Human Trichology n 3 / 2010
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Human Trichology n 3 / 2010
IO N ISSN 2038-5552 VE RS Vol. 1, 3, 2010 W EB Official Journal of the International Hair Research Foundation The role of Growth Factors in hair follicle Fabio Rinaldi The importance of potassium channels Fabio Rinaldi, Elisabetta Sorbellini Evaluation of some new trichological formulations: a mask specifically for hair Paola Bezzola, Walter Bertin Platelet Gel Vincenzo Saturni PRP in the treatment of the not healing skin ulcers Alberico Motolese, Laura Margheritis The treatment of alopecia following trauma, burn and surgical and/or medical therapies for cancer Piero Rosati Growth Factors and skin renewal Stefano Bugliaro, Silvia Zanetti Periodico quadrimestrale - Spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa. La tricomachia: ovvero la pericolosità dei capelli Sinesio di Cirene (Antonio Garzya, Fabio Rinaldi) SPECIAL ISSUE FIRST INTERNATIONAL CONGRESS ON STATE-OF-THE-ART PRP AND GROWTH FACTORS IN DERMATOLOGY Milan, 21-22 January 2011 Vol. 1, 3, 2010 Editoriale Fabio Rinaldi Presidente International Hair Research Foundation La ricerca scientifica in campo tricologico fa ogni giorno un passo avanti, e di questo siamo felici sia come dermatologi che quotidianamente devono affrontare i problemi diagnostici e terapeutici dei pazienti, sia come editori della rivista Human Trichology. Quest'ultima, già solo dopo due numeri, grazie al prezioso contributo degli Autori dei lavori pubblicati, è riuscita a percorrere il primo passo verso l’indicizzazione da parte di importanti organizzazioni di database della letteratura scientifica. Inoltre, recentemente, ad HT è stato attribuito il numero ISSN, che identifica la rivista in tutte le biblioteche scientifiche del mondo. Siamo molto fieri di questo risultato, arrivato addirittura in tempi più veloci del consueto, che premia il lavoro di tutti gli autori, della redazione e del prezioso e amico Antonio Di Maio. La scienza in campo tricologico avanza, e questo terzo numero dell'anno è ampiamente dedicato ad uno degli argomenti più interessanti per i possibili sviluppi in campo terapeutico per la cura di diverse patologie dei capelli: l'uso dei fattori di crescita e del Plasma Ricco di Piastrine (PRP). Se ne parla sempre di più, ancora con molte note di non perfetta conoscenza e a volte addirittura di diffidenza. L'esperienza dell'uso del PRP in odontontoiatria e ortopedia è importante, l'uso del gel piastrinico nella cura delle ulcere cutanee croniche e nelle ferite chirurgiche non è certo una novità. Gli studi degli ultimi 3 anni (Greco, Reese, Schiavone, Rinaldi, Cooley) sulla possibilità di impiegare specifici fattori di crescita, o i loro derivati di biotecnologia che ne mimano l'azione (i Mimicking Growth Factors), o i fattori di crescita naturali contenuti dei granuli piastrinici, stanno dimostrando la grande potenzialità di queste sostanze nella cura dell'alopecia aerata, dell'alopecia androgenetica, nella modulazione dell'infiammazione nell'alopecia cicatriziale, nel controllo delle modificazioni dei cicli del bulbo dei follicoli piliferi. Di ciò si è molto dibattuto a Boston, ad ottobre, in occasione del Congresso Internazionale della ISHRS. Molti degli studi proposti hanno dimostrato un'indiscutibile efficacia clinica, anche se dal punto di vista della ricerca scientifica formale non sono "perfetti": mancano spesso lavori in doppio cieco con valutazione di metanalisi precise, modelli sperimentali accurati. Certamente la ricerca scientifica e l'uso di anni di questi trattamenti nei vari campi della clinica hanno dimostrato la sicurezza di queste sostanze, e l'assoluta mancanza di effetti collaterali: lo testimonia la numerosa bibliografia sull'argomento che fino ad oggi non riporta segnalazioni di effetti indesiderati. Io, che sono un acceso sostenitore di questo tipo di terapia, credo che ci si possa definire in un momento d'inizio che ha bisogno di un inquadramento serio, scientificamente indiscutibile, ma che si debba assolutamente andare avanti nella ricerca perché, d'altra parte, da un punto di vista clinico si notano importanti risultati terapeutici. HT pubblica anche due interessantissimi articoli dell’uso del PRP nel trattamento delle ulcere cutanee croniche, proprio a dimostrazione di come questa tecnica abbia notevoli potenzialità di applicazione. C'è un'altra fondamentale ragione per i medici per conoscere e capire sempre di più le reali potenzialità di queste cure: in modo assolutamente NON scientifico internet sta diffondendo notizie incontrollate da parte di chi medico certamente non è, che ancora una volta potranno soltanto danneggiare un lavoro dermatologico serio. La ricerca deve continuare: nel 2007 IHRF ha assegnato il premio di 10.000 dollari a Joseph Greco proprio per i suoi studi sul PRP in ambito tricologico (vedi HT, vol 2, 2010). Per questo motivo HT vuole anche stimolare la discussione proponendo lavori di ricerca nel campo, e offrendo la possibilità a chiunque lo desideri di mandare contributi, commenti positivi o negativi. Sempre per questo motivo, IHRF ha organizzato il primo meeting internazionale sullo stato dell'arte dell'uso del PRP e dei FATTORI DI CRESCITA in DERMATOLOGIA, che si terrà a Milano il 21 e 22 gennaio 2011 con la partecipazione di importanti relatori italiani e stranieri con una grande esperienza nel campo. Noi della IHRF crediamo che possa essere un momento determinante per cominciare a parlare in modo scientifico di un argomento ancora da studiare, comprendere, e decidere se vale la pena di considerarlo come arma terapeutica. Fabio Rinaldi I Vol. 1, 3, 2010 Human Trichology Official Journal of the International Hair Research Foundation Indice Editor Fabio Rinaldi (Italy) Editor in Chief Mauro Barbareschi (Italy) Co-Editors Francisco Jimènez Acosta (Spain) Gaetano Agostinacchio (Italy) Paola Bezzola (Italy) Daniele Campo (Italy) Vincenzo Gambino (Italy) Marcella Guarrera (Italy) Andrea Marliani (Italy) Paolo Piazza (Italy) Piero Rosati (Italy) Elisabetta Sorbellini (Italy) Piero Tesauro (Italy) Desmond Tobin (United Kingdom) Marco Toscani (Italy) pag. 91 The role of Growth Factors in hair follicle Fabio Rinaldi pag. 95 L’importanza dei canali (del potassio) Fabio Rinaldi, Elisabetta Sorbellini pag. 99 Valutazione di penetrazione di principi attivi veicolati in una specifica maschera per la cura dei capelli Paola Bezzola, Walter Bertin pag. 105 Gel Piastrinico Vincenzo Saturni pag. 108 PRP nel trattamento delle ulcere vascolari non tendenti alla guarigione Alberico Motolese, Laura Margheritis pag. 111 The treatment of alopecia following trauma, burns and surgical and/or medical therapies for cancer Piero Rosati pag. 116 Growth Factors and skin renewal Stefano Bugliaro, Silvia Zanetti pag. 126 La tricomachia: ovvero la pericolosità dei capelli Sinesio di Cirene (Antonio Garzya, Fabio Rinaldi) Managing Editor Antonio Di Maio (Italy) IHRF Secretary Staff Alessandra Ferretti (Italy) Assunta Preite (Italy) International Hair Research Foundation Viale Bianca Maria, 19 - 20122 Milano Tel. +39 02780061 E-mail: [email protected] pag. 128 Scripta Manent s.n.c. Direttore Responsabile Pietro Cazzola Direttore Generale Armando Mazzù Direttore Marketing Antonio Di Maio Consulenza Grafica Piero Merlini Impaginazione Stefania Cacciaglia Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608060 Fax 0270606917 E-mail: [email protected] www.salutepertutti.it II Registrazione Tribunale di Milano n. 42 del 01/02/2010 È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie pubblicati su Human Trichology senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Vol. 1, 3, 2010 REVIEW Fabio Rinaldi Fabio Rinaldi International Hair Research Foundation (IHRF), Milan, Italy ARTICLE The role of Growth Factors in hair follicle The role of Growth Factors in hair follicle The hair follicle has a very complex biologic structure, regulated by specific growth cycles. The mature follicle undergoes successive transformation from anagen (active hair shaft production) to catagen (apoptosisdriven regression) to telogen (resting phase with the involution of hair follicle). The proliferation of the bulb generates a new hair shaft. The anagen phase lasts 4-5 years, and then the regression phase ensues and hair follicle undergoes a rapid and programmed cell death in one month. Hair growth is a unique cyclic regeneration phenomenon, and after telogen phase cycle is repeated. Multipotent stem cells in the bulge area generate two different types of cells: same multipotent phenotype, and Transit-Amplifying cells (TA) which migrate downwards to give rise to cells (matrix and DP) to for the new hair follicle. Many growth factors play a fundamental role in life-long cyclic transformation of the hair follicle, functioning as a biologic switch that are turned on and off in the different phases, and controlling the active phase and promoting apoptosis to induce catagen and telogen. The complexity of hair follicle biology explains why it is so difficult to treat some hair diseases or, even, some cosmetic problems like hirsutism, and that we can find new treatments considering these specific aspects, using GF or active principles that