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Transcript

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Università degli Studi di Padova
Corso di laurea in Scienze della Comunicazione
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Teorie e Tecniche del linguaggio giornalistico
Prof. Raffaele Fiengo
Tosetto Sara
435563/SC
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Premessa
pag.1
pag.2
pag.3
“Stories about him are a legion”
(7KH*XDUGLDQ 13 settembre 2001).
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pag.5
³:HDVN*RGWRPDNHXVGHIHDWLQILGHOV´
pag.8
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pag.12
(7KH7LPHV, 8/10/2001)
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PAG.14
(Bin Laden, 7 Ottobre 2001)
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PAG.18
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(Bin Laden, 3 novembre 2001)
26 dicembre 2001
PAG.20
“Osama ha perso, ma Washington non ha vinto”
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PAG.23
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FULL TEXT: ’BIN LADEN’S MESSAGE’ (12 NOVEMBRE 2002)
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INTERVISTA DI JOHN MILLER A BIN LADEN PER LA ABC
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“ FRAMING THE STRUGGLE” , ROY PETER CLARK (DA WWW.POYNTER.ORG)
Romenesko'
s MediaNews: “ Here'
s why journos haven'
t
profiled Al Qaeda men as real human beings”
(da www.poynter.org)
PAG.27
Pag.28
Pag.31
Pag.33
Pag.35
Pag.38
Pag.40
Pag.42
Pag. 46
Pag 47
3UHPHVVD
Con questo lavoro mi sono proposta di analizzare l’evoluzione della figura di Bin Laden nella
stampa dall’11 settembre a oggi. Ho considerato quindi come riferimento i video dello sceicco
trasmessi da Al Jazeera il 7 ottobre 2001, il 3 novembre 2001, il 26 dicembre e infine il 12
novembre 2002. Ho tralasciato l’analisi specifica della videocassetta resa pubblica il 13 dicembre
2001, essendo un video fatto per circolare tra i seguaci di Bin Laden. Si è trattato comunque di un
elemento centrale nella partita tra Bin Laden e l’amministrazione americana per imporre le proprie
visioni del mondo (vd sotto).
Ho ritenuto invece interessante trovare un altro punto di riferimento nel fax del 25 settembre di
Bin Laden1, in quanto è la prima testimonianza diretta dello sceicco dopo l’attentato dell’11
settembre; soprattutto, si tratta del suo primo messaggio trasmesso dal canale Al Jazeera, la rete
televisiva del Qatar che ha svolto un ruolo da protagonista nel“ colpo di stato televisivo” 2del
terrorista.
Mi sono concentrata sul confronto tra i messaggi dello sceicco e le reazioni della stampa, visto
che raramente le parole di Bin Laden sono state analizzate di per se stesse, mentre spesso sono state
considerate in funzione di IUDPH prestabiliti che ne ostacolavano una lucida comprensione. Ho
cercato innanzitutto di mettere in evidenza i meccanismi che erano alla base della presentazione di
Bin Laden nella stampa subito dopo l’attacco (Introduzione) e nelle settimane successive, fino alla
“ svolta” del fax del 25 settembre (“ Stories about him are a legion” ). Ho fatto riferimento soprattutto
ai quotidiani inglesi e italiani presenti nell’archivio della biblioteca di Storia; per quanto riguarda la
stampa americana, ho utilizzato soprattutto i periodici, vista la difficile reperibilità delle copie
cartacee dei quotidiani (le più utili al fine della mia ricerca), e la difficoltà ad accedere alle versioni
on-line degli articoli (per es. gli archivi del 1HZ<RUN7LPHV e del :DVKLQJWRQ3RVW sono per lo più a
pagamento).
Il trattamento da parte della stampa dei video di Bin Laden è stato affrontato in modo più
sintetico; la seconda parte della tesina, infatti, lascia spazio a un’analisi delle parole del terrorista,
nel tentativo di far luce sulla reale portata dei suoi discorsi, sulle sue strategie comunicative. Non è
da sottovalutare infatti l’impatto dei messaggi dello sceicco sulla numerosa DXGLHQFH musulmana e
specialmente araba di Al Jazeera, che per la prima volta si è vista presentare dalla tv una visione del
mondo alternativa a quella proposta dai media americani. E’ stata significativa la reazione di
incredulità di una parte del mondo arabo di fronte alla videocassetta resa pubblica il 13 dicembre, in
cui Bin Laden appare come un assassino e non più come una figura “ che rispetta la propria fede” .3
Il tentativo di indagare le ragioni e le cause di queste resistenze costituisce una tessera in più nel
complesso mosaico “ globale” dell’11 settembre.
Forse, nel dibattito su libertà di stampa, censura e autocensura, non è emerso abbastanza
chiaramente un aspetto che avrebbe permesso di uscire dal fuorviante out out “ giornalisti o
patrioti” : cercare di nascondere il male non è mai stato un modo per sconfiggerlo; solo cercando di
sondarne la natura e la portata lo si può combattere in modo efficace.
E’una sfida che, in una società sempre più complessa e “ globalizzata” come la nostra, il
giornalismo non può più permettersi di ignorare.
1
Il fax porta la data del 23 settembre
“ Il nuovo volto del mondo” , I. Ramonet, /H0RQGH'LSORPDWLTXH, dicembre 2001
3
Cfr l’ interessante articolo di Magdi Allam “ Tutti i dubbi del mondo arabo. ‘Quelle immagini sono false” ’ , /D
5HSXEEOLFD, 15/12/2001
2
Introduzione
Il 12 settembre il sito www.poynter.org fornisce serie di spunti per aiutare i giornalisti nella
copertura del terribile evento: alcuni brevi paragrafi cercano di mettere a fuoco i vari aspetti da
approfondire, fornendo interpretazioni possibili e link a fonti utili per documentarsi(nota“ Links to
Help Your Coverage, Part II” + indirizzo: vedi appendice). Tra le “ storie” possibili, ma solo dopo le
inchieste sulle reazioni della società al caos psicologico e materiale seguito all’ attentato (vd “ Travel
Agent Nightmare” , “ Rental car shortage” …), “ Poynter” sembra proporre un approfondimento sulla
figura di Bin Laden. Vengono sbrigativamente proposti due link: uno è lo scarno ritratto del
terrorista sul sito della BBC “ Who is Osama Bin Laden?” , l’ altro è un articolo dal sito del
:DVKLQJWRQ3RVW (“ U.S. Has Strong Evidence of Bin Laden Link to Attack” , di Eggen e Loeb) che
fa il punto sugli elementi di colpevolezza di Bin laden a poche ore dall’ attentato (vd oltre).
La possibile agenda abbozzata da Poynter è a mio giudizio indicativa della strada scelta dalla
stampa nella prima settimana dopo l’ attentato: la ricerca dei responsabili, una delle LVVXH più
pressanti nella copertura dell’ evento, sembra identificarsi per ora con le indagini sui dirottatori (la
“ leading story” per Poynter), ovvero su coloro che materialmente hanno compiuto la strage. Bin
Laden è ancora meno che un fantasma, è un’ ombra appena accennata4 non ancora in grado di
catalizzare compiutamente su di sé l’ odio e il desiderio di vendetta.
Del resto all’ indomani dell’ 11 settembre l’ America (e non solo) è inevitabilmente impegnata a
leccarsi la terribile ferita, a gettare un primo sguardo sull’ entità della devastazione.
“ Che cosa è successo” , dunque, e “ com’ è potuto succedere” sono i primi interrogativi da
fronteggiare anche per la stampa. Il legame di Bin Laden con la strage, inoltre, sembra già da subito
costellato di “ ma” e “ forse” , pur venendo dato immediatamente per scontato: l’ eco di questa
contraddizione, di questo imbarazzo, (destinato a riproporsi anche in seguito) si coglie nel
sopraccitato articolo del :DVKLQJWRQ3RVW: le “ forti prove” promesse dal titolo non si rivelano poi
così schiaccianti, anzi; il legame di bin Laden con l’ attentato appare fin da subito difficilmente
dimostrabile. La riservatezza su queste “ prove” è subito evidente5; ripetuti accenni a “ information
from both domestic and overseas sources” che proverebbero il coinvolgimento dell’ organizzazione
di Bin Laden si rivelano l’ intercettazione di una comunicazione telefonica (peraltro esplicitamente
non confermata) e la presenza di nomi legati ad al-Quaeda nelle liste dei passeggeri degli aerei
dirottati. Di fatto, la responsabilità del terrorista deriverebbe soprattutto dai pesanti sospetti di
coinvolgimento in precedenti attentati: oltre al terribile bombardamento delle ambasciate USA in
Tanzania e Kenya (agosto 1998), gli si imputano forti legami con l’ affondamento della USS Cole ad
Aden (ottobre 2000) e la bomba al WTC nel 1993. Si tratta dunque di “ link” e “ suspect” , mentre
nell’ articolo si fa più volte cenno a una recente videocassetta in cui “ Bin Laden comes close to
admitting a role in the Cole bombing, without ever actually mentioning it” : non siamo certo di
fronte a “ smoking gun” . Inoltre nell’ articolo si sostiene che “ Most terrorism esperts said that only
Bin Laden and al Quaeda have the resources and the organization to pull off coordinated attacks
like those mounted against the World Trade Center and the Pentagon” .
Il colpevole è possibile e provvisorio, certo, ma colpevole. Il tono dell’ articolo è cauto, ma
titolo, contesto, trattamento dei fatti sono una condanna. Questa miscela di accuse e incertezze
contribuiscono da subito a far apparire Bin Laden come una sorta di eminenza grigia, una figura
fantasmatica, dai contorni inafferrabili, irreali.
Questo modello ha influenzato (fin dal 1993, vd oltre) e continuerà ad influenzare il trattamento
di bin Laden da parte della stampa (e non solo).
4
5
Un riquadro sul sito della BBC parla di “ shadowy figure”
Come avrà modo di notare tra i primi per es. l’ ,QGHSHQGHQW il 19 settembre, nell’ articolo di Grumble a pag. 5
“ 6725,(6$%287+,0$5($/(*,21”
(7KH*XDUGLDQVHWWHPEUH).
Come già accennato a proposito dei “ Links to help your coverage” sul sito di Poynter,
l’ interrogativo “ Who is Bin Laden?” è da subito una delle LVVXH nella copertura dei fatti dell’ 11
settembre. Non è uno dei temi più caldi, sembra che i giornali non lo mettano in primissimo piano,
che anzi preferiscano tenere gli approfondimenti sulla figura di Bin Laden un po’ “ di riserva” .
Ma se l’ interesse per la figura del terrorista sembra oscillare in quantità e qualità, i suoi ritratti sulla
stampa raramente si discostano dall’ aneddotica, e in generale sono poco informativi. Soprattutto,
sono fortemente connotati, e in alcuni casi si trasformano in feroci caricature6 (vedi l’ articolo su
1HZVZHHN “ The mesmerizer” , Nordland e Bartholet, 24/9/01); i termini iperbolici per designarlo si
sprecano.7
Confrontando i numeri dell’ “ Observer” e del “ Sunday Times” del 16 settembre si possono
ricavare significative informazioni sulla presentazione di Bin Laden nella stampa a meno di una
settimana dall’ attentato.
Il primo dedica molto spazio al terrorista: alle pagine 8 e 9, corredate da JUDQGLIRWR troviamo
un’ inchiesta di Jason Burke “ Public enemy No 1 and his lethal machine” e un profilo di Osama di
Bin Laden intitolato “ Inside the mind of a terrorist” . Il 6XQGD\ 7LPHV, invece, dedica solo uno
scarno articolo di Peter Berger nella pur ricca “ special section” dedicata all’ 11 settembre. Nel
sommario viene presentato così: “ 7
. The biographer of Bin Laden
explains how he has come to haunt the West” .9
L’ ampio articolo di Burke di fatto non dà molte informazioni su Bin Laden. Sembra più che
altro indagarne l’ aura, ampliare i confini del suo fantasma. L’ immagine della folla di aspiranti
PXMHKHHGLQ confluita nelle strade di Peshavar, al momento della preghiera, pare quasi osannare Bin
Laden: “ At dawn tomorrow they line up, face Mecca and kneel in prayer. They will be facing
Afghanistan and theif hero Osama bin Laden” . Lo stesso terrorista viene prima evocato nei “ poster
[on the]walls of thousands of cafes, bedrooms and offices across the Islamic world. Last week his
bright eyes shone from every newspaper and tv set on the planet” ; poi Burke lo immagina al
momento della preghiera con le sue guardie del corpo. Significativamente il paragrafo successivo
comincia così: “ It is impossible to say where he will be” ; ancora una volta, il giornalista tenta delle
immaginifiche congetture, per poi tornare con una sorta di compiacimento al
“ tormentone” dell’ invisibilità quasi ultraterrena attribuita a Bin Laden: “ No one has a clue where he
might be – least of the alla the CIA, the State department, or MI6.”
Si ha la sensazione che il centro di gravità del racconto sia un vuoto, un’ assenza: tutto ruota
attorno ad una figura la cui invisibilità è terribilmente ingombrante; un’ invisibilità che la grande
foto al centro della pagina tenta in qualche modo di esorcizzare, mentre non fa che amplificarla.
Questo modello “ del buco nero” è esemplificato dall’ imponente caccia all’ uomo scatenata intorno a
Bin Laden già dal 1998: “ The past two years have seen the most intensive intelligence effort ever
6
Cfr la nota di Poynter: “ Here’ s why journos haven’ t profiled Al Quaeda men as real human beings” , in Appendice,
pag. 47
7
Per es., 1HZVZHHN è “ the mesmerizer” nell’ articolo omonimo; per 7LPH“ The face of terror” , ed è forse la definizione
che coglie più compiutamente l’ immagine di Bin Laden nei media occidentali
8
Le grandi foto sono una costante quando si traccia un profilo di Bin Laden: cfr le foto della gioventù di Bin Laden sul
'DLO\7HOHJUDSK del 25 settembre. Curiosamente, l’ immagine è una dimensione centrale per una figura inafferrabile (cfr
nota 11)
9
Sia Burke che Berger possono essere considerati degli “ esperti” su Bin Laden, il primo perché è stato corrispondente
per l’ 2EVHUYHU in Asia dal 1998 al 2000 (come si precisa alla fine dell’ articolo), mentre il secondo viene definito
esplicitamente “ il biografo di Bin Laden” . E’ chiaro che l’ 2EVHUYHU ha approfittato della preparazione del proprio
“ Chief reporter” sulla situazione orientale per approfondire una delle LVVXH chiave dell’ 11 settembre, mentre il Sunday
Times ha dovuto ricorrere a uno dei pochi esperti sicuri in circolazione e attuare un approfondimento molto limitato. Di
Burke comparirà a fine ottobre un interessante speciale sul sito del *XDUGLDQ, vd oltre
launched against a single person” . E’ una considerazione che accompagna costantemente i profili di
Bin Laden, per esempio sul 7LPH del 24 settembre (“ The most wanted man in the world” , di Lisa
Beyer), su 7KH1DWLRQ, dell’ 8 ottobre (“ Bush e Bin Laden” , di Philp Diro), e anche sul 1HZ<RUNHU,
nell’ articolo di Mary Anne Weaver precedente all’ 11 settembre, “ The real Bin Laden” .
Il modello della “ manhunt” è qui usato per cercare di mettere a fuoco questa figura sfuggente,
ricordando che già il presidente Clinton aveva dichiarato guerra a Bin Laden dopo gli attentati alle
ambasciate in Africa, scatenando l’ offensiva (fallimentare) in Afghanistan con i missili FUXLVH. In
quell’ occasione Bin Laden è diventato il “ Public enemy number 1” del titolo di questo e di molti
altri articoli; in seguito, l’ intera guerra al terrorismo verrà designata come “ caccia a Bin Laden” 10.
Ma lo sviluppo della seconda parte del titolo, la “ lethal machine” di Bin Laden, trova meno
spazio: le informazioni che si ricavano sul funzionamento della sua rete terroristica sono poche e
soprattutto non fanno che accrescere la magica invisibilità del terrorista; le scelte linguistiche
dell’ articolo fanno acquisire ad Al Quaeda delle caratteristiche quasi soprannaturali: “ Al Quaeda“ is
neither a traditional hierarchic organization with a leader, deputies and a cell structure, nor merely
an association of vaguely likeminded, loosely affiliated individuals. ,W LV ERWK DQG QHLWKHU DW WKH
VDPHWLPH” . Per finire, si sottolinea che “ Bin Laden doesn’ t give orders to prosecute global war. He
doesen’ t have to” .
L’ articolo di Berger invece tende a presentarsi quasi come un “ referto tecnico” , oggettivo: Bin
Laden emerge freddamente come la rotella di un ingranaggio, anche se certo di uno degli ingranaggi
principali. E’ esplicitamente definito “ primo tra gli uguali” del “ Wold terror” , il che sembra
ridimensionare il suo gigantesco fantasma di “ spirito del male” quale invece emerge dall’ articolo di
Burke.
Ma è chiaro che un ritratto di questo tipo non può soddisfare del tutto i media, anzi. Il
trattamento sostanzialmente “ asettico” della figura del terrorista, almeno in questa fase, non fa
dimenticare quanto siano sfuggenti i contorni del fantasma dietro all’ apocalisse dell’ 11 settembre.
Inserirlo in una catena di sconosciuti nomi in arabo, denaro, paesi e guerre lontane…non fa che
accrescere il processo di disumanizzazione di Bin laden. Diventa una figura sempre più astratta,
bidimensionale, quasi fumettistica. Il senso di estraneità diventa quasi intollerabile.
E’ naturale allora che alcuni giornali tentano di andare oltre quel fantoccio11 assurdamente
sorridente, rintracciare l’ umano dietro al mostro che ha su di sé l’ inimmaginabile peso di aver
concepito la strage.
Si cerca allora di indagare l’ uomo Bin Laden, sezionare il suo passato, e magari capire com’ è
nata la folle ideologia che lo ha spinto a un odio così terribile. “ How does one man, and an
intelligent man, come to be so angry? And so callous? […] Still, how does one man come to be so
comfortably certain in the face of responsabilità for so many devoured lives?” si domanda
semplicemente e dolorosamente 7LPH(“ The most wanted man in the world” , cit)
Ma dopo tutto, che cosa si trova indagando nel passato di Bin Laden? Come dice il *XDUGLDQ
“ stories about him are a legion” . Sono sempre gli stessi aneddoti, gli stessi semplici fatti che si
inseguono sui giornali: la giovinezza da rampollo viziato12 (7KH*XDUGLDQ lo chiama “ Gucci Muj” ),
Cfr per es. “ Target: Bin Laden” (copertina di 7LPH, 1/10/2001), “ Operazione Bin Laden” (copertina dell’ (VSUHVVR,
24/9/2001)
11
La caricatura dell’ aspetto fisico di Bin Laden non è infrequente; nella copertina dell’ (VSUHVVR del 24 settembre, Bin
Laden sembra davvero un fantoccio, una caricatura che non ha nulla di umano. Inoltre, anche se lo speciale a cui si
riferisce la copertina si intitola “ Operazione Bin Laden” , Bin Laden è solo un nome, miriadi di foto. Compare in quasi
tutti i titoli dei vari articoli, ma manca un profilo che lo riguardi specificamente. Ci si riferisce a lui incidentalmente, cfr
per es. a pag. 54: “ Durante l’ occupazione [… ]dell’ Afghanistan[gli americani] diedero alla resistenza tonnellate di armi.
Nell’ occasione avevano per alleato un tipo secco secco con gli occhi spiritati: si chiamava Osama Bin Laden”
Su 1HZVZHHN(“ The Mesmerizer” ) invece, il presunto profilo di Bin Laden si trasforma in una caricatura che parte
dall’ aspetto fisico: l’ articolo si apre con una serie di osservazioni sardoniche su una fotografia di Bin Laden. Come già
accennato (nota 8), le fotografie del terrorista sembrano le tracce più tangibili della sua esistenza reale; tuttavia questo
aggrapparsi alle onnipresenti immagini del terrorista non fa che aumentare il senso di irrealtà, di estraneità della figura
che si è macchiata di un delitto troppo grande, cfr il manifesto “ Wanted: Bin Laden dead or alive”
12
Vedi per es. le foto della giovinezza di Bin Laden pubblicate sul 'DLO\WHOHJUDSK il 25 settembre
10
la trasformazione in eroe di guerra in Afghanistan, che addirittura cade addormentato durante un
bombardamento dei russi, la forte ostilità per la presenza americana in Arabia Saudita nel 1991, in
funzione anti-irachena… ma che cosa ci dicono veramente? Bin Laden appare ancora più
incomprensibile, più sfuggente. Viene da dire: tutto qui? E’ difficile strappare Bin Laden e in
generale i terroristi13 a questo limbo tra l’ umano e il demoniaco. E non solo perché l’ orrore è stato
troppo grande, ma anche perché le ragioni del terrorismo sono difficili da comprendere. Sono il
frutto di una visione del mondo scaturita da un punto di vista molto diverso da quello a cui siamo
abituati, e i termini drammatici con cui la questione si è imposta non stimolano certo un
atteggiamento di lucida comprensione.
