01 - Sommario 705-706 copia
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R ivista D iocesana N ovarese Bollettino Ufficiale per gli Atti del Vescovo e della Curia di Novara Sommario ANNO XCII - Nº 10 - DICEMBRE 2007 LA PAROLA DEL VESCOVO LA PAROLA DEL PAPA Bakhita e la speranza Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale 691 Chi forma i preti del futuro? Convegno degli educatori dei Seminari Rocca di Papa - 4 luglio 2007 694 Famiglia umana, comunità di pace Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 706 I giovani migranti Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 715 UFFICIO PROBLEMI SOCIALI COMMISSIONE GIUSTIZIA Presentazione della Giornata della Pace E PACE 713 CONFERENZA EPISCOPALE Servire la vita ITALIANA Messaggio per la Giornata per la Vita 718 Messaggio per la scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica 721 COMMISSIONE DELL’ECUMENISMO “Pregate continuamente” (I Ts 5,17) Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 689 723 UFFICIO DELLA SANITÀ La famiglia nella realtà della malattia Indicazioni liturgiche e pastorali per la Giornata Mondiale del Malato 725 Lourdes, una madre nel cuore della storia Concessione dell’indulgenza plenaria nel 150° anniversario delle apparizioni a Lourdes 729 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI Valorizzazione della Lettera Pastorale nelle Parrocchie per la Quaresima 2008 732 UFFICIO LITURGICO Nuovo sussidio in occasione delle celebrazioni delle esequie 736 Errata corrige nel nuovo Lezionario 737 Esercizi Spirituali nell’anno 2008 738 Cattolici, impegno per il bene comune Delegazione Diocesana alla 45ª Settimana Sociale 739 ORDINARIATO R i p a r t i z i o n e f o n d i CE I 2 0 0 6 745 INFORMAZIONI D i o ec es i s 748 IN MEMORIA Don Angelo Bozzola Indice dell’anno 2007 749 751 PENITENZIERIA APOSTOLICA UFFICIO DEL CLERO UFFICIO DEL LAVORO PROBLEMI SOCIALI E Ufficiale per gli Atti di Curia Attività Pastorali in Diocesi Direttore Responsabile Mons. Giuseppe Cacciami Amministrazione Stampa Diocesana Novarese S.r.l. Vicolo Canonica, 9/15 Novara, • Tel. 0321/611077 • C.C.P. n. 15682289 Reg.Tribunale di Novara n. 4 del 18-08-1948 Per abbonamento: CANCELLERIA CURIA DIOCESANA Via Puccini 11 - 28100 NOVARA • Tel. 0321/661.661 • Fax 0321/661.662 Copia distribuita solo in abbonamento ABBONAMENTO PER IL 2007 €. 40 IN COPERTINA: IL VENERABILE DON SILVIO GALLOTTI NELL’80° DELLA MORTE E IL SANTUARIO DELLA SANTISSIMA PIETA’ DI CANNOBIO (foto don Tino Temporelli) Edizione della Stampa Diocesana Novarese - Fotocomposizione in proprio Stampa - Tipografia San Gaudenzio - Novara 690 LA PAROLA DEL VESCOVO Bakhita e la speranza Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale Miei cari, arriviamo al Natale avendo in mano un’Enciclica dedicata, dalla prima all’ultima pagina, alla speranza. A questa speranza si dà anche un nome: Gesù. Già l’apostolo Paolo, scrivendo al suo discepolo Timoteo, chiamava Gesù con il nome di “speranza”. Se il Papa ha scritto questa Lettera Enciclica, un motivo sta certamente anche nel fatto che ben poca speranza sembra permeare la nostra cultura, e dunque la vita delle persone. Egli porta al centro della scena un tema che – scrive F.G. Brambilla – sembra essersi dileguato dalla riflessione civile e dalla coscienza comune. La liturgia del tempo di Avvento va in controtendenza perché è tutta attraversata dalla speranza. Il Natale stesso è mistero di speranza che si compie. Dio infatti viene in mezzo a noi, condivide tutta la nostra vita, così che tutta la nostra vita venga salvata. Non è il nulla ciò che ci attende, ma una comunione di vita. Questa è la nostra vocazione! Il Signore stesso se ne fa garante. E chi altro, al di fuori di lui, potrebbe esserlo? *** Trovo molto stimolante che nelle domeniche di Avvento ci vengano proposte pagine del profeta Isaia, tutte ricolme di speranza per la vita dell’uomo, con un accento speciale sul cammino dei popoli. Ne cito qualcuna. “Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore”. Il monte è Gerusalemme. Si dice che da lì “uscirà la parola del Signore”, il quale “sarà arbitro fra molti popoli”. Il frutto di questo arbitrato è meraviglioso: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”. Avverrà dunque che “un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, né si eserciteranno più nell’arte della guerra”. Si rimane meravigliati di fronte a questo annuncio. Sembra un sogno. Poteva sembrarlo ai tempi di Isaia, diversi secoli prima di Cristo, e può sembrare tale anche a noi, oggi. Siamo infatti spesso schiacciati da immagini non solo diverse, ma trucemente contrarie a questa visione. Eppure questa profezia di pace tra i popoli è un sogno necessario. Ed è significativo che sia già presente nell’Antico Testamento, per esempio là dove si ricordano dei popoli che ancora oggi sono travagliati da forti tensioni: “In quel giorno vi sarà una strada 691 LA PAROLA DEL VESCOVO dall’Egitto verso la Siria; l’assiro andrà in Egitto e l’egiziano in Assiria; gli egiziani serviranno il Signore insieme agli assiri; Israele, il terzo con l’Egitto e l’Assiria, sarà una benedizione in mezzo alla terra. Vi benedirà il Signore degli eserciti: Benedetto sia l’Egiziano, mio popolo; l’Assiro, opera delle mie mani, e Israele, mia eredità”. Un punto soprattutto colpisce: l’affermazione dell’amore di Dio per tutti i popoli, e non solo per Israele. L’orizzonte scrutato dal profeta è universale. La liturgia assume questa pagina e la fa propria perché Gesù, Verbo di Dio che si fa uomo, è Colui nel quale la profezia può diventare realtà. A questa profezia di pace si aggiunge una profezia di giustizia. Il tono non cambia e l’attualità del messaggio non è minore. Si legge: “Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse. Su di lui si poserà lo Spirito del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze, ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese”. Se nel testo precedente stava in evidenza la pace, qui lo è una premessa assolutamente necessaria perché la pace vi sia, cioè la giustizia, soprattutto nei confronti dei più deboli che non hanno la possibilità di far riconoscere la loro dignità e di far valere i loro diritti. È giusto dunque che, a commento di questo testo, la liturgia faccia emergere le parole del Salmo 71 e che l’assemblea liturgica venga invitata a pregare dicendo: “Vieni, Signore, re di giustizia e di pace”. *** Mi trovo spontaneamente a pensare al cantico del “Magnificat” che il Vangelo secondo Luca colloca tra l’annuncio dell’angelo Gabriele e la nascita di Gesù. Lo accompagna un altro cantico, non dissimile, quello del “Benedictus”. Entrambi sono canti di speranza, sviluppati – soprattutto nel “Magnificat” – senza nascondere i problemi, e anzi evocandoli apertamente. Essi sono animati dalla certezza che nel Signore possiamo trovare una fonte di luce e di energia per vincere con il bene il male. Maria dice che il Signore Dio “ha spiegato la potenza del suo braccio; ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori; ha rovesciato i potenti dai troni; ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”. Antonio Rosmini, nel suo commento, si domanda chi è il “braccio di Dio”. E risponde che è “il Figlio perché, come il braccio procede dal corpo, così il Figlio dal Padre. Maria, dunque, glorifica il Padre, a cui appartiene la potenza, nel Figlio. Egli è quasi strumento del Padre per adempiere le grandi cose che egli aveva designato di fare sulla terra in favore degli uomini”. Si chiede pure quale sia il significato delle altre parole del Magnificat e risponde dicendo che “la superbia dei falsi sapienti - che sono dei ciechi che conducono altri ciechi e vengono «dispersi nei pensieri del loro cuore»” - è sostituita dalla sapienza divina, tutta in favore delle nazioni attraverso “la legge della mansuetudine e della fratellanza predicata dal Salvatore”. E inoltre che “la prepotenza dei forti, i quali crudelmente dominano e straziano i deboli”, vede “la carità evangelica prendersi a cuore tutti i poveri e gli infelici”. E infine, “la dissolutezza e la cupidigia dell’avere”, da parte di coloro che pensano solo a se stessi, è sostituita dalla “umanità e carità universale”. “Ecco l’opera del Vangelo”, conclude il 692 LA PAROLA DEL VESCOVO Rosmini, “ecco la riforma del mondo”. Quest’opera è già stata cominciata da secoli, ma non è certo giunta alla sua perfezione. L’accoglienza del Vangelo nel cuore e nella vita diventa lievito di rinnovamento della società umana e motivo di speranza per ogni uomo. *** Nella sua enciclica Benedetto XVI ricorda alcuni testimoni della speranza. Tra di essi vi è una ragazza africana del secolo XIX. Si chiamava Bakhita. Era nata nel Sudan, più precisamente nel Darfur, terra di grandi dolori e di disperazione anche oggi. All’età di nove anni fu rapita dai trafficanti di schiavi, picchiata a sangue e venduta cinque volte sui mercati del Sudan. Le rimasero per tutta la vita 144 cicatrici di fustigazioni sino al sangue. Venne poi comprata da un mercante italiano, Callisto Legnani, che la portò in Italia. Qui venne a conoscere, dopo tanti padroni terribili, un Signore del tutto diverso: il Dio vivente, il Dio di Gesù Cristo. Veniva a sapere che il Signore conosceva anche lei, e anzi l’amava e l’attendeva. Veniva a conoscere che questo Signore era stato lui stesso picchiato e ora l’aspettava “alla destra di Dio Padre”. Fu allora che germogliò nel cuore di Bakhita una speranza: non semplicemente quella di poter stare con padroni meno crudeli di quelli precedenti, bensì una grande speranza, scoperta nel Signore Gesù: “Io sono amata e, qualunque cosa mi accada, io sono attesa da questo Amore. E così la mia vita è buona”. Non si sentiva più schiava, ma libera figlia di Dio. A circa vent’anni venne battezzata. Più avanti volle consacrarsi totalmente al Signore nella comunità delle Suore Canossiane. Spese la sua vita con spirito missionario nei compiti umili di ogni giorno e percorrendo l’Italia per alimentare l’ardore missionario. Voleva che la liberazione da lei sperimentata mediante l’incontro con Dio svelato da Gesù diventasse realtà per il maggior numero di persone possibile. La speranza, che era nata in lei, doveva raggiungere molti; anzi, doveva raggiungere tutti. *** Lascio a questa ragazza africana di esprimere un augurio di speranza a tutti voi. Il Signore, che ha cambiato la sua vita, è capace di cambiare anche la nostra e di seminare nel nostro cuore il germe di una speranza che non delude. Buon Natale a tutti Novara, 17 dicembre 2007 + Renato Corti 693 LA PAROLA DEL VESCOVO Chi forma i preti del futuro? Progetto educativo del Seminario e contributo convergente dei “soggetti” che entrano in gioco Rocca di Papa, 4 luglio 2007 Pubblichiamo la relazione svolta dal nostro Vescovo, nel giorno conclusivo del Convegno Nazionale degli educatori dei Seminari Italiani (Rocca di Papa, 2-4 luglio). Aveva come titolo “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e Norme per i Seminari”. Si intendeva riflettere con una certa ampiezza sul documento della Conferenza Episcopale Italiana che ha questo medesimo titolo ed è stato promulgato, in terza edizione, il 4 novembre 2006. La relazione che qui presentiamo, dedicata alla “unitarietà del progetto educativo del Seminario”, non ha la pretesa di essere esaustiva. Tenendo conto di quanto era già stato detto nello svolgimento ricco e intenso del Convegno, intende privilegiare un unico sentiero, quello dei “soggetti” chiamati in causa perché si realizzi, almeno in certa misura, una convergenza sul progetto formativo del Seminario. Nel documento della CEI “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana” (2006) vi è un capitolo dal quale la relazione si lascia guidare. È intitolato “I protagonisti della formazione” (nn. 64-78). Il tema affiora trattando del Seminario Minore (nn. 36-39) e della comunità propedeutica (nn. 47-49). Il discorso viene sviluppato in maniera particolarmente ampia a proposito del Seminario Maggiore. Questa relazione si riferisce soprattutto a quest’ultimo periodo della vita del Seminario. Il documento della Conferenza Episcopale Italiana riprende molto largamente l’Es. Ap. “Pastores dabo vobis” (nn. 65-69), che verrà frequentemente citata. In via preliminare osservo che, onde vi sia una convergenza sul progetto, l’unitarietà è richiesta al progetto stesso. Non deve dunque includere delle contraddizioni interne, che inevitabilmente lo renderebbero strumento poco utile, e anzi illusorio e dannoso. C’è dunque una calibratura da garantire tra le varie parti del progetto. Ogni squilibrio diventerebbe infatti debolezza o problema. Penso che vari momenti di questo convegno, a cominciare dalla relazione introduttiva, abbiano offerto un aiuto per l’approfondimento di questa esigenza basilare. Ma, garantita questa base, il lavoro non è finito perché il progetto educativo è destinato ad essere un testo vivo. Chi lo renderà tale nella vita di tutti i giorni e nello scorrere degli anni di Seminario? Proprio qui si colloca la 694 LA PAROLA DEL VESCOVO condivisione del progetto che implica un duplice contributo. Il primo è quello che va offerto da parte di ciascuna delle persone coinvolte. C’è però un secondo contributo a cui prestare attenzione. Se infatti ognuno ha la sua parte da svolgere, l’unitarietà attorno al progetto richiede che ciascuno prenda consapevolezza del contributo offerto dagli altri soggetti e ne faccia tesoro. Questa prospettiva di lavoro, che prende volto chiaramente positivo, non deve far dimenticare i rischi che anche il migliore progetto educativo corre per i nostri limiti, per le pressioni esterne e per le tentazioni che, in vario modo, ci possono condurre nella direzione opposta rispetto all’unitarietà. Più profondamente deve tener conto delle trasformazioni in atto, le quali vanno a toccare anche la rilevanza dei diversi soggetti che entrano in gioco nella formazione del futuro prete1. L’indice dei “soggetti” chiamati in causa dal documento della Chiesa Italiana (2006) sono: lo Spirito Santo e la Chiesa; il Vescovo, gli Educatori del Seminario; i Seminaristi; la comunità del Seminario; i Parroci; gli psicologi; famiglie e Parrocchie; Movimenti, gruppi e Associazioni. Ho pensato di privilegiare, in questo mio intervento: il contributo degli alunni, quello degli educatori del Seminario, quello delle Parrocchie, delle famiglie, delle aggregazioni ecclesiali giovanili. Al termine darò spazio, limitandomi a qualche cenno, allo Spirito Santo, alla Chiesa, al Vescovo. IL CONTRIBUTO DEGLI ALUNNI Vorrei far emergere per primo il contributo che, nel documento della Chiesa italiana (2006) e nell’Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, viene trattato per ultimo e brevemente: quello degli alunni stessi. I documenti sottolineano soprattutto per quale motivo questo contributo debba essere tenuto in evidenza. Lo è perché “lo stesso candidato al sacerdozio è protagonista necessario e insostituibile della sua formazione”. Lo è dunque perché “ogni formazione è ultimamente autoformazione”2. Stando così le cose, i responsabili dei Seminari vengono messi in guardia ricordando loro che “nessuno può sostituirsi nella libertà responsabile che abbiamo come singole persone”. Non si manca di aggiungere che anche nei confronti dello Spirito Santo questa responsabilità è necessaria perchè vi sia un cammino secondo lo Spirito. In conclusione si ricorda che “l’azione di vari educatori risulta veramente e pienamente efficace solo se il futuro sacerdote offre ad essa la sua personale e cordiale collaborazione”3. Riconoscere la mente e il cuore degli alunni come il luogo necessario e fondamentale della sintesi, significa chiedere loro di entrare in Seminario animati da spirito apostolico e con la decisione di non perderlo lungo il cammino, e anzi di fare degli anni del Seminario il tempo nel quale quel fuoco si accende sempre di più. Questo riconoscimento è destinato a tradursi in un cammino 1 Cfr L. BRESSAN, “Preti per il nuovo millennio. Una recente inchiesta italiana”, in La Scuola Cattolica, 3/2006, pag. 393-436. 2 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 69. 3 Ibidem 695 LA PAROLA DEL VESCOVO che assomigli a quello sperimentato dagli apostoli nei tre anni della vita pubblica di Gesù, coltivando quindi una convivenza personale con lui e una condivisione sempre più profonda della sua missione. È necessario e appassionante per ogni alunno pensare e volere gli anni del Seminario come il tempo nel quale amalgamare, attorno a questa relazione fondamentale, i vari aspetti della vita quotidiana. Quando questo avviene diventa possibile uscire dal Seminario, il giorno dell’ordinazione sacerdotale, realmente disponibili a vivere il ministero presbiterale con l’animus degli apostoli, nella potenza dello Spirito Santo, fino agli estremi confini della terra. Nel documento della Chiesa italiana (2006) si dice che un modo concreto con il quale l’alunno offre un segnale della sua volontà di coinvolgimento è l’elaborazione di una regola di vita, nella quale si precisano alcuni propositi sugli aspetti essenziali del proprio impegno4. *** Sarebbe bello illustrare tutto questo con qualche testimonianza concreta. Penso, in particolare, agli anni di Seminario dell’alunno Karol Wojtyla. Li visse tra i venti e i venticinque anni. È facile toccare con mano quanto, in una condizione assolutamente anomala (e, a prima vista, sfavorevole), l’essere sostenuto da una motivazione profonda molto forte e luminosa abbia portato questo giovane a una reale maturazione anche in mezzo a mille disagi, trovandovi addirittura una particolare grazia. Non sarà dunque il far crescere i nostri alunni nella bambagia, ciò che li potrà aiutare. Non sarà, evidentemente, nemmeno il procurare loro inutili difficoltà. Ma non si dovrà temere di essere esigenti. E soprattutto di far comprendere che facciano molto conto sulla motivazione che va riscontrata nel cuore, frutto di grazia e di libertà: è proprio lì che l’unità formativa trova la sua vera casa. Karol Wojtyla può essere particolarmente significativo in questa nostra stagione nella quale gli alunni dei Seminari sono per lo più dei giovani che hanno fatto le scuole superiori fuori da questa sede e magari hanno frequentato anche l’università. Karol Wojtyla ha pure fatto l’esperienza del lavoro, oltre a un anno di università (filologia polacca). Egli è veramente “entrato” in Seminario; quegli anni non li ha vissuti come un proprio progetto; si è realmente affidato a chi aveva la responsabilità di prepararlo al ministero presbiterale; ciò che ha ricevuto non è rimasto una semplice patina esteriore, ma ne ha plasmato il futuro dando forza alla sua identità vocazionale e ministeriale5. IL CONTRIBUTO DEGLI EDUCATORI DEL SEMINARIO Tra coloro che debbono avere a cuore un’attività educativa vitale e unitaria stanno evidentemente tutti gli educatori: rettore, vicerettori, animatori, padre spirituale, docenti. La domanda che mi pongo è la seguente: in quale modo concreto può e deve prendere forma il loro contributo?. 4 Cfr CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme”, n. 73. 5 GIOVANNI PAOLO II, “Dono e mistero”, 1996, pag. 9-50. 