la misura del cavaliere
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la misura del cavaliere
PRESIDIO CROCIATO DEL TEMPIO LA MISURA DEL CAVALIERE Introduzione Al giorno d’oggi ha ancora senso voler essere Cavaliere? Solo aderendo a sodalizi cavallereschi è possibile realizzare tale intento? Innanzi tutto, essere VERO Cavaliere non vuol dire vestirsi con un’armatura o ostentare il proprio Titolo. Essere Cavaliere vuol dire, per quanto concerne la Fede Cristiana, realizzare con le proprie Opere la concretizzazione di ciò che è il messaggio di Cristo: essere non ostentatore ma OSTENSORIO. Naturalmente, la via affinché tale intento possa concretizzarsi non è e non può essere univoca. Essa deriva da una scelta interiore, dalla constatazione che nel mondo attuale si è guadagnato molto in termini materiali ma molto di più si è perso a livello spirituale. In poche parole, come accadeva per i pellegrini medioevali nel momento in cui sceglievano di iniziare il loro viaggio (non solo fisico, ma soprattutto simbolico), l’essere Cavaliere è realizzato dalla volontà e dalla determinazione di voler rendere nuovamente attuali alcuni Valori, terreni riflessi di Ideali ben più elevati. Essere Cavaliere vuol dire cercare un dialogo, un confronto costruttivo dal quale far germinare non solo l’evoluzione della propria persona ma contribuire all’ascesi morale ed etica di un’intera collettività. Vuol dire agire con rispetto, tolleranza e moderazione, ma in modo determinato per la concretizzazione dei propri Ideali. E ciò è sinonimo di impegno, soprattutto nei confronti di chi è più sfortunato e debole. Per questo l’attualità dell’Etica Cavalleresca non potrà mai essere considerata superata ed anacronistica. Aderire a sodalizi cavallereschi affinché ciò possa essere realizzato è necessario se si vuole che il proprio impegno contribuisca a generare un effetto maggiore. Per fare alcuni esempi, è possibile rivolgere il proprio pensiero a quegli Ordini che ancora oggi mantengono attiva la ricerca medica e la sua applicazione , reggendo strutture ospedaliere ed organizzando missioni di soccorso all’estero, in particolare nei teatri di guerra. Oppure, facendo un ulteriore esempio, è possibile pensare all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro che, grazie all’impegno dei suoi Cavalieri, mantiene le strutture del Patriarcato Latino in Terrasanta; non solo chiese e monasteri ma anche scuole, ospedali e centri di accoglienza, aperti a tutti e non certamente soltanto ai Cristiani. Peccato, però, che in tali Sodalizi si entri troppo spesso in contatto con persone che sono in realtà estremamente distanti dagli Ideali che affermano di perseguire e che preferiscono ostentare decorazioni e mantelli nei posti d’onore delle Processioni o delle Celebrazioni Liturgiche. Ma l’Ideale che vi è alla base non può e non deve essere “contaminato” da tali episodici comportamenti, seppur - purtroppo - abbastanza diffusi. La devozione del Cavaliere, oggi e non solo come ieri ma anche come domani, fa sì riferimento ad una Fede Religiosa, ma la sua applicazione non ha e non può avere bandiera. L‘uomo è sempre Uomo, anche se prega in modo differente o se aderisce ad una diversa frangia politica. E qualsiasi uomo può aver bisogno di aiuto e conforto da parte di un suo fratello. Il Cavaliere, quello VERO, alberga sopito in ognuno di noi. E’ necessario desiderare con tutte le forze che si hanno a disposizione - soprattutto in questo momento storico in cui i veri Valori ci appaiono così spesso calpestati dalla vuota e distratta massificazione quotidiana - di volerlo destare. Ciò che ne nascerebbe non sarebbe soltanto frutto di un’utopica retorica. Sarebbe davvero questo, e non una sua bieca strumentalizzazione, che meglio risponderebbe alla chiamata “DEUS VULT”1 . La Misura del Cavaliere è il catechismo dell’ascesa spirituale dell’uomo del Presidio. Il cammino interiore che il cavaliere realizza per diventare sapiente e saggio. Nel mondo antico Saggio era colui