CALENDARI ARMENI
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CALENDARI ARMENI
CALENDARI ARMENI ALESSANDRO ORENGO Poco sappiamo circa il calendario o i calendari1 in uso fra gli Armeni prima della cosiddetta ‘grande era armena’ (гÛáó Ù»Í Ãáõ³Ï³Ý): tradizionalmente si ritiene che il tempo fosse calcolato a partire dal 2492 a. Cr., data in cui veniva collocato il mitico scontro tra Hayk e Bēl, cui seguiva la morte di quest’ultimo per mano del primo, e l’inizio della signoria di Hayk sulle genti e sul paese che da lui prendono il nome2. Questa era haykana (гÛÏ³Û Ãáõ³Ï³Ý, гÛÏ³Û ßñç³Ý) sarebbe stata basata su un calendario solare mobile, costituito da dodici mesi di trenta giorni più un periodo aggiuntivo di cinque giorni, ed avrebbe avuto il suo primo capodanno l’11 agosto, appunto, del 2492. Tale situazione è riassunta ed integrata da Anania Širakacci3, nel 42° capitolo del suo Tiezeragitowtciwn ew tomar. Dopo aver detto che i 1 Per una trattazione generale sull’argomento rimandiamo a Tcowmanyan 1964, Badalyan 1970 e Badalyan 1976. 2 Per un’esposizione del mito si possono vedere i capp. 10-11 del primo libro della Patmowtciwn Hayocc di Movsēs Xorenacci. Cfr. M.H. 2003:1775-1781. 3 Anania Širakac’i, vissuto nel VII secolo, fu uno dei più ragguardevoli studiosi dell’Armenia medievale. Formatosi a Trebisonda presso un greco di nome Tychikos (îÇõùÇÏáë), egli fu cosmografo, astronomo, geografo, forse autore di una cronografia e matematico. La parte più consistente dei suoi scritti, originali o tradotti Studi Linguistici e Filologici Online ISSN 1724-5230 Volume 6 (2008) – pagg. 203-218 A. Orengo - “Calendari armeni” Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo nomi dei mesi armeni sono anteriori, non solo all’instaurazione dell’era armena, ma anche all’Incarnazione, Anania giustifica così la sua affermazione: Infatti un certo Hayk, un gigante arciere, della schiatta di Giapeto figlio di Noè, giunto da Babilonia, regnò sugli Armeni: abitando fra loro, questi presero il loro nome da lui. Hayk dette poi il nome anche ai suoi figli ed alle sue figlie; e gli Armeni, presi i nomi dei suoi figli e delle sue figlie, li dettero ai mesi, per onorare il padre ed i figli stessi. Eccoli dunque: Nawasardi, Hoŕi, Sahmi, Maheki, Areg e Mareri erano figlie di Hayk; Trē, Kcałocc, Aracc e Hroticc erano figli di Hayk. Invece il mese dei prati4 e quello della mietitura5, che ora si chiama Ahki, presero il loro nome dalle attività che vi si svolgevano, perché allora questi erano mesi estivi6. fu raccolta in una sorta di grande enciclopedia scientifica, dal titolo di K’nnikon, di cui ci sono giunte solo alcune parti. 4 Margacc, da marg ‘prato’. 5 Harawancc, da harawownkc ‘mietitura’. 6 ¼Ç гÛÏ áÙÝ ³ÝáõÝ ³Õ»Õݳõáñ Ñëϳ۪ Û³½·¿ Ú³µ»ÃÇ áñ¹õáÛ ÜáÛÇ, »Ï»³É Ç ´³µÇÉáÝ¿ª ïÇñ»³ó гÛáó£ ºõ µÝ³Ï»³É Ç Ñ³Ûë. »õ Û³ÝáõÝ Ýáñ³ Ïáã»ó³Ý ѳÛù. ÝáÛÝå¿ë áñ¹õáó »õ ¹ëï»ñ³ó Çõñáó »¹ ³Ýáõ³Ýë. ½áñ ³é»³É ѳÛáó ½³Ýáõ³Ýë áõëï»ñ³ó »õ ¹ëï»ñ³ó Ýáñ³ »¹ÇÝ Ç í»ñ³Û ³Ùëáó¹ª í³ëÝ Ù»Í³ñ³Ý³ó ÑûñÝ »õ ½³õ³Ï³óÝ. »õ »Ý ³ÛëáùÇÏ£ ܳõ³ë³ñ¹Ç. ÐáéÇ. ê³ÑÙÇ. »õ سѻÏÇ. ²ñ»·. »õ سñ»ñÇ, ¹ëï»ñù ¿ÇÝ Ð³ÛÏÇÝ£ îñ¿. ø³Õáó. ²ñ³ó. »õ ÐñáïÇó, áñ¹Çù ¿ÇÝ Ð³ÛÏÇÝ£ ÆëÏ Ù³ñ·³ó »õ ѳñ³õ³Ýó, ½áñ ³ÛÅÙ ³ÑÏÇ Ïáã»Ý, ³Ûë Ç ·áñÍáó ³Ýáõ³Ý»ó³Ý, ½Ç Áݹ ³Ûë ųٳݳÏë ³Ù³éݳÛÇÝùÝ ¿ÇÝ ëáù³ (Anania Širakacci 1940:76-77). 