696 LA PAROLA DEL VESCOVO L’équipe educativa I documenti indicano, come prima forma del contributo all’unitarietà del cammino formativo, l’unità dell’équipe: “È questa unità a rendere possibile un’adeguata realizzazione del progetto educativo”6. Ciò è da intendere anzitutto in termini di “esemplarità” di cui gli alunni hanno bisogno e che, anche quando non lo dicono, attendono. Tale unità ha un significato non soltanto per il presente, ma anche per il futuro, nel senso che è una forma reale di “introduzione alla comunione ecclesiale”7. C’è poi un contributo che viene identificato con qualcosa che, in un certo senso, sta al di qua e al di là del compito specifico di ciascuno. Consiste in un tratto elementare, non immediatamente professionale, ma non per questo meno importante: “Gran parte dell’efficacia formativa – si legge in nell’Es. Ap. “Pastores dabo vobis”8 – dipende dalla loro personalità matura e forte sotto il profilo umano ed evangelico”. Proprio per questo – si dice con una certa perentorietà – “nella scelta e nella formazione dei formatori risiede l’avvenire della preparazione dei candidati al sacerdozio”. Mi colpisce che ci si riferisca esplicitamente anzitutto alla loro scelta. Non andrebbe mai dimenticato. È a questo punto che il contributo all’unitarietà del lavoro formativo viene specificato come “spirito di comunione e di collaborazione per sviluppare il programma, così che sempre sia salvata l’unità dell’azione pastorale del Seminario sotto la guida del rettore”. Là dove c’è “solidarietà nella responsabilità”, la “comunità presbiterale degli educatori” dà robustezza al cammino dei candidati al sacerdozio. Ma come si coltiva, giorno per giorno, questa qualità degli educatori? Non va sottovalutata la positività del fatto che questo gruppo “goda di una qualche stabilità e abbia residenza abituale in Seminario”9. Naturalmente occorre andare oltre. La coltivazione della “solidarietà nella responsabilità” richiede attenzioni sicuramente impegnative come “il coinvolgimento nell’elaborazione del progetto educativo”, una certa presenza per “l’animazione quotidiana”, “una profonda unità spirituale tra loro, fatta di preghiera, condivisione della fede e comunione nello Spirito”: tutti punti che è bene siano sulla carta e che però non debbono rimanere solo sulla carta. In favore di questo risultato va coltivata una comunicazione e un confronto quotidiano, per esempio tra rettore e animatori, e vanno messi in conto anche riunioni frequenti (penso a un ritmo mensile) a cui sono invitati tutti gli educatori, compresi i docenti10. Il rettore Se c’è qualcuno, nell’équipe educativa, che deve avere la passione dell’unità, questo è il rettore. Compito certamente non facile il suo, tenendo conto che, per vari motivi, potrebbero insinuarsi nella vita quotidiana del Seminario ten6 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme”, n. 66. 7 Ibidem 8 Ibidem 9 Ibidem 10 Id., n. 68. 697 LA PAROLA DEL VESCOVO denze centrifughe non facilmente governabili. È perciò che, se quanto ho detto in riferimento all’intera équipe educativa ha grande importanza, il rettore sarà il primo a darne buona testimonianza. I modi propri per esprimere, da parte sua, questo intento, sono più di uno e non mi pare inutile dire che al primo posto vi sarà la premura di dotare il Seminario di un progetto formativo, favorendo che tale strumento venga costantemente considerato e, nella misura necessaria, ripensato. Passando poi dallo strumento al vivere quotidiano, sarà il rettore per primo a “seguire e armonizzare i vari aspetti della formazione, garantendo così una sapiente sintesi educativa”11. Come il direttore d’orchestra ha il compito di far sì che le singole componenti e i valori colori del suono prendano la forma sinfonica e che a questo si arrivi stimolando ogni musicista a esprimersi al meglio, così è del compito fondamentale, e allo stesso tempo molto impegnativo, del rettore. Mi verrebbe da dire che il contributo principale di questa figura non sta anzitutto nel fare, quanto piuttosto nel raccogliere, nel garantire una comunicazione, nel far scoprire la bellezza del lavoro fatto insieme, nel sostenere ritmo e vigore da parte di ognuno. Il padre spirituale A modo suo, il lavoro del padre spirituale, mirando alle profondità, di sua natura conduce la vita dei singoli e della comunità all’unità. Ci sono, in particolare, due attenzioni che garantiscono ricchezza al suo contributo. La prima consiste nel farsi carico di percorrere, nei colloqui personali e anche negli interventi comunitari, i capitoli fondamentali di un cammino spirituale verso il ministero presbiterale. Il documento della Conferenza Episcopale Italiana fa un elenco di questi capitoli12. Sull’arco degli anni, con il suo lavoro il padre spirituale è chiamato a considerare – apertamente e in modo non occasionale, sempre attento a perlustrare il quadro complessivo – quei capitoli fondamentali facendoli diventare una proposta offerta e costantemente verificata. Una seconda attenzione concerne la relazione con gli altri educatori, evidentemente nel rispetto del “foro interno”13. Ciò può avvenire prestando costante attenzione a quanto caratterizza il cammino comunitario e coltivando il dialogo con i docenti, così che i temi e gli argomenti che di volta in volta vengono offerti agli alunni nella scuola siano da lui tenuti in conto, trovino qualche risonanza nelle meditazioni offerte alla comunità e nei colloqui personali, divengano tema per la sua riflessione personale e per il suo studio. Per esperienza personale ho toccato con mano che questo è possibile e molto fruttuoso. Devo molto ai docenti con i quali ho vissuto per anni: molto mi hanno insegnato e sempre mi hanno costretto a prendere le misure giuste a proposito degli interventi specifici a cui, come padre spirituale, ero chiamato. 11 Id., n. 69. 12 Cfr. id., n. 70. 13 Ibidem. 698 LA PAROLA DEL VESCOVO I docenti Il contributo dei docenti va anzitutto riconosciuto negli aspetti sopra indicati per l’intera équipe. L’ultima osservazione che ho espresso a proposito del padre spirituale può essere intesa come una forma di riconoscimento del loro ruolo importante in rapporto a un cammino unitario attorno al progetto formativo. Ma c’è evidentemente da dire qualcosa di più. Cerco, anche qui, di rinvenire l’apporto specifico che essi possono donare alla vita del Seminario. Mi trovo immediatamente a pensare al preside degli studi e al suo contributo in ordine alla “ratio studiorum”, capitolo molto rilevante del progetto formativo del Seminario. Non compete forse a lui, in modo particolare, favorire che l’insieme del grande lavoro culturale che si svolge in Seminario avvenga, da parte dei docenti, cercando il confronto vicendevole? Non tocca a lui, insieme con il rettore, puntare sulla loro collaborazione perché gli alunni possano compiere un percorso teologico-culturale unitario e perché non si dimentichi che dalla cattedra ci si rivolge a dei futuri preti, cioè a uomini responsabili di accompagnare le comunità cristiane in un’esperienza di fede? Mi pare pure molto interessante che l’Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, mentre riconosce ai docenti un ruolo importante, ricordi nel medesimo tempo tre condizioni che permettono loro di svolgerlo nel modo più adeguato14. La prima sta, in certo senso, al di qua della docenza: va riconosciuta nella “concezione che devono avere della teologia”, e quindi del servizio del teologo. La seconda, che esplicita la prima, consiste nel tener conto che “il soggetto adeguato della conoscenza del mistero cristiano, resta la Chiesa come tale”, e che dunque il loro compito è “un autentico ministero ecclesiale”. Stando così le cose, l’ecclesialità che sta nella natura del loro compito potrà prendere il volto di una forte sensibilità comunionale trasmessa agli alunni e coltivata insieme con le altre figure educative. La terza condizione da rispettare tocca direttamente la docenza: “La comunicazione di una dottrina” – si scrive nell’Es. Ap. Pastores dabo vobis” – divenga “offerta di prospettive che unificano nel disegno di Dio tutti i saperi umani e le varie espressioni della vita”. È facile notare che il livello al quale si considera l’unità è molto alto e profondo, e può quindi dare grande luminosità e respiro all’impegno per “l’intellectus fidei” e a tutta la vita del Seminario, soprattutto se l’insegnamento viene dato “con rigore scientifico” e insieme con “generosità, umiltà e passione”. *** Sarebbe opportuno completare queste osservazioni raccontando qualche testimonianza di grandi educatori dei nostri Seminari. Tutti li abbiamo conosciuti e forse qualche figura è invisibilmente presente nella mente di ciascuno di noi anche ora, come una segreta ispirazione. Certo è che, quando in una Diocesi gli alunni, ormai diventati preti, parlano dell’équipe degli antichi superiori come di una vera “scuola”, ciò sta a dire che quegli uomini hanno lascia14 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, nn. 6-7. 699 LA PAROLA DEL VESCOVO to un segno nella loro vita. Sarebbe il complimento più bello. Peraltro mi colpisce il fatto che, nei documenti ecclesiali, si affermi: “L’esperienza dice che spesso è più decisiva, nello sviluppo della personalità presbiterale, la responsabilità dei docenti rispetto a quella di altri educatori”15. FAMIGLIA, PARROCCHIA, AGGREGAZIONI ECCLESIALI È interessante e ben giustificato che i documenti sul Seminario e sulla sua unità educativa guardino anche fuori dalle mura del Seminario. In questa vasta area vi sono infatti dei soggetti chiamati a dare una mano perché il cammino degli alunni del Seminario sia robusto e compatto. La famiglia Un primo soggetto è antico: si chiama famiglia. Essa è sempre stata importante per il cammino dei figli verso il sacerdozio. Ma ciò è avvenuto, per molte generazioni, in modo simile all’iniziazione cristiana dei figli: cioè semplicemente per il clima di fede presente in casa e per l’accoglienza rispettosa, da parte delle famiglie, delle indicazioni del Seminario, soprattutto a proposito dei tempi di vacanza dei loro figli, già a cominciare dal Seminario Minore. Ma che ne è oggi? I documenti lasciano intendere che tale contributo potrebbe – sottilmente o magari clamorosamente – mancare. Per fortuna non è sempre così. In ogni caso, a tutte le famiglie giunge una proposta piuttosto netta: si chiede di guardare al figlio che diventa prete non “negli angusti limiti di una logica troppo umana, se non mondana”, bensì con il proposito di “compiere la volontà di Dio”16. E quando questo non c’è? I documenti rintracciano due risposte non ovvie: una riguarda i figli di tali famiglie, l’altra i superiori del Seminario. Circa i figli si dice che “anche nel caso di genitori o familiari indifferenti o contrari alla scelta vocazionale, il confronto chiaro e sereno” può “essere di grande aiuto perché la vocazione sacerdotale maturi in modo più consapevole e determinato”. Verrebbe da dire, con l’apostolo Paolo: “Per coloro che amano Dio tutto concorre al bene”. Ma viene detto qualcosa anche ai Superiori del Seminario: “Il rapporto con le famiglie (io penso che si intendano tutte le famiglie) aiuta l’équipe educativa a comprendere più in profondità il vissuto dei seminaristi e a calibrare meglio l’intervento educativo”17. Si potrebbe tradurre: se tu conosci il padre o la madre di un alunno, trovi molti elementi di conoscenza del ragazzo e del giovane, e anzi di percezione di elementi niente affatto trascurabili nella personalità dell’alunno. Tali elementi sono importanti non solo quando toccano direttamente l’aspetto religioso, ma anche, e non meno, quando diventano segnali relativi alla loro umanità e alla struttura della loro personalità. In 15 Id., n. 67. 16 Id., n. 68. 17 Ibidem. 700 LA PAROLA DEL VESCOVO conclusione, anche quando sembra che dalle famiglie non si possa ricevere nessun contributo, in realtà qualcosa ne può sempre venire e potrebbe essere anche molto importante. Quel che sto dicendo suggerisce che il Seminario abbia la premura di “promuovere iniziative di incontro con i genitori”18. L’esperienza dice che, anche là dove pare che manchino punti di comunicazione, con il passare del tempo, le opportune occasioni offerte e accolte con serenità e cordialità, possono favorire anche nel cuore dei genitori ‘lontani’ una positiva evoluzione. A volte può essere tale da sorprenderci. Non mancano casi nei quali si può dire che veramente Dio si è fatto udire dai genitori attraverso la grazia che ha raggiunto il figlio. I frutti degli incontri con le famiglie potranno quindi essere utili sia per una migliore conoscenza reciproca tra Seminario e famiglie, sia per la crescita delle famiglie nella fede e nella vita spirituale. Il fatto che si debba affrontare un certo travaglio non dovrà dunque condurre a giudicare inutili le iniziative. In realtà, esse possono sempre diventare un’occasione di Dio e comprendere un kairòs che solo in futuro potrà essere valutato nel suo peso specifico. Quanto sto dicendo non deve far dimenticare che anche oggi esistono famiglie autenticamente cristiane in cui la fede è la vera luce nella quale si legge il senso della vita. Anche in questi casi, da auspicare numerosi, la collaborazione tra Seminario e famiglia ha bisogno di essere debitamente “istruita”. Occorrerà soprattutto tener conto che i tempi trascorsi dai seminaristi in famiglia sono oggi più frequenti e ampi di quanto avvenisse in passato. Tali “istruzioni”, che in primis potranno essere date dal rettore (ma anche da parte di altri componenti dell’équipe), chiariranno che cosa vuol dire rispettare e sostenere il cammino vocazionale di un figlio mentre egli si trova a casa propria. Gli alunni sono infatti chiamati più che mai ad essere fedeli alla vocazione là dove non suona nessun campanello e non c’è al loro fianco né il rettore né alcun altro superiore del Seminario. Uno stile di vita segnato da finezza e rispetto, dalla fedeltà alla preghiera, da alcune eloquenti scelte evangeliche, dal confronto sincero circa con una guida spirituale, soprattutto circa l’uso del tempo e la qualità delle amicizie, sarà una conferma del fatto che la vocazione sacerdotale li ha veramente raggiunti e che essi intendono veramente rispondervi fin dal profondo del cuore. La parrocchia C’è anche un altro soggetto antico: è la parrocchia di origine degli alunni. Anche a questo riguardo conviene sollevare subito qualche domanda: che ne sanno le parrocchie della vita del Seminario? I sacerdoti conoscono i criteri, i contenuti, i ritmi di formazione dei futuri preti? Quando i sacerdoti incontrano il Seminario? Quali occasioni hanno di confronto con la comunità e con i superiori? 18 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme”, n. 77. 701 LA PAROLA DEL VESCOVO Non esprimo questi interrogativi per qualche pessimismo di lettura della situazione, quanto piuttosto per prendere sul serio la denominazione di “soggetto”, attribuito alle parrocchie e ai loro pastori per il cammino dei seminaristi. Lo esprimo per dire, in particolare, che non va mai trascurata la relazione tra Seminario e presbiterio: un buon clima nel rapporto vicendevole sarà certamente fruttuoso; e invece un clima segnato, per qualche aspetto, da freddezza o lontananza non favorirà la necessaria collaborazione e potrebbe, in qualche misura, addirittura spegnere la gioia di vedere un ragazzo o un giovane entrare in Seminario. Tale relazione passerà attraverso il colloquio personale del rettore con i sacerdoti degli alunni; e anche attraverso la partecipazione di questi sacerdoti ai momenti significativi della vita del Seminario, la loro presenza a qualche momento della vita feriale della comunità, la permanenza di ragazzi e giovani in Seminario per qualche ora o per qualche giornata, ecc. In questo modo si illumina e si incoraggia la collaborazione vicendevole e cordiale tra il Seminario, il presbiterio, l’intera Diocesi. Su questa base diventano plausibili i contributi che il Seminario attende dalle parrocchie19. La prima forma di contributo consiste “in una specifica pastorale giovanile e vocazionale”. Questo aspetto sta a monte del nostro discorso specifico. Ma come negare che, tutto sommato, rimane il più rilevante contributo che una parrocchia possa dare, favorendo il germinare e il crescere di vocazioni sacerdotali? C’è poi un altro contributo: “Talvolta la parrocchia può svolgere un ruolo di supplenza nei riguardi della famiglia”. Le situazioni familiari citate più sopra fanno avvertire che la parrocchia può essere chiamata a dare questa forma al suo contributo per il consolidamento della proposta complessiva del Seminario nel cuore degli alunni. Si tratta di “rispettare e favorire il formarsi dell’identità presbiterale” e di offrire “occasioni opportune e stimoli forti per provare la vocazione” di un giovane alla missione sacerdotale. Mentre mi riferisco alla parrocchia, e in primo luogo ai sacerdoti, come dimenticare il ruolo prezioso che la Vita Consacrata ha svolto e continua a svolgere nei confronti delle famiglie per le occasioni di incontro diretto con le mamme (penso alle Scuole per l’Infanzia e anche a quelle di età più alte)? E come dimenticare l’amore che la Vita Consacrata testimonia nei confronti del ministero dei sacerdoti e le premure spirituali, e a volte anche materiali, che vengono offerte in favore dei sacerdoti? Esprimo gratitudine alla Vita Consacrata e auspico che la comunicazione vicendevole tra sacerdoti e anime di Vita Consacrata sia sempre più ricca e fruttuosa. Associazioni e movimenti giovanili Parlando di “soggetti” che possono avere un peso sul cammino formativo del Seminario e sulla sua unità, c’è un capitolo piuttosto inedito che non può oggi essere sottovalutato: è quello delle associazioni e dei movimenti giovanili. 19 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 68. 702 LA PAROLA DEL VESCOVO Certo, nelle nostre parrocchie ci sono sempre stati. Ma la relazione del ragazzo o del giovane che entrava in Seminario veniva sostanzialmente interrotta già il giorno della partenza da casa. Da qualche anno (forse occorre dire da circa tre decenni) le cose non stanno più così perché, in termini generali, i seminaristi conservano un rilevante rapporto con i loro amici di casa; e inoltre, chi proviene da un movimento ecclesiale avverte un’appartenenza cosi forte e determinante per la stessa scoperta della vocazione, da non essere disposto a tagliare i ponti con una simile esperienza. La domanda diventa, anche qui, quella relativa al contributo che da queste realtà ecclesiali può venire perché il progetto formativo del Seminario non rimanga una patina superficiale, ma venga seriamente preso in considerazione e concretamente sperimentato. Leggendo la Pastores dabo vobis avverto la spinta di Giovanni Paolo Il a riconoscere nei movimenti ecclesiali un grande dono dello Spirito Santo. Perciò i giovani che hanno una tale provenienza “non dovranno sentirsi invitati a sradicarsi dal loro passato e a interrompere le relazioni con l’ambiente che ha contribuito al determinarsi della loro vocazione”. Nel medesimo tempo, Giovanni Paolo Il aggiunge che “il sacerdote deve trovare in un movimento la luce e il calore che lo rende capace di fedeltà al suo Vescovo, che lo rende pronto alle incombenze delle istituzioni e attento alla disciplina ecclesiastica, così che più fertile sia la vibrazione della sua fede e il gusto della sua fedeltà”20. Il documento della Chiesa italiana (2006) riprende questo tema abbastanza delicato ricordando che “la composizione di diverse esigenze (cioè quella dell’appartenenza a un Movimento e quella del cammino seminaristico e poi sacerdotale) richiede saggezza ed equilibrio da parte di tutti. Le aggregazioni ecclesiali sono chiamate a consegnare con fiducia al Seminario diocesano le vocazioni che sorgono al loro interno. I vescovi sono chiamati a garantire che la formazione offerta dal Seminario risponda alle legittime attese di profondità spirituale, intensa vita fraterna e coraggioso slancio missionario”21. Quanto ai seminaristi che provengono da tali realtà, essi “accolgano lealmente il progetto educativo del Seminario e si rendano pienamente disponibili al servizio della Diocesi”. In questi decenni, alcuni passi sono stati compiuti. Ma certamente ne mancano ancora. Se il Seminario è chiamato ad avere le antenne aperte per percepire e valorizzare tutto ciò che Io Spirito Santo suscita e che può arricchire l’esperienza dell’intera comunità, i giovani che provengono da esperienze che li hanno profondamente segnati devono avere molta franchezza con se stessi e con i superiori perché l’entrare con il corpo nell’edificio del Seminario si accompagni a un ingresso ben più rilevante: quello che si qualifica come fiducia nei confronti dell’istituzione del Seminario e condivisione del progetto formativo. 20 Ibidem. 21 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, “La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana. Orientamenti e norme”, n. 78. 