Skipper inesperti
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Skipper inesperti
www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela Skipper pericolosi di Giorgio Sanna rmando C., medico milanese, per andare ad un appuntamento importante decide di prendere un taxi, ne ferma uno davanti alla stazione centrale e senza porsi domande sale a bordo e affida la sua sicurezza all’autista che avrà il compito di condurlo a destinazione. Al primo incrocio l’autista frena a secco per evitare di mettere sotto la vecchietta che attraversava sulle strisce, dopo qualche metro rischia di scontrarsi con un mezzo pesante che arrivava da destra. Armando inizia a preoccuparsi, si stringe bene la cintura e prega il tassista di rallentare: lui non ha fretta. L’autista del taxi cor- A 46 Ottobre 2003 In alto le barche dell’associazione di noleggio, con le quali abbiamo navigato, ormeggiate a zattera. Di fianco: un momento dell’ormeggio. Sembrava che nessuno si rendesse conto del pericolo a cui era esposto, nonostante tutte le mattine le catene fossero incattivate Il numero d’incidenti in mare sta subendo un aumento preoccupante, la maggior parte di questi sono da imputare all’imperizia dello skipper. Vediamo insieme una possibile soluzione re e sembra aver scambiato le strade di Milano per un circuito di formula uno. Armando non ha nessuna intenzione di rischiare la sua incolumità per seguire questo incosciente, quindi lo fa fermare, paga e scende. Il giorno dopo il nostro medico, arriva a Lavagna dove si imbarca con degli amici su di una barca presa a nolo, nessuno di loro sa portare una barca a vela, quindi hanno ingaggiato uno skipper. Partono, le condizioni meteo non sono ottime, ma non ci sono nuvole e il sole è molto piacevole, per Armando e i suoi amici questo è sufficiente, non immaginano che è in arrivo una perturbazione. Non lo sa neanche lo skipper che non ha ritenuto necessario sentire il bollettino meteo visto che le condizioni del tempo sono così palesemente positive. Partiti, dopo poche ore si trovano in serie difficoltà, il tempo peggiora e lo skipper non sembra sapere con esattezza cosa fare, preso dalla paura chiude tutte le vele e a motore cerca di tornare in porto, il cielo si fa sempre più nero e lo skipper ha sempre più paura quindi sceglie la rotta più breve senza curarsi di controllare portolano e carte “lì ci passano tante barche, quindi significa che non ci sono pericoli” pensa, il problema è che tutte le barche che passano da quelle parti leggono le carte ed evitano lo scoglio che sta ad un miglio dalla costa, lo stesso scoglio che metterà la parola fine alla vacanza del medico milanese. Anche in questo caso Armando ha affidato la sua incolumità a qualcun altro, ma questa volta non ha avuto la possibilità di scendere e cambiare barca. Purtroppo la storia di Armando C. è vera e come questa ce ne sono centinaia tutti gli anni, tanto che i dati del ministero dei Trasporti denunciano che dal 1996 al 2001 le richieste di soccorso sono più che raddoppiate e dal 2001 ad oggi, sta avvenendo la stessa cosa. Si potrebbe pensare che ora ci sono molte più barche naviganti e quindi molti più incidenti, purtroppo non è così, le unità naviganti immatricolate negli ultimi tre anni non sono aumentate in porporzione all’aumentare dei sinistri, ciò significa che il problema sta nel livello di preparazione di chi comanda le barche. Ci sono troppe persone che appena presa la patente si dichiarano pensano di essere in grado di poter portare un imbarcazione senza problemi. È diffusa la pericolosa idea che una persona con la Ottobre 2003 47 www.solovela.net Articolo pubblicato sulla rivista SoloVela ESPERIENZA DIRETTA E’ sera, la spiaggia di Piscinas, sulla costa occidentale della Sardegna non presenta alcun ridosso, il vento ha soffiato tutto il giorno intorno ai 12 nodi, tra poco calerà e a quel punto inizierà la risacca. Marco “l’ammiraglio”, come egli stesso si definisce, proprietario di una associazione velica con sede in un quartiere alla moda della capitale, porta la piccola flotta di sette barche con una sessantina di passeggeri paganti, ad ormeggiare una attaccata all’altra, dopo aver sciorinato per v.h.f una serie di teorie su come evitare la risacca. Per radio comunico che non ho nessuna intenzione di andarmi a mettere in una trappola come quella e che, quindi, darò fondo a debita distanza. Non passerà una ora e “l’ammiraglio” darà ordine di mollare gli ormeggi e scappare: il beccheggio causato dalla risacca, che è arrivata puntuale, rischia di danneggiare seriamente le barche. Partono tutti insieme. A me non rimane che stare a guardare come delle barche si trasformano in auto a scontro. Uno skipper sbaglia l’ormeggio, la barca scade sottovento, sta per andare ad appoggiarsi ad altre barche, lo skipper invita l’equipaggio a prepararsi ad attutire il colpo con le gambe e i piedi. Specifica che non bisogna usare le mani: è pericoloso. Solo la prontez- Renato Serafini Sopra: momenti di relax a bordo di barche da charter. I passeggeri sono spesso vittime inconsapevoli dell’inesperienza di alcuni