II10_Reali_tesi 2
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“AMMALARSI IN CASA”: LA CASA COME DETERMINANTE DI SALUTE Il disagio abitativo come parametro di valutazione e intervento sulle diseguaglianze in salute e la vulnerabilità sociale nel territorio di competenza della AUSL di Cesena Chiara Reali [email protected] V E R S I O N E R I V I S T A E C O R R E T T A A G I U G N O 2006 L A R I P R O D U Z I O N E , A N C H E P AR Z I A L E , È A U T O R I Z Z A T A , P R E V I A ( G R A D I T A ) C O M U N I C AZ I O N E TR A M I T E E - M A I L . E' V I E T A T O Q U A L U N Q U E U S O P E R F I N I D I L U C R O . C H I A R A R E A L I 19/09/09 2 I N T R O D U Z I O N E ......................................................................... 4 C O N T E S TO I N C U I N A S C E LO S T U D I O ............................................ 8 1. Il Disagio abitativo ......................................................... 8 2. I bisogni abitativi del territorio .................................... 10 3. Nuovi soggetti a ri schio: la vulnerabilità sociale. .......... 18 C AS A E S A L U TE : S T A T O D E L L E C O N O S C E N Z E .............................. 20 1. Cas a come determi nante di s alute ................................. 21 1.1 Le di mensioni dell’abitare ......................................... 23 2. Revisione della lett eratura ............................................ 25 NORME ITALIANE DI IGIENE EDILIZIA ........................................ 51 1. Igiene edilizia in It alia ................................................. 51 2. Requisiti degli alloggi ................................................... 55 3. Condi zioni di anti gienicità e inabitabili tà delle abitazioni ......................................................................... 61 L A P O P O L A Z I O N E S T R A N I E R A ................................................... 65 1. La popolazione straniera in Italia ................................. 65 2. La popolazione im migrata nel territorio Cesenate ......... 66 3. Prof ilo di salute degli immigrati ................................... 69 4. Problemi aperti e strade percorse ................................ 76 P R E S E N T AZ I O N E D E L L O S TU D I O ................................................ 82 1. Obiettivi ....................................................................... 82 2. Materiali e metodi ........................................................ 83 2.1 Tipologie di ispezi one ............................................... 84 3. I dati raccolti ............................................................... 85 3.1 Distretto Rubicone-Costa ........................................... 85 3.2 Distretto di Cesena-Valle del Savio ............................ 93 D I S C U S S I O N E D E I R I S U L T A T I ...................................................102 A L LE A N Z E P E R L A S A L U TE ......................................................111 1. Contesto istituzionale in cui nasce il progetto ..............111 2. Il Protocollo d’intesa ...................................................112 2.1 Obiettivi del Protocollo ............................................112 2.2 Procedura di attuazione ............................................113 3. I dati del protocoll o .....................................................117 C O N C LU S I O N I ........................................................................119 A L LE G A T I .............................................................................123 R I N G R A Z I A M E N T I ...................................................................128 B I B LI O G R AF I A .......................................................................129 3 I NTRODUZIONE Oggetto di questa tesi è il ruolo della casa come determinante di salute. In particolare, l’argomento verrà sviluppato attraverso la presentazione di uno studio sul rapporto tra condizioni di vita insalubri e diseguaglianze in salute tra italiani e stranieri residenti nel territorio dell’AUS L di Cesena. Da quanto emerso dal Profilo di Comunità presentato a marzo 2005, gli immigrati residenti nel cesenate, presentano un profilo di salute sovrapponibile a quello della popolazione autoctona, ma gravato complessivamente da un maggior carico di malattia. Tra gli stranieri residenti di età compresa tra i 18 e i 44 anni, ricoverati nell’Azienda Sanitaria di Cesena (20022004) le cause più frequenti di ricovero sono state: per le donne le condizioni correlate alla gravidanza e al parto (normale o complicato), (119 ricoveri annui ogni 1000 residenti vs 51 per le italiane) e gli aborti indotti (24 vs 3,2); per gli uomini i traumatismi e gli avvelenamenti (13 ricoveri ogni 1000 residenti all’anno vs 8), le patologie delle vie respiratorie superiori e del connettivo (5 ricoveri medi annui ogni 1000 residenti stranieri). Per quanto riguarda la salute di bambini e adolescenti figli di stranieri (0-17 anni) si nota per questi un’incidenza di ricoveri per alcune patologie superiore ai figli di italiani. In base allo stato delle conoscenze in merito, le ipotesi avanzate per spiegare questi dati vedono nell’abitazione in ambienti insalubri (umidi e con cattivo sistema di riscaldamento), nella scarsa igiene degli alimenti e nel difficoltoso accesso ai servizi sanitari di base, le cause possibili. 4 La volontà di rispondere adeguatamente ai bisogni di salute della comunità ha spinto a sondare tutte le ipotesi possibili. Per quanto riguarda la salute materno-infantile e le problematiche legate all’accesso ai servizi sanitari di base, è stata condotta, nel corso del 2005, una ricerca con metodi qualitativi (mediante focus group) e quantitativi i cui risultati sono stati recentemente pubblicati e verranno analizzati nei capitoli successivi. L’attenzione verso la condizione abitativa degli immigrati, invece, è oggetto di questa tesi e parte di un progetto di più ampio respiro volto al recupero delle abitazioni insalubri rilevate nel territorio. Lo studio presentato Dipartimento di Sanità è stato condotto Pubblica di presso Cesena e il ha coinvolto 841 abitazioni distribuite nei 15 Comuni del comprensorio cesenate. Tra i compiti dei Dipartimenti di Sanità Pubblica (DSP) vi è il rilascio di certificati di antigienicità delle abitazioni, richiesti solitamente da soggetti desiderosi di partecipare al concorso per l’assegnazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, o dagli immigrati residenti nel territorio, in ottemperanza a quanto stabilito dall’attuale normativa in materia di immigrazione. Dai verbali dei sopralluoghi compiuti dai Tecnici della Prevenzione del DSP nel periodo 2002-2005, sono stati raccolti i dati utilizzati per lo studio. Obiettivo della ricerca era verificare l’ipotesi secondo la quale gli stranieri fossero esposti a condizioni di vita insalubri, in grado di concorrere a determinare il maggior carico di malattia documentato. L’elaborazione dei dati raccolti pertanto ha cercato di creare un profilo dei richiedenti ispezione e degli 5 abitanti in case insalubri; individuare le condizioni di antigienicità più frequenti; mappare la distribuzione topografica delle domande e delle abitazioni insalubri, rapportandola alla struttura demografica del territorio. L’interesse per la condizione abitativa locale e per le forme di disagio ad essa legate, è un aspetto che non coinvolge solamente il DSP. A Cesena, come nel resto del Paese, la “questione casa” sta emergendo con sempre maggior forza, ponendo alle amministrazioni locali difficili problemi di gestione delle diverse forme di disagio. Alle fasce tradizionalmente considerate più a rischio, si sta affiancando infatti una vasta quota di popolazione che sperimenta nuove forme di vulnerabilità sociale, legate a un “mix” di fattori tra cui i problemi legati all’abitazione. La casa rappresenta un ambito, su cui convergono le azioni politiche di diverse istituzioni. La creazione di alleanze trasversali tra questi attori politici è la strada più efficace per burocraticamente trovare più soluzioni agevoli, ai vari esaustive aspetti e del problema abitativo. Con questo approccio l’Azienda USL di Cesena ha siglato, ad ottobre 2005, un Protocollo d’Intesa sul Disagio Abitativo con il Comune di Cesena e la Fondazione per lo sviluppo e la promozione dei contratti di locazione abitativi, con l’obbiettivo di migliorare le condizioni di salubrità e sicurezza degli immobili presenti sul territorio, risultati insalubri ai controlli eseguiti dai tecnici del Dipartimento di Sanità Pubblica (DSP). Il progetto si ispira ad un’esperienza nata a Verona nel 2001, dove, in accordo con quanto espresso dal PSN 1998-2000, venne proposto un approccio partecipativo 6 al problema delle abitazioni insalubri, con l’intento di migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli di popolazione i. I risultati ottenuti a Verona sono incoraggianti. Le criticità più frequenti nelle abitazioni coinvolte nel progetto di recupero, erano relative allo stato degli impianti. La possibilità che gli interventi eseguiti siano riusciti effettivamente a prevenire una quota di incidenti domestici è supportata dal dato relativo al calo delle intossicazioni da monossido di Carbonio (CO) avvenuto dopo l’attuazione del Protocollo ii. La presentazione del Protocollo sul Disagio Abitativo di Cesena, quale strumento di promozione della salubrità degli ambienti di vita e riduzione delle diseguaglianze in salute e della vulnerabilità sociale, sarà anch’essa parte di questo elaborato, con i limiti connessi alla breve vita del progetto e alla significatività della casistica. 7 C ONTESTO IN CUI NASCE LO STUDIO Il territorio dell’AUSL di Cesena ricopre quindici comuni della provincia di Forlì-Cesena, distinti in due Distretti sanitari (Rucicone-Costa e Cesena-Valle del Savio). Sebbene esistano peculiarità locali, complessivamente si può considerare territorio come tendenza, in l’andamento caratterizzato sintonia con da il demografico quattro resto del del linee di paese: la contrazione della natalità; la riduzione del numero di componenti per ciascun nucleo familiare; l’aumento della popolazione anziana e della popolazione immigrata. Come è già stato introdotto, questa tesi esplorerà il fenomeno del disagio abitativo presente sul territorio e il ruolo da esso occupato nel predisporre a un maggior carico di malattia. Per affrontare criticamente il problema, e comprendere le implicazioni sociali ad esso associate, è necessario definire il disagio abitativo e valutare i bisogni abitativi del territorio Cesenate. 1. I L D I S A GI O Il disagio ABITATIVO abitativo può essere definito come “il complesso delle condizioni abitative che determinano forme di insoddisfazione nei nuclei familiari.(Sunia 1999)”. Per una esposizione organica della multidimensionalità del problema, questo può essere scomposto in tre questioni principali iii: lo stress economico derivante dal costo di accesso alla casa o dal suo mantenimento; l’inadeguatezza dello spazio abitativo, determinata dai problemi di sovraffollamento; l’inidoneità abitativa, 8 risultante dal dell’alloggio livello o di dalla dotazioni vetustità e fondamentali obsolescenza dell’edificio e dei locali. Lo stress economico riguarda la presenza di costi abitativi che pongono la famiglia in una situazione di difficoltà finanziaria. Tali costi sono principalmente costituiti dall’acquisto dell’abitazione primaria oppure dal pagamento dell’affitto. Una recente ricerca italiana condotta alla Sapienza di Roma iv, analizzando i dati della Banca d’Italia, ha quantificato l’incidenza del mutuo per la prima casa e dell’affitto, sul reddito familiare. Usualmente, quando i costi legati all’abitazione incidono per meno del 20% sul reddito si parla di disagio lieve, tra il 20 e il 30% di disagio medio, oltre il 30% di disagio grave. Complessivamente per il 5,1% delle famiglie i costi per l’abitazione costituiscono forme di disagio grave (0,9 e 4,2% per mutuo e affitto rispettivamente), mentre per il 5% comportano un disagio medio (1,1 e 3,9% rispettivamente). Quindi, per oltre il 10% delle famiglie italiane, la casa costituisce un costo che comprime il tenore di vita, incidendo significativamente sui bilanci familiari. L’effetto dello stress economico non è solamente un impoverimento, ma anche e soprattutto una riduzione della possibilità di scelta v indirizzare le risorse e quindi della capacità di verso il soddisfacimento di bisogni essenziali e il mantenimento di uno stile di vita adeguato. Un’altra condizione spesso associata all’incapacità di una famiglia di sostenere il peso economico di un canone di locazione o di un mutuo è il 9 sovraffollamento. La condivisione della spesa tra più persone o più famiglie, se da un lato riduce il carico finanziario imposto ad ogni inquilino, dall’altro aumenta i rischi per la salute fisica e mentale. L’aspetto del disagio abitativo legato alla inidoneità dell’alloggio è la componente esplorata da questa tesi. 2. I B I S O G N I A B I T A T I V I D E L T E R R I T OR I O Il bisogno abitativo di un territorio è strettamente legato a fattori demografici ed economici. Tra i fattori demografici che coinvolgono il cesenate, quelli che influiscono sulla domanda abitativa sono: il progressivo invecchiamento della popolazione; la contrazione del numero di componenti per nucleo famigliare; l’aumento del numero delle famiglie; il prolungamento del periodo di permanenza dei figli con la famiglia d’origine; l’elevato flusso di immigrati giunto nel cesenate. Nel territorio cesenate è anziana una persona su cinque (20%), e si prevede che nei prossimi anni il processo di invecchiamento si accentuerà, tanto che per il 2010 gli anziani saranno il 22% della popolazione vi.. Gli anziani sono portatori di bisogni molto particolari, sia per gli aspetti sanitari che per la dimensione abitativa. Il disagio connesso alla casa può assumere per questa popolazione aspetti diversificati, legati alla solitudine; allo stress economico associato ai costi abitativi; alla presenza di barriere architettoniche che ne compromettono profondamente l’autosufficienza. 10 Nel cesenate la maggior parte della popolazione anziana è costituita da conviventi in famiglie composte di soli anziani (44%) o da individui soli (22%). Secondo dati ISTAT, il 75% degli anziani in Italia vive in abitazione di proprietà (nei centri urbani il 58%); il 25% vive in alloggi con insufficiente protezione da umidità, rumore e traffico; il 34% si confronta con spese troppo elevate per l'abitazione; il 16% abita in zone con difficoltà di accesso ai servizi; il 22% è lontano dai parenti. Da quanto detto, si stima quindi un elevato numero di anziani “fragili”, ad alto rischio di perdita della propria autonomia personale. Questa vulnerabilità è tanto più preoccupante oggi perché gravata dalle profonde trasformazioni qualitative avvenute nelle famiglie, spesso non più garanti della “circolarità” familiare, ovvero della capacità di fornire sussidiarietà e attività di cura ai suoi componenti più deboli. I cambiamenti avvenuti nella struttura delle famiglie cesenati hanno portato a trasformazioni considerevoli nelle caratteristiche della domanda abitativa. In particolare, riduzione del si fa numero riferimento di alla componenti progressiva per nucleo familiare a fronte di un aumento del numero di persone sole e di famiglie composte da una solo genitore. Una delle cause di questi fenomeni è legata all’aumento delle separazioni. In provincia di Forlì-Cesena le separazioni sono aumentate del 24% dal 1990 al 1994 passando da 575 a 711 (185 ogni 100.000 abitanti) Queste spesso determinano per uno dei due coniugi l’ingresso dovuta in alla una condizione di necessità immediata disagio di abitativo, una nuova 11 sistemazione che può essere soddisfatta solo accedendo ad immobili in affitto a canoni di mercato che non tutti sono in grado di sostenere, soprattutto se associati agli oneri economici che la separazione stessa comporta vii . L’incremento del numero di separazioni crea quindi nuove sacche di domanda debole, formate da persone sole o famiglie monogenitoriali. Queste rappresentano il 13% delle famiglie presenti nei comuni del Cesenate; nell’11% il genitore è la madre, mentre nel 2% il padre. La permanenza dei figli nella famiglia d’origine è un fenomeno che caratterizza tutto il territorio nazionale. Il 42,8% dei giovani italiani, compresi tra i 25 e i 34 anni, vive con i genitori in coabitazione, il 22% vive in abitazioni affittate o utilizzate ad altro alloggio e il 35,2% possiede un alloggio di proprietà. Probabilmente questi dati sono il prodotto di una situazione lavorativa (molti dei lavoratori precari, i cosiddetti “atipici” provengono dall'universo giovanile) che insieme alla situazione del comparto abitativo non consente alla popolazione giovanile italiana di acquisire autonomia, come invece accade in altri paesi europei. i x Per quanto riguarda gli immigrati, la loro presenza nei quindici comuni del Circondario Cesenate è aumentata considerevolmente negli ultimi sei anni , passando da una presenza pari all’1,92% nel 1999 al 5,28% 2004. La casa è uno dei bisogni fondamentali degli stranieri che giungono in un nuovo paese, essendo il primo strumento di integrazione sociale. Come presentato dal Presidente della Società per l’Affitto del territorio Forlivese, Giuseppe D’Ovidio, ad un recente convegno sulle politiche abitative nella 12 provincia di Forlì-Cesena a, il rapporto tra immigrati e casa può essere distinto in quattro fasi successive: - la prima , detta fase dell’accoglienza, riguarda individui privi di informazioni su opportunità e servizi del territorio, senza un valido lavoro che possa permettere il loro sostentamento e quello della propria famiglia; - segue la fase dell’accesso che riguarda gli individui con lavoro più o meno stabile che accedono al mercato della locazione assieme a compagni di immigrazione; - la terza fase è caratterizzata dalla ricerca di un alloggio autonomo in cui ricongiungersi con la famiglia lontana; - in ultimo, vi è la fase dell’acquisto di immobili. Se fino a pochi anni fa gli stranieri accedevano solamente al mercato delle locazioni, sta aumentando notevolmente la quota di stranieri che diviene proprietaria. viii Tra le motivazioni che spingono le famiglie a richiedere un mutuo vi è il desiderio di uscire dal mercato degli affitti. Per una vasta fascia di popolazione immigrata tuttavia il problema del canone di locazione e dello stress ad esso associato è una realtà quotidiana, che spinge spesso a condividere i costi e lo spazio abitativo, incorrendo quindi nei rischi associati al sovraffollamento. Per gli stranieri in cerca di un’abitazione, invece, alla bassa possibilità di scelta legata alla ridotta quota di alloggi a canone accessibile, si associano altre difficoltà quali: la diffidenza di alcuni proprietari a cedere i propri immobili a immigrati e a , “ R i l a n c i a r e l a p o l i t i c a a b i t a t i v a ” ; F o r l ì , 1 7 fe b b r a i o 2 0 0 6 13 la speculazione esercitata da affittuari che immettono sul mercato alloggi dalle precarie condizioni igienicosanitarie a prezzi più accessibili. Un altro aspetto del fenomeno migratorio locale, che influisce sulla stagionalità, domanda legata abitativa, alla richiesta è la di sua forte manodopera dall’agricoltura. Questo significa che la domanda di alloggi aumenta esponenzialmente in alcuni periodi dell’anno. A questo bisogno alcune iniziative locali stanno cercando di rispondere attraverso soluzioni che consentano di tutelare soggetti che potrebbero essere esposti, e in alcuni casi probabilmente lo sono, a forme di grave sfruttamento. Tra gli aspetti che condizionano la fragilità sociale ed abitativa degli mancanza immigrati del non fondamentale va dimenticato supporto la sociale caratterizzato dalla famiglia. I fattori economici che condizionano la domanda abitativa cesenate sono legati alla crescita elevata dei costi legati all’abitazione (dato in linea con l’andamento Regionale e Nazionale); all’aumento di persone con tipologie di lavoro che non garantiscono una sicurezza di reddito; dall’incremento della povertà nel territorio e delle forme di disagio sociale ad essa associate: si calcola che a Cesena vi siano circa 1500 famiglie in condizioni di povertà relativa e 650 famiglie in condizioni di povertà assoluta. 14 Distribuzione spesa media per famiglia in Emilia Romagna, anni 1980 - 2002 Alimentari Tabacchi 30 Abbigliamento 25 Abitazione Combustibili 20 Arredamento 15 Servizi e spese sanitarie 10 Trasporti e comunicazioni Istruzione e tempo libero 5 Altro 0 1980-1982 Per quanto 1990-1992 riguarda la Espo. (Abitazione) 2000-2002 capacità del territorio di rispondere alle esigenze abitative delle famiglie che sperimentano forme di disagio abitativo di varia entità, sono state considerate sia le richieste di alloggi ERP e le conseguenti assegnazioni, sia le domande effettuate per i contributi del Fondo sociale per l’Affitto. Questo rappresenta un contributo economico concesso alle famiglie che vivono in abitazioni in affitto e hanno difficoltà a pagare il canone a. Per quanto riguarda il Comune di Cesena, il numero di domande di alloggi ERP è passato da 104 nel 1999 a 404 nel 2004, con un picco di 416 nel 2003. A contribuire considerevolmente all’aumento delle domande sono stati i residenti stranieri, le cui richieste sono passate da 11 nel 1999 a 179 nel 2004. 15 Domande di alloggi ERP rivolte al Comune di Cesena, 1997-2004 450 419 400 404 350 300 250 200 188 168 156 178 179 150 104 100 50 96 67 46 11 37 21 0 1997 1998 1999 2000 Totale domande 2001 2003 2004 Domande cittadini stranieri A fronte di una consistente richiesta, le assegnazioni sono passate da 15 nel 1999 (il 14,4 % della domanda), a 16 nel 2004 ( 4% della domanda), con due picchi di 38 e 37 assegnazioni rispettivamente nel 2002 e 2003. Delle assegnazioni, quelle che riguardavano stranieri sono passate da 1 nel 1999 a 6 nel 2004 (3,4% della richiesta), con un picco di 14 nel 2002. Assegnazioni alloggi ERP nel Comune di Cesena 38 40 37 35 30 25 21 20 15 15 16 14 14 12 10 5 6 1 0 1 1999 4 2000 4 2001 TO TALE 2002 2003 2004 Assegnatari stranieri 16 Assegnazioni alloggi ERP in riserva, Comune di Cesena, 1999-2004 14 12 12 10 9 8 8 6 6 5 5 2 2 2 2 2000 2001 2002 4 3 2 2 0 1999 totale 2003 2004 stranieri Per il Distretto Rubicone-Costa sono disponibili i dati di Savignano sul Rubicone in cui, nel 2003, su 138 domande presentate sono stati assegnati 5 alloggi (3,6%) mentre nel 2005, a fronte di un aumento delle domande (218), gli alloggi assegnati sono calati a 4 (1,8%). Le domande di Fondo Sociale per l’Affitto sono cresciute del 100% in 4 anni (da 382 nel 2000 a 771 nel 2004). Considerando la quota di richieste presentata da parte di immigrati, i dati sottolineano una aumento esponenziale della domanda, che dalle 75 richieste del 2000 è arrivata alle 317 del 2004. Tuttavia, a fronte di un consistente aumento della richiesta di aiuto da parte dei cittadini, le possibilità di risposta da parte dei Comuni è calata considerevolmente. Questa incapacità di fornire un sostegno adeguato alle famiglie più bisognose è legato a una riduzione dei fondi statali destinati all’edilizia. popolare, trasferiti dallo Stato alle Regioni e da queste ai Comuni. 17 Questo progressivo disimpegno pubblico, unito alla liberalizzazione promozione del della mercato casa di degli affitti, proprietà, sono e i alla tratti distintivi dell’offerta abitativa degli ultimi anni. Secondo dati contenuti nel rapporto del Cresme ix sulle politiche abitative dell’Anci, tra il in Italia, 2000 e il realizzato 2005 i per conto finanziamenti nazionali al Fondo per l’Affitto, sono calati del 48%, proprio nel periodo in cui i prezzi degli affitti sono aumentati del 49% nella media nazionale e dell’85% nelle grandi città. Parallelamente sono aumentati i tagli alle Regioni per il sostegno all’ERP ed è calato il patrimonio abitativo pubblico, per la riduzione delle nuove costruzioni e l’aumento delle dismissioni e privatizzazioni delle abitazioni esistenti. Gli alloggi pubblici non sono quindi sufficienti a coprire i bisogni abitativi dei cittadini residenti sul territorio. Pertanto, una quota consistente di persone che avrebbero i requisiti per accedere ai servizi di Edilizia Residenziale Pubblica permane in condizioni di disagio abitativo, di natura economica e/o igienico-sanitaria. 