II10_Reali_tesi 2

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II10_Reali_tesi 2
“AMMALARSI IN CASA”:
LA CASA COME DETERMINANTE DI SALUTE
Il disagio abitativo come parametro di valutazione e intervento
sulle diseguaglianze in salute e la vulnerabilità sociale
nel territorio di competenza della AUSL di Cesena
Chiara Reali
[email protected]
V E R S I O N E R I V I S T A E C O R R E T T A A G I U G N O 2006
L A R I P R O D U Z I O N E , A N C H E P AR Z I A L E , È A U T O R I Z Z A T A ,
P R E V I A ( G R A D I T A ) C O M U N I C AZ I O N E TR A M I T E E - M A I L .
E' V I E T A T O Q U A L U N Q U E U S O P E R F I N I D I L U C R O .
C H I A R A R E A L I 19/09/09
2
I N T R O D U Z I O N E ......................................................................... 4
C O N T E S TO I N C U I N A S C E LO S T U D I O ............................................ 8
1. Il Disagio abitativo ......................................................... 8
2. I bisogni abitativi del territorio .................................... 10
3. Nuovi soggetti a ri schio: la vulnerabilità sociale. .......... 18
C AS A E S A L U TE : S T A T O D E L L E C O N O S C E N Z E .............................. 20
1. Cas a come determi nante di s alute ................................. 21
1.1 Le di mensioni dell’abitare ......................................... 23
2. Revisione della lett eratura ............................................ 25
NORME ITALIANE DI IGIENE EDILIZIA
........................................ 51
1. Igiene edilizia in It alia ................................................. 51
2. Requisiti degli alloggi ................................................... 55
3. Condi zioni di anti gienicità e inabitabili tà delle
abitazioni ......................................................................... 61
L A P O P O L A Z I O N E S T R A N I E R A ................................................... 65
1. La popolazione straniera in Italia ................................. 65
2. La popolazione im migrata nel territorio Cesenate ......... 66
3. Prof ilo di salute degli immigrati ................................... 69
4. Problemi aperti e strade percorse ................................ 76
P R E S E N T AZ I O N E D E L L O S TU D I O ................................................ 82
1. Obiettivi ....................................................................... 82
2. Materiali e metodi ........................................................ 83
2.1 Tipologie di ispezi one ............................................... 84
3. I dati raccolti ............................................................... 85
3.1 Distretto Rubicone-Costa ........................................... 85
3.2 Distretto di Cesena-Valle del Savio ............................ 93
D I S C U S S I O N E D E I R I S U L T A T I ...................................................102
A L LE A N Z E P E R L A S A L U TE ......................................................111
1. Contesto istituzionale in cui nasce il progetto ..............111
2. Il Protocollo d’intesa ...................................................112
2.1 Obiettivi del Protocollo ............................................112
2.2 Procedura di attuazione ............................................113
3. I dati del protocoll o .....................................................117
C O N C LU S I O N I ........................................................................119
A L LE G A T I .............................................................................123
R I N G R A Z I A M E N T I ...................................................................128
B I B LI O G R AF I A
.......................................................................129
3
I NTRODUZIONE
Oggetto di questa tesi è il ruolo della casa come
determinante di salute.
In particolare, l’argomento verrà sviluppato attraverso
la
presentazione
di
uno
studio
sul
rapporto
tra
condizioni di vita insalubri e diseguaglianze in salute
tra italiani e stranieri residenti nel territorio dell’AUS L
di Cesena.
Da quanto emerso dal Profilo di Comunità presentato a
marzo
2005,
gli
immigrati
residenti
nel
cesenate,
presentano un profilo di salute sovrapponibile a quello
della
popolazione
autoctona,
ma
gravato
complessivamente da un maggior carico di malattia.
Tra gli stranieri residenti di età compresa tra i 18 e i 44
anni, ricoverati nell’Azienda Sanitaria di Cesena (20022004) le cause più frequenti di ricovero sono state: per
le donne le condizioni correlate alla gravidanza e al
parto (normale o complicato), (119 ricoveri annui ogni
1000 residenti vs 51 per le italiane) e gli aborti indotti
(24
vs 3,2); per gli uomini i traumatismi e gli
avvelenamenti (13 ricoveri ogni 1000 residenti all’anno
vs 8), le patologie delle vie respiratorie superiori e del
connettivo (5 ricoveri medi annui ogni 1000 residenti
stranieri). Per quanto riguarda la salute di bambini e
adolescenti figli di stranieri (0-17 anni) si nota per
questi un’incidenza di ricoveri per alcune patologie
superiore ai figli di italiani.
In base allo stato delle conoscenze in merito, le ipotesi
avanzate per spiegare questi dati vedono nell’abitazione
in ambienti insalubri (umidi e con cattivo sistema di
riscaldamento), nella scarsa igiene degli alimenti e nel
difficoltoso accesso ai servizi sanitari di base, le cause
possibili.
4
La volontà di rispondere adeguatamente ai bisogni di
salute della comunità ha spinto a sondare tutte le
ipotesi possibili.
Per quanto riguarda la salute materno-infantile e le
problematiche legate all’accesso ai servizi sanitari di
base, è stata condotta, nel corso del 2005, una ricerca
con
metodi
qualitativi
(mediante
focus
group)
e
quantitativi i cui risultati sono stati recentemente
pubblicati e verranno analizzati nei capitoli successivi.
L’attenzione
verso
la
condizione
abitativa
degli
immigrati, invece, è oggetto di questa tesi e parte di un
progetto di più ampio respiro volto al recupero delle
abitazioni insalubri rilevate nel territorio.
Lo
studio
presentato
Dipartimento
di
Sanità
è
stato
condotto
Pubblica
di
presso
Cesena
e
il
ha
coinvolto 841 abitazioni distribuite nei 15 Comuni del
comprensorio cesenate.
Tra i compiti dei Dipartimenti di Sanità Pubblica (DSP)
vi è il
rilascio di certificati di antigienicità delle
abitazioni, richiesti solitamente da soggetti desiderosi
di partecipare al concorso per l’assegnazione degli
alloggi
di Edilizia Residenziale Pubblica,
o dagli
immigrati residenti nel territorio, in ottemperanza a
quanto stabilito dall’attuale normativa in materia di
immigrazione.
Dai verbali dei sopralluoghi compiuti dai Tecnici della
Prevenzione del DSP nel periodo 2002-2005, sono stati
raccolti i dati utilizzati per lo studio.
Obiettivo della ricerca era verificare l’ipotesi secondo
la quale gli stranieri fossero esposti a condizioni di vita
insalubri, in grado di concorrere a determinare il
maggior carico di malattia documentato.
L’elaborazione dei dati raccolti pertanto ha cercato di
creare un profilo dei richiedenti ispezione e degli
5
abitanti in case insalubri; individuare le condizioni di
antigienicità più frequenti; mappare la distribuzione
topografica delle domande e delle abitazioni insalubri,
rapportandola alla struttura demografica del territorio.
L’interesse per la condizione abitativa locale e per le
forme di disagio ad essa legate, è un aspetto che non
coinvolge solamente il DSP.
A Cesena, come nel resto del Paese, la “questione casa”
sta emergendo con sempre maggior forza, ponendo alle
amministrazioni locali difficili problemi di gestione
delle diverse forme di disagio.
Alle fasce tradizionalmente considerate più a rischio, si
sta affiancando infatti una vasta quota di popolazione
che sperimenta nuove forme di vulnerabilità sociale,
legate a un “mix” di fattori tra cui i problemi legati
all’abitazione.
La casa rappresenta un ambito, su cui convergono le
azioni politiche di diverse istituzioni. La creazione di
alleanze trasversali tra questi attori politici è la strada
più
efficace
per
burocraticamente
trovare
più
soluzioni
agevoli,
ai
vari
esaustive
aspetti
e
del
problema abitativo.
Con questo approccio l’Azienda USL di Cesena ha
siglato, ad ottobre 2005, un Protocollo d’Intesa sul
Disagio Abitativo con il Comune di Cesena e la
Fondazione
per
lo
sviluppo
e
la
promozione
dei
contratti di locazione abitativi, con l’obbiettivo di
migliorare le condizioni di salubrità e sicurezza degli
immobili presenti sul territorio, risultati insalubri ai
controlli eseguiti dai tecnici del Dipartimento di Sanità
Pubblica (DSP).
Il progetto si ispira ad un’esperienza nata a Verona nel
2001, dove, in accordo con quanto espresso dal PSN
1998-2000, venne proposto un approccio partecipativo
6
al problema delle abitazioni insalubri, con l’intento di
migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli di
popolazione i.
I risultati ottenuti a Verona sono incoraggianti.
Le criticità più frequenti nelle abitazioni coinvolte nel
progetto di recupero, erano relative allo stato degli
impianti. La possibilità che gli interventi eseguiti siano
riusciti
effettivamente
a
prevenire
una
quota
di
incidenti domestici è supportata dal dato relativo al
calo delle intossicazioni da monossido di Carbonio
(CO) avvenuto dopo l’attuazione del Protocollo ii.
La presentazione del Protocollo sul Disagio Abitativo
di
Cesena,
quale
strumento
di
promozione
della
salubrità degli ambienti di vita e riduzione delle
diseguaglianze in salute e della vulnerabilità sociale,
sarà anch’essa parte di questo elaborato, con i limiti
connessi
alla
breve
vita
del
progetto
e
alla
significatività della casistica.
7
C ONTESTO
IN CUI NASCE LO STUDIO
Il territorio dell’AUSL di Cesena ricopre quindici
comuni della provincia di Forlì-Cesena, distinti in due
Distretti sanitari (Rucicone-Costa e Cesena-Valle del
Savio).
Sebbene esistano peculiarità locali, complessivamente
si
può
considerare
territorio
come
tendenza,
in
l’andamento
caratterizzato
sintonia
con
da
il
demografico
quattro
resto
del
del
linee
di
paese:
la
contrazione della natalità; la riduzione del numero di
componenti per ciascun nucleo familiare; l’aumento
della
popolazione
anziana
e
della
popolazione
immigrata.
Come è già stato introdotto, questa tesi esplorerà il
fenomeno del disagio abitativo presente sul territorio e
il ruolo da esso occupato nel predisporre a un maggior
carico di malattia.
Per affrontare criticamente il problema, e comprendere
le implicazioni sociali ad esso associate, è necessario
definire
il
disagio
abitativo
e
valutare
i
bisogni
abitativi del territorio Cesenate.
1. I L D I S A GI O
Il
disagio
ABITATIVO
abitativo può essere definito come “il
complesso delle condizioni abitative che determinano
forme di insoddisfazione nei nuclei familiari.(Sunia
1999)”.
Per una esposizione organica della multidimensionalità
del problema, questo può essere scomposto in tre
questioni principali iii: lo stress economico derivante dal
costo di accesso alla casa o dal suo mantenimento;
l’inadeguatezza dello spazio abitativo, determinata dai
problemi di sovraffollamento; l’inidoneità abitativa,
8
risultante
dal
dell’alloggio
livello
o
di
dalla
dotazioni
vetustità
e
fondamentali
obsolescenza
dell’edificio e dei locali.
Lo stress economico riguarda la presenza di costi
abitativi che pongono la famiglia in una situazione di
difficoltà finanziaria. Tali costi sono principalmente
costituiti dall’acquisto dell’abitazione primaria oppure
dal pagamento dell’affitto.
Una recente ricerca italiana condotta alla Sapienza di
Roma iv, analizzando i dati della Banca d’Italia, ha
quantificato l’incidenza del mutuo per la prima casa e
dell’affitto, sul reddito familiare.
Usualmente,
quando
i
costi
legati
all’abitazione
incidono per meno del 20% sul reddito si parla di
disagio lieve, tra il 20 e il 30% di disagio medio, oltre
il 30% di disagio grave.
Complessivamente per il 5,1% delle famiglie i costi per
l’abitazione costituiscono forme di disagio grave (0,9 e
4,2% per mutuo e affitto rispettivamente), mentre per il
5%
comportano
un
disagio
medio
(1,1
e
3,9%
rispettivamente).
Quindi, per oltre il 10% delle famiglie italiane, la casa
costituisce un costo che comprime il tenore di vita,
incidendo significativamente sui bilanci familiari.
L’effetto dello stress economico non è solamente un
impoverimento, ma anche e soprattutto una riduzione
della possibilità di scelta v
indirizzare
le
risorse
e quindi della capacità di
verso
il
soddisfacimento
di
bisogni essenziali e il mantenimento di uno stile di vita
adeguato.
Un’altra condizione spesso associata all’incapacità di
una famiglia di sostenere il peso economico di un
canone
di
locazione
o
di
un
mutuo
è
il
9
sovraffollamento. La condivisione della spesa tra più
persone o più famiglie, se da un lato riduce il carico
finanziario
imposto
ad
ogni
inquilino,
dall’altro
aumenta i rischi per la salute fisica e mentale.
L’aspetto del disagio abitativo legato alla inidoneità
dell’alloggio è la componente esplorata da questa tesi.
2. I
B I S O G N I A B I T A T I V I D E L T E R R I T OR I O
Il bisogno abitativo di un territorio è strettamente
legato a fattori demografici ed economici.
Tra i fattori demografici che coinvolgono il cesenate,
quelli che influiscono sulla domanda abitativa sono: il
progressivo
invecchiamento
della
popolazione;
la
contrazione del numero di componenti per nucleo
famigliare; l’aumento del numero delle famiglie; il
prolungamento del periodo di permanenza dei figli con
la famiglia d’origine; l’elevato flusso di immigrati
giunto nel cesenate.
Nel territorio cesenate è anziana una persona su cinque
(20%), e si prevede che nei prossimi anni il processo di
invecchiamento si accentuerà, tanto che per il 2010 gli
anziani saranno il 22% della popolazione vi..
Gli anziani sono portatori di bisogni molto particolari,
sia per gli aspetti sanitari che per la dimensione
abitativa.
Il disagio connesso alla casa può assumere per questa
popolazione aspetti diversificati, legati alla solitudine;
allo stress economico associato ai costi abitativi; alla
presenza
di
barriere
architettoniche
che
ne
compromettono profondamente l’autosufficienza.
10
Nel cesenate la maggior parte della popolazione anziana
è costituita da conviventi in famiglie composte di soli
anziani (44%) o da individui soli (22%).
Secondo dati ISTAT, il 75% degli anziani in Italia vive
in abitazione di proprietà (nei centri urbani il 58%); il
25% vive in alloggi con insufficiente protezione da
umidità, rumore e traffico; il 34% si confronta con
spese troppo elevate per l'abitazione; il 16% abita in
zone con difficoltà di accesso ai servizi; il 22% è
lontano dai parenti.
Da quanto detto, si stima quindi un elevato numero di
anziani “fragili”, ad alto rischio di perdita della propria
autonomia personale.
Questa vulnerabilità è tanto più preoccupante oggi
perché gravata dalle profonde trasformazioni qualitative
avvenute nelle famiglie, spesso non più garanti della
“circolarità” familiare, ovvero della capacità di fornire
sussidiarietà e attività di cura ai suoi componenti più
deboli.
I cambiamenti avvenuti nella struttura delle famiglie
cesenati hanno portato a trasformazioni considerevoli
nelle caratteristiche della domanda abitativa.
In
particolare,
riduzione
del
si
fa
numero
riferimento
di
alla
componenti
progressiva
per
nucleo
familiare a fronte di un aumento del numero di persone
sole e di famiglie composte da una solo genitore.
Una delle cause di questi fenomeni è legata all’aumento
delle separazioni.
In
provincia di
Forlì-Cesena le
separazioni sono aumentate del 24% dal 1990 al 1994
passando da 575 a 711 (185 ogni 100.000 abitanti)
Queste spesso determinano per uno dei due coniugi
l’ingresso
dovuta
in
alla
una
condizione di
necessità
immediata
disagio
di
abitativo,
una
nuova
11
sistemazione che può essere soddisfatta solo accedendo
ad immobili in affitto a canoni di mercato che non tutti
sono in grado di sostenere, soprattutto se associati agli
oneri economici che la separazione stessa comporta
vii
.
L’incremento del numero di separazioni crea quindi
nuove sacche di domanda debole, formate da persone
sole o famiglie monogenitoriali. Queste rappresentano
il 13% delle famiglie presenti nei comuni del Cesenate;
nell’11% il genitore è la madre, mentre nel 2% il padre.
La permanenza dei figli nella famiglia d’origine è un
fenomeno che caratterizza tutto il territorio nazionale.
Il 42,8% dei giovani italiani, compresi tra i 25 e i 34
anni, vive con i genitori in coabitazione, il 22% vive in
abitazioni affittate o utilizzate ad altro alloggio e il
35,2% possiede un alloggio di proprietà. Probabilmente
questi dati sono il prodotto di una situazione lavorativa
(molti dei lavoratori precari, i cosiddetti “atipici”
provengono dall'universo giovanile) che insieme alla
situazione del comparto abitativo non consente alla
popolazione giovanile italiana di acquisire autonomia,
come invece accade in altri paesi europei. i x
Per quanto riguarda gli immigrati, la loro presenza nei
quindici comuni del Circondario Cesenate è aumentata
considerevolmente negli ultimi sei anni , passando da
una presenza pari all’1,92% nel 1999 al 5,28% 2004.
La casa è uno dei bisogni fondamentali degli stranieri
che giungono in un nuovo paese, essendo il primo
strumento di integrazione sociale.
Come
presentato
dal
Presidente
della
Società
per
l’Affitto del territorio Forlivese, Giuseppe D’Ovidio, ad
un recente convegno sulle politiche abitative nella
12
provincia di Forlì-Cesena a, il rapporto tra immigrati e
casa può essere distinto in quattro fasi successive:
-
la prima , detta fase dell’accoglienza, riguarda
individui privi di informazioni su opportunità e
servizi del territorio, senza un valido lavoro che
possa permettere il loro sostentamento e quello della
propria famiglia;
-
segue la fase dell’accesso che riguarda gli individui
con lavoro più o meno stabile che accedono al
mercato della locazione assieme a compagni di
immigrazione;
-
la terza fase è caratterizzata dalla ricerca di un
alloggio autonomo in cui ricongiungersi con la
famiglia lontana;
-
in ultimo, vi è la fase dell’acquisto di immobili.
Se fino a pochi anni fa gli stranieri accedevano
solamente al mercato delle locazioni, sta aumentando
notevolmente
la
quota
di
stranieri
che
diviene
proprietaria. viii Tra le motivazioni che spingono le
famiglie a richiedere un mutuo vi è il desiderio di
uscire dal mercato degli affitti.
Per una vasta fascia di popolazione immigrata tuttavia
il problema del canone di locazione e dello stress ad
esso associato è una realtà quotidiana, che spinge
spesso a condividere i costi e lo spazio abitativo,
incorrendo
quindi
nei
rischi
associati
al
sovraffollamento.
Per gli stranieri in cerca di un’abitazione, invece, alla
bassa possibilità di scelta legata alla ridotta quota di
alloggi
a
canone
accessibile,
si
associano
altre
difficoltà quali: la diffidenza di alcuni proprietari a
cedere i propri immobili a immigrati e
a
, “ R i l a n c i a r e l a p o l i t i c a a b i t a t i v a ” ; F o r l ì , 1 7 fe b b r a i o 2 0 0 6
13
la speculazione esercitata da affittuari che immettono
sul mercato alloggi dalle precarie condizioni igienicosanitarie a prezzi più accessibili.
Un altro aspetto del fenomeno migratorio locale, che
influisce
sulla
stagionalità,
domanda
legata
abitativa,
alla
richiesta
è
la
di
sua
forte
manodopera
dall’agricoltura.
Questo significa che la domanda di alloggi aumenta
esponenzialmente in alcuni periodi dell’anno. A questo
bisogno alcune iniziative locali stanno cercando di
rispondere
attraverso
soluzioni
che
consentano
di
tutelare soggetti che potrebbero essere esposti, e in
alcuni casi probabilmente lo sono, a forme di grave
sfruttamento.
Tra gli aspetti che condizionano la fragilità sociale ed
abitativa
degli
mancanza
immigrati
del
non
fondamentale
va
dimenticato
supporto
la
sociale
caratterizzato dalla famiglia.
I fattori
economici che condizionano
la domanda
abitativa cesenate sono legati alla crescita elevata dei
costi
legati
all’abitazione
(dato
in
linea
con
l’andamento Regionale e Nazionale); all’aumento di
persone con tipologie di lavoro che non garantiscono
una sicurezza di reddito; dall’incremento della povertà
nel territorio e delle forme di disagio sociale ad essa
associate: si calcola che a Cesena vi siano circa 1500
famiglie in condizioni di povertà relativa e 650 famiglie
in condizioni di povertà assoluta.
14
Distribuzione spesa media per famiglia in Emilia Romagna,
anni 1980 - 2002
Alimentari
Tabacchi
30
Abbigliamento
25
Abitazione
Combustibili
20
Arredamento
15
Servizi e spese
sanitarie
10
Trasporti e
comunicazioni
Istruzione e tempo
libero
5
Altro
0
1980-1982
Per
quanto
1990-1992
riguarda
la
Espo. (Abitazione)
2000-2002
capacità
del
territorio
di
rispondere alle esigenze abitative delle famiglie che
sperimentano forme di disagio abitativo di varia entità,
sono state considerate sia le richieste di alloggi ERP e
le conseguenti assegnazioni, sia le domande effettuate
per i contributi del Fondo sociale per l’Affitto. Questo
rappresenta un contributo economico concesso alle
famiglie che vivono in abitazioni in affitto e hanno
difficoltà a pagare il canone a.
Per quanto riguarda il Comune di Cesena, il numero di
domande di alloggi ERP è passato da 104 nel 1999 a
404 nel 2004, con un picco di 416 nel 2003. A
contribuire
considerevolmente
all’aumento
delle
domande sono stati i residenti stranieri, le cui richieste
sono passate da 11 nel 1999 a 179 nel 2004.
15
Domande di alloggi ERP rivolte al Comune di Cesena, 1997-2004
450
419
400
404
350
300
250
200
188
168
156
178
179
150
104
100
50
96
67
46
11
37
21
0
1997
1998
1999
2000
Totale domande
2001
2003
2004
Domande cittadini stranieri
A fronte di una consistente richiesta, le assegnazioni
sono passate da 15 nel 1999 (il 14,4 % della domanda),
a 16 nel 2004 ( 4% della domanda), con due picchi di
38 e 37 assegnazioni rispettivamente nel 2002 e 2003.
Delle assegnazioni, quelle che riguardavano stranieri
sono passate da 1 nel 1999 a 6 nel 2004 (3,4% della
richiesta), con un picco di 14 nel 2002.
Assegnazioni alloggi ERP nel Comune di Cesena
38
40
37
35
30
25
21
20
15
15
16
14
14
12
10
5
6
1
0 1
1999
4
2000
4
2001
TO TALE
2002
2003
2004
Assegnatari stranieri
16
Assegnazioni alloggi ERP in riserva, Comune di Cesena, 1999-2004
14
12
12
10
9
8
8
6
6
5
5
2
2
2
2
2000
2001
2002
4
3
2
2
0
1999
totale
2003
2004
stranieri
Per il Distretto Rubicone-Costa sono disponibili i dati
di
Savignano sul Rubicone in cui, nel 2003, su 138
domande presentate sono stati assegnati 5 alloggi
(3,6%) mentre nel 2005, a fronte di un aumento delle
domande (218), gli alloggi assegnati sono calati a 4
(1,8%).
Le
domande
di
Fondo
Sociale
per
l’Affitto
sono
cresciute del 100% in 4 anni (da 382 nel 2000 a 771 nel
2004). Considerando la quota di richieste presentata da
parte di immigrati, i dati sottolineano una aumento
esponenziale della domanda, che dalle 75 richieste del
2000 è arrivata alle 317 del 2004.
Tuttavia, a fronte di un consistente aumento della
richiesta di aiuto da parte dei cittadini, le possibilità di
risposta
da
parte
dei
Comuni
è
calata
considerevolmente. Questa incapacità di fornire un
sostegno adeguato alle famiglie più bisognose è legato
a una riduzione dei fondi statali destinati all’edilizia.
popolare, trasferiti dallo Stato alle Regioni e da queste
ai Comuni.
17
Questo progressivo disimpegno pubblico, unito alla
liberalizzazione
promozione
del
della
mercato
casa
di
degli
affitti,
proprietà,
sono
e
i
alla
tratti
distintivi dell’offerta abitativa degli ultimi anni.
Secondo dati contenuti nel rapporto del Cresme ix sulle
politiche
abitative
dell’Anci,
tra
il
in
Italia,
2000
e
il
realizzato
2005
i
per
conto
finanziamenti
nazionali al Fondo per l’Affitto, sono calati del 48%,
proprio nel periodo in cui i prezzi degli affitti sono
aumentati del 49% nella media nazionale e dell’85%
nelle grandi città.
Parallelamente sono aumentati i tagli alle Regioni per il
sostegno all’ERP ed è calato il patrimonio abitativo
pubblico, per la riduzione delle nuove costruzioni e
l’aumento delle dismissioni e privatizzazioni delle
abitazioni esistenti.
Gli alloggi pubblici non sono quindi sufficienti a
coprire i bisogni abitativi dei cittadini residenti sul
territorio.
Pertanto,
una
quota
consistente
di
persone
che
avrebbero i requisiti per accedere ai servizi di Edilizia
Residenziale Pubblica permane in condizioni di disagio
abitativo, di natura economica e/o igienico-sanitaria.
3. N U OV I
S OG G E T T I
A
R I S C HI O :
LA
VULNERABILITÀ
SOCIALE.
Le profonde trasformazioni economiche e sociali che
hanno interessato l’Italia negli ultimi due decenni,
hanno concorso a delineare una “nuova questione
sociale”, caratterizzata dalla presenza di forme inedite
di
disagio
sociale,
non
più
indagabili
solamente
attraverso gli indicatori reddituali v .
18
I mutamenti nell’organizzazione del lavoro e nella
struttura familiare e demografica del paese, hanno fatto
emergere
nuove
aree
critiche
e
nuovi
bisogni
di
sostegno, per fasce di popolazione che fino a pochi anni
fa erano considerate protette.
