Le strategie di politica energetica del Turkmenistan: un “gigante
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Le strategie di politica energetica del Turkmenistan: un “gigante
Carlo Frappi Le strategie di politica energetica del Turkmenistan: un “gigante energetico” nel cuore dell'Asia centrale No. 89 –DECEMBER 2011 Abstract Due to the vast gas reserves and the huge production potential, Turkmenistan is emerging as a new Eurasian “energy giant”. Nel corso dell’ultimo ventennio la competizione per lo sfruttamento e il trasporto delle risorse energetiche dell’Asia centrale ha assunto un peso determinante per l’evoluzione della transizione politica e di influenza nello spazio eurasiatico. Tale dinamica si è manifestata in due, collegati piani. Con la dissoluzione dell’Unione sovietica, lo sviluppo del potenziale energetico dei paesi produttori dell’area del Mar Caspio è anzitutto assurto a pilastro fondamentale del difficile processo di state-building avviato dalle repubbliche ex-sovietiche. Prima ancora che necessario volano per lo sviluppo economico dei paesi produttori, l’energia ha inoltre assunto la più significativa connotazione di strumento politico-diplomatico indispensabile per la presa di distanza dall’influenza di Mosca e, dunque, per la piena affermazione della sovranità nazionale. A livello sistemico, d’altro canto, la competizione energetica centrasiatica ha acquisito crescente rilevanza per il riposizionamento dei principali attori regionali ed extraragionali – dalla Russia alla Cina, dagli Stati Uniti all’Unione europea – nel sistema internazionale post-bipolare, conferendo a essa una connotazione che trascende i confini dell’area per assurgere a fattore caratterizzante delle relazioni internazionali del nuovo secolo. È in questa cornice che si colloca la significatività dell’evoluzione della politica energetica del Turkmenistan, paese che, per produzione e riserve di idrocarburi, ha il potenziale di assurgere a “gigante energetico” dello spazio eurasiatico. D’altra parte, se le determinanti strutturali e le politiche di sviluppo del settore energetico turkmeno presentano caratteristiche comuni a quelle dei produttori dell’area del Caspio, al contempo esse mostrano alcune specificità che ne fondano la particolare rilevanza nel quadro della competizione energetica centrasiatica e, per esteso, eurasiatica. Analogamente agli altri paesi produttori dell’area caucasica e centrasiatica, lo sviluppo del potenziale energetico del Turkmenistan ha anzitutto dovuto fronteggiare il dato strutturale dell’isolamento – geografico e infrastrutturale – nel quale il paese si è venuto a trovare all’indomani del conseguimento Geographically located in the heart of Central Asia, Turkmenistan is becoming the hub of a complex regional energy competition which involves the main international community actors – from Russia to China, from the United States to the European Union. On this backdrop, Turkmen energy strategies and policies gain a significance which transcends the borders of energy competition, placing the country at the centre of the wider evolution of regional and international post-bipolar systems. Carlo Frappi, ISPI Associate Research Fellow. (*) The opinions expressed herein are strictly personal and do not necessarily reflect the position of ISPI. 2 ISPI - Analysis dell’indipen-denza. Al dato geografico della mancanza di sbocco diretto ai mercati internazionali, il Turkmenistan ha infatti sommato l’assenza di una rete infrastrutturale d’esportazione degli idrocarburi in grado di aggirare quella russocentrica che il paese ereditava dalla dissoluzione sovietica. La caratteristica strutturale dell’isolamento ha dunque rappresentato il principale ostacolo all’attuazione di piani di securizzazione della domanda energetica, progressivamente sviluppati dai produttori regionali nel corso dell’ultimo ventennio attraverso differenti strategie di attrazione di investimenti esteri e di diversificazione dei mercati di sbocco. D’altra parte, e in ragione del “vincolo infrastrutturale” che legava le repubbliche post-sovietiche alla Russia, la rottura dell’isolamento ha, sin dalla prima metà degli