che, vergato dall'inesorabile trascorrere del tempo, aveva affrontato e superato con successo le asperità della vita, divenendo fonte del sapere tangibile. Riverente ossequio gli era tributato, totem vivente per le generazioni novelle che si avvicinavano alla vita pubblica della civitas. È nota a tutti la favola secondo cui l'angelo prediletto confuse l'amore profuso dall'Eterno Padre nei suoi confronti, con l'arrogante e fallace consapevolezza di supposte e superiori doti da lui possedute, che lo spinsero a capeggiare la turpe rivolta degli angeli ribelli, mettendo in discussione l'autorità dell'Onnipotente. Ma non è forse lo stesso meccanismo che, ad un livello più empirico, porta l'imberbe a sfidare l'autorità del genitore? Esso simboleggia l'eterna competizione tra le generazioni novizie e l'autorità costituita per ricoprire anzi tempo un ruolo di rilevanza sociale. Il monito, rappresentato dalla caduta rovinosa verso gli inferi dell'ignoranza, non è servito a fermare la lenta, ma inesorabile corruzione del mondo della tradizione. L'oro è il metallo prezioso per eccellenza, causa scatenante di guerre, amori e tradimenti, ma se la sua disponibilità divenisse vasta come i grani di una spiaggia, il suo possesso non susciterebbe più alcuna brama di possesso. Emblematica è la leggenda del Re Mida che, per eccesso di avidità, ottenne in dono dagli Idei il potere di trasformare in oro tutto ciò che fosse stato toccato dalle sue mani, senza contemplare il rischio che, così operando, avrebbe potuto trovare la morte per fame, facendo acquisire al cibo un valore superiore a quello dell'oro. L'eccessiva avidità del Sapere determinò la corruzione del meccanismo tradizionale di trasmissione del medesimo. 1 C. DEL PINTO “Il significato dell’Eroe nell’etica cavalleresca” Miles Crucis n.1, 2008 Il sentiero iniziatico preservato dagli Antichi si interruppe sul ciglio del baratro in cui, con stupefacente euforia, si gettarono le novelle generazioni, nell'illusione che la così detta Cultura, solo apparentemente disponibile per tutti, fosse la panacea di ogni male. I benefici di tale progresso divennero esteriormente tangibili, dalla cura di malattie un tempo mortali all'esplorazione degli spazi siderali, un tempo dimora inaccessibile degli eroi del mito, oggi per sempre perduti. Il virus mortale, che esso celava, era rappresentato dall'affermazione di coloro i quali, moderni Lucifero, si ergevano ad egocentrici pontificatori, luminari tuttologi dell'intero scibile umano, coadiuvati, nell'opera di sacrilega mistificazione, dalla scomparsa dei meccanismi di verifica atti a conferire l'imprimatur della raggiunta maturità. La scienza e la tecnica hanno spinto l'uomo a solcare la superficie degli astri e continueranno a portarlo oltre, verso gli ignoti e misteriosi spazi celesti. Ma il vuoto cosmico, che l'uomo moderno si illude di poter esplorare, è sempre più emblematico del vuoto "neuronico" presente nella sua mente, che miserabilmente ha rinunciato a colmare. Assistiamo impotenti all'affermazione di personalità ambiziose e volgari che non dimostrano il ben che minimo pudore nel discorrere di Arte, Scienza, Diritto o Filosofia con chiunque e in ogni sede. Contraddistinti dalla sfrontatezza di chi presume di interloquire con una platea di mentecatti priva di ogni rudimento, confidano nella illusoria consapevolezza di poter attingere in maniera esclusiva all'unica, vera ed inesauribile fonte del Sapere Universale: INTERNET, nuova Dea da venerare2. SU COSA SIA IL PRESIDIO Il Presidio Crociato del Tempio è un sodalizio di uomini liberi, credenti nel Dio dei Cristiani e in Gesù Cristo, Messia del Dio vivente che decidono pienamente coscienti dell’atto solenne che compiono di votarsi vicendevolmente alla fratellanza perpetua e alla testimonianza concreta dei valori della cavalleria Cristiana espressi nella Misura del Cavaliere. L’appartenenza al presidio è vitalizia, non soggetta a prebenda, non trasmissibile ai discendenti. SULLO SCOPO DEL PRESIDIO