Quaresima 2007 - Suore Compassioniste

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Quaresima 2007 - Suore Compassioniste
“La Quaresima è il tempo privilegiato del
pellegrinaggio interiore verso Colui che
è la fonte della misericordia. È un
pellegrinaggio in cui Lui stesso ci
accompagna attraverso il deserto della
nostra povertà, sostenendoci nel
cammino verso la gioia intensa della
Pasqua”. (Benedetto XVI)
Il cammino della Quaresima si apre con
la scena della tentazione, esperienza che
accompagna la nostra vita. Satana tenta
Gesù nel deserto per distoglierlo dalla
sua obbedienza al Padre, mostrando come
vera vita un’esistenza contraria al
progetto divino. Il nemico, il tentatore,
anche oggi, come ha fatto fin dalla storia
dell’umanità, insinua che si può vivere
senza Dio.
La Quaresima
è il mistero della
partecipazione alla tentazione e vittoria
di Cristo. Questa partecipazione ha un
nome: conversione. Gesù ancora una
volta ci invita a “cambiare vita”, a dare
ascolto alla sua voce. La conversione esige
una spogliazione di tutto ciò che ci è
superfluo e il ritorno all’essenziale. Gesù
ci propone di uscire da noi stessi, dalla
nostra sufficienza, evitare la tentazione
di salvarsi da soli, che equivale ad
inaridirsi e morire.
Gesù ci apre il cammino, a noi sta seguirlo
come suoi discepoli. Il cammino è fatto
di soste, o addirittura di cadute, ma la
Quaresima ci dice che possiamo rialzarci,
che possiamo riprendere il passo.
Convertirsi significa far ritorno a Lui, Dio
è amore, tornare a Lui significa tornare
ad amare. La più alta penitenza che
possiamo fare, è quella di essere umili
da riconoscerci peccatori e per questo
stringere più forte quella mano tesa che
il Signore ci porge.
Nel deserto il Signore ha vinto per noi,
ora vuole vincere in noi, ci vuole condurre
fuori dalla nostra miseria, nella libertà
dei figli.
Valorizziamo questo tempo per prendere
coscienza della nostra chiamata a
partecipare al mistero della Pasqua. Come
impegno per vivere bene questo tempo,
non trovo di meglio, visto anche il
momento gioioso che stiamo vivendo per
la beatificazione della Madre Fondatrice,
che ascoltare e mettere in pratica ciò
che la Madre stessa suggeriva alle suore
nella Quaresima del 1898 e oggi a noi.
“Amate la pace, abbiate uno spirito di pace e di
tranquillità. Come si ottiene la pace? Col fare la guerra.
A chi la guerra? alle proprie passioni. Ecco il difficile, ecco
quello che voglio farvi capire. Non è difficile combattere
le proprie passioni, perchè il brutto a nessuno piace,
nessuno l’ama; ma è difficile conoscere le proprie passioni.
Tutte siamo convinte che abbiamo passioni da vincere,
inclinazioni da combattere, ma nessuno si occupa a
conoscerle, nessuno si mette a studiarne la bruttezza ed
i pericoli; ecco la ragione per cui pochi le vincono.
Ora vengo a suggerirvi quello che sicuramente vi frutterà
la pace, tanto necessaria, per conoscere Dio, amare Dio,
contentare Dio, avvicinarsi a Dio. Il primo mezzo per
conoscere le passioni nostre deve essere un gemito
continuo innanzi a Dio, sia nel coro, sia nel lavoro, sia in
qualche privazione e sacrificio. Deve l’anima, nel dolore
di avere nemici dentro di sé, pregare, supplicare per
ottenere questa conoscenza e non deve darsi pace finché
non abbia cominciato a conoscere questi veleni, che
abbiamo nelle anime nostre.
A questa preghiera deve aggiungersi uno studio, un’
attenzione sulle proprie azioni, facendo loro subire un
esame continuo. Dopo parlato, dopo operato, dare uno
sguardo sulle parole dette, sull’intenzione nell’operare,
su tutto il portamento, se è stato edificante, e giudicarsi
senza misericordia, rimproverarsi senza risparmiarsi,
castigarsi senza compassione, accettando la pena e
l’umiliazione dovuta al trionfo e alla libertà che si è data
alla passione e alle cattive inclinazioni.
Questo metodo non riesce difficile, viene spontaneo,
quando si è presa la risoluzione di combattersi. Questa
guerra dà la pace, la pazienza a sopportare i difetti e le
debolezze altrui; anzi, molto volentieri, questo mezzo fa
riuscire i difetti e le debolezze altrui scuola per noi.
La pazienza ci dà quella pace, che io vi insinuerò sempre,
quella pace che rende tranquille e serene le anime nostre,
e fa loro vedere tutte le cose innanzi a Dio come in uno
specchio, e quindi allontana da sé i tristi pensieri, i sospetti,
le melanconie, i giudizi temerari, che agitano l’anima in
modo che ogni parola, ogni gesto getta risentimenti,
gelosie, nascoste vendette, maldicenze e altri vizi. La pace
fa considerare le virtù nel loro giusto aspetto, non le
falsifica, non le fa servire di sopravveste ai vizi.
