Proiettili alla dirigente comunale
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Proiettili alla dirigente comunale
24 ore Lunedì 14 novembre 2011 Intercettata una busta al centro di distribuzione postale a Vibo. Il 3 ottobre una bomba distrusse la sua auto Proiettili alla dirigente comunale Nuova intimidazione ad Adriana Teti, responsabile del settore Affari generali di GIANLUCA PRESTIA VIBO VALENTIA - La notte del 3 ottobre le avevano piazzato una bomba sotto l’auto. Venerdì scorso al Centro smistamento postale hanno rinvenuto una busta contenente dei proiettili. Per Adriana Teti, dirigente del settore Affari generali del comune di Vibo Valentia, quello attuale è certamente il periodo peggiore della sua vita. Finita nel mirino di chi vuole metterle paura e spingerla a lasciare il delicato incarico e, quindi, dare seguito a quelle che erano state le sue intenzioni, forse dettate dallo stato emotivo del momento, subito dopo la prima grave intimidazione. La busta, come detto, è stata intercettata all’ufficio postale dal personale che, dopo essersi accorto dell’anomalia, ha immediatamente allertato la polizia. Il materiale è stato preso in consegna dagli specialisti della sezione Scientifica e verrà, come da prassi, analizzato, per cercare di rilevare la possibile presenza di impronte digitali. Le indagini sono dirette dalla Squadra Mobile della questura Adriana Teti, dirigente del settore Affari generali del comune di Vibo nelle persone del Dirigente Maurizio Lento e del suo braccio destro Emanuele Rodonò, che hanno provveduto a sentire la dirigente in servizio a Palazzo “Luigi Razza”. Come in occasione del danneggiamento all’autovettura, il movente del gesto potrebbe essere ricondotto proprio all’attività della Teti. Tra l’altro lei stessa aveva in precedenza ventilato una simile possiblità. Sull’accaduto il sindaco Nicola D’Agostino ha espresso, a nome di tutta l’Amministrazione comunale solidarietà alla dirigente e, contemporaneamente, «profondo rammarico per quanto accaduto, uno squallido tentativo di intimidazione, il secondo perpetuato a poche settimane di distanze, ai danni della dirigente, un atto incivile che macchia il vibonese, una terra in cui vivono persone laboriose e leali. Il gesto intimidatorio - ha proseguito il primo cittadino del comune di Vibo - costituisce l’ennesimo fatto inaccettabile e manifesta, al tempo stesso, un segnale di regressione democratica. La lettera indirizzata alla dr.ssa Teti, intercettata per tempo grazie al lavoro della squadra mobile della Questura e bloccata al centro postale di distribuzione di Vibo Valentia, è l’epilogo di una lunga serie di atti intimidatori che incrinano, quotidianamente, la tranquillità di una città che vuole e deve andare avanti onestamente, come il gran numero dei cittadini vibonesi fa». L’esecutivo comunale, i dirigenti e i componenti lo staff del sindaco, per voce dello stesso primo cittadino hanno voluto, quindi, confermare la fiducia nei confronti della Teti, «che potrà contare sulla vicinanza di giunta e amministrazione». L’invito è, dunque, «a proseguire come fin’ora fatto, nella complessa attività che la vede quotidianamente impegnata nei vari settori di sua competenza». Il messaggio: «Non abbiamo stipendi d’oro ma non moriremo di fame» Crisi, i sacerdoti della Locride si autotassano per i poveri Galati (Pdl) Il Miur punta su ricerca IL Ministero della ricerca pensa all'espansione economica e guarda al Sud come nuova piattaforma. E’ quanto dichiara in un comunicato il sottosegretario uscente Giuseppe Galati facendo riferimento ai progetti di potenziamento strutturale, che vengono finanziati all'interno dell'Asse I “Sostegno ai mutamenti strutturali” dei PON sulla ricerca e per la competitività. «L'idea - spiega Galati è quella di creare un ponte sinergico, tra il mondo della ricerca industriale, l'alta tecnologia e i laboratori pubblico-privati, al fine di poter costruire una crescita dell'area del Mezzogiorno, connessa in particolare a quattro regioni come: Calabria, Campania e Puglia e Sicilia». Si tratta di fondi per 650 milioni di euro, distribuiti in base alla grandezza delle regioni. Alla Calabria sono state destinate il 20% delle risorse, circa un 5% in più di quelle previste precedentemente; ammontanti a 130 milioni di euro e destinate a 12 progetti, tra i soggetti assegnatari le tre Università calabresi, la Fondazione Terina e IDI SUD a Lamezia Terme. I«l meridione deve stare agganciato al resto del paese, con progetti seri, di qualità e di innovazione», conclude Galati. di GIOVANNI LUCÀ LOCRI - I sacerdoti di LocriGerace si autotassano per sostenere "i più poveri tra i poveri". In questi tempi di profonda crisi economica, che colpisce più degli altri chi è già povero, chi ha famiglia e figli ed è rimasto disoccupato, spesso è facile ascoltare chi propone ricette miracolose, senza però metterci niente del suo per venirnefuori operaiutare glialtri. Ecco allora che, dal clero di una piccola e povera diocesi come quella di Locri-Gerace, arriva un piccolosegno, miniscolo come una goccia d'acqua nell'Oceano, ma grandissimo gesto di solidarietà. I sacerdoti della chiesa locrese, durante il loro recente ritiro mensile presieduto da monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, hanno deciso di autotassarsi, di detrarre una somma del loro stipendio (o della loro pensione) per destinarla "ai più poveri tra i poveri". Ciò è la naturale e spontanea conseguenza dell'attenzione che il presbiterio di Locri-Gerace rivolge al momento difficile che sta attraversando l'Italia ed il Sud in parti- colare. Di fronte a ciò la Chiesa italiana sta facendo concretamente la sua parte, ma il clero locrese ha avvertito il bisogno di fare qualcosa di ulteriormente significativo. "Viviamo in un periodo in cui -è stato detto dai sacerdoti- tutti alzano la propria voce per dire che la crisi bisogna affrontarla con la collaborazione, la condivisione e la responsabilità di tutti i cittadini, ma poi si aspetta sempre che siano gli altri a fare qualcosa e nessuna categoria di persone si muove per incominciare a dare il buon esempio". Il significato di questainiziativa puòessere cercato in una serie di considerazioni sottolineate dagli stessi presbiteri: "perché anche noi possiamo essere creativi, senza aspettare che le proposte ci piovano sempre dall'alto; perché la nostra diocesi, pur essendo piccola e povera, ma vicina alla gente che soffre, può anch'essa ideare qualcosa di buono;perché si tratta di un primo segno che potrebbe risvegliare le coscienze di tante altre persone e anche di altre categorie che stanno economicamente meglio di noi; perché ci auguriamo che l'ini- ziativa possa essere emulata anche da altre diocesi". Già tanti sacerdoti e religiosi, in ogni parte del mondo, aiutano insilenzio tantefamigliebisognose seguendo il consiglio di Gesù: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt. 6, 3), questo, però, "è un segno di testimonianza diversa, che vuole coinvolgere gli altri a fare altrettanto e più di noi". Tra le riflessioni emerse durante il ritiro è stato evidenziato che "non bisogna aver timore se la cosa andràa finiresui giornali, perché non sarà una notizia di cui la Diocesi dovrà vergognarsi; anzi, tutt'altro. Gesù ha detto: Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria [non a voi, ha detto] ma al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5, 16) e, in altra occasione, ha apprezzato la piccola offerta della vedova povera più che le grandi offerte rumorose, ma ostentate dai ricchi (Lc 21, 3)". I presbiteri hanno aggiunto: "Anche se noi preti non apparteniamo a quelle categorie che hanno stipendi e pensioni d'oro, siamo sicuri che non moriremo di fame per questo". Battaglia chiama in causa la giunta regionale per i ritardi «Bloccati 500mila euro per le pmi» REGGIO CALABRIA - « La Regione Calabria non ha erogato ancora i fondi di garanzia del 2010». A denunciare i ritardi è il consigliere regionale del Pd Demetrio Battaglia che ricorda come il collegato alla legge di bilancio di previsione del febbraio 2010 , prevedeva un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di 500.000 euro. «Una somma non idonea certamente a risolvere i problemi del credito in Calabria - puntualizza il consigliere regionale - ma comunque importante. Bene quella somma non è stata erogata nel 2010 per i vincoli del patto di stabilità , non è stata erogata ancora nel 2011 sempre per gli stessi problemi, non so quando sarà erogata, certamente questi ritardi hanno un effetto negativo e sposta in avanti l'obiettivo che la legge voleva raggiungere». Secondo il consigliere regionale «è chiaro che non sono i vincoli finanziari ad impedire il pagamento , la norma in questo caso diventa un alibi, responsabili sono i dipartimenti interessati che nel corso dell'anno effettuano delle scelte molto spesso non frutto di strategie virtuose ma conseguenza di inefficienze , ritardi, incompetenze e discrezionalità incomprensibili. Servono, quindi - conclude - sistemi coerenti , oggettivi ed automatici capaci di dare qualità alla spesa per renderla efficace che possono essere costruiti da scelte politiche ed amministrative virtuose». Nel centro storico di Cosenza L’interno distrutto di uno dei due appartamenti Appartamenti a fuoco salvate due persone dagli agenti di polizia di ANTONIO MORCAVALLO COSENZA - Non ci hanno pensato un attimo. Alla vista del fumo che usciva dalla palazzina, hanno sfondato la porta e si sono gettati tra le fiamme. Prima si sono imbattuti in due cani che, nell’angolo di una stanza erano avvolti dal fuoco, poi hanno udito le disperate grida d’aiuto di una donna, e sfondando un’altra porta, l’hanno prelevata di peso e portata fuori. Infine hanno tratto in salvo il figlio dell’anziana donna. Si è consumata tra le fiamme e il fumo, la notte di eroismo dei poliziotti della Squadra Volante di Cosenza, intervenuti intorno all’1,15 nel centro storico. Eroismo che ha salvato due vite umane, e che porta il nome dell’assistente capo Bruno Marino e dell’agente scelto Marco Mazzuca, i primi a intervenire, ma anche degli assistenti Roberto Stefanizzi e Francesco Iorio. Grazie al loro sprezzo del pericolo (per Marino è la seconda volta, visto che anni fa partecipò al salvataggio di alcune persone in un incendio a contrada Badessa), la donna di 86 anni, trovata avvolta dal fumo, e il figlio di 66, stordito dalle esalazioni, sono vivi. Sono stati ricoverati all’ospedale cosentino, ma stanno bene. IL ROGO. Tutto si consuma in pochi minuti. In via Santa Lucia, nel centro storico, a poca distanza dalla movida del sabato sera. Intorno all’1,15 arriva l’allarme alla sala operativa della questura. La pattuglia della Volante, diretta dal vicequestore Pietro Gerace, e formata da Marino e Mazzuca, arriva sul posto dopo pochi istanti. L’incendio interessa una palazzina vecchia. Gli agenti sentono abbaiare dei cani e sfondano la porta di una prima abitazione. Vengono investiti da una coltre di fumo nero, ma entrano lo stesso. All’interno, intrappolati in angolo, vedono due poveri animali ormai avvolti dalle fiamme. Non riescono a intervenire, ma in pochi istanti si rendono conto che dall’appartamento vicino, arrivano urla di donna. Sfondano la seconda porta e trovano una anziana distesa sul letto. Le fiamme sono quasi in tutta la stanza. A questo punto Mazzuca e Marino si fanno largo tra il fuoco. Uno fa spazio, l’altro preleva l’86enne che avvolge in una coperta (la donna ha indosso solo la camicia da notte). Dallo stretto vicolo del centro storico, gli agenti portano la donna fino alla vicina piazza dei Valdesi, piena di gente. Qui l’anziana viene soccorso dagli operatori del 118, intanto intervenuti. Sul posto arrivano anche i Vigili del fuoco, coordinati dal caposquadra Corrado Gaudio, e una seconda pattuglia della Squadra Volante, formata dagli assistenti Stefanizzi e Iorio. E sono proprio loro a sentire ancora urla provenire dalla palazzina in fiamme. Entrano anche loro nell’appartamento in cui pochi istanti prima era stata salvata la donna e trovano un uomo. E’ il figlio 66enne dell’anziana. L’uomo è in stato confusionale a causa della densa coltre di fumo. Viene soccorso a braccio e portato fuori fino a piazza dei Valdesi. Intervengono ancora i sanitari, mentre per gli agenti scoppiano gli applausi. Anche i poliziotti Mazzuca e Marino finiscono in ospedale ma vengono dimessi dopo essere stati sottoposti a terapia disintossicante. Intanto Vigili del fuoco e Polizia (sul posto anche l’ispettore capo Critelli e il sovrintendente Covello), una volta domato l’incendio, provvedono ai rilievi. L’abitazione dalla quale sembrerebbe partito il fuoco risulta pieno di fili elettrici scoperti. Sulle cause del rogo, comunque, nessuna certezza, nonostante l’arrivo sul posto anche di una squadra Enel. I poliziotti si sono gettati tra le fiamme per portar fuori madre e figlio E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 