A fianco quindi a forme di povertà classicamente
intese,
cioè
a
condizioni
di
assenza
di
risorse
(principalmente riferite al reddito), si delineano profili
di
vulnerabilità
sociale,
intesa
come
un
“mix
di
instabilità lavorativa, fragilità familiare e territoriale,
incertezza
sulle
garanzie
acquisite,
difficoltà
difficoltà derivanti
sociali
crescenti
a
ed
economiche
fronteggiare
le
da problemi di tipo abitativo,
finanziario, sanitario, relazionale.” v
Alle disuguaglianze derivanti dalle disparità di reddito,
nella
società
attuale
esistono
nuove
forme
di
diseguaglianze legate alla incapacità di indirizzare le
risorse possedute verso scelte e progetti adeguati
Per quanto riguarda la condizione abitativa, questo è
soprattutto vero per quella quota di popolazione che è
priva dei requisiti per accedere al sostegno pubblico,
ma non possiede una stabilità economica tale da
riuscire a sostenere lo stress legato ai prezzi delle
abitazioni.
A questa fascia vulnerabile si associano molte famiglie
che hanno intrapreso mutui per l’acquisto della prima
casa.
Se infatti fino a pochi anni fa l’abitazione di proprietà
era considerata un fattore sociale protettivo, oggi
questo non è più vero, e l’indebitamento che ne
consegue determina l’ingresso di queste famiglie in una
condizione di vulnerabilità.
19
C ASA
E SALUTE : STATO DELLE CONOSCENZE
Il concetto di salute, nel suo continuo rinnovarsi, si
delinea oggi come un equilibrio determinato da diversi
fattori che comprendono gli stili di vita delle persone,
il loro ambiente lavorativo e abitativo, determinanti
economici e culturali che influiscono sull’accesso ai
servizi, fino alle politiche sui trasporti e la viabilità.
Questi
fattori,
noti
come
determinanti
di
salute,
vengono classificati in: fattori genetici e biologici; stili
di vita; fattori relazionali
ed affettivi; condizioni di
vita e di lavoro; fattori socioeconomici e culturali x.
Mentre i fattori genetici e biologi sono, immodificabili,
gli
altri
determinanti
sono
suscettibili
di
miglioramento, al fine di consentire ad ogni individuo
di vivere in un ambiente che promuova il più alto
livello di salute per lui raggiungibile.
Negli ultimi anni la comunità scientifica ha dedicato
particolare attenzione alla condizione abitativa e al suo
ruolo come determinante di salute.
E’ interessante sottolineare come il disagio abitativo sia
stato una delle prime tematiche oggetto di studi e
interventi della sanità pubblica moderna, nata nella
prima metà dell’Ottocento, non a seguito di nuove
acquisizioni scientifiche circa l’origine delle malattie,
ma per le profonde trasformazioni sociali, culturali e
politiche
generate
da
eventi
quali
la
rivoluzione
francese e la rivoluzione industriale xi.
In
particolare, la Rivoluzione Industriale,
Inghilterra,
cambiò
profondamente
non
nata in
solo
le
condizioni di lavoro, ma anche le condizioni abitative
di milioni di persone che migrarono dalle campagne alle
città in cerca di una occupazione, adattandosi a vivere
in case sovraffollate, sporche, umide e poco ventilate,
prive o scarsamente fornite di acqua pulita e con
20
sistemi di raccolta dei liquami inadeguati e pericolosi xiixiii
.
Ed
è
la
stessa
Inghilterra,
così
profondamente
trasformata, a porsi per prima il problema del ruolo
sociale della malattia e della necessità di sistemi
pubblici di tutela della salute personale e collettiva.
Sebbene
la
spinta
maggiormente
da
all’intervento
finalità
fosse
morali
e
dettata
utilitaristiche
(combattere i “miasmi” causa di malattie preveniva la
corruzione
dell’intelletto
e
la
diffusione
della
criminalità oltre che la riduzione della produttività dei
lavoratori),
portò
ugualmente alla
rivoluzionaria e
illuminata nascita del primo servizio nazionale di sanità
pubblica (1848) e ad importanti interventi di bonifica
delle
città
che
ebbero
il
merito
di
migliorare
rapidamente il livello di salute della popolazione.
I primi interventi si basarono su quanto dichiarato
pochi anni prima da Edwin Chadwick xiii in un’opera in
cui veniva indicata la condizione abitativa quale fattore
più importante in grado di causare malattie nella
popolazione.
Le
conoscenze attuali, sebbene supportate da una
produzione
scientifica
ricca
e
dettagliata,
non
si
discostano molto da quanto affermato quasi due secoli
fa.
1. C A S A
COME DETERMINANTE DI SALUTE
L’OMS promuove una concezione di casa e del suo
rapporto con la salute, che esula dalla mera valutazione
delle caratteristiche fisiche dell’edificio, ed abbraccia
la
questione
riconoscendo
abitativa
all’ambiente
in
maniera
domestico
organica,
un
ruolo
psicologico e sociale oltre che strutturale.
21
Una
visione
limitata
all’edificio
e
alle
sue
caratteristiche fisiche non è in grado di comprendere,
infatti, le innumerevoli dimensioni dell’abitare.
F i g . 2 . 1 L e di me n s i o n i de l l ’ a b i t a r e , W H O / E u r o p a
La proposta dell’OMS è quella di analizzare la casa
secondo quattro livelli successivi, che comprendano la
percezione che di essa hanno i suoi abitanti; la struttura
fisica dell’edificio e le caratteristiche urbanistiche e
sociali del quartiere in cui esso è inserito xiv.
In quest’ottica , la casa è un ecosistema in cui vengono
riprodotte su piccola scala le interazioni possibili tra
individui e ambiente e in cui si intrecciano le azioni di
numerosi e diversi determinanti di salute.
E’ proprio questa sommatoria di fattori agente nel
luogo in cui le persone spendono gran parte della loro
vita,
a
fare
della
casa
uno
dei
più
importanti
determinanti di salute xv.
Per la necessità di comprendere maggiormente gli
effetti della casa e dalle sue caratteristiche sulla salute,
nel 2002 l’OMS/Europa (Centro europeo per l’ambiente
e la salute) ha promosso un’indagine sulla condizione
abitativa e la percezione di salute, che ha coinvolto 8
città europee, tra cui, per l’Italia, Forlì a.
a
L e a l t r e c i t t à c o i n v o l t e n e l l o s t u d i o fu r o n o : B o n n ( G e r m a n i a ) ;
V i l n i u s ( Li t u a n i a ) ; Gi n e v r a ( S v i z z e r a ) ; B r a t i s l a v a ( S l o v a c c h i a ) ;
22
I risultati di questo studio, denominato LARES (Large
analysis and Review of European housing and health
status),
pubblicati al termine della 4 a Conferenza
“Ambiente e Salute” ( Budapest, giugno 2004) xvi, sono
uno
dei
documenti
più
dettagliati
esistenti
sulla
relazione tra casa e salute.
1.1 Le dimensioni dell’abitare
Prima di presentare lo stato delle conoscenze in merito
al ruolo dell’abitazione quale determinante di salute, è
bene precisare il significato di ciascuno dei quattro
livelli,
relativi
all’abitare,
proposti
dall’OMS
e
presentati in precedenza.
Con “Home”, si intende il significato che la casa
assume
nel
psicologico
vissuto
svolto
dei
suoi
abitanti,
il
ruolo
dalla relazione tra individuo
e
ambiente domestico.
Un ambiente sano che trasmetta un senso di intimità,
protezione,
essenziale
sicurezza
per
la
individuale
stabilità
e
familiare,
è
emotiva
personale,
la
costruzione di relazioni familiari positive, la creazione
dell’identità
personale
e
lo
sviluppo
cognitivo
e
comportamentale.
Infatti, la casa è il luogo in cui si intrecciano le
relazioni più intime e profonde, in cui si ricerca
sicurezza, protezione, tranquillità, libertà da vincoli
esterni e possibilità di isolamento in un ambiente
personale.
Con “Dwelling” si considerano gli aspetti strutturali
dell’edificio,
quali
le
caratteristiche
dei
materiale
utilizzati, lo stato degli ambienti, la presenza dei
servizi necessari, lo stato degli impianti.
An g e r ( F r a n c i a ) ; B u d a p e s t ( U n g h e r i a ) ; F e r r e i r a d o A l e n t e j o
(Portogallo).
23
Sono inoltre compresi sotto questa voce fattori non
strettamente
strutturali
quali
il
sovraffollamento
e
l’esposizione a rumore.
Il termine “Community” sottolinea il ruolo svolto dalla
casa quale strumento di integrazione sociale.
E’ stato dimostrato come la creazione di relazioni
positive che promuovano la coesione sociale di una
comunità locale, quale quella di quartiere, è fortemente
influenzata dalle caratteristiche del quartiere stesso, il
quale
può
concorrere
a
promuovere
o
impedire
l’interazione sociale attraverso la presenza o l’assenza
di aree o servizi pubblici che stimolino l’incontro e la
relazione tra individui.
In
ultimo con “Immediate environment” si vuole
sottolineare la capacità dell’ambiente urbano di influire
sul benessere delle persone creando le condizioni per
scelte di vita salutari (es. promuovere l’attività fisica
attraverso la presenza di aree verdi o piste ciclabili);
impedendo
l’isolamento
(anziani, bambini,
dei
soggetti
più
disabili) attraverso un
deboli
adeguata
distribuzione dei servizi e una riduzione delle barriere
architettoniche; promuovendo il mantenimento delle
qualità del quartiere e la prevenzione di condizioni di
degrado strutturale e sociale.
I sintomi di un quartiere in declino, vengono distinti,
secondo
l’OMS,
in
visivi
e
sociali.
Ai
primi
appartengono l’inquinamento, la sporcizia e le forme di
vandalismo, mentre ai secondi l’isolamento sociale, la
presenza di individui senza fissa dimora, l’insicurezza e
la pericolosità del quartiere.
24
2. R E V I S I ON E
DELLA LETTERATURA
Le caratteristiche strutturali della casa e la qualità delle
relazioni che i suoi abitanti instaurano con essa e con il
contesto circostante, hanno la capacità di influire sulla
salute
fisica
e
mentale,
sia
direttamente
che
indirettamente x v .
Tra le caratteristiche fisiche dell’abitazione in grado di
condizionale lo stato di salute troviamo: l’umidità, la
ventilazione e la temperatura, costituenti il microclima;
la presenza di muffe ed altri allergeni; la qualità
dell’aria indoor; la presenza di fattori che espongano al
rischio di incidenti domestici.
A questi si aggiungono il rumore e il sovraffollamento,
che, pur non essendo direttamente legati alla struttura
fisica dell’edificio, sono indirettamente influenzate da
essa.
Per quanto riguarda i fattori che condizionano il
microclima, vi sono numerose evidenze scientifiche che
correlano
temperatura,
umidità
e
ventilazione
a
patologie respiratorie.
Nonostante questi fattori siano strettamente legati tra
loro, esistono studi che hanno cercato di valutarli
singolarmente.
Una ricerca condotta nei paesi scandinavi, recentemente
pubblicata xvii, ha dimostrato come l’umidità sia un
fattore di rischio indipendente per l’insorgenza di
sintomi respiratori, ma non per l’asma. Ha inoltre
documentato una remissione dei sintomi respiratori
notturni nel passaggio ad ambienti a bassa umidità.
La presenza di umidità è strettamente legata alla
crescita di muffe. Infatti è il contenuto di acqua ad
essere il fattore determinante per lo sviluppo di questi
microrganismi. Negli ambienti domestici si sviluppano
prevalentemente su pareti e pavimenti umidi e in tutti
25
gli altri ambienti in cui si crea un alto tasso di umidità
(materassi, divani, condizionatori, ecc.).
L’apparato
respiratorio è il più colpito dagli effetti dovuti alla
presenza di muffe, e i sintomi sofferti sono di tipo
irritativo (congiuntiva e gola), allergico ( riniti e
dermatiti) e infettivo.
La presenza di muffe è stata associata anche ad
affaticamento, cefalea, disturbi d’ansia e depressione x v i .
Non va inoltre dimenticato come le muffe possano
essere causa indiretta di allergie. Esse sono fonte di
cibo per gli acari x v , a loro volta dimostrati allergeni.
La proliferazione degli acari dipende dalla temperatura
e dall’umidità, così come dalla scarsa pulizia e dalla
tipologia dell’arredo.
Tra le patologie respiratorie,
quella maggiormente
studiata per il suo legame con fattori di rischio indoor è
l’asma.
Un importante studio italiano sui disturbi respiratori e
l’ambiente xviii ha evidenziato come in Italia un bambino
su dieci soffra di asma. Tra i fattori di rischio
riconosciuti vi sono il fumo passivo, l’inquinamento
atmosferico, e la vita in case umide con muffe.
Nell’ambito dello stesso studio è stato calcolato che tra
il 15% e il 20% delle malattie respiratorie dei bambini e
degli adolescenti potrebbero essere eliminate attraverso
interventi di risanamento delle abitazioni (eliminando
umidità
e
muffe)
e
riducendo
sensibilment e
l’esposizione a fumo passivo e inquinanti da traffico.
Per quanto riguarda le forme allergiche, in Italia la
diffusione dei disturbi ad esse correlati è in aumento
nei bambini e negli adolescenti, specialmente quelli
residenti in aree metropolitane x v i i i .
Per quanto riguarda la temperatura, sono le condizioni
estreme, di eccessivo caldo o freddo, a condizionare
26
maggiormente lo stato di salute. Numerosi studi hanno
dimostrato un eccesso di mortalità per gli anziani,
durante i mesi invernali xix, aumentata ulteriormente per
i soggetti che vivono in abitazioni prive di adeguati
sistemi di riscaldamento.
Gli anziani, in particolare soli o residenti in case di
riposo, con una storia clinica di disturbi psichiatrici e
cardiovascolari,
sono
inoltre
più
esposti
ai
rischi
associati al caldo eccessivo dei mesi estivi xx.
La non adeguatezza del sistema di riscaldamento è stata
inoltre correlata ad un
respiratorie
xvi
maggior rischio di patologie
.
Temperatura e umidità sono state associate anche a
patologie reumatiche, in particolare al manifestarsi dei
segni e sintomi ad esse associate xxi- xxii
Un’altra importante fonte di rischi per la salute è la
qualità dell’aria all’interno delle abitazioni.
Con il termine di inquinamento indoor, secondo l a
diffusa terminologia anglosassone, si intende definire
l’inquinamento
dovuto
prevalentemente
a
sorgenti
interne, in cui le concentrazioni di contaminanti sono
significativamente superiori a quelle esterne, anche
nell’ambito di agglomerati urbani caratterizzati da
livelli rilevanti di inquinamento atmosferico.
Fintantoché le persone continueranno a spendere gran
parte della loro vita in casa, l’inquinamento indoor
continuerà a rappresentare uno dei più importanti
determinanti di salute x v i - xxiii.
Gli inquinanti presenti all’interno delle abitazioni sono
di natura chimica, fisica o biologica.
Le sorgenti di esposizione sono legate ai materiali con
cui è fatto l’edificio o la mobilia, ai prodotti di
combustione sviluppati in cucina o provenienti dai
sistemi di riscaldamento ecc.
27
Tra le sostanze chimiche potenzialmente presenti e
nocive troviamo il fumo di sigaretta, i Composti
Organici Volatili (VOCs), il paricolato aero-disperso,
l’ozono, il monossido di carbonio, il biossido di zolfo,
il
biossido
d’azoto
e
gli
idrocarburi
aromatici
policiclici. Nella tabella riportata nella pagina seguente
vengono indicate le fonti di esposizione comunemente
presenti nelle abitazioni.
Il fumo di tabacco ambientale consiste nell’esposizione
ad
agenti
tossici
generati
dalla
combustione
del
tabacco. È una combinazione di oltre 4000 sostanze, di
cui molte sono tossiche, irritanti o cancerogene. Gli
effetti più immediati dell’esposizione al fumo passivo
sono irritazione agli occhi e al naso, mal di testa,
secchezza della gola, vertigini, nausea, tosse e altri
disturbi respiratori. Inoltre provoca un aumento del
rischio di malattie ischemiche, malattie cardiovascolari
e
tumore
polmonare.
respiratorie
È
responsabile
dell’infanzia
di
(otite,
patologie
asma,
broncopolmonite).
Il fumo delle donne in gravidanza, o l’esposizione a
fumo passivo provoca una significativa riduzione del
peso alla nascita, è associato alle morti improvvise del
neonato (SIDS, Sudden Infant Death S yndrome), ed ha
gravi
conseguenze
per
lo
sviluppo
della
funzione
respiratoria dei bambini.
28
P r i n c i p a l i s o r g e nt i i n q u i n a nt i ne g l i a mb i e nt i do m e s t i c i
Ambiente
Fonti
Inquinanti
Particolato
aerodisperso;
monossido di
Fum o di
carbonio;
tabacco
composti
organici volatili;
formaldeid e.
Biossido di
azoto; monossido
Forni a gas e
di carbonio;
caldaie a gas
biossido di
zolfo.
Particolato
aerodisperso;
biossido di azoto;
monossido di
Forni a legna
carbonio;
e caminetti
biossido di zolfo;
idrocarburi
policiclici
CASA
aromatici.
Radon; formald eide;
Materiali da
composti organici
costru zion e
Arredamenti
prodotti
volatili; amianto.
e
di
consumo
Formaldeid e;
composti
organici
volatili; pesticidi.
Condizionatori e
Agenti
biologici;
superfici umide
particolato
aerodisperso.
Ap p a r e c c h i a t
Campi
ure elettriche
elettromagn etici.
29
Il particolato aerodisperso è costituito da tutte quelle
particelle solide, liquide e aerosol di diametro e di peso
tali da rimanere sospese nell’aria.
Negli
ambienti
indoor
il
particolato
proviene
principalmente dal fumo di sigaretta, dalle fonti di
combustione, dall’ambiente esterno, dagli spray, dalla
cottura degli alimenti, da batteri, spore e pollini e dalle
attività degli occupanti.
Il particolato aerodisperso può provocare un effetto
irritante e nocivo per le vie respiratorie, ostruzione
degli
alveoli
polmonari,
immunitario
e
alterazioni
disturbi
nel
cardiaci.
sistema
Proprio
recentemente xxiv è stata richiamata l’attenzione sugli
effetti
cardiovascolari
legati
all’esposizione
al
particolato indoor. L’esposizione di breve durata ad
elevate concentrazioni di particolato dell’aria esterna
è stata infatti correlata all’aumento dell’incidenza di
infarto miocardico acuto, di fibrillazione ventricolare
e della mortalità giornaliera per cause cardiovascolari.
Il monossido di carbonio è un gas inodore, incolore,
insapore
e
combustione
altamente
incompleta
tossico.
dei
E’
prodotto
materiali
dalla
contenenti
carbonio (combustibili per cucine e per riscaldamento,
sigarette, ecc.).
È uno degli inquinanti maggiormente diffusi, negli
ambienti chiusi, a causa di malfunzionamenti degli
impianti di riscaldamento a gas, di fornelli, stufe e
camini, di una inadeguata ventilazione, o a causa del
fumo passivo.
Una fonte outdoor è costituita dai gas di scarico dei
veicoli e quindi la vicinanza a strade ad elevato traffico
veicolare, a garage e parcheggi, può provocare un
impatto significativo sulle concentrazioni del gas negli
ambienti confinati.
30
I
principali
effetti
che
si
manifestano
a
basse
concentrazioni sono senso di affaticamento e dolori al
torace per i cardiopatici; a concentrazioni moderate si
riscontrano problemi di coordinamento, mal di testa,
nausea, vertigini, fino ad avere conseguenze fatali nel
caso di concentrazioni molto elevate.
Buone
norme
di
controllo
e
ispezione
delle
apparecchiature da combustione, adeguata aerazione,
ventilazione e buon funzionamento delle cappe di
aspirazione contribuiscono a prevenire le intossicazioni
da CO.
I Composti Organici Volatili (VOCs) sono sostanze
chimiche di natura diversa, comprendenti idrocarburi
alifatici,
aromatici,
clorurati,
cicloalcani,
aldeidi,
terpeni, olefine, alcooli, esteri e chetoni. Nell’aria
interna
ne
sono
stati
identificati
oltre
300
con
concentrazioni totali da 2 a 10 volte più elevate di
quelle dell’aria esterna e normalmente al di sotto di
1000 µ g/m 3 . A questa famiglia appartiene anche il
benzene.
I VOCs provengono da una lunga serie di prodotti tra i
quali troviamo: pitture, lacche, pesticidi, prodotti per la
pulizia, materiali di costruzione, materiale per ufficio.
Gli effetti acuti associati all'esposizione ai VOCs sono
irritazione agli occhi, al naso e alla gola, mal di testa,
nausea, stanchezza. Gli effetti cronici comprendono
danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso centrale.
E’ stata inoltre trovata una relazione tra VOCs e cancro
del polmone (in particolare in donne non fumatrici), e
tra benzene e leucemia xxv.
Il
benzene
è
infiammabile,
un
idrocarburo
proveniente
aromatico
dalla
altamente
combustione
incompleta del carbone e del petrolio.
31
Le
sue
fonti
ambienti
provengono
indoor.
Negli
fondamentalmente
sia
dall’esterno
ambienti
dal
fumo
di
che
confinati
da
deriva
sigaretta,
dalle
combustioni domestiche incomplete del carbone e del
petrolio
e dai
contengono,
vapori
come
liberati
colle,
da prodotti
vernici,
che lo
cere per mobili,
detergenti. L’inquinamento esterno è dovuto al traffico
e alle emissioni dell'industria petrolifera, chimica e
petrolchimica.
Livelli
di
concentrazione
bassi
possono
causare
vertigini, sonnolenza, aumento del battito cardiaco,
tremori,
confusione
e
perdita
di
coscienza.
Concentrazioni prolungate nel tempo possono alterare
la memoria e alcune capacità psichiche oltre a causare
disturbi ed effetti irritanti sulla pelle e sulle mucose.
Come è già stato detto, è riconosciuto al benzene un
potere cancerogeno
La formaldeide è un gas incolore con caratteristico
odore pungente e con un forte potere irritante.
In uffici e ambienti residenziali la formaldeide è
largamente presente nella mobilia, nei tessuti, nei
materiali per l’edilizia, nel fumo di tabacco e in molti
prodotti di uso corrente, come detersivi, coloranti,
disinfettanti, materie plastiche, colle e vernici.
I sintomi associati alla presenza di formaldeide sono
irritazioni
alle
mucose,
agli
occhi
e
alle
vie
respiratorie; congiuntivite, asma, dermatite da contatto;
stanchezza, angoscia, emicranie, nausea, sonnolenza e
vertigini.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro
(IARC) ha recentemente classificato la formaldeide
come
cancerogeno
“certo”
(Gruppo
1)
per
la
dimostrata associazione con tumori nasofaringei; è
32
ancora dubbia l’associazione con il cancro nasale e
delle fosse paranasali e con le leucemie
Il biossido di azoto è un gas tossico con grande potere
irritante. Viene generato nei processi di combustione ad
alta temperatura a partire dall’azoto e dall’ossigeno
presenti in atmosfera.
In ambienti indoor le sorgenti sono costituite dai
fornelli
da
cucina,
dalle
stufe,
dagli
impianti
di
riscaldamento con caldaie interne e dal fumo di tabacco
ambientale.
Provoca
disturbi
causando
alle
maggiore
vie
respiratorie
predisposizione
profonde
alle
e
infezioni
soprattutto nei soggetti affetti da patologie polmonari
Il biossido di zolfo è un gas che in ambienti indoor è
prodotto dai processi di combustione
Può causare irritazioni della pelle, degli occhi e delle
mucose, bronchiti, asma e tracheiti
Gli
idrocarburi
presenti
ovunque
aromatici
in
policiclici,
atmosfera;
IPA,
sono
provengono
dalla
combustione incompleta di materiale organico. Negli
ambienti
indoor
derivano
dai
forni
a
legna,
dai
caminetti, dai fumi dei cibi cucinati sulle fiamme o
affumicati e dal fumo di tabacco ambientale. Inoltre si
depositano
dall’ambiente
su
scarpe
esterno.
e
indumenti
provenienti
Provocano
irritazioni
all’apparato respiratorio e molti sono stati valutati
cancerogeni di classe 2A
Il radon è un elemento chimico naturale, radioattivo,
appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o
inerti, emette radiazioni e si trasforma in prodotti di
decadimento a loro volta radioattivi.
Il radon ed i suoi prodotti di decadimento sono presenti
fin dalle origini della terra, in quantità molto variabile,
in tutta la crosta terrestre e quindi anche nei materiali
33
da costruzione che da questa derivano (cementi, tufi,
laterizi, pozzolane, graniti, ecc.). E’ un gas inerte e
pertanto non reagisce chimicamente con l'ambiente che
lo circonda. Una volta prodotto è in grado di migrare
attraverso
il
suolo
e
diffondere
dai
materiali
da
costruzione.
Il
radon
è
un
L'Organizzazione
riconosciuto
Mondiale
agente
della
cancerogeno.
Sanità
(WHO),
attraverso l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC), ha classificato fin dal 1988 il radon nel
Gruppo 1.
E’ associato al cancro del polmone e il rischio è
presente per esposizioni professionali
(minatori) e
domestiche. In particolare, sono a maggior rischio
fumatori ed ex fumatori. Complessivamente si stima che
in Europa il radon sia responsabile del 9% delle morti
per cancro del polmone e del 2% di tutte le morti per
tumore xxvi.
Per
quanto
riguarda
gli
incidenti
in
ambiente
domestico a, dall’indagine multiscopo sugli stili di vita
delle
famiglie
italiane,
condotta
periodicamente
dall’ISTAT xxvii, emerge che questi hanno coinvolto,
negli ultimi tre mesi del 2003, 703 mila persone, pari
al 12,2 per mille della popolazione. Su questa base si
può stimare che, nell’arco di 12 mesi, il fenomeno
abbia interessato quasi 2 milioni e 800mila persone,
cioè 50 individui ogni mille.
a
La Legge 3 dicembre 1999, n.493 (Norme per la tutela della
salute nelle abitazioni e istituzione dell’assicurazione contro gli
infortuni domestici), all’art.6 ha definito come ambito domestico
l’insieme degli immobili di civile abitazione e delle relative
pertinenze ove dimora il nucleo familiare. In caso di proprietà
c o n d o mi n i a l e , l ’ a mb i t o d o m e s t i c o c o m p r e n d e a n c h e l e p a r t i
c o mu n i .