Cercare di capire, andando oltre i fantasmi della paura e del dolore: secondo Robert Fisk è
questa la vera sfida che da subito pone l’ 11 settembre. Il suo articolo comparso su 7KH1DWLRQ del 1
ottobre è prima di tutto un grido di dolore per la durezza con cui ora viene posta questa sfida, che
appare così dolorosamente difficile da essere impossibile.
“ So it has come to this.” È lo sconsolato attacco dell’ articolo. “ [...] And yes, Osama Bin Laden
comes to mind – his money, his theology, his frightening dedication to destroying American power.
I have sat in front of Bin Laden as he described how his men helped to destroy the Russian Army in
Afghanistan and thus the Soviet Union.” Dalle parole di Fisk, Bin Laden sembra emergere come
uno spettro ormai familiare, la punta dell’ iceberg di una storia di difficili rapporti dell’ Occidente, e
in particolare degli USA, con l’ Oriente.
Una costante delle interviste di Fisk con Bin Laden è proprio l’ alienante confronto tra l’ uomo
in carne ed ossa (che nella fattispecie non vedeva un giornale da mesi) e il suo spettro, la sua
leggenda di anno in anno più terribile: “ Last year, upon that remote mountain top amid the snow
[… ] bin Laden had seem an isolated, almost lonely figure largerly ignored by a United states that
was still obsessed with the evil Saddam Hussein” E’ Clinton (vd sopra) che definendolo “ America’ s
Public Enemy Number One” lo ha reso “ the leader of all resistance against US policy in the Middle
east” (“ Talks with Osama Bin Laden” , Pubblicato da 7KH1DWLRQ il 21 settembre 1998 e apparso sul
sito del giornale l’ 11 settembre)
Fisk osserva come gli USA abbiano la perniciosa tendenza a trasformare i propri nemici in eroi
Hollywoodiani, trasfigurandoli in miti, maschere irreali cristallizzate in definizioni (“ the terror
mastermind” – Bin Laden, the new “ Hitler” – Saddam, “ the mad dog of the middle east” –
Gheddafi) che impediscono di distinguere con chiarezza le ragioni dell’ avversario. L’ estraneità del
nemico diventa insuperabile, irriducibile. Il muro contro muro è l’ unica carta possibile. Ma si è
visto fino a dove può portare un’ irragionevole HVFDODWLRQ di questo genere.
Nel 1998 Fisk si domandava se Bin Laden sapesse di essere diventato una sorta di incarnazione
del male per l’ Occidente, suggerendo implicitamente che questa presa di coscienza gli avrebbe
conferito un grande potere. Un potere che, come ben sappiamo grazie ad Al Jazeera, dall’ 11
settembre può ormai dirsi acquisito e ben padroneggiato.
Tentare di distinguere il Bin Laden filtrato dai nostri giornali dalle sue parole, le sue strategie
comunicative diventa allora un prezioso terreno d’ indagine, essenziale per guardare all’ 11 settembre
2001 con gli occhi bene aperti.
VHWWHPEUH
13
Una delle eccezioni più significative a tutt’ oggi sembra essere il ritratto di Al Zawahiri nell’ articolo “ The man behind
Bin Laden” apparso sul 1HZ<RUNHU. E’ da notare che l’ articolo risale alla fine del 2002, quando la questione 11
settembre non è più una ferita freschissima. Cfr il già citato “ Here’ s why journos haven’ t profiled Al Quaeda men as
real human beings” , in Appendice, pag. 47
La SULPDGLFKLDUD]LRQHGL%LQ/DGHQ sull’ emittente araba Al-Jazzera arriva YLDID[. E’ il 24
settembre.
La prima pagina dell’ ,QGHSHQGHQW si apre con un titolo lungo e articolato, che indica la
complessità della presa di posizione del giornale: ³%LQ/DGHQVWHSVXSGHILDQFHRI86E\XUJLQJ
0XVOLPV WR UHVLVW WKH µFUXVDGHU¶´. Viene evidenziato innanzitutto tema della sfida di Bin Laden
agli Stati Uniti, e in seconda battuta quello della crociata. L’ attacco dell’ articolo precisa meglio le
caratteristiche della copertura dell’ evento messa in atto dal giornale:
“ As president Bush ordered a freeze on the assets of Osama bin Laden and more than two dozen of
suspected terrorists and their organizations, Washington’ s nemesis praised Pakistani “ martyrs” of
Islam’ s struggle and urged Muslims to rise up against the campaign of ‘the crusader Bush under the
banner of cross’ ” .
/D VWUXWWXUD VLQWDWWLFD PHWWH LQ VWUHWWD UHOD]LRQH OH SDUROH GL %LQ /DGHQ FRQ OD JXHUUD DO
WHUURULVPRGL%XVK, che per ora si concretizza nella decisione di congelare i beni di Al Quaeda.
Particolarmente significativa la locuzione “ Washington’ s nemesis” , riferita a Bin Laden: il terrorista
viene definito in rapporto a Washington, e quindi a Bush.14 Diventa il soggetto della frase in quanto
terribile antagonista non solo dell’ America, ma prima ancora della Casa Bianca, quasi fosse un
GXHOORSHUVRQDOH tra il presidente americano e il presunto mandante della strage.
E’ forte l’ eco degli agguerriti discorsi di Bush, che dall’ 11 settembre tiene banco sui media
dichiarando quotidianamente guerra al terrorismo. Qui si percepisce quasi un richiamo alla sfida
all’ ok corral tra il presidente-cowboy e il cattivo di turno, secondo il modello “ Spaghetti Western” .
E’ un IUDPH che ha sempre accompagnato con ironia la figura del texano Bush, ma che riceve nuova
linfa dalle dichiarazioni dello stesso presidente: il 18-19 settembre pochi quotidiani si sono sottratti
alla tentazione di utilizzare come leitmotiv il suo pittoresco slogan: ³%LQ/DGHQYLYRRPRUWR´
Inoltre, durante la conferenza stampa del 16 settembre, lo stesso Bush aveva usato il termine
“ crociata” per giustificare la guerra al terrorismo, “ the new evil” 16(vd oltre per l’ uso del termine
“ crociata” ).
I discorsi del presidente americano meriterebbero un’ analisi a parte per indagare fino a che
punto sono riusciti a influenzare se non a monopolizzare gli schemi di presentazione e
interpretazione delle notizie legate all’ 11 settembre.17
Dunque è Bush a dettare il passo; e dal 15 settembre, dichiara apertamente che Bin Laden è il
“ prime suspect” dell’ attentato.
Ogni giorno il presidente americano rilancia la sua sfida al nemico, sempre più simile a uno
stregone che lanci il suo anatema ai demoni acquattati nell’ oscurità. E da bravo merlino, ogni
giorno cambia i suoi incantesimi, avvalendosi di sempre diversi IUDPH, metafore, slogan per
rassicurare il suo popolo e rinnovare la minaccia al nemico invisibile18.
,PHGLD GXQTXHDWWHQGRQRO¶HSLIDQLDGHOORVILGDQWH, l’ entità maligna che ha fatto crollare le
torri.
14
Si nota che qui l’ ,QGHSHQGHQW mantiene ancora un atteggiamento di distacco sottile e forse leggermente ironico
rispetto all’ “ occidentalizzazione” dell’ 11 settembre, mentre invece il 7HOHJUDSK mostra già una presa di posizione
molto diversa.
15
Vedi soprattutto la stampa popolare all’ estero; in Italia è soprattutto la IUHHSUHVV a evidenziare la notizia il 18. I
grandi giornali (es &RUULHUH e 5HSXEEOLFD) fanno propria la nuova immagine di Bin Laden pubblicando il 19 le foto dei
manifesti da ricercato dello sceicco
16
“ This is a new kind of -- a new kind of evil. And we understand. And the American people are beginning to
understand. This crusade, this war on terrorism is going to take a while. And the American people must be patient. I'
m
going to be patient” . Bush ha risposto con queste parole ad un giornalista che esprimeva timori sul possibilità di un
eccessivo rafforzamento del potere centrale nella lotta al terrorismo.
17
Interessanti le considerazioni sul sito di Poynter. Cfr “ War of words” di Roy Peter Clark
18
Tuttavia spesso il presidente appare più un apprendista stregone che un potente merlino, non avendo risparmiato un
serie di scelte discutibili se non vere e proprie JDIIHV:il riferimento alle crociate (che gli ha guadagnato critiche di una
parte della stampa e fornirà materiale di propaganda a Bin Laden), l’ infelice “ Enduring Justice” , passando per il
sopraccitato “ Wanted Bin Laden: dead or alive” …
E quando finalmente riappare, Bin Laden viene associato proprio alla parola ³GHILDQFH´ non
solo nel sopraccitato titolo dell’ ,QGHSHQGHQW, ma anche nell’ attacco dell’ articolo sulla prima del
'DLO\7HOHJUDSK: “ 7KHWHUURULVW2VDPD%LQ/DGHQGHILDQWO\GHFODUHG\HVWHUGD\WKDWKLVDO4XD¶HGD
IRUFHVZHUHVWHDGIDVWRQWKDSDWKRIMLKDGZLWKWKHHURLFIDLWKIXO$IJKDQSHRSOH” . Il fatto che Bin
Laden non rivendichi l’ attentato e si rivolga ai musulmani passa in secondo piano.
Tuttavia, attraverso il modello della “ sfida” , la dichiarazione di Bin Laden diventa
sostanzialmente un collante, una sorta di FHQWURGLJUDYLWj attorno al quale organizzare il pacchetto
di notizie sotto il contenitore “ War on terrorism” . Infatti, alla grande rilevanza che la notizia ha in
prima pagina, non corrisponde un organico approfondimento nelle pagine interne: la figura del
terrorista, OHLPSOLFD]LRQLGHOOHVXHSDUROHHDQFRUSULPDGHOVXRJHVWRQRQYHQJRQRLQGDJDWHGL
SHU VH VWHVVH. Negli stessi articoli di prima pagina, sull’ ,QGHSHQGHQW come sul 7HOHJUDSK, le
dichiarazioni di Bin Laden vengono riportate in brevissime citazioni, al massimo di quattro righe
(,QGHSHQGHQW); nel 7HOHJUDSK si tratta soprattutto di poche parole chiave: “ the american crusade” ,
“ infidel forces” … , ma il testo integrale è pubblicato in prima pagina.
Il diverso uso che i due giornali fanno del testo originale fornisce delle informazioni importanti
sul diverso taglio dato alla notizia e sulla “ negoziazione” in atto sulla figura di Bin Laden.
Nella prima del 7HOHJUDSK, intitolata seccamente “ Bin Laden war on ‘crusader’ ” 19, campeggia
una grande foto di Bin Laden, affiancata dall’ ingrandimento della sua firma in calce al fax
pervenuto ad Al Jazeera, il testo integrale della sua dichiarazione (intitolata “ God make us defeat
the infidels” ) ed infine un breve pezzo in grassetto il cui titolo, “ Signature of a giant ego with a wish
for vengeance” , è già l’ inflessibile verdetto dell’ analisi grafologica sulla firma di Bin Laden. E’
evidente l’ intento che si propone l’ accostamento di questi due pezzi.
Dunque, la contestualizzazione delle dichiarazioni del terrorista non lasciano dubbi sul desiderio
di ritrarre il Male in persona, il Responsabile-di-Tutto che rilancia la sua macabra sfida: la guerra.
L’ ,QGHSHQGHQW è invece molto più cauto nel colpevolizzare Bin Laden: innanzi tutto,
l’ autorevolezza di Robert Fisk, il primo giornalista occidentale a intervistare Bin Laden, in un certo
senso “ domina” la prima pagina: una sorta di EDQQHU con la sua foto, tipico dei quotidiani
anglosassoni, sovrasta il titolo: “ Robert Fisk: We’ re not being asked to fight world ‘terror’ . We’ re
being asked to fight America’ s enemies” .L’ opinionista quindi, come del resto accade spesso, si
rivela una voce controcorrente, scomoda, nonostante il suo prestigio e la tradizionale posizione
“ fuori dal coro” della testata; tuttavia la presenza di un richiamo in prima pagina al suo articolo
rivela che c’ è spazio per una negoziazione degli obbiettivi e le ragioni della lotta al terrorismo, a
quindi anche sulla figura di Bin Laden.
Infatti, a pag. 6, il suo articolo “ It suits bin Laden if we call him the head of World Terror Inc”
va a completare la copertura della notizia affiancato dal “ pacchetto” che invece il 7HOHJUDSK aveva
pubblicato in prima pagina, ovvero il testo integrale del fax e la sentenziosa analisi calligrafica.
E’ interessante notare come la condanna senz’ appello che implica l’ accostamento di
quest’ ultimi due pezzi risulti sminuita dalla pubblicazione nel taglio basso di una pagina interna del
giornale, per di più affiancata da un articolo autorevole che invita alla cautela nell’ indicare bin
Laden “ the mastermind of international terror” : “ And those who wish to turn Mr bin Laden into the
head of ‘World Terror Inc’ will gift him with superhuman qualities – much to his delight” .
Mentre l’ organizzazione della prima pagina del 7HOHJUDSK istituisce l’ uguaglianza Bin Laden =
pazzo criminale = il Nemico, l’ ,QGHSHQGHQW spostando il binomio “ grafologo+testo originale”
all’ interno del giornale, fa scomparire quel valore aggiunto della pubblicazione (e del tipo di
impaginazione) in prima pagina che contribuisce a dare a Bin Laden la connotazione di “ DiabolicoUnico-Nemico” che Fisk osteggia nel suo articolo.
Anche qui è sottolineato l’ aspetto della crociata, ma a differenza che sull’ ,QGHSHQGHQW l’ altra parola chiave è “ war” ,
un altro dei IUDPH che Bush ha contribuito a instaurare (vd “ Framing the struggle” su Poynter, in Appendice), e che da
qualche giorno è una presenza forte nei giornali: come accennato sopra, l’ intera sezione dedicata ai fatti legati all’ 11
settembre prende il nome di “ war on terrorism” in buona parte della stampa anglosassone e non solo.
19
Anche il :DOO6WUHHW-RXUQDO ha scelto di pubblicare il testo integrale delle dichiarazioni di Bin
Laden; come l’ ,QGHSHQGHQW, il giornale opta per la pubblicazione nelle pagine interne, ma gli
intenti e le modalità sono molto diverse. Innanzi tutto il “ Text of bin Laden Statement” (questo è il
sobrio titolo scelto per il riquadro) è in posizione di apertura, valorizzato da un piccolo ritratto di
Bin Laden. Tuttavia gli articoli che lo circondano non si riferiscono né alle parole di Bin Laden, né
alla figura del terrorista in generale, ma commentano le nuove strategie di guerra degli Stati Uniti
sul piano militare (“ The U.S. aims to redefine war for a new century” ) e finanziario (“ US will seize
assets of terrorist groups” ). I protagonisti sono ancora una volta gli USA, la presenza di Bin Laden
sembra essere quasi esornativa, poco più che una giustificazione per parlare degli sviluppi bellici
del “ fighting back” di Bush.
E’ chiaro dunque che il testo delle dichiarazioni di Bin Laden, pur essendo stato pubblicato da
diversi giornali, QRQqVWDWRFRQVLGHUDWRGLSHUVHVWHVVR, ma è stato organizzato secondo logiche
interne ai media, che a loro volta risentono di IUDPH che si erano andati delineando nei gg
precedenti (vedi sopra). 20
Solo l’ ,QGHSHQGHQW, tra i giornali considerati, ha mostrato vagamente di saper cogliere che il
messaggio di Bin Laden fosse diretto ai musulmani, nella fattispecie pakistani (vedi articolo di
apertura).
³:HDVN*RGWRPDNHXVGHIHDWLQILGHOV´
Proviamo invece ad analizzare le parole di Bin Laden.
Innanzi tutto, una breve osservazione: la versione del fax pubblicata dal 7HOHJUDSK e
dall’ ,QGHSHQGHQW è diversa da quella del :6-; mentre per i primi due la fonte citata è la CNN, il
:DOO 6WUHHW -RXUQDO probabilmente utilizza una propria traduzione oppure quella operata
direttamente da Al Jazeera (il sottotitolo del testo integrale infatti recita “ Provided to Qatar’ s Al
Jazeera satellite channel Monday” ).
E’ interessante notare che la versione diffusa dalla CNN omette la parte introduttiva del
messaggio: “ In the nane of Allah, Most Gracious, Most Merciful Sunday, 6 Rajab 1422 (Sept 23,
2001). And for martys from their God their reward and light” . Bin Laden, dunque, dichiara di voler
parlare sì in nome di Allah, ma anche dei suoi martiri, che risultano quasi sullo stesso piano della
divinità.Questa sottolineatura che per noi può apparire superflua se non ridondante, dal momento
che il martirio in nome di Allah è comunque il OHLWPRWLY dell’ intero messaggio, difficilmente sfugge
invece a orecchie musulmane.
La promessa della gioia del martirio è da sempre abilmente utilizzata da Bin Laden come da
altre organizzazioni terroristiche per raccogliere nuovi adepti; rifacendosi ai versi del Corano
secondo cui il combattente per la fede finisce nel paradiso di Allah, i terroristi raggiungono i loro
scopi ammantandosi anche di una legittimità difficile da contrastare.
Il :DVKLQJWRQ 3RVW (“ Inside the mind of Osama Bin Laden” , 19/9/2001) ricorda che già nella
IDWZD (dichiarazione di MLKDG) del 1996 trovava spazio la promessa del paradiso per i giovani
musulmani che avrebbero lottato contro gli Infedeli americani: “ They have no intention except to
enter paradise by killing you” . Se si va a verificare sul testo originale, si scopre che l’ agghiacciante
affermazione appena citata non è isolata, anzi; la descrizione e la lode dei PXMHGHHQ che secondo
Bin Laden saranno sensibili al suo richiamo occupa una parte molto sostanziosa nel lungo
documento. In questa sezione, “ These youths” o “ our youths” diventano il soggetto di quasi tutte le
affermazioni dello sceicco, ampiamente corredate di citazioni del Corano: “ These youths love death
20
Bisogna aggiungere che il mezzo scritto è certo più “ manipolabile” per la stampa; non a caso, i giornali anglosassoni
tralasciano di specificare che il messaggio del 25 settembre era un fax dello sceicco. Le cose cambieranno quando lo
sceicco passerà al video. Nella settimana successiva all’ 11 settembre molti erano stati i tentativi di strumentalizzare le
parole dello sceicco decontestualizzandole; per es., vd le citazioni da sue precedenti dichiarazioni nei riquadri su
2EVHUYHU (16/9/2001, pag.9)7LPH(24/9/2001, pag58),O¶(VSUHVVR(24/9/2001, pag58); sul quotidiano inglese le fonti
sono indicate in modo sommario, mentre sull’ (VSUHVVR non vengono nemmeno citate.
as you loves life” , “ Our youth believe in paradise after death” , “ These youths believe...” , “ Those
youths know...” . Grazie a questa strategia retorica, Bin Laden riesce a far passare le sue parole
come l’ ortodossia musulmana pur non esortando direttamente i giovani musulmani alla lotta e al
sacrificio. In questo modo, il terrorista riesce nel triplice intento di:
- lanciare una pesante sfida agli americani;
- istigare i musulmani al terrorismo, presentandosi come fedele e legittimo interprete della
parola di Allah;
- evitare di assumersi la responsabilità diretta delle sue parole.
Si tratta di un’ abile strategia già ampiamente consolidata prima dell’ 11 settembre, come ben
esemplifica l’ intervista di Bin Laden su 7LPH nel 1999 [sottolineature mie]:
7,0( $UH \RX UHVSRQVLEOH IRU WKH ERPE DWWDFNV RQ WKH WZR 86 HPEDVVLHV LQ $IULFD"
2VDPDELQ/DGHQ7KH,QWHUQDWLRQDO,VODPLF)URQWIRU-LKDGDJDLQVWWKH86DQG,VUDHOKDVLVVXHG
DFU\VWDOFOHDUIDWZDFDOOLQJRQWKH,VODPLFQDWLRQWRFDUU\RQMLKDGDLPHGDWOLEHUDWLQJKRO\VLWHV
7KHQDWLRQRI0XKDPPDGKDVUHVSRQGHGWRWKLVDSSHDO,IWKHLQVWLJDWLRQIRUMLKDGDJDLQVWWKH-HZV
DQGWKH$PHULFDQVLQRUGHUWROLEHUDWH$O$NVD0RVTXHDQGWKH+RO\.D
DED>,VODPLFVKULQHVLQWKH
0LGGOH(DVW@LVFRQVLGHUHGDFULPHWKHQOHWKLVWRU\EHDZLWQHVVWKDW,DPDFULPLQDO2XUMRELVWR
LQVWLJDWHDQGE\WKHJUDFHRI*RGZHGLGWKDWDQGFHUWDLQSHRSOHUHVSRQGHGWRWKLVLQVWLJDWLRQ
In questo estratto, come nel resto dell’ intervista, il nuovo fantoccio che Bin Laden manda
davanti a sé non è più la sola gioventù islamica, ma l’ intera “ nazione di Maometto” (vd sotto per un
analisi di questo aspetto).