10 Calabria F1 ad Abu Dhabi Nuoto e polemiche Maxi Lopez vuole il Milan Inter su Song Juve via Krasic? Incredibile si ferma Vettel Alonso dietro Hamilton Pellegrini a Lamezia «Ai Giochi la Vezzali portabandiera» a pagina 4 Lewis Hamilton a pagina 34 Federica Pellegrini a pagina 33 Lunedì 14 novembre 2011 Una giornata par ticolare a Riz ziconi con la nazionale Una bella festa piena di gente e tanti bambini E con l’incitamento di Prandelli La foto simbolo della giornata di Rizziconi: don Ciotti festeggiato dagli azzurri (foto di Adriana Sapone) Non mollate mai Cartellino rosso Quel campo già simbolo e lo schiaffo di don Ciotti segue dalla prima sto all'appello di don Ciotti è stato una cosa grande, un segnale che qualcosa faticosamente si muove. Come quelle cinquantamila persone che sfilarono a Reggio il 25 settembre del 2010 stretti nello slogan “no 'ndrangheta”. Il problema è che in un paese normale non dovrebbero essere i calciatori a dover scendere in campo per affermare un diritto: poter giocare anche una partita di pallone senza paura e senza lacrime. Quelle che ancora inondano gli occhi dei genitori di Dodò, il bambino ucciso in una sparatoria su un campetto di calcetto. Dovrebbe essere la po- litica a stabilire che quel campetto di periferia va difeso con le unghie e con i denti e permettere ai ragazzini di sgambettare e tirare calcial pallone sognando di stare a San Siro. Senza che nessuno possa impedire loro di non farlo più. Dal mafioso tracotante e impunito che manda i suoi scagnozzi a scassare ogni cosa, all'assessore che fa spallucce a chi chiede di provvedere a far funzionare la doccia o l'impianto di illuminazione. Perché poi combattere la malavita, al di là degli slogan e dei gesti che pure servono, significa fare tutti il proprio dovere anche tra mille problemi ed ostacoli. Questo vuol dire don Ciotti alla politica quando afferma: «La lotta alla mafia si fa sul territorio ma si fa soprattutto a Roma, in Parlamento». Purtroppo non è così, lo sappiamo bene. La paura, la mancanza di lavoro, la povertà culturale fanno il resto. Eppure, questa discesa in Calabria serve anche ai nostri calciatori e sia lode a Cesare Prandelli (ma anche alla Federcalcio) che avrà fatto capire così a Mario Balotelli, più di tante parole che pure gli deve aver detto al tempo, che andarsene in giro per Scampia, nel quartiere napoletano in mano alla camorra, non è una cosa da fare poiché è come accreditare violenza, soprusi e assassini. Questa giornata di festa, di bambini e di aria buona può anche far riflettere quei dirigenti del calcio che permettono che squadre gestite da mafiosi facciano il loro bel campionato. Il pallone non è certo un’isola felice tra scandali, trucchi e scommesse. Adesso non bisogna mollare. Don Ciotti ha gridato: «Attenzione, è la terza volta che ricostruiamo questo campo. O ci impegniamo a lavorare per il cambiamento, oppure sarà invano. Il cambiamento comincia in ciascuno di noi». Se su quel campetto di Rizziconi i ragazzi potranno continuare a divertirsi, allora avremo dato un bel calcione alla ’ndrangheta. «Non mollate mai», è stato il saluto di Prandelli. Già. Gianni Cerasuolo E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Maxi Lopez Sabato torna la A 2 CALCIO Lunedì 14 novembre 2011 Gattuso ha fatto l’arbitro del minitorneo degli azzurri L’evento Il campetto di Rizziconi: terza riapertura La promessa di Prandelli Che bella festa senza paura «Non finisce qui». Buffon: un dovere essere qui di ANGELO GIOVINAZZO RIZZICONI – Festa doveva essere e festa è stata. Una partita «per allenare le nostre coscienze, i nostri valori», ha ricordato Cesare Prandelli che ha mantenuto, insieme al presidente della Figc Abete, la promessa che avevano entrambi fatto a don Luigi Ciotti, presidente di Libera, qualche mese fa. Una festa che è servita anche a don Ciotti per fare un’entrata a gamba tesa nei confronti della politica alla quale ha detto che «le mafie si vincono non solo sui territori infestati ma soprattutto a Roma, in parlamento facendo leggi giuste». Intorno ad ascoltarlo in silenzio migliaia di giovani arrivati da tutta la Calabria ma anche tanti parlamentari come De Sena, Minniti, Garavini, Napoli tanto per fare qualche nome, rappresentanti istituzionali calabresi: il presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti, il presidente del consiglio regionale Francesco Talarico, il presidente della provincia Giuseppe Raffa, consiglieri regionali e provinciali, il prefetto Varratta, il questore Casabona, sindaci. C’era anche il vescovo Luciano Bux che ha detto di pregare per la conversione dei mafiosi. Presente anche il presidente della commissione regionale antimafia Magarò, che insieme al presidente Talarico ha consegnato ad Abete un pallone Puma con su scritto “Dai un calcio al pizzo” e “Il pizzo è una palla al piede”. Tra tante presenze un’assenza che non è passata inosservata: quella dell’ex sottosegretario all’ambiente Elio Belcastro, che è proprio di Rizziconi, città della quale è stato anche sindaco. Ha scelto di non esserciBelcastro allafesta dellanazionale proprio nel suo paese, in quel campettocheieri èstatoinaugurato per la terza volta. Costruito in un terreno confiscato al potente casato dei Crea, gente che qui continua a dettare legge, poi devastato e nuovamente restaurato grazie ai commissari prefettizi. Un campetto nel quale non ci giocava nessuno quasi per timore. Poi i vandali che entrano ancora in azione quasi a voler dire che in quel terreno strappato al boss Teodoro “ Toro” Crea che doveva essere una discarica non doveva essere utilizzato da nessun altro. Nessuno avrebbe mai immaginato che proprio il quel campetto un giorno ci avrebbe giocato nientemeno che la nazionale di calcio. Ma è accaduto grazie a don Ciotti , ad Abete e a Prandelli ma anche agli azzurri: «Per noi era un dovere morale essere qui - ha detto Buffon - un senso di responsabilità che bisogna avere in situazioni e occasioni come quelle di oggi». Il sogno si è trasformato in realtà. Chi immaginava di vedere in quel piccolo rettangolo di gioco Pirlo, Marchisio, Balotelli, Matri, Chiellini, Gattuso e compagni sgambettare per omaggiare quei ragazzi della scuola calcio di Rizziconi, chehanno decisodi sfidare i boss , facendo di quel campetto il simbolo del riscatto di questa terra. Ed è stato bello vedere migliaia di bambini arrivati da ogni dove, persino dallo Zen di Palermo, abbracciare i loro beniamini. Poco importa se nascosti da qualche parte c’erano anche gli occhi di qualche mafioso dellazona,perché hannovistounevento che resterà negli annali di questa regione che è fatta «nella stragrande maggioranza di persone per bene» come ha ricordato il governatore Scopelliti. Gente che ha affollato le strade, gli svincoli autostradali e le piccole tribune di Rizziconi pur di vedere la nazionale scendere in campo per “fare un gol alla ‘ndrangheta”. E se c’era qualche mafioso, è stato costretto ad abbassare lo sguardo ed a sentirsi diverso dai più, dai tanti, dalla stragrande maggioranza. Si sarà sentito non accettato, respinto. E forse vigliaccamente, penserà di fargliela pagare a qualcuno. Don Ciotti non lo esclude. Il rischio c’è, inutile negarlo. Loro, i mafiosi, che in Calabria hanno anche utilizzato il calcio per ottenere consenso sociale, (è stato ricordato il recente sequestrodella magistraturadidue società di serie D) non potevano non sentirsi umiliati dal vociare festoso dei bambinidella scuoledi Rizziconi che si sono impegnati a non “mollare mai”proprio come ha chiesto loro Prandelli. «Mettiamo fuori gioco la ‘ndrangheta » tuonava don Ciotti prima di presentare a Buffon e compagni i genitori del piccolo Dodò il cui sangue è stato versato proprio in un campo di calcio, o Caterina, una dei tanti parenti della vittime di mafia presenti ieri a Rizziconi. Bastava vedere lo sguardo di del calabrese Gennaro Gattuso quando ha abbracciato quei genitori, per capire come la presenza degli azzurri non sia stata solo una esibizione come le altre. C’era dell’altro. Da lontano chi incrociava lo sguardo di Gigi Riva, insieme a quello del presidente della Lega Serie B Andrea Abodi, o del vicepresidente vicario Carlo Tavecchio e di Demetrio Albertini, poteva capirlo. Sguardi di condivisione e di commozione. Gioia e emozione si sono intrecciati. Sensazioni manifestati con il pudore di chi ha sempre sofferto ed ha pagato caroed ha avuto feriteinguaribili comequelle deiparenti delle vittime di mafia ai quali Gennaro Gattuso a nome di tutti ha regalato un pallone con le firme dei cal- L’abbraccio con i genitori del piccolo Dodò ciatori. Un tappeto verde e un pallone, i campioni ed i bambini che campioni sognano di diventarlo. Il gioco più bello del mondo che diventa messaggio e speranza in una terra, la Calabria,bellae violentata,nellaquale lo sport è riuscito a dare un grande messaggio di speranza. Non capita tutti i giorni, anzi in fondo non è mai accaduto, di vedere gli azzurri scendere in campo contro un avversario che appare invisibile ma che non lo è come la mafia. E la nazionale, Prandelli e Abete lo hanno fatto: ogni calcio a quel pallone era un calcio alla mafia e agli uomini del male che offuscano il futuro dei molti. « Mafia che non è solo in Calabria – ha ricordato don Ciotti, ma in tutto il paese». La normalità adesso si affronta con più coraggio. Il messaggio è arrivato ed è stato accolto. Felice di questa giornata anche don Pino Demasi, il referente e anima di Libera nella Piana. Lo sport può dare una mano anche in futuro. La Figc aderirà anch’essa a Libera perché la lotta alla mafia unisca tutte le energie. Don Ciotti lo ha chiesto ad Abete e il presidente non potrà tirasi indietro. Il segnale arriva sempre da Prandelli: «C'è un domani per questa gente e questo posto. Vogliamo dare continuità a questo giorno». Don Ciotti sarà contento. Cesare Prandelli drangheta. «La nazionale ha voluto testimoniare con la sua presenza la vicinanza alla battaglia per la legalità, una battaglia di valori che coinvolge tutti noi», aggiunge il massimo dirigente della Federcalcio per il quale è altrettanto importante che «queste iniziative non muoiano» se si vuole dare loro un senso. «Cercheremo di seguire questo Comune che adesso rappresenta un simbolo di un impegno anche da parte della Federazione», dando seguito all’iniziativa odierna «strada facendo, nei modi che riterremo più funzionali». «Come ha detto don Ciotti la criminalità organizzata ha dei nomi diversi territorio per territorio ma una comunanza di soggetti che vogliono prevaricare e non consentire di esprimere con libertà le possibilità personali – ha aggiunto Abete – Siamo qui con Gattuso che ci ha dato la disponibilità a essere in questa occasione con la nazionale: Rino rappresenta l’immagine della Calabria bella, vogliosa di fare, affezionata ai suoi valori e che ha grande speranza per il futuro». Per i calciatori azzurri, parla per tutti il capitano Buffon che sente come un dovere morale essere qui, un senso di responsabilità che bisogna avere in situazioni e occasioni come queste. Infatti il portierone azzurro ha detto: «Tante persone e soprattutto la politica ci dovranno sostenere e dare una mano, insieme ai valori della libertà che regnano in ogni abitante di questa terra – ha proseguito Buffon -. Come ha detto don Ciotti, il grimaldello deve essere quello di migliorare la nostra cultura singolarmente, conoscere a fondo la storia di ogni paese e di ogni città, perché solo una conoscenza diretta delle cose può smuovere le coscienze». L’accoglienza dei ragazzi di Rizziconi (le foto sono di Adriana Sapone) GLI ALTRI AZZURRI L’AMICHEVOLE L’INTERVISTA «Gente del calcio, venite con noi»» Montolivo: «Orgogliosi di questo gesto» L’appello di don Ciotti: «Anche lo sport deve darsi una ripulita» E Marchisio sottolinea: «La mafia non esiste soltanto al Sud ma anche al Nord» RIZZICONI - «La presenza della nazionale a Rizziconi, Pensando a lui o al piccolo Dodò che si vive la giorsul campo confiscato alla 'ndrangheta, «è un segno, è nata di oggi? «Sì certo. Su un campo di calcio, un momento di riil potere dei segni contro il potere della mafia. E' una presenza che ha grande valore per questi ragazzi, ve- flessione, di preghiera, anche per chiedere a Dio che ci dere arrivare gli azzurri qui per dare dei calci alle ma- dia una bella pedata per andare avanti per continuare fie è fondamentale». Don Luigi Ciotti, che ha chiesto il nostro impegno contro tutte le mafie». Questa è una giornata importante, perché? alla Federcalcio di aderire a Libera, è lì al centro del «Perché vuole sottolineare l’imcampo. Quasi l’arbitro della partita portanza della presenza della nazioche non stata solo giocata sul piano nale italiana che acquista la forza del agonistico. Da una parte i calciatori segno che suscita domande e scuote della nazionale, dall’altra la squadra le coscienze. L’importanza dei segni, delle istituzioni. Ed è