703 LA PAROLA DEL VESCOVO Trovando, soprattutto nel costante colloquio con i superiori e anche nel confronto con l’intera comunità, il modo di non sciupare una ricchezza già ricevuta e, nel medesimo tempo, di non chiudere la porta a una ricchezza che sopravviene. Luca Bressan, presentando l’inchiesta svolta insieme con L. Diotallevi, mette in evidenza un fenomeno che è contiguo a quello al quale mi sono ora riferito, ma che è anche più ampio, complesso e spesso non dichiarato. Stanno avendo sempre più peso specifico, al punto di poter sconvolgere gli equilibri educativi tradizionali, i “legami elettivi”, il ruolo dei “pari”. II peso specifico di questo “soggetto” sarebbe raddoppiato dal 1987 in qua. Il cammino educativo è sempre più connotato da dinamiche relazionali “orizzontali”: quella dell’amicizia, quella del gruppo. Tutto questo non deve essere motivo di paura, ma non va sottovalutato. Farlo venire alla luce e affrontarlo con schiettezza costituisce la strada - non semplice ma giusta - sulla quale inoltrarsi da parte di tutti: educatori e alunni. LO SPIRITO SANTO, LA CHIESA, IL VESCOVO Per la verità, nei documenti ecclesiali, tra i primi ad essere chiamati in causa c’è il Vescovo. Lo si fa insieme con il riferimento alla Chiesa intera e all’opera dello Spirito Santo, vero maestro interiore degli alunni e dei superiori del Seminario22. Quanto allo Spirito Santo, la Pastores dabo vobis23 ci ricorda che “Io Spirito di Gesù fa luce e dà forza nel discernimento e nel cammino vocazionale” e chiede agli educatori di “esserne pienamente coscienti” e vedervi una “risorsa gratuita e radicalmente efficace”; e anzi, di riconoscervi “la dignità di ogni formatore umano”. Ho fatto cenno allo Spirito Santo nel capitoletto dedicato agli alunni. Qui mi basta aggiungere che, trattando dell’unitarietà del cammino complessivo che va proposto e vissuto in Seminario, Io Spirito Santo può ben essere considerato per quello che è nel mistero trinitario: il principio di unità. Quanto alla Chiesa, al cenno già fatto parlando dei docenti in relazione al “soggetto adeguato per conoscere il mistero cristiano”, si può aggiungere un riferimento esplicito al ministero presbiterale, a proposito del quale la Chiesa ha “la grazia e la responsabilità di accompagnare quanti il Signore chiama a diventare suoi ministri nel sacerdozio”. È proprio a partire da qui che si possono debitamente precisare “il posto e il compito che i diversi membri della Chiesa […] hanno nella formazione dei candidati al presbiterato”24. La molte22 Se qui faccio solo un cenno a questi soggetti, e anzitutto allo Spirito Santo, non vorrei essere frainteso: dipende solo dal fatto di dover stare nei tempi a me dati per la relazione. 23 GIOVANNNI PAOLO II, Es. Ap. “Pastores dabo vobis”, n. 65. 24 Ibidem. 704 LA PAROLA DEL VESCOVO plicità dei soggetti coinvolti, mentre può essere motivo di qualche difficoltà, è da intendere come un tratto attraverso il quale la formazione dei futuri preti può essere detta un compito che coinvolge, in varia maniera, tutta la Chiesa. E il Vescovo? La Pastores dabo vobis25 afferma che è “il primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale”. Lo paragona a Gesù che “chiamò a sè quelli che volle ed essi andarono con lui”. Ricorda che “la chiamata interiore dello Spirito Santo ha bisogno di essere riconosciuta come autentica dalla chiamata del Vescovo”. In correlazione con questa responsabilità si chiede che “il Vescovo visiti spesso gli alunni del Seminario e in qualche modo ‘stia’ con loro “. La Pastores dabo vobis legge la presenza del Vescovo come preziosa per garantire due obiettivi del cammino seminaristico: aiutare “la comunità del Seminario a vivere il suo inserimento nella Chiesa particolare”; “stimolare la finalità pastorale che costituisce Io specifico dell’intera formazione dei candidati al sacerdozio”. In tutto questo vede “un apporto fondamentale alla formazione del ‘senso della Chiesa’, quale valore spirituale e pastorale centrale nell’esercizio del ministero sacerdotale”. Qual è dunque il contributo specifico del Vescovo alla unitarietà del cammino formativo in Seminario? La risposta sta nella prima parola della Pastores dabo vobis: egli è “il primo rappresentante di Cristo nella formazione sacerdotale”. Le modalità concrete della formazione dei futuri sacerdoti sono state molteplici lungo i secoli. Ma questo punto deve rimanere saldo. Mi domando se è proprio così, oppure se - in qualche misura - non resti un poco in ombra. Evidentemente il Vescovo non può farsi carico in maniera diretta della vita del Seminario; ha assolutamente bisogno di collaboratori. Ma la responsabilità rimane, soprattutto nel senso di garantire un’alta qualità umana, spirituale e culturale nella vita del Seminario. Un tema, questo, sul quale c’è molto da riflettere. Lo dico pensando anzitutto a me. CONCLUSIONE Tutto quanto accennato fin qui potrebbe far parte del libro dei sogni. Ma le urgenze create dalle forti trasformazioni sociali e culturali in atto, e anzitutto dalla nostra vocazione missionaria, diventano una forte spinta a evitarlo con tutte le nostre forze, e con la grazia di Dio. Ciò sarà tanto più possibile quanto più i vari soggetti coinvolti nel cammino di un giovane che diventa prete cammineranno insieme e insieme favoriranno l’equilibrio necessario tra fede personale e ministero ecclesiale. Dando così prova che non ci si dimentica dell’onere fondamentale del Seminario: “dare contenuto alla figura del prete”. Contenuto “non solo logico, ma esistenziale, 26 affettivo, capace di sostenere una scelta di vita” 25 Ibidem. 26 Cfr L. BRESSAN, “Preti per il nuovo millennio. Una recente inchiesta italiana 705 LA PAROLA DEL PAPA Famiglia umana, comunità di pace Messaggio del Papa per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 1 gennaio 2008 1. All’inizio di un nuovo anno desidero far pervenire il mio fervido augurio di pace, insieme con un caloroso messaggio di speranza agli uomini e alle donne di tutto il mondo. Lo faccio proponendo alla riflessione comune il tema con cui ho aperto questo messaggio, e che mi sta particolarmente a cuore: Famiglia umana, comunità di pace. Di fatto, la prima forma di comunione tra persone è quella che l’amore suscita tra un uomo e una donna decisi ad unirsi stabilmente per costruire insieme una nuova famiglia. Ma anche i popoli della terra sono chiamati ad instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, quali s’addicono a membri dell’unica famiglia umana: « Tutti i popoli — ha sentenziato il Concilio Vaticano II — formano una sola comunità, hanno un’unica origine, perché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra (cfr At 17,26), ed hanno anche un solo fine ultimo, Dio »(1). Famiglia, società e pace 2. La famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna(2), costituisce « il luogo primario dell’“umanizzazione” della persona e della società »(3), la « culla della vita e dell’amore »(4). A ragione, pertanto, la famiglia è qualificata come la prima società naturale, « un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale »(5). 3. In effetti, in una sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti fondamentali della pace: la giustizia e l’amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell’autorità espressa dai genitori, il servizio amorevole ai membri più deboli perché piccoli o malati o anziani, l’aiuto vicendevole nelle necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l’altro e, se necessario, a perdonarlo. Per questo la famiglia è la prima e insostituibile educatrice alla pace. Non meraviglia quindi che la violenza, se perpetrata in famiglia, sia percepita come particolarmente intollerabile. Pertanto, quando si afferma che la famiglia è « la prima e vitale cellula della società »(6), si dice qualcosa di essenziale. La famiglia è fondamento della società anche per questo: perché permette di fare determinanti esperienze di pace. Ne consegue che la comunità umana non può fare a meno del servizio che la famiglia svolge. Dove mai l’essere umano in formazione 706 LA PAROLA DEL PAPA potrebbe imparare a gustare il « sapore » genuino della pace meglio che nel « nido » originario che la natura gli prepara? Il lessico familiare è un lessico di pace; lì è necessario attingere sempre per non perdere l’uso del vocabolario della pace. Nell’inflazione dei linguaggi, la società non può perdere il riferimento a quella « grammatica » che ogni bimbo apprende dai gesti e dagli sguardi della mamma e del papà, prima ancora che dalle loro parole. 4. La famiglia, poiché ha il dovere di educare i suoi membri, è titolare di specifici diritti. La stessa Dichiarazione universale dei diritti umani, che costituisce un’acquisizione di civiltà giuridica di valore veramente universale, afferma che « la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato »(7). Da parte sua, la Santa Sede ha voluto riconoscere una speciale dignità giuridica alla famiglia pubblicando la Carta dei diritti della famiglia. Nel Preambolo si legge: « I diritti della persona, anche se espressi come diritti dell’individuo, hanno una fondamentale dimensione sociale, che trova nella famiglia la sua nativa e vitale espressione »(8). I diritti enunciati nella Carta sono espressione ed esplicitazione della legge naturale, iscritta nel cuore dell’essere umano e a lui manifestata dalla ragione. La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia, oscurando la verità sull’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace. 5. Pertanto, chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale « agenzia » di pace. È questo un punto meritevole di speciale riflessione: tutto ciò che contribuisce a indebolire la famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, ciò che direttamente o indirettamente ne frena la disponibilità all’accoglienza responsabile di una nuova vita, ciò che ne ostacola il diritto ad essere la prima responsabile dell’educazione dei figli, costituisce un oggettivo impedimento sulla via della pace. La famiglia ha bisogno della casa, del lavoro o del giusto riconoscimento dell’attività domestica dei genitori, della scuola per i figli, dell’assistenza sanitaria di base per tutti. Quando la società e la politica non si impegnano ad aiutare la famiglia in questi campi, si privano di un’essenziale risorsa a servizio della pace. In particolare, i mezzi della comunicazione sociale, per le potenzialità educative di cui dispongono, hanno una speciale responsabilità nel promuovere il rispetto per la famiglia, nell’illustrarne le attese e i diritti, nel metterne in evidenza la bellezza. L’umanità è una grande famiglia 6. Anche la comunità sociale, per vivere in pace, è chiamata a ispirarsi ai valori su cui si regge la comunità familiare. Questo vale per le comunità locali come per quelle nazionali; vale anzi per la stessa comunità dei popoli, per la famiglia umana che vive in quella casa comune che è la terra. In questa prospettiva, però, non si può dimenticare che la famiglia nasce dal « sì » responsabile e definitivo di un uomo e di una donna e vive del « sì » 707 LA PAROLA DEL PAPA consapevole dei figli che vengono via via a farne parte. La comunità familiare per prosperare ha bisogno del consenso generoso di tutti i suoi membri. È necessario che questa consapevolezza diventi convinzione condivisa anche di quanti sono chiamati a formare la comune famiglia umana. Occorre saper dire il proprio « sì » a questa vocazione che Dio ha inscritto nella stessa nostra natura. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini e quindi come fratelli e sorelle. È perciò essenziale che ciascuno si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in Lui la sorgente originaria della propria, come dell’altrui, esistenza. È risalendo a questo supremo Principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste così le premesse per l’edificazione di un’umanità pacificata. Senza questo Fondamento trascendente, la società è solo un’aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia. Famiglia, comunità umana e ambiente 7. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità. Dobbiamo avere cura dell’ambiente: esso è stato affidato all’uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L’essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l’ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell’uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi. Né vanno dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato. Oggi l’umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell’ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni. Prudenza non significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa piuttosto assumere l’impegno di decidere assieme e dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l’obiettivo di rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino. 708 LA PAROLA DEL PAPA 8. Fondamentale, a questo riguardo, è « sentire » la terra come « nostra casa comune » e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali. Si possono aumentare, se necessario, i luoghi istituzionali a livello internazionale, per affrontare insieme il governo di questa nostra « casa »; ciò che più conta, tuttavia, è far maturare nelle coscienze la convinzione della necessità di collaborare responsabilmente. I problemi che si presentano all’orizzonte sono complessi e i tempi stringono. Per far fronte in modo efficace alla situazione, bisogna agire concordi. Un ambito nel quale sarebbe, in particolare, necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni è quello della gestione delle risorse energetiche del pianeta. Una duplice urgenza, a questo riguardo, si pone ai Paesi tecnologicamente avanzati: occorre rivedere, da una parte, gli elevati standard di consumo dovuti all’attuale modello di sviluppo, e provvedere, dall’altra, ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di energia e per il miglioramento del suo utilizzo. I Paesi emergenti hanno fame di energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni dei Paesi poveri i quali, per l’insufficienza delle loro infrastrutture, anche tecnologiche, sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso. A volte, la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono chiaramente umilianti. Famiglia, comunità umana ed economia 9. Condizione essenziale per la pace nelle singole famiglie è che esse poggino sul solido fondamento di valori spirituali ed etici condivisi. Occorre però aggiungere che la famiglia fa un’autentica esperienza di pace quando a nessuno manca il necessario, e il patrimonio familiare — frutto del lavoro di alcuni, del risparmio di altri e della attiva collaborazione di tutti — è bene gestito nella solidarietà, senza eccessi e senza sprechi. Per la pace familiare è dunque necessaria, da una parte, l’apertura ad un patrimonio trascendente di valori, ma al tempo stesso non è priva di importanza, dall’altra, la saggia gestione sia dei beni materiali che delle relazioni tra le persone. Il venir meno di questa componente ha come conseguenza l’incrinarsi della fiducia reciproca a motivo delle incerte prospettive che minacciano il futuro del nucleo familiare. 10. Un discorso simile va fatto per quell’altra grande famiglia che è l’umanità nel suo insieme. Anche la famiglia umana, oggi ulteriormente unificata dal fenomeno della globalizzazione, ha bisogno, oltre che di un fondamento di valori condivisi, di un’economia che risponda veramente alle esigenze di un bene comune a dimensioni planetarie. Il riferimento alla famiglia naturale si rivela, anche da questo punto di vista, singolarmente suggestivo. Occorre promuovere corrette e sincere relazioni tra i singoli esseri umani e tra i popoli, che permettano a tutti di collaborare su un piano di parità e di giustizia. Al tempo stesso, ci si deve adoperare per una saggia utilizzazione delle risorse e per un’equa distribuzione della ricchezza. In particolare, gli aiuti dati ai Paesi poveri devono rispondere a criteri di sana logica economica, evitando sprechi che 709 LA PAROLA DEL PAPA risultino in definitiva funzionali soprattutto al mantenimento di costosi apparati burocratici. Occorre anche tenere in debito conto l’esigenza morale di far sì che l’organizzazione economica non risponda solo alle crude leggi del guadagno immediato, che possono risultare disumane. Famiglia, comunità umana e legge morale 11. Una famiglia vive in pace se tutti i suoi componenti si assoggettano ad una norma comune: è questa ad impedire l’individualismo egoistico e a legare insieme i singoli, favorendone la coesistenza armoniosa e l’operosità finalizzata. Il criterio, in sé ovvio, vale anche per le comunità più ampie: da quelle locali, a quelle nazionali, fino alla stessa comunità internazionale. Per avere la pace c’è bisogno di una legge comune, che aiuti la libertà ad essere veramente se stessa, anziché cieco arbitrio, e che protegga il debole dal sopruso del più forte. Nella famiglia dei popoli si verificano molti comportamenti arbitrari, sia all’interno dei singoli Stati sia nelle relazioni degli Stati tra loro. Non mancano poi tante situazioni in cui il debole deve piegare la testa davanti non alle esigenze della giustizia, ma alla nuda forza di chi ha più mezzi di lui. Occorre ribadirlo: la forza va sempre disciplinata dalla legge e ciò deve avvenire anche nei rapporti tra Stati sovrani. 12. Sulla natura e la funzione della legge la Chiesa si è pronunciata molte volte: la norma giuridica che regola i rapporti delle persone tra loro, disciplinando i comportamenti esterni e prevedendo anche sanzioni per i trasgressori, ha come criterio la norma morale basata sulla natura delle cose. La ragione umana, peraltro, è capace di discernerla, almeno nelle sue esigenze fondamentali, risalendo così alla Ragione creatrice di Dio che sta all’origine di tutte le cose. Questa norma morale deve regolare le scelte delle coscienze e guidare tutti i comportamenti degli esseri umani. Esistono norme giuridiche per i rapporti tra le Nazioni che formano la famiglia umana? E se esistono, sono esse operanti? La risposta è: sì, le norme esistono, ma per far sì che siano davvero operanti bisogna risalire alla norma morale naturale come base della norma giuridica, altrimenti questa resta in balia di fragili e provvisori consensi. 