Vedremo più avanti ulteriori usi e sviluppi di questa strategia.
Rendendo lode ai martiri fin dall’ invocazione iniziale ad Allah, Bin Laden dà ulteriore forza alle
sue argomentazioni, e prepara un solido terreno per l’ aperto incitamento al martirio contro i
“ crociati americani” con cui prosegue il messaggio.
Il riferimento alla parola “ crociata” merita alcune importanti riflessioni. Si tratta di un’ altra costante
del pensiero di Bin Laden, presente praticamente in tutte le sue dichiarazioni. Inoltre costituisce un
altro richiamo forte per i musulmani. Ma non solo per loro.
Il termine “ crociata” accompagna tutti i riferimenti all’ occidente presenti nel fax di Bin Laden, e
la cosa non è sfuggita nemmeno alla stampa occidentale, visto che la parola “ crociata” è il leitmotiv
nella gran parte della copertura dell’ avvenimento sui quotidiani presi in considerazione21.
Nel capitolo precedente si è fatto riferimento all’ utilizzo del tema della “ defiance” per
presentare la notizia del fax di Bin Laden. La dinamica della sfida, idealmente cominciata con il
terribile schianto delle torri gemelle e rilanciata dalle dichiarazioni di un agguerrito Bush, sembra
ora articolarsi, prendere ulteriore slancio con il richiamo potente ad una QXRYDFURFLDWD. Le parole
di Bin Laden ci sembrano confermare e rilanciare l’ idea di un conflitto forte, di una battaglia dura e
sanguinosa come sempre sono le guerre di religione. Del resto, come si è già detto, lo stesso
presidente americano aveva fatto uso del termine in questione.
TUTTAVIA IL RIFERIMENTO ALLE CROCIATE CI COLPISCE PER IL SUO ANACRONISMO; CI SEMBRA
L’ ENNESIMO, INGIUSTIFICATO DELIRIO DI UN PAZZOIDE. APPARE LA CONFERMA DELLA
TERRORIZZANTE, “ SPETTRALE” ESTRANEITÀ DEL “ NEMICO” .
Ma sui musulmani la citazione ha un effetto molto diverso. Colpisce più dolorosamente, muove
sentimenti di umiliazione e rancore. Non solo perché, come sostiene lo studioso Bernard Lewis22,
per un musulmano la storia non è il passato ma parte integrante del presente e della propria identità,
ma anche perché le crociate costituiscono un potente simbolo dell’ incontro-scontro tra mondo
cristiano/ occidentale e mondo musulmano/medio-orientale, dell’ oppressione politica e religiosa che
ha portato alle genti dell’ Islam.
Ma anche nei periodici, vedi “ Bush e Bin Laden” , (su 7KH1DWLRQ, op. cit) “ The Mesmerizer” ( 1HZVZHHN op. cit) la
breve intervista ad un Mullah pachistano sull’ (VSUHVVR (24/9/01, pag. 62) , l’ intervista di Fisk a Bin Laden (“ Talks with
Osama Bin Laden” , RSFLW), le citazioni riportate da 7LPH(24/9/01, pag. 68) et al.
22
“ The revolt of Islam” , 7KH1HZ<RUNHU, 19 settembre 2001
21
Bisogna infatti ricordare che l’ Islam è un sistema sia religioso che socio-politico. Lo studioso
Hashim scrive23: “ There is no separation between church and state, between God and Caesar. The
Prophet Muhammad was both a religious figure, who received the Koran as a revelation from God,
and a political ruler, who conducted affairs of state, engaged in diplomatic interactions with his
neighbors, and fought wars against his enemies.” L’ Islam si basa sul dogma dell’ unità divina
(WDZKLG) che gli uomini devono realizzare sulla terra; l’ XPPD (comunità) musulmana ne è
l’ incarnazione e lo strumento, essendo “ cementata dall’ universale valore della fede al di sopra e al
di là dei legami di sangue e di razza dei suoi aderenti” 24.
Perciò, anche l’ idea degli stati-nazione è sostanzialmente estranea all’ Islam: tendenzialmente,
per i musulmani, la religione è un aspetto più caratterizzante della nazionalità. 25 Si capisce perciò il
riferimento di Bin Laden alla “ Muslim nation in Pakistan” .
Se si aggiunge che secondo la concezione musulmana il mondo è originariamente diviso tra la
“ Casa dell’ Islam” , ove vige la legge islamica, e la “ Casa della guerra” , governata dagli infedeli, tra i
quali regna un “ perpetuo stato di guerra” (B. Lewis, op. cit.), si capisce che alimentare l’ idea di uno
scontro tra due mondi monolitici non sia così difficile per Bin Laden.
Le crociate sarebbero dunque uno degli episodi più significativi di questa guerra perpetua tra
entità rigidamente distinte. Non c’ è da stupirsi che il terrorista vi si riferisca ossessivamente.
Per Bin Laden è possibile attualizzare lo scontro trasformando l’ America nel nuovo oppressore,
dal punto di vista politico-economico come religioso. L’ appoggio degli USA ad Israele è una delle
tante colpe 26che il terrorista imputa al suo nemico, tanto che sempre nelle sue parole il termine
“ crociata” si accompagna a un riferimento alla questione palestinese; anche nel fax in questione Bin
Laden parla di “ new Jewish-Christian crusader campaign on the land of Pakistan and Afghanistan”
e “ new Jewish and Christian crusader campaign that is led by the Chief Crusader Bush under the
banner of the cross” 27. Il legame tra il tema delle crociate e la questione palestinese costituisce una
miscela esplosiva: si tratta di un tema notoriamente molto sentito dall’ opinione pubblica
musulmana, specialmente medio-orientale. La visibilità delle ingiustizie subite dai Palestinesi
diventa un potente catalizzatore del senso di frustrazione che da decenni il mondo arabo è costretto
a subire. E’ questo il punto: il fallimento della modernizzazione in medio-oriente ha portato povertà
generalizzata, dipendenza economica dal mondo occidentale, regimi dispotici… Come darsi conto
di questo, come reagire? Il fondamentalismo di Bin Laden e di centinaia di gruppi estremisti in tutto
il mondo costituiscono delle risposte. Come sostiene Hashim, “ they[i fondamentalisti islamici] have
also been good at proposing their own solutions—but very bad at the details.”
“ The World according Osama Bin Laden” , 1DYDO:DU&ROOHJH5HYLHZ, cfr rif.bibliografici pag. 26
“ Quando l’ Islam pensa il mondo” , A. Caruso, in “ Le spade dell’ ’ Islam” , /LPHV, Dicembre 2001, p. 65
25
cfr Lewis, op. cit
26
Merita un discorso a parte il perché di tutto quest’ odio proprio nei confronti degli USA. Per Bin Laden, la presenza
delle truppe USA in Arabia Saudita costituisce una spina nel fianco sin dal 1991, ed è uno dei motivi del suo
allontanamento dalla terra natale. La IDWZD del 1996 si basa proprio sull’ accusa rivolta agli Stati Uniti di occupare i
luoghi santi, simboli fondamentali dell’ unità e della solidarietà del mondo musulmano. L’ embargo all’ Iraq sembra
essere la seconda causa, mentre la terza è il sostegno dato ad Israele. Lewis discute i motivi del risentimento
generalizzato dei musulmani nei confronti della superpotenza, ricordando per es. che l’ appoggio degli USA a Israele
non è stato scontato fin dal ‘48, ma è sostanzialmente una conseguenza della penetrazione russa in Medio Oriente. Il
rapporto privilegiato dell’ Egitto con la Russia, infatti, era stato visto dagli arabi come uno schiaffo agli ex coloni
occidentali. Dunque in generale l’ ostilità verso gli USA è dovuta alla sua preminenza economica e culturale, che
diventa simbolo della penetrazione occidentale in Medio Oriente e della decadenza politico-economica del mondo
arabo. Inoltre, è odiato il comportamento cinico e opportunista degli USA in Medio Oriente e non solo; si pensi, per es.
al massacro di 7000 rifugiati palestinesi in Libano nel 1982, mai condannato dalle autorità americane (è una lunga
storia: cfr Lewis), o all’ uccisione (con armi USA, cfr Hashim) dei 107 rifugiati libanesi nel campo profughi dell’ ONU
di Qana (1996) che Clinton si limitò a definire “ una tragedia” . Fisk parla molto spesso di questo episodio nei suoi
articoli, sostiene che Bin Laden ne era ossessionato (cfr “ Talks with Osama Bin Laden” , op.cit). Del resto, lo sceicco
cita l’ episodio anche nella IDWZDdel 1996. Inutil sottolineare come l’ eco di questi massacri sia ben presente nei suoi
video.
27
L’ articolo già citato del :DVKLQJWRQ3RVW(“ Inside the mind of Osama Bin Laden” ) nota che il linguaggio di Bin Laden
a proposito degli ebrei si richiama al famoso falso dei “ Protocolli dei savi di Sion”
23
24
Secondo un interessante rapporto dell’ USIP (United States Institute of Peace), le principali
cause dell’ estremismo religioso sarebbero quattro:
“ - WKH DEVHQFH in much of the Muslim world RI GHPRFUDWLF DFFRXQWDEOH JRYHUQPHQWV, and,
indirectly related to this, disputes over contested territory;
- WKHIDLOXUHRIJRYHUQPHQWV in some Islamic countries to address problems arising from
rapid social, demographic, and economic changes in the last century;
- financial, logistical, and moral VXSSRUWSURYLGHGE\H[WHUQDODFWRUV;
- and the EUHDNGRZQ ZLWKLQ ,VODP LWVHOI RI LMWLKDG²WKH HVWDEOLVKHG WUDGLWLRQ whereby
religious clerics independently interpret the Koran in order to apply Koranic law to diverse
and changing circumstances.”
Tutte queste cause si intrecciano strettamente, ma soprattutto le prime tre.
La scoperta e lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di petrolio, ad opera di compagnie soprattutto
statunitensi, è uno dei motivi che ha portato all’ aumento degli squilibri nella società e a una
massiccia penetrazione economica e culturale occidentale; secondo movimenti come quelli di Bin
Laden, che si ispirano principalmente all’ ideologia Wahabita28, la risposta sta nel ritorno al passato,
visto che il presente si rivela un fallimento. Il che implica un rifiuto della modernità in tutte le sue
forme. La condanna non cade solo sulla presenza degli occidentali infedeli e sfruttatori nelle terre
dell’ Islam (nella fattispecie gli americani), ma anche sui governanti dei paesi islamici, che non
hanno saputo portare prosperità al loro paese e si limitano a fare i propri interessi, in connivenza
con le potenze straniere.29
Uno degli scopi di Bin Laden appare proprio quello sfruttare il malcontento delle popolazioni
musulmane a fare pressione sui propri governanti in funzione anti-americana; se la sollevazione
fosse sufficientemente ampia, e gli statisti non fossero in grado di opporvi resistenza, potrebbe
nascere una rivoluzione che porterebbe alla nascita di un nuovo califfato, ovvero una nazione che
riunificherebbe tutti gli stati di religione islamica. Non è difficile immaginare chi potrebbe essere il
nuovo califfo… 30
Nella fattispecie con il fax del 25 settembre Bin Laden si rivolge direttamente ai musulmani in
Pakistan, ben sapendo che terribile polveriera potrebbe diventare lo staterello incastrato tra
Afghanistan e India se la maggioranza islamica si facesse sentire. I tamburi di guerra di Bush, i suoi
tentativi di consolidare la coalizione antiterrorismo, spingono il terrorista a uscire allo scoperto e a
tentare di sfruttare le tensioni seguite all’ 11 settembre per aumentare la pressione specialmente nei
dintorni del Pakistan (mentre più avanti le sue mire si estenderanno specificamente al Medio
Oriente, vd messaggio del 7 ottobre, e all’ intero Islam, vd 3 novembre).
Coerente con questo quadro è il riferimento alla vittoria contro i Russi in Afghanistan; com’ è
noto, Bin Laden vi ha svolto un ruolo importante. L’ idea implicita che il nemico occidentale non sia
poi così potente è un'
altra costante del pensiero di Bin Laden, che gli è derivata prima di tutto dalla
sconfitta dei russi, poi dal ritiro delle forze USA dal Libano e dalla Somalia nel 1993.31 Proprio
28
Prende il nome da Wahhab (1703-87), teologo arabo che nel 1744 lanciò una campagna di purificazione e
rinnovamento. Il mondo musulmano doveva tornare all’ Islam del Profeta, eliminando tutte le “ incrostazioni”
successive. Le istanze wahabite furono fatte proprie dai principi sauditi, che si batterono con l’ impero Ottomano
considerato un usurpatore del trono di Maometto. La riconquista delle città sante della penisola arabica portarono
grande prestigio ai sauditi all’ interno del mondo islamico. L’ ossessione di Bin Laden per l’ occupazione dei luoghi santi
(cfr fatwa del 1998 e soprattutto 1996) è inevitabilmente legata a questi aspetti della storia e della cultura del suo paese
natale.
29
In una tavola rotonda promossa da /LPHV alla quale hanno partecipato 4 intellettuali algerini e una associazione
islamica dello stesso paese, emerge più volte il tema della divisione tra “ governanti e popolo” . Soprattutto per quanto
riguarda la questione palestinese, è chiara la percezione di un forte disaccordo con i propri governanti. Spesso gli
algerini sembrano dare tristemente per scontata una divisione inconciliabile tra la volontà popolare e le scelte politiche
ufficiali. Cfr “ Voci dall’ Algeria” , in“ Le spade dell’ ’ Islam” , /LPHV, Dicembre 2001
30
cfr “ Paper path jammed” , i documenti non classificati della CIA sul sito www.THE smokinggun.com
31
Cfr l’ intervista di Bin Laden rilasciata al giornalista John Miller per la ABC nel 1998, in Appendice, pag.42, ma
anche l’ articolo di Burke per l’ 2EVHUYHU “ The making of the world’ s most wanted man” , pubblicato sul sito del
*XDUGLDQ il 28/10/2001 per l’ influenza degli “ anni afgani” su Bin Laden.
l’ idea che l’ America sia una “ tigre di carta” lo ha spinto a compiere attentati terroristici sempre più
sanguinosi. E’ interessante notare, però, che in questo caso Bin Laden non fa cenno alla debolezza
americana, né fa direttamente cenno alla “ sconfitta” americana dell’ 11 settembre.
Si tratta di un riferimento al passato; infatti, quando più avanti promette l’ aiuto dell’ Afghanistan
ai “ fratelli” del Pakistan, implicitamente si presenta in questa veste di autorevole eroe di guerra (cfr
anche nota 32). La strategia di non rivendicare gli attentati in questo caso si fa ancora più cauta;
l’ assunzione di responsabilità in un’ azione di tali proporzioni è particolarmente delicata, soprattutto
per una figura che ha sempre agito pubblicamente da istigatore. Una sorta di profeta più che un
protagonista, dunque, ma che tuttavia ha fatto in modo di restare sempre sufficientemente visibile
da diventare un punto di riferimento per una parte del mondo musulmano, come dimostra anche
l’ intenzione di avere a cuore le famiglie dei “ martiri” pakistani.32
Si tratta di un prestigio che Bin Laden sa capitalizzare molto bene, e che per il momento si
limita a centellinare, come nel fax del 25 settembre.
Un’ intervista rilasciata dal terrorista a un giornale pakistano qualche giorno dopo, chiarisce
meglio la posizione del terrorista in questa prima fase: egli sembra negare apertamente il
coinvolgimento nella strage dell’ 11 settembre33.
E’ evidente allora come Bin Laden voglia evitare di diventare, almeno per il momento, il
bersaglio diretto della risposta degli Stati Uniti, anche a costo di rinnegare uno dei capisaldi della
sua filosofia34, quello che permette la strage di civili innocenti in nome della MLKDG.35
Una decisiva svolta si avrà con l’ attacco USA del 7 ottobre.
2772%5(³$'5$0$%(<21'6&5,37,1*´
THE TIMES, 8/10/2001
Alle ore 20:57 di Kabul (le 18:27 in Italia, le 12:27 a Washington) comincia il raid aereo in
Afghanistan; pochi minuti prima, Al Jazeera trasmette il primo
video di Bin Laden. Ormai Al
Jazeera è la “ CNN araba” , come scrive il &RUULHUHGHOOD6HUD . “ Lo mandano in scena rubando la
32
Qui è presente un altro riferimento (dopo quello all’ Afghanistan) alla “ leggenda” di Bin Laden, che egli dimostra di
saper sfruttare molto bene. La sua ricchezza e la sua munificenza sono ben note, e sono uno degli aspetti che gli ha
permesso di costruire la sua organizzazione terroristica (Cfr “ The making of the world’ s most wanted man” ,op.cit)
A questo proposito è interessante notare un’ altra sottile ma significativa differenza tra il testo del :6- e quello della
CNN: nella seconda versione è infatti assente una citazione del Corano che Bin Laden utilizza per incitare alla MLKDGed
apparire come legittimo e pio leader e protettore dei PXMDKHGHHQ, (anche se dopo fa il nome del mullah Omar): “ The
Prophet [… ]said: Whoever didn’ t fight, or prepare a fighter, or take good care of a fighter’ s family, Allah will strike
him with a catastrophe bifore Judgemente Day”
33
Vedi “ Full Text of Pakistani Paper’ s Exclusive Interview with Usamah Bin-Laden,” 8PPDW
28 September 2001, p. 1, in British Broadcasting Corporation, Monitoring Service, 29 September 2001in “ The world
according Bin Laden” , op. cit.
34
Inoltre un’ aperta presa di responsabilità sulla strage gli inimicherebbe anche l’ Islam ufficiale. Nella videocassetta del
13 dicembre, a cui si è fatto riferimento nella premessa, lo sceicco invece si permette un atteggiamento più cinico e si
riferisce all’ attentato in prima persona, suscitando le perplessità del mondo arabo, incline a ritenere il video un falso.
Dunque, quello che per noi è semplicemente un pazzo assassino, agli occhi del mondo musulmano sembra avere un
doppio volto: il Bin Laden di Al Jazeera e quello “ rinnegato” della videocassetta.
35
Come sostengono sia Hashid, sia il celebre studioso Said (cfr “ The clash of ignorance” , E.W.Said, 7KH1DWLRQ,
22/10/2001), sulla parola MLKDGè in corso un grande dibattito tra gli studiosi musulmani. Si tratta di un termine che ha
subito un impoverimento a causa delle strumentalizzazioni che ne sono state fatte nel corso dei secoli (cfr. la quarta
causa del fondamentalismo per l’ USIP, pag. 11). C’ è quindi spazio per interpretazioni come quella di Farag, ideologo
che con la sua concezione dell’ Islam (con la mediazione di Al Zawahiri) ha condizionato Bin Laden. Secondo lui, la
lotta contro gli infedeli dovrebbe diventare il sesto pilastro della religione musulmana; non c’ è modo di per convivere
con i non islamici. Ma l’ aperta ammissione del massacro di civili (cfr IDWZD del 1998) è un’ aggiunta di Bin Laden.
Come sostiene Hashim (in “ The world accordign Bin Laden” , op.cit.), in questo modo lo sceicco “ transcends the
bounds of fundamentalist rhetoric and discourse. It reaches out to those in the Arab and Islamic worlds who do not
share the agenda or language of the Islamic fundamentalists.”
36
Ma è un ruolo ormai evidenziato e riconosciuto da più parti, per es cfr ,O*LRUQR : “ L’ emittente Al Jazira mette a
segno un nuovo “ scoop” . Il paragone con la CNN è giustificato anche dal fatto che l’ emittente del Qatar è l’ unica a cui è
scena ai portavoce americani, subito dopo il discorso di Bush” . Per il quotidiano italiano, Bin Laden
sale ufficialmente al rango di degno rivale di Bush, e scrive già di rivendicazione dell’ 11 settembre
(anche se vedremo che non è proprio così). Il nemico è finalmente uscito allo scoperto, e per il
&RUULHUH (ma anche per 5HSXEEOLFD, cfr copertina di questa tesina) merita una grande foto in prima
pagina a fianco di quella del presidente americano.37
Finalmente lo sceicco esce dall’ indistinto; stavolta appare in video, adeguandosi così al
linguaggio della tv: per i media è diventato un essere reale, concreto, “ in carne e ossa” . Come
sostiene Bronwen Maddox, la )RUHLJQ HGLWRU del 7LPHV, “ until last night, bin Laden had been a
shadowy figure; familiar to most in the West only through a few old, snatched photographs” . Ora la
guerra di Bush appare meno ingiustificata e retorica.