204 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Qualche secolo più tardi, Yovhannēs Imastasēr7 († 1129), nel suo Meknowtciwn tomaris haykazeancc, attribuirà direttamente a Hayk tanto l’istituzione dei mesi quanto l’assegnazione dei relativi nomi, prendendoli da quelli dei suoi figli e figlie, ed inoltre noterà come l’iniziativa del patriarca armeno preceda quella di Mosè e costituisca quindi il più antico calendario nella storia dell’umanità, peraltro dovuto all’azione dello spirito santo, che allora attivamente influenzava l’operato dei patriarchi8. Una tradizione forse diversa emerge invece dalla Patmowtciwn Hayocc di Movsēs Xorenacci (II, 59), che attribuisce al re Artašēs, tra le altre cose, anche l’introduzione di conoscenze relative al calendario, più esattamente ai cicli delle settimane, dei mesi e degli anni (½ß³µ³Ãáõó ³ë»Ù »õ ½³Ùëáó »õ ½ï³ñ»³ó µáÉáñÙ³Ýó)9, conoscenze prima di allora del tutto assenti fra gli Armeni. Secondo quanto dice lo storico antico, questo re sarebbe stato un contemporaneo di Domiziano, Nerva, Traiano ed Adriano, ma la critica moderna tende ad anticipare di almeno tre secoli i fatti a lui attribuiti. Nel capitolo in questione, inoltre, egli svolge la funzione di un autentico eroe civilizzatore, che traghetta il suo popolo da uno stato semiferino a quello civile. 7 Yovhannēs Sarkawag (‘diacono’) detto anche Imastasēr (‘filosofo’), formatosi presso il convento di Hałpat, fu per molti anni attivo ad Ani. Di lui ci sono giunte opere sul calendario, di argomento matematico, teologico, filosofico, nonché di poesia. 8 Æ Ó»éÝ Ñá·õáÛÝ, áñ ³½¹¿ñ Ç Ý³Ñ³å»ïëÝ, гÛÏÝ, ³é³çÇÝ Ý³Ñ³å»ïÝ Ð³Ûáó, ½³ÙÇëù¹ ϳñ·»³ó »õ ½³Ýáõ³Ýë áõëï»ñ³ó »õ ¹ëï»ñ³ó Çõñáó ³Ùëáó¹ Ïá㻳ó (Yovhannēs Imastasēr 1956:224). 9 M.H. 2003: 1938. 205 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Come abbiamo visto, il calendario haykano, non prevedendo anno bisestile, era un calendario mobile: per risolvere il problema di festività, soprattutto religiose, che richiedevano una collocazione stagionale fissa, si è supposto che, accanto al calendario haykano, di uso civile, ne esistesse uno fisso, di uso religioso, che avrebbe collocato l’inizio dell’anno a primavera. Dopo la cristianizzazione, questo calendario sarebbe forse stato sostituito da quello giuliano10. Dopo la cristianizzazione del paese, problemi legati al calendario sorgono in correlazione alla data delle feste del nuovo calendario liturgico, in particolare della Pasqua, che il concilio di Nicea avrebbe fissato per la domenica successiva al primo plenilunio successivo all’equinozio di primavera. Per un certo lasso di tempo gli Armeni poterono avvalersi delle tavole del calcolo della Pasqua elaborate da Andrea di Bisanzio, ma esse arrivavano fino al 552. Dopo questa data occorse elaborarne una nuova serie: al proposito le fonti armene parlano di un certo Ēas (= Ayas?) di Alessandria, cui si attribuisce il calcolo della data della Pasqua dal 552, per 532 anni. Si ritiene solitamente che le tavole di Ēas siano state introdotte in Armenia nel 562, anche se alcune fonti, come lo storico del X-XI secolo Stepcanos Asołik (1885:83), collegano tale avvenimento al secondo concilio di Dowin, che si svolse nel 554/555, ma che probabilmente si limitò a porre il problema del nuovo calendario, senza riuscire ad arrivare ad una soluzione. In effetti, questa nuova, ‘grande’ era armena (Ù»Í 10 Quest’ultima ipotesi è avanzata da Badalyan 1970:54 e 1976:13. 