(Come vivere pi\371 a lungo e sentirsi meglio.sxw)
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traverso trasfusioni di sangue. I pazienti sono spesso uomini e donne omosessuali con un'attività sessuale promiscua ma la malattia colpisce anche soggetti eterosessuali, inclusi i bambini. I pazienti sviluppano infezioni secondarie e una forma di cancro, il sarcoma di Kaposi; la malattia conduce spesso alla morte. Il successo ottenuto dalla vitamina C nella cura di altre malattie virali ne suggerisce l'uso anche per la lotta contro l'AIDS. Il dottar Ewan Cameron, il dottor Robert F. Cathcart e io, ognuno separatamente, avanzammo questa proposta, negli ultimi tre anni, a gruppi di medici esperti, ma senza ricevere risposta. È stato pubblicato uno studio in proposito: Cathcart (1984) esaminò novanta pazienti affetti da AIDS che si erano rivolti ad altri medici per essere curati e che prendevano anche elevate dosi di ascorbato di propria iniziativa. Cathcart stesso trattò dodici malati di AIDS con dosi elevate (da 50 a 200 g. al giorno) di ascorbato, somministrato oralmente o per via endovenosa. Egli concluse, in seguito alle sue limitate osservazioni, che la vitamina C sopprime i sintomi della malattia ed è in grado di ridurre l'incidenza delle infezioni secondarie. È evidente che devono essere fatte altre ricerche in questa direzione. La chemiotassi dei fagociti è una parte importante del meccanismo immunitario (capitolo 12). La chemiocinesi è l'accresciuto movimento delle cellule, in una direzione precisa o casuale, in risposta a uno stimolo chimico; la chemiotassi è invece l'accresciuto movimento delle cellule nella direzione giusta, vale a dire verso il luogo dove esse sono richieste, per esempio il focolaio di un'in fezione. I neutrofili sono i leucociti più suscettibili alla chemiotassi, giungono per primi al focolaio dell'infiammazione, seguiti da altri leucociti, i fagociti. Esistono molte cause diverse di chemiotassi anomala dei fagociti (Gallin, 1981). Molte anomalie genetiche sono così gravi che già nei primi giorni di vita compaiono degli stafilococchi, altre infezioni e problemi dermatologici, tanto che la maggior parte dei neonati che ne sono affetti non vive a lungo. In parecchie malattie, incluse l'artrite reumatoide e il cancro, i tessuti malati liberano nel sangue delle sostanze che interferiscono sulla mobilità dei fagociti. Molti ricercatori hanno riferito che un'assunzione maggiorata di vitamina C migliora la risposta chemiotattica dei fagociti. Uno di loro fu Anderson (1981), che riferì come 1 g. di vitamina C al giorno migliorò la mobilità dei neutrofili nei bambini affetti da malattia cronica granulomatosa. Miglioramenti analoghi sono stati riscontrati in pazienti affetti da asma e da tubercolosi. Patrone e Dallegri (1979) giunsero alla conclusione che la vitamina C rappresenta la terapia specifica contro i difetti primari della funzione dei fagociti nelle persone che manifestano infezioni ricorrenti.