Ecosea_Scheda progettuale ripopolamento capesante ITA_DEF

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ECOSEA project
WP 4.2 – Restocking Activity n. 2
Scheda progettuale azione di ripopolamento di Pecten jacobaeus (Capasanta)
Data
Maggio 2014
Documento
WP 4.2 - Restocking Activity n. 2
Autori
Dott. Thomas Galvan
Dott. Raoul Lazzarini
Verificato
Dott.ssa Roberta Rocco
Approvato
Dott. Alessandro Vendramini
Versione
1.0
INTRODUZIONE
I molluschi costituiscono una risorsa di notevole importanza per la pesca italiana, interessando tutte le
marinerie nazionali.
Le più recenti trasformazioni positive deIla pesca nazionale hanno avuto come attori principali i molluschi,
in particolare i bivalvi, quali vongola di mare (Chamelea gallina), mitili (Mytilus galloprovincialis) e vongola
verace (Tapes philippinarum).
Nel dettaglio C. gallina è stata protagonista di una rivoluzione culturale nella gestione della risorsa, essendo
stata la prima (nel 1995) ad essere regolamentata con l’istituzione di Consorzi di Gestione che governano
tutte le imprese di pesca dedite alla sua raccolta, regolamentando periodi di pesca, ambiti di pesca, orari di
pesca, quote giornaliere di pescato, ecc. I mitili (cozze o peoci) erano allevati soprattutto in ambito
lagunare su strutture fisse costituite da castelli in travi di legno su cui venivano appese e messe in
sospensione le reste. Negli anni ’90 con lo sviluppo progressivo della mitilicoltura in mare aperto su
strutture long-line, la laguna di Venezia ha visto contrarsi la presenza di mitilicolture fisse e la produzione
stessa di cozze lagunari (passata da circa 20.000 t degli anni ’80 a 2.000-2.500 t/anno degli ultimi anni.
La vongola verace, invece, è stata protagonista di un vera e propria rivoluzione nella pesca lagunare,
modificando usi, costumi ed economia di tutte le marinerie locali, in quanto i ricavi ottenuti con questo
molluschi sono incrementati esponenzialmente negli anni ’90 dopo l’introduzione della vongola filippina,
tanto da essere conosciuta come l’oro nero della laguna, per poi avere un forte declino dalla metà degli
anni 2000 ai giorni attuali.
Considerando le particolari caratteristiche biologiche dei Molluschi, il loro valore commerciale elevato, la
forte richiesta di mercato e l’attuale trend produttivo negativo, la presente azione intende sperimentare
alcune forme di ripopolamento attivo della risorsa capasanta (Pecten jacobaeus).
La scelta della specie capesante è stata operata nel tavolo di coordinamento regionale del progetto
ECOSEA, analizzando l’importanza di sperimentare il riavvio di una produzione nel Nord Adriatico, ambiente
idoneo allo sviluppo di questo mollusco bivalve. Dagli anni ’80 ad oggi la produzione è diminuita in modo
significativo, passando da 1.000-1.200 t/anno a 60 t/anno (Fonte: Veneto Agricoltura - Osservatorio per la
pesca, 2014), con un calo drastico già nei primi anni ’90 quando gli sbarchi di P. jacobaeus si attestavano a
200-400 t/anno. Di seguito si riporta il trend relativo agli sbarchi di capasanta presso il mercato ittico di
Chioggia tra il 1970 ed il 2012 (Fonte: UniPD – Progetto Clodia), in cui si evince chiaramente una costante e
progressiva diminuzione produttiva.
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Quantitativi (ton) di Pecten jacobaeus transitati al MIT Chioggia
nel periodo 1970-2012
1.400
1.200
tonnellate
1.000
800
600
400
200
2012
2010
2008
2006
2004
2002
2000
1998
1996
1994
1992
1990
1988
1986
1984
1982
1980
1978
1976
1974
1972
1970
0
Secondo gli studi effettuati la causa principale di questa evidente ed importante regressione nei quantitativi
di capesante in Nord Adriatico è dovuta ad una pesca indiscriminata e senza alcuna regola gestionale,
spinta dalla richiesta sempre maggiore di questo bivalve presso i mercati ittici. Il periodo più negativo per i
banchi di capesante Nord Adriatico sono stati gli anni ’80 quando potenti imbarcazioni, munite di rapidi
(ramponi) in numero di 3-5 per unità, hanno solcato i fondali sabbiosi catturando in continuazione
importanti quantitativi di questi pettinidi, impoverendo gradualmente i banchi naturali.