stata a questa contro i segni del potere mafioso e squadra che ha lanciato le provocaquindi questo è un segno nella conzioni più pesanti: « La vera lotta alla sapevolezza che ha bisogno di un primafia – ha aggiunto – si fa con le poma, di un durante ed di un dopo. Ma è litiche sociali, difendendoil lavoro, a una presenza che deve stimolare ancominciare da quelli che lo hanno». che le coscienze per impegnarci semDon Luigi questa mattinata è pre di più tutti insieme per dare un iniziata in un modo assolutamente calcio, o meglio dei calci a tutte le madiverso. So che sei stato a salutare fie e a tutte le forme di illegalità». un ragazzo che non c’è più. Pensi che anche lo sport debba «E’Francesco.Sono andatoasaluinterrogarsi sul suo ruolo? tare Francesco sulla sua tomba a De- Don Ciotti e Gattuso «Lo sport deve anche interrogarsi lianuova. Abbiamo ricordato anche il piccolo Dodò ucciso a Crotone ad undici anni. Come al suo interno su molte forme di illegalità, di violenza, sai Francesco Inzitari è il giovane 18 enne ammazzato di corruzione. Anche il mondo del calcio deve interrodue anni fa. Io stamani sono andato a salutarlo, dove garsi sulle illegalità che lo attraversano. Vogliamo far riposa. Non potevo dimenticarmi di lui. E sulla sua emergere il calcio onesto e pulito, quello che piace a tomba ho visto tre palloni e le maglie della Juve di cui questi ragazzi, facciamola sempre correre la palla, ma facciamo in modo che sia una palla pulita». era tifoso». Una storia assurda quella di Francesco Inzitari. mi.al. di PIERO CATALANO RIZZICONI – Poco prima delle 15 cala il sipario su Rizziconi e sulla Nazionale. Sul volto dei bambini e degli adulti che affollano la tributa costruita per l’occasione si legge la felicità per aver risposto “presente” ad un evento che sicuramente resterà negli annali della storia pianigiana. La stessa felicità è dipinta sulle facce dei protagonisti, su quella di Rino Gattuso per esempio, calabrese tra i calabresi, che ha voluto essere presente malgrado i guai fisici, ma anche degli altri protagonisti azzurri che per un giorno, anzi per qualche ora, trovano un calore particolare. «Siamo veramente orgogliosi di essere qui in mezzo a questa gente – aggiunge Riccardo Montolivo –. Sapere che il nostro gesto servirà a dare una risposta forte alla criminalità ci riempie di orgoglio». «È una giornata importante oltre che una grande emozione – Il saluto ai genitori del piccolo Dodò, ucciso su un campetto di Crotone sottolinea Claudio Marchisio c’è un grande attaccamento alla Nazionale da parte di questi bambini e di tutta queste persone. Speriamo di avergli dato qualcosa, magari quella forza di volontà che serve per migliorare. In queste circostanze è giusto che tutti lancino un segnale forte. Purtroppo abbiamo a che fare con cose che si trascinano da anni – conclude - problemi che ormai riguardano tutta l’Italia». Il “mitico” Gigi Riva, accompagnatore, praticamente da sempre in azzurro, si gusta in di- sparte quanto sta accadendo intorno alla “sua” Nazionale, vicino a lui, c’è un sardo doc, Salvatore Sirigu, il portiere del Psg, «conosco bene la realtà meridionale – evidenzia - sono anche io del Sud e sono fiero di esserlo. Le nostre realtà sono molto simili, perché i problemi che ci sono in Calabria, ci sono anche in altre regioni del mezzogiorno d’Italia. Il calore delle persone però è fantastico, speciale. Questa gente deve solo guardare avanti con ottimismo e con positività. Oggi noi nel nostro piccolo abbiamo fatto qualcosa per tutti i ragazzi che sono venuti al campo». Sulla stessa lunghezza d’onda Domenico Criscito: «E’ importante che la gente si sia divertita, noi abbiamo passato una stupenda giornata e speriamo che la nostra visita possa dare forza ai calabresi per poter avere vita e lavoro migliore. Queste sono emozioni forti – conclude - questo affetto è il più grande che c’è, soprattutto intorno alla maglia azzurra». Domani la sfida all’Uruguay Buffon agguanta il mito Zoff RIZZICONI -Dopo l’abbraccio di Rizziconi (nella foto Abete e Scopelliti) la nazionale è tornata a Roma in vista dell’amichevole con l’Uruguay: per la partita di martedì all’Olimpico il capitano Buffon giocherà la partita numero 112 in maglia azzurra, raggiungendo Dino Zoff. In campo l’Italia si troverà un Uruguay imbottito di “italiani”. Assente Forlan, sarà Edison Cavani il condottiero della squadra, affiancato da altri tre giocatori tra i protagonisti del campionato italiano: il mediano della Lazio Alvaro Gonzalez ed i centrocampisti del Bologna, Diego Perez e Gaston Ramirez. A questi va aggiunto il portiere Muslera che all’Olimpico ha giocato molte partite con la maglia della Lazio. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro RIZZICONI - «Non mollate, non mollate mai». Cesare Prandelli ha usato un coro da tifosi per incitare la gente di Rizziconi, prima di chiudere la domenica speciale della nazionale sul campo di calcetto, contro la ‘ndrangheta. Il commissario tecnico è rimasto particolarmente colpito dall’affetto e dalla voglia di riscatto della popolazione, soprattutto dalla partecipazione dei bambini che assiepavano la tribuna, indossando i cappellini color bianco, rosso e verde. «Siamo orgogliosi di aver insistito perché la Nazionale potesse venire qui. Non è solo una sfida ma l’idea di poter iniziare qualcosa di importante non solo per questa terra ma anche per l’Italia. E’ stata una giornata storica ma non finisce qui, daremo continuità a questa iniziativa», ha aggiunto Prandelli. Quella di ieri, a Rizziconi, è stata una giornata di festa, di quelle che non si scordano mai. Una giornata tutta azzurra, come il cielo che ha sovrastato il paese. Gli azzurri in maglietta e pantaloncini sono scesi sul campetto sintetico alle 13,30 e tra cori da stadio, applausi e l’Inno di Mameli hanno dato vita a un minitorneo, con l’arbitro di eccezione Rino Gattuso, testimonial dell’evento qui nella sua Calabria. La festa è continuata sugli spalti e in campo con i giocatori che si sono divertiti e hanno divertito i ragazzi, ma la nazionale è stata qui, per diffondere un bel messaggio di legalità, lanciare una bordata alle mafie. Lo ha confermato anche il numero 1 della Figc, Giancarlo Abete «La nazionale è sempre un simbolo ed è importante che attraverso queste iniziative si trasmetta un sistema di valori, si trasmettano dei messaggi positivi». Abete si è detto orgoglioso di aver accolto la proposta di don Ciotti, portando gli azzurri ad allenarsi a Rizziconi, sul campo confiscato alla 'n- Bambini, quattro calci e slogan contro la ’ndrangheta «Ma le mafie si battono soprattutto a Roma» di MICHELE ALBANESE 3 CALCIO Lunedì 14 novembre 2011 Gazzetta del Sud Lunedì 14 Novembre 2011 9 Calabria . S. MARCO ARGENTANO Mario Scorzo si allontanò dalla caserma del 41° Stormo di Sigonella il 23 ottobre del 1982 (aveva 25 anni). Appello della madre Il mistero dell’aviere sparito da 30 anni Il militare fu accusato di diserzione. Il fratello Luciano: «La mistica di Paravati ci disse che non era morto» Arcangelo Badolati SAN MARCO ARGENTANO Trent’anni di solitudine e attesa. Natalina ha festeggiato settantasei primavere avvolta nel suo consunto vestito nero. Piegata dagli acciacchi e invecchiata precocemente dai dolori, questa donna indossa il colore del lutto da tanto tempo perchè due dei suoi figli, Fernando e Carmine, sono morti prematuramente in Germania dov’erano emigrati in cerca di fortuna e l’altro, Mario, è scomparso misteriosamente da Sigonella il 23 ottobre 1982. A Natalina, che ha perso pure il marito, è rimasto solo Luciano. Lui le sta accanto e l’aiuta a sopportare il peso e l’angoscia dei distacchi patiti. Il figlio ha scelto di tornare dall’estero dove lavorava, per sostenerla in questa ultima parte di vita terrena. Natalina, occhi cerchiati, volto attraversato da una ragnatela di rughe, trascorre le sue interminabili giornate nella modesta casa di San Marco Argentano alimentando con la preghiera la speranza di riabbracciare un giorno il suo Mario. La mistica Natuzza Evolo, cui si rivolse per averne notizie, le disse che Mario non era morto perchè le «non lo vedeva tra le anime», al contrario di quanto accadeva invece con Carmine e Fernando. «Prima di chiudere la mia esistenza – dice alla Gazzetta Natalina – vorrei riabbracciare mio figlio per questo ho deciso di parlarne pubblicamente». Mario Scorzo, nell’ottobre del 1982, stava svolgendo il servizio militare (all’epoca obbligatorio) come autista nella caserma del 41° Stormo dell’Aviazione militare a Sigonella. Pochi giorni prima di sparire nel nulla era stato a casa, in Calabria, per effetto di una licenza. Allegro e scanzonato come sempre prima di ripartire per la Sicilia aveva chiesto alla madre la carta d’identità. Sembrava una richiesta banale e invece, forse, celava altre intenzioni. Mario, infatti, aveva svelato ai familiari d’aver conosciuto sulla nave traghetto che attraversava lo Stretto una ragazza americana. Una ragazza con cui aveva cominciato a scriversi e scambiarsi piccoli doni. Rientrato a Sigonella, il venticinquenne aveva chiesto e ottenuto un permesso breve. Correva il 23 ottobre 1982. Da quel giorno nessuno l’ha più visto, né sentito. Dopo tre giorni Scorzo venne dichiarato «disertore» ed un maresciallo dei carabinieri venne spedito a casa dei genitori a chiedere informazioni e verificare se fosse tornato in Calabria. Fu così che i genitori seppero della sua sparizione. Il padre decise pertanto di andare nel- PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA Stazione Unica Appaltante Provinciale Amministrazione aggiudicatrice: Comune di Villa San Giovanni Estratto di gara per procedura aperta OGGETTO: Comune di Villa San Giovanni - Appalto del servizio di spazzamento strade e spazi verdi comunali. CIG: 3185179CD9 C.U.P.: H99E11001090004. Importo complessivo dell’appalto: Euro 718.375,30 oltre Iva. Categoria del servizio: CPV 906120000-0 - Durata del contratto: mesi 24. Criterio di aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83 del D. Lgs. 163/2006 e dell’art. 120 del D.P.R. n. 207/2010. Finanziamenti: Fondi del Bilancio Comunale. Le offerte dovranno pervenire, a pena di esclusione, alla Stazione Unica Appaltante Provinciale Via Cimino n. 1 89127 Reggio Calabria entro e non oltre le ore 12 del giorno 16.12.2011. L’apertura delle offerte sarà effettuata il 18.12.2011 alle ore 10. Il bando integrale è pubblicato all’Albo on line della Provincia e del Comune di Villa San Giovanni, sui siti www.provincia.rc.it e www.comune.villasangiovanni.rc.it nonché sui siti della Regione Calabria e del Ministero Infrastrutture. Responsabile Unico del Procedimento: geom. Giancarlo Trunfio. Responsabile del Procedimento di gara: dott.ssa Teresa Cara. Data invio alla Guce 29.10.2011. Data di invio alla Guri 3.11.2011. IL DIRIGENTE Mariagrazia Blefari la caserma di Sigonella per avere delucidazioni su quanto fosse accaduto. Un capitano gli spiegò che Mario se n’era andato lasciando nel suo armadietto personale degli indumenti intimi e un diario. Il congiunto chiese di poter vedere il diario ma non gli venne concesso. Dell’importante documento non si seppe poi più nulla perchè sulla scomparsa del ventincinquenne non fu avviata alcuna inchiesta giudiziaria. Il caso venne infatti rubricato come «diserzione». A casa Scorzo, però, due circostanze suscitarono una serie di dubbi. Un anonimo telefonista, in piena notte, chiamò per dire che «nella caserma sanno tutto», mentre l’anno successivo alla scomparsa da un’agenzia turistica di Venezia giunse alla famiglia della documentazione relativa alla prenotazione di un viaggio mai effettuato. Ai genitori, che non riuscirono ad avere dall’agenzia alcun tipo di soddisfacente delucidazione, sembrò quasi un depistaggio. Per lungo tempo perciò continuarono a sperare che Mario si facesse vivo ma, dopo vent’anni di inutile attesa, chiesero al tribunale di Cosenza che ne dichiarasse la «morte presunta». Natalina, però, non ha mai smesso di pensare a suo figlio. Racconta Luciano: «Ogni giorno mi madre si raccoglie in preghiera davanti alla foto di Mario e piange. Quando mi avvicino per consolarla, mi ripete: “Trovalo, trovalo”: È per questo che abbiamo deciso di rivolgerci alla Gazzetta». Ma cosa chiedono l’anziana donna e il figlio? Solo notizie. Si acconterebbero d’una testimonianza. Dice ancora Luciano: «Vorrei sapere dov’è, se è vivo o è morto. Se si è rifatto una vita da un’altra parte del mondo vorrei che ce lo dicesse. Io e mia madre siamo rimasti soli, c’è solo lui. Sappia che non corre alcun rischio a rivelarsi perchè il reato di diserzione è andato in prescrizione. Può tornare a riabbracciare sua madre, che lo aspetta». Mario Scorzo – secondo un’ipotesi meno tragica – potrebbe essersi allontanato volontariamente dall’Italia per sottrarsi al servizio militare. Oppure – volendo essere meno ottimisti – potrebbe essere stato ucciso. Già, ma in questo caso perché? «Il