206 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Ãáõ³Ï³Ý) venne ufficialmente accettata nel 584, al tempo del katcołikos Movsēs Ełiwardecci11, ma entrò nell’uso solo più tardi, forse addirittura all’inizio dell’ottavo secolo, come comproverebbe il tentativo di riforma, poi fallito, che ebbe luogo nel frattempo, sotto il katcołikos Anastas, e di cui parleremo tra poco. Nei testi e nei documenti, il nuovo sistema di datazione comincia a comparire, in maniera abbastanza sporadica, a partire dal VII secolo: una cronografia (Žamanakagrowtciwn) anonima, un tempo attribuita ad Anania Širakacci ed oggi creduta piuttosto opera di un altro autore del VII secolo, Pcilon Tirakacci, si conclude ricordando come, “nel 134° anno dell’era armena” (Ç Öȸ Ãáõ³Ï³ÝÇÝ Ð³Ûáó) morirono in battaglia i signori di Armenia, Georgia ed Albania12. Così in un trattato sui concili (Saks žołovocc), sulla cui attribuzione a Yovhannēs Ōjnecci (prima metà dell’ottavo secolo), basata sulla tradizione manoscritta, la critica oggi non è concorde, si ricorda che il sinodo di Manazkert ebbe luogo nel 175 dell’era armena13. Anche un’epigrafe di Tcałin commemora la creazione di una fontana “nel 232 dell’era armena” (ØÈ´ Ãáõ³Ï³Ýáõû³Ý гÛáó)14. Se si prescinde dalla cronografia sopra ricordata, il primo storico a datare un avvenimento in base a questa era sembra essere Łewond vardapet che, nel quarantesimo capitolo della sua Patmowtciwn, composta verso la fine 11 Talvolta si attribuisce la decisione, crediamo erroneamente, ad un cosiddetto terzo concilio di Dowin: in realtà tale numero d’ordine sembra spettare al concilio che nella città si tenne nel 609/610. 12 Testo pubblicato p. es. in Anania Širakacci 1944:399 ed in M.H. 2005:969. 13 ²Ûë »Õ»õ Ç Öк Ãáõ³Ï³ÝÇë гÛáó (Girkc Tcłtcocc 1994:479). 14 Greenwood 2004:87, con ulteriori rimandi. 207 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo dell’ottavo secolo, ricorda che la decapitazione di Sahak e Hamazasp Arcrowni avvenne durante il regno di Musa, quando Xazma era governatore d’Armenia, nel giorno della santa Epifania del Signore, nell’anno degli Armeni 23315. Anche nel caso della grande era armena siamo di fronte ad un calendario solare, costituito da dodici mesi di trenta giorni più cinque giorni epagomeni, che non conosce anno bisestile ed è pertanto mobile. All’inizio il capodanno (primo di nawasard) corrisponde all’11 luglio 55216. La scelta della metà del VI secolo come momento di inizio della nuova era, anche se formalmente legata allo scadere delle tavole pasquali elaborate da Andrea di Bisanzio, dipese anche e soprattutto dall’ormai compiuta separazione fra chiesa armena e chiesa bizantina calcedoniana, che così risultava sancita anche nel calcolo del tempo. Il problema derivato dall’uso di un calendario mobile doveva essere evidentemente sentito se, nel VII secolo, il katcołikos Anastas 15 ¶áñÍ»ó³õ ³Ûë ÛÇß˳Ýáõû³ÝÝ Øáõë¿Ç, Û³½·³å»ïáõû³ÝÝ Ê³½Ù³Û, Û³õáõñë ëñµáÛ Û³ÛïÝáõû³ÝÝ ï»³éÝ, ÛáñáõÙ ¿ñ Ãáõ³Ï³Ýë гÛáó ØÈ¶ (Łewond 1887:165). Per la data Arzoumanian 1982:194 (nota 7) pensa ad un errore, e posticipa il tutto di due anni. Si veda però quanto diciamo alla nota seguente. 