Proiettili alla dirigente comunale

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Proiettili alla dirigente comunale
24 ore
Lunedì 14 novembre 2011
Intercettata una busta al centro di distribuzione postale a Vibo. Il 3 ottobre una bomba distrusse la sua auto
Proiettili alla dirigente comunale
Nuova intimidazione ad Adriana Teti, responsabile del settore Affari generali
di GIANLUCA PRESTIA
VIBO VALENTIA - La notte
del 3 ottobre le avevano piazzato una bomba sotto l’auto.
Venerdì scorso al Centro
smistamento postale hanno
rinvenuto una busta contenente dei proiettili.
Per Adriana Teti, dirigente del settore Affari generali
del comune di Vibo Valentia, quello attuale è certamente il periodo peggiore
della sua vita. Finita nel mirino di chi vuole metterle
paura e spingerla a lasciare
il delicato incarico e, quindi,
dare seguito a quelle che
erano state le sue intenzioni, forse dettate dallo stato
emotivo del momento, subito dopo la prima grave intimidazione.
La busta, come detto, è
stata intercettata all’ufficio
postale dal personale che,
dopo
essersi
accorto
dell’anomalia, ha immediatamente allertato la polizia.
Il materiale è stato preso in
consegna dagli specialisti
della sezione Scientifica e
verrà, come da prassi, analizzato, per cercare di rilevare la possibile presenza di
impronte digitali. Le indagini sono dirette dalla Squadra Mobile della questura
Adriana Teti, dirigente del settore Affari generali del comune di Vibo
nelle persone del Dirigente
Maurizio Lento e del suo
braccio destro Emanuele
Rodonò, che hanno provveduto a sentire la dirigente in
servizio a Palazzo “Luigi
Razza”.
Come in occasione del
danneggiamento all’autovettura, il movente del gesto
potrebbe essere ricondotto
proprio all’attività della Teti. Tra l’altro lei stessa aveva
in precedenza ventilato una
simile possiblità.
Sull’accaduto il sindaco
Nicola
D’Agostino
ha
espresso, a nome di tutta
l’Amministrazione comunale solidarietà alla dirigente e, contemporaneamente, «profondo rammarico per quanto accaduto, uno
squallido tentativo di intimidazione, il secondo perpetuato a poche settimane
di distanze, ai danni della dirigente, un atto incivile che
macchia il vibonese, una terra in cui vivono persone laboriose e leali. Il gesto intimidatorio - ha proseguito il
primo cittadino del comune
di Vibo - costituisce l’ennesimo fatto inaccettabile e manifesta, al tempo stesso, un
segnale di regressione democratica. La lettera indirizzata alla dr.ssa Teti, intercettata per tempo grazie
al lavoro della squadra mobile della Questura e bloccata al centro postale di distribuzione di Vibo Valentia, è
l’epilogo di una lunga serie
di atti intimidatori che incrinano, quotidianamente,
la tranquillità di una città
che vuole e deve andare
avanti onestamente, come il
gran numero dei cittadini
vibonesi fa».
L’esecutivo comunale, i
dirigenti e i componenti lo
staff del sindaco, per voce
dello stesso primo cittadino
hanno voluto, quindi, confermare la fiducia nei confronti della Teti, «che potrà
contare sulla vicinanza di
giunta e amministrazione».
L’invito è, dunque, «a proseguire come fin’ora fatto, nella complessa attività che la
vede quotidianamente impegnata nei vari settori di
sua competenza».
Il messaggio: «Non abbiamo stipendi d’oro ma non moriremo di fame»
Crisi, i sacerdoti della Locride
si autotassano per i poveri
Galati (Pdl)
Il Miur
punta
su ricerca
IL Ministero della ricerca
pensa all'espansione economica e guarda al Sud
come nuova piattaforma.
E’ quanto dichiara in un
comunicato il sottosegretario uscente Giuseppe
Galati
facendo riferimento ai
progetti di potenziamento strutturale, che vengono finanziati all'interno
dell'Asse I “Sostegno ai
mutamenti strutturali”
dei PON sulla ricerca e
per la competitività.
«L'idea - spiega Galati è quella di creare un ponte
sinergico, tra il mondo
della ricerca industriale,
l'alta tecnologia e i laboratori pubblico-privati, al fine di poter costruire una
crescita dell'area del Mezzogiorno, connessa in
particolare a quattro regioni come: Calabria,
Campania e Puglia e Sicilia». Si tratta di fondi per
650 milioni di euro, distribuiti in base alla grandezza delle regioni. Alla
Calabria sono state destinate il 20% delle risorse,
circa un 5% in più di quelle previste precedentemente; ammontanti a 130
milioni di euro e destinate
a 12 progetti, tra i soggetti assegnatari le tre Università calabresi, la Fondazione Terina e IDI SUD
a Lamezia Terme.
I«l meridione deve stare agganciato al resto del
paese, con progetti seri,
di qualità e di innovazione», conclude Galati.
di GIOVANNI LUCÀ
LOCRI - I sacerdoti di LocriGerace si autotassano per sostenere "i più poveri tra i poveri". In questi tempi di profonda crisi economica, che colpisce più degli altri chi è già povero, chi ha famiglia e figli ed è
rimasto disoccupato, spesso è
facile ascoltare chi propone ricette miracolose, senza però
metterci niente del suo per venirnefuori operaiutare glialtri. Ecco allora che, dal clero di
una piccola e povera diocesi
come quella di Locri-Gerace,
arriva un piccolosegno, miniscolo come una goccia d'acqua
nell'Oceano, ma grandissimo
gesto di solidarietà.
I sacerdoti della chiesa locrese, durante il loro recente
ritiro mensile presieduto da
monsignor Giuseppe Fiorini
Morosini, hanno deciso di autotassarsi, di detrarre una
somma del loro stipendio (o
della loro pensione) per destinarla "ai più poveri tra i poveri". Ciò è la naturale e spontanea conseguenza dell'attenzione che il presbiterio di Locri-Gerace rivolge al momento difficile che sta attraversando l'Italia ed il Sud in parti-
colare. Di fronte a ciò la Chiesa
italiana sta facendo concretamente la sua parte, ma il clero
locrese ha avvertito il bisogno
di fare qualcosa di ulteriormente significativo. "Viviamo
in un periodo in cui -è stato
detto dai sacerdoti- tutti alzano la propria voce per dire che
la crisi bisogna affrontarla
con la collaborazione, la condivisione e la responsabilità di
tutti i cittadini, ma poi si
aspetta sempre che siano gli
altri a fare qualcosa e nessuna
categoria di persone si muove
per incominciare a dare il
buon esempio". Il significato
di questainiziativa puòessere
cercato in una serie di considerazioni sottolineate dagli
stessi presbiteri: "perché anche noi possiamo essere creativi, senza aspettare che le proposte ci piovano sempre dall'alto; perché la nostra diocesi,
pur essendo piccola e povera,
ma vicina alla gente che soffre, può anch'essa ideare qualcosa di buono;perché si tratta
di un primo segno che potrebbe risvegliare le coscienze di
tante altre persone e anche di
altre categorie che stanno economicamente meglio di noi;
perché ci auguriamo che l'ini-
ziativa possa essere emulata
anche da altre diocesi". Già
tanti sacerdoti e religiosi, in
ogni parte del mondo, aiutano
insilenzio tantefamigliebisognose seguendo il consiglio di
Gesù: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt.
6, 3), questo, però, "è un segno
di testimonianza diversa, che
vuole coinvolgere gli altri a fare altrettanto e più di noi". Tra
le riflessioni emerse durante
il ritiro è stato evidenziato che
"non bisogna aver timore se la
cosa andràa finiresui giornali, perché non sarà una notizia
di cui la Diocesi dovrà vergognarsi; anzi, tutt'altro. Gesù
ha detto: Risplenda la vostra
luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere
buone e rendano gloria [non a
voi, ha detto] ma al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5, 16) e,
in altra occasione, ha apprezzato la piccola offerta della vedova povera più che le grandi
offerte rumorose, ma ostentate dai ricchi (Lc 21, 3)". I presbiteri hanno aggiunto: "Anche se noi preti non apparteniamo a quelle categorie che
hanno stipendi e pensioni d'oro, siamo sicuri che non moriremo di fame per questo".
Battaglia chiama in causa la giunta regionale per i ritardi
«Bloccati 500mila euro per le pmi»
REGGIO CALABRIA - « La Regione Calabria
non ha erogato ancora i fondi di garanzia del
2010». A denunciare i ritardi è il consigliere
regionale del Pd Demetrio Battaglia che ricorda come il collegato alla legge di bilancio di
previsione del febbraio 2010 , prevedeva un
fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di 500.000 euro. «Una somma non idonea
certamente a risolvere i problemi del credito
in Calabria - puntualizza il consigliere regionale - ma comunque importante. Bene quella
somma non è stata erogata nel 2010 per i vincoli del patto di stabilità , non è stata erogata
ancora nel 2011 sempre per gli stessi problemi, non so quando sarà erogata, certamente
questi ritardi hanno un effetto negativo e sposta in avanti l'obiettivo che la legge voleva raggiungere». Secondo il consigliere regionale
«è chiaro che non sono i vincoli finanziari ad
impedire il pagamento , la norma in questo caso diventa un alibi, responsabili sono i dipartimenti interessati che nel corso dell'anno effettuano delle scelte molto spesso non frutto
di strategie virtuose ma conseguenza di inefficienze , ritardi, incompetenze e discrezionalità incomprensibili. Servono, quindi - conclude - sistemi coerenti , oggettivi ed automatici capaci di dare qualità alla spesa per renderla efficace che possono essere costruiti da
scelte politiche ed amministrative virtuose».
Nel centro storico di Cosenza
L’interno distrutto di uno dei due appartamenti
Appartamenti a fuoco
salvate due persone
dagli agenti di polizia
di ANTONIO MORCAVALLO
COSENZA - Non ci hanno
pensato un attimo. Alla vista del fumo che usciva dalla palazzina, hanno sfondato la porta e si sono gettati tra le fiamme. Prima si
sono imbattuti in due cani
che, nell’angolo di una
stanza erano avvolti dal
fuoco, poi hanno udito le
disperate grida d’aiuto di
una donna, e sfondando
un’altra porta, l’hanno
prelevata di peso e portata
fuori. Infine hanno tratto
in salvo il figlio dell’anziana donna. Si è consumata
tra le fiamme e il fumo, la
notte di eroismo dei poliziotti della Squadra Volante di Cosenza, intervenuti
intorno all’1,15 nel centro
storico.
Eroismo che ha salvato
due vite umane, e che porta
il nome dell’assistente capo Bruno Marino e dell’agente
scelto Marco
Mazzuca, i primi a intervenire, ma anche
degli assistenti
Roberto Stefanizzi e Francesco Iorio. Grazie al loro
sprezzo del pericolo (per Marino è la seconda volta, visto
che anni fa partecipò al salvataggio di alcune persone
in un incendio a contrada
Badessa), la donna di 86
anni, trovata avvolta dal
fumo, e il figlio di 66, stordito dalle esalazioni, sono
vivi. Sono stati ricoverati
all’ospedale cosentino, ma
stanno bene.
IL ROGO. Tutto si consuma in pochi minuti. In
via Santa Lucia, nel centro
storico, a poca distanza
dalla movida del sabato sera. Intorno all’1,15 arriva
l’allarme alla sala operativa della questura. La pattuglia della Volante, diretta dal vicequestore Pietro
Gerace, e formata da Marino e Mazzuca, arriva sul
posto dopo pochi istanti.
L’incendio interessa una
palazzina vecchia. Gli
agenti sentono abbaiare
dei cani e sfondano la porta
di una prima abitazione.
Vengono investiti da una
coltre di fumo nero, ma entrano lo stesso. All’interno, intrappolati in angolo,
vedono due poveri animali
ormai avvolti dalle fiamme. Non riescono a intervenire, ma in pochi istanti
si rendono conto che
dall’appartamento vicino,
arrivano urla di donna.
Sfondano la seconda porta
e trovano una anziana distesa sul letto. Le fiamme
sono quasi in tutta la stanza. A questo punto Mazzuca e Marino si fanno largo
tra il fuoco. Uno fa spazio,
l’altro preleva l’86enne che
avvolge in una coperta (la
donna ha indosso solo la
camicia da notte). Dallo
stretto vicolo del centro
storico, gli agenti portano
la donna fino alla vicina
piazza dei Valdesi, piena di
gente. Qui l’anziana viene
soccorso dagli operatori
del 118, intanto intervenuti. Sul posto arrivano anche i Vigili del fuoco, coordinati dal caposquadra
Corrado Gaudio, e una seconda pattuglia della Squadra Volante,
formata dagli
assistenti Stefanizzi e Iorio.
E sono proprio
loro a sentire
ancora
urla
provenire dalla
palazzina
in
fiamme. Entrano anche loro
nell’appartamento in cui
pochi istanti prima era stata salvata la donna e trovano un uomo. E’ il figlio
66enne dell’anziana. L’uomo è in stato confusionale
a causa della densa coltre
di fumo. Viene soccorso a
braccio e portato fuori fino
a piazza dei Valdesi. Intervengono ancora i sanitari,
mentre per gli agenti scoppiano gli applausi. Anche i
poliziotti Mazzuca e Marino finiscono in ospedale
ma vengono dimessi dopo
essere stati sottoposti a terapia disintossicante. Intanto Vigili del fuoco e Polizia (sul posto anche
l’ispettore capo Critelli e il
sovrintendente Covello),
una volta domato l’incendio, provvedono ai rilievi.
L’abitazione dalla quale
sembrerebbe partito il fuoco risulta pieno di fili elettrici scoperti. Sulle cause
del rogo, comunque, nessuna certezza, nonostante
l’arrivo sul posto anche di
una squadra Enel.
I poliziotti
si sono gettati
tra le fiamme
per portar fuori
madre e figlio
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10 Calabria
F1 ad Abu Dhabi
Nuoto e polemiche
Maxi Lopez
vuole il Milan
Inter su Song
Juve
via Krasic?
