Rapporto Peri sull`eversione in Sicilia
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Rapporto Peri sull`eversione in Sicilia
Squadra di P.G. della P.S. Presso la Procura della Repubblica di Marsala Trapani 22-8-1977 Oggetto: A) - Dr. CORLEO Luigi da Salemi. Patito sequestro di persona. Indagini a carico di: CONCUTELLI Pier Luigi, di Oscar e di Petrucci Emilia, nato a Roma il 3-6-1944, residente a Palermo, largo Parini 18 – Colpito da mandato di cattura: B) – RAPPORTO GIUDIZIARIO DI DENUNZIA a carico di: 1°) CONCUTELLI Pier Luigi, nato il 3-6-1944, Detenuto dal 14-2-1977 nel Carcere di Volterra; 2°) MARTINESI Luigi, nato a Brindisi il 14-6-1931, arrestato il 9-9-1975, Detenuto nelle Carceri di Taranto, ex segretario del M.S.I. di Brindisi; 3°) COSTANTINI Gian Franco, nato a Lecce il 2-5-1949, arrestato il 9-9-1975, Detenuto nelle Carceri di Sulmona; 4°) LUCERI Mario, nato a Lecce il 3-1-1938, arrestato il 9-9-75, Detenuto nelle Carceri di Brindisi; 5°) TORPEDINE Antonio, nato a San Pancrazio (Brindisi) il 7-2-54, arrestato il 14-9-75, Detenuto nelle Carceri di Taranto; 6°) MAGLIO Angelo, nato a Brindisi il 27-6-1939, arrestato il 20-10-1975, Detenuto nelle Carceri di Brindisi; 7°) ALOISI Marcello, nato a Sogliano Cavour (Lecce) l’8-7-1944, arrestato il 7-12-1975, Dottore in Geologia, Detenuto nelle Carceri di Lecce; 8°) PELLEGRINI Mario, nato a Papozze (Rovigo) il 4-8-1939, residente a San Pancrazio (Brindisi) via Massa Carrara n.8, Latitante, colpito da mandato di cattura emesso dal G.I. di Taranto il 15-10-1975; 9°) FINI Elia Renzo, nato a Bagni di Lucca il 3-1-1946, residente a Viareggio via SS. Annunziata n. 8, Latitante, colpito da mandato di cattura emesso dal G.I. di Taranto il 15-10-75; 10°) MARTINESI Antonio, nato a Brindisi il 5-1-1937, arrestato il 19-8-1976, Detenuto nelle Carceri di Taranto; 11°) MICELI Salvatore, nato il 12-4-1946 a Salemi (Trapani) residente a Napoli via Antonio Meucci 5, Latitante, colpito da mandato di cattura del G.I. di Taranto; 12°) ZIZZO Salvatore, nato a Partanna il 18-1-1910, dimorante obbligato a Quartu S. Elena (Cagliari), A Piede Libero; 13°) GULLO Salvatore Vito di Vito e di Zizzo Maria, nato a Salemi il 22-6-1948, residente a Stia (Arezzo) dimorante a Ponte Tresa (Varese), A Piede Libero; 14°) GULLO Biagio di Vito, nato a Salemi l’1-1-1950, soggiornante obbligato a Mombercelli (Asti), A Piede Libero; 15°) LENA Fernando fu umberto nato a Civitavecchia il 4-2-1921, residente a Roma, Detenuto in esecuzione di mandato di cattura emesso dal G.I. Tribunale di Marsala; 16°) GRAZIANI Giorgio, nato a Roma il 16-5-1943, ivi residente via Genzano n. 194, A Piede Libero; 17°) SCAGLIONE Girolamo di Giuseppe, nato ad Alcamo il 10-9-1945, residente a Reggio Emilia, Via Pergolesi n. 6, A Piede Libero; 18°) MESSINA Nicolò, nato a Mazzara del Vallo il 7-2-1935, già detenuto nelle carceri di Palermo, Ucciso il 16-7-1977; 19°) VANNUTELLI Vito di Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 28-4-1939, Detenuto nelle Carceri di Trapani; 20°) FERRO Giuseppe di Vincenzo, nato ad Alcamo il 5-1-1942, Detenuto nelle Carceri di Palermo; 21°) RENDA Giuseppe di Andrea, nato ad Alcamo l’1-2-1935, Latitante, colpito da mandato di cattura del G.I. di Palermo; 22°) FILIPPI Giuseppe di Antonino, nato ad Alcamo il 3-2-1937, Detenuto nelle Carceri di Palermo; 23°) MESSINA Antonio fu Salvatore, nato a Campobello di Mazara l’11-6-1946, ivi residente via F. Crispi n. 2, Detenuto nelle Carceri di Trapani; 24°) GONDOLA Vito fu Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 6-4-1938, ivi abitante in Via Gessai n. 2, Impiagato I.S.L.A. di Castelvetrano, A Piede Libero; 25°) MUIA Giuseppe di Francesco, nato a Siderno (Reggio Calabria) il 9-1-1944, Detenuto nelle Carceri di Milano; 26°) Zummo Giuseppe di Rocco, nato a Gibellina il 3-1-1949, ivi residente via XXV strada n. 2, Impiegato I.S.L.A. di Castelvetrano, A Piede Libero; 27°) NASTASI Baldassare di Andrea, nato a Partanna il 28-8-1948, residente a Gibellina, Villaggio Rampiseri, 71 strada, decoratore, A Piede Libero; 28°) GENCO Vito di Paolo e di Teri Fara, nato a Partanna il 29-9-1949, residente a Cittiglio (Varese) via IV Novembre n. 3, carrozziere, A Piede Libero; 29°) BIUNDO Gaspare di Giuseppe, nato a Partanna il 20-10-1935, residente a Menfi (AG), Baracche S. Michele, via Trieste n. 35, A Piede Libero; 30°) TERRANOVA Andrea di Antonio, nato a Gibellina il 21-6-1949, Geometra, ivi residente villaggio Rampiseri n. 71, strada II, A Piede Libero; 31°) NASTASI Baldassare fu Leonardo, nato a Partanna il 31-10-1939, ivi residente via Roma n. 119, sarto, emigrato a Mendrisio (Svizzera), A Piede Libero; 32°) IGNOTI. Promotori dei delitti seguenti consumati allo scopo di finanziare un movimento politico antiparlamentare. RESPONSABILI In concorso tra loro e con persone non potute identificare, promotrici dei delitti sottoindicati, consumati allo scopo di procurarsi somme rilevanti di denaro per il finanziamento di organizzazioni politiche antiparlamentari (ORDINE NERO, MILIZIA RIVOLUZIONARIA) che si proponevano di sovvertire le Istituzioni democratiche dello Stato, di: a) sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di MARIANO Luigi, banchiere, da Lecce, per la cui liberazione veniva conseguito un ingiusto profitto di £. 280.000.000 dei 2 miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri, di cui alle lettere g-h del presente rapporto; (in Gallipoli il 23-7-1975 sino al 9-9-75, data della permanenza del reato cessata nel territorio di Taranto) b) sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di PERFETTI Egidio, industriale, per la cui liberazione veniva conseguito l’ingiusto profitto di £. 2 miliardi dei sette miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per seguirne altri in cui alle lettere g, h; (in Lainate Milano dal 13-1-1975 al 23-1-1975) c) sequestro di persona continuato a scopo di estorsione e rapina di oggetti vari personali, in pregiudizio di CAMPISI Nicola professore universitario, industriale, per la cui liberazione veniva conseguito l’ingiusto profitto di £. 700 milioni dei due miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri di cui alle lettere g, h; (In Sciacca (AG) l’1-7-75 permanenza di reato cessata nel territorio della provincia di Palermo l’11-8-1975) d) sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di CORLEO Luigi, possidente, per la cui liberazione veniva richiesto un riscatto di £. 20 miliardi, non conseguendo l’intento per sicura morte della vittima ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri di cui alle lettere g-h; (In Salemi – TP – il 17-7-1975) e) detenzioni e porto abusivo di armi da guerra e comuni; f) associazione a delinquere aggravata, per avere alcuni dei denunziati scorso in armi le campagne del territorio nazionale allo scopo di consumare i sequestri di persona di MARIANO Luigi, PERFETTI Egidio, CAMPISI Nicola e CORLEO Luigi: (dal 13-1-1975 al 9-9-1975); g) cospirazione politica mediante associazione (art. 305 C.P.) per essersi associati con persone non identificate, facenti parte dei disciolti movimenti estremisti ORDINE NUOVO, AVANGUARDIA NAZIONALE, ORDINE NERO, riunitesi a Roma prima della Pasqua del 1975, con la partecipazione di MARTINESI Luigi, sopra generalizzato, allo scopo di realizzare, ispirandosi a dottrine antiparlamentari, l’attentato alla Costituzione dello Stato (art. 383 C.P.), l’insurrezione armata contro i poteri dello Stato (art. 284 C.P.) la guerra civile (art. 286 C.P.) al fine di sovvertire le istituzioni democratiche dello Stato stesso, autofinanziandosi, nella fase preparatoria, oltre che con fonti lecite con fonti delittuose di rapine, di sequestri di persone, tra i quali quello di MARIANO Luigi ed altri tre sequestri che il MARTINESI L. non ha voluto precisare e che, dalle risultanze delle indagini, risultano essere quelli in pregiudizio di PERFETTI Egidio, CAMPISI Nicola e CORLEO Luigi; h) formazione e partecipazione a banda armata, messa in azione dai componenti, con l’uso di numerosi mitra, per la consumazione del sequestro di CORLEO Luigi, eseguito per realizzare il delitto di cui alla lettera g con a capo il CONCUTELLI Pier Luigi, nella cui abitazione sono stati rinvenuti e sequestrati cariche di tritolo, bombe a mano, vari rotoli di miccia, detonatori, interruttori per comando a distanza di cariche esplosive, numerose pistole con caricatori con cartucce, due pistole mitragliatrici INGRAM, un moschetto automatico Beretta mod. 38/A cal. 38, diverse centinaia di cartucce cal. 9 e cal. 45, altro materiale esplodente, due manuali sull’impiego degli esplosivi editi dalla Stato Maggiore dell’Esercito, due tesserini in bianco del Ministero della Difesa, nonché passaporti falsi, patenti false, elencati nei verbali di sequestro redatti da personale della Questura di Roma. C) – INDAGINI sugli omicidi di 1°) Dr. SCAGLIONE Francesco – Procuratore della Repubblica – consumato a Palermo il 5-51971; 2°) Dr. ALCAMO Ignazio – Sostituto Procuratore Generale – consumato a Montagna Longa di Carini il 5-5-1972; 3°) Dr. COCO Francesco – Procuratore Generale – consumato a Genova l’8-6-1976; 4°) Dr. OCCORSIO Vittorio – Sostituto Procuratore – consumato a Roma il 10-7-1976. Alla Procura della Repubblica di Marsala Alla Procura della Repubblica di Trapani Alla Procura della Repubblica di Palermo Alla Procura della Repubblica di Agrigento Alla Procura della Repubblica di Taranto Alla Procura della Repubblica di Milano Alla Procura della Repubblica di Torino Alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Palermo Fa seguito ai rapporti p.n. del 18.11.1976 e del 2.12.1976 relativi all’oggetto (A) inviati a codeste Procure della Repubblica di Marsala e di Trapani e riferimento alla nota s.n.del 14.4.1977 della Procura della Repubblica di Marsala. Le circostanze della dinamica, del “modus operandi” del sequestro di CORLEO Luigi e di altri gravi delitti e le varie considerazioni fatte dallo scrivente hanno trovato validità nelle successive indagini svolte analizzando modalità, tempi d’attuazione, finalità, i protagonisti di altri tre sequestri di persona consumati in Italia, non fortuitamente, come sarà dimostrato in seguito, nello stesso mese di luglio del 1975, a pochi giorni l’uno dall’altro. Come premessa a quanto sarà esposto è da tenere presente che l’ideazione e la consumazione di un sequestro di persona non devono, nei casi in specie, intendersi come risultante di azioni delittuose volute e attuate da una ristretta cerchia di persone, tutte interessate soltanto all’iter del delitto, dalla cattura della vittima, al conseguimento del prezzo del riscatto. Debbono intendersi, invece, come emanazione di un agire di un gruppo di individui che programma il sequestro. Un gruppo che, rimanendo in incognito – specie se comprende persone insospettabili – si serve di un emissario di sicura capacità e spregiudicatezza che, a sua volta, realizza le varie fasi del sequestro stesso affidandone l’attuazione a varie organizzazioni di pregiudicati che vengono retribuite spesso, per la prestazione a ciascuna di esse richiesta, anche prima del pagamento del riscatto e con denaro pulito. Così ad un gruppo di criminali comuni viene richiesta la cattura, ad altro gruppo la custodia della vittima, ad altri di fare da telefonisti per i contatti con i familiari, effettuando telefonate da regioni alquanto lontane per eludere il pericolo della identificazione dell’apparecchio telefonico chiamante. In altri termini il sequestro di persona nelle sue varie fasi di realizzazione, affidato ad organizzazioni criminali per ridurre i rischi ed assicurarne la riuscita. Ed inteso, quindi, in questa suddivisione di compiti è consequenziale che, per la realizzazione delle sue fasi più rischiose, l’organizzazione si serva di elementi pregiudicati mafiosi della stessa zona della vittima, legati da saldi vincoli di consorteria criminale già sperimentata e compromessa, sicché “prima facie” gli inquirenti potrebbero essere tratti in inganno ipotizzando che il sequestro stesso sia opera di elementi locali orbitanti soltanto attorno a sé stessi. Pertanto, ove nel corso delle indagini esperite in occasione di un sequestro, si pervenga alla identificazione di alcuni responsabili, si rimane nell’ambito della cerchia degli esecutori materiali e dei custodi e degli estorsori materiali e sfugge, invece, la cerchia degli ideatori, dell’eminenza grigia dell’organizzazione del delitto e, conseguentemente anche il movente, specie se il sequestro è finalizzato, è, cioè, reato mezzo per altro reato fine, se tra gli ideatori vi sono persone che, per motivi che esulano dal mero conseguimento del denaro del riscatto, si propongono ben altri illeciti, dietro spinte ideologiche miranti a sovvertire un ordinamento statale. Sfuggendo, pertanto, la cerchia degli ideatori, sfugge il movente dal quale, una volta accertato, si possono determinare le estrazioni sociali degli ideatori stessi, la loro matrice sociopolitica, criminale e politica criminale insieme. Altra premessa da farsi per i sequestri di persona che vengono presi in esame è l’importanza determinante, non fortuita, delle varie date di consumazione di esse e del pagamento del riscatto: - sequestro PERFETTI Egidio, consumato il 13 gennaio 1975, cessato il 23 gennaio 1975; - sequestro CAMPISI Nicola, consumato l’1 luglio 1975, cessato l’11 luglio 1975; - sequestro CORLEO Luigi, consumato il 17 luglio 1975; - sequestro MARIANO Luigi, consumato il 23 luglio 1975, cessato il 9.9.1975 con pagamento del riscatto il 26.8.1975. Le indagini sul sequestro di MARIANO Luigi sono state riferite alla Procura della Repubblica di Taranto con rapporto n. 449/18 del 16.10.1975 del Nucleo Inv. CC di Lecce e della Squadra Mobile di Lecce. E’ basilare, esplicativa delle considerazioni fatte sul sequestro del CORLEO nei due rapporti anzirichiamati cui si fa seguito, l’ordinanza del G.I. di Taranto del 2-4-1977 di rinvio a giudizio di MARTINESI Luigi + 13 quali responsabili del sequestro del banchiere leccese MARIANO Luigi. Di essa verranno menzionati i punti di contatto con gli altri sequestri in esame. Come è risultato agli inquirenti del sequestro CORLEO, il noto mafioso ZIZZO Salvatore, da Salemi, in oggetto generalizzato, inviato al soggiorno obbligato di Quartu S. Elena (CA) col nipote MICELI Salvatore, pure lui originario di Salemi e GALEOTTI Antonino, da Napoli, con ordinanza del G.I. di Napoli del 30-6-75, il 7 luglio ’75 dopo 7 giorni del sequestro del CAMPISI, è presente a Salemi in licenza e parte da Salemi il 17 luglio, la stessa mattina della consumazione del sequestro del CORLEO, sebbene avesse ottenuto dal G.I. di Napoli 5 giorni di proroga della licenza. Parallelamente agli inquirenti del sequestro di MARIANO Luigi, risulta che MICELI Salvatore, nipote di ZIZZO, inviato dal G.I. di Napoli, a seguito di scarcerazione per contrabbando di droga, in Sardegna, in dimora obbligata a Tempio Pausania, con una serie di istanze variamente motivate chiede insistentemente, sin dai mesi di marzo, aprile e maggio del ’75, una proroga del termine per raggiungere la dimora obbligata e, per ultimo, la di lui moglie, in data 4-7-75, chiede la licenza non concessa e, in data 18-7-75, giorno successivo alla consumazione del sequestro del CORLEO, il di lui avvocato Renato Orefice, da Napoli, presenta istanza per trasferimento a Modena ove il MICELI sarebbe dovuto essere assunto presso la “Donal Elettrinica” quale collaboratore-autista, come da promessa di assunzione del 9-7-75. L’istanza viene rigettata il 21-7-75. Alcuni giorni dopo, a Tempio Pausania, il 27 o il 28 luglio, erano andati a trovarlo… per interessarsi del suo trasferimento i noti MARTINESI Antonio e COSTANTINI Gianfranco, in oggetto generalizzati, ora arrestati, la cui responsabilità è provata nel sequestro del banchiere MARIANO Luigi ed il Miceli improvvisamente si allontana, arbitrariamente, dalla suddetta dimora obbligata. Sembra non del tutto fortuito che la prima telefonata alla famiglia MARIANO venga fatta il 20 luglio, ove si consideri che dalle indagini è risultato improbabile che i due suddetti avevano fatto il viaggio a Tempio Pausania per ingaggiare il MICELI quale telefonista, dopo che analogo tentativo di ingaggio dai medesimi era stato fatto, invano circa dieci giorni prima, con tale MALENGO Enzo, residente a Rovigo, già soggiornante obbligato ad Ugento (Lecce) e che i due erano andati a trovare per espressa ammissione del MALENGO, che anzi ha precisato che , per la prestazione richiestagli, gli avevano offerto la somma di £. 50.000.000. Viene, poi, desunta la compartecipazione, nel sequestro MARIANO del MICELI Salvatore, dal fatto che il medesimo, allorquando, durante il sequestro si trasferisce con la moglie in Puglia, nella zona di Monticelli, dove si trovava la villa del primo periodo della prigionia del MARIANO, all’affittacamere SPANO’ Lucia, dichiarava di chiamarsi PATTI Salvatore, nato a Castelvetrano il 12/4/1946 (non a Salemi) e la di lui moglie PATTI Veronica nata a Gradisca (Jugoslavia) il 23/4/1943 (con DIUDZUISKCI Veronica). Inoltre la compartecipazione del MICELI è anche desunta dal fatto che il medesimo e la di lui moglie, nello stesso periodo, vengono ospitati a Santa Cesarea, in Puglia, in una villa in uso a ALOISI Marcello, pure imputato nel sequestro del banchiere MARIANO. Come noto il 20/8/1976 in contrada Pino agro di Monreale, sono stati arrestati VANNUTELLI Vito da Mazara del Vallo, FERRO Giuseppe da Alcamo, colpiti da mandato di cattura perché imputati del sequestro del professore CAMPISI Nicola, assieme a FILIPPI Giuseppe, pure da Alcamo, già arrestato precedentemente. In compagnia dei primi due si trovava MESSINA Nicolò, in oggetto generalizzato, da Mazara del Vallo, trovato in possesso, oltre che di una patente di guida falsa intestata a PERLOTTI Francesco, nato a Mazara del Vallo il 15/5/1933 ivi residente in via G. Domingo 11, rilasciata dalla Prefettura di Trapani il 27/2/1967, della banconota da £. 100.000 serie I.71874.I facente parte del riscatto di due miliardi pagati per la liberazione di PERFETTI Egidio, sequestrato a Lainate il 13/1/1975 e liberato il 23/1/1975. Il predetto MESSINA Nicolò è stato poi ucciso la mattina del 16/7/1977 a Mazara del Vallo dopo appena tre giorni la sua escarcerazione. Inoltre è anche noto che un’altra banconota da £. 50.000, facente parte del pagamento del riscatto del sequestrato CAMPISI, è stata trovata in possesso GRAZIANI Giorgio, in rubrica generalizzato, residente a Roma, il quale nel periodi di tempo vicino allo stesso sequestro – maggio 1975 a suo dire – è stato ospite ad Alcamo del pericoloso pregiudicato SCAGLIONE Girolamo, col quale era in rapporti di affari. Il GRAZIANI è noto che, ricevuta la comunicazione giudiziaria della Procura delle Repubblica di Marsala perché indiziato del sequestro di CAMPISI, tentò di espatriare in Grecia esibendo un passaporto falso, venendo arrestato. L’ulteriore spiegazione del possesso di tale banconota proveniente dal sequestro CAMPISI da parte del GRAZIANI Giorgio è data dalla provata partecipazione del LENA Fernando, in rubrica generalizzato, alla cattura del CORLEO Luigi per essere stata dimostrata l’identità tra le sue impronte papillari e quelle rinvenute ed esaltate sui vetri della autovettura abbandonata del CORLEO. Chi altro avrebbe potuto dare al GRAZIANI Giorgio la banconota in questione proveniente dal riscatto del CAMPISI se non il LENA Fernando, essendo anche provato che i due si conoscevano a Roma, per stessa ammissione del GRAZIANI, come risulta dal verbale di interrogatorio di quest’ultimo reso il 3-2-1977. Il GRAZIANI, infatti, nel corso delle indagini esperite sull’annotazione in suo possesso del numero telefonico 7880539 intestato a LENA Verde Marcella, sorella del Fernando, ha asserito di conoscere il LENA perché anch’egli frequentava a Roma un bar sito vicino alla boutique gestita da sua moglie. Data, quindi, per provata la partecipazione materiale del LENA Fernando alla consumazione del sequestro del CORLEO Luigi avvenuto il 17 luglio ’75, si deduce che lo stesso LENA, oltre che per la circostanza della banconota trovata in possesso di un suo amico, abbia partecipato pure alla consumazione del sequestro del CAMPISI Nicola, avvenuto circa sedici giorni prima, il 1° luglio ’75, perché consumato questo sequestro nella stessa area dov’era stato consumato il sequestro CORLEO, tra Sciacca e Menfi, in una zona tra due province limitrofe, Agrigento e Trapani, a meno di 50 chilometri da Salemi e per il cui riscatto erano stati richiesti inizialmente pure diversi miliardi. Da tali circostanze si deve ammettere che i sequestri del CAMPISI e del CORLEO sono stati ideati e consumati da uno stesso gruppo di ideatori e di esecutori per uno stesso fine perché si intravede, nelle risultanze delle indagini, una contestualità di tempo, di luogo e di persona anziesposta, da non ritenere affatto fortuita. Il banchiere MARIANO Luigi, liberato asserisce che dei due suoi carcerieri uno era “romano” dall’accento, molto spregiudicato ed era il “capo”, mentre l’altro, siciliano, aveva, per averlo toccato, braccia molto pelose e mani piccole. Inoltre uno dei carcerieri, ogni settimana, si allontanava per due giorni ed egli notava ciò perché il cibo, nei due giorni di assenza, non era buoni come negli altri giorni. Il MARTINESI Luigi, detenuto per il sequestro del banchiere MARIANO e figlio dell’ex federale di Brindisi, in data 31-10-1975 ha dichiarato al G.I. di Taranto, Dr. MORELLI, che nei primi mesi del 1975 era stato invitato, quale federale di Brindisi, ad una riunione a Roma e che, dai promotori, era stato deciso che, con rapine e sequestri, dovevano essere finanziati i gruppi “AVANGUARDIA NAZIONALE, ORDINE NUOVO, ORDINE NERO, FRONTE NAZIONALE E BRIGATE NERE”. Il gruppo dei promotori si proponeva la conquista del potere e si distinguevano dal Movimento Sociale Italiano per il metodo di lotta e non per l’ideologia che era fascista . Ha precisato, inoltre, che le scelte delle vittime dei sequestri erano fatte da Roma, cioè dagli stessi promotori sull’identità dei quali non intendeva rispondere. Erano stati programmati , in quella riunione, quattro sequestri di persona e su alcuni degli episodi non intendeva rispondere. Era stata scelta la Puglia per il sequestro del banchiere MARIANO perché terreno ancora vergine, non essendovi stati consumati prima dei sequestri ed a lui, quale responsabile di zona, era stato dato l’incarico di reperire i locali dove segregare il sequestrato: infatti egli approntò dapprima una villa a Monticelli, sull’Adriatico, in zona balneare e successivamente, una casa a Brindisi, in via XX settembre n. 6. Il G.I. Dr. Morelli, sulla scorta dei dati forniti da MARIANO dopo la sua liberazione, con lettera n. 439/75 dell’8/1/76, nel chiedere al Nucleo Antiterrorista di Bari di identificare il carceriere che ritirò anche il denaro, oltre a fornire i connotati somatici ne evidenziava precipuamente la “capacità” di esprimersi con inflessioni di varie regioni – toscano-romano-siciliano – “nonché la derivazione romana per nascita o permanenza cessata e l’appartenenza a movimenti di destra”. Detto Nucleo Antiterroristico di Bari, in collaborazione con la Questura di Palermo, con nota del 24/2/76 comunicava che la persona in questione si identificava con CONCUTELLI Pier Luigi, in rubrica generalizzato. Quest’ultimo veniva poi riconosciuto da MARIANO Gaetano (Nello) e da MAGURANO Marcello per l’individuo al quale, il 26/8/75, consegnarono i 280 milioni del riscatto. Tra i motivi elencati dallo scrivente nella richiamata nota del 18/11/76 per i quali veniva sospettato il CONCUTELLI Pier Luigi quale autore delle telefonate fatte ai familiari del CORLEO, figura anche il giudizio di un glottologo: “l’accento non definibile di alcuna regione, ma sicuramente non siciliano” di detto interlocutore. Non è una coincidenza fortuita, bensì forse una deduzione da dati identici esaminati, che tale giudizio sulle caratteristiche della voce dell’interlocutore telefonico della famiglia CORLEO collimasse quasi con quelle delle caratteristiche fatte dal G.I. Dr. Morelli. Circa la spregiudicatezza dimostrata nel “colpo di mano militare” con uso di mitra per sequestrare il CORLEO, è sufficiente evidenziare che il CONCUTELLI aveva partecipato, nel luglio del 1972, al campo paramilitare di Menfi (AG) non lontano da Sciacca e ai tiri con arma da guerra al poligono della frazione palermitana di Bellolampo (PA). E’ anche eloquente, circa il fine dei sequestri in questione già anziespresso, che in data 1/6/1974, in contrada S.Anna di Erice, in una zona del monte defilata, a pochi chilometri da Trapani, dallo scrivente erano state rinvenute tracce di un campo paramilitare, già notate alcuni giorni prima da persona che vuol mantenere l’anonimo ed è anche eloquente che, negli stessi giorni, a Messina era stato rinvenuto un manifesto del “Nucleo Siciliano Armato Ordine Nero di Azione Rivoluzionaria” che si proponeva di vendicare il “camerata” caduto in Abruzzo a Pian del Rascino cioè GIANCARLO ESPOSTI, ucciso il 30/5/74 e di abbattere “lo stato borghese comunistizzato” come risulta dalle allegate fotocopie dei rapporti del 2/6/1974 e 20/6/1974 all’epoca redatti. Ma il maggiore indizio che avvalora il sospetto che CONCUTELLI Pier Luigi avesse organizzato il sequestro del CORLEO è dato dalla circostanza che, fonte confidenziale, nel novembre del 1976, suggeriva al personale del Nucleo Antiterroristico di Catania di ricercare il latitante CONCUTELLI nella proprietà degli Agueci da Salemi, nelle contrade Mendola, Aquila, Rampingallotto, nelle vicinanze di Salemi, nelle medesime contrade di proprietà degli stessi Agueci che subito dopo il sequestro del CORLEO, erano state indicate da un anonimo come luoghi ove si sarebbe potuto trovare il sequestrato. In particolare, nella contrada Aquila, il pomeriggio del 17 luglio ’75, furono trovate abbandonate due delle auto adoperate per la consumazione del sequestro del CORLEO. Dalle indagini esperite per il sequestro di MARIANO Luigi emergono collegamenti di alcuni dei compartecipi al delitto, quali MICELI Salvatore, MARTINESI Antonio, in rubrica generalizzati, con la mafia calabrese, specie col capomafia MACRI’ Antonio, ucciso poi a Siderno. Poiché non è da escludere un collegamento esistente tra organizzazioni mafiose, le varie “anonime sequestri” ed i movimenti