La soluzione dell`outsourcing per le pmi
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La soluzione dell`outsourcing per le pmi
LOGISTICA Quando conviene esternalizzare i servizi La soluzione dell’outsourcing per le pmi di Aldo Padova responsabile dello Sviluppo del Gruppo Lsi-S.I.L.T. e membro del Consiglio direttivo di Co-Log M ‘‘ oLTO È STATO SCRITTO E DETTO SUL TEMA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE (PMI), sulle difficoltà che incontrano e sulle possibili soluzioni: spesso si parla di quali strategie perseguire, si discute se sia più importante l’innovazione di prodotto o il posizionamento di mercato, se sia vincente l’internazionalizzazione o la crescita per acquisizioni. A volte, però, nonostante gli sforzi, le pmi non riescono a costruirsi una posizione stabile in mercati maturi, dove è sempre più difficile inventare qualcosa di nuovo e dove la competizione sembra giocarsi solo sul prezzo. In queste condizioni, imprenditori e manager delle pmi iniziano a chiedersi che cosa si può fare per restare sul mercato, mantenendo una redditività ragionevole. In questa ricerca di efficacia e di efficienza, sta accadendo sempre più spesso che si prenda in considerazione il processo logistico, anche perché, in molti casi, impatta trasversalmente su tutta l’attività interna ed esterna dell’azienda. E ci sono molte buone ragioni per farlo. In prima battuta, nei settori dove è difficile differenziare il prodotto, il servizio diventa lo strumento privilegiato per far percepire un valore distintivo: e una componente rilevante del servizio è la disponibilità del prodotto nel luogo e nei tempi desiderati dal cliente, sia esso un’azienda o un consumatore. Una seconda ragione è legata alla tendenza verso la delocalizzazione produttiva e la specializzazione dei siti: gli imprenditori che hanno rinunciato a produrre in Italia si sono trovati ad affrontare l’organizzazione del tra- La gestione della logistica, allargata fino a inglobare areee adiacenti alla supply chain, si sta trasformando da un costo da minimizzare a una leva strategica da valorizzare | 68 | GIUGNO 2008 | CORRIEREDELLEOPERE | sporto e, soprattutto, degli “appuntamenti” fra i vari componenti e semilavorati. Non possiamo poi trascurare l’impatto che la logistica ha sull’ambiente: la riduzione dell’inquinamento e della congestione del traffico è sensibilmente legata all’ottimizzazione degli spostamenti e alla scelta dei mezzi di trasporto. Infine, il concetto di logistica e del relativo outsourcing si è allargato negli ultimi anni andando a inglobare aree adiacenti alla supply chain, come il procurement (la gestione delle materie prime, partendo dall’ordine al fornitore), assemblaggi e montaggi (produzione), o la gestione amministrativa e informatica di tutta l’area operativa. Si può dire, in sintesi, che la gestione della logistica si sta trasformando da un costo da minimizzare a una leva strategica da valorizzare. Quando e perché conviene l’outsourcing Il primo quesito che si pone a un imprenditore nell’affronto della logistica è se convenga gestirla internamente o affidarla a un for- LOGISTICA UNO STRUMENTO PER LO SVILUPPO Una corretta gestione delle attività logistiche, in outsourcing o interna all’azienda, è oggi indispensabile per raggiungere il successo e competere nel mercato globale nitore esterno (il cosiddetto outsourcing): la risposta è molto articolata e dipende da vari fattori. Anzitutto, ci sono situazioni aziendali in cui la leva strategica è più vantaggiosa che in altre o nelle quali è maggiormente consigliabile un outsourcing (vedi figura 1). tori cinesi hanno posizionato i loro prodotti sulla fascia più alta del mercato. Ma quelli che hanno avuto maggiori successi, in volume e redditività, sono quelli che hanno accompagnato anche all’estero i loro prodotti con un servizio logistico eccellente, investendo in “prossimità” con i clienti locali, per Figura 1 - Le condizioni aziendali in cui la logistica diventa leva strategica Scelte strategiche e posizionamento ■ Focus sulla creazione di valore ■ Variabilizzazione dei costi ■ Basso capitale investito ■ Livelli di servizio elevati Organizzazione del business ■ Produzione