01 - Sommario 705-706 copia

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01 - Sommario 705-706 copia
R ivista D iocesana N ovarese
Bollettino Ufficiale per gli Atti del Vescovo e della Curia di Novara
Sommario
ANNO XCII - Nº 10 - DICEMBRE 2007
LA PAROLA
DEL VESCOVO
LA PAROLA
DEL
PAPA
Bakhita e la speranza
Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale
691
Chi forma i preti del futuro?
Convegno degli educatori dei Seminari
Rocca di Papa - 4 luglio 2007
694
Famiglia umana, comunità di pace
Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
706
I giovani migranti
Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante
e del Rifugiato
715
UFFICIO PROBLEMI SOCIALI
COMMISSIONE GIUSTIZIA
Presentazione della Giornata della Pace
E PACE
713
CONFERENZA EPISCOPALE
Servire la vita
ITALIANA
Messaggio per la Giornata per la Vita
718
Messaggio per la scelta di avvalersi dell’insegnamento
della religione cattolica
721
COMMISSIONE
DELL’ECUMENISMO
“Pregate continuamente” (I Ts 5,17)
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
689
723
UFFICIO
DELLA
SANITÀ La famiglia nella realtà della malattia
Indicazioni liturgiche e pastorali per la
Giornata Mondiale del Malato
725
Lourdes, una madre nel cuore della storia
Concessione dell’indulgenza plenaria
nel 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes
729
COORDINAMENTO
UFFICI PASTORALI
Valorizzazione della Lettera Pastorale
nelle Parrocchie per la Quaresima 2008
732
UFFICIO LITURGICO
Nuovo sussidio in occasione delle celebrazioni
delle esequie
736
Errata corrige nel nuovo Lezionario
737
Esercizi Spirituali nell’anno 2008
738
Cattolici, impegno per il bene comune
Delegazione Diocesana alla 45ª Settimana Sociale
739
ORDINARIATO
R i p a r t i z i o n e f o n d i CE I 2 0 0 6
745
INFORMAZIONI
D i o ec es i s
748
IN MEMORIA
Don Angelo Bozzola
Indice dell’anno 2007
749
751
PENITENZIERIA
APOSTOLICA
UFFICIO
DEL
CLERO
UFFICIO DEL LAVORO
PROBLEMI SOCIALI
E
Ufficiale per gli Atti di Curia Attività Pastorali in Diocesi Direttore Responsabile Mons. Giuseppe Cacciami
Amministrazione Stampa Diocesana Novarese S.r.l.
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IN COPERTINA:
IL VENERABILE DON SILVIO GALLOTTI NELL’80° DELLA MORTE
E IL SANTUARIO DELLA SANTISSIMA PIETA’ DI CANNOBIO (foto don Tino Temporelli)
Edizione della Stampa Diocesana Novarese - Fotocomposizione in proprio
Stampa - Tipografia San Gaudenzio - Novara
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
Bakhita e la speranza
Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale
Miei cari,
arriviamo al Natale avendo in mano un’Enciclica dedicata,
dalla prima all’ultima pagina, alla speranza. A questa speranza si dà anche un
nome: Gesù. Già l’apostolo Paolo, scrivendo al suo discepolo Timoteo, chiamava Gesù con il nome di “speranza”. Se il Papa ha scritto questa Lettera
Enciclica, un motivo sta certamente anche nel fatto che ben poca speranza
sembra permeare la nostra cultura, e dunque la vita delle persone. Egli porta
al centro della scena un tema che – scrive F.G. Brambilla – sembra essersi dileguato dalla riflessione civile e dalla coscienza comune. La liturgia del tempo di
Avvento va in controtendenza perché è tutta attraversata dalla speranza. Il
Natale stesso è mistero di speranza che si compie. Dio infatti viene in mezzo a
noi, condivide tutta la nostra vita, così che tutta la nostra vita venga salvata.
Non è il nulla ciò che ci attende, ma una comunione di vita. Questa è la nostra
vocazione! Il Signore stesso se ne fa garante. E chi altro, al di fuori di lui,
potrebbe esserlo?
***
Trovo molto stimolante che nelle domeniche di Avvento ci vengano proposte
pagine del profeta Isaia, tutte ricolme di speranza per la vita dell’uomo, con un
accento speciale sul cammino dei popoli. Ne cito qualcuna. “Verranno molti
popoli e diranno:
Venite, saliamo al monte del Signore”. Il monte è
Gerusalemme. Si dice che da lì “uscirà la parola del Signore”, il quale “sarà
arbitro fra molti popoli”. Il frutto di questo arbitrato è meraviglioso:
“Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”. Avverrà dunque che
“un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, né si eserciteranno
più nell’arte della guerra”.
Si rimane meravigliati di fronte a questo annuncio. Sembra un sogno. Poteva
sembrarlo ai tempi di Isaia, diversi secoli prima di Cristo, e può sembrare tale
anche a noi, oggi. Siamo infatti spesso schiacciati da immagini non solo diverse, ma trucemente contrarie a questa visione. Eppure questa profezia di pace
tra i popoli è un sogno necessario. Ed è significativo che sia già presente
nell’Antico Testamento, per esempio là dove si ricordano dei popoli che ancora oggi sono travagliati da forti tensioni: “In quel giorno vi sarà una strada
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
dall’Egitto verso la Siria; l’assiro andrà in Egitto e l’egiziano in Assiria; gli egiziani serviranno il Signore insieme agli assiri; Israele, il terzo con l’Egitto e
l’Assiria, sarà una benedizione in mezzo alla terra. Vi benedirà il Signore degli
eserciti: Benedetto sia l’Egiziano, mio popolo; l’Assiro, opera delle mie mani, e
Israele, mia eredità”. Un punto soprattutto colpisce: l’affermazione dell’amore
di Dio per tutti i popoli, e non solo per Israele. L’orizzonte scrutato dal profeta
è universale. La liturgia assume questa pagina e la fa propria perché Gesù,
Verbo di Dio che si fa uomo, è Colui nel quale la profezia può diventare realtà.
A questa profezia di pace si aggiunge una profezia di giustizia. Il tono non
cambia e l’attualità del messaggio non è minore. Si legge: “Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze, ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà
decisioni eque per gli oppressi del paese”. Se nel testo precedente stava in evidenza la pace, qui lo è una premessa assolutamente necessaria perché la pace
vi sia, cioè la giustizia, soprattutto nei confronti dei più deboli che non hanno
la possibilità di far riconoscere la loro dignità e di far valere i loro diritti. È giusto dunque che, a commento di questo testo, la liturgia faccia emergere le
parole del Salmo 71 e che l’assemblea liturgica venga invitata a pregare dicendo: “Vieni, Signore, re di giustizia e di pace”.
***
Mi trovo spontaneamente a pensare al cantico del “Magnificat” che il Vangelo
secondo Luca colloca tra l’annuncio dell’angelo Gabriele e la nascita di Gesù.
Lo accompagna un altro cantico, non dissimile, quello del “Benedictus”.
Entrambi sono canti di speranza, sviluppati – soprattutto nel “Magnificat” –
senza nascondere i problemi, e anzi evocandoli apertamente. Essi sono animati
dalla certezza che nel Signore possiamo trovare una fonte di luce e di energia
per vincere con il bene il male. Maria dice che il Signore Dio “ha spiegato la
potenza del suo braccio; ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori; ha
rovesciato i potenti dai troni; ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli
affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
Antonio Rosmini, nel suo commento, si domanda chi è il “braccio di Dio”. E
risponde che è “il Figlio perché, come il braccio procede dal corpo, così il Figlio
dal Padre. Maria, dunque, glorifica il Padre, a cui appartiene la potenza, nel
Figlio. Egli è quasi strumento del Padre per adempiere le grandi cose che egli
aveva designato di fare sulla terra in favore degli uomini”. Si chiede pure quale sia il significato delle altre parole del Magnificat e risponde dicendo che “la
superbia dei falsi sapienti - che sono dei ciechi che conducono altri ciechi e
vengono «dispersi nei pensieri del loro cuore»” - è sostituita dalla sapienza divina, tutta in favore delle nazioni attraverso “la legge della mansuetudine e della fratellanza predicata dal Salvatore”. E inoltre che “la prepotenza dei forti, i
quali crudelmente dominano e straziano i deboli”, vede “la carità evangelica
prendersi a cuore tutti i poveri e gli infelici”. E infine, “la dissolutezza e la cupidigia dell’avere”, da parte di coloro che pensano solo a se stessi, è sostituita
dalla “umanità e carità universale”. “Ecco l’opera del Vangelo”, conclude il
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
Rosmini, “ecco la riforma del mondo”. Quest’opera è già stata cominciata da
secoli, ma non è certo giunta alla sua perfezione. L’accoglienza del Vangelo nel
cuore e nella vita diventa lievito di rinnovamento della società umana e motivo di speranza per ogni uomo.
***
Nella sua enciclica Benedetto XVI ricorda alcuni testimoni della speranza.
Tra di essi vi è una ragazza africana del secolo XIX. Si chiamava Bakhita. Era
nata nel Sudan, più precisamente nel Darfur, terra di grandi dolori e di disperazione anche oggi. All’età di nove anni fu rapita dai trafficanti di schiavi, picchiata a sangue e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Le rimasero per
tutta la vita 144 cicatrici di fustigazioni sino al sangue. Venne poi comprata da
un mercante italiano, Callisto Legnani, che la portò in Italia.
Qui venne a conoscere, dopo tanti padroni terribili, un Signore del tutto
diverso: il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo. Veniva a sapere che il Signore
conosceva anche lei, e anzi l’amava e l’attendeva. Veniva a conoscere che questo Signore era stato lui stesso picchiato e ora l’aspettava “alla destra di Dio
Padre”. Fu allora che germogliò nel cuore di Bakhita una speranza: non semplicemente quella di poter stare con padroni meno crudeli di quelli precedenti, bensì una grande speranza, scoperta nel Signore Gesù: “Io sono amata e,
qualunque cosa mi accada, io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita
è buona”.
Non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio. A circa vent’anni venne
battezzata. Più avanti volle consacrarsi totalmente al Signore nella comunità
delle Suore Canossiane. Spese la sua vita con spirito missionario nei compiti
umili di ogni giorno e percorrendo l’Italia per alimentare l’ardore missionario.
Voleva che la liberazione da lei sperimentata mediante l’incontro con Dio svelato da Gesù diventasse realtà per il maggior numero di persone possibile. La
speranza, che era nata in lei, doveva raggiungere molti; anzi, doveva raggiungere tutti.
***
Lascio a questa ragazza africana di esprimere un augurio di speranza a tutti voi. Il Signore, che ha cambiato la sua vita, è capace di cambiare anche la
nostra e di seminare nel nostro cuore il germe di una speranza che non delude.
Buon Natale a tutti
Novara, 17 dicembre 2007
+ Renato Corti
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
Chi forma i preti del futuro?
Progetto educativo del Seminario e contributo convergente
dei “soggetti” che entrano in gioco
Rocca di Papa, 4 luglio 2007
Pubblichiamo la relazione svolta dal nostro Vescovo, nel giorno conclusivo del Convegno Nazionale degli educatori dei Seminari Italiani (Rocca di
Papa, 2-4 luglio). Aveva come titolo “La formazione dei presbiteri nella
Chiesa italiana. Orientamenti e Norme per i Seminari”. Si intendeva riflettere con una certa ampiezza sul documento della Conferenza Episcopale
Italiana che ha questo medesimo titolo ed è stato promulgato, in terza edizione, il 4 novembre 2006. La relazione che qui presentiamo, dedicata alla
“unitarietà del progetto educativo del Seminario”, non ha la pretesa di essere esaustiva. Tenendo conto di quanto era già stato detto nello svolgimento ricco e intenso del Convegno, intende privilegiare un unico sentiero,
quello dei “soggetti” chiamati in causa perché si realizzi, almeno in certa
misura, una convergenza sul progetto formativo del Seminario. Nel documento della CEI “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana” (2006)
vi è un capitolo dal quale la relazione si lascia guidare. È intitolato “I protagonisti della formazione” (nn. 64-78). Il tema affiora trattando del
Seminario Minore (nn. 36-39) e della comunità propedeutica (nn. 47-49). Il
discorso viene sviluppato in maniera particolarmente ampia a proposito del
Seminario Maggiore. Questa relazione si riferisce soprattutto a quest’ultimo periodo della vita del Seminario. Il documento della Conferenza
Episcopale Italiana riprende molto largamente l’Es. Ap. “Pastores dabo
vobis” (nn. 65-69), che verrà frequentemente citata.
In via preliminare osservo che, onde vi sia una convergenza sul progetto,
l’unitarietà è richiesta al progetto stesso. Non deve dunque includere delle contraddizioni interne, che inevitabilmente lo renderebbero strumento poco utile,
e anzi illusorio e dannoso. C’è dunque una calibratura da garantire tra le varie
parti del progetto. Ogni squilibrio diventerebbe infatti debolezza o problema.
Penso che vari momenti di questo convegno, a cominciare dalla relazione introduttiva, abbiano offerto un aiuto per l’approfondimento di questa esigenza
basilare. Ma, garantita questa base, il lavoro non è finito perché il progetto
educativo è destinato ad essere un testo vivo. Chi lo renderà tale nella vita di
tutti i giorni e nello scorrere degli anni di Seminario? Proprio qui si colloca la
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
condivisione del progetto che implica un duplice contributo. Il primo è quello
che va offerto da parte di ciascuna delle persone coinvolte. C’è però un secondo contributo a cui prestare attenzione. Se infatti ognuno ha la sua parte da
svolgere, l’unitarietà attorno al progetto richiede che ciascuno prenda consapevolezza del contributo offerto dagli altri soggetti e ne faccia tesoro. Questa
prospettiva di lavoro, che prende volto chiaramente positivo, non deve far
dimenticare i rischi che anche il migliore progetto educativo corre per i nostri
limiti, per le pressioni esterne e per le tentazioni che, in vario modo, ci possono condurre nella direzione opposta rispetto all’unitarietà. Più profondamente
deve tener conto delle trasformazioni in atto, le quali vanno a toccare anche la
rilevanza dei diversi soggetti che entrano in gioco nella formazione del futuro
prete1.
L’indice dei “soggetti” chiamati in causa dal documento della Chiesa Italiana
(2006) sono: lo Spirito Santo e la Chiesa; il Vescovo, gli Educatori del
Seminario; i Seminaristi; la comunità del Seminario; i Parroci; gli psicologi;
famiglie e Parrocchie; Movimenti, gruppi e Associazioni. Ho pensato di privilegiare, in questo mio intervento: il contributo degli alunni, quello degli educatori del Seminario, quello delle Parrocchie, delle famiglie, delle aggregazioni
ecclesiali giovanili. Al termine darò spazio, limitandomi a qualche cenno, allo
Spirito Santo, alla Chiesa, al Vescovo.
IL CONTRIBUTO DEGLI ALUNNI
Vorrei far emergere per primo il contributo che, nel documento della Chiesa
italiana (2006) e nell’Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, viene trattato per ultimo e
brevemente: quello degli alunni stessi. I documenti sottolineano soprattutto
per quale motivo questo contributo debba essere tenuto in evidenza. Lo è perché “lo stesso candidato al sacerdozio è protagonista necessario e insostituibile della sua formazione”. Lo è dunque perché “ogni formazione è ultimamente
autoformazione”2.
Stando così le cose, i responsabili dei Seminari vengono messi in guardia
ricordando loro che “nessuno può sostituirsi nella libertà responsabile che
abbiamo come singole persone”. Non si manca di aggiungere che anche nei
confronti dello Spirito Santo questa responsabilità è necessaria perchè vi sia
un cammino secondo lo Spirito. In conclusione si ricorda che “l’azione di vari
educatori risulta veramente e pienamente efficace solo se il futuro sacerdote
offre ad essa la sua personale e cordiale collaborazione”3.
Riconoscere la mente e il cuore degli alunni come il luogo necessario e fondamentale della sintesi, significa chiedere loro di entrare in Seminario animati da spirito apostolico e con la decisione di non perderlo lungo il cammino, e
anzi di fare degli anni del Seminario il tempo nel quale quel fuoco si accende
sempre di più. Questo riconoscimento è destinato a tradursi in un cammino
1 Cfr L. BRESSAN, “Preti per il nuovo millennio. Una recente inchiesta italiana”, in La
Scuola Cattolica, 3/2006, pag. 393-436.
2 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 69.
3 Ibidem
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
che assomigli a quello sperimentato dagli apostoli nei tre anni della vita pubblica di Gesù, coltivando quindi una convivenza personale con lui e una condivisione sempre più profonda della sua missione. È necessario e appassionante per ogni alunno pensare e volere gli anni del Seminario come il tempo
nel quale amalgamare, attorno a questa relazione fondamentale, i vari aspetti
della vita quotidiana. Quando questo avviene diventa possibile uscire dal
Seminario, il giorno dell’ordinazione sacerdotale, realmente disponibili a vivere il ministero presbiterale con l’animus degli apostoli, nella potenza dello
Spirito Santo, fino agli estremi confini della terra. Nel documento della Chiesa
italiana (2006) si dice che un modo concreto con il quale l’alunno offre un
segnale della sua volontà di coinvolgimento è l’elaborazione di una regola di
vita, nella quale si precisano alcuni propositi sugli aspetti essenziali del proprio impegno4.
***
Sarebbe bello illustrare tutto questo con qualche testimonianza concreta.
Penso, in particolare, agli anni di Seminario dell’alunno Karol Wojtyla. Li visse
tra i venti e i venticinque anni. È facile toccare con mano quanto, in una condizione assolutamente anomala (e, a prima vista, sfavorevole), l’essere sostenuto da una motivazione profonda molto forte e luminosa abbia portato questo giovane a una reale maturazione anche in mezzo a mille disagi, trovandovi addirittura una particolare grazia.
Non sarà dunque il far crescere i nostri alunni nella bambagia, ciò che li
potrà aiutare. Non sarà, evidentemente, nemmeno il procurare loro inutili difficoltà. Ma non si dovrà temere di essere esigenti. E soprattutto di far comprendere che facciano molto conto sulla motivazione che va riscontrata nel
cuore, frutto di grazia e di libertà: è proprio lì che l’unità formativa trova la sua
vera casa.
Karol Wojtyla può essere particolarmente significativo in questa nostra stagione nella quale gli alunni dei Seminari sono per lo più dei giovani che hanno fatto le scuole superiori fuori da questa sede e magari hanno frequentato
anche l’università. Karol Wojtyla ha pure fatto l’esperienza del lavoro, oltre a
un anno di università (filologia polacca). Egli è veramente “entrato” in
Seminario; quegli anni non li ha vissuti come un proprio progetto; si è realmente affidato a chi aveva la responsabilità di prepararlo al ministero presbiterale; ciò che ha ricevuto non è rimasto una semplice patina esteriore, ma ne
ha plasmato il futuro dando forza alla sua identità vocazionale e ministeriale5.
IL CONTRIBUTO DEGLI EDUCATORI DEL SEMINARIO
Tra coloro che debbono avere a cuore un’attività educativa vitale e unitaria
stanno evidentemente tutti gli educatori: rettore, vicerettori, animatori, padre
spirituale, docenti. La domanda che mi pongo è la seguente: in quale modo
concreto può e deve prendere forma il loro contributo?.
4 Cfr CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella
Chiesa italiana. Orientamenti e norme”, n. 73.
5 GIOVANNI PAOLO II, “Dono e mistero”, 1996, pag. 9-50.
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
L’équipe educativa
I documenti indicano, come prima forma del contributo all’unitarietà del
cammino formativo, l’unità dell’équipe: “È questa unità a rendere possibile
un’adeguata realizzazione del progetto educativo”6. Ciò è da intendere anzitutto in termini di “esemplarità” di cui gli alunni hanno bisogno e che, anche
quando non lo dicono, attendono. Tale unità ha un significato non soltanto per
il presente, ma anche per il futuro, nel senso che è una forma reale di “introduzione alla comunione ecclesiale”7.