16 Peraltro alcuni autori armeni accolsero la datazione della nascita di Cristo al 2 avanti Cristo, onde per loro il 552 del calendario giuliano diventa il 554. Per due esempi, tratti da Samowēl Anecci e Yovhannēs Sarkawag, si veda Badalyan 1970:76-77. 208 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Akoŕecci, verso la fine del suo pontificato, durato dal 661 al 667, diede incarico ad Anania Širakacci17 di studiare un possibile calendario fisso: pare che Anania portasse a termine il lavoro affidatogli, ma il sinodo che avrebbe dovuto deliberare in proposito non ebbe mai luogo, per la sopravvenuta morte del katcołikos. Anania elaborò anche delle tavole di corrispondenza fra il calendario armeno e quello romano, per un periodo di 532 anni. Al compimento del ciclo di Ēas, ebbe luogo un’effettiva riforma del calendario, condotta dal già ricordato Yovhannēs Imastasēr, il quale introdusse l’anno bisestile stabilendo che, ogni quattro anni, ci fossero sei giorni aggiunti in luogo degli usuali cinque18. Spostò inoltre il capodanno (primo di nawasard) del 1085 dal 28 febbraio, data cui avrebbe dovuto corrispondere, all’11 agosto, con un probabile ritorno all’antico calendario precristiano. Tuttavia, la proposta di Yovhannēs, nota come ‘piccola era’ (÷áùñ Ãáõ³Ï³Ý), non fu mai ufficializzata, sicché, da un lato, si continuò ad usare il vecchio calendario mobile, dall’altro, nel corso del tempo e fino al XVIII secolo, furono avanzate diverse proposte di riforma, tutte miranti ad introdurre l’anno bisestile nel computo armeno, sia portando a sei, ogni quattro anni, i giorni aggiunti, sia portando a trentuno i giorni di un dato mese19. 17 Fonti: Stepcanos Asołik 1885:99; Yovhannēs Drasxanakertcci 1980:92; Kirakos Ganjakecci 1961:62. 18 Fonte: Kirakos Ganjakecci 1961:113. 19 Riguardo a queste riforme, ricordiamo quella proposta da Stepcanos (XII secolo), che collocava il 1° di nawasard al 1° marzo e negli anni bisestili prevedeva un tredicesimo mese di 6 giorni; quella di Vardan Karbecci (XVIII secolo), che collocava il 1° di nawasard al 21 marzo e negli anni bisestili prevedeva un mese di 209 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Una nuova era armena è la cosiddetta era di Giulfa (æáõÕ³Ûáõ Ãáõ³Ï³Ý), elaborata da Azaria Ĵowłayecci, la quale, partendo dal 161620, fissa il capodanno in corrispondenza del 21 marzo e prevede dodici mesi di trenta giorni ed il solito periodo aggiuntivo di cinque giorni. Negli anni bisestili, il dodicesimo mese (nirhan) presenta non trenta ma trentun giorni. Tale era fu in uso tra gli Armeni di Nuova Giulfa, lo stanziamento nato, agli inizi del XVII secolo, in conseguenza della deportazione degli abitanti della valle dell’Arasse ad opera dello shah Abas I. I nomi dei