can stimulate an up-regulation or a down-regulation of the expression of some GF. The main Growth Factors involved in the establishment of hair follicle are Vascular Endothelial GF (VEGF), Epidermal GF (EGF), Fibroblast GF (FGF, FGF-7 also called Keratinocytic GF), Insuline 1-like GF (IGF 1), Nerve GF (NGF). Key words: Growth Factors, Hair follicle, Anagen cycle, Catagen, IGF-1, Nerve Growth Factors The hair follicle has a very complex biologic structure, regulated by specific growth cycles. The mature follicle undergoes successive transformation from anagen (active hair shaft production) to catagen (apoptosis-driven regression) to telogen (resting phase with the involution of hair follicle). All this cyclic modifications involve remodeling of epithelial and dermal components: during the early anagen phase the proximal follicular epithelium undergoes a rapid proliferation of follicular keratinocytes, followed by elongation of follicle through the dermis into the subcutaneous tissue, and differentiation epithelial cells to form hair matrix cells and dermal papilla. The proliferation of the bulb generates a new hair shaft. The anagen phase lasts 4- 5 years, and then the regression phase ensues and hair follicle undergoes a rapid and programmed cell death in one month. After this period, the follicle enters in telogen phase, characterized by the involution of the bulb and the resting phase for 6-7 months at least. Hair growth is a unique cyclic regeneration phenomenon, and after telogen phase cycle is repeated 1. The possibility of the hair bulb to renew is dependent on the presence of stem cells, located in the upper part of follicle (outer-root sheath) immediately below the sebaceous gland close to the insertion of arrector pili muscle, called bulge area. Multipotent stem cells in the bulge area generate two different types of cells: same multipotent phenotype, and Transit-Amplifying cells (TA) 91 Vol. 1, 3, 2010 which migrate downwards to give rise to cells (matrix and DP) to form the new hair follicle 2, 3. Recent works have provided new evidence that the same stem cells from bulge area can differentiate into basal cells and keratinocytes, which can migrate upwards to the epidermis and contribute to wound healing processes. This complex biologic mechanism is regulated by several molecular mediators that control morphogenesis and growth of hair follicle. Many growth factors play a fundamental role in life-long cyclic transformation of the hair follicle, functioning as a biologic switch that are turned on and off in the different phases, controlling the active phase and promoting apoptosis to induce catagen and telogen. Growth Factors work as chemical messengers that mediate intercellular communication, activating specific cell surface receptors, to complete the signal transduction process. Some GF are Protein Kinases (PK) that directly activates the phosphorylation of other proteins within the cell. Enzymes that are activated or inhibited by phosphorylation mediate functional process in the cell, or are the first step to activate a protein kinase cascade that regulates nuclear events 4, 5. It is also very intriguing to focus attention on the role of melanocyte during hair follicle cycle: melanin synthesis is strictly linked to the growth stage of hair follicle phases, and in this mechanism it is also possible to try to control the melanogenesys (reducing apoptosis, prolonging anagen and the active phase of pigmentary unit) with the goal to slow hair greyng 6, 10. The complexity of hair follicle biology explains why it is so difficult to treat some hair diseases or, even, some cosmetic problems like hirsutism, and that we can find new treatments considering these specific aspects, using GF or active principles that can stimulate an up-regulation or a down-regulation of the expression of some GF 7, 8. Some GF are expressed in many human cancers, and their use must be accurately evaluated. The role of Growth Factors in hair growth The main Growth Factors involved in the establishment of hair follicle are 9, 20, 21 Vascular Endothelial GF (VEGF) Epidermal GF (EGF) Fibroblast GF (FGF, FGF-7 also called Keratinocytic GF) Insuline 1-like GF (IGF 1) Nerve GF (NGF). 92 VEGF 9, 11, 12 Vascular Endothelial GF is a family of potent GF having a conserved pattern of eight cysteine residues. VEGF activates blood vessel endothelial cells, with pleiotropic responses that facilitate cell migration and proliferation, and acts as a potent permeability factor. VEGF mRNA expression patterns are strictly related in the skin to proliferation of blood vessels during inflammation and wound healing. Expression of VEGF can be induced in macrophages, T cells, fibroblasts, endothelial cells, keratinocytes, and other cells. Hair follicles are avascular (like interfollicular epidermis), and many studies have shown that hair growth depends on the induction of angiogenesis to meet the increased nutritional needs of the rapid cell division of hair follicle during the anagen phase. The growing hair follicle is surrounded by blood vessels that arise from deep dermal vascular plexus. Vascular Endothelial Growth Factor controls angiogenesis during cell development and inflammatory situations. In vivo VEGF enhances microvascular permeability and increases vessel’s diameter. VEGF plays a very important role in the control of perifollicular vascolarization during hair cycling. Significative vascular remodeling occurs during anagen, with a more than fourfold increase in perifollicular vessel size, while during catagen and telogen it is evident a rapid decrease of vessel’s size. Perifollicular angiogenesis is temporally and spatially correlated with up-regulation of VEGF mRNA expression by follicular keratinocytes in outer root sheath. Blockade of VEGF by systemic treatment with a neutralizing anti VEGF antibody led to hair growth retardation and to size reduction of hair follicles. In particular VEGF promotes enlargement and elongation of preexisting skin and perifollicular vessels during anagen, with a mechanism named “remodeling angiogenesis”: it is not a real growth of new vessels (neoangiogenesis). During catagen and telogen VEGF is inhibited and it is possible to show a decrease of perifollicular vessel size, and the increase of apoptotic endothelial cells. This biologic mechanism induces telogen and the hair loss. Recent studies have shown that an adenosine-mediated signal transduction pathway contributes to hair growth, stimulating directly VEGF production in Dermal Papilla Cells (DPC), AND stimulating an up-regulation of FGF 7 gene expression in DPC via a specific receptor: the AdoR 2b. In a clinical trial on 104 subjects underwent to hair transplantation, we demonstrated that the up-stimulation of VEGF by adenosine receptors mechanism, induces significant changes of the average vessel’s size in transplanted Vol. 1, 3, 2010 scalp after up-regulation of VEGF via adenosine versus placebo (p < 0.001), and a prolongation of anagen in transplanted follicles. Confocal Resonance Microscopy revealed an evident improvement of perifollicular vascular’s size. This study can be considered as a model to study the effect of up-regulation of VEGF on hair follicle: transplanted hair follicle undergoes a dramatic oxidative stress, and many transplanted follicles present a sudden apoptosis-induced catagen when implanted in the skin. It is evident that upregulating VEGF and FGF-7 (treating the scalp area with adenosine 0.5% in a liposomial gel after transplant), we demonstrated that it is possible to prolong the anagen phase and reduce the catagen progression. EGF 7, 13 Epidermal Growth Factor (also called β-urogastrone) is a 6 kDa polypeptide containing 50 amino acids in the mature form, with a mitogenic activity for epidermal and epithelial cells (including fibroblasts). For this reason, EGF is thought to be a maintenance factor for renewal of epidermal and epithelial cell populations. EGF play a very important role in wound healing for its ability to accelerate healing process in chronic skin ulcers. For the same reason the application of EGF in clinical trials appears to be relevant as a new therapeutic approach for the treatment of hair loss, abnormally thin hair or, on the contrary, its inhibition can be a treatment for hirsutism or for cosmetic purposes against unwanted hair growth. In hair follicle the expression of EGF inhibits entry in catagen phase, activating anagen and hair growth. New works show also the importance of EGF signaling in controlling hair follicle orientation and elongation, probably due to a stimulatory effect on the proliferation of basal keratinocytes and outer root sheath cells. EGF at high doses can induce hair follicle regression, probably due to the excessive inhibition of EGF in bulb cells division which could lead to a subsequent increase of apoptosis and to a catagen-promoting activity. EGF, as proposed by Kingston et al., acts as a biologic switch controlling entry to and exit from the anagen phase. FGF 13 Fibroblast Growth Factors are a family of at least 20 potent regulators of cell proliferation and differentiation, and play a fundamental role in normal tissue development, maintenance and wound