Incredibile
si ferma
Vettel
Alonso dietro
Hamilton
Pellegrini
a Lamezia
«Ai Giochi
la Vezzali
portabandiera»
a pagina 4
Lewis Hamilton
a pagina 34
Federica Pellegrini
a pagina 33
Lunedì 14 novembre 2011
Una giornata
par ticolare
a Riz ziconi
con la nazionale
Una bella festa
piena di gente
e tanti bambini
E con l’incitamento
di Prandelli
La foto simbolo
della giornata di
Rizziconi: don
Ciotti festeggiato
dagli azzurri (foto
di Adriana
Sapone)
Non mollate mai
Cartellino
rosso
Quel campo
già simbolo
e lo schiaffo
di don Ciotti
segue dalla prima
sto all'appello di don Ciotti è stato una
cosa grande, un segnale che qualcosa
faticosamente si muove. Come quelle
cinquantamila persone che sfilarono a
Reggio il 25 settembre del 2010 stretti
nello slogan “no 'ndrangheta”.
Il problema è che in un paese normale non dovrebbero essere i calciatori a
dover scendere in campo per affermare
un diritto: poter giocare anche una
partita di pallone senza paura e senza
lacrime. Quelle che ancora inondano
gli occhi dei genitori di Dodò, il bambino ucciso in una sparatoria su un campetto di calcetto. Dovrebbe essere la po-
litica a stabilire che quel campetto di
periferia va difeso con le unghie e con i
denti e permettere ai ragazzini di
sgambettare e tirare calcial pallone sognando di stare a San Siro. Senza che
nessuno possa impedire loro di non
farlo più. Dal mafioso tracotante e impunito che manda i suoi scagnozzi a
scassare ogni cosa, all'assessore che fa
spallucce a chi chiede di provvedere a
far funzionare la doccia o l'impianto di
illuminazione. Perché poi combattere
la malavita, al di là degli slogan e dei gesti che pure servono, significa fare tutti il proprio dovere anche tra mille problemi ed ostacoli. Questo vuol dire don
Ciotti alla politica quando afferma: «La
lotta alla mafia si fa sul territorio ma si
fa soprattutto a Roma, in Parlamento».
Purtroppo non è così, lo sappiamo bene. La paura, la mancanza di lavoro, la
povertà culturale fanno il resto.
Eppure, questa discesa in Calabria
serve anche ai nostri calciatori e sia lode a Cesare Prandelli (ma anche alla Federcalcio) che avrà fatto capire così a
Mario Balotelli, più di tante parole che
pure gli deve aver detto al tempo, che
andarsene in giro per Scampia, nel
quartiere napoletano in mano alla camorra, non è una cosa da fare poiché è
come accreditare violenza, soprusi e
assassini. Questa giornata di festa, di
bambini e di aria buona può anche far
riflettere quei dirigenti del calcio che
permettono che squadre gestite da mafiosi facciano il loro bel campionato. Il
pallone non è certo un’isola felice tra
scandali, trucchi e scommesse.
Adesso non bisogna mollare. Don
Ciotti ha gridato: «Attenzione, è la terza volta che ricostruiamo questo campo. O ci impegniamo a lavorare per il
cambiamento, oppure sarà invano. Il
cambiamento comincia in ciascuno di
noi». Se su quel campetto di Rizziconi i
ragazzi potranno continuare a divertirsi, allora avremo dato un bel calcione
alla ’ndrangheta. «Non mollate mai», è
stato il saluto di Prandelli. Già.
Gianni Cerasuolo
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Maxi Lopez
Sabato torna la A
2
CALCIO
Lunedì 14 novembre 2011
Gattuso ha fatto l’arbitro del minitorneo degli azzurri
L’evento Il campetto di Rizziconi: terza riapertura
La promessa di Prandelli
Che bella festa
senza paura
«Non finisce qui». Buffon: un dovere essere qui
di ANGELO GIOVINAZZO
RIZZICONI – Festa doveva essere e
festa è stata. Una partita «per allenare le nostre coscienze, i nostri valori», ha ricordato Cesare Prandelli
che ha mantenuto, insieme al presidente della Figc Abete, la promessa che avevano entrambi fatto a don
Luigi Ciotti, presidente di Libera,
qualche mese fa. Una festa che è servita anche a don Ciotti per fare
un’entrata a gamba tesa nei confronti della politica alla quale ha detto che «le mafie si vincono non solo
sui territori infestati ma soprattutto a Roma, in parlamento facendo
leggi giuste».
Intorno ad ascoltarlo in silenzio
migliaia di giovani arrivati da tutta
la Calabria ma anche tanti parlamentari come De Sena, Minniti, Garavini, Napoli tanto per fare qualche
nome, rappresentanti istituzionali
calabresi: il presidente della giunta
regionale Giuseppe
Scopelliti, il presidente del consiglio
regionale Francesco
Talarico, il presidente della provincia
Giuseppe Raffa, consiglieri regionali e
provinciali, il prefetto Varratta, il questore Casabona, sindaci. C’era anche
il vescovo Luciano Bux che ha detto
di pregare per la conversione dei
mafiosi. Presente anche il presidente della commissione regionale antimafia Magarò, che insieme al presidente Talarico ha consegnato ad
Abete un pallone Puma con su scritto “Dai un calcio al pizzo” e “Il pizzo è
una palla al piede”.
Tra tante presenze un’assenza
che non è passata inosservata: quella dell’ex sottosegretario all’ambiente Elio Belcastro, che è proprio
di Rizziconi, città della quale è stato
anche sindaco. Ha scelto di non esserciBelcastro allafesta dellanazionale proprio nel suo paese, in quel
campettocheieri èstatoinaugurato
per la terza volta. Costruito in un terreno confiscato al potente casato dei
Crea, gente che qui continua a dettare legge, poi devastato e nuovamente restaurato grazie ai commissari
prefettizi. Un campetto nel quale
non ci giocava nessuno quasi per timore. Poi i vandali che entrano ancora in azione quasi a voler dire che
in quel terreno strappato al boss
Teodoro “ Toro” Crea che doveva essere una discarica non doveva essere utilizzato da nessun altro. Nessuno avrebbe mai immaginato che proprio il quel campetto un giorno ci
avrebbe giocato nientemeno che la
nazionale di calcio.
Ma è accaduto grazie a don Ciotti ,
ad Abete e a Prandelli ma anche agli
azzurri: «Per noi era un dovere morale essere qui - ha detto Buffon - un
senso di responsabilità che bisogna
avere in situazioni e occasioni come
quelle di oggi». Il sogno si è trasformato in realtà. Chi immaginava di
vedere in quel piccolo rettangolo di
gioco Pirlo, Marchisio, Balotelli,
Matri, Chiellini, Gattuso e compagni sgambettare per omaggiare
quei ragazzi della scuola calcio di
Rizziconi, chehanno decisodi sfidare i boss , facendo di quel campetto il
simbolo del riscatto di questa terra.
Ed è stato bello vedere migliaia di
bambini arrivati da ogni dove, persino dallo Zen di Palermo, abbracciare
i loro beniamini. Poco importa se nascosti da qualche parte c’erano anche gli occhi di qualche mafioso dellazona,perché hannovistounevento che resterà negli annali di questa
regione che è fatta «nella stragrande maggioranza di persone per bene» come ha ricordato il governatore Scopelliti. Gente che ha affollato
le strade, gli svincoli autostradali e
le piccole tribune di Rizziconi pur di
vedere la nazionale scendere in campo per “fare un gol alla ‘ndrangheta”. E se
c’era qualche mafioso, è stato costretto ad
abbassare lo sguardo
ed a sentirsi diverso
dai più, dai tanti, dalla stragrande maggioranza. Si sarà sentito non accettato, respinto. E forse vigliaccamente, penserà di fargliela pagare a qualcuno.
Don Ciotti non lo esclude. Il rischio
c’è, inutile negarlo. Loro, i mafiosi,
che in Calabria hanno anche utilizzato il calcio per ottenere consenso
sociale, (è stato ricordato il recente
sequestrodella magistraturadidue
società di serie D) non potevano non
sentirsi umiliati dal vociare festoso
dei bambinidella scuoledi Rizziconi
che si sono impegnati a non “mollare mai”proprio come ha chiesto loro
Prandelli.
«Mettiamo fuori gioco la ‘ndrangheta » tuonava don Ciotti prima di
presentare a Buffon e compagni i genitori del piccolo Dodò il cui sangue
è stato versato proprio in un campo
di calcio, o Caterina, una dei tanti parenti della vittime di mafia presenti
ieri a Rizziconi. Bastava vedere lo
sguardo di del calabrese Gennaro
Gattuso quando ha abbracciato quei
genitori, per capire come la presenza degli azzurri non sia stata solo
una esibizione come le altre. C’era
dell’altro. Da lontano chi incrociava
lo sguardo di Gigi Riva, insieme a
quello del presidente della Lega Serie B Andrea Abodi, o del vicepresidente vicario Carlo Tavecchio e di
Demetrio Albertini, poteva capirlo.
Sguardi di condivisione e di commozione. Gioia e emozione si sono intrecciati. Sensazioni manifestati
con il pudore di chi ha sempre sofferto ed ha pagato caroed ha avuto feriteinguaribili comequelle deiparenti delle vittime di mafia ai quali Gennaro Gattuso a nome di tutti ha regalato un pallone con le firme dei cal-
L’abbraccio
con i genitori
del piccolo Dodò
ciatori. Un tappeto verde e un pallone, i campioni ed i bambini che campioni sognano di diventarlo. Il gioco
più bello del mondo che diventa messaggio e speranza in una terra, la Calabria,bellae violentata,nellaquale
lo sport è riuscito a dare un grande
messaggio di speranza. Non capita
tutti i giorni, anzi in fondo non è mai
accaduto, di vedere gli azzurri scendere in campo contro un avversario
che appare invisibile ma che non lo è
come la mafia. E la nazionale, Prandelli e Abete lo hanno fatto: ogni calcio a quel pallone era un calcio alla
mafia e agli uomini del male che offuscano il futuro dei molti. « Mafia
che non è solo in Calabria – ha ricordato don Ciotti, ma in tutto il paese».
La normalità adesso si affronta
con più coraggio. Il messaggio è arrivato ed è stato accolto. Felice di
questa giornata anche don Pino Demasi, il referente e anima di Libera
nella Piana. Lo sport può dare una
mano anche in futuro. La Figc aderirà anch’essa a Libera perché la lotta
alla mafia unisca tutte le energie.
Don Ciotti lo ha chiesto ad Abete e il
presidente non potrà tirasi indietro.
Il segnale arriva sempre da Prandelli: «C'è un domani per questa gente e
questo posto. Vogliamo dare continuità a questo giorno». Don Ciotti
sarà contento.
Cesare Prandelli
drangheta. «La nazionale ha voluto
testimoniare con la sua presenza la
vicinanza alla battaglia per la legalità, una battaglia di valori che coinvolge tutti noi», aggiunge il massimo dirigente della Federcalcio per il quale è
altrettanto importante che «queste
iniziative non muoiano» se si vuole
dare loro un senso. «Cercheremo di
seguire questo Comune che adesso
rappresenta un simbolo di un impegno anche da parte della Federazione», dando seguito all’iniziativa
odierna «strada facendo, nei modi
che riterremo più funzionali». «Come
ha detto don Ciotti la criminalità organizzata ha dei nomi diversi territorio per territorio ma una comunanza
di soggetti che vogliono prevaricare e
non consentire di esprimere con libertà le possibilità personali – ha aggiunto Abete – Siamo qui con Gattuso
che ci ha dato la disponibilità a essere
in questa occasione con la nazionale:
Rino rappresenta l’immagine della
Calabria bella, vogliosa di fare, affezionata ai suoi valori e che ha grande
speranza per il futuro».
Per i calciatori azzurri, parla per
tutti il capitano Buffon che sente come un dovere morale essere qui, un
senso di responsabilità che bisogna
avere in situazioni e occasioni come
queste. Infatti il portierone azzurro
ha detto: «Tante persone e soprattutto la politica ci dovranno sostenere e
dare una mano, insieme ai valori della libertà che regnano in ogni abitante di questa terra – ha proseguito Buffon -. Come ha detto don Ciotti, il grimaldello deve essere quello di migliorare la nostra cultura singolarmente, conoscere a fondo la storia di ogni
paese e di ogni città, perché solo una
conoscenza diretta delle cose può
smuovere le coscienze».
L’accoglienza dei ragazzi di Rizziconi (le foto sono di Adriana Sapone)
GLI ALTRI AZZURRI
L’AMICHEVOLE
L’INTERVISTA
«Gente del calcio, venite con noi»»
Montolivo: «Orgogliosi di questo gesto»
L’appello di don Ciotti: «Anche lo sport deve darsi una ripulita»
E Marchisio sottolinea: «La mafia non esiste soltanto al Sud ma anche al Nord»
RIZZICONI - «La presenza della nazionale a Rizziconi, Pensando a lui o al piccolo Dodò che si vive la giorsul campo confiscato alla 'ndrangheta, «è un segno, è nata di oggi?
«Sì certo. Su un campo di calcio, un momento di riil potere dei segni contro il potere della mafia. E' una
presenza che ha grande valore per questi ragazzi, ve- flessione, di preghiera, anche per chiedere a Dio che ci
dere arrivare gli azzurri qui per dare dei calci alle ma- dia una bella pedata per andare avanti per continuare
fie è fondamentale». Don Luigi Ciotti, che ha chiesto il nostro impegno contro tutte le mafie».