34
I soggetti più a rischio sono quelli che spendono la
maggior parte del loro tempo in casa, cioè casalinghe,
anziani e bambini.
Per quanto riguarda i dati locali, secondo quanto
emerso dello studio “Casa e salute”, condotto a Forlì e
appartenente al vasto progetto LARES di cui si è già
parlato, le tipologie di infortunio più frequenti sono
dovute a: ferite da taglio, cadute e bruciature, ma
anche incidenti elettrici. Esistono delle peculiarità per
età e genere: le cadute sono più frequenti tra i giovani
(0-19 anni) e gli anziani ultraottantenni; le donne sono
più soggette a bruciature e alle cadute rispetto agli
uomini.
Le zone più colpite risultano gli arti superiori (dita e
mani in particolare) e solo l’1,7% degli infortuni ha
portato a ospedalizzazione xxviii.
Tornando ai dati nazionali, con la L.493/99 è stato
istituito
presso
l’Istituto
Superiore
di
Sanità
un
sistema informativo di raccolta di dati sugli infortuni
(Sistema Informativo Nazionale sugli Incidenti in
Ambiente di Civile Abitazione- SINIACA), il quale è
in
grado
di
informazione,
fornire
quella
un’ulteriore
relativa
importante
alla
gravità
dell’incidente, desunta dai dati di accesso al P.S., di
ricovero e mortalità.
Dai dati preliminari prodotti durante la fase pilota del
SINIACA xxix, svoltasi nel 2004, è stato stimato che
ogni anno in Italia vi siano da 1.300.000 a 1.700.000
accessi al P.S. per incidente domestico.
La distribuzione per età evidenzia tre picchi di
frequenza:
il
primo
relativo
a
bambini
in
età
prescolare; il secondo in adulti tra i 30-39 anni;
l’ultimo per gli anziani ultraottantenni.
35
Per quanto riguarda il genere, i maschi presentano
frequenze maggiori fino ai 50 anni d’età. Questa
proporzione si inverte nelle età successive.
Questo riflette una differenza di occupazioni (gli
uomini sono più impegnati in attività di riparazione e
fai-da-te) e di anzianità delle due popolazioni ( le
donne sono più longeve).
Per quanto riguarda gli ambienti più a rischio, la
cucina è al primo posto, seguita da camera da letto e
soggiorno
riflettendo
la
maggior
permanenza
di
persone in questi locali.
In rapporto al tempo di permanenza, assumono grande
importanza le scale e il bagno, luoghi in cui avviene
un alto numero di incidenti, sebbene siano locali
destinati a brevi permanenze.
Da questo punto di vista è importante sottolineare
come le caratteristiche delle abitazioni hanno la
possibilità di creare le condizioni perché un incident e
possa avvenire, ma anche concorrere a determinarne la
gravità xxx.
Le cadute sono la causa più frequente di accesso,
seguite da urti, ferite da taglio e reazioni termiche o
chimiche da contatto.
Non vi è differenza significativa nella distribuzione
per genere delle tipologie di infortunio, tranne per le
cadute, più frequenti per le donne.
Nell’85% dei casi gli incidenti domestici non sono
gravi
(codici
verdi).
Le
casistiche
medio-gravi
riguardano maggiormente bambini in età prescolare e
anziani ultraottantenni.
I dati relativi ai ricoveri, indicativi di infortuni di
gravità superiore, hanno dei difetti di qualità che
possono
condurre
a
una
sottostima.
Tuttavia
il
SINIACA riporta per il 2002 un’incidenza di 200 casi
36
di
ricoveri
per
incidente
domestico
per
100.000
abitanti/anno.
Il rischio di ricovero è strettamente legato all’età
essendo maggiore per bambini e anziani (distribuzione
a “U” dell’incidenza di ricoveri per gruppi sesso-età
specifici). Per quanto riguarda la durata della degenza,
questa aumenta con l’età.
Le cause di ricovero sono in parte sovrapponibili a
quanto detto per gli accessi al P.S., ma compaiono nella
casistica anche avvelenamenti e intossicazioni.
Anche per la mortalità esistono problemi relativi alla
qualità dei dati, ma si può affermare che le cadute sono
la principale causa di decesso, seguite da incendi,
avvelenamenti, annegamento/soffocazione.
La distribuzione delle cause per età dimostra differenze
correlabili alle attività svolte dai soggetti, essendo
cadute e annegamenti/soffocazioni più frequenti in età
pediatrica,
mentre
avvelenamenti
e
intossicazioni
crescono in adolescenza e raggiungono il massimo in
età
adulta,
per
poi
decrescere
tra
gli
anzani
(l’andamento riflette la possibilità di intossicazioni da
sostanza psicotrope o per tentativi di suicidio, non
espressamente dichiarati nei certificati).
Da
quanto
emerso
quindi,
i
rischi
correlati
agli
ambienti domestici sono dovuti sia alle caratteristiche
delle abitazioni, prive di dotazioni di protezione per le
cadute o di adeguati impianti, sia alle abitudini dei
residenti, che possono predisporre al proprio o all’altrui
incidente.
E’ già stato detto che i soggetti più esposti sono
bambini e anziani. Per questi ultimi vi è un alto rischio
di
invalidità
conseguente
all’infortunio
che
compromette la durata e la qualità della vita residua,
minando l’autosufficienza del soggetto.
37
L’esposizione ad alti livelli di rumore è associata a
disturbi uditivi ed extra-uditivi. Questi ultimi sono
quelli maggiormente correlati all’esposizione al rumore
in ambiente domestico.
Tra gli effetti patologici riconducibili ad ambienti
rumorosi occupano particolare importanza i disturbi
cardiovascolari,
sonno,
compromissione
disturbi
psichiatrici
della
e
qualità
del
comportamentali
(aggressività), difficoltà di concentrazione, ritardo di
crescita endouterino xxxi.
Per
quanto
riguarda
il
rischio
cardiovascolare,
l’esposizione al rumore è stata associata ad elevati
levelli di pressione arteriosa e al rischio di insorgenza
di infarto miocardico xxxii; il meccanismo fisiopatologico
ipotizzato
è
legato
all’attivazione
neuroendocrina
dovuta allo stress.
Le sorgenti di rumore classicamente indagate sono il
traffico
urbano,
aeroportuale
o
ferroviario.
Una
importante sorgente, spesso sottostimata, è legata alle
dinamiche del quartiere di residenza.
Da quanto emerso dallo studio LARES xxxiii, gli adulti
gravemente
disturbati
dal
rumore
ambientale
sono
esposti ad alto rischio di patologie cardiovascolari,
respiratorie, muscoloscheletriche e mentali. Per gli
anziani
con lo
stesso
grado
di
esposizione, sono
documentati effetti minori, tranne che per i casi di
ictus. Nei bambini, l’apparato maggiormente coinvolto
e il respiratorio.
Per quanto riguarda i disturbi respiratori, il rumore
deve
essere
considerato
un
fattore
di
rischio
indipendente, e non in quanto associato a inquinamento
ambientale dovuto al elevato traffico urbano.
Per quanto riguarda i disturbi del sonno, questi sono
strettamente legati al rumore ambientale e a patologie
38
coinvolgenti i già citati apparati. In particolare, è stato
dimostrato che il rischio di patologie associate al
rumore è maggiore se si considera la compromissione
della qualità del sonno, piuttosto che se ci si limita a
quantificare il grado di esposizione complessivo.
Per i bambini oltre ai disturbi respiratori, la scarsa
qualità del sonno è associata anche a emicrania xxxiv.
Il sovraffollamento comporta gravi rischi per la salute
fisica e mentale. Le abitazioni sovraffollate sono spesso
umide e presentano muffe, legate alle modificazioni
microclimatiche conseguenti ai processi respiratori di
molti soggetti in spazi ridotti.
La stretta convivenza tra molte persone predispone a un
rischio infettivo elevato.
Ai fattori strutturali dell’edificio si affiancano le
condizioni del quartiere in cui esso è inserito, capace
di rispondere meno ai bisogni dei residenti, in termini
di accessibilità a servizi di pubblica utilità o ad
ambienti che promuovano la socializzazione e l’attività
fisica. Quest’ultimo aspetto è particolarmente legato
alla presenza di parchi e altre aree verdi, piste ciclabili
e aree pedonali, facilmente accessibili alla popolazione.
Il problema della sedentarietà è profondamente legato
all’obesità e al rischio cardiovascolare.
Il problema della presenza o meno di aree verdi
all’interno dei quartieri è una questione che coinvolge
più ampiamente la pianificazione urbana della città.
L’organizzazione della città è in grado di influire sulla
salute
dei
classificabili
cittadini
in
attraverso
tre
l’ambiente sociale;
categorie:
diversi
meccanismi,
l’ambiente
fisico;
la presenza e l’accessibilità a
servizi di pubblica utilità xxxv.
Con ambiente fisico si intendono le caratteristiche degli
edifici; le infrastrutture (acquedotti, fognature, ecc.);
39
l’inquinamento atmosferico; la presenza ed accessibilità
di spazi verdi; il “clima urbano”, cioè le caratteristiche
di
temperatura
e
umidità
condizionate
da
scelte
urbanistiche, quali, la presenza di strade e autostrade e
il numero di alberi; la presenza di ponti o grattacieli,
strutture estremamente vulnerabili in caso di disastri
naturali o umani; la protezione dal rumore.
Con
ambiente
sociale
si
intente
l’insieme
dell’organizzazione sociale, economica e culturale di
una città, influenzata dal grado di integrazione sociale
esistente tra i cittadini, dalla distribuzione delle risorse
e dalla presenza di servizi.
La presenza ed accessibilità ai servizi è un obiettivo
fondamentale per una “città sana” che sappia rispondere
adeguatamente
ai
bisogni
dei
cittadini,
rendendo
raggiungibili e efficaci le risorse sociali disponibili.
Per l’ambiente fisico, è già stato detto come particolari
condizioni
possano
predisporre
allo
sviluppo
di
patologie. Per quanto riguarda l’ambiente sociale e
l’accessibilità ai servizi, questi sono in grado di
influenzare direttamente e indirettamente il bagaglio di
salute della popolazione.
Come verrà più ampiamente trattato in seguito, la
distribuzione
delle
risorse
influisce
in
maniera
determinante sulla possibilità delle persone più deboli
di compiere scelte salutari, cioè di mantenere stili di
vita sani o di accedere a servizi di pubblica utilità.
La coesione sociale di un quartiere o di una città è
altresì importante per lo sviluppo delle potenzialità
individuali e comunitarie, per la riduzione dei fenomeni
di
criminalità,
degrado
e
abbandono,
per
la
partecipazione attiva dei cittadini al benessere della
comunità.
40
I servizi allo stesso tempo devono esserci, essere
adeguati
ai
bisogni
della
popolazione
ed
essere
accessibili, fisicamente ed economicamente, a tutti i
cittadini, secondo le possibilità.
Le caratteristiche delle abitazioni possono influenzare
la
salute
mentale
sia
direttamente
che
indirettamente xxxvi.
Per
comprendere
i
meccanismi
in
grado
di
compromettere l’equilibrio psicologico dei residenti in
un determinato ambiente, bisogna ricordare i principali
benefici psicologici di una sana abitazione.
Questi, come è già stato detto, sono legati al significato
che comunemente viene attribuito alla casa in termini di
protezione
individuale
e
familiare,
sicurezza
e
intimità xxxvii- xxxviii.
I fattori in grado di influire direttamente sulla salute
mentale sono la qualità dell’abitazione, la rumorosità
dell’ambiente, l’affollamento della casa e la qualità
dell’aria interna.
In aggiunta vi sono effetti indiretti dovuti ad alterazioni
dei processi psicosociali , causati dalle caratteristiche
dell’abitazione e dell’ambiente circostante ad essa.
Evans x x x v i
propone
di
considerare
tre
meccanismi
principali attraverso cui l’abitazione condiziona la
salute mentale dei suoi abitanti: il controllo, il supporto
sociale e il ristoro.
Partendo dal presupposto che le persone si sentono
meglio se si sentono in grado di controllare l’ambiente
circostante, vi sono condizioni che compromettendo
questa sensazione minano la stabilità e la capacità di
azione e reazione. Le condizioni in causa sono legate a
caratteristiche architettoniche degli edifici, come la
presenza di lunghi corridoi o l’assenza di ambienti
41
intimi; al sovraffollamento; alla rumorosità ambientale;
alla presenza di sorgenti di cattivi odori.
Il supporto sociale è legato alla presenza di luoghi di
aggregazione, ma anche alla possibilità di spazi di
intimità.
Gli effetti di alcuni irritanti ambientali come il rumore
possono compromettere le relazioni sociali provocando
irascibilità e aggressività nelle persone.
Il
ristoro
sottintende
la
capacità
dell’ambiente
domestico di essere luogo di riposo e recupero delle
energie mentali spese nella giornata.
E’ documentato il benefico effetto di ambienti ricchi di
elementi naturali e bei panorami, ma anche di strutture
architettoniche particolari ( caminetti, acquari, quadri
ecc.).
Le giovani madri di basso livello socioeconomico, con
bambini piccoli, sembrano i soggetti più a rischio di
disturbi mentali legati a caratteristiche delle abitazioni.
Inoltre, l’esposizione a più fonti sociali di stress oltre
alla
casa
o
anche
l’esposizione
contemporanea
a
condizioni fisiche e sociali avverse, sono correlate a
maggior vulnerabilità psicologica.
Sintetizzando, si può affermare che le condizioni delle
abitazioni
che
predispongono
a
stati
d’ansia
e
depressione sono legate a:
- scarsa protezione da “aggressioni” esterne (rumore,
vibrazioni, umidità, correnti d’aria e freddo in
inverno);
- mancanza di intimità o libertà personale (dovuta a
sovraffollamento
o
legata
alla
struttura
architettonica dell’edificio);
- scarsa illuminazione o ostacoli alla visuale esterna;
mancanza di luoghi d’aggregazione;
42
- inserimento
in
quartieri
degradati
e
soggetti
a
vandalismi.
Inoltre, il basso livello socioeconomico, la paura di
perdere la propria abitazione perché non più in grado di
pagare, come anche l’incapacità di lasciare una casa
insoddisfacente per mancanza di risorse sufficienti e la
residenza in quartieri degradati, sono legati a stati di
depressione e ansia x v i .
I bambini: i più esposti e vulnerabili
I bambini spendono il 90% del tempo in casa.
Questo fa si che essi siano grandemente esposti ai
possibili rischi per la salute presenti all’interno dell e
abitazioni. Tra questi, i più rilevanti sono: l’umidità e
le muffe; il rumore; il fumo di tabacco ambientale; i
prodotti
della
combustione;
mancanza
di
acqua
potabile; la presenza di metalli pesanti, in particolare
piombo; gli incidenti domestici xxxix.
Il
fumo
ambientale,
i
prodotti
di
combustione,
l’umidità e gli acari della polvere, rappresentano le
minacce
maggiori
presenti
nell’aria
respirata
dai
bambini. In Europa più di 50.000 bambini/anno, tra gli
0-4anni muoiono per infezioni acute delle basse vie
respiratorie, dovute a inquinamento indoor xl.
La presenza di muffe e di acari della polvere è
associata ad un maggior rischio di sintomi allergici in
bambini predisposti (asma, riniti, dermatite, ecc.).
Contaminanti
pesanti,
sono
ambientali,
associati
in
particolare
ad
alto
metalli
rischio
di
compromissione neurologica nei bambini. Il piombo,
per questo, è una delle minacce maggiori per i bambini
che vivono in case vecchie in cui questo metallo può
essere trovato nelle vernici o nei prodotti per saldatura
utilizzati per le tubature dell’acqua.
43
L’attività tossica del Pb si svolge ai livelli minimi
efficaci di esposizione a carico dell’emopoiesi e delle
funzioni nervose superiori.
Si
hanno
interferenze
sulla
biosintesi
dell’eme
evidenti già a piombemie da 16 a 20 µg/dl nell’adulto
e per valori inferiori nel bambino.
A carico del sistema nervoso centrale i primi insidiosi
sintomi si manifestano con irritabilità, diminuzione
della memoria, della capacità di astrazione e di
concentrazione.
Tali
effetti
sono
riscontrabili
a
concentrazioni ematiche di Pb di 25-40 µg/dl ma nel
bambino
in
età
prescolare
e
scolare
sembrano
sufficienti valori più bassi, a partire da 10 µg/dl.
Per esposizioni più severe compaiono i sintomi della
classica
intossicazione
saturnina:
anemia,
encefalopatia, paralisi periferiche, coliche intestinali.
E’
già
stato
detto
come
i
bambini
siano
particolarmente sensibili ai disturbi dovuti alla cattiva
qualità del sonno, spesso dovuta alla presenza di
eccessivo
rumore
ambientale.
Questa
predispone alla comparsa di emicrania
condizione
xxxiv
e disturbi
respiratori.
Un altro rischio a cui sono esposti i bambini è quello
di
incidenti
domestici,
per
i
quali
è
già
stat a
sottolineata la loro vulnerabilità. In particolare, sono
soggetti
al
rischio
di
cadute,
avvelenamenti,
annegamenti e soffocazione.
Per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, l’ambiente
fisico è in grado di influenzarlo sia direttamente che
indirettamente, attraverso gli adulti.
E’ già stato detto come i metalli pesanti, e in
particolare il piombo, interessino negativamente i
tessuti nervosi.
44
Il rumore ambientale è stato correlato a difficoltà di
concentrazione e memorizzazione e ad un ritardo nella
lettura.
Gli effetti fisiopatologici dell’esposizione al rumore
sono aumento della pressione arteriosa e degli ormoni
correlati allo stress nel sangue xli.
Il sovraffollamento è una condizione negativa per i
bambini,
in
particolare
per
le
bambine x x x v i .
La
presenza di un alto numero di persone predispone i
genitori alla trascuratezza nella cura dei figli e riduce
il dialogo familiare.
Inoltre alla presenza di un alto numero di persone per
stanza
è
associata
ad
aggressività,
la
quale,
irrigidendo, i rapporti tra i familiari, acuisce lo stress
psicologico dei bambini.
Le
caratteristiche
fisiche
delle
abitazioni
e
del
quartiere influiscono sulle relazioni che i bambini
instaurano in famiglia e al di fuori da essa.
Abitazioni insalubri che predispongono a patologie
respiratorie compromettono la frequenza scolastica,
l’apprendimento e la socializzazione, mentre case
caotiche privano spesso i bambini di attenzioni da
parte dei genitori.
La presenza di aree verdi destinate anche ai bambini
all’interno
dei
quartieri,
contribuisce
all a
socializzazione dei piccoli e all’integrazione delle
famiglie nel contesto locale.
Viceversa, la presenza di strade trafficate espone i
bambini al rischio di incidente e all’isolamento in
casa.
Il 20% dei bambini Europei lamenta la mancanza di
adeguati
spazi
ricreativi
attorno
alla
propria
abitazione x l . Questa condizione non solo compromette
lo
sviluppo
psicosociale,
ma
predispone
alla
45
sedentarietà e all’obesità, due importanti condizioni
emergenti anche in Europa e gravemente associate a
rischi per la salute dei bambini, presente e futura.
Diseguaglianze sociali in salute
Si è già accennato a come spesso le condizioni
socioeconomiche delle famiglie vengano indicate in
termini reddituali, attraverso la quantificazione del
loro potere d’acquisto e la comparazione di questo con
soglie convenzionalmente fissate ad indicare i livelli
di
spesa
media
pro
capite
o
il
valore
di
beni
considerati essenziali.
Anche le condizioni abitative sono uno degli indicatori
socioeconomici
comunemente utilizzati
in
ricerca,
insieme al livello di istruzione, la classe sociale e la
tipologia familiare.
Secondo Ranci v , “[la condizione abitativa] essendo
riferita
allo
standard
di
vita
effettivamente
sperimentato e non alla semplice disponibilità di
risorse economiche indipendentemente dal loro uso
effettivo, segnala quale sia il tenore di vita di una
famiglia
in
modo
più
puntuale
che
la
semplice
registrazione del reddito percepito”.
Numerose ricerche hanno indagato la distribuzione
sociale delle tipologie abitative e ambientali e la loro
relazione con la distribuzione di alcune patologie.
Ciò che è emerso è in accordo a quanto storicamente
insegnato
dagli
esordi
della
Sanità
Pubblica:
le
condizioni abitative peggiori sono strettamente legate
a povertà e malattie.
Per
le
condizioni
indicatori
abitative,
socioeconomici,
distribuzione
all’interno
come
per
gli
esiste
un
della
popolazione.
altri
gradiente
di
“Il
gradiente è regolare, tanto che ad ogni livello della
46
posizione sociale misurata, chi sta in posizione più
avvantaggiata presenta un profilo di salute migliore
rispetto a chi sta in una posizione più svantaggiata”
(Costa) xlii
Non solo, “Quale che sia l’indicatore di posizione
sociale
impiegato
-
istruzione,
classe
sociale,
caratteristiche dell’abitazione - il rischio di mortalità
cresce in ragione inversa delle risorse sociali di cui
gli individui dispongono.” xliii
Diversi studi hanno indagato la distribuzione sociale
di
alcune
patologie,
strettamente
correlabili
ad
abitazioni insalubri. Per quasi tutte è dimostrabile una
maggior ricorrenza in gruppi sociali più svantaggiati.
Le patologie cardiovascolari sono state oggetto di
numerose ricerche in questo campo, sia per il grande
interesse epidemiologico dovuto al peso che esse
impongono in termini di morbilità e mortalità nella
popolazione, sia per le possibilità preventive legate ai
fattori di rischio comportamentali ad esse associati.
Le patologie cardiovascolari erano considerate un
tempo malattie “dell’opulenza”. Per un fenomeno noto
con il termine di “transizione epidemiologica”, oggi la
loro distribuzione, come quella dei fattori di rischio
associati, risulta ineguale, con un carico di malattia
inversamente legato al livello socioeconomico xliv, xlv.
Diversi sono i fattori responsabili di questa tendenza,
e
la
loro
origine
è
strettamente
legata
all’organizzazione sociale, la quale crea le condizioni
entro le quali gli individui compiono le loro scelte.
Stili di vita insalubri sono socialmente condizionati e
sono spesso legati a meccanismi di compenso in
situazioni di stress cronico (fumo, alcol e altre
sostanze d’abuso; uso di comforting food ricchi di
zuccheri e grassi saturi, ecc.).
47
Lo stress stesso è un importante fattore di rischio
cardiovascolare xlvi.
Per quanto riguarda l’asma, incidenza, gravità, rischio
di ospedalizzazione e mortalità sono maggiori per
individui provenienti da quartieri poveri xlvii, xlviii. Tra i
fattori ambientali considerati responsabili di queste
diseguaglianze vi sono le condizioni abitative (in
particolare la tipologia e quantità di allergeni presenti
nell’aria
indoor),
l’esposizione
a
inquinamento
atmosferico e a fumo passivo.
E’ stata anche dimostrata una disparità nelle terapie
offerte
ai
socialmente
piccoli
pazienti,
più
svantaggiati,
risultando
non
i
bambini
adeguatamente
trattati.
Un'altra associazione interessante è tra l’incidenza di
asma, il basso peso alla nascita, la prematurità e
l’obesità. Le prime due condizioni sono esiti frequenti
di gravidanze in donne fumatrici.
L’esempio dell’abitudine al fumo può essere utilizzata
per spiegare la complessa relazione tra i diversi
indicatori sociali e la salute.
Numerose rilevazioni hanno dimostrato che l’abitudine
al fumo è maggiore in persone di basso livello
socioeconomico.
Le
stesse
persone
abitano
più
frequentemente in case prive di balconi o giardini,
poiché economicamente più accessibili.
Questo comporta un maggior rischio di esposizione a
fumo passivo da parte dei conviventi e dei bambini in
particolare.
L’obesità è una problematica in aumento nei paesi
occidentali.
popolazione
La
distribuzione
mostra
un
dei
trend
casi
nella
inversamente
proporzionale al livello socioeconomico delle famiglie
di appartenenza e/o del quartiere di residenza.
48
Questo
è
dovuto
in
larga
parte
a
fattori
comportamentali diffusi, condizionati almeno anche da
fattori ambientali. Si è già parlato infatti dell’uso di
comforting
food
sedentarietà
in
caso
associata
a
di
stress
difficoltà
cronico,
di
accesso
di
a
strutture pubbliche, come parchi o piste ciclabili in
quartieri strutturalmente inadeguati, o private, per la
difficoltà o incapacità di indirizzare parte delle risorse
economiche in questo ambito. La difficoltà di libera
gestione
delle
risorse
induce
in
molti
casi
a
privilegiare alimenti qualitativamente scadenti ma “a
buon mercato”.
Esistono
evidenze
che
correlano
i
rischi
di
traumatismi al livello socioeconomico, sottolineando
anche per questa area una relazione inversa tra le due
variabili.
La correlazione è più forte per gli incidenti mortali
intenzionali o non intenzionali xlix.
Le condizioni socioeconomiche sono in grado di
influenzare lo stato di salute delle persone anche a
distanza di tempo.
Per
esporre
questo
concetto
verranno
riportate
ulteriori evidenze affiancate da brani tratti dal già
citato lavoro di Giuseppe Costa sulle diseguaglianze di
salute in Italia.
“Nella storia di una persona le diseguaglianze nella
salute possono nascere assai precocemente: già nel
grembo materno inizierebbero ad accumularsi ritardi
di maturazione dei tessuti che potrebbero mostrare i
loro effetti sfavorevoli in età adulta.”
xlii
Grande attenzione è stata rivolta negli ultimi dieci
anni
agli
effetti
conseguenti
ad
esposizione
inquinanti ambientali durante la gravidanza
xxxix
ad
.
49
Ulteriori
approfondimenti
risultano
necessari,
ma
appare già evidente come le gravidanze di donne
esposte ai rischi ambientali abbiano un’alta incidenza
di esiti più o meno critici.
Da alcuni studi emerge come l’esposizione delle
gravide e i conseguenti rischi per il feto, siano
distribuiti
in
maniera
diseguale
all’interno
della
popolazione l.
“Alla programmazione biologica si associa nei primi
anni di vita la programmazione sociale della persona,
quella in cui si struttura l’identità e la capacità di
gestire relazioni sociali.”
xlii
Bambini appartenenti a famiglie socioeconomicamente
più svantaggiate sono esposti a una molteplicità di
fattori fisici e sociali in grado di minare il loro
sviluppo fisico e psico-comportamentale li, lii.
