dossier - Parmigiano Reggiano
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Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione Via Ardeatina 546 – 00178 Roma DOSSIER Il Parmigiano Reggiano: un prodotto naturalmente funzionale INRAN 2008 1 a cura dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione – INRAN via Ardeatina 546- 00178 Roma Presidente Prof. Carlo Cannella Laboratorio Latte e prodotti lattiero.caseari Resp. Dott. Laura Pizzoferrato 2 Sintesi del documento Il Parmigiano Reggiano DOP è un formaggio a latte crudo e parzialmente scremato, a pasta cotta e a maturazione lenta per minimo 12 mesi e raramente per meno di 15-18 mesi al consumo. Il latte proviene da vacche la cui alimentazione è prevalentemente costituita da foraggi freschi e fieno della zona d’origine (province di Parma, Modena, Reggio-Emilia e alcuni territori di Bologna e Mantova). La trasformazione del latte in Parmigiano Reggiano è ancora basata su una metodica artigianale legata all’esperienza dei casari e al rispetto di usi e consuetudini secolari. L’attività enzimatica della flora lattica del latte e del sieroinnesto naturale, grazie alla tecnologia di produzione che non prevede l’uso di additivi e alla lunga fase di stagionatura, trasforma il latte in un prodotto di grande complessità e ricchezza dal punto di vista organolettico e nutritivo. Il ridotto contenuto di acqua di questo formaggio (30% circa) comporta l’elevato valore energetico pari a 388 Kcal per 100 grammi di formaggio. Le proteine (in media 33%) sono la componente quantitativamente più importante del Parmigiano Reggiano mentre il contenuto di grasso (in media 28%), legato all’uso di latte parzialmente scremato, risulta in linea con la definizione merceologica di formaggio semigrasso. La composizione in acidi grassi riflette quella del grasso del latte, il contenuto di colesterolo è relativamente modesto, pari mediamente a 83-91 mg per 100 grammi di formaggio. Se si tiene presente che una porzione di Parmigiano Reggiano è 50g e che un uovo contiene circa 200 mg di colesterolo ci si rende conto che il contributo del formaggio all’assunzione giornaliera di colesterolo è limitato. Il Parmigiano Reggiano contiene inoltre minerali (calcio, di cui è una fonte ricchissima, fosforo, sodio, cloro), microelementi (in particolare zinco e selenio) e vitamine lipo e idrosolubili. Da sottolineare anche il contenuto medio in sale, circa l’1,4%, nettamente inferiore rispetto al passato, per consentire l’uso di questo formaggio a un più ampio numero di consumatori. Da considerare infine che il Parmigiano Reggiano, come tutti i formaggi stagionati è privo di lattosio. Studiando questo prodotto e tutto il comparto lattiero-caseario, come da oltre dieci anni sta facendo l’INRAN, non solo dal punto di vista tecnologico, alimentare e nutritivo, ma 3 anche sotto l’aspetto funzionale, è possibile mettere in luce come, per la presenza di molecole funzionali (antiossidanti, antinfiammatori, anticancerogeni, ipotensivi ecc) il latte in generale e il Parmigiano Reggiano in particolare – grazie al tipo di allevamento selezionato e al peculiare processo produttivo - possano essere a tutti gli effetti considerati prodotti “naturalmente” funzionali. In conclusione, per il contenuto in nutrienti e composti funzionali e per l’elevata digeribilità, il Parmigiano Reggiano è un alimento consigliabile nell’alimentazione in tutte le fasce d’età. 4 CARATTERISTICHE COMPOSITIVE E VALORE NUTRITIVO DEL PARMIGIANO-REGGIANO DOP Nella Tabella 1 è riportata la composizione in acqua, proteine, grassi, ceneri e cloruro di sodio del Parmigiano Reggiano, secondo quanto indicato dal Consorzio e quanto presente nella banca dati INRAN sui prodotti lattiero caseari. Nella stessa Tabella è riportato il valore dell’energia calcolato secondo il D.Lgs. 16 febbraio 1993 in attuazione della direttiva 90/496/CEE del Consiglio del 24 settembre 1990, usando i seguenti coefficienti di conversione: Carboidrati 4 kcal/g - 17 kJ/g Proteine 4 kcal/g - 17 kJ/g Grassi 9 kcal/g - 37 kJ/g Energia (kcal) = 4 x (g proteine +g carboidrati) + 9 x (g lipidi) Energia (kJ) = 17 x (g proteine +g carboidrati) + 37 x (g lipidi) Tabella 1: Composizione centesimale (g/100 g di formaggio) e apporto energetico (Kcal e kJ da 100 g di formaggio) Composizione Dati INRAN media Dati Consorzio minimo media umidità (%) 30,4 30,8 28,6 32,8 proteine (%) 33,5 33,0 30,8 34,8 grasso (%) 28,1 28,4 25,5 31,4 acidi grassi saturi 17,1 20,9 trans 1,0 1,1 colesterolo (mg) 91 83 ceneri (%) 4,6 4,6 4,0 5,2 sale (%) 1,5 1,4 1,0 1,9 energia kcal/100g 387 388 kJ/100g 1609 1612 massimo Le proteine, presenti nel Parmigiano Reggiano, in elevata quantità (33%) sono anche