Questa è una giornata importante, perché?
alla Federcalcio di aderire a Libera, è lì al centro del
«Perché vuole sottolineare l’imcampo. Quasi l’arbitro della partita
portanza della presenza della nazioche non stata solo giocata sul piano
nale italiana che acquista la forza del
agonistico. Da una parte i calciatori
segno che suscita domande e scuote
della nazionale, dall’altra la squadra
le coscienze. L’importanza dei segni,
delle istituzioni. Ed è stata a questa
contro i segni del potere mafioso e
squadra che ha lanciato le provocaquindi questo è un segno nella conzioni più pesanti: « La vera lotta alla
sapevolezza che ha bisogno di un primafia – ha aggiunto – si fa con le poma, di un durante ed di un dopo. Ma è
litiche sociali, difendendoil lavoro, a
una presenza che deve stimolare ancominciare da quelli che lo hanno».
che le coscienze per impegnarci semDon Luigi questa mattinata è
pre di più tutti insieme per dare un
iniziata in un modo assolutamente
calcio, o meglio dei calci a tutte le madiverso. So che sei stato a salutare
fie e a tutte le forme di illegalità».
un ragazzo che non c’è più.
Pensi che anche lo sport debba
«E’Francesco.Sono andatoasaluinterrogarsi sul suo ruolo?
tare Francesco sulla sua tomba a De- Don Ciotti e Gattuso
«Lo sport deve anche interrogarsi
lianuova. Abbiamo ricordato anche
il piccolo Dodò ucciso a Crotone ad undici anni. Come al suo interno su molte forme di illegalità, di violenza,
sai Francesco Inzitari è il giovane 18 enne ammazzato di corruzione. Anche il mondo del calcio deve interrodue anni fa. Io stamani sono andato a salutarlo, dove garsi sulle illegalità che lo attraversano. Vogliamo far
riposa. Non potevo dimenticarmi di lui. E sulla sua emergere il calcio onesto e pulito, quello che piace a
tomba ho visto tre palloni e le maglie della Juve di cui questi ragazzi, facciamola sempre correre la palla, ma
facciamo in modo che sia una palla pulita».
era tifoso».
Una storia assurda quella di Francesco Inzitari.
mi.al.
di PIERO CATALANO
RIZZICONI – Poco prima delle
15 cala il sipario su Rizziconi e
sulla Nazionale. Sul volto dei
bambini e degli adulti che affollano la tributa costruita per l’occasione si legge la felicità per
aver risposto “presente” ad un
evento che sicuramente resterà
negli annali della storia pianigiana.
La stessa felicità è dipinta sulle facce dei protagonisti, su
quella di Rino Gattuso per esempio, calabrese tra i calabresi, che
ha voluto essere presente malgrado i guai fisici, ma anche degli altri protagonisti azzurri che
per un giorno, anzi per qualche
ora, trovano un calore particolare.
«Siamo veramente orgogliosi
di essere qui in mezzo a questa
gente – aggiunge Riccardo
Montolivo –. Sapere che il nostro
gesto servirà a dare una risposta
forte alla criminalità ci riempie
di orgoglio».
«È una giornata importante
oltre che una grande emozione –
Il saluto ai genitori del piccolo Dodò, ucciso su un campetto di Crotone
sottolinea Claudio Marchisio c’è un grande attaccamento alla
Nazionale da parte di questi
bambini e di tutta queste persone. Speriamo di avergli dato
qualcosa, magari quella forza di
volontà che serve per migliorare. In queste circostanze è giusto
che tutti lancino un segnale forte. Purtroppo abbiamo a che fare
con cose che si trascinano da anni – conclude - problemi che ormai riguardano tutta l’Italia».
Il “mitico” Gigi Riva, accompagnatore, praticamente da
sempre in azzurro, si gusta in di-
sparte quanto sta accadendo intorno alla “sua” Nazionale, vicino a lui, c’è un sardo doc, Salvatore Sirigu, il portiere del Psg,
«conosco bene la realtà meridionale – evidenzia - sono anche io
del Sud e sono fiero di esserlo. Le
nostre realtà sono molto simili,
perché i problemi che ci sono in
Calabria, ci sono anche in altre
regioni del mezzogiorno d’Italia. Il calore delle persone però è
fantastico, speciale. Questa
gente deve solo guardare avanti
con ottimismo e con positività.
Oggi noi nel nostro piccolo abbiamo fatto qualcosa per tutti i
ragazzi che sono venuti al campo».
Sulla stessa lunghezza d’onda
Domenico Criscito: «E’ importante che la gente si sia divertita,
noi abbiamo passato una stupenda giornata e speriamo che
la nostra visita possa dare forza
ai calabresi per poter avere vita e
lavoro migliore. Queste sono
emozioni forti – conclude - questo affetto è il più grande che c’è,
soprattutto intorno alla maglia
azzurra».
Domani la sfida all’Uruguay
Buffon agguanta il mito Zoff
RIZZICONI -Dopo l’abbraccio di Rizziconi
(nella foto Abete e Scopelliti) la nazionale
è tornata a Roma in vista dell’amichevole
con l’Uruguay: per la partita di martedì
all’Olimpico il capitano Buffon giocherà la
partita numero 112 in maglia azzurra, raggiungendo Dino Zoff.
In campo l’Italia si troverà un Uruguay imbottito di “italiani”. Assente Forlan, sarà Edison Cavani il condottiero della squadra, affiancato da altri tre giocatori tra i protagonisti
del campionato italiano: il mediano della Lazio Alvaro Gonzalez ed i centrocampisti del
Bologna, Diego Perez e Gaston Ramirez. A
questi va aggiunto il portiere Muslera che
all’Olimpico ha giocato molte partite con la
maglia della Lazio.
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RIZZICONI - «Non mollate, non mollate mai». Cesare Prandelli ha usato
un coro da tifosi per incitare la gente
di Rizziconi, prima di chiudere la domenica speciale della nazionale sul
campo di calcetto, contro la ‘ndrangheta. Il commissario tecnico è rimasto particolarmente colpito dall’affetto e dalla voglia di riscatto della popolazione, soprattutto dalla partecipazione dei bambini che assiepavano la
tribuna, indossando i cappellini color
bianco, rosso e verde. «Siamo orgogliosi di aver insistito perché la Nazionale potesse venire qui. Non è solo
una sfida ma l’idea di poter iniziare
qualcosa di importante non solo per
questa terra ma anche per l’Italia. E’
stata una giornata storica ma non finisce qui, daremo continuità a questa
iniziativa», ha aggiunto Prandelli.
Quella di ieri, a Rizziconi, è stata
una giornata di festa, di quelle che
non si scordano mai. Una giornata
tutta azzurra, come il cielo che ha sovrastato il paese. Gli azzurri in maglietta e pantaloncini sono scesi sul
campetto sintetico alle 13,30 e tra cori da stadio, applausi e l’Inno di Mameli hanno dato vita a un minitorneo,
con l’arbitro di eccezione Rino Gattuso, testimonial dell’evento qui nella
sua Calabria. La festa è continuata
sugli spalti e in campo con i giocatori
che si sono divertiti e hanno divertito
i ragazzi, ma la nazionale è stata qui,
per diffondere un bel messaggio di legalità, lanciare una bordata alle mafie.
Lo ha confermato anche il numero
1 della Figc, Giancarlo Abete «La nazionale è sempre un simbolo ed è importante che attraverso queste iniziative si trasmetta un sistema di valori,
si trasmettano dei messaggi positivi». Abete si è detto orgoglioso di aver
accolto la proposta di don Ciotti, portando gli azzurri ad allenarsi a Rizziconi, sul campo confiscato alla 'n-
Bambini, quattro calci e slogan contro la ’ndrangheta
«Ma le mafie si battono soprattutto a Roma»
di MICHELE ALBANESE
3
CALCIO
Lunedì 14 novembre 2011
Gazzetta del Sud Lunedì 14 Novembre 2011
9
Calabria
.
S. MARCO ARGENTANO Mario Scorzo si allontanò dalla caserma del 41° Stormo di Sigonella il 23 ottobre del 1982 (aveva 25 anni). Appello della madre
Il mistero dell’aviere sparito da 30 anni
Il militare fu accusato di diserzione. Il fratello Luciano: «La mistica di Paravati ci disse che non era morto»
Arcangelo Badolati
SAN MARCO ARGENTANO
Trent’anni di solitudine e attesa.
Natalina ha festeggiato settantasei primavere avvolta nel suo consunto vestito nero. Piegata dagli
acciacchi e invecchiata precocemente dai dolori, questa donna indossa il colore del lutto da tanto
tempo perchè due dei suoi figli,
Fernando e Carmine, sono morti
prematuramente in Germania
dov’erano emigrati in cerca di fortuna e l’altro, Mario, è scomparso
misteriosamente da Sigonella il
23 ottobre 1982. A Natalina, che
ha perso pure il marito, è rimasto
solo Luciano. Lui le sta accanto e
l’aiuta a sopportare il peso e l’angoscia dei distacchi patiti. Il figlio
ha scelto di tornare dall’estero dove lavorava, per sostenerla in questa ultima parte di vita terrena.
Natalina, occhi cerchiati, volto attraversato da una ragnatela di rughe, trascorre le sue interminabili
giornate nella modesta casa di
San Marco Argentano alimentando con la preghiera la speranza di
riabbracciare un giorno il suo Mario. La mistica Natuzza Evolo, cui
si rivolse per averne notizie, le disse che Mario non era morto perchè
le «non lo vedeva tra le anime», al
contrario di quanto accadeva invece con Carmine e Fernando.
«Prima di chiudere la mia esistenza – dice alla Gazzetta Natalina –
vorrei riabbracciare mio figlio per
questo ho deciso di parlarne pubblicamente». Mario Scorzo,
nell’ottobre del 1982, stava svolgendo il servizio militare (all’epoca obbligatorio) come autista nella caserma del 41° Stormo
dell’Aviazione militare a Sigonella. Pochi giorni prima di sparire
nel nulla era stato a casa, in Calabria, per effetto di una licenza. Allegro e scanzonato come sempre
prima di ripartire per la Sicilia aveva chiesto alla madre la carta
d’identità. Sembrava una richiesta banale e invece, forse, celava
altre intenzioni. Mario, infatti,
aveva svelato ai familiari d’aver
conosciuto sulla nave traghetto
che attraversava lo Stretto una ragazza americana. Una ragazza
con cui aveva cominciato a scriversi e scambiarsi piccoli doni.
Rientrato a Sigonella, il venticinquenne aveva chiesto e ottenuto
un permesso breve. Correva il 23
ottobre 1982. Da quel giorno nessuno l’ha più visto, né sentito. Dopo tre giorni Scorzo venne dichiarato «disertore» ed un maresciallo
dei carabinieri venne spedito a casa dei genitori a chiedere informazioni e verificare se fosse tornato
in Calabria. Fu così che i genitori
seppero della sua sparizione. Il padre decise pertanto di andare nel-
PROVINCIA
DI REGGIO CALABRIA
Stazione Unica
Appaltante Provinciale
Amministrazione aggiudicatrice:
Comune di Villa San Giovanni
Estratto di gara
per procedura aperta
OGGETTO: Comune di Villa San Giovanni - Appalto del servizio di spazzamento
strade e spazi verdi comunali.
CIG:
3185179CD9
C.U.P.:
H99E11001090004. Importo complessivo dell’appalto: Euro 718.375,30 oltre
Iva. Categoria del servizio: CPV
906120000-0 - Durata del contratto:
mesi 24. Criterio di aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa,
ai sensi dell’art. 83 del D. Lgs. 163/2006
e dell’art. 120 del D.P.R. n. 207/2010. Finanziamenti: Fondi del Bilancio Comunale. Le offerte dovranno pervenire, a
pena di esclusione, alla Stazione Unica
Appaltante Provinciale Via Cimino n. 1 89127 Reggio Calabria entro e non oltre
le ore 12 del giorno 16.12.2011. L’apertura delle offerte sarà effettuata il
18.12.2011 alle ore 10. Il bando integrale è pubblicato all’Albo on line della Provincia e del Comune di Villa San Giovanni, sui siti www.provincia.rc.it e
www.comune.villasangiovanni.rc.it nonché sui siti della Regione Calabria e del
Ministero Infrastrutture.
Responsabile Unico del Procedimento:
geom. Giancarlo Trunfio. Responsabile
del Procedimento di gara: dott.ssa Teresa Cara. Data invio alla Guce
29.10.2011. Data di invio alla Guri
3.11.2011.
IL DIRIGENTE Mariagrazia Blefari
la caserma di Sigonella per avere
delucidazioni su quanto fosse accaduto. Un capitano gli spiegò che
Mario se n’era andato lasciando
nel suo armadietto personale degli indumenti intimi e un diario. Il
congiunto chiese di poter vedere il
diario ma non gli venne concesso.
Dell’importante documento non
si seppe poi più nulla perchè sulla
scomparsa del ventincinquenne
non fu avviata alcuna inchiesta
giudiziaria. Il caso venne infatti
rubricato come «diserzione». A casa Scorzo, però, due circostanze
suscitarono una serie di dubbi. Un
anonimo telefonista, in piena notte, chiamò per dire che «nella caserma sanno tutto», mentre l’anno
successivo alla scomparsa da
un’agenzia turistica di Venezia
giunse alla famiglia della documentazione relativa alla prenotazione di un viaggio mai effettuato.
Ai genitori, che non riuscirono ad
avere dall’agenzia alcun tipo di
soddisfacente
delucidazione,
sembrò quasi un depistaggio. Per
lungo tempo perciò continuarono
a sperare che Mario si facesse vivo
ma, dopo vent’anni di inutile attesa, chiesero al tribunale di Cosenza che ne dichiarasse la «morte
presunta». Natalina, però, non ha
mai smesso di pensare a suo figlio.
Racconta Luciano: «Ogni giorno
mi madre si raccoglie in preghiera
davanti alla foto di Mario e piange. Quando mi avvicino per consolarla, mi ripete: “Trovalo, trovalo”: È per questo che abbiamo deciso di rivolgerci alla Gazzetta».
Ma cosa chiedono l’anziana
donna e il figlio? Solo notizie. Si
acconterebbero d’una testimonianza. Dice ancora Luciano:
«Vorrei sapere dov’è, se è vivo o è
morto. Se si è rifatto una vita da
un’altra parte del mondo vorrei
che ce lo dicesse. Io e mia madre
siamo rimasti soli, c’è solo lui. Sappia che non corre alcun rischio a rivelarsi perchè il reato di diserzione è andato in prescrizione. Può
tornare a riabbracciare sua madre, che lo aspetta».