venticinquenne non frequentava in Calabria ambienti a rischio – chiarisce l’avv. Michelangelo Russo, legale degli Scorzo – e non aveva dunque nulla da temere». Se, pertanto, fosse stato assassinato le ragioni andrebbero ricercate nel periodo in cui soggiornò in Sicilia. Un periodo ascrivibile tra il giugno e l’ottobre del 1982. Questo fu il tempo che rimase sotto le armi a Sigonella. Mario Scorzo Natalina Scorzo La base aerea di Sigonella a Catania VARAPODIO È andata bene ad Andrea Longo, 26 anni, ferito a un fianco con un colpo di arma da fuoco Tentato omicidio: la vittima se la cava con un graffio Domenico Zito TAURIANOVA Il ferito è stato medicato all’ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro È andata bene ad Andrea Longo, il ventiseienne operaio di Varapodio che venerdì sera (ma la notizia è trapelata solo ieri) è stato ferito con un colpo d’arma da fuoco. Nonostante il proiettile lo abbia raggiunto al fianco, per sua fortuna non ha leso alcun organo, né ha colpito ossa o vene. Grazie a questa fortunatissima circostanza, il giovane se l’è cavata con pochi giorni di prognosi e le pronte dimissioni dall’ospedale Giovanni XXIII di Gioia Tauro dov’era stato portato poco dopo il ferimento. I sanitari gli hanno medicato la parte, riscontrando la presenza di foro d’entrata e di uscita del proiettile, che tuttavia ha lacerato qualche tessuto superficiale senza ledere parti vitali e senza causare la perdita di molto sangue. Ma cos’è avvenuto? Chi ha sparato e per quali motivi? Il quadro allo stato sembra molto incerto. Per cercare di sbrogliare la matassa stanno lavorando alacremente i carabinieri della stazione di Varapodio e quelli del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Taurianova, tutti operanti sotto le direttive del capitano Giulio Modesti. Stando a quanto è trapelato sin qui, Longo, che risulta incensurato e che svolge saltuariamente mansioni di operaio quando riesce a trovare lavoro, avrebbe raccontato di essere stato ferito in una zona di campagna vicino Varapodio. Altro del racconto non è emerso. Si sa per certo che gli inquirenti, che operano sotto il coordinamento investigativo del sostituto procuratore presso la repubblica di Palmi, dott.ssa Giulia Pantano, stanno vagliando con molta attenzione la denun- cia del giovane. Nel corso del fine settimana si è proceduto pure all’audizione di parecchie persone che potrebbero sapere qualcosa di rilevante, così come sono state disposte ed effettuate diverse perquisizioni domiciliari. Non è improbabile che nei prossimi giorni ci possa essere qualche sviluppo che possa quantomeno aiutare a capire meglio la vicenda, che al momento è caratterizzata da molti lati oscuri. Una vicenda che comunque non può essere certo liquidata come una ragazzata, visto che chi ha sparato ha colpito una parte vitale, e quindi si può presumere avesse l’intenzione di uccidere. Di certo questo nuovo episodio fa ripiombare la cittadina di Varapodio nuovamente nell’angoscia, dopo il brutale duplice assassinio, il 28 settembre scorso, dei fratelli Carmelo e Francesco Donato. PARAVATI Migliaia di fedeli presenti al 18esimo anniversario dell’arrivo della statua voluta dalla messaggera della Vergine Il popolo di Natuzza in preghiera davanti alla Madonna Vincenzo Varone PARAVATI Il popolo di Natuzza nella giornata del diciottesimo anniversario dell’arrivo della statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime ha letteralmente invaso per tuta la giornata di ieri ogni angolo di Paravati, frazione di Mileto, nel Vibonese. Esattamente come accadde il 13 novembre del 1993. Quel giorno era presente Natuzza Evolo felice e con lo sguardo costantemente rivolto alla Madonna e ai sofferenti che affollavano le prime file. Ieri mattina la mistica con le stimmate non c’era fisicamente ma ha vegliato dal cielo ogni momento del grande raduno di fede. Nella “Piccola Lourdes del Sud” sin dalle prime luci dell’alba si sono viste persone da ogni dove, provenienti da ogni parte d’Italia. Comitive di pellegrini sono giunti anche dalla Francia, dalla Germania e dagli Stati Uniti d’America. Larghissima è stata la rappresentanza dei cenacoli di preghiera, con i loro stendardi e con la loro devozione viva alla Madonna e al messaggio di pace di amore di Natuzza Evolo. Tutti i presenti sono stati visti compostamente in fila e tutti diretti, molti con il rosario in mano, verso la grande spianata della fondazione dove davanti al sagrato del costruendo santuario mariano è stata celebrata la santa messa, presieduta da mons. Giovanni d’Ercole vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi de l’Aquila e dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Luigi Renzo. Accanto a loro decine di sacerdoti (tra cui i sacerdoti della fondazione don Pasquale Barone, padre Michele Cordiano e don Il corteo di celebranti che ha preceduto la processione della statua della Madonna Maurizio Macrì) e di diaconi. Ad accogliere i fedeli, subito dopo la processione per le vie del paese, ci ha pensato una canzone che recita pressappoco così. «Il 13 novembre Maria arrivava a Paravati, il suo cuore gioiva. Tanto pioveva quel giorno quaggiù ed in cielo esultava Gesù». Un inno alla Madonna e alla fede, per ricordare un giorno scolpito nella memoria di tutti. Forti e chiare, nel corso dell’omelia, le parole di mons. Giovanni D’Ercole, nel ricordo di Natuzza, protagonista di un’esistenza completamente dedicata agli altri, e con il pensiero rivolto al vescovo emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Domenico Tarcisio Cortese, scomparso venerdì scorso, che nel corso del suo lungo episcopato (1979-2007) ha sempre sostenuto la missione della messaggera della Madonna, sin da primi giorni del suo arrivo nella sede episcopale di Mileto. «A contatto con Gesù e la Vergine Maria – ha affermato qualche anno fa proprio mons. Domenico Tarcisio Cortese – e nella preghiera continua, Natuzza Evolo seppe riempire il suo cuore d’amore, avendo capito che lo scopo e il vero senso della vita del cristiano, come dovrebbe essere per ogni uomo, non può che essere l’amore». Parole che hanno già fatto storia. Come quelle pronunciate, qualche giorno fa, nel corso delle celebrazioni del secondo anniversario della scomparsa della mistica, dall’attuale vescovo mons. Luigi Renzo che ha auspicato l’inizio, fra qualche anno, del processo di beatificazione, invitando tutti a collaborare, offrendo la propria testimonianza, affinchè l’iter canonico possa essere avviato. Gazzetta del Sud Lunedì 14 Novembre 2011 19 Reggio Ionica . BOVA MARINA L’ormai ex sindaco Squillaci nel mirino di Zavettieri, Caridi e Crupi PALIZZI Il “de profundis” dell’opposizione «Giunta nata male e finita peggio» Consiglio comunale stasera con “avviso” al prefetto «Inefficienza e intolleranza al dissenso, oltre all’onta dell’accesso» Domenico Pangallo BOVA MARINA Una conferenza stampa a tre voci in merito alla vicenda della sospensione del Consiglio comunale da parte del prefetto di Reggio Calabria a seguito delle dimissioni contestuali presentate dalla maggioranza assoluta dei suoi componenti. Carmelo Caridi e Domenico Zavettieri, segretari cittadini rispettivamente del Partito Democratico e dei Socialisti Uniti, e Vincenzo Crupi ex consigliere comunale di minoranza, hanno attaccato l’ex sindaco e la maggioranza che ha governato fino a qualche giorno fa la cittadina jonica. Il primo a parlare è stato Domenico Zavettieri: «L’amministrazione Squillaci – ha detto – è nata male, con l’arresto, dopo pochi mesi, di un consigliere comunale, ed è finita peggio, implosa per le sue contraddizioni interne. Le motivazioni sono riconducibili alla personalità del sindaco, capace solo di dare ordini ma non di confrontarsi, dimostrando di non avere le qualità politiche e umane per dirigere un’istituzione democratica. L’amministrazione Squillaci, che aveva l’ambizione di salvare il paese in declino, ha precipitato ulteriormente il Comune nel degrado sociale, politico ed economico non riuscendo a spendere neanche le risorse ereditate dalla precedente amministrazione. Questa amministrazione, Domenico Zavettieri Vincenzo Crupi sciolta con provvedimento prefettizio, non lascia rimpianti nella cittadinanza poiché si è distinta solo per inefficienza. Non si tratta di affermazioni gratuite ma suffragate dai fatti, come dimostrano lo stato in cui versano la piscina comunale ed il Parco archeologico». Carmelo Caridi ha rincarato la dose: «Il sindaco Squillaci si è rivelato inadeguato a risolvere i problemi del paese, mostrando la balzana idea di punire ogni forma di dissenso e di opposizione, cacciando dal consiglio comunale l’ex vicesindaco Panzera ed attivando la procedura di decadenza per ben sette consiglieri comunali per assenteismo, sull’orlo del precipizio politico. L’ex sindaco Squillaci è finito come peggio non poteva finire: a furia di tentare di cacciare gli altri, è stato cacciato. Il paese avrebbe fatto volentieri a meno di questo sindaco che ha fatto finta di non vedere il declino politico e sociale del paese, che ha incarnato l’essenza di quella politica che si riempie la bocca di chiacchiere, che ha fatto della perdita delle risorse economiche regionali la pochezza della sua azione amministrativa, per non parlare dell’incapacità a sostenere il confronto politico». Vincenzo Crupi ha chiuso i lavori dicendo: «Con la decisione MILANO Concluse le arringhe del processo sul “locale” di Pioltello Verso la sentenza l’abbreviato sulla ‘ndrangheta in Lombardia Rocco Muscari LOCRI L’operazione “Infinito - Crimine” di Milano si avvia all’epilogo. Dinanzi al giudice per l’udienza preliminare, dott. Roberto Arnaldi, nei giorni scorsi si sono conclusi gli interventi difensivi per tutti i 118 imputati che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Il processo era iniziato il 9 giugno con la requisitoria dei pubblici ministeri Ilda Bocassini e Alessandra Dolci, della Dda milanese, durata diverse udienze, e conclusasi con la richiesta di condanna a pene varianti tra i 6 e i 20 anni di carcere per tutti gli imputati. Quindi, già a giugno, erano iniziate le arringhe dei difensori, poi sospese nel periodo estivo e riprese subito dopo. A chiudere gli interventi difensivi è stato l’avvocato Leone Fonte, difensore di alcuni imputati ritenuti dall’accusa facenti parte, anche con ruoli verticistici, del cosiddetto locale di Pioltello, uno dei tanti comuni coinvolti nell’indagine milanese. L’avvocato Fonte, così come tutti i difensori che lo hanno preceduto, ha articolato quasi tutta la sua difesa sulla mancata dimostrazione da parte dell’accusa del metodo mafioso quale espressione del reato di associazione mafiosa. Ed infatti la lunga attività di indagi- LOCRI Un ignobile atto vandalico Il pm Ilda Bocassini del prefetto si è conclusa l’esperienza dell’amministrazione Squillaci che, senza onta di smentita, è stata la peggiore che abbia mai vissuto il Comune di Bova Marina. Non parlo per partito preso, ma sono i fatti a parlare: basta vedere lo stato di degrado del paese e i finanziamenti persi. La Giunta Squillaci si è distinta per una serie di primati: per la prima volta Bova Marina conosce l’invio di una commissione di accesso ai sensi della normativa antimafia, per la prima volta due impianti di depurazione sono stati sequestrati dalla magistratura per mancanza di manutenzione; per la prima volta è stato sequestrato il centro Aism, cavallo di battaglia di questa squadra, ridotto a un ricovero per animali. Gli ex amministratori si sentivano dei padreterni che potevano fare tutto quello che garbava loro, non tenendo conto delle regole. Considerando che di Padre Eterno ve n’è uno solo alla fine sono andati a casa come meritavano. A riprova di ciò basta ricordare che hanno estromesso Giuseppe Panzera, reintegrato dopo il doppio grado di giudizio ed hanno cercato di fare lo stesso con sette consiglieri avviando il procedimento di decadenza per assenteismo, quando le assenze erano giustificate da atti depositati ed anche in considerazione di una giurisprudenza che considera giustificata l’assenza quale strumento di lotta politica da parte dell’opposizione». ne durata quasi cinque anni con grande impiego di tecnologia (intercettazione ambientali, servizi di videosorveglianza ed altro), non avrebbe, secondo il legale, dato alcuna prova che nei comuni in cui secondo l’accusa risiedevano gli imputati, che avevano costituito questi locali di ndrangheta, vi fosse un controllo del territorio in senso mafioso da parte degli stessi imputati. Concludendo, quindi, per l’assoluzione dei propri assistiti. Il processo “Infinito” ha preso avvio dall’operazione “Crimine”, condotta congiuntamente dalla Dda di Reggio e di Milano, che nel luglio di un anno fa ha portato all’esecuzione di oltre trecento ordinanze di custodia cautelare in carcere tra la Calabria e la Lombardia. Il processo di Milano è stato aggiornato al 18 novembre e, salvo eventuali repliche del