politici di estrema destra che da rapine, sequestri traggono le più cospicue fonti di finanziamenti, si può affermare che: - movimenti di estrema destra, a carattere rivoluzionario, esistenti – stando alle ammissioni del MARTINESI Luigi per realizzare sequestri di persona, si siano serviti di organizzazioni mafiose operanti nelle zone teatro degli stessi sequestri. Infatti agli inquirenti di Lecce risultava che il sequestrato MARIANO doveva essere portato in Calabria; è indicativo a tal proposito, nel caso del sequestro CORLEO e del sequestro CAMPISI, la presenza a Salemi, per mettere a punto ogni ordine, del noto capomafia ZIZZO Salvatore, dal 7 luglio 1975 – dopo sette giorni dalla consumazione del sequestro CAMPISI – alla mattina del 17 luglio 1975, data della consumazione del sequestro del CORLEO; - che le organizzazioni mafiose si siano servite di pericolosi pregiudicati delle stesse zone ove dovevano essere consumati i sequestri, di sicuro affidamento e scelti soprattutto in “loco” perché conoscitori delle innumerevoli strade interpoderali da percorrere con sicurezza nella fuga con il sequestrato, come nei sequestri CAMPISI e CORLEO, e perché più mascherabile l’avvicendamento nei turni di vigilanza al sequestrato. Infatti il MALENGO Enzo, invitato a Rovigo a partecipare al sequestro del banchiere MARIANO, nel rifiutare l’offerta aveva acutamente rappresentato che non conosceva le strade; - che, essendo i pregiudicati prescelti di alcuna estrazione politica degna di considerazione, sarebbe riuscito del tutto impossibile agli inquirenti risalire allo scopo politico del sequestro finalizzato al finanziamento di gruppi eversivi mandanti. Il riscontro di queste ipotesi sul reclutamento della manovalanza nelle zone viciniori alla residenza delle vittime nei casi in esame è dato da alcune risultanze obiettive: - una banconota del sequestro CAMPISI trovata a Roma in possesso di GRAZIANI Giorgio, amico di SCAGLIONE Girolamo, da Alcamo, comune limitrofo a Salemi e del suddetto LENA Fernando; - una banconota del sequestro di PERFETTI Egidio trovata, non per caso, in possesso di MESSINA Nicolò arrestato alcuni mesi addietro, il 20/8/76, nella zona di Monreale unitamente a VANNUTELLI Vito e FERRO Giuseppe, mentre RENDA Giuseppe, da Alcamo, si dava alla fuga. La partecipazione di questi ultimi al sequestro di CAMPISI è dimostrata dalla emissione a loro carico di un mandato di cattura dal G.I. del Tribunale di Palermo per cui entrambi si diedero alla latitanza; - la compartecipazione del MICELI Salvatore da Salemi, nipote del mafioso ZIZZO Salvatore, al sequestro del leccese MARIANO Luigi per cui è latitante essendo colpito da mandato di cattura; - la presenza a Milano, il 4 agosto 1975, di GULLO Salvatore Vito, in rubrica generalizzato, residente a Ponte Tresa (Varese), altro nipote del predetto ZIZZO, visitato dal MICELI Salvatore dopo il suo arbitrario allontanamento, il 28 luglio precedente, da Tempio Pausania ove erano andati a trovarlo Martinesi Antonio e Costantini Gianfranco. Giova ricordare, in relazione a tali viaggi, che a Milano il 13 gennaio dello stesso anno, era stato sequestrato PERFETTI Egidio. Le circostanze anzidette dimostrano che un’unica potente organizzazione mafiosa, per la presenza di affiliati legati da stretti vincoli di parentela, facente capo al noto mafioso ZIZZO Salvatore ed a suoi altereghi, ha preso in appalto la realizzazione dei quattro sequestri in questione: due in Sicilia, in comuni viciniori di province limitrofe per ragioni tattiche (Salemi e Sciacca) uno a Milano-Lainate e un altro in Puglia (Gallipoli) poiché in ciascuno di essi figura, come riscontro probante ora – nel caso sequestro PERFETTI – la banconota trovata a MESSINA Nicolò (compagno di latitanza del Vannutelli, del Ferro e del Renda suddetti), ora la banconota trovata a GRAZIANI Giorgio che ha tentato l’espatrio – amico di Scaglione Girolamo da Alcamo e di Lena Fernando – caso sequestro CAMPISI – orea la presenza insolita a Salemi di ZIZZO Salvatore la mattina del 17/7/1975 (giorno in cui è stato consumato il sequestro CORLEO) presenza che inizia fin dal 7 precedente (a soli 7 giorni dal sequestro CAMPISI), ora la incriminazione, nel sequestro MARIANO, del MICELI Salvatore “alias Luciano Patti” nipote dello stesso ZIZZO e tutt’ora latitante. Inoltre, come riscontro ricorrente sia nel sequestro del CAMPISI che in quello del MARIANO, che dimostra l’unicità dell’organizzazione, è da evidenziare che in entrambi i casi uno dei carcerieri è di accento “romano” mentre figura la presenza di un individuo con le braccia molto pelose sia nel sequestro del CORLEO che in quello del MARIANO. Che tale potente organizzazione mafiosa perseguisse indirettamente dei fini che esulano dal mero conseguimento del prezzo del riscatto dei sequestrati, fini diversi perseguiti invece dai mandanti, è dimostrato dalla dichiarazione resa dal CAMPISI Nicola dopo la sua liberazione e cioè che ricevuta, dopo due giorni dalla sua cattura, la visita, nel cunicolo ove veniva tenuto segregato, di tre individui incappucciati e indossanti delle tute, di cui uno con accento “romano” e l’altro con accento settentrionale, costoro gli avevano precisato “di non essere dei comuni delinquenti” ma che “agivano per delle finalità non meglio precisate”. Più esplicitamente la stessa ammissione nel caso del sequestro di MARIANO Luigi, era stata fatta, come anzidetto, dal MARTINESI Luigi allorquando al G.I. Dr. Morelli ha chiarito i fini dei sequestri decisi a Roma. Circa la responsabilità di alcuni dei consociati nel sequestro di PERFETTI Egidio, consumato a Lainate il 13.1.1975 e del cui riscatto una banconota fu trovata in possesso di Messina Nicolò, si fa presente che ZIZZO Salvatore, MICELI Salvatore e GALEOTTI Antonio nato a Napoli il 171-1930, arrestati il 19-2-1973 a Napoli unitamente ad altri per associazione per delinquere e spaccio di stupefacenti, furono scarcerati in data 20/3/1975 dal G.I. di Napoli per decorrenza dei termini e assegnati alle seguenti dimore obbligate: ZIZZO Salvatore a Narcau (Cagliari) GALEOTTI Antonio ad Olzai (Nuoro) MICELI Salvatore ad Agius (Sassari) e, poi, a Tempio Pausania (SS) da dove si rese irreperibile tra il 28 ed il 29 luglio ’75. Il MICELI, tratto in arresto dai carabinieri di Capua il 24/3/76 in esecuzione di mandato di cattura emesso il 12-8-1975 dal G.I. di Napoli per violazione degli obblighi, impostigli, veniva dimesso il 19-9-1976 dal carcere di S.Maria Capua Vetere con obbligo di dimorare a Colli al Volturno (Isernia). Dal 18-2-1977 al 23-2-77 è stato autorizzato a recarsi a Salemi ed in atto è irreperibile. Pertanto, anche se alla data del sequestro di PERFETTI, lo ZIZZO ed il MICELI erano detenuti ed è difficile dimostrare contatti presi con altri mafiosi per l’organizzazione del sequestro predetto, il rinvenimento di una banconota proveniente dal riscatto del PERFETTI in possesso del MESSINA Nicolò induce a ritenere che quest’ultimo, in correità con VANNUTELLI Vito, residente a Sesto San Giovanni ed escarcerato a Milano il 24/9/74 per porto abusivo di armi, con FERRO Giuseppe, arrestati tutti e tre assieme il 20-8-1976 nella zona di Monreale e con il latitante RENDA Giuseppe, da Alcamo, datosi, nella circostanza dell’arresto, alla fuga (questi due ultimi imputati nel sequestro del CAMPISI) abbia partecipato al sequestro di PERFETTI a Lainate. E chi poteva essere il tramite per la loro chiamata a Milano dal momento che lo ZIZZO ed il MICELI erano detenuti? Con questa certezza il GULLO Vito, nipote dello ZIZZO, residente a Ponte Tresa (Varese) e che , come si ricorda, il MICELI Salvatore, fuggito da Tempio Pausania, era andato a trovare a Milano il 4 agosto, dopo aver ricevuto in Sardegna il 27 o 28 luglio precedente la visita di MARTINESI Antonio e Costantini GIANFRANCO, risultati anch’essi, poi, responsabili del sequestro MARIANO Luigi. Entrambi questi ultimi, in occasione della visita al MICELI a Tempio Pausania, gli avranno richiesto di svolgere le mansioni di telefonista e, infatti, la prima telefonata era pervenuta alla famiglia MARIANO il 29 luglio successivo. Si può anche ipotizzare che da tramite, essendo lo ZIZZO Salvatore ed il MICELI Salvatore detenuti, abbia fatto l’altro nipote di ZIZZO, cioè Gullo Biagio, in rubrica generalizzato, in atto di soggiorno obbligato a Mombercelli (Asti) e residente a Stia (Arezzo) arrestato il 21/2/1976 a Ventimiglia dalla Questura di Imperia per ricettazione di carta di identità avuta a Milano, come egli disse, e falso in carta d’identità intestata a GAUDANO Biagio nato ad Agrigento l’1-11950. Il GULLO Biagio veniva escarcerato il 22-4-76 e veniva inviato dalla Questura di Milano al soggiorno obbligato a Mombercelli, misura di prevenzione irrogatagli il 28-11-1974 dal Tribunale di Trapani per tre anni e scadente il 21-4-1979. Perché mai il MICELI si reca il 4 agosto ’75 a Milano per incontrarsi, per sua stessa ammissione, con i cugini GULLO Vito e GULLO Biagio, in compagnia del MARTINESI Antonio e del COSTANTINI Gianfranco, già resisi responsabili il 23 luglio precedente del sequestro di MARIANO Luigi per cui, poi, entrambi questi ultimi vengono arrestati? Non a caso viene poi trovata una banconota proveniente dal sequestro PERFETTI in possesso di MESSINA Nicolò trovato, guarda caso, in compagnia di FERRO Giuseppe e RENDA Giuseppe, da Alcamo, latitanti colpiti da mandato di cattura per il sequestro di CAMPISI Nicola. Questi tenui fili che collegano pregiudicati di paesi della stessa provincia di Trapani, nel caso MICELI i cugini GULLO Vito e Biagio trovati in collegamento con i due pugliesi MARTINESI Antonio e COSTANTINI Gianfranco implicati già in un sequestro di persona, nel caso di MESSINA Nicolò, trovato in possesso di una banconota del sequestro PERFETTI e sorpreso e arrestato in compagnia del FERRO e del RENDA, da Alcamo, implicati nel sequestro del CAMPISI, rappresentano le ramificazioni di una organizzazione mafiosa che ha operato in campo nazionale e di cui si sono evidenziate agli inquirenti le circostanze anziesposte che non sono affatto fortuite e che dimostrano, invece, la organicità della organizzazione stessa, la connessione delle parti di un tutto. La strategia della tensione decisa a Roma nel marzo o aprile del 1975 dai suddetti gruppi eversivi con la programmazione di quattro sequestri di persona che sono da ritenere i suddetti, tre di essi consumati nel mese di luglio del 1975, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro – 1°, 17 e 23 luglio – e che culmina nel sequestro del MARIANO Luigi, a Gallipoli, il 23 luglio, è preceduta alcuni mesi prima, da un’altra strategia di tensione altrettanto finalizzata a creare sgomento, caos per mettere in dubbio la credibilità degli Organi dello Stato preposti a tutelare e garantire la sicurezza pubblica e per scardinare le Istituzioni democratiche. Il regista di tanta scellerata farsa sceglie, come proscenio ove potere realizzare episodi di altrettanta scelleratezza, qui di seguito elencati, la città di Alcamo, ubicata a specchio rispetto alle località (Sciacca e Salemi) ove sarebbero stati, poi, consumati i due noti sequestri. Tale scelta viene fatta con razionale, quanto criminale, sottigliezza logistica e strategica. Non a caso le tre suddette località, per l’eminenza grigia dell’organizzazione, debbono interessare una medesima zona di questo estremo lembo della Sicilia occidentale: l’attenzione nazionale su fatti gravissimi, insoliti, doveva essere polarizzata, in sincrone unità di tempo, di luogo e di scopo, su una zona ristretta per ottenere il massimo effetto psicologico deprimente. Non si sarebbe ottenuto lo stesso effetto se i vari episodi delittuosi sottoelencati fossero stati consumati, sia pure in un breve arco di tempo, in varie regioni d’Italia ed in località alquanto distanti tra loro. Il clima di tensione e di terrore creato in Alcamo, Comune di oltre 60 mila abitanti, vicino a Salemi, investe in primis, il mondo politico con gli omicidi del socialista PISCITELLO Antonino, consumato il 26-4-1975, di prima sera in pieno centro abitato, del democristiano GUARRASI Francesco Paolo, assessore ai lavori pubblici al Comune di Alcamo, consumato con agguato proditorio, la notte sul 28-5-1975 davanti la sua abitazione mentre la vittima rincasava, con una mancata strage in pieno centro abitato di Alcamo a seguito del rinvenimento, in quella via Copernico, di 14 candelotti di dinamite non esplosi per causa fortuita sebbene vi fosse stato appiccato il fuoco, la stessa notte dell’omicidio del PISCITELLO, dopo di essere stati collocati dietro un edificio in costruzione di comproprietà del predetto Guarrasi e dallo scrivente estratti, poi, con cautela da un sacchetto di plastica presso quel Comando della Polizia stradale ove un ragazzo ingenuamente li aveva portati. Questo clima di terrore investe anche la sfera dei poteri dello Stato, a mo’ di sfida, con l’attentato, con raffiche di lupara, alla vita di due Carabinieri viaggianti di notte, verso le ore 2 del 22-6-75 su una autoradio in contrada Canalotto sulla comunale per Alcamo Marina, delitti questi rimasti sinora ad opera di ignoti mentre di certo vi è soltanto – a seguito di perizia balistica – che il PISCITELLO ed il GUARRASI sono stati uccisi con la stessa arma cal. 38. Questo crescendo di delitti, di genere nuovo per la qualità delle vittime, consumati ad Alcamo nell’arco di meno di due mesi, culmina, a distanza di un mese, nel sequestro del CORLEO, nella vicina Salemi nel successivo mese di luglio (il 17) attuato con uno spiegamento di uomini e con uso di armi da guerra (mitra) tali da far pensare ad un colpo di mano “militare” mentre circa quindici giorni prima dello stesso sequestro, il 1° luglio, a Sciacca era stato sequestrato il CAMPISI. Risultato psicologico: dopo tali delitti gli uomini politici di Alcamo la sera rincasano presto… tra il sorriso sardonico dell’uomo della strada, rinunziando alla passeggiata al Corso ed alla abituale chiacchierata in piazza Ciullo non certo soltanto… per obbedire alle mogli dotate di innato senso di veggenza. Si instaura, con tali gravi delitti consumati a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, il vuoto dei poteri degli Organi dello Stato ai quali è demandata la tutela della sicurezza pubblica. Inoltre tale situazione allarmante diventa gravissima allorquando la notte sul 28 gennaio successivo (1976) nella casermetta di Alcamo Marina, vengono uccisi, nel sonno, due Carabinieri dopo che il sistema di chiusura del portone della Caserma era stato forzato, nel cuore della notte, con la fiamma ossidrica. Il gravissimo efferato delitto veniva scoperto da una pattuglia di scorta della P.S. alcuni minuti prima che, sulla statale 187, antistante la casermetta suddetta, transitasse l’onorevole Almirante verso le ore 8 di ritorno da Trapani. Il VESCO Giuseppe, da Alcamo, gravemente indiziato di tale crimine, nelle prime battute del suo interrogatorio, prima della confessione, si dichiara “prigioniero politico”. Risultato psicologico: l’allarme in tutti gli strati della popolazione di Alcamo è enorme, al massimo. I negozi di ferramenta ed i fabbri incrementano i loro incassi per la vendita di chiavistelli e la collocazione di sbarre metalliche per chiudere, la sera, con sicurezza dall’interno, porte, portoni e finestre delle loro abitazioni private onde scongiurare assalti notturni temuti nel cuore della notte, durante il sonno. In relazione agli omicidi di PISCITELLO Antonino e GUARRASI Francesco Paolo, consumati al Alcamo rispettivamente il 26-4-1975 e 28-5-1975 con un’unica rivoltella calibro 38, si fa presente che la sera del 19-2-77 in Castelvetrano da personale di quel Commissariato sono stati sorpresi ed arrestati, a bordo di autovettura rubata, tre killers trovati in possesso di cinque rivoltelle calibro 38 ed un fucile a canne mozze e cioè: BONANNO Armando nato a Palermo il 12-8-1941, GAMBINO Giacomo nato a Palermo il 31-5-1941 e LEONE Giovanni nato a Mazara del Vallo l’1-6-1951. I predetti, dei quali il BONANNO ed il GAMBINO fanno parte della mafia di Palermo, erano in compagnia di altri tre pregiudicati a bordo di altra auto, non potuta identificare, i quali, alla vista di una autoradio dei Carabinieri, lanciavano sulla strada un borsellino contenente numerose cartucce cal. 38 e si eclissavano. Tutto il gruppo, con molta probabilità, era alla ricerca in Castelvetrano, per ucciderlo, del sorvegliato speciale CORDIO Ernesto Paolo, il quale in data 5-4-76, in contrada ciancio di Marsala, era rimasto ferito in un attentato in cui rimase ucciso il pregiudicato MESSINA Silvestro di Nicolò, nato a Campobello di Mazara il 18-4-1949 che viaggiava con lui sulla stessa auto e che era amico di tal “Nando”, come risulta da una conversazione telefonica intercettata dall’A.G. prima dei noti sequestri. Tale Nando potrebbe essere il LENA Fernando. Trattandosi di killers che agiscono su mandato si rappresenta alla Procura della Repubblica di Trapani la necessità di disporre una perizia balistica tra le cinque rivoltelle calibro 38 e le ogive dei proiettili dello stesso calibro rinvenute e sequestrate sui cadaveri del PISCITELLO e del GUARRASI. Per lo stesso motivo, si rappresenta, inoltre, alla Procura della Repubblica di Palermo l’opportunità di disporre analoga perizia tra le cinque rivoltelle e le ogive dei proiettili cal. 38 rinvenuti e sequestrati sui cadaveri del Procuratore Dr. SCAGLIONE e dello Agente di Custodia LO RUSSO, uccisi a Palermo il 5-5-1971. Il CONCUTELLI Pier Luigi, che aveva l’obbligo di presentarsi ogni domenica alla Questura di Palermo, interrogato il 24-2-1977 a Volterra dal G.I. del Tribunale di Taranto Dr. MORELLI, ha dichiarato di aver ottenuto l’esonero da tale onere per i giorni 11 agosto e 18 agosto ’75, oralmente, dal Cancelliere del G.I. Dr. Chinnici del Tribunale di Palermo e da allora si rendeva irreperibile. Tale irreperibilità va inquadrata in una necessità di libertà di movimenti del CONCUTELLI perché le trattative per il conseguimento del prezzo di riscatto del CAMPISI durano sino all’11 agosto ’75, giorno questo in cui avviene la consegna di 700 milioni, quelle del CORLEO durano sino al successivo mese di settembre senza alcun esito, mentre le trattative per il conseguimento del riscatto del MARIANO Luigi, pagato il 26 agosto ’75 nella quantità di £. 280 milioni, dei due miliardi richiesti inizialmente, durano sino al 9 settembre successivo cioè sino alla data della liberazione, protratta sino a tale giorno per l’estremo tentativo di ottenere tutti i 300 milioni richiesti. E’ stato richiesto al G.I. di Firenze Dr. Corrieri copia del verbale di sequestro di tutte le armi trovate in possesso del CONCUTELLI all’atto del suo arresto avvenuto a Roma: tra esse vi è una rivoltella Smith-Wesson cal. 38 con il numero di matricola abraso e, per i gravi sospetti che scaturiscono da quanto supposto si rappresenta la necessità, alla Procura della Repubblica di Trapani, di disporre una perizia balistica comparativa tra detta arma e le ogive dei proiettili dello stesso calibro rinvenute sui cadaveri del PISCITELLO e del GUARRASI. Analoga perizia si richiede alla Procura della Repubblica di Palermo tra l’arma anzidetta cal.38 e le ogive dei proiettili rinvenuti sui cadaveri del Procuratore Dr. SCAGLIONE e del suo autista LO RUSSO, duplice delitto consumato in pieno giorno il 5-5-1971. Tale delitto fu il primo inteso come consumato contro il titolare di un Organo dello Stato cui è demandata l’attuazione del potere punitivo, per indebolirne la credibilità. L’eversione della società costituita sulla base delle Istituzioni democratiche è iniziata con tale delitto ed è continuata, ad un anno preciso di distanza, con altro delitto purtroppo di strage. Il 5-5-1972, verso le 22.30, si ebbe la tragedia di Montagna Grande (Montagna Longa ndr.) con la morte dei 118 (115 ndr) passeggeri del DC 9 (DC 8 ndr). Non è convincente per lo scrivente che sia un caso fortuito che proprio il 5 maggio del ’71 e del ’72 si verifichino rispettivamente un grave duplice omicidio per screditare l’autorità dello Stato ed un disastro aereo che getta nel lutto e nell’angoscia numerose famiglie generando giudizi perplessi sulla causa. Ci si pone il dilemma: attentato o disgrazia causata da improvviso guasto? L’ipotesi dell’attentato è corroborata dalle seguenti circostanze obiettive: - quella sera era l’ultimo giorno della campagna elettorale; - parecchi cittadini di Carini, mentre erano in piazza a sentire l’ultimo comizio, insolitamente videro un aereo che sorvolava la zona e, come scrisse la stampa, già in fiamme; - il pilota del DC 9 (DC 8 ndr), sorvolando Punta Raisi, diede la precedenza all’aereo proveniente da Catania ritardando, pertanto, di dieci minuti l’atterraggio; - i cadaveri, secondo i medici legali, si presentavano disintegrati, cosa che non avviene, invece, a seguito di urti violenti; - - non fu identificata la 118° (115° ndr) vittima. Ammessa l’ipotesi che anche tale disastro, come la strage del treno “Italicus” ed altre stragi del Nord attribuite a trame eversive, come quella di Piazza della Loggia a Brescia nel giugno del 1974, di Piazza Fontana a Milano nel dicembre del 1969, sia un anello della “Strategia della tensione”, si deve ammettere che l’attentatore, in possesso di una carica esplosiva ad orologeria, non voleva di certo anche la sua morte ed approssimandosi il momento del contatto delle due lancette e, quindi, dell’esplosione, non si autodenunziò al personale di bordo per ovviare alla deflagrazione ed i dieci minuti di ritardo dell’atterraggio avrebbero fatto esplodere la carica a bordo. Ne discende che l’attentatore non avrebbe voluto anche la sua morte e forse nemmeno la strage perché ne sarebbe stato coinvolto; avrebbe voluto forse il danneggiamento dell’aereo già atterrato allorquando tutti i passeggeri, lui compreso, fossero già scesi a terra. La distruzione dell’aereo in questione, già atterrato, abbandonato dai passeggeri, sicuramente attribuibile ad una carica esplosiva ad orologeria ad opera del criminale rimasto ignoto, non avrebbe forse discreditato lo Stato fondato su Istituzioni democratiche alla vigilia delle elezioni? Essendosi, invece verificato un evento diverso non voluto, tale scopo è stato parzialmente raggiunto soprattutto perché sembra essere ancora dubbia la causa di tale disastro. In caso di avarie di strumenti di bordo il pilota avrebbe avuto anche dei secondi di tempo per segnalarle a terra al personale di assistenza al volo della torre di controllo e ne sarebbe rimasta traccia nella scatola nera. Invece nulla è stato detto dal pilota perché l’improvvisa deflagrazione non gli ha dato il tempo di farlo. E’ da aggiungere che, essendosi verificato un evento diverso da quello voluto con la strage di oltre 100 persone, logicamente nessuna trama eversiva l’avrebbe rivendicato ed anche perché, trattandosi di vittime innocenti, non avrebbe conseguito consensi per discreditare lo Stato alla vigilia delle elezioni, anzi avrebbe conseguito una condanna generale. Tale episodio sarebbe stato, invece, sicuramente rivendicato, allo scopo suddetto, se fosse stato distrutto o danneggiato soltanto l’aereo una volta atterrato. Si tenga ben d’occhio, che tale strage avviene qualche giorno prima delle elezioni perché altra strage di tre uomini, rappresentanti dello Stato, avviene l’8-6-76 a Genova pure pochi giorni prima delle elezioni. E se i 14 candelotti di dinamite rinvenuti nell’abitato di Alcamo il 27 aprile 1975 fossero esplosi non si sarebbe pure avuta una strage tra gli abitanti delle casupole basse e numerose, attigue alla via Copernico? Ed un tale evento, tra l’omicidio del consigliere socialista PISCITELLO Antonino (26-4-75), quello dell’assessore comunale GUARRASI Francesco Paolo (28-5-75) ed il duplice tentato omicidio di due carabinieri (22-6-75) quale altra sensazione avrebbe determinato nella Nazione se non quella dell’impotenza dell’autorità dello Stato a garantire la sicurezza pubblica? Non è questo il fine precipuo della “Strategia della tensione” atta a creare il vuoto attorno ai pubblici poteri, a discreditare lo Stato? Tra le vittime del disastro aereo vi era il sost. Procuratore Generale presso la Corte D’Appello di Palermo Dr. ALCAMO Ignazio. Un fatto è certo: che dopo l’uccisione del Procuratore SCAGLIONE, ne seguono altre tre uccisioni di Procuratori della Repubblica: quella ritenuta tragica del Sost. Procuratore Generale ALCAMO Ignazio con le modalità suesposte e che potrebbe ritenersi atipica, quella del Procuratore Generale di Genova COCO Francesco e dei due uomini di scorta – Brig. P.S. Saponara Giovanni ed App. CC. DEIANA Antioco alle ore 13.30 dell’8-6-1976 e quella proditoria, nel successivo mese di luglio, del Sostituto Procuratore Vittorio OCCORSIO, consumata con feroce accanimento, che raggiunge l’acme dell’eversione, a raffiche di mitra per avere la certezza della riuscita ed il pieno giorno. Il altri periodi di tempo, Procuratori della Repubblica non ne sono mai stati uccisi. Che due di dette uccisioni si verifichino puntualmente il 5 maggio del ’71 ed il 5 maggio del ’72 per i motivi suesposti fa propendere lo scrivente per la causa dolosa del disastro aereo di Montagna Longa. L’uomo criminale spesso agisce in coincidenza di date per fare affiorare, dopo il fatto, il “memento”. Lo dimostra anche la tentata strage, a mezzo di candelotti di dinamite, il 25 aprile decorso al cinema “Lo Po” di Catania. Ha un linguaggio convenzionale. Finalità analoga a quella suesposta ha avuto l’omicidio del Sost. Procuratore di Roma Vittorio OCCORSIO, ucciso il 10-7-76, il quale, nell’applicazione delle leggi che reggono lo Stato attuale, nella veste di P.M. aveva rappresentato fedelmente e coraggiosamente il potere punitivo dello Stato contro tutti quegli imputati che le leggi avevano violato, specie nei processi a carico di golpisti di destra facenti capo al defunto Generale DE LORENZO ed al principe Junio BORGHESE. Un’orda di criminali nostrani ha insanguinato, con i delitti suddetti, l’Italia patria dei più illustri geni dell’umanità. Non si può credere che l’omicidio del Procuratore Generale di Genova Dr. COCO e dei due uomini della scorta sia stato consumato da elementi di quelle forze eversive che l’hanno poi rivendicato. Si è voluto con questi omicidi, consumati alcuni giorni prima alle elezioni del 20-6-1976, colpire ulteriormente lo Stato dopo l’omicidio