Le stesse condizioni sono in grado di compromettere
la salute mentale degli adulti.
Ciò che rende ancor più vulnerabile questa quota di
popolazione è proprio la concentrazione di numerose
criticità (legate a lavoro, casa, servizi, ecc.) in un
determinato ambiente. Queste possono confluire sul
medesimo soggetto il quale sarà esposto a un rischio
cumulativo per la salute x x x v i .
“In
seguito,
nella
fase
bambino-ragazzo-giovane,
nascono quei comportamenti così pericolosi per la
salute e per la carriera sociale, come le dipendenze e
gli stili di vita pericolosi, che sono molto più difficili
da modificare tra le persone meno istruite e i poveri.
La posizione sociale di arrivo è il risultato di tutti
questi processi, ma è anche il punto di partenza che
produce risorse e opportunità per la persona e la sua
famiglia.” x l i i
50
NORME I TALIANE DI IGI ENE EDI LI ZI A
Una buona abitazione è quella che ricrea i benefici
della
vita
all’aperto
evitandone
gli
svantaggi,
stabilendo un corretto equilibrio tra spazio e funzioni e
tra individuo e gruppo familiare, offrendo, per la sua
idonea collocazione, un facile accesso ai luoghi di
lavoro ed a servizi pubblici necessari per una normale
vita sociale liii.
I requisiti generali di una buona abitazione sono:
- ubicazione su terreni salubri;
- buon isolamento dai rumori;
- numero adeguato di ambienti;
- condizioni favorevoli di temperatura;
- illuminazione, areazione, umidità e buona esposizione
solare;
- sufficiente disponibilità di acqua potabile;
- efficace sistema di allontanamento dei rifiuti.
1. I GI E N E
E D I L I ZI A I N
ITALIA
Come introdotto in precedenza, la storia dell’igiene
edilizia è strettamente legata all’evoluzione della sanità
pubblica moderna. I processi innescati dai mutamenti
della società nel XIX secolo portarono anche l’Italia ad
occuparsi
di
regolamentazione
edilizia.
raccolta organica di norme inerenti
La
prima
l’igiene degli
ambienti di vita furono le “Istruzioni ministeriali 20
giugno 1896: compilazione dei regolamenti locali di
igiene del suolo e dell’abitato”. Questo importante
documento non solo ha guidato l’evoluzione di tutta la
successiva normativa italiana, ma parti di esso sono
tuttora in vigore, contenute interamente negli attuali
regolamenti
edilizi,
(il
D.M.
del
5
luglio
1975,
Modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno
51
1896, relativamente all’altezza minima ed ai requisiti
igienico sanitari principali dei locali di abitazione,
modificò solo parzialmente le indicazioni precedenti).
Tuttavia, nelle Istruzioni del 1896 venivano ancora
trattate in un’unica legge le norme urbanistiche ed
edilizie.
La
distinzione
legislativa
tra
queste
due
branche avvenne con la L.17 agosto 1942, n.1150, che
oltre
a
questo,
regolamentare
disposizioni
dispose
delle
che
tutto
edificazioni,
igienico-sanitarie,
venisse
l’apparato
comprese
le
trattato
nei
Regolamenti Comunali di Igiene.
La Regione Emilia Romagna nel 1990, affrontò, per
prima in Italia, la necessità di adeguare
la normativa
edilizia e di renderla uniforme nel territorio regionale.
Con la L.R.26 aprile 1990, n.33,(Norme in materia di
Regolamenti
Edilizi
Comunali),
vennero
introdotte
modifiche sostanziali di contenuto e forma rispetto alla
legislazione preesistente, e con delibera della Giunta
Regionale n.593 del 28 febbraio 1995, venne approvato
lo
schema
del
Regolamento
Edilizio
Tipo
(RET),
“strumento regolamentare” della L.R. 33/90 liv.
Al suo interno, il documento è composto di due parti
ben definite: la prima, con carattere di indirizzo e non
vincolante, propone definizioni comuni dei termini
frequentemente usati in materia edilizia e le indicazioni
relative agli adempimenti da seguire prima dell’avvio,
durante e dopo l’ultimazione dei lavori edilizi; la
seconda riporta le norme tecniche delle opere edilizie,
raggruppate in famiglie di
requisiti, a loro volta
suddivisi in:
requisiti cogenti (a carattere vincolante), i quali
discendono da norme tecniche statali sulla sicurezza
52
delle costruzioni e degli impianti, sulla prevenzione
degli incendi, sull’igiene delle abitazioni e dei luoghi
di lavoro, sul risparmio energetico, sulla protezione dal
rumore e sull’accessibilità (aggiornati con Del. di G.R.
n.268/00 e n.21/01);
requisiti
volontari
(applicabili
in
modo
"volontario") che definiscono una maggior qualità degli
edifici anche con riguardo agli aspetti della bioedilizia
e della sostenibilità ambientale.
Le fonti normative a cui è stato attinto per la stesura
del Regolamento, sono fondamentalmente tre:
1.
Le Istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 e
successive
modifiche
ed
integrazioni,
per
quanto
riguarda le proprietà che devono essere possedute dagli
edifici per garantirne la salubrità;
2.
La
L.R.
9
novembre
1984,
n.48
(“Prima
normativa tecnica regionale per la disciplina delle
opere di edilizia residenziale pubblica”), per quanto
riguarda gli strumenti di calcolo e valutazione oggettiva
delle qualità degli edifici (poi pubblicate come “Norme
tecniche regionali”);
3.
La Direttiva del Consiglio (89/106/CEE) del 21
dicembre
1988,
relativa
disposizioni
legislative,
amministrative
degli
al
Stati
riavvicinamento
delle
regolamentari
membri
concernenti
ed
i
prodotti da costruzione e il suo apparato regolamentare
(94/C 62/01), concernente i documenti interpretativi
della direttiva.
I testi comunitari hanno ispirato gli elementi essenziali
di novità contenuti nel RET: la presenza di una
regolamentazione di tipo prestazionale e di un elenco
53
minuzioso di proprietà, capacità e abilità che l’oggetto
edificato deve possedere.
I Requisiti cogenti possono essere considerati “una
sorta di Testo unico dei regolamenti( di carattere
sanitario,
di
prevenzione
incendi,
ecc.)
che
disciplinano l'edilizia in Emilia Romagna, steso nella
forma indicata dalla direttiva 89/106/CEE” (Arlotti,
Brun) liv; ad esso si uniformano le regolamentazioni
locali.
Il regolamento edilizio è un insieme di norme tecniche,
procedurali
e
sanitarie
connesse
alle
attività
di
costruzione o di trasformazione delle opere edilizie e
infrastrutturali, mediante le quali il Comune indirizza e
controlla il processo di intervento degli operatori
pubblici e privati.
Il regolamento edilizio contiene:
-
disposizioni
relative
al
procedimento
di
formazione del titolo abilitativo (permesso di costruire
e denuncia di inizio attività) connesso alla attività
edilizia e di trasformazione del territorio;
-
disposizioni
relative
alla
progettazione,
al
controllo e vigilanza sull’attività di costruzione;
-
definizioni
riguardanti
di
modalità
carattere
di
urbanistico-edilizio
applicazione
degli
indici
urbanistici ( distanze, superfici, volumi, altezze, ecc.);
-
norme tecniche riguardanti la sicurezza ed il
benessere per una maggiore qualità del costruito, di
carattere prestazionale.
La regione, con L.R. n.31/02, ha riordinato l’attività
edilizia e gli interventi di trasformazione del territorio
disciplinati dagli strumenti di pianificazione urbanistica
comunale. Secondo la legislazione regionale in materia
54
di pianificazione urbanistica (L.R. 24/3/2000, n. 20), il
regolamento edilizio comunale (RE) è stato sostituito
dal regolamento urbanistico ed edilizio (RUE) che
costituisce
un
corpo
organico
di
disposizioni
regolamentari attinenti sia agli interventi edilizi, sia
agli
interventi
di
trasformazione
urbanistica
degli
ambiti edificati e da riqualificare.
2. R E QU I S I T I
D E GL I A L L O G GI
Una singola unità abitativa è costituita da stanze
destinate al soggiorno umano (pranzo, letto, salotto,
ecc.),
dagli
ambienti
accessori
(cucina,
servizi
igienici), dai corridoi, ripostigli ed altri locali utilizzati
solo temporaneamente.
Come già detto in precedenza, le dimensioni dei locali
destinati ad abitazione umana e le loro caratteristiche
sono
vincolate
dalle
indicazioni
contenute
nei
Regolamenti edilizi comunali.
Per quanto riguarda il comune di Cesena lv, vengon o
stabilite:
-le altezze minime delle stanze a 2,70 m, riducibili a
2,55 m nei comuni montani (1000 m slm) e a 2,40 m per
gli
interventi
esistente,
per
di
i
recupero
soli
del
vani
patrimonio
che
edilizio
mantengono
la
destinazione d’uso;
-per i bagni, ripostigli, corridoi e disimpegni in genere,
l’altezza minima è 2,40 m;
-una superficie minima per ogni abitante pari a 14 mq
per i primi 4 abitanti, e 10 mq per ciascuno dei
successivi;
-la superficie minima di 9mq per le stanze da letto
singole e 14mq per le matrimoniali;
55
-ogni
alloggio
deve
essere
dotato
di
una
stanza
soggiorno di almeno 14mq;
-l’alloggio monostanza, per una persona, deve avere una
superficie minima non inferiore a 28mq, comprensiva
dei servizi, e non inferiore ai 38mq se per due persone;
-le stanze da letto, il soggiorno e la cucina devono
essere provviste di finestra apribile;
-tutti i locali di abitazione, ad esclusione di quelli
destinati ai servizi ( ripostigli, servizi igienici, corridoi
ecc.) devono usufruire di luce naturale diretta, adeguata
alla destinazione d’uso;
-per
ciascun
finestra
locale
deve
d’abitazione
essere
l’ampiezza
proporzionata
in
della
modo
da
assicurare un valore di fattore luce diurna medio a non
inferiore al 2%, e comunque, la superficie finestrata
apribile
non
dovrà
essere
inferiore
ad
1/8
della
superficie del pavimento;
-è consentito ricorrere a ventilazione artificiale in
sostituzione o ad integrazione di quella naturale; deve
essere in ogni caso assicurata l’aspirazione di fumi,
vapori ed esalazioni nei punti di produzione (cucine,
gabinetti, ecc.) prima che si diffondano;
-tutte le unità immobiliari, sia ad uso residenziale sia
lavorativo, devono essere provvisti di servizi igienici e
di acqua potabile;
a
Il coefficiente di luce diurna è un parametro indicativo della
frazione
di
luce
emessa
dall’emisfero
di
cielo
visibile,
c o mp l e s s i v a m e n t e e c o n t e m p o r a n e a m e n t e , c h e r a g g i u n g e u n p u n t o
stabilito del locale di osservazione; in Italia viene indicato come
fattore
medio
rapportando
di
luce
diurna,
l ’ i l l u mi n a m e n t o
cioè
di
un
il
valore
a mb i e n t e
che
si
ottiene
c o n fi n a t o
e
l ’ i l l u m i n a m e n t o c h e s i o t t e r r e b b e n e l l o s t e s s o m o me n t o e n e l l e
s t e s s e c o n d i z i o n i d i t e mp o e d i l u o g o , i n u n a mb i e n t e e s t e r n o c h e
riceva luce diretta dalla volta celeste, ma senza irraggiamento
diretto dal sole.
56
-per ciascun alloggio deve essere prevista almeno una
stanza da bagno con superficie minima di 4mq, dotata
dei seguenti impianti igienici: doccia o vasca, vaso,
bidet, lavabo; le pareti devono essere rivestite con
materiale lavabile e impermeabile fino ad un’altezza
minima di 2,00m;
-i servizi igienici o i bagni non deve avere accesso
diretto alle stanze destinate al soggiorno umano, per il
concreto pericolo di fecalizzazione ambientale, a meno
che non siano preceduti da un adeguato antibagno
(almeno 1mq), sufficientemente ventilato;
-è vietato costruire servizi igienici all’esterno del
fabbricato;
-tutte le cucine o le zone cottura, comunque alimentate,
devono essere dotate di una adeguata cappa aspirante
collegata ad una canna di esalazione esterna. Tali canne
devono essere condotte al tetto, dotate di comignoli
realizzati e posizionati nel rispetto delle norme tecniche
UNI-C IG a e a distanza tale da non interferire con
eventuali aperture di ventilazione naturale o artificiale;
-tutti gli ambienti devono comunque possedere idonee
aperture permanenti di ventilazione naturale;
-i piani interrati e seminterrati non possono essere
adibiti ad abitazione, ma solo ed esclusivamente a
a
U N I - C I G : c o n l a L. 1 0 8 3 / 7 1 v e n n e i n t r o d o t t o i l p r i n c i p i o g e n e r a l e
p e r c u i u n i mp i a n t o è c o n s i d e r a t o “ a r e g o l a d ’ a r t e ” q u a n d o è
r e a l i z z a t o n e l r i s p e t t o d e l l e n o r me , U N I - C I G , c i o è s e c o n d o l e
i n d i c a z i o n i t e c n i c h e e p r e s t a z i o n a l i p r o d o t t e d a l C I G ( C o mi t a t o
italiano gas) e pubblicate dall’UNI (Ente Nazionale italiano di
u n i fi c a z i o n e ) , d i c u i i l C I G è p a r t e i n q u a l i t à d i E n t e F e d e r a l e . L a
n o r ma d i r i f e r i m e n t o p i ù i m p o r t a n t e è l a U N I 7 1 2 9 “ I m p i a n t i a g a s
per
uso
domestico
alimentati
da
rete
di
distribuzione
–
Progettazione, installazione e manutenzione”, pubblicata per la
p r i m a v o l t a n e l 1 9 7 2 . At t u a l m e n t e è i n v i g o r e l a t e r z a e d i z i o n e
d e l l a n o r m a , p r o d o t t a n e l d i c e m b r e 2 0 0 1 . (h t p p : / / w w w . u n i . c o m )
57
servizi
facenti
parte
dell’abitazione;
deve
essere
comunque garantita una areazione naturale esterna
costante;
-le scale che collegano più di due piani, devono essere
aerate ed illuminate dall’esterno a mezzo di finestratura
o
mediante
adeguata
illuminazione
e
aerazione
dall’alto;
-le scale, sia interne che esterne, anche quando chiuse
fra pareti verticali, devono essere sempre dotate di
corrimano o di parapetti di altezza non inferiore a 1m,
dimensionate e costruiti per risultare agevoli e sicure
sia alla salita che alla discesa, commisurate al numero
dei
piani,
degli
alloggi
e
degli
utenti
serviti,
prevedendo larghezze minime di passaggio utile;
-per tutte le scale devono essere sempre rispettati i
parametri dimensionali previsti dalle norme UNI e di
sicurezza, nonché da altre norme speciali in casi
particolari;
-per la sicurezza è importante che le scale vengano
conservate in buono stato di manutenzione e di pulizia;
-I parapetti delle scale e dei balconi devono essere alti
almeno 1m dal piano di calpestio, presentare spazi, fra
gli elementi costituenti, di dimensioni tali da non essere
scalabili;
-I parapetti delle finestre possono avere altezza ridotta
a 0,90 m, ma la somma dell'altezza dei davanzali e della
profondità dei davanzali stessi non deve essere inferiore
a 1,20m;
-tutti
gli
edifici
devono
essere
dotati
di
idoneo
impianto di riscaldamento conforme a quanto previsto
da specifiche norme tecniche di sicurezza UNI-CIG e
dalla
legislazione
vigente
in
materia,
compresi
i
58
regolamenti
adottati
ai
fini
del
contenimento
dei
consumi di energia a;
-i
locali
in
combustione
cui
di
sono
tipo
installati
stagno
apparecchi
devono
essere
di
dotati
d’aperture di ventilazione realizzate nel rispetto delle
norme tecniche;
-le canne fumarie, singole o collettive, a cui collegare
le caldaie e gli apparecchi di riscaldamento degli
ambienti e di produzione di acqua calda, comunque
alimentati, le stufe, i caminetti ed i forni alimentati a
legna o simili apparecchiature, devono essere condotti
al tetto e lo scarico dei prodotti della combustione deve
essere localizzato in modo da non interferire con
eventuali prese d’aria esterne e con aperture per
ventilazione naturale o meccanica;
-gli impianti elettrici devono possedere i requisiti
previsti
dalle
norme
UNI
e
CEI
(Comitato
elettrotecnico italiano) e in particolare devono essere
dotati di impianti di messa a terra e di interruttori
a
Le p r i n c i p a l i d i s p o s i z i o n i l e g i s l a t i v e , c h e d i s c i p l i n a n o l ’ u t i l i z z o
d e l g a s c o mb u s t i b i l e p e r u s i d o me s t i c i e s i m i l a r i , p o s s o n o e s s e r e
suddivise rispettivamente, in:
1. Disposizioni relative alla sicurezza impiantistica;
2. Disposizioni relative al risparmio energetico e all’utilizzazione
razionale dell’energia;
Tr a l e n o r m e r e l a t i v e a l l a s i c u r e z z a l e p i ù i m p o r t a n t i s o n o :
L.n.
1083/71
"N o r m e
per
la
sicurezza
dell’impiego
del
gas
c o mb u s t i b i l e " e L . n. 4 6 / 9 0 , " N o r m e p e r l a s i c u r e z z a d e g l i i m p i a n t i "
e suoi decreti di attuazione;
Per quanto riguarda, invece, le disposizioni legislative relative
a l l ’ u t i l i z z a z i o n e r a z i o n a l e d e l l ’ e n e r g i a e a l r i s p a r mi o e n e r g e t i c o
vanno ricordate:
L.n. 10/91, “Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale
in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e
d i s v i l u p p o d e l l e fo n t i r i n n o v a b i l i d i e n e r g i a ” e i s u o i d e c r e t i d i
attuazione.
59
differenziali ad alta sensibilità o di altri sistemi di
protezione equivalenti;
-le norme di buona tecnica richiedono sistemi protettivi
supplementari in tutti gli ambienti che contengano
vasche da bagno o docce, dove il rischio è accresciuto
per la minore resistenza che il corpo umano presenta e
per la possibilità di contatto con elementi a potenziale
di terra; esiste un’area, detta zona 0 o zona interdetta
in cui e vietata l’installazione di qualsiasi componente;
-secondo quanto stabilito dalla L. 46/90 (Norme per la
sicurezza degli impianti), al termine dei lavori di
installazione degli impianti, la ditta ha l’obbligo di
rilasciare
una
dichiarazione
di
conformità
delle
caratteristiche dell’impianto a quanto prescritto dalla
normativa vigente;
-Il sindaco rilascia il certificato di abitabilità o di
agibilità solo dopo aver acquisito anche la
dichiarazione di conformità o il certificato di collaudo
degli impianti installati, quando
previsto;
-gli
edifici
di
nuova
costruzione
o
soggetti
a
ristrutturazioni sostanziali, devono essere concepiti e
realizzati in modo che il rumore a cui sono sottoposti
gli occupanti e le persone situate in prossimità, si
mantenga a livelli che non nuocciano alla loro salute e
tali da consentire soddisfacenti condizioni di sonno, di
riposo e di vita quotidiana; i valori di isolamento
acustico
dovranno
rispettare
quanto
definito
dalle
norme UNI 10708-3:97 e dalla UNI EN ISO 717 – 1:97 a
e successive loro modificazioni e integrazioni;
a
UNI EN ISO: sigla che individua una norma internazionale
e l a b o r a t a d a l l ' I S O ( I n t e r n a t i o n a l O r g a n i z a t i o n fo r S t a n d a r d i z a t i o n ) ,
a p p l i c a b i l e i n t u t t o i l m o n d o e a d o t t a t a c o m e n o r ma n a z i o n a l e
(UNI) ed europea (EN).
60
3. C O N D I ZI ON I
DI
A N T I GI E N I C I T À
E
INABITABILITÀ
D E L L E A B I T A ZI ON I
Una casa può essere considerata antigienica quando:
a.i servizi igienici si trovano all’esterno dell’alloggio o
sono precari o incompleti;
b.non dispone di acqua corrente potabile;
c.presenta umidità permanente dovuta a capillarità,
condensa
o
idroscopicità,
non
eliminabile
con
normali interventi di manutenzione;
d.illuminazione e areazione sono molto scarsi.
Un edificio è dichiarato inabitabile quando:
a.le condizioni di degrado delle strutture e degli
impianti sono tali da pregiudicare l’incolumità degli
occupanti o dei passanti;
b.alloggio
improprio
caratteristiche
(ricavato
tipologiche
di
da
locali
assoluta
e
aventi
totale
incompatibilità con la destinazione ad abitazione,
quali ad esempio garage, stalle, cantine, edifici al
grezzo, ecc.);
c.insufficienti requisiti di superficie, di altezza, di
aerazione ed illuminazione;
d.insalubrità dei locali (umidità ecc.);
e.mancata disponibilità di acqua potabile;
f.assenza di servizi igienici;
g.mancato allacciamento alla fognatura nera o ad altro
sistema idoneo di trattamento delle acque reflue;
h.mancata conformità alle normative vigenti in materia
di impianti (gas, energia elettrica, ecc.).
Umidità
Uno degli elementi più dannosi e insalubri in un locale
ad uso abitativo è rappresentato dall’umidità. La sua
presenta
comporta
la
compromissione
dell’integrità
61
della struttura muraria, dei rivestimenti e dell’arredo;
in più è anche un grave fattore di rischio per la salute
in quanto favorisce la crescita di muffe e microrganismi
potenzialmente dannosi.
Nei muri l’acqua può essere reperita per diversi fattori:
a.imbibizione: è una tipologia di umidità che può
presentarsi in forma temporanea o permanente e in
entrambi i casi comporta un grave rischio per la
stabilità dell’edificio e ripercussioni igienico-sanitarie.
Le cause più frequenti di umidità per imbibizione sono:
-
da
assorbimento
diretto
dal
sottosuolo
(infiltrazione indiretta e intermittente);
-
accidentale, di origine meteorica, per infiltrazioni
di
pioggia
nelle
murature
attraverso
fessure
di
terrazze e del tetto;
-
per rottura di tubazioni dell’impianto idrico;
-
per effetto dei materiali da costruzione utilizzati.
b. igroscopia dei materiali da costruzione, ovvero per
l’utilizzo
di
materiali
con
elevata
attitudine
ad
assorbire acqua sotto forma di umidità.
Questa forma di umidità è in genere permanente, non
eliminabile con le normali pratiche di manutenzione,
mentre a livello preventivo posso essere utilizzati
materiali non igroscopici e si può effettuare una
impermeabilizzazione esterna;
c.insufficiente prosciugamento dei muri;
d. Condensazione: è una forma di umidità che si
realizza mediante il contatto dell’aria carica di vapore
acqueo con le pareti più fredde dell’edificio.
Il fenomeno può avvenire per:
-ventilazione insufficiente nei locali della cucina;
-penetrazione all’interno delle murature dell’umidità
atmosferica da condensazione esterna sulla superficie
62
dei muri perimetrali, durante il loro raffreddamento
notturno;
-errato uso dell’alloggio: insufficiente ricambio d’aria,
sovraffollamento,
cottura
dei
cibi
senza
adeguata
aspirazione dei vapori, ecc.
L’umidità per condensa crea un microclima favorevole
alla crescita di muffe e alla formazione di macchie sui
muri.
Per
combattere
all’abitazione,
la
è
condensa
sufficiente
da
cause
interne
predisporre
sistemi
aspiranti in cucina e bagno e rispettare puntualmente il
rapporto di aero-illuminazione previsto.
e.Capillarità o di risalita: è una forma di umidità
molto frequente, dall’origine diversificata e complessa.
Proviene dal terreno sul quale è stato edificato lo
stabile e può essere imputata all’azione di acque
disperse
di
scorrimento,
dovute
a
precipitazioni
atmosferiche che impregnano il sottosuolo, o ad acque
di falda freatica.
La presenza di umidità si manifesta in modo diffuso,
alla base del muro, o localizzato.
Inoltre, con l’acqua vengono trasportati i sali in essa
disciolti,
la
cui
composizione
varia
in
base
alle
caratteristiche del terreno su cui è costruito l’edificio;
la presenza
salina
concorre
al
deterioramento
dei
materiali da costruzione utilizzati.
Sono possibili interventi di risanamento diretti alla
fonte dell’umidità; sulle murature per impedire il
fenomeno di risalita; sui muri bagnati (tecniche di
deumidificazione);
risoluzione
dei
guasti
causati
dall’umidità (muffe); protezione delle strutture risanate
con trattamenti idonei.
63
Ventilazione
L’importanza di vivere in un ambiente adeguatamente
ventilato è legata al processo stesso della respirazione
umana. In un’ora infatti, un uomo adulto produce da 10
a 40 l di anidride carbonica (CO 2 ), che, in un ambiente
privo di un adeguato ricambio d’aria, si accumula a
scapito dell’ossigeno. Con cubo d’aria viene intesa la
quantità d’aria necessaria, in un ambiente confinato,
affinché la persona che vi soggiorna non determini, in
un’ora, un aumento della concentrazione di anidride
carbonica in quantità superiore all’uno per mille a. Al di
sopra di tale limite si avverte una sensazione di
progressivo
disagio
(cefalea,
stanchezza,
malessere
ecc.), da attribuirsi alla composizione, non più salubre,
dell’aria.
La condizione è ovviamente aggravata in caso di
sovraffollamento.
Negli
ambienti
confinati
il
ricambio
di
aria
può
avvenire attraverso ventilazione naturale o artificiale,
forzata.
Illuminazione
Una
buona
illuminazione
dei
locali
destinati
al
soggiorno umano concorre a determinare un ambiente di
vita salubre; favorendo il prosciugamento di zone di
umidità comporta un miglioramento delle condizioni
igrometriche generali dei muri.
L’illuminazione può essere naturale, proveniente dalle
superfici
finestrate
direttamente
comunicanti
con
l’esterno, e artificiale.
a
Un’altra definizione vede il cubo d’aria come l’ambiente
abitativo in cui una persona può vivere e soggiornare senza
avvertire la necessità di ricambio d’aria che non sia quello naturale
d e g l i i n fi s s i , p a r i a 2 4 m q .