repair. Members of the FGF family (designated FGF-1 through FGF-20) show 30-50% amino acids sequence homology, two conserved cysteine residues. FGF7 is also called Keratinocyte GF (KGF). Several FGFs are oncogene products (FGF 3, 4, 5, 6 that involve excessive cell proliferation or angiogenesis as in tumor production). FGFs stimulate angiogenesis, wound healing, tissue regeneration. In hair follicle FGF RNA expression is detected only during anagen, and it is possible to characterize different FGF receptors (FGFR) in specific hair follicle area: FGFR 1 in the dermal papilla, FGFR 2 in hair matrix cells, FGFR 3 in pre-cuticle cells at the periphery of the hair bulb, FGFR 4 at the periphery of the bulb and in the inner and e outer root sheath. When hair follicles enter to catagen it is no more possible detect FGF RNA expression, as in telogen phase. FGF 7 is expressed in the hair follicle, and its RNA expression is localized to the dermal papilla during anagen, but there is a down-regulation of its expression in the late anagen VI stage. FGF 7 (or Keratinocyte GF) is a 18.9 kDa protein containing 163 amino acids residues, and shares 39% sequence identity with bFGF, and stimulates proliferation and differentiation of keratinocytes and other cells in epithelium, chemotaxis and microvascular endothelial cells. Probably FGF 5 too is expressed in dermal papilla, with a regulating function on hair cycle (apoptosis induction). The up-regulation or the down-regulation of FGF signaling may be used in the treatment of hair growth or inhibition. IGF I 14 Insuline-like GF (I-II) are mitogenic and anabolic peptides structurally homologous to insulin, 7.5 kDa containing 70 amino acids residues. IGF-I receptor is homologous to the insuline receptor, and is a tyrosine kinase receptor. IGF-I acts as signal mitosis in many cells, and protect cells from apoptosis: IGF-I administration to cells stimulate the expression of a potent anti-apoptotic intracellular messenger (bcl-2) even capable to decrease the apoptosis initiation and to prevent cell death. This is a very important anti apoptotic pathway that converge the inhibition especially of caspase-3, which is then blocked from starting an apoptotic-initiating cascade: this is the mechanism that can reduce the probability of apoptosis initiation and maintain cell-to-cell junction. IGF-I is expressed in the dermis and in the dermal papilla, and carries out a mitogenic role in epidermis and hair follicle. It is also evident that IGF-I affects follicular proliferation and the hair growth cycle. NGF and NGF Receptors 15-19 Nerve Growth Factor and its apoptosis-promoting receptor (p75NTR) play an important role in hair follicle cycle. Recent studies demonstrated that p75NTR signaling is 93 Vol. 1, 3, 2010 involved to promote apoptosis and the catagen phase in follicle. On the contrary, NGF and its high-affinity NGF receptor tyrosine kinase A (TrkA) have an hair growth-promoting effect. These data suggest that NGF, via p75NTR and/or TrkA signaling, has a modulator role in hair growth: in outer root sheath NGF/TrkA promotes keratinocytes proliferation; NGF/p75NTR promotes apoptosis, hair follicle regression and inhibits hair shaft elongation. The expression of NGF/NGF receptors in hair follicle dramatically changes during anagen VI stage-catagen regression. It is evident that blocking p75NTR signaling by specific antagonists it is possible to delay catagen in hair follicle, prolonging anagen. Depending on the neurotrophin receptors, NGF acts a biologic modulator promoting proliferation in some cells and/or apoptosis in other cells: blocking p75NTR signaling in the treatment of hair disorders characterized by premature entry into catagen such as telogen effluvium, alopecia areata and androgenic alopecia; up-regulating p75NTR it will be possible to reduce hair growth in hypertrichosis and hirsutism. The precise mechanisms regulating the cycle of hair bulbs are still unclear. However, more and more advanced studies have demonstrated that biological modulation can well be used in the treatment of several trichological disorders. Research studies on the immune privilege of hair bulbs, the use of platelet growth factors and the biotechnology equivalents of growth factors (Mimicking Growth Factors) have led to the same conclusion. Further application studies are still needed to investigate several of these therapeutic possibilities, although the results in clinical experience are already significantly positive. functionally distinct pathways of tyrosine phosphorylation in rat 1a fibroblasts. Shc phosphorylation and receptor endocytosis correlate with activation of Erk kinases. J Biol Chem 1997; 272:31648-56. 5. Marshall CJ. Specificity of receptor tyrosine kinase signaling: transient versus sustained extracellular signal-regulated kinase activation. Cell 1995; 80:179-85. Review. 6. Rinaldi F, Sorbellini E. Tricosmetologia. Paletto Editore 2005. 7. Mak KK, Chan SY. Epidermal growth factor as a biologic switch in hair growth cycle. J Biol Chem 2003; 278:26120-6. Epub 2003 Apr 24. 8. Botchkarev VA, Botchkareva NV, Peters EM, et al. Epithelial growth control by neurotrophins: leads and lessons from the hair follicle. Prog Brain Res 2004; 146:493-513. 9. Rinaldi F, Sorbellini E, Bezzola P. The role of up-stimulation of growth factors in hair transplantation: improve the revascularization of transpanted hair growth mediated by angiogenesis. Forum 2007; 2. 10. Sharov A, Tobin DJ, Sharova TY, et al. Changes in different melanocyte populations during hair follicle involution (catagen). J Invest Dermatol 2005; 125:1259-67. 11. Sharov A, Tobin DJ, Sharova TY, et al. Changes in different melanocyte populations during hair follicle involution (catagen). J Invest Dermatol 2005; 125:1259-67. 12. Li M, Marubayashi A, Nakaya Y, et al. Minoxidil-induced hair growth is mediated by adenosine in cultured dermal papilla cells: possible involvement of sulfonylurea receptor 2B as a target of minoxidil.J Invest Dermatol 2001; 117:1594-600. 13. Rosenquist TA, Martin GR. Fibroblast growth factor signalling in the hair growth cycle: expression of the fibroblast growth factor receptor and ligand genes in the murine hair follicle. Dev Dyn 1996; 205:379-86. 14. Weger N, Schlake T. Igf-I signalling controls the hair growth cycle and the differentiation of hair shafts. J Invest Dermatol 2005; 125:873-82. 15. Botchkarev VA, Botchkareva NV, Albers KM, et al. A role for p75 neurotrophin receptor in the control of apoptosis-driven hair follicle regression. FASEB J 2000; 14:1931-42. 16. Peters EM, Stieglitz MG, Liezman C, et al. p75 Neurotrophin Receptor-Mediated Signaling Promotes Human Hair Follicle Regression (Catagen). Am J Pathol 2006; 168:221-34. 17. Zhou Z, Kawana S, Aoki E, et al. Dynamic changes in nerve growth factor and substance P in the murine hair cycle induced by depilation. J Dermatol 2006; 33:833-41. 18. Botchkarev VA, Botchkareva NV, Peters EM, et al. Epithelial growth control by neurotrophins: leads and lessons from the hair follicle. Prog Brain Res 2004; 146:493-513. References 1. Paus R, Cotsarelis G. The biology of hair follicles. N Engl J Med 1999; 19. Peters EM, Hendrix S, Golz G, et al. Nerve growth factor and its precursor differentially regulate hair cycle progression in mice. J Histochem Cytochem 2006; 54:27588. Epub 2005 Jul 11. 2. Philp D, Nguyen M, Scheremeta B, et al. Thymosin beta4 increases hair growth by activation of hair follicle stem cells. FASEB J 2004; 18:385-7. Epub 2003 Dec 4. 20. Rinaldi F. The role of growth factors in hair trasplantation: improbe of hair growth mediated by angiogenesis. ISHRS 14th Annual Scientific Meeting October 18-22, 2006 San Diego, California, USA. 341:491-7. 3. Li L, Mignone J, Yang M, et al. Nestin expression in hair follicle sheath progenitor cells. Proc Natl Acad Sci USA. 2003; 100:9958-61. Epub 2003 Aug 6. 4. Luttrell LM, Daaka Y, Della Rocca GJ, et al. G protein-coupled receptors mediate two 94 21. Rinaldi F, et al. Protetti da un eccezionale privilegio. Human Trichology 2010; 1:7-12. 