Presupposti per una classe e una didattica inclusive
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Presupposti per una classe e una didattica inclusive
Presupposti per una classe e una didattica inclusive Roberto Medeghini, Pedagogista, Laboratorio di Ricerca Inclusione e Disability Studies, Università Roma 3. [email protected] Brescia, 7 ottobre 2016 ILCLIMADICLASSECOMECONDIZIONE Lavitasotterranea dellaclasse Insegnante-studente- studenti Insegnante-Alunni-Contestoclasse LA Insegnante I N T E R A Z I O N I Alunno Naturadelcompitoeprocessi cognitivirichiesti Le pratiche sociali e la cultura dei coetanei: si è compagni perché… qualitàdellerelazioniedelclimadiclasse RobertoMedeghini,AIDBRESCIA2016 F A M I G L I A Animare il desiderio di sapere Non c’è desiderio di sapere senza le condizioni di contesto che permettono il rischio nel mettersi alla prova Orientarsi verso gli Stili di apprendimento Gli stili cognitivi e di apprendimento si costruiscono attraverso i percorsi di socializzazione e di esperienza scolastica Assumere la Capacità come possibilità; Per garantire una capacità ad una certa persona non è sufficiente produrre stati interni di disponibilità ad agire. È necessario predisporre l’ambiente materiale e istituzionale in modo che le persone siano effettivamente in grado di funzionare…» (M. Nussbaum, 1988) ll pensiero pedagogico, la didattica con i suoi mediatori e il PDP non possono essere definiti inclusivi senza la loro collocazione all’interno della fitta trama di relazioni che si attivano e che costituiscono il clima di classe. RobertoMedeghini,AIDBRESCIA2016 “DOMANDA” “… dopoleprimefasidiassestamentoediconoscenzareciprocatrai compagni,lecosesonocominciateacambiarerapidamente.Icompagni hannoiniziatoprogressivamenteanutrireneisuoiconfrontiunclimadi sospetto(Perchéluinonlegge?Perchénonesceallalavagna?Perchénelle proved'ingressoèstatoaiutatodall'insegnante?,ecc.)…Vorremmoperciò confrontarcisoprattuttosullemodalitàdicomunicazioneallaclasseditale differentemodalitàdiapprendimento…(professore,ragazzo1^second.) Quandoilconfrontosocialeèminacciososipensatroppoalpropriostatuse rimangonocosìpocherisorseattenzionaliemotivazionaliperoccuparsidiciò chesidovrebbe,ochemagarisivorrebbe,imparare…”(CarugatiF.,2011) RobertoMedeghini- AIDBRESCIA2016 INFLUENZENEGATIVESULCLIMADICLASSE Nellascuola L’omogeneitàformativa L’eccessodell’individuale L’egemoniaculturaledell’autonomia Ilconcettodi“sanzione”inpresenzadell’errore Lacomunicazioneautoritariaerivoltaalcontrollo Lacompetizioneevidenteolatente Lacentraturasuldocente Lalibertàdiinsegnamentosenzarelazioni Nellafamiglia L’ideadifiglioprecario Lanegazione,l’eccessoolaminimizzazionedelproblema Lasostituzionenell’interpretazionedeibisogni Lacentraturasuigenitori RobertoMedeghini- AIDBRESCIA,2016 GLI INSEGNANTI Il ruolo degli insegnanti risulta decisivo per la costruzione di un clima di classe positivo dove l’atto dell’apprendere e il suo rischio può trovare condizioni favorevoli se si innesca su trame sociali di classe in grado di dare risposte ai bisogni di sicurezza, di appartenenza, di stima, di autostima. RobertoMedeghini- AIDBRESCIA,2016 LACOMUNICAZIONEeLEINTERAZIONIINCLASSE DALTRASMETTERE, ALRELAZIONARSI,INTERAGIREERICONOSCERE «Colloquionondirettivo»,«Rispecchiamento» (RogersT.1969,1974.LumbelliL.,1981) RobertoMedeghini– AIDBRESCIA2016 L’INFLUENZA INDIRETTA Accettazione Coinvolgimento Promozione Accetta l’espressione dei sentimenti: accetta e chiarisce il carattere delle emozioni degli alunni; i sentimenti possono essere positivi o negativi; ciò comprende il prevedere e il far rivivere i sentimenti; sostenere gli sforzi degli alunni. Elogi e incoraggiamenti: elogia e incoraggia l’azione e il comportamento degli alunni. Accetta o utilizza idee degli alunni: chiarisce, co-costruisce e sviluppa idee suggerite da un alunno. Utilizza l’errore come risorsa Fa domande: formula domande non di controllo, ma relative ai contenuti o alle procedure con l’intento di coinvolgere e stimolare la risposta lo studente. (Flanders, 