C’è poi un contributo che viene identificato con qualcosa che, in un certo
senso, sta al di qua e al di là del compito specifico di ciascuno. Consiste in un
tratto elementare, non immediatamente professionale, ma non per questo
meno importante: “Gran parte dell’efficacia formativa – si legge in nell’Es. Ap.
“Pastores dabo vobis”8 – dipende dalla loro personalità matura e forte sotto il
profilo umano ed evangelico”. Proprio per questo – si dice con una certa perentorietà – “nella scelta e nella formazione dei formatori risiede l’avvenire della
preparazione dei candidati al sacerdozio”. Mi colpisce che ci si riferisca esplicitamente anzitutto alla loro scelta. Non andrebbe mai dimenticato. È a questo punto che il contributo all’unitarietà del lavoro formativo viene specificato
come “spirito di comunione e di collaborazione per sviluppare il programma,
così che sempre sia salvata l’unità dell’azione pastorale del Seminario sotto la
guida del rettore”. Là dove c’è “solidarietà nella responsabilità”, la “comunità
presbiterale degli educatori” dà robustezza al cammino dei candidati al sacerdozio.
Ma come si coltiva, giorno per giorno, questa qualità degli educatori? Non
va sottovalutata la positività del fatto che questo gruppo “goda di una qualche
stabilità e abbia residenza abituale in Seminario”9. Naturalmente occorre
andare oltre. La coltivazione della “solidarietà nella responsabilità” richiede
attenzioni sicuramente impegnative come “il coinvolgimento nell’elaborazione
del progetto educativo”, una certa presenza per “l’animazione quotidiana”,
“una profonda unità spirituale tra loro, fatta di preghiera, condivisione della
fede e comunione nello Spirito”: tutti punti che è bene siano sulla carta e che
però non debbono rimanere solo sulla carta. In favore di questo risultato va
coltivata una comunicazione e un confronto quotidiano, per esempio tra rettore e animatori, e vanno messi in conto anche riunioni frequenti (penso a un
ritmo mensile) a cui sono invitati tutti gli educatori, compresi i docenti10.
Il rettore
Se c’è qualcuno, nell’équipe educativa, che deve avere la passione dell’unità,
questo è il rettore. Compito certamente non facile il suo, tenendo conto che,
per vari motivi, potrebbero insinuarsi nella vita quotidiana del Seminario ten6 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa
italiana. Orientamenti e norme”, n. 66.
7 Ibidem
8 Ibidem
9 Ibidem
10 Id., n. 68.
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
denze centrifughe non facilmente governabili. È perciò che, se quanto ho detto in riferimento all’intera équipe educativa ha grande importanza, il rettore
sarà il primo a darne buona testimonianza.
I modi propri per esprimere, da parte sua, questo intento, sono più di uno
e non mi pare inutile dire che al primo posto vi sarà la premura di dotare il
Seminario di un progetto formativo, favorendo che tale strumento venga
costantemente considerato e, nella misura necessaria, ripensato. Passando poi
dallo strumento al vivere quotidiano, sarà il rettore per primo a “seguire e
armonizzare i vari aspetti della formazione, garantendo così una sapiente sintesi educativa”11. Come il direttore d’orchestra ha il compito di far sì che le singole componenti e i valori colori del suono prendano la forma sinfonica e che
a questo si arrivi stimolando ogni musicista a esprimersi al meglio, così è del
compito fondamentale, e allo stesso tempo molto impegnativo, del rettore. Mi
verrebbe da dire che il contributo principale di questa figura non sta anzitutto nel fare, quanto piuttosto nel raccogliere, nel garantire una comunicazione,
nel far scoprire la bellezza del lavoro fatto insieme, nel sostenere ritmo e vigore da parte di ognuno.
Il padre spirituale
A modo suo, il lavoro del padre spirituale, mirando alle profondità, di sua
natura conduce la vita dei singoli e della comunità all’unità. Ci sono, in particolare, due attenzioni che garantiscono ricchezza al suo contributo. La prima
consiste nel farsi carico di percorrere, nei colloqui personali e anche negli
interventi comunitari, i capitoli fondamentali di un cammino spirituale verso il
ministero presbiterale. Il documento della Conferenza Episcopale Italiana fa un
elenco di questi capitoli12. Sull’arco degli anni, con il suo lavoro il padre spirituale è chiamato a considerare – apertamente e in modo non occasionale, sempre attento a perlustrare il quadro complessivo – quei capitoli fondamentali
facendoli diventare una proposta offerta e costantemente verificata.
Una seconda attenzione concerne la relazione con gli altri educatori, evidentemente nel rispetto del “foro interno”13. Ciò può avvenire prestando
costante attenzione a quanto caratterizza il cammino comunitario e coltivando
il dialogo con i docenti, così che i temi e gli argomenti che di volta in volta vengono offerti agli alunni nella scuola siano da lui tenuti in conto, trovino qualche risonanza nelle meditazioni offerte alla comunità e nei colloqui personali,
divengano tema per la sua riflessione personale e per il suo studio. Per esperienza personale ho toccato con mano che questo è possibile e molto fruttuoso. Devo molto ai docenti con i quali ho vissuto per anni: molto mi hanno insegnato e sempre mi hanno costretto a prendere le misure giuste a proposito
degli interventi specifici a cui, come padre spirituale, ero chiamato.
11 Id., n. 69.
12 Cfr. id., n. 70.
13 Ibidem.
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LA PAROLA
DEL VESCOVO
I docenti
Il contributo dei docenti va anzitutto riconosciuto negli aspetti sopra indicati per l’intera équipe. L’ultima osservazione che ho espresso a proposito del
padre spirituale può essere intesa come una forma di riconoscimento del loro
ruolo importante in rapporto a un cammino unitario attorno al progetto formativo. Ma c’è evidentemente da dire qualcosa di più. Cerco, anche qui, di rinvenire l’apporto specifico che essi possono donare alla vita del Seminario.
Mi trovo immediatamente a pensare al preside degli studi e al suo contributo in ordine alla “ratio studiorum”, capitolo molto rilevante del progetto formativo del Seminario. Non compete forse a lui, in modo particolare, favorire
che l’insieme del grande lavoro culturale che si svolge in Seminario avvenga,
da parte dei docenti, cercando il confronto vicendevole? Non tocca a lui, insieme con il rettore, puntare sulla loro collaborazione perché gli alunni possano
compiere un percorso teologico-culturale unitario e perché non si dimentichi
che dalla cattedra ci si rivolge a dei futuri preti, cioè a uomini responsabili di
accompagnare le comunità cristiane in un’esperienza di fede?
Mi pare pure molto interessante che l’Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, mentre
riconosce ai docenti un ruolo importante, ricordi nel medesimo tempo tre condizioni che permettono loro di svolgerlo nel modo più adeguato14. La prima sta,
in certo senso, al di qua della docenza: va riconosciuta nella “concezione che
devono avere della teologia”, e quindi del servizio del teologo. La seconda, che
esplicita la prima, consiste nel tener conto che “il soggetto adeguato della conoscenza del mistero cristiano, resta la Chiesa come tale”, e che dunque il loro
compito è “un autentico ministero ecclesiale”. Stando così le cose, l’ecclesialità
che sta nella natura del loro compito potrà prendere il volto di una forte sensibilità comunionale trasmessa agli alunni e coltivata insieme con le altre figure educative. La terza condizione da rispettare tocca direttamente la docenza:
“La comunicazione di una dottrina” – si scrive nell’Es. Ap. Pastores dabo vobis”
– divenga “offerta di prospettive che unificano nel disegno di Dio tutti i saperi
umani e le varie espressioni della vita”. È facile notare che il livello al quale si
considera l’unità è molto alto e profondo, e può quindi dare grande luminosità
e respiro all’impegno per “l’intellectus fidei” e a tutta la vita del Seminario,
soprattutto se l’insegnamento viene dato “con rigore scientifico” e insieme con
“generosità, umiltà e passione”.
***
Sarebbe opportuno completare queste osservazioni raccontando qualche
testimonianza di grandi educatori dei nostri Seminari. Tutti li abbiamo conosciuti e forse qualche figura è invisibilmente presente nella mente di ciascuno
di noi anche ora, come una segreta ispirazione. Certo è che, quando in una
Diocesi gli alunni, ormai diventati preti, parlano dell’équipe degli antichi superiori come di una vera “scuola”, ciò sta a dire che quegli uomini hanno lascia14 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, nn. 6-7.
699
LA PAROLA
DEL VESCOVO
to un segno nella loro vita. Sarebbe il complimento più bello. Peraltro mi colpisce il fatto che, nei documenti ecclesiali, si affermi: “L’esperienza dice che
spesso è più decisiva, nello sviluppo della personalità presbiterale, la responsabilità dei docenti rispetto a quella di altri educatori”15.
FAMIGLIA, PARROCCHIA, AGGREGAZIONI ECCLESIALI
È interessante e ben giustificato che i documenti sul Seminario e sulla sua
unità educativa guardino anche fuori dalle mura del Seminario. In questa
vasta area vi sono infatti dei soggetti chiamati a dare una mano perché il cammino degli alunni del Seminario sia robusto e compatto.
La famiglia
Un primo soggetto è antico: si chiama famiglia. Essa è sempre stata importante per il cammino dei figli verso il sacerdozio. Ma ciò è avvenuto, per molte
generazioni, in modo simile all’iniziazione cristiana dei figli: cioè semplicemente per il clima di fede presente in casa e per l’accoglienza rispettosa, da parte
delle famiglie, delle indicazioni del Seminario, soprattutto a proposito dei tempi di vacanza dei loro figli, già a cominciare dal Seminario Minore.
Ma che ne è oggi? I documenti lasciano intendere che tale contributo
potrebbe – sottilmente o magari clamorosamente – mancare. Per fortuna non
è sempre così. In ogni caso, a tutte le famiglie giunge una proposta piuttosto
netta: si chiede di guardare al figlio che diventa prete non “negli angusti limiti di una logica troppo umana, se non mondana”, bensì con il proposito di
“compiere la volontà di Dio”16.
E quando questo non c’è? I documenti rintracciano due risposte non ovvie:
una riguarda i figli di tali famiglie, l’altra i superiori del Seminario. Circa i figli
si dice che “anche nel caso di genitori o familiari indifferenti o contrari alla
scelta vocazionale, il confronto chiaro e sereno” può “essere di grande aiuto
perché la vocazione sacerdotale maturi in modo più consapevole e determinato”. Verrebbe da dire, con l’apostolo Paolo: “Per coloro che amano Dio tutto
concorre al bene”. Ma viene detto qualcosa anche ai Superiori del Seminario:
“Il rapporto con le famiglie (io penso che si intendano tutte le famiglie) aiuta
l’équipe educativa a comprendere più in profondità il vissuto dei seminaristi e
a calibrare meglio l’intervento educativo”17. Si potrebbe tradurre: se tu conosci
il padre o la madre di un alunno, trovi molti elementi di conoscenza del ragazzo e del giovane, e anzi di percezione di elementi niente affatto trascurabili nella personalità dell’alunno. Tali elementi sono importanti non solo quando toccano direttamente l’aspetto religioso, ma anche, e non meno, quando diventano segnali relativi alla loro umanità e alla struttura della loro personalità. In
15 Id., n. 67.
16 Id., n. 68.
17 Ibidem.
700
LA PAROLA
DEL VESCOVO
conclusione, anche quando sembra che dalle famiglie non si possa ricevere
nessun contributo, in realtà qualcosa ne può sempre venire e potrebbe essere
anche molto importante.
Quel che sto dicendo suggerisce che il Seminario abbia la premura di “promuovere iniziative di incontro con i genitori”18. L’esperienza dice che, anche là
dove pare che manchino punti di comunicazione, con il passare del tempo, le
opportune occasioni offerte e accolte con serenità e cordialità, possono favorire anche nel cuore dei genitori ‘lontani’ una positiva evoluzione. A volte può
essere tale da sorprenderci. Non mancano casi nei quali si può dire che veramente Dio si è fatto udire dai genitori attraverso la grazia che ha raggiunto il
figlio. I frutti degli incontri con le famiglie potranno quindi essere utili sia per
una migliore conoscenza reciproca tra Seminario e famiglie, sia per la crescita
delle famiglie nella fede e nella vita spirituale. Il fatto che si debba affrontare
un certo travaglio non dovrà dunque condurre a giudicare inutili le iniziative.
In realtà, esse possono sempre diventare un’occasione di Dio e comprendere
un kairòs che solo in futuro potrà essere valutato nel suo peso specifico.
Quanto sto dicendo non deve far dimenticare che anche oggi esistono famiglie autenticamente cristiane in cui la fede è la vera luce nella quale si legge il
senso della vita. Anche in questi casi, da auspicare numerosi, la collaborazione tra Seminario e famiglia ha bisogno di essere debitamente “istruita”.
Occorrerà soprattutto tener conto che i tempi trascorsi dai seminaristi in famiglia sono oggi più frequenti e ampi di quanto avvenisse in passato. Tali “istruzioni”, che in primis potranno essere date dal rettore (ma anche da parte di altri
componenti dell’équipe), chiariranno che cosa vuol dire rispettare e sostenere
il cammino vocazionale di un figlio mentre egli si trova a casa propria. Gli alunni sono infatti chiamati più che mai ad essere fedeli alla vocazione là dove non
suona nessun campanello e non c’è al loro fianco né il rettore né alcun altro
superiore del Seminario. Uno stile di vita segnato da finezza e rispetto, dalla
fedeltà alla preghiera, da alcune eloquenti scelte evangeliche, dal confronto
sincero circa con una guida spirituale, soprattutto circa l’uso del tempo e la
qualità delle amicizie, sarà una conferma del fatto che la vocazione sacerdotale li ha veramente raggiunti e che essi intendono veramente rispondervi fin dal
profondo del cuore.
La parrocchia
C’è anche un altro soggetto antico: è la parrocchia di origine degli alunni.
Anche a questo riguardo conviene sollevare subito qualche domanda: che ne
sanno le parrocchie della vita del Seminario? I sacerdoti conoscono i criteri, i
contenuti, i ritmi di formazione dei futuri preti? Quando i sacerdoti incontrano il Seminario? Quali occasioni hanno di confronto con la comunità e con i
superiori?
18 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa
italiana. Orientamenti e norme”, n. 77.
701
LA PAROLA
DEL VESCOVO
Non esprimo questi interrogativi per qualche pessimismo di lettura della
situazione, quanto piuttosto per prendere sul serio la denominazione di “soggetto”, attribuito alle parrocchie e ai loro pastori per il cammino dei seminaristi. Lo esprimo per dire, in particolare, che non va mai trascurata la relazione
tra Seminario e presbiterio: un buon clima nel rapporto vicendevole sarà certamente fruttuoso; e invece un clima segnato, per qualche aspetto, da freddezza o lontananza non favorirà la necessaria collaborazione e potrebbe, in
qualche misura, addirittura spegnere la gioia di vedere un ragazzo o un giovane entrare in Seminario. Tale relazione passerà attraverso il colloquio personale del rettore con i sacerdoti degli alunni; e anche attraverso la partecipazione di questi sacerdoti ai momenti significativi della vita del Seminario, la
loro presenza a qualche momento della vita feriale della comunità, la permanenza di ragazzi e giovani in Seminario per qualche ora o per qualche giornata, ecc. In questo modo si illumina e si incoraggia la collaborazione vicendevole e cordiale tra il Seminario, il presbiterio, l’intera Diocesi.
Su questa base diventano plausibili i contributi che il Seminario attende
dalle parrocchie19. La prima forma di contributo consiste “in una specifica
pastorale giovanile e vocazionale”. Questo aspetto sta a monte del nostro
discorso specifico. Ma come negare che, tutto sommato, rimane il più rilevante contributo che una parrocchia possa dare, favorendo il germinare e il crescere di vocazioni sacerdotali? C’è poi un altro contributo: “Talvolta la parrocchia può svolgere un ruolo di supplenza nei riguardi della famiglia”. Le situazioni familiari citate più sopra fanno avvertire che la parrocchia può essere
chiamata a dare questa forma al suo contributo per il consolidamento della
proposta complessiva del Seminario nel cuore degli alunni. Si tratta di “rispettare e favorire il formarsi dell’identità presbiterale” e di offrire “occasioni opportune e stimoli forti per provare la vocazione” di un giovane alla missione sacerdotale.
Mentre mi riferisco alla parrocchia, e in primo luogo ai sacerdoti, come
dimenticare il ruolo prezioso che la Vita Consacrata ha svolto e continua a
svolgere nei confronti delle famiglie per le occasioni di incontro diretto con le
mamme (penso alle Scuole per l’Infanzia e anche a quelle di età più alte)? E
come dimenticare l’amore che la Vita Consacrata testimonia nei confronti del
ministero dei sacerdoti e le premure spirituali, e a volte anche materiali, che
vengono offerte in favore dei sacerdoti? Esprimo gratitudine alla Vita
Consacrata e auspico che la comunicazione vicendevole tra sacerdoti e anime
di Vita Consacrata sia sempre più ricca e fruttuosa.
Associazioni e movimenti giovanili
Parlando di “soggetti” che possono avere un peso sul cammino formativo del
Seminario e sulla sua unità, c’è un capitolo piuttosto inedito che non può oggi
essere sottovalutato: è quello delle associazioni e dei movimenti giovanili.
19 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 68.
702
LA PAROLA
DEL VESCOVO
Certo, nelle nostre parrocchie ci sono sempre stati. Ma la relazione del ragazzo o del giovane che entrava in Seminario veniva sostanzialmente interrotta già
il giorno della partenza da casa. Da qualche anno (forse occorre dire da circa
tre decenni) le cose non stanno più così perché, in termini generali, i seminaristi conservano un rilevante rapporto con i loro amici di casa; e inoltre, chi
proviene da un movimento ecclesiale avverte un’appartenenza cosi forte e
determinante per la stessa scoperta della vocazione, da non essere disposto a
tagliare i ponti con una simile esperienza. La domanda diventa, anche qui,
quella relativa al contributo che da queste realtà ecclesiali può venire perché
il progetto formativo del Seminario non rimanga una patina superficiale, ma
venga seriamente preso in considerazione e concretamente sperimentato.
Leggendo la Pastores dabo vobis avverto la spinta di Giovanni Paolo Il a riconoscere nei movimenti ecclesiali un grande dono dello Spirito Santo. Perciò i
giovani che hanno una tale provenienza “non dovranno sentirsi invitati a sradicarsi dal loro passato e a interrompere le relazioni con l’ambiente che ha contribuito al determinarsi della loro vocazione”. Nel medesimo tempo, Giovanni
Paolo Il aggiunge che “il sacerdote deve trovare in un movimento la luce e il
calore che lo rende capace di fedeltà al suo Vescovo, che lo rende pronto alle
incombenze delle istituzioni e attento alla disciplina ecclesiastica, così che più
fertile sia la vibrazione della sua fede e il gusto della sua fedeltà”20.
Il documento della Chiesa italiana (2006) riprende questo tema abbastanza
delicato ricordando che “la composizione di diverse esigenze (cioè quella dell’appartenenza a un Movimento e quella del cammino seminaristico e poi
sacerdotale) richiede saggezza ed equilibrio da parte di tutti. Le aggregazioni
ecclesiali sono chiamate a consegnare con fiducia al Seminario diocesano le
vocazioni che sorgono al loro interno. I vescovi sono chiamati a garantire che
la formazione offerta dal Seminario risponda alle legittime attese di profondità
spirituale, intensa vita fraterna e coraggioso slancio missionario”21. Quanto ai
seminaristi che provengono da tali realtà, essi “accolgano lealmente il progetto educativo del Seminario e si rendano pienamente disponibili al servizio della Diocesi”.
In questi decenni, alcuni passi sono stati compiuti. Ma certamente ne mancano ancora. Se il Seminario è chiamato ad avere le antenne aperte per percepire e valorizzare tutto ciò che Io Spirito Santo suscita e che può arricchire l’esperienza dell’intera comunità, i giovani che provengono da esperienze che li
hanno profondamente segnati devono avere molta franchezza con se stessi e
con i superiori perché l’entrare con il corpo nell’edificio del Seminario si accompagni a un ingresso ben più rilevante: quello che si qualifica come fiducia nei
confronti dell’istituzione del Seminario e condivisione del progetto formativo.
