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settori di interesse specifici. Così facendo, è possibile tornare a fare ricerca “quasi indipendente” ed a pubblicare con maggior visibilità in piccoli gruppi, fuori dalle già citate lapidi ai caduti. Infine, si deve tener presente che le diverse commissioni tecniche e i gruppi di studio delle società scientifiche sono composti perlopiù da “persone normali” che dedicano all’elaborazione, alla conduzione e all’analisi delle ricerche collaborative gran parte del loro potenziale di ricercatori, spesso non utilizzabile nell’ambito angusto della loro sede di lavoro abituale. Trattandosi di organismi almeno nominalmente democratici e formalmente non-profit, le Società sono abitualmente molto aperte all’apporto di nuovi collaboratori volontari che, oltre a svolgere nel loro ambito (ma in pratica senza muovere un passo da casa, grazie a Internet) un lavoro fondamentale quanto intellettualmente stimolante, possono poi a buon titolo apparire come primi nomi in pubblicazioni di sub-analisi, metanalisi o editoriali sotto l’egida di una data società. Comprendo benissimo che, lette queste righe, molti diranno: “bravo lui! venga qui a vedere...ma dove vive questo?” e prendo atto che lo sconforto è una costante di accompagnamento, ora più che mai, quando si affrontano questi temi. E tuttavia, a chi vi annega giorno dopo giorno, senza apparente volontà di reazione non si può che ricordare l’incitamento talmudico: “se non sono io per me, chi lo sarà?” che Primo Levi tradusse nel celeberrimo “Se non ora, quando?” Forza!, diamoci una mossa, abbiamo ancora qualcosa da dire... Asterisco Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che una serie di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità. PABLO NERUDA 26
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