Considerata l’immutata importanza commerciale ed economica della capasanta Mediterranea viene di
seguito proposta una serie di attività per ripopolare i fondali Nord Adriatici con questo prezioso bivalve.
Su questa base si pongono le finalità di:
1. Aumentare la disponibilità della risorsa attraverso l’utilizzo di tecniche di ripopolamento attivo.
2. Aumentare la disponibilità della risorsa utilizzando siti protetti.
3. Ricreare una sostenibilità ecologia ed economica di questo importante mollusco bivalve negli
ambiti Nord Adriatici.
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OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DELL’ATTIVITA’ DI RIPOPOLAMENTO
Gli obiettivi generali della presente attività di ripopolamento si inseriscono in un contesto gestionale della
fascia costiera del in Veneto, zona marittima interessata da modificazioni profonde sulla piccola pesca
costiera e interessata da rilevanti interventi infrastrutturali che condizionano la produzione alieutica
marina. Risulta importante riuscire a riattivare dal punto di vista economico una tipologia di pesca
storicamente molto diffusa presso le nostre marinerie, salvaguardando soprattutto l’aspetto ecologico, con
azioni gestionali mirate che permetterebbero di riposizionare ed integrare alcune imprese di pesca che
sono state fortemente impattate ed alleggerire lo sforzo di pesca sulle specie maggiormente presenti ai
nostri mercati.
Essendo una specie molto ambita dai pescatori, l’attività si pone come obiettivo specifico quello di mettere
a punto procedure di ripopolamento attivo in zone protette (SIC marini, ZTB, ATM, ecc.), collaborando con
produttori e Associazioni che gestiscono ed operano in queste aree.
Gli obiettivi specifici della sperimentazione sono:
Ripopolare aree marine protette con esemplari di capasanta di diverse taglie (giovanili ed adulti)
prelevati in zone ad elevata densità privilegiando siti donatori Alto Adriatici (es. Contea Litoraneo
Montana).
Creare nuovi banchi naturali di capasanta in grado di consentire un continuo reclutamento della
specie nel Nord Adriatico.
Creare una best-practice da adottare in altre zone marine ritenute idonee allo scopo in modo da
allargare su grande scala l’attività di ripopolamento.
RILEVANZA STRATEGICA DELL’ATTIVITA’ DI RIPOPOLAMENTO
In un periodo in cui sono massimi gli effetti negativi a breve termine della politica comune della pesca e
l’impatto socioeconomico ed ambientale dell’impoverimento degli stock ittici nell’Alto Adriatico, questo
progetto di ripopolamento propone e sviluppa nuove forme di gestione delle risorse alieutiche, anche
sensibilizzando direttamente gli operatori. Il presente progetto pone le basi per applicare nuove forme
gestionali sulla capasanta, risorsa con elevata richiesta ai mercati e con consolidate basi scientifiche di
successo nei processi di allevamento in ambienti controllati.
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AMBITI DI REALIZZAZIONE ED ATTIVITA’ DI RIPOPOLAMENTO CAPESANTE
Le zone di ripopolamento, secondo le indicazioni di AAB (Fano 03/04/2014), devono essere in zone
protette (senza pesca) e con una profondità di più di 20 metri per evitare la possibilità di fenomeni
di anossia durante la stagione estiva.
Due aree sono state selezionate per questa attività, una di fronte il litorale di Jesolo-Cortellazzo e
un’altra di fronte a Chioggia, in entrambi i casi sono state scelte aree attorno ad affioramenti
rocciosi denominate “Tegnùe”. Le “Tegnùe” costituiscono una sorta di “oasi” rocciosa in un
fondale piatto e caratterizzato da sedimenti sabbioso limosi. Si tratta di un ambiente marino
costituito da affioramenti rocciosi ricchi di componente inorganica (sedimenti trasportati al mare
dai fiumi veneto-friulani), di estensione variabile chiamati localmente “tegnùe” o “tresse”, che
costituiscono gli unici substrati duri di origine naturale in un fondale prevalentemente sabbiosolimoso. Si differenziano dalle barriere coralline tropicali perché qui i principali organismi
costruttori non sono i coralli, ma alghe rosse calcaree, chiamate “Corallines”. Le Tegnùe si trovano
nel nord Adriatico a profondità tra i 15 ei 40 metri. Le loro dimensioni variano da piccoli blocchi
isolati di affioramenti centinaia di metri di larghezza. Vi si possono trovare differenti tipologie di
organismi quali spugne (anche di notevole dimensione), ascidie e anemoni di mare, stelle marine e
crostacei (dai paguri agli astici); tra i pesci invece è possibile trovare bavose, castagnole, scorfani,
gronghi e corvine, inoltre è possibile osservare banchi di merluzzi che nuotano intorno alle rocce.