3. N U OV I S OG G E T T I A R I S C HI O : LA VULNERABILITÀ SOCIALE. Le profonde trasformazioni economiche e sociali che hanno interessato l’Italia negli ultimi due decenni, hanno concorso a delineare una “nuova questione sociale”, caratterizzata dalla presenza di forme inedite di disagio sociale, non più indagabili solamente attraverso gli indicatori reddituali v . 18 I mutamenti nell’organizzazione del lavoro e nella struttura familiare e demografica del paese, hanno fatto emergere nuove aree critiche e nuovi bisogni di sostegno, per fasce di popolazione che fino a pochi anni fa erano considerate protette. A fianco quindi a forme di povertà classicamente intese, cioè a condizioni di assenza di risorse (principalmente riferite al reddito), si delineano profili di vulnerabilità sociale, intesa come un “mix di instabilità lavorativa, fragilità familiare e territoriale, incertezza sulle garanzie acquisite, difficoltà difficoltà derivanti sociali crescenti a ed economiche fronteggiare le da problemi di tipo abitativo, finanziario, sanitario, relazionale.” v Alle disuguaglianze derivanti dalle disparità di reddito, nella società attuale esistono nuove forme di diseguaglianze legate alla incapacità di indirizzare le risorse possedute verso scelte e progetti adeguati Per quanto riguarda la condizione abitativa, questo è soprattutto vero per quella quota di popolazione che è priva dei requisiti per accedere al sostegno pubblico, ma non possiede una stabilità economica tale da riuscire a sostenere lo stress legato ai prezzi delle abitazioni. A questa fascia vulnerabile si associano molte famiglie che hanno intrapreso mutui per l’acquisto della prima casa. Se infatti fino a pochi anni fa l’abitazione di proprietà era considerata un fattore sociale protettivo, oggi questo non è più vero, e l’indebitamento che ne consegue determina l’ingresso di queste famiglie in una condizione di vulnerabilità. 19 C ASA E SALUTE : STATO DELLE CONOSCENZE Il concetto di salute, nel suo continuo rinnovarsi, si delinea oggi come un equilibrio determinato da diversi fattori che comprendono gli stili di vita delle persone, il loro ambiente lavorativo e abitativo, determinanti economici e culturali che influiscono sull’accesso ai servizi, fino alle politiche sui trasporti e la viabilità. Questi fattori, noti come determinanti di salute, vengono classificati in: fattori genetici e biologici; stili di vita; fattori relazionali ed affettivi; condizioni di vita e di lavoro; fattori socioeconomici e culturali x. Mentre i fattori genetici e biologi sono, immodificabili, gli altri determinanti sono suscettibili di miglioramento, al fine di consentire ad ogni individuo di vivere in un ambiente che promuova il più alto livello di salute per lui raggiungibile. Negli ultimi anni la comunità scientifica ha dedicato particolare attenzione alla condizione abitativa e al suo ruolo come determinante di salute. E’ interessante sottolineare come il disagio abitativo sia stato una delle prime tematiche oggetto di studi e interventi della sanità pubblica moderna, nata nella prima metà dell’Ottocento, non a seguito di nuove acquisizioni scientifiche circa l’origine delle malattie, ma per le profonde trasformazioni sociali, culturali e politiche generate da eventi quali la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale xi. In particolare, la Rivoluzione Industriale, Inghilterra, cambiò profondamente non nata in solo le condizioni di lavoro, ma anche le condizioni abitative di milioni di persone che migrarono dalle campagne alle città in cerca di una occupazione, adattandosi a vivere in case sovraffollate, sporche, umide e poco ventilate, prive o scarsamente fornite di acqua pulita e con 20 sistemi di raccolta dei liquami inadeguati e pericolosi xiixiii . Ed è la stessa Inghilterra, così profondamente trasformata, a porsi per prima il problema del ruolo sociale della malattia e della necessità di sistemi pubblici di tutela della salute personale e collettiva. Sebbene la spinta maggiormente da all’intervento finalità fosse morali e dettata utilitaristiche (combattere i “miasmi” causa di malattie preveniva la corruzione dell’intelletto e la diffusione della criminalità oltre che la riduzione della produttività dei lavoratori), portò ugualmente alla rivoluzionaria e illuminata nascita del primo servizio nazionale di sanità pubblica (1848) e ad importanti interventi di bonifica delle città che ebbero il merito di migliorare rapidamente il livello di salute della popolazione. I primi interventi si basarono su quanto dichiarato pochi anni prima da Edwin Chadwick xiii in un’opera in cui veniva indicata la condizione abitativa quale fattore più importante in grado di causare malattie nella popolazione. Le conoscenze attuali, sebbene supportate da una produzione scientifica ricca e dettagliata, non si discostano molto da quanto affermato quasi due secoli fa. 1. C A S A COME DETERMINANTE DI SALUTE L’OMS promuove una concezione di casa e del suo rapporto con la salute, che esula dalla mera valutazione delle caratteristiche fisiche dell’edificio, ed abbraccia la questione riconoscendo abitativa all’ambiente in maniera domestico organica, un ruolo psicologico e sociale oltre che strutturale. 21 Una visione limitata all’edificio e alle sue caratteristiche fisiche non è in grado di comprendere, infatti, le innumerevoli dimensioni dell’abitare. F i g . 2 . 1 L e di me n s i o n i de l l ’ a b i t a r e , W H O / E u r o p a La proposta dell’OMS è quella di analizzare la casa secondo quattro livelli successivi, che comprendano la percezione che di essa hanno i suoi abitanti; la struttura fisica dell’edificio e le caratteristiche urbanistiche e sociali del quartiere in cui esso è inserito xiv. In quest’ottica , la casa è un ecosistema in cui vengono riprodotte su piccola scala le interazioni possibili tra individui e ambiente e in cui si intrecciano le azioni di numerosi e diversi determinanti di salute. E’ proprio questa sommatoria di fattori agente nel luogo in cui le persone spendono gran parte della loro vita, a fare della casa uno dei più importanti determinanti di salute xv. Per la necessità di comprendere maggiormente gli effetti della casa e dalle sue caratteristiche sulla salute, nel 2002 l’OMS/Europa (Centro europeo per l’ambiente e la salute) ha promosso un’indagine sulla condizione abitativa e la percezione di salute, che ha coinvolto 8 città europee, tra cui, per l’Italia, Forlì a. a L e a l t r e c i t t à c o i n v o l t e n e l l o s t u d i o fu r o n o : B o n n ( G e r m a n i a ) ; V i l n i u s ( Li t u a n i a ) ; Gi n e v r a ( S v i z z e r a ) ; B r a t i s l a v a ( S l o v a c c h i a ) ; 22 I risultati di questo studio, denominato LARES (Large analysis and Review of European housing and health status), pubblicati al termine della 4 a Conferenza “Ambiente e Salute” ( Budapest, giugno 2004) xvi, sono uno dei documenti più dettagliati esistenti sulla relazione tra casa e salute. 1.1 Le dimensioni dell’abitare Prima di presentare lo stato delle conoscenze in merito al ruolo dell’abitazione quale determinante di salute, è bene precisare il significato di ciascuno dei quattro livelli, relativi all’abitare, proposti dall’OMS e presentati in precedenza. Con “Home”, si intende il significato che la casa assume nel psicologico vissuto svolto dei suoi abitanti, il ruolo dalla relazione tra individuo e ambiente domestico. Un ambiente sano che trasmetta un senso di intimità, protezione, essenziale sicurezza per la individuale stabilità e familiare, è emotiva personale, la costruzione di relazioni familiari positive, la creazione dell’identità personale e lo sviluppo cognitivo e comportamentale. Infatti, la casa è il luogo in cui si intrecciano le relazioni più intime e profonde, in cui si ricerca sicurezza, protezione, tranquillità, libertà da vincoli esterni e possibilità di isolamento in un ambiente personale. Con “Dwelling” si considerano gli aspetti strutturali dell’edificio, quali le caratteristiche dei materiale utilizzati, lo stato degli ambienti, la presenza dei servizi necessari, lo stato degli impianti. An g e r ( F r a n c i a ) ; B u d a p e s t ( U n g h e r i a ) ; F e r r e i r a d o A l e n t e j o (Portogallo). 23 Sono inoltre compresi sotto questa voce fattori non strettamente strutturali quali il sovraffollamento e l’esposizione a rumore. Il termine “Community” sottolinea il ruolo svolto dalla casa quale strumento di integrazione sociale. E’ stato dimostrato come la creazione di relazioni positive che promuovano la coesione sociale di una comunità locale, quale quella di quartiere, è fortemente influenzata dalle caratteristiche del quartiere stesso, il quale può concorrere a promuovere o impedire l’interazione sociale attraverso la presenza o l’assenza di aree o servizi pubblici che stimolino l’incontro e la relazione tra individui. In ultimo con “Immediate environment” si vuole sottolineare la capacità dell’ambiente urbano di influire sul benessere delle persone creando le condizioni per scelte di vita salutari (es. promuovere l’attività fisica attraverso la presenza di aree verdi o piste ciclabili); impedendo l’isolamento (anziani, bambini, dei soggetti più disabili) attraverso un deboli adeguata distribuzione dei servizi e una riduzione delle barriere architettoniche; promuovendo il mantenimento delle qualità del quartiere e la prevenzione di condizioni di degrado strutturale e sociale. I sintomi di un quartiere in declino, vengono distinti, secondo l’OMS, in visivi e sociali. Ai primi appartengono l’inquinamento, la sporcizia e le forme di vandalismo, mentre ai secondi l’isolamento sociale, la presenza di individui senza fissa dimora, l’insicurezza e la pericolosità del quartiere. 24 2. R E V I S I ON E DELLA LETTERATURA Le caratteristiche strutturali della casa e la qualità delle relazioni che i suoi abitanti instaurano con essa e con il contesto circostante, hanno la capacità di influire sulla salute fisica e mentale, sia direttamente che indirettamente x v . Tra le caratteristiche fisiche dell’abitazione in grado di condizionale lo stato di salute troviamo: l’umidità, la ventilazione e la temperatura, costituenti il microclima; la presenza di muffe ed altri allergeni; la qualità dell’aria indoor; la presenza di fattori che espongano al rischio di incidenti domestici. A questi si aggiungono il rumore e il sovraffollamento, che, pur non essendo direttamente legati alla struttura fisica dell’edificio, sono indirettamente influenzate da essa. Per quanto riguarda i fattori che condizionano il microclima, vi sono numerose evidenze scientifiche che correlano temperatura, umidità e ventilazione a patologie respiratorie. Nonostante questi fattori siano strettamente legati tra loro, esistono studi che hanno cercato di valutarli singolarmente. Una ricerca condotta nei paesi scandinavi, recentemente pubblicata xvii, ha dimostrato come l’umidità sia un fattore di rischio indipendente per l’insorgenza di sintomi respiratori, ma non per l’asma. Ha inoltre documentato una remissione dei sintomi respiratori notturni nel passaggio ad ambienti a bassa umidità. La presenza di umidità è strettamente legata alla crescita di muffe. Infatti è il contenuto di acqua ad essere il fattore determinante per lo sviluppo di questi microrganismi. Negli ambienti domestici si sviluppano prevalentemente su pareti e pavimenti umidi e in tutti 25 gli altri ambienti in cui si crea un alto tasso di umidità (materassi, divani, condizionatori, ecc.). L’apparato respiratorio è il più colpito dagli effetti dovuti alla presenza di muffe, e i sintomi sofferti sono di tipo irritativo (congiuntiva e gola), allergico ( riniti e dermatiti) e infettivo. La presenza di muffe è stata associata anche ad affaticamento, cefalea, disturbi d’ansia e depressione x v i . Non va inoltre dimenticato come le muffe possano essere causa indiretta di allergie. Esse sono fonte di cibo per gli acari x v , a loro volta dimostrati allergeni. La proliferazione degli acari dipende dalla temperatura e dall’umidità, così come dalla scarsa pulizia e dalla tipologia dell’arredo. Tra le patologie respiratorie, quella maggiormente studiata per il suo legame con fattori di rischio indoor è l’asma. Un importante studio italiano sui disturbi respiratori e l’ambiente xviii ha evidenziato come in Italia un bambino su dieci soffra di asma. Tra i fattori di rischio riconosciuti vi sono il fumo passivo, l’inquinamento atmosferico, e la vita in case umide con muffe. Nell’ambito dello stesso studio è stato calcolato che tra il 15% e il 20% delle malattie respiratorie dei bambini e degli adolescenti potrebbero essere eliminate attraverso interventi di risanamento delle abitazioni (eliminando umidità e muffe) e riducendo sensibilment e l’esposizione a fumo passivo e inquinanti da traffico. Per quanto riguarda le forme allergiche, in Italia la diffusione dei disturbi ad esse correlati è in aumento nei bambini e negli adolescenti, specialmente quelli residenti in aree metropolitane x v i i i . Per quanto riguarda la temperatura, sono le condizioni estreme, di eccessivo caldo o freddo, a condizionare 26 maggiormente lo stato di salute. Numerosi studi hanno dimostrato un eccesso di mortalità per gli anziani, durante i mesi invernali xix, aumentata ulteriormente per i soggetti che vivono in abitazioni prive di adeguati sistemi di riscaldamento. Gli anziani, in particolare soli o residenti in case di riposo, con una storia clinica di disturbi psichiatrici e cardiovascolari, sono inoltre più esposti ai rischi associati al caldo eccessivo dei mesi estivi xx. La non adeguatezza del sistema di riscaldamento è stata inoltre correlata ad un respiratorie xvi maggior rischio di patologie . Temperatura e umidità sono state associate anche a patologie reumatiche, in particolare al manifestarsi dei segni e sintomi ad esse associate xxi- xxii Un’altra importante fonte di rischi per la salute è la qualità dell’aria all’interno delle abitazioni. Con il termine di inquinamento indoor, secondo l a diffusa terminologia anglosassone, si intende definire l’inquinamento dovuto prevalentemente a sorgenti interne, in cui le concentrazioni di contaminanti sono significativamente superiori a quelle esterne, anche nell’ambito di agglomerati urbani caratterizzati da livelli rilevanti di inquinamento atmosferico. Fintantoché le persone continueranno a spendere gran parte della loro vita in casa, l’inquinamento indoor continuerà a rappresentare uno dei più importanti determinanti di salute x v i - xxiii. Gli inquinanti presenti all’interno delle abitazioni sono di natura chimica, fisica o biologica. Le sorgenti di esposizione sono legate ai materiali con cui è fatto l’edificio o la mobilia, ai prodotti di combustione sviluppati in cucina o provenienti dai sistemi di riscaldamento ecc. 27 Tra le sostanze chimiche potenzialmente presenti e nocive troviamo il fumo di sigaretta, i Composti Organici Volatili (VOCs), il paricolato aero-disperso, l’ozono, il monossido di carbonio, il biossido di zolfo, il biossido d’azoto e gli idrocarburi aromatici policiclici. Nella tabella riportata nella pagina seguente vengono indicate le fonti di esposizione comunemente presenti nelle abitazioni. Il fumo di tabacco ambientale consiste nell’esposizione ad agenti tossici generati dalla combustione del tabacco. È una combinazione di oltre 4000 sostanze, di cui molte sono tossiche, irritanti o cancerogene. Gli effetti più immediati dell’esposizione al fumo passivo sono irritazione agli occhi e al naso, mal di testa, secchezza della gola, vertigini, nausea, tosse e altri disturbi respiratori. Inoltre provoca un aumento del rischio di malattie ischemiche, malattie cardiovascolari e tumore polmonare. respiratorie È responsabile dell’infanzia di (otite, patologie asma, broncopolmonite). Il fumo delle donne in gravidanza, o l’esposizione a fumo passivo provoca una significativa riduzione del peso alla nascita, è associato alle morti improvvise del neonato (SIDS, Sudden Infant Death S yndrome), ed ha gravi conseguenze per lo sviluppo della funzione respiratoria dei bambini. 28 P r i n c i p a l i s o r g e nt i i n q u i n a nt i ne g l i a mb i e nt i do m e s t i c i Ambiente Fonti Inquinanti Particolato aerodisperso; monossido di Fum o di carbonio; tabacco composti organici volatili; formaldeid e. Biossido di azoto; monossido Forni a gas e di carbonio; caldaie a gas biossido di zolfo. Particolato aerodisperso; biossido di azoto; monossido di Forni a legna carbonio; e caminetti biossido di zolfo; idrocarburi policiclici CASA aromatici. Radon; formald eide; Materiali da composti organici costru zion e Arredamenti prodotti volatili; amianto. e di consumo Formaldeid e; composti organici volatili; pesticidi. Condizionatori e Agenti biologici; superfici umide particolato aerodisperso. Ap p a r e c c h i a t Campi ure elettriche elettromagn etici. 29 Il particolato aerodisperso è costituito da tutte quelle particelle solide, liquide e aerosol di diametro e di peso tali da rimanere sospese nell’aria. Negli ambienti indoor il particolato proviene principalmente dal fumo di sigaretta, dalle fonti di combustione, dall’ambiente esterno, dagli spray, dalla cottura degli alimenti, da batteri, spore e pollini e dalle attività degli occupanti. Il particolato aerodisperso può provocare un effetto irritante e nocivo per le vie respiratorie, ostruzione degli alveoli polmonari, immunitario e alterazioni disturbi nel cardiaci. sistema Proprio recentemente xxiv è stata richiamata l’attenzione sugli effetti cardiovascolari legati all’esposizione al particolato indoor. L’esposizione di breve durata ad elevate concentrazioni di particolato dell’aria esterna è stata infatti correlata all’aumento dell’incidenza di infarto miocardico acuto, di fibrillazione ventricolare e della mortalità giornaliera per cause cardiovascolari. Il monossido di carbonio è un gas inodore, incolore, insapore e combustione altamente incompleta tossico. dei E’ prodotto materiali dalla contenenti carbonio (combustibili per cucine e per riscaldamento, sigarette, ecc.). È uno degli inquinanti maggiormente diffusi, negli ambienti chiusi, a causa di malfunzionamenti degli impianti di riscaldamento a gas, di fornelli, stufe e camini, di una inadeguata ventilazione, o a causa del fumo passivo. Una fonte outdoor è costituita dai gas di scarico dei veicoli e quindi la vicinanza a strade ad elevato traffico veicolare, a garage e parcheggi, può provocare un impatto significativo sulle concentrazioni del gas negli ambienti confinati. 30 I principali effetti che si manifestano a basse concentrazioni sono senso di affaticamento e dolori al torace per i cardiopatici; a concentrazioni moderate si riscontrano problemi di coordinamento, mal di testa, nausea, vertigini, fino ad avere conseguenze fatali nel caso di concentrazioni molto elevate. Buone norme di controllo e ispezione delle apparecchiature da combustione, adeguata aerazione, ventilazione e buon funzionamento delle cappe di aspirazione contribuiscono a prevenire le intossicazioni da CO. I Composti Organici Volatili (VOCs) sono sostanze chimiche di natura diversa, comprendenti idrocarburi alifatici, aromatici, clorurati, cicloalcani, aldeidi, terpeni, olefine, alcooli, esteri e chetoni. Nell’aria interna ne sono stati identificati oltre 300 con concentrazioni totali da 2 a 10 volte più elevate di quelle dell’aria esterna e normalmente al di sotto di 1000 µ g/m 3 . A questa famiglia appartiene anche il benzene. I VOCs provengono da una lunga serie di prodotti tra i quali troviamo: pitture, lacche, pesticidi, prodotti per la pulizia, materiali di costruzione, materiale per ufficio. Gli effetti acuti associati all'esposizione ai VOCs sono irritazione agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa, nausea, stanchezza. Gli effetti cronici comprendono danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso centrale. E’ stata inoltre trovata una relazione tra VOCs e cancro del polmone (in particolare in donne non fumatrici), e tra benzene e leucemia xxv. Il benzene è infiammabile, un idrocarburo proveniente aromatico dalla altamente combustione incompleta del carbone e del petrolio. 31 Le sue fonti ambienti provengono indoor. Negli fondamentalmente sia dall’esterno ambienti dal fumo di che confinati da deriva sigaretta, dalle combustioni domestiche incomplete del carbone e del petrolio e dai contengono, vapori come liberati colle, da prodotti vernici, che lo cere per mobili, detergenti. L’inquinamento esterno è dovuto al traffico e alle emissioni dell'industria petrolifera, chimica e petrolchimica. Livelli di concentrazione bassi possono causare vertigini, sonnolenza, aumento del battito cardiaco, tremori, confusione e perdita di coscienza. Concentrazioni prolungate nel tempo possono alterare la memoria e alcune capacità psichiche oltre a causare disturbi ed effetti irritanti sulla pelle e sulle mucose. Come è già stato detto, è riconosciuto al benzene un potere cancerogeno La formaldeide è un gas incolore con caratteristico odore pungente e con un forte potere irritante. In uffici e ambienti residenziali la formaldeide è largamente presente nella mobilia, nei tessuti, nei materiali per l’edilizia, nel fumo di tabacco e in molti prodotti di uso corrente, come detersivi, coloranti, disinfettanti, materie plastiche, colle e vernici. I sintomi associati alla presenza di formaldeide sono irritazioni alle mucose, agli occhi e alle vie respiratorie; congiuntivite, asma, dermatite da contatto; stanchezza, angoscia, emicranie, nausea, sonnolenza e vertigini. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha recentemente classificato la formaldeide come cancerogeno “certo” (Gruppo 1) per la dimostrata associazione con tumori nasofaringei; è 32 ancora dubbia l’associazione con il cancro nasale e delle fosse paranasali e con le leucemie Il biossido di azoto è un gas tossico con grande potere irritante. Viene generato nei processi di combustione ad alta temperatura a partire dall’azoto e dall’ossigeno presenti in atmosfera. In ambienti indoor le sorgenti sono costituite dai fornelli da cucina, dalle stufe, dagli impianti di riscaldamento con caldaie interne e dal fumo di tabacco ambientale. Provoca disturbi causando alle maggiore vie respiratorie predisposizione profonde alle e infezioni soprattutto nei soggetti affetti da patologie polmonari Il biossido di zolfo è un gas che in ambienti indoor è prodotto dai processi di combustione Può causare irritazioni della pelle, degli occhi e delle mucose, bronchiti, asma e tracheiti Gli idrocarburi presenti ovunque aromatici in policiclici, atmosfera; IPA, sono provengono dalla combustione incompleta di materiale organico. Negli ambienti indoor derivano dai forni a legna, dai caminetti, dai fumi dei cibi cucinati sulle fiamme o affumicati e dal fumo di tabacco ambientale. Inoltre si depositano dall’ambiente su scarpe esterno. e indumenti provenienti Provocano irritazioni all’apparato respiratorio e molti sono stati valutati cancerogeni di classe 2A Il radon è un elemento chimico naturale, radioattivo, appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o inerti, emette radiazioni e si trasforma in prodotti di decadimento a loro volta radioattivi. Il radon ed i suoi prodotti di decadimento sono presenti fin dalle origini della terra, in quantità molto variabile, in tutta la crosta terrestre e quindi anche nei materiali 33 da costruzione che da questa derivano (cementi, tufi, laterizi, pozzolane, graniti, ecc.). E’ un gas inerte e pertanto non reagisce chimicamente con l'ambiente che lo circonda. Una volta prodotto è in grado di migrare attraverso il suolo e diffondere dai materiali da costruzione. Il radon è un L'Organizzazione riconosciuto Mondiale agente della cancerogeno. Sanità (WHO), attraverso l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato fin dal 1988 il radon nel Gruppo 1. E’ associato al cancro del polmone e il rischio è presente per esposizioni professionali (minatori) e domestiche. In particolare, sono a maggior rischio fumatori ed ex fumatori. Complessivamente si stima che in Europa il radon sia responsabile del 9% delle morti per cancro del polmone e del 2% di tutte le morti per tumore xxvi. Per quanto riguarda gli incidenti in ambiente domestico a, dall’indagine multiscopo sugli stili di vita delle famiglie italiane, condotta periodicamente dall’ISTAT xxvii, emerge che questi hanno coinvolto, negli ultimi tre mesi del 2003, 703 mila persone, pari al 12,2 per mille della popolazione. Su questa base si può stimare che, nell’arco di 12 mesi, il fenomeno abbia interessato quasi 2 milioni e 800mila persone, cioè 50 individui ogni mille. a La Legge 3 dicembre 1999, n.493 (Norme per la tutela della salute nelle abitazioni e istituzione dell’assicurazione contro gli infortuni domestici), all’art.6 ha definito come ambito domestico l’insieme degli immobili di civile abitazione e delle relative pertinenze ove dimora il nucleo familiare. In caso di proprietà c o n d o mi n i a l e , l ’ a mb i t o d o m e s t i c o c o m p r e n d e a n c h e l e p a r t i c o mu n i . 