22. Paus R, et a. Immunology of the hair follicle: a short journey into terra incognita. J Investigative Dermatology Simp Proc 1999; 4:226-234. Vol. 1, 3, 2010 REVIEW Fabio Rinaldi Elisabetta Sorbellini International Hair Research Foundation (IHRF), Milan, Italy ARTICLE L’importanza dei canali (del potassio). Ulteriori notizie Fabio Rinaldi The importance of potassium channels The action of potassium channels plays a key role in several stem cells: The closure and/or opening of these channels has some essential biological and clinical consequences. Integrated in the regulating mechanism of cellular and systemic metabolism, potassium channels act at different levels to ensure cytoprotection and the “well being” of cells even in the presence of stress. Drugs acting on potassium channels play a key role in the regulation of several cell control processes in the whole body. Great progress has been made in the study of the pathologies affecting the channels (the so-called channelopathies). Channelpathies are caused by an altered functioning of the channels following the mutation of more than 60 genes codifying the gene expression of ion channels. Genetically modified rats with a deletion of the genetic codification of the structure of the channel internal pores due to a lack of Kir6.1 receptors (-/-) undergo sudden death. The ECG also shows an ST tract elevation and an atrioventricular block. Mitochondrial potassium channels (KATP) play a key role in heart protection and metabolic stress. Minoxidil can open potassium channels. Jahangir (2005) has analysed the therapeutic action of potassium channel opening drugs and reported the capacity of minoxidil to extend the anagen phase, thus stimulating hair growth. Randall and Fario have demonstrated the presence of 2 different gene expressions of Kir6.1 and Kir6.2 receptors in the dermal papilla and matrix of hair bulbs. KATP channels. This study has demonstrated that potassium channels are located in the dermal papilla and bulb matrix. These ion structures are the target of minoxidil. In in vitro bulbs, the opening of potassium channels results in an extended anagen phase, while the closure of potassium channels by tolbutamide (a sulfonylurea and hypoglycemic agent blocking potassium channels) results in a shortened anagen phase. What is the use of opening potassium channels in bulbs? In vivo minoxidil treatment results in a significant increase of the DNA synthesis in the dermal papilla and matrix cells. The opening of potassium channels stimulates cell energy, induces and maintains the active phase of bulbs, and can act as a messenger to stimulate the growth of new bulbs. The extension of the anagen phase is the consequence of the stimulation of cell activity. Key words: Minoxidil 5%, K channels, Alopecia Introduzione Il canale di Suez permette la navigazione dall’Europa all’Asia, senza la necessità di circumnavigare l’Africa sulla rotta del Capo di Buona Speranza, come si era fatto fino all’apertura del canale nel 1869. Prima della costruzione del canale, alcuni trasporti venivano effettuati sulla rotta del canale (non ancora esistente) scaricando le navi e trasportando le merci via terra dal Mediterra-neo al Mar Rosso (o viceversa), dove venivano reimbarcate.Il canale è percorso da decine di migliaia di navi all’anno che sono responsabili dell’8% del trasporto merci mondiale. Con il continuo aumento dei traffici, il canale è divenuto la terza fonte di valuta dell’Egitto. Un incidente o blocco del canale genererebbe perdite nell’ordine di sette milioni di dollari al giorno. Questa è la definizione di Wikipedia del canale di Suez, e in queste poche righe è sintetizzata l’importanza economica e strategica del canale di Suez. In biologia ci sono canali fondamentali per la vita della cellula, esattamente come il canale di Suez o quello di Panama hanno per l’economia 95 Vol. 1, 3, 2010 mondiale. L’importanza della funzione dei canali del potassio in numerosissimi stipiti cellulari dell’organismo è tale che l’azione di chiusura e/o di apertura dei canali determina importantissime conseguenze biologiche e cliniche. I canali ionici sono proteine di membrana presenti praticamente in tutte le cellule. Negli ultimi dieci anni sono stati effettuati numerose ricerche sul funzionamento dei canali ionici di membrana, sul loro meccanismo di apertura e di chiusura, e sulla selettività di passaggio di ioni specifici a seconda del tipo di canale. Gli ioni che normalmente attivano i canali sono soprattutto Na+, K+, Cl, Ca+, ma gli ioni Na+ e K+ sono i più abbondanti, con una alta concentrazione intracellulare di K+, ed extracellulare di Na+. Il meccanismo molecolare che sta alla base della veloce scelta dei recettori a far passare un determinato ione è particolarmente complicato, dal momento che questi due cationi monovalenti sono molto simili nella loro struttura trii-dimensionale. L’apertura o la chiusura dei canali sono fatti casuali in ogni singola cellula, influenzata da legami specifici e dal differenziale di potenziale elettrico tra l’esterno e l’interno della membrana cellulare. Il tasso di passaggio è di circa 107 ioni per secondo. I movimenti attraverso la membrana dei diversi ioni sono la via principale per mezzo della quale stimoli extracellulari vengono trasmessi nel citoplasma all’interno della cellula. Il passaggio degli ioni attraverso i canali evoca cambiamenti del potenziale elettrico di membrana che sono associati con la stimolazione, la modulazione o l’inibizione di varie attività cellulari. In pratica, il movimento degli ioni K+ che segue l’apertura del canale selettivo del potassio è uno dei meccanismi fisiologici fondamentali che le cellule utilizzano per mantenere o ripristinare uno stato di riposo cellulare, o per attenuare 96 Modificata da Ashcroft FM. Nature 2006; 440:440-447. Modificata da Ashcroft FM. Nature 2006; 440:440-447. o prevenire il livello degli effetti di depolarizzazione. Il ruolo dei canali del potassio nel controllo cellulare e delle sostanze endogene in grado di aprirli (neurotrasmettitori, ormoni, e altri mediatori), è quello di agire come meccanismo inibitore dell’eccitabilità cellulare e di mezzo endogeno omeostatico per bilanciare le risorse del- le cellule in risposta anche a situazioni di stress metaboliche, come avviene per esempio a livello cardiaco. I canali KATP regolano il tono vascolare e quindi il trasporto infracellulare delle risorse necessarie per affrontare la domanda di energia. In pratica, i canali del potassio, integrati nel contesto della regolazione del metabolismo cellulare e sistemico, agiscono a diversi livelli per assicurare il “benessere” della cellula anche in caso di stress e svolgere un ruolo di citoprotezione. I farmaci in grado di agire sui canali del potassio svolgono un ruolo importante di controllo in molti processi di controllo cellulare in qualsiasi parte del corpo. Nel corpo umano ci sono più di 70 geni che codificano l’espressione dell’azione dei canali del potassio, ma la modificazione di solo alcuni di questi geni è associata alla manifestazione di una patologia. Sono stati effettuati anche grandi passi avanti nello studio delle patologie dei canali (definite channelopathies), malattie che derivano da un’alterata funzione dei canali provocate dalla mutazione di più di 60 geni che codificano l’espressione genica dei canali ionici. Per esempio, la mutazione di quattro dei cinque geni che esprimono i canali KCNQ determina patologie cardiache (aritmie), cecità, epilessia. In topi geneticamente modificati con delezione della codificazione genetica della struttura dei pori interni del canale per mancanza di recettori Kir6.1 (-/-), si manifesta morte improvvisa associato ad allungamento del tratto ST e blocco atrioventricolare evidenziabili all’elettrocardiogramma. I canali del potassio (KATP) mitocondriali svolgono un ruolo fondamentale nella protezione cardiaca e nello stress metabolico. Infatti la attività dei canali KATP è fondamentale nella risposta adattativa cardiovascolare allo stress, al mantenimento della stabilità elettrica dei neuroni, all’omeostasi e ai sistemi di feed-back ormonali. Diventa quindi evidente l’importanza dei farmaci in grado di aprire i canali del potassio, che svolgono un ruolo unico in diversi campi medici: di miopreservazione e vasodilatazione in pazienti affetti da patologie cardiache e vascolari, di broncodilatazione, di miorilassante della vescica e addirittura di controllo della incontinenza urinaria, di antiepilettici, di regolazione della secrezione ormonale delle cellule b-pancreatiche (controllo del diabete di tipo 2) e ipotalamiche, e di stimolare la fase anagen dei bulbi piliferi. Il minoxidil apre i canali del potassio Tra le diverse azioni terapeutiche dei farmaci che aprono i canali del potassio, Jahangir (2005) riporta la capacità del minoxidil di stimolare la crescita dei capelli, rife- Immagine di Farjo Bessam Vol. 1, 3, 2010 rendosi alla sua capacità di prolungare la fase di anagen. È assolutamente risaputo che il minoxidil solfato (il metabolica attivo) determina una rilassamento della muscolatura dei vasi sanguigni (via apertura dei canali K+) con conseguente vasodilatazione. Non è comunque chiaro il meccanismo d’azione di vasodilatazione a livello cutaneo, e soprattutto non è evidente come mai il minoxidil topico al 5% sia in grado di aumentare il flusso sanguigno perifollicolare, mentre questo non avviene a concentrazioni inferiori. Come già spiegato in un articolo precedente (Sorbellini E. HT, Vol 1, 1, 2010). Randall e Farjo hanno dimostrato la presenza di 2 diverse espressioni geniche di recettori Kir6.1 e Kir6.2 a livello della papilla dermica e della matrice del bulbo del capello. I canali del KATP. Questo studio ha dimostrato definitivamente che la papilla dermica e la matrice del bulbo contengono canali del potassio, e che quindi l’azione del minoxidil è diretta su queste strutture ioniche. L’apertura dei canali determina un aumento della fase di anagen del bulbo in vitro, così come la chiusura dei canali ad opera della tolbutamide (una sulfanilurea utilizzata come ipoglicemizzante, che blocca i canali del potassio) dà l’accorciamento dell’anagen dei bulbi in vitro. L’effetto della tolbutamide si esprime anche in vivo, tanto che uno degli effetti collaterali di questo farmaco è la caduta dei capelli, tanto che il suo uso topico è stato brevettato nel 2007 per il trattamento della ipertricosi. Acosa serve aprire i canali del potassio nei bulbi? Il minoxidil in vitro determina un significativo aumento del sintesi di DNA all’interno delle cellule della 97 Vol. 1, 3, 2010 papilla dermica e della matrice. L’apertura dei canali del potassio stimola l’energia cellulare, inducendo e mantenendo la fase di attività del bulbo, e giocare un ruolo determinante da messaggero in grado di stimolare la crescita di nuovi bulbi. In pratica il minoxidil, agendo sui canali, stimola direttamente le cellule della papilla dermica e della matrice aumentando la protezione di DNA, e soprattutto a mantene- re in vita la struttura del bulbo. L’allungamento della fase anagen è la conseguenza della stimolazione dell’attività cellulare. Logico quindi che il minoxidil stimoli maggiormente i bulbi in fase dia anagen iniziale, così come è logico che la stimolazione dell’attività cellulare provochi, ad un bulbo in fase anagen terminale, una progressione del catagen e del telogen fino ad innescare l’attività della successiva fase anagen. Letture consigliate Bunker CB, Dowd PM. Alterations in scalp blood flow after the epicutaneous application of 3% minoxidil and 0.1% hexyl nicotinate in alopecia. Br J Dermatol 1987; 140:294-296. 