1966) RobertoMedeghini– AIDBRESCIA2016 ALCUNI PASSAGGI Progettare • presenza di progetti relativi alla prevenzione dell’insuccesso e ai climi di classe; • presenza di progetti di classe finalizzati alla costruzione del sostegno reciproco fra alunni e di abilità sociorelazionali; • presenza di progetti di classe in cui gli alunni sperimentano forme collaborative e cooperative per il raggiungimento di obiettivi comuni (es. rappresentazione teatrale, presentazione lavori…); Agire • presenza nei contenuti di esperienze e contributi significativi alla cultura, alla scienza, al sociale di persone con diverse culture, con disturbo…; • scelte di attività nelle classi che rinforzino la conoscenza reciproca: storia personale, interessi, abilità…; • presenza di attività di gruppo finalizzate alla gestione di progetti comuni; • presenza di forme collaborative e cooperative sistematiche all’interno delle attività di classe; • presenza di una varietà di ruoli nel lavoro di gruppo degli alunni Autovalutare • utilizzo di momenti periodici in cui gli insegnanti evidenziano i risultati positivi di tutti gli alunni; • presenza di momenti periodici in cui gli alunni e docenti costruiscono e condividono obiettivi in relazione al clima di classe; • presenza di momenti periodici in cui gli alunni e gli insegnanti analizzano il clima di classe. RobertoMedeghini,AIDBRESCIA2016 I processi ai quali si è fatto riferimento conducono, quindi, a pensare gli alunni, l’insegnante, la classe come sistemi e come soggetti che cambiano. Ciò non può essere inteso come risultato di un intervento esterno, bensì come processo co-costruttivo di relazioni entro cui i docenti, ogni alunno e studente possono trovare possibilità di appartenenza e di azione. Da qui, il ruolo dell’insegnante si orienta alla costruzione di possibilità entro cui agire; a tenerle aperte per relazionarsi e poter rischiare, assieme, nell’insegnamento e nell’apprendimento. Possibilità, queste, che non potrebbero essere presenti se ci si limitasse al semplice dato del deficit, della difficoltà o della sola compensazione. I genitori USCIRE DALL’AMBIGUITÁ “… i genitori possono sì prendersi l’impegno di richiedere colloqui a scuola, ricordare gli accordi presi ecc… ma così facendo si passa per i genitori apprensivi e rompiscatole col rischio poi di “irritare” gli insegnanti e peggiorare il rapporto con loro. Io sono dell’idea che lasciare lavorare in autonomia gli insegnanti dandogli piena fiducia permetta loro di lavorare meglio, ma non vorrei che questo mio atteggiamento venisse interpretato come menefreghismo in modo che nel momento in cui c’è da discutere su determinate mancanze mi si rinfacci che è mancata la mia presenza...” (Genitore di un alunno dislessico) RobertoMedeghini– AIDBRESCIA2016 Quali reazioni avrebbero le famiglie, sapendo che l’insegnante dei loro figli è dislessico? Salve, mi chiamo Giuseppe e sono un docente di scuola primaria. sono un dislessico - discalculico riconosciuto, con diagnosi presso l'ospedale di Reggio Emilia, in età adulta. Gentilmente ho bisogno di sapere se esiste una LEGGE che vieta ad un dislessico la possibilità di essere un insegnante! Vi prego gentilmente di aiutarmi perchè sono stanco di essere sottoposto a umiliazioni varie pur avendo dimostrato le mie capacità professionale in 7 anni di insegnamento ed in possesso dell'attestato (corso DM 85/05 riconosciuto dallo Stato), di "abilitazione all'insegnamento scuole primarie" con un voto riportato di 90/100. (Giuseppe 2009, Forum Dislessia On line) RobertoMedeghini– AIDBRESCIA2016 GLIALUNNIEGLISTUDENTI Cara Prof, gli scrivo perché non cho il coraggio di parlargli. Io ero fuori dalla porta della classe quando ha fatto il colloquio con mia mamma e ho sentito tutto. … non è vero che io non ho voglia di studiare e allora prendo voti brutti. E non è vero che voglio tutto facile, ma a me le mie mappe servono perche non mi ricordo bene le cose e se mi interroga il giorno che non c'è italiano ma storia io non dico niente non perché non