20 Ibidem.
21 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa
italiana. Orientamenti e norme”, n. 78.
703
LA PAROLA
DEL VESCOVO
Trovando, soprattutto nel costante colloquio con i superiori e anche nel confronto con l’intera comunità, il modo di non sciupare una ricchezza già ricevuta e, nel medesimo tempo, di non chiudere la porta a una ricchezza che
sopravviene.
Luca Bressan, presentando l’inchiesta svolta insieme con L. Diotallevi, mette in evidenza un fenomeno che è contiguo a quello al quale mi sono ora riferito, ma che è anche più ampio, complesso e spesso non dichiarato. Stanno
avendo sempre più peso specifico, al punto di poter sconvolgere gli equilibri
educativi tradizionali, i “legami elettivi”, il ruolo dei “pari”. II peso specifico di
questo “soggetto” sarebbe raddoppiato dal 1987 in qua. Il cammino educativo
è sempre più connotato da dinamiche relazionali “orizzontali”: quella dell’amicizia, quella del gruppo. Tutto questo non deve essere motivo di paura, ma non
va sottovalutato. Farlo venire alla luce e affrontarlo con schiettezza costituisce
la strada - non semplice ma giusta - sulla quale inoltrarsi da parte di tutti:
educatori e alunni.
LO SPIRITO SANTO, LA CHIESA, IL VESCOVO
Per la verità, nei documenti ecclesiali, tra i primi ad essere chiamati in causa c’è il Vescovo. Lo si fa insieme con il riferimento alla Chiesa intera e all’opera dello Spirito Santo, vero maestro interiore degli alunni e dei superiori del
Seminario22.
Quanto allo Spirito Santo, la Pastores dabo vobis23 ci ricorda che “Io Spirito
di Gesù fa luce e dà forza nel discernimento e nel cammino vocazionale” e chiede agli educatori di “esserne pienamente coscienti” e vedervi una “risorsa gratuita e radicalmente efficace”; e anzi, di riconoscervi “la dignità di ogni formatore umano”. Ho fatto cenno allo Spirito Santo nel capitoletto dedicato agli
alunni. Qui mi basta aggiungere che, trattando dell’unitarietà del cammino
complessivo che va proposto e vissuto in Seminario, Io Spirito Santo può ben
essere considerato per quello che è nel mistero trinitario: il principio di unità.
Quanto alla Chiesa, al cenno già fatto parlando dei docenti in relazione al
“soggetto adeguato per conoscere il mistero cristiano”, si può aggiungere un
riferimento esplicito al ministero presbiterale, a proposito del quale la Chiesa
ha “la grazia e la responsabilità di accompagnare quanti il Signore chiama a
diventare suoi ministri nel sacerdozio”. È proprio a partire da qui che si possono debitamente precisare “il posto e il compito che i diversi membri della
Chiesa […] hanno nella formazione dei candidati al presbiterato”24. La molte22 Se qui faccio solo un cenno a questi soggetti, e anzitutto allo Spirito Santo, non
vorrei essere frainteso: dipende solo dal fatto di dover stare nei tempi a me dati
per la relazione.
23 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 65.
24 Ibidem.
704
LA PAROLA
DEL VESCOVO
plicità dei soggetti coinvolti, mentre può essere motivo di qualche difficoltà, è
da intendere come un tratto attraverso il quale la formazione dei futuri preti
può essere detta un compito che coinvolge, in varia maniera, tutta la Chiesa.
E il Vescovo? La Pastores dabo vobis25 afferma che è “il primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale”. Lo paragona a Gesù che “chiamò
a sè quelli che volle ed essi andarono con lui”. Ricorda che “la chiamata interiore dello Spirito Santo ha bisogno di essere riconosciuta come autentica dalla chiamata del Vescovo”. In correlazione con questa responsabilità si chiede
che “il Vescovo visiti spesso gli alunni del Seminario e in qualche modo ‘stia’
con loro “.
La Pastores dabo vobis legge la presenza del Vescovo come preziosa per
garantire due obiettivi del cammino seminaristico: aiutare “la comunità del
Seminario a vivere il suo inserimento nella Chiesa particolare”; “stimolare la
finalità pastorale che costituisce Io specifico dell’intera formazione dei candidati al sacerdozio”. In tutto questo vede “un apporto fondamentale alla formazione del ‘senso della Chiesa’, quale valore spirituale e pastorale centrale nell’esercizio del ministero sacerdotale”.
Qual è dunque il contributo specifico del Vescovo alla unitarietà del cammino formativo in Seminario? La risposta sta nella prima parola della Pastores
dabo vobis: egli è “il primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale”. Le modalità concrete della formazione dei futuri sacerdoti sono state
molteplici lungo i secoli. Ma questo punto deve rimanere saldo. Mi domando se
è proprio così, oppure se - in qualche misura - non resti un poco in ombra.
Evidentemente il Vescovo non può farsi carico in maniera diretta della vita del
Seminario; ha assolutamente bisogno di collaboratori. Ma la responsabilità
rimane, soprattutto nel senso di garantire un’alta qualità umana, spirituale e
culturale nella vita del Seminario. Un tema, questo, sul quale c’è molto da
riflettere. Lo dico pensando anzitutto a me.
CONCLUSIONE
Tutto quanto accennato fin qui potrebbe far parte del libro dei sogni. Ma le
urgenze create dalle forti trasformazioni sociali e culturali in atto, e anzitutto
dalla nostra vocazione missionaria, diventano una forte spinta a evitarlo con
tutte le nostre forze, e con la grazia di Dio.
Ciò sarà tanto più possibile quanto più i vari soggetti coinvolti nel cammino di un giovane che diventa prete cammineranno insieme e insieme favoriranno l’equilibrio necessario tra fede personale e ministero ecclesiale. Dando
così prova che non ci si dimentica dell’onere fondamentale del Seminario: “dare
contenuto alla figura del prete”. Contenuto “non solo logico, ma esistenziale,
26
affettivo, capace di sostenere una scelta di vita”
25 Ibidem.
26 Cfr L. BRESSAN, “Preti per il nuovo millennio. Una recente inchiesta italiana
705
LA PAROLA
DEL
PAPA
Famiglia umana,
comunità di pace
Messaggio del Papa per la celebrazione
della Giornata Mondiale della Pace
1 gennaio 2008
1. All’inizio di un nuovo anno desidero far pervenire il mio fervido augurio di
pace, insieme con un caloroso messaggio di speranza agli uomini e alle donne
di tutto il mondo. Lo faccio proponendo alla riflessione comune il tema con cui
ho aperto questo messaggio, e che mi sta particolarmente a cuore: Famiglia
umana, comunità di pace. Di fatto, la prima forma di comunione tra persone è
quella che l’amore suscita tra un uomo e una donna decisi ad unirsi stabilmente per costruire insieme una nuova famiglia. Ma anche i popoli della terra
sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione,
quali s’addicono a membri dell’unica famiglia umana: « Tutti i popoli — ha sentenziato il Concilio Vaticano II — formano una sola comunità, hanno un’unica
origine, perché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26), ed hanno anche un solo fine ultimo, Dio »(1).
Famiglia, società e pace
2. La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore, fondata
sul matrimonio tra un uomo e una donna(2), costituisce « il luogo primario
dell’“umanizzazione” della persona e della società »(3), la « culla della vita e dell’amore »(4). A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società
naturale, « un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone,
come prototipo di ogni ordinamento sociale »(5).
3. In effetti, in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita,
la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo
la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace. Non meraviglia quindi che la violenza, se perpetrata in famiglia, sia percepita come particolarmente intollerabile. Pertanto, quando si afferma che la famiglia è « la prima e vitale cellula della società »(6), si dice qualcosa di essenziale. La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti
esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno
del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l’essere umano in formazione
706
LA PAROLA
DEL
PAPA
potrebbe imparare a gustare il « sapore » genuino della pace meglio che nel «
nido » originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di
pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento
a quella « grammatica » che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole.
4. La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri, è titolare di specifici diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce
un’acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che
« la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad
essere protetta dalla società e dallo Stato »(7). Da parte sua, la Santa Sede ha
voluto riconoscere una speciale dignità giuridica alla famiglia pubblicando la
Carta dei diritti della famiglia. Nel Preambolo si legge: « I diritti della persona,
anche se espressi come diritti dell’individuo, hanno una fondamentale dimensione sociale, che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione »(8). I
diritti enunciati nella Carta sono espressione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione. La
negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità
sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace.
5. Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende
fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale « agenzia » di pace. È questo un punto
meritevole di speciale riflessione: tutto ciò che contribuisce a indebolire la
famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una
nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace.
La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell’attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria
di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare
la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della
pace. In particolare, i mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità
educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell’illustrarne le attese e i diritti, nel metterne
in evidenza la bellezza.
L’umanità è una grande famiglia
6. Anche la comunità sociale, per vivere in pace, è chiamata a ispirarsi ai
valori su cui si regge la comunità familiare. Questo vale per le comunità
locali come per quelle nazionali; vale anzi per la stessa comunità dei popoli, per la famiglia umana che vive in quella casa comune che è la terra. In
questa prospettiva, però, non si può dimenticare che la famiglia nasce dal
« sì » responsabile e definitivo di un uomo e di una donna e vive del « sì »
707
LA PAROLA
DEL
PAPA
consapevole dei figli che vengono via via a farne parte. La comunità familiare per prosperare ha bisogno del consenso generoso di tutti i suoi membri. È necessario che questa consapevolezza diventi convinzione condivisa
anche di quanti sono chiamati a formare la comune famiglia umana.
Occorre saper dire il proprio « sì » a questa vocazione che Dio ha inscritto
nella stessa nostra natura. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso;
stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come
fratelli e sorelle. È perciò essenziale che ciascuno si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in
Lui la sorgente originaria della propria, come dell’altrui, esistenza. È risalendo a questo supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse
per l’edificazione di un’umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un’aggregazione di vicini, non una comunità di
fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia.
Famiglia, comunità umana e ambiente
7. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in
cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità. Dobbiamo avere cura dell’ambiente: esso è stato affidato all’uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile,
avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L’essere umano,
ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l’ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a
completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa
la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi. Né vanno dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni
del creato.
Oggi l’umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti
e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e
soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che
garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la
tutela dell’ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti
con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni. Prudenza non significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa piuttosto
assumere l’impegno di decidere assieme e dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l’obiettivo di rafforzare quell’alleanza
tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino.
708
LA PAROLA
DEL
PAPA
8. Fondamentale, a questo riguardo, è « sentire » la terra come « nostra casa
comune » e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali. Si possono aumentare, se necessario, i luoghi istituzionali a livello internazionale, per affrontare insieme il
governo di questa nostra « casa »; ciò che più conta, tuttavia, è far maturare
nelle coscienze la convinzione della necessità di collaborare responsabilmente.
I problemi che si presentano all’orizzonte sono complessi e i tempi stringono.
Per far fronte in modo efficace alla situazione, bisogna agire concordi. Un
ambito nel quale sarebbe, in particolare, necessario intensificare il dialogo tra
le Nazioni è quello della gestione delle risorse energetiche del pianeta. Una
duplice urgenza, a questo riguardo, si pone ai Paesi tecnologicamente avanzati: occorre rivedere, da una parte, gli elevati standard di consumo dovuti all’attuale modello di sviluppo, e provvedere, dall’altra, ad adeguati investimenti per
la differenziazione delle fonti di energia e per il miglioramento del suo utilizzo.
I Paesi emergenti hanno fame di energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni dei Paesi poveri i quali, per l’insufficienza delle loro infrastrutture,
anche tecnologiche, sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso. A volte, la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono chiaramente umilianti.
Famiglia, comunità umana ed economia
9. Condizione essenziale per la pace nelle singole famiglie è che esse poggino
sul solido fondamento di valori spirituali ed etici condivisi. Occorre però
aggiungere che la famiglia fa un’autentica esperienza di pace quando a nessuno manca il necessario, e il patrimonio familiare — frutto del lavoro di alcuni,
del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti — è bene gestito nella solidarietà, senza eccessi e senza sprechi. Per la pace familiare è dunque
necessaria, da una parte, l’apertura ad un patrimonio trascendente di valori, ma
al tempo stesso non è priva di importanza, dall’altra, la saggia gestione sia dei
beni materiali che delle relazioni tra le persone. Il venir meno di questa componente ha come conseguenza l’incrinarsi della fiducia reciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano il futuro del nucleo familiare.
10. Un discorso simile va fatto per quell’altra grande famiglia che è l’umanità
nel suo insieme. Anche la famiglia umana, oggi ulteriormente unificata dal
fenomeno della globalizzazione, ha bisogno, oltre che di un fondamento di valori condivisi, di un’economia che risponda veramente alle esigenze di un bene
comune a dimensioni planetarie. Il riferimento alla famiglia naturale si rivela,
anche da questo punto di vista, singolarmente suggestivo. Occorre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tutti di collaborare su un piano di parità e di giustizia. Al tempo
stesso, ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri
devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che
709
LA PAROLA
DEL
PAPA
risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l’esigenza morale di far
sì che l’organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane.
Famiglia, comunità umana e legge morale
11. Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad
una norma comune: è questa ad impedire l’individualismo egoistico e a legare
insieme i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l’operosità finalizzata. Il criterio, in sé ovvio, vale anche per le comunità più ampie: da quelle locali, a quelle nazionali, fino alla stessa comunità internazionale. Per avere la pace
c’è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se
stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte. Nella famiglia dei popoli si verificano molti comportamenti arbitrari, sia
all’interno dei singoli Stati sia nelle relazioni degli Stati tra loro. Non mancano
poi tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi ha più mezzi di lui. Occorre
ribadirlo: la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche
nei rapporti tra Stati sovrani.
12. Sulla natura e la funzione della legge la Chiesa si è pronunciata molte
volte: la norma giuridica che regola i rapporti delle persone tra loro, disciplinando i comportamenti esterni e prevedendo anche sanzioni per i trasgressori, ha come criterio la norma morale basata sulla natura delle cose. La ragione
umana, peraltro, è capace di discernerla, almeno nelle sue esigenze fondamentali, risalendo così alla Ragione creatrice di Dio che sta all’origine di tutte
le cose. Questa norma morale deve regolare le scelte delle coscienze e guidare
tutti i comportamenti degli esseri umani. Esistono norme giuridiche per i rapporti tra le Nazioni che formano la famiglia umana? E se esistono, sono esse
operanti? La risposta è: sì, le norme esistono, ma per far sì che siano davvero
operanti bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi.
13. La conoscenza della norma morale naturale non è preclusa all’uomo che
rientra in se stesso e, ponendosi di fronte al proprio destino, si interroga circa
la logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere. Pur
con perplessità e incertezze, egli può giungere a scoprire, almeno nelle sue
linee essenziali, questa legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. È indispensabile risalire a
questa legge fondamentale impegnando in questa ricerca le nostre migliori
energie intellettuali, senza lasciarci scoraggiare da equivoci e fraintendimenti.
Di fatto, valori radicati nella legge naturale sono presenti, anche se in forma
frammentata e non sempre coerente, negli accordi internazionali, nelle forme
di autorità universalmente riconosciute, nei principi del diritto umanitario
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LA PAROLA
DEL
PAPA
recepito nelle legislazioni dei singoli Stati o negli statuti degli Organismi internazionali. L’umanità non è « senza legge ». È tuttavia urgente proseguire nel
dialogo su questi temi, favorendo il convergere anche delle legislazioni dei singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti umani fondamentali. La crescita
della cultura giuridica nel mondo dipende, tra l’altro, dall’impegno di sostanziare sempre le norme internazionali di contenuto profondamente umano, così
da evitare il loro ridursi a procedure facilmente aggirabili per motivi egoistici o
ideologici.
Superamento dei conflitti e disarmo
14. L’umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in tensioni
crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell’arma
nucleare suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile. Sono
ancora in atto molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in esso non
pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia. Il Medio
Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenzano anche Nazioni
e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spirale della violenza. Su un
piano più generale, si deve registrare con rammarico l’aumento del numero di
Stati coinvolti nella corsa agli armamenti: persino Nazioni in via di sviluppo
destinano una quota importante del loro magro prodotto interno all’acquisto di
armi.
In questo funesto commercio le responsabilità sono molte: vi sono i Paesi del
mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita
di armi e vi sono le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono
rafforzare la loro situazione mediante l’acquisto di armi sempre più sofisticate. È veramente necessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le
persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un’efficace
smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari. In questa fase in
cui il processo di non proliferazione nucleare sta segnando il passo, sento il
dovere di esortare le Autorità a riprendere con più ferma determinazione le
trattative in vista dello smantellamento progressivo e concordato delle armi
nucleari esistenti. Nel rinnovare questo appello, so di farmi eco dell’auspicio
condiviso da quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità.
15. Sessant’anni or sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pubblica in modo solenne la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008).
Con quel documento la famiglia umana reagiva agli orrori della Seconda
Guerra Mondiale, riconoscendo la propria unità basata sulla pari dignità di
tutti gli uomini e ponendo al centro della convivenza umana il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli e dei popoli: fu quello un passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace. Uno speciale pensiero
merita anche la ricorrenza del 25o anniversario dell’adozione da parte della
Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008), come pure il 40o
anniversario della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace
711
LA PAROLA
DEL
PAPA
(1968–2008). Frutto di una provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI, ripresa
con grande convinzione dal mio amato e venerato predecessore, Papa Giovanni
Paolo II, la celebrazione di questa Giornata ha offerto nel corso degli anni la
possibilità di sviluppare, attraverso i Messaggi pubblicati per la circostanza,
un’illuminante dottrina da parte della Chiesa a favore di questo fondamentale
bene umano.
È proprio alla luce di queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e
ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza
all’unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra
rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l’instaurazione di
una pace vera e duratura. Invito poi i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. I cristiani, per parte loro, sanno di potersi affidare all’intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell’intera umanità, è Madre comune.
A tutti l’augurio di un lieto Anno nuovo!
NOTE
(1)
Dich. Nostra aetate, 1.
(2)
Cfr. Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 48.
(4)
Ibidem.
(3)
(5)
(6)
(7)
(8)
Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 40: AAS 81 (1989) 469.
Pont. Cons. della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale
della Chiesa, n. 211.
Conc. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, 11.
Art. 16/3.
Pontificio Consiglio per la Famiglia, Carta dei diritti della famiglia,
24 novembre 1983, Preambolo, A.
712
UFFICIO PROBLEMI SOCIALI, LAVORO E COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE
Presentazione
della Giornata della Pace
Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della celebrazione della
Giornata Mondiale della Pace. Fu Paolo VI il primo gennaio del 1968 a indire
per tutta la Chiesa una giornata di riflessione e di preghiera per la pace. Fu
un’iniziativa che si rivelò proficua, difatti aderirono al richiamo di Papa
Montini non solo i credenti ma anche tante persone di buona volontà.
La nostra Diocesi quest’anno per l’occasione ha preparato un manifesto
distribuito in tutte le parrocchie, in cui vengono presentate le diverse iniziative indette per la Giornata Mondiale della Pace 2008.
La sera del 31 dicembre alle ore 21.00, presso il Convento Francescano del
Monte Mesma di Ameno, si terrà come ogni anno una Veglia di Preghiera per
la Pace; in un contesto di canti e preghiere ci saranno anche delle testimonianze di famiglie impegnate per la Pace e il nostro Vescovo commenterà il
Messaggio di Benedetto XVI di quest’anno, la Veglia si concluderà con una
Celebrazione Eucaristica.
La Commissione Diocesana Giustizia e Pace, parteciperà con una sua delegazione alla 40ª Marcia Nazionale per la Pace, promossa dalla CEI, da Pax
Christi e dalla Caritas Italiana, che quest’anno si svolgerà a Bergamo. La partenza è prevista nel pomeriggio del 31 dicembre per dar modo di presenziare
alla Marcia e alla Tavola Rotonda dal titolo: “La famiglia di Abramo e la benedizione di tutte le genti” in cui saranno offerte testimonianze di impegno per la
Pace portate avanti da credenti ebrei, mussulmani e cristiani; una
Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Bergamo, suggellerà uno
dei momenti più qualificanti a livello pastorale per la Pace.