mesi, solo alcuni dei quali spiegabili con l’arabo, sono i seguenti: šams, adam, šbatc, naxay, łamar, nadar, tciray, damay, hamiray, aram, ōvdan, nirhan, aweleacc21. In un secondo momento Azaria cercò di sostituire questi nomi con denominazioni armene ispirate alle diverse situazioni dell’anno, ma questa proposta non ebbe alcun seguito22. Peraltro alcune di queste nuove denominazioni ricordano quelle inventate da Fabre d’Eglantine per il calendario hroticc di 31 giorni; quella del katcołikos Simēon Erewancci (XVIII secolo), che collocava il 1° di nawasard al 6 gennaio (ricorrenza del natale) e negli anni bisestili prevedeva un mese di hoŕi di 31 giorni. Ricordiamo anche che già nel 1317 il sinodo di Adana aveva stabilito l’adozione del calendario giuliano, ma tale decisione ebbe limitate ricadute nella pratica calendariale. 20 In tale data aveva termine il secondo ciclo pasquale di 532 anni. 21 Aweleacc (nom. pl. awelikc, lett. ‘in più, aggiunti’) è naturalmente la tradizionale denominazione armena dei giorni epagomeni. 22 I nomi sono i seguenti: ccōłaber ‘che porta rugiada’; całkawēt ‘pieno di fiori, fiorito’; getahos ‘che fa scorrere i fiumi’; ptławēt ‘pieno di frutti, fecondo’; aŕatahos ‘che fa scorrere l’abbondanza, copioso’; gohowtciwn ‘ringraziamento’; ptłakitc ‘che raccoglie i frutti’; terewatcapc ‘che sfronda i rami’, jiwnaber ‘che porta la neve’; saŕowcceal ‘ghiacciato’; hołmašownčc ‘in cui soffia il vento, ventoso’; jiwnahal ‘che scioglie la neve’; manišak (i cinque giorni aggiunti) ‘violetta’. 210 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo repubblicano francese23: poiché qualsiasi influsso è da escludere, troviamo qui una riprova del fatto che la mente umana tende a trovare soluzioni simili a problemi simili. Per lungo tempo si è considerato Azaria come contemporaneo della riforma che da lui prende il nome. Al riguardo, però, la situazione si è meglio definita ed ha assunto aspetti parzialmente diversi da quando, nel 1959, Hakob Anasyan ha pubblicato un memoriale presente nel ms. 799 Matenadaran, contenente un’opera di Grigor Tatcewacci. Questo memoriale24 risulta essere un autografo del nostro Azaria, uno dei possessori del manoscritto, che utilizza le ultime pagine dello stesso anche per trascrivere brevi note calendariali. Dal memoriale risulta che Azaria era già vivo ed attivo nella prima metà del XVI secolo, e che l’era da lui elaborata doveva cominciare subito dopo la metà del secolo, ossia mille anni dopo l’entrata in vigore della grande era armena (Ù»Í Ãáõ³Ï³Ý). Tale riforma fu inizialmente accolta nella vecchia Giulfa, e solo successivamente, a seguito della deportazione, trasferita nella Nuova Giulfa, dove subì un ulteriore adattamento. Come abbiamo detto, il calendario della grande era armena (Ù»Í Ãáõ³Ï³Ý) comprendeva dodici mesi di 30 giorni, più 5 giorni aggiuntivi25. La tradizione faceva risalire i nomi dei mesi al periodo 23 P. es. całkawēt = floréal; jiwnaber = nivôse; hołmašownčc = ventôse. Testo in Anasyan 1959:1177-1186; v. anche le coll. 272-276. 