di ottima qualità biologica, sia per la composizione amminoacidica particolarmente favorevole, sia per la facile digeribilità dovuta all’azione, durante la stagionatura, degli enzimi proteolitici 5 derivati dal latte di partenza e dai batteri lattici. Il contenuto totale in amminoacidi liberi rappresenta mediamente il 23,2% delle proteine con un minimo di circa 19% e un massimo di oltre 27%. Il contenuto totale in amminoacidi liberi è direttamente proporzionale alla durata della stagionatura fino a 15 mesi, poi si stabilizza e, con il procedere dell'invecchiamento, i fenomeni di metabolismo a carico degli amminoacidi stessi aumentano fino a superare l'eventuale loro liberazione. Il grasso trovato è compreso tra un valore minimo di 25,5% e un massimo di 31,4% con un valore medio di 28,4% e risulta compatibile con la definizione merceologica di formaggio semi-grasso per il Parmigiano Reggiano. L'analisi gas-cromatografica ha confermato che la composizione in acidi grassi del Parmigiano-Reggiano riflette esattamente quella del grasso del latte. Le ceneri rappresentano in media il 4,6% del Parmigiano-Reggiano con oscillazioni da un minimo di 4% a un massimo di 5,2%. Queste oscillazioni sono, in gran parte, attribuibili al contenuto in sodio che, nella forma di cloruro di sodio, ha una variabilità relativa del 15,7%. Da sottolineare il fatto che il contenuto medio in cloruro di sodio del Parmigiano-Reggiano (1,6%) riscontrato attualmente è nettamente più basso rispetto a quello trovato circa 30 anni or sono (2,42,5%). Tabella 2: Composizione in macro e microelementi del Parmigiano-Reggiano. Composizione Dati INRAN media media Dati Consorzio minimo massimo calcio mg/100g 1159 1158 914 1361 fosforo mg/100g 678 678 610 720 sodio mg/100g 600 646 453 906 potassio mg/100g 102 102 57 129 magnesio mg/100g 43 43 37 51 zinco mg/100g 4 4 2 7 ferro ug/100g 200 184 124 291 rame ug/100g 829 829 360 1294 manganese ug/100g 21 21 14 32 selenio ug/100g 12 12 2 38 cobalto ug/100g 1 1 <1 3 6 La componente minerale del Parmigiano-Reggiano, mostra che, riguardo al calcio e al fosforo, i valori medi trovati di 1,16% e di 0,68% rispettivamente garantiscono un rapporto maggiore di 1 tra calcio e fosforo. I livelli di vitamine nel formaggio Parmigiano-Reggiano sono riportati in Tabella 3. Tabella 3: Contenuto vitaminico (ug/100g) del Parmigiano-Reggiano. Composizione Vitamina A (RE) Dati INRAN media Dati Consorzio minimo massimo media 358 270 93 445 trans retinolo 304 13cis retinolo 58 beta carotene 66 107 20 263 460 440 44- 838 Vitamina E (TE) alfa tocoferolo 460 beta tocoferolo tr Vitamina B1 32 34 17 52 Vitamina B2 370 370 280 474 Vitamina B6 106 110 50 185 Vitamina B12 4 4 2 9 Vitamina PP 51 55 20 121 Ac. pantotenico 303 320 227 407 Biotina 23 23 6 74 RE, TE: retinolo e tocoferolo equivalenti La variabilità esistente tra i contenuti vitaminici dei campioni analizzati non dipende dalla zona di provenienza (montagna, collina, pianura) né dalla stagione (estate, inverno). Solo il contenuto di beta-carotene e, in parte, di tocoferolo presentano significative differenze legate alla stagione: sono più bassi nei campioni invernali rispetto a quelli estivi quando l’animale mangia foraggi freschi, particolarmente ricchi di queste sostanze. Infine calcolando, dai dati medi INRAN, le coperture dei fabbisogni nutrizionali garantite dal consumo di una porzione (50 g) di Parmigiano Reggiano si ottiene quanto indicato nella 7 Tabella 4. Il calcolo è effettuato secondo le GDA (Guideline Daily Amounts) per tutti i nutrienti, considerando diete da 2000 kcal per le donne e 2500 kcal per gli uomini. Per il riferimento massimo dell’assunzione di acidi grassi trans (5g/die) sono stati invece utilizzati i LARN (ed. 1996). Tabella 4: Copertura dei fabbisogni di una donna, di un uomo o di un adulto garantita da una porzione (50 g) di Parmigiano Reggiano DOP. Parametro Copertura giornaliera dei fabbisogni (%) donna uomo Energia 9,7 7,7 Proteine 33,5 27,9 Grassi 20,1 17,6 AG saturi 42,8 28,5 *AG trans 9,4 9,4 12,5 12,5 Sale (NaCl) adulto Calcio 72,4 Fosforo 42,4 Ferro 0,7 Magnesio 7,2 Zinco 13,3 Sodio 12,5 Vitamina A 22,4 Vitamina E 2,3 Vitamina B1 1,1 Vitamina B2 11,6 Niacina 0,1 Vitamina B6 2,7 Vitamina B12 200,0 Biotina 7,7 Acido Pantotenico 2,5 *Dati LARN, 1996 Dati GDA, 2007 8 COMPOSIZIONE NUTRIZIONALE E CARATTERISTICHE FUNZIONALI DEL PARMIGIANO REGGIANO DOP L'importanza dei prodotti lattiero-caseari nell'alimentazione umana è nota e riconosciuta da molto tempo. Le proteine di elevato valore biologico e il calcio, presente in forma particolarmente biodisponibile, di facile assorbimento da parte dell’intestino umano, costituiscono probabilmente le tematiche più