Novanta, assunto una spiccata connotazione politico-strategica che ha ulteriormente limitato le possibilità di sviluppo del comparto energetico. La cooperazione energetica ha, infatti, costituito uno degli ambiti privilegiati attraverso i quali Mosca ha cercato di mantenere la propria influenza sullo spazio ex-sovietico, capitalizzando sul controllo del sistema infrastrutturale russocentrico. Conservare il monopsonio sull’acquisto degli idrocarburi caspici ha rappresentato così una delle chiavi di volta della proiezione regionale russa, perseguita attraverso l’opposizione allo sviluppo di progetti infrastrutturali in grado di aggirare le proprie reti e, contemporaneamente, all’utilizzo delle proprie infrastrutture a compagnie non russe. Se il dato dell’isolamento geografico-infrastrutturale e della politicizzazione del settore energetico accomuna il caso turkmeno a quello degli altri paesi produttori della regione, a fondarne la rilevanza nel quadro così delineato contribuisce anzitutto la natura – prima ancora che l’estensione – delle riserve presenti nel paese. Il Turkmenistan possiede, infatti, ampie riserve di gas naturale, risorsa strategicamente più rilevante del petrolio tanto in ragione della crescente domanda internazionale quanto delle caratteristiche di commercializzazione. A differenza di quanto avviene per petrolio – per il quale esiste un mercato e prezzi internazionali di riferimento – la commercializzazione del gas avviene, infatti, prevalentemente sulla base di contrattazioni bilaterali e di accordi di lungo periodo, il che comporta un maggior grado di politicizzazione delle relazioni tra acquirenti e venditori. Inoltre, necessitando l’intubazione, il trasporto di gas è soggetto a un processo di trasporto più “rigido” di quello del petrolio, tanto per la necessità di investimenti infrastrutturali quanto per la frequente esigenza di coinvolgimento di attori terzi nella prospettiva del transito delle infrastrutture 1 . Lungi dal costituire meramente un ostacolo allo sviluppo delle strategie energetiche turkmene, la collocazione geografica del Turkmenistan ha al contempo attribuito al paese un rilevante ruolo di snodo nella prospettiva di sviluppo di un “corridoio est-ovest” del gas in grado di collegare direttamente le aree di estrazione centrasiatica con i mercati europei. La predisposizione un collegamento infrastrutturale trans-caspico emerge, in questo senso, come principale alternativa in grado di dare sostanza alla strategia di diversificazione dei canali di approvvigionamento di gas perseguita dall’Unione europea – e, al contempo, come fattore che approfondisce la rilevanza del Turkmenistan. L’evoluzione delle politiche energetiche turkmene Le ampie riserve di gas del Turkmenistan fanno del paese non soltanto il maggior produttore dell’area del Caspio, ma uno dei più rilevanti attori dello spazio eurasiatico. Con 8,1 trilioni di metri cubi (Tmc) di riserve provate di gas – il 4,7% sul totale mondiale – il Turkmenistan è infatti il quarto paese al mondo per ampiezza di riserve dopo Russia, Iran e Qatar 2 . Inoltre, secondo le stime dell’International 1 L'opzione di trasporto del gas in forma liquefatta (Gnl) – oltre a implicare un livello di programmazione e investimenti altrettanto rilevante tanto nei paesi produttori, quanto in quelli consumatori o di transito – risulta conveniente soprattutto in presenza di ampie distanze tra le parti percorribili via mare. Nel caso specifico dell'Asia centrale, la mancanza di sbocco diretto al mare aperto rende la soluzione del Gnl non economicamente profittevole e politicamente dipendente dal coinvolgimento dei paesi di transito. 