pubblico ministero e controrepliche dei difensori, dovrebbe andare a sentenza. Pietro Parisi PALIZZI Oggi pomeriggio alle 18 si riunirà il Consiglio per discutere e approvare un importante ordine del giorno. C’è una novità da rilevare, rispetto alle precedenti sedute. Questa volta, l’avviso di riunione è stato inoltrato, per conoscenza, anche al prefetto di Reggio Calabria. Ciò perché la minoranza ha chiesto con una lettera al sindaco Sandro Autolitano, circa un mese fa, la convocazione straordinaria del consesso per la questione della ricerca dei nuovi locali per la caserma dei Carabinieri. Alla scadenza (venti giorni il termine utile) della richiesta il Consiglio non è stato convocato, e la minoranza si è rivolta al prefetto. Com’è noto, il comandante della stazione, maresciallo capo Giovanni Piccolo, dal settembre scorso ha chiesto la collaborazione del Comune per trovare nuovi locali, in vista dello sfratto che dovrà avvenire il 30 novembre. Il secondo argomento in scaletta riguarda “l’accettazione della donazione dell’emeroteca multimediale alla comunità da parte del dott. Franco Arcidiaco”. Anche qui si palesa la necessità di trovare, tra le proprietà immobiliari dell’ente, una struttura adeguata. Vincenzo Iennaro, Maria Carmela Lanzetta e Teodoro Bucchino MONASTERACE Un utilissimo convegno Federalismo fiscale: o si pagano le tasse o è la rovina per tutti Imma Divino MONASTERACE Il federalismo fiscale, panacea delle sofferenze contabili o morsa che rischia di strangolare i comuni? Per Monasterace, casse vuote e bilancio in rosso, c’è il rischio che già prima del 2014, anno in cui la riforma dovrebbe entrare in vigore, potrebbe tradursi in un salasso per i cittadini sempre più gravati dall’inasprimento dei tributi e chiamati a nuovi sacrifici imposti dal governo centrale. È quanto emerso, dal convegno organizzato dal Comune, presenti ll sindaco Maria Carmela Lanzetta, l’assessore Teodoro Bucchino, e Vincenzo Iennaro, consulente della Kibernetes srl che ha spiegato ai numeosi cittadini presenti gli effetti del federalismo fiscale, Che anziché smussare le disparità territoriali provocherà nel Sud effetti devastanti. Commentando alcuni dati riportati da Bucchino sull’evasione fiscale a Monasterace (che sfiora il 50% su acqua e Tarsu), ha parlato della necessità di un cambio di rotta: «Fino a poco tempo le – ha spiegato – le risorse venivano elargite ai Comuni grazie a cospicui trasferimenti dallo Stato centrale. Ora ciascun comune deve attrezzarsi in proprio perché entro il 2014 i trasferimenti si ridurranno fino a zero. Occorre, dunque, sensibilizzare la gente invitandola a pagare le tasse: ne va del futuro dei nostri figli”. Un invito rinnovato anche dal sindaco che ha sottolineato pure la necessità di ridurre gli sprechi: «Ormai la corda si è rotta, ma prima di passare ad azioni coercitive, vorremmo far capire ai cittadini che è giunto il momento in cui questo paese diventi comunità, e capisca che pagare i tributi significa garantire i servizi». SIDERNO La neo presidente Milardi ha nominato il direttivo Fidapa, passaggio di consegne Ex aequo le borse di studio Romeo Aristide Bava SIDERNO Cambio di guida nella Fidapa di Siderno tra Maria Caterina Mammola e Lina Milardi Sansalone nel corso di una serata durante la quale sono state anche assegnate le borse di studio “Bebè Romeo”, intitolate alla prima presidente del sodalizio sidernese. Sono stati gli alunni Roberta Manto e Emanuele Albanese a vincere ex aequo la borsa di studio diretta agli studenti dell’istituto “Pedullà” sul tema “Rispetto per la memoria storica a 150 Anni dell’Unità d’Italia”. La figura di Bebé Romeo è stata ricordata da Anna Lina Milardi Sansalone Maria Speziale, con l’apporto di memorie del figlio di Bebè, Antonio Audino, presente in sala. La Milardi ha indicato, nel discorso d’apertura, le componenti del suo direttivo e le linee di massima del programma. Del direttivo fanno parte: la past presidente Caterina Mammola Lascala, la vicepresidente Irene Fiorenza, la segretaria Pina Armocida Burzomì, la tesoriera Caterina Fragomeni. Revisori dei conti sono Teresa Pizzimenti e Raffaella Marino; consigliere: Anna Maria Ferraro Macrì, Patrizia Pelle, Cinzia Lascala, Rita Commisso, Flavia Costantino e Silvana Fonti. ROCCELLA JONICA Organizzato dal Comune in collaborazione con alcune associazioni e istituti sanitari Allagato il liceo “Oliveti” Tumori alla testa e al collo, corso per medici di base Condanna di Calabrese Stefania Parrone Emanuela Ientile LOCRI «L’allagamento causato al liceo classico “Ivo Oliveti” è un gesto spregevole che ha causato ingenti danni. Faremo avviare un’indagine interna, perché chi ha agito vilmente dovrà essere punito». Lo afferma l’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, edilizia scolastica e formazione professionale, Giovanni Calabrese, che in una nota esprime «dura condanna al vile atto vandalico verificatosi ai danni dell’Oliveti la notte tra l’11 e il 12 novembre scorsi». «Le aule dei due piani, comprese segreterie, laboratori e aula magna, sono state allagate e sommerse d’acqua, per la chiusura degli scarichi dei la- vandini dei bagni, con l’intenzione di provocare non solo un disagio ma un vero e proprio danno a tutta la scuola». Da parte dell’Amministrazione provinciale, cui si aggiunge la dura condanna del presidente Giuseppe Raffa, informato dei fatti da Calabrese, «ci sarà il massimo impegno per evitare che in futuro si possano verificare episodi del genere e ciò sarà fatto – ha concluso l’assessore – intensificando le misure di sicurezza nelle scuole che ricadono nella nostra competenza». Sul posto è intervenuto anche il geometra Spagnolo, dell’Ufficio provinciale di Locri, che ha potuto constatare i danni arrecati all’edificio scolastico. ROCCELLA Offrire al medico di base e allo specialista otorinolaringoiatra le nozioni basilari per una corretta gestione della diagnosi del paziente affetto da malattie tumorali alla testa e al collo e della terapia post-operatoria domiciliare, sia per quanto riguarda le specifiche cure oncologiche sia per la gestione del dolore e le metodiche riabilitative della voce e della deglutizione. Questo l’obiettivo che si è proposto il 1. corso di “Patologia oncologica del collo: dalla diagnosi alla terapia integrata”, iniziativa medico-scientifica gratuita con impostazione multidisciplinare rivolta, infatti, anche a medici anestesisti e terapisti del dolore, oncologi, chirurghi e logopedisti, presen- Da sinistra: Certomà, Asprea, Giudice, Condemi, Carfì e Alvaro ti in gran numeri all’ex Convento dei Minimi di Roccella. Il corso presieduto dal dott. Francesco Asprea, specialista roccellese in otorinolaringoiatria da oltre dieci anni in servizio presso la casa di cura San Camillo di Messina, è stato promosso grazie alla collaborazione tra il Comune di Roccella (assessorato alla Qualità della vita), la casa di cura San Camil- lo di Messina, lo Studio Radiologico di Siderno, il Rotary Club di Locri e l’associazione Jimuel onlus «La neoplasia del collo è la quinta per frequenza sul territorio nazionale e presenta tra i fattori di rischio il fumo da tabacco, l’alcool, la scarsa igiene orale e il papilloma virus» – ha ricordato, sollecitando la necessità di una diagnosi precoce per evitare interventi demolitivi, il dr. Gabriele Alvaro, anestesista del Policlinico universitario Materdomini di Catanzaro, intervenuto in apertura dei lavori in veste di assessore comunale alla Qualità della vita. Sono seguiti i saluti del sindaco Giuseppe Certomà, del dott. Pietro Crinò dello Studio radiologico, del dott. Isidoro Napoli presidente di Jimuel, dell’avv. Francesco Agostino presidente del Rotary di Locri, del dr. Bruno Porcino della Direzione generale dell’Asp di Reggio, del dr. Giuseppe Zampogna primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di locri e vicepresidente dell’Ordine dei medici della provincia reggina. I lavori sono entrati nel vivo con l’esaustiva relazione del dott. Asprea che ha messo a fuoco le patologie neoplastiche del collo, con riferimenti alla storia della ricerca scientifica, fino ad arrivare alla «anatomia chirurgica degli svuotamenti linfonoidali del collo». A “nobilitare” l’evento anche due lezioni magistrali su “Le laringectomie” e “Le neoplasie del massillo facciale”, che sono state tenute rispettivamente dal dott. Francesco Carfì già primario otorinolaringoiatra dell’Ospedale di Milazzo e ora alla casa San Camillo, e dal prof. Mario Giudice, docente di chirurgia maxillofacciale dell’Università di Catanzaro. Sono seguite quindi le relazioni di illustri specialisti quali Daniele Sinardi, Walter Pirrotta, Giuseppe Vinci, Tommaso Risitano, Barbara Gaudio, Remo Morabito, Isidoro Napoli, Al Sayyad Said, Giovanni Condemi e Carlo Frascà. Lunedì 14 Novembre 2011 Gazzetta del Sud 24 Vibo - Provincia . PARAVATI Anche quest’anno i figli spirituali di Mamma Natuzza hanno partecipato al 18esimo anniversario dell’arrivo della statua di Maria Una folla immensa si inchina alla Madonna Nel corso della concelebrazione eucaristica presieduta da mons. D’Ercole ricordato il vescovo Cortese Lidia Ruffa PARAVATI Si fa sempre più numerosa la presenza del popolo di Dio che ha riposto le proprie speranze nel “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”. Più di venti mila pellegrini, ieri, hanno affollato l’area della “Villa della Gioia”, uniti dalla fede e dall’amore che Mamma Natuzza ha riservato ad ognuno di loro, per festeggiare insieme il diciottesimo anniversario dell’arrivo della statua della Madonna, la stessa che per anni ha conversato con la mistica di Paravati. Ed è in nome e per volontà del “Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime”, venerata sotto questo titolo che sono nati i Cenacoli di preghiera, riconosciuti dall’allora vescovo di Mileto mons. Domenico Tarcisio Cortese. Un appuntamento fisso per il popolo mariano che rappresenta inoltre un giorno di festa per le centinaia di cenacoli di preghiera arrivati da tutta Italia, alcuni giunti anche dalla Francia, per rendere omaggio alla Madonna che ha scelto Natuzza Evolo come strumento docile per manifestare il suo progetto di amore. Dopo la solenne processione per le vie del paese, la statua della Madonna è stata accolta all’interno dell’area della fondazione, tra gli applausi scroscianti, da migliaia di fazzoletti bianchi sventolati al cielo. Subito dopo ha avuto inizio la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare dell’Aquila, mons. Giovanni D’Ercole, da sempre legato alla figura di Mamma Natuzza. Al suo fianco il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Luigi Renzo ed i parroci della fondazione: don Pasquale Barone, don Maurizio Macrì e padre Michele Cordiano. Particolarmente toccanti, le parole del presule D’Ercole, il quale durante l’omelia, non ha mancato di ricordare il compianto vescovo emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Cortese. «Fu proprio lui – ha sottolineato il vescovo ausiliare dell’Aquila – a parlarmi per la prima volta di Natuzza Evolo. Ricordo come mons. Cortese, per anni, ha difeso, protetto e seguito la figura della mistica». Il presule che ieri non è voluto mancare a questo importante appuntamento con i cenacoli di preghiera, ha parlato ai numerosi pellegrini, come un padre ai propri figli. «Seguendo l’esempio di Natuzza – ha proseguito – che durante la sua lunga vita terrena ha sofferto patimenti e sofferenze sopportandole con amore e devozione; che è stata madre e nonna e grande maestra di vita, dobbiamo imparare a vivere secondo la volontà di Dio». Mons. Giovanni D’Ercole infine, ha rivolto alle persone presenti l’augurio che «nel Cuore Immacolato di Maria, ognuno possa trovare, oltre ad un rifugio sicuro, il dono della pace che è il vero dono che Dio ci ha fatto». Alle parole del presule D’Ercole sono seguite quelle di don Pasquale Barone, parroco di Paravati. Anche lui ha ricordato come «sia proprio grazie a mons. Domenico Tarcisio Cortese, l’inizio della costruzione della “Villa della Gioia” che lui ha autorizzato nel 1987. Ed è stato sempre mons. Cortese a benedire per la prima volta la statua del “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, quando arrivò a Paravati nel 1993”. “La veloce moltiplicazione dei cenacoli di preghiera – ha concluso don Barone – è segno dell’amore che Natuzza ripone nella Madonna». VIBO VALENTIA Una busta con proiettili alla dirigente Adriana Teti La statua della Madonna portata in processione sulla spianata di Villa della Gioia La folla di fedeli durante la concelebrazione presieduta da mons. D’Ercole Migliaia i figli spirituali di Natuzza che hanno partecipato alla santa messa MILETO Officiati ieri pomeriggio in Cattedrale i funerali del presule francescano stroncato da un infarto nei giorni scorsi a Roma L’ultimo saluto al vescovo Domenico Tarcisio Cortese MILETO. Era intrisa di tristezza e di dolore, ieri pomeriggio, la Cattedrale