Mario Scorzo – secondo un’ipotesi meno tragica – potrebbe essersi allontanato volontariamente
dall’Italia per sottrarsi al servizio
militare. Oppure – volendo essere
meno ottimisti – potrebbe essere
stato ucciso. Già, ma in questo caso perché? «Il venticinquenne non
frequentava in Calabria ambienti
a rischio – chiarisce l’avv. Michelangelo Russo, legale degli Scorzo
– e non aveva dunque nulla da temere». Se, pertanto, fosse stato assassinato le ragioni andrebbero ricercate nel periodo in cui soggiornò in Sicilia. Un periodo ascrivibile tra il giugno e l’ottobre del 1982.
Questo fu il tempo che rimase sotto le armi a Sigonella.
Mario Scorzo
Natalina Scorzo
La base aerea di Sigonella a Catania
VARAPODIO È andata bene ad Andrea Longo, 26 anni, ferito a un fianco con un colpo di arma da fuoco
Tentato omicidio: la vittima se la cava con un graffio
Domenico Zito
TAURIANOVA
Il ferito è stato medicato all’ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro
È andata bene ad Andrea Longo, il ventiseienne operaio di
Varapodio che venerdì sera
(ma la notizia è trapelata solo
ieri) è stato ferito con un colpo
d’arma da fuoco. Nonostante il
proiettile lo abbia raggiunto al
fianco, per sua fortuna non ha
leso alcun organo, né ha colpito
ossa o vene. Grazie a questa
fortunatissima circostanza, il
giovane se l’è cavata con pochi
giorni di prognosi e le pronte
dimissioni dall’ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro
dov’era stato portato poco dopo il ferimento. I sanitari gli
hanno medicato la parte, riscontrando la presenza di foro
d’entrata e di uscita del proiettile, che tuttavia ha lacerato
qualche tessuto superficiale
senza ledere parti vitali e senza
causare la perdita di molto sangue.
Ma cos’è avvenuto? Chi ha
sparato e per quali motivi? Il
quadro allo stato sembra molto
incerto. Per cercare di sbrogliare la matassa stanno lavorando
alacremente i carabinieri della
stazione di Varapodio e quelli
del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di
Taurianova, tutti operanti sotto le direttive del capitano Giulio Modesti.
Stando a quanto è trapelato
sin qui, Longo, che risulta incensurato e che svolge saltuariamente mansioni di operaio
quando riesce a trovare lavoro,
avrebbe raccontato di essere
stato ferito in una zona di campagna vicino Varapodio. Altro
del racconto non è emerso.
Si sa per certo che gli inquirenti, che operano sotto il coordinamento investigativo del sostituto procuratore presso la repubblica di Palmi, dott.ssa Giulia Pantano, stanno vagliando
con molta attenzione la denun-
cia del giovane. Nel corso del fine settimana si è proceduto pure all’audizione di parecchie
persone che potrebbero sapere
qualcosa di rilevante, così come sono state disposte ed effettuate diverse perquisizioni domiciliari.
Non è improbabile che nei
prossimi giorni ci possa essere
qualche sviluppo che possa
quantomeno aiutare a capire
meglio la vicenda, che al momento è caratterizzata da molti
lati oscuri. Una vicenda che comunque non può essere certo
liquidata come una ragazzata,
visto che chi ha sparato ha colpito una parte vitale, e quindi si
può presumere avesse l’intenzione di uccidere.
Di certo questo nuovo episodio fa ripiombare la cittadina di
Varapodio
nuovamente
nell’angoscia, dopo il brutale
duplice assassinio, il 28 settembre scorso, dei fratelli Carmelo
e Francesco Donato.
PARAVATI Migliaia di fedeli presenti al 18esimo anniversario dell’arrivo della statua voluta dalla messaggera della Vergine
Il popolo di Natuzza in preghiera davanti alla Madonna
Vincenzo Varone
PARAVATI
Il popolo di Natuzza nella giornata del diciottesimo anniversario
dell’arrivo della statua del Cuore
Immacolato di Maria Rifugio delle Anime ha letteralmente invaso
per tuta la giornata di ieri ogni angolo di Paravati, frazione di Mileto, nel Vibonese. Esattamente come accadde il 13 novembre del
1993. Quel giorno era presente
Natuzza Evolo felice e con lo
sguardo costantemente rivolto
alla Madonna e ai sofferenti che
affollavano le prime file.
Ieri mattina la mistica con le
stimmate non c’era fisicamente
ma ha vegliato dal cielo ogni momento del grande raduno di fede.
Nella “Piccola Lourdes del Sud”
sin dalle prime luci dell’alba si sono viste persone da ogni dove,
provenienti da ogni parte d’Italia.
Comitive di pellegrini sono giunti
anche dalla Francia, dalla Germania e dagli Stati Uniti d’America. Larghissima è stata la rappresentanza dei cenacoli di preghiera, con i loro stendardi e con la loro devozione viva alla Madonna e
al messaggio di pace di amore di
Natuzza Evolo.
Tutti i presenti sono stati visti
compostamente in fila e tutti diretti, molti con il rosario in mano,
verso la grande spianata della
fondazione dove davanti al sagrato del costruendo santuario
mariano è stata celebrata la santa
messa, presieduta da mons. Giovanni d’Ercole vescovo ausiliare
dell’Arcidiocesi de l’Aquila e dal
vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Luigi
Renzo. Accanto a loro decine di
sacerdoti (tra cui i sacerdoti della
fondazione don Pasquale Barone, padre Michele Cordiano e don
Il corteo di celebranti che ha preceduto la processione della statua della Madonna
Maurizio Macrì) e di diaconi.
Ad accogliere i fedeli, subito
dopo la processione per le vie del
paese, ci ha pensato una canzone
che recita pressappoco così. «Il 13
novembre Maria arrivava a Paravati, il suo cuore gioiva. Tanto
pioveva quel giorno quaggiù ed
in cielo esultava Gesù». Un inno
alla Madonna e alla fede, per ricordare un giorno scolpito nella
memoria di tutti. Forti e chiare,
nel corso dell’omelia, le parole di
mons. Giovanni D’Ercole, nel ricordo di Natuzza, protagonista di
un’esistenza completamente dedicata agli altri, e con il pensiero
rivolto al vescovo emerito della
diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Domenico Tarcisio
Cortese, scomparso venerdì scorso, che nel corso del suo lungo
episcopato (1979-2007) ha sempre sostenuto la missione della
messaggera della Madonna, sin
da primi giorni del suo arrivo nella sede episcopale di Mileto.
«A contatto con Gesù e la Vergine Maria – ha affermato qualche anno fa proprio mons. Domenico Tarcisio Cortese – e nella
preghiera continua, Natuzza
Evolo seppe riempire il suo cuore
d’amore, avendo capito che lo
scopo e il vero senso della vita del
cristiano, come dovrebbe essere
per ogni uomo, non può che essere l’amore». Parole che hanno già
fatto storia. Come quelle pronunciate, qualche giorno fa, nel corso
delle celebrazioni del secondo
anniversario della scomparsa
della mistica, dall’attuale vescovo mons. Luigi Renzo che ha auspicato l’inizio, fra qualche anno,
del processo di beatificazione, invitando tutti a collaborare, offrendo la propria testimonianza,
affinchè l’iter canonico possa essere avviato.
Gazzetta del Sud Lunedì 14 Novembre 2011
19
Reggio Ionica
.
BOVA MARINA L’ormai ex sindaco Squillaci nel mirino di Zavettieri, Caridi e Crupi
PALIZZI
Il “de profundis” dell’opposizione
«Giunta nata male e finita peggio»
Consiglio
comunale
stasera
con “avviso”
al prefetto
«Inefficienza e intolleranza al dissenso, oltre all’onta dell’accesso»
Domenico Pangallo
BOVA MARINA
Una conferenza stampa a tre voci
in merito alla vicenda della sospensione del Consiglio comunale da parte del prefetto di Reggio
Calabria a seguito delle dimissioni contestuali presentate dalla
maggioranza assoluta dei suoi
componenti. Carmelo Caridi e
Domenico Zavettieri, segretari
cittadini rispettivamente del Partito Democratico e dei Socialisti
Uniti, e Vincenzo Crupi ex consigliere comunale di minoranza,
hanno attaccato l’ex sindaco e la
maggioranza che ha governato fino a qualche giorno fa la cittadina
jonica.
Il primo a parlare è stato Domenico Zavettieri: «L’amministrazione Squillaci – ha detto – è
nata male, con l’arresto, dopo pochi mesi, di un consigliere comunale, ed è finita peggio, implosa
per le sue contraddizioni interne.
Le motivazioni sono riconducibili
alla personalità del sindaco, capace solo di dare ordini ma non di
confrontarsi, dimostrando di non
avere le qualità politiche e umane
per dirigere un’istituzione democratica. L’amministrazione Squillaci, che aveva l’ambizione di salvare il paese in declino, ha precipitato ulteriormente il Comune
nel degrado sociale, politico ed
economico non riuscendo a spendere neanche le risorse ereditate
dalla precedente amministrazione. Questa amministrazione,
Domenico Zavettieri
Vincenzo Crupi
sciolta con provvedimento prefettizio, non lascia rimpianti nella
cittadinanza poiché si è distinta
solo per inefficienza. Non si tratta
di affermazioni gratuite ma suffragate dai fatti, come dimostrano lo stato in cui versano la piscina comunale ed il Parco archeologico».
Carmelo Caridi ha rincarato la
dose: «Il sindaco Squillaci si è rivelato inadeguato a risolvere i
problemi del paese, mostrando la
balzana idea di punire ogni forma
di dissenso e di opposizione, cacciando dal consiglio comunale
l’ex vicesindaco Panzera ed attivando la procedura di decadenza
per ben sette consiglieri comunali
per assenteismo, sull’orlo del precipizio politico. L’ex sindaco
Squillaci è finito come peggio non
poteva finire: a furia di tentare di
cacciare gli altri, è stato cacciato.
Il paese avrebbe fatto volentieri a
meno di questo sindaco che ha
fatto finta di non vedere il declino
politico e sociale del paese, che ha
incarnato l’essenza di quella politica che si riempie la bocca di
chiacchiere, che ha fatto della
perdita delle risorse economiche
regionali la pochezza della sua
azione amministrativa, per non
parlare dell’incapacità a sostenere il confronto politico».
Vincenzo Crupi ha chiuso i lavori dicendo: «Con la decisione
MILANO Concluse le arringhe del processo sul “locale” di Pioltello
Verso la sentenza l’abbreviato
sulla ‘ndrangheta in Lombardia
Rocco Muscari
LOCRI
L’operazione “Infinito - Crimine”
di Milano si avvia all’epilogo. Dinanzi al giudice per l’udienza
preliminare, dott. Roberto Arnaldi, nei giorni scorsi si sono
conclusi gli interventi difensivi
per tutti i 118 imputati che avevano scelto di essere giudicati
con il rito abbreviato. Il processo
era iniziato il 9 giugno con la requisitoria dei pubblici ministeri
Ilda Bocassini e Alessandra Dolci, della Dda milanese, durata diverse udienze, e conclusasi con la
richiesta di condanna a pene varianti tra i 6 e i 20 anni di carcere
per tutti gli imputati. Quindi, già
a giugno, erano iniziate le arringhe dei difensori, poi sospese nel
periodo estivo e riprese subito
dopo.
A chiudere gli interventi difensivi è stato l’avvocato Leone Fonte, difensore di alcuni imputati
ritenuti dall’accusa facenti parte,
anche con ruoli verticistici, del
cosiddetto locale di Pioltello,
uno dei tanti comuni coinvolti
nell’indagine milanese. L’avvocato Fonte, così come tutti i difensori che lo hanno preceduto,
ha articolato quasi tutta la sua difesa sulla mancata dimostrazione da parte dell’accusa del metodo mafioso quale espressione del
reato di associazione mafiosa. Ed
infatti la lunga attività di indagi-
LOCRI Un ignobile atto vandalico
Il pm Ilda Bocassini
del prefetto si è conclusa l’esperienza
dell’amministrazione
Squillaci che, senza onta di smentita, è stata la peggiore che abbia
mai vissuto il Comune di Bova
Marina. Non parlo per partito
preso, ma sono i fatti a parlare:
basta vedere lo stato di degrado
del paese e i finanziamenti persi.
La Giunta Squillaci si è distinta
per una serie di primati: per la prima volta Bova Marina conosce
l’invio di una commissione di accesso ai sensi della normativa antimafia, per la prima volta due impianti di depurazione sono stati
sequestrati dalla magistratura
per mancanza di manutenzione;
per la prima volta è stato sequestrato il centro Aism, cavallo di
battaglia di questa squadra, ridotto a un ricovero per animali. Gli ex
amministratori si sentivano dei
padreterni che potevano fare tutto quello che garbava loro, non tenendo conto delle regole. Considerando che di Padre Eterno ve
n’è uno solo alla fine sono andati a
casa come meritavano. A riprova
di ciò basta ricordare che hanno
estromesso Giuseppe Panzera,
reintegrato dopo il doppio grado
di giudizio ed hanno cercato di fare lo stesso con sette consiglieri
avviando il procedimento di decadenza per assenteismo, quando le assenze erano giustificate da
atti depositati ed anche in considerazione di una giurisprudenza
che considera giustificata l’assenza quale strumento di lotta politica da parte dell’opposizione».
ne durata quasi cinque anni con
grande impiego di tecnologia
(intercettazione ambientali, servizi di videosorveglianza ed altro), non avrebbe, secondo il legale, dato alcuna prova che nei
comuni in cui secondo l’accusa risiedevano gli imputati, che avevano costituito questi locali di
ndrangheta, vi fosse un controllo
del territorio in senso mafioso da
parte degli stessi imputati. Concludendo, quindi, per l’assoluzione dei propri assistiti.