2 BP Statistical Review of World Energy, June 2011, p. 20. ISPI - Analysis 3 energy agency (Iea), le riserve di gas recuperabili nel paese potrebbero ammontare a 21,8 Tmc e la produzione di gas – che si è attestata nel 2010 a 42,4 miliardi di metri cubi (Gmc) – potrebbe raggiungere i 128 Gmc/a nel 2035 3 . D’altra parte, sulla base delle più recenti stime effettuate sul maxigiacimento di South Yolatan dalla società di consulenza britannica Gaffney, Cline and Associates, il Turkmenistan parrebbe possedere il secondo maggior giacimento mondiale di gas dopo quello di South Pars tra Iran e Qatar. A fronte di stime internazionali comprese tra 4 e i 14 Tmc, South Yolatan, scoperto nel 2006 nella parte sud-orientale del paese, potrebbe infatti conservare fino a 26 Tmc di gas naturale 4 , rendendo necessaria la correzione verso l'alto delle stime sulle riserve recuperabili e meno inverosimili gli obiettivi governativi di produzione di gas, ambiziosamente fissati a 230 Gmc/a (180 dei quali destinati alla esportazione) entro il 2030 5 . Nonostante il vasto potenziale estrattivo, sfruttato solo parzialmente in epoca sovietica a partire dagli anni Ottanta, lo sviluppo del settore energetico turkmeno è proceduto più a rilento rispetto a quello degli altri produttori regionali. A differenza che del Kazakistan e dell’Azerbaigian, il Turkmenistan ha infatti sovrapposto alle difficoltà geografiche e infrastrutturali una linea di neutralità in politica estera spinta sino alle soglie dell’isolazionismo. La volontà di non coinvolgimento nella politica regionale del presidente Saparmurat Niyazov – autarchico “padre della patria”, alla guida del paese tra il 1991 e il 2006 – si è, infatti, tradotta nella mancata partecipazione alla accesa e profondamente politicizzata competizione energetica regionale sviluppatesi nel corso degli anni Novanta. Oltre a limitare tanto la partecipazione ai meccanismi di cooperazione multilaterale regionali quanto i rapporti bilaterali con i paesi vicini, il Turkmenistan si è tenuto dunque al margine delle dinamiche politico-diplomatiche legate allo sviluppo di progetti infrastrutturali tra il Caspio e i mercati occidentali. Allo stesso tempo, perseguendo l’obiettivo dell’autosufficienza, Ashgabat ha inoltre mantenuto il comparto energetico nazionale sostanzialmente chiuso alle partecipazioni e agli investimenti esteri, consolidando la posizione monopolistica delle principali compagnie statali, la Turkmenneft e la Turkmengaz – operanti sotto la direzione del ministero dell’Industria del petrolio e del gas e delle risorse naturali – e non contribuendo a migliorare un clima per gli investimenti nettamente sfavorevole. Dimostrazione più evidente della tendenza del Turkmenistan a mantenersi ai margini della competizione energetica regionale – superficialmente etichettata come riedizione del “Grande gioco” di ottocentesca memoria – è stata la sostanziale presa di distanza dalle strategie energetiche regionali degli Stati Uniti, predisposte nella seconda metà degli anni Novanta. Finalizzate alla predisposizione di un canale diretto per l’esportazione degli idrocarburi dall'area del Caspio ai mercati occidentali in grado di aggirare contemporaneamente le esistenti rotte russe a nord e le potenziali rotte iraniane a sud – il cosiddetto Corridoio Est-Ovest – la strategia statunitense ruotava attorno alla possibilità di approntare un gasdotto tra le due sponde del Caspio, il Trans-Caspian Gas Pipeline (Tcgp). Prima ancora che la ferma opposizione russa e iraniana, a ostacolare il progetto ha contribuito lo scarso sostegno ad esso assicurato da Ashgabat, così come la posizione ostruzionistica assunta dal Turkmenistan rispetto alla definizione condivisa di uno status legale per il Caspio – principale ostacolo alla posa di un’infrastruttura sottomarina sul letto del Mare. Dietro la definizione giuridica da attribuire al bacino, risiedeva, infatti, una non ancora conclusa vertenza multilaterale sui criteri di suddivisione delle acque territoriali e parallele vertenze bilaterali sulla sovranità su alcuni dei più rilevanti giacimenti off-shore. Uno di questi, il giacimento di Serdar/Kypaz, era e resta oggetto di rivendicazioni incrociate da parte di Azerbaigian e Turkmenistan, la cui chiusura negoziale non ha dunque favorito l'avanzamento dei progetti infrastrutturali trans-caspici lasciando, al contempo, margini di opposizione giuridica a Mosca e Teheran. 3 International Energy Agency, World Energy Outlook 2010, Oecd-Iea, Paris 2010, p. 524. «Radio Free Europe/Radio Liberty», 11 ottobre 2011. 5 «Reuters», 16 novembre 2011. 