Nella città di Novara, il pomeriggio del primo gennaio, si terrà invece una
Marcia di Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, avente come slogan:
“Pace in tutte le terre”. Alle 18.30 in Duomo, ci sarà una solenne concelebrazione Eucaristica per la Pace presieduta dal nostro Vescovo; sono invitate a
partecipare tutte le comunità ecclesiali.
Forse varrà la pena sottolineare come uno slogan come quello proposto dal
Papa quest’anno: “Famiglia umana: Comunità di Pace” necessita proprio del
coinvolgimento delle famiglie, specialmente quelle più sensibili a tematiche
così delicate ed importanti, per entrare in quello spirito che il Papa nel suo
Messaggio indica come fondamento della convivenza umana tra i popoli.
713
UFFICIO PROBLEMI SOCIALI, LAVORO E COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE
31 dicembre 2007
PROGRAMMA ED INIZIATIVE
Monte Mesma di Ameno, Convento S. Francesco
Veglia di Preghiera per la Pace
Ore 21.00 Inizio Veglia
Testimonianze e riflessioni guidate da Mons. Renato Corti
Ore 23.30 Celebrazione Eucaristica
Bergamo - 40ª Marcia Nazionale per la Pace
Promossa dalla Commissione Episcopale per i Problemi Sociali la Giustizia e la
Pace della CEI, da Pax Christi e Caritas Italiana, si svolgerà con la seguente
modalità:
Seriate località Paderno, via Po - Centro Pastorale “Beato Giovanni XXIII”
Ore 18.00
Accoglienza partecipanti
Ore 18.30
Preghiera ecumenica: “La luce di Cristo illumina tutti”
Ore 20.30
Chiesa di S. Anna
Ore 19.30
Partenza della Marcia verso la Città Alta
Tavola Rotonda con la partecipazione di testimoni, ebrei, mussulmani e cristiani
“La famiglia di Abramo e la benedizione di tutte le genti”
Ore 23.30 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Bergamo
È intenzione dell’Ufficio Diocesano PSL organizzare uno o più pullman per la
Marcia della Pace di Bergamo.
Coloro che intendono partecipare segnalino la propria adesione entro il 21
dicembre 2007 telefonando all’Ufficio PSL 0321 611771.
1 gennaio 2008
Novara - Marcia di Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio
“Pace in tutte le terre”
Ore 16.00 Piazza Della Repubblica (Duomo)
Accoglienza partecipanti
Partenza Marcia, percorso: via F.lli Rosselli, C.so Mazzini, C.so Cavour
Conclusione Piazza Cavour
Ore 18.30 Duomo
Solenne Concelebrazione Eucaristica per la Pace,
presieduta dal Vescovo
Per informazioni circa le varie iniziative rivolgersi all’Ufficio Diocesano per i
Problemi Sociali e il Lavoro – Vicolo Canonica, 3/B
Tel. 0321 611771 ore ufficio
714
LA PAROLA
DEL
PAPA
I giovani migranti
Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale
del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio 2008)
Cari fratelli e sorelle,
il tema della Giornata Mondiale del Migrante e del
Rifugiato invita quest’anno a riflettere in particolare sui giovani migranti. In
effetti, le cronache quotidiane parlano spesso di loro. Il vasto processo di globalizzazione in atto nel mondo porta con sé un’esigenza di mobilità, che spinge anche numerosi giovani ad emigrare e a vivere lontano dalle loro famiglie e
dai loro Paesi. ‘La conseguenza è che dai Paesi d’origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliori risorse intellettuali, mentre nei Paesi che ricevono i
migranti vigono normative che rendono difficile il loro effettivo inserimento. Di
fatto, il fenomeno dell’emigrazione diviene sempre più esteso ed abbraccia un
crescente numero di persone di ogni condizione sociale. Giustamente pertanto le pubbliche istituzioni, le organizzazioni umanitarie ed anche la Chiesa cattolica dedicano molte delle loro risorse per venire incontro a queste persone in
difficoltà.
Per i giovani migranti risulta particolarmente sentita la problematica costituita dalla cosiddetta “difficoltà della duplice appartenenza”: da un lato, essi
sentono vivamente il bisogno di non perdere la cultura d’origine, mentre, dall’altro, emerge in loro il comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che tuttavia questo comporti una completa
assimilazione e la conseguente perdita delle tradizioni avite. Tra i giovani ci
sono poi le ragazze, più facilmente vittime di sfruttamento, di ricatti morali e
persino di abusi di ogni genere. Che dire poi degli adolescenti, dei minori non
accompagnati, che costituiscono una categoria a rischio tra coloro che chiedono asilo? Questi ragazzi e ragazze finiscono spesso in strada abbandonati a se
stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di violenza fisica, morale e sessuale.
Guardando poi più d’appresso al settore dei migranti forzati, dei rifugiati, dei
profughi e delle vittime del traffico di esseri umani, ci si incontra purtroppo
anche con molti bambini e adolescenti. A questo proposito, è impossibile tacere di fronte alle immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati, presenti in diverse parti del mondo. Come non pensare che quei piccoli
esseri sono venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri?
715
LA PAROLA
DEL
PAPA
E, al tempo stesso, come non ricordare che la fanciullezza e l’adolescenza sono
fasi di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’uomo e della donna, e
richiedono stabilità, serenità e sicurezza? Questi bambini e adolescenti hanno
avuto come unica esperienza di vita i «campi” di permanenza obbligatori, dove
si trovano segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola. Come possono guardare con fiducia al loro futuro?
Se è vero che molto si sta facendo per loro, occorre tuttavia impegnarsi ancor
più nell’aiutarli mediante la creazione di idonee strutture di accoglienza e di
formazione.
Proprio in questa prospettiva si pone la domanda: come rispondere alle attese dei giovani migranti? Che fare per venire loro incontro? Occorre certo puntare in primo luogo sul supporto della famiglia e della scuola. Ma quanto complesse sono le situazioni e quanto numerose sono le difficoltà che incontrano
questi giovani nei loro contesti familiari e scolastici! All’interno delle famiglie
sono venuti meno i tradizionali ruoli che esistevano nei Paesi di origine e si
assiste spesso ad uno scontro tra genitori rimasti ancorati alla loro cultura e
figli velocemente acculturati nei nuovi contesti sociali. Né va sottovalutata la
fatica che i giovani incontrano per inserirsi nei percorsi educativi vigenti nei
Paesi in cui vengono accolti. Lo stesso sistema scolastico pertanto dovrebbe
tener conto di queste loro condizioni e prevedere per i ragazzi immigrati specifici itinerari formativi d’integrazione adatti alle loro esigenze. Importante sarà
anche l’impegno di creare nelle aule un clima di reciproco rispetto e dialogo tra
tutti gli allievi, sulla base di quei principi e valori universali che sono comuni
a tutte le culture. L’impegno di tutti - docenti, famiglie e studenti - contribuirà
certamente ad aiutare i giovani migranti ad affrontare nel modo migliore la sfida dell’integrazione ed offrirà loro la possibilità di acquisire quanto può giovare alla loro formazione umana, culturale e professionale. Questo vale ancor più
per i giovani rifugiati per i quali si dovranno approntare adeguati programmi,
nell’ambito scolastico e altresì in quello lavorativo, in modo da garantire la loro
preparazione fornendo le basi necessarie per un corretto inserimento nel nuovo mondo sociale, culturale e professionale.
La Chiesa guarda con singolare attenzione al mondo dei migranti e chiede a
coloro che hanno ricevuto nei Paesi di origine una formazione cristiana di far
fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire
una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali. Proprio in ordine
a ciò invito le comunità ecclesiali di arrivo ad accogliere con simpatia giovani
e giovanissimi con i loro genitori, cercando di comprenderne le vicissitudini e
di favorirne l’inserimento. Vi è poi tra i migranti, come ebbi a scrivere nel
Messaggio dello scorso anno, una categoria da considerare in modo speciale,
ed è quella degli studenti di altri Paesi che per ragioni di studio si trovano lontani da casa. Il loro numero è in continua crescita: sono giovani bisognosi di
una pastorale specifica, perché non solo sono studenti, come tutti, ma anche
migranti temporanei. Essi si sentono spesso soli, sotto la pressione dello studio e talvolta stretti anche da difficoltà economiche. La Chiesa, nella sua
materna sollecitudine, guarda a loro con affetto e cerca di porre in atto speci-
716
LA PAROLA
DEL
PAPA
fici interventi pastorali e sociali, che tengano in conto le grandi risorse della
loro giovinezza. Occorre far sì che abbiano modo di aprirsi al dinamismo dell’interculturalità, arricchendosi nel contatto con altri studenti di culture e religioni diverse. Per i giovani cristiani quest’esperienza di studio e di formazione
può essere un utile campo di maturazione della loro fede, stimolata ad aprirsi
a quell’universalismo che è elemento costitutivo della Chiesa cattolica.
Cari giovani migranti, preparatevi a costruire accanto ai vostri giovani coetanei una società più giusta e fraterna, adempiendo con scrupolo e serietà i
vostri doveri nei confronti delle vostre famiglie e dello Stato. Siate rispettosi
delle leggi e non lasciatevi mai trasportare dall’odio e dalla violenza. Cercate
piuttosto di essere protagonisti sin da ora di un mondo dove regni la comprensione e la solidarietà, la giustizia e la pace. A voi, in particolare, giovani
credenti, chiedo di profittare del tempo dei vostri studi per crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo. Gesù vi vuole suoi amici veri e per questo è
necessario che coltiviate costantemente un’intima relazione con Lui nella preghiera e nell’ascolto docile della sua Parola. Egli vi vuole suoi testimoni e per
questo è necessario che vi impegniate a vivere con coraggio il Vangelo traducendolo in gesti concreti di amore a Dio e di servizio generoso ai fratelli. La
Chiesa ha bisogno anche di voi e conta sul vostro apporto. Voi potete svolgere
un ruolo quanto mai provvidenziale nell’attuale contesto dell’evangelizzazione.
Provenendo da culture diverse, ma accomunati tutti dall’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo, potete mostrare che il Vangelo è vivo e adatto per ogni
situazione; è messaggio antico e sempre nuovo; Parola di speranza e di salvezza per gli uomini di ogni razza e cultura, di ogni età e di ogni epoca.
A Maria, Madre dell’intera umanità, e a Giuseppe, suo castissimo sposo, profughi entrambi con Gesù in Egitto, affido ciascuno di voi, le vostre famiglie,
quanti si occupano in vario modo del vasto mondo di voi giovani migranti, i
volontari e gli operatori pastorali che vi affiancano con la loro disponibilità e il
loro sostegno amichevole. Il Signore sia sempre accanto a voi e alle vostre famiglie, perché insieme possiate superare gli ostacoli e le difficoltà materiali e spirituali che incontrate nel vostro cammino. Accompagno questi miei voti con
una speciale Benedizione Apostolica per ciascuno di voi e per le persone che vi
sono care.
717
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Servire la vita
Messaggio per la XXX Giornata per la Vita
Domenica, 3 febbraio 2008
Il consueto messaggio che il Consiglio Permanente della CEI propone in
occasione della Giornata della vita si modula quest’anno attorno allo slogan:”SERVIRE LA VITA”.
La prospettiva del servizio aiuta immediatamente a cogliere la vita umana
come un dono da accogliere e da gestire con gratitudine, rispetto e amore.
Siamo all’opposto di un atteggiamento di pretesa, di arbitraria manipolazione,
e altrettanta arbitraria decisione di sopprimere o di concludere.
Servire non significa propriamente “servirsene”, con il criterio dell’ “usa e
getta”.
Il messaggio dei nostri Vescovi si dimostra particolarmente vicino a chi soffre a causa di particolari difficoltà in rapporto alla vita o nel suo nascere o nelle fasi del suo svolgimento fino al suo naturale tramonto: ma incoraggia azioni e progressi nell’accoglienza e nella cura delle vite umane e ringrazia con viva
gratitudine tutti coloro che si prodigano per un vero servizio. Da tutto questo
si misura la civiltà di un popolo.
Può essere particolarmente opportuno e fecondo unire e armonizzare questo messaggio con quello del Santo Padre per la giornata della pace: “Famiglia
umana, comunità di pace”.
La famiglia è chiamata in causa come luogo e modello di pace. La famiglia
prima e insostituibile educatrice alla vita, lo è anche in ordine alla pace.
Vita, famiglia e pace: è un trinomio da intrecciare intensamente per un vero
progresso della comunità degli uomini, in cui Dio stesso ha scelto di abitare.
718
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
SERVIRE LA VITA
Messaggio per la 30ª Giornata per la vita
I figli sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dall’amore e
dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un
Paese creda nel futuro. Chi non è aperto alla vita, non ha speranza. Gli anziani sono
la memoria e le radici: dalla cura con cui viene loro fatta compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso.
La vita ai suoi esordi, la vita verso il suo epilogo. La civiltà di un popolo si misura
dalla sua capacità di servire la vita. I primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del concepimento dei loro figli: il dramma dell’aborto non
sarà mai contenuto e sconfitto se non si promuove la responsabilità nella maternità
e nella paternità. Responsabilità significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo,
siano incoraggiati a “spiccare il volo”, a divenire autonomi, grati ai genitori proprio
per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano
la propria vita.
Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a servirsene.
Accade quando viene rivendicato il “diritto a un figlio” a ogni costo, anche al prezzo
di pesanti manipolazioni eticamente inaccettabili. Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si può avere diritto “a una persona”? Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà. Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la
scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di
generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di maternità e paternità: l’incontro d’amore tra due genitori e un figlio, ad esempio, può avvenire anche mediante
l’adozione e l’affidamento e c’è una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di donazione e servizio verso gli altri.
Servire la vita significa non metterla a repentaglio sul posto di lavoro e sulla strada e amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perché una vita è sempre e
comunque degna in quanto tale. Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per
chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta. Deve,
invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. Stupisce,
poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere
una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto ad avviarsi alla morte senza soffrire e senza essere lasciata sola, amata come ai suoi inizi,
aperta alla prospettiva della vita che non ha fine.
719
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Per questo diciamo grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di servire
la vita. Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un amore non possessivo; ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti – non ultimi i nonni – che collaborano con i genitori nella crescita dei figli; ai responsabili delle istituzioni, che comprendono la fondamentale missione dei genitori e, anziché abbandonarli a se stessi o addirittura mortificarli, li aiutano e li incoraggiano; a chi – ginecologo, ostetrica, infermiere –
profonde il suo impegno per far nascere bambini; ai volontari che si prodigano
per rimuovere le cause che indurrebbero le donne al terribile passo dell’aborto, contribuendo così alla nascita di bambini che forse, altrimenti, non vedrebbero la luce; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli anziani, alle
persone di ogni nazionalità che li assistono con un supplemento di generosità
e dedizione.
Grazie: voi che servite la vita siete la parte seria e responsabile di un Paese
che vuole rispettare la sua storia e credere nel futuro.
Roma, 2 ottobre 2007, Memoria dei Santi Angeli Custodi
•
•
•
La Giornata per la Vita in Diocesi
e nelle Parrocchie
In tutte le Parrocchie viene inviato insieme con il Messaggio
dei Vescovi, il piccolo sussidio liturgico per la Celebrazione
della Messa, con particolare riferimento al tema della Vita.
Sarà disponibile entro il 30 gennaio 2008 un numero speciale di “Noi genitori e figli”, dedicato alla Giornata per la
Vita.
L’incontro diocesano di preghiera con la presenza del
Vescovo si terrà in Duomo, a Novara, domenica 3 febbraio.
ore 15,30
Preghiera per la Vita con testimonianze significative, presieduta dal Vescovo
ore 17,00
Intervallo e piccolo ristoro (atrio Vescovado)
ore 18,30
S. Messa presieduta dal Vescovo, animata dai
piccoli cantori della Cattedrale
720
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Messaggio per la scelta di avvalersi
dell’insegnamento della religione cattolica
Anno scolastico 2008-2009
Il nuovo anno scolastico si caratterizza per taluni cambiamenti, che pur non
intervenendo in maniera diretta sull’insegnamento della religione cattolica, ne
confermano la dignità di disciplina autonoma, intorno alla quale promuovere
una proposta didattica ed educativa in grado di aiutare gli alunni a comprendere meglio la storia culturale del nostro Paese, nonché il rilievo che in esso ha
avuto e ha tuttora il cattolicesimo. Esso costituisce altresì per gli studenti una
preziosa occasione per riflettere sulla “dimensione religiosa dell’uomo”, una
risorsa indispensabile per decifrare le attese e i desideri presenti in ciascuno,
a cui le religioni intendono dare una risposta alta, non illusoria e coraggiosa.
In particolare il cristianesimo, religione del Figlio di Dio che si è fatto uomo
venendo “ad abitare in mezzo a noi”, si propone come via ragionevole, capace
di dare significato alle scelte e al futuro dei singoli e dell’intera umanità.
Questa prospettiva è esemplarmente risuonata nell’insegnamento che il
Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato il 2 settembre scorso a Loreto a centinaia di migliaia di giovani là convenuti per la loro “Agorà”: “Ancora oggi Dio
cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di dare spazio a Lui
nella loro vita (…). Gesù ha una predilezione per i giovani, come mette ben in
evidenza il dialogo con il giovane ricco; ne rispetta la libertà ma non si stanca
mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa”.
La scuola è un’occasione unica e un tempo quanto mai opportuno per riflettere e trovare la strada che conduce a una felice realizzazione di sé. Non può
certo farlo da sola, perché ha bisogno della collaborazione della famiglia e della società, di cui la comunità cristiana è parte. Non si può tuttavia prescindere da essa: qui si impara a essere vigilanti, critici, propositivi, costruttori di un
futuro aperto all’accoglienza e alla condivisione, modellando uno stile di vita
che non cede all’egoismo e alla prepotenza e si caratterizza per l’amore e la
responsabilità. Anche su questo punto facciamo nostre le parole che il Papa ha
rivolto ai giovani a Loreto: “Siate vigilanti! Siate critici!
Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale, relazioni affettive sincere e pure,
un impegno onesto nello studio e nel lavoro, l’interesse profondo per il bene
comune”.
721
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Secondo questa linea, alla scuola è chiesto di mettere in discussione stili di
vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza, per far
riemergere i valori che contano. Sono le famiglie stesse ad avvertire il bisogno
di essere sostenute e accompagnate nel difficile compito dell’educazione, e per
questo ripongono nella scuola, autentica “comunità educante”, una grande
fiducia, che si fa quasi invocazione d’aiuto.
Siamo certi che l’insegnamento della religione cattolica non verrà meno al
proprio compito di offrire uno specifico contributo non solo grazie ai contenuti della disciplina stessa, ma anche per la professionalità dei docenti, da alcuni anni inseriti nella scuola con un ruolo maggiormente riconosciuto.
Quest’anno ben il 91,2% degli studenti e delle loro famiglie ha scelto, nella
scuola statale, di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. A loro
vanno sommati quanti si avvalgono di tale insegnamento nella scuola cattolica, per un totale del 91,9% dell’intera popolazione scolastica.
Il favore di cui gode in Italia l’insegnamento della religione cattolica ci riempie di gioia: esso costituisce un seme fecondo, destinato a portare frutto non
solo nella comunità ecclesiale, ma per il bene dell’intera società italiana. Di
questa scelta costante siamo riconoscenti agli studenti stessi, alle loro famiglie
e ai docenti di religione. Convinti del contributo che tale insegnamento offre
alla maturazione umana e professionale delle nuove generazioni, esortiamo gli
studenti, con le loro famiglie, a comprenderne l’importanza e a valorizzarlo pienamente, e formuliamo l’auspicio che nessun alunno, anche se proveniente da
Paesi stranieri o appartenente ad altra religione, trascuri o sottovaluti tale
importante opportunità formativa.