34 I soggetti più a rischio sono quelli che spendono la maggior parte del loro tempo in casa, cioè casalinghe, anziani e bambini. Per quanto riguarda i dati locali, secondo quanto emerso dello studio “Casa e salute”, condotto a Forlì e appartenente al vasto progetto LARES di cui si è già parlato, le tipologie di infortunio più frequenti sono dovute a: ferite da taglio, cadute e bruciature, ma anche incidenti elettrici. Esistono delle peculiarità per età e genere: le cadute sono più frequenti tra i giovani (0-19 anni) e gli anziani ultraottantenni; le donne sono più soggette a bruciature e alle cadute rispetto agli uomini. Le zone più colpite risultano gli arti superiori (dita e mani in particolare) e solo l’1,7% degli infortuni ha portato a ospedalizzazione xxviii. Tornando ai dati nazionali, con la L.493/99 è stato istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità un sistema informativo di raccolta di dati sugli infortuni (Sistema Informativo Nazionale sugli Incidenti in Ambiente di Civile Abitazione- SINIACA), il quale è in grado di informazione, fornire quella un’ulteriore relativa importante alla gravità dell’incidente, desunta dai dati di accesso al P.S., di ricovero e mortalità. Dai dati preliminari prodotti durante la fase pilota del SINIACA xxix, svoltasi nel 2004, è stato stimato che ogni anno in Italia vi siano da 1.300.000 a 1.700.000 accessi al P.S. per incidente domestico. La distribuzione per età evidenzia tre picchi di frequenza: il primo relativo a bambini in età prescolare; il secondo in adulti tra i 30-39 anni; l’ultimo per gli anziani ultraottantenni. 35 Per quanto riguarda il genere, i maschi presentano frequenze maggiori fino ai 50 anni d’età. Questa proporzione si inverte nelle età successive. Questo riflette una differenza di occupazioni (gli uomini sono più impegnati in attività di riparazione e fai-da-te) e di anzianità delle due popolazioni ( le donne sono più longeve). Per quanto riguarda gli ambienti più a rischio, la cucina è al primo posto, seguita da camera da letto e soggiorno riflettendo la maggior permanenza di persone in questi locali. In rapporto al tempo di permanenza, assumono grande importanza le scale e il bagno, luoghi in cui avviene un alto numero di incidenti, sebbene siano locali destinati a brevi permanenze. Da questo punto di vista è importante sottolineare come le caratteristiche delle abitazioni hanno la possibilità di creare le condizioni perché un incident e possa avvenire, ma anche concorrere a determinarne la gravità xxx. Le cadute sono la causa più frequente di accesso, seguite da urti, ferite da taglio e reazioni termiche o chimiche da contatto. Non vi è differenza significativa nella distribuzione per genere delle tipologie di infortunio, tranne per le cadute, più frequenti per le donne. Nell’85% dei casi gli incidenti domestici non sono gravi (codici verdi). Le casistiche medio-gravi riguardano maggiormente bambini in età prescolare e anziani ultraottantenni. I dati relativi ai ricoveri, indicativi di infortuni di gravità superiore, hanno dei difetti di qualità che possono condurre a una sottostima. Tuttavia il SINIACA riporta per il 2002 un’incidenza di 200 casi 36 di ricoveri per incidente domestico per 100.000 abitanti/anno. Il rischio di ricovero è strettamente legato all’età essendo maggiore per bambini e anziani (distribuzione a “U” dell’incidenza di ricoveri per gruppi sesso-età specifici). Per quanto riguarda la durata della degenza, questa aumenta con l’età. Le cause di ricovero sono in parte sovrapponibili a quanto detto per gli accessi al P.S., ma compaiono nella casistica anche avvelenamenti e intossicazioni. Anche per la mortalità esistono problemi relativi alla qualità dei dati, ma si può affermare che le cadute sono la principale causa di decesso, seguite da incendi, avvelenamenti, annegamento/soffocazione. La distribuzione delle cause per età dimostra differenze correlabili alle attività svolte dai soggetti, essendo cadute e annegamenti/soffocazioni più frequenti in età pediatrica, mentre avvelenamenti e intossicazioni crescono in adolescenza e raggiungono il massimo in età adulta, per poi decrescere tra gli anzani (l’andamento riflette la possibilità di intossicazioni da sostanza psicotrope o per tentativi di suicidio, non espressamente dichiarati nei certificati). Da quanto emerso quindi, i rischi correlati agli ambienti domestici sono dovuti sia alle caratteristiche delle abitazioni, prive di dotazioni di protezione per le cadute o di adeguati impianti, sia alle abitudini dei residenti, che possono predisporre al proprio o all’altrui incidente. E’ già stato detto che i soggetti più esposti sono bambini e anziani. Per questi ultimi vi è un alto rischio di invalidità conseguente all’infortunio che compromette la durata e la qualità della vita residua, minando l’autosufficienza del soggetto. 37 L’esposizione ad alti livelli di rumore è associata a disturbi uditivi ed extra-uditivi. Questi ultimi sono quelli maggiormente correlati all’esposizione al rumore in ambiente domestico. Tra gli effetti patologici riconducibili ad ambienti rumorosi occupano particolare importanza i disturbi cardiovascolari, sonno, compromissione disturbi psichiatrici della e qualità del comportamentali (aggressività), difficoltà di concentrazione, ritardo di crescita endouterino xxxi. Per quanto riguarda il rischio cardiovascolare, l’esposizione al rumore è stata associata ad elevati levelli di pressione arteriosa e al rischio di insorgenza di infarto miocardico xxxii; il meccanismo fisiopatologico ipotizzato è legato all’attivazione neuroendocrina dovuta allo stress. Le sorgenti di rumore classicamente indagate sono il traffico urbano, aeroportuale o ferroviario. Una importante sorgente, spesso sottostimata, è legata alle dinamiche del quartiere di residenza. Da quanto emerso dallo studio LARES xxxiii, gli adulti gravemente disturbati dal rumore ambientale sono esposti ad alto rischio di patologie cardiovascolari, respiratorie, muscoloscheletriche e mentali. Per gli anziani con lo stesso grado di esposizione, sono documentati effetti minori, tranne che per i casi di ictus. Nei bambini, l’apparato maggiormente coinvolto e il respiratorio. Per quanto riguarda i disturbi respiratori, il rumore deve essere considerato un fattore di rischio indipendente, e non in quanto associato a inquinamento ambientale dovuto al elevato traffico urbano. Per quanto riguarda i disturbi del sonno, questi sono strettamente legati al rumore ambientale e a patologie 38 coinvolgenti i già citati apparati. In particolare, è stato dimostrato che il rischio di patologie associate al rumore è maggiore se si considera la compromissione della qualità del sonno, piuttosto che se ci si limita a quantificare il grado di esposizione complessivo. Per i bambini oltre ai disturbi respiratori, la scarsa qualità del sonno è associata anche a emicrania xxxiv. Il sovraffollamento comporta gravi rischi per la salute fisica e mentale. Le abitazioni sovraffollate sono spesso umide e presentano muffe, legate alle modificazioni microclimatiche conseguenti ai processi respiratori di molti soggetti in spazi ridotti. La stretta convivenza tra molte persone predispone a un rischio infettivo elevato. Ai fattori strutturali dell’edificio si affiancano le condizioni del quartiere in cui esso è inserito, capace di rispondere meno ai bisogni dei residenti, in termini di accessibilità a servizi di pubblica utilità o ad ambienti che promuovano la socializzazione e l’attività fisica. Quest’ultimo aspetto è particolarmente legato alla presenza di parchi e altre aree verdi, piste ciclabili e aree pedonali, facilmente accessibili alla popolazione. Il problema della sedentarietà è profondamente legato all’obesità e al rischio cardiovascolare. Il problema della presenza o meno di aree verdi all’interno dei quartieri è una questione che coinvolge più ampiamente la pianificazione urbana della città. L’organizzazione della città è in grado di influire sulla salute dei classificabili cittadini in attraverso tre l’ambiente sociale; categorie: diversi meccanismi, l’ambiente fisico; la presenza e l’accessibilità a servizi di pubblica utilità xxxv. Con ambiente fisico si intendono le caratteristiche degli edifici; le infrastrutture (acquedotti, fognature, ecc.); 39 l’inquinamento atmosferico; la presenza ed accessibilità di spazi verdi; il “clima urbano”, cioè le caratteristiche di temperatura e umidità condizionate da scelte urbanistiche, quali, la presenza di strade e autostrade e il numero di alberi; la presenza di ponti o grattacieli, strutture estremamente vulnerabili in caso di disastri naturali o umani; la protezione dal rumore. Con ambiente sociale si intente l’insieme dell’organizzazione sociale, economica e culturale di una città, influenzata dal grado di integrazione sociale esistente tra i cittadini, dalla distribuzione delle risorse e dalla presenza di servizi. La presenza ed accessibilità ai servizi è un obiettivo fondamentale per una “città sana” che sappia rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, rendendo raggiungibili e efficaci le risorse sociali disponibili. Per l’ambiente fisico, è già stato detto come particolari condizioni possano predisporre allo sviluppo di patologie. Per quanto riguarda l’ambiente sociale e l’accessibilità ai servizi, questi sono in grado di influenzare direttamente e indirettamente il bagaglio di salute della popolazione. Come verrà più ampiamente trattato in seguito, la distribuzione delle risorse influisce in maniera determinante sulla possibilità delle persone più deboli di compiere scelte salutari, cioè di mantenere stili di vita sani o di accedere a servizi di pubblica utilità. La coesione sociale di un quartiere o di una città è altresì importante per lo sviluppo delle potenzialità individuali e comunitarie, per la riduzione dei fenomeni di criminalità, degrado e abbandono, per la partecipazione attiva dei cittadini al benessere della comunità. 40 I servizi allo stesso tempo devono esserci, essere adeguati ai bisogni della popolazione ed essere accessibili, fisicamente ed economicamente, a tutti i cittadini, secondo le possibilità. Le caratteristiche delle abitazioni possono influenzare la salute mentale sia direttamente che indirettamente xxxvi. Per comprendere i meccanismi in grado di compromettere l’equilibrio psicologico dei residenti in un determinato ambiente, bisogna ricordare i principali benefici psicologici di una sana abitazione. Questi, come è già stato detto, sono legati al significato che comunemente viene attribuito alla casa in termini di protezione individuale e familiare, sicurezza e intimità xxxvii- xxxviii. I fattori in grado di influire direttamente sulla salute mentale sono la qualità dell’abitazione, la rumorosità dell’ambiente, l’affollamento della casa e la qualità dell’aria interna. In aggiunta vi sono effetti indiretti dovuti ad alterazioni dei processi psicosociali , causati dalle caratteristiche dell’abitazione e dell’ambiente circostante ad essa. Evans x x x v i propone di considerare tre meccanismi principali attraverso cui l’abitazione condiziona la salute mentale dei suoi abitanti: il controllo, il supporto sociale e il ristoro. Partendo dal presupposto che le persone si sentono meglio se si sentono in grado di controllare l’ambiente circostante, vi sono condizioni che compromettendo questa sensazione minano la stabilità e la capacità di azione e reazione. Le condizioni in causa sono legate a caratteristiche architettoniche degli edifici, come la presenza di lunghi corridoi o l’assenza di ambienti 41 intimi; al sovraffollamento; alla rumorosità ambientale; alla presenza di sorgenti di cattivi odori. Il supporto sociale è legato alla presenza di luoghi di aggregazione, ma anche alla possibilità di spazi di intimità. Gli effetti di alcuni irritanti ambientali come il rumore possono compromettere le relazioni sociali provocando irascibilità e aggressività nelle persone. Il ristoro sottintende la capacità dell’ambiente domestico di essere luogo di riposo e recupero delle energie mentali spese nella giornata. E’ documentato il benefico effetto di ambienti ricchi di elementi naturali e bei panorami, ma anche di strutture architettoniche particolari ( caminetti, acquari, quadri ecc.). Le giovani madri di basso livello socioeconomico, con bambini piccoli, sembrano i soggetti più a rischio di disturbi mentali legati a caratteristiche delle abitazioni. Inoltre, l’esposizione a più fonti sociali di stress oltre alla casa o anche l’esposizione contemporanea a condizioni fisiche e sociali avverse, sono correlate a maggior vulnerabilità psicologica. Sintetizzando, si può affermare che le condizioni delle abitazioni che predispongono a stati d’ansia e depressione sono legate a: - scarsa protezione da “aggressioni” esterne (rumore, vibrazioni, umidità, correnti d’aria e freddo in inverno); - mancanza di intimità o libertà personale (dovuta a sovraffollamento o legata alla struttura architettonica dell’edificio); - scarsa illuminazione o ostacoli alla visuale esterna; mancanza di luoghi d’aggregazione; 42 - inserimento in quartieri degradati e soggetti a vandalismi. Inoltre, il basso livello socioeconomico, la paura di perdere la propria abitazione perché non più in grado di pagare, come anche l’incapacità di lasciare una casa insoddisfacente per mancanza di risorse sufficienti e la residenza in quartieri degradati, sono legati a stati di depressione e ansia x v i . I bambini: i più esposti e vulnerabili I bambini spendono il 90% del tempo in casa. Questo fa si che essi siano grandemente esposti ai possibili rischi per la salute presenti all’interno dell e abitazioni. Tra questi, i più rilevanti sono: l’umidità e le muffe; il rumore; il fumo di tabacco ambientale; i prodotti della combustione; mancanza di acqua potabile; la presenza di metalli pesanti, in particolare piombo; gli incidenti domestici xxxix. Il fumo ambientale, i prodotti di combustione, l’umidità e gli acari della polvere, rappresentano le minacce maggiori presenti nell’aria respirata dai bambini. In Europa più di 50.000 bambini/anno, tra gli 0-4anni muoiono per infezioni acute delle basse vie respiratorie, dovute a inquinamento indoor xl. La presenza di muffe e di acari della polvere è associata ad un maggior rischio di sintomi allergici in bambini predisposti (asma, riniti, dermatite, ecc.). Contaminanti pesanti, sono ambientali, associati in particolare ad alto metalli rischio di compromissione neurologica nei bambini. Il piombo, per questo, è una delle minacce maggiori per i bambini che vivono in case vecchie in cui questo metallo può essere trovato nelle vernici o nei prodotti per saldatura utilizzati per le tubature dell’acqua. 43 L’attività tossica del Pb si svolge ai livelli minimi efficaci di esposizione a carico dell’emopoiesi e delle funzioni nervose superiori. Si hanno interferenze sulla biosintesi dell’eme evidenti già a piombemie da 16 a 20 µg/dl nell’adulto e per valori inferiori nel bambino. A carico del sistema nervoso centrale i primi insidiosi sintomi si manifestano con irritabilità, diminuzione della memoria, della capacità di astrazione e di concentrazione. Tali effetti sono riscontrabili a concentrazioni ematiche di Pb di 25-40 µg/dl ma nel bambino in età prescolare e scolare sembrano sufficienti valori più bassi, a partire da 10 µg/dl. Per esposizioni più severe compaiono i sintomi della classica intossicazione saturnina: anemia, encefalopatia, paralisi periferiche, coliche intestinali. E’ già stato detto come i bambini siano particolarmente sensibili ai disturbi dovuti alla cattiva qualità del sonno, spesso dovuta alla presenza di eccessivo rumore ambientale. Questa predispone alla comparsa di emicrania condizione xxxiv e disturbi respiratori. Un altro rischio a cui sono esposti i bambini è quello di incidenti domestici, per i quali è già stat a sottolineata la loro vulnerabilità. In particolare, sono soggetti al rischio di cadute, avvelenamenti, annegamenti e soffocazione. Per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, l’ambiente fisico è in grado di influenzarlo sia direttamente che indirettamente, attraverso gli adulti. E’ già stato detto come i metalli pesanti, e in particolare il piombo, interessino negativamente i tessuti nervosi. 44 Il rumore ambientale è stato correlato a difficoltà di concentrazione e memorizzazione e ad un ritardo nella lettura. Gli effetti fisiopatologici dell’esposizione al rumore sono aumento della pressione arteriosa e degli ormoni correlati allo stress nel sangue xli. Il sovraffollamento è una condizione negativa per i bambini, in particolare per le bambine x x x v i . La presenza di un alto numero di persone predispone i genitori alla trascuratezza nella cura dei figli e riduce il dialogo familiare. Inoltre alla presenza di un alto numero di persone per stanza è associata ad aggressività, la quale, irrigidendo, i rapporti tra i familiari, acuisce lo stress psicologico dei bambini. Le caratteristiche fisiche delle abitazioni e del quartiere influiscono sulle relazioni che i bambini instaurano in famiglia e al di fuori da essa. Abitazioni insalubri che predispongono a patologie respiratorie compromettono la frequenza scolastica, l’apprendimento e la socializzazione, mentre case caotiche privano spesso i bambini di attenzioni da parte dei genitori. La presenza di aree verdi destinate anche ai bambini all’interno dei quartieri, contribuisce all a socializzazione dei piccoli e all’integrazione delle famiglie nel contesto locale. Viceversa, la presenza di strade trafficate espone i bambini al rischio di incidente e all’isolamento in casa. Il 20% dei bambini Europei lamenta la mancanza di adeguati spazi ricreativi attorno alla propria abitazione x l . Questa condizione non solo compromette lo sviluppo psicosociale, ma predispone alla 45 sedentarietà e all’obesità, due importanti condizioni emergenti anche in Europa e gravemente associate a rischi per la salute dei bambini, presente e futura. Diseguaglianze sociali in salute Si è già accennato a come spesso le condizioni socioeconomiche delle famiglie vengano indicate in termini reddituali, attraverso la quantificazione del loro potere d’acquisto e la comparazione di questo con soglie convenzionalmente fissate ad indicare i livelli di spesa media pro capite o il valore di beni considerati essenziali. Anche le condizioni abitative sono uno degli indicatori socioeconomici comunemente utilizzati in ricerca, insieme al livello di istruzione, la classe sociale e la tipologia familiare. Secondo Ranci v , “[la condizione abitativa] essendo riferita allo standard di vita effettivamente sperimentato e non alla semplice disponibilità di risorse economiche indipendentemente dal loro uso effettivo, segnala quale sia il tenore di vita di una famiglia in modo più puntuale che la semplice registrazione del reddito percepito”. Numerose ricerche hanno indagato la distribuzione sociale delle tipologie abitative e ambientali e la loro relazione con la distribuzione di alcune patologie. Ciò che è emerso è in accordo a quanto storicamente insegnato dagli esordi della Sanità Pubblica: le condizioni abitative peggiori sono strettamente legate a povertà e malattie. Per le condizioni indicatori abitative, socioeconomici, distribuzione all’interno come per gli esiste un della popolazione. altri gradiente di “Il gradiente è regolare, tanto che ad ogni livello della 46 posizione sociale misurata, chi sta in posizione più avvantaggiata presenta un profilo di salute migliore rispetto a chi sta in una posizione più svantaggiata” (Costa) xlii Non solo, “Quale che sia l’indicatore di posizione sociale impiegato - istruzione, classe sociale, caratteristiche dell’abitazione - il rischio di mortalità cresce in ragione inversa delle risorse sociali di cui gli individui dispongono.” xliii Diversi studi hanno indagato la distribuzione sociale di alcune patologie, strettamente correlabili ad abitazioni insalubri. Per quasi tutte è dimostrabile una maggior ricorrenza in gruppi sociali più svantaggiati. Le patologie cardiovascolari sono state oggetto di numerose ricerche in questo campo, sia per il grande interesse epidemiologico dovuto al peso che esse impongono in termini di morbilità e mortalità nella popolazione, sia per le possibilità preventive legate ai fattori di rischio comportamentali ad esse associati. Le patologie cardiovascolari erano considerate un tempo malattie “dell’opulenza”. Per un fenomeno noto con il termine di “transizione epidemiologica”, oggi la loro distribuzione, come quella dei fattori di rischio associati, risulta ineguale, con un carico di malattia inversamente legato al livello socioeconomico xliv, xlv. Diversi sono i fattori responsabili di questa tendenza, e la loro origine è strettamente legata all’organizzazione sociale, la quale crea le condizioni entro le quali gli individui compiono le loro scelte. Stili di vita insalubri sono socialmente condizionati e sono spesso legati a meccanismi di compenso in situazioni di stress cronico (fumo, alcol e altre sostanze d’abuso; uso di comforting food ricchi di zuccheri e grassi saturi, ecc.). 47 Lo stress stesso è un importante fattore di rischio cardiovascolare xlvi. Per quanto riguarda l’asma, incidenza, gravità, rischio di ospedalizzazione e mortalità sono maggiori per individui provenienti da quartieri poveri xlvii, xlviii. Tra i fattori ambientali considerati responsabili di queste diseguaglianze vi sono le condizioni abitative (in particolare la tipologia e quantità di allergeni presenti nell’aria indoor), l’esposizione a inquinamento atmosferico e a fumo passivo. E’ stata anche dimostrata una disparità nelle terapie offerte ai socialmente piccoli pazienti, più svantaggiati, risultando non i bambini adeguatamente trattati. Un'altra associazione interessante è tra l’incidenza di asma, il basso peso alla nascita, la prematurità e l’obesità. Le prime due condizioni sono esiti frequenti di gravidanze in donne fumatrici. L’esempio dell’abitudine al fumo può essere utilizzata per spiegare la complessa relazione tra i diversi indicatori sociali e la salute. Numerose rilevazioni hanno dimostrato che l’abitudine al fumo è maggiore in persone di basso livello socioeconomico. Le stesse persone abitano più frequentemente in case prive di balconi o giardini, poiché economicamente più accessibili. Questo comporta un maggior rischio di esposizione a fumo passivo da parte dei conviventi e dei bambini in particolare. L’obesità è una problematica in aumento nei paesi occidentali. popolazione La distribuzione mostra un dei trend casi nella inversamente proporzionale al livello socioeconomico delle famiglie di appartenenza e/o del quartiere di residenza. 48 Questo è dovuto in larga parte a fattori comportamentali diffusi, condizionati almeno anche da fattori ambientali. Si è già parlato infatti dell’uso di comforting food sedentarietà in caso associata a di stress difficoltà cronico, di accesso di a strutture pubbliche, come parchi o piste ciclabili in quartieri strutturalmente inadeguati, o private, per la difficoltà o incapacità di indirizzare parte delle risorse economiche in questo ambito. La difficoltà di libera gestione delle risorse induce in molti casi a privilegiare alimenti qualitativamente scadenti ma “a buon mercato”. Esistono evidenze che correlano i rischi di traumatismi al livello socioeconomico, sottolineando anche per questa area una relazione inversa tra le due variabili. La correlazione è più forte per gli incidenti mortali intenzionali o non intenzionali xlix. Le condizioni socioeconomiche sono in grado di influenzare lo stato di salute delle persone anche a distanza di tempo. Per esporre questo concetto verranno riportate ulteriori evidenze affiancate da brani tratti dal già citato lavoro di Giuseppe Costa sulle diseguaglianze di salute in Italia. “Nella storia di una persona le diseguaglianze nella salute possono nascere assai precocemente: già nel grembo materno inizierebbero ad accumularsi ritardi di maturazione dei tessuti che potrebbero mostrare i loro effetti sfavorevoli in età adulta.” xlii Grande attenzione è stata rivolta negli ultimi dieci anni agli effetti conseguenti ad esposizione inquinanti ambientali durante la gravidanza xxxix ad . 