deficitario fino al settimo anno di età, disordini comportamentali e iperattività. Alcuni autori hanno valutato lo sviluppo di bambini nati da 7 a 12 anni dopo l’incidente di Taiwan. I risultati indicano la presenza di un lieve ritardo mentale nei nati. La presenza dell’effetto è verosimilmente da ricondurre alla persistenza di PCBs nel corpo materno anche a distanza di anni dall’esposizione. L’esposizione all’olio contaminato è risultata associata anche a aumento di infezioni (Lu and Wu, 1985), epatomegalia, rash cutanei e acne. Uno studio condotto da Bertazzi et al. hanno studiato la mortalità di 2100 lavoratori impiegati nella produzione di trasformatori nel periodo 1946-1982. Le morti per tumore erano aumentate (neoplasie del sistema emopoietico e gastroenterico). Studi condotti sull’animale indicano che gli effetti si manifestano principalmente per esposizioni croniche e includono: effetti avversi a livello epatico, dermico, a livello del sistema immunitario, riproduttore gastrointestinale ed endocrino (tiroide). La IARC ha classificato i PCBs come probabili cancerogeni per l’uomo (gruppo 2A). Le diossine Le diossine sono sostanze chimiche che non vengono prodotte deliberatamente, ma sono sottoprodotti indesiderati di una serie di processi chimici e di combustione. La Le possibili ricadute sulla salute della presenza ambientale dei POPs 101 famiglia include diversi congeneri, tra cui la TCDD (tetraclorobenzoparadiossina). Essendo queste sostanze altamente persistenti, esse permangono nel suolo e nei sedimenti che diventano veri e propri serbatoi inquinanti. La via principale di esposizione dei soggetti umani alle diossine è l’alimentazione che contribuisce per oltre il 90% all’esposizione complessiva. I prodotti della pesca e altri prodotti di origine animale rappresentano circa l’80% delle fonti di contaminazione. E’ stato ampiamente dimostrato tra gli effetti associati a esposizione a diossina nell’uomo la cloracne. Altri effetti riportati includono neuropatie periferiche, affaticamento, depressione, epatite, epatomegalia, porfiria cutanea, anche se un nesso con l’esposizione a diossine non è sempre stato chiaramente stabilito. Uno studio condotto da Roegner et al., 1991 per la US Air Force sui veterani del Vietnam che applicarono l’agente Orange (TCDD) non ha dimostrato un eccesso di neuropatie, affaticamento, depressione, epatite negli esposti; risultati analoghi dallo studio di Sweeney et al. Studi di esposizione diretta a diossine provengono dai dati relativi a due incidenti (contaminazione di olio di riso in Giappone e Taiwan, cfr parte relativa ai PCBs). La somiglianza strutturale delle diossine coi PCBs non consente tuttavia di trarre precise conclusioni sull’agente causale della sintomatologia manifestatasi. Fingerhut et al. hanno studiato una coorte di lavoratori esposti a 2,3,7,8- TCDD. Gli autori non hanno evidenziato un aumento di incidenza di tumori precedentemente associati a esposizione a diossina (stomaco, fegato, linfoma di Hodgkin e non-Hodgkin), ma hanno evidenziato un lieve ma significativo incremento della mortalità per sarcomi dei tessuti molli e tumore del sistema respiratorio. Due studi recenti hanno seguito la popolazione dell’area di Seveso esposta a diossina dopo l’incidente all’ICMESA. Il primo studio (Pesatori et al., 1993) non ha evidenziato aumenti statisticamente significativi del rischio di sviluppare tumori nella popolazione esposta. Il secondo studio ha evidenziato aumenti significativi di incidenza di tumori. In bambini esposti a diossine e/o PCBs durante la fase gestazionale sono stati riscontrati effetti sullo sviluppo del sistema nervoso e sulla neurobiologia del comportamento, oltre a effetti sull’equilibrio ormonale della tiroide. A concentrazioni più elevate di PCBs e a diossine, i bambini esposti per via transplacentare in fase intrauterina (esposizione accidentale o sul posto di lavoro della madre) presentano alterazioni della cute (ad es. cloracne), alterazione della mineralizzazione dentale, ritardo nello sviluppo, disordini comportamentali, riduzione delle dimensioni del pene in fase puberale, riduzione dell’altezza media nei soggetti femminili in età puberale e deficit dell’udito. A seguito della contaminazione da TCDD nell’area di Seveso è stato riscontrato un aumento del numero medio di femmine nate da maschi esposti. Studi condotti sull’animale hanno evidenziato la comparsa di alterazioni a livello del sistema immunitario conseguenti a esposizione a diossina. La IARC ha classificato la TCDD come cancerogeno del gruppo 1 nel 1997. Le altre diossine non sono state classificate come cancerogene (gruppo 3). 