98 Nichols C G. KATP channels as molecular sensors of cellular metabolism. Nature 2006; 440:470-476. Ashcroft FM. From molecule to malady. Nature 2006; 440:440-447. Davies GC, Thornton MJ, Jenner TJ, et al. Novel and established potassium channel openers stimulate hair growth in vitro: implications for their modes of action in hair follicles. J Invest Dermatol 2005; 124:686-694. Jahangir A, Terzic A. K(ATP) channel therapeutics at the bedside. J Mol Cell Cardiol 2005; 39:99-112. Sorbellini E, Reyes E. Possible cell mechanism of action of minoxidil. Human Trichology 2010; 1:21-26. Vol. 1, 3, 2010 ORIGINAL Paola Bezzola Walter Bertin Paola Bezzola International Hair Research Foundation (IHRF), Milan, Italy ARTICLE Valutazione di penetrazione di principi attivi veicolati in una specifica maschera per la cura dei capelli Evaluation of some new trichological formulations: a mask specifically for hair To be effective when applied on the skin, a topical product requires a formulation based on good active principles and the capacity to reach its target in the expected time and at the right concentration. Skin penetration is different from skin permeation, as in the former the substance reaches its target through the skin, while in the latter the substance reaches the circulatory system through the skin (as in transdermal drug delivery). The process of penetration through the skin can be divided in some different phases. First, the molecule spreads over the skin surface within the carrier, then it penetrates the stratum corneum (at this stage, the release is influenced by the viscosity of the product) and subsequently, through the epidermis, the dermis and the underlying tissues. Penetration through skin can occur via three pathways: One through the epidermis and two through shunts, where the stratum corneum is not crossed, one through the sudoriferous gland and one through the hair follicle and its connected sebaceous gland. As already explained, transepidermal penetration occurs through the stratum corneum, via transcellular or intercellular pathways. Transepidermal penetration is commonly followed by most molecules. On the contrary, it seems that transfollicular penetration is used both by small and polar molecules and high molecular weight, non-polar molecules. Transfollicular penetration is certainly used by all molecules in an initial phase of the penetration process. Easy to apply, easy to remove with water and fast-acting, this kind of product has resulted extremely practical. Besides, it ensures a good patient compliance, as its cosmetic characteristics enhance the specific action of the active principles, thus making hair healthy, bright and easy to comb. The objective of this study has been to investigate the capacity of this cosmetic preparation to allow the active principles to penetrate the skin layers. Therefore, a 1% concentration of pirition zinc crystals has been added to the composition of the mask: In fact, pirition zinc crystals ensure a good reflectance, which can be evaluated by confocal microscopy. A mask formulation for the treatment of hair is a new interesting therapeutic possibility: The quick release of the active principles makes it possible to use this mask as a basis for galenical products in which specific drugs can be incorporated (minoxidil, hormones, anti-inflammatory agents, etc.). Thanks to its pleasantness and easiness of use, this product can be used in long-term therapies, as it also results better tolerated than lotions with a higher concentration of alcohol. Key words: Hair diseases, Topical therapy, Cosmetic mask, Skin barrier, Confocal microscopy I requisiti necessari perché un prodotto topico funzioni effettivamente quando applicato sulla cute (oltre ovviamente alla bontà del/dei principi attivi) è la capacità di rag- giungere nei tempi e con le concentrazioni giuste l’obiettivo, il target. La tecnnologia biochimica negli ultimi decenni ha fatto 99 Vol. 1, 3, 2010 enormi passi avanti nello studio di particolari sistemi di veicolazione e di rilascio che consentissero di raggiungere le corrette quantità di principi attivi a livello del bersaglio nel tempo ultile con minime concentrazioni là dove l’attivo è inutile se non potenzialmente dannoso. La cute è un target molto complesso dove sono identificabili molte regioni: la superficie cutanea, lo strato corneo, le cellule in grado di sottostare a mitosi, le ghiandole sudoripare, l’unità pilosebacea, i capillari, il tessuto muscolare. Se è chiaro che la superficie cutanea non appartiene alla cute in senso stretto ma è la prima barriera verso l’esterno, obiettivo di tutti i sistemi di detersione, lo strato corneo rappresenta invece la prima reale barriera alla penetrazione e anche l’obietFigura 1. tivo di molti attivi (basti pensare ad antiVie di penetrazione attraverso la cute (da Wiechers, 2008 - modificato). micotici mirati contro infezioni micotiche superficiali, alla necessità che corticosteroidi e anestetici superino questo strato per raggiungere gli ne multilamellare in senso orizzontale dello strato corneo; strati più profondi, agli antibiotici che possono essere forla maggior parte delle molecole che attraversano l’epidermulati per rimanere negli strati più superficiali oppure, mide sfruttano la via di passaggio intercellulare grazie alla come nel caso di clindamicina ed eritromicina, per raggiunpresenza del doppio strato lipidico tra le cellule (ciò vale gere in profondità l’unità pilo-sebacea). soprattutto per le sostanze lipofile) mentre le sostanze Bisogna inoltre considerare che la penetrazione trandermiidrofile sfrutterebbero la “via di passaggio polare” (parrebca, che come dice il nome rappresenta il passaggio dell’atbe attraverso regioni acquose circondate da lipidi polari tivo attraverso tutta la cute fino ai capillari e ai tessuti sotche creano le pareti di microcanali, sebbene la localizzatostanti, potrebbe determinare una non desiderata deposizioni di tali “pori” non sia ancora chiara) e questa sarebbe zione all’interno della cute riducendo la quantità di attivo che raggiunge il target. La penetrazione cutanea è diversa dalla permeazione cutanea in quanto la prima descrive il passaggio delle sostanze attraverso la cute fino all’obiettivo, la seconda descrive il passaggio attraverso la cute fino al sistema circolatorio (come accade nei prodotti farmacologici a passaggio transdermico). è ovviamente difficile distinguere le due modalità perché una volta che un composto ha superato la barriera del corneo è quasi impossibile prevedere la sua diffusione nei tessuti sottostanti. Quando si valuta la capacità di penetrazione di una sostanza si assume che la relazione tra un composto e la cute sia di Figura 2. natura fisico-chimica con l’organizzazioDa Wiechers, 2008, modificato. 