13. La conoscenza della norma morale naturale non è preclusa all’uomo che rientra in se stesso e, ponendosi di fronte al proprio destino, si interroga circa la logica interna delle più profonde inclinazioni presenti nel suo essere. Pur con perplessità e incertezze, egli può giungere a scoprire, almeno nelle sue linee essenziali, questa legge morale comune che, al di là delle differenze culturali, permette agli esseri umani di capirsi tra loro circa gli aspetti più importanti del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. È indispensabile risalire a questa legge fondamentale impegnando in questa ricerca le nostre migliori energie intellettuali, senza lasciarci scoraggiare da equivoci e fraintendimenti. Di fatto, valori radicati nella legge naturale sono presenti, anche se in forma frammentata e non sempre coerente, negli accordi internazionali, nelle forme di autorità universalmente riconosciute, nei principi del diritto umanitario 710 LA PAROLA DEL PAPA recepito nelle legislazioni dei singoli Stati o negli statuti degli Organismi internazionali. L’umanità non è « senza legge ». È tuttavia urgente proseguire nel dialogo su questi temi, favorendo il convergere anche delle legislazioni dei singoli Stati verso il riconoscimento dei diritti umani fondamentali. La crescita della cultura giuridica nel mondo dipende, tra l’altro, dall’impegno di sostanziare sempre le norme internazionali di contenuto profondamente umano, così da evitare il loro ridursi a procedure facilmente aggirabili per motivi egoistici o ideologici. Superamento dei conflitti e disarmo 14. L’umanità vive oggi, purtroppo, grandi divisioni e forti conflitti che gettano ombre cupe sul suo futuro. Vaste aree del pianeta sono coinvolte in tensioni crescenti, mentre il pericolo che si moltiplichino i Paesi detentori dell’arma nucleare suscita motivate apprensioni in ogni persona responsabile. Sono ancora in atto molte guerre civili nel Continente africano, sebbene in esso non pochi Paesi abbiano fatto progressi nella libertà e nella democrazia. Il Medio Oriente è tuttora teatro di conflitti e di attentati, che influenzano anche Nazioni e regioni limitrofe, rischiando di coinvolgerle nella spirale della violenza. Su un piano più generale, si deve registrare con rammarico l’aumento del numero di Stati coinvolti nella corsa agli armamenti: persino Nazioni in via di sviluppo destinano una quota importante del loro magro prodotto interno all’acquisto di armi. In questo funesto commercio le responsabilità sono molte: vi sono i Paesi del mondo industrialmente sviluppato che traggono lauti guadagni dalla vendita di armi e vi sono le oligarchie dominanti in tanti Paesi poveri che vogliono rafforzare la loro situazione mediante l’acquisto di armi sempre più sofisticate. È veramente necessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un’efficace smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari. In questa fase in cui il processo di non proliferazione nucleare sta segnando il passo, sento il dovere di esortare le Autorità a riprendere con più ferma determinazione le trattative in vista dello smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistenti. Nel rinnovare questo appello, so di farmi eco dell’auspicio condiviso da quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità. 15. Sessant’anni or sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite rendeva pubblica in modo solenne la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948–2008). Con quel documento la famiglia umana reagiva agli orrori della Seconda Guerra Mondiale, riconoscendo la propria unità basata sulla pari dignità di tutti gli uomini e ponendo al centro della convivenza umana il rispetto dei diritti fondamentali dei singoli e dei popoli: fu quello un passo decisivo nel difficile e impegnativo cammino verso la concordia e la pace. Uno speciale pensiero merita anche la ricorrenza del 25o anniversario dell’adozione da parte della Santa Sede della Carta dei diritti della famiglia (1983–2008), come pure il 40o anniversario della celebrazione della prima Giornata Mondiale della Pace 711 LA PAROLA DEL PAPA (1968–2008). Frutto di una provvidenziale intuizione di Papa Paolo VI, ripresa con grande convinzione dal mio amato e venerato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, la celebrazione di questa Giornata ha offerto nel corso degli anni la possibilità di sviluppare, attraverso i Messaggi pubblicati per la circostanza, un’illuminante dottrina da parte della Chiesa a favore di questo fondamentale bene umano. È proprio alla luce di queste significative ricorrenze che invito ogni uomo e ogni donna a prendere più lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica famiglia umana e ad impegnarsi perché la convivenza sulla terra rispecchi sempre di più questa convinzione da cui dipende l’instaurazione di una pace vera e duratura. Invito poi i credenti ad implorare da Dio senza stancarsi il grande dono della pace. I cristiani, per parte loro, sanno di potersi affidare all’intercessione di Colei che, essendo Madre del Figlio di Dio fattosi carne per la salvezza dell’intera umanità, è Madre comune. A tutti l’augurio di un lieto Anno nuovo! NOTE (1) Dich. Nostra aetate, 1. (2) Cfr. Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 48. (4) Ibidem. (3) (5) (6) (7) (8) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 40: AAS 81 (1989) 469. Pont. Cons. della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, n. 211. Conc. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, 11. Art. 16/3. Pontificio Consiglio per la Famiglia, Carta dei diritti della famiglia, 24 novembre 1983, Preambolo, A. 712 UFFICIO PROBLEMI SOCIALI, LAVORO E COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE Presentazione della Giornata della Pace Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della celebrazione della Giornata Mondiale della Pace. Fu Paolo VI il primo gennaio del 1968 a indire per tutta la Chiesa una giornata di riflessione e di preghiera per la pace. Fu un’iniziativa che si rivelò proficua, difatti aderirono al richiamo di Papa Montini non solo i credenti ma anche tante persone di buona volontà. La nostra Diocesi quest’anno per l’occasione ha preparato un manifesto distribuito in tutte le parrocchie, in cui vengono presentate le diverse iniziative indette per la Giornata Mondiale della Pace 2008. La sera del 31 dicembre alle ore 21.00, presso il Convento Francescano del Monte Mesma di Ameno, si terrà come ogni anno una Veglia di Preghiera per la Pace; in un contesto di canti e preghiere ci saranno anche delle testimonianze di famiglie impegnate per la Pace e il nostro Vescovo commenterà il Messaggio di Benedetto XVI di quest’anno, la Veglia si concluderà con una Celebrazione Eucaristica. La Commissione Diocesana Giustizia e Pace, parteciperà con una sua delegazione alla 40ª Marcia Nazionale per la Pace, promossa dalla CEI, da Pax Christi e dalla Caritas Italiana, che quest’anno si svolgerà a Bergamo. La partenza è prevista nel pomeriggio del 31 dicembre per dar modo di presenziare alla Marcia e alla Tavola Rotonda dal titolo: “La famiglia di Abramo e la benedizione di tutte le genti” in cui saranno offerte testimonianze di impegno per la Pace portate avanti da credenti ebrei, mussulmani e cristiani; una Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Bergamo, suggellerà uno dei momenti più qualificanti a livello pastorale per la Pace. Nella città di Novara, il pomeriggio del primo gennaio, si terrà invece una Marcia di Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, avente come slogan: “Pace in tutte le terre”. Alle 18.30 in Duomo, ci sarà una solenne concelebrazione Eucaristica per la Pace presieduta dal nostro Vescovo; sono invitate a partecipare tutte le comunità ecclesiali. Forse varrà la pena sottolineare come uno slogan come quello proposto dal Papa quest’anno: “Famiglia umana: Comunità di Pace” necessita proprio del coinvolgimento delle famiglie, specialmente quelle più sensibili a tematiche così delicate ed importanti, per entrare in quello spirito che il Papa nel suo Messaggio indica come fondamento della convivenza umana tra i popoli. 713 UFFICIO PROBLEMI SOCIALI, LAVORO E COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE 31 dicembre 2007 PROGRAMMA ED INIZIATIVE Monte Mesma di Ameno, Convento S. Francesco Veglia di Preghiera per la Pace Ore 21.00 Inizio Veglia Testimonianze e riflessioni guidate da Mons. Renato Corti Ore 23.30 Celebrazione Eucaristica Bergamo - 40ª Marcia Nazionale per la Pace Promossa dalla Commissione Episcopale per i Problemi Sociali la Giustizia e la Pace della CEI, da Pax Christi e Caritas Italiana, si svolgerà con la seguente modalità: Seriate località Paderno, via Po - Centro Pastorale “Beato Giovanni XXIII” Ore 18.00 Accoglienza partecipanti Ore 18.30 Preghiera ecumenica: “La luce di Cristo illumina tutti” Ore 20.30 Chiesa di S. Anna Ore 19.30 Partenza della Marcia verso la Città Alta Tavola Rotonda con la partecipazione di testimoni, ebrei, mussulmani e cristiani “La famiglia di Abramo e la benedizione di tutte le genti” Ore 23.30 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Bergamo È intenzione dell’Ufficio Diocesano PSL organizzare uno o più pullman per la Marcia della Pace di Bergamo. Coloro che intendono partecipare segnalino la propria adesione entro il 21 dicembre 2007 telefonando all’Ufficio PSL 0321 611771. 1 gennaio 2008 Novara - Marcia di Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio “Pace in tutte le terre” Ore 16.00 Piazza Della Repubblica (Duomo) Accoglienza partecipanti Partenza Marcia, percorso: via F.lli Rosselli, C.so Mazzini, C.so Cavour Conclusione Piazza Cavour Ore 18.30 Duomo Solenne Concelebrazione Eucaristica per la Pace, presieduta dal Vescovo Per informazioni circa le varie iniziative rivolgersi all’Ufficio Diocesano per i Problemi Sociali e il Lavoro – Vicolo Canonica, 3/B Tel. 0321 611771 ore ufficio 714 LA PAROLA DEL PAPA I giovani migranti Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio 2008) Cari fratelli e sorelle, il tema della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato invita quest’anno a riflettere in particolare sui giovani migranti. In effetti, le cronache quotidiane parlano spesso di loro. Il vasto processo di globalizzazione in atto nel mondo porta con sé un’esigenza di mobilità, che spinge anche numerosi giovani ad emigrare e a vivere lontano dalle loro famiglie e dai loro Paesi. ‘La conseguenza è che dai Paesi d’origine se ne va spesso la gioventù dotata delle migliori risorse intellettuali, mentre nei Paesi che ricevono i migranti vigono normative che rendono difficile il loro effettivo inserimento. Di fatto, il fenomeno dell’emigrazione diviene sempre più esteso ed abbraccia un crescente numero di persone di ogni condizione sociale. Giustamente pertanto le pubbliche istituzioni, le organizzazioni umanitarie ed anche la Chiesa cattolica dedicano molte delle loro risorse per venire incontro a queste persone in difficoltà. Per i giovani migranti risulta particolarmente sentita la problematica costituita dalla cosiddetta “difficoltà della duplice appartenenza”: da un lato, essi sentono vivamente il bisogno di non perdere la cultura d’origine, mentre, dall’altro, emerge in loro il comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che tuttavia questo comporti una completa assimilazione e la conseguente perdita delle tradizioni avite. Tra i giovani ci sono poi le ragazze, più facilmente vittime di sfruttamento, di ricatti morali e persino di abusi di ogni genere. Che dire poi degli adolescenti, dei minori non accompagnati, che costituiscono una categoria a rischio tra coloro che chiedono asilo? Questi ragazzi e ragazze finiscono spesso in strada abbandonati a se stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di violenza fisica, morale e sessuale. Guardando poi più d’appresso al settore dei migranti forzati, dei rifugiati, dei profughi e delle vittime del traffico di esseri umani, ci si incontra purtroppo anche con molti bambini e adolescenti. A questo proposito, è impossibile tacere di fronte alle immagini sconvolgenti dei grandi campi di profughi o di rifugiati, presenti in diverse parti del mondo. Come non pensare che quei piccoli esseri sono venuti al mondo con le stesse legittime attese di felicità degli altri? 715 LA PAROLA DEL PAPA E, al tempo stesso, come non ricordare che la fanciullezza e l’adolescenza sono fasi di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’uomo e della donna, e richiedono stabilità, serenità e sicurezza? Questi bambini e adolescenti hanno avuto come unica esperienza di vita i «campi” di permanenza obbligatori, dove si trovano segregati, lontani dai centri abitati e senza possibilità di frequentare normalmente la scuola. Come possono guardare con fiducia al loro futuro? Se è vero che molto si sta facendo per loro, occorre tuttavia impegnarsi ancor più nell’aiutarli mediante la creazione di idonee strutture di accoglienza e di formazione. Proprio in questa prospettiva si pone la domanda: come rispondere alle attese dei giovani migranti? Che fare per venire loro incontro? Occorre certo puntare in primo luogo sul supporto della famiglia e della scuola. Ma quanto complesse sono le situazioni e quanto numerose sono le difficoltà che incontrano questi giovani nei loro contesti familiari e scolastici! All’interno delle famiglie sono venuti meno i tradizionali ruoli che esistevano nei Paesi di origine e si assiste spesso ad uno scontro tra genitori rimasti ancorati alla loro cultura e figli velocemente acculturati nei nuovi contesti sociali. Né va sottovalutata la fatica che i giovani incontrano per inserirsi nei percorsi educativi vigenti nei Paesi in cui vengono accolti. Lo stesso sistema scolastico pertanto dovrebbe tener conto di queste loro condizioni e prevedere per i ragazzi immigrati specifici itinerari formativi d’integrazione adatti alle loro esigenze. Importante sarà anche l’impegno di creare nelle aule un clima di reciproco rispetto e dialogo tra tutti gli allievi, sulla base di quei principi e valori universali che sono comuni a tutte le culture. L’impegno di tutti - docenti, famiglie e studenti - contribuirà certamente ad aiutare i giovani migranti ad affrontare nel modo migliore la sfida dell’integrazione ed offrirà loro la possibilità di acquisire quanto può giovare alla loro formazione umana, culturale e professionale. Questo vale ancor più per i giovani rifugiati per i quali si dovranno approntare adeguati programmi, nell’ambito scolastico e altresì in quello lavorativo, in modo da garantire la loro preparazione fornendo le basi necessarie per un corretto inserimento nel nuovo mondo sociale, culturale e professionale. La Chiesa guarda con singolare attenzione al mondo dei migranti e chiede a coloro che hanno ricevuto nei Paesi di origine una formazione cristiana di far fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali. Proprio in ordine a ciò invito le comunità ecclesiali di arrivo ad accogliere con simpatia giovani e giovanissimi con i loro genitori, cercando di comprenderne le vicissitudini e di favorirne l’inserimento. Vi è poi tra i migranti, come ebbi a scrivere nel Messaggio dello scorso anno, una categoria da considerare in modo speciale, ed è quella degli studenti di altri Paesi che per ragioni di studio si trovano lontani da casa. Il loro numero è in continua crescita: sono giovani bisognosi di una pastorale specifica, perché non solo sono studenti, come tutti, ma anche migranti temporanei. Essi si sentono spesso soli, sotto la pressione dello studio e talvolta stretti anche da difficoltà economiche. La Chiesa, nella sua materna sollecitudine, guarda a loro con affetto e cerca di porre in atto speci- 716 LA PAROLA DEL PAPA fici interventi pastorali e sociali, che tengano in conto le grandi risorse della loro giovinezza. Occorre far sì che abbiano modo di aprirsi al dinamismo dell’interculturalità, arricchendosi nel contatto con altri studenti di culture e religioni diverse. Per i giovani cristiani quest’esperienza di studio e di formazione può essere un utile campo di maturazione della loro fede, stimolata ad aprirsi a quell’universalismo che è elemento costitutivo della Chiesa cattolica. Cari giovani migranti, preparatevi a costruire accanto ai vostri giovani coetanei una società più giusta e fraterna, adempiendo con scrupolo e serietà i vostri doveri nei confronti delle vostre famiglie e dello Stato. Siate rispettosi delle leggi e non lasciatevi mai trasportare dall’odio e dalla violenza. Cercate piuttosto di essere protagonisti sin da ora di un mondo dove regni la comprensione e la solidarietà, la giustizia e la pace. A voi, in particolare, giovani credenti, chiedo di profittare del tempo dei vostri studi per crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo. Gesù vi vuole suoi amici veri e per questo è necessario che coltiviate costantemente un’intima relazione con Lui nella preghiera e nell’ascolto docile della sua Parola. Egli vi vuole suoi testimoni e per questo è necessario che vi impegniate a vivere con coraggio il Vangelo traducendolo in gesti concreti di amore a Dio e di servizio generoso ai fratelli. La Chiesa ha bisogno anche di voi e conta sul vostro apporto. Voi potete svolgere un ruolo quanto mai provvidenziale nell’attuale contesto dell’evangelizzazione. Provenendo da culture diverse, ma accomunati tutti dall’appartenenza all’unica Chiesa di Cristo, potete mostrare che il Vangelo è vivo e adatto per ogni situazione; è messaggio antico e sempre nuovo; Parola di speranza e di salvezza per gli uomini di ogni razza e cultura, di ogni età e di ogni epoca. A Maria, Madre dell’intera umanità, e a Giuseppe, suo castissimo sposo, profughi entrambi con Gesù in Egitto, affido ciascuno di voi, le vostre famiglie, quanti si occupano in vario modo del vasto mondo di voi giovani migranti, i volontari e gli operatori pastorali che vi affiancano con la loro disponibilità e il loro sostegno amichevole. Il Signore sia sempre accanto a voi e alle vostre famiglie, perché insieme possiate superare gli ostacoli e le difficoltà materiali e spirituali che incontrate nel vostro cammino. Accompagno questi miei voti con una speciale Benedizione Apostolica per ciascuno di voi e per le persone che vi sono care. 717 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Servire la vita Messaggio per la XXX Giornata per la Vita Domenica, 3 febbraio 2008 Il consueto messaggio che il Consiglio Permanente della CEI propone in occasione della Giornata della vita si modula quest’anno attorno allo slogan:”SERVIRE LA VITA”. La prospettiva del servizio aiuta immediatamente a cogliere la vita umana come un dono da accogliere e da gestire con gratitudine, rispetto e amore. Siamo all’opposto di un atteggiamento di pretesa, di arbitraria manipolazione, e altrettanta arbitraria decisione di sopprimere o di concludere. Servire non significa propriamente “servirsene”, con il criterio dell’ “usa e getta”. Il messaggio dei nostri Vescovi si dimostra particolarmente vicino a chi soffre a causa di particolari difficoltà in rapporto alla vita o nel suo nascere o nelle fasi del suo svolgimento fino al suo naturale tramonto: ma incoraggia azioni e progressi nell’accoglienza e nella cura delle vite umane e ringrazia con viva gratitudine tutti coloro che si prodigano per un vero servizio. Da tutto questo si misura la civiltà di un popolo. Può essere particolarmente opportuno e fecondo unire e armonizzare questo messaggio con quello del Santo Padre per la giornata della pace: “Famiglia umana, comunità di pace”. La famiglia è chiamata in causa come luogo e modello di pace. La famiglia prima e insostituibile educatrice alla vita, lo è anche in ordine alla pace. Vita, famiglia e pace: è un trinomio da intrecciare intensamente per un vero progresso della comunità degli uomini, in cui Dio stesso ha scelto di abitare. 718 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA SERVIRE LA VITA Messaggio per la 30ª Giornata per la vita I figli sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e dall’amore e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un Paese creda nel futuro. Chi non è aperto alla vita, non ha speranza. Gli anziani sono la memoria e le radici: dalla cura con cui viene loro fatta compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso. La vita ai suoi esordi, la vita verso il suo epilogo. La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. I primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del concepimento dei loro figli: il dramma dell’aborto non sarà mai contenuto e sconfitto se non si promuove la responsabilità nella maternità e nella paternità. Responsabilità significa considerare i figli non come cose, da mettere al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo, siano incoraggiati a “spiccare il volo”, a divenire autonomi, grati ai genitori proprio per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano la propria vita. Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a servirsene. Accade quando viene rivendicato il “diritto a un figlio” a ogni costo, anche al prezzo di pesanti manipolazioni eticamente inaccettabili. Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si può avere diritto “a una persona”? Un figlio si desidera e si accoglie, non è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà. Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di maternità e paternità: l’incontro d’amore tra due genitori e un figlio, ad esempio, può avvenire anche mediante l’adozione e l’affidamento e c’è una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme di donazione e servizio verso gli altri. Servire la vita significa non metterla a repentaglio sul posto di lavoro e sulla strada e amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perché una vita è sempre e comunque degna in quanto tale. Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è anziano o a poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta. Deve, invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. Stupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto ad avviarsi alla morte senza soffrire e senza essere lasciata sola, amata come ai suoi inizi, aperta alla prospettiva della vita che non ha fine. 719 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Per questo diciamo grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di servire la vita. Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un amore non possessivo; ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti – non ultimi i nonni – che collaborano con i genitori nella crescita dei figli; ai responsabili delle istituzioni, che comprendono la fondamentale missione dei genitori e, anziché abbandonarli a se stessi o addirittura mortificarli, li aiutano e li incoraggiano; a chi – ginecologo, ostetrica, infermiere – profonde il suo impegno per far nascere bambini; ai volontari che si prodigano per rimuovere le cause che indurrebbero le donne al terribile passo dell’aborto, contribuendo così alla nascita di bambini che forse, altrimenti, non vedrebbero la luce; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli anziani, alle persone di ogni nazionalità che li assistono con un supplemento di generosità e dedizione. Grazie: voi che servite la vita siete la parte seria e responsabile di un Paese che vuole rispettare la sua storia e credere nel futuro. Roma, 2 ottobre 2007, Memoria dei Santi Angeli Custodi • • • La Giornata per la Vita in Diocesi e nelle Parrocchie In tutte le Parrocchie viene inviato insieme con il Messaggio dei Vescovi, il piccolo sussidio liturgico per la Celebrazione della Messa, con particolare riferimento al tema della Vita. Sarà disponibile entro il 30 gennaio 2008 un numero speciale di “Noi genitori e figli”, dedicato alla Giornata per la Vita. L’incontro diocesano di preghiera con la presenza del Vescovo si terrà in Duomo, a Novara, domenica 3 febbraio. ore 15,30 Preghiera per la Vita con testimonianze significative, presieduta dal Vescovo ore 17,00 Intervallo e piccolo ristoro (atrio Vescovado) ore 18,30 S. Messa presieduta dal Vescovo, animata dai piccoli cantori della Cattedrale 720 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Messaggio per la scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica Anno scolastico 2008-2009 Il nuovo anno scolastico si caratterizza per taluni cambiamenti, che pur non intervenendo in maniera diretta sull’insegnamento della religione cattolica, ne confermano la dignità di disciplina autonoma, intorno alla quale promuovere una proposta didattica ed educativa in grado di aiutare gli alunni a comprendere meglio la storia culturale del nostro Paese, nonché il rilievo che in esso ha avuto e ha tuttora il cattolicesimo. Esso costituisce altresì per gli studenti una preziosa occasione per riflettere sulla “dimensione religiosa dell’uomo”, una risorsa indispensabile per decifrare le attese e i desideri presenti in ciascuno, a cui le religioni intendono dare una risposta alta, non illusoria e coraggiosa. In particolare il cristianesimo, religione del Figlio di Dio che si è fatto uomo venendo “ad abitare in mezzo a noi”, si propone come via ragionevole, capace di dare significato alle scelte e al futuro dei singoli e dell’intera umanità. Questa prospettiva è esemplarmente risuonata nell’insegnamento che il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato il 2 settembre scorso a Loreto a centinaia di migliaia di giovani là convenuti per la loro “Agorà”: “Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di dare spazio a Lui nella loro vita (…). Gesù ha una predilezione per i giovani, come mette ben in evidenza il dialogo con il giovane ricco; ne rispetta la libertà ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa”. La scuola è un’occasione unica e un tempo quanto mai opportuno per riflettere e trovare la strada che conduce a una felice realizzazione di sé. Non può certo farlo da sola, perché ha bisogno della collaborazione della famiglia e della società, di cui la comunità cristiana è parte. Non si può tuttavia prescindere da essa: qui si impara a essere vigilanti, critici, propositivi, costruttori di un futuro aperto all’accoglienza e alla condivisione, modellando uno stile di vita che non cede all’egoismo e alla prepotenza e si caratterizza per l’amore e la responsabilità. Anche su questo punto facciamo nostre le parole che il Papa ha rivolto ai giovani a Loreto: “Siate vigilanti! Siate critici! Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie ‘alternative’ indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale, relazioni affettive sincere e pure, un impegno onesto nello studio e nel lavoro, l’interesse profondo per il bene comune”. 721 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Secondo questa linea, alla scuola è chiesto di mettere in discussione stili di vita inconsistenti, purtroppo oggi diffusi e propagandati con leggerezza, per far riemergere i valori che contano. Sono le famiglie stesse ad avvertire il bisogno di essere sostenute e accompagnate nel difficile compito dell’educazione, e per questo ripongono nella scuola, autentica “comunità educante”, una grande fiducia, che si fa quasi invocazione d’aiuto. Siamo certi che l’insegnamento della religione cattolica non verrà meno al proprio compito di offrire uno specifico contributo non solo grazie ai contenuti della disciplina stessa, ma anche per la professionalità dei docenti, da alcuni anni inseriti nella scuola con un ruolo maggiormente riconosciuto. Quest’anno ben il 91,2% degli studenti e delle loro famiglie ha scelto, nella scuola statale, di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. A loro vanno sommati quanti si avvalgono di tale insegnamento nella scuola cattolica, per un totale del 91,9% dell’intera popolazione scolastica. Il favore di cui gode in Italia l’insegnamento della religione cattolica ci riempie di gioia: esso costituisce un seme fecondo, destinato a portare frutto non solo nella comunità ecclesiale, ma per il bene dell’intera società italiana. Di questa scelta costante siamo riconoscenti agli studenti stessi, alle loro famiglie e ai docenti di religione. Convinti del contributo che tale insegnamento offre alla maturazione umana e professionale delle nuove generazioni, esortiamo gli studenti, con le loro famiglie, a comprenderne l’importanza e a valorizzarlo pienamente, e formuliamo l’auspicio che nessun alunno, anche se proveniente da Paesi stranieri o appartenente ad altra religione, trascuri o sottovaluti tale importante opportunità formativa. Roma, 25 novembre 2007 PRESIDENZA DELLA CEI 722 COMMISSIONE DELL’ECUMENISMO “Pregate continuamente” (1 Ts 5,17) Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18-25 gennaio 2008 La preghiera, una manifestazione di spiritualità e misticismo, dona il coraggio e la forza di lasciarsi plasmare dall’azione di Dio, il quale ci purifica e ci adorna della sua grazia e, di conseguenza, pieni di fede, speranza ed amore, come anche di uno spirito nuovo, siamo pronti ad obbedire al suo piano di salvezza. Ricordiamo la divina parola del profeta Ezechiele: “Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra…” (Ez 36, 26-28), cosa che dimostra il meraviglioso paterno amore di Dio verso la sua creatura. Così la preghiera cambia la mentalità ed aiuta i cristiani a considerare gli altri fratelli, figli dello stesso Dio Padre. La preghiera educa ed assiste spiritualmente e moralmente tutti, propone e trasmette loro la verità, la luce, la vita, l’amore che è Cristo, Salvatore dell’umanità. L’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrato per la prima volta dal 18 al 25 gennaio 1908, non soltanto è divenuto oggi una prassi comune di tutte le confessioni nel preparare e celebrare la “Settimana di preghiera”, ma, con l’altro avvenimento del 1968, sessanta anni più tardi, in cui venne distribuito per la prima volta il materiale per la “Settimana di preghiera”, sono due storiche tappe, di grande importanza per la riconciliazione, la fratellanza e l’unità dei cristiani, per la realizzazione della volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21). La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nel 2008 celebra il centenario dell’istituzione dell’“Ottavario per l’unità della Chiesa”. Il testo biblico è tratto dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi (1 Ts 5, 17) e ribadisce il ruolo essenziale della preghiera nella comunità cristiana: “pregate continuamente”: fa crescere la spiritualità e la fratellanza tra i cristiani ed ancora fa manifestare la loro unità con Dio e fra di loro. (dalla Presentazione) Chiesa Cattolica: Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, Presidente, Segretariato CEI per l’Ecumenismo e il dialogo Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: Prof. Domenico Maselli, Presidente. Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale: S.E. Gennadios Zervos, Arcivescovo – Metropolita Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale 723 COMMISSIONE DELL’ECUMENISMO UN IMPORTANTE ANNIVERSARIO Le meditazioni per gli otto giorni del testo di quest’anno si radicano nella nozione che la preghiera per l’unità cristiana, l’ecumenismo spirituale, sono fondanti tutti gli altri aspetti della ricerca dell’unità. Essi offrono una sostanziosa riflessione sul tema dell’unità dei cristiani, ciascuno portando l’attenzione su un aspetto o un’intenzione di tale preghiera, e stabilendo una connessione con uno degli imperativi che Paolo indirizza alla comunità cristiana di Tessalonica. La meditazione del primo giorno presenta l’unità come un dono e una chiamata nella Chiesa, e riflette su che cosa significhi “pregare continuamente” per l’unità. Il secondo giorno invita noi cristiani a confidare in Dio e a rendere grazie per il nostro lavoro e la nostra preghiera per l’unità, ricordando che è lo Spirito Santo a guidare il nostro pellegrinaggio ecumenico. La necessità di una costante conversione dei cuori, come individui e come chiese, costituisce il fuoco della riflessione del terzo giorno. Il quarto giorno si intitola: “pregate sempre per la giustizia” e sfida i cristiani ad una preghiera cristocentrica che porti a lavorare insieme per rispondere alle ingiustizie e alle necessità dell’umanità sofferente. La pazienza e la perseveranza vanno mano nella mano nella vita cristiana, e il quinto giorno ci invita ad una sollecitudine orante nei riguardi della diversità di ritmi e andature che i nostri fratelli e le nostre sorelle hanno nel perseguire l’unità che Cristo vuole per i suoi discepoli. Il sesto giorno incoraggia la preghiera per la grazia di essere strumenti di buona volontà nell’opera riconciliatrice di Dio. Il settimo giorno suggerisce che, così come abbiamo imparato a lavorare insieme per rispondere all’afflizione del prossimo, possiamo allo stesso modo imparare a camminare insieme nella preghiera, e ad apprezzare maggiormente la varietà di forme in cui i cristiani si rivolgono a Dio nelle loro necessità. La meditazione finale dell’ottavo giorno ci chiede di interrogarci su dove ci troviamo nel viaggio guidato dallo Spirito, e chiama noi e le nostre chiese a riconfermare l’impegno nella preghiera, e a lottare con tutto il nostro essere per l’unità e la pace volute da Dio. (dall’introduzione) 724 UFFICIO PASTORALE DELLA SANITÀ La famiglia nella realtà della malattia Indicazioni liturgiche e suggerimenti pastorali per la celebrazione della XVI Giornata Mondiale del Malato 11 febbraio 2008 L’11 febbraio 2008 si svolge la XVI Giornata Mondiale del Malato che pone al centro quest’anno le celebrazioni dell’anno giubilare del santuario di Lourdes nella ricorrenza del 150° dalle apparizioni a santa Bernadette Soubirous (1858). Anche nella nostra Diocesi non mancheranno nei gruppi, nelle parrocchie e nei luoghi di accoglienza e degenza delle persone ammalate momenti di preghiera e di riflessione per vivere significativamente questi eventi. L’Ufficio per la Pastorale della Sanità, come negli scorsi anni, metterà a disposizione una semplice sussidiazione per l’organizzazione di specifici appuntamenti celebrativi. Quest’anno la memoria della beata Vergine Maria di Lourdes cade all’inizio della Quaresima, il lunedì dopo la prima domenica. Per ragioni pastorali l’attenzione prioritaria a guidare le comunità ad introdursi nel percorso di preparazione alla Pasqua sconsiglia di collocare specifiche celebrazioni nel giorno di domenica. Si suggerisce, tuttavia, il ricordo per le persone ammalate nella preghiera dei fedeli della liturgia del 10 febbraio. Ugualmente in evidenza nelle celebrazioni festive può essere la consegna delle Specie eucaristiche ai ministri per la comunione, sottolineando il legame e la continuità di preghiera con l’assemblea liturgica. I ministri nel visitare le case degli infermi potranno recare anche l’immagine-preghiera in ricordo della Giornata del Malato distribuita nella busta dei sussidi. Una maggiore cura potrà essere riservata a valorizzare l’11 febbraio prevedendo una celebrazione eucaristica particolare in cui, nel ricordo della Vergine Immacolata di Lourdes, suggerire ai fedeli la possibilità di ottenere l’indulgenza speciale prevista per l’anno giubilare, secondo le modalità disposte dalla Penitenzieria Apostolica e pubblicate su questa Rivista. In tale celebrazione sarà importante favorire, nel limite del possibile, la partecipazione dei fratelli e alle sorelle malati e anziani. Tra i sussidi previsti, distribuiti ai primi di gennaio 2008, è a disposizione una scheda per l’animazione e la preghiera di questa liturgia. Durante la Quaresima potrà essere anche utilizzata la Via crucis, ugualmente inserita tra i sussidi preparati dall’Ufficio di Pastorale della sanità. La scelta di valorizzare questa pia pratica, rispetto alle celebrazioni mariane o alle adorazioni eucaristiche offerte negli anni precedenti, è motivata dal tem- 725 UFFICIO PASTORALE DELLA SANITÀ po quaresimale in cui è collocata la giornata del Malato. Anche in questo caso può essere favorita la partecipazione di anziani e ammalati alla celebrazione. Un’importante riflessione è costituita dal Messaggio del papa Benedetto XVI, ugualmente accluso nella busta dei sussidi, e dalla catechesi predisposta dall’Ufficio di Pastorale sanitaria della Conferenza Episcopale Italiana. Quest’anno il tema scelto è «La famiglia nella realtà della malattia». Ogni evento di malattia non tocca solo profondamente la persona dell’infermo, ma segna tutte le relazioni significative che costiuiscono il suo mondo e viene vissuta come un fatto che segna ciascun membro della famiglia. La presenza delicata e discreta della comunità cristiana non potrà far mancare il gesto della visita, dell’ascolto dell’ammalato e dei suoi famigliari. Gli Atti di un convegno su questo tema, per ampliare la riflessione, sono scaricabili liberamente dal sito: www.chiesacattolica.it/cci_new/percorsi/Salute/ Il suggerimento è di dedicare una specifica attenzione nel consiglio pastorale alle forme di accostamento ai malati e ai loro famigliari da parte della parrocchia, magari ponendosi in ascolto di qualche membro della comunità che sta vivendo una grave malattia di un proprio caro. La possibilità di vivere un anno giubilare in cui riflettere sul messaggio di formazione evangelica consegnato dall’Immacolata a santa Bernadette, i percorsi presentati dal vescovo di Lourdes, mons. Perrier, sintetizzati su questo fascicolo della Rivista, per la valorizzazione della spiritualità collegata al santuario mariano d’Oltralpe, suggeriscono anche l’opportunità di collocare un momento parrocchiale particolarmente dedicato alle persone ammalate e ai loro famigliari in un altro tempo dell’anno, anche più favorevole dal punto di vista climatico, come per esempio nel tempo pasquale o nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla devozione mariana. In questo caso opportuni sussidi potranno essere richiesti non solo all’Ufficio di Pastorale della sanità, ma anche alle associazioni diocesane come l’OFTAL e il Centro Volontari della Sofferenza che mettono al centro del proprio cammino spirituale il messaggio di Lourdes e l’attenzione alla valorizzazione delle persone ammalate. Qui di seguito viene pubblicata la preghiera ufficiale del Giubileo di Lourdes per una sua diffusione e utilizzo nelle circostanze pastorali più opportune. La formulazione è stata leggermente variata rispetto a quella riportata sul sito ufficiale per il suo adattamento al contesto locale: Dio nostro Padre, fra tutte le creature tu hai fatto sbocciare Maria, la creatura perfetta, l’“Immacolata Concezione”. A Lourdes, lei stessa ha pronunciato questo nome che Bernadette ha ripetuto. L’Immacolata Concezione è un grido di speranza: il male, il peccato e la morte non sono più i vincitori. Maria, segno precursore, aurora della salvezza! Maria, tu che sei l’innocenza e il rifugio dei peccatori, noi ti preghiamo. Ave Maria, gratia plena! Signore Gesù, tu ci hai dato Maria come Madre. 726 UFFICIO PASTORALE DELLA SANITÀ Ella ha condiviso la tua Passione e la tua Risurrezione. A Lourdes, si è mostrata a Bernadette rattristata per i nostri peccati, ma raggiante della tua luce. Attraverso Lei ti confidiamo tutte le gioie e le pene: le nostre, quelle dei malati e quelle di tutta l’umanità. Maria, Madre e Sorella nostra, confidente e sostegno di noi tutti: noi ti preghiamo. Ave Maria, gratia plena! Spirito Santo, tu sei lo Spirito dell’amore e dell’unità. A Lourdes, attraverso Bernadette, Maria ha chiesto di costruire una cappella e di venire in processione. Ispira la Chiesa che il Cristo ha costruito sulla fede di Pietro: radunala nell’unità. Guida il pellegrinaggio della Chiesa: che sia fedele e audace! Maria, tu che sei ricolma dello Spirito Santo, tu sei la Sposa e la Serva. Tu sei il modello dei cristiani e il volto materno della Chiesa: noi ti preghiamo. Ave Maria, gratia plena! Per tutte le grazie ricevute a Lourdes e in ogni luogo, per tutte le conversioni, tutti i perdoni, tutte le guarigioni, per le vocazioni e le promesse che tu hai confermato o che tu hai fatto nascere a Lourdes, per la gioia del servizio che tu ci dai di gustare: Madonna di Lourdes, noi ti ringraziamo! Benedicta tu in mulieribus! Con tutti i nostri fratelli e sorelle, con i popoli senza pace e senza giustizia, con i giovani che cercano la loro strada, tu che ti sei mostrata come una giovane donna alla giovane Bernadette; con le vittime di un lutto, di una malattia, di un handicap, di un fallimento, con tutti coloro che hanno motivo di disperarsi: Madonna di Lourdes, noi ti preghiamo! Ora pro nobis! Poiché tu sei il sorriso di Dio, il riflesso della luce di Cristo, la dimora dello Spirito Santo; poiché hai scelto Bernadette nella sua miseria; poiché tu sei la Stella del mattino, la Porta del Cielo e la prima creatura risorta: Madonna di Lourdes, noi ti ammiriamo, ti acclamiamo, e insieme a te cantiamo le meraviglie di Dio: Magnificat! 727 UFFICIO PASTORALE DELLA SANITÀ PER I PELLEGRINI UN PERCORSO IN QUATTRO TAPPE SIMBOLO DEL CAMMINO SPIRITUALE DI OGNI CREDENTE Programma dell’Anno giubilare Mons.Jacques Perrier vescovo di Tarbes e Lourdes, incontrando i giornalisti per presentare il programma dell’anno giubilare, ha confermato che tra gli otto milioni di fedeli attesi in questo anno giubilare ci sarà anche un pellegrino speciale, Benedetto XVI. Più che sugli eventi straordinari, però, Mons. Perrier ha posto l’accento sull’ordinarietà di un cammino che sarà uguale per tutti. Nelle grandi ricorrenze (Natale Pasqua, l’Assunta, l’11 febbraio, data della prima apparizione), come nei giorni feriali. Viene proposto un vero e proprio itinerario in quattro tappe che prende il via dal fonte battesimale della parrocchia di Bernadette. Lì anche lei ricevette il primo sacramento della vita cristiana e, dunque, per i pellegrini sarà un momento di riscoperta del proprio battesimo. Si andrà poi al Cachot, l’umile casa della veggente. Cachot significa letteralmente “gattabuia” perchè era la prigione del paese. Qui sarà dato modo di riflettere su quanto Maria canta nel Magnificat (“Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”) e Gesù dice nelle beatitudini: “Beati i poveri di spirito perchè di essi è il Regno dei cieli”. Quindi, sempre seguendo i passi di Bernadette, i fedeli andranno alla grotta delle apparizioni, «sfilando in silenzio e in preghiera». Subito dopo si recheranno all’antico oratorio dove il 3 giugno 1858 (cioè prima dell’ultima apparizione) la veggente ricevette la prima Comunione. Il percorso ideale del Giubileo non terminerà nella contemplazione della grotta perchè la Madonna ci guida verso Gesù, che noi incontriamo nell’Eucaristia. 