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 Quotidiano Energia
19/09/14 09:56
19 settembre 2014 ELETTRICITÀ
ROMA 19 SETTEMBRE 2014
L'intervento. "Essenzialità" elettrica e rischi per le Fer
Il "caso Sicilia". Prezzo "amministrato" solo per correggere un vincolo infrastrutturale. E mercato
"sospeso"
di Andrea Marchisio*
Dal momento di avvio in Italia del mercato elettrico liberalizzato, la Sicilia
ha fatto sempre storia a sé: la scarsa capacità di interconnessione con il
Continente - impedendo di importare energia prodotta da impianti più
recenti ed efficienti - l'ha costantemente collocata ai vertici dei prezzi delle
zone di mercato italiane, su MGP e su MSD.
Per questo motivo, negli scorsi anni, si sono avvicendati una serie di
interventi, o tentativi di intervento, "correttivi" del mercato, sempre orientati
a sopperire il ritardo del potenziamento della Sorgente-Rizziconi, non
imputabile alla volontà e allo sforzo del gestore della rete di trasmissione.
Partiamo dal 2008, quando la delibera 97/08dell'AEEG ha fatto includere
tutti gli impianti siciliani (e sardi) nell'elenco delle unità essenziali per
ridurre i costi di dispacciamento: l'intervento ha tuttavia avuto vita breve,
dal momento che il giudice amministrativo - non ravvisando necessità di
sicurezza del sistema - ha annullato la delibera poiché limitante
dell'autonomia economica degli operatori in un mercato liberalizzato.
Meno "liberista" è stata invece la decisione dell'Antitrust che, stigmatizzando l'eccessivo potere di mercato degli impianti
dell'isola, ha stabilito un bidcap all'offerta dei soggetti in grado di sfruttare la configurazione del mercato siciliano.
Impatto Competitività
Mentre si sono alternate delibere, sentenze e decisioni, negli stessi anni le fonti rinnovabili hanno vissuto la loro grande
crescita: complice la riduzione della domanda, nelle ore di maggiore disponibilità di sole e vento i prezzi hanno raggiunto il
floor di 0 €/MWh per 9 ore nel 2012, 91 nel 2013, e già 128 nei primi otto mesi del 2014, spingendo i termoelettrici a
massimizzare il loro potere di mercato nei picchi serali.
Arrivando a oggi, è il legislatore l'ultimo deus ex machina intervenuto a cercare di risolvere la questione siciliana
bypassando il vincolo infrastrutturale (e il mercato). Attraverso l'Articolo 23, comma 3-bis, il Decreto Competitività di agosto
ha - di nuovo - qualificato l'intero insieme degli impianti termoelettrici siciliani di potenza superiore a 50 MW come unità
essenziali. Tali unità, quando richiesto da Terna, avranno pertanto l'obbligo di presentare nel mercato elettrico offerte di
acquisto ad un prezzo nullo, così da collocarsi in cima all'ordine di merito economico di MGP e uscire già "accese" in esito a
tale mercato.
La ratio della norma è fondamentalmente lo stessa della Delibera 97/08: attraverso la riduzione del potere di mercato (e
quindi dei prezzi) dei pochi impianti pivotali sul mercato dei servizi di dispacciamento, diminuire l'onere gravante sui
consumatori italiani. Chiaramente, dentro la componente Uplift, tale effetto sarebbe raggiunto solo se i maggiori costi per la
remunerazione e l'integrazione dei costi degli essenziali non superassero le minori risorse impiegate in MSD da Terna per
l'approvvigionamento della riserva e il bilanciamento.