64
LA
POPOLAZIO NE STRANI ERA
1. L A
P O P OL A ZI ON E S T R A N I E R A I N
ITALIA
Oggi l’Italia conta circa 2 milioni e 800 mila stranieri
regolarmente soggiornanti (in base a stime Caritas il
4.8%
della
popolazione
residente
a
fine
2004)
e
rappresenta lo Stato dell’Unione Europea caratterizzato
da ritmi di aumento più consistenti (insieme alla
Spagna) ed il Paese che in Europa ha fatto ricorso in
maniera più frequente e consistente ai provvedimenti di
regolarizzazione, motivati dal notevole fabbisogno di
manodopera aggiuntiva lvi.
La ripartizione territoriale degli immigrati è scalare:
circa il 60% al Nord, il 30% al Centro e il 10% nel
Meridione. A livello nazionale gli immigrati hanno
un’incidenza del 4.8% sulla popolazione complessiva
(un immigrato ogni 22 abitanti); in
Lazio, Lombardia
ed Emilia-Romagna si arriva al 7%.
Per
quanto
riguarda
i
paesi
di
provenienza,
l’immigrazione in Italia è caratterizzata da un notevole
policentrismo, cioè dalla presenza di persone originarie
da numerose nazioni differenti. Quasi la metà degli
immigrati proviene dal continente europeo (48%, di cui
solo il 7% costituito da cittadini comunitari); segue
l’Africa con quasi un quarto delle presenze (23%).
In base ai permessi di soggiorno, le tre nazioni più
rappresentate in Italia sono la Romania, Marocco,
Albania, mentre al quarto posto è l’Ucraina e al quinto
la Cina.
La popolazione immigrata è composta prevalentemente
da giovani: la classe di età più rappresentata è quella di
19-40 anni (58% del totale) a cui seguono la classe 4160 anni (21%), i minori (15%) e gli ultrasessantenni
(5%).
65
Oggi rispetto al passato si assiste ad un sostanziale
equilibrio tra i due sessi, grazie anche all’accrescersi
dei ricongiungimenti familiari.
La presenza di minori stranieri nati in Italia è andata
progressivamente aumentando negli ultimi anni, tanto
che nel 2004 è stato stimato un 8.6% di nati stranieri
sul totale delle nascite.
Per quanto riguarda la presenza irregolare, sebbene il
dato sia difficilmente quantificabile, i dati Caritas la
stimano
pari
all’8-12%
del
numero
di
immigrati
regolari. La maggior parte (75%) è costituita da persone
entrate con regolare visto e fermatesi oltre scadenza; un
15%
passa
clandestinamente
le
frontiere,
mentre
l’arrivo via mare, sebbene colpisca l’opinione pubblica,
incide solo per il 10%.
2. L A
P O P OL A ZI ON E
IMMIGRATA
NEL
TERRITORIO
CESENATE
Al 1.1.2005 gli stranieri residenti nei 15 Comuni del
territorio cesenate erano 10.237, pari al 5.3% della
popolazione
complessiva;
questa
percentuale
è
superiore rispetto a quella italiana (4,1%-dato ISTAT),
ma inferiore rispetto a quella dell’Emilia-Romagna
(6,2%). La presenza di immigrati appare in crescita dal
1995 ad oggi, con incrementi consistenti negli ultimi
anni (+35% nel 2003 e +20% nel 2004).
Gli immigrati sono distribuiti nel territorio in modo non
uniforme:
nel
Distretto
Rubicone
risiedono
5.247
stranieri (6.2% della popolazione complessiva), mentre
nel Distretto di Cesena 4.990 (4.6%).
In linea con i dati nazionali e regionali, anche nel
cesenate la popolazione straniera è più giovane rispetto
a quella locale: il 68% ha un’età compresa nella fascia
20-49 anni (vs 42% degli italiani), il 22% è sotto i 18
66
anni d’età (vs 15%) e solo il 2% è sopra ai 65 anni (vs
22%, ). L’età media in entrambi i sessi è di 30 anni (vs
44 anni negli italiani).
Grafico 3.2
P i r a mi d i
dell’età
della
popolazione
italiana
e
straniera
r e s i d e n t e n e i C o m u n i d e l c e s e n a t e , A n a g r a f i C o mu n a l i a l 1 / 1 / 2 0 0 5 .
Piramide età italiani residenti 1/1/2005
Ausl Cesena
Piramide età stranieri residenti 1/1/2005
Ausl Cesena
% Donne
70-74
% Uomini
60-64
% Donne
80-84
70-74
60-64
50-54
40-44
30-34
20-24
10-14
0-4
80-84
50-54
40-44
30-34
20-24
10-14
% Uomini
-6,0% -4,0% -2,0% 0,0% 2,0% 4,0% 6,0%
0-4
-10,0%
-5,0%
0,0%
Prevalgono
5,0%
gli
10,0%
uomini
(53%),
ma
la
componente
femminile sta aumentando (46%) come pure anche la
presenza di minori (22%), con conseguenti ricadute
sociali e sanitarie da non trascurare. Nel 2004 gli
stranieri residenti nel Comune di Cesena risultano nel
62% celibi/nubili e nel 37% coniugati.
Il
territorio
cesenate
appare
caratterizzato
dalla
presenza di una immigrazione multietnica con ben 105
nazionalità
rappresentate.
All’inizio
del
2005
la
comunità più numerosa era quella albanese con 2.201
persone (22%), seguita dalla marocchina con 1.627
(16%) e da quelle bulgara, tunisina, rumena e cinese.
L’analisi per Distretto e Comuni evidenzia interessanti
distinzioni
relativamente
alla
provenienza
degli
immigrati: nel Distretto del Rubicone è ancor più forte
la presenza di albanesi (28%) e marocchini (18%),
seguiti
dai
cinesi
(9%).
Nel
Distretto
di
Cesena
prevalgono sempre albanesi (15%) e marocchini (14%),
67
ma è maggiore la presenza di tunisini (8%) e rumeni
(7%).
Oltre la metà degli immigrati proviene dal continente
Europeo (in particolare dalla zona centro orientale), un
terzo dall’Africa e circa un decimo dall’Asia; nel
Distretto di Cesena è maggiore la presenza africana
(36% vs 29% nel Distretto Rubicone), mentre è minore
quella europea (51% vs 57%).
La
maggior
parte
degli
stranieri
(68%)
risulta
immigrata da meno di 5 anni, il 22% da più di 5 anni ad
indicare verosimilmente un certo grado di inserimento
nel territorio (Comune di Cesena 2004).
Al 31.12.2004 i permessi di soggiorno rilasciati dalla
Questura di Forlì-Cesena per l’intera provincia sono
pari a 17.444, con una stima pertanto di circa 8.900
permessi rilasciati per il territorio cesenate. Il 68% dei
permessi è stato rilasciato per motivi di lavoro, il 29%
per motivi familiari (compreso il ricongiungimento), il
2% per studio e l’1% per altri motivi (es. asilo,
adozioni….).
A queste quote di immigrati con permesso di soggiorno
si devono aggiungere gli stranieri irregolari che si
stimano essere circa l’8-12% dei regolari (Caritas), pari
pertanto a 800-1.200 persone.
L’analisi della presenza dei cittadini stranieri per
Comune di residenza offre un importante elemento
conoscitivo
per
organizzare
interventi
e
politiche
rivolte a questa fascia di popolazione.
Al 1.1.2005 le presenze più consistenti di stranieri
residenti si collocano a Cesena (4.462),
Cesenatico
(1.252) e Savignano (1.323).
I Comuni con la maggiore percentuale di stranieri
rispetto alla popolazione residente sono San Mauro
Pascoli
(8.4%)
e
Savignano
(8.3%),
seguiti
da
68
Roncofreddo
(6.8%),
Sogliano
(6.0%),
Mercato
Saraceno (5.9%), Gatteo (5.7%) e Cesenatico (5.4%).
Questi Comuni
presentano una percentuale media
superiore a quella dell’intero comprensorio cesenate
(5,3%).
In alcuni Comuni si ha una particolare prevalenza di
comunità di stranieri provenienti da un singolo Paese:
bulgari
a
Roncofreddo
e
Montiano;
marocchini
a
Sogliano e Sarsina; albanesi a Cesenatico e Gatteo.
3. P R O FI L O
D I S A L U T E D E GL I I M M I G R A T I
Uno studio recentemente condotto presso i Servizi
Socio Sanitari dell’Ausl di Cesena ha delineato il
profilo di salute degli immigrati residenti nel territorio.
Il quadro che ne è emerso è in linea con i dati
nazionali, secondo cui i più importanti bisogni di salute
degli stranieri sono legati alle condizioni di svantaggio
socioeconomico in cui spesso si trovano a vivere e che
li accomunano alle fasce socialmente più deboli della
popolazione italiana,
con
un
eccesso
di
patologie
correlabili a condizioni abitative insalubri, cattiva
alimentazione,
condizioni
di
lavoro
poco
tutelate,
difficile integrazione sociale. Ma nel profilo di salute
della popolazione immigrata, accanto ai bisogni di
salute degli adulti in età lavorativa, sta crescendo
l’importanza dei bisogni legati alla sfera riproduttiva e
all’età evolutiva, come conseguenza dei sempre più
numerosi ricongiungimenti familiari, caratteristici di
fasi successive del progetto migratorio degli stranieri
presenti da più tempo.
Nel periodo 2002-2004 i ricoveri di stranieri residenti
sono stati complessivamente 3.775, circa il 4,3% di
tutti i ricoveri; tale percentuale è cresciuta di pari passo
69
con la percentuale di stranieri tra i residenti nei comuni
del territorio dell’AUSL di Cesena.
Rispetto agli italiani , il quadro dei ricoveri negli
stranieri
è
caratterizzato
ospedalizzazioni
considerando
di
che
persone
la
dal
prevalere
giovani,
popolazione
cosa
di
attesa
immigrata
è
strutturalmente più giovane.
Una quota consistente dei ricoveri riguarda le donne
adulte (35%), in particolare
tra i 18 e i 34 anni,
sottolineando la rilevanza dei bisogni legati alla salute
riproduttiva.
Tra gli uomini immigrati nella classe di età 18-49 anni
si riscontra complessivamente un numero minore di
ricoveri
per
malattie,
mentre
tra
le
diagnosi
più
frequenti che portano all’ospedalizzazione vi sono i
traumatismi
e
gli
avvelenamenti.
L’incidenza
di
ricoveri per queste patologie è circa il 60% maggiore
rispetto agli italiani (13 ricoveri ogni 1.000 residenti
all’anno vs 8). L’eccesso di queste patologie in questa
classe d’età fa porre l’ipotesi che parte degli eventi
possa essere correlata a infortuni sul lavoro regolare o ,
in taluni casi, irregolare, denunciati come accidentali.
Merita particolare attenzione il profilo di salute dei
bambini stranieri residenti. I ricoveri tra i minori sono
stati il 33% dei ricoveri totali degli stranieri, e sono
concentrati per oltre la metà nel primo anno di vita
(19% di tutti i ricoveri).
Sia nella classe 0-1anno che in quella da 1-17 anni il
numero di ricoveri tra gli stranieri è maggiore rispetto
agli italiani. I motivi di ricovero più frequenti sono
legati
a
malattie
dell’apparato
respiratorio,
delle
ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo,
del sistema immunitario, traumatismi e avvelenamenti.
70
Complessivamente i minori stranieri sono ricoverati 3
volte più degli italiani per disordini idroelettrolitici, 4
volte per asma, 2 volte per altre malattie delle vie
respiratorie
superiori,
contusioni
e
vari
traumatismi
disturbi
superficiali
endocrini,
e
metabolici
e
nutrizionali.
Guardando
in
dettaglio
i
dati
relativi
alla salute
materno-infantile, emergono importanti aree critiche,
che
hanno
orientato
gli
interventi
conoscitivi
e
preventivi degli operatori sanitari dell’Ausl di Cesena.
E’ infatti la gravidanza il principale motivo che spinge
le giovani donne straniere a rivolgersi alle strutture
sanitarie. Sul totale delle donne che hanno partorito nel
2003
in
Emilia
partorienti)
cesenate,
Romagna
avevano
nel
periodo
il
16%
cittadinanza
2002-2004,
(pari
a
5.594
straniera.
Nel
i
per
ricoveri
condizioni correlate alla gravidanza e al parto (normale
o complicato) sono stati più che doppi tra le straniere
rispetto alle italiane (119 ricoveri annui ogni 1.000
residenti vs. 51).
Se da un lato quindi la salute riproduttiva è un
importante bisogno per la popolazione immigrata, in
molti casi l’accesso alle cure prenatali e ai programmi
di screening sono inadeguate, comportando rischi di
parto prematuro, complicanze durante il parto, basso
peso del bambino alla nascita e mortalità neonatale.
Sulla
base
della
letteratura
ed
in
linea
con
le
raccomandazioni che l’OMS gli accessi alle cure sono
considerati inadeguati se la madre dichiara di aver
effettuato il primo controllo ginecologico dopo la
tredicesima settimana oppure di essersi sottoposta a
meno di 4 visite lungo tutto il decorso della gestazione.
Complessivamente 1.839 donne hanno effettuato la
prima visita dopo la tredicesima settimana di gestazione
71
(5,5% di tutti i casi) e 712 donne hanno effettuato meno
di 4 controlli (2% di tutti i casi).
Le partorienti straniere rappresentano la percentuale più
elevata di donne che hanno effettuato meno di 4 visite
durante la gravidanza (14%vs 5%) e si sono recate alla
prima visita oltre la 13° settimana (17% vs 3%). Tra le
217 partorienti (0,6%) che non si sono sottoposte ad
alcun controllo in gravidanza ben tre su quattro (71%)
erano straniere. Il 16% delle straniere, rispetto al 3%
delle italiane, dichiara di avere effettuato nel corso
della gravidanza meno delle 3 ecografie raccomandate
in base all’evidenza scientifica e offerte gratuitamente
dal Servizio Sanitario Nazionale.
Per
quanto
riguarda
le
interruzioni
volontarie
di
gravidanza, la proporzione di IVG effettuata da donne
straniere è il 33% del totale, dato in linea con la
regione, ma superiore a quello nazionale (26% nel
2003). Da un’analisi dei dati regionali relativi alle
interruzioni volontarie di gravidanza lvii emergono alcune
differenze
ricorrono
socio-demografiche:
alla
IVG
sono
le
immigrate
mediamente
più
che
giovani,
coniugate, con un livello di istruzione più basso e un
tasso
di
disoccupazione
più
elevato
rispetto
alle
italiane. Si osservano, inoltre tassi di abortività a e casi
di
IVG
ripetute,
tendenzialmente
superiori
tra
le
straniere.
Un’ultima considerazione relativa alla salute delle
donne
immigrate
riguarda
lo
screening
per
la
prevenzione del tumore dell’utero. I dati riferiti alla
realtà
Cesenate
disuguaglianza,
evidenziano
la
statisticamente
presenza
di
significativa,
tra
una
il
tasso di adesione delle donne italiane (54%) e di quelle
straniere,
a
con
particolare
riferimento
a
quelle
T a s s o d i a b o r t i v i t à : n ° d i I V G/ d o n n e 1 5 - 4 9 a n n i *1 0 0 0 r e s i d e n t i
72
provenienti da Paesi a forte pressione migratoria (37%).
I
dati
si
riferiscono
alle
sole
donne
residenti,
escludendo le domiciliate o irregolari (STP); appare
quindi
evidente
come
la
differenza
registrata
sia
probabilmente molto maggiore.
Viceversa nelle italiane, come è stato verificato da
alcune ricerche, le donne che risultano “non aderenti”
(alla
banca
dati
del
centro
screening)
spesso
si
sottopongono al pap-test presso ginecologi privati,
senza comunicarlo al centro screening. Questo percorso
alternativo,
che
prevede
un
costo
economico,
probabilmente non è praticato, o lo è in un numero
limitato di casi, dalle donne straniere.
Anche
per
quanto
riguarda
la
salute
dei
minori
emergono differenze statisticamente significative tra
bambini stranieri e italiani.
Nel primo anno di vita si concentra il maggior numero
di ricoveri, prevalentemente legati alla nascita. Esclusa
questa voce dovuta ad un evento naturale e fisiologico,
le principali cause di ricovero, nel periodo 2002-2004,
sono rappresentate da condizioni patologiche perinatali
(154 ricoveri annui medi ogni 1000 residenti stranieri
con meno di un anno), patologie delle vie respiratorie
superiori
(152),
disordini
idroelettrolinici,
verosimilmente correlati a stati di disidratazione per
gastroenterite (74). Per i minori stranieri nella classe 117 anni le cause principali di ricovero sono state:
malattie dell’apparato respiratorio (in media 27 ricoveri
annui ogni 1.000 residenti stranieri di 1-17 anni, fra cui
8 per asma, 5 per tonsillite, 5 per altre infezioni delle
vie respiratorie superiori e 6 per altre malattie delle vie
respiratorie
endocrine,
superiori),
della
malattie
nutrizione,
sistema immunitario
del
delle
ghiandole
metabolismo,
del
(18 ricoveri medi annui ogni
73
1.000 residenti stranieri di 1-17 anni, di cui 13 per
disordini dei liquidi e degli elettroliti, e 5 per altri
disordini
endocrini,
metabolici
e
nutrizionali),
traumatismi e avvelenamenti (13 ricoveri medi annui
ogni 1000 residenti stranieri tra 1 e 17 anni, fra cui 5
per traumatismi superficiali e contusioni).
Ricoveri nell'Ausl di Cesena. Tassi di ospedalizzazione medi annui per le patologie più frequenti tra i residenti con età
tra 1 e 17 anni. Anni 2002-2004.
disordini dei liquidi e degli elettroliti
13
4
8
asma
2
altre malattie delle vie respiratorie superiori
3
traumatismi superficiali, contusioni
2
stranieri
6
italiani
5
5
7
tonsillite acuta e cronica
altre infezioni delle vie respiratorie superiori
2
altri disordini endocrini, metabolici e nutriziona
2
0
5
5
20
40
60
80
100
120
140
160
ricoveri medi annui per 1000 residenti
Per quanto riguarda gli accessi al Pronto Soccorso, nel
triennio 2002-2004 le strutture presenti nel territorio
Cesenate hanno registrato 11.246 accessi di stranieri
residenti (7% degli accessi complessivi). Gli accessi di
minori
(complessivamente
2.827
nel
triennio
considerato) rappresentano il 25% degli accessi totali
degli stranieri; di questi circa un quarto dei casi
riguardano minori con meno di un anno di vita.
Tra i minori, il motivo di accesso più frequente è
genericamente la “malattia”.
Per questa
causa
gli
accessi sono doppi rispetto a quelli degli italiani, sia
nella fascia d’età inferiore ad 1 anno sia in quella 1-17
anni.
Tra
i
minori
di
provenienza
dai
Paesi
sia
dell’Africa nera sia dell’area magrebina l’accesso per
‘malattia’ è triplo rispetto ai minori italiani. Alla
malattia segue il trauma, sotto la cui denominazione
74
sono state raggruppate diverse voci, tra le quali le più
frequenti sono: traumi accidentali, incidenti stradali e
traumi sportivi.
Accessi al P.S . di minori per classe e cittadinanza. Ausl di Cesena, 2002-2004
1071
1100
italiani
stranie ri
1000
900
accessi per 1000 residenti
800
746
700
600
516
454
500
400
326
301
300
200
100
0
< 1 anno
1-17 anni
totale
Per quanto riguarda i codici di accesso, il codice più
frequentemente assegnato ai minori al momento della
prima valutazione all’ingresso al PS è quello verde
(72% degli accessi di minori italiani e il 68% degli
accessi di minori stranieri); seguono i codici gialli
(rispettivamente 25% e 21%), i codici bianchi (7% sia
in stranieri che italiani) ed infine i rossi (meno dell’1%
in entrambe le categorie).
Nei bambini con meno di 1 anno di vita percentuale di
accessi con codice bianco (accesso improprio al PS) è
minore tra gli stranieri rispetto agli italiani (7% vs
12%); nella fascia 1-17 anni la percentuale di codici
bianchi è sovrapponibile (6%).
Complessivamente,
gli
accessi
al
Pronto
Soccorso
esitano in ricovero nel 23% dei casi per minori stranieri
e nel 19% degli italiani. Per alcune sub-aree di
provenienza il dato è ancora maggiore (Africa nera
32%, Asia e Medio Oriente 30%, Africa Magreb 26%).
Questo dato fa pensare che ci possa essere in questi
75
bambini
un
carico
maggiore
di
malattia
e/o
una
situazione famigliare che rende più difficile la gestione
domiciliare del caso (mamma sola per molte ore al
giorno, senza sostegno da parte di altri familiari o
amici, con difficoltà a comunicare e ad accedere a
servizi
di
base).
l’immigrato,
e
Questi
forse
fattori
anche
il
possono
medico,
portare
a
vedere
l’ospedale come un luogo più “protettivo”
Esito in ricove ro degli acce ssi al P.S. Ausl Ce sena 2002-2004
60
51
50
45
italiani
40
strani eri
30
20
12
7
10
4
6
0
< 1 anno
4. P R OB L E M I
1-17 anni
total e
A PE R T I E S T R A D E PE R C O R S E
Tra le questioni emerse dal profilo di salute degli
immigrati residenti nel territorio cesenate, quelli su cui
il
Dipartimento
di
Sanità
Pubblica
ha
focalizzato
l’attenzione sono stati i problemi di accesso inadeguato
alle
cure
prenatali
e
ai
programmi
di
screening
oncologici da parte delle donne straniere e l’eccesso di
ricoveri e di accessi al PS tra i minori.
Per una conoscenza più completa delle dinamiche che
sottendono questi fenomeni, l’analisi quantitativa dei
dati raccolti dai certificati di assistenza al parto, dalle
schede di dimissione ospedaliera (SDO) e dall’archivio
informatizzato del Pronto Soccorso, è stata integrata
76
con indagini qualitative mediante focus group a, nel
corso dei quali gruppi di donne straniere e operatori del
settore materno infantile sono stati interpellati circa la
propria percezione di questi problemi.
Fino ad ora sono stati realizzati sei incontri con circa
60 partecipanti. Alle persone intervistate è stato chiesto
di parlare di come la gravidanza è vissuta nel Paese di
provenienza e in Italia, della cura del bambino e dei
motivi legati all’alto numero di ricoveri; infine si è
discusso su come è considerata la prevenzione e cosa si
pensa della scarsa adesione ai programmi di screening
oncologici.
Lo studio e tuttora in corso.
Dai focus group finora condotti appare chiaro che i
problemi
di
accesso
alle
cure
prenatali
sono
prevalentemente legati a fattori di tipo economicosociale, più che legati a differenze culturali. La barriera
linguistica, la scarsa conoscenza dei servizi offerti o il
mantenimento
di
abitudini
legate
ai
paesi
di
provenienza possono giustificare in parte il fenomeno.
Anche il maggior tasso di accesso al Pronto Soccorso
da parte degli stranieri residenti, lascia sospettare un
ridotto utilizzo o scarsa conoscenza dei Servizi di
assistenza di base (Consultorio, Pediatra di famiglia)
disponibili e gratuiti, spesso assenti in molti Paesi di
provenienza delle famiglie immigrate, in cui l’ospedale
è l’unico punto di riferimento per i problemi di salute.
Per
indagare
questa
ipotesi,
dal
punto
di
vista
quantitativo, si è scelto di analizzare i codici di accesso
assegnati al momento dell’accettazione al PS e la
a
Il focus group è un metodo di intervista di gruppo non strutturato
elaborato dal sociologo americano Robert Merton durante la II
g u e r r a mo n d i a l e .
77
percentuale di accessi suddivisi per le diverse ore della
giornata.
Nel caso dei minori, è già stato detto come i codici
evidenzino richieste di assistenza appropriate nella
maggioranza dei casi.
10%
Accessi al P.S. di minori di età inferiore a un anno.
Distribuzione percentuale nelle diverse ore della giornata
9%
8%
7%
6%
5%
4%
3%
2%
1%
0%
1
2
3
4
5
6
7
8
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24
Ore
italiani
stranieri
Per quanto riguarda l’orario di accesso, nei minori di
età superiore a 1 anno sono praticamente sovrapponibili
a
quelli
degli
italiani.
Non
emergono
rilevanti
differenze nemmeno nei maggiorenni, nei quali prevale
leggermente l’accesso dalle 20 alle 24 rispetto agli
italiani. Per i minori con meno di un anno si nota un
evidente maggiore afflusso dei piccoli stranieri dalle 19
alle 24.
La valutazione di questi dati fa pensare che ci possano
essere, per i piccoli stranieri, difficoltà di accesso agli
ambulatori pediatrici nei normali orari di apertura.
L’orario serale, post lavorativo, consente al padre,
spesso l’unico che parla l’italiano, di accompagnare le
madri e i figli ai Servizi.
78
Quest’ultima considerazione è in parte rafforzata dalle
interviste effettuate mediate focus group dalle quali è
emerso un quadro di profonda solitudine percepita dalle
donne straniere. La mancanza di parenti e di una rete
prossimale che possa aiutare e sostenere la donna
gravida e la giovane mamma è un problema molto
sentito dalle intervistate e che ha forti ripercussioni
sulla salute della donna (solitudine, depressione) e su
quella
del
bambino
(difficoltà
ad
allattare,
errori
alimentari, gestione della malattia a domicilio, ricorso
all’auto trattamento, uso inappropriato di antibiotici e
farmaci in generale, ecc.).
La difficoltà di accesso ai servizi sanitari offerti dal
territorio, se da un lato può spiegare alcuni aspetti dei
problemi
emersi,
non
esaurisce
le
dinamiche
del
fenomeno. Infatti, non può essere
sottovalutato il ruolo “patogeno” svolto da condizioni
di vita disagiate e insalubri, che spesso rappresentano
la quotidianità delle persone che giungono nel nostro
paese.
Il progetto migratorio (l’insieme cioè delle motivazioni
che spingono il migrante a dirigersi verso un nuovo
Paese) spesso prevede che le famiglie di origine
concentrino le loro risorse economiche sugli individui
che, per livello di istruzione e condizioni di salute,
hanno maggiori probabilità di avere successo. Gli
immigrati che giungono in cerca di lavoro e per “fare
fortuna” sono pertanto spesso persone “selezionate”,
con uno stato di salute generalmente buono (effetto
“migrante
sano”).