Scopo dell’associazione è quello della mutua assistenza dei membri, nello scrupoloso rispetto delle Leggi vigenti negli Stati Costituiti e della vigilanza e difesa delle tradizioni sociali, culturali, politiche, religiose della civiltà Cristiana Europea. Tale azione si svolge attraverso la promozione di eventi culturali, la ricerca storica, il dibattito politico e l’azione dei singoli membri nella società attraverso l’espressione dei comportamenti etici espressi nella Misura del Cavaliere. L’uomo del presidio crociato attinge a questo patrimonio etico e lo usa come strumento di navigazione per guidare la propria esistenza. Legge morale che è testimonianza fattiva del proprio essere cittadino leale e patriota per pietas e frater degli altri aristocratici legati per fides. Il Presidio diviene quindi il patto sociale dei fratelli paritari che si giurano fedeltà reciproca per la salvezza , la salubrità, il bene e il miglioramento della patria comune3. L’uomo eroe di Cristo è il fine ultimo del 2 3 M. LONGO” Pensieri” L. OCCHIOLINI “Le virtu’ basilari del presidiante: Fides e Pietas”” Miles Crucis n.1 2008 percorso spirituale del presidiante in quanto l’eroe è necessario ad un popolo come esempio da tenere a mente e verso cui tentare di orientare le proprie azioni4. SU COSA SIA LA MISURA DEL CAVALIERE L’insieme dei comportamenti, dei principi, dei valori, degli intendimenti etici del cavaliere è espressa nella Misura del Cavaliere, codice deontologico comune a tutti gli associati, riferimento morale e spirituale necessario per essere pienamente membri del Presidio. La misura si compone di 4 parti: L’Ago, il Codice, il Decalogo, le Regole. Parte Prima – L’Ago L’ago è la preghiera che il cavaliere fa ogni giorno al suo risveglio, a voce alta ricorda a se stesso di agire (ago) nella giornata a favore di qualcuno senza risparmiarsi. L’ago fa però singolarmente riferimento a l’ago della bilancia che si mantiene costante fra gli estremi e all’ago della bussola che caparbiamente mantiene la direzione. L’agire diventa così un agire tollerante ma risoluto. La formula dell’Ago va mandata a memoria ed è la seguente: Un Cavaliere è devoto al valore il suo cuore conosce solo la virtù la sua spada difende i bisognosi la sua forza sostiene i deboli le sue parole dicono solo verità la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ Parte Seconda – Il Codice L’Ago della nuova milizia passa attraverso la meditazione del codice cavalleresco che si compone delle seguenti 7 parti: officium, verba, caritas, ecclesia, integritas, puellae,pugna Nel medioevo il codice cavalleresco aveva attinenze legate al contesto ma l’ideale che le sottende permette di adattarlo alle nuove esigenze. Riportiamo le due versioni del codice. 4 C. DEL PINTO “Il significato dell’Eroe nell’etica cavalleresca” Miles Crucis n.1, 2008 Codice Cavalleresco secondo gli scritti antichi: Officium: I. Siate fedeli alla cavalleria, ai suoi insegnamenti, e osservate il Codice della Cavalleria in ogni direzione. II. Amate la vostra terra, la vostra famiglia, la vostra religione e sosteneteli in ogni circostanza. III. Onorate il vostro regno e siate sempre fedeli agli altri cavalieri, al vostro ordine, alla vostra consorte, e al vostro stesso onore. IV. Offrite la vostra fede al vostro sovrano. A costui avete reso omaggio e siete suo uomo: il vostro dovere è di proteggerlo dalla morte e dall'onta secondo le vostre forze. Non vi è slealtà maggiore che tradire il proprio signore. V. Portate rispetto alle autorità : siate umili e accondiscendenti con chi vi precede, e trattate con umanità e rispetto chi vi segue in gerarchia. VI. Amministrate giustizia e pietà allo stesso tempo Verba: I. Cercate sempre di sfoggiare portamento, eleganza, intelligenza e squisita educazione, adeguati all'alto lignaggio di un cavaliere. II. Parlate sempre in modo chiaro e pacato. III. Non fate uso di linguaggio volgare e risparmiatevi idiozie o stupidaggini. Mostrate sempre autodisciplina e controllo. IV. Non