728 PENITENZIERIA APOSTOLICA Lourdes, una Madre nel cuore della storia Decreto della Penitenzieria Apostolica nel 150° anniversario della apparizioni della Beata Vergine Maria a Lourdes In occasione del 150° anniversario della manifestazione della Beata Vergine Maria nella Grotta di Massabielle, vicino a Lourdes, è quotidianamente concessa l’Indulgenza plenaria ai fedeli, che, dal giorno 8 Dicembre 2007 fino al giorno 8 Dicembre 2008, piamente e alle condizioni stabilite, visiteranno la Grotta di Massabielle, e, dal 2 all’11 Febbraio 2008, visiteranno, in qualsiasi tempio, oratorio, grotta, o luogo decoroso, l’immagine benedetta della Beata Vergine Maria di Lourdes solennemente esposta alla pubblica venerazione. Con mirabile rapporto l’onnipotenza e l’infinita bontà di Dio hanno congiunto il compito provvidenziale di Maria, Madre del Nostro Signore Gesù Cristo e perciò Madre del Corpo Mistico di Lui, che è la Chiesa, e l’opera salvifica della Chiesa stessa. Così il Beato Guerrico, abate, associa la protezione, che i fedeli attendono fiduciosamente da Maria Madre, e l’universale ministero di salvezza della Chiesa Cattolica: “La santa Madre di Cristo si riconosce madre dei cristiani sul piano del mistero, e perciò esercita verso di loro tutte le sollecitudini e l’amore propri di una madre… Anche i cristiani la riconoscono per madre e, mossi dal loro naturale affetto di figli, si rifugiano in lei in ogni necessità e pericolo, invocandone con fiducia il nome, come bimbi in braccio alla loro mamma” (Disc. 1. nell’Assunzione della B. Vergine Maria). Così la Costituzione Dogmatica “Lumen gentium” del Concilio Vaticano II esalta la missione, che possiamo chiamare congiunta, della Beatissima Vergine Maria e della Chiesa Cattolica: “Maria, che ha una parte di primissimo piano nella storia della salvezza, sintetizza in sé e riflette sulla Chiesa i principali valori della rivelazione. Così quando la si predica e la si onora, ella rinvia i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre. A sua volta la Chiesa, mentre opera per la gloria di Cristo, diventa più simile al suo alto modello, progredisce continuamente nella fede, nella speranza e nella carità, e in ogni cosa cerca e segue la divina volontà” (n. 65). La storia della Chiesa e memorabili testimonianze del culto mariano spesso e con chiara evidenza manifestano e raccomandano ai fedeli, per accrescerne la devozione, tale modo di operare della Divina Provvidenza. 729 PENITENZIERIA APOSTOLICA Orbene la prossima ricorrenza del centocinquantesimo anniversario del giorno in cui Maria Santissima, rivelando alla fanciulla Bernardetta Soubirous di essere l’Immacolata Concezione, volle che fosse eretto e venerato nel luogo detto “Massabielle”, della città di Lourdes, un santuario, tesoro di grazia, evoca l’innumerevole serie di prodigi, mediante i quali la vita soprannaturale delle anime e la stessa salute dei corpi trassero grande vantaggio dall’onnipotente bontà di Dio; in questa disposizione della Provvidenza Divina, per intercessione della Beatissima Vergine Maria, si dimostra con evidenza che il fine integrale dell’uomo è il bene di tutta la persona, qui sulla terra e soprattutto nell’eternità della salvezza. I fedeli, fin dalle origini del santuario di Lourdes, compresero che la Beata Vergine Maria, mediante il ministero della Chiesa Cattolica, vuole amabilissimamente provvedere in quel luogo a tale integrale salvezza degli uomini. Infatti venerando la Beatissima Vergine Maria nel luogo “che i suoi piedi toccarono”, i fedeli si alimentano con i Santi Sacramenti, formulano fermi propositi di condurre nell’avvenire una vita cristiana di crescente fedeltà, percepiscono vivamente il senso della Chiesa e di tutte queste cose sperimentano validissimi argomenti. Del resto, la stessa connessione, nel succedersi dei tempi, di eventi meravigliosi, lascia intravedere la congiunta operazione della Beata Vergine Maria e della Chiesa. Infatti nell’anno 1854 fu definito il Dogma della Immacolata Concezione di Maria Vergine; nell’anno 1858 Maria Santissima si mostrò con ineffabile materna dolcezza alla pia Bernardetta Soubirous, utilizzando le parole della definizione dogmatica “Io sono l’Immacolata Concezione”. Affinché da questa pia memoria derivino crescenti frutti di rinnovata santità, il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito di concedere largamente il dono dell’Indulgenza plenaria, come è spiegato di seguito: Tutti e singoli fedeli veramente pentiti, debitamente purificati mediante il sacramento della Confessione, e ristorati con la Santa Comunione, e innalzando infine devotamente preghiere secondo l’intenzione del Sommo Pontefice, potranno quotidianamente lucrare l’Indulgenza plenaria, applicabile anche, a modo di suffragio, alle anime dei fedeli in Purgatorio: A. - se, dal giorno 8 del mese di Dicembre 2007 a tutto il giorno 8 del medesimo mese del prossimo anno 2008, devotamente visiteranno, seguendo preferibilmente l’ordine proposto: 1- il battistero parrocchiale utilizzato per il battesimo di Bernadetta; 3- la Grotta di Massabielle; 24- la casa detta “cachot” della famiglia Soubirous; la cappella dell’ospizio, dove Bernardetta fece la Prima Comunione, e, ogni volta, si soffermeranno per un congruo spazio di tempo in raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro, la Professione di fede in qualsiasi forma legittima, e la preghiera giubilare o altra invocazione mariana. 730 PENITENZIERIA APOSTOLICA B. - se, dal giorno 2 Febbraio 2008, nella Presentazione del Signore, fino all’intero giorno 11 Febbraio 2008, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e 150° anniversario dell’Apparizione, devotamente visiteranno, in qualsiasi tempio, oratorio, grotta, o luogo decoroso, l’immagine benedetta della medesima Vergine di Lourdes, solennemente esposta alla pubblica venerazione, e dinnanzi all’immagine medesima parteciperanno ad un pio esercizio di devozione mariana, o almeno si soffermeranno per un congruo spazio di tempo in raccoglimento con pie meditazioni, concludendo con la recita del Padre Nostro, la professione di fede in qualsiasi forma legittima e l’invocazione della Beatissima Vergine Maria. C. - Gli anziani, gli infermi, e tutti quelli che, per legittima causa, non possono uscire da casa, potranno ugualmente conseguire, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, l’Indulgenza plenaria, se, concepita la detestazione di qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nei giorni 2-11 Febbraio 2008, compiranno col desiderio del cuore, spiritualmente, una visita (ai luoghi sopra indicati), reciteranno le preghiere di cui sopra e offriranno con fiducia a Dio per mezzo di Maria le malattie e i disagi della loro vita. Perché i fedeli possano più facilmente essere partecipi di questi celesti favori, i sacerdoti, approvati per l’ascolto delle confessioni dall’autorità competente, si prestino con animo pronto e generoso ad accoglierle e guidino solennemente la recita di pubbliche preghiere all’Immacolata Vergine Madre di Dio. Nonostante qualunque contraria disposizione. Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, il 21 Novembre 2007, nella Presentazione della Beata Vergine Maria. † Gianfranco Girotti, O. F. M. Conv. Vesc. Tit. di Meta, Reggente James Francis S.E.R. Card. Stafford Penitenziere Maggiore 731 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI Valorizzazione della Lettera Pastorale nelle Parrocchie per la Quaresima 2008 PROPOSTA PER GLI ESERCIZI SPIRITUALI IN PARROCCHIA Rispondendo all’invito fatto dal Vescovo nella Lettera pastorale “di favorire l’esperienza degli Esercizi Spirituali come tempo di preghiera e di ascolto per la riforma della vita” è stato predisposto un libretto-sussidio che prende in considerazione come percorso tematico il Discorso della montagna (Mt 5-7). Ecco l’articolazione delle cinque serate: Le Beatitudini: il primato di Dio nella vita del discepolo Il Padre nostro: la preghiera dei figli Il vero tesoro: vivere in Cristo Il vero discepolo: colui che ascolta la Parola e la mette in pratica Le parabole del seminatore e del granello di senapa: l’efficacia della Parola di Dio. Per chi desidera concludere il cammino con la celebrazione del Sacramento della Penitenza, in appendice viene proposto uno schema di esame di coscienza alla luce delle Beatitudini. Come aiuto alla predicazione viene indicato il libro di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, avendo come riferimenti il capitolo IV dedicato al Discorso della montagna e il capitolo V dedicato alla Preghiera del Signore. PROGETTO «PASSIO. CULTURA E ARTE ATTORNO AL MISTERO PASQUALE – EDIZIONE 2008» Il programma verrà prossimamente pubblicato. GIORNATA MONDIALE DEL MALATO Quest’anno la Giornata mondiale del malato (11 febbraio) cade nella prima settimana di Quaresima e coincide con il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes. Anche per questa giornata viene offerto alle parrocchie un adeguato sussidio, soprattutto la proposta di una Via Crucis che può essere vissuta anche negli altri momenti della Quaresima o nelle celebrazioni di pietà popolare del Venerdì Santo. 732 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI IMPEGNO CARITATIVO QUARESIMALE L’opera di carità che viene proposta all’intera Diocesi è un aiuto per concludere i lavori nell’erigenda chiesa di San Rocco a Novara, avviata dal compianto don Angelo Bozzola. Potrebbero essere destinate a questo scopo le offerte raccolte nella domenica delle Palme o in altra occasione più opportuna. Viene suggerito anche un aiuto fraterno chiedendo di contribuire con l’1% di quanto esiste sul conto correte bancario della parrocchia. A questo scopo sarà pure destinata l’offerta dei sacerdoti raccolta durante la Messa Crismale del Giovedì santo. CATECUMENI CANDIDATI AL BATTESIMO Un’attenzione particolare è richiesta alle parrocchie che hanno dei catecumeni candidati al Battesimo nella prossima Veglia pasquale: i Riti previsti lungo la Quaresima, il Rito di elezione vissuto con il Vescovo nella veglia delle Palme, la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione possono costituire una grande occasione per la comunità parrocchiale per fare memoria e riaccendere la qualità del momento sorgivo del proprio incontro con Cristo nel Battesimo. UN GESTO PER LA PARTECIPAZIONE INTERIORE ALLA LITURGIA DELLA QUARESIMA Raccogliendo l’invito del vescovo nella sua Lettera pastorale Rivestitevi di Cristo alla cura per lo stile celebrativo dell’Eucaristia e a collocare nello sviluppo del rito opportuni momenti di silenzio e di interiorizzazione del mistero celebrato, si propone come suggerimento per la liturgia domenicale della Quaresima di valorizzare l’introduzione alla Messa. «Ritengo decisivo – scrive il Vescovo – per la fruttuosità della partecipazione l’animus con il quale si va dalla propria casa alla chiesa, specialmente di domenica, per partecipare alla celebrazione eucaristica. Dobbiamo considerare con realismo i pensieri, le immagini, i sentimenti, le scelte che ci abitano. Potrebbero infatti essere talvolta nettamente contrastanti con il mistero che si celebra. Detto in modo positivo, varcando il portale della chiesa occorre dire nel proprio cuore: “Signore, vengo per ascoltare te, e ti voglio veramente ascoltare”» (p. 80). Per invitare a questa preparazione individuale alla Messa si suggerisce di prestare attenzione al tempo immediatamente precedente l’inizio del rito per aiutare tutti i fedeli a compiere un momento di raccoglimento e guidarli ad entrare nel mistero celebrato. L’itinerario della parola di Dio offerta dal Lezionario per l’anno A ci fa incontrare i testi evangelici, già utilizzati nell’antica liturgia, in cui l’accostamento alla persona di Gesù si svolge in una successione di brani evangelici a chiara tonalità battesimale e in sintonia con l’intero messaggio proposto nella Lettera Rivestitevi di Cristo. Sono così proposti per ciascuna domenica brevi testi, che possono essere utilizzati come “didascalia introduttiva” a tutta la celebrazione, nei quali sono 733 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI esplicitamente riprese, alla luce dei testi biblici che saranno proclamati, alcune riflessioni prese dalla Lettera pastorale di quest’anno. Si suggerisce, qualche minuto prima dell’inizio del rito, di invitare al raccoglimento personale, introducendo un breve momento di ascolto musicale e di silenzio, cui far seguire la lettura della “didascalia introduttiva” e un ulteriore pausa silenziosa di riflessione prima del canto di inizio. Si invita anche in ogni celebrazione a non far mancare un congruo spazio di silenzio dopo l’omelia e prima della conclusione dei riti di comunione con l’orazione presidenziale. I DOMENICA DI QUARESIMA Con Gesù, nel deserto, tutta la comunità dei suoi discepoli all’inizio della Quaresima è invitata a riconoscere nel fedele ascolto della Parola di Dio l’atteggiamento fondamentale per formare un’autentica personalità cristiana. Raccogliamo il consiglio di sant’Ambrogio ad incontrare il Signore presente nella sua Parola: «l’anima tua gli vada incontro sulla sua Parola e si intrattenga poi sull’impronta lasciata dal suo divino parlare». «È bella l’immagine dell’“impronta” lasciata dalla Parola, letta o ascoltata, dentro di noi, commenta il nostro vescovo nella sua Lettera pastorale, su quell’impronta occorre soffermarsi, meditare, contemplare, pregare. Essa è il permanere della Parola dentro di noi come cibo spirituale di cui nutrirci» (R. Corti, Rivestitevi di Cristo, p. 88). In questa celebrazione possa crescere in noi il desiderio di ascoltare e interiorizzare la Parola perché “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. II DOMENICA DI QUARESIMA Nel segno luminoso della Trasfigurazione, oggi, Gesù si presenta come il Figlio prediletto del Padre che invita ad avere fede in lui; a percorrere con lui il suo cammino, fino all’ora buia della croce, per essere uniti a lui che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita. Con il battesimo il cristiano si è rivestito di Cristo per essere conforme a lui in tutto. Così ricorda il vescovo nella sua lettera pastorale Rivestitevi di Cristo: “Che cosa avviene nel cuore e nella vita di coloro che giungono alla fede in Cristo Gesù? Secondo l’apostolo Paolo la loro condizione religiosa è completamente cambiata. A loro è donata la dignità più alta conferita a chi crede in Cristo, Figlio unigenito di Dio, cioè la dignità di figli di Dio” (pp. 41-42). In questa celebrazione, contemplando il volto di Gesù, possa crescere in noi il desiderio di “rivestirci” di lui, per trasformare secondo il Vangelo, il nostro cuore e le nostre relazioni interpersonali. III DOMENICA DI QUARESIMA Per la donna di Samaria il dialogo con Gesù al pozzo nell’ora più calda del giorno è il momento opportuno per scoprirsi amata da Dio, raggiunta dal suo dono e, strappata al proprio passato, diventare testimone di un incontro decisivo che ha cambiato la sua vita. L’incontro con Gesù, acqua viva, fa rifiorire il deserto del suo cuore e le infonde il coraggio di essere una persona nuova. In Gesù, come ricorda il vescovo nella sua Lettera pastorale, Dio ha detto defi- 734 COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI nitivamente il sì all’uomo: «un “sì” alla crescita dell’uomo e alla sua maturazione» (p. 31). Questa liturgia sia per tutti noi l’incontro con la persona viva del Cristo che si offre a noi per placare la nostra sete di un senso buono e affidabile per la vita. Da questo incontro personale scaturisca in ciascuno di noi un rinnovato coraggio per l’impegno della testimonianza in ogni ambiente di vita, anche dentro questo tempo difficile e affascinante che richiede a tutti noi il coraggio e la gioia di essere discepoli del Signore. IV DOMENICA DI QUARESIMA Il dramma del cieco dalla nascita, il suo passaggio dal buio del disorientamento alla chiarezza della visione, domina la liturgia di questa quarta domenica di Quaresima. È all’opera la potenza di Dio che fa passare dall’ombra della morte al chiarore della vita quanti si affidano a Lui e sanno riconoscere nel suo Figlio Gesù la luce del mondo. Ritornando al proprio battesimo ciascuno di noi è invitato a riconoscere che in quel giorno i nostri occhi si sono aperti ad una dimensione di profondità ulteriore: a contemplare il mondo e le persone nella luce di Dio e con il suo sguardo di amore. Alla condizione del battezzato si richiama Paolo nella lettera agli Efesini: «Comportatevi come i figli della luce», cui fa eco ancora l’Apostolo nella lettera ai Romani: «Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Rivestitevi del Signore Gesù» (Rm 13, 14). Come ricorda il vescovo nella sua Lettera pastorale: «l’immagine del vestito è ricavata dal rituale del Battesimo. Togliendosi i loro vecchi abiti e rivestendo abiti nuovi i cristiani simboleggiavano la loro vita nuova: il Signore Gesù Cristo ha preso totalmente possesso di loro» (p. 44). Raccogliamo da questa Eucaristia il dono di lasciarci ancora illuminare dal Signore per orientare sempre meglio il nostro cammino di ogni giorno. V DOMENICA DI QUARESIMA «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio». La professione di fede di Marta, sorella di Lazzaro, precede l’intervento di Gesù che richiama alla vita l’amico. Lazzaro viene strappato dalla prigionia del sepolcro e dai lacci della morte e restituito alla libertà della vita. È questo il cammino che Gesù compirà nella sua persona, offrendo totalmente la sua vita al Padre e come dono per il mondo, per poi riprenderla di nuovo. Nel solco del mistero della sua pasqua di morte e resurrezione celebriamo l’eucaristia che rinnova il suo sacrificio e il dono della piena comunione con il Padre tra di noi. Attraverso Gesù si compie la vittoria dell’amore sull’odio, la vittoria dell’amore sulla morte. Celebrare in verità anche questa Eucaristia, come ricorda il vescovo nella sua Lettera pastorale, «significa, da parte di ciascuno di noi e delle nostre comunità, lasciarci invadere ogni volta nel profondo del cuore dall’amore di Cristo, che vince l’odio e la morte, l’egoismo e l’indifferenza, l’ingiustizia e la menzogna, così che la nostra vita diventi connaturale alla sua» (p. 73). Incontrando oggi Gesù sentiamo che, grazie al dono della sua vita, siamo restituiti alla libertà di amare e di vivere fino in fondo la nostra esistenza nel segno di questo amore. 735 UFFICIO LITURGICO Nuovo sussidio in occasione delle celebrazioni delle esequie La Commissione Episcopale per la Liturgia ha preparato e pubblicato il Sussidio in occasione della celebrazione delle esequie dal titolo “Proclamiamo la tua Risurrezione”. Il Sussidio, già disponibile nelle librerie cattoliche è stato pensato dai Vescovi per rispondere ad alcune concrete situazioni pastorali, nelle quali si sollecitava una particolare presenza della comunità cristiana accanto alle famiglie colpite dal lutto. Il Sussidio preparato dai Vescovi, così come chiaramente affermato nella Presentazione, «non intende sostituire in alcun modo l’attuale Rito delle esequie, né può essere considerato una sua appendice, non essendo in senso proprio un libro rituale». In particolare offre alcune proposte di preghiera per quelle situazioni non previste dal Rito delle esequie, dal momento della morte fino alla sepoltura. Il Sussidio, introdotto da una Presentazione che ne spiega i motivi e le finalità, presenta sei capitoli: Una prima visita alla famiglia del defunto subito dopo la morte. Una veglia di preghiera con cinque schemi a tema. Un momento di preghiera alla chiusura della bara. Proposte per la monizione introduttiva e il Commiato durante il Rito delle Esequie. Un capitolo dedicato alla preghiera presso la tomba. Un capitolo dedicato ai funerali in caso di cremazione. Il Sussidio riporta anche alcune Appendici, tra cui un’abbondante proposta di testi biblici accompagnati da un breve commento, insieme a testi eucologici di nuova composizione e a conclusione una raccolta di canti. L’augurio è che il Sussidio possa rivelarsi utile a ravvivare la speranza cristiana che nasce dal sepolcro vuoto di Cristo. 