Tuttavia questa volta, a differenza del 25 settembre, Bin Laden trova poco spazio nelle prime
pagine dei giornali.
Il 7LPHVgli dedica due articoletti nel piede di pagina 3: “ Bin Laden responds that all Americans
will live in fear” , “ Muslim receive blunt call to arms” ; la foto dello sceicco tra i due articoli sembra
schiacciata dal peso della grande foto di apertura di un missile Tomahawk, mentre la didascalia
recita orgogliosamente: “ A Tomahawk cruise missile is launched from an American ship. The
Royal Navy is the only force outside the United States to have the weapon” . A pagina 4, in
compenso, campeggia un’ enorme foto di Bush; a fianco, il testo integrale del discorso del
presidente americano.
Il che fa pensare che stavolta Bin Laden sia diventato una LVVXH scomoda38 e non più una manna
per i media (come si è visto per il fax del 25 settembre) o un fantoccio da tirare fuori dall’ armadio
per riempire le pagine interne con inchieste e speciali. E’ significativo che il 7LPHV dell’ 8/10 tenti
un ritorno in questa direzione, dando largo spazio ad un articolo che sottolinea gli aspetti pittoreschi
della caccia a BinLaden, che all’ epoca pareva avesse quattro sosia e guardie del corpo un po’
pasticcione (“ Doubles lay false trail in hunt for Bin Laden” , pag. 10).
Il terrorista è certo più comodo alla stampa come pittoresco “ fantoccio” che come nemico in
grado di scompigliare la trionfale risposta armata all’ 11 settembre. L’ attacco doveva essere
irresistibile, monolitico perché unidirezionale e supertecnologico, come sottolineano le imponenti
fotografie, gli interminabili cataloghi di armamenti che campeggiano nelle pagine dei quotidiani
(impressionante quello su 7KH6XQ del 9 ottobre).
Come si intuisce leggendo alcuni articoli del 7LPHVe dell’ +HUDOG7ULEXQH, l’ uscita di Bin Laden
è stata poco più che la conferma dell’ inevitabilità della scelta fatta; una scelta che aveva ancora
pesanti zone d’ ombra (come spiega bene l’ articolo già citato della Maddox su 7LPH, “ Bin Laden
threat ends shadow boxing” , p.639), ma che tutto sommato ormai non aveva più bisogno di dare una
chiara forma al nemico per attuarsi. Non a caso, il 7LPHV sottolinea che Bush non ha mai nominato
Bin Laden nel suo annuncio dell’ attacco in Afghanistan.
Nella stampa italiana la situazione è leggermente (ma significativamente) diversa: tutti i giornali
presi in considerazione (&LW\0LODQR,O*LRUQR), a parte il &RUULHUHGHOOD6HUD, dedicano la prima
pagina esclusivamente a Bush, mentre in nessun quotidiano manca una pagina di approfondimento
permesso girare a Kabul, almeno fino al 9 novembre, quando anche la BBC ottiene dai talebani i visti per suoi due
reporter (Ap. Biscom)
37
Del resto, entrambi nei loro discorsi hanno parlato di “ scelte di campo” (vd oltre).
38
Sono inoltre note le pressioni messe quasi immediatamente in atto dalla Casa Bianca per limitare la messa in onda
delle parole del terrorista, parole che non hanno risparmiato né la CNN nè Al Jazeera (Fisk riferisce per es. le pressioni
di Colin Powell sull’ emiro del Quatar , cfr “ Lost in the rhetorical fog of war” , 7KH,QGHSHQGHQW, 9 /10/2001)
Cfr inoltre http://www.september11news.com/October.htm per una raccolta di IURQWSDJH di giornali di tutto il mondo:
spicca la carenza di foto di Bin Laden, specialmente tra i quotidiani (ma bisogna ricordare che si tratta comunque di una
selezione)
39
“ Bin Laden’ s declaration that Americans should not feel safe anywhere immediately made irrelevant the few weak
points in the two leader’ s speech just minutea before[...]” . La giornalista si riferisce alle incertezze sulla colpevolezza di
Bin Laden e all’ ombra della guerra del Vietnam.
sul discorso di Bin Laden. E’ il contrario di quanto è accaduto il 25 settembre, ma il risultato è
pressappoco lo stesso: mentre la prima pagina era per il fax di Bin Laden, le sue parole non
venivano praticamente analizzate; anche se stavolta il video dello sceicco ottiene una pagina di
approfondimento, il IUDPH della guerra condiziona fortemente la presentazione del suo discorso.
Infatti, se ,O*LRUQR nel taglio basso di pag. 7 presenta il testo integrale della dichiarazione del
terrorista, il Corriere “ seziona” il discorso di Bin Laden individuandone i temi principali e
commentandoli. “ ‘Avrete sempre paura’ ” (,O &RUULHUH); “ ‘In Usa non saranno più sicuri’ ” (,O
*LRUQR); “ America ‘will live in fear’ ” (7LPHV): la minaccia dell’ insicurezza, della “ paura continua” ,
ovvero del terrorismo, è una delle parti del discorso di Bin Laden che viene ripresa più
frequentemente dai titoli dei giornali, mentre un altro filone, forse leggermente “ minoritario” , si rifà
al tema della guerra: “ ‘Non cederemo’ ” (City), “ ‘Sarà guerra santa contro gli infedeli’ ” .
Per la stampa occidentale dunque, la guerra appena scatenata implicherà una risposta del nemico
sia “ sul campo” (tema generico della guerra), sia attraverso imprevedibili azione terroristiche “ a
casa propria” (tema dell’ insicurezza). Sono aspetti certo presenti nel messaggio di Bin Laden, ma
che esauriscono solo apparentemente i motivi di interesse del video dello sceicco.
³*2'$/0,*+7<+,77+(81,7('67$7(6$7+,6026798/1(5$%/(6327´
%,1/$'(12772%5(
Nella sua dichiarazione trasmessa da Al Jazeera Bin Laden mette in atto una serie di nuove
efficaci strategie comunicative, nonostante in molti dei temi toccati si possano riconoscere suoi
vecchi “ cavalli di battaglia” .
Il messaggio si apre, come di consueto, con l’ invocazione a Dio e al Profeta; in questo caso lo
sceicco sfrutta la credibilità che gli deriva dal nome di Allah per toccare temi che saranno molto
sentiti dai musulmani specialmente dal punto di vista politico.
Innanzi tutto, stavolta sembra rivolgersi più direttamente al mondo arabo: la sua attenzione si
focalizza soprattutto sulla questione palestinese e irachena; come osserva il giornalista Rahimullah
Yusufzai sul *XDUGLDQ (“ War of Words” , 9/10/2001), stavolta Bin Laden evita accenni diretti al
Pakistan, che pure è in fermento, né nomina i Ceceni, i Filippini, i problemi del Kashmir.
Inoltre, il soggetto delle rivendicazioni di Bin Laden è una fantomatica “ our nation” : “ What the
United States tastes today is a very small thing compared to what we have tasted for tens of years.
Our nation has been tasting this humiliation and contempt for more than 80 years” . A che cosa si
riferisce?
Si è già parlato l’ ideale musulmano della riunificazione delle terre governate dall’ Islam in
un’ unica nazione a cui si ispira Bin Laden; tuttavia, ora il terrorista vuole fare riferimento a una
precisa entità storica-politica: l’ impero Ottomano caduto proprio nel 1920.
Il modello di nazione governata dall’ Islam40, prospera e indipendente, è individuata
concretamente nel secolare regno dei sultani che fino al 1920 comprendeva tutto il Medio Oriente e
buona parte del Mediterraneo sud-orientale41. Dopo parecchi secoli di vita il sultanato (comunque in
decadenza), dovette piegarsi sotto la penetrazione occidentale, frantumandosi; l’ ultimo scampolo
40
“ Fino agli inizi del secolo scorso, ogni musulmano era difatti cittadino di diritto del regno o dell’ impero del
califfo” (A.Caruso, op.cit)
Ma cfr cosa sostiene lo studioso Hashim, op cit: “ 7KH2WWRPDQ(PSLUH, which ruled the vast majority of Arabs and
Muslim peoples for close to five hundred years, FRXOGEHFRQFHLYHGRIDVDQ,VODPLFRUGHURQO\E\VWUHWFKLQJWKH
QRWLRQ; the sultans in Istanbul were often corrupt and dissolute men who came to power by illegitimate means and were
ultimately incapable of protecting the Islamic community from the depredations of foreign powers.” Bisogna inoltre
ricordare che l’ impero ottomano si sgretolò anche sotto i particolarismi tribali, vd per es quanto detto a proposito
dell’ alleanza tra i sovrani sauditi e il movimento di wahab (cfr. nota 28)
41
rimasto indipendente, andò incontro alla rivoluzione laico-nazionalista di Mustafa Kemal e costituì
la moderna Turchia.
Gli altri stati arabi, nati dai protettorati francesi e britannici, sono andati incontro fin dall’ inizio
a grossi problemi, privi com’ erano degli strumenti per elaborare soluzioni davvero autonome ed
efficaci per vincere le sfide della modernità. D’ altro canto, i modelli politici e culturali secolari
imposti dall’ Occidente si sono rivelati spesso inadeguati.
Con lo sgretolarsi del califfato si è sviluppato un vasto movimento di risveglio islamico che si
proponeva di riscattare la gloria dell’ Islam e degli arabi attraverso il recupero della primitiva unità a
cui tende il mondo musulmano. Da qui lo sviluppo del panarabismo degli anni 30 e 60, che ha visto
nell’ Egitto Nasser il nuovo centro politico. Tuttavia l’ illusione è terminata nel 1967, con la sconfitta
subita nella guerra contro Israele. Ma altri stati hanno provato a reincarnare l’ idea di “ centronazione-leader” : la Libia di Gheddafi, l’ Iran di Khomeini, l’ Iraq di Saddam. Quindi, anche se Bin
Laden non rappresenta “ né stati né regni, né eserciti, né sfere religiose” , tuttavia predica quelle note
che “ da tempi lontani, continuano a far vibrare le coscienze dei musulmani” (A.Caruso, op. cit).
Bin Laden quindi trova ampio spazio per rilanciare il ritorno a una visione esclusivamente
religiosa della politica, proponendo il rifiuto in blocco dell’ idea secolare di nazione e di ogni aspetto
del retaggio occidentale. E uno dei retaggi politici più dolorosi lasciati dall’ ovest in Medio Oriente è
certamente il problema ebraico-palestinese. E’ qui che Bin Laden cerca abilmente il terreno fertile
per le sue parole.
Lo sceicco parla apertamente delle sofferenze reali e sentite degli arabi mediorientali, drammi
per i quali le classi dirigenti non hanno mai fatto nulla di efficace. Per cui le affermazioni di Bin
Laden possono essere recepite come la verità che nessuno ha il coraggio di affermare ma che tutti
conoscono: lo sceicco diventa potente come il bambino che nella favola smaschera l’ ipocrisia: “ Il re
è nudo!” (cfr il continuo riferimento all’ ipocrisia nel suo discorso, vd oltre).
Le sue parole dunque spingerebbero molti arabi a fare pressione sui loro governanti moderati; di
fronte al rischio della legittimazione, le classi dirigenti dovrebbero prendere posizione contro
l’ attacco americano.42 Come ben riassume 7KH*XDUGLDQ43: “ His [Bin Laden’ s] words will inspire
many Muslims who will believe that he has raised real issues about which those in power may be
thinking – but which they cannot raise because of thei reliance on the west.”
,³JXDL´SHU%LQ/DGHQQRQVRQRSLFLUFRVFULWWLDO3DNLVWDQHDOO¶$IJKDQLVWDQODULVSRVWD
GHJOL 86$ VL DQQXQFLD LPSRQHQWH H %LQ /DGHQ KD ELVRJQR GL SHQVDUH SL LQ JUDQGH 6SHUD
TXLQGLQHOODPRELOLWD]LRQHGHOODJUDQGHSROYHULHUDGHO0HGLR2ULHQWH
La struttura retorica usata da Bin Laden è molto semplice ma studiatamente efficace.
Innanzitutto, la lode ad Allah che apre il discorso non è circoscritta, ma continua affermando che
Allah ha colpito gli USA “ at its most vulnerable spot. He destroyed its greatest buildings.” Segue
un’ altra invocazione ad Allah (“ Praise be to God” ), poi un’ altra affermazione sferzante sugli USA:
“ Here is the United States. It was filed with terror from its north to its south and from its east to its
west” ; quindi l’ identica lode ad Allah: “ Praise be to God” .
In questo modo l’ attacco alle Torri Gemelle appare un segno della potenza divina, e soprattutto,
della debolezza del nemico occidentale, secondo la concezione dell’ America come “ tigre di carta” a
cui si è già fatto cenno.
La prima affermazione, in particolare, sottolinea fortemente l’ aspetto simbolico dell’ atto
terroristico: anche l’ America ha dimostrato di avere un evidente punto debole, ovvero i suoi grandi
edifici. Molti commentatori sottolineano che uno degli elementi più originali del terrorismo di Bin
42
Significativamente, l’ ultima parte del messaggio di Bin Laden costituisce quasi esclusivamente un monito per gli stati
arabi moderati, fino a parlare di “ scelta di campo” , esattamente come Bush, che dice: “ Every nation has a choice to
make. In this conflict, there is no neutral ground” (Fonte:7KH7LPHV, 8/10/2001)
43
Rahimullah Yusufzai, op cit
Laden è proprio l’ attenzione per i simboli nei bersagli scelti (come si vede anche nel suo video
propagandistico sull’ esplosione della Cole, a cui si è già fatto riferimento44).
Dopo aver proclamato la divina giustizia dell’ attentato, Bin Laden prosegue spiegando SHUFKp
JOL 6WDWL 8QLWL KDQQR PHULWDWR WXWWR TXHVWR. Le umiliazioni della “ nazione” musulmana dalla
caduta dell’ impero Ottomano sono state numerose: si parla di figli uccisi, di sangue versato, di
luoghi santi attaccati. Ma “ Despite this, nobody cares” sottolinea Bin Laden. Sono lamentele molto
generiche, che tuttavia fanno parte dell’ esperienza quotidiana dei Palestinesi, ma anche, grazie i
mass media, di tutti gli arabi che sentono fortemente il problema palestinese. Anche il fatto che a
nessuno importi, o comunque non faccia niente, è una realtà per molti, come si è ampiamente
discusso sopra.
Ora è facile per Bin Laden lodare il “ successful [… ] convoy of Muslims” che è riuscito
nell’ impressa di “ distruggere gli Stati Uniti” , naturalmente con l’ aiuto di Allah.
Sembra dunque che la giustizia divina abbia mandato dei valorosi combattenti a fare finalmente
qualcosa di concreto contro l’ oppressore.45
Nella frase successiva, lo stesso “ convoy of Muslim” diventa il soggetto implicito della frase,
che si riferisce però ai combattenti palestinesi: per Bin Laden sono la stessa cosa, sono parte della
stessa lotta.46
Gli occidentali ipocriti criticano i palestinesi e lasciano morire di fame i bambini iracheni,
lasciano che i carri armati israeliano portino il caos “ in Jenin, Ramallah, Rafah, beit Jala, and other
Islamic areas” . Nella struttura del discorso di Bin Laden, tutti questi misfatti sono accomunati dalla
stessa ipocrisia47 che porta il mondo a dolersi per le morti americane dell’ 11 settembre: “ But if the
sword falls on the United States after 80 years, hypocrisy raises its head lamenting the death of this
killers who tampered with the blood, honour, and holy places of the Muslim” .
E’ chiaro che Bin Laden ha tutto l’ interesse a contrastare le tradizionali tendenze filooccidentali della regione, perciò l’ insistenza sull’ ipocrisia, sul fatto che nessuno ha mai fatto nulla
per il Medio Oriente è anche un’ abile mossa di Bin Laden per sminuire e bollare come false
promesse le “ sirene” americane: gli aiuti umanitari, la promessa della democrazia, del rispetto diritti
civili…
Nelle sue parole, invece, gli USA appaiono esplicitamente come gli assassini e gli oppressori
dei musulmani dalla caduta dell’ Impero Ottomano, ovvero i responsabili delle umiliazioni che il
Medio Oriente ha dovuto subire dal colonialismo in poi. L’ attacco alle Torri Gemelle diventa così
una “ ragionevole” risposta a sofferenze per i quali nessuno si è mai preoccupato. “ Occhio per
occhio, dente per dente” , dunque: l’ 11 settembre è stato solo l’ inizio della riscossa.
Ma adesso anche la nuova minaccia americana dovrebbe spingere i musulmani a lottare
compatti: “ In the aftermath of this event and now that senior US officials have spoken, beginning
44
La stampa ha spesso fatto riferimento al video sottolineando soprattutto la cruda poesia con cui Bin Laden celebra la
morte dei soldati americani (cfr gli articoli già citati su 1HZVZHHN7LPH:DVKLQJWRQ3RVW), mentre invece, l’ articolo del
:DVKLQJWRQ3RVW “ Inside the mind of Osama Bin Laden” nota l’ attenzione al simbolismo di Bin Laden, che paragona la
Cole alla grande nave dell’ Occidente affondata dalla piccola barca dell’ Islam. Probabilmente è proprio questo uno degli
aspetti più significativi per molti arabi, i veri destinatari del video.
45
Infatti segue la solita preghiera ad Allah di elevare in Paradiso i martiri, abitudine ben consolidata di Bin Laden,
come si è già visto.
46
E’ da osservare che uno dei motivi che accrescono l’ importanza della questione palestinese per i musulmani è il fatto
che l’ odio per Israele è l’ unica forma di protesta permessa nei regimi arabi oppressivi, dove anche i mass media sono
spesso sotto lo stretto controllo dei governanti: “ Indeed, Israel serves as a useful stand-in for complaints about the
economic privation and political repression under which most Muslim people live, and as a way of deflecting
anger” (Lewis, op.cit). Bin Laden dimostra di sapere però che la spinosa questione può diventare un arma a doppio
taglio per i leader arabi, se opportunamente contestualizzata.
47
Le critiche sembrano coinvolgere non solo il mondo occidentale, ma anche i governanti arabi, laici e religiosi
(“ Despite this, we heard no denunciation by anyone in the world or a fatwa by the rulers’ ulema” ). Si noti inoltre che
secondo N.Macfarquhar la parola ipocrisia traduce “ one of the strongest Islamic terms” (“ Islam is target, bin Laden
says” , +HUDOG7ULEXQH, 5/11/2001)
with Bush, the head of the world’ s infidels, and whoever supports him, every Muslim should rush to
defend his religion” . La consueta personalizzazione del conflitto in Bush (cfr fax del 25 settembre)
e il riferimento all’ annuncio americano dell’ attacco in quelle stesse ore hanno avuto certamente un
effetto potente sull’ DXGLHQFH musulmana (e non solo).
Ora che il nemico si staglia chiaro e minaccioso, Bin Laden fa un efficace ritratto delle sue
intenzioni, in una serie di capoversi che cominciano tutti “ They come out… ” . Gli aspetti sottolineati
sono ora tutti religiosi; i nemici vogliono portare divisione nella “ casa dell’ Islam” alleandosi con gli
stati arabi moderati, costringendoli a snaturare la loro identità prima di tutto islamica.
Qui si ritorna allo scenario delle crociate; ma stavolta l’ aspetto che Bin Laden sottolinea
maggiormente riguarda ancora le colpe degli Stati Uniti, con il loro spirito fondamentalmente
“ sanguinario” . Il bombardamento di Hiroshima e dell’ Iraq sono messi sullo stesso piano, mentre lo
sceicco ricorda come gli Americani abbiano sostanzialmente giustificato queste stragi e condannato
invece quelle di Nairobi e Dar es Salaam: in tutti i casi sono stati coinvolti anche dei civili.
Riecco dunque la logica che avrebbe giustificato l’ attentato alle Twin Towers, che stavolta
giustifica la risposta all’ attacco degli Infedeli.
Inoltre, il terrorista si ricollega implicitamente al tema dell’ ipocrisia di cui sopra, il che suona
anche come un rafforzamento del monito appena fatto agli stati arabi moderati.
Ma lo sceicco ha ancora in serbo qualcosa per loro.
La retorica di Bin Laden, infatti, mischiando abilmente ripetizioni dal sapore rituale, immagini
forti e appelli accorati, culmina nell’ annuncio della divisione del mondo in due campi, speculare a
quello di Bush: “ These incidents divided the entire world into two regions – one of faith where
there is no hypocrisy and another of infidelity, from which we hope God will protect us” .