skipper e di chi li coordina. A fianco: questo stupendo 46 piedi disegnato da German Frers ha avuto la disavventura di essere noleggiato da uno skipper che non aveva familiarità con le carte nautiche patente nautica sia automaticamente uno skipper con esperienza. Non è difficile sentire “Andiamo in barca, ci porta Lui che è uno skipper: ha la patente nautica”, dove il termine skipper, nella fantasia di chi di barche ne sa poco, sta inequivocabilmente a identificare colui che ha esperienza ed è in grado di navigare in sicurezza. PERICOLO A PAGAMENTO Di patentati pericolosi ce ne sono sia tra gli armatori come tra coloro che si rivolgono al noleggio, ma fin che lo skipper fa parte del gruppo di amici che affitta una barca, si potrebbe anche pensare che sono questi a doversi cautelare su chi li condurrà per mare, però, 48 Ottobre 2003 za di un marinaio di un’altra barca salverà le gambe di una ragazza che ignara di tutto, a gamba tesa con la shiena contro la tuga, si prepare a fare da ammortizzatore tra due barche da otto tonnellate. Le carte nautiche, per gli skipper “dell’ammiraglio” sono un optional inutile, e quando una barca va a scogli, la colpa, chiaramente, è del caso. Legare la passarella alla barca quando si è in porto, è un esercizio ormai superato e quando una signora rovina in mare, battendo la testa contro il molo perchè la tavola gli scivola via sotto i piedi, la colpa è sua: poteva stare più attenta. Di skipper così, automobilisti del mare che credono che la differenza tra una macchina e una barca sia che quest’ultima si “parcheggia” al molo, non sono pochi. Sono questi signori quelli che spingono in alto il numero degli incidenti in mare. Chi sale in barca con loro è portato a sottovalutare il pericolo tranquillizzato dall’aria di sicurezza che questi signori ostentano e dal fatto che ha pagato un biglietto a una struttura che pensa organizzata. Purtroppo in barca la superficialità è un errore che prima o poi si paga sempre, e i dati sugli incidenti in mare lo confermano. La cosa che più delle altre trovo preoccupante è che questo tipo di skipper possa gestire una scuola di vela e trasmetImbarcazione tere ad altri la filosofia dell’automobilista di rimorchiata mare. Quello degli skipper pericolosi è un proin porto dopo blema serio, che altrettanto seriamente va afun incidente frontato per salvaguardare l’incolumità dei passeggeri e lo siluppo dell’industria del turismo nautico. Maurizio Anzillotti presentato dalla società di charter o dalla associazione, non si hanno difese, si da per scontato che questi sia all’altezza. Purtroppo sembra che collaborare con una società di charter o essere lo skipper di una associazione non sia affatto un titolo sufficiente a garantire l’abilità e competenza di questi. DANNI nel momento in cui si chiede alla società di charter un comandante che conduca la barca, o ancora peggio, ci si rivolge ad una associazione velica e si acquista un posto in barca in una delle vacanze in flotta che molte associazioni organizzano, si dà per scontato che gli skipper che condurranno l’imbarcazione siano preparati per farlo. In questi casi si abbassano tutte le difese. Se l’amico con la patente viene studiato e osservato attentamente fin tanto che non ci si convince che ha le capacità necessarie, nel caso dello skipper sconosciuto Se quello degli skipper è un problema serio per chi prende la barca in nolo, problema che prima o poi rallenterà la crescita del mercato del charter, è un problema molto più grave per le compagnie di charter che devono affidare le loro imbarcazioni a persone che conoscono solo superficialmente senza avere nessuna idea delle loro effettive capacità. Questo nostro articolo nasce dalle esperienze avute dal nostro direttore con una associazione romana e di un nostro lettore con uno skipper fornitogli da una società di charter. Questo ultimo caso si è risolto molto rapidamente perché dopo tre giorni di navigazione, la barca è andata a scogli: lo skipper aveva dimenticato di consultare le carte. Il nostro lettore ha subito il trauma dell’incidente e ha perso la vacanza e la società di charter ha perso una stagione di lavoro. SOLUZIONE NON FACILE Partendo dalla considerazione che la patente nautica non è in alcun modo un titolo che attesti la capacità dello skipper, è fin troppo palese che serva un mezzo per identificare un livello minimo di capacità dello skipper al quale si affidano delle barche con dei passeggeri paganti. Un titolo di skipper professionista con relativa iscirzione al registro della gente di mare già esiste, ma anche in questo caso l’esame da sostenere per acquisirlo è una prova di canottaggio e una altra di nuoto. Forse più che aspettarsi dallo stato un intervento risolutore, gli operatori del settore, società di charter, scuole nautiche e associazioni, dovrebbero unirsi e creare loro stessi una certificazione che miri ad attestare l’effettiva esperienza e capacità dello skipper. Una certificazione di questo tipo, debitamente pubblicizzata, potrebbe dare un va lore in più al noleggio e alle scuole di navigazione. Ottobre 2003 49