del Procuratore SCAGLIONE. E’ noto, infatti, che la Cassazione aveva assegnato al Procuratore Generale di Genova le indagini per l’omicidio del Procuratore Scaglione e del suo autista LO RUSSO ed è deducibile che si è voluto uccidere il Dr. COCO perché non proseguisse le indagini affidategli e che dallo stesso magistrato erano state approfondite con scambi di notizie col giudice OCCORSIO, a Roma. Ed il bluff del colore politico degli esecutori che hanno rivendicato detto omicidio e quello dei due militari della scorta potrebbe ingannare ancora gli inquirenti se non si sapesse che il CONCUTELLI, come risulta dal relativo verbale di sequestro, era anche in possesso di una tessera di iscrizione al P.C.I., rilasciata al nome di CASTELLI, per mimetizzare il suo colore politico e sviare l’indirizzo delle indagini sui crimini da lui commessi. Perché non è stato ucciso il Procuratore della Repubblica di una delle tante altre città di Italia? Perché a nessuno di essi erano state affidate le indagini sull’omicidio del Procuratore SCAGLIONE. La storia insegna che in periodi di monarchia venivano uccisi i re o compiuti attentati contro di essi, espressione dell’assolutismo regio ed insegnerà, poi, che nell’attuale Repubblica Italiana basata su istituzioni democratiche, per discreditarle e sovvertirle sono stati uccisi diversi Procuratori della Repubblica, colpendo, così, lo Stato al cuore nei suoi Organi più rappresentativi. Troppi Procuratori della Repubblica sono stati uccisi dal 1971 al 1976, mentre dal 1946 – anno di nascita della Repubblica – al 1971, invece nessuno. Una particolare eversione avrà decretato questi omicidi tra i quali soltanto di quello in persona del magistrato Vittorio OCCORSIO è apparso chiaro il movente, noto a tutti. Data la medesima qualifica rivestita delle vittime, il breve arco di tempo, in cui gli omicidi sono stati consumati, che non sia comune ad essi lo stesso movente del Giudice OCCORSIO? E’ intuitivamente impossibile che a Genova ed a Roma, rispettivamente l’8-6-76 ed il 10-7-76, a cavallo delle elezioni del 20 giugno, vengano uccise due persone aventi la medesima qualifica di magistrati ad opera di trame eversive diverse. La trama eversiva che ha voluto l’uccisione dell’uno e dell’altro non può essere che la stessa, sia per la breve distanza da un omicidio all’altro, sia perché entrambi magistrati. A completamento delle presenti indagini si chiede a codesta Procura della Repubblica di Marsala che sia disposta una perizia fonetica tra la voce del CONCUTELLI Pier Luigi, del LENA Fernando, e quella dell’ignoto interlocutore che, dopo il sequestro del CORLEO, ne chiedeva il riscatto con conversazioni durate sino al mese di settembre del ’75, intercettate e registrate. Analoga perizia si chiede che sia effettuata tra la voce del CONCUTELLI e del LENA e le conversazioni telefoniche registrate in occasione della richiesta del riscatto del sequestro CAMPISI nonche’ una perizia tra le conversazioni, pertinenti i riscatti, registrate in occasione di questi due sequestri allo scopo di stabilire se a telefonare fosse sempre la stessa persona, come si sospetta. In relazione al verbale di interrogatorio di CAMPISI Nicola, allo scopo di identificare l’uomo piuttosto alto, di corporatura robusta, di 30 anni circa, che la mattina del 1° luglio ’75, a viso scoperto, allargando le braccia, lo fermò per sequestrarlo sulla strada statale Sciacca-Menfi, si chiede che lo stesso CAMPISI esegua una ricognizione di persona su CONCUTELLI Pier Luigi e su LENA Fernando ed anche allo scopo di accertare, dalla voce, se entrambi siano i due continentali, di cui uno “romano” e l’altro settentrionale che, dopo due giorni dal sequestro, presentatisi a lui incappucciati, nel cunicolo, in compagnia di un terzo individuo, gli dissero di “non essere delinquenti comuni e che agivano per finalità non meglio precisate”. Si chiede, inoltre, che il CAMPISI Nicola esegua una ricognizione su FERRO Giuseppe, VANNUTELLI Vito, FILIPPI Giuseppe e su RENDA Giuseppe, quando questi sarà catturato, allo scopo di accertare se in essi egli riconosca, dalla voce, i due siciliani addetti al suo vettovagliamento, ne’ catanesi, ne’ palermitani e di estrazione contadina, di cui al suo verbale di interrogatorio. Per confessione del MARTINESI Luigi, a Roma da un gruppo eversivo di destra non identificato, qualificato “Milizia Rivoluzionaria” ed i cui componenti non sono identificati, nei primi mesi del 1975 (perché il Martinesi non ha detto negli ultimi mesi del 1974? Forse per non includere il sequestro di PERFETTI Egidio, consumato il 13-1-75 e fruttato due miliardi) dopo riunioni che avvenivano nella capitale, erano stati programmati quattro sequestri di persona finalizzati al finanziamento del gruppo stesso. Detti sequestri non possono essere che quelli anzielencati per le varie ragioni già esposte e se unico fu l’accordo per il raggiungimento di un fine politico eversivo comune, attribuita a tutti i consociati deve intendersi la compartecipazione ad una associazione a delinquere operante in campo nazionale ed internazionale in combutta con organizzazioni mafiose, mirante a cospirare contro lo Stato per la instaurazione violenta di una classe sociale sulle altre. Tutti i compartecipi a tale associazione a delinquere, costituita per la consumazione di delitti per realizzare il fine programmato, debbono rispondere degli stessi sequestri di persona anche se consumati in regioni diverse e attribuiti alla stessa associazione. Mentre è noto che i consociati di Roma facevano capo al principe Junio BORGHESE, morto in Spagna nonché ad altri individui politici promotori, sui nomi dei quali il MARTINESI Luigi non ha voluto rispondere, emerge dalle indagini esperite con acutezza e perspicacia dal G.I. di Taranto Dr. Morelli, che l’esecuzione dei disegni eversivi, la realizzazione dei crimini atroci finalizzati era stata demandata al CONCUTELLI Pier Luigi il quale, rifacendosi forse alla filosofia del Nietzsche tanto cara al suddetto Martinesi, credeva forse di potere realizzare una selezione eugenetica e politica della Nazione italiana, attribuendosi un ruolo di irresponsabile demiurgo, non considerando la responsabilità dei suoi crimini nemmeno verso Dio, succube e preda di una atonia morale che valica i limiti dell’uomo e che assimila l’uomo alla belva. Il sequestro di PERFETTI Egidio viene eseguito da tre individui: due lo aggrediscono mentre il terzo rimane alla guida dell’autovettura. Il PERFETTI riferisce poi che uno dei due che l’avevano aggredito aveva l’accento meridionale conferma sia la moglie del sindaco di Lainate, MAESTRONI Maria Egidia, alla quale il 14 gennaio ’75 era stato richiesto, per telefono se avesse ricevuto la comunicazione della suddetta Maestroni. Anche un nipote del PERFETTI Egidio, il 15 gennaio, sull’utenza n. 9370726 aveva ricevuto una comunicazione telefonica ed aveva confidato all’interlocutore che la MAESTRONI aveva riferito quanto appreso. Anche le successive comunicazioni fatte dai malviventi sulle utenze telefoniche dell’avvocato NEGRI Clementi sono state intercettate e registrate. Poiché, come noto, una banconota facente parte del riscatto del sequestro in questione è stata sequestrata a MESSINA Nicolò, arrestato unitamente a FERRO Giuseppe e VANNUTELLI Vito, entrambi allora colpiti da mandati di cattura per il sequestro di CAMPISI Nicola mentre RENDA Giuseppe è riuscito a fuggire, sorgendo gravi indizi a carico dei quattro in ordine a loro responsabilità nel sequestro di PERFETTI Egidio, è necessario che siano eseguite perizie fonetiche comparative tra le voci del FERRO, del VANNUTELLI, del RENDA, quando sarà catturato, non del MESSINA perché recentemente ucciso, e quella dell’ignoto interlocutore dal “dialetto meridionale” registrata in occasione delle telefonate ricevute da Perfetti Maria, dal nipote di costui e dall’avvocato Negri Clementi. E’, inoltre, necessario che tutti e tre i suddetti pregiudicati sano sottoposti a ricognizione di persona da parte di CATTINI Angelina, dipendente della S.p.A. Perfetti, allo scopo di farle precisare se in uno di essi riconosca l’individuo da lei visto seduto su una vettura Fiat 12 4 alcuni minuti prima del sequestro, nelle adiacenze dello stabilimento. Che i sequestratori fossero “meridionali” si deduce anche da quanto riferito dal PERFETTI Egidio e cioè che, durante la prigionia gli venivano dati, quali alimenti, arance e mandarini, e che uno di essi parlava un dialetto meridionale. Inoltre, dimostrata la partecipazione nel sequestro di CAMPISI Nicola, di FERRO Giuseppe, FILIPPI Giuseppe, entrambi di Alcamo e di VANNUTELLI Vito, da Mazara del Vallo, già residente a Sesto San Giovanni, via Gioberti 26 presso una donna di facili costumi ed escarcerato a Milano il 24-9-74 per porto abusivo di armi consumato in correità del fratello Benito e di tal Marascia Paolo, tenuto presente che il sequestro è collegato con quello di CORLEO Luigi, da Salemi, ed entrambi i sequestri con l’altro di MARIANO Luigi, da Lecce, nel quale è imputato il latitante MICELI Salvatore, da Salemi, si deve ritenere che anche il sequestro di PERFETTI Egidio, consumato il 13 gennaio dello stesso anno 1975, sia collegato con gli altri tre, essendo stata rinvenuta una banconota da £. 50.000 in possesso, non fortuito, del MESSINA Nicolò, da Mazara del Vallo, nella circostanza del suo arresto, come noto, mentre era in compagnia dei latitanti FERRO Giuseppe, RENDA Giuseppe imputati, con FILIPPI Giuseppe, del sequestro di CAMPISI Nicola e di VANNUTELLI Vito, trovato pure in loro compagnia, imputato ora dell’omicidio di Messina Silvestro e del tentato omicidio di Cordio Ernesto Paolo. Che la mente direttiva abbia preordinato e programmato, nello stesso mese di luglio del ’75, i tre suddetti sequestri di persona, è deducibile dal fatto che il MICELI Salvatore nell’agosto del ’75, il giorno 4, si è recato a Milano con MARTINESI Antonio ed ALOISI Marcello per incontrarsi con il cugino GULLO Vito residente a Ponte Tresa (Varese) come egli stesso ha dichiarato al G.I. Dr. Morelli del Tribunale di Taranto. XXXXXXXXXXXX CONTINUA ------>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> E che dire del fatto che all’Avv. Negri, per la consegna de riscatto di due miliardi per la liberazione del sequestrato PERFETTI, è stato imposto di ripercorrere più volte l’itinerario Lainate – Lodi – Varese? Nel periodo della durata del sequestro di PERFETTI, il MICELI Salvatore era detenuto nelle carceri di Napoli, ma che necessità aveva, dopo essere stato scarcerato, allontanandosi arbitrariamente dal soggiorno obbligato di Tempio Pausania, di raggiungere il cugino GULLO Vito a Milano, egli che risulta compartecipe del sequestro di MARIANO Luigi? Il MICELI, interrogato dal Giudice Morelli, giustificò il suo viaggio il 4 agosto a Milano con MARTINESI Antonio ed ALOISI Marcello asserendo di dover incontrarsi col cugino GULLO Vito(e forse anche con cugino GULLO Biagio) nipote di ZIZZO Salvatore per salutarlo (prima versione) e per farsi consegnare documenti falsi (seconda versione). I due cioè il Martinesi e l’Aloisi si recano, poi, in aereo da Milano a Zurigo, una delle città della Svizzera nota per il riciclaggio del denaro proveniente da sequestri di persona. Il MARTINESI Antonio ed il COSTANTINI Gianfranco si recarono a Tempio Pausania per liberare il Miceli dal soggiorno obbligato lo stesso giorno od il giorno successivo ad altro viaggio fatto a Reggio Calabria dal Martinesi Antonio col cugino Martinesi Luigi per un abboccamento con esponenti dell’ambiente mafioso di SIDERNO, comune a Miceli, tra i quali Antonio MACRI’, noto capo mafia di Sidereo. Caso strano che il 25 maggio decorso i Carabinieri di Milano, tra 28 pregiudicati, arrestano MUIA Giuseppe, di anni 33, da Sidereo Marina (R.C.), in oggetto generalizzato, trovato in possesso di una banconota da £. 50.000 proveniente dal riscatto di PERFETTI Egidio. Anche tale circostanza, cioè l’arresto del MUIA, prova i collegamenti tra le associazioni mafiose calabresi e siciliane nella consumazione dei sequestri e per la presenza del MARTINESI Antonio a Sidereo, di essi Martinesi coimputati, poi, col MICELI Salvatore, nel sequestro Mariano, si ha la riprova della nota finalizzazione anche del sequestro PERFETTI, stando alla confessione dello stesso MARTINESI Luigi circa il fine dell’autofinanziamento dei sequestri. E’ quindi ipotizzabile che il viaggio dei due suddetti MARTINESI a Sidereo, nel luglio 1975 e, dopo, a Milano con MICELI ed a Zurigo non poteva avere altro scopo che la cooperazione nel riciclaggio del denaro del sequestro di PERFETTI Egidio. In relazione a tale sequestro è necessario disporre una perizia comparativa tra il contenuto della lettera estorsiva di £. 