approfondite nello studio di questi prodotti e più note al grande pubblico. Gli aspetti meno favorevoli legati alla presenza di acidi grassi saturi e di colesterolo sono ugualmente noti ma, nel passaggio dalla valutazione scientifica alla percezione del consumatore, sono stati negli anni amplificati e a volte esasperati, senza validi motivi, dai mass media. Per molti anni la stampa di informazione e anche alcune riviste scientifiche hanno imputato al consumo del latte e dei formaggi tutta una serie di “sciagure” come l’obesità, l’ipercolesterolemia, l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Attualmente si ritiene invece che sia un troppo elevato indice di massa corporea (BMI), causato da una dieta nel complesso squilibrata e da un’attività fisica insufficiente, la vera causa di questi problemi. A partire dai primi anni ’90, la ricerca svolta presso l’INRAN si è inserita in questa problematica utilizzando un approccio diverso da quello classico. E’ stata rivalutata criticamente e sulla base delle nuove conoscenze scientifiche la presenza dei componenti considerati “negativi” (colesterolo, acidi grassi ecc.) e nel contempo sono stati messi in risalto i componenti “positivi” non solo dal punto di vista esclusivamente nutritivo (proteine, calcio) ma anche "funzionale". Ovvero nel latte e nei formaggi sono state messe in evidenza sostanze in grado di svolgere una "funzione" fisiologica benefica che si può definire “protettiva” e che va oltre quella prettamente nutritiva. Esaminati con questo approccio, i prodotti lattiero-caseari riservano a volte delle sorprese: prodotti simili per composizione in macronutrienti (proteine e grassi) possono invece contenere i costituenti cosiddetti "minori" (es. sali, vitamine e isomeri coniugati dell’acido linoleico ovvero CLA) in quantità molto diversificate. Tra i fattori che determinano questa variabilità sicuramente la stagione e la razza, ma anche e soprattutto la tecnica di allevamento del bestiame ovvero lo stile di vita e il benessere dell’animale. La ricerca condotta presso l'INRAN ha dimostrato come sia riduttivo considerare latte e prodotti derivati solo ed esclusivamente fonti di nutrienti essenziali (proteine, calcio e vitamine). Come è stato riportato (Guimont et al., 1997), il latte contiene circa 2000 molecole 9 alcune delle quali presentano una attività biologica particolare ovvero sono, in base alla definizione data dalla UE, a buona ragione “funzionali” cioè “alimenti che rientrano in una dieta normale e che contengono composti biologicamente attivi in grado di migliorare la salute o ridurre il rischio di malattia (EUFIC, 2006)”. Proteine e componenti funzionali di origine proteica Le proteine del latte contengono tutti gli amminoacidi “essenziali” che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare e di cui la dieta costituisce l’unica fonte. Gli amminoacidi isoleucina, leucina, lisina, treonina, triptofano, valina, metionina, fenilalaninatirosina e l’istidina, amminoacido essenziale solo nella prima infanzia, presenti in quantità ottimale e in forma particolarmente biodisponibile, sono alla base dell’elevato valore biologico delle proteine del latte e dei prodotti derivati. Amminoacidi bioattivi del latte sono la metionina, la taurina, la glicina, l'istidina e il triptofano metabolizzato nell’uomo a serotonina e melatonina (Cestaro, 1994). Tra le proteine del latte in particolare la lattoferrina si è dimostrata in grado di inibire direttamente i fenomeni ossidativi (Shinmoto et al., 1992), ma anche i peptidi del siero, di peso molecolare compreso tra 500 e 5000, sono risultati attivi in vivo prevenendo fenomeni di lipoperossidazione delle membrane biologiche (Colbert & Decker , 1991). Le proteine del latte vaccino e dei prodotti lattiero-caseari derivati, oltre ad essere una fonte di energia e di amminoacidi, possiedono proprietà biologiche, attribuibili a sequenze peptidiche (costituite da 2-30 residui amminoacidici) potenzialmente bioattive. Alcuni peptidi ottenibili sia in vitro che in vivo dalla digestione enzimatica soprattutto delle caseine presentano attività biologiche di particolare interesse. Peptidi caseinici sono in grado di chelare il ferro impedendo così tutte le reazioni ossidative catalizzate da questo metallo, sono dotati di attività immuno-stimolante e antinfiammatoria, sono caratterizzati da attività antipertensive, antitrombotiche e oppioido-simile e possono quindi aumentare il rilascio delle beta endorfine e in tal modo contrastare lo stato di stress (Schlimme & Meisel, 1997). Alcuni peptidi caseinici possono anche agire in modo indiretto, facilitando e aumentando l'assorbimento fisiologico di minerali come il calcio (antipertensivo) e lo zinco (antiossidante). Questi peptidi si originano da sequenze amminoacidiche naturalmente presenti nelle proteine del latte e possono essere liberati e attivati da processi proteolitici (digestivi) durante 10 la maturazione del formaggio (stagionatura) o durante la digestione all’interno del nostro apparato gastrointestinale. Tabella 1 – Biopeptidi del latte, provenienza e attività biopeptidi Proteina precursore Bioattività casomorfine α-,β-caseina Agonista oppioide α-lattorfina α-lattoalbumina Agonista oppioide e ACEinibitoria β-lattorfina β-lattoalbumina Agonista oppioide e ACEinibitoria lattoferroxine lattoferrina Antagonista oppioide casoxina C κ-caseina Antagonista oppioide casoxina D αs1-caseina Antagonista oppioide casochinine αs1-,β-caseina ACE-inibitoria e immunoregolatoria lattochinine α-lattoalbumina, ACE-inibitoria β-lattoglobulina sieroalbumina immunopeptidi α-,β-caseina Immunoregolatoria α-lattoalbumina, β-lattoglobulina lattoferricina B lattoferrina Immunoregolatoria e antimicrobica casocidina αs2-caseina Antimicrobica isracidina αs1-caseina Antimicrobica casoplateline κ-caseina Antitrombotica inibitore della κ-caseina Antitrombotica inibitore della lattoferrina Antitrombotica peptide trombina peptide trombina caseinofosfopeptidi αs1-, αs2, β-caseina Legame e trasporto di minerali 11 Nella produzione dei formaggi vengono utilizzate colture starter di batteri, dotati di un efficiente sistema proteolitico, che si aggiungono alla flora lattica e che portano alla produzione di oligopeptidi. Nel tratto gastrointestinale umano gli enzimi digestivi (proteasi gastriche e intestinali, peptidasi dell’orletto a spazzola) idrolizzano ulteriormente gli oligopeptidi, concorrendo alla formazione di peptidi bioattivi. I peptidi bioattivi agiscono nell’organismo dei mammiferi con meccanismi similormonali. I peptidi introdotti preformati oppure prodotti dall’idrolisi intestinale possono raggiungere i siti target nel lato luminale del tratto gastrointestinale o, dopo essere stati assorbiti nel circolo sistemico attraverso trasporto carrier-mediato o per via paracellulare, negli organi periferici. Dagli anni ’60 numerosi studi hanno portato all’identificazione di diversi peptidi derivati dalle proteine del latte (α-lattoalbumina, β-lattoglobulina, caseine, immunoglobuline, lattoferrina, fosfoglicoproteine, transferrina e sieroalbumina) che sono stati caratterizzati dal punto di vista strutturale e fisiologico (Clare & Swaisgood, 2000; Schlimme & Meisel, 1995; Shah, 2000). Inoltre, molti di questi peptidi sono dotati di attività multifunzionale, potendo svolgere due o più attività biologiche (Meisel, 2004). Alcune regioni della struttura primaria delle proteine contengono sequenze peptidiche sovrapposte che esercitano diversi effetti biologici. Queste regioni sono state considerate come “zone strategiche” e come tali protette dalla proteolisi che avviene sulle proteine del latte in modo tale che i biopeptidi possano esplicare la loro azione funzionale in vivo. (Meisel & Bockelmann, 1999). Lipidi e componenti funzionali di origine lipidica Una caratteristica tipica dei lipidi del latte è la presenza di elevate quantità di acidi grassi a catena corta e media (dal C4 al C10) assorbibili direttamente, senza passare attraverso le lipoproteine e ciascuno con una attività funzionale specifica. L’acido butirrico (C4) del latte, affiancandosi al butirrato endogeno prodotto nel colon dalla flora batterica per fermentazione della fibra alimentare, è in grado di aumentare la sintesi della melatonina e della metallotioneina, una delle principali proteine antiossidanti del plasma (Liu et al., 1992) e delle apolipoproteine favorendo l’omeostasi fisiologica del colesterolo e dei trigliceridi plasmatici (Kaptein et al., 1992). Gli acidi grassi a catena media sono invece in grado di indurre un fenomeno di vasodilatazione (White et al., 1991) e di agire sinergicamente con gli acidi grassi a catena 12 corta, contribuendo in modo indiretto ad aumentare le difese antiossidanti dell’organismo (Cestaro, 1994). In questi ultimi anni è stato molto approfondito lo studio di un particolare gruppo di acidi grassi, i CLA o isomeri coniugati dell’acido linoleico. Negli acidi grassi insaturi naturali, i doppi legami sono normalmente interrotti da un ponte metilenico (non coniugati) e in forma cis, ovvero con due sostituenti dalla stessa parte rispetto al doppio legame. Durante i processi di idrogenazione (industriale nella produzione di oli idrogenati o naturale ad opera degli enzimi del rumine), la sequenza originale dei doppi legami dell’acido grasso polinsaturo viene modificata e si ha migrazione dei doppi legami in posizione