Il processo “Infinito” ha preso
avvio dall’operazione “Crimine”,
condotta congiuntamente dalla
Dda di Reggio e di Milano, che
nel luglio di un anno fa ha portato
all’esecuzione di oltre trecento
ordinanze di custodia cautelare
in carcere tra la Calabria e la
Lombardia. Il processo di Milano
è stato aggiornato al 18 novembre e, salvo eventuali repliche del
pubblico ministero e controrepliche dei difensori, dovrebbe andare a sentenza.
Pietro Parisi
PALIZZI
Oggi pomeriggio alle 18 si riunirà il Consiglio per discutere
e approvare un importante
ordine del giorno. C’è una novità da rilevare, rispetto alle
precedenti sedute. Questa
volta, l’avviso di riunione è
stato inoltrato, per conoscenza, anche al prefetto di Reggio
Calabria. Ciò perché la minoranza ha chiesto con una lettera al sindaco Sandro Autolitano, circa un mese fa, la convocazione straordinaria del
consesso per la questione della ricerca dei nuovi locali per
la caserma dei Carabinieri.
Alla scadenza (venti giorni il
termine utile) della richiesta
il Consiglio non è stato convocato, e la minoranza si è rivolta al prefetto.
Com’è noto, il comandante
della stazione, maresciallo
capo Giovanni Piccolo, dal
settembre scorso ha chiesto la
collaborazione del Comune
per trovare nuovi locali, in vista dello sfratto che dovrà avvenire il 30 novembre. Il secondo argomento in scaletta
riguarda “l’accettazione della
donazione
dell’emeroteca
multimediale alla comunità
da parte del dott. Franco Arcidiaco”. Anche qui si palesa la
necessità di trovare, tra le
proprietà immobiliari dell’ente, una struttura adeguata.
Vincenzo Iennaro, Maria Carmela Lanzetta e Teodoro Bucchino
MONASTERACE Un utilissimo convegno
Federalismo fiscale:
o si pagano le tasse
o è la rovina per tutti
Imma Divino
MONASTERACE
Il federalismo fiscale, panacea
delle sofferenze contabili o
morsa che rischia di strangolare
i comuni? Per Monasterace, casse vuote e bilancio in rosso, c’è il
rischio che già prima del 2014,
anno in cui la riforma dovrebbe
entrare in vigore, potrebbe tradursi in un salasso per i cittadini
sempre più gravati dall’inasprimento dei tributi e chiamati a
nuovi sacrifici imposti dal governo centrale. È quanto emerso, dal convegno organizzato
dal Comune, presenti ll sindaco
Maria Carmela Lanzetta, l’assessore Teodoro Bucchino, e
Vincenzo Iennaro, consulente
della Kibernetes srl che ha spiegato ai numeosi cittadini presenti gli effetti del federalismo
fiscale, Che anziché smussare le
disparità territoriali provocherà nel Sud effetti devastanti.
Commentando alcuni dati riportati da Bucchino sull’evasione fiscale a Monasterace (che
sfiora il 50% su acqua e Tarsu),
ha parlato della necessità di un
cambio di rotta: «Fino a poco
tempo le – ha spiegato – le risorse venivano elargite ai Comuni
grazie a cospicui trasferimenti
dallo Stato centrale. Ora ciascun comune deve attrezzarsi in
proprio perché entro il 2014 i
trasferimenti si ridurranno fino
a zero. Occorre, dunque, sensibilizzare la gente invitandola a
pagare le tasse: ne va del futuro
dei nostri figli”. Un invito rinnovato anche dal sindaco che ha
sottolineato pure la necessità di
ridurre gli sprechi: «Ormai la
corda si è rotta, ma prima di passare ad azioni coercitive, vorremmo far capire ai cittadini
che è giunto il momento in cui
questo paese diventi comunità,
e capisca che pagare i tributi significa garantire i servizi».
SIDERNO La neo presidente Milardi ha nominato il direttivo
Fidapa, passaggio di consegne
Ex aequo le borse di studio Romeo
Aristide Bava
SIDERNO
Cambio di guida nella Fidapa
di Siderno tra Maria Caterina
Mammola e Lina Milardi Sansalone nel corso di una serata
durante la quale sono state anche assegnate le borse di studio
“Bebè Romeo”, intitolate alla
prima presidente del sodalizio
sidernese. Sono stati gli alunni
Roberta Manto e Emanuele Albanese a vincere ex aequo la
borsa di studio diretta agli studenti dell’istituto “Pedullà” sul
tema “Rispetto per la memoria
storica a 150 Anni dell’Unità
d’Italia”. La figura di Bebé Romeo è stata ricordata da Anna
Lina Milardi Sansalone
Maria Speziale, con l’apporto
di memorie del figlio di Bebè,
Antonio Audino, presente in
sala.
La Milardi ha indicato, nel
discorso d’apertura, le componenti del suo direttivo e le linee
di massima del programma.
Del direttivo fanno parte: la
past presidente Caterina Mammola Lascala, la vicepresidente
Irene Fiorenza, la segretaria
Pina Armocida Burzomì, la tesoriera Caterina Fragomeni.
Revisori dei conti sono Teresa
Pizzimenti e Raffaella Marino;
consigliere: Anna Maria Ferraro Macrì, Patrizia Pelle, Cinzia
Lascala, Rita Commisso, Flavia
Costantino e Silvana Fonti.
ROCCELLA JONICA Organizzato dal Comune in collaborazione con alcune associazioni e istituti sanitari
Allagato il liceo “Oliveti” Tumori alla testa e al collo, corso per medici di base
Condanna di Calabrese
Stefania Parrone
Emanuela Ientile
LOCRI
«L’allagamento causato al liceo
classico “Ivo Oliveti” è un gesto
spregevole che ha causato ingenti danni. Faremo avviare
un’indagine interna, perché chi
ha agito vilmente dovrà essere
punito». Lo afferma l’assessore
provinciale alla Pubblica istruzione, edilizia scolastica e formazione professionale, Giovanni Calabrese, che in una nota
esprime «dura condanna al vile
atto vandalico verificatosi ai
danni dell’Oliveti la notte tra
l’11 e il 12 novembre scorsi».
«Le aule dei due piani, comprese segreterie, laboratori e
aula magna, sono state allagate
e sommerse d’acqua, per la
chiusura degli scarichi dei la-
vandini dei bagni, con l’intenzione di provocare non solo un
disagio ma un vero e proprio
danno a tutta la scuola». Da
parte
dell’Amministrazione
provinciale, cui si aggiunge la
dura condanna del presidente
Giuseppe Raffa, informato dei
fatti da Calabrese, «ci sarà il
massimo impegno per evitare
che in futuro si possano verificare episodi del genere e ciò sarà fatto – ha concluso l’assessore – intensificando le misure di
sicurezza nelle scuole che ricadono nella nostra competenza».
Sul posto è intervenuto anche il geometra Spagnolo,
dell’Ufficio provinciale di Locri,
che ha potuto constatare i danni arrecati all’edificio scolastico.
ROCCELLA
Offrire al medico di base e allo
specialista otorinolaringoiatra
le nozioni basilari per una corretta gestione della diagnosi
del paziente affetto da malattie
tumorali alla testa e al collo e
della terapia post-operatoria
domiciliare, sia per quanto riguarda le specifiche cure oncologiche sia per la gestione del
dolore e le metodiche riabilitative della voce e della deglutizione. Questo l’obiettivo che si
è proposto il 1. corso di “Patologia oncologica del collo: dalla diagnosi alla terapia integrata”, iniziativa medico-scientifica gratuita con impostazione
multidisciplinare rivolta, infatti, anche a medici anestesisti e
terapisti del dolore, oncologi,
chirurghi e logopedisti, presen-
Da sinistra: Certomà, Asprea, Giudice, Condemi, Carfì e Alvaro
ti in gran numeri all’ex Convento dei Minimi di Roccella.
Il corso presieduto dal dott.
Francesco Asprea, specialista
roccellese in otorinolaringoiatria da oltre dieci anni in servizio presso la casa di cura San
Camillo di Messina, è stato promosso grazie alla collaborazione tra il Comune di Roccella
(assessorato alla Qualità della
vita), la casa di cura San Camil-
lo di Messina, lo Studio Radiologico di Siderno, il Rotary
Club di Locri e l’associazione Jimuel onlus
«La neoplasia del collo è la
quinta per frequenza sul territorio nazionale e presenta tra i
fattori di rischio il fumo da tabacco, l’alcool, la scarsa igiene
orale e il papilloma virus» – ha
ricordato, sollecitando la necessità di una diagnosi precoce
per evitare interventi demolitivi, il dr. Gabriele Alvaro, anestesista del Policlinico universitario Materdomini di Catanzaro, intervenuto in apertura dei
lavori in veste di assessore comunale alla Qualità della vita.
Sono seguiti i saluti del sindaco Giuseppe Certomà, del
dott. Pietro Crinò dello Studio
radiologico, del dott. Isidoro
Napoli presidente di Jimuel,
dell’avv. Francesco Agostino
presidente del Rotary di Locri,
del dr. Bruno Porcino della Direzione generale dell’Asp di
Reggio, del dr. Giuseppe Zampogna primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di locri e vicepresidente dell’Ordine dei
medici della provincia reggina.
I lavori sono entrati nel vivo
con l’esaustiva relazione del
dott. Asprea che ha messo a
fuoco le patologie neoplastiche
del collo, con riferimenti alla
storia della ricerca scientifica,
fino ad arrivare alla «anatomia
chirurgica degli svuotamenti
linfonoidali del collo». A “nobilitare” l’evento anche due lezioni magistrali su “Le laringectomie” e “Le neoplasie del massillo facciale”, che sono state tenute rispettivamente dal dott.
Francesco Carfì già primario
otorinolaringoiatra dell’Ospedale di Milazzo e ora alla casa
San Camillo, e dal prof. Mario
Giudice, docente di chirurgia
maxillofacciale dell’Università
di Catanzaro. Sono seguite
quindi le relazioni di illustri
specialisti quali Daniele Sinardi, Walter Pirrotta, Giuseppe
Vinci, Tommaso Risitano, Barbara Gaudio, Remo Morabito,
Isidoro Napoli, Al Sayyad Said,
Giovanni Condemi e Carlo Frascà.
Lunedì 14 Novembre 2011 Gazzetta del Sud
24
Vibo - Provincia
.
PARAVATI Anche quest’anno i figli spirituali di Mamma Natuzza hanno partecipato al 18esimo anniversario dell’arrivo della statua di Maria
Una folla immensa si inchina alla Madonna
Nel corso della concelebrazione eucaristica presieduta da mons. D’Ercole ricordato il vescovo Cortese
Lidia Ruffa
PARAVATI
Si fa sempre più numerosa la presenza del popolo di Dio che ha riposto le proprie speranze nel
“Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”. Più di venti
mila pellegrini, ieri, hanno affollato l’area della “Villa della
Gioia”, uniti dalla fede e
dall’amore che Mamma Natuzza
ha riservato ad ognuno di loro,
per festeggiare insieme il diciottesimo anniversario dell’arrivo
della statua della Madonna, la
stessa che per anni ha conversato
con la mistica di Paravati.
Ed è in nome e per volontà del
“Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”, venerata sotto questo titolo che sono nati i Cenacoli di preghiera, riconosciuti
dall’allora vescovo di Mileto
mons. Domenico Tarcisio Cortese. Un appuntamento fisso per il
popolo mariano che rappresenta
inoltre un giorno di festa per le
centinaia di cenacoli di preghiera
arrivati da tutta Italia, alcuni
giunti anche dalla Francia, per
rendere omaggio alla Madonna
che ha scelto Natuzza Evolo come strumento docile per manifestare il suo progetto di amore.
Dopo la solenne processione
per le vie del paese, la statua della
Madonna è stata accolta all’interno dell’area della fondazione, tra
gli applausi scroscianti, da migliaia di fazzoletti bianchi sventolati al cielo. Subito dopo ha
avuto inizio la solenne concelebrazione eucaristica presieduta
dal vescovo ausiliare dell’Aquila,
mons. Giovanni D’Ercole, da
sempre legato alla figura di
Mamma Natuzza. Al suo fianco il
vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Luigi
Renzo ed i parroci della fondazione: don Pasquale Barone, don
Maurizio Macrì e padre Michele
Cordiano. Particolarmente toccanti, le parole del presule D’Ercole, il quale durante l’omelia,
non ha mancato di ricordare il
compianto vescovo emerito della
diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Cortese. «Fu proprio
lui – ha sottolineato il vescovo ausiliare dell’Aquila – a parlarmi
per la prima volta di Natuzza
Evolo. Ricordo come mons. Cortese, per anni, ha difeso, protetto
e seguito la figura della mistica».
Il presule che ieri non è voluto
mancare a questo importante appuntamento con i cenacoli di preghiera, ha parlato ai numerosi
pellegrini, come un padre ai propri figli. «Seguendo l’esempio di
Natuzza – ha proseguito – che durante la sua lunga vita terrena ha
sofferto patimenti e sofferenze
sopportandole con amore e devozione; che è stata madre e nonna e grande maestra di vita, dobbiamo imparare a vivere secondo
la volontà di Dio». Mons. Giovanni D’Ercole infine, ha rivolto alle
persone presenti l’augurio che
«nel Cuore Immacolato di Maria,
ognuno possa trovare, oltre ad
un rifugio sicuro, il dono della pace che è il vero dono che Dio ci ha
fatto». Alle parole del presule
D’Ercole sono seguite quelle di
don Pasquale Barone, parroco di
Paravati. Anche lui ha ricordato
come «sia proprio grazie a mons.
Domenico Tarcisio Cortese, l’inizio della costruzione della “Villa
della Gioia” che lui ha autorizzato nel 1987. Ed è stato sempre
mons. Cortese a benedire per la
prima volta la statua del “Cuore
Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, quando arrivò a Paravati nel 1993”. “La veloce moltiplicazione dei cenacoli di preghiera – ha concluso don Barone
– è segno dell’amore che Natuzza
ripone nella Madonna».