102 Monitoraggio dei POPs sul territorio alpino Pesticidi organoclorurati (DDT) Numerosi pesticidi rientrano nel gruppo dei POPs. Tra questi si annoverano pesticidi organoclorurati tra i quali particolare rilievo assume il DDT. Il DDT è stato per la prima volta sintetizzato nel 1874, tuttavia le sue proprietà insetticide sono state scoperte nel 1939. Nei primi anni 70 molti paesi arrivarono a bandire l’utilizzo dell’insetticida. Attualmente il DDT viene ancora utilizzato nei paesi in via di sviluppo per il controllo della malaria. Il DDT è altamente insolubile in acqua ed è solubile nella maggiorparte dei solventi organici. La sua presenza è ubiquitaria e residui sono stati ritrovati anche nell’Artico. Studi condotti su volontari umani non hanno evidenziato la comparsa di effetti avversi. Uno studio di mortalità condotto su lavoratori impiegati nella produzione di DDT nel periodo 1964-1987 ha evidenziato la comparsa di un aumentato numero di tumori biliari e epatici, tuttavia non statisticamente significativo. Lo studio ha inoltre evidenziato un eccesso di tumori cerebrovascolari anche se il ruolo del DDT o di altri fattori rimane non chiaro. Gli organoclorurati sono stati associati a insorgenza di effetti immunotossici sia nell’animale da esperimento che in studi sulla popolazione umana. Alcuni composti organoclorurati potrebbero esercitare azione estrogenica e potrebbero avere un ruolo nell’insorgenza di patologie ormono-correlate. In particolare negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’incidenza di tumore del seno. Il miglioramento delle tecniche diagnostiche e la presenza di programmi di screening ampiamente diffusi può in parte spiegare il dato osservato. Inoltre è noto che il principale fattore di rischio del tumore del seno è rappresentato dall’esposizione a estrogeni. Pertanto, è stato ipotizzato che l’esposizione a sostanze chimiche ad azione estrogenica rilasciate nell’ambiente potrebbe essere responsabile dell’aumentata incidenza del tumore del seno. Negli ultimi anni è stato inoltre osservato un aumento dei casi di tumore del testicolo, di criptorchidismo e di ridotta qualità dello sperma. Questi dati portano a ipotizzare la presenza di un alterato sviluppo del sistema riproduttore maschile durante la vita fetale. In particolare è stato ipotizzato che l’esposizione durante la gravidanza a sostanze chimiche ad azione estrogenica potrebbe alterare il normale sviluppo del sistema riproduttore maschile. Allo stato attuale l’evidenza scientifica non consente di giungere a conclusioni definitive sul possibile ruolo svolto da sostanze chimiche ad azione endocrina (endocrine disruption). Alcuni studi confermano quanto sopra riportato, mentre altri lo smentiscono. La IARC ha classificato il DDT come possibile cancerogeno per l’uomo (gruppo 2B). Considerazioni conclusive I POPs rappresentano un gruppo di sostanze eterogenee, caratterizzate da elevata persistenza nell’ambiente e capacità di spostamento dalla fonte di utilizzo/emissione a zone più fredde del globo. Inoltre queste sostanze sono in grado di biomagnifica- Le possibili ricadute sulla salute della presenza ambientale dei POPs 103 re e bioconcentrarsi, raggiungendo così concentrazioni possibilmente tossiche per l’uomo. Le problematiche relative agli effetti sulla salute umana esercitati da queste sostanze sono molteplici e includono aspetti quali: • Endocrine disruption: la maggior parte dei POPs è in grado di esercitare effetti ormono-simili, potenzialmente in grado di alterare il normale funzionamento del sistema riproduttore e endocrino. In particolare sono possibili effetti avversi durante lo sviluppo fetale, con alterazione del normale sviluppo intrauterino e comparsa di primitive lesioni che nell’adulto potrebbero evolvere in senso neoplastico. E’ stato inoltre avanzata l’ipotesi di una correlazione tra esposizione a POPs e tumore del seno. • Effetti sul sistema immunitario: alcuni studi indicano la possibilità di modulazione del sistema immunitario da parte dei POPs. • Cancerogenesi: i dati a disposizione non sono ancora conclusivi e non consentono di classificare tutti i POPs come sostanze sicuramente cancerogene per l’uomo. La IARC ha classificato la TCDD come cancerogeno del gruppo 1, i PCBs come probabili cancerogeni per l’uomo (gruppo 2A), il DDT come possibile cancerogeno (2B) e le altre diossine come cancerogene del gruppo 3 (non classificate per cancerogenicità sull’uomo). Non va inoltre sottovalutato il cosiddetto effetto cocktail: l’esposizione contemporanea a più sostanze chimiche è in grado di modificare l’effetto delle singole sostanze, in funzione di effetti additivi e sinergici. L’aspetto deve tuttavia essere tenuto in considerazione anche per effetti opposti, che si annullano a vicenda. Molti dei POPs non sono più utilizzati. La necessità di strategie di riduzione del rischio sono tuttavia ancora necessarie, in particolare, esse riguardano l’utilizzo di sostanze alternative e l’adeguato immagazzinamento dei POPs. Le strategie da adottare devono essere coordinate e armonizzate a livello globale. Bibliografia Bertazzi, P.A., L. Riboldi, A. Pesatori, L. Radice and C. Zochetti. 1987. Cancer mortality of capacitor manufacturing workers. American Journal of Industrial Medicine, 11: 165-176 Chen, P.H. C.K. Wong, C. Rappe and M. Nygren. 1985. 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