parlate troppo volentieri. Chi parla troppo pronuncia parole che potrebbero tornargli a follia. Chi troppo parla fa peccato, dice il saggio. Per questo, nobili cavalieri, ve ne sconsiglio. V. Ricordate che il silenzio è, qualche volta, la risposta migliore. VI. Non mentite mai, e mantenete sempre fede alla parola data. La parola di un cavaliere sostiene il suo stesso onore. La vostra parola deve essere affidabile e sicura al di la di dubbi o incertezze. VII. Date parola a tutti, anche agli ignoranti e agli ottusi, poiché anche essi hanno le proprie storie. Inoltre, non lasciatevi indebolire da pregiudizi e credenze. VIII. Fate poche domande e ascoltate molto. Se potete non chiedete nulla mai; ma se sarà per compiacere qualche buon amico allora vi sia in onore chiedere una volta e anche due, perché la prima volta potrebbe non essere ben intesa. Ma non più di due volte Caritas: I. Abbiate compassione di tutti coloro che sono deboli, indifesi, o oppressi, e difendeteli sempre e ovunque. II. Date sempre priorità ai bisogni degli altri, rispetto ai vostri. III. Siate generosi e prodighi con tutti. Generosità è anche sinonimo di nobiltà. IV. Se qualcuno vi pone una nobile e ammissibile richiesta, non potete rifiutarvi di esaudirla. V. Non pretendete mai alcun compenso per il vostro aiuto. La ricompensa migliore per un cavaliere è l'aver compiuto una nobile impresa. VI. C'e' sempre un valoroso cavaliere pronto ad aiutare un altro valoroso cavaliere quando lo vede in pericolo, e sempre un uomo valoroso dovrebbe detestare che un uomo valoroso venga ingiuriato. Ecclesia: I. Abbiate fede negli insegnamenti della Chiesa e rammentate il voto fatto durante la cerimonia di investitura. II. Difendete la Legge di Dio e servitevene per fermare le ingiustizie. III. Siate rispettosi nei confronti di tutte le religioni, e non offendete mai le credenze religiose altrui. Integritas: I. Non siate vanitosi, la vanità si cela dietro la virtù e la gloria. Guardatevi dall'eccessivo orgoglio perché è una debolezza alla quale nessuno è immune. II. Tenetevi lontani dalla malvagia gloria mondana, perché la grande superbia porta inesorabilmente a grandi dolori. III. Un cavaliere invidioso non otterrà mai onore, e poiché egli è anche un uomo invidioso che vuol avvantaggiarsi dell'onore, sarà disonorato due volte senza ottenere nulla. Per questo motivo gli uomini d'onore odiano quelli invidiosi e non mostrano loro alcun favore. Puellae: I. Rispettate le donne e soccorretele sempre quando sono sofferenti. II. Se tenete al cuore di una dama, cercate di divenire il suo campione e cimentatevi in tornei sostenendo l'onore della vostra dama. III. Non cercate volutamente di turbare la donna legata all'amore di un altro. IV. Non importunate dame e damigelle, e desistete in caso le vostre intenzioni vanno contro la loro volontà. Pugna: I. Disputate duelli e tornei per difendere la vostra causa, e vendicare le offese. II. Combattete sempre con onore e coraggio. III. Non attaccate mai un nemico disarmato, e non caricate mai un avversario senza cavallo. IV. Non colpite mai alle spalle, ed evitate i trucchi. V. In battaglia, non aspettate nessuno e per primi date di sprono per infliggere un buon colpo; ma in consiglio, finchè siete giovani, guardatevi dal dare il vostro parere prima che i vostri maggiori abbiano parlato. VI. Non abbandonate mai un amico o un alleato che si trova in difficoltà. VII. Non rifiutare mai una sfida e non fuggite davanti al nemico. Chi non accetta una sfida, ebbene l'ha già perduta; e nel peggiore dei modi. VIII. Se combattete con un cavaliere, ricordatevi che, quando l'avversario è battuto e non può difendersi ne resistere e chiede grazia, dovete averne misericordia e non ucciderlo. IX. Non torturate mai l'avversario battuto. La versione moderna del codice è la seguente: Abilità : Ricercare l'eccellenza in ogni situazione che si presenta ad un cavaliere, siano esse marziali o di altro genere, cercando la forza per usarla a servizio della