VIBO VALENTIA
Una busta
con proiettili
alla dirigente
Adriana Teti
La statua della Madonna portata in processione sulla spianata di Villa della Gioia
La folla di fedeli durante la concelebrazione presieduta da mons. D’Ercole
Migliaia i figli spirituali di Natuzza che hanno partecipato alla santa messa
MILETO Officiati ieri pomeriggio in Cattedrale i funerali del presule francescano stroncato da un infarto nei giorni scorsi a Roma
L’ultimo saluto al vescovo Domenico Tarcisio Cortese
MILETO. Era intrisa di tristezza e
di dolore, ieri pomeriggio, la
Cattedrale di Mileto dove sono
stati celebrati i funerali del vescovo emerito della diocesi di
Mileto-Nicotera-Tropea mons.
Domenico Tarcisio Cortese. In
tanti ieri, si sono dati appuntamento a Mileto per porgere l’ultimo saluto al vescovo che ha
amato Mileto e la diocesi più di
ogni altra cosa. Ventotto anni di
vescovado che hanno lasciato un
segno indelebile nei fedeli che lo
hanno conosciuto e nei sacerdoti. Tutti uniti dallo stesso ricordo. Il sorriso. La gioia di vivere.
La forza dello spirito. Un vescovo amico della gente che ha vissuto il suo mandato tra i fedeli.
Anche il clero della diocesi assieme ai vescovi calabresi si sono
uniti ieri, nel ricordo di mons.
Domenico Tarcisio Cortese. A
presiedere la celebrazione eucaristica, attorniato dalla maggior
parte dei vescovi calabresi, l’arcivescovo metropolita di Reggio
Calabria – Bova mons. Vittorio
Luigi Mondello, il quale si è soffermato sullo «spirito francescano che ha sempre guidato l’opera pastorale di mons. Cortese.
Sempre pronto – ha continuato
il presule – in modo gioioso e
scherzoso a proporre le proprie
idee».
Entrato far parte dell’Ordine
francescano dei Frati Minori, dal
1968 al 1977 il vescovo Cortese
ricoprì il ruolo di ministro provinciale dei Frati Minori in Calabria. Ed è stato proprio il suo attuale successore in carica, padre
Il vescovo francescano mons. Domenico Tarcisio Cortese
SAN CALOGERO Il “colpo” portato a termine sabato sera ha fruttato 1500 euro
Francesco Lanzillotta, a ricordare la figura del presule che si è distinto negli anni sia come presule che come frate Francescano.
«Rendeva semplici le cose più
difficili, bastava una sua battuta
a rendere ogni dialogo più vivo e
concreto. Mons. Cortese – ha
proseguito padre Lanzillotta –
aveva un’innata capacità di
ascoltare chiunque bussasse alla
porta del suo cuore».
Da sempre legato all’ordine
dei frati minori che non ha mai
trascurato, anche quando gli impegni pastorali lo portavano da
una parte all’altra della Nazione, «il vescovo Cortese – ha sottolineato padre Francesco – ha
sempre mantenuto viva la sua
grande capacità di riuscire a relazionarsi con tutti, dal più dotto
al più umile dei suoi fedeli e soprattutto con Dio». Una celebrazione eucaristica emozionante
che ha raggiunto il suo culmine
quando, prima della fine della
santa messa, il sindaco di Mileto
Vincenzo Varone, ha preso la parola. E rivolgendosi proprio a
mons. Domenico Tarcisio Cortese, gli ha affidato «la protezione
della città di Mileto. Un luogo
che Lei ha sempre amato. Lo
stesso amore – ha precisato Varone – che lega me a questa città».
Ed è stato proprio in virtù di
questo amore se mons. Cortese è
voluto tornare da morto nella
cittadina normanna, sede episcopale di una grande ed importante diocesi che per ventotto
lunghi anni ha vissuto sotto la
Una busta con proiettili indirizzata alla dirigente di palazzo “Luigi Razza” Adriana Teti è
stata intercettata negli uffici
delle poste di Vibo Valentia. La
notizia è di qualche giorno fa
ma solo ieri è stata portata a conoscenza del sindaco di Vibo
Valentia Nicola D’Agostino che
ha voluto indirizzare un messaggio di solidarietà e vicinanza ad Adriana Teti. Il sindaco
ha, inoltre, espresso profondo
rammarico per quanto accaduto, «uno squallido tentativo di
intimidire la dirigente».
Per D’Agostino si tratta di
un gesto «inaccettabile che
manifesta al tempo stesso un
segnale di regressione democratica. La lettera indirizzata
alla dottoressa Teti – ha inoltre
osservato – è l’epilogo di una
lunga serie di atti intimidatori
che incrinano, quotidianamente, la tranquillità di una
città che vuole e deve andare
avanti onestamente».
Da ricordare che qualche
mese fa un altro attentato era
stato messo a segno sempre nei
confronti della dirigente. Ignoti avevano dato alle fiamme la
sua autovettura parcheggiata
davanti casa. In quell’occasione la dirigente aveva dichiarato che l’intimidazione, molto
probabilmente, era da ricondurre alla sua attività professionale.
sua instancabile protezione. Un
pensiero al vescovo che lo ha
preceduto, è arrivato anche dal
presule mons. Luigi Renzo, il
quale, prima di rivolgersi ai fedeli, ha dato lettura dei messaggi di cordoglio giunti dal Vaticano, il primo a firma del cardinale
Angelo Bagnasco, presidente
della conferenza episcopale Italiana mentre il secondo recava la
firma del cardinale Tarcisio Bertone. «Questa giornata deve essere vissuta – ha precisato mons.
Renzo – non all’insegna della tristezza, ma al contrario deve essere caratterizzata dalla gioia di
sapere che il nostro fratello Domenico, è tornato alla casa del
Padre».
Presenti ai funerali anche i familiari del compianto vescovo,
tra cui il fratello e la nipote. Numerosa è stata inoltre, la partecipazione dei sindaci della provincia e di tante autorità civili e militari del territorio vibonese.(l.r.)
TROPEA Nazzareno Salerno (Pdl) rassicura la popolazione
Rapinato il titolare di un distributore di benzina Oncologia, il problema è risolto
Guido Galati
SAN CALOGERO
Rapina a mano armata, sabato sera, in località Piana delle Querce,
ai danni del 45enne Domenico
Mazzitelli, titolare del distributore di carburanti “Ies”, ubicato sulla direttrice sud della Statale 18.
A metterla a segno tre individui di aspetto giovanile, incappucciati e armati di pistola giunti
nell’area di servizio a bordo di
una Fiat Uno con la quale, dopo
aver arraffato tutto il contante
nella disponibilità del Mazzitelli,
mille e cinquecento euro circa,
sono fuggiti in direzione di Ro-
sarno. Nel corso delle ricerche dei
fuggiaschi, subito avviate dai carabinieri della stazione “Achille
Mazza” in collaborazione con i loro collegi delle stazioni vicine, la
Uno, risultata, da successivi accertamenti, rubata nello scorso
mese di ottobre a tale L. M. di Feroleto della Chiesa (Rc), è stata
rinvenuta bruciata in una stradina di campagna del limitrofo comune di Candidoni, qualche chilometro più avanti del bivio di Calimera.
Il tutto è avvenuto in modo fulmineo e sotto l’occhio delle telecamere di sorveglianza le cui immagini sono ora al vaglio degli in-
vestigatori dell’Arma. La banda
di malviventi è entrata in azione
intorno alle 18. A quell'ora il proprietario dell’area di servizio si
stava intrattenendo a parlare con
un suo abituale cliente, quando è
sopraggiunta da nord, direzione
Mileto, la Uno con tre persone a
bordo e con il volto coperto da
passamontagna. Una di loro è
scesa dall’autovettura e, pistola
in pugno, s’è diretta verso il titolare dell’impianto, puntandogli
contro la pistola e costringendolo
a sborsare l’incasso della giornata. Dopo di che i tre banditi, si presume gli stessi che alcune sere fa
si sono resi responsabili di analo-
ga rapina compiuta a Calimera
nel negozio di alimentari di Annunziatina Ceravolo dove si trovava, intento a fare degli acquisti,
anche il parroco del paese, don
Francesco Pontoriero, alleggerito delle offerte dei fedeli, 250 euro, hanno tagliato la corda, dirigendosi a tutto gas verso sud.
Per non lasciare tracce ed evitare, così, il rischio d’essere identificati, lungo il percorso, dove
forse ad attenderli vi era un quarto complice, i tre delinquenti si
sono disfatti dell’auto, cospargendola di liquido infiammabile
e dandole fuoco. Le indagini proseguono.
«L’oncologia
dell’ospedale di Tropea non
verrà penalizzata». È quanto
afferma il presidente regionale della commissione sanità
Nazzareno Salerno all’indomani della manifestazione che
ha visto migliaia di persone
scendere in piazza a Tropea.
«È pienamente legittimo –
aggiunge – che i i cittadini di
Tropea scendano in campo
per difendere il sacrosanto diritto alla salute, ma in riferimento alla situazione dell’oncologia va ribadito che il problema è già stato risolto e che
non esistono reali motivi di
TROPEA.
preoccupazione. Lo stesso
presidente Scopelliti ha confermato che la regione intende tutelare coloro che sono
colpiti da una così grave malattia ed impedire la creazione
di nuovi ed aggiuntivi disagi
che sarebbero insopportabili
per chi costretto a sostenere
un peso tanto grande. In generale – prosegue –, la Regione,
pur in un contesto in cui è indispensabile
razionalizzare
l’organizzazione dei servizi ed
eliminare gli sprechi, ha tenuto ferma la volontà di proteggere le categorie più deboli e
coloro i quali vivono situazio-
ni di particolare difficoltà.
Pertanto, sottolineo ancora
una volta, che nessun intervento penalizzante potrà interessare l’oncologia di Tropea
che, peraltro, ha finora prodotto risultati degni di nota diventando un punto di riferimento per i malati ed un fondamentale baluardo per la difesa della salute. Chi – conclude Nazzareno Salerno – come
il consigliere regionale Censore si prodiga nel diffondere
apprensioni ingiustificate nel
vano tentativo di ottenere
qualche effimero vantaggio
politico».
dal POLLINO
allo STRETTO
calabria
ora
LUNEDÌ 14 novembre 2011 PAGINA 4
un calcio alla ’ndrangheta
«La lotta alla mafia
si fa in Parlamento»
Dal campo di Rizziconi l’urlo di Don Ciotti e della politica
RIZZICONI (RC) «Oltre che sul territorio,
Don Ciotti insieme a Gattuso
la lotta alla mafia si fa a Roma, in Parlamento,
con le leggi giuste». Tuona don Ciotti - definito
dal giornalista della Rai Marco Mazzocchi, presentatore dell’evento, come il “protagonista delle contraddizioni
la giornata” - nel suo intervento di presentazione della manifestazione che ha visto gli azzurri
di Cesare Prandelli allenarsi a Rizziconi, su un
campo di calcetto costruito su un terreno sequestrato alla ’ndrangheta.
Il presidente di Libera che ha lanciato questa
idea in piena estate, spiega che «ci dobbiamo
impegnare indistintamente tutti a difendere
RIZZICONI L’arrivo della Nazionale a Rizzicoquesto campo che è la terza volta che inauguriani non ha reso entusiasta tutta la popolazione delmo». La mafia si combatte «anche con le polila cittadina della Piana. Innanzitutto perché non
tiche sociali» ha continuato Ciotti, «tutelando
tutti hanno avuto la possibilità di vedere gli uomichi ha il lavoro e lo sta perdendo». «Le mafie
ni di Prandelli da vicino, visto che la capienza denon sono solo in Calabria ma in tutta Italia» ha
gli spalti era limitata a 900 persone. Tra l’altro alancora sottolineato tra gli scroscianti applausi
l’interno della struttura vi erano tutte le persone
dei presenti. Ciotti ha anche ricordato «Franceinvitate dal Comune che ha privilegiato le scuole
sco (Inzitari, ndr) a cui ho portato un fiore quee le varie associazioni sportive. Per tale motivo
sta mattina» ed ha presentato agli azzurri i gel’amministrazione guidata dal commissario Fanitori di Domenico Gabriele,
brizio Gallo, ha deciso di installare in piazza Mul’undicenne ucciso mentre gio«La criminalità
nicipio uno schermo gigante per far sì che la pocava a calcetto a Crotone da
non
è
solo
polazione riuscisse comunque a seguire l’evento.
una pallottola vagante.
Ma, secondo le indiscrezioni trapelate dai residenC’era tutta la nomenclatura
in Calabria»
ti, nessuno o solo in pochi
politica ieri a Rizziconi. Dal prePresenti anche i
hanno deciso di guardare
sidente della Regione Scopelli«Un bel messaggio
genitori di Dodò
gli azzurri attraverso lo
ti a quello della provincia di
ma
qui
i
problemi
schermo gigante. L’altra
Reggio Giuseppe Raffa. Pascosa che non è piaciuta agli
sando per Marco Minniti ed Angela Napoli. «A
sono altri a
abitanti di Rizziconi è il fatRizziconi, come nel resto della Calabria, ci sono
cominciare da
to che il Paese sia stato detantissime persone perbene - ha detto Scopelliquello del lavoro»
scritto «malissimo» dalla
ti - che lavorano e che producono al massimo.
stampa nazionale. SeconLa piccola parte è la criminalità che è rumorosa
do alcuni inviati di testate importanti, nella cittae si fa sentire. Ma noi oggi con questa manifel’Agenzia
dina della Piana «c’è la paura di vivere» ha scritstazione gridiamo a tutti che abbiamo voglia di
to Attilio Bolzoni su Repubblica, storcendo anche
liberarcene», non disdegnando anche un saluin maniera non certo positiva alcune dichiarazioto «a Gattuso per rivederlo presto in campo ed
ni rilasciate dai cittadini allo stesso giornalista. In
a Pirlo, che ha giocato nella Reggina portandotal senso anche su Facebook molti rizziconesi, in
la alla salvezza». Il vescovo della diocesi di Oppossesso del tanto agognato pass per ammirare
pido-Palmi Luciano Bux, da uomo di chiesa ha
gli azzurri, hanno scritto che dopo tanto fango butsottolineato il fatto «che, noi credenti, dobbiatato sulla propria cittadina, non sarebbero andati
mo pregare per i mafiosi. Il Signore li deve aiua vedere l’allenamento di Buffon e compagni. In
«La partita contro la mafia si gioca tutti i giorni, ma in questo sfortare nella loro conversione da peccatori a uomisintonia con i sentimenti della cittadinanza le dizo i cittadini di Rizziconi non devono essere lasciati soli e la presenza
ni di pace». Luigi Varratta, prefetto di Reggio
chiarazioni del commissario Gallo, che ha spiegaoggi qui di rappresentanti delle autorità civili, religiose e della socieCalabria, nel suo saluto ai presenti ha detto che
to a Calabria Ora prima dell’inizio dell’evento di
tà civile testimonia il forte impegno comune in questa direzione».