Oltre ai motivi già citati, Bin Laden ha altri vantaggi ad esasperare questa visione manichea del
mondo. Se oggi non esiste né un modello di nazione islamica che possa fungere da leader, la
divisione in due blocchi resta un ideale con un certo DSSHDO; tuttavia la sua realizzazione
implicherebbe l’ unione del mondo arabo in funzione anti-occidentale, eventualità molto difficile
anche a causa dei particolarismi che comunque hanno diviso e sempre dividono il mondo arabo48.
Lo sceicco sa anche che dipingere l’ attacco in Afghanistan come uno “ scontro di civiltà” potrebbe
alimentare la divisione tra i paesi occidentali e le comunità di immigrati musulmani che già sono
alla ricerca di una propria identità all’ interno della società che li ospita. Rendersi conto di questi
aspetti è molto importante per l’ Occidente, che dovrebbe evitare di alimentare più o meno
volontariamente la rigida divisione presentata da Bin Laden. Il rispecchiarsi delle parole di Bush e
di Bin Laden (le “ scelte di campo” , la “ crociata” ) non è certo un buon segno in questa direzione. La
Casa Bianca avrebbe fatto meglio a concentrarsi di più sull’ elaborazione di un linguaggio più
attento che sulle pressioni rivolte ai PHGLD per censurare i video dello sceicco.
Il messaggio si chiude con una minaccia esplicitamente diretta agli Stati Uniti: “ As for the
United States, I tell it and its people these few words: I swear by Almighty God [… ] neither the
United States nor who lives in the United States will enjoy security bifore we can see it as a reality
in Palestine and before all the infidel armies leave the land of Mohammed[...]”
L’ esplicita divisione tra l’ America e la sua gente rimarca uno degli aspetti centrali della dottrina
di Bin Laden, che considera tutti i cittadini americani possibili bersagli (cfr IDWZDdel 1998: “ To kill
Americans and their allies, both civil and military, is an individual duty of every Muslim who is
able, in any country where this is possible” ), parte integrante della lotta all’ entità nemica. Nella
Cfr gli intellettuali algerini di /LPHV(“ Voci dall’ Algeria” ,op.cit), in generale molto perplessi sull’ esistenza di un
“ mondo arabo” : “ [… ]esistono degli interessi nazionali più forti della religione. Il mondo arabo non esiste che
nell’ immaginario degli occidentali” . Tuttavia alcuni, soprattutto quelli dell’ associazione islamica moderata, sono
convinti che anche in questo caso sia cruciale la distinzione tra popoli e governi: “ Il popolo arabo [… ] vive sentendo lo
spirito di comunità. Le frontiere non esistono: il popolo iracheno, il popolo sudanese, o il popolo maritano sono lo
stesso popolo” (p.137)
48
guerra in corso, gli atti terroristici continueranno e avranno un ruolo centrale. (Tuttavia la divisione
tra popolo e governo può prestarsi a più interpretazioni; forse è volutamente ambigua) 49
Naturalmente la minaccia, nel contesto del messaggio di Bin Laden, risulta parte di quella
riscossa, di quella risposta giusta e doverosa sul piano umano e divino, politico e religioso, che
costituisce il caposaldo del discorso dello sceicco. Anche la grande America “ non sognerà più” 50: la
“ tigre di carta” è già stata terrorizzata e lo sarà ancora. Inevitabilmente, la minaccia costituisce
anche un’ istigazione per
!#" i musulmani a compiere atti terroristici, e anzi assume i toni della parte più
importante della IDWZD
Dunque il video di Bin Laden appare tutt’ altro che il delirio di un pazzo; girato e mandato in
onda al momento giusto, ha una logica coerente espressa con mezzi retorici e temi scelti abilmente,
che non possono lasciare indifferenti molti musulmani. Con il fiato degli americani sul collo, lo
sceicco è ben consapevole di avere in mano una carta preziosa e di doverla giocare al meglio.
Come sostiene Rahimullah Yusufzai, (op.cit.) “ Bin Laden’ s appearences are likely only to be
more forceful, more focused, more rousing to his intended audiences. The Taliban is non longer
angaged in a delicate political game where the expression of such sentiments might cause
embarrassment. It is staging a struggle for survival.”
129(0%5(
Dopo la folgorante uscita del 7 ottobre, Bin Laden continua a farsi sentire su Al Jazeera, anche
se indirettamente; il 10 e il 14 Ottobre parlano infatti i suoi portavoce (in particolare Abu Ghaith),
mentre una sua lettera viene consegnata l’ 1 novembre ad Al Jazeera, che ne diffonderà solo pochi
estratti.
Il 3 novembre lo sceicco torna a prendere la parola di persona dagli schermi di Al Jazeera.
Sono noti gli sforzi delle autorità americane per mantenere il più stretto riserbo sui video del
terrorista, e il dibattito su censura e autocensura infuriato nei PHGLD (cfr per es. Fisk
sull’ ,QGHSHQGHQW: “ Lost in the rhetorical fog of war” , ANSA del 3 nov: “ Attacco a kabul: video Bin
Laden, TV USA non danno pubblicità” ).
Ufficialmente, la paura è che attraverso i suoi video lo sceicco possa comunicare con i suoi
seguaci sparsi in tutto il mondo.
E’ tuttavia evidente anche che Bin Laden si sta trasformando in un figura sempre più
ingombrante, che sfugge al controllo della propaganda statunitense in patria e all’ estero. Finora i
tentativi concreti di contrastare il diffondersi della visione del mondo dello sceicco sono stati molto
pochi52, e, com’ è noto, le JDIIHV di Bush e Berlusconi non hanno aiutato di certo.
Perciò, quando Al Jazeera il 3 novembre trasmette il nuovo video dello sceicco, negli Stati Uniti
la CNN acconsente a mandare in onda un solo fotogramma del video di Bin Laden, e l’ audio non
viene trasmesso integralmente. Anche le principali agenzie di stampa ne diffondono solo alcuni
estratti. La trascrizione completa della videocassetta si trova sul sito della BBC.
Naturalmente l’ effetto del dibattito scatenato intorno al video influenzano fortemente la
presentazione della notizia nella stampa.
49
Potrebbe anche essere un velato tentativo di spingere i cittadini americani a dissociarsi dai propri governanti, aspetto
sul quale Bin Laden ha insistito molto per es. nell’ intervista del 1998 alla ABC. In ogni caso, ormai lo sceicco si è
spinto troppo in là per confidare troppo apertamente su spiragli “ diplomatici” di questo genere. Vedi video 12 /11/02
50
Curiosamente, si tratta di una traduzione erronea di alcuni giornali italiani (di una versione inglese della frase
“ America will not dream of security” ) che però coglie ed esalta il senso del messaggio di Bin Laden
51
Cfr le somiglianze con la IDWZD del 1998(Appendice, pag.31) è molto forte: “ To kill Americans and their allies, both
civil and military, is an individual duty of every Muslim who is able, in any country where this is possible, until the
Aqsa Mosque [in Jerusalem] and the Haram Mosque [in Mecca] are freed from their grip and until their armies,
shattered and broken-winged, depart from all the lands of Islam, incapable of threatening any Muslim.”
52
Per es. l’ intenzione di Blair di rilasciare un’ intervista ad Al Jazeera
Nei giornali italiani che ho avuto modo di analizzare, ci si concentra molto sull’ immagine dello
sceicco, alla ricerca dei possibili “ messaggi nascosti” . La posizione dell’ orologio, l’ anello, la
posizione del fucile, gesti… (cfr /D6WDPSD/D5HSXEEOLFD,O*LRUQDOH)
Questo accento sull’ aspetto esteriore ha anche focalizzato l’ attenzione sull’ aspetto fisico dello
sceicco, molto dimagrito. Le questioni che più hanno colpito i giornali riguardano gli attacchi
all’ ONU e all’ Italia53. (Altri giornali hanno sottolineato soprattutto che il video è prima di tutto una
prova dell’ inutilità degli sforzi americani per catturare o uccidere il terrorista; si rivelerà un aspetto
sempre più importante nell’ evoluzione del fantasma dello sceicco, vd oltre).
Pochi, tuttavia, hanno provato ad analizzare in modo approfondito le sue parole54, che spesso
apparivano precedute dai commenti sprezzanti della Casa Bianca55. Invece può essere interessante
un’ analisi della dichiarazione del terrorista, ricordando che il video è stato comunque visto
integralmente dai numerosissimi ascoltatori musulmani dell’ emittente del Qatar.
³>«@7+( 086/,06
0867 81'(567$1' 7+( 1$785( $1' 7587+ 2) 7+,6
&21)/,&7627+$7:,//%(($6<)257+(072'(7(50,1(:+(5(7+(<67$1'´
³:+2:$65(63216,%/()257+(3$57,7,212)3$/(67,1(,1"´
(BIN LADEN, 3 NOVEMBRE 2001)
Nel video del 3 novembre la retorica di Bin Laden si fa meno brillante, i toni apparentemente si
smorzano. L’ atteggiamento dello sceicco sembra farsi in generale più pedagogico: sembra più
impegnato a spiegare che a convincere, specialmente nella prima parte del discorso.“ [… ]the
Muslims must understand the nature and truth of this conflict so that will be easy for them to
determine where they stand” , dice.
I temi e molte parole chiave sono in gran parte quelli del 7 ottobre, ma vengono sviluppati,
esplicitati e in parte portati alle estreme conseguenze.
Tuttavia le parole del terrorista sono men che mai da sottovalutare, e la nuova strategia messa in
atto dal terrorista è tutt’ altro che casuale.
Nella prima parte del suo discorso, il terrorista afferma che i fatti dell’ 11 settembre (“ strikes
against the US tiranny” ) e la campagna in Afghanistan (continuamente definita “ unjust” e “ unfair,
barbaric campaign” ) hanno diviso l’ opinione pubblica mondiale in due campi: la maggioranza del
mondo islamico è stata “ contenta” della la sciagura che ha colpito l’ America “ because they believe
that the strikes were in reaction to the huge criminality practiced by Israel and the United States in
Palestine and other Muslim countries” , ma si è “ rattristata” per il bombardamento in Afghanistan.
Naturalmente le opinioni si invertono per l’ altra parte del mondo: “ the entire West, with the
exception of few countries” è favorevole alla campagna in Afghanistan, ingiusta perché colpisce
soprattutto donne e bambini innocenti, quando invece “ the people of Afghanistan had nothing to do
with this matter” .
In questa prima parte Bin Laden sostiene la sua elementare immagine di mondo diviso con un
linguaggio a noi ben familiare: è come se stesse presentando i risultati di un sondaggio, rudimentale
sì, ma in grado di influenzare la percezione della realtà.
Anche l’ immagine delle manifestazioni di massa è continuamente richiamata con un intento
analogo. La scelta di campo adombrata nel suo messaggio del 7 ottobre si fa qui più chiara, più
53
L’ articolo già citato di Allam “ Tutti i dubbi del mondo arabo. ‘Quelle immagini sono false’ ” (5HSXEEOLFD15/12/01)
fa notare che l’ enfasi posta sull’ accusa di Bin Laden agli ex coloni europei deriva da un errore di traduzione. Il
giornalista sottolinea che “ gli errori di traduzione non sono rari e possono avere gravi conseguenze”
54
Con l’ ammirevole eccezione degli articoli di Sergio Romano sul &RUULHUH, forse il tentativo più interessante e
approfondito di indagare cosa c’ è dietro alle parole di Bin Laden dall’ inizio delle sue comparse su Al Jazeera. (vd oltre)
55
Nella ripresa del titolo di apertura dedicato a Bin Laden di &RUULHUH, 6WDPSD e 0HVVDJJHUR compare la stessa frase:
“ La Casa Bianca: è disperato” . Solo /D 5HSXEEOLFD sembra separare nettamente Bin Laden dai giudizi della Casa
Bianca.
Comunque, anche il governo britannico si dà da fare per delegittimare Bin Laden in modo non particolarmente
costruttivo, cfr per es. “ Bin Laden is psychotic, says Straw” , di Nicholas Watt, 7KH*XDUGLDQ, 6/11/01
pressante; gli orizzonti dell’ ideale nazione islamica si ampliano al di fuori del Medio Oriente e
vanno “ from Indonesia, Philippines, Bangladesh, India, Pakistan to the Arab world and Nigeria and
Mauritania” .56
A questo punto Bin Laden insiste apertamente sulla natura essenzialmente religiosa del
conflitto, lasciando in secondo piano l’ aspetto politico (al contrario del 7 ottobre): “ It is a question
of faith, not a war against terrorism, as Bush and Blair try to depict it” . E’ chiara la volontà di
rispondere colpo su colpo alla propaganda occidentale, come dimostra anche il ritorno all’ ossessivo
ricorso della parola “ crociata” : Bin Laden ha il gioco facile a dire che Bush è stato il primo a usare
il termine. Sappiamo che il terrorista ha tutto l’ interesse ad alimentare lo stereotipo dello “ scontro di
civiltà” che purtroppo le dichiarazioni del presidente e una parte della società e della stampa
contribuiscono ad alimentare.
A questo punto lo sceicco torna sull’ aspetto della giustificazione del terrorismo come legittima
vendetta, il tema portante del 7 ottobre, usando parole molto simili. Il consueto tentativo di ottenere
l’ appoggio delle masse e intimidire i governanti arabi moderati stavolta è ancora più palese: “ The
common people have understood the issue, but there are those who continue to flatter those who
colluded with the unbelievers to anesthetized the Islamic nation to prevent it from carrying out the
duty of jihad so that the word of God will be above all words” .
Stavolta Bin Laden esplicita la sua visione degli eventi seguiti alla caduta dell’ Impero
Ottomano: anche l’ Italia figura tra i paesi cristiani che si sono spartiti la nazione musulmana, fino a
che “ our brothers, sons, and sisters in Palestine have been badly tortured” 57
Sono poi presentati i casi tragici della Bosnia e della Cecenia, e più avanti ce n’ è per il Kashmir,
l’ Indonesia, Timor est; Bin Laden sostiene che “ we should view events not as separate links, but as
links in a long series of conspiracies, a war of annihilation” Questo allargamento di prospettive culmina in un’ invettiva contro l’ ONU, che lo sceicco solleva
dalla sua posizione di prestigio e neutralità per trasformarlo un’ altra entità malvagia. Persino Kofi
Annan è esplicitamente definito criminale.
Niente e nessuno ormai deve sottrarsi al rigido manicheismo di Bin Laden, alla lotta tra due
mondi caratterizzati da una divisione inconciliabile: quella di religione.
Lo sceicco vuole rendere la “ scelta di campo” chiara e ineludibile per tutti i paesi musulmani.
Alla fine i toni si fanno più accorati: Bin Laden vuole lasciar parlare le sofferenze delle madri
palestinesi, quelle che hanno più visibilità e trovano più sensibile l’ opinione pubblica musulmana.
L’ intento didascalico è coronato alla fine del discorso da una sorta di cruenta parabola58 e da un
toccante episodio del Corano.
Bin Laden termina il messaggio sottolineando ancora una volta il suo ruolo di “ coscienza
dell’ Islam” , più che di vero e proprio condottiero; infatti lo sceicco ripete tre volte: “ God bear
witness that I have conveyed the message.”
Continua dunque la sua efficace strategia di apparire come lo “ specchio dei desideri” delle
masse islamiche.59
56
E’ interessante notare un’ assonanza con la dottrina dei “ tre cerchi” , alla base del panarabismo di Nasser, il quale a sua
volta si rifaceva ad al-Banna, ideologo dei fratelli musulmani (cfr. “ Quando l’ Islam pensa il mondo” , in /LPHV, op. cit)
Nel corso dei suoi messaggi, Bin Laden prima si concentra sul Pakistan, poi sul mondo arabo, poi sull’ intero mondo
musulmano, mentre per Nasser il primo cardine dell’ Islam era il “ cerchio arabo” , seguito dai cerchi africano e islamico.
Nei video dello sceicco, il dispiegarsi di un percorso analogo dell’ influenza dell’ Islam indica di nuovo quella tendenza a
trovare un punto di riferimento valido per tutto il mondo islamico che ne ricomponga l’ unità. Certo l’ Afghanistan non è
l’ Egitto degli anni 50-60, ma la matrice ideologica intravista non può non avere un certo DSSHDO specialmente nel
mondo arabo.
57
Per un’ interessante analisi sul rapporto tra Italia e Medio Oriente, vd “ Da Mussolini ad Andreotti la scelta araba
dell’ Italia” , S. Romano, &RUULHUHGHOOD6HUD, 5/11/2001
58
“ A confidant of mine told me that he saw a butcher slaughtering a camel in front of another camel. The other camel
got agitated while seeing the blood coming out of the other camel. Thus, it burst out with rage and bit the hand of the
man and broke it. How can the weak mothers in Palestine endure the killing of their children[...]?”
59
Cfr anche all’ inizio del discorso: “ The masses which moved in the East and West have not done so for the sake of
Osama. Rather, they moved for the sake of their religion.”
26 dicembre 2001
“ Osama ha perso, ma Washington non ha vinto”
(CORRIERE DELLA SERA, 28 DICEMBRE 2001)
Il 26 dicembre Al Jazeera trasmette in anteprima alcuni estratti del nuovo video di Bin Laden; la
versione integrale di 33 minuti dovrebbe essere andata in onda il 27. Tuttavia, in Occidente viene
diffusa solo la versione ridotta. Stranamente, la trascrizione completa non si trova nemmeno sul sito
della BBC, nonostante il 27 si legga sul *XDUGLDQ che “ the Pentagon said yesterday it was
translating the 33-minute tape and was expected to release a transcript today, providing that it did
not contain messages to Bin Laden'
s followers which might pose a threat to national security” .
Inevitabilmente, l’ analisi del video dello sceicco non potrà essere che molto lacunosa, anche se
si può intuire abbastanza bene il carattere generale delle sue affermazioni.
Tuttavia, rispetto ai messaggi precedenti, questo appare meno efficace, più fiacco, e non è solo
colpa dell’ aspetto sempre più emaciato dello sceicco. Anche se i toni si fanno più aspri, Bin Laden
sembra mettere in atto una ripetizione complessivamente stanca e poco brillante del proprio
collaudato repertorio retorico. Si tratta di difetti che l’ incompletezza della versione del discorso in
nostro possesso non fa che esaltare.
Come sostiene Sergio Romano, Bin Laden è certamente deluso perché la sperata sollevazione
delle masse arabe e musulmane contro i propri governi non è avvenuta. Probabilmente siamo di
fronte al “ proclama di un capo che ha perduto la guerra” 60
Nonostante tutto, Bin Laden ha ancora degli assi nella manica, come dimostrerà l’ analisi delle
sue parole.
Lo sceicco in parte continua sulla linea “ pedagogica” del messaggio del 3 novembre: sembra
infatti voler fare (stancamente) il punto della situazione: “ Three months after the blessed strikes
against world atheism and its leader, America, and around two months after the fierce crusade
against Islam, we must review the impact of these events” .
E’ chiaro che Bin Laden continua ad affinare un linguaggio ricorrente e ormai riconoscibile per
riferirsi all’ attentato; se il 3 novembre la locuzione chiave era “ blessed strikes to America” , ora
l’ attentato alle torri gemelle viene designato come un attacco contro l’ “ ateismo mondiale” . Nelle
parole scelte dallo sceicco la lotta guadagna sempre più dimensioni epiche, mentre il nemico non ha
più nemmeno religione, pur essendo composto da “ crociati” .
Tuttavia il terrorista mostra di voler ragionare, mostrando verità sotto gli occhi di tutti: [… ]we
must review the impact of this events. The latest events have proved important truths.”
La strage di civili innocenti in Afghanistan è considerata una prova dell’ odio degli americani
per l’ Islam; la sanguinosa offensiva è stata lanciata inoltre senza prove certe, senza un valido
motivo. Inoltre, lo sceicco non manca di porre l’ accento sulle sofferenze della gente colpita.
Questi due aspetti toccano tasti molto sensibili dell’ opinione pubblica musulmana; non a caso,
Bin Laden, vi ha insistito spesso, specialmente nel video del 3 novembre.
Sono note, infatti, le incertezze di molti arabi sulle responsabilità dell’ 11 settembre61 e sulla
politica americana in seguito all’ attentato, visti i problemi politico-sociali di cui si è discusso sopra.
“$&Quel
% messaggio tra le immagini” , Sergio Romano, &RUULHUHGHOOD6HUD 28/12/2001
&')(+*,-/./0-1*23 45.06476,8*8*9.:3#;26764&. ³7<, 6<=.; 6,9,0 $(/.26067+;<, :.(/*87 7<, 04>717*8, (?3#; 5,8?-1;93;9.