giustizia invece che per l'accrescimento personale. Giustizia : Ricercate sempre la via del "giusto", liberi da pregiudizi ed interessi personali. Riconoscete che la spada della giustizia può essere una cosa terribile, e quindi deve essere utilizzata con umanità e pietà. Se il "giusto" che state cercando è in accordo con quello degli altri, e lo perseguite senza piegarvi alla tentazione di trovarlo con furia, allora guadagnerete riconoscenza al di la dei limiti. Lealtà : Fatevi riconoscere per la lealtà alle persone e agli ideali per i quali avete scelto di vivere. Ci sono situazioni nelle quali è richiesto un compromesso: la lealtà non rientra mai in queste situazioni. Difesa : Il cavaliere è investito dal giuramento di difendere il Capo dell'esercito e tutti coloro che da lui dipendono. Cerca sempre di difendere la tua nazione, la famiglia e tutti coloro che meritano la tua lealtà. Coraggio : Essere un cavaliere spesso significa scegliere la strada più difficoltosa, quella che costa di più alla persona. Sii preparato a fare sacrifici personali per gli ideali e le persone importanti nel tuo cuore. Nello stesso tempo un cavaliere dovrebbe cercare saggezza per riconoscere che la stupidità e il coraggio sono cugini. Coraggio inoltre significa schierarsi dalla parte della verità in ogni caso, invece di soccombere ad una menzogna veloce. Cerca sempre la verità, ma ricorda di amministrare la giustizia con pietà, perché la verità può portare puro dispiacere. Fede : Un cavaliere deve avere profonda e totale fede nei suoi principi, cosicché con questa fede può dare speranze contro la disperazione e le imperfezioni che gli uomini creano. Umiltà : Onora prima gli altri e le loro azioni, non vantarti delle tue gesta, ma lascia che siano gli altri a farlo per te. Racconta le imprese degli altri prima delle tue, conferendogli la celebrità imparata dalle imprese più virtuose. In questo modo il compito della cavalleria è ben fatto e glorificato, aiutando tutti coloro che si chiamano cavalieri. Generosità : Sii generoso fino a quanto le tue risorse lo permettono, la generosità usata in questo modo previene l'egoismo personale. Inoltre questo spiana la via alla pietà rendendola facilmente riconoscibile quando la giustizia richiede una decisione difficile. Nobiltà : Cerca di innalzarti all'altezza delle virtù e delle responsabilità di un cavaliere, comprendendo che sebbene gli ideali non possono essere raggiunti, la qualità con cui si perseguono, nobilita lo spirito , accrescendovi dalla polvere fino ai cieli. La nobiltà ha anche la tendenza ad influenzare gli altri, offrendo un irresistibile esempio di ciò si può fare a servizio della giusta causa. Franchigia : Cerca di prendere in esempio tutto ciò che è stato detto nel modo più sincero possibile, non per ricevere meriti personali, ma perché è la cosa giusta da fare. Non limitare la tua visione ma cerca di infondere ogni aspetto della tua vita queste qualità. Anche se riuscirai a vivere solamente in piccola parte secondo questo antico codice, sarai ricordato per le tue qualità e virtù. Parte Terza – Il Decalogo Il decalogo del cavaliere è l’insieme delle Leggi morali che guidano la vita del Miles Crucis, compendio del codice esso va mandato a memoria: I La parola del cavaliere è sacra, il suo onore è nel meritare la fiducia. II Il cavaliere è leale ed i suoi atti sono limpidi e disinteressati La lealtà è la virtù che possiede l’uomo trasparente, che parla e agisce al di là della convenienza, che pone la verità al di sopra dell’opportunismo, la dignità al di sopra dell’utilità, il linguaggio diretto e chiaro al di sopra della retorica5. III Il cavaliere difende gli umili e gli oppressi. IV Il cavaliere fa la guerra ad oltranza ai malvagi e non concede quartiere al male. V Il cavaliere è cortese e tollerante. VI Il cavaliere è coscientemente disciplinato, è fedele al suo signore Feudale. La fedeltà è una virtù che si nutre di amore ideale. Il presidiante obbedisce senza fingere. La sua fedeltà