Le
economica
incontrate
difficoltà
all’arrivo
di
natura
purtroppo
socioportano
queste persone, in alcuni casi, a perdere il loro
patrimonio di salute e ad ammalarsi (fragilità sociale).
79
Con l’aumento dei ricongiungimenti familiari e la
crescita delle famiglie, anche soggetti comunemente
ritenuti più sensibili, (bambini e anziani), vengono
esposti a condizioni precarie e insalubri. Considerando
la struttura demografica degli immigrati attualmente
presenti,
effetti
sulla
salute
degli
anziani
sono
difficilmente indagabili e poco significativi. Viceversa
per i minori esistono già dati evidenti che dimostrano le
diseguaglianze
esistenti
tra
gli
stranieri
e
i
loro
coetanei italiani.
Anche riguardo a questo tema sono stati utilizzati i
focus group come strumenti di approfondimento.
Le intervistate stesse riconoscono la possibilità che le
condizioni di vita siano una delle cause del maggiore
carico di malattia nei bambini figli di immigrati. Tra i
fattori di rischio vengono sottolineate in particolare le
condizioni di insalubrità degli ambienti di vita.
Vengono di seguito riportate alcune delle opinioni a
riguardo, espresse durante le interviste:
Algeria: secondo me i bambini si ammalano perchè le
case sono umide. Poi magari, quando arrivano in
Italia, se sono già grandi, è difficile con un clima
diverso, e quindi si ammalano...
(Algeria traduce per Marocco I): noi siamo in 5 in una
casa, e quando si ammala un bambino si ammalano
anche tutti gli altri.
Algeria: sì, per spendere poco di termosifoni non si
aprono le finestre, però così c’è troppa umidità,
soprattutto quando si cucina.
Albania (F): anche per le condizioni economiche: molti
immigrati, per risparmiare, vivono in case umide e
accendono
poco
i
termosifoni.
Il
vaccino
antiinfluenzale poi costa troppo;
80
Albania (F): Sicuramente le condizioni igieniche sono
più scarse, le case sono meno pulite e meno arieggiate;
tante case non hanno le cappe per cucinare, quindi
tutta l’umidità rimane lì, ci sono case che non hanno
neanche la porta del bagno;
Algeria: In queste case dove andavo buttavano la
varichina sui muri ogni anno, per togliere la muffa. Per
gli immigrati, le case o si trovano in periferia o, se
sono in centro, sono case stravecchie.
81
P RESENTAZIO NE
DELLO STUDIO
1. O B I E T T I V I
Al fine di valutare l’ipotesi che vede nell’esposizione
ad ambienti di vita insalubri la causa del maggior
carico di malattia sofferto dagli stranieri residenti nel
territorio dell’AUSL, si è cercato uno strumento che
consentisse
di
creare
un
profilo
delle
abitazioni
insalubri presenti nel territorio e delle famiglie che vi
risiedono.
Si è scelto di utilizzare lo strumento delle certificazioni
di salubrità degli alloggi, rilasciate dai Dipartimenti di
Sanità Pubblica, su richiesta degli utenti interessati.
Essendo una dichiarazione utile per partecipare al
concorso
per
gli
alloggi
di
Edilizia
Residenziale
Pubblica, è una strada che consente di osservare una
fascia di popolazione considerata “debole” dal punto di
vista
socioeconomico
e
quindi
potenzialmente
più
esposta a fattori che influenzano negativamente lo stato
di salute.
Inoltre
le
ispezioni
vengono
richieste
anche
dai
residenti stranieri per finalità burocratiche legate alla
loro permanenza in Italia; questo consente di osservare
uno spaccato delle case abitate dagli immigrati presenti
sul territorio.
Gli obiettivi dello studio erano:
1. Creare un profilo dei richiedenti più a rischio;
2. Individuare le criticità più frequenti;
3. Valutare la distribuzione territoriale delle domande e
l’esistenza o meno
di zone ad
alta densità di
abitazioni insalubri.
82
2. M A T E R I A L I
E M E T OD I
Sono stati analizzati i verbali delle ispezioni eseguite
nel periodo 2002-2005 dai tecnici del Dipartimento di
sanità Pubblica nei Comuni appartenenti ai due Distretti
Sanitari
del
Cesenate
(Distretto
Rubicone-Costa
e
Cesena-Valle del Savio).
Di tutte le abitazioni è stata raccolta la motivazione
della richiesta, la nazionalità del locatario e l’esito.
Delle abitazioni risultate antigieniche, improprie o con
necessità di interventi, sono state raccolte in dettaglio
le criticità riscontrate.
Durante i sopralluoghi, dei locali visitati vengono
valutate le dimensioni; il rapporto di aero-illuminazione
(ria); la % di umidità in tutte le stanze, misurata ad
altezze diverse dei muri per valutarne l’eventuale
origine; l’integrità di intonaci, soffitti e pavimenti; lo
stato dei servizi igienici e la sicurezza degli impianti a
gas ed elettrici.
Prima di presentare i dati raccolti, bisogna precisare
che i verbali, sebbene seguano una struttura codificata,
in alcuni casi non sono risultati completi in tutte le
parti
e
in
altri
invece
riportavano
informazioni
aggiuntive. Le omissioni sono state interpretate come
indicative della mancanza di criticità da segnalare e
quindi utilizzate in questo senso per l’analisi.
Inoltre, nel 2005 è stato modificato in due occasioni il
modulo utilizzato per il verbale dei sopralluoghi; nella
prima
modifica
sono
state
introdotte
alcune
parti
dedicate alla valutazione dello stato e della sicurezza
degli impianti; la seconda modifica, minore, è seguita
alla attivazione del Protocollo sul Disagio Abitativo, e
ha visto l’aggiunta di un campo dedicato alla stima del
rischio sostenuto dalla situazione documentata.
83
La mappatura delle abitazioni per quartiere è stata
possibile solo per Cesena, grazie al data base creato
dopo l’attivazione del Protocollo d’intesa, in cui sono
stati
inseriti
i
l’ubicazione
dati
anagrafici
dell’immobile
dei
richiedenti
considerato,
e
oltre,
ovviamente, a motivazione ed esito dell’ispezione.
Per tutti i Comuni è stato inoltre possibile confrontare
la % di richieste per nazionalità, con la struttura
demografica dei paesi.
2.1 Tipologie di ispezione
La
valutazione
dello
stato
igienico
della
propria
abitazione viene richiesta solitamente da cittadini che
desiderano partecipare al concorso per accedere agli
alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP).
Secondo la normativa vigente a infatti, la dichiarazione
di insalubrità delle proprie abitazioni consente di
acquisire punti aggiuntivi utili per la graduatoria di
assegnazione.
Oltre a questa indicazione, per la quale l’Ausl è l’unico
interlocutore, esistono altre motivazioni che portano i
tecnici a ispezionare gli alloggi.
Secondo
la
normativa
vigente
in
materia
di
immigrazione b, il rilascio di alcuni documenti necessari
alla regolare permanenza degli stranieri sul territorio
italiano, è legato alla dimostrazione di conformità della
propria casa ai requisiti minimi delle abitazioni ERP,
definiti dai regolamenti locali.
In particolare i documenti per cui è necessaria la
dichiarazione di idoneità locativa sono: la carta di
soggiorno;
il
contratto
di
soggiorno
(e
quindi
il
a
L.R. 8 agosto 2001, n.24 e il suo regolamento attuativo per il Comune di Cesena, Regolamento
per l’assegnazione degli alloggi ERP, 2002
b
Legge 30 luglio 2002, n.189 (legge Bossi-Fini)
84
permesso
di
soggiorno
per
motivi
di
lavoro);
il
ricongiungimento familiare.
La domanda per il rilascio di questi certificati può
essere rivolta sia all’Ausl, sia ai Servizi Sociali del
Comune.
Ulteriori motivazioni, meno frequenti, di sopralluoghi
sono: le cosiddette “antigieniche ad uso privato” e le
dichiarazioni
rilasciate
per
consentire
le
adozioni
internazionali.
Per
quanto
riguarda
la
valutazione
del
sovraffollamento, questa non è compito dei tecnici della
prevenzione,
ma
le
richieste
vengono
rivolte
direttamente agli uffici comunali.
3. I
D A T I R A C C OL T I
3.1 Distretto Rubicone-Costa
Il Distretto del Rubicone è composto da 9 comuni a
distribuiti tra la collina e il mare.
Dal punto di vista demografico, è già stato detto come
questo territorio mostri delle differenze sostanziali
rispetto al cesenate, soprattutto per quel che riguarda la
presenza di stranieri: nel Distretto complessivamente
risiedono 5.247 stranieri (il 6,2% della popolazione),
contro i 4.990 (4,6% della popolazione) nel cesenate.
Nel
periodo
2002-2005
sono
stati
eseguiti
207
sopralluoghi di abitazioni.
Il numero di ispezioni/anno varia da un minimo di 20
nel
2002
a
un
massimo
di
89
nel
2003.
Le
differenze/anno sono attribuibili al fatto che il bando di
a
Savignano sul Rubicone, Sogliano al Rubicone, San Mauro
P a s c o l i , G a t t e o , B o r g h i , C e s e n a t i c o , G a m b e t t o l a , Lo n g i a n o ,
R o n c o fr e d d o .
85
concorso
per
residenziale
accedere
pubblica
agli
(ERP)
alloggi
non
viene
di
edilizia
fatto
con
cadenza annuale.
Per quanto riguarda la nazionalità dei richiedenti,
prevalgono le domande di residenti stranieri (148 vs
60).
Guardando
più
in
dettaglio
la
distribuzione
delle
domande per comune, e la differenza di richieste tra
italiani e stranieri, è possibile confrontare i dati con la
% di stranieri residenti nei comuni del distretto.
86
Stranieri residenti nei comuni del Distretto del Rubicone, al 31.12.2004
Savignano s/R
8,3%
8,4%
S.Mauro Pascoli
6,8%
Roncofreddo
Sogliano a/R
6,1%
Gatteo
5,7%
5,4%
Cesenatico
Gambettola
4,7%
Borghi
3,8%
Longiano
3,6%
0%
1%
2%
3%
4%
5%
6%
7%
8%
9%
Distribuzione % delle ispezioni, per Comune; Distretto del Rubicone
2002-2005
75%
Savignano
25%
69%
S.Mauro P.
31%
75%
Roncofreddo
Longiano
25%
80%
20%
stranieri
italiani
100%
Gatteo
74%
Gambettola
26%
67%
Cesenatico
33%
25%
Borghi
0%
75%
20%
40%
60%
80%
100%
120%
87
N azionalità più rappresentate tra gli stranieri residenti nel D istretto del Rubicone
(31.12.2004)
Albania
28%
Marocco
18%
9%
C ina
8%
B ulgaria
Senegal
5%
T unisia
4%
Rom ania
4%
B osnia-E rzegov ina
3%
U craina
3%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
Nazionalità più rappresentate tra gli stranieri richiedenti ispezione; Distretto del
Rubicone, 2002-2005
Albania
31%
29%
Marocco
7%
Bulgaria
5%
Tunisia
Senegal
4%
3%
Cina
Algeria
Nigeria
2%
1%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
Per quanto riguarda le motivazioni che spingono a
presentare
domanda
considerato
prevalgono
di
ispezione,
le
richieste
nel
periodo
finalizzate
al
concorso per accedere agli alloggi ERP (62%).
Tipologie di richieste in %, Distretto del Rubicone 20022005
adozione
1% 5%
21%
altro
ant.uso privato
11%
antigienica uso case
popolari
carta di soggiorno
62%
ricongiungimento
familiare
88
Tra le tipologie di richieste più frequenti per italiani e
stranieri, appaiono delle differenze, legate agli obblighi
di legge a cui sono tenuti gli immigrati regolarmente
presenti nel territorio italiano.
ITALIANI
a do zio ne
STRANIERI
a nt.us o priva to
a nt.us o ER P
a ltro
a nt.us o priva to
a nt.us o ER P
c .s o ggio rno
ric o ng.fa m ilia re
1%
2%
12%
3%
29%
51%
16%
86%
Tipologie di ispezioni in %, Distre tto del Rubicone 2002-2005
Le richieste finalizzate al concorso per gli alloggi ERP
prevalgono in entrambe le popolazioni.
Limitando l’analisi a questo gruppo di
ispezioni,
essendo questa l’unica richiesta omogenea nei due
campioni, emerge che, nel periodo considerato, le
domande ad uso ERP sono state 127, di cui 51 di
italiani
e
76
di
stranieri
(60%).
Gli
esiti
dei
sopralluoghi evidenziano che il 45,7% delle abitazioni
visitate è risultato antigienico; di queste il 62% sono
abitate da stranieri.
Antigieniche uso ERP; domande per Comune e cittadinanza
Savignano
65%
35%
S.Mauro P.
40%
Roncofreddo
60%
67%
33%
Longiano
71%
29%
43%
Gambettola
Cesenatico
Borghi
44%
italiani
57%
56%
25%
8%
0%
stranieri
100%
Gatteo
20%
40%
60%
80%
100%
89
Esito antigieniche uso ERP, confronto tra italiani e stranieri; Distretto del
Rubicone 2002-2005
120%
100%
6%
5%
51%
44%
80%
necessita di interventi
IMPROPRIA
60%
IDONEO
ANTIGIENICA
40%
20%
43%
48%
italiani
stranieri
0%
Cause di antigienicità delle abitazioni
Delle 207 abitazioni ispezionate, 68 sono risultate
antigieniche;
10
improprie
e
antigieniche;
2
con
criticità lievi, 122 idonee ( 5 archiviate per rinuncia).
Limitando l’analisi alle 78 domande antigieniche e/o
improprie emerge che, l’umidità è la condizione di
insalubrità più frequentemente rilevata. E’ documentata
in 61 abitazioni su 78, ed è stata l’unica condizione che
da sola è risultata sufficiente (in 2 casi, pari al 2,6%
del totale) a dichiarare l’insalubrità dei locali.
Nel 49% dei casi nelle abitazioni umide è stata rilevata
la
presenza
di
muffe,
mentre
nel
13%
dei
casi
infiltrazioni d’acqua. In 2 abitazioni è risultata la
presenza contemporanea di muffe e infiltrazioni.
90
Nelle
78
abitazioni
considerate,
lo
stato
di
conservazione dei vani è risultato mediocre nel 46% dei
casi e cattivo nell’11,5%. L’83% delle abitazioni con
vani mediocri e l’89% delle abitazioni con vani in
cattivo stato, presentavano un alto tasso di umidità;
tuttavia, il 30% delle abitazioni umide sono risultate in
buono stato di conservazione.
Un Rapporto di aero-illuminazione (ria) insufficiente
è stato documentato in 5 abitazioni su 78 (6,4%). Di
queste il 60% sono risultate antigientiche e il 40%
improprie; in 2 casi, le abitazioni presentavano anche
umidità elevata.
Per quanto riguarda i servi igienici, sono risultati
incompleti nel 6,4% dei casi ed esterni nel
5% (4
abitazioni).
Per
quanto
riguarda
lo
stato
degli
impianti,
le
informazioni a nostra disposizione sono relativamente
poche, in quanto per gli anni 2002-2004 possediamo
solo notizie frammentarie relative alle condizioni più
critiche, in quanto, come già detto, non venivano
raccolti di routine dati in merito.
Un impianto di riscaldamento risulta assente nel 13%
dei casi. Nel 70% di queste abitazioni non risultano
presenti altri sistemi di riscaldamento. Per quanto
riguarda l’acqua calda, nel 30% degli alloggi privi di
riscaldamento è documentata la presenza di un boiler
per l’acqua; il 10% invece ne è privo. Nel restante 60%
dei casi non vi sono indicazioni a riguardo.
La canna di esalazione dei vapori di cottura in cucina è
assente nell’11,5% delle abitazioni; il 67% degli alloggi
privi di un adeguato sistema di allontanamento dei
vapori
dal
locale
cottura,
presenta
alti
livelli
di
umidità.
91
Informazioni sugli impianti elettrici sono presenti
solamente
nei
documentata
verbali
del
l’esistenza
2005,
di
in
cui
inconvenienti
viene
in
10
abitazioni su 24 (42%). Le più frequenti criticità sono
dovute alla presenza di prese malmesse o ubicate in
zona interdetta (12,5%); assenza o malfunzionamento
dell’interruttore
differenziale
posto
all’origine
dell’impianto (12,5%); impianto da revisionare o da
regolarizzare (21%).
Le scale mostrano segni di non conformità o cattiva
manutenzione nel 3,9% dei casi; nel 5% i parapetti
risultano di altezza minore al metro e, in 1 caso,
assenti.
Gli alloggi risultati impropri presentavano criticità
gravi e multiple. Complessivamente sono state definite
improprie 9 abitazioni, 3 abitate da italiani e 6 da
stranieri.
Nel 44% dei casi l’altezza dei vani era minore ai limiti
consentiti
e
nel
22%
dei
casi
il
ria
è
risultato
insufficiente. I servizi igienici erano esterni in 2
abitazioni (22%) e in un caso non vi era allacciamento
all’acquedotto, ma veniva utilizzato un pozzo come
fonte idrica.
Il riscaldamento era assente in due abitazioni, che non
possedevano
né
sistemi
alternativi,
né
boiler
per
l’acqua calda documentati.
In un caso le scale erano prive di balaustra.
92
Inconvenienti più frequenti nelle abitazioni ispezionate,
D istretto del R ubicone 2002-2005
umidità
78%
muffe
4 0%
impianti
37%
servizi igienici
15%
canna e/o vent.cucina
1 2%
sicurezza (scale-terrazzo)
10%
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
3.2 Distretto di Cesena-Valle del Savio
Il Distretto di Cesena è formato da sette comuni a di cui
Cesena è il maggiore, per estensione e numero di
abitanti.
Nel
periodo
2002-2005
sono
stati
eseguiti
complessivamente 634 sopralluoghi di cui 611 solo a
Cesena.
A fronte di una presenza di immigrati nel Distretto che
rappresenta il 4,9% della popolazione, le richieste di
ispezione da parte di stranieri sono state l’88,3% del
totale (558). Di queste, 149 sono state richieste a fini
ERP, contro 56 richieste da parte di italiani.
Le nazioni di provenienza degli stranieri residenti nel
Distretto di Cesena-Savio sono 96; di queste le più
rappresentate
sono:
Albania,
Marocco,
Bulgaria
e
Tunisia.
a
Cesena, Montiano, Bagno di Romagna, Verghereto, Sarsina,
S.Piero in Bagno.
93
N a zio n alità p iù r a p p r e s e n ta te tr a g li s tr an ie r i r e s id e n ti n e l D is tr e tto d i
C e s e n a-V a lle d e l S a v io (1 /1 /2 0 0 5 )
15%
A lb ania
14%
M a ro c c o
8%
B ulg aria
T unisia
8%
R om ania
7%
P olo nia
5%
A lg e ria
4%
B a ng lad e sh
4%
S e ne g al
4%
4%
U c ra ina
N ig e ria
3%
S e rb ia e M onte ne g ro
3%
0%
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
Per quanto riguarda i verbali di ispezione, le nazioni
più rappresentate sono ancora l’Albania, il Marocco e la
Tunisia, mentre la Bulgaria è preceduta da Bangladesh e
Algeria.
Nazionalità più rappresentate tra gli stranieri richiedenti ispezioni, Distretto di
Cesena-Savio, 2002-2005
20%
Albania
16%
Marocco
12%
Tunisia
10%
Bangladesh
6%
Algeria
5%
Bulgaria
5%
Nigeria
Romania
Senegal
2%
2%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
Anche nel cesenate la motivazione più frequente per i
sopralluoghi
è
la
certificazione
della
insalubrità
dell’immobile finalizzata al concorso per gli alloggi
ERP:
94
Tipologie di richieste di ispezione, Distretto di Cesena 20022005
adozione internazionale
1%
3%
36%
ant. ad uso privato
antigienica per case
popolari
31%
carta di soggiorno
contratto di lavoro
altro
3%
2%
ITALIANI
1%
24%
ricongiungimento
familiare
STRANIERI
adozione internazionale
ant. ad uso privato
8%
18%
1%
antigienica per case popolari
27%
carta di soggiorno
43%
contratto di lavoro
altro
73%
2%
27%
ricongiungimento familiare
Limitandoci a considerare le domande presentate a fini
ERP, queste sono state complessivamente 205, di cui
Es i to i s pe z i o n i u s o ER P , co n fro n to tra i ta l i a n i e s tra n i e ri ; D i s tre tto di
C e s e n a 2 0 0 2 -2 0 0 5
120%
100%
7%
4%
7%
5%
43%
40%
43%
44%
i ta l i a n i
s tra n i e ri
80%
60%
n e ce s s i ta di i n te rve n ti
IMP R O P R IA
ID O N EO
A N TIG IEN IC A
40%
20%
0%
95
149 presentate da stranieri e 56 da italiani.
Per quanto riguarda l’esito delle ispezioni, di tutte le
domande risultate antigieniche e/o improprie , il 73% e
l’80%, rispettivamente, era abitata da stranieri
Considerando la distribuzione delle domande a fini ERP
per comune, su 205 domande, 190 sono state presentate
al Comune di Cesena. Nei restanti paesi del distretto,
sono state effettuate: 2 a Bagno di Romagna, entrambe
di italiani; 9 domande a Mercato Saraceno (8stranieri e
1 italiano); 3 a Sarsina e 1 a Montiano, in entrambi i
comuni relative a famiglie di immigrati.
Restringendo l’analisi a Cesena, è possibile mappare la
distribuzione delle abitazioni antigieniche per quartiere.
Il Comune di Cesena è suddiviso in dodici quartieri: Al
Mare; Borello; Centro Urbano; Cervese Nord; Cervese
Sud;
Cesuola;
Dismano;
Fiorenzuola;
Oltre
Savio;
Ravennate; Rubicone; Valle del Savio.
96
In tutti i quartieri più dell’80% dei sopralluoghi sono
stati eseguiti in abitazioni di immigrati.
In valore assoluto, i quartieri maggiormente visitati
sono il Centro Urbano, Oltre Savio e Fiorenzuola, con,
rispettivamente, l’83%, l’83,5% e il 97% di richieste
rivolte da stranieri.
Distribuzione percentuale per quartiere delle domande presentate da stranieri
25%
CENTRO URBANO
17%
OLTRE SAVIO
17%
FIORENZUOLA
13%
CERVESE SUD
5%
BORELLO
AL MARE
4%
RUBICONE
4%
CERVESE NORD
4%
VALLE SAVIO
3%
RAVENNATE
3%
DISMANO
3%
CESUOLA
2%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
Distribuzione % per quartiere delle domande presentate da italiani
38%
CENTRO URBANO
24%
OLTRE SAVIO
7%
VALLE SAVIO
BORELLO
5%
CERVESE SUD
5%
5%
CERVESE NORD
4%
AL MARE
4%
FIORENZUOLA
3%
RAVENNATE
3%
DISMANO
RUBICONE
1%
0%
CESUOLA
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
40%
97
Le abitazioni risultate in condizioni critiche a Cesena
(antigieniche; improprie; con necessità di interventi
manutentivi), sono 133.
La loro distribuzione per quartiere è sovrapponibile al
profilo della distribuzione delle richieste, sottolineando
una maggior provenienza delle domande dai quartieri
del centro.
Distribuzione per quartiere delle abitazioni con criticità,
Cesena 2002-2005
36
CENTRO URBANO
27
OLTRE SAVIO
18
FIORENZUOLA
14
CERVESE SUD
9
VALLE SAVIO
7
BORELLO
5
RAVENNATE
AL MARE
4
RUBICONE
4
4
DISMANO
3
CESUOLA
2
CERVESE NORD
0
5
10
15
20
25
30
35
40
Cause di antigienicità delle abitazioni.
Nel periodo 2002-2005 su 634 ispezioni, 101 abitazioni
sono risultate antigieniche, 12 improprie e antigieniche,
34
idonee,
ma
necessitanti
di
interventi
di
147
abitazioni
che
manutenzione e 455 idonee a.
Focalizzando
l’attenzione
sulle
presentavano criticità di varia entità, è possibile creare
un quadro delle più frequenti cause di insalubrità
riscontrabili nel territorio cesenate.
L’umidità elevata è, anche in questo caso, una delle
condizioni più frequentemente presenti. E’ stata rilevata
nel 70% delle abitazioni, e nel 33% dei casi era
associata a muffe. Le infiltrazioni da sole sono meno
a
V i s o n o a n c h e 2 6 d o ma n d e a r c h i v i a t e p e r r i n u n c i a e 3 p r a t i c h e
smarrite.
98
frequenti (0,7%)
ma associate a muffa raggiungono
l’1,4%.
I vani sono coinvolti nel 29% dei casi (42 abitazioni).
Le motivazioni della loro inadeguatezza sono: lo stato
degradato di pavimenti, soffitti o intonaci (16%);
l’utilizzo improprio di locali seminterrati o interrati
(6%, pari a 9 abitazioni); le dimensioni non adeguate
alla normativa (4%); la presenza di stanze comuni a più
famiglie
(1,4%);
l’uso
improprio
di
alcuni
locali
(1,4%).
A sottolineare la relazione esistente tra umidità elevata,
ventilazione
e
degrado
dell’immobile
vi
è
la
constatazione che nel 95% degli alloggi con vani
malmessi e nel 77% dei locali interrati vi è la presenza
di umidità elevata. Nel 23% e 8% rispettivamente vi è
anche l’associata presenza di muffe.
Il rapporto di aero-illuminazione (ria) è risultato
insufficiente in 14 abitazioni (9,5%). Di queste, l’86%
(12 abitazioni) avevano problemi di umidità elevata, e
il 50% di umidità con muffe.
In 3 abitazioni le dimensioni non conformi dei vani
erano associate a ria insufficiente.
Per quanto riguarda i locali della cucina, l’assenza di
adeguati sistemi di allontanamento dei vapori di cottura
o di aperture di ventilazione, era presente in 56
abitazioni (38%); nel 21% delle abitazioni coinvolte
erano assenti entrambi.
Nel
27%
delle
abitazioni
sono
state
trovate
inadeguatezze dei servizi igienici; di queste, il 13%
presentava
inconvenienti
multipli.
Le
criticità
più
riscontrate sono dovute: a servizi malmessi (30,7%);
non areati o con sistema di ventilazione forzata rotto
(30,7%); comunicanti con locali principali (33%); in
99
comune a più abitazioni (5%); incompleti (5%); esterno
(2,5%).