4 4 ISPI - Analysis Le tendenze isolazionistiche di Ashgabat hanno dunque finito per approfondire la dipendenza – e con essa la vulnerabilità – delle strategie di sviluppo del settore energetico nazionale a quelle della Federazione russa 6 . Nel corso del primo quindicennio di indipendenza, il Turkmenistan ha così non soltanto perso la posizione di rilevante produttore di gas di cui beneficiava in epoca tardo-sovietica ma, al contempo, limitato le possibilità di coerente sfruttamento del comparto energetico. Accanto al declino della produzione di gas generato dall’insolvenza e dalla minor domanda proveniente dopo il 1991 dai mercati dell’ex-Unione sovietica, il livello di produzione ed esportazione di gas ha infatti notevolmente risentito delle scelte di Mosca – come dimostrato dall’andamento della produzione di gas turkmena (Figura 1). Se, il declino del 30% registratosi nel 1992 è dipeso, infatti, dalle dinamiche proprie dello spazio ex-sovietico, la caduta successiva al 1993 è stata frutto della decisione russa di sospendere il contratto di swap in virtù del quale al Turkmenistan veniva accordata una quota dei proventi derivanti dalla vendita di gas (generalmente tra gli 11 e i 14 Gmc/a) sui mercati europei. Analogamente, il picco negativo di produzione di gas registratosi tra il 1997 e il ’98 è dipeso dall’interruzione per insolvenza delle esportazioni verso l’Ucraina – principale acquirente del gas turkmeno sulla base di un'intesa triangolare con Mosca 7 – e dalle successive difficoltà di rinegoziare gli accordi di transito attraverso la Russia. Figura 1 – L’andamento della produzione di gas in Turkmenistan Fonte: BP La dipendenza e la vulnerabilità del settore energetico turkmeno rispetto alla Russia – tanto più rilevante in ragione del peso determinante del comparto per le entrate statali 8 – non è d’altra parte diminuita con le migliori condizioni contrattuali negoziate da Ashgabat con Gazprom innanzi ai primi, timidi segnali di intesa tra il paese e gli interlocutori occidentali. Nella congiuntura internazionale determinatasi tra il 2001 e il 2008 e caratterizzata dalla crescente domanda di gas naturale e dal rapido incremento dei prezzi delle materie prime, Gazprom innalzava progressivamente il livello dei prezzi e 6 Unica eccezione all'isolamento turkmeno è stata costituita dall’apertura, nel 1997, di un gasdotto verso l’Iran che ha consentito da allora l’esportazione verso sud di 5-10 Gmc/a. Tuttavia, già dagli anni Novanta, le sanzioni economiche approvate dagli Stati Uniti contro il governo di Teheran rendevano inverosimile l’apertura di un rilevante canale d'esportazione verso occidente transitante per l’Iran. 7 Nel 1997 Niyazov dissolveva unilateralmente la joint venture russo-turkmena Turkmenrosgaz, creata nel 1995 per la commercializzazione del gas turkmeno nell'ex-Unione sovietica e, in particolare, in Ucraina. Significativamente, gli accordi tra Ashgabat e Kiev erano stati sostenuti e incentivati da Gazprom, intenzionata a ridurre l’esposizione ai problemi di pagamento dell’Ucraina. 8 A metà degli anni Novanta, il settore del gas rappresentava la metà del Pil turkmeno e i tre quarti della produzione industriale e delle entrate derivanti dalle esportazioni. ISPI - Analysis 5 dei volumi di gas da importare dal Turkmenistan. Dai 36 dollari per migliaia di metri cubi di gas ($/mmc) pagati alla fine degli anni Novanta, si giungeva progressivamente ai 150$/mmc concordati nel 2008, e all’accordo per un contestuale incremento dei volumi da 20 a 60 Gmc/a. Tali accordi segnalavano, per la prima volta, la progressiva chiusura della forbice tra i prezzi del gas acquistato da Gazprom in Asia centrale e quelli praticati sui mercati europei dalla compagnia russa – per la quale la rilevanza dell’acquisto a buon mercato del gas turkmeno rispondeva anche alla possibilità di mantenere un prezzo di vendita calmierato nello spazio della Comunità degli stati indipendenti. L’erompere della crisi economica nel corso del 2008 e l'inatteso calo della domanda europea e interna di gas rivolta a Gazprom hanno tuttavia profondamente modificato la cornice entro la quale gli accordi russo-turkmeni erano stati siglati, rendendo l’importazione di gas dal Turkmenistan non più necessaria. È su questo sfondo che si è collocato