«solo insieme ce la possiamo fare a far sterzare
ieri che «Rizziconi è un paese dove ci sono tantisCosi l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla crimila Calabria verso la positività». Giuseppe Raffa,
sime positività. Che fa tante cose concrete – ha dinalità organizzata commenta l’allenamento della Nazionale di calcio.
presidente della provincia reggina, ha spiegato
chiarato – come l’accoglienza agli immigrati e la
«Insieme a mille ragazzi delle scuole elementari e medie di Rizzicoche «questa di oggi è una straordinaria occasiostessa scuola calcio. Senza dimenticare le varie asni e a una rappresentanza di ragazzi del quartiere Zen di Palermo ne per far capire a tutti che la Calabria è piena
sociazioni esistenti all’interno del territorio. Sicurileva l’Agenzia - erano presenti all’evento le massime autorità locadi positività. Vedo moltissimi giovani presenti è
ramente bisogna rispondere con i fatti a tutti quelli, provinciali e regionali, oltre a Don Luigi Ciotti, al commissario prequesto è il segno che abbiamo un futuro imporli che scrivono o pensano altro. E la risposta di ogfettizio Fabrizio Gallo e al viceprefetto Maria Rosaria Laganà, dirigentante davanti a noi». Fabrizio Gallo, commissagi (ieri, ndr) con tanta gente e tantissimi giovani
te dei Beni confiscati dell'Agenzia, intervenuta in rappresentanza del
rio che guida il comune di Rizziconi, e l’artefice
presenti per la Nazionale lo è. Un segnale impordirettore Giuseppe Caruso». L’Agenzia nazionale, ha ricordato Lagadi questa manifestazione a livello logistico, ha
tante e chiaro». Intanto il pullman con a bordo i
nà, «cui compete in via esclusiva la gestione dei beni confiscati, condetto a chiare lettere che «la cittadina è piena di
calciatori della nazionale riparte, e in Paese non
tinuerà a lavorare insieme alle istituzioni e alle forze sociali per restipositività ed ha una grande propensione alla solidarietà. Quella di oggi è una giornata importuire alla collettività i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.
mancano le polemiche: c’era chi sperava di potertante. Una tappa fondamentale per il completo
L’occasione - conclude - è stata importante anche per commemorali vedere da vicino e chi spera che l’arrivo della Naaffrancamento dalla criminalità organizzata.
re, nel ricordo dei genitori, il giovane Domenico Gabriele, il ragazzo
zionale «serva al paese, speriamo cambi qualcoOvviamente alla Nazionale va un grande rindi 12 anni assassinato a Crotone nel 2009 perché, mentre si allenava
sa». «È stato bello vedere i calciatori qui a Rizziconi - dice un operaio -, sicuramente ci hanno dagraziamento per essere presente qui in mezzo a
in un campo di calcio, si è trovato tragicamente davanti al vero berto un messaggio di attenzione e a loro dobbiamo
noi e portare una gioia immensa ai presenti».
saglio di un regolamento di conti tra le ’ndrine calabresi». Per il predire grazie, ma qui i problemi sono altri a cominChiudiamo con una battuta di Marchisio: «Ci
sidente della Commissione contro la ’ndrangheta del consiglio regiociare da quello del lavoro. Solo così si potrà consiamo sentiti piccoli piccoli». Questa dichiaranale Salvatore Magarò, quella di ieri è stata «una giornata memoraNelle foto
tribuire a battere la ’ndrangheta. Altrimenti non
zione dà il senso all’intera giornata di ieri.
bile, che non dimenticheremo. Un'inedita pagina di contrasto alla
Scopelliti,
Raffa
cambia nulla».
criminalità con la forza dirompente di coraggio, lealtà e passione per
GIUSEPPE MUSTICA
e
Talarico
g.m.
il
bello
che
caratterizza
lo
sport
in
genere
e
segnatamente
il
calcio».
[email protected]
L’arrivo della Nazionale
tra consensi e malumori
«La partita contro i clan
si gioca tutti i giorni»
5
LUNEDÌ 14 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
A L L O
calabria
S T R E T T O
ora
un calcio alla ’ndrangheta
IN FESTA
Da sinistra gli
azzurri in campo,
il tifo sugli spalti
e don Ciotti
portato in
trionfo dai
calciatori. In alto
si vedono anche i
genitori di Dodò
Gabriele. Sotto
Prandelli e Buffon
con i ragazzi
(Fotoservizio
CUFARI)
la trepidante attesa
Striscioni
e cori da stadio
aspettando gli idoli
Tra le canzoni di Ligabue e i cori
da stadio: così i presenti a Rizziconi
hanno aspettato l’arrivo della Nazionale. Musica, emozione e grandissima atmosfera per un evento che non
avrà eguali nella storia del Sud Italia.
Già dalle prime ore della mattina si
percepiva l’attesa per l’arrivo degli
azzurri guidati dal commissario tecnico Cesare Prandelli. Soprattutto i
più giovani erano entusiasti all’idea
che da lì a pochi minuti avrebbero
visto, a qualche metro di distanza, i
propri beniamini. Il sogno di una vita, per molti. Poi, alla vista dell’autobus che ha portato gli azzurri al campetto di contrada Li Morti le urla di
gioia e di attesa erano a frequenze altissime. Sugli spalti è stato un tripudio di colori e felicità. La Giovanile
Rizziconese, la scuola calcio che si
allena in quel campetto, ha preparato una coreografia con dei cartelloni
tinti di verde, bianco e rosso, in
omaggio alla bandiera italiana. Tutti indossavano anche un cappellino
colorato. Il leitmotiv era sempre il
tricolore. Gli azzurri sono stati accolti da due ali di folla festanti. Non sono mancati i cori per i club. A Buffon
veniva urlato che la «Juve vincerà lo
scudetto»; a Montolivo una frase
eloquente: «Ti aspettiamo al Milan».
Una giornata faticosa, forse, per i
preparativi dei giorni precedenti, ma
che alla fine ha rispettato le premesse. L’atmosfera, del resto, è stata calda anche per i tantissimi giornalisti
presenti. Tutte le testate nazionali
avevano un corrispondente ieri a
Rizziconi. Una cittadina che, per un
giorno, è diventata la capitale d’Italia dello sport.
g.m.
Le
autorità
durante
l’inaugu
razione
La visita degli Azzurri
per recidere il cordone
tra crimine e pallone
Inaugurata per la terza volta la struttura
costruita sul terreno sequestrato al boss Crea
Il campo da
gioco venne
preso di mira
dai vandali, poi
fu abbandonato
PALMI (RC) Mafia e pallone, vecchi boss e ragazzot- volta sono i finanziamenti europei catalizzati dal proti in calzoncini e magliette a colori sgargianti: il connu- getto dei Pon sicurezza a garantire i fondi per i nuovi labio tra il crimine organizzato e il gioco che più appassio- vori che ripartono con grande lena nel 2007 per essere
na il Bel Paese è vecchio e consolidato. Un rapporto stret- portati a termine in pochissimi mesi. Nel luglio dello
to, che da una parte “aiuta” le società dilettantistiche a stesso anno infatti il deus ex machina di Libera, Don
risolvere i propri problemi di bilancio, dall’altra serve ai Luigi Ciotti e l’allora presidente della commissione parmammasantissima delle locali calabresi, a mantenere lamentare antimafia Francesco Forgione indossano calalto il legame con il proprio “feudo” d’appartenenza. Lo zoncini e parastinchi per la seconda ufficiale inaugurasbarco della nazionale a Rizziconi, oltre la retorica, ser- zione del presidio di legalità.
Queste volta le cose vanno meglio, almeno
ve proprio a recidere quel corcon il tempo, visto che quando il can can medone malsano che troppe volL’area fu
diatico volta la propria attenzione verso altro,
te ha legato il mondo pallonasequestrata nel
giovani e meno giovani di Rizziconi si avventuro al destino della cosca di riferirano fino a contrada Li Morti – la zona circonmento territoriale.
2000: il campo
data di uliveti secolari che fanno da sfondo ai
E così, i venti protagonisti delvenne
costruito
panorami mozzafiato della Piana ancora non
la pedata nostrana sono arrivati
in tempi record
compromessi dall’abusivismo impazzito del
ieri nel cuore agricolo della Piana
comprensorio – per una partita di calcetto. Andi Gioia Tauro per inaugurare –
per la terza volta – il campetto costruito sul terreno ap- che una formazione giovanile di una coraggiosa scuola
partenuto a “Toro” Crea, vecchio patriarca della cosca calcio utilizza il campetto sottratto allo strapotere del
che da sempre controlla il territorio di Rizziconi (comu- boss di Rizziconi Teodoro Crea: boss carismatico poco
ne già passato, suo malgrado, sotto le forche caudine più che settantenne finito in quasi tutte le grandi operadello scioglimento per infiltrazioni mafiose), e che non zioni della distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dal
ha mai nascosto la propria passione sfrenata per il gio- processo ai Tegano della fine degli anni ’70 fino alle recenti indagini “Toro” e “Devin” (le inchieste sulla costruco del calcio.
Un campo sorto su una superficie di quasi tre ettari se- zione del mega centro commerciale di Rizziconi che la
questrata al vecchio boss, con sentenza definitiva, nel Dda sostiene essere stato edificato proprio sui terreni
settembre del 2000. Un’idea buona quella del campet- della ’ndrina rizziconese) passando dal procedimento
to, che dopo le formalità per la progettazione e l’appro- “mafia delle tre province” che risale al 1983.
Ieri la nuova inaugurazione – l’ultima si spera – con
vazione del progetto definitivo prende forma con l’inizio
dei lavori per la piccola struttura sportiva che prendono l’intero carrozzone del calcio sceso fino a questo pezzo
il via a febbraio del 2002 per essere terminati poco me- di Sud per ribadire che lo sport è più forte della mafia,
no di un anno dopo. Tempi record per il piccolo avam- più forte dello strapotere dei clan come i Crea, in grado,
posto di legalità nella piana di Gioia Tauro che perde a leggere le carte dei procedimenti che li vedono coinvolperò prestissimo appeal tra la popolazione. Un po’ la ti, di condizionare il respiro stesso della piccola cittadipaura di mettere piede su una struttura costruita sul ter- na pianigiana, figurarsi le dinamiche che gravitano attorreno del mammasantissima cittadino, un po’ per mero no ad un campetto di periferia, per uno come Teodoro
vandalismo, il campetto viene abbandonato; quasi nes- “Toro” Crea, che il calcio lo ha sempre apprezzato e consuno ci gioca più e anche gli spogliatoi finiscono per di- tinua a farlo, visto che capita spesso che il vecchio boss
ventare il passatempo dei bulletti di paese che passano con il pallino del gioco del calcio faccia la sua comparsa
parte del loro tempo a sfasciare quanto costruito, a suon sui terreni polverosi del comprensorio, per seguire la
di pietre e malanimo.
sua squadra del cuore.
Passano quattro anni, e l’idea di rimettere a nuovo il
VINCENZO IMPERITURA
campetto sul terreno di Crea riprende forma. Questa
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6
LUNEDÌ 14 novembre 2011
D A L
P O L L I N O
calabria
A L L O
ora
S T R E T T O
dalla piana
Neanche il tempo di archiviare il
funerale dei due fratelli Donato –
ammazzati qualche settimana addietro come boss a colpi di lupara
mentre si dirigevano in un fondo
agricolo nella frazione Due Querce
– che il piccolo centro di Varapodio
torna sotto i riflettori della cronaca
per il ferimento di un giovane operaio. Nella notte tra venerdì e sabato infatti, le armi hanno fatto riascoltare la propria voce nel piccolo
centro alle falde d’Aspromonte. A
farne le spese questa volta il venti-
Varapodio, sparano contro un operaio
Il 26enne è stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco al fianco sinistro
seienne Andrea Longo, raggiunto
da un colpo d’arma da fuoco al fianco sinistro. Secondo le prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri
di Taurianova, agli ordini del capitano Giulio Modesti, il ragazzo è
stato colpito poco sopra il bacino,
ma fortunatamente il proiettile, dopo avere attraversato il corpo del
giovane, è uscito dall’altra parte
senza interessare alcun organo interno. Immediatamente soccorso,
Longo è stato trasportato all’ospedale di Gioia Tauro dove i medici
del pronto soccorso hanno effettuato le cure necessarie, dimettendolo
nella stessa serata. Un ferimento
strano quello del giovane operaio di
Varapodio che non risulta avere
precedenti penali o collegamenti
con il crimine organizzato della Piana di Gioia Tauro. Nelle ore successive al suo rientro dall’ospedale
Longo è stato lungamente interrogato dalle forze dell’ordine ma, da
quanto finora trapelato, non avrebbe reso agli inquirenti alcun particolare utile allo svolgimento dell’indagine. Un fatto di sangue insolito
quindi per una comunità come
quella varapodiese che a lungo era
stata ai margini dei fatti di sangue
che stravolgono la normale quotidianità del comprensorio pianigiano, per tornare però prepotentemente sotto i riflettori con una recrudescenza di violenza che in poco più di un mese ha lasciato sul
campo due vittime (anche loro come Longo, giovanissime) e un ferito. A coordinare le indagini sull’ultimo fatto di sangue la Procura della Repubblica di Palmi guidata da
Giuseppe Creazzo. (vimp)
caso fallara
REGGIO CALABRIA
Una transazione con il Comune di Reggio Calabria senza interessi e rivalutazione. È
questa la proposta che l’architetto Bruno Labate avrebbe
avanzato alla ragioneria del
Comune per la restituzione
delle somme indebitamente
percepite ed accertate nell’ambito del cosiddetto “caso
Fallara”. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, Labate
avrebbe presentato una richiesta di transazione che prevedrebbe di spalmare su più
anni la cifra di circa 600mila
euro che l’architetto ha percepito nel periodo in cui a guidare il settore finanze e tributi vi
era Orsola Fallara.