25 Questi i loro nomi, che nella formulazione più antica dovevano essere al genitivo: Nawasardi, Hoŕi, Sahmi, Trē, Kcałocc, Aŕacc (Arancc), Mehekani (Meheki), Areg (antico genitivo di arew ‘sole’), Ahekani, Mareri, Margacc, Hroticc, Aweleacc (mese 24 211 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo precristiano, e questo fatto è senz’altro accettabile, anche se sul significato di tali nomi non è sempre possibile pronunciarsi con sicurezza26. Alcuni di essi sono di evidente origine iranica, come nawasard (<*naᑥa-sarda- ‘nuovo anno’) o comunque fanno riferimento a divinità di origine iranica, anche se poi accolte nel pantheon armeno, come mehekan o meheki, che chiaramente rimanda a Mihr, nome armeno dell’iranico Mithra27, o trē, se rimanda a Tir, nome di un dio, ma anche denominazione medio-persiana del pianeta Mercurio o di Sirio. Tra l’altro, in medio-persiano tir era anche il nome di un mese, il quarto dell’anno, come l’armeno trē. In altri casi un’origine caucasica può non essere da escludersi, come avviene per il secondo ed il terzo mese, hoŕi e sahmi rispettivamente, i cui nomi ricordano i numerali per ‘due’ e ‘tre’ in georgiano, ossia ori e sami. Qualche altro nome potrebbe avere una spiegazione interna all’armeno (areg, che in armeno significa ‘sole’), o rimandare ad attività che, ad un certo momento, furono tipiche di quel periodo dell’anno, come kcałocc, mese del ‘mietere’ (kcałel) o dell’accoppiamento degli animali (kcał ‘capro’), o margacc, mese del taglio dell’erba (marg ‘prato’). ‘dei giorni aggiunti’). Rispetto alla lista di Anania, sopra riportatata, fatte salve alcune differenze minime, notiamo l’uso di Ahekani (Anania ha Ahki), per Harawancc, da harawownkc ‘mietitura’. 26 Per un’analisi etimologica dei nomi dei mesi in armeno si vedano Schmitt 1985 e Gippert 1987. 27 Più esattamente mehekan rimanda a *miθrakāna (‘feste in onore di Mithra’), come ahekan rimanda ad *āθrakāna (‘feste in onore del fuoco’). Hanno una plausibile etimologia iranica anche mareri (nom. *marear) < *maδar- (cfr. avest. maiδiiāiriia‘quinta festa stagionale, festa di metà anno’) e hro(r)ti- < *fraᑥarti-, festività in onore delle Fravarti. 212 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Resta il fatto che, accanto a queste proposte etimologiche, peraltro non tutte concordemente accettate, si trovano alcuni nomi di mesi sul cui significato non è dato pronunciarsi, non si dice con certezza, ma almeno con una qualche plausibilità. Il calendario armeno si caratterizza però anche per il fatto che ciascun giorno del mese ha un suo nome, una peculiarità, questa, condivisa anche dal calendario mazdeo, senza che tuttavia ci sia corrispondenza fra i nomi dell’uno e dell’altro. Lo schema del calendario armeno è il seguente: 1. Areg 11. Erezkan 21. Grgowŕ 2. Hrand 12. Ani 22. Kordowikc 3. Aram 13. Parxar 23. Cmak 4. Margar 5. Ahrank 14. Vanatowr 24. Lowsnak c 15. Aramazd 25. Ccrōn/Spciwŕ 6. Mazdeł 16. Mani 26. Npat 7. Astłik 17. Asak 27. Vahagn 8. Mihr 18. Masis 28. Sim 9. Jopaber 19. Anahit 29. Varag 10. Mowrcc 20 Aragac 30. Gišeravar Parecchi di questi nomi non offrono un’etimologia soddisfacente. Tra quelli che la offrono, notiamo i nomi di divinità del paganesimo armeno, come Astłik, Mihr, Aramazd, Anahit, Vahagn; a