7 miliardi, dattiloscritta, recante il timbro postale Milano 16-1-1975, pervenuta alla famiglia Perfetti tramite l’avv. Negri Gianfranco Clementi ed il contenuto delle lettere pervenute alla famiglia di MARIANO Luigi, scritte di pugno del sequestrato, spedite da Reggio Calabria, Catanzaro e Roma. E’ necessario, inoltre, disporre una perizia fonetica comparativa tra tutte le registrazioni delle conversazioni telefoniche eseguite in occasione delle richieste dei riscatti dei quattro sequestri di persona in argomento per stabilire se gli interlocutori estorsori siano le stesse persone. E’ noto che, in occasione del sequestro di CORLEO Luigi, i sequestratori abbandonarono su una autovettura, a Ponte Biddusa, sulla Statale Salemi-Marsala, due caricatori per mitra con complessive 60 cartucce recanti sul fondello dei bossoli la sola d’identificazione “Leon Beaux C-9 M-38 1966”. Poiché il Ministero della Difesa – Direzione artiglieria di TERRARMIMUNI ha fatto conoscere che le cartucce appena descritte, facenti parte di un lotto di 3600 cartucce, sono state distribuite alla direzione della Marina Militare di AULLA (Massa Carrara) e alle Legioni Carabinieri di Bologna, Palermo, Roma, Cagliari, Torino ed Udine, è stato richiesto, a ciascuno dei suddetti Comandi Militari, di comunicare se in data anteriore al 17/7/75 – data del sequestro del Corleo – siano state sottratte cartucce calibro 9 lungo per mitra con la citata sigla di identificazione, in loro danno. Parallelamente è stato richiesto al G.I. Dr. Corrieri del Tribunale di Firenze di comunicare l’iscrizione completa incisa sulla base dei fondelli delle 339 cartucce cal. 9 rinvenute a Roma il 13/2/977 nell’abitazione di CONCUTELLI Pier Luigi all’atto del suo arresto nonché l’iscrizione incisa sulla base dei fondelli dei bossoli cal. 9 lungo per mitra rinvenuti in occasione dell’omicidio del Giudice Vittorio OCCORSIO. Il dottor Corrieri, con nota n. 558/76 del 25-5-77 ha fatto conoscere che tutte le armi e le munizioni sequestrate al CONCUTELLI sono state versate alla Cancelleria dei corpi di reato del Tribunale di Roma che ha giudicato per direttissima il Concutelli stesso e, pertanto, non è in grado di specificare la scritta esistente sui fondelli dei bossoli e delle cartucce di cui sopra. Analogo quesito è stato fatto al Presidente della 9^ Sezione Penale del tribunale di Roma. I Comandi delle Legioni Carabinieri di Bologna, Palermo, Roma, Udine, Torino – Tranne quello di Cagliari – Uffici OAIO rispettivamente con note del 24-5-77, 7-7-77, 6-6-77, 30-6-77 hanno comunicato che non risulta alcun ammanco di cartucce cal. 9 con la sigla “Leon Beaux C-9-M-38-1966” verificatosi in data anteriore al 17-7-75. La direzione del munizionamento della Marina Militare di AULLA con nota del 24-5-77 ha comunicato che presso quella direzione non si sono verificate sottrazioni di munizioni di qualsiasi calibro e tipo. E’ stato anche richiesto al Ministero della Difesa di comunicare a quali reparti militari ed in quali date siano stati assegnati la pistola Beretta cal. 9 corto matricola 781761 ed il moschetto automatico mod. 38/A “Beretta cal. 9” matricola 448, sequestrati al CONCUTELLI Pier Luigi, nelle anzidette circostanze. Dalla suddetta nota del G.I. del Tribunale di Firenze e dalla nota n. 050298/U.P. del 28-5-77 della Questura di Roma risulta che la pistola sopramenzionata è stata venduta in data 16-2-1940 alla fabbrica d’armi del Regio Esercito (F.A.R.E.) di Gardone Val Trompia i cui registri andarono distrutti in seguito agli eventi bellici mentre il moschetto automatico Beretta sopraindicato non è risultato registrato presso la fabbrica Beretta. Con nota n. 558/76° del 23/5/77 del G.I. Dr. Corrieri del Tribunale di Firenze si veniva a conoscenza, tramite un verbale di rinvenimento e sequestro della Squadra Volante 5° Gruppo della Questura di Roma, che in occasione dell’omicidio del Giudice Vittorio OCCORSIO erano stati rinvenuti, sul piano stradale della via Giubba di Roma, n. 30 bossoli cal. 38, recanti sul fondello la scritta “S & W 9 MM”. Inoltre si veniva a conoscenza che, delle cartucce rinvenute in occasione dell’arresto del CONCUTELLI, recavano quanto a 49 il marchio S & W 9MM ed 11 la scritta “GFLM 38*960” e che né per le prime né per le seconde cartucce risultava la provenienza. E’ stato richiesto al Ministero della Difesa di comunicare a quali reparti militari ed in quali date siano state assegnate, anteriormente al 10-7-76, come facenti parte di lotti i munizioni, le 30 cartucce recanti sul fondello la scritta S & W 9 MM precisando se dette cartucce siano ovvero siano state in dotazione di reparti militari italiani e per quali specie di armi. E’ stato anche richiesto di rispondere ai medesimi quesiti per le 49 cartucce recanti sui fondelli la stessa scritta S & W 9 MM nonché per le 11 cartucce recanti la scritta anziprecisata, sequestrate il 14 febbraio decorso in occasione dell’arresto del Concutelli. Il Ministero della Difesa, con nota del 28-7-1977, ha comunicato, inoltre, che le cartucce recanti sul fondello dei bossoli la sigla GLFM M.38-1960 sono del cal.9 per moschetto automatico Beretta e risultano fabbricate nell’anno 1960 dalla società Giulio Fiocchi di Lecco e che l’intero quantitativo del contratto è stato ripartito, oltre che ai Ministeri di Grazia e Giustizia e dell’Interno, ai vari Depositi Munizioni elencati nella nota. E che dire delle dichiarazioni rese da Guido Giannettini, ex agente del SID, al processo di Catanzaro per la strage di Milano allorquando, nel suo promemoria, riferendosi agli avvenimenti italiani del 70/72 ed al fallito colpo di Stato riferisce: “In questa vicenda furono coinvolti diversi ambienti tra cui il Fronte Nazionale di Borghese, le organizzazioni combattentistiche da lui dirette, Avanguardia Nazionale guidata allora da Guido Paglia, gruppi di estrema destra guidati dal marchese (il cui nome figura cancellato) il costruttore edile Orlandini e diversi ambienti militari tra cui elementi dello Stato Maggiore della Marina. Furono coinvolti pure esponenti del Ministero dell’Interno che era diretto a suo tempo dal D.C. Restivo, legati ad Avanguardia nazionale tramite il medico Salvatore Drago, medico della P.S. e gruppi di ex paracadutisti diretti dal tenente Saccucci” (dal Giornale di Sicilia del 14-5-77). Anche alla luce di queste affermazioni sinora non è stata possibile una spiegazione sulla provenienza delle 60 cartucce rinvenute in occasione del sequestro di CORLEO Luigi e facenti parte di una degnazione di 3600 cartucce date in dotazione a comandi militari tra i quali la direzione della Marina Militare di AULLA (M.C.) e nemmeno sull’origine di tutto il materiale militare, non reperibile in commercio, trovato nell’abitazione del CONCUTELLI. E’ risultato dalle indagini, inoltre, e non pare che sia una fortuita coincidenza che, nel settembre del 1975, tale ZUMMO Giuseppe, da Ghibellina, in oggetto generalizzato, impiegato all’I.S.L.A. di Castelvetrano, effettua un viaggio con NASTASI Baldassarre, da Partanna, decoratore residente a Ghibellina, generalizzato in rubrica, con lo scopo di dovere acquistare quest’ultimo, alla Fiera di Milano già chiusa in aprile, una spruzzatrice. Lo ZUMMO, interrogato l’11-12-75, chiarisce che, giunti in aereo a Milano provenienti da Palermo, con una Fiat 127 noleggiata a Milano, entrambi si erano recati, passando da Ponte Tresa e da Varese, in un paesino della Svizzera distante dal confine circa 30 Km e che non sa precisare per ivi fare una visita ad un amico del NASTASI e del quale neppure sa riferire il nome. Precisa, inoltre, che, partiti da Milano alle 16.30 erano arrivati alle ore 18.30 in Svizzera da dove, ripartiti alle ore 21.30, erano rientrati a Milano verso le 3 della notte dopo essersi fermati a Ponte Tresa a Varese. Per il noleggio di due giorni dell’auto a Milano, effettuato nelle vicinanze della stazione ferroviaria, lo ZUMMO dice di aver pagato £. 30.000 o 40.000 e conclude asserendo che il Nastasi, dopo due giorni rientrava in Sicilia mentre egli, rimasto a Milano, si era recato a Genova e, quindi, a Gemonio (Varese) per andare a trovare il suo amico GENCO Vito, carrozziere, del quale fu ospite due giorni. Poi si era recato a Varese, Udine, Venezia, Milano e, quindi, era rientrato in Sicilia dopo avere trascorso un periodo di ferie in Lombardia. Il predetto conferma che i Carabinieri di Luino avevano elevato contravvenzione al Nastasi per guida con patente scaduta dell’autovettura Fiat 127 targata TP 98138. In sede di ulteriore interrogatorio lo ZUMMO precisa che, raggiunto in aereo Milano con il Nastasi Baldassarre, entrambi si erano recati, in treno non con auto noleggiata a Milano, a Varese ed a Gemonio ove avevano pranzato con l’amico GENCO Vito il quale aveva loro prestato una autovettura con la quale entrambi si erano recati in Svizzera a trovare un amico del quale lo ZUMMO non sa riferire il nome. Precisa anche che entrambi avevano dormito nell’abitazione del GENCO che si era preoccupato di ritirare l’auto rimasta in panne a Luino e che il Nastasi non aveva acquistato nessuna spruzzatrice. Il NASTASI Baldassare, interrogato l’11-12-75, ammette di essersi recato, nel settembre del ’75, a Milano in aereo con lo Zummo per comprare, alla Fiera, una spruzzatrice ed anche a Gemonio per fare visita ad un amico, GENCO Vito, che gli aveva prestato una sua autovettura Fiat 125 con la quale, sempre in compagnia dello Zummo si era recato in Svizzera a MENDRISIO. Confermava che i Carabinieri di Luino gli avevano contestato una contravvenzione per guida con patente scaduta e che la Fiera di Milano era già chiusa sin dal mese di aprile; di sapere che il geom. Terranova Andrea aveva preso in affitto una villa a Porto Palo in società con BIUNDO Gaspare, da Partanna, guardiano in un cantiere edile di Menfi. Di nuovo interrogato il 12-1-76, ammetteva di essere stato a cena a Porto Palo nella villetta anzidetta con ZUMMO Baldassarre ed il geom. Terranova. Circa il viaggio fatto a MENDRISIO, in Svizzera, con Zummo, precisava di esserci andato per fare visita al proprio cugino NASTASI Baldassare, suo omonimo. Il GENCO Vito, residente a Gemonio, in contraddizione on le affermazioni dei due, dichiarava di avere rilevato egli stesso lo ZUMMO ed il NASTASI a Linate e di averli riaccompagnati lui stesso a Linate. Le contraddittorie affermazioni dei tre celano ben altri scopi dei loro incontri: lo ZUMMO ed il NASTASI, non a caso, si erano recati a Ponte Tresa ove come anziriferito, si trovava GULLO Vito, nipote di ZIZZO Salvatore ed il quale, nel mese di agosto del ’75, il giorno 4, era stato “visitato” da MICELI Salvatore, pure nipote di ZIZZO Salvatore, in compagnia di MARTINESI Antonio e di ALOISI Marcello, imputati entrambi del sequestro di MARIANO Luigi. Lo scopo del viaggio, fatto dai due a Milano per comprare la spruzzatrice non poteva essere altro, per le contraddizioni anziesposte, che la cooperazione per il riciclaggio in Svizzera del denaro proveniente dal riscatto del banchiere MARIANO Luigi pagato il 26-8-75 o per il riciclaggio del denaro pagato l’11-8-75 per il riscatto del pof. CAMPISI Nicola, da Sciacca. E’ da notare, che per raggiungere, da Varese, MENDRISIO, in Svizzera, non è necessario transitare per Ponte Tresa che si trova a Nord di Varese. Quale altro interesse potevano avere quindi, lo ZUMMO ed il NASTASI, a recarsi a Ponte Tresa, località dove dimorava GULLO Vito, cugino di MICELI Salvatore il quale, come si ricorda, allontanatosi arbitrariamente da Tempio Pausania raggiunse Milano nei primi di agosto dello stesso anno 1975 in compagnia dei due pugliesi MARTINESI Antonio ed ALOISI Marcello, poi imputati del sequestro di MARIANO Luigi, per incontrarsi col cugino Gullo Vito? Che le trame eversive nere, costituite da organizzazioni anti-parlamentari, abbiano avuto a capo persone insospettabili riunitesi, secondo la dichiarazione di MARTINESI Luigi, a Roma nei primi mesi del ’75 per programmare quattro sequestri di persona avvalendosi della delinquenza comune e mafiosa, è dimostrato dalla specie di materiale rinvenuto e sequestrato nell’abitazione del CONCUTELLI Luigi nell’atto del suo arresto e cioè: - un “manuale per l’Ufficiale del Genio, fascicolo “A” esplosivi e demolizioni” stampato dallo Stato Maggiore dell’Esercito recante sulla copertina: “870 per uso esclusivo d’Ufficio” (D.P.R. 10-1-1975 n. 3 – Circolare dello S:M:E: Ispettorato Genio pot. 01/2700 del 30-969); - un libretto stampato dal titolo “Cenni sull’impiego degli esplosivi e sui lavori da mina” edito, nel febbraio 1959, dallo Stato Maggiore Esercito – Ufficio Ispettorato delle Trasmissioni”; - n- 339 cartucce cal. 9 non reperibili in commercio ed altro materiale di provenienza militare elencato nel verbale di sequestro. Chi ha dato questo materiale militare, specie le due pubblicazioni sull’uso degli esplosivi, al CONCUTELLI Pier Luigi? Le indagini sinora svolte non hanno consentito di identificare le persone che hanno fornito il suddetto materiale militare al CONCUTELLI. Chi ha fornito le 60 cartucce cal. 9 per mitra rinvenute, in due caricatori lunghi da 40, in contrada Ponte Biddusa sulla nazionale Salemi-Marsala, abbandonate su una autovettura dai sequestratori del CORLEO e che, da accertamenti, risultano fare parte di un lotto di 3.600 cartucce assegnate, come forniture, alla Direzione della Marina Militare di AULLA (Massa Carrara) alle Legioni Carabinieri di Bologna, Palermo, Roma, Cagliari, Torino ed Udine? Chi ha fornito al CONCUTELLI due tesserini personali di riconoscimento in bianco del Ministero della Difesa con timbro a secco dello stesso Dicastero? Queste suddette considerazioni ed i conseguenti