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-6.067/,9B06?6;845.0 ;<,K(/,1L45./0 >.M6M/,8(.I4>* 0,764&. 2(64>,806;8, @ 4>0-1*8267/,7JBG?60/NHI<=.I,4F;<,(I-9,9*,C9(6?6;8,87J;<,
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60
,
Lo sceicco continua la sua denigrazione degli Stati Uniti in un climax crescente di accuse.
L’ aspetto centrale è la ferocia della risposta militare della superpotenza, sproporzionata dal punto di
vista militare al “ giusto” attentato di Nairobi; Bin Laden fa riferimento al peso dell’ esplosivo62,
dando vita ad una delle sue elementari immagini-simbolo, ma stavolta la metafora appare meno
efficace e convincente del solito.
Dunque il “ nemico” viene dipinto come spietato e senza morale: in tal modo, lo sceicco
raggiunge anche il risultato di negare l’ immagine attraente degli USA campioni della democrazia,
come si è già visto a proposito del video del 7 ottobre: “ We have witnessed the true crimes of those
who call themselves humanists and claim to be defenders of freedom” . Inoltre, secondo uno
schema ormai consueto (cfr già video del 3 novembre)63, lo sceicco dà la sua interpretazione delle
parole delle autorità americane (vd citazione di Rumsfeld), stabilendo una versione dei fatti pur
sempre alternativa a quella degli onnipresenti PHGLD occidentali.
Infine, è da notare che ormai Bin Laden ritiene l’ appoggio dato a Israele la colpa principale
degli USA; l’ embargo all’ Iraq e l’ occupazione dei luoghi santi, le prime due cause della IDWZD del
1998, sembrano essere scivolate molto in basso nelle priorità della sceicco. Ormai, nella UHDOSROLWLN
di Bin Laden, Palestina e Afghanistan sono le LVVXH su cui insistere e attorno alle quali raccogliere
consensi, visto il fallimento dell’ imponente sollevazione che si attendeva dal mondo musulmano.
Non dimentichiamo che per il terrorista è una lotta per la sopravvivenza, come aveva anticipato
Yusufzai sul *XDUGLDQ il 9 ottobre.
Ma forse l’ aspetto più interessante di questo video è una delle affermazioni finali dello sceicco:
“ We say that the end of the United States is imminent, whether Bin Laden or his followers are alive
or dead, for the awakening of the Muslim umma (nation) has occurred” . In questo modo, il
terrorista trasforma se stesso in un martire ancor prima di morire; pur non proclamandosi
protagonista della rivoluzione in atto, e anzi proprio per questo, Bin Laden assurge al grado di eroe
e naturale punto di riferimento per il proseguo della lotta, che appare invece appannaggio dell’ intera
nazione islamica. Lo sceicco raggiunge qui il punto più alto della strategia di gestione della propria
immagine a cui si è fatto cenno più volte. Potrebbe morire, ma intanto è vivo. E appare in tv.64
Bin Laden ormai sa bene che le sue regolari comparse in video sono ormai un punto di
riferimento per l’ audience araba e una spina nel fianco per le autorità occidentali; se sembrava che il
suo fantasma fosse diventato concreto attraverso i raggi catodici (dopo il 7 ottobre si parlava di “ end
of shadow boxing” , cfr articolo già citato sul 7LPHV), i successivi video ne hanno fatto una presenza
scomoda e incontrollabile. Lo spettro si è reincarnato in una creatura esclusivamente mediatica,
beffarda e inquietante65 per gli occidentali, eroico “ martire vivente” per una parte del mondo
H:,(/,,M/,0JHI4>*8*84>0LI;9.I?-/-9,@T;;<?6; $(6?6C63.( 023 *84>BG3H:,(,KC8,8<4>067J;8<,?/;;8?-1O3 4>0J@A?6(/; C8,1-9?623#,3X.B,
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62
" Only seven grammes of explosives are needed to kill someone, but the United States has used bombs weighing
seven million grammes "
63
E’ uno schema destinato ad ampliarsi (vd le accuse precise a Cheney, Bush e Rumsfeld nel video del 12 novembre
2002)
64
E’ interessante notare che lo sceicco mette a segno un colpo formidabile ai danni della propaganda di Bush: le sue
parole sembrano rispondere direttamente al famoso “ We want Bin Laden, death or alive” del presidente americano. Bin
Laden sfrutta il rispecchiamento tra le parole di Bush e le proprie per alimentare la propria visione del mondo; riesce a
manipolare la propria immagine trasmessa dai PHGLD occidentali, e a rispondere loro colpo su colpo.
65
Bin Laden come “ martire vivente” è una figura che colpisce molto anche gli occidentali; quella del kamikaze è
un’ immagine fondamentalmente estranea alla nostra cultura, che facciamo fatica a gestire; ci fa particolarmente paura
anche perché implica familiarità con la morte e una terrificante determinazione. Di nuovo l’ estraneità della figura di Bin
musulmano. Adesso Bin Laden sembra avere davvero quelle “ superhuman qualities” che alcuni
commentatori, tra cui Fisk (vd. pag.7), temevano gli conferisse un’ eccessiva attenzione da parte dei
media. Adesso che è lui a controllare la cinepresa.
Il video arriva in un momento di crescente nervosismo per la mancata cattura di colui che
doveva essere il “ bersaglio numero 1” della campagna antiterroristica: si pensi al ritrovamento della
cassetta annunciata come la prova definitiva della responsabilità di Bin Laden negli attentati dell’ 11
settembre, la caduta di Kabul e i primi tentativi di dar vita a un governo provvisorio in Afghanistan,
le voci incontrollate sulla presunta morte dello sceicco…
Per la stampa occidentale, dunque, il video diventa un pretesto per accrescere la
spettacolarizzazione e il mistero attorno alla “ caccia all’ uomo” , o meglio “ allo spettro” . Come al
solito, le dichiarazioni di Bin Laden vengono inserite in un IUDPH che ha un effetto deformante: il
pubblico occidentale appare meno interessato alle parole dello sceicco che ai dettagli inquietanti del
video. Come per esempio il fatto che Bin Laden gesticola con la destra, quando dovrebbe essere
mancino66.
Secondo il *XDUGLDQ (“ New video shows Bin Laden alive. Mystery over timing of al-Qaida” , di
Oliver Burkeman, 27/12/2001), inoltre, dal momento che Bin Laden dice alle telecamere che sta
girando due mesi dopo l’ inizio dell’ attacco, il video risalirebbe ai giorni del bombardamento di
Tora Bora, dove ci si aspettava che il terrorista fosse rintanato. Come per il video del 7 ottobre, le
circostanze in cui la cassetta è stata girata contribuiscono notevolmente ad aumentare il mito
dell’ inafferrabilità di Bin Laden.
Tuttavia, quella che per noi è più che altro una curiosità, sia pure inquietante, per il pubblico
arabo diventa un ulteriore segno dell’ invincibilità di Bin Laden, aumentando notevolmente la sua
popolarità secondo il meccanismo descritto sopra. Perché anche se il nuovo discorso del terrorista
non ha la potenza visionaria dei precedenti, tuttavia “ il suo viso, nei momenti più cruciali, appare
sul grande schermo del mondo e conquista per alcuni minuti una audience globale, non priva di
qualche pericoloso consenso. Sarà bene, nei nostri rapporti con l’ Islam, tenerne conto.” (Sergio
Romano, cfr. nota 60)
129(0%5(
/¶(3,/2*23(525$
Un anno dopo, ecco ritornare il fantasma mediatico dello sceicco.
Dopo oltre 12 mesi di continue quanto frustranti ricerche, Bin Laden è ancora a piede libero;
ormai l’ irresistibile caccia all’ uomo super tecnologica che poco meno di una anno prima era ancora
entusiasticamente seguita e celebrata dalla stampa americana (cfr ad es.il clima tra “ Star wars” e
caccia alla streghe in “ The hunt for Bin Laden” , R.Ratnesar, 7LPH, 26/11/2001) si è trasformata
nella caccia ad uno spettro beffardo. L’ iniziale imbarazzo delle autorità ha lasciato posto ad un
parziale oblio; ben presto ci si è concentrati su un’ altra minaccia, un “ nemico di vecchia data” degli
USA, ovvero Saddam Hussein.
Il nuovo messaggio dello sceicco (stavolta solo audio) ha avuto tuttavia l’ effetto di attrarre
l’ attenzione dei media sulla caccia dimenticata. Nell’ articolo di 7LPH (“ Why can’ t we find Bin
Laden?” , 26/11/2002) campeggiano le foto dei soldati americani nei miserabili villaggi afgani, le
facce atteggiate ad un grottesco quanto involontario: “ Che ci faccio qui?”
Laden è un problema che si ritorce contro di noi e ci impedisce di valutare lucidamente molti avvenimenti legati all’ 11
settembre.
Il *XDUGLDQ riferisce che Bin Laden aveva già sostenuto che la sua morte non avrebbe messo fine alla guerra in
un’ intervista rilasciata i primi di novembre al giornalista pachistano Amid Mir (“Bin Laden tells West: ’My death will
not end war'
” , di Jason Burke, 15/11/2001)
66
Il *XDUGLDQ riprende quest’ aspetto in due articoli per ben due giorni di seguito. Si ipotizza tra l’ altro che sia ferito.
Tuttavia la distanza temporale dall’ ultimo video dello sceicco stimola anche la riflessione della
stampa sull’ identità mediatica e l’ inafferrabilità dello sceicco, come ben esemplificano la copertina
di 1HZVZHHN e soprattutto quella bellissima di 7LPH, in cui il volto dello sceicco appare sfumato
sullo sfondo bianco. 67
Come al solito, la stampa non pone molta attenzione alle parole dello sceicco; ma anche stavolta
c’ è qualcosa da dire.
Prima di tutto, la scelta del momento in cui mandare in onda il video è come al solito molto
accurata ed efficace; pochi giorni prima il terribile attentato di Bali aveva scosso nuovamente il
mondo, anche perché fin da subito si è parlato dell’ “ ombra di Al Quaeda” .
Lo stile dello sceicco sembra essersi asciugato, fatto più scarno e aspro. Innanzitutto, si rivolge
direttamente agli alleati degli Stati Uniti; dopo li nominerà uno per uno. Poi l’ affermazione recisa
che riassume un punto centrale della sua dottrina: “ reciprocal treatment is a part of justice” .
Di questo reciproco trattamento fa parte l’ elenco dei principali attentati terroristici compiuti
“ since the raids on New York and Washington” . Si tratta di azioni per lo più non “ grandiose” o ben
note all’ opinione pubblica, soprattutto se confrontate con l’ 11 settembre; tuttavia l’ elenco dello
sceicco amplifica la portata degli eventi, stabilendo una serie di connessioni tra gli attentati. Sembra
di poter visualizzare quella “ ragnatela” terroristica che ci ha ossessionato per un anno dalle pagine
di quotidiani e periodici.
Bin Laden inoltre sottolinea apertamente la nazionalità delle persone uccise, suggerendo che gli
attentati fanno parte di un unica grande rappresaglia. Davvero qui parla il capo di Al Quaeda, e non
più il pio “ profeta” musulmano. Poiché la nazione islamica non si è sollevata, lo sceicco tenta una
nuova reincarnazione, quella del terrore puro. Evidentemente Bin Laden conosce bene il timore dei
principali alleati USA, specialmente europei, di essere bersaglio di attentati terroristici; si è fatto un
gran parlare delle cellule terroristiche dormienti, anche e soprattutto in Italia. Lo sceicco sa che la
paura su scala globale è l’ ultima carta che gli rimane da giocare, il suo vero asso nella manica.
Come quando si rivolgeva al mondo musulmano, Bin Laden tenta di far aumentare la pressione
dei popoli sui governi, insistendo sui punti deboli dell’ alleanza con gli Americani; lo sceicco sa che
anche nelle società occidentali c’ è un po’ di antiamericanismo (“ Do your governemnts know that
the White House gangsters are the biggest butchers of this age?” ) e soprattutto incertezza sulle
ragioni della guerra: “ What do your government want from their alliance with America in attacking
us in Afghanistan?”
Ma se le accuse a stati e governanti sono molto precise, stavolta le richieste di Bin Laden sono
meno chiare; il terrorista non può avere grosse speranze di un ritiro delle truppe dall’ Afghanistan,
ma in compenso continua a nominare la morte dei bambini palestinesi e iracheni, i massacri in
Cecenia. “ You will be killed just as you kill” .
In sostanza, non ci sono più mezzi termini per Bin Laden: ha finito di rivolgersi a tutti i musulmani
per ottenere consensi. Semmai si rivolge ai suoi seguaci e simpatizzanti in tutto il mondo,
esortandoli apertamente a compiere nuovi attacchi terroristici.
Ormai ha accettato di fondersi compiutamente con lo spettro inquietante, l’ incarnazione del
male onnipresente eppure sfuggente che ormai rappresenta di fronte al pubblico occidentale.
Non si tratta di una sconfitta. Lo sceicco ha dimostrato di saper manipolare la propria immagine
sui media occidentali, senza esserne soggiogato ma anzi alimentando la diffusione della propria
visione del mondo.
Non sappiamo se Bin Laden apparirà ancora in un video di Al Jazeera; tuttavia possiamo
considerare ancora valide le parole profetiche di Yusufzai dopo il primo messaggio in video dello
sceicco: “ We will see more such statements from him, for as long as he survives. I am beginning to
believe that he may even have videotaped his will, a broadcast for posterity in case he is
killed.” (“ War of words” , 7KH*XDUGLDQ, 9/10/2001)
67
Probabilmente, anche il fatto che il nuovo messaggio sia esclusivamente vocale ne suggella la natura disincarnata, che
trova dimora nell’ unico fotogramma sfocato che accompagna le sue parole sui PHGLD
6,7,'$&8,Ê67$7275$772,/0$7(5,$/(&,7$72
'HFODUDWLRQRIWKH:RUOG,VODPLF)URQWIRU-LKDGDJDLQVWWKH-HZVDQGWKH&UXVDGHUV )DWZDGHO
http://www.fas.org/irp/world/para/docs/980223-fatwa.htm
x 'HFODUDWLRQ RI :DU $JDLQVW WKH $PHULFDQV 2FFXS\LQJ WKH /DQG RI WKH 7ZR +RO\
3ODFHV)DWZDGHO
http://www.pbs.org/newshour/terrorism/international/fatwa_1996.html
• 7UDVFUL]LRQHGHOPHVVDJJLRGL%LQ/DGHQGHOQRYHPEUH
http://users.skynet.be/terrorism/html/laden_statement_3.htm
http://news.bbc.co.uk/1/low/world/monitoring/media_reports/1636782.stm
• 7UDVFUL]LRQHGHOPHVVDJJLRGL%LQ/DGHQGHOGLFHPEUH
http://news.bbc.co.uk/1/low/world/middle_east/1729882.stm
• 7UDVFUL]LRQHGHOPHVVDJJLRGL%LQ/DGHQGHOQRYHPEUH
http://news.bbc.co.uk/2/hi/middle_east/2455845.stm
• ,QWHUYLVWDULODVFLDWDGD%LQ/DGHQD7LPHQHO
http://www.time.com/time/asia/news/interview/0,9754,174550,00.html
• ,QWHUYLVWDULODVFLDWDGD%LQ/DGHQDOUHSRUWHU-RKQ0LOOHUSHUOD$%&
http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/binladen/who/interview.html
• $UWLFROLGLULFHUFDWRULGHOOD0LGGOH(DVW5HYLHZRI,QWHUQDWLRQDO$IIDLUV
http://meria.idc.ac.il/journal/2001/issue4/jvol5no4in.html
- In particolare, ho fatto citato “ The Shot Seen Around the World: The Middle East Reacts to
September 11th” di Cameron Brown (http://meria.idc.ac.il/journal/2001/issue4/jv5n4a4.htm)
- Interessante anche “ Usama bin Ladin and al-Qa’ ida : Origins and Doctrines” di Benjamin
Orbach (http://meria.idc.ac.il/journal/2001/issue4/jv5n4a3.htm )
• ³7KHZRUOGDFFRUGLQJ%LQ/DGHQ´. Preziosissima analisi dell’ ideologia di Bin Laden dello
studioso Ahmed S. Hashim per la 1DYDO:DU&ROOHJH5HYLHZ
http://www.nwc.navy.mil/press/Review/2001/Autumn/art1-au1.htm
• Il rapporto dell’ USIP sull’ estremismo islamico “ Islamic extremists: how do they mobilize
•
support?”
http://www.usip.org/pubs/specialreports/sr89.html
• 3UREDELOPHQWH LO SL FRPSOHWR HOHQFR GL OLQN D PDWHULDOH VX %LQ /DGHQ H OD VXD UHWH
WHUURULVWLFD
http://www.lib.ecu.edu/govdoc/terrorism.html
• http://www.cnn.com Dal sito della CNN si possono trovare tutti i video di Bin Laden con un
breve commento sulle circostanze in cui il video è stato trasmesso.
- Cfr anche un’ intervista di Al Jazeera resa pubblica nel febbraio 2002:
http://www.cnn.com/2002/WORLD/asiapcf/south/02/05/binladen.transcript/index.html
• http://www.al-bab.com/arab/background/laden.htm Portale arabo prezioso per reperire link
aggiornati sulle dichiarazioni di Bin Laden
• http://www.newyorker.com/ Il sito del giornale americano contiene un prezioso archivio sui
fatti relativi all’ 11 settembre(http://www.newyorker.com/archive/previous/?021014frprsp_previous)
dove ho reperito articoli preziosi tra cui “ The revolt of Islam” di Bernard Lewis (19/11/2002), “ The
real Bin Laden” di Mary Anne Weaver (24/01/2000), “ The man behind Bin Laden” di L. Wright
• http://www.thenation.com/issueList.mhtml L’ archivio della rivista americana 7KH1DWLRQmi
ha fornito importanti articoli, tra cui “ Talks with Osama Bin Laden” (on line l’ 11 Settembre 2001
ma pubblicato sulla rivista del 21/9/1998) e “ Terror in America” (1/10/2001) di Fisk, “ Bush e Bin
Laden” di Dilip Hiro (8/10/2001), “ The clash of ignorance” di E.W.Said (22/10/2001)
• http://www.poynter.org/ Il sito mi ha fornito molti spunti; in particolare, gli articoli “ Framing
the struggle” , The wild word west” , di P.Clark e “ Here’ s why journos haven’ t profiled Al Quaeda
men as real human beings” . Mi ha fornito inoltre i link agli articoli del :DVKLQJWRQ3RVW citati nel
testo
• http://www.guardian.co.uk/ Il ricco archivio del giornale mi ha permesso di trovare molti
articoli e speciali on-line utili per farmi un’ idea della copertura delle vicende considerate nella
stampa anglosassone. In particolare, utile lo speciale di Burke “ The making of the world’ s most
wanted man” (28/10/2001)
• http://www.corriere.it/globnet/ L’ archivio del Corriere mi è servito soprattutto per reperire
gli articoli di Sergio Romano sul Bin Laden
• www.whitehouse.gov Sul sito della Casa Bianca ho trovato gli articoli di Bush
• www.THEsmokinggun.com I documenti non classificati della CIA su Bin Laden
• http://www.september11news.com/ Archivio inesauribile di notizie legate all’ attentato e ai
suoi sviluppi. Tra l’ altro, contiene una cronologia esauriente e aggiornatissima dei fatti relativi
all’ 11 settembre, corredata di numerose foto. Ha inoltre una ricchissima raccolta di IURQW SDJH di
giornali relativi all’ 11 settembre e alla guerra al terrorismo, tale da far impallidire qualsiasi altra
risorsa sull’ argomento (almeno sul Web).
Mi è servito soprattutto per le immagini di copertina.
Naturalmente, ho tratto diverso materiale dall’ archivio sul sito di Ebla e dal materiale presente in
biblioteca di Storia e in copisteria (per es. i dispacci di agenzia citati nel testo, la trascrizione del
discorso di Bin Laden del 7 ottobre, tuttavia presente sul sito della BBC
(http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/south_asia/1585636.stm) e la trascrizione della videocassetta del
13 dicembre 2001 considerata la prova della responsabilità di Bin Laden negli attentati dell’ 11
settembre)
%LEOLRJUDILD
• “ Le spade dell’ ’ Islam” , /LPHV, Dicembre 2001
APPENDICE
Posted, Sep. 12, 2001
Updated, Sep. 12, 2001
]^8_ `#aSbT_ ca dXe=fg hh
Covering t he At t ack: Day Two
/LQNVWR+HOS<RXU&RYHUDJH3DUW,,
By Al Tompkins
E-mail t his it em
Print t his Page
Add/ View Comment s on t his Art icle
There are report s t hat one pot ent ial suspect in t he t errorist at t acks got a pilot ’s license aft er
st udying at a Venice, Fla., flight school. You can t rack some informat ion t hat is relevant , by going to
t he e websit e for t he school: htt p:/ / www.airnav.com/ airport / VNC/ HUFFMAN.