delocalizzata ■ Forte livello di importazioni dall’estero ■ Distribuzione al retail e multi-canale ■ Forte stagionalità e picchi Mancanza di: Carenza di asset critici per la logistica ■ Sistemi informativi efficaci e personalizzati ■ Magazzini e attrezzature relative ■ Risorse umane competenti In prima battuta, dipende dalle scelte di posizionamento che un’azienda effettua: nel caso che venga posta particolare enfasi sulla creazione di valore o sulla variabilizzazione dei costi o su livelli di servizio elevati, scelte logistiche di alto profilo sono coerenti. Un esempio è fornito dal settore delle piastrelle ceramiche: i produttori italiani che sono riusciti a contrastare l’entrata dei produt- mezzo di piattaforme e distribuzione, affidate a partner di qualità. La fase del ciclo di vita aziendale può essere un altro fattore discriminante per la scelta di esternalizzare la logistica: ad esempio, un’azienda che dà vita a una nuova business unit o che si trova in una fase di grande espansione si trova a dover decidere se crescere internamente o se appoggiarsi a strutture ester| CORRIEREDELLEOPERE | GIUGNO 2008 | 69 | LOGISTICA ne. La seconda opzione presenta evidenti vantaggi di minimizzazione del rischio d’impresa (in relazione al ritorno sugli investimenti) e dei tempi di attuazione: in molti casi, infatti, la “finestra strategica” per cogliere un’opportunità non consente all’azienda di organizzare la struttura operativa, con l’acquisizione di spazi, l’inserimento e la formazione di risorse e l’attivazione del supporto informatico. Anche le caratteristiche peculiari del business e la sua organizzazione possono far emergere come più o meno critica la leva logistica: si è già accennato alla delocalizzazione e al forte livello di importazioni dall’estero, si può aggiungere anche la capillarità della distribuzione al retail, la multicanalità e la forte stagionalità fra le caratteristiche che rendono critica la gestione logistica. l’outsourcing. Soprattutto parlando di pmi, quest’ultimo tema è particolarmente sentito: molti imprenditori si sono lanciati in operazioni di delocalizzazione, perseguendo vantaggi di costo produttivo, ma sottovalutando l’impatto che tale decisione poteva avere sulla propria organizzazione. Non è così semplice acquistare al meglio i noli marittimi per far arrivare i prodotti o i semilavorati in Italia. Altri rischi, nell’impostare la logistica “fai da te”, sono la difficoltà nel coordinamento dei diversi attori della filiera o la perdita del controllo. La scelta strategica dell’outsourcing logistico può essere anche graduale: non esiste una regola, ma spesso le aziende, soprattutto quelle più strutturate, scelgono la strada di passare attraverso alcuni stadi intermedi, di parziale esternalizzazione (vedi figura 2). Altre Figura 2 – La traiettoria verso la vera “partnership” Efficacia/Efficienza Outsourcing Gestione diretta Gestione diretta, con supporto esterno Terziarizzazione parziale Partnership Fiducia nel “provider” Uno dei settori più sensibili su questi temi è quello dell’abbigliamento: la capacità di organizzare le collezioni e i picchi di flussi in modo flessibile e professionale ha determinato il successo di alcuni grandi marchi. Infine la consapevolezza della mancanza di asset e strumenti decisivi per la gestione del processo, come sistemi informativi adeguati, magazzini e spazi attrezzati e, soprattutto, know how e risorse umane competenti, può essere decisiva per le scelta di ricorso al| 70 | GIUGNO 2008 | CORRIEREDELLEOPERE | decidono di passare subito a un outsourcing spinto per ottenere un breakthrough, cioè una discontinuità finalizzata all’ottenimento di un grosso vantaggio. Deve essere comunque chiaro che livelli di efficacia ed efficienza elevati si raggiungono solo quando esiste un rapporto di fiducia totale nel provider, che diventa un partner, cioè un socio con cui condividere vantaggi e svantaggi dell’operazione. Dopo aver affrontato gli aspetti relativi al- LOGISTICA l’opportunità strategica, il criterio utilizzato per decidere è spesso quello economico: spesso però si rischia di commettere degli errori, se non si considera la globalità degli effetti di una scelta