di Mileto dove sono stati celebrati i funerali del vescovo emerito della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Domenico Tarcisio Cortese. In tanti ieri, si sono dati appuntamento a Mileto per porgere l’ultimo saluto al vescovo che ha amato Mileto e la diocesi più di ogni altra cosa. Ventotto anni di vescovado che hanno lasciato un segno indelebile nei fedeli che lo hanno conosciuto e nei sacerdoti. Tutti uniti dallo stesso ricordo. Il sorriso. La gioia di vivere. La forza dello spirito. Un vescovo amico della gente che ha vissuto il suo mandato tra i fedeli. Anche il clero della diocesi assieme ai vescovi calabresi si sono uniti ieri, nel ricordo di mons. Domenico Tarcisio Cortese. A presiedere la celebrazione eucaristica, attorniato dalla maggior parte dei vescovi calabresi, l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova mons. Vittorio Luigi Mondello, il quale si è soffermato sullo «spirito francescano che ha sempre guidato l’opera pastorale di mons. Cortese. Sempre pronto – ha continuato il presule – in modo gioioso e scherzoso a proporre le proprie idee». Entrato far parte dell’Ordine francescano dei Frati Minori, dal 1968 al 1977 il vescovo Cortese ricoprì il ruolo di ministro provinciale dei Frati Minori in Calabria. Ed è stato proprio il suo attuale successore in carica, padre Il vescovo francescano mons. Domenico Tarcisio Cortese SAN CALOGERO Il “colpo” portato a termine sabato sera ha fruttato 1500 euro Francesco Lanzillotta, a ricordare la figura del presule che si è distinto negli anni sia come presule che come frate Francescano. «Rendeva semplici le cose più difficili, bastava una sua battuta a rendere ogni dialogo più vivo e concreto. Mons. Cortese – ha proseguito padre Lanzillotta – aveva un’innata capacità di ascoltare chiunque bussasse alla porta del suo cuore». Da sempre legato all’ordine dei frati minori che non ha mai trascurato, anche quando gli impegni pastorali lo portavano da una parte all’altra della Nazione, «il vescovo Cortese – ha sottolineato padre Francesco – ha sempre mantenuto viva la sua grande capacità di riuscire a relazionarsi con tutti, dal più dotto al più umile dei suoi fedeli e soprattutto con Dio». Una celebrazione eucaristica emozionante che ha raggiunto il suo culmine quando, prima della fine della santa messa, il sindaco di Mileto Vincenzo Varone, ha preso la parola. E rivolgendosi proprio a mons. Domenico Tarcisio Cortese, gli ha affidato «la protezione della città di Mileto. Un luogo che Lei ha sempre amato. Lo stesso amore – ha precisato Varone – che lega me a questa città». Ed è stato proprio in virtù di questo amore se mons. Cortese è voluto tornare da morto nella cittadina normanna, sede episcopale di una grande ed importante diocesi che per ventotto lunghi anni ha vissuto sotto la Una busta con proiettili indirizzata alla dirigente di palazzo “Luigi Razza” Adriana Teti è stata intercettata negli uffici delle poste di Vibo Valentia. La notizia è di qualche giorno fa ma solo ieri è stata portata a conoscenza del sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino che ha voluto indirizzare un messaggio di solidarietà e vicinanza ad Adriana Teti. Il sindaco ha, inoltre, espresso profondo rammarico per quanto accaduto, «uno squallido tentativo di intimidire la dirigente». Per D’Agostino si tratta di un gesto «inaccettabile che manifesta al tempo stesso un segnale di regressione democratica. La lettera indirizzata alla dottoressa Teti – ha inoltre osservato – è l’epilogo di una lunga serie di atti intimidatori che incrinano, quotidianamente, la tranquillità di una città che vuole e deve andare avanti onestamente». Da ricordare che qualche mese fa un altro attentato era stato messo a segno sempre nei confronti della dirigente. Ignoti avevano dato alle fiamme la sua autovettura parcheggiata davanti casa. In quell’occasione la dirigente aveva dichiarato che l’intimidazione, molto probabilmente, era da ricondurre alla sua attività professionale. sua instancabile protezione. Un pensiero al vescovo che lo ha preceduto, è arrivato anche dal presule mons. Luigi Renzo, il quale, prima di rivolgersi ai fedeli, ha dato lettura dei messaggi di cordoglio giunti dal Vaticano, il primo a firma del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della conferenza episcopale Italiana mentre il secondo recava la firma del cardinale Tarcisio Bertone. «Questa giornata deve essere vissuta – ha precisato mons. Renzo – non all’insegna della tristezza, ma al contrario deve essere caratterizzata dalla gioia di sapere che il nostro fratello Domenico, è tornato alla casa del Padre». Presenti ai funerali anche i familiari del compianto vescovo, tra cui il fratello e la nipote. Numerosa è stata inoltre, la partecipazione dei sindaci della provincia e di tante autorità civili e militari del territorio vibonese.(l.r.) TROPEA Nazzareno Salerno (Pdl) rassicura la popolazione Rapinato il titolare di un distributore di benzina Oncologia, il problema è risolto Guido Galati SAN CALOGERO Rapina a mano armata, sabato sera, in località Piana delle Querce, ai danni del 45enne Domenico Mazzitelli, titolare del distributore di carburanti “Ies”, ubicato sulla direttrice sud della Statale 18. A metterla a segno tre individui di aspetto giovanile, incappucciati e armati di pistola giunti nell’area di servizio a bordo di una Fiat Uno con la quale, dopo aver arraffato tutto il contante nella disponibilità del Mazzitelli, mille e cinquecento euro circa, sono fuggiti in direzione di Ro- sarno. Nel corso delle ricerche dei fuggiaschi, subito avviate dai carabinieri della stazione “Achille Mazza” in collaborazione con i loro collegi delle stazioni vicine, la Uno, risultata, da successivi accertamenti, rubata nello scorso mese di ottobre a tale L. M. di Feroleto della Chiesa (Rc), è stata rinvenuta bruciata in una stradina di campagna del limitrofo comune di Candidoni, qualche chilometro più avanti del bivio di Calimera. Il tutto è avvenuto in modo fulmineo e sotto l’occhio delle telecamere di sorveglianza le cui immagini sono ora al vaglio degli in- vestigatori dell’Arma. La banda di malviventi è entrata in azione intorno alle 18. A quell'ora il proprietario dell’area di servizio si stava intrattenendo a parlare con un suo abituale cliente, quando è sopraggiunta da nord, direzione Mileto, la Uno con tre persone a bordo e con il volto coperto da passamontagna. Una di loro è scesa dall’autovettura e, pistola in pugno, s’è diretta verso il titolare dell’impianto, puntandogli contro la pistola e costringendolo a sborsare l’incasso della giornata. Dopo di che i tre banditi, si presume gli stessi che alcune sere fa si sono resi responsabili di analo- ga rapina compiuta a Calimera nel negozio di alimentari di Annunziatina Ceravolo dove si trovava, intento a fare degli acquisti, anche il parroco del paese, don Francesco Pontoriero, alleggerito delle offerte dei fedeli, 250 euro, hanno tagliato la corda, dirigendosi a tutto gas verso sud. Per non lasciare tracce ed evitare, così, il rischio d’essere identificati, lungo il percorso, dove forse ad attenderli vi era un quarto complice, i tre delinquenti si sono disfatti dell’auto, cospargendola di liquido infiammabile e dandole fuoco. Le indagini proseguono. «L’oncologia dell’ospedale di Tropea non verrà penalizzata». È quanto afferma il presidente regionale della commissione sanità Nazzareno Salerno all’indomani della manifestazione che ha visto migliaia di persone scendere in piazza a Tropea. «È pienamente legittimo – aggiunge – che i i cittadini di Tropea scendano in campo per difendere il sacrosanto diritto alla salute, ma in riferimento alla situazione dell’oncologia va ribadito che il problema è già stato risolto e che non esistono reali motivi di TROPEA. preoccupazione. Lo stesso presidente Scopelliti ha confermato che la regione intende tutelare coloro che sono colpiti da una così grave malattia ed impedire la creazione di nuovi ed aggiuntivi disagi che sarebbero insopportabili per chi costretto a sostenere un peso tanto grande. In generale – prosegue –, la Regione, pur in un contesto in cui è indispensabile razionalizzare l’organizzazione dei servizi ed eliminare gli sprechi, ha tenuto ferma la volontà di proteggere le categorie più deboli e coloro i quali vivono situazio- ni di particolare difficoltà. Pertanto, sottolineo ancora una volta, che nessun intervento penalizzante potrà interessare l’oncologia di Tropea che, peraltro, ha finora prodotto risultati degni di nota diventando un punto di riferimento per i malati ed un fondamentale baluardo per la difesa della salute. Chi – conclude Nazzareno Salerno – come il consigliere regionale Censore si prodiga nel diffondere apprensioni ingiustificate nel vano tentativo di ottenere qualche effimero vantaggio politico». dal POLLINO allo STRETTO calabria ora LUNEDÌ 14 novembre 2011 PAGINA 4 un calcio alla ’ndrangheta «La lotta alla mafia si fa in Parlamento» Dal campo di Rizziconi l’urlo di Don Ciotti e della politica RIZZICONI (RC) «Oltre che sul territorio, Don Ciotti insieme a Gattuso la lotta alla mafia si fa a Roma, in Parlamento, con le leggi giuste». Tuona don Ciotti - definito dal giornalista della Rai Marco Mazzocchi, presentatore dell’evento, come il “protagonista delle contraddizioni la giornata” - nel suo intervento di presentazione della manifestazione che ha visto gli azzurri di Cesare Prandelli allenarsi a Rizziconi, su un campo di calcetto costruito su un terreno sequestrato alla ’ndrangheta. Il presidente di Libera che ha lanciato questa idea in piena estate, spiega che «ci dobbiamo impegnare indistintamente tutti a difendere RIZZICONI L’arrivo della Nazionale a Rizzicoquesto campo che è la terza volta che inauguriani non ha reso entusiasta tutta la popolazione delmo». La mafia si combatte «anche con le polila cittadina della Piana. Innanzitutto perché non tiche sociali» ha continuato Ciotti, «tutelando tutti hanno avuto la possibilità di vedere gli uomichi ha il lavoro e lo sta perdendo». «Le mafie ni di Prandelli da vicino, visto che la capienza denon sono solo in Calabria ma in tutta Italia» ha gli spalti era limitata a 900 persone. Tra l’altro alancora sottolineato tra gli scroscianti applausi l’interno della struttura vi erano tutte le persone dei presenti. Ciotti ha anche ricordato «Franceinvitate dal Comune che ha privilegiato le scuole sco (Inzitari, ndr) a cui ho portato un fiore quee le varie associazioni sportive. Per tale motivo sta mattina» ed ha presentato agli azzurri i gel’amministrazione guidata dal commissario Fanitori di Domenico Gabriele, brizio Gallo, ha deciso di installare in piazza Mul’undicenne ucciso mentre gio«La criminalità nicipio uno schermo gigante per far sì che la pocava a calcetto a Crotone da non è solo polazione riuscisse comunque a seguire l’evento. una pallottola vagante. Ma, secondo le indiscrezioni trapelate dai residenC’era tutta la nomenclatura in Calabria» ti, nessuno o solo in pochi politica ieri a Rizziconi. Dal prePresenti anche i hanno deciso di guardare sidente della Regione Scopelli«Un bel messaggio genitori di Dodò gli azzurri attraverso lo ti a quello della provincia di ma qui i problemi schermo gigante. L’altra Reggio Giuseppe Raffa. Pascosa che non è piaciuta agli sando per Marco Minniti ed Angela Napoli. «A sono altri a abitanti di Rizziconi è il fatRizziconi, come nel resto della Calabria, ci sono cominciare da to che il Paese sia stato detantissime persone perbene - ha detto Scopelliquello del lavoro» scritto «malissimo» dalla ti - che lavorano e che producono al massimo. stampa nazionale. SeconLa piccola parte è la criminalità che è rumorosa do alcuni inviati di testate importanti, nella cittae si fa sentire. Ma noi oggi con questa manifel’Agenzia dina della Piana «c’è la paura di vivere» ha scritstazione gridiamo a tutti che abbiamo voglia di to Attilio Bolzoni su Repubblica, storcendo anche liberarcene», non disdegnando anche un saluin maniera non certo positiva alcune dichiarazioto «a Gattuso per rivederlo presto in campo ed ni rilasciate dai cittadini allo stesso giornalista. In a Pirlo, che ha giocato nella Reggina portandotal senso anche su Facebook molti rizziconesi, in la alla salvezza». Il vescovo della diocesi di Oppossesso del tanto agognato pass per ammirare pido-Palmi Luciano Bux, da uomo di chiesa ha gli azzurri, hanno scritto che dopo tanto fango butsottolineato il fatto «che, noi credenti, dobbiatato sulla propria cittadina, non sarebbero andati mo pregare per i mafiosi. Il Signore li deve aiua vedere l’allenamento di Buffon e compagni. In «La partita contro la mafia si gioca tutti i giorni, ma in questo sfortare nella loro conversione da peccatori a uomisintonia con i sentimenti della cittadinanza le dizo i cittadini di Rizziconi non devono essere lasciati soli e la presenza ni di pace». Luigi Varratta, prefetto di Reggio chiarazioni del commissario Gallo, che ha