To t rack a pilot ’s license, go t o ht t p:/ / www.landings.com/ and go t o t he bot t om of t he page t o do a
search.
There are ot her possible follow st ories:
7UDYHO$JHQW1LJKWPDUH
Spend a day wit h a t ravel agent t rying to get client s from one place to anot her.
Travel agent s say t hey have got t en messages from American Airlines and Delt a t hat t hey will QRW
begin flying unt il aft er 6 P.M. Wednesday, even if airport s open earlier.
5HQWDO&DU6KRUWDJH
Because hundreds of t housands of people cannot fly, t hey snapped up virt ually all of t he rent al cars.
On Tuesday, car companies were not releasing any cars t o anybody not already under a rent al
cont ract . Travel agent s say t hat once car companies do start releasing cars again, t hey will be very
reluct ant t o do a one-way lease -- which is what most people will want .
&DEVTXLHW
Cab companies t hat relied on airport t raffic are st uck. Once t he airport s reopen, t hey will get
smashed wit h business.
2QOLQHDVD)DLWK6XSSRUWFRPPXQLW\
Several online sit es, such as ht t p:/ / www.beliefnet .com and ht t p:/ / www.crosswalk.com, have
opened nat ional prayer and fait h conversat ions. The sit es have been overflowing wit h people seeking
support and a place t o t alk about t heir need for a communit y of prayer. TV st at ions, websit es and
newspapers would do a great service if t hey provided a roundup of communit y religious services
being planned.
&RYHULQJ)XQHUDOV
In t he coming weeks, t here will be t housands of f unerals. It is hard t o imagine t hat t here will be any
communit y in America t hat does not get t ouched in a personal way as we learn who was in t he
buildings and who was on t he planes. Newsrooms should begin discussions about how t hey will t reat
coverage of t he funerals and memorial services. What expert s should you be cont act ing QRZ t o help
inform your coverage of issues of grief and fait h?
&KHFNLQJ&KDULWLHV
It never fails, even out of t his. Somebody will st art fraudulent ly solicit ing money for vict im’s families,
survivors funds and more. Check everyt hing before you air it . A good place t o st art is
ht t p:/ / www.guidest ar.com, which is a sit e t hat files copies of t he 990 IRS report s t hat charit ies
which t ake in $25,000 a year or more must file.
3ULYDWH6HFXULW\
Check wit h local business securit y firms t o see how much tight er securit y is t oday.
([SHUWVOLVW
Poynt er.org has compiled an excellent list of expert s report ers can call t o get informat ion on
everyt hing from t he infrast ruct ure of t he WTC t o t he psychology of t errorism.
ht t p:/ / www.poynt er.org/ Terrorism/ Expert s.ht m The list includes phone numbers of t hese expert s.
Our t hanks t o Profnet for helping t o compile t his.
:KRLV%LQ/DGHQ"
From t he BBC:
ht t p:/ / news.bbc.co.uk/ hi/ english/ world/ sout h_asia/ newsid_155000/ 155236.st m
The case, so far, t hat Bin Laden was involved:
ht t p:/ / www.washingt onpost .com/ wp-dyn/ art icles/ A13909-2001Sep11.ht ml
7HUURULVW:KR
V:KR
Secret ary of St at e Colin Powell said Wednesday morning t hat t his is not t he act of a single t errorist
group, but most likely t he work of a net work of t errorist organizat ions. Here is a list of such groups
t o keep handy as more names come up. The list is compiled by t he Terrorism Research Cent er:
ht t p:/ / www.t errorism.com/ t errorism/ Groups2.sht ml
And here is an out st anding list of t errorism expert websit es:
ht t p:/ / www.t errorism.com/ t errorism/ links.sht ml
,QWHOOLJHQFHVSHQGLQJ
-DQH
V'HIHQVH:HHNO\ says under-spending on human int elligence gat hering was at t he core of
America’s inabilit y t o st op Tuesday’s at t acks. -DQH
V says Wednesday t hat in recent years most
int elligence spending has been on t echnical abilit ies. They report ,"The Int elligence Aut horizat ion Act
for Fiscal Year 2002, passed by Sen. Graham’s commit t ee earlier t his mont h, calls for great er
invest ment s in HUMINT, re-capit alizat ion of t he Nat ional Securit y Agency (NSA), improving
int elligence analysis and disseminat ion, and improving int elligence science and t echnology. Though
t he exact figure is classified, t he overall US int elligence budget for FY02 is est imat ed at about $30
billion."
ht t p:/ / www.j anes.com/ securit y/ int ernat ional_securit y/ news/ j dw/ j dw010911_1_n.sht ml
'HFODUDWLRQRIZDUZKDWGRHVLWPHDQ"
Robert Kagan, a senior writ er wit h t he Carnegie Endowment for Int ernat ional Peace, says, "We should
now immediat ely begin building up our convent ional milit ary forces t o prepare for what will
inevit ably and rapidly escalat e int o confront at ion and quit e possibly war wit h one or more of t hose
powers. Congress, in fact , should immediat ely declare war. It does not have t o name a count ry. It
can declare war against t hose who have carried out yest erday’s at t ack and against any nat ions t hat
may have lent t heir support . A declarat ion of war would not be pure symbolism. It would be a sign of
will and det erminat ion t o see t his conflict t hrough t o a sat isfact ory conclusion no mat t er how long it
t akes or how difficult t he challenge."
4XLFNEDFNJURXQGIDFWVRQ:7&IURPht t p:/ / www.encylopedia.com/ The World Trade Cent er complex in lower Manhat t an, New York Cit y, consist ing of seven buildings
and a shopping concourse. It was t he world’s largest commercial complex, wit h many businesses,
government agencies, and int ernat ional t rade organizat ions. Most prominent were t he 110-st ory
rect angular twin t owers, one rising t o 1,362 ft (415 m) and t he ot her t o1,368 ft (417 m). Designed by
Minoru Yamasaki and Emery Rot h, t he t owers and concourse port ion of t he cent er were complet ed in
1973 at a cost of $750 million. A massive t errorist car-bomb explosion damaged port ions of t he
complex in 1993, killing six people and causing more t han $300 million i ndamages. In 1995, Sheik
Omar Abdel Rahman and nine ot her milit ant Muslims(Sudanese, Egypt ian, American, and Jordanian
cit izens) were convict ed of conspiracy and ot her charges relat ed t o t he bombing. In 1998 t he socalled mast ermind, Ramzi Yousef, also was convict ed of t he bombing and sent enced t olife plus 240
years in prison.
4XLFN3HQWDJRQ)DFWVIURPht t p:/ / www.encylopedia.com/ The Pent agon building accommodat ing
t he U.S. Dept . of Defense. Locat ed in Arlingt on, Va., across t he Pot omac River from Washingt on,
D.C., t he Pent agon is a five-sided building consist ing of five concent ric pent agons connect ed to each
ot her by corridors and covering an area of 34 acres (13.8 hect ares).Complet ed in 1943, it was
int ended t o consolidat e t he various offices of t he U.S. War Dept ., now t he Dept . of Defense.
Jihad Against Jews and Crusaders
:iWjk9l ,m8kAnoPp&q )ji=rWs 6s8ns6t9oPt9rs 23 February 1998
Shaykh Usamah Bin-Muhammad Bin-Ladin
Ayman al-Zawahiri, amir of the Jihad Group in Egypt
Abu-Yasir Rifa’i Ahmad Taha, Egyptian Islamic Group
Shaykh Mir Hamzah, secretary of the Jamiat-ul-Ulema-e-Pakistan
Fazlur Rahman, amir of the Jihad Movement in Bangladesh
Praise be to Allah, who revealed the Book, controls the clouds, defeats factionalism, and says in His
Book: "But when the forbidden months are past, then fight and slay the pagans wherever ye find
them, seize them, beleaguer them, and lie in wait for them in every stratagem (of war)"; and peace be
upon our Prophet, Muhammad Bin-’Abdallah, who said: I have been sent with the sword between my
hands to ensure that no one but Allah is worshipped, Allah who put my livelihood under the shadow
of my spear and who inflicts humiliation and scorn on those who disobey my orders.
The Arabian Peninsula has never -- since Allah made it flat, created its desert, and encircled it with
seas -- been stormed by any forces like the crusader armies spreading in it like locusts, eating its
riches and wiping out its plantations. All this is happening at a time in which nations are attacking
Muslims like people fighting over a plate of food. In the light of the grave situation and the lack of
support, we and you are obliged to discuss current events, and we should all agree on how to settle the
matter.
No one argues today about three facts that are known to everyone; we will list them, in order to
remind everyone:
First, for over seven years the United States has been occupying the lands of Islam
in the holiest of places, the Arabian Peninsula, plundering its riches, dictating to its
rulers, humiliating its people, terrorizing its neighbors, and turning its bases in the
Peninsula into a spearhead through which to fight the neighboring Muslim peoples.
If some people have in the past argued about the fact of the occupation, all the
people of the Peninsula have now acknowledged it. The best proof of this is the
Americans’ continuing aggression against the Iraqi people using the Peninsula as a
staging post, even though all its rulers are against their territories being used to that
end, but they are helpless.
Second, despite the great devastation inflicted on the Iraqi people by the crusaderZionist alliance, and despite the huge number of those killed, which has exceeded 1
million... despite all this, the Americans are once against trying to repeat the horrific
massacres, as though they are not content with the protracted blockade imposed
after the ferocious war or the fragmentation and devastation.
So here they come to annihilate what is left of this people and to humiliate their
Muslim neighbors.
Third, if the Americans’ aims behind these wars are religious and economic, the aim
is also to serve the Jews’ petty state and divert attention from its occupation of
Jerusalem and murder of Muslims there. The best proof of this is their eagerness to
destroy Iraq, the strongest neighboring Arab state, and their endeavor to fragment
all the states of the region such as Iraq, Saudi Arabia, Egypt, and Sudan into paper
statelets and through their disunion and weakness to guarantee Israel’s survival and
the continuation of the brutal crusade occupation of the Peninsula.
All these crimes and sins committed by the Americans are a clear declaration of war on Allah, his
messenger, and Muslims. $QGXOHPDKDYHWKURXJKRXW,VODPLFKLVWRU\XQDQLPRXVO\DJUHHGWKDW
WKHMLKDGLVDQLQGLYLGXDOGXW\LIWKHHQHP\GHVWUR\VWKH0XVOLPFRXQWULHV. This was revealed by
Imam Bin-Qadamah in "Al- Mughni," Imam al-Kisa’i in "Al-Bada’i," al-Qurtubi in his interpretation,
and the shaykh of al-Islam in his books, where he said: "As for the fighting to repulse [an enemy], it is
aimed at defending sanctity and religion, and it is a duty as agreed [by the ulema]. Nothing is more
sacred than belief except repulsing an enemy who is attacking religion and life."
On that basis, and in compliance with Allah’s order, we issue the following fatwa to all Muslims:
7KHUXOLQJWRNLOOWKH$PHULFDQVDQGWKHLUDOOLHVFLYLOLDQVDQGPLOLWDU\LVDQLQGLYLGXDOGXW\
IRUHYHU\0XVOLPZKRFDQGRLWLQDQ\FRXQWU\LQZKLFKLWLVSRVVLEOHWRGRLWLQRUGHUWROLEHUDWH
WKHDO$TVD0RVTXHDQGWKHKRO\PRVTXH>0HFFD@IURPWKHLUJULSDQGLQRUGHUIRUWKHLUDUPLHV
WRPRYHRXWRIDOOWKHODQGVRI,VODPGHIHDWHGDQGXQDEOHWRWKUHDWHQDQ\0XVOLP. This is in
accordance with the words of Almighty Allah, "and fight the pagans all together as they fight you all
together," and "fight them until there is no more tumult or oppression, and there prevail justice and
faith in Allah."
7KLVLVLQDGGLWLRQWRWKHZRUGVRI$OPLJKW\$OODK$QGZK\VKRXOG\HQRWILJKWLQWKHFDXVHRI
$OODKDQGRIWKRVHZKREHLQJZHDNDUHLOOWUHDWHGDQGRSSUHVVHG" -- women and children,
whose cry is: ’Our Lord, rescue us from this town, whose people are oppressors; and raise for us from
thee one who will help!’"
We -- with Allah’s help -- call on every Muslim who believes in Allah and wishes to be rewarded to
comply with Allah’s order to kill the Americans and plunder their money wherever and whenever they
find it. We also call on Muslim ulema, leaders, youths, and soldiers WRODXQFKWKHUDLGRQ6DWDQ
V
86WURRSVDQGWKHGHYLO
VVXSSRUWHUVDOO\LQJZLWKWKHP, and to displace those who are behind
them so that they may learn a lesson.
Almighty Allah said: "O ye who believe, JLYH\RXUUHVSRQVHWR$OODKDQG+LV$SRVWOH, when He
calleth you to that which will give you life. And know that Allah cometh between a man and his heart,
and that it is He to whom ye shall all be gathered."
Almighty Allah also says: "O ye who believe, what is the matter with you, that when ye are asked to
go forth in the cause of Allah, ye cling so heavily to the earth! Do ye prefer the life of this world to
the hereafter? But little is the comfort of this life, as compared with the hereafter. Unless ye go forth,
He will punish you with a grievous penalty, and put others in your place; but Him ye would not harm
in the least. For Allah hath power over all things."
Almighty Allah also says: "So lose no heart, nor fall into despair. For ye must gain mastery if ye are
true in faith."
Sunday, 7 Oct ober , 2001, 22: 31 GMT 23 : 31 UK
%LQ/DGHQ
VZDUQLQJIXOOWH[W
Message fir st broadcast on Arabic st at ion Al Jazeera
2VDPD%LQ/DGHQKDVLVVXHGDVWURQJO\ZRUGHGZDUQLQJWRWKH8QLWHG6WDWHVLQD
UHFRUGHGVWDWHPHQWEURDGFDVWRQDO-D]HHUDWHOHYLVLRQ%HORZLVWKHIXOOWH[WRIKLV
VWDWHPHQW
Praise be to God and we beseech Him for help and forgiven ess.
We seek refuge with the Lord of our bad and evildoing. He whom God guides is rightly guided but he whom
God leaves to stray, for him wilt thou find no protector to lead him to the right way.
I witness that there is no God but God and Moh am m ed is His slave and Prophet.
God Alm ighty hit the Un ited States at its most vuln erable spot. He destroyed its
greatest buildings.
Praise be to God.
Here is the Un ited States. It was filled with terror from its north to its south and
from its east to its west.
uwvx/yy\vz|{}=~ y z/
€ y x/y zPy xy zPyR‚x6ƒ
~ Px„z…ƒ†6‡|xˆ>ˆ6yXv=~ }‰
Š ‚‡Œ‹x…zŽyR‚†Žvx/y
†z|vx6„z†yRxy z‘‚W…
y z}P‚Wƒzx…R
Praise be to God.
What the United States tastes today is a very sm all thin g com pared to what we have tasted for tens of years.
Our nation has been tasting this humiliation and contempt for m ore than 8 0 years.
Its sons are being killed, its blood is being shed, its holy places are being attacked, and it is not being ruled
according to what God has decreed.
Despite this, n obody cares.
When Alm ighty God rendered successful a con voy of Muslims, the vanguards of Islam , He allowed them to
destroy the United States.
I ask God Alm ighty to elevate their status and grant them Paradise. He is the on e
who is capable to do so.
When these defended their oppressed sons, brothers, an d sisters in Palestine and in
m an y Islamic coun tries, the world at large shouted. The infidels shouted, followed
by the hypocrites.
On e m illion Iraqi children have thus far died in Iraq although they did not do
an ything wrong.
Despite this, we heard no denun ciation by an yone in the world or a fatwa by the
rulers’ ulem a [body of Muslim scholars].
’W“yG~ y\vz†T†‚=…R
 xˆFˆ P‚=}†yXvz|{}~ y z/
€ y x/y z”x/y z…K•=–
ƒzx…RT—v/ƒ‹/‚ Š …#~ ƒ
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ˆ x‡|z}y\~>}‰|yXvz˜zx/y\v
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š ˆ ‚‚—v‚W}‚=“=…—x}
v‚Wˆ ƒY‹ˆ x Š zV‚y\vz
›P“6ˆ>~ ‡‘
Israeli tanks and tracked vehicles also enter to wreak havoc in Palestin e, in J enin ,
Ram allah, Rafah, Beit J ala, and other Islam ic areas and we hear no voices raised or
m oves m ade.
But if the sword falls on the United States after 8 0 years, hypocrisy raises its head
lam en ting the deaths of these killers who tampered with the blood, hon our, and
holy places of the Muslim s.
The least that one can describe these peop le is that they are morally depraved.
They cham pion falsehood, support the butcher against the victim , the oppressor
against the in n ocent child.
May God m ete them the punishment they deserve.
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xˆ 8zv‚‚—=6“‹‹‚W…y
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žŽŸ) J¡¢6£I¤‘¥A¦¥K¦¨§¥T¤
¦¨§¥©ª«¬5­#§¤‘¥)«¦/¦§¥\ £¥8­#¥®R¯1¥
I say that the m atter is clear and explicit.
In the afterm ath of this even t and now that senior US officials have spoken, begin ning with Bush, the head of
the world’s infidels, and whoever supports him , every Muslim should rush to defend
his religion.
They cam e out in arrogan ce with their m en and horses and instigated even those
countries that belong to Islam against us.
œvz6ƒ Š x‡Žz˜‚W“yKyR‚
#~ ‰Wv/yG°X/ˆ x‡±~ }‘yXvz
}x‡|z†‚y z…X…R‚W…#~ 9‡
They cam e out to fight this group of people who declared their faith in God and
refused to abandon their religion .
They cam e out to fight Islam in the n ame of terrorism .
Hundreds of thousands of people, young and old, were killed in the farth est point on earth in J apan.
[For them ] this is not a crim e, but rather a debatable issue.
They bombed Iraq and con sidered that a debatable issue.
But when a dozen people of them were killed in Nairobi and Dar es Salaam ,
Afghan istan and Iraq were bombed and all hypocrite ones stood behind the head of
the world’s infidelity - behind the Hubal [an idol worshipped by pagans before the
advent of Islam ] of the age - n am ely, Am erica an d its supporters.
These in cidents divided the entire world into two regions - one of faith where there
is no hypocrisy an d another of infidelity, from which we hope God will protect us.
The win ds of faith and chan ge have blown to rem ove falsehood from the [Arabian]
peninsu la of Prophet Moham med, m ay God’s prayers be upon him .
As for the Un ited States, I tell it and its people these few words: I swear by Alm ighty
God who raised the heaven s without pillars that n either the Un ited States nor he
who lives in the United States will enjoy security before we can see it as a reality in
Palestin e and before all the infidel arm ies leave the lan d of Moham m ed, m ay God’s
peace and blessing be upon him .
God is great and glory to Islam .
œvz9z|~>} Š ~ z}y 
 ~ „=~ z/|yXvz†z}y\~F…z
†‚W…#ˆ ²~>}/y ‚‘yR‚
…Rz‰~ ‚=}”³K‚W}z˜‚x~ y\v
Žvz…z˜y\vz…zŽ~ }‚
v/ƒ=‹/‚ Š …X~ ƒ†x}
x}‚y\vz…K‚~>}#~ zˆ>~ yƒ6—
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x…#‡Œ~ z¸ˆ zx6„z˜y\vz
ˆ x}Ž‚›I‚=vx‡Ž‡|z/
May God’s peace, mercy, an d blessings be upon you.