coniugata, isomerizzazione da cis a trans e, ovviamente, diminuzione del numero totale di doppi legami. Il CLA è generalmente presente nei grassi alimentari, ma il grasso degli animali ruminanti e quindi il latte e i formaggi derivati, ne contengono le più elevate concentrazioni. In particolare nel latte è soprattutto presente il 9cis, 11trans isomero dell’acido linoleico. (Gurr, 1995). Le proprietà anticancerogeniche di queste sostanze in colture cellulari in vitro sono ormai generalmente accettate nel mondo scientifico (Parodi, 1997), ma non ancora confermate sulle cellule umane, ancora dibattute sono invece le proprietà antiossidanti. Proprietà antiossidanti sono state anche attribuite ai fosfolipidi contenuti nel latte: fosfatidilserina (Yoshida et al., 1991), sfingomielina e il suo catabolita sfingosina (Franson et al., 1992). Importante è anche il contenuto nel latte di derivati della colina (glicerofosfocolina e fosfocolina) che per l’attività chelante sul ferro (Gordon et al., 1991) possono essere definiti degli antiossidanti indiretti. Carboidrati e componenti funzionali di origine glucidica Il lattosio, il carboidrato più presente nel latte, scompare nelle primissime ore dopo la caseificazione, infatti la trasformazione del lattosio in acido lattico e la conseguente acidificazione dell’ambiente, è uno dei cardini del processo produttivo del Parmigiano Reggiano DOP. La rapida scomparsa del lattosio può anzi costituire un parametro per controllare sperimentalmente la corretta lavorazione del prodotto. L’assenza del lattosio nel formaggio stagionato pronto per il consumo è un dato molto importante per i soggetti intolleranti ovvero per gli individui che, per insufficiente presenza dell’enzima lattasi, non sono in grado di digerire il lattosio. 13 L’intolleranza al lattosio causa, oltre a una riduzione della varietà della dieta dovuta alla necessità di eliminare latte e formaggi freschi, anche un apporto di calcio inferiore al fabbisogno. Al contrario, evidenze sempre più numerose mostrano che soggetti con deficit di lattasi possono ottenere adeguati apporti di calcio con prodotti lattiero-caseari stagionati, yogurt con fermenti lattici vivi contenenti lattasi, latte privo o a ridotto contenuto di lattosio. Sulla base delle norme proposte della Commissione Europea relativa ai latti artificiali per il neonato e il lattante. (http:// europa.eu.int /comm /food /fs /sc /scf /index_en.html) e dei risultati di numerose analisi, il Parmigiano Reggiano DOP può essere definito “lactose free” (senza lattosio) ed è questa una delle caratteristiche che lo rendono “naturalmente funzionale”. Altri carboidrati: gli oligosaccaridi. In tutti i campioni esaminati presso il Consorzio sono stati individuati numerosi picchi riferibili a oligosaccaridi. Il pattern di tali picchi ha dimostrato una sequenza abbastanza costante nei diversi campioni esaminati. Viceversa tali picchi non sono rilevabili nel latte bovino. La loro presenza nel Parmigiano Reggiano potrebbe essere ricondotta all’azione dei processi fermentativo-digestivi che si verificano durante la produzione del formaggio attraverso la sintesi di nuovi oligosaccaridi o la liberazione di catene oligosaccaridiche da molecole più complesse quali caseina e altre glicoproteine (Coppa, 2007) Gli oligosaccaridi presenti nel latte, sono formati da un numero di monosaccaridi non superiore a 10. Nel latte umano se ne possono trovare quantità variabili tra 5 e 8 grammi per litro (Gnoth e al., 2002), tra i campioni di latte fino a oggi analizzati, solo il latte di elefante risulta contenerne quantità confrontabili. Per quanto a livelli molto più bassi che nel latte umano, gli oligosaccaridi sono presenti anche nel latte ovino e caprino (Beccati et al., 1999). Alcuni studi hanno inoltre dimostrato che nel latte di capra la frazione oligosaccaridica è presente in maggiore quantità che nel latte vaccino commerciale. Gli oligosaccaridi vengono sintetizzati in vivo per glicosilazione del lattosio a opera di glicosil transferasi specifiche. I residui monosaccaridici presenti nella molecola degli oligosaccaridi sono essenzialmente galattosio, glucosio, N-acetil glucosamina, fucosio e acido sialico. Un esempio delle principali molecole di oligosaccaridi presenti nel latte vaccino sono riportate in Tabella 3. Nel latte umano sono principalmente presenti glicosidi N acetilati, noti come fattori di crescita del Lactobacillus bifidus e caratterizzati da una positiva influenza sulla flora intestinale dei bambini allattati al seno (Saksena et al, 1999). 