49 Ulteriori approfondimenti risultano necessari, ma appare già evidente come le gravidanze di donne esposte ai rischi ambientali abbiano un’alta incidenza di esiti più o meno critici. Da alcuni studi emerge come l’esposizione delle gravide e i conseguenti rischi per il feto, siano distribuiti in maniera diseguale all’interno della popolazione l. “Alla programmazione biologica si associa nei primi anni di vita la programmazione sociale della persona, quella in cui si struttura l’identità e la capacità di gestire relazioni sociali.” xlii Bambini appartenenti a famiglie socioeconomicamente più svantaggiate sono esposti a una molteplicità di fattori fisici e sociali in grado di minare il loro sviluppo fisico e psico-comportamentale li, lii. Le stesse condizioni sono in grado di compromettere la salute mentale degli adulti. Ciò che rende ancor più vulnerabile questa quota di popolazione è proprio la concentrazione di numerose criticità (legate a lavoro, casa, servizi, ecc.) in un determinato ambiente. Queste possono confluire sul medesimo soggetto il quale sarà esposto a un rischio cumulativo per la salute x x x v i . “In seguito, nella fase bambino-ragazzo-giovane, nascono quei comportamenti così pericolosi per la salute e per la carriera sociale, come le dipendenze e gli stili di vita pericolosi, che sono molto più difficili da modificare tra le persone meno istruite e i poveri. La posizione sociale di arrivo è il risultato di tutti questi processi, ma è anche il punto di partenza che produce risorse e opportunità per la persona e la sua famiglia.” x l i i 50 NORME I TALIANE DI IGI ENE EDI LI ZI A Una buona abitazione è quella che ricrea i benefici della vita all’aperto evitandone gli svantaggi, stabilendo un corretto equilibrio tra spazio e funzioni e tra individuo e gruppo familiare, offrendo, per la sua idonea collocazione, un facile accesso ai luoghi di lavoro ed a servizi pubblici necessari per una normale vita sociale liii. I requisiti generali di una buona abitazione sono: - ubicazione su terreni salubri; - buon isolamento dai rumori; - numero adeguato di ambienti; - condizioni favorevoli di temperatura; - illuminazione, areazione, umidità e buona esposizione solare; - sufficiente disponibilità di acqua potabile; - efficace sistema di allontanamento dei rifiuti. 1. I GI E N E E D I L I ZI A I N ITALIA Come introdotto in precedenza, la storia dell’igiene edilizia è strettamente legata all’evoluzione della sanità pubblica moderna. I processi innescati dai mutamenti della società nel XIX secolo portarono anche l’Italia ad occuparsi di regolamentazione edilizia. raccolta organica di norme inerenti La prima l’igiene degli ambienti di vita furono le “Istruzioni ministeriali 20 giugno 1896: compilazione dei regolamenti locali di igiene del suolo e dell’abitato”. Questo importante documento non solo ha guidato l’evoluzione di tutta la successiva normativa italiana, ma parti di esso sono tuttora in vigore, contenute interamente negli attuali regolamenti edilizi, (il D.M. del 5 luglio 1975, Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 51 1896, relativamente all’altezza minima ed ai requisiti igienico sanitari principali dei locali di abitazione, modificò solo parzialmente le indicazioni precedenti). Tuttavia, nelle Istruzioni del 1896 venivano ancora trattate in un’unica legge le norme urbanistiche ed edilizie. La distinzione legislativa tra queste due branche avvenne con la L.17 agosto 1942, n.1150, che oltre a questo, regolamentare disposizioni dispose delle che tutto edificazioni, igienico-sanitarie, venisse l’apparato comprese le trattato nei Regolamenti Comunali di Igiene. La Regione Emilia Romagna nel 1990, affrontò, per prima in Italia, la necessità di adeguare la normativa edilizia e di renderla uniforme nel territorio regionale. Con la L.R.26 aprile 1990, n.33,(Norme in materia di Regolamenti Edilizi Comunali), vennero introdotte modifiche sostanziali di contenuto e forma rispetto alla legislazione preesistente, e con delibera della Giunta Regionale n.593 del 28 febbraio 1995, venne approvato lo schema del Regolamento Edilizio Tipo (RET), “strumento regolamentare” della L.R. 33/90 liv. Al suo interno, il documento è composto di due parti ben definite: la prima, con carattere di indirizzo e non vincolante, propone definizioni comuni dei termini frequentemente usati in materia edilizia e le indicazioni relative agli adempimenti da seguire prima dell’avvio, durante e dopo l’ultimazione dei lavori edilizi; la seconda riporta le norme tecniche delle opere edilizie, raggruppate in famiglie di requisiti, a loro volta suddivisi in: requisiti cogenti (a carattere vincolante), i quali discendono da norme tecniche statali sulla sicurezza 52 delle costruzioni e degli impianti, sulla prevenzione degli incendi, sull’igiene delle abitazioni e dei luoghi di lavoro, sul risparmio energetico, sulla protezione dal rumore e sull’accessibilità (aggiornati con Del. di G.R. n.268/00 e n.21/01); requisiti volontari (applicabili in modo "volontario") che definiscono una maggior qualità degli edifici anche con riguardo agli aspetti della bioedilizia e della sostenibilità ambientale. Le fonti normative a cui è stato attinto per la stesura del Regolamento, sono fondamentalmente tre: 1. Le Istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 e successive modifiche ed integrazioni, per quanto riguarda le proprietà che devono essere possedute dagli edifici per garantirne la salubrità; 2. La L.R. 9 novembre 1984, n.48 (“Prima normativa tecnica regionale per la disciplina delle opere di edilizia residenziale pubblica”), per quanto riguarda gli strumenti di calcolo e valutazione oggettiva delle qualità degli edifici (poi pubblicate come “Norme tecniche regionali”); 3. La Direttiva del Consiglio (89/106/CEE) del 21 dicembre 1988, relativa disposizioni legislative, amministrative degli al Stati riavvicinamento delle regolamentari membri concernenti ed i prodotti da costruzione e il suo apparato regolamentare (94/C 62/01), concernente i documenti interpretativi della direttiva. I testi comunitari hanno ispirato gli elementi essenziali di novità contenuti nel RET: la presenza di una regolamentazione di tipo prestazionale e di un elenco 53 minuzioso di proprietà, capacità e abilità che l’oggetto edificato deve possedere. I Requisiti cogenti possono essere considerati “una sorta di Testo unico dei regolamenti( di carattere sanitario, di prevenzione incendi, ecc.) che disciplinano l'edilizia in Emilia Romagna, steso nella forma indicata dalla direttiva 89/106/CEE” (Arlotti, Brun) liv; ad esso si uniformano le regolamentazioni locali. Il regolamento edilizio è un insieme di norme tecniche, procedurali e sanitarie connesse alle attività di costruzione o di trasformazione delle opere edilizie e infrastrutturali, mediante le quali il Comune indirizza e controlla il processo di intervento degli operatori pubblici e privati. Il regolamento edilizio contiene: - disposizioni relative al procedimento di formazione del titolo abilitativo (permesso di costruire e denuncia di inizio attività) connesso alla attività edilizia e di trasformazione del territorio; - disposizioni relative alla progettazione, al controllo e vigilanza sull’attività di costruzione; - definizioni riguardanti di modalità carattere di urbanistico-edilizio applicazione degli indici urbanistici ( distanze, superfici, volumi, altezze, ecc.); - norme tecniche riguardanti la sicurezza ed il benessere per una maggiore qualità del costruito, di carattere prestazionale. La regione, con L.R. n.31/02, ha riordinato l’attività edilizia e gli interventi di trasformazione del territorio disciplinati dagli strumenti di pianificazione urbanistica comunale. Secondo la legislazione regionale in materia 54 di pianificazione urbanistica (L.R. 24/3/2000, n. 20), il regolamento edilizio comunale (RE) è stato sostituito dal regolamento urbanistico ed edilizio (RUE) che costituisce un corpo organico di disposizioni regolamentari attinenti sia agli interventi edilizi, sia agli interventi di trasformazione urbanistica degli ambiti edificati e da riqualificare. 2. R E QU I S I T I D E GL I A L L O G GI Una singola unità abitativa è costituita da stanze destinate al soggiorno umano (pranzo, letto, salotto, ecc.), dagli ambienti accessori (cucina, servizi igienici), dai corridoi, ripostigli ed altri locali utilizzati solo temporaneamente. Come già detto in precedenza, le dimensioni dei locali destinati ad abitazione umana e le loro caratteristiche sono vincolate dalle indicazioni contenute nei Regolamenti edilizi comunali. Per quanto riguarda il comune di Cesena lv, vengon o stabilite: -le altezze minime delle stanze a 2,70 m, riducibili a 2,55 m nei comuni montani (1000 m slm) e a 2,40 m per gli interventi esistente, per di i recupero soli del vani patrimonio che edilizio mantengono la destinazione d’uso; -per i bagni, ripostigli, corridoi e disimpegni in genere, l’altezza minima è 2,40 m; -una superficie minima per ogni abitante pari a 14 mq per i primi 4 abitanti, e 10 mq per ciascuno dei successivi; -la superficie minima di 9mq per le stanze da letto singole e 14mq per le matrimoniali; 55 -ogni alloggio deve essere dotato di una stanza soggiorno di almeno 14mq; -l’alloggio monostanza, per una persona, deve avere una superficie minima non inferiore a 28mq, comprensiva dei servizi, e non inferiore ai 38mq se per due persone; -le stanze da letto, il soggiorno e la cucina devono essere provviste di finestra apribile; -tutti i locali di abitazione, ad esclusione di quelli destinati ai servizi ( ripostigli, servizi igienici, corridoi ecc.) devono usufruire di luce naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso; -per ciascun finestra locale deve d’abitazione essere l’ampiezza proporzionata in della modo da assicurare un valore di fattore luce diurna medio a non inferiore al 2%, e comunque, la superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore ad 1/8 della superficie del pavimento; -è consentito ricorrere a ventilazione artificiale in sostituzione o ad integrazione di quella naturale; deve essere in ogni caso assicurata l’aspirazione di fumi, vapori ed esalazioni nei punti di produzione (cucine, gabinetti, ecc.) prima che si diffondano; -tutte le unità immobiliari, sia ad uso residenziale sia lavorativo, devono essere provvisti di servizi igienici e di acqua potabile; a Il coefficiente di luce diurna è un parametro indicativo della frazione di luce emessa dall’emisfero di cielo visibile, c o mp l e s s i v a m e n t e e c o n t e m p o r a n e a m e n t e , c h e r a g g i u n g e u n p u n t o stabilito del locale di osservazione; in Italia viene indicato come fattore medio rapportando di luce diurna, l ’ i l l u mi n a m e n t o cioè di un il valore a mb i e n t e che si ottiene c o n fi n a t o e l ’ i l l u m i n a m e n t o c h e s i o t t e r r e b b e n e l l o s t e s s o m o me n t o e n e l l e s t e s s e c o n d i z i o n i d i t e mp o e d i l u o g o , i n u n a mb i e n t e e s t e r n o c h e riceva luce diretta dalla volta celeste, ma senza irraggiamento diretto dal sole. 56 -per ciascun alloggio deve essere prevista almeno una stanza da bagno con superficie minima di 4mq, dotata dei seguenti impianti igienici: doccia o vasca, vaso, bidet, lavabo; le pareti devono essere rivestite con materiale lavabile e impermeabile fino ad un’altezza minima di 2,00m; -i servizi igienici o i bagni non deve avere accesso diretto alle stanze destinate al soggiorno umano, per il concreto pericolo di fecalizzazione ambientale, a meno che non siano preceduti da un adeguato antibagno (almeno 1mq), sufficientemente ventilato; -è vietato costruire servizi igienici all’esterno del fabbricato; -tutte le cucine o le zone cottura, comunque alimentate, devono essere dotate di una adeguata cappa aspirante collegata ad una canna di esalazione esterna. Tali canne devono essere condotte al tetto, dotate di comignoli realizzati e posizionati nel rispetto delle norme tecniche UNI-C IG a e a distanza tale da non interferire con eventuali aperture di ventilazione naturale o artificiale; -tutti gli ambienti devono comunque possedere idonee aperture permanenti di ventilazione naturale; -i piani interrati e seminterrati non possono essere adibiti ad abitazione, ma solo ed esclusivamente a a U N I - C I G : c o n l a L. 1 0 8 3 / 7 1 v e n n e i n t r o d o t t o i l p r i n c i p i o g e n e r a l e p e r c u i u n i mp i a n t o è c o n s i d e r a t o “ a r e g o l a d ’ a r t e ” q u a n d o è r e a l i z z a t o n e l r i s p e t t o d e l l e n o r me , U N I - C I G , c i o è s e c o n d o l e i n d i c a z i o n i t e c n i c h e e p r e s t a z i o n a l i p r o d o t t e d a l C I G ( C o mi t a t o italiano gas) e pubblicate dall’UNI (Ente Nazionale italiano di u n i fi c a z i o n e ) , d i c u i i l C I G è p a r t e i n q u a l i t à d i E n t e F e d e r a l e . L a n o r ma d i r i f e r i m e n t o p i ù i m p o r t a n t e è l a U N I 7 1 2 9 “ I m p i a n t i a g a s per uso domestico alimentati da rete di distribuzione – Progettazione, installazione e manutenzione”, pubblicata per la p r i m a v o l t a n e l 1 9 7 2 . At t u a l m e n t e è i n v i g o r e l a t e r z a e d i z i o n e d e l l a n o r m a , p r o d o t t a n e l d i c e m b r e 2 0 0 1 . (h t p p : / / w w w . u n i . c o m ) 57 servizi facenti parte dell’abitazione; deve essere comunque garantita una areazione naturale esterna costante; -le scale che collegano più di due piani, devono essere aerate ed illuminate dall’esterno a mezzo di finestratura o mediante adeguata illuminazione e aerazione dall’alto; -le scale, sia interne che esterne, anche quando chiuse fra pareti verticali, devono essere sempre dotate di corrimano o di parapetti di altezza non inferiore a 1m, dimensionate e costruiti per risultare agevoli e sicure sia alla salita che alla discesa, commisurate al numero dei piani, degli alloggi e degli utenti serviti, prevedendo larghezze minime di passaggio utile; -per tutte le scale devono essere sempre rispettati i parametri dimensionali previsti dalle norme UNI e di sicurezza, nonché da altre norme speciali in casi particolari; -per la sicurezza è importante che le scale vengano conservate in buono stato di manutenzione e di pulizia; -I parapetti delle scale e dei balconi devono essere alti almeno 1m dal piano di calpestio, presentare spazi, fra gli elementi costituenti, di dimensioni tali da non essere scalabili; -I parapetti delle finestre possono avere altezza ridotta a 0,90 m, ma la somma dell'altezza dei davanzali e della profondità dei davanzali stessi non deve essere inferiore a 1,20m; -tutti gli edifici devono essere dotati di idoneo impianto di riscaldamento conforme a quanto previsto da specifiche norme tecniche di sicurezza UNI-CIG e dalla legislazione vigente in materia, compresi i 58 regolamenti adottati ai fini del contenimento dei consumi di energia a; -i locali in combustione cui di sono tipo installati stagno apparecchi devono essere di dotati d’aperture di ventilazione realizzate nel rispetto delle norme tecniche; -le canne fumarie, singole o collettive, a cui collegare le caldaie e gli apparecchi di riscaldamento degli ambienti e di produzione di acqua calda, comunque alimentati, le stufe, i caminetti ed i forni alimentati a legna o simili apparecchiature, devono essere condotti al tetto e lo scarico dei prodotti della combustione deve essere localizzato in modo da non interferire con eventuali prese d’aria esterne e con aperture per ventilazione naturale o meccanica; -gli impianti elettrici devono possedere i requisiti previsti dalle norme UNI e CEI (Comitato elettrotecnico italiano) e in particolare devono essere dotati di impianti di messa a terra e di interruttori a Le p r i n c i p a l i d i s p o s i z i o n i l e g i s l a t i v e , c h e d i s c i p l i n a n o l ’ u t i l i z z o d e l g a s c o mb u s t i b i l e p e r u s i d o me s t i c i e s i m i l a r i , p o s s o n o e s s e r e suddivise rispettivamente, in: 1. Disposizioni relative alla sicurezza impiantistica; 2. Disposizioni relative al risparmio energetico e all’utilizzazione razionale dell’energia; Tr a l e n o r m e r e l a t i v e a l l a s i c u r e z z a l e p i ù i m p o r t a n t i s o n o : L.n. 1083/71 "N o r m e per la sicurezza dell’impiego del gas c o mb u s t i b i l e " e L . n. 4 6 / 9 0 , " N o r m e p e r l a s i c u r e z z a d e g l i i m p i a n t i " e suoi decreti di attuazione; Per quanto riguarda, invece, le disposizioni legislative relative a l l ’ u t i l i z z a z i o n e r a z i o n a l e d e l l ’ e n e r g i a e a l r i s p a r mi o e n e r g e t i c o vanno ricordate: L.n. 10/91, “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e d i s v i l u p p o d e l l e fo n t i r i n n o v a b i l i d i e n e r g i a ” e i s u o i d e c r e t i d i attuazione. 59 differenziali ad alta sensibilità o di altri sistemi di protezione equivalenti; -le norme di buona tecnica richiedono sistemi protettivi supplementari in tutti gli ambienti che contengano vasche da bagno o docce, dove il rischio è accresciuto per la minore resistenza che il corpo umano presenta e per la possibilità di contatto con elementi a potenziale di terra; esiste un’area, detta zona 0 o zona interdetta in cui e vietata l’installazione di qualsiasi componente; -secondo quanto stabilito dalla L. 46/90 (Norme per la sicurezza degli impianti), al termine dei lavori di installazione degli impianti, la ditta ha l’obbligo di rilasciare una dichiarazione di conformità delle caratteristiche dell’impianto a quanto prescritto dalla normativa vigente; -Il sindaco rilascia il certificato di abitabilità o di agibilità solo dopo aver acquisito anche la dichiarazione di conformità o il certificato di collaudo degli impianti installati, quando previsto; -gli edifici di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazioni sostanziali, devono essere concepiti e realizzati in modo che il rumore a cui sono sottoposti gli occupanti e le persone situate in prossimità, si mantenga a livelli che non nuocciano alla loro salute e tali da consentire soddisfacenti condizioni di sonno, di riposo e di vita quotidiana; i valori di isolamento acustico dovranno rispettare quanto definito dalle norme UNI 10708-3:97 e dalla UNI EN ISO 717 – 1:97 a e successive loro modificazioni e integrazioni; a UNI EN ISO: sigla che individua una norma internazionale e l a b o r a t a d a l l ' I S O ( I n t e r n a t i o n a l O r g a n i z a t i o n fo r S t a n d a r d i z a t i o n ) , a p p l i c a b i l e i n t u t t o i l m o n d o e a d o t t a t a c o m e n o r ma n a z i o n a l e (UNI) ed europea (EN). 60 3. C O N D I ZI ON I DI A N T I GI E N I C I T À E INABITABILITÀ D E L L E A B I T A ZI ON I Una casa può essere considerata antigienica quando: a.i servizi igienici si trovano all’esterno dell’alloggio o sono precari o incompleti; b.non dispone di acqua corrente potabile; c.presenta umidità permanente dovuta a capillarità, condensa o idroscopicità, non eliminabile con normali interventi di manutenzione; d.illuminazione e areazione sono molto scarsi. Un edificio è dichiarato inabitabile quando: a.le condizioni di degrado delle strutture e degli impianti sono tali da pregiudicare l’incolumità degli occupanti o dei passanti; b.alloggio improprio caratteristiche (ricavato tipologiche di da locali assoluta e aventi totale incompatibilità con la destinazione ad abitazione, quali ad esempio garage, stalle, cantine, edifici al grezzo, ecc.); c.insufficienti requisiti di superficie, di altezza, di aerazione ed illuminazione; d.insalubrità dei locali (umidità ecc.); e.mancata disponibilità di acqua potabile; f.assenza di servizi igienici; g.mancato allacciamento alla fognatura nera o ad altro sistema idoneo di trattamento delle acque reflue; h.mancata conformità alle normative vigenti in materia di impianti (gas, energia elettrica, ecc.). Umidità Uno degli elementi più dannosi e insalubri in un locale ad uso abitativo è rappresentato dall’umidità. La sua presenta comporta la compromissione dell’integrità 61 della struttura muraria, dei rivestimenti e dell’arredo; in più è anche un grave fattore di rischio per la salute in quanto favorisce la crescita di muffe e microrganismi potenzialmente dannosi. Nei muri l’acqua può essere reperita per diversi fattori: a.imbibizione: è una tipologia di umidità che può presentarsi in forma temporanea o permanente e in entrambi i casi comporta un grave rischio per la stabilità dell’edificio e ripercussioni igienico-sanitarie. Le cause più frequenti di umidità per imbibizione sono: - da assorbimento diretto dal sottosuolo (infiltrazione indiretta e intermittente); - accidentale, di origine meteorica, per infiltrazioni di pioggia nelle murature attraverso fessure di terrazze e del tetto; - per rottura di tubazioni dell’impianto idrico; - per effetto dei materiali da costruzione utilizzati. b. igroscopia dei materiali da costruzione, ovvero per l’utilizzo di materiali con elevata attitudine ad assorbire acqua sotto forma di umidità. Questa forma di umidità è in genere permanente, non eliminabile con le normali pratiche di manutenzione, mentre a livello preventivo posso essere utilizzati materiali non igroscopici e si può effettuare una impermeabilizzazione esterna; c.insufficiente prosciugamento dei muri; d. Condensazione: è una forma di umidità che si realizza mediante il contatto dell’aria carica di vapore acqueo con le pareti più fredde dell’edificio. Il fenomeno può avvenire per: -ventilazione insufficiente nei locali della cucina; -penetrazione all’interno delle murature dell’umidità atmosferica da condensazione esterna sulla superficie 62 dei muri perimetrali, durante il loro raffreddamento notturno; -errato uso dell’alloggio: insufficiente ricambio d’aria, sovraffollamento, cottura dei cibi senza adeguata aspirazione dei vapori, ecc. L’umidità per condensa crea un microclima favorevole alla crescita di muffe e alla formazione di macchie sui muri. Per combattere all’abitazione, la è condensa sufficiente da cause interne predisporre sistemi aspiranti in cucina e bagno e rispettare puntualmente il rapporto di aero-illuminazione previsto. e.Capillarità o di risalita: è una forma di umidità molto frequente, dall’origine diversificata e complessa. Proviene dal terreno sul quale è stato edificato lo stabile e può essere imputata all’azione di acque disperse di scorrimento, dovute a precipitazioni atmosferiche che impregnano il sottosuolo, o ad acque di falda freatica. La presenza di umidità si manifesta in modo diffuso, alla base del muro, o localizzato. Inoltre, con l’acqua vengono trasportati i sali in essa disciolti, la cui composizione varia in base alle caratteristiche del terreno su cui è costruito l’edificio; la presenza salina concorre al deterioramento dei materiali da costruzione utilizzati. Sono possibili interventi di risanamento diretti alla fonte dell’umidità; sulle murature per impedire il fenomeno di risalita; sui muri bagnati (tecniche di deumidificazione); risoluzione dei guasti causati dall’umidità (muffe); protezione delle strutture risanate con trattamenti idonei. 63 Ventilazione L’importanza di vivere in un ambiente adeguatamente ventilato è legata al processo stesso della respirazione umana. In un’ora infatti, un uomo adulto produce da 10 a 40 l di anidride carbonica (CO 2 ), che, in un ambiente privo di un adeguato ricambio d’aria, si accumula a scapito dell’ossigeno. Con cubo d’aria viene intesa la quantità d’aria necessaria, in un ambiente confinato, affinché la persona che vi soggiorna non determini, in un’ora, un aumento della concentrazione di anidride carbonica in quantità superiore all’uno per mille a. Al di sopra di tale limite si avverte una sensazione di progressivo disagio (cefalea, stanchezza, malessere ecc.), da attribuirsi alla composizione, non più salubre, dell’aria. La condizione è ovviamente aggravata in caso di sovraffollamento. Negli ambienti confinati il ricambio di aria può avvenire attraverso ventilazione naturale o artificiale, forzata. Illuminazione Una buona illuminazione dei locali destinati al soggiorno umano concorre a determinare un ambiente di vita salubre; favorendo il prosciugamento di zone di umidità comporta un miglioramento delle condizioni igrometriche generali dei muri. L’illuminazione può essere naturale, proveniente dalle superfici finestrate direttamente comunicanti con l’esterno, e artificiale. a Un’altra definizione vede il cubo d’aria come l’ambiente abitativo in cui una persona può vivere e soggiornare senza avvertire la necessità di ricambio d’aria che non sia quello naturale d e g l i i n fi s s i , p a r i a 2 4 m q . 