logistica su costi e ricavi. Ad esempio, nella decisione di effettuare l’out- ATTENZIONE ALLA QUALITÀ Nella scelta del provider logistico, non ci si deve far guidare solo dal costo più basso a breve termine. Con esso, infatti, il rapporto deve essere di totale fiducia, tanto da considerarlo un partner che, se la logistica è gestita internamente, la dimensione contenuta diventa un ostacolo per riuscire a usufruire di una tale leva strategica, soprattutto nei confronti di concorrenti più grandi, che dispongono di una massa critica che appare più idonea a ottenere efficienze operative. La soluzione dell’outsourcing, invece, scardina questo assioma, non richiedendo grandi volumi per essere vantaggiosa; infatti è il provider che, operando con una molteplicità di clienti e disponendo di competenze e relazioni adeguate, accede a economie di scala e di scopo. Alcuni esempi: nella gestione del magazzino, gli spazi sono maggiormente sfruttati facendo leva sulle differenti stagionalità (che, sourcing del processo logistico, la valutazione dovrà essere fatta non solo confrontando i costi del “prima” e del “dopo”, ma anche considerando effetti collaterali positivi, come la disponibilità di risorse non più impegnate nel pro- nella singola azienda, generano problemi di picco e insaturazione) e sull’esperienza specifica dell’operatore logistico. Oppure, nel trasporto, si possono ottenere vantaggi di costo acquistando i servizi di un vettore per più aziende o saturando meglio i carichi, o van- cesso o incrementi di fatturato e di margine conseguenti a un miglior livello di servizio. Anche nella comparazione fra due provider logistici, si deve dare attenzione alla qualità della fornitura e agli impatti indiretti che si generano nel tempo, non limitandosi a scegliere il costo più basso a breve termine. Un altro aspetto da considerare è | 72 | GIUGNO 2008 | CORRIEREDELLEOPERE | LOGISTICA NUOVE TECNOLOGIE Attraverso un provider dotato di sistemi innovativi, le aziende possono costituire una rete virtuale fra loro e con i diversi attori del sistema logistico taggi di servizio, selezionando il vettore più idoneo in funzione delle distanze da coprire, delle dimensioni medie delle spedizioni e delle specificità merceologiche. Resistenze culturali Spesso, però, sono le resistenze culturali a rendere più difficile il percorso verso l’outsourcing: l’imprenditore fa fatica ad accettare di non gestire direttamente le proprie merci, non si fida di un terzo che non può controllare, teme di perdere l’informazione continua sui movimenti. Tali resistenze, però, spesso sono irrazionali e anche anti-economiche; in questi ultimi anni, stanno prendendo piede fenomeni numero di aziende dello stesso settore. Uno dei primi casi è stato quello di Number One, “costola” logistica di Barilla, che è diventato il principale operatore del settore consumer goods, nei confronti della Grande distribuzione: un altro caso è quello di Partesa, che, nata per soddisfare le esigenze di distribuzione ai grossisti di Heineken Italia, oggi per il 70% del fatturato serve altri marchi del comparto. Questa logica, nata per grandi aziende e da grandi aziende, si adatta molto bene a fornire significativi vantaggi anche alle pmi di uno stesso distretto: se l’iniziativa nasce, poi, da un operatore logistico indipendente è vista anche con maggiore favore, perché non si presta a possibili favoritismi. I risultati offerti sono rilevanti e vasti e non riguardano solo la sfera economica: il fatto, molto frequente, di far circolare mezzi di trasporto (camion) semi-vuoti, perché i “giri” non sono ottimizzati, oltre a un ovvio impatto sui costi, ne ha altri sull’inquinamento, sulla congestione del traffico e sull’incidentalità. La tendenza all’individualismo e alla gelosia dei propri clienti risulta un ostacolo anche nei confronti di un’altra opportunità: quella dell’aggregazione, in forme varie, di pmi, che hanno in comune il territorio (tipico l’esempio dei distretti) o la supply chain o la distribuzione che enfatizzano ancora di più i benefici rispetto ai costi e ai rischi. La tendenza all’individualismo e alla gelosia dei propri clienti risulta un ostacolo anche nei confronti