Roma, 25 novembre 2007
PRESIDENZA DELLA CEI
722
COMMISSIONE
DELL’ECUMENISMO
“Pregate continuamente” (1 Ts 5,17)
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
18-25 gennaio 2008
La preghiera, una manifestazione di spiritualità e misticismo, dona il coraggio e la forza di lasciarsi plasmare dall’azione di Dio, il quale ci purifica e ci
adorna della sua grazia e, di conseguenza, pieni di fede, speranza ed amore,
come anche di uno spirito nuovo, siamo pronti ad obbedire al suo piano di salvezza.
Ricordiamo la divina parola del profeta Ezechiele: “Io vi purificherò da tutte
le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra…” (Ez 36, 26-28),
cosa che dimostra il meraviglioso paterno amore di Dio verso la sua creatura.
Così la preghiera cambia la mentalità ed aiuta i cristiani a considerare gli
altri fratelli, figli dello stesso Dio Padre. La preghiera educa ed assiste spiritualmente e moralmente tutti, propone e trasmette loro la verità, la luce, la
vita, l’amore che è Cristo, Salvatore dell’umanità.
L’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrato per la prima volta
dal 18 al 25 gennaio 1908, non soltanto è divenuto oggi una prassi comune di
tutte le confessioni nel preparare e celebrare la “Settimana di preghiera”, ma,
con l’altro avvenimento del 1968, sessanta anni più tardi, in cui venne distribuito per la prima volta il materiale per la “Settimana di preghiera”, sono due
storiche tappe, di grande importanza per la riconciliazione, la fratellanza e l’unità dei cristiani, per la realizzazione della volontà di Dio: “che tutti siano una
cosa sola” (Gv 17, 21).
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nel 2008 celebra il centenario dell’istituzione dell’“Ottavario per l’unità della Chiesa”. Il testo biblico è
tratto dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi (1 Ts 5, 17) e ribadisce il ruolo essenziale della preghiera nella comunità cristiana: “pregate continuamente”: fa crescere la spiritualità e la fratellanza tra i cristiani ed ancora fa manifestare la
loro unità con Dio e fra di loro.
(dalla Presentazione)
Chiesa Cattolica: Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia,
Presidente, Segretariato CEI per l’Ecumenismo e il dialogo
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: Prof. Domenico Maselli,
Presidente.
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa
Meridionale: S.E. Gennadios Zervos, Arcivescovo – Metropolita Ortodosso d’Italia
e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale
723
COMMISSIONE
DELL’ECUMENISMO
UN IMPORTANTE ANNIVERSARIO
Le meditazioni per gli otto giorni del testo di quest’anno si radicano nella
nozione che la preghiera per l’unità cristiana, l’ecumenismo spirituale, sono
fondanti tutti gli altri aspetti della ricerca dell’unità. Essi offrono una sostanziosa riflessione sul tema dell’unità dei cristiani, ciascuno portando l’attenzione su un aspetto o un’intenzione di tale preghiera, e stabilendo una connessione con uno degli imperativi che Paolo indirizza alla comunità cristiana di
Tessalonica.
La meditazione del primo giorno presenta l’unità come un dono e una chiamata nella Chiesa, e riflette su che cosa significhi “pregare continuamente” per
l’unità.
Il secondo giorno invita noi cristiani a confidare in Dio e a rendere grazie per
il nostro lavoro e la nostra preghiera per l’unità, ricordando che è lo Spirito
Santo a guidare il nostro pellegrinaggio ecumenico.
La necessità di una costante conversione dei cuori, come individui e come
chiese, costituisce il fuoco della riflessione del terzo giorno.
Il quarto giorno si intitola: “pregate sempre per la giustizia” e sfida i cristiani ad una preghiera cristocentrica che porti a lavorare insieme per rispondere
alle ingiustizie e alle necessità dell’umanità sofferente.
La pazienza e la perseveranza vanno mano nella mano nella vita cristiana, e
il quinto giorno ci invita ad una sollecitudine orante nei riguardi della diversità di ritmi e andature che i nostri fratelli e le nostre sorelle hanno nel perseguire l’unità che Cristo vuole per i suoi discepoli.
Il sesto giorno incoraggia la preghiera per la grazia di essere strumenti di
buona volontà nell’opera riconciliatrice di Dio.
Il settimo giorno suggerisce che, così come abbiamo imparato a lavorare
insieme per rispondere all’afflizione del prossimo, possiamo allo stesso modo
imparare a camminare insieme nella preghiera, e ad apprezzare maggiormente la varietà di forme in cui i cristiani si rivolgono a Dio nelle loro necessità.
La meditazione finale dell’ottavo giorno ci chiede di interrogarci su dove ci
troviamo nel viaggio guidato dallo Spirito, e chiama noi e le nostre chiese a
riconfermare l’impegno nella preghiera, e a lottare con tutto il nostro essere per
l’unità e la pace volute da Dio.
(dall’introduzione)
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UFFICIO PASTORALE
DELLA
SANITÀ
La famiglia
nella realtà della malattia
Indicazioni liturgiche e suggerimenti pastorali
per la celebrazione della XVI Giornata Mondiale del Malato
11 febbraio 2008
L’11 febbraio 2008 si svolge la XVI Giornata Mondiale del Malato che pone
al centro quest’anno le celebrazioni dell’anno giubilare del santuario di
Lourdes nella ricorrenza del 150° dalle apparizioni a santa Bernadette
Soubirous (1858). Anche nella nostra Diocesi non mancheranno nei gruppi,
nelle parrocchie e nei luoghi di accoglienza e degenza delle persone ammalate momenti di preghiera e di riflessione per vivere significativamente questi
eventi. L’Ufficio per la Pastorale della Sanità, come negli scorsi anni, metterà
a disposizione una semplice sussidiazione per l’organizzazione di specifici
appuntamenti celebrativi.
Quest’anno la memoria della beata Vergine Maria di Lourdes cade all’inizio
della Quaresima, il lunedì dopo la prima domenica. Per ragioni pastorali l’attenzione prioritaria a guidare le comunità ad introdursi nel percorso di preparazione alla Pasqua sconsiglia di collocare specifiche celebrazioni nel giorno di domenica. Si suggerisce, tuttavia, il ricordo per le persone ammalate
nella preghiera dei fedeli della liturgia del 10 febbraio. Ugualmente in evidenza nelle celebrazioni festive può essere la consegna delle Specie eucaristiche ai ministri per la comunione, sottolineando il legame e la continuità di
preghiera con l’assemblea liturgica. I ministri nel visitare le case degli infermi potranno recare anche l’immagine-preghiera in ricordo della Giornata del
Malato distribuita nella busta dei sussidi.
Una maggiore cura potrà essere riservata a valorizzare l’11 febbraio prevedendo una celebrazione eucaristica particolare in cui, nel ricordo della
Vergine Immacolata di Lourdes, suggerire ai fedeli la possibilità di ottenere
l’indulgenza speciale prevista per l’anno giubilare, secondo le modalità disposte dalla Penitenzieria Apostolica e pubblicate su questa Rivista. In tale celebrazione sarà importante favorire, nel limite del possibile, la partecipazione
dei fratelli e alle sorelle malati e anziani. Tra i sussidi previsti, distribuiti ai
primi di gennaio 2008, è a disposizione una scheda per l’animazione e la preghiera di questa liturgia.
Durante la Quaresima potrà essere anche utilizzata la Via crucis, ugualmente inserita tra i sussidi preparati dall’Ufficio di Pastorale della sanità. La
scelta di valorizzare questa pia pratica, rispetto alle celebrazioni mariane o
alle adorazioni eucaristiche offerte negli anni precedenti, è motivata dal tem-
725
UFFICIO PASTORALE
DELLA
SANITÀ
po quaresimale in cui è collocata la giornata del Malato.
Anche in questo caso può essere favorita la partecipazione di anziani e
ammalati alla celebrazione.
Un’importante riflessione è costituita dal Messaggio del papa Benedetto
XVI, ugualmente accluso nella busta dei sussidi, e dalla catechesi predisposta dall’Ufficio di Pastorale sanitaria della Conferenza Episcopale Italiana.
Quest’anno il tema scelto è «La famiglia nella realtà della malattia». Ogni
evento di malattia non tocca solo profondamente la persona dell’infermo, ma
segna tutte le relazioni significative che costiuiscono il suo mondo e viene
vissuta come un fatto che segna ciascun membro della famiglia. La presenza delicata e discreta della comunità cristiana non potrà far mancare il gesto
della visita, dell’ascolto dell’ammalato e dei suoi famigliari. Gli Atti di un convegno su questo tema, per ampliare la riflessione, sono scaricabili liberamente dal sito: www.chiesacattolica.it/cci_new/percorsi/Salute/
Il suggerimento è di dedicare una specifica attenzione nel consiglio pastorale alle forme di accostamento ai malati e ai loro famigliari da parte della
parrocchia, magari ponendosi in ascolto di qualche membro della comunità
che sta vivendo una grave malattia di un proprio caro.
La possibilità di vivere un anno giubilare in cui riflettere sul messaggio di
formazione evangelica consegnato dall’Immacolata a santa Bernadette, i percorsi presentati dal vescovo di Lourdes, mons. Perrier, sintetizzati su questo
fascicolo della Rivista, per la valorizzazione della spiritualità collegata al santuario mariano d’Oltralpe, suggeriscono anche l’opportunità di collocare un
momento parrocchiale particolarmente dedicato alle persone ammalate e ai
loro famigliari in un altro tempo dell’anno, anche più favorevole dal punto di
vista climatico, come per esempio nel tempo pasquale o nel mese di maggio,
tradizionalmente dedicato alla devozione mariana. In questo caso opportuni
sussidi potranno essere richiesti non solo all’Ufficio di Pastorale della sanità,
ma anche alle associazioni diocesane come l’OFTAL e il Centro Volontari della Sofferenza che mettono al centro del proprio cammino spirituale il messaggio di Lourdes e l’attenzione alla valorizzazione delle persone ammalate.
Qui di seguito viene pubblicata la preghiera ufficiale del Giubileo di
Lourdes per una sua diffusione e utilizzo nelle circostanze pastorali più
opportune. La formulazione è stata leggermente variata rispetto a quella
riportata sul sito ufficiale per il suo adattamento al contesto locale:
Dio nostro Padre, fra tutte le creature tu hai fatto sbocciare Maria,
la creatura perfetta, l’“Immacolata Concezione”.
A Lourdes, lei stessa ha pronunciato questo nome che Bernadette ha ripetuto.
L’Immacolata Concezione è un grido di speranza:
il male, il peccato e la morte non sono più i vincitori.
Maria, segno precursore, aurora della salvezza!
Maria, tu che sei l’innocenza e il rifugio dei peccatori, noi ti preghiamo.
Ave Maria, gratia plena!
Signore Gesù, tu ci hai dato Maria come Madre.
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UFFICIO PASTORALE
DELLA
SANITÀ
Ella ha condiviso la tua Passione e la tua Risurrezione.
A Lourdes, si è mostrata a Bernadette rattristata per i nostri peccati,
ma raggiante della tua luce.
Attraverso Lei ti confidiamo tutte le gioie e le pene:
le nostre, quelle dei malati e quelle di tutta l’umanità.
Maria, Madre e Sorella nostra, confidente e sostegno di noi tutti: noi ti preghiamo.
Ave Maria, gratia plena!
Spirito Santo, tu sei lo Spirito dell’amore e dell’unità.
A Lourdes, attraverso Bernadette, Maria ha chiesto di costruire una cappella
e di venire in processione.
Ispira la Chiesa che il Cristo ha costruito sulla fede di Pietro:
radunala nell’unità.
Guida il pellegrinaggio della Chiesa: che sia fedele e audace!
Maria, tu che sei ricolma dello Spirito Santo, tu sei la Sposa e la Serva.
Tu sei il modello dei cristiani e il volto materno della Chiesa: noi ti preghiamo.
Ave Maria, gratia plena!
Per tutte le grazie ricevute a Lourdes e in ogni luogo,
per tutte le conversioni, tutti i perdoni, tutte le guarigioni,
per le vocazioni e le promesse che tu hai confermato
o che tu hai fatto nascere a Lourdes,
per la gioia del servizio che tu ci dai di gustare:
Madonna di Lourdes, noi ti ringraziamo!
Benedicta tu in mulieribus!
Con tutti i nostri fratelli e sorelle, con i popoli senza pace e senza giustizia,
con i giovani che cercano la loro strada,
tu che ti sei mostrata come una giovane donna alla giovane Bernadette;
con le vittime di un lutto, di una malattia, di un handicap, di un fallimento,
con tutti coloro che hanno motivo di disperarsi:
Madonna di Lourdes, noi ti preghiamo!
Ora pro nobis!
Poiché tu sei il sorriso di Dio, il riflesso della luce di Cristo, la dimora dello
Spirito Santo;
poiché hai scelto Bernadette nella sua miseria;
poiché tu sei la Stella del mattino, la Porta del Cielo e la prima creatura risorta:
Madonna di Lourdes, noi ti ammiriamo, ti acclamiamo,
e insieme a te cantiamo le meraviglie di Dio:
Magnificat!
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UFFICIO PASTORALE
DELLA
SANITÀ
PER I PELLEGRINI UN PERCORSO IN QUATTRO TAPPE
SIMBOLO DEL CAMMINO SPIRITUALE DI OGNI CREDENTE
Programma dell’Anno giubilare
Mons.Jacques Perrier vescovo di Tarbes e Lourdes, incontrando i giornalisti per presentare il programma dell’anno giubilare, ha confermato
che tra gli otto milioni di fedeli attesi in questo anno giubilare ci sarà
anche un pellegrino speciale, Benedetto XVI.
Più che sugli eventi straordinari, però, Mons. Perrier ha posto l’accento sull’ordinarietà di un cammino che sarà uguale per tutti. Nelle
grandi ricorrenze (Natale Pasqua, l’Assunta, l’11 febbraio, data della
prima apparizione), come nei giorni feriali.
Viene proposto un vero e proprio itinerario in quattro tappe che prende il via dal fonte battesimale della parrocchia di Bernadette. Lì anche
lei ricevette il primo sacramento della vita cristiana e, dunque, per i pellegrini sarà un momento di riscoperta del proprio battesimo.
Si andrà poi al Cachot, l’umile casa della veggente. Cachot significa
letteralmente “gattabuia” perchè era la prigione del paese. Qui sarà
dato modo di riflettere su quanto Maria canta nel Magnificat (“Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”) e Gesù dice nelle beatitudini: “Beati i poveri di spirito perchè di essi è il Regno dei cieli”.
Quindi, sempre seguendo i passi di Bernadette, i fedeli andranno alla
grotta delle apparizioni, «sfilando in silenzio e in preghiera». Subito
dopo si recheranno all’antico oratorio dove il 3 giugno 1858 (cioè prima
dell’ultima apparizione) la veggente ricevette la prima Comunione.
Il percorso ideale del Giubileo non terminerà nella contemplazione
della grotta perchè la Madonna ci guida verso Gesù, che noi incontriamo nell’Eucaristia.
728
PENITENZIERIA APOSTOLICA
Lourdes, una Madre
nel cuore della storia
Decreto della Penitenzieria Apostolica nel 150° anniversario
della apparizioni della Beata Vergine Maria a Lourdes
In occasione del 150° anniversario della manifestazione della Beata
Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, vicino a Lourdes, è quotidianamente concessa l’Indulgenza plenaria ai fedeli, che, dal giorno 8 Dicembre
2007 fino al giorno 8 Dicembre 2008, piamente e alle condizioni stabilite, visiteranno la Grotta di Massabielle, e, dal 2 all’11 Febbraio 2008, visiteranno, in qualsiasi tempio, oratorio, grotta, o luogo decoroso, l’immagine benedetta della Beata Vergine Maria di Lourdes solennemente esposta alla pubblica venerazione.
Con mirabile rapporto l’onnipotenza e l’infinita bontà di Dio hanno congiunto il compito provvidenziale di Maria, Madre del Nostro Signore Gesù
Cristo e perciò Madre del Corpo Mistico di Lui, che è la Chiesa, e l’opera salvifica della Chiesa stessa. Così il Beato Guerrico, abate, associa la protezione, che i fedeli attendono fiduciosamente da Maria Madre, e l’universale
ministero di salvezza della Chiesa Cattolica: “La santa Madre di Cristo si
riconosce madre dei cristiani sul piano del mistero, e perciò esercita verso di
loro tutte le sollecitudini e l’amore propri di una madre… Anche i cristiani la
riconoscono per madre e, mossi dal loro naturale affetto di figli, si rifugiano
in lei in ogni necessità e pericolo, invocandone con fiducia il nome, come
bimbi in braccio alla loro mamma” (Disc. 1. nell’Assunzione della B. Vergine
Maria).
Così la Costituzione Dogmatica “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II
esalta la missione, che possiamo chiamare congiunta, della Beatissima
Vergine Maria e della Chiesa Cattolica: “Maria, che ha una parte di primissimo piano nella storia della salvezza, sintetizza in sé e riflette sulla Chiesa i
principali valori della rivelazione. Così quando la si predica e la si onora, ella
rinvia i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre. A sua
volta la Chiesa, mentre opera per la gloria di Cristo, diventa più simile al suo
alto modello, progredisce continuamente nella fede, nella speranza e nella
carità, e in ogni cosa cerca e segue la divina volontà” (n. 65).
La storia della Chiesa e memorabili testimonianze del culto mariano spesso e con chiara evidenza manifestano e raccomandano ai fedeli, per accrescerne la devozione, tale modo di operare della Divina Provvidenza.
729
PENITENZIERIA APOSTOLICA
Orbene la prossima ricorrenza del centocinquantesimo anniversario del giorno in cui Maria Santissima, rivelando alla fanciulla Bernardetta Soubirous di
essere l’Immacolata Concezione, volle che fosse eretto e venerato nel luogo detto “Massabielle”, della città di Lourdes, un santuario, tesoro di grazia, evoca
l’innumerevole serie di prodigi, mediante i quali la vita soprannaturale delle
anime e la stessa salute dei corpi trassero grande vantaggio dall’onnipotente
bontà di Dio; in questa disposizione della Provvidenza Divina, per intercessione della Beatissima Vergine Maria, si dimostra con evidenza che il fine integrale dell’uomo è il bene di tutta la persona, qui sulla terra e soprattutto nell’eternità della salvezza.
I fedeli, fin dalle origini del santuario di Lourdes, compresero che la Beata
Vergine Maria, mediante il ministero della Chiesa Cattolica, vuole amabilissimamente provvedere in quel luogo a tale integrale salvezza degli uomini.
Infatti venerando la Beatissima Vergine Maria nel luogo “che i suoi piedi toccarono”, i fedeli si alimentano con i Santi Sacramenti, formulano fermi propositi di condurre nell’avvenire una vita cristiana di crescente fedeltà, percepiscono vivamente il senso della Chiesa e di tutte queste cose sperimentano validissimi argomenti. Del resto, la stessa connessione, nel succedersi dei tempi,
di eventi meravigliosi, lascia intravedere la congiunta operazione della Beata
Vergine Maria e della Chiesa.
Infatti nell’anno 1854 fu definito il Dogma della Immacolata Concezione di
Maria Vergine; nell’anno 1858 Maria Santissima si mostrò con ineffabile
materna dolcezza alla pia Bernardetta Soubirous, utilizzando le parole della
definizione dogmatica “Io sono l’Immacolata Concezione”.
Affinché da questa pia memoria derivino crescenti frutti di rinnovata santità,
il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito di concedere largamente il dono
dell’Indulgenza plenaria, come è spiegato di seguito:
Tutti e singoli fedeli veramente pentiti, debitamente purificati mediante il
sacramento della Confessione, e ristorati con la Santa Comunione, e innalzando infine devotamente preghiere secondo l’intenzione del Sommo Pontefice,
potranno quotidianamente lucrare l’Indulgenza plenaria, applicabile anche, a
modo di suffragio, alle anime dei fedeli in Purgatorio:
A. - se, dal giorno 8 del mese di Dicembre 2007 a tutto il giorno 8 del medesimo mese del prossimo anno 2008, devotamente visiteranno, seguendo preferibilmente l’ordine proposto:
1-
il battistero parrocchiale utilizzato per il battesimo di Bernadetta;
3-
la Grotta di Massabielle;
24-
la casa detta “cachot” della famiglia Soubirous;
la cappella dell’ospizio, dove Bernardetta fece la Prima Comunione, e,
ogni volta, si soffermeranno per un congruo spazio di tempo in raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro,
la Professione di fede in qualsiasi forma legittima, e la preghiera giubilare o altra invocazione mariana.