64 LA POPOLAZIO NE STRANI ERA 1. L A P O P OL A ZI ON E S T R A N I E R A I N ITALIA Oggi l’Italia conta circa 2 milioni e 800 mila stranieri regolarmente soggiornanti (in base a stime Caritas il 4.8% della popolazione residente a fine 2004) e rappresenta lo Stato dell’Unione Europea caratterizzato da ritmi di aumento più consistenti (insieme alla Spagna) ed il Paese che in Europa ha fatto ricorso in maniera più frequente e consistente ai provvedimenti di regolarizzazione, motivati dal notevole fabbisogno di manodopera aggiuntiva lvi. La ripartizione territoriale degli immigrati è scalare: circa il 60% al Nord, il 30% al Centro e il 10% nel Meridione. A livello nazionale gli immigrati hanno un’incidenza del 4.8% sulla popolazione complessiva (un immigrato ogni 22 abitanti); in Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna si arriva al 7%. Per quanto riguarda i paesi di provenienza, l’immigrazione in Italia è caratterizzata da un notevole policentrismo, cioè dalla presenza di persone originarie da numerose nazioni differenti. Quasi la metà degli immigrati proviene dal continente europeo (48%, di cui solo il 7% costituito da cittadini comunitari); segue l’Africa con quasi un quarto delle presenze (23%). In base ai permessi di soggiorno, le tre nazioni più rappresentate in Italia sono la Romania, Marocco, Albania, mentre al quarto posto è l’Ucraina e al quinto la Cina. La popolazione immigrata è composta prevalentemente da giovani: la classe di età più rappresentata è quella di 19-40 anni (58% del totale) a cui seguono la classe 4160 anni (21%), i minori (15%) e gli ultrasessantenni (5%). 65 Oggi rispetto al passato si assiste ad un sostanziale equilibrio tra i due sessi, grazie anche all’accrescersi dei ricongiungimenti familiari. La presenza di minori stranieri nati in Italia è andata progressivamente aumentando negli ultimi anni, tanto che nel 2004 è stato stimato un 8.6% di nati stranieri sul totale delle nascite. Per quanto riguarda la presenza irregolare, sebbene il dato sia difficilmente quantificabile, i dati Caritas la stimano pari all’8-12% del numero di immigrati regolari. La maggior parte (75%) è costituita da persone entrate con regolare visto e fermatesi oltre scadenza; un 15% passa clandestinamente le frontiere, mentre l’arrivo via mare, sebbene colpisca l’opinione pubblica, incide solo per il 10%. 2. L A P O P OL A ZI ON E IMMIGRATA NEL TERRITORIO CESENATE Al 1.1.2005 gli stranieri residenti nei 15 Comuni del territorio cesenate erano 10.237, pari al 5.3% della popolazione complessiva; questa percentuale è superiore rispetto a quella italiana (4,1%-dato ISTAT), ma inferiore rispetto a quella dell’Emilia-Romagna (6,2%). La presenza di immigrati appare in crescita dal 1995 ad oggi, con incrementi consistenti negli ultimi anni (+35% nel 2003 e +20% nel 2004). Gli immigrati sono distribuiti nel territorio in modo non uniforme: nel Distretto Rubicone risiedono 5.247 stranieri (6.2% della popolazione complessiva), mentre nel Distretto di Cesena 4.990 (4.6%). In linea con i dati nazionali e regionali, anche nel cesenate la popolazione straniera è più giovane rispetto a quella locale: il 68% ha un’età compresa nella fascia 20-49 anni (vs 42% degli italiani), il 22% è sotto i 18 66 anni d’età (vs 15%) e solo il 2% è sopra ai 65 anni (vs 22%, ). L’età media in entrambi i sessi è di 30 anni (vs 44 anni negli italiani). Grafico 3.2 P i r a mi d i dell’età della popolazione italiana e straniera r e s i d e n t e n e i C o m u n i d e l c e s e n a t e , A n a g r a f i C o mu n a l i a l 1 / 1 / 2 0 0 5 . Piramide età italiani residenti 1/1/2005 Ausl Cesena Piramide età stranieri residenti 1/1/2005 Ausl Cesena % Donne 70-74 % Uomini 60-64 % Donne 80-84 70-74 60-64 50-54 40-44 30-34 20-24 10-14 0-4 80-84 50-54 40-44 30-34 20-24 10-14 % Uomini -6,0% -4,0% -2,0% 0,0% 2,0% 4,0% 6,0% 0-4 -10,0% -5,0% 0,0% Prevalgono 5,0% gli 10,0% uomini (53%), ma la componente femminile sta aumentando (46%) come pure anche la presenza di minori (22%), con conseguenti ricadute sociali e sanitarie da non trascurare. Nel 2004 gli stranieri residenti nel Comune di Cesena risultano nel 62% celibi/nubili e nel 37% coniugati. Il territorio cesenate appare caratterizzato dalla presenza di una immigrazione multietnica con ben 105 nazionalità rappresentate. All’inizio del 2005 la comunità più numerosa era quella albanese con 2.201 persone (22%), seguita dalla marocchina con 1.627 (16%) e da quelle bulgara, tunisina, rumena e cinese. L’analisi per Distretto e Comuni evidenzia interessanti distinzioni relativamente alla provenienza degli immigrati: nel Distretto del Rubicone è ancor più forte la presenza di albanesi (28%) e marocchini (18%), seguiti dai cinesi (9%). Nel Distretto di Cesena prevalgono sempre albanesi (15%) e marocchini (14%), 67 ma è maggiore la presenza di tunisini (8%) e rumeni (7%). Oltre la metà degli immigrati proviene dal continente Europeo (in particolare dalla zona centro orientale), un terzo dall’Africa e circa un decimo dall’Asia; nel Distretto di Cesena è maggiore la presenza africana (36% vs 29% nel Distretto Rubicone), mentre è minore quella europea (51% vs 57%). La maggior parte degli stranieri (68%) risulta immigrata da meno di 5 anni, il 22% da più di 5 anni ad indicare verosimilmente un certo grado di inserimento nel territorio (Comune di Cesena 2004). Al 31.12.2004 i permessi di soggiorno rilasciati dalla Questura di Forlì-Cesena per l’intera provincia sono pari a 17.444, con una stima pertanto di circa 8.900 permessi rilasciati per il territorio cesenate. Il 68% dei permessi è stato rilasciato per motivi di lavoro, il 29% per motivi familiari (compreso il ricongiungimento), il 2% per studio e l’1% per altri motivi (es. asilo, adozioni….). A queste quote di immigrati con permesso di soggiorno si devono aggiungere gli stranieri irregolari che si stimano essere circa l’8-12% dei regolari (Caritas), pari pertanto a 800-1.200 persone. L’analisi della presenza dei cittadini stranieri per Comune di residenza offre un importante elemento conoscitivo per organizzare interventi e politiche rivolte a questa fascia di popolazione. Al 1.1.2005 le presenze più consistenti di stranieri residenti si collocano a Cesena (4.462), Cesenatico (1.252) e Savignano (1.323). I Comuni con la maggiore percentuale di stranieri rispetto alla popolazione residente sono San Mauro Pascoli (8.4%) e Savignano (8.3%), seguiti da 68 Roncofreddo (6.8%), Sogliano (6.0%), Mercato Saraceno (5.9%), Gatteo (5.7%) e Cesenatico (5.4%). Questi Comuni presentano una percentuale media superiore a quella dell’intero comprensorio cesenate (5,3%). In alcuni Comuni si ha una particolare prevalenza di comunità di stranieri provenienti da un singolo Paese: bulgari a Roncofreddo e Montiano; marocchini a Sogliano e Sarsina; albanesi a Cesenatico e Gatteo. 3. P R O FI L O D I S A L U T E D E GL I I M M I G R A T I Uno studio recentemente condotto presso i Servizi Socio Sanitari dell’Ausl di Cesena ha delineato il profilo di salute degli immigrati residenti nel territorio. Il quadro che ne è emerso è in linea con i dati nazionali, secondo cui i più importanti bisogni di salute degli stranieri sono legati alle condizioni di svantaggio socioeconomico in cui spesso si trovano a vivere e che li accomunano alle fasce socialmente più deboli della popolazione italiana, con un eccesso di patologie correlabili a condizioni abitative insalubri, cattiva alimentazione, condizioni di lavoro poco tutelate, difficile integrazione sociale. Ma nel profilo di salute della popolazione immigrata, accanto ai bisogni di salute degli adulti in età lavorativa, sta crescendo l’importanza dei bisogni legati alla sfera riproduttiva e all’età evolutiva, come conseguenza dei sempre più numerosi ricongiungimenti familiari, caratteristici di fasi successive del progetto migratorio degli stranieri presenti da più tempo. Nel periodo 2002-2004 i ricoveri di stranieri residenti sono stati complessivamente 3.775, circa il 4,3% di tutti i ricoveri; tale percentuale è cresciuta di pari passo 69 con la percentuale di stranieri tra i residenti nei comuni del territorio dell’AUSL di Cesena. Rispetto agli italiani , il quadro dei ricoveri negli stranieri è caratterizzato ospedalizzazioni considerando di che persone la dal prevalere giovani, popolazione cosa di attesa immigrata è strutturalmente più giovane. Una quota consistente dei ricoveri riguarda le donne adulte (35%), in particolare tra i 18 e i 34 anni, sottolineando la rilevanza dei bisogni legati alla salute riproduttiva. Tra gli uomini immigrati nella classe di età 18-49 anni si riscontra complessivamente un numero minore di ricoveri per malattie, mentre tra le diagnosi più frequenti che portano all’ospedalizzazione vi sono i traumatismi e gli avvelenamenti. L’incidenza di ricoveri per queste patologie è circa il 60% maggiore rispetto agli italiani (13 ricoveri ogni 1.000 residenti all’anno vs 8). L’eccesso di queste patologie in questa classe d’età fa porre l’ipotesi che parte degli eventi possa essere correlata a infortuni sul lavoro regolare o , in taluni casi, irregolare, denunciati come accidentali. Merita particolare attenzione il profilo di salute dei bambini stranieri residenti. I ricoveri tra i minori sono stati il 33% dei ricoveri totali degli stranieri, e sono concentrati per oltre la metà nel primo anno di vita (19% di tutti i ricoveri). Sia nella classe 0-1anno che in quella da 1-17 anni il numero di ricoveri tra gli stranieri è maggiore rispetto agli italiani. I motivi di ricovero più frequenti sono legati a malattie dell’apparato respiratorio, delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo, del sistema immunitario, traumatismi e avvelenamenti. 70 Complessivamente i minori stranieri sono ricoverati 3 volte più degli italiani per disordini idroelettrolitici, 4 volte per asma, 2 volte per altre malattie delle vie respiratorie superiori, contusioni e vari traumatismi disturbi superficiali endocrini, e metabolici e nutrizionali. Guardando in dettaglio i dati relativi alla salute materno-infantile, emergono importanti aree critiche, che hanno orientato gli interventi conoscitivi e preventivi degli operatori sanitari dell’Ausl di Cesena. E’ infatti la gravidanza il principale motivo che spinge le giovani donne straniere a rivolgersi alle strutture sanitarie. Sul totale delle donne che hanno partorito nel 2003 in Emilia partorienti) cesenate, Romagna avevano nel periodo il 16% cittadinanza 2002-2004, (pari a 5.594 straniera. Nel i per ricoveri condizioni correlate alla gravidanza e al parto (normale o complicato) sono stati più che doppi tra le straniere rispetto alle italiane (119 ricoveri annui ogni 1.000 residenti vs. 51). Se da un lato quindi la salute riproduttiva è un importante bisogno per la popolazione immigrata, in molti casi l’accesso alle cure prenatali e ai programmi di screening sono inadeguate, comportando rischi di parto prematuro, complicanze durante il parto, basso peso del bambino alla nascita e mortalità neonatale. Sulla base della letteratura ed in linea con le raccomandazioni che l’OMS gli accessi alle cure sono considerati inadeguati se la madre dichiara di aver effettuato il primo controllo ginecologico dopo la tredicesima settimana oppure di essersi sottoposta a meno di 4 visite lungo tutto il decorso della gestazione. Complessivamente 1.839 donne hanno effettuato la prima visita dopo la tredicesima settimana di gestazione 71 (5,5% di tutti i casi) e 712 donne hanno effettuato meno di 4 controlli (2% di tutti i casi). Le partorienti straniere rappresentano la percentuale più elevata di donne che hanno effettuato meno di 4 visite durante la gravidanza (14%vs 5%) e si sono recate alla prima visita oltre la 13° settimana (17% vs 3%). Tra le 217 partorienti (0,6%) che non si sono sottoposte ad alcun controllo in gravidanza ben tre su quattro (71%) erano straniere. Il 16% delle straniere, rispetto al 3% delle italiane, dichiara di avere effettuato nel corso della gravidanza meno delle 3 ecografie raccomandate in base all’evidenza scientifica e offerte gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza, la proporzione di IVG effettuata da donne straniere è il 33% del totale, dato in linea con la regione, ma superiore a quello nazionale (26% nel 2003). Da un’analisi dei dati regionali relativi alle interruzioni volontarie di gravidanza lvii emergono alcune differenze ricorrono socio-demografiche: alla IVG sono le immigrate mediamente più che giovani, coniugate, con un livello di istruzione più basso e un tasso di disoccupazione più elevato rispetto alle italiane. Si osservano, inoltre tassi di abortività a e casi di IVG ripetute, tendenzialmente superiori tra le straniere. Un’ultima considerazione relativa alla salute delle donne immigrate riguarda lo screening per la prevenzione del tumore dell’utero. I dati riferiti alla realtà Cesenate disuguaglianza, evidenziano la statisticamente presenza di significativa, tra una il tasso di adesione delle donne italiane (54%) e di quelle straniere, a con particolare riferimento a quelle T a s s o d i a b o r t i v i t à : n ° d i I V G/ d o n n e 1 5 - 4 9 a n n i *1 0 0 0 r e s i d e n t i 72 provenienti da Paesi a forte pressione migratoria (37%). I dati si riferiscono alle sole donne residenti, escludendo le domiciliate o irregolari (STP); appare quindi evidente come la differenza registrata sia probabilmente molto maggiore. Viceversa nelle italiane, come è stato verificato da alcune ricerche, le donne che risultano “non aderenti” (alla banca dati del centro screening) spesso si sottopongono al pap-test presso ginecologi privati, senza comunicarlo al centro screening. Questo percorso alternativo, che prevede un costo economico, probabilmente non è praticato, o lo è in un numero limitato di casi, dalle donne straniere. Anche per quanto riguarda la salute dei minori emergono differenze statisticamente significative tra bambini stranieri e italiani. Nel primo anno di vita si concentra il maggior numero di ricoveri, prevalentemente legati alla nascita. Esclusa questa voce dovuta ad un evento naturale e fisiologico, le principali cause di ricovero, nel periodo 2002-2004, sono rappresentate da condizioni patologiche perinatali (154 ricoveri annui medi ogni 1000 residenti stranieri con meno di un anno), patologie delle vie respiratorie superiori (152), disordini idroelettrolinici, verosimilmente correlati a stati di disidratazione per gastroenterite (74). Per i minori stranieri nella classe 117 anni le cause principali di ricovero sono state: malattie dell’apparato respiratorio (in media 27 ricoveri annui ogni 1.000 residenti stranieri di 1-17 anni, fra cui 8 per asma, 5 per tonsillite, 5 per altre infezioni delle vie respiratorie superiori e 6 per altre malattie delle vie respiratorie endocrine, superiori), della malattie nutrizione, sistema immunitario del delle ghiandole metabolismo, del (18 ricoveri medi annui ogni 73 1.000 residenti stranieri di 1-17 anni, di cui 13 per disordini dei liquidi e degli elettroliti, e 5 per altri disordini endocrini, metabolici e nutrizionali), traumatismi e avvelenamenti (13 ricoveri medi annui ogni 1000 residenti stranieri tra 1 e 17 anni, fra cui 5 per traumatismi superficiali e contusioni). Ricoveri nell'Ausl di Cesena. Tassi di ospedalizzazione medi annui per le patologie più frequenti tra i residenti con età tra 1 e 17 anni. Anni 2002-2004. disordini dei liquidi e degli elettroliti 13 4 8 asma 2 altre malattie delle vie respiratorie superiori 3 traumatismi superficiali, contusioni 2 stranieri 6 italiani 5 5 7 tonsillite acuta e cronica altre infezioni delle vie respiratorie superiori 2 altri disordini endocrini, metabolici e nutriziona 2 0 5 5 20 40 60 80 100 120 140 160 ricoveri medi annui per 1000 residenti Per quanto riguarda gli accessi al Pronto Soccorso, nel triennio 2002-2004 le strutture presenti nel territorio Cesenate hanno registrato 11.246 accessi di stranieri residenti (7% degli accessi complessivi). Gli accessi di minori (complessivamente 2.827 nel triennio considerato) rappresentano il 25% degli accessi totali degli stranieri; di questi circa un quarto dei casi riguardano minori con meno di un anno di vita. Tra i minori, il motivo di accesso più frequente è genericamente la “malattia”. Per questa causa gli accessi sono doppi rispetto a quelli degli italiani, sia nella fascia d’età inferiore ad 1 anno sia in quella 1-17 anni. Tra i minori di provenienza dai Paesi sia dell’Africa nera sia dell’area magrebina l’accesso per ‘malattia’ è triplo rispetto ai minori italiani. Alla malattia segue il trauma, sotto la cui denominazione 74 sono state raggruppate diverse voci, tra le quali le più frequenti sono: traumi accidentali, incidenti stradali e traumi sportivi. Accessi al P.S . di minori per classe e cittadinanza. Ausl di Cesena, 2002-2004 1071 1100 italiani stranie ri 1000 900 accessi per 1000 residenti 800 746 700 600 516 454 500 400 326 301 300 200 100 0 < 1 anno 1-17 anni totale Per quanto riguarda i codici di accesso, il codice più frequentemente assegnato ai minori al momento della prima valutazione all’ingresso al PS è quello verde (72% degli accessi di minori italiani e il 68% degli accessi di minori stranieri); seguono i codici gialli (rispettivamente 25% e 21%), i codici bianchi (7% sia in stranieri che italiani) ed infine i rossi (meno dell’1% in entrambe le categorie). Nei bambini con meno di 1 anno di vita percentuale di accessi con codice bianco (accesso improprio al PS) è minore tra gli stranieri rispetto agli italiani (7% vs 12%); nella fascia 1-17 anni la percentuale di codici bianchi è sovrapponibile (6%). Complessivamente, gli accessi al Pronto Soccorso esitano in ricovero nel 23% dei casi per minori stranieri e nel 19% degli italiani. Per alcune sub-aree di provenienza il dato è ancora maggiore (Africa nera 32%, Asia e Medio Oriente 30%, Africa Magreb 26%). Questo dato fa pensare che ci possa essere in questi 75 bambini un carico maggiore di malattia e/o una situazione famigliare che rende più difficile la gestione domiciliare del caso (mamma sola per molte ore al giorno, senza sostegno da parte di altri familiari o amici, con difficoltà a comunicare e ad accedere a servizi di base). l’immigrato, e Questi forse fattori anche il possono medico, portare a vedere l’ospedale come un luogo più “protettivo” Esito in ricove ro degli acce ssi al P.S. Ausl Ce sena 2002-2004 60 51 50 45 italiani 40 strani eri 30 20 12 7 10 4 6 0 < 1 anno 4. P R OB L E M I 1-17 anni total e A PE R T I E S T R A D E PE R C O R S E Tra le questioni emerse dal profilo di salute degli immigrati residenti nel territorio cesenate, quelli su cui il Dipartimento di Sanità Pubblica ha focalizzato l’attenzione sono stati i problemi di accesso inadeguato alle cure prenatali e ai programmi di screening oncologici da parte delle donne straniere e l’eccesso di ricoveri e di accessi al PS tra i minori. Per una conoscenza più completa delle dinamiche che sottendono questi fenomeni, l’analisi quantitativa dei dati raccolti dai certificati di assistenza al parto, dalle schede di dimissione ospedaliera (SDO) e dall’archivio informatizzato del Pronto Soccorso, è stata integrata 76 con indagini qualitative mediante focus group a, nel corso dei quali gruppi di donne straniere e operatori del settore materno infantile sono stati interpellati circa la propria percezione di questi problemi. Fino ad ora sono stati realizzati sei incontri con circa 60 partecipanti. Alle persone intervistate è stato chiesto di parlare di come la gravidanza è vissuta nel Paese di provenienza e in Italia, della cura del bambino e dei motivi legati all’alto numero di ricoveri; infine si è discusso su come è considerata la prevenzione e cosa si pensa della scarsa adesione ai programmi di screening oncologici. Lo studio e tuttora in corso. Dai focus group finora condotti appare chiaro che i problemi di accesso alle cure prenatali sono prevalentemente legati a fattori di tipo economicosociale, più che legati a differenze culturali. La barriera linguistica, la scarsa conoscenza dei servizi offerti o il mantenimento di abitudini legate ai paesi di provenienza possono giustificare in parte il fenomeno. Anche il maggior tasso di accesso al Pronto Soccorso da parte degli stranieri residenti, lascia sospettare un ridotto utilizzo o scarsa conoscenza dei Servizi di assistenza di base (Consultorio, Pediatra di famiglia) disponibili e gratuiti, spesso assenti in molti Paesi di provenienza delle famiglie immigrate, in cui l’ospedale è l’unico punto di riferimento per i problemi di salute. Per indagare questa ipotesi, dal punto di vista quantitativo, si è scelto di analizzare i codici di accesso assegnati al momento dell’accettazione al PS e la a Il focus group è un metodo di intervista di gruppo non strutturato elaborato dal sociologo americano Robert Merton durante la II g u e r r a mo n d i a l e . 77 percentuale di accessi suddivisi per le diverse ore della giornata. Nel caso dei minori, è già stato detto come i codici evidenzino richieste di assistenza appropriate nella maggioranza dei casi. 10% Accessi al P.S. di minori di età inferiore a un anno. Distribuzione percentuale nelle diverse ore della giornata 9% 8% 7% 6% 5% 4% 3% 2% 1% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Ore italiani stranieri Per quanto riguarda l’orario di accesso, nei minori di età superiore a 1 anno sono praticamente sovrapponibili a quelli degli italiani. Non emergono rilevanti differenze nemmeno nei maggiorenni, nei quali prevale leggermente l’accesso dalle 20 alle 24 rispetto agli italiani. Per i minori con meno di un anno si nota un evidente maggiore afflusso dei piccoli stranieri dalle 19 alle 24. La valutazione di questi dati fa pensare che ci possano essere, per i piccoli stranieri, difficoltà di accesso agli ambulatori pediatrici nei normali orari di apertura. L’orario serale, post lavorativo, consente al padre, spesso l’unico che parla l’italiano, di accompagnare le madri e i figli ai Servizi. 78 Quest’ultima considerazione è in parte rafforzata dalle interviste effettuate mediate focus group dalle quali è emerso un quadro di profonda solitudine percepita dalle donne straniere. La mancanza di parenti e di una rete prossimale che possa aiutare e sostenere la donna gravida e la giovane mamma è un problema molto sentito dalle intervistate e che ha forti ripercussioni sulla salute della donna (solitudine, depressione) e su quella del bambino (difficoltà ad allattare, errori alimentari, gestione della malattia a domicilio, ricorso all’auto trattamento, uso inappropriato di antibiotici e farmaci in generale, ecc.). La difficoltà di accesso ai servizi sanitari offerti dal territorio, se da un lato può spiegare alcuni aspetti dei problemi emersi, non esaurisce le dinamiche del fenomeno. Infatti, non può essere sottovalutato il ruolo “patogeno” svolto da condizioni di vita disagiate e insalubri, che spesso rappresentano la quotidianità delle persone che giungono nel nostro paese. Il progetto migratorio (l’insieme cioè delle motivazioni che spingono il migrante a dirigersi verso un nuovo Paese) spesso prevede che le famiglie di origine concentrino le loro risorse economiche sugli individui che, per livello di istruzione e condizioni di salute, hanno maggiori probabilità di avere successo. Gli immigrati che giungono in cerca di lavoro e per “fare fortuna” sono pertanto spesso persone “selezionate”, con uno stato di salute generalmente buono (effetto “migrante sano”). Le economica incontrate difficoltà all’arrivo di natura purtroppo socioportano queste persone, in alcuni casi, a perdere il loro patrimonio di salute e ad ammalarsi (fragilità sociale). 