7UDVFUL]LRQHGHOYLGHRGHOQRYHPEUH
Fonti: http://users.skynet.be/terrorism/html/laden_statement_3.htm, cfr
http://news.bbc.co.uk/1/low/world/monitoring/media_reports/1636782.stm
Text of Osama bin Laden statement, aired on Qatar’s Al-Jazeira television station. The text is translated from
the Arabic, translation by BBC Monitoring, Caversham, England, (AP Photo/Al Jazeera)
:HSUDLVH*RGVHHN+LVKHOSDQGDVNIRU+LVIRUJLYHQHVV
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$SHUVRQZKRLVJXLGHGE\*RGZLOOQHYHUEHPLVJXLGHGE\DQ\RQHDQGDSHUVRQZKRLVPLVJXLGHGE\*RG
FDQQHYHUEHJXLGHGE\DQ\RQH,EHDUZLWQHVVWKDWWKHUHLVQR*RGEXW$OODKDORQH:KRKDVQRSDUWQHU
$PLGWKHKXJHGHYHORSPHQWVDQGLQWKHZDNHRIWKHJUHDWVWULNHVWKDWKLWWKH8QLWHG6WDWHVLQLWVPRVW
LPSRUWDQWORFDWLRQVLQ1HZ<RUNDQG:DVKLQJWRQDKXJHPHGLDFODPRXUKDVEHHQUDLVHG7KLVFODPRXULV
XQSUHFHGHQWHG,WFRQYH\HGWKHRSLQLRQVRISHRSOHRQWKHVHHYHQWV3HRSOHZHUHGLYLGHGLQWRWZRSDUWV7KH
ILUVWSDUWVXSSRUWHGWKHVHVWULNHVDJDLQVW86W\UDQQ\ZKLOHWKHVHFRQGGHQRXQFHGWKHP$IWHUZDUGZKHQWKH
8QLWHG6WDWHVODXQFKHGWKHXQMXVWFDPSDLJQDJDLQVWWKH,VODPLF(PLUDWHLQ$IJKDQLVWDQSHRSOHDOVRVSOLWLQWR
WZRSDUWLHV7KHILUVWVXSSRUWHGWKHVHFDPSDLJQVZKLOHWKHVHFRQGGHQRXQFHGDQGUHMHFWHGWKHP7KHVH
WUHPHQGRXVLQFLGHQWVZKLFKKDYHVSOLWSHRSOHLQWRWZRSDUWLHVDUHRIJUHDWLQWHUHVWWRWKH0XVOLPVVLQFH
PDQ\RIWKHUXOLQJVSHUWDLQWRWKHP7KHSROOVVKRZHGWKDWWKHYDVWPDMRULW\RIWKHVRQVRIWKH,VODPLFZRUOG
ZHUHKDSS\DERXWWKHVHVWULNHV
7KHVHUXOLQJVDUHFORVHO\UHODWHGWR,VODPDQGWKHDFWVWKDWFRUUXSWDSHUVRQ
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DOUHDG\SUHRUGDLQHGIRU\RX$QGLIWKH\DVVHPEOHWRKDUP\RXWKH\ZLOORQO\KDUP\RXZLWKVRPHWKLQJWKDW
*RGKDVDOUHDG\SUHRUGDLQHGIRU\RX*RGZURWHPDQ
VIDWHDQGLWZLOOQHYHUFKDQJH,7HOOWKH0XVOLPVZKR
GLGWKHLUXWPRVWGXULQJWKHVHZHHNV<RXPXVWFRQWLQXHDORQJWKHVDPHPDUFK<RXUVXSSRUWIRUXVZLOO
PDNHXVVWURQJHUDQGZLOOIXUWKHUVXSSRUW\RXUEURWKHUVLQ$IJKDQLVWDQ([HUWPRUHHIIRUWVLQFRPEDWLQJWKLV
XQSUHFHGHQWHGZDUFULPH
)HDU*RG20XVOLPVDQGULVHWRVXSSRUW\RXUUHOLJLRQ,VODPLVFDOOLQJRQ\RX20XVOLPV20XVOLPV2
0XVOLPV
*RGEHDUZLWQHVVWKDW,KDYHFRQYH\HGWKHPHVVDJH*RGEHDUZLWQHVVWKDW,KDYHFRQYH\HGWKHPHVVDJH
*RGEHDUZLWQHVVWKDW,KDYHFRQYH\HGWKHPHVVDJH
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VSHDFHDQGEOHVVLQJVEHXSRQ\RX
7KXUVGD\'HFHPEHU*07
Transcript: Bin Laden video excerpts
Osama Bin Laden urges targeting US economy
4DWDUEDVHGVDWHOOLWHWHOHYLVLRQVWDWLRQDO-D]HHUDKDVEURDGFDVWLQIXOODPLQXWH
YLGHRUHFRUGHGE\2VDPD%LQ/DGHQ%HORZLVWKHWUDQVFULSWRIWKHH[FHUSWV
Three months after the blessed strikes against world atheism and its leader, America, and
around two months after the fierce crusade against Islam, we must review the impact of
these events.
The latest events have proved important truths.
It has become clear that the West in general and America in particular have an
unspeakable hatred for Islam.
":HKDYHZLWQHVVHGWKHWUXHFULPHVRIWKRVHZKRFDOOWKHPVHOYHVKXPDQLVWVDQGFODLPWR
EHGHIHQGHUVRIIUHHGRP"
Those who lived under continuous US raids for the past months are aware of it.
How many villages have been destroyed and how many millions have been pushed out in
the freezing cold?
These men, women and children who have been damned and now live under tents in
Pakistan, have committed no sin.
They are innocent. But on a mere suspicion, the United States has launched this fierce
campaign.
"2QO\VHYHQJUDPPHVRIH[SORVLYHVDUHQHHGHGWRNLOOVRPHRQHEXWWKH8QLWHG6WDWHV
KDVXVHGERPEVZHLJKLQJVHYHQPLOOLRQJUDPPHV"
We have witnessed the true crimes of those who call themselves humanists and claim to
be defenders of freedom.
Only seven grammes of explosives are needed to kill someone, but the United States has
used bombs weighing seven million grammes proving their hatred of the Taleban and
Muslims.
When the youths - may God receive them as martyrs - blew up (the US embassy) in
Nairobi, less than two tonnes were used.
"7HUURULVPDJDLQVW$PHULFDGHVHUYHVWREHSUDLVHGEHFDXVHLWZDVDUHVSRQVHWRLQMXVWLFH
"
The United States then said it was a terrorist act and a mass destruction weapon, while
they unscrupulously used two seven-tonne bombs, of seven million grammes each.
After they (the Americans), for no reason, bombed entire villages to scare the inhabitants,
the defence secretary said it was the United States’ right to exterminate the peoples since
they are Muslim and since they are not American.
It is a blatant crime.
A few days ago, they bombed al-Qaeda positions in Khost (eastern Afghanistan) and
dropped - in what they said was a mistake - a radio-guided bomb on a mosque where
ulemas were praying.
They targeted the mosque, killing 150 Muslim worshippers.
It is the hatred of crusaders.
Terrorism against America deserves to be praised because it was a response to injustice,
aimed at forcing America to stop its support for Israel, which kills our people.
We say that the end of the United States is imminent, whether Bin Laden or his followers
are alive or dead, for the awakening of the Muslim umma (nation) has occurred.
It is important to hit the economy (of the United States), which is the base of its military
power...If the economy is hit they will become reoccupied.
Tuesday, 12 November, 2002, 23:13 GMT
Full text: ’Bin Laden’s message’
7KH$UDELFWHOHYLVLRQFKDQQHODO-D]HHUDKDVEURDGFDVWDPHVVDJHEHOLHYHGE\H[SHUWVWREHIURP2VDPD%LQ
/DGHQ
+HUHLVWKHVWDWHPHQWDVWUDQVODWHGE\%%&0RQLWRULQJ
In the n am e of God, the m erciful, the com passion ate, from the slave of God, Osam a Bin Laden, to the peoples
of the countries allied with the tyrannical US Governm ent:
May God’s peace be upon those who follow the right path . The road to safety begins by ending the aggression .
Reciprocal treatm ent is part of justice.
The in cidents that have taken place sin ce the raids on New York and Washington up until now - like the
killing of Germ ans in Tun isia and the Fren ch in Karachi, the bom bing of the giant French tanker in Yem en ,
the killing of m arines in Failaka [in Kuwait] and the British and Australians in th e Bali explosions, the recent
operation in Moscow and som e sporadic operations here and there - are on ly reactions and reciprocal
actions.
These actions were carried out by the zealous sons of Islam in defen ce of their religion an d in response to the
order of their God and prophet, m ay God’s peace and blessings be upon him .
:KLWH+RXVH
FULPLQDOV
What [US President George] Bush, the pharaoh of this age, was doing in term s of killing our sons in Iraq, and
what Israel, the United States’ ally, was doing in term s of bom bing houses that shelter old people, wom en
and children with US-m ade aircraft in Palestine were sufficient to prom pt the san e among your rulers to
distan ce them selves from this crimin al gang.
"'R\RXUJRYHUQPHQWVQRWNQRZWKDWWKH:KLWH+RXVHJDQJVWHUVDUHWKHELJJHVWEXWFKHUVRIWKLVDJH""
Our kinfolk in Palestin e have been slain and severely tortured for nearly a century.
If we defend our people in Palestin e, the world becom es agitated and allies itself against Muslim s, unjustly
and falsely, under the pretence of fighting terrorism .
What do your govern ments want by allying them selves with the crimin al gang in th e White House against
Muslims?
Do your governm ents not know that the White House gangsters are the biggest butchers of this age?
[US Defen ce Secretary Don ald] Rum sfeld, the butcher of Vietn am , killed more than two m illion people, not
to mention those he wounded.
[US Vice-President Dick] Cheney and [US Secretary of State Colin] Powell killed and destroyed in Baghdad
m ore than Hulegu of th e Mongols.
What do your govern ments want from their allian ce with Am erica in attacking us in Afghanistan ?
I m ention in particular Britain, France, Italy, Can ada, Germ an y and Australia.
We warn ed Australia before not to join in [the war] in Afghan istan, and [against] its despicable effort to
separate East Tim or.
It ignored the warn ing until it woke up to the sounds of explosions in Bali.
Its governm ent falsely claim ed that they [the Australians] were not targeted.
<RXZLOOEHNLOOHG
":K\VKRXOGIHDUNLOOLQJGHVWUXFWLRQGLVSODFHPHQWRUSKDQLQJDQGZLGRZLQJFRQWLQXHWREHRXUORWZKLOHVHFXULW\
VWDELOLW\DQGKDSSLQHVVEH\RXUORW""
If you were distressed by the deaths of your men and the m en of your allies in Tunisia, Karachi, Failaka, Bali
and Am m an , rem em ber our children who are killed in Palestin e and Iraq everyday, rem em ber our deaths in
Khowst m osques and remember the prem editated killing of our people in weddings in Afghanistan.
If you were distressed by the killing of your n ation als in Moscow, remem ber ours in Chechn ya.
Why should fear, killing, destruction , displacem ent, orphan ing and widowing continue to be our lot, while
security, stability and happiness be your lot?
This is unfair. It is time that we get even.
You will be killed just as you kill, and will be bom bed just as you bomb.
And expect m ore that will further distress you. The Islam ic n ation , thanks to God, has started to attack you at
the hands of its beloved son s, who pledged to God to continue jihad, as long as they are alive, through words
and weapons to establish right and expose falsehood.
In con clusion , I ask God to help us cham pion H is religion and continue jihad for H is sake until we meet Him
while He is satisfied with us. And He can do so. Praise be to Alm ighty God.
:KDWLVWKH
PHDQLQJRI\RXU
FDOOIRU0XVOLPV
Read t he t ranslat ion of t he
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( v ideot aped) which is
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furt her dow n on t his page.
DQGZKDWLVWKH
Or, r ead t he full int erv iew
wit h Bin Laden which st art s
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\RXZLVKWRVHQG wit h quest ions posed t o
him by his follow ers. This
WRWKH:HVWLQ
int erv iew begins right
JHQHUDO"
her e; it is t hen follow ed by
t he t ranslat ion of t he Miller
int erv iew w it h Bin Laden.
The call to wage
war again st
Am erica was m ade
because Am erica
has spear-headed
the crusade against
the Islamic nation, sending tens of thousands of
its troops to the land of the two H oly Mosques
over an d above its m eddlin g in its affairs and its
politics, and its support of the oppressive, corrupt
an d tyran nical regim e that is in con trol. These are
the reasons behin d the sin glin g out of Am erica as a target. An d not exem pt of responsibility are
those Western regimes whose presence in the
region offers support to the American troops
there. We kn ow at least one reason behin d the
symbolic participation of the Western forces and
that is to support the J ewish and Zionist plans for
expansion of what is called the Great Israel.
Surely, their presence is not out of concern over
their in terests in the region. ... Their presence has
n o m eaning save on e an d that is to offer support
to the J ews in Palestine who are in need of their
Christian brothers to achieve full control over the
Arab Penin sula which they in tend to make an
importan t part of the so called Greater Israel. ...
0DQ\RIWKH$UDELFDVZHOODVWKH:HVWHUQ
PDVVPHGLDDFFXVH\RXRIWHUURULVPDQGRI
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VD\WRWKDW"
There is an Arabic proverb that says "she accused
m e of having her m alady, then snuck away."
Besides, terrorism can be com m endable an d it
can be reprehensible. Terrifyin g an innocent
person and terrorizin g him is objectionable and
unjust, also unjustly terrorizing people is not
right.
Whereas,
terrorizing
oppressors
and
criminals
and thieves
and robbers is necessary for the safety of people and
for the protection of their property. There is no doubt
in this. Every state and every civilization and culture
has to resort to terrorism under certain circumstances
for the purpose of abolishing tyranny and corruption.
Every country in the world has its own security system
and its own security forces, its own police and its own
army. They are all designed to terrorize whoever even
contemplates to attack that country or its citizens. The
terrorism we practice is of the commendable kind for it
is directed at the tyrants and the aggressors and the
enemies of Allah, the tyrants, the traitors who commit
acts of treason against their own countries and their
own faith and their own prophet and their own nation.
Terrorizing those and punishing them are necessary
measures to straighten things and to make them right.
Tyrants and oppressors who subject the Arab nation to
aggression ought to be punished. The wrongs and the
crimes committed against the Muslim nation are far
greater than can be covered by this interview. America
heads the list of aggressors against Muslims. The
recurrence of aggression against Muslims everywhere
is proof enough. For over half a century, Muslims in
Palestine have been slaughtered and assaulted and
robbed of their honor and of their property. Their
houses have been blasted, their crops destroyed. And
the strange thing is that any act on their part to avenge
themselves or to lift the injustice befalling them causes
great agitation in the United Nations which hastens to
call for an emergency meeting only to convict the
victim and to censure the wronged and the tyrannized
whose children have been killed and whose crops have
been destroyed and whose farms have been pulverized.
...
In today’s wars, there are n o m orals, and it is
clear that m ankin d has descended to the lowest
degrees of decadence and oppression. They rip us
of our wealth and of our resources and of our oil.
Our religion is un der attack. They kill and murder
our brothers. They comprom ise our honor an d
our dignity and dare we utter a single word of
protest again st the injustice, we are called
terrorists. This is com pounded injustice. And the
United Nations insisten ce to convict the victim s
an d support the aggressors constitutes a serious
precedence which shows the exten t of injustice
that has been allowed to take root in this land. ...
-RKQ0LOOHU
VLQWHUYLHZEHJLQV
<RXFRPHIURPDEDFNJURXQGRIZHDOWK
DQGFRPIRUWWRHQGXSILJKWLQJRQWKHIURQW
OLQHV0DQ\$PHULFDQVILQGWKDWXQXVXDO This is difficult to un derstand, especially for him
who does n ot un derstan d the religion of Islam . In
our religion, we believe that Allah has created us
for the purpose of worshippin g him . He is the on e
who has created us and who has favored us with
this religion. Allah has ordered us to m ake holy
wars an d to fight to see to it that His word is the
highest and the uppermost and that of the
unbelievers the lowermost. We believe that this is
the call we have to an swer regardless of our
financial capabilities.
This too
answers the
claims of
the West
and of the
secular people in the Arab world. They claim that this
blessed awakening and the people reverting to Islam
are due to economic factors. This is not so. It is rather
a grace from Allah, a desire to embrace the religion of
Allah. And this is not surprising. When the holy war
called, thousands of young men from the Arab
Peninsula and other countries answered the call and
they came from wealthy backgrounds. Hundreds of
them were killed in Afghanistan and in Bosnia and in
Chechnya.
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ZDQWHGPDQDQGWKHUHLVZRUGWKDWWKH$PHULFDQ
JRYHUQPHQWLQWHQGVWRSXWDSULFHRQ\RXUKHDGLQ
WKHPLOOLRQVZKHQ\RXDUHFDSWXUHG'R\RXWKLQN
WKH\ZLOOGRWKDW"$QGGRHVLWERWKHU\RX"
We do not care what the Am ericans believe. What
we care for is to please Allah. Am ericans heap
accusations on whoever stan ds for his religion or
his rights or his wealth. ... It does n ot scare us that
they have put a price on m y head. We as Muslim s
believe that our years on this earth are finite and
predeterm ined. If the whole world gets together
to kill us before it is our tim e to go, they will not
succeed. We also believe that livelihoods are
preordained. So no m atter how much pressure
Am erican puts on the regim e in Riyadh to freeze
our assets and to forbid people from con tributing
to this great cause, we shall still have Allah to take
care of us; livelihood is sent by Allah; we shall not
want. ...
0UELQ/DGHQ\RXKDYHLVVXHGDIDWZDK
FDOOLQJRQ0XVOLPVWRNLOO$PHULFDQV
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GLUHFWHGDWDOO$PHULFDQVMXVWWKH
$PHULFDQPLOLWDU\MXVWWKH$PHULFDQVLQ
6DXGL$UDELD"
Allah has ordered us to glorify the truth an d to
defen d Muslim lan d, especially the Arab
peninsula ... against the unbelievers. After World
War II, the Am ericans grew m ore un fair and m ore
oppressive towards people in gen eral and
Muslim s in particular. ... The Am ericans started it
an d retaliation and punishm ent should be carried
out following the principle of reciprocity,
especially when women and children are involved.
3R\QWHURQOLQH
Post ed, Sep. 21, 2001
Updat ed, Sep. 21, 2001
Language Wat ch:
)UDPLQJWKH6WUXJJOH
By Roy Pet er Clark
Senior Scholar, Poynt er Inst it ut e
The Bush administ ration underst ands t he st rat egic
"framing" of issues, which is why j ournalist s need t o pay
at t ent ion. The nat ion’s current st ruggles were framed
Thursday by President Bush and his speechwrit ers in
mult iple ways, giving t he administ rat ion the great est leeway in
making milit ary or policy choices.
The frame of war was cert ainly prominent , which t urns bin Laden, his
forces, and sponsors, int o "enemies" of civilizat ion. But t hey are also
"criminals." The dual frames are brilliant ly represent ed in t he
president ’s memorable phrase: "Whet her we bring our enemies t o
j ust ice [crime] or j ust ice t o our enemies [war], j ust ice will be done."
A t hird frame appears in t his surprising line: "Al-Qaida is t o t error,
what t he Mafia is t o crime," t hat is immoral, rut hless, highly
organized, and in league wit h corrupt inst it ut ions. Let ’s call t his t he
"organized crime" frame, which requires a different set of st rat egies
from war or convent ional crime, and which we may see more of in
t he fut ure. Think of bin Laden as Al Capone and George W. Bush as
Eliot Ness.
In general, a single frame limit s how we see a subj ect . Mult iple
frames expand our horizons and our range of choices. The word "spin"
is t he most cynical synonym for framing, wit h t he st rong suggest ion
t hat t rut h is dist ort ed for self int erest , t hat black is called whit e if it
suit s t he polit ician. "Framing" is more concept ually and morally
neut ral, and t herefore more useful. It t akes int o account bias,
ideology, and point of view, but reminds us t hat ot her ways of seeing
and act ing are also possible.
Grat efully, Bush never used t he label "Infinit e Just ice," a proposed
name for America’s ant i-t error milit ary operat ion, a name Donald
Rumsfeld has apparent ly discarded as insult ing t o t hose who believe
only God/ Allah dispenses infinit e j ust ice.
Credit t o President Bush for t he rhet orical power of such phrases as
"freedom and fear are at war" and "we will not t ire, we will not
falt er, we will not fail." The speech used simple language and short
sent ences, for t he most part : "Be ready." Or "Live your lives and hug
your children." The most dramat ic flourish of t he speech equat ed t he
beliefs of bin Laden wit h Fascism, a philosophy t hat would wind up in
"hist ory’s unmarked grave of discarded lies."
ht t p:/ / www.poynt er.org/ cont ent / cont ent _view. asp?id=6281
3R\QWHURQOLQH
5RPHQHVNR
V0HGLD1HZV<RXUGDLO\IL[RIPHGLDLQGXVWU\QHZVFRPPHQWDU\DQG
PHPRV
)5,'$<6(37(0%(5
+HUH
VZK\MRXUQRVKDYHQ
WSURILOHG$O4DHGDPHQDVUHDOKXPDQEHLQJV
1DWLRQDO-RXUQDO
"Villains of t his magnit ude don’t come along very oft en, " not es :LOOLDP3RZHUV. "You’d t hink j ournalist s
would be f alling over t hemselves t o bring t hem t o life, t elling and ret elling t heir st ories in t he minut est
det ail." :K\DUHQ
WWKH\" "The obvious reason is t hat t he t errorist s’ st ories are j ust not easy for American
report ers t o get ." 3/86 Praise for /DZUHQFH:ULJKW’s 22,000-word New Yorker piece on t he "The Man
Behind bin Laden."
Posted at 10: 00: 00 AM
ht t p:/ / www.poynt er.org/ column.asp?id=45&aid=6782&