questi 213 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo potrebbe aggiungersi Mazdeł / Maztceł, se la connessione con (Ahura) Mazda fosse accettabile. Altri nomi di giorni del mese rimandano a quelli di astri: Areg, Lowsnak (da lowsin, ‘luna’), Gišeravar (nome alternativo di Venere, usualmente chiamata Arowseak); altri ancora a nomi geografici, forse perché sedi di santuari: Ani, Masis, Aragac, Varag. Questa lista di nomi vale per tutti i mesi di trenta giorni; invece, i cinque giorni aweleacc (‘aggiunti’) hanno nomi diversi, quelli dei cinque pianeti: Pcaylacow (‘Mercurio’), Arowseak (‘Venere’), Hrat (‘Marte’), Lowsntcag (‘Giove’), Erewak (‘Saturno’). È probabile che tale sistema sia antico, tanto più se riproduce uno schema mazdeo: tuttavia sembra documentato solo a partire da Anania Širakacci28. Quanto al rapporto col pur probabile modello mazdeo, come dicevamo, esso non va oltre il fatto generale di dare un nome a ciascun giorno del mese, quanto meno se si parte dal sistema armeno che conosciamo. In effetti, prescindendo da alcuni nomi che sono comuni ai due sistemi, ma che denominano giorni diversi, l’unica corrispondenza abbastanza precisa sembra essere la denominazione del quindicesimo giorno, dedicato ad Aramazd nel sistema armeno, mentre quello mazdeo lo dedica al “Creatore Ahura Mazda”, come peraltro il primo, l’ottavo e il ventitreesimo giorno del mese. A completamento della descrizione del sistema armeno, ricordiamo che in esso anche le dodici ore del giorno e le dodici della notte sono 28 Cfr. Anania Širakacci 1979:257. 214 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo indicate con un nome: anche in questo caso, però, ne troviamo una probabile attestazione in Anania, e poi in documenti tardi29. Ricordiamo infine che, in epoche diverse a seconda dei luoghi, gli Armeni finirono per adottare il calendario giuliano-gregoriano. Alessandro Orengo Dipartimento di Linguistica 'T. Bolelli' Università di Pisa [email protected] BIBLIOGRAFIA AAC 2002. Hin Haykakan Tomarə (7-rd – 15-rd dd.) / The Ancient Armenian Calendar (7th – 15th cc.), Erevan, 2002. 29 Cfr. Anania Širakacci 1944:113, Anania Širakacci 1979:257 e poi il ms. 5975 Mat., ff. 14r-14v, riprodotto in AAC 2002: 356. 215 Studi Linguistici e Filologici Online 6 Dipartimento di Linguistica – Università di Pisa www.humnet.unipi.it/slifo Anania Širakacci 1940. ANANIA ŠIRAKACcI, Tiezeragitowtciwn ev tomar. Ašxatowtcyamb Aš. ABRAHAMYANI. Xmbagir H. AČAŔYANI, Erevan, 1940. Anania Širakacci 1944. A. G. ABRAHAMYAN, Anania Širakaccow matenagrowtcyownə. Owsowmnasirowtcyown, Erevan, 1944. Anania Širakacci 1979. ANANIA ŠIRAKACcI, Matenagrowtcyown. Tcargmanowtcyownə, aŕaĵabanə ev canotcagrowtcyownnerə A. G. ABRAHAMYANI ev G. B. PETROSYANI, Erevan, 1979. Anasyan 1959. H. S. ANASYAN, Haykakan matenagitowtcyown EŽЭ dd., vol. 1, Erevan, 1959. Arzoumanian 1982. History of Lewond the Eminent Vardapet of the Armenians. Translation, Introduction and Commentary by Z. ARZOUMANIAN, Filadelfia, 1982. Badalyan 1970. H. S. BADALYAN, Ōraccowycci patmowtcyown, Erevan, 1970. Badalyan 1976. H. S. 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