al Presidio lo deve portare alla piena condivisione delle sue finalità, dello spirito e dello stile. VII Il cavaliere è virtuoso, sereno, sorridente, sobrio, laborioso, nella ricchezza e nella povertà. VIII Il cavaliere è corretto nei pensieri, nelle parole, nei gesti. IX Il cavaliere rispetta le Leggi dello Stato in cui vive e coopera alla sua prosperità. X Il cavaliere testimonia ogni giorno la sua Fede in Dio attraverso la preghiera e l’azione. L’uomo virtuoso è colui che riesce a non sprecare il tempo che ha a sua disposizione e che nel proprio progetto di vita riesce a dare spazio alle realizzazioni materiali e spirituali che diano senso al proprio agire e lascino testimonianza6. 5 6 F.Lunardi “La virtù combattente” Scuola di Palo Alto 2007 F.Lunardi “La virtù combattente” Scuola di Palo Alto 2007 p.115 Parte Quarta – Le Regole Sulla cerimonia di investitura dei cavalieri: Come gli antichi Eroi sia di argiva che di norrena memoria, il premio del Cavaliere non si trova su questa terra. Egli non agogna possedimenti terrieri o ascese nobiliari, ma la contemplazione dell’Altissimo dopo la morte che si guadagnerà, con onore, sul campo di battaglia. Per questo la battaglia diviene una necessità, l’occasione di giungere alla sua meta. Una battaglia che è soprattutto interiore, nella determinata volontà di mantenere saldo ed irrefrenabile il difficoltoso intento nel proseguire la propria ascesa. Un’ascesa che inizia con un vero e proprio Sacramento: la Cerimonia di Iniziazione Cavalleresca7 La cerimonia di investitura del cavaliere è preceduta da una veglia alle armi di una notte. L’indomani l’aspirante è nominato cavaliere nel corso di una cerimonia solenne che può essere anche comunitaria, al termine di una Santa Messa Sugli ufficiali Superiori del Presidio: Gli ufficiali superiori del Presidio comprendono in ordine ascendente: il Precettore responsabile regionale del Presidio, il Priore, il Siniscalco e Il Gran Maestro. Ad eccezione del Priore, che è un ecclesiastico, gli altri ufficiali mantengono il titolo di “emerito” al termine del proprio mandato (elettivo o su nomina, come indicato nello Statuto). Sul Precettore: Il Precettore è il responsabile del Presidio a livello regionale. Egli vigila sul comportamento e il rispetto delle disposizioni della Misura a livello del proprio territorio. Cura l’immagine dell’associazione verso l’esterno. Nomina cavalieri nella propria giurisdizione fino al grado di Reggente di Commenda. Il suo status è indicato da una barra bianca con tre barre nere. Sui Priori: L’assistente ecclesiastico di ogni commenda è detto Priore. A lui spetta la cura spirituale dei cavalieri di ogni commenda. Esso è sacerdote della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Sul Siniscalco: Il siniscalco è il segretario generale del presidio. Vigila e coordina tutte le attività dell’associazione. Emana disposizioni relative alla disciplina, alla morale, alla spiritualità per la crescita di tutti i membri. E’ reggente dell’associazione nell’assenza del Gran Maestro. Presiede l’elezione del nuovo Gran Maestro ogni 3 anni. La sua carica è triennale sfasata rispetto al Gran Maestro che lo nomina con decreto speciale. 7 C. DEL PINTO “Il significato dell’Eroe nell’etica cavalleresca” Miles Crucis n.1, 2008 Sul Gran Maestro: E’ il capo dell’associazione, presidente in carica per tre anni. Secondo quanto espresso dall’art. 12 dello Statuto “Un Gran Maestro uscente non può ricandidarsi per il triennio successivo, successivamente potrà riproporsi al pari di tutti gli altri soci”. Ciò sta ad indicare che la candidatura nel triennio successivo non è ammessa se essa parte dal Gran Maestro uscente, ma se è invocata per acclamazione dai soci e confermata con scrutinio segreto, essa è valida. Il Gran Maestro legittimamente eletto dirige con pieni poteri il movimento indirizzandone il cammino guidato dallo Statuto e dalla “Misura”. Risponde dei suoi atti davanti al Capitolo Generale che ogni anno si riunisce in assemblea