di un’altra opportunità: quella dell’aggregazione, in forme varie, di pmi, che hanno in comune il territorio (tipico l’esempio dei distretti) o la supply chain o la distribuzione. Tali aggregazioni raramente sono avvenute in modo spontaneo, mentre possono essere facilitate dall’esistenza di un operatore terzo, che dall’esterno offre servizi a un certo | 74 | GIUGNO 2008 | CORRIEREDELLEOPERE | Reti virtuali tra aziende Tali aggregazioni, possono essere facilitate anche dalla tecnologia: attraverso un provider dotato di sistemi innovativi, le aziende possono costituire una rete virtuale fra loro e con i diversi attori del sistema logistico. Infatti uno dei punti critici della logistica è la possibile mancanza di coordinamento e sincronizzazione fra le parti del sistema: partendo dagli ordini ricevuti dai clienti, l’obiettivo è quello di arrivare alla consegna corretta in tempi sempre più contenuti. Lungo questo percorso entrano in gioco un numero elevato di appuntamenti, sia di tipo produttivo (programmazione, distinta base, semilavorati ecc.), sia relativi ai trasporti tra i siti (componenti da assemblare che arrivano da più parti), sia di tipo distributivo (preparazione degli ordini da consegnare ai corrieri ecc.). Un sistema infor- LOGISTICA mativo integrato deve gestire questa complessità, presidiando l’efficacia (coordinamento, sincronizzazione, appuntamenti), ma anche l’efficienza (lotti, carichi ottimizzati, riduzione tempi morti). E, a questo punto, diventa critica la selezione del partner logistico, a cui poter ricorrere in outsourcing: quali sono le caratteristiche che una pmi dovrà ricercare? Per rispondere efficacemente alle esigenze illustrate finora dovrà, anzitutto, essere capace di adeguare i suoi sistemi e le sue pro- rischiando, con la standardizzazione dei processi, di non distinguersi dai propri concorrenti. Poi è importante la competenza e l’esperienza nella gestione logistica: solo chi dispone di un adeguato background riesce infatti a essere proattivo nelle soluzioni, innovativo e mirato nel problem solving. Infine, una caratteristica non comune è la capacità di regia e di gestione dell’integrazione, che parte dalla conoscenza degli attori della filiera e si consolida nell’utilizzo di stru- Figura 3 - Le caratteristiche del partner logistico ideale ■ Rispondenza ai fabbisogni ■ Flessibilità decisionale e operativa ■ Condizioni di incertezza ■ Vantaggio competitivo Capacità di adeguare i suoi sistemi e procedure ■ Problem solving “ad hoc” ■ Efficienza ed efficacia ■ Innovazione tecnologica ■ Proattività nelle soluzioni Competenza ed esperienza nella gestione logistica ■ Vettori e partner adeguati ■ Informazione in tempo reale ■ Sincronizzazione appuntamenti ■ Controllo del processo logistico Capacità di regia e di gestione dell’integrazione cedure a quelle dei suoi clienti (vedi figura 3), anche nel caso fossero molto diverse fra loro: questo permetterà al cliente di ottenere comunque un vantaggio competitivo, non menti informatici adeguati a gestire la complessità, che permettano un coordinamento e un controllo del processo e un’informazione puntuale e tempestiva al cliente. ■ Definizione ed etimologia della logistica Esistono diverse definizioni di logistica, ognuna delle quali differisce per l’ampiezza di visione con cui viene considerata questa materia. Secondo la definizione data dall’Associazione italiana di logistica (Ailog), essa è «l’insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano nell’azienda i flussi di materiali e delle relative informazioni dalle origini presso i fornitori fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti e al servizio post-vendita». Il termine “logistica” deriva dal greco “lógos” che significa “parola” o “ordine”, per i greci infatti i due concetti erano strettamente collegati ed espressi con lo stesso grafema, ovvero “segno grafico”. Da lógos deriva anche “logica” cioè lo studio delle argomentazioni e il modo in cui risultano corrette, tale termine come si vede, si rifà allo stesso concetto di “ordine”. Altra interpretazione etimologica viene dal francese “loger” che significa “locare”, “allocare”. | 76 | GIUGNO 2008 | CORRIEREDELLEOPERE |