79 Con l’aumento dei ricongiungimenti familiari e la crescita delle famiglie, anche soggetti comunemente ritenuti più sensibili, (bambini e anziani), vengono esposti a condizioni precarie e insalubri. Considerando la struttura demografica degli immigrati attualmente presenti, effetti sulla salute degli anziani sono difficilmente indagabili e poco significativi. Viceversa per i minori esistono già dati evidenti che dimostrano le diseguaglianze esistenti tra gli stranieri e i loro coetanei italiani. Anche riguardo a questo tema sono stati utilizzati i focus group come strumenti di approfondimento. Le intervistate stesse riconoscono la possibilità che le condizioni di vita siano una delle cause del maggiore carico di malattia nei bambini figli di immigrati. Tra i fattori di rischio vengono sottolineate in particolare le condizioni di insalubrità degli ambienti di vita. Vengono di seguito riportate alcune delle opinioni a riguardo, espresse durante le interviste: Algeria: secondo me i bambini si ammalano perchè le case sono umide. Poi magari, quando arrivano in Italia, se sono già grandi, è difficile con un clima diverso, e quindi si ammalano... (Algeria traduce per Marocco I): noi siamo in 5 in una casa, e quando si ammala un bambino si ammalano anche tutti gli altri. Algeria: sì, per spendere poco di termosifoni non si aprono le finestre, però così c’è troppa umidità, soprattutto quando si cucina. Albania (F): anche per le condizioni economiche: molti immigrati, per risparmiare, vivono in case umide e accendono poco i termosifoni. Il vaccino antiinfluenzale poi costa troppo; 80 Albania (F): Sicuramente le condizioni igieniche sono più scarse, le case sono meno pulite e meno arieggiate; tante case non hanno le cappe per cucinare, quindi tutta l’umidità rimane lì, ci sono case che non hanno neanche la porta del bagno; Algeria: In queste case dove andavo buttavano la varichina sui muri ogni anno, per togliere la muffa. Per gli immigrati, le case o si trovano in periferia o, se sono in centro, sono case stravecchie. 81 P RESENTAZIO NE DELLO STUDIO 1. O B I E T T I V I Al fine di valutare l’ipotesi che vede nell’esposizione ad ambienti di vita insalubri la causa del maggior carico di malattia sofferto dagli stranieri residenti nel territorio dell’AUSL, si è cercato uno strumento che consentisse di creare un profilo delle abitazioni insalubri presenti nel territorio e delle famiglie che vi risiedono. Si è scelto di utilizzare lo strumento delle certificazioni di salubrità degli alloggi, rilasciate dai Dipartimenti di Sanità Pubblica, su richiesta degli utenti interessati. Essendo una dichiarazione utile per partecipare al concorso per gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, è una strada che consente di osservare una fascia di popolazione considerata “debole” dal punto di vista socioeconomico e quindi potenzialmente più esposta a fattori che influenzano negativamente lo stato di salute. Inoltre le ispezioni vengono richieste anche dai residenti stranieri per finalità burocratiche legate alla loro permanenza in Italia; questo consente di osservare uno spaccato delle case abitate dagli immigrati presenti sul territorio. Gli obiettivi dello studio erano: 1. Creare un profilo dei richiedenti più a rischio; 2. Individuare le criticità più frequenti; 3. Valutare la distribuzione territoriale delle domande e l’esistenza o meno di zone ad alta densità di abitazioni insalubri. 82 2. M A T E R I A L I E M E T OD I Sono stati analizzati i verbali delle ispezioni eseguite nel periodo 2002-2005 dai tecnici del Dipartimento di sanità Pubblica nei Comuni appartenenti ai due Distretti Sanitari del Cesenate (Distretto Rubicone-Costa e Cesena-Valle del Savio). Di tutte le abitazioni è stata raccolta la motivazione della richiesta, la nazionalità del locatario e l’esito. Delle abitazioni risultate antigieniche, improprie o con necessità di interventi, sono state raccolte in dettaglio le criticità riscontrate. Durante i sopralluoghi, dei locali visitati vengono valutate le dimensioni; il rapporto di aero-illuminazione (ria); la % di umidità in tutte le stanze, misurata ad altezze diverse dei muri per valutarne l’eventuale origine; l’integrità di intonaci, soffitti e pavimenti; lo stato dei servizi igienici e la sicurezza degli impianti a gas ed elettrici. Prima di presentare i dati raccolti, bisogna precisare che i verbali, sebbene seguano una struttura codificata, in alcuni casi non sono risultati completi in tutte le parti e in altri invece riportavano informazioni aggiuntive. Le omissioni sono state interpretate come indicative della mancanza di criticità da segnalare e quindi utilizzate in questo senso per l’analisi. Inoltre, nel 2005 è stato modificato in due occasioni il modulo utilizzato per il verbale dei sopralluoghi; nella prima modifica sono state introdotte alcune parti dedicate alla valutazione dello stato e della sicurezza degli impianti; la seconda modifica, minore, è seguita alla attivazione del Protocollo sul Disagio Abitativo, e ha visto l’aggiunta di un campo dedicato alla stima del rischio sostenuto dalla situazione documentata. 83 La mappatura delle abitazioni per quartiere è stata possibile solo per Cesena, grazie al data base creato dopo l’attivazione del Protocollo d’intesa, in cui sono stati inseriti i l’ubicazione dati anagrafici dell’immobile dei richiedenti considerato, e oltre, ovviamente, a motivazione ed esito dell’ispezione. Per tutti i Comuni è stato inoltre possibile confrontare la % di richieste per nazionalità, con la struttura demografica dei paesi. 2.1 Tipologie di ispezione La valutazione dello stato igienico della propria abitazione viene richiesta solitamente da cittadini che desiderano partecipare al concorso per accedere agli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP). Secondo la normativa vigente a infatti, la dichiarazione di insalubrità delle proprie abitazioni consente di acquisire punti aggiuntivi utili per la graduatoria di assegnazione. Oltre a questa indicazione, per la quale l’Ausl è l’unico interlocutore, esistono altre motivazioni che portano i tecnici a ispezionare gli alloggi. Secondo la normativa vigente in materia di immigrazione b, il rilascio di alcuni documenti necessari alla regolare permanenza degli stranieri sul territorio italiano, è legato alla dimostrazione di conformità della propria casa ai requisiti minimi delle abitazioni ERP, definiti dai regolamenti locali. In particolare i documenti per cui è necessaria la dichiarazione di idoneità locativa sono: la carta di soggiorno; il contratto di soggiorno (e quindi il a L.R. 8 agosto 2001, n.24 e il suo regolamento attuativo per il Comune di Cesena, Regolamento per l’assegnazione degli alloggi ERP, 2002 b Legge 30 luglio 2002, n.189 (legge Bossi-Fini) 84 permesso di soggiorno per motivi di lavoro); il ricongiungimento familiare. La domanda per il rilascio di questi certificati può essere rivolta sia all’Ausl, sia ai Servizi Sociali del Comune. Ulteriori motivazioni, meno frequenti, di sopralluoghi sono: le cosiddette “antigieniche ad uso privato” e le dichiarazioni rilasciate per consentire le adozioni internazionali. Per quanto riguarda la valutazione del sovraffollamento, questa non è compito dei tecnici della prevenzione, ma le richieste vengono rivolte direttamente agli uffici comunali. 3. I D A T I R A C C OL T I 3.1 Distretto Rubicone-Costa Il Distretto del Rubicone è composto da 9 comuni a distribuiti tra la collina e il mare. Dal punto di vista demografico, è già stato detto come questo territorio mostri delle differenze sostanziali rispetto al cesenate, soprattutto per quel che riguarda la presenza di stranieri: nel Distretto complessivamente risiedono 5.247 stranieri (il 6,2% della popolazione), contro i 4.990 (4,6% della popolazione) nel cesenate. Nel periodo 2002-2005 sono stati eseguiti 207 sopralluoghi di abitazioni. Il numero di ispezioni/anno varia da un minimo di 20 nel 2002 a un massimo di 89 nel 2003. Le differenze/anno sono attribuibili al fatto che il bando di a Savignano sul Rubicone, Sogliano al Rubicone, San Mauro P a s c o l i , G a t t e o , B o r g h i , C e s e n a t i c o , G a m b e t t o l a , Lo n g i a n o , R o n c o fr e d d o . 85 concorso per residenziale accedere pubblica agli (ERP) alloggi non viene di edilizia fatto con cadenza annuale. Per quanto riguarda la nazionalità dei richiedenti, prevalgono le domande di residenti stranieri (148 vs 60). Guardando più in dettaglio la distribuzione delle domande per comune, e la differenza di richieste tra italiani e stranieri, è possibile confrontare i dati con la % di stranieri residenti nei comuni del distretto. 86 Stranieri residenti nei comuni del Distretto del Rubicone, al 31.12.2004 Savignano s/R 8,3% 8,4% S.Mauro Pascoli 6,8% Roncofreddo Sogliano a/R 6,1% Gatteo 5,7% 5,4% Cesenatico Gambettola 4,7% Borghi 3,8% Longiano 3,6% 0% 1% 2% 3% 4% 5% 6% 7% 8% 9% Distribuzione % delle ispezioni, per Comune; Distretto del Rubicone 2002-2005 75% Savignano 25% 69% S.Mauro P. 31% 75% Roncofreddo Longiano 25% 80% 20% stranieri italiani 100% Gatteo 74% Gambettola 26% 67% Cesenatico 33% 25% Borghi 0% 75% 20% 40% 60% 80% 100% 120% 87 N azionalità più rappresentate tra gli stranieri residenti nel D istretto del Rubicone (31.12.2004) Albania 28% Marocco 18% 9% C ina 8% B ulgaria Senegal 5% T unisia 4% Rom ania 4% B osnia-E rzegov ina 3% U craina 3% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% Nazionalità più rappresentate tra gli stranieri richiedenti ispezione; Distretto del Rubicone, 2002-2005 Albania 31% 29% Marocco 7% Bulgaria 5% Tunisia Senegal 4% 3% Cina Algeria Nigeria 2% 1% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% Per quanto riguarda le motivazioni che spingono a presentare domanda considerato prevalgono di ispezione, le richieste nel periodo finalizzate al concorso per accedere agli alloggi ERP (62%). Tipologie di richieste in %, Distretto del Rubicone 20022005 adozione 1% 5% 21% altro ant.uso privato 11% antigienica uso case popolari carta di soggiorno 62% ricongiungimento familiare 88 Tra le tipologie di richieste più frequenti per italiani e stranieri, appaiono delle differenze, legate agli obblighi di legge a cui sono tenuti gli immigrati regolarmente presenti nel territorio italiano. ITALIANI a do zio ne STRANIERI a nt.us o priva to a nt.us o ER P a ltro a nt.us o priva to a nt.us o ER P c .s o ggio rno ric o ng.fa m ilia re 1% 2% 12% 3% 29% 51% 16% 86% Tipologie di ispezioni in %, Distre tto del Rubicone 2002-2005 Le richieste finalizzate al concorso per gli alloggi ERP prevalgono in entrambe le popolazioni. Limitando l’analisi a questo gruppo di ispezioni, essendo questa l’unica richiesta omogenea nei due campioni, emerge che, nel periodo considerato, le domande ad uso ERP sono state 127, di cui 51 di italiani e 76 di stranieri (60%). Gli esiti dei sopralluoghi evidenziano che il 45,7% delle abitazioni visitate è risultato antigienico; di queste il 62% sono abitate da stranieri. Antigieniche uso ERP; domande per Comune e cittadinanza Savignano 65% 35% S.Mauro P. 40% Roncofreddo 60% 67% 33% Longiano 71% 29% 43% Gambettola Cesenatico Borghi 44% italiani 57% 56% 25% 8% 0% stranieri 100% Gatteo 20% 40% 60% 80% 100% 89 Esito antigieniche uso ERP, confronto tra italiani e stranieri; Distretto del Rubicone 2002-2005 120% 100% 6% 5% 51% 44% 80% necessita di interventi IMPROPRIA 60% IDONEO ANTIGIENICA 40% 20% 43% 48% italiani stranieri 0% Cause di antigienicità delle abitazioni Delle 207 abitazioni ispezionate, 68 sono risultate antigieniche; 10 improprie e antigieniche; 2 con criticità lievi, 122 idonee ( 5 archiviate per rinuncia). Limitando l’analisi alle 78 domande antigieniche e/o improprie emerge che, l’umidità è la condizione di insalubrità più frequentemente rilevata. E’ documentata in 61 abitazioni su 78, ed è stata l’unica condizione che da sola è risultata sufficiente (in 2 casi, pari al 2,6% del totale) a dichiarare l’insalubrità dei locali. Nel 49% dei casi nelle abitazioni umide è stata rilevata la presenza di muffe, mentre nel 13% dei casi infiltrazioni d’acqua. In 2 abitazioni è risultata la presenza contemporanea di muffe e infiltrazioni. 90 Nelle 78 abitazioni considerate, lo stato di conservazione dei vani è risultato mediocre nel 46% dei casi e cattivo nell’11,5%. L’83% delle abitazioni con vani mediocri e l’89% delle abitazioni con vani in cattivo stato, presentavano un alto tasso di umidità; tuttavia, il 30% delle abitazioni umide sono risultate in buono stato di conservazione. Un Rapporto di aero-illuminazione (ria) insufficiente è stato documentato in 5 abitazioni su 78 (6,4%). Di queste il 60% sono risultate antigientiche e il 40% improprie; in 2 casi, le abitazioni presentavano anche umidità elevata. Per quanto riguarda i servi igienici, sono risultati incompleti nel 6,4% dei casi ed esterni nel 5% (4 abitazioni). Per quanto riguarda lo stato degli impianti, le informazioni a nostra disposizione sono relativamente poche, in quanto per gli anni 2002-2004 possediamo solo notizie frammentarie relative alle condizioni più critiche, in quanto, come già detto, non venivano raccolti di routine dati in merito. Un impianto di riscaldamento risulta assente nel 13% dei casi. Nel 70% di queste abitazioni non risultano presenti altri sistemi di riscaldamento. Per quanto riguarda l’acqua calda, nel 30% degli alloggi privi di riscaldamento è documentata la presenza di un boiler per l’acqua; il 10% invece ne è privo. Nel restante 60% dei casi non vi sono indicazioni a riguardo. La canna di esalazione dei vapori di cottura in cucina è assente nell’11,5% delle abitazioni; il 67% degli alloggi privi di un adeguato sistema di allontanamento dei vapori dal locale cottura, presenta alti livelli di umidità. 91 Informazioni sugli impianti elettrici sono presenti solamente nei documentata verbali del l’esistenza 2005, di in cui inconvenienti viene in 10 abitazioni su 24 (42%). Le più frequenti criticità sono dovute alla presenza di prese malmesse o ubicate in zona interdetta (12,5%); assenza o malfunzionamento dell’interruttore differenziale posto all’origine dell’impianto (12,5%); impianto da revisionare o da regolarizzare (21%). Le scale mostrano segni di non conformità o cattiva manutenzione nel 3,9% dei casi; nel 5% i parapetti risultano di altezza minore al metro e, in 1 caso, assenti. Gli alloggi risultati impropri presentavano criticità gravi e multiple. Complessivamente sono state definite improprie 9 abitazioni, 3 abitate da italiani e 6 da stranieri. Nel 44% dei casi l’altezza dei vani era minore ai limiti consentiti e nel 22% dei casi il ria è risultato insufficiente. I servizi igienici erano esterni in 2 abitazioni (22%) e in un caso non vi era allacciamento all’acquedotto, ma veniva utilizzato un pozzo come fonte idrica. Il riscaldamento era assente in due abitazioni, che non possedevano né sistemi alternativi, né boiler per l’acqua calda documentati. In un caso le scale erano prive di balaustra. 92 Inconvenienti più frequenti nelle abitazioni ispezionate, D istretto del R ubicone 2002-2005 umidità 78% muffe 4 0% impianti 37% servizi igienici 15% canna e/o vent.cucina 1 2% sicurezza (scale-terrazzo) 10% 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 3.2 Distretto di Cesena-Valle del Savio Il Distretto di Cesena è formato da sette comuni a di cui Cesena è il maggiore, per estensione e numero di abitanti. Nel periodo 2002-2005 sono stati eseguiti complessivamente 634 sopralluoghi di cui 611 solo a Cesena. A fronte di una presenza di immigrati nel Distretto che rappresenta il 4,9% della popolazione, le richieste di ispezione da parte di stranieri sono state l’88,3% del totale (558). Di queste, 149 sono state richieste a fini ERP, contro 56 richieste da parte di italiani. Le nazioni di provenienza degli stranieri residenti nel Distretto di Cesena-Savio sono 96; di queste le più rappresentate sono: Albania, Marocco, Bulgaria e Tunisia. a Cesena, Montiano, Bagno di Romagna, Verghereto, Sarsina, S.Piero in Bagno. 93 N a zio n alità p iù r a p p r e s e n ta te tr a g li s tr an ie r i r e s id e n ti n e l D is tr e tto d i C e s e n a-V a lle d e l S a v io (1 /1 /2 0 0 5 ) 15% A lb ania 14% M a ro c c o 8% B ulg aria T unisia 8% R om ania 7% P olo nia 5% A lg e ria 4% B a ng lad e sh 4% S e ne g al 4% 4% U c ra ina N ig e ria 3% S e rb ia e M onte ne g ro 3% 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% Per quanto riguarda i verbali di ispezione, le nazioni più rappresentate sono ancora l’Albania, il Marocco e la Tunisia, mentre la Bulgaria è preceduta da Bangladesh e Algeria. Nazionalità più rappresentate tra gli stranieri richiedenti ispezioni, Distretto di Cesena-Savio, 2002-2005 20% Albania 16% Marocco 12% Tunisia 10% Bangladesh 6% Algeria 5% Bulgaria 5% Nigeria Romania Senegal 2% 2% 0% 5% 10% 15% 20% 25% Anche nel cesenate la motivazione più frequente per i sopralluoghi è la certificazione della insalubrità dell’immobile finalizzata al concorso per gli alloggi ERP: 94 Tipologie di richieste di ispezione, Distretto di Cesena 20022005 adozione internazionale 1% 3% 36% ant. ad uso privato antigienica per case popolari 31% carta di soggiorno contratto di lavoro altro 3% 2% ITALIANI 1% 24% ricongiungimento familiare STRANIERI adozione internazionale ant. ad uso privato 8% 18% 1% antigienica per case popolari 27% carta di soggiorno 43% contratto di lavoro altro 73% 2% 27% ricongiungimento familiare Limitandoci a considerare le domande presentate a fini ERP, queste sono state complessivamente 205, di cui Es i to i s pe z i o n i u s o ER P , co n fro n to tra i ta l i a n i e s tra n i e ri ; D i s tre tto di C e s e n a 2 0 0 2 -2 0 0 5 120% 100% 7% 4% 7% 5% 43% 40% 43% 44% i ta l i a n i s tra n i e ri 80% 60% n e ce s s i ta di i n te rve n ti IMP R O P R IA ID O N EO A N TIG IEN IC A 40% 20% 0% 95 149 presentate da stranieri e 56 da italiani. Per quanto riguarda l’esito delle ispezioni, di tutte le domande risultate antigieniche e/o improprie , il 73% e l’80%, rispettivamente, era abitata da stranieri Considerando la distribuzione delle domande a fini ERP per comune, su 205 domande, 190 sono state presentate al Comune di Cesena. Nei restanti paesi del distretto, sono state effettuate: 2 a Bagno di Romagna, entrambe di italiani; 9 domande a Mercato Saraceno (8stranieri e 1 italiano); 3 a Sarsina e 1 a Montiano, in entrambi i comuni relative a famiglie di immigrati. Restringendo l’analisi a Cesena, è possibile mappare la distribuzione delle abitazioni antigieniche per quartiere. Il Comune di Cesena è suddiviso in dodici quartieri: Al Mare; Borello; Centro Urbano; Cervese Nord; Cervese Sud; Cesuola; Dismano; Fiorenzuola; Oltre Savio; Ravennate; Rubicone; Valle del Savio. 96 In tutti i quartieri più dell’80% dei sopralluoghi sono stati eseguiti in abitazioni di immigrati. In valore assoluto, i quartieri maggiormente visitati sono il Centro Urbano, Oltre Savio e Fiorenzuola, con, rispettivamente, l’83%, l’83,5% e il 97% di richieste rivolte da stranieri. Distribuzione percentuale per quartiere delle domande presentate da stranieri 25% CENTRO URBANO 17% OLTRE SAVIO 17% FIORENZUOLA 13% CERVESE SUD 5% BORELLO AL MARE 4% RUBICONE 4% CERVESE NORD 4% VALLE SAVIO 3% RAVENNATE 3% DISMANO 3% CESUOLA 2% 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% Distribuzione % per quartiere delle domande presentate da italiani 38% CENTRO URBANO 24% OLTRE SAVIO 7% VALLE SAVIO BORELLO 5% CERVESE SUD 5% 5% CERVESE NORD 4% AL MARE 4% FIORENZUOLA 3% RAVENNATE 3% DISMANO RUBICONE 1% 0% CESUOLA 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 97 Le abitazioni risultate in condizioni critiche a Cesena (antigieniche; improprie; con necessità di interventi manutentivi), sono 133. La loro distribuzione per quartiere è sovrapponibile al profilo della distribuzione delle richieste, sottolineando una maggior provenienza delle domande dai quartieri del centro. Distribuzione per quartiere delle abitazioni con criticità, Cesena 2002-2005 36 CENTRO URBANO 27 OLTRE SAVIO 18 FIORENZUOLA 14 CERVESE SUD 9 VALLE SAVIO 7 BORELLO 5 RAVENNATE AL MARE 4 RUBICONE 4 4 DISMANO 3 CESUOLA 2 CERVESE NORD 0 5 10 15 20 25 30 35 40 Cause di antigienicità delle abitazioni. Nel periodo 2002-2005 su 634 ispezioni, 101 abitazioni sono risultate antigieniche, 12 improprie e antigieniche, 34 idonee, ma necessitanti di interventi di 147 abitazioni che manutenzione e 455 idonee a. Focalizzando l’attenzione sulle presentavano criticità di varia entità, è possibile creare un quadro delle più frequenti cause di insalubrità riscontrabili nel territorio cesenate. L’umidità elevata è, anche in questo caso, una delle condizioni più frequentemente presenti. E’ stata rilevata nel 70% delle abitazioni, e nel 33% dei casi era associata a muffe. Le infiltrazioni da sole sono meno a V i s o n o a n c h e 2 6 d o ma n d e a r c h i v i a t e p e r r i n u n c i a e 3 p r a t i c h e smarrite. 98 frequenti (0,7%) ma associate a muffa raggiungono l’1,4%. I vani sono coinvolti nel 29% dei casi (42 abitazioni). Le motivazioni della loro inadeguatezza sono: lo stato degradato di pavimenti, soffitti o intonaci (16%); l’utilizzo improprio di locali seminterrati o interrati (6%, pari a 9 abitazioni); le dimensioni non adeguate alla normativa (4%); la presenza di stanze comuni a più famiglie (1,4%); l’uso improprio di alcuni locali (1,4%). A sottolineare la relazione esistente tra umidità elevata, ventilazione e degrado dell’immobile vi è la constatazione che nel 95% degli alloggi con vani malmessi e nel 77% dei locali interrati vi è la presenza di umidità elevata. Nel 23% e 8% rispettivamente vi è anche l’associata presenza di muffe. Il rapporto di aero-illuminazione (ria) è risultato insufficiente in 14 abitazioni (9,5%). Di queste, l’86% (12 abitazioni) avevano problemi di umidità elevata, e il 50% di umidità con muffe. In 3 abitazioni le dimensioni non conformi dei vani erano associate a ria insufficiente. Per quanto riguarda i locali della cucina, l’assenza di adeguati sistemi di allontanamento dei vapori di cottura o di aperture di ventilazione, era presente in 56 abitazioni (38%); nel 21% delle abitazioni coinvolte erano assenti entrambi. Nel 27% delle abitazioni sono state trovate inadeguatezze dei servizi igienici; di queste, il 13% presentava inconvenienti multipli. Le criticità più riscontrate sono dovute: a servizi malmessi (30,7%); non areati o con sistema di ventilazione forzata rotto (30,7%); comunicanti con locali principali (33%); in 99 comune a più abitazioni (5%); incompleti (5%); esterno (2,5%). Inadeguatezze negli impianti elettrici o termici sono una grave causa di rischio per le persone. Nella nostra casistica, il 63% delle abitazioni presentava problemi agli impianti. Di questi, il 90% sono classificabili come criticità che espongono a rischio grave e immediato. Le cause più frequenti di pericolosità degli impianti sono: la presenza di apparecchi di riscaldamento a gas ubicati in camere da letto o bagni (25,6%); apparecchi ubicati in locali privi di aperture di ventilazione (15%); tubo di adduzione o evacuazione del gas da sostituire (25,6%); prese elettriche malmesse o in prossimità di vasche o docce (46%). Per quanto riguarda il rischio di caduta nel vuoto, parapetti non a norma di scale o terrazzi sono stati rilevati nel 5,5% delle abitazioni ispezionate. Inconvenienti più frequentemente riscontrati; Distretto Cesena-Savio 2002-2005 umidità 70% impianti 63% canna o vent.cucina 38% 33% muffe vani servizi ig. 29% 3% ria sicurezza (scale/terrazzi) 0% 10% 6% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 100 Il sovraffollamento La valutazione del sovraffollamento non è compito del DSP, bensì del Comune. Esistono parametri di riferimento per la definizione degli alloggi ad alta densità abitativa, contenuti nelle norme di riferimento per l’Edilizia Residenziale Pubblica. Sono basati sulla metratura dell’alloggio utile per persona o sul numero di persone per stanza. Al bando di concorso promosso nel 2004 dal Comune di Cesena per l’assegnazione degli alloggi ERP, in 34 domande (31 presentate da stranieri) risultava la presenza di sovraffollamento e in 17 la compresenza di condizioni di antigienicità e sovraffollamento; nel 2005 invece, 20 abitazioni sono risultate sovraffollate (18 abitate da stranieri) e 8 sia antigieniche che sovraffollate. 