l’incidente occorso nell’aprile 2009 al gasdotto tra Turkmenistan e Russia – per il quale le autorità di Ashgabat hanno duramente accusato i propri interlocutori russi. Provocata dal non adeguamento della pressione a fronte dei minor volumi di gas ritirati da Gazprom, l’esplosione ha causato l’interruzione delle esportazioni e, soprattutto della produzione di gas, caduta del 45%. La strategia di diversificazione e la rottura dell’isolamento Prima ancora che la crescente domanda e l’aumento dei prezzi internazionali degli idrocarburi, a determinare le migliori condizioni concesse da Gazprom al Turkmenistan è stata la volontà russa di mantenere il sostanziale monopsonio sull’acquisto del gas centrasiatico innanzi alle crescenti possibilità di diversificazione dei mercati dischiusesi per Ashgabat nella seconda metà degli anni Duemila. La nuova “finestra di opportunità” offerta al Turkmenistan è stata determinata in primo luogo dalle strategie di diversificazione dei fornitori di gas predisposte da Unione europea e Repubblica popolare cinese, entrambe ruotanti attorno alla possibilità di accesso ai giacimenti centrasiatici. Per l’Ue, innanzi al progressivo calo della produzione e all’aumento della domanda interna di gas, l’approvvigionamento energetico dall’area del Caspio è divenuto la colonna portante del tentativo di ridurre la profonda dipendenza dagli approvvigionamenti dalla Russia – la cui affidabilità come fornitore energetico è stata seriamente messa in discussione a partire dalle “crisi del gas” con l’Ucraina del 2006 e 2009. In questo quadro, la progressiva definizione di un “corridoio meridionale” all’Unione in grado di collegare le aree di produzione centrasiatiche ai mercati europei è assurta a pietra angolare e banco di prova per lo sviluppo di una politica energetica comune europea. Parallelamente, le risorse gassifere turkmene e centrasiatiche hanno assunto una crescente valenza nel quadro delle strategie cinesi di diversificazione delle fonti e dei fornitori di energia. La necessità per la Cina di assicurarsi un livello di approvvigionamento energetico adeguato a sostenere la crescita economica e, contestualmente, la volontà di puntare sul maggior utilizzo di gas naturale riducendo la dipendenza dagli approvvigionamenti petroliferi mediorientali hanno generato una crescente spinta verso l’Asia centrale, in grado di modificare profondamente i parametri della competizione regionale. La più coerente riformulazione delle strategie energetiche turkmene che ha parallelamente beneficiato del ricambio al vertice del paese, determinato dalla scomparsa di Niyazov e dalla successione a esso di Gurbanguly Berdimuhamedovche, eletto presidente della Repubblica nel febbraio 2007, dichiarava la volontà di rispettare gli accordi energetici in corso, valutando al contempo tutte le alternative di esportazione. Sullo sfondo del crescente interesse internazionale per le risorse gassifere turkmene, la politica di diversificazione dei mercati risultava peraltro naturale conseguenza delle scoperte di gas succedutesi dopo il 2006 e concretizzatesi nella triplicazione delle stime internazionali sulle riserve – passate dai 2,6 Tmc del 2007 agli 8,1 del 2008 9 . 9 BP Statistical Review of World Energy…, cit., p. 20. 6 ISPI - Analysis A favorire l’espansione del settore energetico ha contribuito anzitutto il tentativo di Berdimuhamedov di attirare nel paese investimenti e know how stranieri attraverso la riforma del quadro normativo e istituzionale turkmeno – concretizzatasi, nel 2008, nell’approvazione di una legge «sulle risorse di idrocarburi» e nella creazione di un’Agenzia statale per la gestione e l’utilizzo delle risorse. Benché il comparto energetico rimanesse sotto saldo controllo governativo, la riforma del settore degli idrocarburi ha per la prima volta concesso a compagnie straniere la possibilità di esplorare e sfruttare autonomamente i giacimenti off-shore sulla base di Accordi di condivisione della produzione (Acp), imponendo invece la costituzione di joint venture con le compagnie nazionali per lo sviluppo di piani onshore. Tale previsione si è significativamente concretizzata nel notevole aumento