14 Prerequisito indispensabile perché ciò avvenga è che gli oligosaccaridi siano assorbiti come tali nell’intestino tenue e infatti oligosaccaridi intatti sono stati ritrovati nelle urine di neonati allattati al seno (Gnoth et al., 2002). Saggi microbiologici in vitro effettuati utilizzando diverse frazioni di oligosaccaridi isolati da latte umano, hanno anche dimostrato una inibizione della adesività di germi patogeni a cellule epiteliali in coltura (Coppa et al., 1999). Tabella 3. Oligosaccaridi neutri e acidi nel latte e nel colostro vaccino Oligosaccaridi neutri Oligosaccaridi acidi 3 -Galattosil-lattosio 6- Galattosil - lattosio 3-Sialil- lattosio 6-Sialil- lattosio 3-Fucosil N-acetil-lactosamine 6-Glucolilneuraminil- lattosio N-Acetil-lattosamina 6-Sialil-lattosamina N-Acetilgalattosaminil glucosio 6-Glucolilneuraminil-lattosamina N-Acetilgalattosil- lattosio 3-Sialil galactosyl- lattosio Latto-N-novopentaose Disialil lattosio 3 - Galattosil lattosio Sialil-lattosamina-1-fosfato Sialil-lattosamina-6-fosfato 3-Glucolilneuraminil- lattosio Gli oligosaccaridi sono inoltre coinvolti in molti processi di riconoscimento cellulare e posseggono numerose attività biologiche quali quella immunostimolante, anti infiammatoria, anti virale e immunologica (Saksena et al., 1999). Nel latte, sia nella frazione grassa che in quella acquosa, è stata evidenziata la presenza, in quantità non ben definita, di glicosaminoglicani: con questa denominazione si identifica una classe di molecole naturali regolatrici di primarie attività biologiche quali tra l’altro l’interazione con i fattori di crescita e la regolazione delle funzioni di coagulazione del sangue, antitrombotiche, anti virali e anti infiammatorie (Casu & Lindahl, 2001). Il concetto di prebiotico inteso come ingrediente non digeribile che agisce positivamente sulla salute dell’ospite stimolando la crescita di batteri probiotici si addice perfettamente agli oligosaccaridi naturali del latte che, anche nell’organismo adulto, non vengono digeriti e assorbiti nella parte alta dell’intestino e giungono nel colon dove possono agire da substrato di crescita e di selezione per la microflora. Ben altra importanza sembrano avere alcuni oligosaccaridi presenti nel latte e contenenti un composto anionico, l’acido n-acetil-neuramminico o acido sialico, dotato di spiccata attività antiossidante per la capacità di chelare stabilmente il ferro (Cestaro, 1994). 15 Nel complesso gli oligosaccaridi del latte presentano attività antinfiammatoria, antibatterica, antivirale e immunostimolante (Pilatte et al., 1993). Vitamine e componenti funzionali vitaminici Nel latte le vitamine presenti in maggiore quantità sono la vitamina A, E e K tra le vitamine liposolubili, e la vitamina C, acido folico e riboflavina tra le vitamine idrosolubili. Le più importanti vitamine con attività antiossidante sono la vitamina C e la vitamina E. La vitamina C, la cui forma principale è l’acido ascorbico idrosolubile, è in grado di bloccare i radicali liberi e numerose specie reattive dell’ossigeno in fase acquosa (Giammarioli et al, 1998). beta carotene Meccanismo antiossidante: 1 O2 + 1carotene 3 carotene 3 1 O2 + 3carotene carotene + calore R1 5 OH 6 4' R2 7 8 O 8' 2 R3 Tocolo R1 5,7,8 trimetil tocolo (alfa tocoferolo) CH3 7,8 dimetiltocolo (beta tocoferolo) H 5,8 dimetiltocolo (gamma tocoferolo)CH3 8 metiltocotrienolo (delta tocoferolo) H Meccanismo antiossidante: ROO. + tocoferolo RO. + tocoferolo ROO. + tocoferolo. RO. + tocoferolo. R2 R3 CH3 CH 3 H H CH3 CH3 CH 3 CH 3 ROOH + tocoferolo. ROH + tocoferolo. ROO-tocoferolo RO-tocoferolo 16 La vitamina E è costituita da un gruppo di sostanze liposolubili (4 tocoferoli e 4 tocotrienoli) che agiscono donando un atomo di idrogeno e interrompendo in questo modo la catena di reazioni di ossidazione. Sia la vitamina C che la vitamina E sono presenti nel latte, sia pure in quantità non elevatissima. Presente solo nel latte vaccino è invece il beta carotene, precursore della vitamina A e antiossidante in fase lipidica. La sua efficacia risiede soprattutto nella capacità di dissipare, grazie alla sua struttura molecolare, il surplus di energia del radicale libero. L’energia in eccesso viene dispersa sotto forma di calore senza danneggiare la molecola del carotenoide che è quindi riutilizzabile per una nuova efficace azione antiossidante (Stahl, 1996). La vitamina D è presente nel latte in piccole quantità variabili tra 0,01 e 0,2 ug/100ml, nei formaggi grassi fino a 50 ug/100g. Di questa vitamina si stanno ipotizzando effetti protettivi che vanno ben al di là di quelli relativi alla salute delle ossa. Sembrerebbe che una carenza di vitamina D aumenti anche il rischio di alcune patologie quali tumori, diabete tipo 1 e malattie cardio vascolari (Marshall, 2008). Oligoelementi antiossidanti Importante tra gli oligoelementi la presenza nel latte di selenio, attivatore della glutatione perossidasi e il calcio per le sue proprietà ipotensive e antistress (Hamet, 1997). Nei prodotti lattiero-caseari, dove il calcio si trova in forma organica ed inorganica, ricorrono le premesse più confacenti per un buon assorbimento, pari al 43-45%, di questo minerale. Particolarmente importante l’azione dello zinco, presente in concentrazioni significative nel latte. Questo elemento è in grado di attivare la superossido dismutasi, inibire l’attività pro-ossidante del ferro, indurre la sintesi della metallotioneina ed attivare l’ornitina decarbossilasi per la sintesi delle poliammine (Cestaro, 1994). 