101 D ISCUSSIONE DEI RISULTATI Gli obiettivi dello studio condotto erano quelli di creare un profilo dei residenti in abitazioni insalubri; individuare le criticità più frequentemente riscontrate nelle abitazioni; mappare la distribuzione territoriale delle abitazioni antigieniche. In numero assoluto, gli utenti che si rivolgono maggiormente al Dipartimento di Sanità Pubblica per la valutazione dello stato igienico della propria abitazione sono stranieri residenti sul territorio. Il dato permane analogo se si focalizza l’attenzione sulle richieste effettuate a Residenziale Pubblica). Questo fini ERP (Edilizia sottolinea come, al di là delle prescrizioni di legge, gli immigrati siano gli fruitori principali di questo servizio. Come è stato documentato nel capitolo precedente, sul totale delle domande presentate (841), hanno riportato criticità 224 abitazioni, 78 nel Distretto Rubicone- Costa e 146 nel Distretto di Cesena-Savio . Di queste il 62,8% e il 76% rispettivamente, erano abitate da stranieri. Guardando distintamente i due campioni e limitando l’analisi alle domande presentate a fini ERP, emerge che la distribuzione % degli esiti di ispezione tra italiani e stranieri è grossomodo sovrapponibile. Questo induce a pensare che la popolazione che si rivolge agli sportelli dell’Ausl sia omogenea per quanto riguarda le condizioni delle abitazioni. Tuttavia è una popolazione composta prevalentemente da immigrati. Confrontando nazionalità la presenti distribuzione nel % territorio, delle con diverse quelle che 102 maggiormente richiedono la certificazione del proprio immobile, è emerso un profilo abbastanza sovrapponibile tra i due campioni. A questa considerazione sono esclusi gli immigrati provenienti dalla Cina. Questi risiedono prevalentemente nel Distretto del Rubicone. La loro presenza è notevolmente aumentata negli ultimi anni e la loro distribuzione nel territorio è particolarmente disomogenea, essendo concentrata in due paesi, Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. Le domande presentate nel periodo considerato sono esigue e non rappresentative della quota di popolazione totale da loro rappresentata. Questo aspetto merita un approfondimento riguardo alla conoscenza del servizio e agli eventuali ostacoli alla sua accessibilità per gli utenti cinesi. Per quanto riguarda le criticità più frequentemente rilevate, queste possono essere distinte in due tipologie: strutturali e gestionali. Tra le strutturali consideriamo le caratteristiche dei vani (interrati, seminterrati o impropri); l’elevata umidità (capillare, da imbibizione o igroscopica); insufficienti caratteristiche incompleti, livelli di dei servizi esterni); le aero-illuminazione; igienici carenze degli gli le (comunicanti, impianti di distribuzione del gas, elettrici e di riscaldamento; la mancanza di adeguate protezioni dal rischio di caduta nel vuoto (parapetti, corrimano, stato delle scale). Per quanto riguarda le gestionali, vanno sotto questo nome tutte le condizioni di insalubrità dovute a errato utilizzo degli ambienti domestici e delle sue risorse. Tra questi, una delle problematiche più frequenti è la presenza di umidità per condensa, che predispone 103 l’ambiente alla crescita di muffe e al degrado dei vani, ma anche la mancanza di adeguata manutenzione degli impianti. La maggior parte delle abitazioni visitate presentava problematiche multiple di entrambe le tipologie. La molteplicità delle condizioni di insalubrità presenti nell’ambiente domestico è già stata indicata come caratteristica delle abitazioni e del loro rapporto con la salute degli abitanti. Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle abitazioni antigieniche, i Comuni con la % maggiore di case insalubri documentate sul totale delle richieste sono: Borghi (100%), Roncofreddo e Sarsina (75%), Cesenatico (55%), Gatteo e Mercato Saraceno (50%). Escluse Cesenatico e Gatteo, gli altri Comuni, appartengono alla Comunità montana, hanno pochi abitanti, di ma un’elevata percentuale stranieri residenti, sulla popolazione generale. Quasi tutte le domande presentate in questi Comuni erano motivate dal desiderio di partecipare al concorso per l’assegnazione degli alloggi comunali. Il numero di domande presentate era esiguo, pertanto è dubbia la possibilità di considerare questi Comuni zone ad alta densità di abitazioni insalubri. Per Cesena, la distribuzione delle domande per quartiere rivela alcune differenze tra italiani e stranieri. In entrambi i campioni le domande provengono prevalentemente dal quartiere Centro Urbano e Oltre Savio. Per quanto riguarda gli altri quartieri emergono zone con un maggior numero di ispezioni eseguite in abitazioni di stranieri rispetto a italiani e viceversa. In particolare i quartieri Fiorenzuola (17%vs4%) e 104 Cervese Sud (13%vs5%) evidenziano una maggior presenza di stranieri, mentre nel quartiere Valle Savio prevalgono gli italiani (7%vs3%). In linea con quanto emerso in precedenza, la distribuzione per quartiere delle abitazioni con criticità, in valore assoluto, ricalca il profilo topografico delle richieste presentate da stranieri. Al fine di valutare una distribuzione disomogenea degli stranieri residenti nel contesto urbano, con aree a maggior densità di immigrazione, e individuare quartieri a maggior disagio abitativo, sono necessari ulteriori approfondimenti. Aree di approfondimento L’analisi condotta pare quindi rafforzare l’ipotesi iniziale, secondo la quale gli stranieri residenti nel territorio sarebbero più esposti a condizioni di vita insalubri in grado di predisporre a un maggior carico di malattia. Tuttavia lo strumento utilizzato ha dei limiti che non consentono di considerare i risultati ottenuti esaustivi del problema indagato. Per quanto riguarda la condizione degli immigrati, lo studio così condotto apre uno scorcio sulla condizione abitativa degli stranieri regolarmente presenti, in una fase sufficientemente matura di integrazione nel il tra territorio. Come presentato in precedenza, rapporto immigrati e casa può essere distinto in quattro fasi successive: dell’accesso; la la fase fase dell’accoglienza; di ricerca di un la fase alloggio autonomo; la fase dell’acquisto. 105 Le abitazioni visitate dai tecnici della prevenzione del DSP, in genere riguardano individui in seconda o terza fase di integrazione. Infatti, se le ispezioni per permesso di soggiorno o contratto di lavoro coinvolgono tutti gli stranieri residenti, il ricongiungimento familiare e le richieste finalizzate agli alloggi pubblici sono generalmente caratteristiche di soggetti ad una fase abbastanza matura del proprio progetto migratorio. Tuttavia, è noto come il “bagaglio di salute” con cui solitamente ”l’effetto gli immigrati migrante sano” arrivano di cui in si Italia, è parlato per in precedenza, viene gravemente compromesso proprio dalle fasi iniziali del percorso migratorio, quelle caratterizzate dai presupposti sociali peggiori, che non consentono di compiere scelte “salutari”. Inoltre, secondo i dati Caritas, nelle fasi iniziali di permanenza nel paese di immigrazione, è frequente il passaggio di un periodo, più o meno lungo, di irregolarità. Questo, per quanto riguarda la condizione abitativa, si traduce in una fase di grave precarietà abitativa, caratterizzata dall’accesso a ricoveri di fortuna; alloggi fatiscenti oggetto di speculazione da parte dei proprietari; abitazioni di connazionali regolarmente presenti che ospitano un numero eccessivo di persone. La condizione di irregolare e le prime fasi di regolarizzazione, sono quindi, allo stato attuale delle conoscenze i x - l v i , le condizioni che predispongono ad un maggior rischio di vita in ambienti insalubri. L’analisi così condotta non consente, se non marginalmente, di osservare queste due popolazione. Al contrario invece, lo studio condotto sui dati dei Servizi socio-assistenziali del cesenate, da cui ha preso 106 origine questo approfondimento, ha la possibilità di essere rappresentativo di una popolazione più ampia. Infatti, in Italia il diritto dello straniero all’accesso ai Servizi Sanitari è sancito dalla normativa nazionale. La persona con permesso di soggiorno può iscriversi al SSN in base alla legge n. 189/2002 che non ha modificato per tale parte quanto già previsto dalla L. n. 40/98. Le stesse leggi riconoscono anche agli immigrati irregolari, detti Stranieri Temporaneamente Presenti (STP), la possibilità di ricevere interventi di tipo preventivo, urgente ed essenziale. Questo significa che tra gli individui che hanno composto il campione analizzato a Cesena è possibile che vi fossero anche immigrati irregolari. Per tanto è auspicabile trovare strumenti epidemiologici in grado di osservare anche questa parte di popolazione residente nel territorio, per poter rendere più nitida l’immagine fotografata da questo indagine e quindi i aspetti su cui intervenire per ridurre le diseguaglianze in salute dimostrate. Un altro limite importante della prospettiva utilizzata è relativo alla tipologia di informazioni raccolte dai verbali di ispezione. Queste, prettamente tecniche, consentono di investigare solamente un aspetto della dimensione abitativa, quello strutturale. precedentemente Pertanto, riguardo nell’ottica alla visione proposta olistica dell’abitare, questa prospettiva consente di definire solamente lo stato fisico dell’alloggio e la presenza o meno di problemi rilevanti. Facendo un paragone con la salute, questo studio permette di valutare se la casa è “malata” o meno, non 107 se è “sana”, ovvero se è un ambiente in grado di tutelare e incentivare il benessere e l’integrazione sociale dei suoi abitanti. In questo senso, sarebbe interessante e auspicabile, per una promozione efficace della condizione abitativa del territorio, intraprendere ulteriori indagini in grado di analizzare tutte le dimensioni dell’abitare a. Un modello a cui ispirarsi potrebbe essere lo studio LARES sul rapporto tra casa e salute, promosso dall’OMS e già condotto nella vicina Forlì, quale città campione per l’Italia. Il questionario utilizzato per l’occasione era strutturato in maniera tale da poter esplorare organicamente le abitazioni considerate. Inoltre la codifica delle domande era concepita in modo da prevenire le interpretazioni soggettive degli operatori ed essere pertanto confrontabile per tutte le otto città coinvolte nello studio. Uno strumento con queste caratteristiche consentirebbe di avere dati più completi e affidabili. Un’ultima considerazione sulle prospettive di ampliamento della ricerca riguarda la possibilità di affiancare la raccolta di dati ad indagini di tipo qualitativo. E’ già stato presentato quanto emerso sul problema “casa” dai focus group condotti nei mesi scorsi. In generale, lo strumento è una valida risorsa per osservare i problemi studiati da prospettive diverse, in a S i fa r i f e r i m e n t o a l m o d e l l o p r o p o s t o d a l l ’ O M S , d i c u i s i è g i à parlato nel secondo capitolo, che propone di guardare alla casa s e c o n d o q u a t t r o l i v e l l i : l e c a r a t t e r i s t i c h e s t r u t t u r a l i d e l l ’ e d i fi c i o ; i l “senso dell’abitare”, cioè il valore psicologico che l’abitazione assume per i suoi abitanti; l’immediato contesto urbano in cui è i n s e r i t o l ’ e d i fi c i o ; i l q u a r t i e r e x i v 108 grado di arricchire lo stato delle conoscenze e orientare decisioni e interventi. Nello specifico, per quanto riguarda la casa, i focus group potrebbero gestionali aiutare a dell’ambiente esplorare domestico, gli in aspetti grado di comprometterne la salubrità. E’ già stato detto come dai dati raccolti sono emerse due tipologie di inconvenienti, strutturali e gestionali, spesso presenti contemporaneamente nella stessa abitazione. Se il Protocollo sul Disagio Abitativo, di cui si parlerà approfonditamente nel capitolo seguente, ha la possibilità di intervenire sulle carenze strutturali degli immobili individuati nel territorio, i problemi gestionali necessitano di interventi differenti, la cui definizione non può prescindere da una preliminare indagine conoscitiva. Infatti, senza questo approfondimento, si correrebbe il rischio di attivare iniziative basate solo su pregiudizi, spesso decisamente distanti dalle reali dimensioni dei problemi. Per quel che riguarda le abitazioni affittate ad immigrati, è frequente la convinzione secondo cui il degrado spesso riscontrato sia dovuto ad abitudini importate dai paesi d’origine, non adeguate alla conservazione igienica dei locali, o alla intenzionale compromissione dello stato dei vani, attraverso comportamenti che alterino il microclima, al fine di ottenere i certificati di antigienicità utili per la graduatoria di accesso agli alloggi ERP. Entrambe le affermazioni sono discutibili e non dimostrate. Per quel poco che finora è emerso dai focus group risulta che i problemi di cattiva gestione sono 109 maggiormente legati a fattori socioeconomici piuttosto che a convinzioni culturali. Lo stress causato dalle spese di riscaldamento parzialmente attenuato da una economico viene infatti riduzione della ventilazione dei locali, che, associata ai vapori prodotti dalla cottura dei cibi, porta alla formazione di umidità per condensa e predispone allo sviluppo di muffe. Questo esempio è importante per sottolineare come condizioni socioeconomiche soddisfacenti siano un prerequisito fondamentale a scelte di vita salutari lviii. Per questo, se gli approfondimenti confermeranno che alla base dei problemi gestionali vi sono soprattutto fattori socioeconomici, gli interventi proposti dovranno essere adeguati, e non indirizzati solamente ad opere di educazione comportamentale. Queste infatti, non rispondendo ai veri problemi, non sarebbero efficaci. 110 A LLEANZE PER LA 1. C O N T E S T O S ALUTE I S T I T U ZI O N A L E IN CUI NASCE IL PR O GE T T O Nella classifica dei bisogni degli immigrati, dopo il lavoro e la prima accoglienza, viene senza dubbio la necessità di un’abitazione adeguata. Come analizzato nel capitolo precedente però, è verosimile credere che questa esigenza si scontri con una realtà abitativa disagiata e insalubre. E’ già stato approfondito lo stretto legame esistente tra le condizioni abitative e la salute. Alla luce di questo e in linea con a internazionali , gli il orientamenti Dipartimento di nazionali Sanità ed Pubblica (DSP) ha promosso la realizzazione di un progetto di miglioramento della qualità abitativa e della sicurezza delle abitazioni insalubri presenti nel territorio dell’Ausl. Questa iniziativa nasce in un contesto istituzionale che ha saputo integrare e valorizzare i nuovi orientamenti in Sanità Pubblica delineati dal PSN 1998-2000 e dal PSR 1999-2001. La cornice concettuale delineata da questi documenti è in linea con l’approccio della cosiddetta “Nuova Sanità Pubblica”, che vede la salute dell'uomo in una relazione di tipo ecologico con tutte le altre realtà ambientali, sia naturali che costruite dall'uomo. In quest’ottica, ogni politica per la salute che voglia essere veramente collaborazione organizzati di che, efficace deve tutte istituzioni con le le loro nascere attività, e dalla gruppi hanno un lix potenziale impatto sulla salute della comunità . a Dichiarazione di Vilnius, OMS, 2004. 111 2. I L P R O T O C OL L O D’INTESA Siglato ad ottobre 2005, il Protocollo d’intesa sul disagio abitativo vede coinvolti il Dipartimento di Sanità Pubblica, il Comune di Cesena e la Fondazione per lo sviluppo e la promozione dei contratti di locazione abitativi ( Fondazione per l’Affitto). A quest’ultima partecipano, il Comune di Cesena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, l’Associazione dei Costruttori edili, l’Associazione dei Piccoli Proprietari e la Diocesi di Cesena-Sarsina. Obiettivo della Fondazione per l’Affitto è quello di essere garante del rapporto tra proprietario ed inquilino e di contribuire, senza scopo di lucro, alla vitalità del mercato immobiliare venendo incontro alle esigenze di locatori e locatari. 2.1 Obiettivi del Protocollo Gli obiettivi delineati nel protocollo sono: - Individuare le situazioni di disagio abitativo potenzialmente pericolose per la salute; - Stimare i rischi selezionando quelli prioritari; - Collaborare con gli enti locali per attivare soluzioni efficaci a rimuovere le cause del disagio; - Attivare un archivio comune delle situazioni di disagio abitativo valutando anche le richieste presentate ai fini istituzionali (carta di soggiornoricongiungimento familiare-antigenicità ) attraverso un canale di comunicazione permanente, utilizzando un sito comune, su server provinciale, che fornisca agli enti coinvolti l’assunzione in tempo reale di informazioni utili alla gestione delle pratiche; - Valorizzare la partecipazione dei soggetti interessati preliminarmente all’adozione di azioni coercitive al 112 fine di evitare che alloggi dichiarati antigienici vengano immessi sul mercato dell’affitto; - Assicurare il monitoraggio della situazione e la valutazione - Studiare dell’efficacia degli interventi; eventuali interventi abitazioni che non di ripristino delle presentano requisiti igienici sanitari e di sicurezza accettabili. 2.2 Procedura di attuazione Il rilevamento di condizioni di disagio abitativo avviene in corso di sopralluoghi eseguiti dai tecnici del DSP: - su richiesta dei cittadini per il rilascio di certificazione igienico-sanitaria; - a seguito di segnalazioni provenienti da altri uffici e/o servizi dell’AUSL o da organi di pubblica sicurezza; - su richiesta degli uffici comunali; - a seguito di segnalazione di cittadini, specie se associati. Compito del DSP è quindi: - effettuare i sopralluoghi conoscitivi delle abitazioni; - fornire alle persone esposte al rischio informazioni utili a rimuoverlo e indicazioni circa i comportamenti da tenere per conservare salubre un alloggio; - convocare i proprietari degli alloggi antigienici per fornire loro le informazioni riguardo agli inconvenienti strutturali riscontrati, alle possibili conseguenze sulla salute degli inquilini, nonché ai relativi obblighi di legge ( tra cui la sospensione dell’uso del fabbricato ai sensi dell’art. 55 del Regolamento di Edilizia Comunale ), attraverso una 113 relazione tecnica nella quale, oltre a quanto sopra indicato, saranno definiti anche i tempi di bonifica stabiliti (vedi allegato 1) Il DSP propone inoltre all’Autorità Sanitaria: - l’adozione di provvedimenti per la risoluzione di pericoli immediati; - il ripristino di criticità per le quali non si sia raggiunto un accordo con i proprietari; - la diffida ad affittare le abitazioni per le quali non si è proceduto al risanamento delle criticità e alle quali è stata revocata l’agibilità. Per quanto riguarda il Comune, diversi uffici sono coinvolti nel protocollo, assumendo ruoli diversi nelle varie fasi dell’iter. Il Settore Sviluppo Produttivo e Residenziale risponde alle proposte di interventi provenienti dal DSP, sopra riportate. Ha la possibilità di sospendere l’agibilità; emettere un’ordinanza di adeguamento delle criticità alla normativa vigente; emettere un’ordinanza di sgombero per i casi di pericolo accertato per gli utenti dell’immobile. I Servizi Sociali del Comune sono afferenti, con il DSP, delle domande di certificazione della idoneità abitativa degli alloggi in cui risiedono gli stranieri presenti nel territorio comunale. La dichiarazione servirà ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, il ricongiungimento familiare o il rilascio della carta di soggiorno. Il rilascio dell’idoneità non avverrà, per gli alloggi che, inseriti nell’iter previsto dal protocollo, sono stati giudicati inagibili, antigienici o fatti oggetto di 114 ordinanze di sgombero, fino alla verifica del ripristino degli inconvenienti riscontrati. Nel caso in cui il proprietario non abbia la possibilità di procedere autonomamente degli interventi necessari alla bonifica delle abitazioni insalubri, la Fondazione per l’Affitto si rende disponibile a riportare gli alloggi a condizioni di idoneità, in cambio dell’utilizzo degli alloggi per i propri scopi sociali per un periodo idoneo al recupero dei costi sostenuti. Iter previsto dalla procedura La richiesta di sopralluogo è il punto di partenza dell’iter previsto dal protocollo. Come è già stato sottolineato, la domanda può essere rivolta dai cittadini, da uffici dell’Ausl, uffici comunali o da organi di pubblica sicurezza. Il sopralluogo delle abitazioni viene eseguito dai tecnici del DSP. Alla richiesta di ispezione deve essere allegata la planimetria dell’alloggio, il contratto di locazione e un’autocertificazione del proprietario circa l’abitabilità della casa e la conformità degli impianti. Il verbale di sopralluogo viene consegnato al Medico Igienista che ha il compito di valutare l’idoneità o meno dell’alloggio, e, nel caso di abitazioni risultate antigieniche, la gravità degli inconvenienti riscontrati. Nel caso di condizioni di pericolo immediato, il Medico ha il compito di effettuare la proposta, agli uffici comunali competenti (Settore Sviluppo Produttivo e Residenziale), di provvedimenti urgenti al fine di eliminare le condizioni di grave rischio per gli occupanti l’immobile in esame. 115 Le pratiche di abitazioni antigieniche che non presentano condizioni di rischio immediato, vengono consegnate al Coordinatore dei tecnici della prevenzione, il quale, ricevuta la valutazione effettuata dal Medico Igienista e presa visione delle criticità riscontrate e della loro pericolosità, le ordina secondo un “codice” di gravità( rosso per le condizioni che espongono a rischi gravi e urgenti, generalmente legati allo stato degli impianti o al rischio di caduta nel vuoto; giallo per i casi di insalubrità che non a espongono a pericolo immediato) . Una volta codificato il rischio, la pratica viene affidata nuovamente ai tecnici della prevenzione: saranno loro infatti a contattare i proprietari delle abitazioni per un colloquio informativo circa le cause di insalubrità dell’alloggio, la loro gravità e la necessità di intervenire nei tempi concordati, al ripristino delle condizioni igienico-sanitarie dei locali. Il proprietario conseguenze a verrà cui inoltre potrebbe informato andare incontro delle non adeguandosi a quanto prescritto. Nel caso il dell’avvenuto locatore accetti, adeguamento la comunicazione dell’alloggio dovrà pervenire mediante autocertificazione scritta agli uffici competenti presso il DSP. Sono previste verifiche a campione della veridicità della dichiarazione dei proprietari. Nei casi in cui i locatori non accettino la richiesta di adeguamento dell’alloggio o dalle verifiche a campione risulti la permanenza di condizioni igienico-sanitarie a Per standardizzare pericolosità il più possibile la valutazione della d e l l ’ i m m o b i l e , e s i s t e u n a t a b e l l a d i r i fe r i m e n t o c h e associa le più frequenti condizioni rilevabili al rischio ad esse associato. (Allegato B) 116 non conformi, il DSP provvederà alla richiesta di provvedimenti da parte delle autorità competenti, le quali potranno emettere un’ordinanza di adeguamento, o ,nei casi più gravi, un’ordinanza di sgombero con revoca dell’agibilità dell’immobile e diffida ad affittarlo nuovamente. I proprietari che lo desiderano possono scegliere di aderire alla proposta della Fondazione per l’Affitto. Per ora il Protocollo sul Disagio abitativo è stato sottoscritto solo dal Comune di Cesena. Tuttavia gli interventi che ne sono seguiti hanno riguardato tutto il territorio dell’AUSL. In questi casi le difficoltà sono diverse, legate all’assenza di una “strada maestra” codificata. E’ auspicabile che l’iter definito dal protocollo cesenate possa essere esportato, nel rispetto delle particolarità locali, per consentire una maggior regolarità nell’intervento. I Comuni con cui sono in corso trattative per la sottoscrizione sono Savignano sul Rubicone e Cesenatico. 3. I D A T I D E L PR OT O C OL L O La breve vita del progetto cesenate non consente ancora una quota di informazioni sufficiente a valutarne l’efficacia. Tuttavia verranno presentati i lavori svolti finora e le prime impressioni suscitate. Ad oggi, le abitazioni entrate nel protocollo sono 111, 68 distribuite nel Distretto di Cesena-Savio e 43 nel Distretto del Rubicone. I paesi più coinvolti sono Cesena, Cesenatico e Savignano. 