100 Vol. 1, 3, 2010 la stessa via utilizzata dall’acqua per evaporare attraverso la cute. In particolare studi con fluorescenza cutanea e microscopia confocale hanno dimostrato la formazione di “colonne” di 310 corneociti separate le une dalla altre da pochi micrometri. La distribuzione dei lipidi nell’area tra le colonne mostra minor regolarità rispetto a quella dei lipidi all’interno delle colonne: in tal modo si è dimostrata l’esistenza di due “vie idrofiliche”, la intercolonnare con bassa resistenza alla penetrazione (20% dell’area di passaggio) e la intercorneocitaria con alta resistenza alla penetrazione (80% dell’area di passaggio). Quest’ultima segue le irregolarità tra le lamelle lipidiche intercellulari e/o i corneociti adiacenti, come un sistema di canali virtuali all’interno dell’epidermide. Il processo di penetrazione attraverso la cute può essere diviso in diverse fasi: la molecola dapprima diffonde all’interno del veicolo sulla superficie cutanea (e la viscosità del prodotto condiziona il rilascio a questo livello), poi la molecola penetra nello strato corneo e da qui, attraverso l’epidermide, al derma e ai tessuti sottostanti (Figura 1). Le vie di penetrazione attraverso la cute sono fondamentalmente tre, una transepidermica e due di shunt che evitano l’attraversamento dello strato corneo, una attraverso la ghiandola sudoripara e una attraverso il follicolo pilifero e la ghiandola sebacea ad esso associata. La via di penetrazione transepidermica, come già detto, è caratterizzata dalla penetrazione attraverso lo strato corneo o per via transcellulare o per via intercellulare ed è sicuramente la via comunemente utilizzata dalla maggior parte delle molecole mentre la via di penetrazione transfollicolare pare essere utilizzata sia da molecole piccole e polari così Figura 3. Da Wiechers, 2008, modificato. come molecole ad alto peso molecolare non polari ed è certamente utilizzata da tutte le molecole in una fase iniziale della penetrazione. Sia che una molecola penetri per via transcellulare che intercellulare essa deve attraversare il doppio strato lipidico che riempie lo spazio intercellulare tra i cheratinociti dello strato corneo. Tali lipidi sono principalmente composti da ceramici, colesterolo e acidi grassi liberi approssimativamente in parità di rapporto molare. Pertanto più lipofiliche diventano le molecole più facilmente penetrano attraverso lo strato corneo anche se il passaggio successivo può essere ostacolato dalla maggior idrofilia degli strati epidermici sottostanti (Figura 2). Considerazione importante è che oggi la gran parte dei prodotti per uso cosmetico e dermatologico devono essere rilasciati alla pelle (dermal delivery) e non attraverso di essa (transdermal delivery), ciò significa che le molecole devono raggiungere la superficie cutanea, lo strato corneo, l’epidermide o il derma ma non il sistema circolatorio, quindi l’obiettivo è di far arrivare la molecola nello strato cutaneo specifico e lì mantenerla attiva. Se il sito d’azione è la superficie cutanea (esempio i filtri UV) uno dei modi per impedire la penetrazione del principio attivo è di aumentarne il peso molecolare; se invece il sito d’azione è lo strato corneo e la molecola è lipofilica essa verrà automaticamente trattenuta mentre se la molecola è idrofilica essa può essere legata ad una componente proteica che ne rallenta la penetrazione (potendo però anche ridurne l’attività intrinseca) oppure si può aumentare la componente acquosa dello strato corneo. Per quanto riguarda l’epidermide, poiché non vi è significativa differenza nella polarità con il derma, è molto difficile trattenere le molecole in questo strato. Una volta raggiunto, facilmente, il derma la maggior difficoltà nel trattenere una molecola a questo livello è data dalla facilità con cui essa raggiunge il sistema circolatorio, In via teorica, ma certamente di complessa attuazione pratica soprattutto per quanto riguarda i cosmetici, si può ovviare alla facilità di penetrazione nel sistema circolatorio somministrando simultaneamente un vasocostrittore. Utilizzando particelle con dimensioni comprese tra 3 e 10 millimicron si può determinare un selettivo rilascio alla ghiandola sebacea e all’unità follicolare. Infatti particelle di dimensioni maggiori di 10 non possono penetrare nella 101 Vol. 1, 3, 2010 cute e rimangono sulla superficie cutanea mentre quelle più piccole di 3 penetrano negli spazi intercellulari tra i cheratinociti. Invece particelle di dimensioni intermedie hanno la dimensione giusta per penetrare esclusivamente attraverso l’infundibolo follicolare attorno al fusto pilifero (Figura 3). L’utilizzo di sostanze facilitatrici che consentano il superamento della barriera rappresentata dallo strato corneo è ampiamente diffuso ma la ricerca di composti sicuri è estremamente importante perché essi possono determinare modifiche strutturali della cute, sia perché possono agire come solventi che solubilizzano i lipidi intercellulari sia perché colpiscono i desmosomi intercellulari o interferiscono con le attività metaboliche necessarie al mantenimento dell’integrità della barriera cutanea. In tal modo si possono determinare reazioni immunitarie indesiderate come irritazione, infiammazione o allergia. Spesso poi si tratta di sostanze non specifiche che portano con sé anche ogni composto che sia abbastanza piccolo e lipofilo da penetrare (ad esempio profumi e conservanti nelle formulazioni cosmetiche). Bisogna inoltre considerare le modifiche metaboliche e strutturali cui la cute può andare incontro e che possono fortemente condizionare la capacità di penetrazione (desquamazione, apoptosi cellulare, secrezione sudoripara e sebacea). Certamente la via di passaggio intrafollicolare assume grande rilievo nelle zone ad alta densità follicolare ed in primis ovviamente a livello del cuoio capelluto. Sebbene sia difficile studiare la penetrazione per via follicolare per mancanza di adeguati modelli animali, gli studi effettuati sulla penetrazione di corticosteroidi su cute normale e su cute cicatriziale (priva per definizione di annessi pilo sebacei) hanno dimostrato che l’unità pilosebacea rappresenta una significativa via di assorbimento. Allo scopo di valutare la capacità di penetrazione, e quindi di efficacia, di una maschera sul cuoio capelluto abbiamo studiato una speciale formula di una maschera cosmetica (Adenosil maschera, Fitologica srl), formulata con specifici carriers che facilitano il passaggio transdermico, e contenente adenosina, taurina ed ornitina, da applicare sul cuoio capelluto per il trattamento di varie forme di caduta dei capelli (alopecia androgenetica, defluivo cronico, telogen effluvium). Questo tipo di prodotto presenta caratteristiche di praticità (facilità di applicazione, brevità del tempo di posa, facile rimozione con il lavaggio), garantisce una buona compliance del paziente anche perchè le caratteristiche cosmetiche del prodotto si sommano all’azione specifica dei principi attivi, determinando un miglioramento anche della qualità, pettinabilità e luminosità dei capelli. L’aggiunta di facilitatori chimici in grado di aumentare l’as- 102 sorbimento dei principi attivi consente di ridurre i tempi di applicazione del prodotto con grande vantaggio sulla praticità di utilizzo. Il complesso di adenosina-taurina-ornitina svolge un’azione di stimolazione del ciclo di attività del capello, prolungando la fase anagen, e riducendo la caduta, attraverso la diretta up-regulation del VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) e la regolazione di recettori aminoacidici di membrana specifici della papilla dermica. Materiali e metodi Il test ha avuto lo scopo di valutare e quantificare la capacità veicolante della maschera attraverso la cute del capillizio. è stato scelto come marcatore una sostanza dotata di penetranza nota come lo zinco-piritione, aggiunta alla maschera alla concentrazione dell’1%. Sono stati testati dieci soggetti (1-10) di entrambi i sessi, volontari, sani, consenTabella 1. Le immagini di microscopia confocale dimostrano i diversi gradi di profondità dei cristalli dotati di riflettanza. Soggetti Profondità in μ T1 (15 minuti) Profondità in μ T1 (60 minuti) Profondità in μ T1 (24 ore) 1 10 45 248 2 12 38 256 3 10 43 284 4 5 21 189 5 18 56 257 6 15 58 249 7 11 41 186 8 3 18 210 9 16 64 297 10 13 35 246 11 8 23 181 12 10 35 127 13 4 12 118 14 2 9 184 15 10 26 205 16 8 21 227 17 10 26 215 18 6 18 184 19 3 12 179 20 8 16 165 Vol. 1, 3, 2010 Figura 4. I cristalli di zinco pritione (Æ) a diverse profondità nell’ostio follicolare dopo 15 minuti, 60 minuti, 24 ore dall’applicazione (da sinistra a destra). Studio in microscopia confocale – Studio Rinaldi e Associati. zienti a sottoporsi al test, non affetti da patologie sistemiche, o locali del capillizio e dei capelli. Il goal della ricerca era solo quello di valutare la capacità della maschera di veicolare principi attivi attraverso la cute. Dopo 20 minuti di applicazione, i soggetti che testavano la maschera lavavano la cute con uno shampoo (per uniformità Adenosil shampoo) asportano ogni residuo di maschera. L’esame di microscopia confocale, necessario per individuare lo zinco-piritione, è stato effettuato, per ogni soggetto, al tempo T0 prima del trattamento, e al tempo T1 (15 minuti), al T2 (1 ora) e T3 (24 ore) dopo il trattamento, in un’area cutanea in cui era stata posta la maschera (vertice dello scalpo. In un gruppo di altri dieci soggetti (10-20) è stata effettuata una valutazione del grado di assorbimento cutaneo dello zinco piritione mediante applicazione in medicazione occlusiva (unguento con zinco piritione 1% in occlusiva per 24 ore) sullo scalpo per ottenere un campione di confronto della capacità di penetrazione percutanea dell’attivo con una tecnica standardizzata (unguento in occlusione). Dopo le 24 ore dall’applicazione e dopo il test con microscopio confocale, ogni soggetto lavava la testa con lo stesso shampoo dell’altro gruppo. La maschera e la pomata sono stati preparati da Labomar srl, Istrana-Treviso. Risultati L’assorbimento delle sostanze attraverso la cute dello scalpo avviene per lo più seguendo la via dell’infundibolo delle ghiandole sebacee e delle ghiandole sudoripare, secondo i dati della letteratura (Figura 4). La terapia tricologia topica sfrutta questo principio. Nel nostro studio, la maschera testata ha permesso la penetrazione della sostanza attiva anche attraverso i canali di membrana cellulari dello