plenaria. Sui Capitoli Periferici: Sulla base di quanto stabilito dall’art. 31 dello Statuto, viene fatta salva la possibilità per i soci di costituire veri e propri circoli indipendenti, sotto l’aspetto statutario, amministrativo e della responsabilità civile, purché in armonia con i fini esposti nello Statuto e nella “Misura del Cavaliere”. In tal caso è auspicabile che, a livello Capitaneria, o in alternativa di Commenda o Precettoria, i crociati e i cavalieri si riuniscano almeno una volta ogni quindici giorni per realizzare il Capitolo. Esso è un momento convenutale dei fratelli che si riuniscono per pregare, discutere ed elevarsi moralmente vicendevolmente. Ogni “conventus” che realizza il capitolo ricade sotto le cure pastorali del Priore ed è presieduto dal Precettore (in sua assenza è sostituito dal Reggente, dal Capitano, o dal cavaliere più anziano). In assenza del Priore colui che presiede il Capitolo assume anche il ruolo di “Abate” e siede al nord del tavolo rotondo attorno al quale si pongono tutti i cavalieri che partecipano al capitolo. Dopo la recita del padre nostro, il Priore, o in sua assenza l’Abate, offre ai presenti del pane e sale come segno di accoglienza nel “conventus”. Tiene una breve prolusione ed ammonimento e dirige le “orationes” dei vari cavalieri. Infine invita il fratello lettore a tenere una “lectio” su un tema della misura. Seguono i commenti dei cavalieri. Si termina il capitolo con la recita di un gloria. Le orationes sono componimenti originali dei singoli cavalieri su tematiche assegnate dal proprio precettore per l’approfondimento dei vari aspetti della misura. Hanno lo scopo di costringere l’innata indolenza dell’uomo bruto a canalizzarsi sul sentiero della virtù e condividere le proprie riflessioni con coloro si è liberamente scelti come “fratres”. Chiunque può partecipare al “conventus” anche se non membro del presidio. Sul Capitolo Generale: Indetto dal Siniscalco su ordine del Gran Maestro, si tiene una volta l’anno in occasione della festività della Pentecoste, o in alternativa se ciò non è stato possibile, in Ottobre in occasione della fondazione dell’associazione (22-10-2004 festa del Presidio). Raccoglie tutti i membri ufficiali del presidio. E’ l’organo che decide sulle questioni più importanti dell’ordine ed è presieduto dal Gran Maestro in Carica. Ogni tre anni elegge il nuovo Gran Maestro, scelto fra tutti i crociati convenuti, con voto segreto. E’ ammessa la delega del voto solo se ricevuta per iscritto e consegnata al proprio precettore. Sulle insegne del Presidio: Le insegne dell’Associazione sono l’orifiamma e la croce. La croce rossa pattè è mutuata dalla croce templare. Il rosso indica il sangue dei martiri, le otto punte richiamano il discorso delle beatitudini di Gesù. L’orifiamma bianca e nera a strisce orizzontali con il bianco in alto fa riferimento alla luce della rivelazione che sempre sovrasterà l'oscurità del male. Allo stendardo del Presidio si deve onore e considerazione in quanto rappresenta l’unità del sodalizio. Su di essa giurano i novizi ponendo stesa la mano destra. Ogni Precettoria ha il proprio stendardo con colori e insegne distintive, il tutto accompagnato dal logo dell’associazione. Ogni Capitaneria ha il suo specifico stendardo, bianco e nero con impresso a caratteri dorati il nome della capitaneria e della Precettoria di appartenenza. Sull’uniforme: E’ rappresentata dalla maglietta dell’associazione, riportante sul cuore il logo ufficiale, sulla manica destra il simbolo della Precettoria d’appartenenza e sulla manica sinistra la bandiera nazionale. Sull' Anello del Presidio Non è solamente un ornamento ma un simbolo, oltre a portare lo stemma del Presidio al suo interno cita la frase in latino "idem velle idem nolle" che in romano antico è definizione di amicizia (trad. -stessi desideri non avendo i stessi desideri). Papa Benedetto XVI in una sua omelia per citarne una dice: Gesù definisce l'amicizia come una comunione di volontà, di