Come è ormai noto, tra la
Fallara e Labate vi era un legame sentimentale. Secondo
quanto accertato dall’inchiesta condotta dalla procura
della Repubblica di Reggio
Calabria, all’uomo sarebbero
state corrisposte delle cifre per
un totale di 842mila euro circa, almeno stando a quanto
emerso dalla relazione degli
ispettori che lo stesso ufficio
di procura ha inviato a palazzo San Giorgio per verificare
la situazione dell’ente. Labate, già da tempo indagato nell’indagine relativa al “caso Fallara”, avrebbe poi restituito, di
sua spontanea volontà, una cifra vicina ai 160mila euro. A
lui sarebbero stati affidati degli incarichi, in realtà mai eseguiti, in qualità di esperto del
settore lavori pubblici.
Liquidazioni che gli sono
costate un’iscrizione nel registro degli indagati con le pesanti accuse di peculato in
concorso, con Orsola Fallara
(suicidatasi nel dicembre
scorso poche ore dopo un’intensa conferenza stampa in
Pagamento... a tasso zero
La proposta dell’architetto
Labate deve restituire al Comune di Reggio 600mila euro
Sopra, Orsola Fallara
A sinistra, il Cedir di Reggio
sua difesa), e truffa.
Nei confronti di Labate,
nelle scorse settimane, è stato
notificato l’avviso di conclu-
sione indagini ed anche un sequestro preventivo dei beni,
per un valore corrispondente
a quanto l’architetto avrebbe
intascato illegalmente. Adesso, dopo aver restituito parte
di quella somma, Labate ha
avanzato una proposta al Co-
mune che, però, dovrà essere
debitamente valutata dall’ufficio legale dell’ente. Ecco, in
estrema sintesi, cosa potrebbe
accadere: l’architetto darebbe
indietro la somma di circa
600mila euro, con una transazione pluriennale, senza però considerare interessi e rivalutazioni. In buona sostanza le somme tornerebbero al
Comune che non otterrebbe
un centesimo in più rispetto a
quanto “indebitamente percepito” da Labate. Una sorta di
pagamento a tasso zero. Inutile dire che, se davvero fosse
confermata una simile ipotesi, allora si profilerebbe per
l’ente di palazzo San Giorgio
reggio/2
Intercettazioni preventive, avvocati al contrattacco
REGGIO CALABRIA Gli avvocati non ci stanno e passano
al contrattacco. Dopo la notizia sulle intercettazioni preventive
nei confronti di un legale reggino accusato di essere una “cerniera” con le ’ndrine della provincia, la camera penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria ha organizzato, in occasione della astensione dalle udienze a tutela del diritto di difesa proclamata dall’Unione delle Camere Penali, un’assemblea degli avvocati penalisti aperta alla cittadinanza per la giornata di domani nella
sala avvocati del Tribunale di Reggio Calabria di piazza Castello.
«Le conversazioni tra avvocato e assistito vengono intercettate – si legge in una nota – nonostante l’esistenza di un chiaro divieto normativo, e spesso vengono inserite nelle informa-
tive e nei provvedimenti giudiziari al fine di consentirne la pubblicazione sulla stampa. Alcuni organi di informazione hanno
diffuso atti di polizia con i quali si richiedono intercettazioni
preventive, non autorizzate cioè dal giudice, nei confronti di difensori, dipinti quali soggetti da controllare in quanto pericolosi, con l’ovvia conseguenza di captare colloqui riservati e strategie difensive. In ambito nazionale alcuni avvocati sono stati costretti a rispondere ai pubblici ministeri su fatti coperti da segreto professionale, altri sono sotto processo perché la loro linea difensiva non è stata gradita all’ufficio di Procura. Ci si chiede se
l’avvocato nell’espletare il mandato difensivo debba prima ancora di difendere il cittadino preoccuparsi di difendere se stesso, con ovvia conseguente minorazione del diritto di difesa».
Franco Straface morto per ictus
L’imprenditore era stato arrestato nell’ambito di Santa Tecla
CORIGLIANO È stato un ictus
a porre fine all’esistenza di Franco
Straface, 55 anni, imprenditore coriglianese, arrestato insieme al fratello Mario e ad altre 65 persone all’alba del 21 luglio 2010 nell’ambito
dell’operazione della Dda di Catanzaro denominata Santa Tecla. Il fratello dell’ex sindaco Pasqualina è
morto sabato sera intorno alle
20.30 nella propria abitazione in via
Buonarroti nella località Cantinella
di Corigliano, da dove viveva da alcuni anni, dopo che si era separato
dalla moglie. Dai racconti che siamo riusciti a raccogliere nel piccolo
centro agricolo coriglianese pare che
l’imprenditore, agli arresti domiciliari da circa un anno proprio a causa delle sue non buone condizioni
di salute, aveva ricevuto la visita della sorella Lucia, cosa che avveniva
ormai da tempo, la quale era lì per
preparagli la cena. I due stavano di-
scutendo quando ad un certo punto
Lucia, che non si trovava nella stessa stanza dove era in quel momento il fratello, ha notato che Franco
non rispondeva alle sue sollecitazioni. Recatasi nella stanza dove era il
fratello lo ha trovato disteso per terra ormai privo di conoscenza. Lucia
ha cercato di rianimarlo e comunque ha prontamente chiamato i soccorsi, ma l’ambulanza del 118 giunta sul posto non ha potuto fare altro
La sua richiesta:
transazione
pluriennale
senza interessi
e rivalutazioni
un possibile danno erariale.
Insomma, una situazione ancora lontana dalla sua completa risoluzione, ma che vedrebbe Labate, difeso dall’avvocato Pasquale Foti, intenzionato a fare un ulteriore
passo verso la restituzione di
quanto avuto in modo illegale.
Certo, adesso bisognerà capire quali sono i termini esatti e particolareggiati della vicenda, ma ce n’è quanto basta
per comprendere come l’inchiesta sul caso Fallara stia arrivando ad uno snodo cruciale. Non fosse altro che, nei
prossimi giorni, è atteso al sesto piano del Cedir, il governatore Giuseppe Scopelliti, indagato nella medesima inchiesta per abuso d’ufficio e falso
in atto pubblico. Il presidente
della giunta regionale dovrà
rispondere alle domande di
Pignatone, Sferlazza, Ombra
e Tripodi, e dovrà spiegare il
perché di alcune operazioni
che sono state ritenute illegali da parte della procura di
Reggio Calabria. A partire da
quel momento, probabilmente, ogni giorno sarà quello
buono per la chiusura delle indagini e l’emissione del contestuale avviso che sancirà un
primo definitivo punto fermo
su un’inchiesta nata dall’esposto di Demetrio Naccari Carlizzi e Sebi Romeo, su autoliquidazioni illegali, da parte
dell’ex dirigente al settore finanze e tributi.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
che constatare il decesso dell’im- infatti oltre a Franco Straface, nel
prenditore. Il referto medico parla dicembre dello scorso anno era
di arresto cardiocircolatorio. Conse- morto suicida in carcere Salvatore
Mollo, mentre nelguente ad un ictus.
l’agosto
scorso,
Franco soffriva da
Fratello
sempre stroncato
anni di diabete e di
dell’ex sindaco
da un infarto era
problemi cardiocirmorto Mario Gucolatori, ed era prodi Corigliano
glielmello, cognato
prio per questi prol’uomo
si
trovava
di Franco Straface
blemi che aveva otai
domiciliari
che,
comunque,
tenuto circa un anaveva un ruolo seno fa degli arresti
domiciliari, dopo che insieme al fra- condario nell’inchiesta. I funerali
tello subito dopo l’arresto era stato dell’imprenditore si svolgeranno
destinato al carcere duro del 41 bis. questo pomeriggio alle 15 nella chieDell’inchiesta Santa Tecla finora so- sa di località Cantinella.
Giacinto De Pasquale
no tre gli indagati che sono morti:
SPORT
LUNEDÌ 14 novembre 2011 PAGINA 19
calabria
ora
lo
IL CIELO E’ AZZURRO
SOPRA RIZZICONI
RIZZICONI Il giorno della nazionale, emozionanante in campo ed anche fuori. Per tutta la Calabria,
presente, rappresentata, sul campetto di Rizziconi. Un
allenamento simbolico per i ragazzi azzurri, un segnale forte lanciato a tutta Italia. In una specie di zona mista creata appositamente affinchè gli azzurri commentassero la giornata di ieri a Rizziconi, i calciatori di Prandelli si sono concessi ai giornalisti. Emozionati dall’evento che era appena andato in archivio tutti hanno
parlato di una grande giornata che rimarrà nella storia.
Da Claudio Marchisio che ha sinceramente detto «che
ci siamo sentiti piccoli piccoli di fronte a questa gente
che lotta quotidianamente» a Maggio, che ha spiegato
che «una giornata come questa rimarrà nella storia.
Tanta gente entusiasta che ha dimostrato la voglia di
cambiare le cose». Il Ct Cesare Prandelli, come un coro da stadio:«Non mollate mai, non mollate mai» ha
esordito. «Ha ragione don Ciotti, questa gente non deve essere lasciata sola. C’è e ci sarà un domani e noi daremo continuità a questa giornata». Mimmo Criscito
dice che «è un segnale importante non solo per la Calabria ma per l’Italia intera». Andrea Pirlo, uno dei più
acclamati dalla popolazione di Rizziconi ha ribadito il
concetto:«Una giornata che per noi è stata bellissima
come credo anche per le persone che sono arrivate qui.
Speriamo di aver lasciato qualcosa di importante alla
Calabria». «Complimenti a chi si impegna tutti i giorni per cercare di cambiare» ha detto Morgan De Sanctis, mentre il suo collega Sirigu, il più loquace, ha spiegato che «a noi non è costato nulla venire qui e regalare un sorriso a tutte le persone presenti. Ci siamo divertiti e credo che abbiamo fatto divertire. C’erano tanti
bambini che ci hanno acclamato e che ci hanno chiesto autografi e foto. È stata una cosa bellissima. Lo sport
da felicità alla gente. E la giornata di oggi ne è la prova». Infine il presidente della Figc Giancarlo Abete,
presente anche lui insieme a tutta la delegazione compreso l’ex centrocampista del Milan Demetrio Albertini, ha detto la «nazionale qui in Calabria lascia una ricchezza di valori importante. Il nostro non è solo un impegno tecnico ma anche sociale. Crediamo che
questa nostra venuta a Rizziconi sia un qualcosa di eccezionale e di importante». Il più
emozionato era sicuramente Gattuso, che nel
torneo che i suoi compagni azzurri hanno
fatto nel campetto, è stato l’arbitro. Non ha
rilasciato nessuna dichiarazione il centrocampista rossonero, ma è apparso assai
toccato dal grande affetto che il popolo
rizziconese gli ha riservato. Ovviamente
oltre a Ringhio, anche Balotelli e Buffon sono stati investiti dei cori dei tifosi. Nessun
azzurro si è sottratto alle richieste di autografi o di fotografie. Tutti insieme sono entrati in campo e tutti insieme sono usciti. Sotto due ali di folla che li hanno accompagnati.
Non sappiamo se gli azzurri che ieri sono arrivati in Calabria, rivivranno delle emozioni del
genere. Ma siamo certi che si sono sentiti voluti bene, ammirati ed osannati. Un gesto
importante non solo da Rizziconi ma da
tutta la Calabria. A dimostrazione della grande positività della
popolazione della cittadina della Piana.
Giuseppe Mustica
Prandelli fa l’ultrà
e dice ai calabresi: «Non mollate mai»
Pirlo: «Anche per noi giornata bellissima»
foto
Cufari
Torneo di calcetto per Buffon e soci
Poi il rientro a Roma in ottica Uruguay
RIZZICONI Un torneo di calcetto a quattro squadre. Due semifinali e due finali. È stato questo il programma tecnico degli azzurri ieri a Rizziconi. Alle partitelle di dieci minuti non hanno
preso parte Chiellini, Thiago Motta e Ranocchia. Gli altri si sono divertiti tutti. Arbitro delle sfide il calabrese Rino Gattuso. Le squadre erano così composte: con la pettorina rosa Buffon, Maggio, Ogbonna, Pepe e Pazzini, che nella prima semifinale hanno perso ai rigori contro i bianchi:
Sirigu difendeva la porta con Nocerino, Osvaldo, De Rossi e Balzaretti. Il rigore decisivo è stato
siglato da Pepe che ha battuto Buffon. La seconda semifinale ha visto gli arancio che erano De
Sanctis, Criscito, Pirlo, Marchisio e Balotelli, battere 3-0 i gialli che giocavano con Sirigu in porta, Matri, Abate, Montolivo ed Aquilani. Una doppietta di Criscito ed una rete di Balotelli ha portati gli arancio in finale. La finalina per il terzo posto ha visto la squadra di Montolivo battere quella di Pazzini. La finale, finita 4-3 per Marchisio e compagni si è conclusa con una rete spettacolare proprio delle juventino. Stop di petto con le spalle alla porta, palla che si alza e rovesciata spettacolare che
ha meritato la standing ovation del pubblico presente. Già nel pomeriggio di ieri la Nazionale è rientrata a Roma dove martedì incontrerà l’Uruguay per la seconda amichevole in quattro giorni che la federazione ha organizzato in vista dei prossimi Europei.
g. m.