730
PENITENZIERIA APOSTOLICA
B. - se, dal giorno 2 Febbraio 2008, nella Presentazione del Signore, fino
all’intero giorno 11 Febbraio 2008, nella memoria liturgica della Beata Vergine
Maria di Lourdes e 150° anniversario dell’Apparizione, devotamente visiteranno, in qualsiasi tempio, oratorio, grotta, o luogo decoroso, l’immagine benedetta della medesima Vergine di Lourdes, solennemente esposta alla pubblica
venerazione, e dinnanzi all’immagine medesima parteciperanno ad un pio esercizio di devozione mariana, o almeno si soffermeranno per un congruo spazio
di tempo in raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del
Padre Nostro, la professione di fede in qualsiasi forma legittima e l’invocazione
della Beatissima Vergine Maria.
C. - Gli anziani, gli infermi, e tutti quelli che, per legittima causa, non possono uscire da casa, potranno ugualmente conseguire, nella propria casa o là
dove l’impedimento li trattiene, l’Indulgenza plenaria, se, concepita la detestazione di qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le
tre solite condizioni, nei giorni 2-11 Febbraio 2008, compiranno col desiderio
del cuore, spiritualmente, una visita (ai luoghi sopra indicati), reciteranno le
preghiere di cui sopra e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria le
malattie e i disagi della loro vita.
Perché i fedeli possano più facilmente essere partecipi di questi celesti favori, i sacerdoti, approvati per l’ascolto delle confessioni dall’autorità competente, si prestino con animo pronto e generoso ad accoglierle e guidino solennemente la recita di pubbliche preghiere all’Immacolata Vergine Madre di Dio.
Nonostante qualunque contraria disposizione.
Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 21 Novembre 2007, nella
Presentazione della Beata Vergine Maria.
† Gianfranco Girotti, O. F. M. Conv.
Vesc. Tit. di Meta, Reggente
James Francis S.E.R. Card. Stafford
Penitenziere Maggiore
731
COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
Valorizzazione della Lettera Pastorale
nelle Parrocchie
per la Quaresima 2008
PROPOSTA
PER GLI
ESERCIZI SPIRITUALI
IN PARROCCHIA
Rispondendo all’invito fatto dal Vescovo nella Lettera pastorale “di favorire l’esperienza degli Esercizi Spirituali come tempo di preghiera e di ascolto
per la riforma della vita” è stato predisposto un libretto-sussidio che prende in considerazione come percorso tematico il Discorso della montagna (Mt
5-7). Ecco l’articolazione delle cinque serate:
Le Beatitudini: il primato di Dio nella vita del discepolo
Il Padre nostro: la preghiera dei figli
Il vero tesoro: vivere in Cristo
Il vero discepolo: colui che ascolta la Parola e la mette in pratica
Le parabole del seminatore e del granello di senapa: l’efficacia della
Parola di Dio.
Per chi desidera concludere il cammino con la celebrazione del
Sacramento della Penitenza, in appendice viene proposto uno schema di
esame di coscienza alla luce delle Beatitudini.
Come aiuto alla predicazione viene indicato il libro di Benedetto XVI, Gesù
di Nazaret, avendo come riferimenti il capitolo IV dedicato al Discorso della montagna e il capitolo V dedicato alla Preghiera del Signore.
PROGETTO «PASSIO. CULTURA E ARTE
ATTORNO AL MISTERO PASQUALE – EDIZIONE 2008»
Il programma verrà prossimamente pubblicato.
GIORNATA MONDIALE
DEL
MALATO
Quest’anno la Giornata mondiale del malato (11 febbraio) cade nella prima
settimana di Quaresima e coincide con il 150° anniversario delle apparizioni di
Lourdes. Anche per questa giornata viene offerto alle parrocchie un adeguato
sussidio, soprattutto la proposta di una Via Crucis che può essere vissuta
anche negli altri momenti della Quaresima o nelle celebrazioni di pietà popolare del Venerdì Santo.
732
COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
IMPEGNO
CARITATIVO QUARESIMALE
L’opera di carità che viene proposta all’intera Diocesi è un aiuto per concludere i lavori nell’erigenda chiesa di San Rocco a Novara, avviata dal compianto don Angelo Bozzola. Potrebbero essere destinate a questo scopo le offerte raccolte nella domenica delle Palme o in altra occasione più opportuna.
Viene suggerito anche un aiuto fraterno chiedendo di contribuire con l’1% di
quanto esiste sul conto correte bancario della parrocchia. A questo scopo sarà
pure destinata l’offerta dei sacerdoti raccolta durante la Messa Crismale del
Giovedì santo.
CATECUMENI
CANDIDATI AL
BATTESIMO
Un’attenzione particolare è richiesta alle parrocchie che hanno dei catecumeni candidati al Battesimo nella prossima Veglia pasquale: i Riti previsti
lungo la Quaresima, il Rito di elezione vissuto con il Vescovo nella veglia delle
Palme, la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione possono costituire una
grande occasione per la comunità parrocchiale per fare memoria e riaccendere la qualità del momento sorgivo del proprio incontro con Cristo nel
Battesimo.
UN
GESTO PER LA PARTECIPAZIONE INTERIORE
ALLA LITURGIA DELLA
QUARESIMA
Raccogliendo l’invito del vescovo nella sua Lettera pastorale Rivestitevi di
Cristo alla cura per lo stile celebrativo dell’Eucaristia e a collocare nello sviluppo del rito opportuni momenti di silenzio e di interiorizzazione del mistero
celebrato, si propone come suggerimento per la liturgia domenicale della
Quaresima di valorizzare l’introduzione alla Messa.
«Ritengo decisivo – scrive il Vescovo – per la fruttuosità della partecipazione l’animus con il quale si va dalla propria casa alla chiesa, specialmente di domenica, per partecipare alla celebrazione eucaristica. Dobbiamo considerare con realismo i pensieri, le immagini, i sentimenti, le scelte che ci abitano. Potrebbero
infatti essere talvolta nettamente contrastanti con il mistero che si celebra. Detto
in modo positivo, varcando il portale della chiesa occorre dire nel proprio cuore:
“Signore, vengo per ascoltare te, e ti voglio veramente ascoltare”» (p. 80).
Per invitare a questa preparazione individuale alla Messa si suggerisce di
prestare attenzione al tempo immediatamente precedente l’inizio del rito per
aiutare tutti i fedeli a compiere un momento di raccoglimento e guidarli ad
entrare nel mistero celebrato.
L’itinerario della parola di Dio offerta dal Lezionario per l’anno A ci fa incontrare i testi evangelici, già utilizzati nell’antica liturgia, in cui l’accostamento
alla persona di Gesù si svolge in una successione di brani evangelici a chiara
tonalità battesimale e in sintonia con l’intero messaggio proposto nella Lettera
Rivestitevi di Cristo.
Sono così proposti per ciascuna domenica brevi testi, che possono essere utilizzati come “didascalia introduttiva” a tutta la celebrazione, nei quali sono
733
COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
esplicitamente riprese, alla luce dei testi biblici che saranno proclamati, alcune riflessioni prese dalla Lettera pastorale di quest’anno.
Si suggerisce, qualche minuto prima dell’inizio del rito, di invitare al raccoglimento personale, introducendo un breve momento di ascolto musicale e di
silenzio, cui far seguire la lettura della “didascalia introduttiva” e un ulteriore
pausa silenziosa di riflessione prima del canto di inizio.
Si invita anche in ogni celebrazione a non far mancare un congruo spazio di
silenzio dopo l’omelia e prima della conclusione dei riti di comunione con l’orazione presidenziale.
I DOMENICA
DI
QUARESIMA
Con Gesù, nel deserto, tutta la comunità dei suoi discepoli all’inizio della
Quaresima è invitata a riconoscere nel fedele ascolto della Parola di Dio l’atteggiamento fondamentale per formare un’autentica personalità cristiana.
Raccogliamo il consiglio di sant’Ambrogio ad incontrare il Signore presente nella sua Parola: «l’anima tua gli vada incontro sulla sua Parola e si intrattenga
poi sull’impronta lasciata dal suo divino parlare». «È bella l’immagine
dell’“impronta” lasciata dalla Parola, letta o ascoltata, dentro di noi, commenta il nostro vescovo nella sua Lettera pastorale, su quell’impronta occorre soffermarsi, meditare, contemplare, pregare. Essa è il permanere della Parola
dentro di noi come cibo spirituale di cui nutrirci» (R. Corti, Rivestitevi di Cristo,
p. 88). In questa celebrazione possa crescere in noi il desiderio di ascoltare e
interiorizzare la Parola perché “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
II DOMENICA
DI
QUARESIMA
Nel segno luminoso della Trasfigurazione, oggi, Gesù si presenta come il
Figlio prediletto del Padre che invita ad avere fede in lui; a percorrere con lui
il suo cammino, fino all’ora buia della croce, per essere uniti a lui che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita. Con il battesimo il cristiano si è rivestito di Cristo per essere conforme a lui in tutto. Così ricorda il vescovo nella
sua lettera pastorale Rivestitevi di Cristo: “Che cosa avviene nel cuore e nella
vita di coloro che giungono alla fede in Cristo Gesù? Secondo l’apostolo Paolo
la loro condizione religiosa è completamente cambiata. A loro è donata la
dignità più alta conferita a chi crede in Cristo, Figlio unigenito di Dio, cioè la
dignità di figli di Dio” (pp. 41-42). In questa celebrazione, contemplando il volto di Gesù, possa crescere in noi il desiderio di “rivestirci” di lui, per trasformare secondo il Vangelo, il nostro cuore e le nostre relazioni interpersonali.
III DOMENICA
DI
QUARESIMA
Per la donna di Samaria il dialogo con Gesù al pozzo nell’ora più calda del
giorno è il momento opportuno per scoprirsi amata da Dio, raggiunta dal suo
dono e, strappata al proprio passato, diventare testimone di un incontro decisivo che ha cambiato la sua vita. L’incontro con Gesù, acqua viva, fa rifiorire
il deserto del suo cuore e le infonde il coraggio di essere una persona nuova.
In Gesù, come ricorda il vescovo nella sua Lettera pastorale, Dio ha detto defi-
734
COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
nitivamente il sì all’uomo: «un “sì” alla crescita dell’uomo e alla sua maturazione» (p. 31). Questa liturgia sia per tutti noi l’incontro con la persona viva del
Cristo che si offre a noi per placare la nostra sete di un senso buono e affidabile per la vita. Da questo incontro personale scaturisca in ciascuno di noi un
rinnovato coraggio per l’impegno della testimonianza in ogni ambiente di vita,
anche dentro questo tempo difficile e affascinante che richiede a tutti noi il
coraggio e la gioia di essere discepoli del Signore.
IV DOMENICA
DI
QUARESIMA
Il dramma del cieco dalla nascita, il suo passaggio dal buio del disorientamento alla chiarezza della visione, domina la liturgia di questa quarta domenica di Quaresima. È all’opera la potenza di Dio che fa passare dall’ombra della morte al chiarore della vita quanti si affidano a Lui e sanno riconoscere nel
suo Figlio Gesù la luce del mondo. Ritornando al proprio battesimo ciascuno
di noi è invitato a riconoscere che in quel giorno i nostri occhi si sono aperti
ad una dimensione di profondità ulteriore: a contemplare il mondo e le persone nella luce di Dio e con il suo sguardo di amore.
Alla condizione del battezzato si richiama Paolo nella lettera agli Efesini:
«Comportatevi come i figli della luce», cui fa eco ancora l’Apostolo nella lettera
ai Romani: «Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Rivestitevi del Signore Gesù» (Rm 13, 14). Come ricorda il vescovo nella sua
Lettera pastorale: «l’immagine del vestito è ricavata dal rituale del Battesimo.
Togliendosi i loro vecchi abiti e rivestendo abiti nuovi i cristiani simboleggiavano la loro vita nuova: il Signore Gesù Cristo ha preso totalmente possesso di
loro» (p. 44). Raccogliamo da questa Eucaristia il dono di lasciarci ancora illuminare dal Signore per orientare sempre meglio il nostro cammino di ogni giorno.
V DOMENICA
DI
QUARESIMA
«Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». La professione di
fede di Marta, sorella di Lazzaro, precede l’intervento di Gesù che richiama alla
vita l’amico. Lazzaro viene strappato dalla prigionia del sepolcro e dai lacci della morte e restituito alla libertà della vita. È questo il cammino che Gesù compirà nella sua persona, offrendo totalmente la sua vita al Padre e come dono
per il mondo, per poi riprenderla di nuovo.
Nel solco del mistero della sua pasqua di morte e resurrezione celebriamo
l’eucaristia che rinnova il suo sacrificio e il dono della piena comunione con il
Padre tra di noi. Attraverso Gesù si compie la vittoria dell’amore sull’odio, la
vittoria dell’amore sulla morte. Celebrare in verità anche questa Eucaristia,
come ricorda il vescovo nella sua Lettera pastorale, «significa, da parte di ciascuno di noi e delle nostre comunità, lasciarci invadere ogni volta nel profondo del cuore dall’amore di Cristo, che vince l’odio e la morte, l’egoismo e l’indifferenza, l’ingiustizia e la menzogna, così che la nostra vita diventi connaturale alla sua» (p. 73). Incontrando oggi Gesù sentiamo che, grazie al dono della sua vita, siamo restituiti alla libertà di amare e di vivere fino in fondo la
nostra esistenza nel segno di questo amore.
735
UFFICIO LITURGICO
Nuovo sussidio in occasione
delle celebrazioni delle esequie
La Commissione Episcopale per la Liturgia ha preparato e pubblicato
il Sussidio in occasione della celebrazione delle esequie
dal titolo
“Proclamiamo la tua Risurrezione”.
Il Sussidio, già disponibile nelle librerie cattoliche è stato pensato dai
Vescovi per rispondere ad alcune concrete situazioni pastorali, nelle
quali si sollecitava una particolare presenza della comunità cristiana
accanto alle famiglie colpite dal lutto.
Il Sussidio preparato dai Vescovi, così come chiaramente affermato
nella Presentazione, «non intende sostituire in alcun modo l’attuale Rito
delle esequie, né può essere considerato una sua appendice, non essendo in senso proprio un libro rituale».
In particolare offre alcune proposte di preghiera per quelle situazioni
non previste dal Rito delle esequie, dal momento della morte fino alla
sepoltura.
Il Sussidio, introdotto da una Presentazione che ne spiega i motivi e le
finalità, presenta sei capitoli:
Una prima visita alla famiglia del defunto subito dopo la morte.
Una veglia di preghiera con cinque schemi a tema.
Un momento di preghiera alla chiusura della bara.
Proposte per la monizione introduttiva e il Commiato durante il Rito delle Esequie.
Un capitolo dedicato alla preghiera presso la tomba.
Un capitolo dedicato ai funerali in caso di cremazione.
Il Sussidio riporta anche alcune Appendici, tra cui un’abbondante proposta di testi biblici accompagnati da un breve commento, insieme a
testi eucologici di nuova composizione e a conclusione una raccolta di
canti.
L’augurio è che il Sussidio possa rivelarsi utile a ravvivare la speranza
cristiana che nasce dal sepolcro vuoto di Cristo.
736
UFFICIO LITURGICO
ERRATA CORRIGE NEL NUOVO LEZIONARIO
DALL’UFFICIO LITURGICO NAZIONALE
RICEVIAMO LA SEGUENTE COMUNICAZIONE
Dopo la pubblicazione del nuovo Lezionario , come già anticipato nell’articolo pubblicato da quotidiano Avvenire sabato 1° dicembre, era prevista
la possibilità che un’opera di notevole mole, che aveva chiesto grande
impegno in tempi relativamente brevi, potesse anche riservare alcune
imperfezioni.
Dopo la pubblicazione dell’articolo citato, avendo chiesto di indicare
eventuali errori, ce ne sono stati segnalati alcuni che non riguardano il
testo biblico, bensì l’intestazione. Infatti, gli errori hanno in comune un
elemento che lascia pensare ad un errore tipografico di “copia-incolla”.
Ci è sembrato, quindi, opportuno chiedere alla tipografia che ha curato
la stampa del Lezionario, di provvedere ad una soluzione che permetta la
correzione sui testi già stampati. Abbiamo pensato a produrre un foglio
“errata corrige” autoadesivo.
Qualcuno ha ipotizzato una sostituzione “tout-court” dei volumi con
esemplari corretti. A prescindere dal costo dell’operazione – difficilmente
sostenibile in ragione del prezzo dei Lezionari volutamente tenuto ben sotto i normali standard editoriali commerciali -, non ci è sembrato opportuno e in linea con una doverosa scelta di sobrietà gettare al macero una così
considerevole mole di volumi, potendoli “correggere” con una operazione
semplice e non invasiva.
Pertanto, agli Uffici liturgici diocesani chiediamo di collaborare nel voler
informare i Parroci o i Rettori delle chiese che hanno già acquistato il
Lezionario che, tra una quindicina di giorni, sarà possibile ricevere gratuitamente presso le librerie cattoliche il foglio con le fascette autoadesive per
correggere il Lezionario.
Mi auguro che, più delle imperfezioni, sia tenuto in debita considerazione il lavoro che ha visto il concorso di molti esperti per poter offrire alla
Chiesa il prezioso dono della Parola di Dio in una forma degna e comunicativa.
Il direttore
don Mimmo Falco
737
UFFICIO
DEL
CLERO
ESERCIZI SPIRITUALI PER IL CLERO
NELL’ANNO 2008
Mentre si suggerisce di tenere in evidenza, soprattutto per i giovani preti, gli
Esercizi spirituali all’inizio della Quaresima presso il Monastero Santa Croce di
Bocca di Magra, indichiamo diverse altre possibilità offerte in Diocesi e in altre
località vicine, in un tempo favorevole alla partecipazione (mesi di luglio e di
novembre). I Vicari territoriali possono individuare insieme ai sacerdoti del
vicariato la settimana più opportuna e favorirne la presenza.
6-11 GENNAIO
S. Monte Calvario, Domodossola Don Pietro Cantoni
Tel 0324 242010
18-22 FEBBRAIO
Monastero Bocca di Magra
Tel. 0187 60911
Mons Franco Brovelli
22-27 GIUGNO
Santuario di Rho
Tel 02 932080
Padre Chiodi
24-29 AGOSTO
Santuario di Rho
Tel 02 932080
Mons. Renato Corti
3-7 NOVEMBRE
Sacro Monte, Varallo Sesia
Tel. 0163 51131
Mons. Renato Corti
9-14 NOVEMBRE Santuario di Rho
Tel 02 932080
Padre Chiodi
9-14 NOVEMBRE Villa Lascaris, Pianezza TO
Tel. 011 9676145
Don Mario Rollando
738
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
Cattolici, impegno per il bene comune
Delegazione Diocesana alla 45ª Settimana Sociale
La partecipazione della delegazione diocesana novarese alla 45ª edizione
delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, tenutasi a Pistoia e Pisa dal 18 al 21
ottobre 2007, comprendeva: don Mario Bandera Direttore dell’Ufficio per la
Pastorale del Lavoro, don Dino Campiotti Direttore della Caritas, don Renato
Sacco componente la Commissione “Giustizia e Pace” e membro della direzione
nazionale di Pax Christi, da Elena Ugazio Presidente Provinciale delle ACLI di
Novara e da Claudia Sgarabottolo componente la Commissione Regionale per la
Salvaguardia del Creato.
“IL BENE COMUNE OGGI:
UN IMPEGNO CHE VIENE DA LONTANO”
Dal 18 al 21 ottobre si è tenuto nelle città di Pistoia e Pisa la quarantacinquesima Settimana Sociale dei cattolici italiani, un appuntamento che a scansioni più o meno regolari ha caratterizzato gli ultimi cento anni della vita pubblica italiana, il compito di ripercorrere questo ultimo secolo è stato affidato
allo storico Andrea Riccardi, il quale ha evidenziato il ruolo crescente dei cattolici italiani nella vita pubblica del nostro paese.