interrogativi provano che a Roma la centrale delle trame eversive operava attivamente a livelli insospettabili e che, pertanto, la riunione cui ha partecipato a Roma il MARTINESI Luigi è realmente avvenuta anche se questi non ha voluto fare i nomi dei partecipanti di spicco e che è anche vera la programmazione, nel 1975, di 4 sequestri di persona al fine di autofinanziamento. Conferma, inoltre, questa delittuosa realtà eversiva collegata ai sequestri quanto riferisce il CAMPISI di avere appreso dai suoi sequestratori durante la prigionia e cioè che essi non erano dei comuni delinquenti ma che agivano per finalità non meglio precisate. E chi avrebbe potuto notare, nelle varie città d’Italia ed all’estero, la presenza del CONCUTELLI Pier Luigi… in missione per organizzare – a livelli criminali, mafiosi, e politici – e realizzare sequestri di persona dal momento che egli è stato trovato in possesso di documenti d’identità e di espatrio falsi: - un passaporto falso n. 1927/Reg. 11473883 rilasciato dalla Questura di Treviso l’11-3-1975 a BALZARO Albino, nato a Zero Branco il 7-2-1951, con la fotografia di CONCUTELLI Pier Luigi; - altro passaporto n. 21346/Reg. 9630166/P rilasciato dalla Questura di Venezia il 16-10-1973 a CASTELLI Mario nato a Roma il 3-9-1940 con la fotografia di CONCUTELLI Pier Luigi; - una carta d’identità n. 22127042 rilasciata dal Comune di Venezia-Chirignago il 19-3-1976 a CASTELLI Mario nato a Roma il 3-9-1940; - altra carta d’identità n. 15856224 rilasciata dal Comune di Roma il 12-5-1974 a MURA Maurizio nato a Roma il 3-2-1945 ivi abitante in via Lante 33 entrambe con le fotografie di CONCUTELLI Pier Luigi; - una patente cat. B n. 8456394 rilasciata dalla Prefettura di Roma il 24-1-1974 a MURA Maurizio nato a roma il 3-2-1945 ivi abitante in via Lante 33 e recante pure la fotografia di CONCUTELLI Pier Luigi? E chi avrebbe potuto scoprire il colore politico del CONCUTELLI Pier Luigi, alias BALZARO Albino, alias CASTELLI Mario, alias MURA Maurizio e, tramite lui, dei consociati e delle trame eversive nere dei relativi esponenti, dal momento che egli è stato trovato in possesso di una tessera di iscrizione al Partito Comunista Italiano n. 0479824 rilasciata a CASTELLI Mario, abitante a Roma, iscritto dal 1974, appartenente alla sezione “A. Gramsci” e relativa all’anno 1975? I collegamenti tra gruppo politico (mandanti) e gruppo non politico (esecutori) nel sequestro di persona di Mariano Luigi vanno ricercati a livello di due potenti organizzazioni come è detto nella sentenza di rinvio a giudizio del G.I. Dr. Morelli. Mentre per Luigi MARTINESI il potere centrale è rappresentato dal movimento politico, per Antonio MARTINESI non può che essere rappresentato dall’organizzazione mafiosa. Basta ricordare la sua devota amicizia con Antonio MACRI’, noto capo mafia di SIDERNO e la sua stretta collaborazione con Salvatore MICELI. Infatti fu mandato nel luglio 1975 a Reggio Calabria per essere accompagnato da esponenti mafiosi da quell’aeroporto a SIDERNO, per incontrarsi con “Don Vito” e “Don Salvatore”. Avrebbe dovuto avere contatti anche con altro noto mafioso di S. ILARIO IONICO, Antonio D’AGOSTINO, ucciso poi, in una via di Roma. Inoltre dalle indagini è risultato che il MARIANO Luigi, dopo una breve permanenza a Ponticelli, doveva essere trasferito in Calabria. Pertanto nel sequestro del MARIANO è dimostrato, per molte coincidenze, il collegamento tra l’anonima sequestri di stampo mafioso ed i vari gruppi eversivi. Non è a caso, bensì dovuto alla logica di siffatta collaborazione, che, all’atto del suo arresto, il CONCUTELLI Pier Luigi sia stato trovato in possesso di 10 milioni e 900 mila lire facenti parte del riscatto pagato per la liberazione di Emanuela TRAPANI il cui sequestro sembra addebitarsi, con grande attendibilità, a VALLANZASCA Renato e, comunque, a delinquenza comune. MICELI Salvatore, mafioso da Salemi, risulta dalle indagini esperite per il sequestro MARIANO, eloquentemente legato, nel periodo del sequestro stesso, a MARTINESI Antonio e ad ALOISI Marcello. Il MARTINESI Luigi era emanazione a Lecce di una organizzazione politica di estrema destra denominata “Milizia Rivoluzionaria” costituita a Roma nei mesi antecedenti al luglio 1975 da responsabili o aderenti ai disciolti movimenti estremisti “ORDINE NUOVO”, “AVANGUARDIA NAZIONALE”, “ORDINE NERO”, “FRONTE NAZIONALE” con programma di ispirazione e dottrina antiparlamentari e mantenimento del potere dello Stato e di promuovere operativamente, all’interno del partito, un numero crescente di adesioni in contrasto con la linea ufficiale adottata dal segretario on. Almirante e giudicata troppo morbida ed antitetica agli originari ideali. L’organizzazione, secondo un preciso programma, avrebbe fatto fronte, per il suo finanziamento, oltre alle fonti lecite, a rapine, a sequestri di persona, tra i quali quello del banchiere MARIANO Luigi. E che dire dell’arresto del MARTINESI Antonio avvenuto a Lugano, in Svizzera, il 18-8-76 in esecuzione di mandato di cattura emesso l’1-12-75 dal G.I. di Taranto? Non a caso risultava, nel corso delle indagini il viaggio fatto a Milano il 4 agosto ’75 da MICELI Salvatore con MARTINESI Antonio ed ALOISI Marcello – a dire del Miceli – accodatosi egli stesso ai due che cercavano a Zurigo finanziamenti per l’acquisto di un grande albergo a PORTO CESAREO. E del viaggio fatto, nel settembre 1975, a VARESE, PONTE TRESA, CREMISIO (Svizzera) non lontano da LUGANO, da ZUMMO Giuseppe e NASTASI Baldassare di cui si è parlato? Giova ricordare, inoltre, secondo quanto affermato, nell’ordinanza di rinvio a giudizio, dal G.I. Dr. Morelli, che il MARTINESI Antonio lo stesso giorno o il giorno prima si recò a tempio Pausania per prelevare il MICELI Salvatore, si era recato, col cugino Luigi MARTINESI, a SIDERNO in provincia di reggio Calabria, per abboccamenti con componenti di quell’ambiente mafioso comune al Martinesi ed al Miceli. E non è dovuto a caso, bensì alla logica di siffatta collaborazione dei MARTINESI, del MICELI, con ambienti mafiosi che recentemente, il 22-5-77, proprio a SIDERNO (R.C.) è stato arrestato MUIA Giuseppe in possesso di una banconota da lire 50.000 facente parte del riscatto pagato per la liberazione di PERFETTI Egidio. Pertanto se il MARTINESI Antonio e l’ALOISI Marcello, in compagnia del MICELI, si dovevano incontrare all’aeroporto di Milano con GULLO Vito e GULLO Biagio, nipoti del mafioso ZIZZO Salvatore e se i primi due – come è presumibile – si dovevano recare il 4 agosto a ZURIGO, ganglio principale per il riciclaggio del denaro sporco, questo denaro non poteva essere altro che quello proveniente dal sequestro di PERFETTI Egidio, liberato il 23-1-1975. Circa la matrice politica dei mandanti dei quattro sequestri di persona in esame si evidenzia che, nella lettera con timbro postale “Milano 16-1-75” inviata dai sequestratori alla famiglia PERFETTI, tramite l’avvocato Negri, con richiesta di 7 miliardi, è scritto il calce “NOI DEL PRTITO NON SIAMO ESAGERATI. IL PARTITO E’ INFORMATO”. Da quanto suesposto si deduce che è esistita ed esiste una potente organizzazione dedita alla consumazione di sequestri di persona con richiesta di prezzi di riscatto di diversi miliardi per fini eversivi i cui promotori, mandanti dei sequestri, vanno ricercati negli ambienti politici delle trame nere ed in ambienti insospettabili, per stessa ammissione di MARTINESI Luigi e per le risultanze delle indagini. Oltre alla consumazione dei sequestri è stata realizzata anche la cosiddetta “strategia della tensione” con tentate stragi, stragi ed omicidi di persone rappresentative tra i quali quello in danno del Sostituto Procuratore Vittorio OCCORSIO, atti a creare, criminosamente, lo scontento generale, il caos che sarebbe dovuto giovare al pronunciamento dei cospiratori. Armi militari, munizioni militari, trattati sugli usi degli esplosivi editi dalla Stato Maggiore dell’Esercito, usciti da ambienti militari non si sa come, trovati in possesso del CONCUTELLI, denunziano chiaramente che la matrice dei promotori dell’organizzazione, i cui nomi il MARTINESI non ha voluto rivelare sinora, va ricercata in ambienti insospettabili. E’ tale organizzazione non ha disdegnato, come dimostrato, di servirsi delle potenti organizzazioni mafiose siciliane e calabresi, commettendo ad esse dei sequestri di persona per realizzare i suoi fini di autofinanziamento. Passaporti falsi, carte d’identità false, patente di guida falsa, tessera falsa del partito comunista, tesserini in bianco del Ministero della Difesa con timbri a secco, in possesso del CONCUTELLI, erano i mezzi per eludere le investigazioni di Polizia. Infatti il CONCUTELLI Pier Luigi risulta avere preso alloggio, in vari alberghi di Roma, con le false generalità di CASTELLI Mario nato a Roma il 3-9-1940, nelle seguenti date: 7-12-1973 Hotel Colony Flaminio 7-04-1974 Hotel Colony Flaminio 5-11-1974 Albergo River 18-02-1975 Hotel Metropoli. Tentativi di espatrio, con carte d’identità false, di GULLO Biagio e GULLO Vito denunciano la fuga di gregari, esecutori materiali dei crimini, da un terreno che cominciava a scottare anche per GRAZIANI Giorgio, arrestato perché trovato in possesso di un passaporto falso volendo espatriare in Grecia non appena indiziato di reato. Soltanto una circostanza fortuita agli inquirenti di Lecce ha rivelato la complessità dell’organizzazione criminosa: l’aver sorpreso il MARTINESI Luigi con a bordo della sua autovettura indumenti personali sporchi del sequestrato MARIANO Luigi, ristretto in un appartamento, a brindisi, di proprietà dello stesso MARTINESI. E, quindi, di fronte a prove concrete di responsabilità il MARTINESI ha fornito particolari non immaginabili della stessa organizzazione che agiva finalizzando i delitti commessi a scopi politici. Ed agendo su campo nazionale, in regioni diverse, difficile e quasi impossibile sarebbe stato trovare collegamenti tra i vari gravi delitti cioè tra i vari sequestri di persona, dal momento che, normalmente, le indagini vengono ristrette nell’ambito della stessa provincia ove vengono consumati. E se si riesce raramente a provare la responsabilità di alcuni individui locali o a trovare indizi a loro carico si rimane, purtroppo, nella cerchia degli esecutori materiali. Gli elementi di responsabilità raccolti a carico dei denunciati su ogni delitto di cui in rubrica e sulla loro associazione a delinquere sono la risultante di un obiettivo esame dei vari fenomeni criminosi, scrutati sotto il profilo della divisione dei compiti, dell’organizzazione, delle date, delle località di consumazione dei delitti stessi, delle condotte equivoche di diversi dei denunciati in occasione di improvvisi viaggi dei quali essi stessi non hanno voluto dare giustificazioni attendibili, nonché sotto il profilo della confluenza della finalità. I responsabili dei sequestri in questione non meritano alcuna attenuante: il PERFETTI Egidio, per tutti i giorni della sua prigionia, è stato tenuto in una nicchia lunga m. 1.80, larga 110 cm ed alta m. 1.30, legato, con la possibilità di uscire il capo da un foro ricavato in una tavola che fungeva da porta. E’ stato tenuto sepolto vivo! E del CORLEO nessuna notizia. O è morto per collasso data l’età avanzata o è stato cinicamente ucciso affinché, una volta rimesso in libertà, non rivelasse elementi utili per la identificazione dei suoi rapitori. Non è stata data nemmeno la umana possibilità ai figli di averne la salma per tributare al genitore la giusta cristiana pietà. Si ha a che fare con belve umane. A chi avrebbero giovato i diversi miliardi ricavati o da ricavare dai sequestri di persona in esame? Ad individui non identificati, mandanti dietro le quinte, non degni nemmeno di alcuna attenuante perché avrebbero voluto, con l’instaurazione violenta di una forma di governo togliere agli Italiani il sommo dei beni: la libertà, con mezzi di lotta basati sulla viltà di crimini infamanti e che grondano ancora di sangue. E questi criminali non sanno che la libertà è un valore eterno, una prerogativa dello spirito che non si estingue, che si rigenera perché, là ove si sopprime si fa violenza alla stessa natura umana che ne tollera, soltanto per breve tempo, le mutilazioni, le disarmonie. La Grecia dei Colonnelli docet. Che tale organizzazione esista ancora, anche dopo l’arresto del CONCUTELLI, è dimostrato dal rinvenimento, alle ore 10,45 del 25 aprile decorso, sul soffitto della sala cinematografica “Lo Po” di Catania, mentre veniva celebrata la resistenza, di 5 candelotti di dinamite collegati tra loro on due batterie e legati ad un congegno elettronico ad orologeria, le cui lancette erano puntate alle ore 11. Una telefonata anonima al quotidiano “La Sicilia” di Catania ha dato l’allarme e l’immediato disinnesco dell’ordigno ha evitato una vera strage. E’ dimostrato anche da questa strana circostanza: la notte sul 23 aprile decorso, dopo che lo scrivente si era intrattenuto tre giorni a Taranto presso quel Tribunale per la lettura di atti di p.g. pertinenti il sequestro di MARIANO Luigi, ignoti si sono introdotti nei locali del Tribunale stesso… alla ricerca di corpi di reato, come risulta dall’allegata notizia di cronaca riportata dalla