Guardando a Terna
L'effetto diretto su MSD porterebbe tuttavia con sé importanti risvolti indiretti su MGP dal momento che le unità essenziali in
regime "ordinario" hanno l'obbligo di presentare nel mercato elettrico offerte di acquisto ad un prezzo nullo, così da
collocarsi in cima all'ordine di merito economico di MGP e uscire già "accese" in esito a tale mercato. Un incremento di
offerta a prezzo nullo con massima priorità di dispacciamento può quindi produrre un solo effetto sul mercato elettrico:
ridurre il mercato contendibile e, di conseguenza, il prezzo zonale siciliano. Di quanto? Questo dipende dal numero di ore e
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dalle quantità identificate essenziali dal gestore del dispacciamento, Terna, unico soggetto che conosce quindi il grado
"ottimo" di sfruttamento degli impianti qualificati come essenziali.
Preoccupante, ma inverosimile, la prospettiva di un mercato completamente amministrato in cui, sistematicamente, tutti gli
impianti termoelettrici siciliani entrano senza indicazione di prezzo sul mercato polverizzando qualsiasi margine di domanda
contendibile, addirittura costringendo le rinnovabili - seconde in priorità di dispacciamento - a staccarsi dalla rete, e
annullando completamente il segnale di prezzo, che tenderebbe ad azzerarsi.
Più probabile invece un uso ad hoc da parte di Terna delle nuove risorse essenziali, che sarebbero quindi chiamate
all'esercizio in regime "essenziale" solo quando ritenuto opportuno - vale a dire nelle situazioni in cui, complice la
congestione dell'interconnessione con il Continente, la previsione dei costi sostenuti nel mercato dei servizi di
dispacciamento fossero ritenuti eccessivi - spingendo i prezzi siciliani ad allinearsi alle altre zone di mercato.
L'impatto della norma, e le modalità della sua gestione da parte di Terna, coinvolgerebbe completamente le fonti non
programmabili, che - se non direttamente spiazzate dalla curva di offerta - andrebbero ad intercettare prezzi sempre più
bassi. Una quantificazione di questo effetto e degli scenari di ricavo delle fonti rinnovabili in Sicilia sarà oggetto dell'incontro
"Le rinnovabili ai tempi di Renzi" (Milano, martedì 23 Settembre p.v.), organizzato da eLeMeNS e dedicato al network
LookOut Rinnovabili Elettriche, che affronterà anche i cambiamenti delle dinamiche del mercato elettrico, con un
approfondimento dedicato a MSD.
Regime "essenziale" o sociale?
Il danno che le rinnovabili subiranno è effettivamente necessario perché occorre correggere un "fallimento di mercato"? La
realtà dei fatti risponde di no: i prezzi su MGP e MSD, anzi, riflettono perfettamente i fondamentali siciliani, e il potere di
mercato degli impianti locali non è altro che diretta conseguenza del vincolo infrastrutturale. Questa è anche la posizione
abbracciata da Assoelettrica, che si è espressa molto chiaramente sul tema minacciando ricorsi contro la norma.
Semmai, quindi, si può parlare di fallimento del processo autorizzativo delle opere strategiche che, in questo caso, si è
storicamente manifestato attraverso una politica ostruzionista promossa dalle istituzioni regionali, probabilmente allergiche
all'idea di importare energia e far spiazzare gli impianti dell'isola con prevedibili conseguenze sull'occupazione locale.
Invece, senza l'interconnessione ma con tutti gli impianti qualificati come "essenziali", il mercato è sospeso e gli impianti
possono lavorare non curanti dei fondamentali (scarsa domanda e concorrenza delle rinnovabili) con una remunerazione
bassa ma certa. Una conferma della tendenza a considerare il regime "essenziale" come accessorio della politica
occupazionale arriva dalla recente notizia dell'apertura del Ministero dello Sviluppo Economico a fare "moral suasion" sul
regolatore e Terna per l'estensione temporale dell'essenzialità degli impianti sardi, non a seguito di una riunione tecnica ma
di un incontro con i sindacati. L'essenzialità sembra quindi un éscamotage per rafforzare il consenso politico che, tuttavia,
ne indebolisce il senso tecnico di fronteggiare casi singoli e particolari: ma se tutti gli impianti sono essenziali, nessuno è
essenziale.
*Partner eLeMeNS
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