17 Bibliografia Bardocz S., 1993. Eur. J. Clin. Nutr., 47(10), 683-690. Beccati D, Casu B, Naggi A, Sturiale L, Torri G, Coppa G, Bruni S. 1999; In profilo composizionale degli oligosaccaridi potrebbe differenziare il latte delle diverse specie animali. 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Tali peptidi, detti bioattivi, sono caratterizzati da attività di tipo anti-ipertensivo (ACE-inibitore), immunomodulante (stimolazione dei macrofagi, protezione nei confronti di infezioni batteriche), di trasporto di minerali (specialmente del calcio), antiaggregante piastrinica, battericida, oppioide. oligosaccaridi con funzione prebiotica, cioè carboidrati a catena corta non digeribili che hanno la capacità di stimolare la crescita e/o l’attività di uno o più batteri nel colon esercitando effetti benefici sulla salute. A partire dagli anni’80 è stata ipotizzata la presenza nel Parmigiano-Reggiano di un “fattore bifidogeno” dotato di specifica attività prebiotica. isomeri coniugati dell’acido linoleico (CLA) per i quali sono state ipotizzate attività anticancerogena, antiaterogena, antiobesità, antidiabetogena, antiaggregante, di stimolazione della mineralizzazione ossea, della risposta immunitaria, di regolazione della risposta allergenica. In conclusione: il Parmigiano Reggiano, per l’assenza di lattosio, è consigliabile ai diabetici, ai soggetti intolleranti al lattosio per deficit di lattasi ed in alcune patologie gastrointestinali. il Parmigiano-Reggiano è una fonte molto efficiente di calcio per le grandi quantità che apporta (1159 mg/100g) e per la particolare biodisponibilità. 20 ALLEGATO 1 - PEPTIDI BIOATTIVI Negli ultimi anni sempre maggiore attenzione è stata dedicata allo studio dei cosiddetti “peptidi bioattivi”. Questi residui della digestione o della fermentazione delle proteine di un alimento (latte soprattutto, ma anche glutine) presentano specifiche funzioni biologiche che si affiancano al più noto ruolo nutrizionale. Fonte specifica di queste sostanze è la caseina, ma anche le proteine del siero di latte possono contribuire alla formazione dei bio-peptidi. La presenza di questi peptidi è stata ricercata in proteine diverse provenienti da latte vaccino e in proteine derivanti da specie animali diverse: l’alfa s1 caseina bovina e la beta caseina sono sicuramente le proteine-fonte più promettenti, ma anche le lattoalbumine beta (proteine del siero) di provenienza bovina, ovina e caprina possono rappresentare un substrato adatto alla formazione di peptidi bioattivi. Diverse le attività fisiologiche di queste sostanze: all’attività oppiacea si affianca l’attività immunostimolante e quella antitrombotica ed antipertensiva. In particolare alcuni fosfopeptidi sono in grado di formare complessi chelati con ioni metallici, calcio e magnesio in particolare, favorendone l’assorbimento intestinale. Ciò provoca un miglioramento generale nelle condizioni di salute del consumatore e quindi una maggiore resistenza allo stress ossidativo. Inoltre, per caratteristiche più spiccatamente chimiche (meccanismi ossidoriduttivi e potere chelante) questi composti sono in grado di esercitare un’azione antiossidante diretta. I siti di fosforilazione, fortemente conservati nel corso dell’evoluzione, prevedono una sequenza costituita da serina e treonina associate come indicato nella Tabella seguente . Peptidi chelanti - Siti di fosforilazione Nome Sequenza Proteina-fonte Residuo serina Ser - X - AA acido α - β caseina Residuo treonina Thr - X - AA acido α - β caseina AA Acido: asparagina - acido aspartico; glutammina - acido glutammico 21 Peptidi bioattivi Nome Sequenza Proteina-fonte beta casomorfina (oppioide agonista) esorfina (alfa casomorfine) esorfina (alfa casomorfine) lattorfine (oppioide agonista) lattorfine (oppioide agonista) lattotensine (stimolante muscol.liscia) casoxina (oppioide antagonista) casoxina (oppioide antagonista) casoxina (oppioide antagonista) peptidi immunostimolanti peptidi immunostimolanti peptidi immunostimolanti casochinine (antipertensivo) casochinine (antipertensivo) casochinine (antipertensivo) casochinine (antipertensivo) peptidi antitrombotici (casoplateline) peptidi antitrombotici (casoplateline) peptidi antitrombotici (casoplateline) peptidi antitrombotici (casoplateline) fosfopeptidi (legante di minerali) fosfopeptidi (legante di minerali) fosfopeptidi (legante di minerali) fosfopeptidi (legante di minerali) YPFPGPI beta caseina RYLGYLE RYLGYL YGLF YLLF HIRL alfa caseina alfa caseina alfa l.albumina beta l.globulina beta l.globulina SRYPSY RYPSY YPSY TTMPLW PGPIPN LYE FFVAP FFVAPFPEVFGK YEEPVLGPVR AVPYPQR LSFMAIPPK cappa caseina cappa caseina cappa caseina alfa caseina beta caseina beta caseina alfa caseina alfa caseina beta caseina beta caseina cappa caseina MAIPPKK cappa caseina MAIPPKKNQDK cappa caseina NQDK cappa caseina SSSEEIVPN DIGSESTEDQAMEDIK QMEAESISSSEEIVPNSVQEK RELEELNVPGEIVESLSSSEESIT R alfa caseina alfa caseina alfa caseina beta caseina 22 INDIVIDUAZIONE DEI PEPTIDI BIO-ATTIVI POTENZIALMENTE PRESENTI NELLA SEQUENZA AMMINOACIDICA DELLE PRINCIPALI PROTEINE DEL LATTE N.B. Le sequenze di amminoacidi di cui è nota la bio-attività sono riportate in grassetto. alfa s1 caseina bovina (B 8P) RPKHPIKHQGLPQEVLNENL SKDIGSESTEDQAMEDIKQM IQKEDVPSERYLGYLEQLLR HSMKEGIHAQQKEPMIGVNQ SGAWYYVPLGTQYTDAPSFS LRFFVAPFPEVFGKEKVNEL EAESISSSEEIVPNSVQEKH LKKYKVPQLEIVPNSAEERL ELAYFYPELFRQFYQLDAYP DIPNPIGSENSEKTTMPLW 40 80 120 160 199 KQEKNMAINPSKENLCSTFC SAEVATEEVKITVDDKHYQK QGPIVLNPWDQVKRNAVPIT MESTEVFTKKTKLTEEEKNR KTVYQHQKAMKPWIQPKTKV 40 80 120 160 200 207 ESITRINKKIEKFQSEEQQQ PFPGPIPNSLPQNIPPLTQT AMAPKHKEMPFPKYPVQPFT QSWMHQPHQPLPPTVMFPPQ PQRDMPIQAFLLYEEPVLGP 40 80 120 160 200 209 KIAKYIPIQYVLSRYPSYGL YAKPAAVRSPAQILQWQVLS PHLSFMAIPPKKNQDKTEIP STVATLEASPEVIESPPEIN 40 80 120 160 169 alfa s2 caseina bovina (A 11P) KNTMEHVSSSEESIISQETY KEVVRNANEEEYSIGSSSEE ALNEINEFYQKFPQYLQYLY PTLNREQLSTSEENSKKTVD LNFLKKISQRYQKFALPQYL IPYVRYL beta caseina (A1 5P) RELEELNVPGEIVESLSSSE TEDELQDKIHPFAQTQSLVY PVVVPPFLQPEVMGVSKVKE ESQSLTLTDVENLHLPPLLL SVLSLSQSKVLPVPEKAVPY VRGPFPIIV kappa caseina (B1 P) EEQNQEQPIRCEKDERFFSD NYYQQKPVALINNQFLPYPY DTVPAKSCQAQPTTMARHPH TINTIASGEPTSTPTIEAVE TVQVTSTAV 23 beta lattoglobulina bovina LIVTQTMKGLDIQKVAGTWY VYVEELKPTPEGDLEILLQK VFKIDALNENKVLVLDTDYK CLVRTPEVDDEALEKFDKAL HI SLAMAASDISLLDAQSAPLR WENDECAQKKIIAEKTKIPA KYLLFCMENSAEPEQSLVCQ KALPMHIRLSFNPTQLEEQC 40 80 120 160 162 VSLPEWVCTTFHTSGYDTEA CKNDQDPHSSNICNISCDKF INYWLAHKALCSEKLDQWLC 40 80 120 123 alfa lattoalbumina EQLTKCEVFRELKDLKGYGG IVENNQSTDYGLFQINNKIW LNNDLTNNIMCVKKILDKVG EKL 24 INDIVIDUAZIONE DELLE SEQUENZE CHELANTI POTENZIALMENTE PRESENTI NELLA SEQUENZA AMMINOACIDICA DELLE PRINCIPALI PROTEINE DEL LATTE N.B. Le sequenze di amminoacidi di cui è noto il potere chelante sono sottolineate. alfa s1 caseina bovina (B 8P) RPKHPIKHQGLPQEVLNENL SKDIGSESTEDQAMEDIKQM IQKEDVPSERYLGYLEQLLR HSMKEGIHAQQKEPMIGVNQ SGAWYYVPLGTQYTDAPSFS LRFFVAPFPEVFGKEKVNEL EAESISSSEEIVPNSVQEKH LKKYKVPQLEIVPNSAEERL ELAYFYPELFRQFYQLDAYP DIPNPIGSENSEKTTMPLW 40 80 120 160 199 KQEKNMAINPSKENLCSTFC SAEVATEEVKITVDDKHYQK QGPIVLNPWDQVKRNAVPIT MESTEVFTKKTKLTEEEKNR KTVYQHQKAMKPWIQPKTKV 40 80 120 160 200 207 ESITRINKKIEKFQSEEQQQ PFPGPIPNSLPQNIPPLTQT AMAPKHKEMPFPKYPVQPFT QSWMHQPHQPLPPTVMFPPQ PQRDMPIQAFLLYEEPVLGP 40 80 120 160 200 209 KIAKYIPIQYVLSRYPSYGL YAKPAAVRSPAQILQWQVLS PHLSFMAIPPKKNQDKTEIP STVATLEASPEVIESPPEIN 40 80 120 160 169 alfa s2 caseina bovina (A 11P) KNTMEHVSSSEESIISQETY KEVVRNANEEEYSIGSSSEE ALNEINEFYQKFPQYLQYLY PTLNREQLSTSEENSKKTVD LNFLKKISQRYQKFALPQYL IPYVRYL beta caseina (A1 5P) RELEELNVPGEIVESLSSSE TEDELQDKIHPFAQTQSLVY PVVVPPFLQPEVMGVSKVKE ESQSLTLTDVENLHLPPLLL SVLSLSQSKVLPVPEKAVPY VRGPFPIIV kappa caseina (B1 P) EEQNQEQPIRCEKDERFFSD NYYQQKPVALINNQFLPYPY DTVPAKSCQAQPTTMARHPH TINTIASGEPTSTPTIEAVE TVQVTSTAV 25 beta lattoglobulina bovina LIVTQTMKGLDIQKVAGTWY VYVEELKPTPEGDLEILLQK VFKIDALNENKVLVLDTDYK CLVRTPEVDDEALEKFDKAL HI SLAMAASDISLLDAQSAPLR WENDECAQKKIIAEKTKIPA KYLLFCMENSAEPEQSLVCQ KALPMHIRLSFNPTQLEEQC 40 80 120 160 162 VSLPEWVCTTFHTSGYDTEA CKNDQDPHSSNICNISCDKF INYWLAHKALCSEKLDQWLC 40 80 120 123 alfa lattoalbumina EQLTKCEVFRELKDLKGYGG IVENNQSTDYGLFQINNKIW LNNDLTNNIMCVKKILDKVG EKL 26 Codici per gli Amminoacidi Nome Acido aspartico Asparagina Treonina Serina Acido glutammico Glutammina Prolina Glicina Alanina Valina Isoleucina Leucina Tirosina Fenilalanina Lisina Istidina Arginina Cisteina Metionina Triptofano 1 lettera 3 lettere D N T S E Q P G A V I L Y F K H R C M W Asp Asn Thr Ser Glu Gln Pro Gly Ala Val Ile Leu Tyr Phe Lys His Arg Cys Met Trp Bibliografia Le sequenze amminoacidiche sono state tratte dai seguenti lavori: Schlimme E., Meisel H., 1995. 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