spiegaoggi qui di rappresentanti delle autorità civili, religiose e della socieCalabria, nel suo saluto ai presenti ha detto che to a Calabria Ora prima dell’inizio dell’evento di tà civile testimonia il forte impegno comune in questa direzione». «solo insieme ce la possiamo fare a far sterzare ieri che «Rizziconi è un paese dove ci sono tantisCosi l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla crimila Calabria verso la positività». Giuseppe Raffa, sime positività. Che fa tante cose concrete – ha dinalità organizzata commenta l’allenamento della Nazionale di calcio. presidente della provincia reggina, ha spiegato chiarato – come l’accoglienza agli immigrati e la «Insieme a mille ragazzi delle scuole elementari e medie di Rizzicoche «questa di oggi è una straordinaria occasiostessa scuola calcio. Senza dimenticare le varie asni e a una rappresentanza di ragazzi del quartiere Zen di Palermo ne per far capire a tutti che la Calabria è piena sociazioni esistenti all’interno del territorio. Sicurileva l’Agenzia - erano presenti all’evento le massime autorità locadi positività. Vedo moltissimi giovani presenti è ramente bisogna rispondere con i fatti a tutti quelli, provinciali e regionali, oltre a Don Luigi Ciotti, al commissario prequesto è il segno che abbiamo un futuro imporli che scrivono o pensano altro. E la risposta di ogfettizio Fabrizio Gallo e al viceprefetto Maria Rosaria Laganà, dirigentante davanti a noi». Fabrizio Gallo, commissagi (ieri, ndr) con tanta gente e tantissimi giovani te dei Beni confiscati dell'Agenzia, intervenuta in rappresentanza del rio che guida il comune di Rizziconi, e l’artefice presenti per la Nazionale lo è. Un segnale impordirettore Giuseppe Caruso». L’Agenzia nazionale, ha ricordato Lagadi questa manifestazione a livello logistico, ha tante e chiaro». Intanto il pullman con a bordo i nà, «cui compete in via esclusiva la gestione dei beni confiscati, condetto a chiare lettere che «la cittadina è piena di calciatori della nazionale riparte, e in Paese non tinuerà a lavorare insieme alle istituzioni e alle forze sociali per restipositività ed ha una grande propensione alla solidarietà. Quella di oggi è una giornata importuire alla collettività i patrimoni sottratti alla criminalità organizzata. mancano le polemiche: c’era chi sperava di potertante. Una tappa fondamentale per il completo L’occasione - conclude - è stata importante anche per commemorali vedere da vicino e chi spera che l’arrivo della Naaffrancamento dalla criminalità organizzata. re, nel ricordo dei genitori, il giovane Domenico Gabriele, il ragazzo zionale «serva al paese, speriamo cambi qualcoOvviamente alla Nazionale va un grande rindi 12 anni assassinato a Crotone nel 2009 perché, mentre si allenava sa». «È stato bello vedere i calciatori qui a Rizziconi - dice un operaio -, sicuramente ci hanno dagraziamento per essere presente qui in mezzo a in un campo di calcio, si è trovato tragicamente davanti al vero berto un messaggio di attenzione e a loro dobbiamo noi e portare una gioia immensa ai presenti». saglio di un regolamento di conti tra le ’ndrine calabresi». Per il predire grazie, ma qui i problemi sono altri a cominChiudiamo con una battuta di Marchisio: «Ci sidente della Commissione contro la ’ndrangheta del consiglio regiociare da quello del lavoro. Solo così si potrà consiamo sentiti piccoli piccoli». Questa dichiaranale Salvatore Magarò, quella di ieri è stata «una giornata memoraNelle foto tribuire a battere la ’ndrangheta. Altrimenti non zione dà il senso all’intera giornata di ieri. bile, che non dimenticheremo. Un'inedita pagina di contrasto alla Scopelliti, Raffa cambia nulla». criminalità con la forza dirompente di coraggio, lealtà e passione per GIUSEPPE MUSTICA e Talarico g.m. il bello che caratterizza lo sport in genere e segnatamente il calcio». [email protected] L’arrivo della Nazionale tra consensi e malumori «La partita contro i clan si gioca tutti i giorni» 5 LUNEDÌ 14 novembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria S T R E T T O ora un calcio alla ’ndrangheta IN FESTA Da sinistra gli azzurri in campo, il tifo sugli spalti e don Ciotti portato in trionfo dai calciatori. In alto si vedono anche i genitori di Dodò Gabriele. Sotto Prandelli e Buffon con i ragazzi (Fotoservizio CUFARI) la trepidante attesa Striscioni e cori da stadio aspettando gli idoli Tra le canzoni di Ligabue e i cori da stadio: così i presenti a Rizziconi hanno aspettato l’arrivo della Nazionale. Musica, emozione e grandissima atmosfera per un evento che non avrà eguali nella storia del Sud Italia. Già dalle prime ore della mattina si percepiva l’attesa per l’arrivo degli azzurri guidati dal commissario tecnico Cesare Prandelli. Soprattutto i più giovani erano entusiasti all’idea che da lì a pochi minuti avrebbero visto, a qualche metro di distanza, i propri beniamini. Il sogno di una vita, per molti. Poi, alla vista dell’autobus che ha portato gli azzurri al campetto di contrada Li Morti le urla di gioia e di attesa erano a frequenze altissime. Sugli spalti è stato un tripudio di colori e felicità. La Giovanile Rizziconese, la scuola calcio che si allena in quel campetto, ha preparato una coreografia con dei cartelloni tinti di verde, bianco e rosso, in omaggio alla bandiera italiana. Tutti indossavano anche un cappellino colorato. Il leitmotiv era sempre il tricolore. Gli azzurri sono stati accolti da due ali di folla festanti. Non sono mancati i cori per i club. A Buffon veniva urlato che la «Juve vincerà lo scudetto»; a Montolivo una frase eloquente: «Ti aspettiamo al Milan». Una giornata faticosa, forse, per i preparativi dei giorni precedenti, ma che alla fine ha rispettato le premesse. L’atmosfera, del resto, è stata calda anche per i tantissimi giornalisti presenti. Tutte le testate nazionali avevano un corrispondente ieri a Rizziconi. Una cittadina che, per un giorno, è diventata la capitale d’Italia dello sport. g.m. Le autorità durante l’inaugu razione La visita degli Azzurri per recidere il cordone tra crimine e pallone Inaugurata per la terza volta la struttura costruita sul terreno sequestrato al boss Crea Il campo da gioco venne preso di mira dai vandali, poi fu abbandonato PALMI (RC) Mafia e pallone, vecchi boss e ragazzot- volta sono i finanziamenti europei catalizzati dal proti in calzoncini e magliette a colori sgargianti: il connu- getto dei Pon sicurezza a garantire i fondi per i nuovi labio tra il crimine organizzato e il gioco che più appassio- vori che ripartono con grande lena nel 2007 per essere na il Bel Paese è vecchio e consolidato. Un rapporto stret- portati a termine in pochissimi mesi. Nel luglio dello to, che da una parte “aiuta” le società dilettantistiche a stesso anno infatti il deus ex machina di Libera, Don risolvere i propri problemi di bilancio, dall’altra serve ai Luigi Ciotti e l’allora presidente della commissione parmammasantissima delle locali calabresi, a mantenere lamentare antimafia Francesco Forgione indossano calalto il legame con il proprio “feudo” d’appartenenza. Lo zoncini e parastinchi per la seconda ufficiale inaugurasbarco della nazionale a Rizziconi, oltre la retorica, ser- zione del presidio di legalità. Queste volta le cose vanno meglio, almeno ve proprio a recidere quel corcon il tempo, visto che quando il can can medone malsano che troppe volL’area fu diatico volta la propria attenzione verso altro, te ha legato il mondo pallonasequestrata nel giovani e meno giovani di Rizziconi si avventuro al destino della cosca di riferirano fino a contrada Li Morti – la zona circonmento territoriale. 2000: il campo data di uliveti secolari che fanno da sfondo ai E così, i venti protagonisti delvenne costruito panorami mozzafiato della Piana ancora non la pedata nostrana sono arrivati in tempi record compromessi dall’abusivismo impazzito del ieri nel cuore agricolo della Piana comprensorio – per una partita di calcetto. Andi Gioia Tauro per inaugurare – per la terza volta – il campetto costruito sul terreno ap- che una formazione giovanile di una coraggiosa scuola partenuto a “Toro” Crea, vecchio patriarca della cosca calcio utilizza il campetto sottratto allo strapotere del che da sempre controlla il territorio di Rizziconi (comu- boss di Rizziconi Teodoro Crea: boss carismatico poco ne già passato, suo malgrado, sotto le forche caudine più che settantenne finito in quasi tutte le grandi operadello scioglimento per infiltrazioni mafiose), e che non zioni della distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dal ha mai nascosto la propria passione sfrenata per il gio- processo ai Tegano della fine degli anni ’70 fino alle recenti indagini “Toro” e “Devin” (le inchieste sulla costruco del calcio. Un campo sorto su una superficie di quasi tre ettari se- zione del mega centro commerciale di Rizziconi che la questrata al vecchio boss, con sentenza definitiva, nel Dda sostiene essere stato edificato proprio sui terreni settembre del 2000. Un’idea buona quella del campet- della ’ndrina rizziconese) passando dal procedimento to, che dopo le formalità per la progettazione e l’appro- “mafia delle tre province” che risale al 1983. Ieri la nuova inaugurazione – l’ultima si spera – con vazione del progetto definitivo prende forma con l’inizio dei lavori per la piccola struttura sportiva che prendono l’intero carrozzone del calcio sceso fino a questo pezzo il via a febbraio del 2002 per essere terminati poco me- di Sud per ribadire che lo sport è più forte della mafia, no di un anno dopo. Tempi record per il piccolo avam- più forte dello strapotere dei clan come i Crea, in grado, posto di legalità nella piana di Gioia Tauro che perde a leggere le carte dei procedimenti che li vedono coinvolperò prestissimo appeal tra la popolazione. Un po’ la ti, di condizionare il respiro stesso della piccola cittadipaura di mettere piede su una struttura costruita sul ter- na pianigiana, figurarsi le dinamiche che gravitano attorreno del mammasantissima cittadino, un po’ per mero no ad un campetto di periferia, per uno come Teodoro vandalismo, il campetto viene abbandonato; quasi nes- “Toro” Crea, che il calcio lo ha sempre apprezzato e consuno ci gioca più e anche gli spogliatoi finiscono per di- tinua a farlo, visto che capita spesso che il vecchio boss ventare il passatempo dei bulletti di paese che passano con il pallino del gioco del calcio faccia la sua comparsa parte del loro tempo a sfasciare quanto costruito, a suon sui terreni polverosi del comprensorio, per seguire la di pietre e malanimo. sua squadra del cuore. Passano quattro anni, e l’idea di rimettere a nuovo il VINCENZO IMPERITURA campetto sul terreno di Crea riprende forma. Questa [email protected] 6 LUNEDÌ 14 novembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O dalla piana Neanche il tempo di archiviare il funerale dei due fratelli Donato – ammazzati qualche settimana addietro come boss a colpi di lupara mentre si dirigevano in un fondo agricolo nella frazione Due Querce – che il piccolo centro di Varapodio torna sotto i riflettori della cronaca per il ferimento di un giovane operaio. Nella notte tra venerdì e sabato infatti, le armi hanno fatto riascoltare la propria voce nel piccolo centro alle falde d’Aspromonte. A farne le spese questa volta il venti- Varapodio, sparano contro un operaio Il 26enne è stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco al fianco sinistro seienne Andrea Longo, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco al fianco sinistro. Secondo le prime ricostruzioni effettuate dai carabinieri di Taurianova, agli ordini del capitano Giulio Modesti, il ragazzo è stato colpito poco sopra il bacino, ma fortunatamente il proiettile, dopo avere attraversato il corpo del giovane, è uscito dall’altra parte senza interessare alcun organo interno. Immediatamente soccorso, Longo è stato trasportato all’ospedale di Gioia Tauro dove i medici del pronto soccorso hanno effettuato le cure necessarie, dimettendolo nella stessa serata. Un ferimento strano quello del giovane operaio di Varapodio che non risulta avere precedenti penali o collegamenti con il crimine organizzato della Piana di Gioia Tauro. Nelle ore successive al suo rientro dall’ospedale Longo è stato lungamente interrogato dalle forze dell’ordine ma, da quanto finora trapelato, non avrebbe reso agli inquirenti alcun particolare utile allo svolgimento dell’indagine. Un fatto di sangue insolito quindi per una comunità come quella varapodiese che a lungo era stata ai margini dei fatti di sangue che stravolgono la normale quotidianità del comprensorio pianigiano, per tornare però prepotentemente sotto i riflettori con una recrudescenza di violenza che in poco più di un mese ha lasciato sul campo due vittime (anche loro come Longo, giovanissime) e un ferito. A coordinare le indagini sull’ultimo fatto di sangue la Procura della Repubblica di Palmi guidata da Giuseppe Creazzo. (vimp) caso fallara REGGIO CALABRIA Una transazione con il Comune di Reggio Calabria senza interessi e rivalutazione. È questa la proposta che l’architetto Bruno Labate avrebbe avanzato alla ragioneria del Comune per la restituzione delle somme indebitamente percepite ed accertate nell’ambito del cosiddetto “caso Fallara”. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, Labate avrebbe presentato una richiesta di transazione che prevedrebbe di spalmare su più anni la cifra di circa 600mila euro che l’architetto ha percepito nel periodo in cui a guidare il settore finanze e tributi vi era Orsola Fallara. Come è ormai noto, tra la Fallara e Labate vi era un legame sentimentale. Secondo quanto accertato dall’inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria, all’uomo sarebbero state corrisposte delle cifre per un totale di 842mila euro circa, almeno stando a quanto emerso dalla relazione degli ispettori che lo stesso ufficio di procura ha inviato a palazzo San Giorgio per verificare la situazione dell’ente. Labate, già da tempo indagato nell’indagine relativa al “caso Fallara”, avrebbe poi restituito, di sua spontanea volontà, una cifra vicina ai 160mila euro. A lui sarebbero stati affidati degli incarichi, in realtà mai eseguiti, in qualità di esperto del settore lavori pubblici. Liquidazioni che gli sono costate un’iscrizione nel registro degli indagati con le pesanti accuse di peculato in concorso, con Orsola Fallara (suicidatasi nel dicembre scorso poche ore dopo un’intensa conferenza stampa in Pagamento... a tasso zero La proposta dell’architetto Labate deve restituire al Comune di Reggio 600mila euro Sopra, Orsola Fallara A sinistra, il Cedir di Reggio sua difesa), e truffa. Nei confronti di Labate, nelle scorse settimane, è stato notificato l’avviso di conclu- sione indagini ed anche un sequestro preventivo dei beni, per un valore corrispondente a quanto l’architetto avrebbe intascato illegalmente. Adesso, dopo aver restituito parte di quella somma, Labate ha avanzato una proposta al Co- mune che, però, dovrà essere debitamente valutata dall’ufficio legale dell’ente. Ecco, in estrema sintesi, cosa potrebbe accadere: l’architetto darebbe indietro la somma di circa 600mila euro, con una transazione pluriennale, senza però considerare interessi e rivalutazioni. In buona sostanza le somme tornerebbero al Comune che non otterrebbe un centesimo in più rispetto a quanto “indebitamente percepito” da Labate. Una sorta di pagamento a tasso zero. Inutile dire che, se davvero fosse confermata una simile ipotesi, allora si profilerebbe per l’ente di palazzo San Giorgio reggio/2 Intercettazioni preventive, avvocati al contrattacco REGGIO CALABRIA Gli avvocati non ci stanno e passano al contrattacco. Dopo la notizia sulle intercettazioni preventive nei confronti di un legale reggino accusato di essere una “cerniera” con le ’ndrine della provincia, la camera penale “G. Sardiello” di Reggio Calabria ha organizzato, in occasione della astensione dalle udienze a tutela del diritto di difesa proclamata dall’Unione delle Camere Penali, un’assemblea degli avvocati penalisti aperta alla cittadinanza per la giornata di domani nella sala avvocati del Tribunale di Reggio Calabria di piazza Castello. «Le conversazioni tra avvocato e assistito vengono intercettate – si legge in una nota – nonostante l’esistenza di un chiaro divieto normativo, e spesso vengono inserite nelle informa- tive e nei provvedimenti giudiziari al fine di consentirne la pubblicazione sulla stampa. Alcuni organi di informazione hanno diffuso atti di polizia con i quali si richiedono intercettazioni preventive, non autorizzate cioè dal giudice, nei confronti di difensori, dipinti quali soggetti da controllare in quanto pericolosi, con l’ovvia conseguenza di captare colloqui riservati e strategie difensive. In ambito nazionale alcuni avvocati sono stati costretti a rispondere ai pubblici ministeri su fatti coperti da segreto professionale, altri sono sotto processo perché la loro linea difensiva non è stata gradita all’ufficio di Procura. Ci si chiede se l’avvocato nell’espletare il mandato difensivo debba prima ancora di difendere il cittadino preoccuparsi di difendere se stesso, con ovvia conseguente minorazione del diritto di difesa». Franco Straface morto per ictus L’imprenditore era stato arrestato nell’ambito di Santa Tecla CORIGLIANO È stato un ictus a porre fine all’esistenza di Franco Straface, 55 anni, imprenditore coriglianese, arrestato insieme al fratello Mario e ad altre 65 persone all’alba del 21 luglio 2010 nell’ambito dell’operazione della Dda di Catanzaro denominata Santa Tecla. Il fratello dell’ex sindaco Pasqualina è morto sabato sera intorno alle 20.30 nella propria abitazione in via Buonarroti nella località Cantinella di Corigliano, da dove viveva da alcuni anni, dopo che si era separato dalla moglie. Dai racconti che siamo riusciti a raccogliere nel piccolo centro agricolo coriglianese pare che l’imprenditore, agli arresti domiciliari da circa un anno proprio a causa delle sue non buone condizioni di salute, aveva ricevuto la visita della sorella Lucia, cosa che avveniva ormai da tempo, la quale era lì per preparagli la cena. I due stavano di- scutendo quando ad un certo punto Lucia, che non si trovava nella stessa stanza dove era in quel momento il fratello, ha notato che Franco non rispondeva alle sue sollecitazioni. Recatasi nella stanza dove era il fratello lo ha trovato disteso per terra ormai privo di conoscenza. Lucia ha cercato di rianimarlo e comunque ha prontamente chiamato i soccorsi, ma l’ambulanza del 118 giunta sul posto non ha potuto fare altro La sua richiesta: transazione pluriennale senza interessi e rivalutazioni un possibile danno erariale. Insomma, una situazione ancora lontana dalla sua completa risoluzione, ma che vedrebbe Labate, difeso dall’avvocato Pasquale Foti, intenzionato a fare un ulteriore passo verso la restituzione di quanto avuto in modo illegale. Certo, adesso bisognerà capire quali sono i termini esatti e particolareggiati della vicenda, ma ce n’è quanto basta per comprendere come l’inchiesta sul caso Fallara stia arrivando ad uno snodo cruciale. Non fosse altro che, nei prossimi giorni, è atteso al sesto piano del Cedir, il governatore Giuseppe Scopelliti, indagato nella medesima inchiesta per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Il presidente della giunta regionale dovrà rispondere alle domande di Pignatone, Sferlazza, Ombra e Tripodi, e dovrà spiegare il perché di alcune operazioni che sono state ritenute illegali da parte della procura di Reggio Calabria. A partire da quel momento, probabilmente, ogni giorno sarà quello buono per la chiusura delle indagini e l’emissione del contestuale avviso che sancirà un primo definitivo punto fermo su un’inchiesta nata dall’esposto di Demetrio Naccari Carlizzi e Sebi Romeo, su autoliquidazioni illegali, da parte dell’ex dirigente al settore finanze e tributi. CONSOLATO MINNITI [email protected] che constatare il decesso dell’im- infatti oltre a Franco Straface, nel prenditore. Il referto medico parla dicembre dello scorso anno era di arresto cardiocircolatorio. Conse- morto suicida in carcere Salvatore Mollo, mentre nelguente ad un ictus. l’agosto scorso, Franco soffriva da Fratello sempre stroncato anni di diabete e di dell’ex sindaco da un infarto era problemi cardiocirmorto Mario Gucolatori, ed era prodi Corigliano glielmello, cognato prio per questi prol’uomo si trovava di Franco Straface blemi che aveva otai domiciliari che, comunque, tenuto circa un anaveva un ruolo seno fa degli arresti domiciliari, dopo che insieme al fra- condario nell’inchiesta. I funerali tello subito dopo l’arresto era stato dell’imprenditore si svolgeranno destinato al carcere duro del 41 bis. questo pomeriggio alle 15 nella chieDell’inchiesta Santa Tecla finora so- sa di località Cantinella. Giacinto De Pasquale no tre gli indagati che sono morti: SPORT LUNEDÌ 14 novembre 2011 PAGINA 19 calabria ora lo IL CIELO E’ AZZURRO SOPRA RIZZICONI RIZZICONI Il giorno della nazionale, emozionanante in campo ed anche fuori. Per tutta la Calabria, presente, rappresentata, sul campetto di Rizziconi. Un allenamento simbolico per i ragazzi azzurri, un segnale forte lanciato a tutta Italia. In una specie di zona mista creata appositamente affinchè gli azzurri commentassero la giornata di ieri a Rizziconi, i calciatori di Prandelli si sono concessi ai giornalisti. Emozionati dall’evento che era appena andato in archivio tutti hanno parlato di una grande giornata che rimarrà nella storia. Da Claudio Marchisio che ha sinceramente detto «che ci siamo sentiti piccoli piccoli di fronte a questa gente che lotta quotidianamente» a Maggio, che ha spiegato che «una giornata come questa rimarrà nella storia. Tanta gente entusiasta che ha dimostrato la voglia di cambiare le cose». Il Ct Cesare Prandelli, come un coro da stadio:«Non mollate mai, non mollate mai» ha esordito. «Ha ragione don Ciotti, questa gente non deve essere lasciata sola. C’è e ci sarà un domani e noi daremo continuità a questa giornata». Mimmo Criscito dice che «è un segnale importante non solo per la Calabria ma per l’Italia intera». Andrea Pirlo, uno dei più acclamati dalla popolazione di Rizziconi ha ribadito il concetto:«Una giornata che per noi è stata bellissima come credo anche per le persone che sono arrivate qui. Speriamo di aver lasciato qualcosa di importante alla Calabria». «Complimenti a chi si impegna tutti i giorni per cercare di cambiare» ha detto Morgan De Sanctis, mentre il suo collega Sirigu, il più loquace, ha spiegato che «a noi non è costato nulla venire qui e regalare un sorriso a tutte le persone presenti. Ci siamo divertiti e credo che abbiamo fatto divertire. C’erano tanti bambini che ci hanno acclamato e che ci hanno chiesto autografi e foto. È stata una cosa bellissima. Lo sport da felicità alla gente. E la giornata di oggi ne è la prova». Infine il presidente della Figc Giancarlo Abete, presente anche lui insieme a tutta la delegazione compreso l’ex centrocampista del Milan Demetrio Albertini, ha detto la «nazionale qui in Calabria lascia una ricchezza di valori importante. Il nostro non è solo un impegno tecnico ma anche sociale. Crediamo che questa nostra venuta a Rizziconi sia un qualcosa di eccezionale e di importante». Il più emozionato era sicuramente Gattuso, che nel torneo che i suoi compagni azzurri hanno fatto nel campetto, è stato l’arbitro. Non ha rilasciato nessuna dichiarazione il centrocampista rossonero, ma è apparso assai toccato dal grande affetto che il popolo rizziconese gli ha riservato. Ovviamente oltre a Ringhio, anche Balotelli e Buffon sono stati investiti dei cori dei tifosi. Nessun azzurro si è sottratto alle richieste di autografi o di fotografie. Tutti insieme sono entrati in campo e tutti insieme sono usciti. Sotto due ali di folla che li hanno accompagnati. Non sappiamo se gli azzurri che ieri sono arrivati in Calabria, rivivranno delle emozioni del genere. Ma siamo certi che si sono sentiti voluti bene, ammirati ed osannati. Un gesto importante non solo da Rizziconi ma da tutta la Calabria. A dimostrazione della grande positività della popolazione della cittadina della Piana. Giuseppe Mustica Prandelli fa l’ultrà e dice ai calabresi: «Non mollate mai» Pirlo: «Anche per noi giornata bellissima» foto Cufari Torneo di calcetto per Buffon e soci Poi il rientro a Roma in ottica Uruguay RIZZICONI Un torneo di calcetto a quattro squadre. Due semifinali e due finali. È stato questo il programma tecnico degli azzurri ieri a Rizziconi. Alle partitelle di dieci minuti non hanno preso parte Chiellini, Thiago Motta e Ranocchia. Gli altri si sono divertiti tutti. Arbitro delle sfide il calabrese Rino Gattuso. Le squadre erano così composte: con la pettorina rosa Buffon, Maggio, Ogbonna, Pepe e Pazzini, che nella prima semifinale hanno perso ai rigori contro i bianchi: Sirigu difendeva la porta con Nocerino, Osvaldo, De Rossi e Balzaretti. Il rigore decisivo è stato siglato da Pepe che ha battuto Buffon. La seconda semifinale ha visto gli arancio che erano De Sanctis, Criscito, Pirlo, Marchisio e Balotelli, battere 3-0 i gialli che giocavano con Sirigu in porta, Matri, Abate, Montolivo ed Aquilani. Una doppietta di Criscito ed una rete di Balotelli ha portati gli arancio in finale. La finalina per il terzo posto ha visto la squadra di Montolivo battere quella di Pazzini. La finale, finita 4-3 per Marchisio e compagni si è conclusa con una rete spettacolare proprio delle juventino. Stop di petto con le spalle alla porta, palla che si alza e rovesciata spettacolare che ha meritato la standing ovation del pubblico presente. Già nel pomeriggio di ieri la Nazionale è rientrata a Roma dove martedì incontrerà l’Uruguay per la seconda amichevole in quattro giorni che la federazione ha organizzato in vista dei prossimi Europei. g. m.