conseguenza, l'uso della definizione di età romana, idem idem velle Nölle. Per essere in una più stretta amicizia con Gesù, abbiamo bisogno di praticare correttamente i molti modi che abbiamo a nostra disposizione per esprimere questo amore di amicizia. Nonostante le nostre case sono distanti ci siamo ritrovati fratelli e amici in questo presidio, l'anello è simbolo di uguaglianza amicizia e fratellanza, benchè abbiamo stili diversi di vita; istruzione diverse ideali politici diversi, giorno dopo giorno ci rendiamo conto che non siamo quì a scrivere per perdere tempo ma perchè abbiamo i stessi desideri quei stessi desideri di giustizia di verità di fratellanza che prima di noi solo Nostro Signore Gesù Cristo andava insegnando sotto i sguardi attoniti delle civiltà che fino a quel momento conoscevano solo scontri e imposizioni dei loro voleri, Gesù ha insegnato al mondo quella che dovrebbe essere la politica di oggi non fatta più di guerre e imposizioni ma di fratellanza tra i popoli ma soprattutto di amore, quale insegnamento più bello ha dato Nostro Signore se non "Amate il vostro prossimo come voi stessi", nei prossimi giorni riceverò il preventivo degli anelli che provvederò a comunicare, forse sarà un desiderio difficile che si realizzi ma ci terrei veramente che fosse il Gran maestro a consegnare gli anelli in una riunione generale del presidio dove tutti noi fratelli possiamo stringerci la mano e in comunione consumare una cena.8 Sul saluto : I membri dell’Associazione si stringono la mano sinistra o alternativamente si salutano afferrandosi all’avambraccio destro. L’origine la motivazione di tale simbolismo sono da ricercare nel saluto scout proposto da Lord Baden Powell nel suo “Scouting for Boys”9. Sui motti: I motti in uso sono i seguenti: DEU VULT - IDEM VELLE IDEM NOLLE - AD UNUM OMNES. Sul brindisi : Si brinda al cielo e alla terra , al bianco e al nero (luce che domina la tenebra), alla croce del Maestro. Sullo scudo araldico del cavaliere: un cavaliere che abbia militato con onore per almeno 3 anni nelle fila dell’ordine può ricevere dal Gran Maestro lo stemma araldico come distinzione della sua condizione. Tale è la condizione dei Capitani dell’ordine. La concessione dello stemma comporta maggiore anzianità rispetto ai cavalieri che ne sono privi. Sulle norme disciplinari: Sulla radiazione dall’ordine: per gravi inadempienze morali, spirituali o illeciti amministrativi oppure violazioni delle leggi costituite, il Gran Maestro può determinare la radiazione perpetua di un affiliato. Sulle dimissioni dall’ordine: L’appartenenza all’ordine è vitalizia. Si abbandona la comunità con atto volontario scritto di rinuncia. 8 9 Antonio Rizzi In tutto il mondo, gli Scouts si riconoscono anche dalla stretta di mano sinistra. E' una tradizione che risale al fondatore, che volle istituire questo "segno segreto" degli Scouts. (Quasi certamente apocrifa è la storia secondo cui l'idea della stretta di mano sinistra sarebbe venuta a B.-P. dall'incontro, durante la campagna degli Ascianti nel 1895 con un capo tribù amico, deponendo il suo scudo e presentandosi in tal modo indifeso, gli avrebbe porto la mano sinistra in segno di amicizia). La mano sinistra viene stretta normalmente, senza incrocio dei mignoli. (quella dell'incrocio dei mignoli è una tradizione diffusasi in Italia alla ripresa del movimento, spiegandosi che in tal modo anche la mano sinistra - come la destra riprendeva il simbolo del saluto. Sui conventi: Ogni membro che può ospitare altri confratelli può erigere la sua dimora a Convento, comunicando al proprio precettore questo volere. In tal caso riserverà allo scopo una stanza adorna di crocifisso e delle insegne del presidio. Egli si impegna gratuitamente a sostenere il vitto dei cavalieri di passaggio che intendano sostare nel Convento con preavviso di almeno 3 giorni. Sulle proprietà: Il Presidio non possiede e non possiederà proprietà. Tutta la sua opera si basa sul contributo volontario e gratuito degli associati.