La Settimana Sociale aperta nel Duomo di Pistoia nel ricordo di Giuseppe
Toniolo e di Armida Barelli, prestigiose figure del laicato cattolico dei primi
anni del Novecento, è quindi proseguita al Centro Congressi dell’Università di
Pisa, dove circa un migliaio di delegati provenienti da tutta Italia, hanno potuto seguire le relazioni che si sono susseguite da venerdì 19 a domenica 21 ottobre.
I lavori della prima giornata si sono articolati attorno a due sessioni in cui
il “Bene Comune”, argomento centrale di questa Settimana, veniva collocato
nel contesto dei nostri giorni caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione
e in questa prospettiva sono stati evidenziati i soggetti che incidono in maniera determinante sul bene comune quali: lo Stato, il Mercato ed il Terzo
Settore.
Tra le numerose relazioni, particolarmente significative quella del professor
Stefano Zamagni e l’intervento del Cardinale Renato Martino, che hanno saputo mettere in evidenza i vantaggi ed i rischi che nel nostro tempo riguardano il
“Bene Comune”.
739
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
Sabato 20 ottobre l’attenzione è stata posta sulle prospettive della
“Biopolitica”, cioè su quel complesso di relazioni che intercorrono tra uno dei
capisaldi della dottrina sociale della Chiesa come la “Difesa della vita” e la sua
applicazione pratica non solo nel contesto di ogni giorno, ma anche nei principi giuridici che sono alla base dei Codici normativi delle leggi che regolano il
vivere comune. Allo stesso modo è stata ribadita la funzione che i credenti hanno di educare e formare la comunità cristiana, ed allo stesso tempo, di essere
un punto di riferimento ben preciso per l’opinione pubblica italiana, cercando
di essere testimoni coerenti della fede che si professa e non solo annunciatori
di principi astratti o ancor peggio rivendicatori di spazi privilegiati nel contesto
della società italiana attuale.
Domenica 21 ottobre, la sessione conclusiva ha posto una domanda che
deve essere rivolta a tutto il mondo cattolico italiano: “Quale futuro per il
Bene Comune?”. I partecipanti alla tavola rotonda, tra cui spiccava la figura
di Savino Pezzotta, hanno cercato di far emergere come di fronte alle sfide che
la società attuale continuamente pone alla Chiesa italiana i cattolici non possono ripiegasi su se stessi, né tanto meno isolarsi dal cammino che l’intera
comunità civile sta faticosamente portando avanti.
Nella Celebrazione Eucaristica conclusiva mons. Alessandro Plotti nel
Duomo di Pisa, ha sottolineato come è compito della Chiesa in tempi difficili
ed incerti essere portatrice di speranza, e riprendendo una frase di Giovanni
XXIII° espressa durante l’apertura del Concilio, che è risuonata in modo perentorio, ha ricordato a tutti come nella Chiesa non esiste diritto di cittadinanza
per “i profeti di sventura”. Al termine dei lavori resta chiaro ed evidente l’impegno per tutti i cattolici di innervare nella realtà sociale del nostro paese quei
valori e quei principi che sgorgando dal Vangelo, chiedono ad ogni credente di
saperli leggere, interpretare e soprattutto vivere alla luce dei segni dei tempi
del Terzo Millennio e delle nuove generazioni.
LE NOSTRE IMPRESSIONI
DARE VOCE A CHI VOCE NON HA
La cronaca delle giornate delle Settimane Sociali è già stata fatta sotto diverse
angolature (e direi anche con lenti ideologiche) dai mass-media nazionali. Tutti
possono trovare nei resoconti degli inviati speciali ciò che è più in sintonia alle loro
convinzioni. A me preme sottolineare un fatto, forse poco appariscente ma rivelatore del clima che si è respirato, la constatazione che la stragrande maggioranza
dei relatori erano docenti universitari e di questo se ne sono accorti anche i responsabili delle giornate quando, ad un intervento di don Oreste Benzi sul recupero delle “ragazze di strada”, il moderatore di turno ha detto che don Benzi non doveva
intervenire facendo una domanda, ma stare dalla parte dei relatori. Questa dicotomia tra relazioni interessanti, corpose, di alto livello forse fin troppo accademiche, la si percepiva ancora di più quando al fine di ogni conferenza si apriva il
740
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
dibattito con i delegati (espressione di un cattolicesimo sociale molto radicato nella storia del popolo italiano) i quali con interventi puntuali e precisi mettevano a
fuoco problematiche scottanti riguardanti il vissuto concreto delle nostre comunità, essi riscuotevano applausi scroscianti, a volte anche un poco imbarazzanti
per gli stessi conferenzieri.
Va detto che sul piano sociale, i cattolici italiani hanno precorso i tempi, si può
dire che a partire dall’unità d’Italia non c’è stato settore della vita pubblica dove
non ci si è rimboccato le maniche per essere accanto alla gente nei loro bisogni e
nelle loro necessità, questa attenzione continua tutt’ora offrendo all’Italia un servizio di prim’ordine di cui possiamo essere fieri. Mons. Alessandro Plotti, Vescovo di
Pisa, nell’omelia conclusiva della Messa celebrata nel magnifico Duomo, riprendendo il tema della cittadinanza, uno dei cardini del Convegno Ecclesiale di
Verona, ha invitato i cattolici italiani a chinarsi sui feriti della storia d’ogni tempo,
ad essere testimoni di speranza, quella speranza evangelica che da sola basta a trasformare la vita. Già Paolo VI ricordava che il mondo contemporaneo non ha bisogno di maestri ma di testimoni, forse è giunto il momento, non più di parlare e fare
teorie sugli ultimi, ma dare voce a chi nella nostra società non conta, non ha peso
e voce non ha.
Don Mario Bandera
Direttore Ufficio Pastorale del Lavoro
TRE SCROSCIANTI APPLAUSI
Tra i molti applausi che normalmente scandiscono il tempo dei convegni e
che in qualche misura segnano gli umori, le tendenze e forse anche “il tifo” dei
partecipanti, nella Settimana Sociale di Pistoia e Pisa, tre mi sono rimasti particolarmente impressi per durata e intensità. Innanzitutto, il primo è stato scatenato dall’intervento di un anonimo partecipante che dal palco ha garbatamente rimproverato agli organizzatori la invasiva ed esclusiva presenza di professori universitari sul palco dei relatori a fronte della disarmata assenza dei
poveri: “e i poveri, si chiedeva, che sono il soggetto della Settimana e che più
di altri dovrebbero essere fruitori del bene comune, dove sono? Perché non riusciamo a trovare i modi per dar loro la parola?”.
Il secondo applauso, questo a Stefano Zamagni, ordinario di Economia
Politica della Università di Bologna, che mi ha coinvolto per la lucidità, la coerenza e gli spunti innovativi della sua relazione, forse tra le più interessanti
della Settimana: “I veri poveri sono i giovani. Stato e mercato da soli non bastano, occorre dare spazio alla impresa sociale, alla cooperazione sociale, evitando
il pericolo della filantropia e dell’assistenzialismo. Precarietà è il nuovo nome della povertà e della insicurezza e pertanto non ci può essere solidarietà senza una
presenza attiva e partecipata all’interno dei percorsi produttivi”.
741
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
Il tema chiamava in gioco la “concezione antropologica”, ma la stragrande
maggioranza dei partecipanti avrà pensato di primo acchito ai molti giovani
delle nostre comunità, non solo disoccupati o sottoccupati, ma anche disamorati della vita sociale e politica, impossibilitati a emergere perché impediti di
immergersi nella “vita che conta”. Una delle risposte, che ha favorito l’applauso al professor Zamagni, è stata appunto la proposta di “costruire una democrazia deliberativa come risposta positiva alla antipolitica”. Non si deve temere
la globalizzazione economica, giustificata come una “opportunità provvidenziale che permette di rendere i lontani prossimi”, ma al contrario è importante
costruire una democrazia dove la persona sia al centro, ma la relazione sia lo
stile di vita.
L’ultimo applauso è stato dedicato a quel personaggio, ridondante e fuori
dalle righe che è sempre stato don Oreste Benzi: simpaticamente goffo nel suo
porgere, ma straordinariamente efficace nei contenuti; un bagno di realismo di
fronte alla tentazione sempre presente di perdersi tra le nuvole: “Il primo nemico del bene comune siamo noi!”. Non ci sono molte novità nelle parole di don
Oreste: prostitute, tossici, orfani di ogni tipo, detenuti e ri-detenuti sono “la
corte dei miracoli” di questo inquietante prete che ci ricorda ancora che il bene
comune o passa anche attraverso queste categorie oppure è solo bene di pochi.
Tuttavia il ripercorrere con lui i sentieri delle povertà è una immersione evangelica, una occasione per leggere il futuro dell’uomo negli occhi di Dio.
E allora, don Oreste, prenditi anche questo ultimo applauso del cuore!
Don Dino Campiotti
Direttore Caritas Diocesana
L’ultima frase grondante di simpatia per la figura di don Benzi assume un significato ancora più suggestivo e pregnante alla luce della sua recente scomparsa.
CAMMINI DI DIALOGO E SENTIERI DI PACE
Si potrebbe dire che questi grandi Convegni sono un po’ come la Rai “Di tutto di più..”. Anche a Pistoia e a Pisa, durante l’ultima settimana sociale dei cattolici italiani, si è detto un po’ di tutto. Si sono toccati, come quasi sempre
accade, i cosidetti valori “non negoziabili” come la vita, la famiglia, la persona,
la libertà…
Si sono poi sottolineati anche altri ‘nodi’ importanti della società, come il
diritto alla casa, al lavoro. Non sono mancati anche i riferimenti alla pace, al
disarmo, alla nonviolenza. Ma il richiamo a questi valori sono stati fatti più dai
partecipanti, dai vari rappresentanti delle realtà locali che lavorano quotidianamente sul campo.
Ha scritto il quotidiano Avvenire lo scorso 20 ottobre: “Così può capitare che
una regia piacevolmente «toscana», con ironia e profezia, dia la parola l’uno dietro l’altro a don Fabio Corazzina di Pax Christi e a don Enrico Pirotta, cappella-
742
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
no militare…”. Don Fabio ha richiamato l’importanza di pronunciarsi, secondo
la Populorum progressio, sul valore della nonviolenza evangelica e sul disarmo.
“Le comunità cristiane – ha detto – dovrebbero sostenere economie e politiche di
disarmo sui loro territori e promuovere una spiritualità, che valorizzi la scelta
non violenta”. Infine ha rivolto un invito perché “il nostro denaro non abbia a
che fare con le banche armate”. Come dire che anche questi dovrebbero essere
considerati valori “non negoziabili”.
Molti altri interventi hanno richiamato all’impegno e alla testimonianza credibile e coerente su questi temi. “Una Chiesa di parte – diceva don Fabio ricordando don Tonino Bello – non è preoccupata dei segni del potere, ma del potere dei segni.” Certo, la strada è ancora lunga, anche nella Chiesa.
La novità del dialogo quasi stupisce o addirittura fa paura. Avvenire, facendo la cronaca dell’intervento di Pax Christi e del cappellano militare scriveva:
“senza che volino gli stracci”, denotando un certo stupore di fronte ad un metodo del dialogo e del confronto che, pur partendo da posizioni diverse, resta
franco e leale, imprescindibile in ogni caso per costruire rapporti di pace e che
dovrebbe essere caratteristica comune nel cammino di tutti i giorni della
comunità cristiana.
Don Renato Sacco
Commissione diocesana Giustizia e Pace
CENTRALITA’ DELLA QUESTIONE SOCIALE
“Non è dunque questo un tempo di indifferenza, di silenzio e neppure di
distaccata neutralità o di tranquilla equidistanza…”: credo che questa citazione
del cardinale Carlo Maria Martini esprima molto bene il mio stato d’animo al
ritorno dalla Settimana Sociale.
È stata per me la prima esperienza di partecipazione ad un momento importante della vita della nostra Chiesa e vi ho partecipato con molto entusiasmo
perché credo che sia quanto mai urgente che si pongano al centro dell’azione
pastorale i temi sociali.
Vivendo ogni giorno a contatto con i problemi del lavoro e delle nuove
povertà, ho apprezzato molto le parole del Papa, nel saluto inviato a tutti i convegnisti, quando rimetteva al centro della questione sociale il problema della
precarietà e del lavoro quali discriminanti per il raggiungimento del vero “bene
comune”.
È il “lavoro buono”, ovvero quel lavoro che rimette al centro l’uomo, che gli
permette di costruire un progetto di vita serio e duraturo, quello che come cristiani abbiamo il dovere di promuovere.
Per troppo tempo abbiamo messo da parte le questioni sociali relegandole
magari solo ad oggetto di convegni, ma non le abbiamo mai assunte come
paradigma vero del nostro agire pastorale.
E’ tempo di passare all’azione concreta con un impegno vero che sia di
denuncia della precarietà, dello sfruttamento e di promozione del lavoro a
743
UFFICIO PASTORALE
DEL
LAVORO
misura d’uomo. Mi è dispiaciuto che sia mancato in questo Convegno il riferimento ai tanti fratelli stranieri che vengono nel nostro territorio per trovare un
lavoro e troppo spesso sono vittime di sfruttamento. Molti di loro condividono
con noi la stessa fede e credo che ad appuntamenti di questo genere, anche
loro debbano trovare cittadinanza… abbiamo bisogno di testimonianze vere e
non solo di relazioni, sia pur di alto spessore culturale, a mo’ di lezioni accademiche! Solo così potremo vincere l’indifferenza, dare speranza alla nostra
Chiesa ed alle nostre comunità e costruire insieme il bene comune.
Elena Ugazio
Presidente ACLI Novara
NUOVI STILI DI VITA
Era la prima volta che partecipavo ad un’assise così importante come la
Settimana Sociale tenutasi a Pistoia e Pisa, il mio coinvolgimento è legato al
fatto che da anni partecipo ai lavori del Gruppo Regionale per la Salvaguardia
del Creato, dove in più occasioni sono stati sottolineati i vari problemi inerenti all’ambiente del Piemonte.
Per la verità il tema della Salvaguardia del Creato, nel più vasto contesto del
tema generale legato al “bene comune”, è stato poco trattato; certo i problemi
con i quali ci siamo confrontati erano enormi e spaziavano a 360 gradi sui problemi socio-economici del nostro paese. Va detto però che durante gli interventi dei delegati è stato ricordato come il “bene comune” racchiude in sé l’attenzione ad una tematica così caratteristica come quella legata al rispetto dell’ambiente, agli sprechi ed ai rifiuti che la nostra società consumistica continua a produrre, la stessa cosa si può affermare quando si parla dell’acqua,
bene essenziale necessario alla vita, che dev’essere una risorsa per tutti e non
un privilegio per pochi. E’ anche stato fatto notare che esiste nell’opinione pubblica italiana poca sensibilità etica su questo tema, anche a livello di coscienza cristiana, quando si provoca un danno all’ambiente, questo non viene percepito come peccato grave.
Guardando le tematiche che si sono succedute in questi cento anni, durante le celebrazioni delle Settimane Sociali, i temi trattati hanno sempre toccato
argomenti legati al cammino della società italiana; il tema dell’ecologia, essendo un argomento apparso solo da qualche anno come emergenza che riguarda
tutti, sono sicura che avrà certamente un ruolo di primo piano nelle future
Settimane Sociali.
Nel frattempo l’invito a cambiare stili di vita, oltre che al Centro Congressi
di Pisa, deve risuonare anche nelle nostre comunità.
Claudia Sgarabottolo
Ufficio Pastorale del Lavoro Novara
Gruppo Regionale Salvaguardia del Creato
744
ORDINARIATO
Ripartizione
fondi CEI 2006
L’Assemblea della C.E.I. del maggio scorso ha deliberato il riparto dei fondi
otto per mille destinati alla Chiesa Cattolica in base alle firme sulle dichiarazioni dei redditi apposte nel 2006. A livello nazionale i fondi sono stati destinati al Sostentamento del Clero, all’edilizia di culto, al recupero di beni culturali ecclesiastici, a opere di carità nel Terzo Mondo. Alle Diocesi sono stati
assegnati fondi per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi. Alla nostra Diocesi sono giunte le seguenti somme:
• per le esigenze di Culto e Pastorale
euro
• per gli interventi caritativi
euro
1.092.224,75
615.793,08
Come richiesto dalla C.E.I. si è provveduto a consultare i vari organismi diocesani per avere una approfondita conoscenza delle necessità diocesane e per
dare la massima trasparenza alla gestione dei fondi.
Si è tenuto conto delle necessità delle Parrocchie negli stanziamenti in conto capitale per la manutenzione straordinaria delle Case Parrocchiali e un congruo contributo in conto interessi per i debiti contratti dalle Parrocchie con il
sistema bancario per ristrutturazione di chiese e di ambienti pastorali.
Per la nuova Chiesa di San Rocco in Novara sono stati ulteriormente stanziati 180.000,00 euro in aggiunta ai contributi assegnati dalla CEI.
Si è dovuto provvedere al pagamento della rata del mutuo per l’adeguamento alle normative attuali del Seminario con lo stanziamento di euro
150.000,00.
Inoltre, per completare il restauro del campanile della Cattedrale sono stati devoluti euro 50.000,00.
Per quanto concerne le iniziative di carità sono stati stanziati euro 100.000
per la ristrutturazione della Casa Maria Assunta a Novara, utilizzata
dall’Associazione Liberazione e Speranza, oltre che dal Consultorio familiare e
da Libro Parlato.
Per la ristrutturazione della Casa del Clero di Miasino sono stati destinati
100.000 euro.
Inoltre per la “Mensa dei poveri” della Parrocchia del S. Cuore in Novara
sono stati stanziati euro 40.000.
Ed ecco il dettaglio della destinazione dei fondi:
745
ORDINARIATO
ASSEGNAZIONE ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE
Manutenzione straordinaria Case Parrocchiali
euro
250.000,00
Contributi su interessi bancari alle Parrocchie
euro
172.224,75
Sostituzioni e collaborazioni pastorali
euro
35.000,00
Attività pastorale dei Vicariati Territoriali
euro
Contributo alle attività formative degli Uffici Diocesani euro
Pubblicazioni (sussidi liturgici e pastorali)
euro
Novarien
euro
Storia della Diocesi
Consultorio Familiare “Comoli”
euro
40.000,00
65.000,00
20.000,00
30.000,00
10.000,00
(Novara, Arona, Grignasco e Verbania)
euro
40.000,00
Nuova chiesa S. Rocco in Novara
euro
180.000,00
Chiesa Cattedrale: restauro campanile
euro
50.000,00
Inventariazione Beni Culturali
Rata mutuo Seminario e contributo
Totale assegnazioni
euro
euro
50.000,00
150.000,00
euro 1.092.224.75
ASSEGNAZIONI INTERVENTI CARITATIVI
Per iniziative di carità nei Vicariati
euro
120.000,00
euro
10.000,00
Contributo Associazione “Il Solco” - Novara
euro
Alla Casa di Giorno - Novara
euro
Alla Casa Regina Pacis - Novara
Ai Centri di aiuto alla vita
(Novara, Verbania, Borgosesia e Borgomanero)
euro
Casa Maria Assunta - Novara
euro
Sostegno alle attività della Caritas Diocesana
Contributo alle Suore dell’Isola di S.Giulio
Contributo per l’accoglienza
Alla Casa don Gianni Luchessa di Domodossola
Mensa dei poveri Parrocchia S. Cuore - Novara
Casa del Clero di Miasino – ristrutturazione
Totale assegnazioni
CASE PARROCCHIALI
746
40.000,00
10.000,00
40.000,00
euro
100.793,08
euro
20.000,00
100.000,00
euro
25.000,00
euro
40.000,00
euro
10.000,00
euro
100.000,00.
euro
615.793,08
ORDINARIATO
Dal 1997 al 2007 sono stati erogati contributi per la manutenzione straordinaria e ristrutturazione di circa centosettanta Case Parrocchiali.