I pescatori locali le hanno sempre chiamate “tegnùe” per la loro capacità di trattenere e rompere
le reti.
Gli affioramenti più grandi e più noti si trovano di Chioggia. L’area delle Tegnùe di Chioggia è già stata
utilizzata in passato per delle prove di allevamento della capasanta (Maffei, M., Prioli G., Piva P., Giovanardi
O., 1997, Prove di allevamento di capasanta (Pecten jacobaeus) su strutture off-shore in Adriatico. Rel.
Finale ICRAM-Ecomar, 25 pp.) in quanto le tradizionali tecniche di allevamento long-line non sembrano
produrre risultati sufficientemente positivi con questa specie.
La prima area è all'interno delle “tegnue” lungo il litorale di Jesolo-Cortellazzo ad una profondità di oltre 20
m. Le aree verranno identificate di concerto tra il tavolo tecnico locale ed i soggetti che realizzeranno la
sperimentazione .
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La seconda area è all’interno delle "tegnue" di Chioggia. Il sito SIC IT 3250047 (figura sottostante) ha
un’estensione complessiva di 2.656 ha ed è localizzato nel tratto di mare antistante la città di Chioggia e
l’isola di Pellestrina. Si possono individuare affioramenti di grande estensione e di discreta elevazione.
La zona che sarà utilizzata per la sperimentazione (Area 3) è individuata in uno dei tre affioramenti di
minore estensione, precisamente quello posto al largo della bocca di porto di Chioggia con estensione di
135 ha.
Sito SIC IT3250047 Tegnue di Chioggia (Regione veneto – Rete Natura 2000)
Le attività comprenderanno una prima fase di caratterizzazione dei siti di ripopolamento, finalizzata alla
definizione dello stato di fatto prima del ripopolamento; successivamente saranno seminati esemplari di
Pecten jacobaeus di diverse classi dimensionali per creare una popolazione omogenea e permettere una
valutazione dei risultati del progetto che consenta, anche, di identificare quale classe sia più idonea alle
attività di ripopolamento. A seguito di queste operazione saranno effettuati dei monitoraggi periodici per
seguire l’andamento nel tempo (mortalità, adattamento, reclutamento, ecc..) della popolazione.
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PERIODO DI REALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’
L’inizio delle attività sperimentali sulla specie Pecten jacobaeus è previsto per l’estate 2014, iniziando con la
caratterizzazione dell’area oggetto del ripopolamento seguita dalle attività di semina (esemplari giovanili e
riproduttori), operazioni che saranno svolte entro l’autunno 2014. I monitoraggi periodici nell’aerea di
semina si protrarranno fino alla fine del 2015.
RIPARTIZIONE DELLE ATTIVITA’ E PRIMO QUADRO ECONOMICO GENERALE
Il ripopolamento effettuato nell’ambito dei progetti WP4 comprende l’esecuzione di due distinte attività,
riguardanti rispettivamente seppie (Attività n. 1) e capesante (Attività n. 2).
Relativamente alla suddivisione economica dei fondi a disposizione per le attività di ripopolamento WP4 si
intende procedere come indicato nella tabella seguente.
Categoria
Attività n. 1
ripopolamento seppie
Attività n. 2
ripopolamento capesante
Attrezzature
65,0%
35,0%
Servizi
55,0%
45,0%
Ripartizione del budget tra le due attività di ripopolamento previste in regione Veneto
Nell’ambito dell’attività n. 2 di ripopolamento attivo di capesante è stato deciso di suddividere attrezzature
e servizi come riportato nella tabella sottostante.
Ripartizione di attrezzature e servizi nell'attività 2 - ripopolamento capesante
Litorale/ambito
Percentuale di
incidenza del progetto
capesante
giovanili
capesante
adulte
tegnue Jesolo
40,0%
40,0%
60,0%
tegnue Chioggia
60,0%
60,0%
40,0%
Ripartizione del processo sperimentale tra le due aree individuate
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