degli investimenti diretti esteri diretti in Turkmenistan da parte delle principali compagnie energetiche nazionali, balzati da 0,8 miliardi di dollari nel 2008 a 4,5 nel 2009 10 . Principale eccezione alla preclusione di attività autonome su giacimenti on-shore da parte di compagnie straniere è costituita dalla concessione alla China National Oil Corporation (Cnoc), nel 2007, dei diritti di sfruttamento dei giacimenti di Bektyyarlyk nel quadro di una più ampia intesa che testimonia il ruolo centrale assunto dalla Cina nel settore degli idrocarburi turkmeno e centrasiatico. L’Acp del 2007 seguiva, infatti, l’accordo, sottoscritto da Niyazov nell’aprile 2006, per la costruzione di un gasdotto tra il Turkmenistan e la provincia cinese dello Xinjiang attraverso Uzbekistan e Kazakhstan. I lavori sul gasdotto, della portata di 40 Gmc/a, sono iniziati nel luglio 2007 e terminati, a tempo di record, nel dicembre 2009 e consentiranno, entro il 2014, l’esportazione di 30 Gmc/a di gas turkmeno. Significativamente, e in linea con le direttrici di politica energetica cinese, la costruzione del gasdotto è stata finanziata attraverso prestiti della Banca di sviluppo cinese, concessi parallelamente per lo sviluppo dei giacimenti di South Yolatan e ripagabili da Ashgabat attraverso la vendita di gas 11 . La centralità assunta dalla Cina per lo sviluppo del settore energetico turkmeno è inoltre testimoniata dai colloqui bilaterali avviati nel marzo 2011 e finalizzati all’incremento fino a 60 Gmc/a dei volumi di gas da importare. Se, da un lato, la crescente cooperazione sino-turkmena ha sostanzialmente spezzato la dipendenza di Ashgabat dalla Russia, essa, al contempo, costituisce oggi uno dei principali ostacoli per la realizzazione dei piani europei legati al “Corridoio meridionale”. Colonna portante dell’iniziativa europea è, infatti, la realizzazione del gasdotto Nabucco tra la Turchia e l’Austria, la cui ampia capacità programmata (31 Gmc/a) implica – stante le difficoltà di coinvolgere i produttori mediorientali – la partecipazione del Turkmenistan attraverso la costruzione di un gasdotto trans-caspico. Lo sforzo profuso dalle istituzioni europee in questa direzione è stato notevole e si è concretizzato, prima ancora che nell’inserimento del Nabucco tra i “progetti prioritari” dell’Ue e nell’assegnazione a esso di un coordinatore europeo, in un notevole investimento politico effettuato dalla Commissione nelle relazioni bilaterali con il Turkmenistan. A seguito della visita condotta ad Ashgabat, in gennaio, dal presidente della Commissione José Manuel Barroso e dal commissario all’Energia, Gunther Oettinger – in occasione della quale Berdimuhamedov ha dichiarato il sostegno turkmeno al Nabucco – il Consiglio europeo, in settembre, ha, infatti, conferito alla Commissione il mandato di negoziare direttamente con Azerbaigian e Turkmenistan gli impegni contrattuali per l’apertura di un canale di approvvigionamento energetico e gli accordi legali e commerciali necessari per la predisposizione di un collegamento infrastrutturale trans-caspico 12 . Ciononostante, le incertezze sulla domanda europea di gas, le perduranti obiezioni russe alla costruzione del Tcgp in mancanza di un accordo multilaterale sulla definizione dello status legale del Caspio e, non secondariamente, gli impegni di esportazione assunti dal Turkmenistan con la Cina, rendono le possibilità di coinvolgimento di Ashgabat 10 European Bank for Reconstruction and Development, Transition Report 2011, p. 162. I prestiti per lo sviluppo dei giacimenti turkmeni, concessi dalla Banca di sviluppo cinese nel luglio 2009 e nell’aprile 2011, ammontano a un totale di 8,1 miliardi di dollari. «SZ Energy News», 27 April 2011. 12 Turkmenistan Weekly Roundup, in «Eurasianet», 20 gennaio e 14 settembre 2011. 