stampa, scopo questo che lo scrivente non condivide. Ogni considerazione in merito è superflua. Premesso quanto sopra si denunziano tutti i generalizzati in oggetto e gli ignoti da identificare per i delitti in rubrica loro ascritti. Si allegano in busta: copie dei rapporti richiamati n. 1000/2 del 18-11-76 e del 2-12-76; copia dell’ordinanza del G.I. di Taranto del 2-4-1977 di rinvio a giudizio di MARTINESI Luigi +13; copia del verbale d’interrogatorio di GRAZIANI Giorgio; copie dei rapporti della Questura di Trapani del 2-6-74 e 20-6-74; copia del verbale d’interrogatorio di CAMPISI Nicola, dopo la liberazione; copia di atti del G.I. di Napoli Dr. Cozzolino relativi a MICELI Salvatore, ZIZZO Salvatore e GALEOTTI Antonio; copia di due rapporti di indagini sul sequestro di PERFETTI Egidio, redatti rispettivamente il 4-3-1975 dal Nucleo Investigativo CC Milano ed il 28-3-1975 dalla Tenenza CC di Rho; copia della lettera con timbro “Milano 16-1-75” inviata alla famiglia PERFETTI tramite l’avv. Negri Clemente; copia del verbale di perquisizione dell’abitazione di CONCUTELLI Pier Luigi, sita in Roma in via dei Foraggi 83 e di sequestro di materiale vario cartaceo; copia della notizia di stampa sul furto al Tribunale di Taranto. Il V. QUESTORE A. (Peri dr. Giuseppe) Documenti allegati al rapporto COMMISSARIATO DI P.S. DI ALCAMO N. 1000/2 ALCAMO 18.11.1976 OGGETTO: Dr CORLEO Luigi da Salemi – patito sequestro di persona. INDAGINI A CARICO DI: CONCUTELLI Pier Luigi di Oscar e di Petrucci Emilia, nato a Roma il 3.6.1944, residente a Palermo, largo Parini n. 18, colpito da mandato di cattura. Latitante – Ricercato. Raccomandata ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI E per conoscenza ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI ALLA QUESTURA DI MARSALA TRAPANI TRAPANI Si espongono, per dovere d’ufficio, sospetti che il soprageneralizzato CONCUTELLI Pier Luigi, colpito da ordine di cattura n. 336/75 emesso l’11-9-1975 dal Tribunale di Palermo e da mandato di cattura emesso il 29.3.1976 dal Tribunale di Taranto, per concorso in sequestro di persona, possa essere l’autore delle telefonate fatte ai congiunti del sequestrato CORLEO Luigi, in occasione delle trattative per la consegna del prezzo del riscatto, per i seguenti motivi: - la spregiudicatezza messa in atto per la cattura del sequestrato, tipo militare, con diverse squadre di uomini su cinque auto, armati di mitra - la spregiudicatezza nel minacciare, in forma indiretta, gli Organi di Polizia che sarebbero subito dopo sopraggiunti, lasciando due caricatori da 40 colpi carichi per mitra sul sedile posteriore di una autovettura, usata per il sequestro, ed abbandonata a Ponte Biddusa, sulla statale Marsala-Salemi; - il tono militaresco, deciso, del capo dell’organizzazione criminosa usato nelle ripetute richieste dei venti miliardi per il riscatto del CORLEO, che fa apparire l’interlocutore, nelle registrazioni telefoniche, perentorio, cinico ed oltremodo spregiudicato; - l’uso corretto, da parte di detto interlocutore, della lingua italiana al punto da usare, con priorità, la proposizione interrogativa indiretta al congiuntivo, tanto da far pensare che si trattasse, quantomeno, di una persona diplomata (il CONCUTELLI ha conseguito il diploma ed era studente universitario in agraria); - l’accento non definibile di alcuna regione, ma sicuramente non siciliano di detto interlocutore (il CONCUTELLI è figlio di lombardo ed è stato ambientato a Roma); - la conoscenza della zona Salemi-Castelvetrano da parte del CONCUTELLI Pier Luigi che, come noto, ha fatto parte di un campo paramilitare in quel di Menfi; - la coincidenza non del tutto fortuita, che fonte confidenziale nei giorni decorsi, ha suggerito a personale del Nucleo Antiterroristico della Questura di Catania, di ricercare il latitante CONCUTELLI Pier Luigi nelle proprietà degli AGUECI, da Salemi, nelle contrade “Mendola-Aquila-Rampigallotto”, nel circondario di Salemi, nelle medesime contrade di proprietà degli stessi Agueci che, subito dopo il sequestro del CORLEO, sono stati indicati da un anonimo come località ove si sarebbe potuto trovare il sequestrato. Da notare che nella contrada “Aquila”, nelle adiacenze del lago Trinità, furono rinvenute abbandonate due autovetture usate per il sequestro del CORLEO; - la esosità del prezzo del riscatto in lire venti miliardi, irriducibile, mai sinora richiesti in delitti del genere che fa pensare ad una particolare destinazione di detta somma; - la scoperta di un campo paramilitare in contrada “S. Anna” di Erice nel settembre 1974, con rinvenimento di bersagli circolari disegnati sui muri di un casolare rustico, di numerosi bossoli di arma corta, di valvole di radio rotte, di una catena per fissare al tronco di un albero una lunga antenna radio che faceva preludere e sospettare movimenti ed organizzazione di persone armate, spregiudicate, con intendimenti sovversivi della attuale forma di governo; - il clima di terrore creato ad Alcamo sino a qualche mese prima del sequestro del CORLEO avvenuto il 17-7-1975 che investe sia la sfera politica, con gli omicidi del socialista PISCITELLO Antonino, consumato il 26-4-1975, del democristiano GUARRASI Francesco Paolo, assessore ai lavori pubblici, consumato il 28-5-1975, con una mancata strage in pieno centro abitato a seguito del rinvenimento, nella via COPERNICO di Alcamo, di 14 candelotti di dinamite non esplosi, la stessa notte dell’omicidio del Piscitello, per causa fortuita, sia la sfera degli Organi dello Stato con l’attentato alla vita di due Carabinieri viaggianti, di notte, verso le ore 2, su una autoradio in contrada “Canalotto” di Alcamo Marina il 22-6-1975, delitti questi rimasti tutti sinora senza gli autori identificati mentre di certo vi è soltanto che, a seguito di perizia balistica, il Piscitello ed il GUARRASI risultano uccisi con una stessa arma cal. 38. - Come corollario al crescendo di tali gravi delitti che hanno sparso il terrore in queste zone e nei centri limitrofi si è verificato, poi, come anzidetto, il sequestro del CORLEO Luigi – notoriamente D.C. – ad opera di diverse squadre di uomini armati di mitra che agirono con un “colpo di mano” del tipo militare, non ricorrente in queste contrade; - Allo scopo di derimere o meno i sospetti che scaturiscono dalle suesposte considerazioni che potrebbero essere validi e degni di essere presi in esame, soprattutto poiché il CONCUTELLI Pier Luigi è colpito da mandato di cattura per concorso in un sequestro di persona, consumato, nel corrente anno, in Puglia, pregasi codesta Autorità Giudiziaria voler disporre perizie fonetiche comparative tra le richieste telefoniche, incise sui nastri nel corso delle indagini dagli inquirenti, fatte da ignoto interlocutore per la consegna della somma per il riscatto del CORLEO e la voce del CONCUTELLI quando sarà catturato. In via preliminare si suggerisce anche, per un giudizio orientativo, di fare ascoltare le voci dell’ignoto interlocutore registrate in occasione del sequestro CORLEO ad Ufficiali od Agenti di P.G. che, in un modo o in un altro, nel territorio della Repubblica, hanno avuto, nel passato, la possibilità di avvicinare il CONCUTELLI, conversare con lui e di ricordarne la voce. IL V. QUESTORE A. F.to Peri Dr. Giuseppe Pcc IL FUNZIONARIO DI P.S. TRAPANI 31.8.1977. COMMISSARIO DI P.S. DI ALCAMO N. 1000/2 ALCAMO 2-12-1976. OGGETTO: Dr CORLEO Luigi da Salemi – Patito sequestro di persona INDAGINI a carico di: 1. CONCUTELLI Pier Luigi di Oscar e di Petrucci Emilia, nato a Roma il 3.6.1944, residente a Palermo, largo Parini n. 18, colpito da mandato di cattura. Latitante – Ricercato Facendo seguito al rapporto p.n. del 18.11.1976, relativo all’oggetto, si comunica che il soprageneralizzato CONCUTELLI Pier Luigi è anche colpito da altro ordine di cattura emesso il 26-10-1976 dalla Procura della Repubblica di Firenze per omicidio in persona del Sostituto Procuratore in Roma Dr. OCCORSIO Vittorio. Il mandato di cattura emesso il 29-3-1976, dal Tribunale di Taranto per concorso in sequestro di persona si riferisce al sequestro del banchiere MARIANO da Lecce, per il cui rilascio fu versata una considerevole somma di denaro, £. 300.000.000. Dal “GIORNALE DI SICILIA” in data 1-12-1976 si apprende che un pregiudicato di Acqui Terme (Alessandria) Valerio ROMAGNINO, di anni 35, è stato arrestato per falsa testimonianza nel quadro delle indagini esperite in relazione alla notizia che in provincia di Alessandria si trovassero somme provenienti da denaro riciclato pagato per la liberazione del suddetto MARIANO e, come riportato dal suddetto giornale, si ritiene che sia servito per “finanziamenti neri”. Il sostituto OCCORSIO Vittorio quando fu ucciso stava battendo tale pista e – secondo la notizia di cronaca – egli aveva accertato che i 300.000.000 di lire del riscatto erano finiti in una banca londinese. E’ di stamane la notizia divulgata per radio che, stamane, due funzionari di Polizia si sono recati a Londra per accertare se denaro proveniente dal riscatto di sequestrati sia stato versato in banche a titolo di cauzione per la liberazione del noto SACCUCCI. IL V. QUESTORE A. F.to Peri Dr. Giuseppe Pcc IL FUNZIONARIO DI P.S. Trapani 318-1977. SQUADRA DI P.G. DELLA P.S. PRESSO PROCURA DELLA REPUBBLICA – MARSALA N. 1000/2 TRAPANI 2-9-1977 OGGETTO: A) – DR. Corleo Luigi da Salemi. Patito sequestro di persona. Indagini a carico di: CONCUTELLI Pier Luigi di Oscar e di Petrucci Emilia, nato a Roma il 3.6.1944, residente a Palermo, largo Parini n. 18. COLPITO DA MANDATO DI CATTURA. B) – RAPPORTO GIUDIZIARIO DI DENUNZIA a carico di: 1°) CONCUTELLI Pier Luigi, soprageneralizzato + altri 31 individui responsabili dei sequestri di persona in pregiudizio di: MARIANO Luigi, Perfetti Egidio, Campisi Nicola e Corleo Luigi ed altri gravi delitti. Raccomandata ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di MARSALA E p.c. ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di TRAPANI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di PALERMO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di AGRIGENTO ALLA PROCURA DELLE REPUBBLICA Di TARANTO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di MILANO ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Di TORINO ALLA PROCURA GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO Di PALERMO Fa seguito al rapporto p.n. del 22.8.1977, relativo all’oggetto, diretto a codesta Procura della Repubblica ed alle altre anzielencate per conoscenza. In relazione all’identificazione dell’individuo con le braccia molto pelose, ricorrente sia nel sequestro del CORLEO che in quello del MARIANO, si fa presente che, dal rapporto del Nucleo Investigativo del Gruppo CC di Palermo n. 686/77-75 del 10-3-76 risulta che lo SCAGLIONE Girolamo, da Alcamo, in data 8-4-75 è stato arrestato a Catania per oltraggio a p.u. mentre si trovava, all’uscita da un ristorante, su una autovettura, guidata dall’autista CRISTAUDO Pietro di Salvatore e di Nicolosi Anna, nato a Catania il 9.1.1951, ivi residente in via Puglia 22, elettrauto, in compagnia del noto GRAZIANI Giorgio e di LAZZARA Salvatore fu Giovanni e di La Rosa Giuseppa, nato a Catania il 25-5-1934, ivi abitante in via Plebiscito 354, saldatore elettrico, diffidato che ha precedenti per contrabbando, oltraggio, ricettazione, detenzione di strumenti per scasso. Lo Scaglione è stato dimesso da quel Carcere dopo circa un mese cioè nel successivo mese di maggio e, dopo un altro mese, cioè a giugno, ha ricevuto ad Alcamo, nella sua abitazione, la visita dei suddetti LAZZARA e CRISTAUDO, circostanza questa confermata dalla moglie dello Scaglione e dello stesso Cristaudo il quale precisava che, nella suddetta circostanza, il Lazzara si era appartato in una stanza con lo Scaglione per parlare di cose che non volevano fargli sentire. Il LAZZARA, interrogato, ammetteva di essersi trovato presente a Catania all’atto dell’arresto dello Scaglione per oltraggio, ma negava di essere stato al Alcamo, città da lui del tutto sconosciuta e tantomeno nell’abitazione dello stesso. Poiché anche il GRAZIANI Giorgio, trovato in possesso di una banconota del riscatto del Campisi, era pure amico dello SCAGLIONE, nella cui abitazione ad Alcamo, come già anzidetto, era stato ospite con la moglie e i figli dopo la scarcerazione del predetto nel maggio del ’75, si sospetta che il LAZZARA Salvatore, che è molto peloso, bruno, con basette basse, dal momento che nega il suo viaggio ad Alcamo ed è solito spostarsi in aereo, possa identificarsi nella persona notata a Salemi, davanti l’Esattoria del CORLEO, alcuni giorni prima del sequestro dalle sorelle RENDA Giuseppina ed Antonina che ne hanno descritte le caratteristiche somatiche e, per la connessione dei sequestri CAMPISI, CORLEO, MARIANO, possa identificarsi anche nell’individuo con le braccia molto pelose descritto dal MARIANO come uno dei suoi carcerieri per averlo toccato. Si rappresenta, pertanto, a codesta Procura della Repubblica di Marsala ed a quella di Taranto l’opportunità di disporre una ricognizione del LAZZARA Salvatore rispettivamente da parte delle sorelle RENDA Giuseppina ed Antonina e del MARIANO Luigi. IL V. QUESTORE A. (Peri dr. Giuseppe)