scalpo, potendo evidenziare la riflettanza dei cristalli di zinco-piritione fino a 2.9 mm di profondità (derma medio-profondo). I dati di penetrazione dello ZnP sono riportati nella Tabella 1. I dati dimostrano che i cristalli di ZnP sono evidenziabili nei primi strati dell’epidermide già dopo 15 minuti in tutti i soggetti, e nell’80% già a 10-18 μ di profondità. La pomata in occlusione ha determinato un assorbimento dei cristalli leggermente inferiore. Dopo 60 minuti la penetrazione media era a 41.7 μ (range 21-64) per la maschera e 22.1 μ per la pomata in occlusiva (range 9-35). Dopo 24 ore l’esame ha evidenziato i cristalli a una profondità media di 242.2 μ (range 186-297) per la maschera, contro i 178.5 μ (range 127-227) per la pomata. Discussione Lo scopo dello studio è stato quello di verificare la capacità della maschera cosmetica di permettere il passaggio attraverso gli strati cutanei dei principi attivi utili alla cura dei bulbi piliferi. Per questo motivo abbiamo inserito nella composizione della maschera dei cristalli di zinco piritione, alla concentrazione dell’1%, per le sue proprietà di riflettanza, valutabile con la microscopia confocale. La microscopia confocale è una tecnica che permette di effettuare un esame in vivo definito “quasi istologico” sul paziente. Il microscopio confocale ha come sorgente un laser Neodimio, che viene focalizzato sulla zona da valutare tramite un complesso sistema di specchi. Le diverse tipologie di cellule e strutture cutanee, cheratinociti, melanociti, fibroblasti, capillari e globuli rossi che circolano al loro interno, linfociti, cellule infiammatorie e fasci di fibre collagene riflettono in modo diverso la luce e possono essere evidenziate con precisione anche comprovata dall’esame istologico vero e proprio. Con questa tecnica non invasiva anche sostanze dotate di fluorescenza possono essere facilmente individuate, e se ne può stabilire la loro esatta collocazione fin dove si può reperirne la riflettanza. La capacità di risoluzione dello strumento di microscopia confocale (Vivascope 1500-Lucid, USA) utilizzato in questo test ha consentito di individuare la sostanza fluorescente utilizzata in questo test fino ad una profondità di circa 3 mm, corrispondente al derma medio-profondo. 103 Vol. 1, 3, 2010 La valutazione con microscopio confocale in vivo ha dimostrato che la maschera testata permette il rilascio dei suoi principi attivi attraverso l’ostio follicolare nei primi 10 micron dell’epidermide già dopo 15 minuti dall’applicazione, permettendo poi alla sostanza di scendere negli strati inferiori nel tempo successivo e raggiungere il derma medio (2.9 mm dalla superficie cutanea) entro 24 ore. Nelle foto si dimostra la penetrazione di cristalli di zinco piritione nelle varie strutture, progressivamente attraverso l’ostio follicolare. I principi attivi contenuti nella maschera, quindi, sono a contatto delle strutture pilifere e possono quindi svolgere la loro eventuale azione terapeutica. In particolare, nel caso della maschera testata (Adenosil Maschera) l’adenosina può agire a livello dei capillari peribulbari, favorendo l’up-regulation del VEGF (attraverso l’attivazione dei recettori SUR) e determinando l’aumento della permeabilità dei vasi intorno al bulbo. La medicazione con la pomata in occlusiva è considerata in dermatologia una delle forme più classiche di veicolazione transdermica di un principio attivo, e per questo motivo la abbiamo utilizzata come test di confronto La penetrazione media dopo 15 minuti in occlusiva è ovviamente inferiore rispetto alla maschera, per poi aumentare dopo 60 minuti, e raggiungere la profondità media massima evidenziata nel nostro studio di 178.5 micron, è significativo notare la differenza di profondità media massima evidenziata con la maschera 242.2, con una differenza del 35% in più di profondità di penetrazione rispetto alla medicazione in occlusiva. Una formulazione specifica in maschera per il trattamento dei capelli rappresenta una possibile novità dal punto di vista terapeutico: la dimostrazione del rilascio veloce di principi attivi incorporati nella formulazione cosmetica di una maschera permette di utilizzarla come base per la preparazione di prodotti galenici in cui possano essere incor- Bibliografia La riflettanza dello zinco piritione sul fusto dimostra l’adesione della maschera sulla sue superficie esterna e quindi l’efficacia di protezione e di ristrutturazione. porati anche farmaci ad hoc (minoxidil, ormoni, antinfiammatori, eccetera). Una maschera cosmeticamente gradevole può essere applicata 3-4 volte alla settimana, permettendo un protocollo terapeutico sufficiente ad una terapia tricologica. Uno degli aspetti fondamentali dell’uso di una maschera specifica ad uso tricologico è la maggior praticità e gradevolezza cosmetica del prodotto (e spesso anche la maggior tollerabilità rispetto a lozioni a contenuto alcolico maggiore) che aumentano notevolmente la compliance del trattamento anche per terapie protratte. La possibilità di lavare i capelli dopo l’applicazione della “terapia” è decisamente un sollievo per tutti i pazienti costretti a queste cure, ed è enormemente più accettata dell’applicazione di una pomata in occlusione che difficilmente riesce ad essere risciacquata totalmente anche dopo lo shampoo (Figura 5). La maschera ha dimostrato anche una notevole capacità di ristrutturazione e ricompattamento delle cellule esterne della corticale del fusto, proteggendole dagli agenti ambientali esterni ed aumentando la lucentezza e la pettinabilità dei capelli, sfruttando le caratteristiche cosmetiche del prodotto e aumentando ulteriormente la compliance soprattutto delle pazienti donne. 1. Wiechers JW. Skin barrier: Chemistry of skin delivery systems. Cosmetic and Toiletries 2008. women with Female pattern hair loss: a pilot, double-blind, randomized, placebo controlled Trial. J Dermatol 2008; 35:763-7. 2. Morganti P, Fonda A, Tiberi L. The transdermal cosmetic delivery system. Cosmetic and Toiletries 1999. 6. Schatzlein A, Cevc G. Non uniform cellular packing of the SC and permeability barrier function of intact skin. A high resolution confocal laser scanning microscopy study using highly deformable vesicles. Br J Dermatol 1998; 138:583-92. 3. Barry BW. 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Platelets play an important role in wound healing. They provide initial hemostasis and release mediators to help modulate the inflammatory response and many of the cellular functions involved in wound healing. Growth factors possess paracrine related properties which are stimulatory for mitogenic activities, cellular differentiation, protein transcription, chemotaxis, angiogenesis, and collagenase activities. Some of the main benefits of PRP are: reduction in pain of the treated area, enhanced hemostatic response, more rapid tissue regeneration, and less risk of infections. Till now PRP has been successfulll employed in oral and maxillofacial surgery, in orthopedic surgery and in the care of chronic skin ulcers. Key words: PRP, Platelets, Growth Factors, Dermatology Oltre agli emocomponenti tradizionali (globuli rossi concentrati, concentrato di piastrine, plasma fresco congelato), il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale ha la possibilità di produrne, anche altri definiti ad uso topico (in particolare colla di fibrina e gel piastrinico) che sembrano presentare elevate potenzialità cliniche, che sono una frazione del sangue intero ottenuta con mezzi fisici semplici ed utilizzata non per un trattamento trasfusionale classico, ma per applicazione locale. A partire dal 2005 anche questi emocomponenti sono stati inseriti nella normativa sulla medicina trasfusionale, affidando alle strutture trasfusionali la responsabilità della loro produzione. In particolare il Decreto ministeriale 3 marzo 2005 “Caratteristiche e modalità per la donazione di sangue ed emocomponenti”, all’All. 2, “Emocomponenti per uso non trasfusionale (topico)”: cita il Gel piastrinico e prosegue: “Il gel piastrinico è un emocomponente per uso topico, di origine autologa od allogenica, ottenuto dall’aggregazione di un concentrato piastrinico messo a contatto con calcio e fattori proaggreganti biologici (trombina) o farmacologici”. Il gel piastrinico viene preparato presso le strutture trasfu- sionali o direttamente in sala operatoria da sangue intero da predeposito o da donazione allogenica per frazionamento, con o senza reinfusione delle emazie, o da piastrinoaferesi autologa o allogenica. Tutto il processo deve avvenire garantendo l’asepsi e dopo la preparazione va utilizzato il più rapidamente possibile, oppure va congelato secondo tempi e modalità analoghi a quelli del PFC. Periodicamente devono essere effettuate prove batteriologiche di sterilità. Se di origine omologa devono essere eseguiti gli esami obbligatori per la validazione biologica. Esistono diverse modalità di produzione di questi emcomponenti, con metodiche “home made” o con apparecchiature dedicate che presentano il vantaggio di una maggior standardizzazione del prodotto finale. Inoltre è possibile ottenere piccole quantità per uso autologo immediato, con applicazione locale o iniezione intralesionale, o diverse aliquote, che, se