117 Alle abitazioni è stato abbinato un codice che individua la gravità degli inconvenienti riscontrati: risultano 51 codici rossi(rischio grave-moderato) e 60 codici gialli (rischio lieve). Le condizioni più frequentemente associate a gravità elevata sono legate domestici: il 78% alla sicurezza degli impianti delle abitazioni con inconvenienti all’impianto elettrico, l’85% di quelle con problemi all’impianto di riscaldamento e il 64,3% di quelle con inconvenienti agli impianti della zona cottura, sono state classificate con codice rosso. I proprietari contattati fino ad ora sono 43 Di questi, 27 hanno accettato (63%) le indicazioni rilasciate dai tecnici della prevenzione, 2 hanno delegato a terzi il compito di seguire la questione, 1 persona non ha accettato. In alcuni casi i proprietari convocati alla riunione informativa preliminare non si sono presentati. Le pratiche concluse sono ancora poche (10) e sono quelle per le quali i tempi concordati erano al massimo di 30 giorni. Per le altre è stato provato l’adeguamento di alcune delle criticità, mentre altre sono ancora in opera. Nonostante la casistica sia ancora ridotta, vi è già stato un episodio di revoca dell’agibilità a cui è seguita un’ordinanza di sgombero dell’alloggio. Il caso ha fatto emergere alcune lacune dell’iter che necessariamente devono essere colmate per non rendere uno strumento nato per tutelare la salute degli utenti più deboli, un’ulteriore “trappola sociale”. 118 C ONCLUSIONI La relazione esistente tra casa e salute è multidimensionale e ben dimostrata. Le caratteristiche degli alloggi, infatti, sono in grado di influire sulla salute delle persone, sia direttamente, per la presenza di elementi fisici potenzialmente patogeni, sia indirettamente, interferendo con i meccanismi di integrazione sociale. Esiste un gradiente socioeconomico nella popolazione che coinvolge tutti gli indicatori sociali tra cui anche le condizioni abitative. Questo si traduce in una maggior concentrazione di fattori di rischio per la salute in queste fasce deboli, tra cui vi sono anche le abitazioni insalubri. Per quanto riguarda le condizioni abitative, una delle cause di questo possibilità di fenomeno scelta è legata delle alla ridott a famiglie più economicamente disagiate in rapporto alle offerte immobiliari ai prezzi di libero mercato. Lo scoglio rappresentato dall’offerta induce spesso queste persone ad accettare in locazione immobili in condizioni igieniche precarie, ma più accessibili economicamente, o a condividere i costi e gli spazi abitativi con un numero di coinquilini elevato. Meccanismi di compenso dello stress economico familiare espongono quindi ulteriormente a rischi per la salute. Tra questi meccanismi vi sono il sovraffollamento e la riduzione della ventilazione dei locali per contenere i consumi energetici. La contrazione della possibilità di scelta in relazione alle disponibilità economiche familiari, è un fenomeno progressivo lungo la scala sociale, ed è uno dei fattori che condiziona la maggior concentrazione di abitudini di vita insalubri tra individui appartenenti ai “gradini” 119 più bassi. Si è visto come un altro fattore che può giustificare questo fenomeno è il fatto che alcuni stili di vita siano, per i singoli, strumenti di coping in condizioni di stress cronico, anch’esse inversamente proporzionali al livello socioeconomico. Da quanto detto si può quindi ritenere plausibile l’ipotesi iniziale che ha guidato questo studio, cioè che la popolazione immigrata, costituendo in gran parte la fascia di popolazione più fragile presente in Italia, sia esposta a condizioni di vita insalubri, in parte responsabili del maggior carico di malattia a loro attribuito. Condizioni abitative insalubri sarebbero quindi solo uno degli aspetti di questo fenomeno. L’analisi dei verbali di ispezione relativi al periodo 2002-2005, ha in parte confermato l’ipotesi di partenza. Tuttavia sono già stati discussi i limiti dello studio e la non esaustività dei risultati. Rimangono aperte aree che necessitano approfondimenti attraverso strumenti che sappiano osservare una popolazione più rappresentativa e che consentano di esplorare organicamente la condizione abitativa. Analizzando i bisogni abitativi del territorio si è visto, inoltre, come solamente gli forme di immigrati, disagio ma non anche coinvolgano altri soggetti socialmente vulnerabili. Si tratta di anziani, famiglie unipersonali o monogenitoriali, lavoratori atipici, ma anche giovani coppie e famiglie che affrontano l’indebitamento connesso all’acquisto della prima casa. Appaiono infatti, oggi, nuove condizioni di rischio abitativo, in soggetti un tempo considerati protetti. Da un lato, infatti, la casa di proprietà non risulta più un fattore di promozione della salute per quella quota 120 di nuovi proprietari che ha scelto l’indebitamento per l’acquisto dell’abitazione come alternativa all’oneroso mercato degli affitti, ma per la quale permane lo stress economico dovuto alle spese per la casa. Dall’altro si intermedia assiste all’emergere fragile, che di una sperimenta classe forme di vulnerabilità sociale che si esprimono con la riduzione della libertà di gestione delle proprie risorse. La complessità del problema necessita quindi di interventi trasversali che coinvolgano tutti gli attori in grado di influire con le loro decisioni sulle politiche abitative. A livello locale la consapevolezza della necessità di interventi in quest’area e con questo orientamento è documentata dall’interesse e dalle iniziative nate negli ultimi tempi. Tra queste vi è il Protocollo d’Intesa siglato tra AUS L e Comune di Cesena, il quale può essere uno strumento dalle ricche potenzialità, sebbene necessiti di perfezionamenti. Ulteriori strumenti realizzazione è sono necessari, profondamente ma la condizionata loro dalle risorse disponibili e dalla loro distribuzione in termini di priorità. Tuttavia, l’accesso ad una abitazione decorosa è un riconosciuto diritto umano, in quanto requisito fondamentale per il conseguimento di uno standard di vita adeguato al mantenimento della salute. All’art.25 della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, relativo al Diritto alla Salute, viene infatti affermato che “Ognuno ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, 121 all'abitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ha disoccupazione, diritto alla malattia, sicurezza invalidità, in caso vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà…” Lo stesso concetto è presente nella dichiarazione prodotta al termine della 1° Conferenza Mondiale sulla Promozione della salute, (Ottawa,1986), “le condizioni fondamentali per la salute sono la pace, l’abitazione, l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile, le risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità. Il miglioramento dei livelli di salute deve essere saldamente basato su questi prerequisiti fondamentali.” La consapevolezza di questo non può che guidare verso politiche volte alla promozione quantitativa, in termini di accessibilità, e qualitativa, in termini di salubrità, di questi requisiti fondamentali, nella direzione di una riduzione delle diseguaglianze sociali in salute. In quest’ottica quindi le politiche abitative ricoprono un ruolo prioritario per azioni di salute pubblica e di supporto e integrazione sociale. 122 A LLEGATI A. PR O C E D U R A Assegnazione pratica (DL-CT) Consegna pratica al medico igienista Certificato idoneità alloggio Sopralluogo/ Compilazione verbale sopralluogo (TP) NO Alloggio idoneo SI Pericolo immediato SI Archiviazione pratica Valutazione inconvenienti riscontrati (DL) (tab.1;allegato B) ritorno pratica al coordinatore tecnici Proposta provvedimenti contingibili/urgente e/o adeguamento condizioni di sicurezza (tab.2; allegato C) NO Convocazione proprietario/amministratore e colloquio con accordo scritto su regolarizzazione dei problemi evidenziati e relativa tempistica sottoscritto dalle parti. (tab 2) (TP-CT) Controllo a seguito di provvedimento (TP) regola SI NO accetta SI Controllo Rapporto Autorità Giudiziaria(TP- regolare NO NO SI Rapporto Sindaco/Proposta revoca agibilità (DL) Proposta al Sindaco provvedimenti (DL) Fine Archiviazione pratica 123 Archiviazione pratica B. T A B E L L A 1. Rischio Condizioni grave e di immediato insalubrità 1) sono accessibili elementi in L’adeguamento deve essere gestito con procedura tensione non protetti (ad. es. prese a d’urgenza (ordinananza/ingiunzione) X muro danneggiate o estratte) 2) sono installate prese o interruttori a L’adeguamento può essere gestito con tempi X < di 60 cm dal bordo della vasca o medio/brevi, anche in rapporto allo stato della doccia 3) non è presente (o non funziona al L’adeguamento può anche essere gestito con tempi test) l’interruttore differenziale con medio/brevi (anche in considerazione della Idn=0,03A posto all’origine X dell’impianto (o nel centralino di semplicità dell’intervento), se non vi sono rischi immediati di contatto diretto (punto 1) appartamento) 4) apparecchi di riscaldamento a gas Valutare ubicati in: bagni, camere letto, garage (sovraffollamento, presenza di minori, esistenza di (escl. Tipo C) Impianti di riscaldamento a legna le condizioni generali dell’alloggio altri problemi di sicurezza o di insalubrità,…….) X ubicati in locali di vita privi di aperture di ventilazione 5) a)carenza di areazione nei locali in L’adeguamento deve essere gestito con procedura cui sono ubicati apparecchi a gas d’urgenza (ordinananza/ingiunzione) b)tubi di evacuazione gas combusti evidentemente non correttamente X installati, o obsoleti c)tubi flessibili adduzione gas evidentemente danneggiati Staticità precaria del fabbricato Nota al comune evidenziando le possibili cause di rischio, proponendo la verifica di personale specializzato Mancanza di acqua potabile Proposta di revoca di certificato di agibilità, e X X ordinanza di allacciamento ad acquedotto, qualora possibile, oppure garanzia di acqua potabile, anche attraverso potabilizzatore Rischio di caduta nel vuoto Bonifica immediata, tramite contatto immediato con X il responsabile della manutenzione del fabbricato o proposta di provvedimento Abitazioni fatiscenti e/o insalubri, che I tecnici contattano il proprietario dell’alloggio e per le loro caratteristiche strutturali concordano tempi e modi di ripristino dei locali (forte umidità capillare, infiltrazioni, muffe, ecc…) e/o manutentive, non assicurano il livello minimo X (tab. 2) di benessere abitativo 124 C. T A B E L L A 2 ALLEGATA ALLA PROCEDURA “D I S A GI O ABITATIVO” Definizioni di casi di insalubrità o fatiscenza dell’alloggio e tempi di adeguamento ai quali fare riferimento per concordarne l’esecuzione con i proprietari, affittuari o amministratori. Casi di insalubrità o fatiscenza Tempi di adeguamento Pavimenti sconnessi /mattonelle staccati 60 giorni Intonaci scrostati 60 giorni Bagno non adeguato 60 giorni Bagno inesistente 90 giorni Bagno comunicante con cucina (no anti) 90 giorni Pareti invase da umidità ambientale e/o da 20 giorni muffe Ringhiere con altezza insufficiente (salvo non 30 giorni costituiscano grave pericolo come riportato in tab 1) Umidità da capillarità o da condensa nei muri 180 giorni (strutturale) Infissi sgangherati o inadeguati 60 giorni Canne di esalazione vapori di cottura 60 giorni Tubi adduzione gas flessibili scaduti 10 giorni Mancanza di prese d’aria in zone con presenza 20 giorni di fuochi(es: cottura cibi), salvo non costituiscano grave pericolo come riportato in tab 1 125 D. M OD U L O D I I S PE ZI O N E Caratteristiche dell’abitazione del Sig_________________________________________ Comune ___________________via ______________________n. ______int. Proprietario sig. _________________________residente: Comune__________________ Via ___________________________________ n°_____ tel. Approvvigionamento idrico Intonaco ❏ ❏ Integro ❏ acquedotto ❏ parz. Scrostato ❏ molto scrostato altro ____________________________________________________ Pavimento ❏ Buono ❏ sconnesso Soffitti ❏ Buono ❏ parz. Scrostato ❏ ❏ Altro ❏ molto sconnesso ❏ molto scrostato altro ____________________________________________________ Servizio igienico ❏ all’interno completo ❏ si ❏ esterno ❏ in comune con altre fam. ❏ no (specif.)______________________________________________ aerazione ❏ naturale ❏ forzata ❏ assente stato di manutenzione: ____________________________________________________ 126 Condizioni di sicurezza dell’abitazione Cucina – zona cottura ❏ si Canna d’esalazione ❏ no Tubo flessibile non metallico gas: data scadenza _______stato di manutenzione _________ ❏ si ❏ no Apertura di ventilazione Ostruita ❏ si ❏ no Impianto di riscaldamento ❏ Assente ❏ gas ❏ altro ____________________________________ ubicazione _______________ apertura di ventil. ❏ si ❏ no Ostruita ❏ si ❏ no ultima manutenzione data ______________________ (libretto impianto) Impianto elettrico magnetotermico ❏ si ❏ no interruttore differenziale Idn=0,03 A ❏ si ❏ no prese annerite, fuse, malmesse, ❏ si ❏ no cavi elettrici scoperti ❏ si ❏ no prese, scatole di derivazione ,interruttori in bagno (zona interdetta) ❏ si ❏ no Per gli inconvenienti sopra rilevati si suggerisce / Si diffida verbalmente per eseguire: Parere del/i Tecnico/i della Prevenzione: ______________________________________________________________ Firma i tdp _______________ _____________ L’inquilino___________________ Data ____________ Parere del Medico Igienista ______________________________________________________________ Da quanto rilevato emerge la presenza di ❏ pericolo immediato per ❏ cause di insalubrità per (contattare proprietario) Data ___________ Firma ___________________ 127 R INGRAZI AMENTI Innanzitutto i miei ringraziamenti vanno al Dott. Angelo Stefanini per avermi accettato in tesi concedendomi la possibilità di affrontare un progetto che mi ha appassionato e arricchito. Al Dott. Mauro Palazzi, al Dott. Luigi Salizzato, a tutto il Dipartimento di Sanità Pubblica di Cesena e in particolare agli operatori dell’Area di Epidemiologia e Comunicazione, un ringraziamento speciale per la pazienza, la disponibilità , il sostegno e la fiducia di questi mesi. Al Dott. Ardigò Martino, per i consigli con cui ha accompagnato il mio lavoro e per la grande capacità di sopportazione. Al Dott. Davide Bianchi, ai Tecnici della Prevenzione del DSP di Cesena, a Lisa, Tiziana, Cristina e Paola, vanno i più sentiti ringraziamenti per la grande disponibilità dimostrata, per il sostegno materiale e morale al progetto di questa tesi e per la condivisione dei vostri spazi. Alla Dott.ssa ringraziamenti insegnamenti, Elizabeth per il Bakken sostegno fondamentali per lo vanno i tecnico miei e sviluppo gli dello studio e la stesura della tesi. Ringrazio inoltre la Dott.ssa Natali e, in particolare, il Dott. Arlotti, che con estrema disponibilità mi hanno fornito il materiale iniziale utile per orientarmi. Grazie anche a Strada Alessandro dei Servizi Sociali del Comune di Cesena per i dati preziosi e la disponibilità, nonostante la “fretta” e alla Dott.ssa Rossana Giacomoni del Comune di Forlì per l’attenzione che mi ha concesso e le informazioni. 128 BIBLIOGRAFIA i De No ni, L. Ma n se v is i, S. P o p o la zio n e d i sa g ia t a e in te rven ti su l le a b ita zio n i ma l sa n e . S NOP ; 2 0 0 5 . 6 4 :2 9 -3 1 . ii AU S L Ver o n a. R e la zio n e S a n ita r ia 2 0 0 4 . ht tp : //p r e ve n zio ne . ul s s2 0 .v er o na. it iii T o si A. La ca sa : i l ri sc h io e l’ e sc lu s io n e. R ap p o r to I r s s ul d is a gio ab i tat i vo i n I t al i a. M ila no : An g el i;1 9 9 4 iv Gr az ia n i A. D i sa g io a b i ta ti vo e n u o ve p o ve rtà . Fir e nze : Ali n ea E d i tr ic e;2 0 0 5 v Ra n ci C. L e n u o ve d i su g u a g lia n ze so c ia l i in I ta lia . B o lo g na : il M ul i no ; 2 0 0 2 vi AU S L C es e na. P ro fi lo d i Co mu n ità . Mar zo 2 0 0 5 vii Ce n s is . La d o ma n d a a b i ta ti va d eg li a n n i 2 0 0 0 . Ro ma ; gi u g n o 2 0 0 4 viii Sc e nar i I m mo b i li ar i . U n n u o vo p ro ta g o n i s ta d e l m er ca to d ella ca sa : l’ im mig ra to . Ro ma , No v e mb r e 2 0 0 5 ix Anc i - Cr e s me. L e p o l it i ch e a b i ta t ive in I ta l ia . A n a li si e va lu ta z io n i. Ma g g io 2 0 0 5 x Mac io cco , G. Qu a le l’ i n flu en za d el red d ito . S N OP , 2 0 0 5 ; 6 4 : 4 -7 . xi Co mo d o N, Mac io c co G . I g ien e e sa n i tà p u b b lic a . Ro ma : Car r o cc i E d i to r e ; 2 0 0 2 xii R ii s J . Ho w th e o th er h a lf liv e s. N e w Yo r k : S cr ib n er ; 1 8 9 0 xiii Da ve y S mi t h G, Do r l i n g D, S ha w M. P o ve r ty, i n eq u a li ty a n d h ea lth in B r ita in , 1 8 0 0 - 2 0 0 0 : a r ea d e r. B r i sto l: P o lic y; 2001 xiv W HO /E ur o p a . Th e WH O a p p ro a ch to h o u s in g a n d h ea lth . ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt xv S ha w, M . Ho u s in g a n d P u b li c H ea l th . An n u . Re v. P ub lic Hea lt h ; 2 0 0 4 . 2 5 :3 9 7 -4 1 8 . xvi W HO. R ev ie w o f e vid en ce o n h o u sin g a n d h ea l t h . Fo ur t h Mi ni s ter ial co n fer e nce o n E i n vir o me nt al a nd H e alt h. B ud ap es t; 2 0 0 4 . ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt 129 xvii G u n nb j ö r n sd ó tt ir , MI . Fr a n k li n, K. et a l. P re va len ce a n d in cid en ce o f re sp i ra to r y sy mto mp s in re la t io n sh i p to in d o o r d a mp n e s s: th e R HI NE stu d y. T ho r a x 2 0 0 6 xviii SI D RI A. h ttp :/ / www. s i d r ia. ne t/ ; I S AAC ht tp : // i saa c.a uc k la nd .a c. nz / xix Ayl i n, P . Mo r r i s, A. W ak e fi eld , J et a l. Temp e r a tu r e, h o u sin g , d ep ri va t io n a n d th ei r r ela t io n sh ip to e xce s s win te r mo r ta l it y in G rea t B ri ta in , 1 9 8 6 - 1 9 9 6 . I n t J o ur n al o f E p id e mi o lo g y 2 0 0 1 ; 3 0 : 1 1 0 0 -1 1 0 8 xx St a fo g gi a, M . Fo r a st ier e,F. et a l. Te mp e ra tu r e es tiv e eleva te vu ln era b il ità in d ivid u a le e mo r ta l ità .2 0 0 5 xxi Str u sb er g, I . Me nd e lb er g, R C, S er r a, H A. S tr u s b er g AM. I n flu en ce o f wea th e r co n d itio n o n reu ma ti c p a i n . J o ur n al o f R he u ma to lo g y. 2 0 0 2 ; 2 9 :3 3 5 -8 xxii P atb er g, W R . Ra s ker , J J . Wea th e r e ff ect s in rh e u ma to id a rth r iti s: f ro m co n t ro v e r sy to co n sen su s. A re vi ew. J o ur n al o f R h e u mato lo g y. 2 0 0 4 ; 3 1 ( 7 ) :1 3 2 7 -3 4 . xxiii Su nd el l, J . On th e h i sto ry o f in d o o r a i r q u a l ity a n d h ea lth . I nd o o r Air , 2 0 0 4 ; 1 4 : 5 1 -5 8 . xxiv Sc h n eid er T , S u nd e ll J , B is c ho f W e t a l. “E UR OP A R T ” A ir b o rn e p a rt icl es in th e in d o o r en vi ro n m en t. A E u ro p ea n in te rd is cip lin a ry re vi e w o f s ci en t if ic e vid en ce o n a s so c ia t io n s b et w een e x p o su re to p a rt ic le s in b u ild in g s a n d h ea lth ef fe ct s. I nd o o r Air . 2 0 0 3 ; 1 3 : 3 8 -4 8 . xxv M uzi , G. d el l ’ O mo , M . Mu r gia , N. Ab b r it ti, G. I n q u in a n t i ch im ici d el l’ a ria in t e rn a ed eff et ti su lla sa lu te. G I tal Med L a v E r g 2 0 0 4 ; 2 6 :4 , 3 6 4 -3 6 9 xxvi Dar b y, S. Hi ll , D. Au v i ne n , A. et a l. R a d o n in h o me s a n d ri sk o f lu n g ca n ce r: co ll a b o ra t ive a n a ly s is o f in d ivid u a l d a ta f ro m 1 3 E u ro p ea n ca se - co n t ro l stu d ie s. B MJ 2 0 0 4 130 xxvii I ST AT . S ti li d i v ita e c o n d iz io n i d i sa lu te. I n d a g in e mu l ti sco p o a n n u a le su ll e fa mig l ie. “ A sp et ti d el l a vita q u o tid ia n a ”2 0 0 3 . 2 0 0 3 xxviii xxix Co mu n e d i Fo r lì “A b ita re e S a lu te. ” Fo r l ì, 2 0 0 4 . I S S. A mb i en te Ca sa . La so rveg lia n za d eg l i in ci d en ti d o me st ici in I ta l ia . No v e mb r e 2 0 0 5 xxx R u n ya n , C. Ca s tee l, C. P er k i ns , D. et a l. Un in te n tio n a l I n ju r ie s in th e h o m e in t h e Un ited S ta t e s: mo r ta l ity. Am J P r ev Med . 2 0 0 5 ; 2 8 :7 3 - 7 9 . xxxi B ab i sc h, W . No i se a n d Hea l th . E n v ir o n me n ta l h eal t h p er sp ect i ve. 2 0 0 5 ; 1 1 3 : 1 4 -1 5 xxxii B ab i sc h. W . B e ul e, B . e t a l. T ra f fi c n o i se a n d ri sk o f myo ca rd ia l in fa rc tio n . E p id e mio lo g y. 2 0 0 5 ; 1 6 :3 3 -4 0 . xxxiii W HO /E ur o p a . L A R E S . F in a l rep o r t. No i s e e ffe ct s a n d mo rb id i ty.2 0 0 4 h ttp :/ / www. e u r o . wh o . i nt xxxiv B r u n i,O . F ab r i zi,P . Ot t av ia n i, S. e t a l . P reva le n ce o f s leep d iso rd e r s in ch ild h o o d a n d a d o le scen ce w ith h ea d a ch e: a ca se - co n t ro l stu d y . C he p ha la l gia , 1 9 9 7 ; 1 7 :4 9 2 - 4 9 8 . xxxv Ga lea, S. V la ho v, D. U rb a n H ea l th : e vid e n ce, ch a ll en g e s a n d d ir ec tio n s. A n n u . R ev. P u b li c H ea l th . 2 0 0 5 ; 2 6 :3 4 1 365. xxxvi E v a n s, G . Th e b u i lt en v iro n men t a n d m en ta l h e a lth . Jo u rn a l o f U rb a n h ea lth . 2 0 0 3 ; 8 0 : 5 3 6 -5 5 xxxvii D up ui s, A. T ho r n s, D. Ho me , h o m e o wn e r sh ip a n d th e sea rch fo r o n th o lo g i ca l secu r ity . So cio l. Re v. 1 9 9 8 ; 4 6 :2 5 47 xxxviii Mal le tt, S. Un d e r sta n d i n g h o me: a c ri tica l rev i ew o f th e lit te ra tu r e.So cio l. Re v.2 0 0 4 ;5 2 :6 2 -8 9 . 131 xxxix W HO /E ur o p a . E f fe ct s o f a i r p o llu tio n o n ch i ld r en ’ s h ea l th a n d d eve lo p me n t. A rev i ew o f th e e vid en ce.2 0 0 5 ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt xl W HO /E ur o p a . To mo rro w ch ild ren wi ll b e o u r j u d g es. 2 0 0 4 ; ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt xli E v a n s, G . Ch i ld d ev elo p men t a n d th e p h y si ca l en vi ro n m en t. An n u . Re v.P s yc ho l .2 0 0 6 ; 5 7 :4 2 3 -5 1 xlii Co st a, G. Sp ad e a, T . Di seg u a g lia n ze in sa lu te i n I ta l ia . E p id e mi o lo g ia e P r e ve n zio ne. 2 0 0 4 2 8 : s up p l.( 3 ) xliii Co st a,G . Car d a no ,M. D e mar i a,M. S to ri e d i sa lu te in u n a g ra n d e ci ttà . T o r i no , 1 9 9 8 . xliv Co o p e r , R. C u tler , J . e t al. T ren d s a n d d isp a r it i es in co ro n a ry h ea r t d is ea s e, st ro k e, a n d o th e r ca rd io va scu la r d is ea s e in th e Un ited S t a te s. Cir c ul at io n. 2 0 0 0 ; 1 0 2 :3 1 3 7 3147. xlv Kar la ma n g la, A. S i n ger , B . et a l. I mp a c t o f so ci o eco n o m ic sta tu s o n lo n g itu d in a l a ccu mu la t io n o f ca rd io va scu la r r i sk in yo u n g a d u lt s: th e CA R DI A s tu d y. So c ial S cie nc e a nd Med i ci ne . 2 0 0 5 ; 6 0 : 9 9 9 -1 0 1 5 . xlvi E v er so n - Ro s e, S. L e wi s , T . P sy ch o so cia l fa cto r s a n d ca rd io va scu la r d i sea se s . An n u. Re v . P ub li c H ea lt h. 2 0 0 5 ; 2 6 :4 6 9 -5 0 0 . xlvii Go ld , D. W r i g ht , R. P o p u la tio n d i sp a ri tie s in a sma . An n u. Re v. P ub li c H eal t h. 2 0 0 5 ; 2 6 :8 9 -1 1 3 xlviii As h , M. B r a nd t , S . D i s p a ri ti es in A s th ma Ho sp ita l i za t io n in Ma s sa ch u se tt s. A m.J . P ub l ic Hea lt h . 2 0 0 6 ; 9 6 : 3 5 8 -3 6 2 . xlix C ub b i n, C. S mi t h, G. S o cio eco n o mi c I n eq u a li ty in in ju ri: cr it ica l i s su e in d e sig n a n a ly si s. An n u . Re v. P u b lic He al t h. 2 0 0 2 ; 2 3 : 3 4 9 -3 7 5 . 132 l Si lb er g eld , E . P at r ic k , T . E n viro n men ta l exp o s u re, to xi co lo g ic mech a n i sm s, a n d a d ve r se p reg n a n c y o u tco m e. A m. J . Ob s te tr i c a nd G y ne co lo g y. 2 0 0 5 ; 1 9 2 :S1 1 -2 1 . li E v a n s, GW . Th e E n v i ro n men t o f ch ild h o o d p o ve rt y. A mer ica n P s yc ho lo gi st . 2 0 0 4 ; 5 9 : 7 7 -9 2 . lii E v a n s, GW . Ma r c yn ys z yn , L . E n v i ro n m en ta l Ju st ice , cu mu la ti ve en vi ro n men t a l r i sk, a n d h ea l th a mo n g lo w- a n d mid d le- in co m e ch ild ren in u p sta te Ne w Yo rk. Am. J . P ub l ic Hea lt h. 2 0 0 4 ; 9 4 : 1 9 4 2 -1 9 4 4 liii Sa n c hir ico A. Gu id a a ll ’ ig ien e ed il iz ia . Nap o li : Fi n a nze & la vo r o ; 2 0 0 0 liv Ar lo tt i, A. B r u n, F. I r e q u is it i co g en t i n e llo sch ema d e l R eg o la men to ed i li z io t ip o d ella r eg io n e E m il ia R o ma g n a . Att i d e l Co n gr e s so “NI P 2 0 0 1 N uo vi I ns ed i a me n ti P r o d ut ti v i Req u i sit i e s ta nd ar d p r e st azio n al i d e g li ed i f ic i d es ti na ti a luo g h i d i l a vo r o ” Mo d e n a, 2 7 set te mb r e 2 0 0 1 lv Co mu n e d i C es e na, R eg o la men to E d il iz io . C es e na ; 2 0 0 4 lvi Ca r it a s -M i gr a nt e s, X X V R a p p o r to su l l’ i mm ig ra z io n e. Do s s ier st at is ti co 2 0 0 5 lvii Mi n go z zi, Za nz a ni. Le d is u g u a gl ia nz e : co me u til iz zar e la b an ca d a ti I nt er r uz io ne vo l o ntar ia d i gr a v id a n za ( I VG) E mi li a Ro ma g n a,2 0 0 5 lviii St e fa n i ni, A. I d et er min a n ti d i sa lu te e ma la t tia . Sa l ut e e S vi l up p o .1 9 9 9 ; 2 :6 -1 7 . lix Re g io ne E mi li a - Ro ma g na. P S R 1 9 9 9 - 2 0 0 1 , p ri mi p ro vv ed i men ti d i a t tu a zi o n e. Ma g g io 2 0 0 0 133