736 UFFICIO LITURGICO ERRATA CORRIGE NEL NUOVO LEZIONARIO DALL’UFFICIO LITURGICO NAZIONALE RICEVIAMO LA SEGUENTE COMUNICAZIONE Dopo la pubblicazione del nuovo Lezionario , come già anticipato nell’articolo pubblicato da quotidiano Avvenire sabato 1° dicembre, era prevista la possibilità che un’opera di notevole mole, che aveva chiesto grande impegno in tempi relativamente brevi, potesse anche riservare alcune imperfezioni. Dopo la pubblicazione dell’articolo citato, avendo chiesto di indicare eventuali errori, ce ne sono stati segnalati alcuni che non riguardano il testo biblico, bensì l’intestazione. Infatti, gli errori hanno in comune un elemento che lascia pensare ad un errore tipografico di “copia-incolla”. Ci è sembrato, quindi, opportuno chiedere alla tipografia che ha curato la stampa del Lezionario, di provvedere ad una soluzione che permetta la correzione sui testi già stampati. Abbiamo pensato a produrre un foglio “errata corrige” autoadesivo. Qualcuno ha ipotizzato una sostituzione “tout-court” dei volumi con esemplari corretti. A prescindere dal costo dell’operazione – difficilmente sostenibile in ragione del prezzo dei Lezionari volutamente tenuto ben sotto i normali standard editoriali commerciali -, non ci è sembrato opportuno e in linea con una doverosa scelta di sobrietà gettare al macero una così considerevole mole di volumi, potendoli “correggere” con una operazione semplice e non invasiva. Pertanto, agli Uffici liturgici diocesani chiediamo di collaborare nel voler informare i Parroci o i Rettori delle chiese che hanno già acquistato il Lezionario che, tra una quindicina di giorni, sarà possibile ricevere gratuitamente presso le librerie cattoliche il foglio con le fascette autoadesive per correggere il Lezionario. Mi auguro che, più delle imperfezioni, sia tenuto in debita considerazione il lavoro che ha visto il concorso di molti esperti per poter offrire alla Chiesa il prezioso dono della Parola di Dio in una forma degna e comunicativa. Il direttore don Mimmo Falco 737 UFFICIO DEL CLERO ESERCIZI SPIRITUALI PER IL CLERO NELL’ANNO 2008 Mentre si suggerisce di tenere in evidenza, soprattutto per i giovani preti, gli Esercizi spirituali all’inizio della Quaresima presso il Monastero Santa Croce di Bocca di Magra, indichiamo diverse altre possibilità offerte in Diocesi e in altre località vicine, in un tempo favorevole alla partecipazione (mesi di luglio e di novembre). I Vicari territoriali possono individuare insieme ai sacerdoti del vicariato la settimana più opportuna e favorirne la presenza. 6-11 GENNAIO S. Monte Calvario, Domodossola Don Pietro Cantoni Tel 0324 242010 18-22 FEBBRAIO Monastero Bocca di Magra Tel. 0187 60911 Mons Franco Brovelli 22-27 GIUGNO Santuario di Rho Tel 02 932080 Padre Chiodi 24-29 AGOSTO Santuario di Rho Tel 02 932080 Mons. Renato Corti 3-7 NOVEMBRE Sacro Monte, Varallo Sesia Tel. 0163 51131 Mons. Renato Corti 9-14 NOVEMBRE Santuario di Rho Tel 02 932080 Padre Chiodi 9-14 NOVEMBRE Villa Lascaris, Pianezza TO Tel. 011 9676145 Don Mario Rollando 738 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO Cattolici, impegno per il bene comune Delegazione Diocesana alla 45ª Settimana Sociale La partecipazione della delegazione diocesana novarese alla 45ª edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, tenutasi a Pistoia e Pisa dal 18 al 21 ottobre 2007, comprendeva: don Mario Bandera Direttore dell’Ufficio per la Pastorale del Lavoro, don Dino Campiotti Direttore della Caritas, don Renato Sacco componente la Commissione “Giustizia e Pace” e membro della direzione nazionale di Pax Christi, da Elena Ugazio Presidente Provinciale delle ACLI di Novara e da Claudia Sgarabottolo componente la Commissione Regionale per la Salvaguardia del Creato. “IL BENE COMUNE OGGI: UN IMPEGNO CHE VIENE DA LONTANO” Dal 18 al 21 ottobre si è tenuto nelle città di Pistoia e Pisa la quarantacinquesima Settimana Sociale dei cattolici italiani, un appuntamento che a scansioni più o meno regolari ha caratterizzato gli ultimi cento anni della vita pubblica italiana, il compito di ripercorrere questo ultimo secolo è stato affidato allo storico Andrea Riccardi, il quale ha evidenziato il ruolo crescente dei cattolici italiani nella vita pubblica del nostro paese. La Settimana Sociale aperta nel Duomo di Pistoia nel ricordo di Giuseppe Toniolo e di Armida Barelli, prestigiose figure del laicato cattolico dei primi anni del Novecento, è quindi proseguita al Centro Congressi dell’Università di Pisa, dove circa un migliaio di delegati provenienti da tutta Italia, hanno potuto seguire le relazioni che si sono susseguite da venerdì 19 a domenica 21 ottobre. I lavori della prima giornata si sono articolati attorno a due sessioni in cui il “Bene Comune”, argomento centrale di questa Settimana, veniva collocato nel contesto dei nostri giorni caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione e in questa prospettiva sono stati evidenziati i soggetti che incidono in maniera determinante sul bene comune quali: lo Stato, il Mercato ed il Terzo Settore. Tra le numerose relazioni, particolarmente significative quella del professor Stefano Zamagni e l’intervento del Cardinale Renato Martino, che hanno saputo mettere in evidenza i vantaggi ed i rischi che nel nostro tempo riguardano il “Bene Comune”. 739 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO Sabato 20 ottobre l’attenzione è stata posta sulle prospettive della “Biopolitica”, cioè su quel complesso di relazioni che intercorrono tra uno dei capisaldi della dottrina sociale della Chiesa come la “Difesa della vita” e la sua applicazione pratica non solo nel contesto di ogni giorno, ma anche nei principi giuridici che sono alla base dei Codici normativi delle leggi che regolano il vivere comune. Allo stesso modo è stata ribadita la funzione che i credenti hanno di educare e formare la comunità cristiana, ed allo stesso tempo, di essere un punto di riferimento ben preciso per l’opinione pubblica italiana, cercando di essere testimoni coerenti della fede che si professa e non solo annunciatori di principi astratti o ancor peggio rivendicatori di spazi privilegiati nel contesto della società italiana attuale. Domenica 21 ottobre, la sessione conclusiva ha posto una domanda che deve essere rivolta a tutto il mondo cattolico italiano: “Quale futuro per il Bene Comune?”. I partecipanti alla tavola rotonda, tra cui spiccava la figura di Savino Pezzotta, hanno cercato di far emergere come di fronte alle sfide che la società attuale continuamente pone alla Chiesa italiana i cattolici non possono ripiegasi su se stessi, né tanto meno isolarsi dal cammino che l’intera comunità civile sta faticosamente portando avanti. Nella Celebrazione Eucaristica conclusiva mons. Alessandro Plotti nel Duomo di Pisa, ha sottolineato come è compito della Chiesa in tempi difficili ed incerti essere portatrice di speranza, e riprendendo una frase di Giovanni XXIII° espressa durante l’apertura del Concilio, che è risuonata in modo perentorio, ha ricordato a tutti come nella Chiesa non esiste diritto di cittadinanza per “i profeti di sventura”. Al termine dei lavori resta chiaro ed evidente l’impegno per tutti i cattolici di innervare nella realtà sociale del nostro paese quei valori e quei principi che sgorgando dal Vangelo, chiedono ad ogni credente di saperli leggere, interpretare e soprattutto vivere alla luce dei segni dei tempi del Terzo Millennio e delle nuove generazioni. LE NOSTRE IMPRESSIONI DARE VOCE A CHI VOCE NON HA La cronaca delle giornate delle Settimane Sociali è già stata fatta sotto diverse angolature (e direi anche con lenti ideologiche) dai mass-media nazionali. Tutti possono trovare nei resoconti degli inviati speciali ciò che è più in sintonia alle loro convinzioni. A me preme sottolineare un fatto, forse poco appariscente ma rivelatore del clima che si è respirato, la constatazione che la stragrande maggioranza dei relatori erano docenti universitari e di questo se ne sono accorti anche i responsabili delle giornate quando, ad un intervento di don Oreste Benzi sul recupero delle “ragazze di strada”, il moderatore di turno ha detto che don Benzi non doveva intervenire facendo una domanda, ma stare dalla parte dei relatori. Questa dicotomia tra relazioni interessanti, corpose, di alto livello forse fin troppo accademiche, la si percepiva ancora di più quando al fine di ogni conferenza si apriva il 740 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO dibattito con i delegati (espressione di un cattolicesimo sociale molto radicato nella storia del popolo italiano) i quali con interventi puntuali e precisi mettevano a fuoco problematiche scottanti riguardanti il vissuto concreto delle nostre comunità, essi riscuotevano applausi scroscianti, a volte anche un poco imbarazzanti per gli stessi conferenzieri. Va detto che sul piano sociale, i cattolici italiani hanno precorso i tempi, si può dire che a partire dall’unità d’Italia non c’è stato settore della vita pubblica dove non ci si è rimboccato le maniche per essere accanto alla gente nei loro bisogni e nelle loro necessità, questa attenzione continua tutt’ora offrendo all’Italia un servizio di prim’ordine di cui possiamo essere fieri. Mons. Alessandro Plotti, Vescovo di Pisa, nell’omelia conclusiva della Messa celebrata nel magnifico Duomo, riprendendo il tema della cittadinanza, uno dei cardini del Convegno Ecclesiale di Verona, ha invitato i cattolici italiani a chinarsi sui feriti della storia d’ogni tempo, ad essere testimoni di speranza, quella speranza evangelica che da sola basta a trasformare la vita. Già Paolo VI ricordava che il mondo contemporaneo non ha bisogno di maestri ma di testimoni, forse è giunto il momento, non più di parlare e fare teorie sugli ultimi, ma dare voce a chi nella nostra società non conta, non ha peso e voce non ha. Don Mario Bandera Direttore Ufficio Pastorale del Lavoro TRE SCROSCIANTI APPLAUSI Tra i molti applausi che normalmente scandiscono il tempo dei convegni e che in qualche misura segnano gli umori, le tendenze e forse anche “il tifo” dei partecipanti, nella Settimana Sociale di Pistoia e Pisa, tre mi sono rimasti particolarmente impressi per durata e intensità. Innanzitutto, il primo è stato scatenato dall’intervento di un anonimo partecipante che dal palco ha garbatamente rimproverato agli organizzatori la invasiva ed esclusiva presenza di professori universitari sul palco dei relatori a fronte della disarmata assenza dei poveri: “e i poveri, si chiedeva, che sono il soggetto della Settimana e che più di altri dovrebbero essere fruitori del bene comune, dove sono? Perché non riusciamo a trovare i modi per dar loro la parola?”. Il secondo applauso, questo a Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica della Università di Bologna, che mi ha coinvolto per la lucidità, la coerenza e gli spunti innovativi della sua relazione, forse tra le più interessanti della Settimana: “I veri poveri sono i giovani. Stato e mercato da soli non bastano, occorre dare spazio alla impresa sociale, alla cooperazione sociale, evitando il pericolo della filantropia e dell’assistenzialismo. Precarietà è il nuovo nome della povertà e della insicurezza e pertanto non ci può essere solidarietà senza una presenza attiva e partecipata all’interno dei percorsi produttivi”. 741 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO Il tema chiamava in gioco la “concezione antropologica”, ma la stragrande maggioranza dei partecipanti avrà pensato di primo acchito ai molti giovani delle nostre comunità, non solo disoccupati o sottoccupati, ma anche disamorati della vita sociale e politica, impossibilitati a emergere perché impediti di immergersi nella “vita che conta”. Una delle risposte, che ha favorito l’applauso al professor Zamagni, è stata appunto la proposta di “costruire una democrazia deliberativa come risposta positiva alla antipolitica”. Non si deve temere la globalizzazione economica, giustificata come una “opportunità provvidenziale che permette di rendere i lontani prossimi”, ma al contrario è importante costruire una democrazia dove la persona sia al centro, ma la relazione sia lo stile di vita. L’ultimo applauso è stato dedicato a quel personaggio, ridondante e fuori dalle righe che è sempre stato don Oreste Benzi: simpaticamente goffo nel suo porgere, ma straordinariamente efficace nei contenuti; un bagno di realismo di fronte alla tentazione sempre presente di perdersi tra le nuvole: “Il primo nemico del bene comune siamo noi!”. Non ci sono molte novità nelle parole di don Oreste: prostitute, tossici, orfani di ogni tipo, detenuti e ri-detenuti sono “la corte dei miracoli” di questo inquietante prete che ci ricorda ancora che il bene comune o passa anche attraverso queste categorie oppure è solo bene di pochi. Tuttavia il ripercorrere con lui i sentieri delle povertà è una immersione evangelica, una occasione per leggere il futuro dell’uomo negli occhi di Dio. E allora, don Oreste, prenditi anche questo ultimo applauso del cuore! Don Dino Campiotti Direttore Caritas Diocesana L’ultima frase grondante di simpatia per la figura di don Benzi assume un significato ancora più suggestivo e pregnante alla luce della sua recente scomparsa. CAMMINI DI DIALOGO E SENTIERI DI PACE Si potrebbe dire che questi grandi Convegni sono un po’ come la Rai “Di tutto di più..”. Anche a Pistoia e a Pisa, durante l’ultima settimana sociale dei cattolici italiani, si è detto un po’ di tutto. Si sono toccati, come quasi sempre accade, i cosidetti valori “non negoziabili” come la vita, la famiglia, la persona, la libertà… Si sono poi sottolineati anche altri ‘nodi’ importanti della società, come il diritto alla casa, al lavoro. Non sono mancati anche i riferimenti alla pace, al disarmo, alla nonviolenza. Ma il richiamo a questi valori sono stati fatti più dai partecipanti, dai vari rappresentanti delle realtà locali che lavorano quotidianamente sul campo. Ha scritto il quotidiano Avvenire lo scorso 20 ottobre: “Così può capitare che una regia piacevolmente «toscana», con ironia e profezia, dia la parola l’uno dietro l’altro a don Fabio Corazzina di Pax Christi e a don Enrico Pirotta, cappella- 742 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO no militare…”. Don Fabio ha richiamato l’importanza di pronunciarsi, secondo la Populorum progressio, sul valore della nonviolenza evangelica e sul disarmo. “Le comunità cristiane – ha detto – dovrebbero sostenere economie e politiche di disarmo sui loro territori e promuovere una spiritualità, che valorizzi la scelta non violenta”. Infine ha rivolto un invito perché “il nostro denaro non abbia a che fare con le banche armate”. Come dire che anche questi dovrebbero essere considerati valori “non negoziabili”. Molti altri interventi hanno richiamato all’impegno e alla testimonianza credibile e coerente su questi temi. “Una Chiesa di parte – diceva don Fabio ricordando don Tonino Bello – non è preoccupata dei segni del potere, ma del potere dei segni.” Certo, la strada è ancora lunga, anche nella Chiesa. La novità del dialogo quasi stupisce o addirittura fa paura. Avvenire, facendo la cronaca dell’intervento di Pax Christi e del cappellano militare scriveva: “senza che volino gli stracci”, denotando un certo stupore di fronte ad un metodo del dialogo e del confronto che, pur partendo da posizioni diverse, resta franco e leale, imprescindibile in ogni caso per costruire rapporti di pace e che dovrebbe essere caratteristica comune nel cammino di tutti i giorni della comunità cristiana. Don Renato Sacco Commissione diocesana Giustizia e Pace CENTRALITA’ DELLA QUESTIONE SOCIALE “Non è dunque questo un tempo di indifferenza, di silenzio e neppure di distaccata neutralità o di tranquilla equidistanza…”: credo che questa citazione del cardinale Carlo Maria Martini esprima molto bene il mio stato d’animo al ritorno dalla Settimana Sociale. È stata per me la prima esperienza di partecipazione ad un momento importante della vita della nostra Chiesa e vi ho partecipato con molto entusiasmo perché credo che sia quanto mai urgente che si pongano al centro dell’azione pastorale i temi sociali. Vivendo ogni giorno a contatto con i problemi del lavoro e delle nuove povertà, ho apprezzato molto le parole del Papa, nel saluto inviato a tutti i convegnisti, quando rimetteva al centro della questione sociale il problema della precarietà e del lavoro quali discriminanti per il raggiungimento del vero “bene comune”. È il “lavoro buono”, ovvero quel lavoro che rimette al centro l’uomo, che gli permette di costruire un progetto di vita serio e duraturo, quello che come cristiani abbiamo il dovere di promuovere. Per troppo tempo abbiamo messo da parte le questioni sociali relegandole magari solo ad oggetto di convegni, ma non le abbiamo mai assunte come paradigma vero del nostro agire pastorale. E’ tempo di passare all’azione concreta con un impegno vero che sia di denuncia della precarietà, dello sfruttamento e di promozione del lavoro a 743 UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO misura d’uomo. Mi è dispiaciuto che sia mancato in questo Convegno il riferimento ai tanti fratelli stranieri che vengono nel nostro territorio per trovare un lavoro e troppo spesso sono vittime di sfruttamento. Molti di loro condividono con noi la stessa fede e credo che ad appuntamenti di questo genere, anche loro debbano trovare cittadinanza… abbiamo bisogno di testimonianze vere e non solo di relazioni, sia pur di alto spessore culturale, a mo’ di lezioni accademiche! Solo così potremo vincere l’indifferenza, dare speranza alla nostra Chiesa ed alle nostre comunità e costruire insieme il bene comune. Elena Ugazio Presidente ACLI Novara NUOVI STILI DI VITA Era la prima volta che partecipavo ad un’assise così importante come la Settimana Sociale tenutasi a Pistoia e Pisa, il mio coinvolgimento è legato al fatto che da anni partecipo ai lavori del Gruppo Regionale per la Salvaguardia del Creato, dove in più occasioni sono stati sottolineati i vari problemi inerenti all’ambiente del Piemonte. Per la verità il tema della Salvaguardia del Creato, nel più vasto contesto del tema generale legato al “bene comune”, è stato poco trattato; certo i problemi con i quali ci siamo confrontati erano enormi e spaziavano a 360 gradi sui problemi socio-economici del nostro paese. Va detto però che durante gli interventi dei delegati è stato ricordato come il “bene comune” racchiude in sé l’attenzione ad una tematica così caratteristica come quella legata al rispetto dell’ambiente, agli sprechi ed ai rifiuti che la nostra società consumistica continua a produrre, la stessa cosa si può affermare quando si parla dell’acqua, bene essenziale necessario alla vita, che dev’essere una risorsa per tutti e non un privilegio per pochi. E’ anche stato fatto notare che esiste nell’opinione pubblica italiana poca sensibilità etica su questo tema, anche a livello di coscienza cristiana, quando si provoca un danno all’ambiente, questo non viene percepito come peccato grave. Guardando le tematiche che si sono succedute in questi cento anni, durante le celebrazioni delle Settimane Sociali, i temi trattati hanno sempre toccato argomenti legati al cammino della società italiana; il tema dell’ecologia, essendo un argomento apparso solo da qualche anno come emergenza che riguarda tutti, sono sicura che avrà certamente un ruolo di primo piano nelle future Settimane Sociali. Nel frattempo l’invito a cambiare stili di vita, oltre che al Centro Congressi di Pisa, deve risuonare anche nelle nostre comunità. Claudia Sgarabottolo Ufficio Pastorale del Lavoro Novara Gruppo Regionale Salvaguardia del Creato 744 ORDINARIATO Ripartizione fondi CEI 2006 L’Assemblea della C.E.I. del maggio scorso ha deliberato il riparto dei fondi otto per mille destinati alla Chiesa Cattolica in base alle firme sulle dichiarazioni dei redditi apposte nel 2006. A livello nazionale i fondi sono stati destinati al Sostentamento del Clero, all’edilizia di culto, al recupero di beni culturali ecclesiastici, a opere di carità nel Terzo Mondo. Alle Diocesi sono stati assegnati fondi per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi. Alla nostra Diocesi sono giunte le seguenti somme: • per le esigenze di Culto e Pastorale euro • per gli interventi caritativi euro 1.092.224,75 615.793,08 Come richiesto dalla C.E.I. si è provveduto a consultare i vari organismi diocesani per avere una approfondita conoscenza delle necessità diocesane e per dare la massima trasparenza alla gestione dei fondi. Si è tenuto conto delle necessità delle Parrocchie negli stanziamenti in conto capitale per la manutenzione straordinaria delle Case Parrocchiali e un congruo contributo in conto interessi per i debiti contratti dalle Parrocchie con il sistema bancario per ristrutturazione di chiese e di ambienti pastorali. Per la nuova Chiesa di San Rocco in Novara sono stati ulteriormente stanziati 180.000,00 euro in aggiunta ai contributi assegnati dalla CEI. Si è dovuto provvedere al pagamento della rata del