Inadeguatezze negli impianti elettrici o termici sono
una grave causa di rischio per le persone. Nella nostra
casistica, il 63% delle abitazioni presentava problemi
agli impianti. Di questi, il 90% sono classificabili come
criticità che espongono a rischio grave e immediato.
Le cause più frequenti di pericolosità degli impianti
sono: la presenza di apparecchi di riscaldamento a gas
ubicati in camere da letto o bagni (25,6%); apparecchi
ubicati in locali privi di aperture di ventilazione (15%);
tubo di adduzione o evacuazione del gas da sostituire
(25,6%);
prese elettriche malmesse o in prossimità di
vasche o docce (46%).
Per quanto riguarda il rischio di caduta nel vuoto,
parapetti non a norma di scale o terrazzi sono stati
rilevati nel 5,5% delle abitazioni ispezionate.
Inconvenienti più frequentemente riscontrati; Distretto Cesena-Savio 2002-2005
umidità
70%
impianti
63%
canna o vent.cucina
38%
33%
muffe
vani
servizi ig.
29%
3%
ria
sicurezza (scale/terrazzi)
0%
10%
6%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
100
Il sovraffollamento
La valutazione del sovraffollamento non è compito del
DSP, bensì del Comune.
Esistono parametri di riferimento per la definizione
degli alloggi ad alta densità abitativa, contenuti nelle
norme
di
riferimento
per
l’Edilizia
Residenziale
Pubblica. Sono basati sulla metratura dell’alloggio utile
per persona o sul numero di persone per stanza.
Al bando di concorso promosso nel 2004 dal Comune di
Cesena per l’assegnazione degli alloggi ERP, in 34
domande
(31
presentate
da
stranieri)
risultava
la
presenza di sovraffollamento e in 17 la compresenza di
condizioni di antigienicità e sovraffollamento; nel 2005
invece, 20 abitazioni sono risultate sovraffollate (18
abitate
da
stranieri)
e
8
sia
antigieniche
che
sovraffollate.
101
D ISCUSSIONE
DEI RISULTATI
Gli obiettivi dello studio condotto erano quelli di creare
un
profilo
dei
residenti
in
abitazioni
insalubri;
individuare le criticità più frequentemente riscontrate
nelle abitazioni; mappare la distribuzione territoriale
delle abitazioni antigieniche.
In
numero
assoluto,
gli
utenti
che
si
rivolgono
maggiormente al Dipartimento di Sanità Pubblica per la
valutazione dello stato igienico della propria abitazione
sono stranieri residenti sul territorio.
Il dato permane analogo se si focalizza l’attenzione
sulle
richieste
effettuate
a
Residenziale Pubblica). Questo
fini
ERP
(Edilizia
sottolinea come, al di
là delle prescrizioni di legge, gli immigrati siano gli
fruitori principali di questo servizio.
Come è stato documentato nel capitolo precedente, sul
totale delle domande presentate (841), hanno riportato
criticità
224 abitazioni, 78 nel Distretto Rubicone-
Costa e 146 nel Distretto di Cesena-Savio .
Di queste il 62,8% e il 76% rispettivamente, erano
abitate da stranieri.
Guardando distintamente i due campioni e limitando
l’analisi alle domande presentate a fini ERP, emerge
che la distribuzione % degli esiti di ispezione tra
italiani e stranieri è grossomodo sovrapponibile.
Questo induce a pensare che la popolazione che si
rivolge agli sportelli dell’Ausl sia omogenea per quanto
riguarda le condizioni delle abitazioni.
Tuttavia è una popolazione composta prevalentemente
da immigrati.
Confrontando
nazionalità
la
presenti
distribuzione
nel
%
territorio,
delle
con
diverse
quelle
che
102
maggiormente richiedono la certificazione del proprio
immobile,
è
emerso
un
profilo
abbastanza
sovrapponibile tra i due campioni.
A questa considerazione sono esclusi gli immigrati
provenienti
dalla
Cina.
Questi
risiedono
prevalentemente nel Distretto del Rubicone. La loro
presenza è notevolmente aumentata negli ultimi anni e
la loro distribuzione nel territorio è particolarmente
disomogenea,
essendo
concentrata
in
due
paesi,
Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli.
Le domande presentate nel periodo considerato sono
esigue e non rappresentative della quota di popolazione
totale da loro rappresentata.
Questo aspetto merita un approfondimento riguardo alla
conoscenza del servizio e agli eventuali ostacoli alla
sua accessibilità per gli utenti cinesi.
Per quanto riguarda le criticità più frequentemente
rilevate, queste possono essere distinte in due tipologie:
strutturali e gestionali.
Tra le strutturali consideriamo le caratteristiche dei
vani
(interrati,
seminterrati
o
impropri);
l’elevata
umidità (capillare, da imbibizione o igroscopica);
insufficienti
caratteristiche
incompleti,
livelli
di
dei
servizi
esterni);
le
aero-illuminazione;
igienici
carenze
degli
gli
le
(comunicanti,
impianti
di
distribuzione del gas, elettrici e di riscaldamento; la
mancanza di adeguate protezioni dal rischio di caduta
nel vuoto (parapetti, corrimano, stato delle scale).
Per quanto riguarda le gestionali, vanno sotto questo
nome tutte le condizioni di insalubrità dovute a errato
utilizzo degli ambienti domestici e delle sue risorse.
Tra questi, una delle problematiche più frequenti è la
presenza di umidità per condensa, che predispone
103
l’ambiente alla crescita di muffe e al degrado dei vani,
ma anche la mancanza di adeguata manutenzione degli
impianti.
La maggior parte delle abitazioni visitate presentava
problematiche multiple di entrambe le tipologie.
La molteplicità delle condizioni di insalubrità presenti
nell’ambiente domestico è già stata indicata come
caratteristica delle abitazioni e del loro rapporto con la
salute degli abitanti.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle
abitazioni antigieniche, i Comuni con la % maggiore di
case insalubri documentate sul totale delle richieste
sono: Borghi (100%), Roncofreddo e Sarsina (75%),
Cesenatico (55%), Gatteo e Mercato Saraceno (50%).
Escluse
Cesenatico
e
Gatteo,
gli
altri
Comuni,
appartengono alla Comunità montana,
hanno pochi
abitanti,
di
ma
un’elevata
percentuale
stranieri
residenti, sulla popolazione generale. Quasi tutte le
domande presentate in questi Comuni erano motivate
dal
desiderio
di
partecipare
al
concorso
per
l’assegnazione degli alloggi comunali.
Il numero di domande presentate era esiguo, pertanto è
dubbia la possibilità di considerare questi Comuni zone
ad alta densità di abitazioni insalubri.
Per
Cesena,
la
distribuzione
delle
domande
per
quartiere rivela alcune differenze tra italiani e stranieri.
In
entrambi
i
campioni
le
domande
provengono
prevalentemente dal quartiere Centro Urbano e Oltre
Savio. Per quanto riguarda gli altri quartieri emergono
zone con un maggior numero di ispezioni eseguite in
abitazioni di stranieri rispetto a italiani e viceversa. In
particolare
i
quartieri
Fiorenzuola
(17%vs4%)
e
104
Cervese
Sud
(13%vs5%)
evidenziano
una
maggior
presenza di stranieri, mentre nel quartiere Valle Savio
prevalgono gli italiani (7%vs3%).
In
linea
con
quanto
emerso
in
precedenza,
la
distribuzione per quartiere delle abitazioni con criticità,
in valore assoluto, ricalca il profilo topografico delle
richieste presentate da stranieri.
Al fine di valutare una distribuzione disomogenea degli
stranieri residenti nel contesto urbano, con aree a
maggior
densità
di
immigrazione,
e
individuare
quartieri a maggior disagio abitativo, sono necessari
ulteriori approfondimenti.
Aree di approfondimento
L’analisi
condotta
pare
quindi
rafforzare
l’ipotesi
iniziale, secondo la quale gli stranieri residenti nel
territorio sarebbero più esposti a condizioni di vita
insalubri in grado di predisporre a un maggior carico di
malattia.
Tuttavia lo strumento utilizzato ha dei limiti che non
consentono di considerare i risultati ottenuti esaustivi
del problema indagato.
Per quanto riguarda la condizione degli immigrati, lo
studio così condotto apre uno scorcio sulla condizione
abitativa degli stranieri regolarmente presenti, in una
fase
sufficientemente
matura
di
integrazione
nel
il
tra
territorio.
Come
presentato
in
precedenza,
rapporto
immigrati e casa può essere distinto in quattro fasi
successive:
dell’accesso;
la
la
fase
fase
dell’accoglienza;
di
ricerca
di
un
la
fase
alloggio
autonomo; la fase dell’acquisto.
105
Le abitazioni visitate dai tecnici della prevenzione del
DSP, in genere riguardano individui in seconda o terza
fase di integrazione.
Infatti, se le ispezioni per permesso di soggiorno o
contratto
di
lavoro
coinvolgono
tutti
gli
stranieri
residenti, il ricongiungimento familiare e le richieste
finalizzate agli alloggi pubblici sono generalmente
caratteristiche
di
soggetti
ad
una
fase
abbastanza
matura del proprio progetto migratorio.
Tuttavia, è noto come il “bagaglio di salute” con cui
solitamente
”l’effetto
gli
immigrati
migrante
sano”
arrivano
di
cui
in
si
Italia,
è
parlato
per
in
precedenza, viene gravemente compromesso proprio
dalle
fasi
iniziali
del
percorso
migratorio,
quelle
caratterizzate dai presupposti sociali peggiori, che non
consentono di compiere scelte “salutari”.
Inoltre, secondo i dati Caritas, nelle fasi iniziali di
permanenza nel paese di immigrazione, è frequente il
passaggio di un periodo,
più o meno lungo, di
irregolarità. Questo, per quanto riguarda la condizione
abitativa, si traduce in una fase di grave precarietà
abitativa,
caratterizzata
dall’accesso
a
ricoveri
di
fortuna; alloggi fatiscenti oggetto di speculazione da
parte
dei
proprietari;
abitazioni
di
connazionali
regolarmente presenti che ospitano un numero eccessivo
di persone.
La
condizione
di
irregolare
e
le
prime
fasi
di
regolarizzazione, sono quindi, allo stato attuale delle
conoscenze i x - l v i , le condizioni che predispongono ad un
maggior rischio di vita in ambienti insalubri.
L’analisi
così
condotta
non
consente,
se
non
marginalmente, di osservare queste due popolazione.
Al contrario invece, lo studio condotto sui dati dei
Servizi socio-assistenziali del cesenate, da cui ha preso
106
origine questo approfondimento, ha la possibilità di
essere rappresentativo di una popolazione più ampia.
Infatti, in Italia il diritto dello straniero all’accesso ai
Servizi Sanitari è sancito dalla normativa nazionale. La
persona con permesso di soggiorno può iscriversi al
SSN in base alla legge n. 189/2002 che non ha
modificato per tale parte quanto già previsto dalla L. n.
40/98.
Le
stesse
leggi
riconoscono
anche
agli
immigrati
irregolari, detti Stranieri Temporaneamente Presenti
(STP), la possibilità di ricevere interventi di tipo
preventivo, urgente ed essenziale.
Questo
significa
che
tra
gli
individui
che
hanno
composto il campione analizzato a Cesena è possibile
che vi fossero anche immigrati irregolari.
Per tanto è auspicabile trovare strumenti epidemiologici
in grado di osservare anche questa parte di popolazione
residente nel territorio, per poter rendere più nitida
l’immagine fotografata da questo indagine e quindi i
aspetti su cui intervenire per ridurre le diseguaglianze
in salute dimostrate.
Un altro limite importante della prospettiva utilizzata è
relativo alla tipologia di informazioni raccolte dai
verbali di ispezione.
Queste, prettamente tecniche, consentono di investigare
solamente un aspetto della dimensione abitativa, quello
strutturale.
precedentemente
Pertanto,
riguardo
nell’ottica
alla
visione
proposta
olistica
dell’abitare, questa prospettiva consente di definire
solamente lo stato fisico dell’alloggio e la presenza o
meno di problemi rilevanti.
Facendo un paragone con la salute, questo studio
permette di valutare se la casa è “malata” o meno, non
107
se è “sana”, ovvero se è un ambiente in grado di
tutelare e incentivare il benessere e l’integrazione
sociale dei suoi abitanti.
In questo senso, sarebbe interessante e auspicabile, per
una promozione efficace della condizione abitativa del
territorio, intraprendere ulteriori indagini in grado di
analizzare tutte le dimensioni dell’abitare a.
Un modello a cui ispirarsi potrebbe essere lo studio
LARES
sul
rapporto
tra
casa
e
salute,
promosso
dall’OMS e già condotto nella vicina Forlì, quale città
campione per l’Italia. Il questionario utilizzato per
l’occasione era strutturato in maniera tale da poter
esplorare organicamente le abitazioni considerate.
Inoltre la codifica delle domande era concepita in modo
da
prevenire
le
interpretazioni
soggettive
degli
operatori ed essere pertanto confrontabile per tutte le
otto città coinvolte nello studio.
Uno strumento con queste caratteristiche consentirebbe
di avere dati più completi e affidabili.
Un’ultima
considerazione
sulle
prospettive
di
ampliamento della ricerca riguarda la possibilità di
affiancare la raccolta di dati ad indagini di tipo
qualitativo.
E’ già stato presentato quanto emerso sul problema
“casa” dai focus group condotti nei mesi scorsi.
In generale, lo strumento è una valida risorsa per
osservare i problemi studiati da prospettive diverse, in
a
S i fa r i f e r i m e n t o a l m o d e l l o p r o p o s t o d a l l ’ O M S , d i c u i s i è g i à
parlato nel secondo capitolo, che propone di guardare alla casa
s e c o n d o q u a t t r o l i v e l l i : l e c a r a t t e r i s t i c h e s t r u t t u r a l i d e l l ’ e d i fi c i o ; i l
“senso dell’abitare”, cioè il valore psicologico che l’abitazione
assume per i suoi abitanti; l’immediato contesto urbano in cui è
i n s e r i t o l ’ e d i fi c i o ; i l q u a r t i e r e x i v
108
grado di arricchire lo stato delle conoscenze e orientare
decisioni e interventi.
Nello specifico, per quanto riguarda la casa, i focus
group
potrebbero
gestionali
aiutare
a
dell’ambiente
esplorare
domestico,
gli
in
aspetti
grado
di
comprometterne la salubrità.
E’ già stato detto come dai dati raccolti sono emerse
due tipologie di inconvenienti, strutturali e gestionali,
spesso
presenti
contemporaneamente
nella
stessa
abitazione.
Se il Protocollo sul Disagio Abitativo, di cui si parlerà
approfonditamente
nel
capitolo
seguente,
ha
la
possibilità di intervenire sulle carenze strutturali degli
immobili individuati nel territorio, i problemi gestionali
necessitano di interventi differenti, la cui definizione
non
può
prescindere
da
una
preliminare
indagine
conoscitiva.
Infatti, senza questo approfondimento, si correrebbe il
rischio di attivare iniziative basate solo su pregiudizi,
spesso decisamente distanti dalle reali dimensioni dei
problemi.
Per
quel
che
riguarda
le
abitazioni
affittate
ad
immigrati, è frequente la convinzione secondo cui il
degrado spesso riscontrato sia dovuto ad abitudini
importate
dai
paesi
d’origine,
non
adeguate
alla
conservazione igienica dei locali, o alla intenzionale
compromissione
dello
stato
dei
vani,
attraverso
comportamenti che alterino il microclima, al fine di
ottenere
i
certificati
di
antigienicità
utili
per
la
graduatoria di accesso agli alloggi ERP.
Entrambe
le
affermazioni
sono
discutibili
e
non
dimostrate.
Per quel poco che finora è emerso dai focus group
risulta
che
i
problemi
di
cattiva
gestione
sono
109
maggiormente legati a fattori socioeconomici piuttosto
che
a
convinzioni
culturali.
Lo
stress
causato dalle spese di riscaldamento
parzialmente
attenuato
da
una
economico
viene infatti
riduzione
della
ventilazione dei locali, che, associata ai vapori prodotti
dalla cottura dei cibi, porta alla formazione di umidità
per condensa e predispone allo sviluppo di muffe.
Questo esempio è importante per sottolineare come
condizioni
socioeconomiche
soddisfacenti
siano
un
prerequisito fondamentale a scelte di vita salutari lviii.
Per questo, se gli approfondimenti confermeranno che
alla base dei problemi gestionali vi sono soprattutto
fattori socioeconomici, gli interventi proposti dovranno
essere adeguati, e non indirizzati solamente ad opere di
educazione comportamentale.
Queste infatti, non rispondendo ai veri problemi, non
sarebbero efficaci.
110
A LLEANZE
PER LA
1. C O N T E S T O
S ALUTE
I S T I T U ZI O N A L E
IN
CUI
NASCE
IL
PR O GE T T O
Nella classifica dei bisogni degli immigrati, dopo il
lavoro e la prima accoglienza, viene senza dubbio la
necessità di un’abitazione adeguata. Come analizzato
nel capitolo precedente però, è verosimile credere che
questa esigenza si scontri con una realtà abitativa
disagiata e insalubre.
E’ già stato approfondito lo stretto legame esistente tra
le condizioni abitative e la salute. Alla luce di questo e
in
linea
con
a
internazionali ,
gli
il
orientamenti
Dipartimento
di
nazionali
Sanità
ed
Pubblica
(DSP) ha promosso la realizzazione di un progetto di
miglioramento della qualità abitativa e della sicurezza
delle
abitazioni
insalubri
presenti
nel
territorio
dell’Ausl.
Questa iniziativa nasce in un contesto istituzionale che
ha saputo integrare e valorizzare i nuovi orientamenti in
Sanità Pubblica delineati dal PSN 1998-2000 e dal PSR
1999-2001. La cornice concettuale delineata da questi
documenti è in linea con l’approccio della cosiddetta
“Nuova Sanità Pubblica”, che vede la salute dell'uomo
in una relazione di tipo ecologico con tutte le altre
realtà ambientali, sia naturali che costruite dall'uomo.
In quest’ottica, ogni politica per la salute che voglia
essere
veramente
collaborazione
organizzati
di
che,
efficace
deve
tutte
istituzioni
con
le
le
loro
nascere
attività,
e
dalla
gruppi
hanno
un
lix
potenziale impatto sulla salute della comunità .
a
Dichiarazione di Vilnius, OMS, 2004.
111
2. I L P R O T O C OL L O
D’INTESA
Siglato ad ottobre 2005, il Protocollo d’intesa sul
disagio abitativo vede coinvolti il Dipartimento di
Sanità Pubblica, il Comune di Cesena e la Fondazione
per lo sviluppo e la promozione dei contratti di
locazione abitativi
( Fondazione per l’Affitto).
A
quest’ultima partecipano, il Comune di Cesena, la
Fondazione
Cassa
di
Risparmio
di
Cesena,
l’Associazione dei Costruttori edili, l’Associazione dei
Piccoli Proprietari e la Diocesi di Cesena-Sarsina.
Obiettivo della Fondazione per l’Affitto è quello di
essere garante del rapporto tra proprietario ed inquilino
e di contribuire, senza scopo di lucro, alla vitalità del
mercato immobiliare venendo incontro alle esigenze di
locatori e locatari.
2.1 Obiettivi del Protocollo
Gli obiettivi delineati nel protocollo sono:
- Individuare
le
situazioni
di
disagio
abitativo
potenzialmente pericolose per la salute;
- Stimare i rischi selezionando quelli prioritari;
- Collaborare con gli enti locali per attivare soluzioni
efficaci a rimuovere le cause del disagio;
- Attivare un archivio comune delle situazioni di
disagio
abitativo
valutando
anche
le
richieste
presentate ai fini istituzionali (carta di soggiornoricongiungimento familiare-antigenicità ) attraverso
un canale di comunicazione permanente, utilizzando
un sito comune, su server provinciale, che fornisca
agli enti coinvolti l’assunzione in tempo reale di
informazioni utili alla gestione delle pratiche;
- Valorizzare la partecipazione dei soggetti interessati
preliminarmente all’adozione di azioni coercitive al
112
fine di evitare che alloggi dichiarati antigienici
vengano immessi sul mercato dell’affitto;
- Assicurare il monitoraggio della situazione e la
valutazione
- Studiare
dell’efficacia degli interventi;
eventuali
interventi
abitazioni che non
di
ripristino
delle
presentano requisiti igienici
sanitari e di sicurezza accettabili.
2.2 Procedura di attuazione
Il
rilevamento
di
condizioni
di
disagio
abitativo
avviene in corso di sopralluoghi eseguiti dai tecnici del
DSP:
- su
richiesta
dei
cittadini
per
il
rilascio
di
certificazione igienico-sanitaria;
- a seguito di segnalazioni provenienti da altri uffici
e/o servizi dell’AUSL o da organi di pubblica
sicurezza;
- su richiesta degli uffici comunali;
- a seguito di segnalazione di cittadini, specie se
associati.
Compito del DSP è quindi:
- effettuare
i
sopralluoghi
conoscitivi
delle
abitazioni;
- fornire alle persone esposte al rischio informazioni
utili a rimuoverlo e indicazioni circa i comportamenti
da tenere per conservare salubre un alloggio;
- convocare i proprietari degli alloggi antigienici per
fornire
loro
le
informazioni
riguardo
agli
inconvenienti strutturali riscontrati, alle possibili
conseguenze sulla salute degli inquilini, nonché ai
relativi obblighi di legge ( tra cui la sospensione
dell’uso del fabbricato ai sensi dell’art. 55 del
Regolamento di Edilizia Comunale ), attraverso una
113
relazione tecnica nella quale, oltre a quanto sopra
indicato, saranno definiti anche i tempi di bonifica
stabiliti (vedi allegato 1)
Il DSP propone inoltre all’Autorità Sanitaria:
- l’adozione di provvedimenti per la risoluzione di
pericoli immediati;
- il ripristino di criticità per le quali non si sia
raggiunto un accordo con i proprietari;
- la diffida ad affittare le abitazioni per le quali non si
è proceduto al risanamento delle criticità e alle quali
è stata revocata l’agibilità.
Per quanto riguarda il Comune, diversi uffici sono
coinvolti nel protocollo, assumendo ruoli diversi nelle
varie fasi dell’iter.
Il Settore Sviluppo Produttivo e Residenziale risponde
alle proposte di interventi provenienti dal DSP, sopra
riportate.
Ha la possibilità di sospendere l’agibilità; emettere
un’ordinanza
di
adeguamento
delle
criticità
alla
normativa vigente; emettere un’ordinanza di sgombero
per
i
casi
di
pericolo
accertato
per
gli
utenti
dell’immobile.
I Servizi Sociali del Comune sono afferenti, con il DSP,
delle domande di certificazione della idoneità abitativa
degli alloggi in cui risiedono gli stranieri presenti nel
territorio
comunale.
La
dichiarazione
servirà
ad
ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, il
ricongiungimento familiare o il rilascio della carta di
soggiorno.
Il rilascio dell’idoneità non avverrà, per gli alloggi che,
inseriti nell’iter previsto dal protocollo, sono stati
giudicati
inagibili,
antigienici
o
fatti
oggetto
di
114
ordinanze di sgombero, fino alla verifica del ripristino
degli inconvenienti riscontrati.
Nel caso in cui il proprietario non abbia la possibilità
di procedere autonomamente degli interventi necessari
alla bonifica delle abitazioni insalubri, la Fondazione
per l’Affitto si rende disponibile a riportare gli alloggi
a condizioni di idoneità, in cambio dell’utilizzo degli
alloggi per i propri scopi sociali per un periodo idoneo
al recupero dei costi sostenuti.
Iter previsto dalla procedura
La richiesta di sopralluogo è il punto di partenza
dell’iter previsto dal protocollo. Come è già stato
sottolineato,
la
domanda
può
essere
rivolta
dai
cittadini, da uffici dell’Ausl, uffici comunali o da
organi di pubblica sicurezza.
Il
sopralluogo
delle
abitazioni
viene
eseguito
dai
tecnici del DSP.
Alla richiesta di ispezione deve essere allegata la
planimetria dell’alloggio, il contratto di locazione e
un’autocertificazione del proprietario circa l’abitabilità
della casa e la conformità degli impianti.
Il verbale di sopralluogo viene consegnato al Medico
Igienista che ha il compito di valutare l’idoneità o
meno dell’alloggio, e, nel caso di abitazioni risultate
antigieniche, la gravità degli inconvenienti riscontrati.
Nel caso di condizioni di pericolo immediato, il Medico
ha il compito di effettuare la proposta, agli uffici
comunali competenti (Settore Sviluppo Produttivo e
Residenziale), di provvedimenti urgenti al fine di
eliminare
le
condizioni
di
grave
rischio
per
gli
occupanti l’immobile in esame.
115
Le
pratiche
di
abitazioni
antigieniche
che
non
presentano condizioni di rischio immediato, vengono
consegnate
al
Coordinatore
dei
tecnici
della
prevenzione, il quale, ricevuta la valutazione effettuata
dal Medico Igienista
e presa visione delle criticità
riscontrate e della loro pericolosità, le ordina secondo
un “codice” di gravità( rosso per le condizioni che
espongono a rischi gravi e urgenti, generalmente legati
allo stato degli impianti o al rischio di caduta nel
vuoto;
giallo
per
i
casi
di
insalubrità
che
non
a
espongono a pericolo immediato) .
Una volta codificato il rischio, la pratica viene affidata
nuovamente ai tecnici della prevenzione: saranno loro
infatti a contattare i proprietari delle abitazioni per un
colloquio informativo circa le cause di insalubrità
dell’alloggio,
la
loro
gravità
e
la
necessità
di
intervenire nei tempi concordati, al ripristino delle
condizioni igienico-sanitarie dei locali.
Il
proprietario
conseguenze
a
verrà
cui
inoltre
potrebbe
informato
andare
incontro
delle
non
adeguandosi a quanto prescritto.
Nel
caso
il
dell’avvenuto
locatore
accetti,
adeguamento
la
comunicazione
dell’alloggio
dovrà
pervenire mediante autocertificazione scritta agli uffici
competenti presso il DSP.
Sono previste verifiche a campione della veridicità
della dichiarazione dei proprietari.