11 7 ISPI - Analysis nell’approvvigionamento del Nabucco – e, per esteso, la realizzazione dello stesso – altamente improbabili. Figura 2 - Il sistema infrastrutturale turkmeno e centrasiatico Fonte: Iea La strategia turkmena di diversificazione dei mercati si va peraltro sviluppando anche al di fuori dell’asse est-ovest. Le speranze di stabilizzazione dell’Afghanistan dopo la conclusione dell’Operazione Enduring Freedom hanno, infatti, rigenerato i piani di esportazione di gas verso sud predisposti alla metà degli anni Novanta con il progetto di gasdotto Turkmenistan-AfghanistanPakistan-India (Tapi). Nell’aprile 2008, forti del sostegno finanziario assicurato dalla Banca asiatica di sviluppo, i quattro paesi coinvolti nel progetto hanno siglato l’accordo quadro per la costruzione del gasdotto cui è seguita, nel dicembre 2010 ad Ashgabat, la firma del relativo accordo intergovernativo. Il gasdotto, della capacità programmata di 27 Gmc/a, beneficia d’altra parte del fermo sostegno della Casa Bianca, per la quale il Tapi rappresenta una rilevante opportunità di stabilizzazione dell’Afhganistan e regionale nella prospettiva del ritiro delle truppe dal paese. Conclusioni Dai margini della competizione energetica centrasiatica dove il presidente Niyazov l’aveva relegata, Ashgabat è progressivamente assurta a una delle più rilevanti capitali della cooperazione eurasiatica nello strategico settore del gas. Nonostante il processo di transizione a un’economia di mercato resti ampiamente incompiuto e il Turkmenistan continui a rappresentare uno dei paesi meno aperti dello spazio post-sovietico, le più recenti stime sulle riserve di gas, la parziale apertura del settore degli idrocarburi agli investimenti esteri e la rottura dell’isolamento geografico-infrastrutturale del paese fanno del Turkmenistan un attore di primo piano nel quadro dello scenario energetico eurasiatico. A conferire alle strategie di politica energetica turkmene una valenza che trascende i limiti della competizione per lo sfruttamento e il trasporto degli idrocarburi è la progressiva centralità assunta dal paese per la transizione di influenza nello spazio eurasiatico e, al contempo, per la ridefinizione della collocazione sistemica post-bipolare dei principali attori della comunità internazionale. Dalla prima 8 angolatura, il progressivo superamento della dipendenza e della vulnerabilità turkmena dalla Federazione russa, ottenuto attraverso la concretizzazione di una relazione privilegiata con la Cina, rappresenta uno dei più rilevanti sviluppi regionali del ventennio successivo alla dissoluzione sovietica. Al contempo, e in stretta correlazione con tale dinamica, a fondare la significatività delle strategie energetiche del Turkmenistan è la rilevanza da esse assunta rispetto alla stessa proiezione regionale e globale di Russia e Cina. Il tentativo russo di rifondare sulla connotazione di “superpotenza energetica” la propria significatività internazionale e, parallelamente, la necessità cinese di garantirsi stabili approvvigionamenti energetici in grado di sostenere la crescita economica del paese sembrano infatti incrociarsi – e per certi versi collidere – proprio nella repubblica centrasiatica. Infine, e non meno significativamente, il Turkmenistan è assurto a banco di prova dell’ambizioso tentativo dell’Unione europea di «parlare con una sola voce» in materia energetica, di sviluppare cioè una politica comune in un settore, come quello energetico, nel quale più profonde sono le contraddizioni intra-Ue e le resistenze dei paesi membri alla cessione di sovranità alle istituzioni europee. ISPI - Analysis La ricerca ISPI analizza le dinamiche politiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale con il duplice obiettivo di informare e di orientare le scelte di policy. I risultati della ricerca vengono divulgati attraverso pubblicazioni ed eventi, focalizzati su tematiche di particolare interesse per l’Italia e le sue relazioni internazionali e articolati in: 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 Programma Africa Programma Caucaso e Asia Centrale Programma Europa Programma Mediterraneo e Medio Oriente Programma Russia e Vicini Orientali Programma Sicurezza e Studi Strategici Progetto Argentina Progetto Asia Meridionale Progetto Cina e Asia Orientale Progetto Diritti Umani Progetto Disarmo Progetto Internazionalizzazione della Pubblica Amministrazione Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. ISPI Palazzo Clerici Via Clerici, 5 I - 20121 Milano www.ispionline.it © ISPI 2011