mutuo per l’adeguamento alle normative attuali del Seminario con lo stanziamento di euro 150.000,00. Inoltre, per completare il restauro del campanile della Cattedrale sono stati devoluti euro 50.000,00. Per quanto concerne le iniziative di carità sono stati stanziati euro 100.000 per la ristrutturazione della Casa Maria Assunta a Novara, utilizzata dall’Associazione Liberazione e Speranza, oltre che dal Consultorio familiare e da Libro Parlato. Per la ristrutturazione della Casa del Clero di Miasino sono stati destinati 100.000 euro. Inoltre per la “Mensa dei poveri” della Parrocchia del S. Cuore in Novara sono stati stanziati euro 40.000. Ed ecco il dettaglio della destinazione dei fondi: 745 ORDINARIATO ASSEGNAZIONE ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE Manutenzione straordinaria Case Parrocchiali euro 250.000,00 Contributi su interessi bancari alle Parrocchie euro 172.224,75 Sostituzioni e collaborazioni pastorali euro 35.000,00 Attività pastorale dei Vicariati Territoriali euro Contributo alle attività formative degli Uffici Diocesani euro Pubblicazioni (sussidi liturgici e pastorali) euro Novarien euro Storia della Diocesi Consultorio Familiare “Comoli” euro 40.000,00 65.000,00 20.000,00 30.000,00 10.000,00 (Novara, Arona, Grignasco e Verbania) euro 40.000,00 Nuova chiesa S. Rocco in Novara euro 180.000,00 Chiesa Cattedrale: restauro campanile euro 50.000,00 Inventariazione Beni Culturali Rata mutuo Seminario e contributo Totale assegnazioni euro euro 50.000,00 150.000,00 euro 1.092.224.75 ASSEGNAZIONI INTERVENTI CARITATIVI Per iniziative di carità nei Vicariati euro 120.000,00 euro 10.000,00 Contributo Associazione “Il Solco” - Novara euro Alla Casa di Giorno - Novara euro Alla Casa Regina Pacis - Novara Ai Centri di aiuto alla vita (Novara, Verbania, Borgosesia e Borgomanero) euro Casa Maria Assunta - Novara euro Sostegno alle attività della Caritas Diocesana Contributo alle Suore dell’Isola di S.Giulio Contributo per l’accoglienza Alla Casa don Gianni Luchessa di Domodossola Mensa dei poveri Parrocchia S. Cuore - Novara Casa del Clero di Miasino – ristrutturazione Totale assegnazioni CASE PARROCCHIALI 746 40.000,00 10.000,00 40.000,00 euro 100.793,08 euro 20.000,00 100.000,00 euro 25.000,00 euro 40.000,00 euro 10.000,00 euro 100.000,00. euro 615.793,08 ORDINARIATO Dal 1997 al 2007 sono stati erogati contributi per la manutenzione straordinaria e ristrutturazione di circa centosettanta Case Parrocchiali. Nel 2007 sono stati assegnati fondi alle seguenti Parrocchie: Ameno Baraggia di Gozzano Baveno Biganzolo Brolo Baveno Borgomanero S. Stefano Cannobio S. Bartolomeo Carpignano Cossogno Fondotoce Malesco Novara Sacro Cuore Novara San Rocco Oleggio Fornaci Premeno Santino Toceno CONTRIBUTI SUGLI INTERESSI PASSIVI Nell’anno 2007 sono stati distribuiti contributi per il pagamento di interessi passivi a favore delle seguenti Parrocchie: Albo Bellinzago Novarese Boca Santuario Casale Corte Cerro Castelletto Ticino Cesto Civiasco Dormelletto Feriolo Granerolo Gravellona Toce Gravellona Lomellina Grignasco Intra Levo Lumellogno Miasino Miazzina Monticello Nibbia Novara S. Agabio Novara S. Antonio Novara S. Famiglia Novara S. Francesco Oltrefiume Pagliate Pernate Piedimulera Preglia S.Marco di Borgomanero S. Stefano di Borgomanero Spoccia Varallo Pombia Varzo Vignone Villata 747 INFORMAZIONI DIOECESIS Cronaca breve del territorio gaudenziano CONFERIMENTO DEI MINISTERI Mons. Renato Corti, lunedì 3 dicembre 2007, nella Cappella Maggiore del Seminario Vescovile San Gaudenzio, ha conferito il ministero del Lettorato a Alberto Bovio della comunità parrocchiale di Bellinzago Novarese Jonathan Loschi della comunità parrocchiale di Trecate Samuele Pizzolato della comunità parrocchiale di Cesano Maderno (Mi) Simone Taglioretti della comunità parrocchiale di Cesto-San Bernardino. NOMINE Con decreto vescovile in data 1° dicembre 2007 don Giuseppe Calore è stato nominato parroco di Bieno di San Bernardino Verbano, rimanendo parroco di Rovegro e Santino don Giuseppe Vanzan è stato nominato Amministratore parrocchiale di Cravagliana, rimanendo parroco di Fobello-Cervatto e Rimella. Con decreto vescovile in data 15 dicembre 2007 don Salvatore Maniscalco è stato nominato parroco di Pella. AGGIORNAMENTO INDIRIZZARIO MANISCALCO don SALVATORE Via don Zanotti, 22 28010 PELLA NO tel. 0322/969141 cell. 338/9728855 MIAZZA don ADRIANO e-mail: [email protected] VOLPATI don MASSIMO e-mail: [email protected] RAMEZZANO don GABRIELE Diacono Permanente e-mail: [email protected] 748 IN MEMORIA Don Angelo Bozzola 28 giugno 1953, insieme al ghemmese don Cesare Ferrari. Nel settembre dello stesso anno fu destinato a Ghemme per un ministero prevalentemente dedicato all’oratorio maschile. Erano tempi di diffusione degli oratori, considerati strumenti indispensabili per la formazione dei ragazzi e dei giovani. Per don Angelo, timido e un po’ impacciato, non fu facile subentrare a don Enzo Tipaldi, un prete estroverso e dotato, che veniva dall’esperienza del Torneo Ragazzi di don Aldo Mercoli. Tuttavia con l’atteggiamento del passista e con una presenza puntuale e assidua riuscì a poco a poco, incominciando dai più piccoli, a legare ed a essere accolto. Non era un organizzatore, ma un garante e la gente incominciò a stimare quel pretino esile ed attento, preciso nei suoi doveri. Non si poteva del resto non volergli bene, aveva le sue idee di fondo, ma era disponibile e sapeva ascoltare. Con l’aiuto di alcuni collaboratori incominciò ad imbastire quelle iniziative che caratterizzarono la sua lunga presenza, dal teatro, al carro dell’oratorio per il carnevale, al torneo di calcio estivo, trasformato poi nel torneo dei quattro rioni, alla Sono stati celebrati venerdì 30 novembre a Ghemme i funerali di don Angelo Bozzola, morto all’età di 77 anni martedì 27 novembre per crisi cardiaca. La notizia della sua morte ha suscitato stupore e sgomento nella comunità di Gemme, dove don Angelo ha vissuto tutti i suoi 54 anni di vita sacerdotale come coadiutore. Don Angelo era nato a Galliate il 6 ottobre 1930 da una famiglia di operai e, dopo gli studi nei seminari della diocesi, era stato ordinato prete il 749 IN MEMORIA biennale di arte, dedicata poi ad Edmondo Poletti, in occasione delle Feste della Beata Panacea a maggio. Erano iniziative, che richiamavano gente, suscitando attenzione anche fuori del paese, facendo dell’oratorio un centro vivo di aggregazione. quando poteva parlare o si parlava di lei, che volle anche modello della gioventù al punto da proporre che l’Oratorio fosse dedicato alla giovane martire. Più di una volta gli fu chiesto di accedere alla conduzione di una parrocchia, ma egli, abituato ad un ruolo gregario, sempre rifiutò. Continuò la sua collaborazione come coadiutore anche con il nuovo parroco, don Piero Villa, prestandosi pure nell’aiutare le parrocchie del circondario. Nel 1961, dopo la morte di don Siro Forni, con la promozione a parroco di don Gabriele Pelosi, continuò il suo servizio: l’insegnamento di religione al mattino nella scuola media, l’oratorio nei pomeriggi dei giorni feriali, la cura degli ammalati, la presenza assidua al confessionale. Fu una spalla eccellente per don Gabriele, con il suo fare dimesso ed obbediente a tutta prova. Non ci poteva non essere intesa, anche perché la sua ascesi lo portava a non mettersi mai contro il parroco. Nel 2003 è stato festeggiato a Ghemme in una commossa e partecipata celebrazione per il suo 50° di Messa. E’ stata l’ultima occasione pubblica per dire grazie ad un prete vero, che con il suo carattere mite e la sua bontà semplice era entrato, come in punta di piedi nel cuore di tutti. Il 1962, poi il 1968 ed ancora il 1975 e il 1983 furono anni eccezionali dedicati alla Beata Panacea e don Angelo godeva visibilmente don Mario Perotti 750 INDICE Indice 2007 LA PAROLA DEL VESCOVO 3 24 32 83 87 91 94 147 Accendere la speranza nel cuore del mondo Omilia nella festa di S. Gaudenzio I segni di una fede matura Sintesi sessione Consiglio Presbiterale - 4 dicembre 2006 La formazione degli adulti Sintesi sessione Consiglio Pastorale - 13 gennaio 2007 Una regola infallibile: che gli ultimi siano i primi Giornata Mondiale della Pace Il bene prezioso della vita Giornata per la Vita Perchè la speranza rimanga sempre viva Giornata del Malato Disporre tutte le occupazioni con uno spirito di intelligenza Nel ricordo del ven. Antonio Rosmini Una Chiesa “al passo dello Spirito” Omilia nel 2° anniversario della morte di mons. Aldo del Monte 150 Lettera del Vescovo in occasione della Visita ad limina 156 La sfida della comunione Ritiro al Clero di Quaresima 154 165 182 227 230 Vigilia della festa di S. Francesco di Sales 350° di fondazione del Monastero della Visitazione I preti che la gente attende con speranza Riscontro ai colloqui con gli alunni di Teologia Favorire la fede degli adulti Sintesi Consiglio Presbiterale - 19 febbraio 2007 Con parole luminose e profonde Lettera in occasione dell’80° compleanno di Benedetto XVI Il futuro è responsabilità Incontro del Vescovo con i fidanzati 751 INDICE 234 240 243 246 291 296 299 302 323 357 359 362 367 451 467 483 517 520 L’Eucarestia chiama in causa la nostra fede Omilia nella Messa Crismale Veglia Pasquale e iniziazione cristiana “Diocesi di Novara”: storia della Diocesi Presentazione del Vescovo Predicare la Parola In occasione dell’80° compleanno del card. Martini “Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge” Omilia nella Giornata di Fraternità Alla scuola del primo martire cristiano Omilia nella festa di S. Vittore - Intra L’importanza dell’incontro personale con Gesù Prime Comunioni - Novara - Cattedrale Lettera alla Diocesi dopo la “Visita ad limina” Comunità cristiane, informazione e formazione Sintesi conclusiva del Consiglio Presbiterale Novara 16 aprile 2007 Un prezioso testimone per il nostro tempo Lettera per la prossima beatificazione di Antonio Rosmini L’adorazione non è un lusso, ma una priorità Omilia nel giovedì precedente la festa del Corpus Domini Il prete e la celebrazione dell’Eucarestia Omilia nell’Ordinazione presbiterale Corpus Christi Omilia nella festa del Corpus Domini Lettera ai sacerdoti per la Beatificazione di A. Rosmini Lettera dopo il Motu proprio di Benedetto XVI Proposte per la formazione dei laici Sintesi conclusiva del Consiglio Pastorale Armeno 24 marzo 2007 A totale servizio della fede in Cristo Ritiro al presbiterio diocesano a Stresa Rivestitevi di Cristo Lettera Pastorale per l’anno 2007-2008 752 INDICE 574 620 622 632 638 639 642 647 658 691 694 Incontro con la Commissione di Pastorale Giovanile Lettera alla Diocesi in occasione della beatificazione di Antonio Rosmini Omilia alla Prima Messa dedicata al beato Rosmini Lo spartiacque Omilia alla Messa funebre per il Vescovo Germano Zaccheo nella Cattedrale di Novara Messaggio augurale al neocardinale Mons. Giovanni Lajolo La concorde unità della celebrazione liturgica Nuovo intervento sul Motu proprio del 7 luglio 2007 Pastori nella Chiesa e della Chiesa Relazione ai sacerdoti ordinati nell’ultimo decennio Relazione al Convegno nazionale per il 50° della Fidei donum Relazione alla Tre Giorni dell’inizio dell’anno della Comunità di Teologia Bakhita e la speranza Lettera alla Diocesi in occasione del Santo Natale Chi forma i preti del futuro? Progetto educativo del Seminario - Rocca di Papa - 4 luglio 2007 VISITA PASTORALE DELL’ARONESE 37 98 Incontri della Visita nell’Unità Pastorale del Ticino Incontri della Visita nell’Unità Pastorale del Ticino 169 Incontri della Visita nelle Unità Pastorali del Ticino e del Vergante 587 Incontri della Visita Pastorale nell’Aronese 481 Incontri della Visita Pastorale nell’Aronese LA PAROLA DEL PAPA 8 17 100 Discorso alla Curia Romana in occasione degli auguri natalizi Discorso al Corpo Diplomatico Messaggio per la Quaresima 2007 753 INDICE 103 Incontro del Papa con i Parroci e il Clero di Roma 171 Inaugurazione Anno Giudiziario della Rota Romana 119 175 258 305 462 458 472 706 715 Messaggio per la Giornata Mondiale della Gioventù Messaggio per la Giornata Mondiale per le Vocazioni Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali Discorso all’Assemblea della CEI 24 maggio 2007 Il Motu proprio “Summorum Pontificum” Lettera del Papa ai Vescovi Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale Famiglia umana, comunità di pace Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace I giovani migranti Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA 262 265 310 371 396 466 493 718 723 Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e delle iniziative legislative di unioni di fatto Atto formale di separazione dalla Chiesa cattolica Atto di separazione dalla Chiesa Cattolica Indicazioni applicative Nota pastorale dopo il 4° Convegno Ecclesiale Nazionale La pastorale del tempo libero, turismo e sport alla luce del Convegno Ecclesiale di Verona Sull’applicazione del Motu proprio. Consiglio episcopale permanente - 17 settembre 2007 Messaggio agli Scouts cattolici in occasione del centenario dello scoutismo Servire la vita Messaggio della Giornata per la Vita Messaggio per avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica 754 INDICE PONTIFICIA ACCADEMIA DELLA VITA 179 “Obiezione di coscienza per la difesa della vita” Dichiarazione finale della XIII assemblea generale ORDINARIATO 193 La Diocesi ricorda l’80° di morte del ven. don Silvio Gallotti 451 In preparazione alla beatificazione di A. Rosmini Lettera del Vescovo ai sacerdoti Presentazione della celebrazione alla stampa Il Comitato organizzativo I Rosminiani in Diocesi 355 515 611 625 636 745 Beatificazione del Venerabile Antonio Rosmini Beatificazione del ven. Antonio Rosmini Antonio Rosmini proclamato Beato Saluto del Vescovo Lettera Apostolica Omelia del Card. Martins Lettera del Vescovo alla Diocesi Omilia del Vescovo alla prima Messa dedicata al Beato Rosmini Improvvisa morte di Mons. Germano Zaccheo Solenne celebrazione liturgica nel Duomo di Casale Monferrato Omelia del Card. Poletto Omilia del Vescovo alla Messa funebre celebrata nella Cattedrale di Novara Mons. Giovanni Lajolo creato cardinale Ripartizione Fondi CEI 2006 CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO 24 182 314 La fede degli adulti per una comunità adulta nella fede Sessione del Consiglio Presbiterale - 4 dicembre 2006 Favorire la fede degli adulti così che siano “adulti nella fede” Sessione del 19 febbraio 2007 Le comunità cristiane e gli strumenti di comunicazione sociale Sessione del 16 aprile 2007 CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO 31 482 Dopo il Convegno di Verona: quale formazione per i laici? Sessione del Consiglio Pastorale - 13 gennaio 2007 Proposte per la formazione dei laici Sessione del 24 marzo 2007 755 INDICE COORDINAMENTO UFFICI PASTORALI 479 732 Assemblea Pastorale Diocesana al Santuario di Boca Valorizzazione della Lettera Pastorale nelle Parrocchie per la Quaresima 2008 UFFICIO DEL CLERO 124 Cammino quaresimale e Messa Crismale del Giovedì Santo 274 Biennio di specializzazione in Teologia morale 197 738 Giornata di fraternità sacerdotale Esercizi Spirituali per il Clero nell’anno 2008 ISTITUTO SANTI GIULIO E GIULIANO 406 Formazione dei presbiteri e diaconi permanenti Programma per l’anno pastorale 2007-2008 UFFICIO FAMIGLIA 51 597 Proposte per i fidanzati e le famiglie Centro di formazione per la coppia, la famiglia e il volontariato UFFICIO PER I LAICI 497 Centenario della fondazione dello scoutismo in Diocesi UFFICIO LITURGICO 52 337 402 489 490 Giornata di formazione per i ministri della S. Comunione 58° Settimana Liturgica Nazionale Presentazione dell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis di Benedetto XVI Comunicazioni da parte della Consulta Nazionale Giornata di formazione per i ministri della S. Comunione 589 Formazione dei Lettori per la celebrazione eucaristica 736 Nuovo sussidio in occasione delle celebrazioni delle esequie 669 737 Indicazioni per valorizzare la Lettera Pastorale “Rivestitevi di Cristo” Errata corrige nel nuovo Lezionario 756 INDICE UFFICIO CATECHISTICO 41 128 313 Nell’anno dedicato alla comunicazione della fede alle nuove generazioni Proposte dell’Ufficio Catechistico Solenne Veglia Pasquale Proposte per la partecipazione dei ragazzi e giovani Giornata di studio sull’iniziazione cristiana dei bambini da 0 a 6 anni SERVIZIO PER IL CATECUMENATO 311 La prima accoglienza di coloro che desiderano diventare cristiani CENTRO DIOCESANO GIOVANILE 58 123 128 336 428 580 Per riqualificare gli Oratori - Bando della Compagnia S. Paolo Veglia delle Palme Solenne Veglia Pasquale Proposte per la partecipazione dei ragazzi e giovani Campi scuola del prossimo periodo estivo Agorà dei giovani italiani a Loreto Giornate di incontro e di formazione Proposte dal CDG e dall’Ass. “La Nuova Regaldi” CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO 38 Quaresima di fraternità 134 Le Giornate “straordinarie” affidate ai missionari 478 Ottobre missionario 476 591 Commento al Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria A cinquant’anni dall’enciclica “Fidei donum” Convegno dei Direttori dei CM italiani a Palermo SEMINARIO DIOCESANO 665 Il nuovo anno in Seminario Rendiconto economico dell’anno 2006 757 INDICE CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI 336 584 Campi scuola del prossimo periodo estivo Incontri di orientamento vocazionale UFFICIO PASTORALE DEL LAVORO 53 272 491 713 739 Spunti di riflessione sulla corsa agli armamenti Morti bianche e coscienze sporche Comunicato per il 1° maggio Centenario delle Settimane Sociali Pistoia-Pisa 18-12 ottobre 2007 Presentazione della Giornata della Pace Cattolici per il bene comune Delegazione diocesana alla 45ª Settimana Sociale PASTORALE DELLA SANITA’ 270 La “Giornata dell’amicizia di Boca” 728 Programma dell’anno giubilare delle apparizioni a Lourdes 725 Celebrazione della Giornata del Malato PENITENZIERIA APOSTOLICA 729 Decreto nel 150° anniversario delle apparizioni della B.V. Maria a Lourdes COMMISSIONE DELL’ECUMENISMO 327 723 Nuove presenze cristiane nella nostra diocesi Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani TRIBUNALE ECCLESIASTICO 199 Inaugurazione dell’Anno Giudiziario e dati statistici del Tribunale Regionale Piemontese UFFICIO BENI CULTURALI 60 433 Tutela e promozione del patrimonio artistico Tutela e promozione del patrimonio artistico 758 INDICE UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI 261 Sussidio per la 41ª Giornata delle Comunicazioni Sociali 429 Relazione al bilancio 2006 della Curia Diocesana ECONOMATO 676 Sui presunti privilegi concessi alla Chiesa Cattolica SERVIZIO PROMOZIONI SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA 675 Offerte deducibili ISTITUTO DIOCESANO SOSTENTAMENTO CLERO 334 Bilancio consuntivo anno 2006 DOCUMENTAZIONE 45 329 Mons. Francesco Franzi: incontro con don Silvio Gallotti e la Comunità Benedettina dell’Isola Nella storia della diocesi la fede di un territorio Presentazione del volume “Diocesi di Novara” PELLEGRINAGGI 339 Pellegrinaggi proposti per il 2007 214 Firma 5 per mille: Diocesi di Novara “Gocce di solidarietà” Onlus INFORMAZIONI 276 342 437 DIOCESIS 57ª Settimana di aggiornamento pastorale A Lourdes con l’Oftal Sipa.Net: un programma per l’amministrazione delle parrocchie 137, 215, 277, 343, 440, 502, 598, 678, 748 IN MEMORIA 64 Don Giuseppe Soldani 66 Mons. Francesco Gambaro 65 Don Giancarlo Gambaroni 759 INDICE 67 Mons. Pietro Ceretti 71 Don Vincenzo Annichini 69 73 Don Silvio Galletti Don Elvezio Corbani 216 Don Giovanni Bonomo 280 Don Enzo Tipaldi 278 344 504 Don Giuseppe Alberganti Don Walter Delconte Don Angelo Bozzola 599 Don Giuseppe Sempio 749 Don Angelo Bozzola 679 Don Donato Paracchini INSERTI Gennaio Indirizzario Febbraio Migrazioni al femminile: tra accoglienza e profezia Convegno Caritas - 26 novembre 2006 Marzo Rivisitiamo il Concilio: Decreto “Ad Gentes” Atti della Tre Giorni di formazione del clero Armeno, 8-10 gennaio 2007 Aprile Pagine aperte - Sussidio per la Giornata delle Comunicazioni sociali Maggio Offerte pro Seminario e bilancio del Centro Missionario Giugno/Luglio Esortazione apostolica postsinodale sull’Eucarestia Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI Novembre Il discorso della montagna Esercizi spirituali per la prossima Quaresima 760