lo so ma perche melo sono scordato, perché devo sempre ripassare tutto. Mia mamma sta fino a tardi a studiare con me e lei deve capire che anche lei ha tante cose da fare. ... Lo sappiamo che il suo lavoro non e facile ma neanche il nostro e neanche quello di fare la mamma . Se lei viene in contro a me noi veniamo in contro a lei prof perché sono dislessico… vedo la fatica che fa e anche mia mamma melo dice a volte, che non farebbe a cambio col suo lavoro. Vedi mia mamma non è cattiva e solo che mi vuole bene». (Ragazzo dislessico, 1^ secondaria di primo grado, lettera alla professoressa di storia e geografia) RobertoMedeghini– AIDBRESCIA2016 COSTRUIRE LE CONDIZIONI PER UNA REALE INCLUSIONE L’educazione e la didattica inclusiva non si interrogano su come integrare in un contesto già dato: propongono, invece, di modificare epistemologie e culture educative in grado di sostenere il cambiamento di sistemi, organizzazioni e pratiche di insegnamento in modo da farle corrispondere alle differenze di tutti i bambini, alunni e studenti. Dall’adattamento degli studenti al cambiamento richiesto all’istituzione e all’analisi delle barriere alla partecipazione e all’apprendimento di tutti. RobertoMedeghini – AIDBRESCIA2016 Augé M. (2016), Prendere tempo. Un’utopia dell’educazione. Roma: Lit edizioni AA.VV (2016), Oltre la dislessia. La scuola per i DSA è la scuola per tutti, Brescia: Editrice Vannini Bateson G. (1976), Verso un’ecologia della mente, Milano: Adelphi Editore Booth, T., & Ainscow, M. (2011) Index for Inclusion: Developing Learning and Participation in Schools. Bristol: CSIE. Bruner J. (2001), La cultura dell’educazione. Milano: Feltrinelli Chiari G. (1994), Climi di classe e apprendimento.Milano: Franco Angeli Cornoldi C., Caponi B. (2001), Memoria e metacognizione, Trento: Erickson D’Alessio S., Medeghini R. et al (2015), L’approccio dei Disability Studies per lo sviluppo delle pratiche scolastiche inclusive in Italia, in Vianello R., Di Novo S., Oltre le posizioni ideologiche: risultati della ricerca. Trento: Centro Studi Erickson Demo H. (a cura di), (2015), Didattica delle differenze. Trento: Erickson Gardner H. (2007), Cinque chiavi per il futuro. Milano:Feltrinelli Medeghini R.( a cura di ) (2005), Perché è così difficile imparare?, Brescia:Vannini Editrice Medeghini, R. (2009) L'inclusione scolastica. Processi e strumenti di autoanalisi per la qualità inclusiva. Brescia: Vannini Editrice. Medeghini R. (2011) L’inclusione nella prospettiva ecologica delle relazioni. In Medeghini R., Fornasa W. (a cura di). L’educazione inclusiva. Culture e pratiche nei contesti educativi e scolastici: una prospettiva psicopedagogica. Milano: Angeli Editore, pp.95-127 Medeghini R (2013). Cosa può fare la scuola. In Bianchi M.E, Rossi V., Così insegno. Un ponte fra la teoria e la pratica. Firenze: Liber Liberi, pp.32-51 Medeghini R. et al. (2013, Disability Studies. Emancipazione, inclusione scolastica e sociale, cittadinanza. Trento: Centro Studi Erickson Medeghini R. (2015), Introduzione. In Norma e normalità nei Disability Studies. Trento:Erickson, pp.11-38 Medeghini R. (2015), L’inclusione chiede un cambiamento di sistema. La prospettiva dei Disability Studies Italy. In Appunti sulle politiche sociali, Gruppo Solidarietà, Ancona, pp.1-8. Medeghini R. (2016), Presupposti per una classe e didattica inclusive. In AA.VV, Oltre la dislessia. La scuola per i DSA è la scuola per tutti, Brescia: Editrice Vannini Medeghini R. (2016), I processi di insegnamento-apprendimento e ricadute sulla didattica. In AA.VV, Oltre la dislessia. La scuola per i DSA è la scuola per tutti, Brescia: Editrice Vannini Morin E. (1999), La testa ben fatta, Milano: Cortina Editore Morin E. (1999), Educare gli educatori. Roma:EdUP Pennac D. (2008), Diario di scuola, Milano: Feltrinelli Recalcati M. (2014), L’ora di lezione. Torino: Einaudi Rivoltella P.C. (2012), Neurodidattica, Milano:Cortina Editore Selleri P. (2014), La comunicazione in classe.Milano: Carocci RobertoMedeghini – AIDBRESCIA2016