Nel 2007 sono stati assegnati fondi alle seguenti Parrocchie:
Ameno
Baraggia di Gozzano
Baveno
Biganzolo
Brolo
Baveno
Borgomanero S. Stefano
Cannobio S. Bartolomeo
Carpignano
Cossogno
Fondotoce
Malesco
Novara Sacro Cuore
Novara San Rocco
Oleggio Fornaci
Premeno
Santino
Toceno
CONTRIBUTI SUGLI INTERESSI PASSIVI
Nell’anno 2007 sono stati distribuiti contributi per il pagamento di interessi passivi a favore delle seguenti Parrocchie:
Albo
Bellinzago Novarese
Boca Santuario
Casale Corte Cerro
Castelletto Ticino
Cesto
Civiasco
Dormelletto
Feriolo
Granerolo
Gravellona Toce
Gravellona Lomellina
Grignasco
Intra
Levo
Lumellogno
Miasino
Miazzina
Monticello
Nibbia
Novara S. Agabio
Novara S. Antonio
Novara S. Famiglia
Novara S. Francesco
Oltrefiume
Pagliate
Pernate
Piedimulera
Preglia
S.Marco di Borgomanero
S. Stefano di Borgomanero
Spoccia
Varallo Pombia
Varzo
Vignone
Villata
747
INFORMAZIONI
DIOECESIS
Cronaca breve
del territorio gaudenziano
CONFERIMENTO
DEI MINISTERI
Mons. Renato Corti, lunedì 3
dicembre 2007, nella Cappella
Maggiore del Seminario Vescovile
San Gaudenzio, ha conferito
il ministero del Lettorato a
Alberto Bovio della comunità parrocchiale di Bellinzago Novarese
Jonathan Loschi della comunità
parrocchiale di Trecate
Samuele Pizzolato della comunità
parrocchiale di Cesano Maderno (Mi)
Simone Taglioretti della comunità
parrocchiale di Cesto-San Bernardino.
NOMINE
Con decreto vescovile in data 1°
dicembre 2007
don Giuseppe Calore è stato nominato parroco di Bieno di San Bernardino Verbano, rimanendo parroco di Rovegro e Santino
don Giuseppe Vanzan è stato nominato
Amministratore parrocchiale di Cravagliana, rimanendo parroco di Fobello-Cervatto e Rimella.
Con decreto vescovile in data 15
dicembre 2007
don Salvatore Maniscalco è stato nominato parroco di Pella.
AGGIORNAMENTO INDIRIZZARIO
MANISCALCO don SALVATORE
Via don Zanotti, 22
28010 PELLA NO
tel. 0322/969141
cell. 338/9728855
MIAZZA don ADRIANO
e-mail: [email protected]
VOLPATI don MASSIMO
e-mail: [email protected]
RAMEZZANO don GABRIELE
Diacono Permanente
e-mail: [email protected]
748
IN MEMORIA
Don Angelo Bozzola
28 giugno 1953, insieme al ghemmese don Cesare Ferrari.
Nel settembre dello stesso anno fu
destinato a Ghemme per un ministero prevalentemente dedicato all’oratorio maschile. Erano tempi di diffusione degli oratori, considerati strumenti indispensabili per la formazione dei ragazzi e dei giovani. Per don
Angelo, timido e un po’ impacciato,
non fu facile subentrare a don Enzo
Tipaldi, un prete estroverso e dotato,
che veniva dall’esperienza del Torneo
Ragazzi di don Aldo Mercoli. Tuttavia
con l’atteggiamento del passista e
con una presenza puntuale e assidua riuscì a poco a poco, incominciando dai più piccoli, a legare ed a
essere accolto.
Non era un organizzatore, ma un
garante e la gente incominciò a stimare quel pretino esile ed attento,
preciso nei suoi doveri. Non si poteva del resto non volergli bene, aveva
le sue idee di fondo, ma era disponibile e sapeva ascoltare.
Con l’aiuto di alcuni collaboratori
incominciò ad imbastire quelle iniziative che caratterizzarono la sua
lunga presenza, dal teatro, al carro
dell’oratorio per il carnevale, al torneo di calcio estivo, trasformato poi
nel torneo dei quattro rioni, alla
Sono stati celebrati venerdì 30
novembre a Ghemme i funerali di
don Angelo Bozzola, morto all’età di
77 anni martedì 27 novembre per
crisi cardiaca. La notizia della sua
morte ha suscitato stupore e sgomento nella comunità di Gemme,
dove don Angelo ha vissuto tutti i
suoi 54 anni di vita sacerdotale come
coadiutore.
Don Angelo era nato a Galliate il 6
ottobre 1930 da una famiglia di operai e, dopo gli studi nei seminari della diocesi, era stato ordinato prete il
749
IN MEMORIA
biennale di arte, dedicata poi ad
Edmondo Poletti, in occasione delle
Feste della Beata Panacea a maggio.
Erano iniziative, che richiamavano
gente, suscitando attenzione anche
fuori del paese, facendo dell’oratorio
un centro vivo di aggregazione.
quando poteva parlare o si parlava di
lei, che volle anche modello della gioventù al punto da proporre che
l’Oratorio fosse dedicato alla giovane
martire.
Più di una volta gli fu chiesto di
accedere alla conduzione di una parrocchia, ma egli, abituato ad un
ruolo gregario, sempre rifiutò.
Continuò la sua collaborazione come
coadiutore anche con il nuovo parroco, don Piero Villa, prestandosi pure
nell’aiutare le parrocchie del circondario.
Nel 1961, dopo la morte di don Siro
Forni, con la promozione a parroco
di don Gabriele Pelosi, continuò il
suo servizio: l’insegnamento di religione al mattino nella scuola media,
l’oratorio nei pomeriggi dei giorni
feriali, la cura degli ammalati, la presenza assidua al confessionale.
Fu una spalla eccellente per don
Gabriele, con il suo fare dimesso ed
obbediente a tutta prova. Non ci
poteva non essere intesa, anche perché la sua ascesi lo portava a non
mettersi mai contro il parroco.
Nel 2003 è stato festeggiato a
Ghemme in una commossa e partecipata celebrazione per il suo 50° di
Messa. E’ stata l’ultima occasione
pubblica per dire grazie ad un prete
vero, che con il suo carattere mite e
la sua bontà semplice era entrato,
come in punta di piedi nel cuore di
tutti.
Il 1962, poi il 1968 ed ancora il
1975 e il 1983 furono anni eccezionali dedicati alla Beata Panacea e
don Angelo godeva visibilmente
don Mario Perotti
750
INDICE
Indice 2007
LA PAROLA DEL VESCOVO
3
24
32
83
87
91
94
147
Accendere la speranza nel cuore del mondo
Omilia nella festa di S. Gaudenzio
I segni di una fede matura
Sintesi sessione Consiglio Presbiterale - 4 dicembre 2006
La formazione degli adulti
Sintesi sessione Consiglio Pastorale - 13 gennaio 2007
Una regola infallibile: che gli ultimi siano i primi
Giornata Mondiale della Pace
Il bene prezioso della vita
Giornata per la Vita
Perchè la speranza rimanga sempre viva
Giornata del Malato
Disporre tutte le occupazioni con uno spirito di intelligenza
Nel ricordo del ven. Antonio Rosmini
Una Chiesa “al passo dello Spirito”
Omilia nel 2° anniversario della morte di mons. Aldo del Monte
150
Lettera del Vescovo in occasione della Visita ad limina
156
La sfida della comunione
Ritiro al Clero di Quaresima
154
165
182
227
230
Vigilia della festa di S. Francesco di Sales
350° di fondazione del Monastero della Visitazione
I preti che la gente attende con speranza
Riscontro ai colloqui con gli alunni di Teologia
Favorire la fede degli adulti
Sintesi Consiglio Presbiterale - 19 febbraio 2007
Con parole luminose e profonde
Lettera in occasione dell’80° compleanno di Benedetto XVI
Il futuro è responsabilità
Incontro del Vescovo con i fidanzati
751
INDICE
234
240
243
246
291
296
299
302
323
357
359
362
367
451
467
483
517
520
L’Eucarestia chiama in causa la nostra fede
Omilia nella Messa Crismale
Veglia Pasquale e iniziazione cristiana
“Diocesi di Novara”: storia della Diocesi
Presentazione del Vescovo
Predicare la Parola
In occasione dell’80° compleanno del card. Martini
“Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge”
Omilia nella Giornata di Fraternità
Alla scuola del primo martire cristiano
Omilia nella festa di S. Vittore - Intra
L’importanza dell’incontro personale con Gesù
Prime Comunioni - Novara - Cattedrale
Lettera alla Diocesi dopo la “Visita ad limina”
Comunità cristiane, informazione e formazione
Sintesi conclusiva del Consiglio Presbiterale
Novara 16 aprile 2007
Un prezioso testimone per il nostro tempo
Lettera per la prossima beatificazione di Antonio Rosmini
L’adorazione non è un lusso, ma una priorità
Omilia nel giovedì precedente la festa del Corpus Domini
Il prete e la celebrazione dell’Eucarestia
Omilia nell’Ordinazione presbiterale
Corpus Christi
Omilia nella festa del Corpus Domini
Lettera ai sacerdoti per la Beatificazione di A. Rosmini
Lettera dopo il Motu proprio di Benedetto XVI
Proposte per la formazione dei laici
Sintesi conclusiva del Consiglio Pastorale
Armeno 24 marzo 2007
A totale servizio della fede in Cristo
Ritiro al presbiterio diocesano a Stresa
Rivestitevi di Cristo
Lettera Pastorale per l’anno 2007-2008
752
INDICE
574
620
622
632
638
639
642
647
658
691
694
Incontro con la Commissione di Pastorale Giovanile
Lettera alla Diocesi in occasione della beatificazione
di Antonio Rosmini
Omilia alla Prima Messa dedicata al beato Rosmini
Lo spartiacque
Omilia alla Messa funebre per il Vescovo Germano Zaccheo
nella Cattedrale di Novara
Messaggio augurale al neocardinale Mons. Giovanni Lajolo
La concorde unità della celebrazione liturgica
Nuovo intervento sul Motu proprio del 7 luglio 2007
Pastori nella Chiesa e della Chiesa
Relazione ai sacerdoti ordinati nell’ultimo decennio
Relazione al Convegno nazionale per il 50° della Fidei donum
Relazione alla Tre Giorni dell’inizio dell’anno
della Comunità di Teologia
Bakhita e la speranza
Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale
Chi forma i preti del futuro?
Progetto educativo del Seminario - Rocca di Papa - 4 luglio 2007
VISITA PASTORALE DELL’ARONESE
37
98
Incontri della Visita nell’Unità Pastorale del Ticino
Incontri della Visita nell’Unità Pastorale del Ticino
169
Incontri della Visita nelle Unità Pastorali del Ticino e del Vergante
587
Incontri della Visita Pastorale nell’Aronese
481
Incontri della Visita Pastorale nell’Aronese
LA PAROLA DEL PAPA
8
17
100
Discorso alla Curia Romana in occasione
degli auguri natalizi
Discorso al Corpo Diplomatico
Messaggio per la Quaresima 2007
753
INDICE
103
Incontro del Papa con i Parroci e il Clero di Roma
171
Inaugurazione Anno Giudiziario della Rota Romana
119
175
258
305
462
458
472
706
715
Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù
Messaggio per la Giornata Mondiale per le Vocazioni
Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali
Discorso all’Assemblea della CEI
24 maggio 2007
Il Motu proprio “Summorum Pontificum”
Lettera del Papa ai Vescovi
Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale
Famiglia umana, comunità di pace
Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace
I giovani migranti
Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
262
265
310
371
396
466
493
718
723
Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio
e delle iniziative legislative di unioni di fatto
Atto formale di separazione dalla Chiesa cattolica
Atto di separazione dalla Chiesa Cattolica
Indicazioni applicative
Nota pastorale dopo il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale
La pastorale del tempo libero, turismo e sport
alla luce del Convegno Ecclesiale di Verona
Sull’applicazione del Motu proprio.
Consiglio episcopale permanente - 17 settembre 2007
Messaggio agli Scouts cattolici
in occasione del centenario dello scoutismo
Servire la vita
Messaggio della Giornata per la Vita
Messaggio per avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
754
INDICE
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA
179
“Obiezione di coscienza per la difesa della vita”
Dichiarazione finale della XIII assemblea generale
ORDINARIATO
193
La Diocesi ricorda l’80° di morte del ven. don Silvio Gallotti
451
In preparazione alla beatificazione di A. Rosmini
Lettera del Vescovo ai sacerdoti
Presentazione della celebrazione alla stampa
Il Comitato organizzativo
I Rosminiani in Diocesi
355
515
611
625
636
745
Beatificazione del Venerabile Antonio Rosmini
Beatificazione del ven. Antonio Rosmini
Antonio Rosmini proclamato Beato
Saluto del Vescovo
Lettera Apostolica
Omelia del Card. Martins
Lettera del Vescovo alla Diocesi
Omilia del Vescovo alla prima Messa
dedicata al Beato Rosmini
Improvvisa morte di Mons. Germano Zaccheo
Solenne celebrazione liturgica
nel Duomo di Casale Monferrato
Omelia del Card. Poletto
Omilia del Vescovo alla Messa funebre celebrata
nella Cattedrale di Novara
Mons. Giovanni Lajolo creato cardinale
Ripartizione Fondi CEI 2006
CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO
24
182
314
La fede degli adulti per una comunità adulta nella fede
Sessione del Consiglio Presbiterale - 4 dicembre 2006
Favorire la fede degli adulti così che siano “adulti nella fede”
Sessione del 19 febbraio 2007
Le comunità cristiane e gli strumenti di comunicazione sociale
Sessione del 16 aprile 2007
CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
31
482
Dopo il Convegno di Verona: quale formazione per i laici?
Sessione del Consiglio Pastorale - 13 gennaio 2007
Proposte per la formazione dei laici
Sessione del 24 marzo 2007
755
INDICE
COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI
479
732
Assemblea Pastorale Diocesana al Santuario di Boca
Valorizzazione della Lettera Pastorale nelle Parrocchie
per la Quaresima 2008
UFFICIO DEL CLERO
124
Cammino quaresimale e Messa Crismale del Giovedì Santo
274
Biennio di specializzazione in Teologia morale
197
738
Giornata di fraternità sacerdotale
Esercizi Spirituali per il Clero nell’anno 2008
ISTITUTO SANTI GIULIO E GIULIANO
406
Formazione dei presbiteri e diaconi permanenti
Programma per l’anno pastorale 2007-2008
UFFICIO FAMIGLIA
51
597
Proposte per i fidanzati e le famiglie
Centro di formazione per la coppia, la famiglia e il volontariato
UFFICIO PER I LAICI
497
Centenario della fondazione dello scoutismo in Diocesi
UFFICIO LITURGICO
52
337
402
489
490
Giornata di formazione per i ministri della S. Comunione
58° Settimana Liturgica Nazionale
Presentazione dell’Esortazione apostolica Sacramentum
caritatis di Benedetto XVI
Comunicazioni da parte della Consulta Nazionale
Giornata di formazione per i ministri della S. Comunione
589
Formazione dei Lettori per la celebrazione eucaristica
736
Nuovo sussidio in occasione delle celebrazioni delle esequie
669
737
Indicazioni per valorizzare la Lettera Pastorale “Rivestitevi di Cristo”
Errata corrige nel nuovo Lezionario
756
INDICE
UFFICIO CATECHISTICO
41
128
313
Nell’anno dedicato alla comunicazione della fede
alle nuove generazioni
Proposte dell’Ufficio Catechistico
Solenne Veglia Pasquale
Proposte per la partecipazione dei ragazzi e giovani
Giornata di studio sull’iniziazione cristiana
dei bambini da 0 a 6 anni
SERVIZIO PER IL CATECUMENATO
311
La prima accoglienza di coloro che desiderano
diventare cristiani
CENTRO DIOCESANO GIOVANILE
58
123
128
336
428
580
Per riqualificare gli Oratori - Bando della Compagnia S. Paolo
Veglia delle Palme
Solenne Veglia Pasquale
Proposte per la partecipazione dei ragazzi e giovani
Campi scuola del prossimo periodo estivo
Agorà dei giovani italiani a Loreto
Giornate di incontro e di formazione
Proposte dal CDG e dall’Ass. “La Nuova Regaldi”
CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO
38
Quaresima di fraternità
134
Le Giornate “straordinarie” affidate ai missionari
478
Ottobre missionario
476
591
Commento al Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria
A cinquant’anni dall’enciclica “Fidei donum”
Convegno dei Direttori dei CM italiani a Palermo
SEMINARIO DIOCESANO
665
Il nuovo anno in Seminario
Rendiconto economico dell’anno 2006
757
INDICE
CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI
336
584
Campi scuola del prossimo periodo estivo
Incontri di orientamento vocazionale
UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO
53
272
491
713
739
Spunti di riflessione sulla corsa agli armamenti
Morti bianche e coscienze sporche
Comunicato per il 1° maggio
Centenario delle Settimane Sociali
Pistoia-Pisa 18-12 ottobre 2007
Presentazione della Giornata della Pace
Cattolici per il bene comune
Delegazione diocesana alla 45ª Settimana Sociale
PASTORALE DELLA SANITA’
270
La “Giornata dell’amicizia di Boca”
728
Programma dell’anno giubilare delle apparizioni a Lourdes
725
Celebrazione della Giornata del Malato
PENITENZIERIA APOSTOLICA
729
Decreto nel 150° anniversario delle apparizioni
della B.V. Maria a Lourdes
COMMISSIONE DELL’ECUMENISMO
327
723
Nuove presenze cristiane nella nostra diocesi
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
TRIBUNALE ECCLESIASTICO
199
Inaugurazione dell’Anno Giudiziario e dati statistici
del Tribunale Regionale Piemontese
UFFICIO BENI CULTURALI
60
433
Tutela e promozione del patrimonio artistico
Tutela e promozione del patrimonio artistico
758
INDICE
UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
261
Sussidio per la 41ª Giornata delle Comunicazioni Sociali
429
Relazione al bilancio 2006 della Curia Diocesana
ECONOMATO
676
Sui presunti privilegi concessi alla Chiesa Cattolica
SERVIZIO PROMOZIONI SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA
675
Offerte deducibili
ISTITUTO DIOCESANO SOSTENTAMENTO CLERO
334
Bilancio consuntivo anno 2006
DOCUMENTAZIONE
45
329
Mons. Francesco Franzi: incontro con don Silvio Gallotti
e la Comunità Benedettina dell’Isola
Nella storia della diocesi la fede di un territorio
Presentazione del volume “Diocesi di Novara”
PELLEGRINAGGI
339
Pellegrinaggi proposti per il 2007
214
Firma 5 per mille: Diocesi di Novara
“Gocce di solidarietà” Onlus
INFORMAZIONI
276
342
437
DIOCESIS
57ª Settimana di aggiornamento pastorale
A Lourdes con l’Oftal
Sipa.Net: un programma per l’amministrazione delle parrocchie
137, 215, 277, 343, 440, 502, 598, 678, 748
IN MEMORIA
64
Don Giuseppe Soldani
66
Mons. Francesco Gambaro
65
Don Giancarlo Gambaroni
759
INDICE
67
Mons. Pietro Ceretti
71
Don Vincenzo Annichini
69
73
Don Silvio Galletti
Don Elvezio Corbani
216
Don Giovanni Bonomo
280
Don Enzo Tipaldi
278
344
504
Don Giuseppe Alberganti
Don Walter Delconte
Don Angelo Bozzola
599
Don Giuseppe Sempio
749
Don Angelo Bozzola
679
Don Donato Paracchini
INSERTI
Gennaio
Indirizzario
Febbraio
Migrazioni al femminile: tra accoglienza e profezia
Convegno Caritas - 26 novembre 2006
Marzo
Rivisitiamo il Concilio: Decreto “Ad Gentes”
Atti della Tre Giorni di formazione del clero
Armeno, 8-10 gennaio 2007
Aprile
Pagine aperte - Sussidio per la Giornata
delle Comunicazioni sociali
Maggio
Offerte pro Seminario
e bilancio del Centro Missionario
Giugno/Luglio
Esortazione apostolica postsinodale sull’Eucarestia
Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI
Novembre
Il discorso della montagna
Esercizi spirituali per la prossima Quaresima
760