La pace del cuore ci fa vedere sempre ree e ci fa trovare
sempre della parte del torto. La pace interna fa subito
spezzare le piccole contese, gli equivoci, ed emana dalle
parole e dai gesti una soave fragranza, che raddolcisce
ogni asprezza, ogni timore, ogni lotta anche nelle anime
altrui e richiama alla presenza di Dio; la quale presenza
evita le lagnanze e gli sfoghi scambievoli, che sono un
vero veleno e fanno perdere tutto il bello della vita religiosa
e quell’aura santa che debbono emanare le comunità
dedite al servizio di Dio, della Chiesa e del prossimo. La
pace non fa mai uscire dalla bocca parole offensive, mezze
parole che seminano dissensi e discordie.
Chiedete a Dio lo zelo per la salvezza delle anime. Nelle
opere a voi affidate non guardate solo il vantaggio
materiale, siate grate a Dio, non solo per l’atto
provvidenziale di beneficarci materialmente, ma elevate
più alto il vostro sguardo e ringraziate Dio che vi offre i
mezzi per salvargli anime. Questa altissima idea della
vostra missione vi fa trovare modi e mezzi di raggiungere
lo scopo di aiutare le anime, quali che siano. Non vi
arrestate alle prime difficoltà. Non vi riesce un mezzo,
usatene un altro; non arrivate per mia via percorretene
un’altra. Iddio premierà la vostra costanza, incoraggerà
la debolezza vostra e ci farà raccogliere frutti del nostro
apostolato. Ricordiamoci che, ‘un’anima salvasti, la tua
assicurasti’; “ datemi anime, o Signore e poi fate di me
ciò che volete”. Sono queste le espressioni delle anime
ferventi. Non siamo pigre, non vogliamo le anime senza
sentire sete, sonno, incomodi e stanchezze; non vi arresti
dall’aiutare le anime il freddo, il caldo, la pioggia, il sole.
Piacesse a Dio se giungessimo ad immolarci sull’altare
del proprio dovere.
Amate l’ordine esterno; vale a dire che ogni cosa sia al
suo posto, l’orario sia eseguito con puntualità e non mai
interrotto, che ognuna si premunisca per tempo di tutto
ciò che occorre al suo ufficio, in modo da non perdere
tempo, da non andare vagabondando per la casa, senza
necessità, da non parlare fuori posto e fuori ufficio, da
non disturbare la pace comune. Ognuna sappia quello
che deve fare, dove andare, quanti doveri deve
adempiere.[…]
Ogni arte, ogni mestiere, ogni professione, ogni ufficio,
ogni stato, ogni occupazione, per avere l’utile materiale,
ha i suoi obblighi, i suoi sacrifici, le sue privazioni, le sue
astinenze. E noi Religiose, chiamate da Dio a sì nobile
stato, che ci assicura e promette un premio eterno, ci
crediamo di far molto, sottomettendoci ad una
campanella che ci invita ad andare a Dio ora in questo,
ora in quell’atto comune, in quell’ufficio, in quell’opera
e spesso sospiriamo, immaginandoci di far troppo per
Colui che tanto fece per noi miserabili.
In alto la mente! Al cielo, al paradiso lo sguardo! e
vincerete la pigrizia spirituale, che vi fa trovare sempre
ragioni per esentarvi da questa o quella occupazione
onde, per compiere una missione, avete bisogno dì cento
spinte, di mille suggerimenti, di innumerevoli mezzi, di
un mondo di parole. Ah no, mie care figlie! lo zelo per le
anime e l’amore per Iddio è industrioso e attivo; è agile
mentre opera, pensa mentre lavora, medita nuovi mezzi
per santificare se stessa e le anime altrui.
Il mezzo potente per avere a cuore la salvezza delle anime
è la continua memoria della Passione di Gesù; ed è perciò
che vi prego di non trascurare la meditazione e la Via
Crucis. Al ricordo della passione del Figlio vada unita la
meditazione dei dolori della Madre. A noi spetta meditare,
compatire i suoi dolori. Questo desiderio espresse Lei
medesima ai Sette Santi, quando li chiamò alla
fondazione dell’Ordine tutto dedito ai suoi dolori. […]
Il silenzio sia disposizione alla meditazione; se volete
potete evitare molte parole inutili e molti discorsi soverchi.
Amate il silenzio, essendo mezzo potente per ottenere la
pace e la conoscenza di noi stesse. Lo spirito di
mortificazione non sia scompagnato da voi. Se amate lo
spirito di penitenza, avrete modo e mezzi per mortificarvi
senza che nessuno se ne accorga e senza nessuna
singolarità.
La virtù speciale della Quaresima deve essere quella di
combattere il risentimento interno ed esterno che vi
prepari a quella pace tanto raccomandata da Gesù Cristo,
il quale l’annunziò col nascere, agli uomini di buona
volontà, e nella sua ascensione l’annunziò agli Apostoli.
E questa pace auguro a voi tutte, con voi stesse, con Dio
e col prossimo”. (Circolari: quaderno n. 20)
Questa Quaresima vissuta con la Madre
Fondatrice, sia veramente per noi principio di vita nuova in Cristo.
Aff.ma Madre
C
SM
SUORE COMPASSIONISTE
SERVE DI MARIA
Quaresima
2007
Con Maria
Maddalena
Starace