Nei casi in cui i locatori non accettino la richiesta di
adeguamento dell’alloggio o dalle verifiche a campione
risulti la permanenza di condizioni igienico-sanitarie
a
Per
standardizzare
pericolosità
il
più
possibile
la
valutazione
della
d e l l ’ i m m o b i l e , e s i s t e u n a t a b e l l a d i r i fe r i m e n t o c h e
associa le più frequenti condizioni rilevabili al rischio ad esse
associato. (Allegato B)
116
non conformi, il DSP provvederà alla richiesta di
provvedimenti da parte delle autorità competenti, le
quali potranno emettere un’ordinanza di adeguamento, o
,nei casi più gravi, un’ordinanza di sgombero con
revoca
dell’agibilità
dell’immobile
e
diffida
ad
affittarlo nuovamente.
I proprietari che lo desiderano possono scegliere di
aderire alla proposta della Fondazione per l’Affitto.
Per ora il Protocollo sul Disagio abitativo è stato
sottoscritto solo dal Comune di Cesena.
Tuttavia gli interventi che ne sono seguiti hanno
riguardato tutto il territorio dell’AUSL.
In
questi
casi
le
difficoltà
sono
diverse,
legate
all’assenza di una “strada maestra” codificata. E’
auspicabile che l’iter definito dal protocollo cesenate
possa essere esportato, nel rispetto delle particolarità
locali,
per
consentire
una
maggior
regolarità
nell’intervento.
I Comuni con cui sono in corso trattative per la
sottoscrizione
sono
Savignano
sul
Rubicone
e
Cesenatico.
3. I
D A T I D E L PR OT O C OL L O
La breve vita del progetto cesenate non consente ancora
una
quota
di
informazioni
sufficiente
a
valutarne
l’efficacia.
Tuttavia verranno presentati i lavori svolti finora e le
prime impressioni suscitate.
Ad oggi, le abitazioni entrate nel protocollo sono 111,
68 distribuite nel Distretto di Cesena-Savio e 43 nel
Distretto del Rubicone.
I
paesi
più
coinvolti
sono
Cesena,
Cesenatico
e
Savignano.
117
Alle abitazioni è stato abbinato un codice che individua
la gravità degli inconvenienti riscontrati: risultano 51
codici rossi(rischio grave-moderato) e 60 codici gialli
(rischio lieve).
Le condizioni più frequentemente associate a gravità
elevata
sono
legate
domestici: il 78%
alla
sicurezza
degli
impianti
delle abitazioni con inconvenienti
all’impianto elettrico, l’85% di quelle con problemi
all’impianto di riscaldamento e il 64,3% di quelle con
inconvenienti agli impianti della zona cottura, sono
state classificate con codice rosso.
I proprietari contattati fino ad ora sono 43
Di questi, 27 hanno accettato (63%) le indicazioni
rilasciate
dai
tecnici
della
prevenzione,
2
hanno
delegato a terzi il compito di seguire la questione, 1
persona non ha accettato.
In alcuni casi i proprietari convocati alla riunione
informativa preliminare non si sono presentati.
Le pratiche concluse sono ancora poche (10) e sono
quelle per le quali i tempi concordati erano al massimo
di 30 giorni. Per le altre è stato provato l’adeguamento
di alcune delle criticità, mentre altre sono ancora in
opera.
Nonostante la casistica sia ancora ridotta, vi è già stato
un episodio di revoca dell’agibilità a cui è seguita
un’ordinanza di sgombero dell’alloggio.
Il caso ha fatto emergere alcune lacune dell’iter che
necessariamente devono essere colmate per non rendere
uno strumento nato per tutelare la salute degli utenti
più deboli, un’ulteriore “trappola sociale”.
118
C ONCLUSIONI
La
relazione
esistente
tra
casa
e
salute
è
multidimensionale e ben dimostrata.
Le caratteristiche degli alloggi, infatti, sono in grado
di influire sulla salute delle persone, sia direttamente,
per la presenza di elementi fisici potenzialmente
patogeni,
sia
indirettamente,
interferendo
con
i
meccanismi di integrazione sociale.
Esiste un gradiente socioeconomico nella popolazione
che coinvolge tutti gli indicatori sociali tra cui anche
le condizioni abitative.
Questo si traduce in una maggior concentrazione di
fattori di rischio per la salute in queste fasce deboli,
tra cui vi sono anche le abitazioni insalubri.
Per quanto riguarda le condizioni abitative, una delle
cause
di
questo
possibilità
di
fenomeno
scelta
è
legata
delle
alla
ridott a
famiglie
più
economicamente disagiate in rapporto alle offerte
immobiliari ai prezzi di libero mercato.
Lo scoglio rappresentato dall’offerta induce spesso
queste persone ad accettare in locazione immobili in
condizioni
igieniche
precarie,
ma
più
accessibili
economicamente, o a condividere i costi e gli spazi
abitativi con un numero di coinquilini elevato.
Meccanismi
di
compenso
dello
stress
economico
familiare espongono quindi ulteriormente a rischi per la
salute.
Tra
questi
meccanismi
vi
sono
il
sovraffollamento e la riduzione della ventilazione dei
locali per contenere i consumi energetici.
La contrazione della possibilità di scelta in relazione
alle disponibilità economiche familiari, è un fenomeno
progressivo lungo la scala sociale, ed è uno dei fattori
che condiziona la maggior concentrazione di abitudini
di vita insalubri tra individui appartenenti ai “gradini”
119
più bassi. Si è visto come un altro fattore che può
giustificare questo fenomeno è il fatto che alcuni stili
di vita siano, per i singoli, strumenti di coping in
condizioni di stress cronico, anch’esse inversamente
proporzionali al livello socioeconomico.
Da quanto detto si può quindi ritenere plausibile
l’ipotesi iniziale che ha guidato questo studio, cioè che
la popolazione immigrata, costituendo in gran parte la
fascia di popolazione più fragile presente in Italia, sia
esposta
a
condizioni
di
vita
insalubri,
in
parte
responsabili del maggior carico di malattia a loro
attribuito.
Condizioni abitative insalubri sarebbero quindi solo
uno degli aspetti di questo fenomeno.
L’analisi dei verbali di ispezione relativi al periodo
2002-2005, ha in parte confermato l’ipotesi di partenza.
Tuttavia sono già stati discussi i limiti dello studio e la
non esaustività dei risultati. Rimangono aperte aree che
necessitano approfondimenti attraverso strumenti che
sappiano osservare una popolazione più rappresentativa
e
che
consentano
di
esplorare
organicamente
la
condizione abitativa.
Analizzando i bisogni abitativi del territorio si è visto,
inoltre,
come
solamente
gli
forme
di
immigrati,
disagio
ma
non
anche
coinvolgano
altri
soggetti
socialmente vulnerabili.
Si
tratta
di
anziani,
famiglie
unipersonali
o
monogenitoriali, lavoratori atipici, ma anche giovani
coppie
e
famiglie
che
affrontano
l’indebitamento
connesso all’acquisto della prima casa.
Appaiono infatti, oggi, nuove condizioni di rischio
abitativo, in soggetti un tempo considerati protetti.
Da un lato, infatti, la casa di proprietà non risulta più
un fattore di promozione della salute per quella quota
120
di nuovi proprietari che ha scelto l’indebitamento per
l’acquisto dell’abitazione come alternativa all’oneroso
mercato degli affitti, ma per la quale permane lo stress
economico dovuto alle spese per la casa.
Dall’altro
si
intermedia
assiste
all’emergere
fragile,
che
di
una
sperimenta
classe
forme
di
vulnerabilità sociale che si esprimono con la riduzione
della libertà di gestione delle proprie risorse.
La
complessità
del
problema
necessita
quindi
di
interventi trasversali che coinvolgano tutti gli attori in
grado di influire con le loro decisioni sulle politiche
abitative. A livello locale la consapevolezza della
necessità di interventi in quest’area e con questo
orientamento
è
documentata
dall’interesse
e
dalle
iniziative nate negli ultimi tempi.
Tra queste vi è il Protocollo d’Intesa siglato tra AUS L e
Comune di Cesena, il quale può essere uno strumento
dalle
ricche
potenzialità,
sebbene
necessiti
di
perfezionamenti.
Ulteriori
strumenti
realizzazione
è
sono
necessari,
profondamente
ma
la
condizionata
loro
dalle
risorse disponibili e dalla loro distribuzione in termini
di priorità.
Tuttavia, l’accesso ad una abitazione decorosa è un
riconosciuto
diritto
umano,
in
quanto
requisito
fondamentale per il conseguimento di uno standard di
vita adeguato al mantenimento della salute.
All’art.25 della “Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo”, relativo al Diritto alla Salute, viene
infatti affermato che “Ognuno ha il diritto ad un
tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il
benessere
proprio
e
della
sua
famiglia,
con
particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario,
121
all'abitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali
necessari;
ha
disoccupazione,
diritto
alla
malattia,
sicurezza
invalidità,
in
caso
vedovanza,
vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di
sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua
volontà…”
Lo
stesso
concetto
è
presente
nella
dichiarazione
prodotta al termine della 1° Conferenza Mondiale sulla
Promozione della salute, (Ottawa,1986), “le condizioni
fondamentali per la salute sono la pace, l’abitazione,
l’istruzione, il cibo, un reddito, un ecosistema stabile,
le risorse sostenibili, la giustizia sociale e l’equità. Il
miglioramento
dei
livelli
di
salute
deve
essere
saldamente basato su questi prerequisiti fondamentali.”
La consapevolezza di questo non può che guidare verso
politiche volte alla promozione quantitativa, in termini
di accessibilità, e qualitativa, in termini di salubrità, di
questi requisiti fondamentali, nella direzione di una
riduzione delle diseguaglianze sociali in salute.
In quest’ottica quindi le politiche abitative ricoprono
un ruolo prioritario per azioni di salute pubblica e di
supporto e integrazione sociale.
122
A LLEGATI
A.
PR O C E D U R A
Assegnazione pratica (DL-CT)
Consegna pratica al
medico igienista
Certificato idoneità
alloggio
Sopralluogo/ Compilazione
verbale sopralluogo (TP)
NO
Alloggio
idoneo
SI
Pericolo
immediato
SI
Archiviazione pratica
Valutazione inconvenienti riscontrati
(DL)
(tab.1;allegato B)
ritorno pratica al
coordinatore tecnici
Proposta
provvedimenti
contingibili/urgente
e/o
adeguamento
condizioni
di
sicurezza (tab.2; allegato C)
NO
Convocazione proprietario/amministratore e colloquio con
accordo scritto su regolarizzazione dei problemi evidenziati
e relativa tempistica sottoscritto dalle parti.
(tab 2) (TP-CT)
Controllo a seguito di
provvedimento
(TP)
regola
SI
NO
accetta
SI
Controllo
Rapporto
Autorità
Giudiziaria(TP-
regolare
NO
NO
SI
Rapporto Sindaco/Proposta
revoca agibilità (DL)
Proposta al Sindaco
provvedimenti (DL)
Fine
Archiviazione pratica
123
Archiviazione
pratica
B.
T A B E L L A 1.
Rischio
Condizioni
grave e
di
immediato
insalubrità
1) sono accessibili elementi in
L’adeguamento deve essere gestito con procedura
tensione non protetti (ad. es. prese a
d’urgenza (ordinananza/ingiunzione)
X
muro danneggiate o estratte)
2) sono installate prese o interruttori a
L’adeguamento può essere gestito con tempi
X
< di 60 cm dal bordo della vasca o
medio/brevi, anche in rapporto allo stato della
doccia
3) non è presente (o non funziona al
L’adeguamento può anche essere gestito con tempi
test) l’interruttore differenziale con
medio/brevi (anche in considerazione della
Idn=0,03A posto all’origine
X
dell’impianto (o nel centralino di
semplicità dell’intervento), se non vi sono rischi
immediati di contatto diretto (punto 1)
appartamento)
4) apparecchi di riscaldamento a gas
Valutare
ubicati in: bagni, camere letto, garage
(sovraffollamento, presenza di minori, esistenza di
(escl. Tipo C)
Impianti di riscaldamento a legna
le
condizioni
generali
dell’alloggio
altri problemi di sicurezza o di insalubrità,…….)
X
ubicati in locali di vita privi di
aperture di ventilazione
5) a)carenza di areazione nei locali in
L’adeguamento deve essere gestito con procedura
cui sono ubicati apparecchi a gas
d’urgenza (ordinananza/ingiunzione)
b)tubi di evacuazione gas combusti
evidentemente
non
correttamente
X
installati, o obsoleti
c)tubi
flessibili
adduzione
gas
evidentemente danneggiati
Staticità precaria del fabbricato
Nota al comune evidenziando le possibili cause di
rischio,
proponendo
la
verifica
di
personale
specializzato
Mancanza di acqua potabile
Proposta di revoca di certificato di agibilità, e
X
X
ordinanza di allacciamento ad acquedotto, qualora
possibile, oppure garanzia di acqua potabile, anche
attraverso potabilizzatore
Rischio di caduta nel vuoto
Bonifica immediata, tramite contatto immediato con
X
il responsabile della manutenzione del fabbricato o
proposta di provvedimento
Abitazioni fatiscenti e/o insalubri, che
I tecnici contattano il proprietario dell’alloggio e
per le loro caratteristiche strutturali
concordano tempi e modi di ripristino dei locali
(forte umidità capillare, infiltrazioni,
muffe, ecc…) e/o manutentive, non
assicurano
il
livello
minimo
X
(tab. 2)
di
benessere abitativo
124
C. T A B E L L A 2
ALLEGATA ALLA PROCEDURA
“D I S A GI O
ABITATIVO”
Definizioni
di
casi
di
insalubrità
o
fatiscenza
dell’alloggio e tempi di adeguamento ai quali fare
riferimento
per
concordarne
l’esecuzione
con
i
proprietari, affittuari o amministratori.
Casi di insalubrità o fatiscenza
Tempi di adeguamento
Pavimenti sconnessi /mattonelle staccati
60 giorni
Intonaci scrostati
60 giorni
Bagno non adeguato
60 giorni
Bagno inesistente
90 giorni
Bagno comunicante con cucina (no anti)
90 giorni
Pareti invase da umidità ambientale e/o da 20 giorni
muffe
Ringhiere con altezza insufficiente (salvo non 30 giorni
costituiscano grave pericolo come riportato in
tab 1)
Umidità da capillarità o da condensa nei muri 180 giorni
(strutturale)
Infissi sgangherati o inadeguati
60 giorni
Canne di esalazione vapori di cottura
60 giorni
Tubi adduzione gas flessibili scaduti
10 giorni
Mancanza di prese d’aria in zone con presenza 20 giorni
di fuochi(es: cottura cibi),
salvo non
costituiscano grave pericolo come riportato in
tab 1
125
D.
M OD U L O
D I I S PE ZI O N E
Caratteristiche
dell’abitazione
del
Sig_________________________________________
Comune ___________________via ______________________n. ______int.
Proprietario
sig.
_________________________residente:
Comune__________________
Via ___________________________________ n°_____ tel.
Approvvigionamento idrico
Intonaco
❏
❏ Integro
❏ acquedotto
❏ parz. Scrostato
❏ molto scrostato
altro ____________________________________________________
Pavimento
❏ Buono
❏ sconnesso
Soffitti
❏ Buono
❏ parz. Scrostato
❏
❏ Altro
❏ molto sconnesso
❏ molto scrostato
altro ____________________________________________________
Servizio igienico
❏ all’interno
completo
❏ si
❏ esterno
❏ in comune con altre fam.
❏ no
(specif.)______________________________________________
aerazione
❏ naturale
❏ forzata
❏ assente
stato di manutenzione:
____________________________________________________
126
Condizioni di sicurezza dell’abitazione
Cucina – zona cottura
❏ si
Canna d’esalazione
❏ no
Tubo flessibile non metallico gas:
data scadenza _______stato di manutenzione _________
❏ si ❏ no
Apertura di ventilazione
Ostruita
❏ si ❏ no
Impianto di riscaldamento
❏ Assente
❏ gas
❏ altro ____________________________________
ubicazione _______________ apertura di ventil. ❏ si ❏ no
Ostruita
❏ si ❏ no
ultima manutenzione data ______________________ (libretto impianto)
Impianto elettrico
magnetotermico
❏ si
❏ no
interruttore differenziale Idn=0,03 A
❏ si ❏ no
prese annerite, fuse, malmesse, ❏ si ❏ no
cavi elettrici scoperti
❏ si ❏ no
prese, scatole di derivazione ,interruttori in bagno (zona interdetta)
❏ si ❏ no
Per gli inconvenienti sopra rilevati si suggerisce / Si diffida verbalmente per
eseguire:
Parere del/i Tecnico/i della Prevenzione:
______________________________________________________________
Firma i tdp _______________ _____________
L’inquilino___________________ Data ____________
Parere del Medico Igienista
______________________________________________________________
Da quanto rilevato emerge la presenza di
❏ pericolo immediato per
❏ cause di insalubrità per
(contattare proprietario)
Data ___________
Firma
___________________
127
R INGRAZI AMENTI
Innanzitutto i miei ringraziamenti vanno al
Dott. Angelo Stefanini per avermi accettato in tesi
concedendomi la possibilità di affrontare un progetto
che mi ha appassionato e arricchito.
Al Dott. Mauro Palazzi, al Dott. Luigi Salizzato, a
tutto il Dipartimento di Sanità Pubblica di Cesena e in
particolare agli operatori dell’Area di Epidemiologia e
Comunicazione, un ringraziamento speciale per la
pazienza, la disponibilità , il sostegno e la fiducia di
questi mesi.
Al Dott. Ardigò Martino, per i consigli con cui ha
accompagnato il mio lavoro e per la grande capacità di
sopportazione.
Al Dott. Davide Bianchi, ai Tecnici della Prevenzione
del DSP di Cesena, a Lisa, Tiziana, Cristina e Paola,
vanno i più sentiti ringraziamenti per la grande
disponibilità dimostrata, per il sostegno materiale e
morale al progetto di questa tesi e per la condivisione
dei vostri spazi.
Alla
Dott.ssa
ringraziamenti
insegnamenti,
Elizabeth
per
il
Bakken
sostegno
fondamentali
per
lo
vanno
i
tecnico
miei
e
sviluppo
gli
dello
studio e la stesura della tesi.
Ringrazio inoltre la Dott.ssa Natali e, in particolare, il
Dott. Arlotti, che con estrema disponibilità mi hanno
fornito il materiale iniziale utile per orientarmi.
Grazie anche a Strada Alessandro dei Servizi Sociali
del Comune di Cesena per i dati preziosi e la
disponibilità, nonostante la “fretta” e alla Dott.ssa
Rossana
Giacomoni
del
Comune
di
Forlì
per
l’attenzione che mi ha concesso e le informazioni.
128
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Sc h n eid er T , S u nd e ll J , B is c ho f W e t a l. “E UR OP A R T ”
A ir b o rn e p a rt icl es in th e in d o o r en vi ro n m en t. A E u ro p ea n
in te rd is cip lin a ry re vi e w
o f s ci en t if ic e vid en ce o n a s so c ia t io n s b et w een e x p o su re to
p a rt ic le s in b u ild in g s a n d h ea lth ef fe ct s. I nd o o r Air . 2 0 0 3 ;
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xxv
M uzi , G. d el l ’ O mo , M . Mu r gia , N. Ab b r it ti, G.
I n q u in a n t i ch im ici d el l’ a ria in t e rn a ed eff et ti su lla sa lu te. G
I tal Med L a v E r g 2 0 0 4 ; 2 6 :4 , 3 6 4 -3 6 9
xxvi
Dar b y, S. Hi ll , D. Au v i ne n , A. et a l. R a d o n in h o me s a n d
ri sk o f lu n g ca n ce r: co ll a b o ra t ive a n a ly s is o f in d ivid u a l
d a ta f ro m 1 3 E u ro p ea n ca se - co n t ro l stu d ie s. B MJ 2 0 0 4
130
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mu l ti sco p o a n n u a le su ll e fa mig l ie. “ A sp et ti d el l a vita
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xxxv
Ga lea, S. V la ho v, D. U rb a n H ea l th : e vid e n ce, ch a ll en g e s
a n d d ir ec tio n s. A n n u . R ev. P u b li c H ea l th . 2 0 0 5 ; 2 6 :3 4 1 365.
xxxvi
E v a n s, G . Th e b u i lt en v iro n men t a n d m en ta l h e a lth .
Jo u rn a l o f U rb a n h ea lth . 2 0 0 3 ; 8 0 : 5 3 6 -5 5
xxxvii
D up ui s, A. T ho r n s, D. Ho me , h o m e o wn e r sh ip a n d th e
sea rch fo r o n th o lo g i ca l secu r ity . So cio l. Re v. 1 9 9 8 ; 4 6 :2 5 47
xxxviii
Mal le tt, S. Un d e r sta n d i n g h o me: a c ri tica l rev i ew o f th e
lit te ra tu r e.So cio l. Re v.2 0 0 4 ;5 2 :6 2 -8 9 .
131
xxxix
W HO /E ur o p a . E f fe ct s o f a i r p o llu tio n o n ch i ld r en ’ s h ea l th
a n d d eve lo p me n t. A rev i ew o f th e e vid en ce.2 0 0 5
ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt
xl
W HO /E ur o p a . To mo rro w ch ild ren wi ll b e o u r j u d g es. 2 0 0 4 ;
ht tp : // www. e u r o . wh o . i nt
xli
E v a n s, G . Ch i ld d ev elo p men t a n d th e p h y si ca l en vi ro n m en t.
An n u . Re v.P s yc ho l .2 0 0 6 ; 5 7 :4 2 3 -5 1
xlii
Co st a, G. Sp ad e a, T . Di seg u a g lia n ze in sa lu te i n I ta l ia .
E p id e mi o lo g ia e P r e ve n zio ne. 2 0 0 4 2 8 : s up p l.( 3 )
xliii
Co st a,G . Car d a no ,M. D e mar i a,M. S to ri e d i sa lu te in u n a
g ra n d e ci ttà . T o r i no , 1 9 9 8 .
xliv
Co o p e r , R. C u tler , J . e t al. T ren d s a n d d isp a r it i es in
co ro n a ry h ea r t d is ea s e, st ro k e, a n d o th e r ca rd io va scu la r
d is ea s e in th e Un ited S t a te s. Cir c ul at io n. 2 0 0 0 ; 1 0 2 :3 1 3 7 3147.
xlv
Kar la ma n g la, A. S i n ger , B . et a l. I mp a c t o f so ci o eco n o m ic
sta tu s o n lo n g itu d in a l a ccu mu la t io n o f ca rd io va scu la r r i sk
in yo u n g a d u lt s: th e CA R DI A s tu d y. So c ial S cie nc e a nd
Med i ci ne . 2 0 0 5 ; 6 0 : 9 9 9 -1 0 1 5 .
xlvi
E v er so n - Ro s e, S. L e wi s , T . P sy ch o so cia l fa cto r s a n d
ca rd io va scu la r d i sea se s . An n u. Re v . P ub li c H ea lt h. 2 0 0 5 ;
2 6 :4 6 9 -5 0 0 .
xlvii
Go ld , D. W r i g ht , R. P o p u la tio n d i sp a ri tie s in a sma . An n u.
Re v. P ub li c H eal t h. 2 0 0 5 ; 2 6 :8 9 -1 1 3
xlviii
As h , M. B r a nd t , S . D i s p a ri ti es in A s th ma Ho sp ita l i za t io n
in Ma s sa ch u se tt s. A m.J . P ub l ic Hea lt h . 2 0 0 6 ; 9 6 : 3 5 8 -3 6 2 .
xlix
C ub b i n, C. S mi t h, G. S o cio eco n o mi c I n eq u a li ty in in ju ri:
cr it ica l i s su e in d e sig n a n a ly si s. An n u . Re v. P u b lic He al t h.
2 0 0 2 ; 2 3 : 3 4 9 -3 7 5 .
132
l
Si lb er g eld , E . P at r ic k , T . E n viro n men ta l exp o s u re,
to xi co lo g ic mech a n i sm s, a n d a d ve r se p reg n a n c y o u tco m e.
A m. J . Ob s te tr i c a nd G y ne co lo g y. 2 0 0 5 ; 1 9 2 :S1 1 -2 1 .
li
E v a n s, GW . Th e E n v i ro n men t o f ch ild h o o d p o ve rt y.
A mer ica n P s yc ho lo gi st . 2 0 0 4 ; 5 9 : 7 7 -9 2 .
lii
E v a n s, GW . Ma r c yn ys z yn , L . E n v i ro n m en ta l Ju st ice ,
cu mu la ti ve en vi ro n men t a l r i sk, a n d h ea l th a mo n g lo w- a n d
mid d le- in co m e ch ild ren in u p sta te Ne w Yo rk. Am. J .
P ub l ic Hea lt h. 2 0 0 4 ; 9 4 : 1 9 4 2 -1 9 4 4
liii
Sa n c hir ico A. Gu id a a ll ’ ig ien e ed il iz ia . Nap o li : Fi n a nze &
la vo r o ; 2 0 0 0
liv
Ar lo tt i, A. B r u n, F. I r e q u is it i co g en t i n e llo sch ema d e l
R eg o la men to ed i li z io t ip o d ella r eg io n e E m il ia R o ma g n a .
Att i d e l Co n gr e s so “NI P 2 0 0 1 N uo vi I ns ed i a me n ti P r o d ut ti v i
Req u i sit i e s ta nd ar d p r e st azio n al i d e g li ed i f ic i d es ti na ti a
luo g h i d i l a vo r o ” Mo d e n a, 2 7 set te mb r e 2 0 0 1
lv
Co mu n e d i C es e na, R eg o la men to E d il iz io . C es e na ; 2 0 0 4
lvi
Ca r it a s -M i gr a nt e s, X X V R a p p o r to su l l’ i mm ig ra z io n e.
Do s s ier st at is ti co 2 0 0 5
lvii Mi n go z zi, Za nz a ni. Le d is u g u a gl ia nz e : co me u til iz zar e la
b an ca d a ti I nt er r uz io ne vo l o ntar ia d i gr a v id a n za ( I VG) E mi li a Ro ma g n a,2 0 0 5
lviii
St e fa n i ni, A. I d et er min a n ti d i sa lu te e ma la t tia . Sa l ut e e
S vi l up p o .1 9 9 9 ; 2 :6 -1 7 .
lix
Re g io ne E mi li a - Ro ma g na. P S R 1 9 9 9 - 2 0 0 1 , p ri mi
p ro vv ed i men ti d i a t tu a zi o n e. Ma g g io 2 0 0 0
133