prodotte con metodiche che garantiscono l’asepsi, sono conservabili congelate per tempi più lunghi, consentendone la disponibilità per diverse applicazioni. Il gel di piastrine è un prodotto per uso topico costituito da piastrine, prevalentemente di origine autologa, che vengono attivate immediatamente prima dell’uso, a formare un 105 Vol. 1, 3, 2010 “gel” che viene applicato laddove è necessario favorire un processo riparativo. Non è ancora ben definito quali siano i meccanismi precisi attraverso i quali il gel di piastrine agisce. Sicuramente sono legati al lento e costante rilascio locale dei fattori di crescita contenuti in abbondanza nei alfa granuli delle piastrine e all’azione di diversi mediatori chimici. Queste sostanze sono normalmente presenti nell’organismo e manifestano le loro potenzialità rigenerative quando sono concentrati e si trovano in particolari condizioni. Pertanto con l’applicazione del gel di piastrine ci attendiamo un rilascio graduale di fattori di crescita, cui dovrebbe conseguire accelerazione dei processi riparativi delle ferite chirurgiche e delle ulcere e della riossificazione, miglioramento dell’emostasi e della cicatrizzazione, riduzione delle complicanze post operatorie comprese le infezioni e del dolore post operatorio Questo preparato contiene infatti numerosi e importanti fattori di crescita capaci di stimolare diversi meccanismi cellulari inerenti la crescita tissutale tra cui: l’angiogenesi, la chemiotassi dei macrofagi, la proliferazione e la migrazione dei fibroblasti e la sintesi del collagene. Nel corso del processo di formazione del coagulo le piastrine liberano i fattori contenuti negli α-granuli, tra cui ricordiamo: PDGF (Platelet Derived Growth Factor) che stimola i fibroblasti, le cellule muscolari lisce e favorisce la granulazione dei tessuti, ha inoltre azione mitogena ed angiogenetica, aumenta la produzione del tessuto di ricostruzione, accelera la guarigione delle ulcere croniche; PD-ECGF che stimola le cellule endoteliali; il TGF-β (Transforming Growth Factor-β) che stimola i fibroblasti, inibisce le cellule epiteliali ed endoteliali, ha azione chemiotattica, di stimolazione dei fibroblasti e degli osteoblasti e d'inibizione degli osteoclasti; EGF * (Epidermal Growth Factor) che stimola le cellule epiteliali e mesenchimali; CTAP-III * che stimola le cellule sinoviali e i fibroblasti; FGFb * (Fibroblast Growh Factor Basic) che ha prevalente stimolazione sui fibroblasti; IGF I e II * (Insulin Like Growth Factor I e II) che esercitano prevalente azione sugli osteoblasti; VEGF * (Vascular Endothelial Growth Factor), fattore di crescita dell’endotelio vascolare. L'uso topico del gel piastrinico, favorito anche dalle sue caratteristiche di plasticità, modellabilità alla sede di applicazione e per l’alta concentrazione di fattori di crescita, accelera la rigenerazione tissutale e lo sviluppo dei tessuti ossei, è clinicamente efficace per varie applicazioni (siti estrattivi, rialzi di seno, difetti parodontali) nonchè in inter* 106 Presenti nei tessuti. venti di chirurgia maxillofacciale, ha lieve effetto emostatico, stimola la guarigione delle ferite, riduce il dolore, le infezioni ed il sanguinamento post operatorio. In base a quanto sopra descritto, il gel piastrinico trova il maggior impiego, in chirurgia, in ambito maxillo-facciale, ortopedico, cardiologico, oftalmologico. L'espressione di vari fattori di crescita, citochine e chemochine come conseguenza di danno tissutale, è in grado di regolare il processo di guarigione e di rigenerazione ossea, che comporta una complessa interazione di molti fattori biologici locali e sistemici. Questa complessa interazione di mediatori locali, determinato da meccanismi autocrini e paracrini, stimola le cellule mesechimali indifferenziate a migrare, proliferare e differenziare in sede di innesto. È stato, infatti, dimostrato che la fase iniziale della rigenerazione sia caratterizzata dal rilascio, in sede di innesto di PDGF,TGF-B e IGF-I e II, mediante degranulazione delle piastrine. Peraltro il gel è ampiamente utilizzato nella cura delle ulcere cutanee (traumatiche, vascolari, diabetiche, neuropatiche, da decubito, da radionecrosi), che costituiscono un problema sempre più importante per l’aumento dell’età e per il numero di malattie croniche e determinano notevoli costi per il SSN. Secondo l’Osservatorio permanente della terza età, l’Italia ha il primato in Europa di malati affetti da piaghe/ulcere con un numero stimato intorno ai due milioni, per lo più ulcere da decubito, da diabete o varici. La spesa/anno in Italia per queste cure è pari a circa 850 milioni di euro, cioè tre volte in più di diversi altri Paesi europei. Mentre l’Associazione Italiana Ulcere Cutanee stima una perdita di circa 500000 giornate di lavoro/anno. Inoltre, si devono considerare anche gli aspetti psicologici, familiari e sociali. Lesioni come le ulcere croniche, che spesso comportano dolore, immobilizzazione, e talvolta addirittura amputazione, sono tutte situazioni che hanno un effetto devastante sull’immagine di sé, sull’autostima, sui rapporti interpersonali nella famiglia e nella società, sulla capacità lavorativa. Spesso inoltre i tempi di cura si allungano con continui disagi per i pazienti ed elevati costi per il SSN. È evidente quindi che tutti quei presidi che riducono il tempo di guarigione e diminuiscono anche in modo significativo i costi economici relativi alle degenze di questi malati sono tutti da percorrere, anche per migliorare la qualità di vita. Per la cura di queste lesioni ci sono diverse soluzioni: tessuti artificiali bioingegnerizzati, medicazioni a base di acido Vol. 1, 3, 2010 ialuronico, modulatori delle proteasi, collageni, cellule staminali, ecc. Tra queste è importante pensare alla preparazione del gel piastrinico che, rispetto ad esempio ai tessuti artificiali ingegnerizzati, ha costi inferiori. Come abbiamo visto il gel piastrinico agisce stimolando le cellule deputate alla riparazione dei tessuti a migrare nella zona lesa, a riprodursi più in fretta e a produrre il materiale di sostegno, collagene e tessuto connettivo, vale a dire l’impalcatura dentro alla quale si distribuiscono le cellule del tessuto neo-formato. In generale si può pensare all’utilizzo del gel nella cura delle ulcere cutanee quando si verifica una perdita di tessuto, che coinvolge epidermide, derma e alcune volte tessuto adiposo e fasce muscolari, che abbia difficoltà di guarigione spontanea per invecchiamento delle cellule mesenchimali presenti in loco o l’incapacità di reclutarne di nuove. Il gel piastrinico ha effetti di promozione della generazione di cellule mesenchimali, tessuto connettivo, tendini, ossa e vasi in situazioni in cui i processi riparatori devono essere accelerati. Primo a comparire è il tessuto di granulazione e poi la riepitelizzazione della superficie della cute. I fattori liberati dalle piastrine modificano la risposta infiammatoria, hanno effetto antibatterico (anche per la presenza di globuli bianchi?) e chemiotattico per macrofagi e fibroblasti e promuovono la secrezione di enzimi proteolitici che facilitano la riparazione ed il rimodellamento dei tessuti. In relazione a quanto sin qui riportato, appare evidente l’importanza della selezione paziente che deve avvenire in accordo tra trasfusionista e clinico al fine di valutare le condizio- ni cliniche del paziente e le caratteristiche delle ulcere: eziologia, dimensioni, posizione, tempo di sviluppo, aspetto del fondo e dei margini, effetto dei trattamenti già provati, vascolarizzazione, presenza/assenza di infezione e dolore associato. La valutazione deve essere mirata anche a stabilire se la produzione deve essere di tipo autologo od omologo. Come criteri di esclusione si possono considerare: infezione dell’ulcera, osteomielite, necrosi, vascolarizzazione inadeguata e dimensioni < 2 cm2. In relazione agli aspetti organizzativi ed economici, si deve valutare anche l’efficacia della terapia almeno con: riduzione delle dimensioni, formazione di tessuto di granulazione e di riepitelizzazione; cui aggiungere: riduzione del dolore, aspetto del fondo della lesione e assenza di infezione locale durante il trattamento. Oltre alle indicazioni cliniche sopra riportate e diffusamente riconosciute, recentemente il gel piastrinico viene utilizzato anche nella terapia riparativa di cute/mucose in pazienti affetti da GvHD ed in pazienti con neoplasie solide trattati con radioterapia. Infine, studi recenti (Rebulla et al.) evidenziano che gel prodotto da cordone ombelicale rilascia alti livelli di VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) e PDGF-BB (PlateletDerived Growth Factor-BB, discrete quantità di FGF (Fibroblast Growth Factor), HGF (Hepatocyte Growth Factor) and TGF-beta1 (Transforming Growth Factor-beta 1) e piccole quantità di PDGF-AB. Queste scoperte suggeriscono che nei processi riparativi, dove è desiderabile disporre di elevati livelli di VEGF e PDGF, si può ipotizzare di ricorrere al gel ottenuto da cordone ombelicale. 107 Vol. 1, 3, 2010 ORIGINAL Alberico Motolese Laura Margheritis Alberico Motolese S.C. Dermatologica, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese, Italy ARTICLE PRP nel trattamento delle ulcere vascolari non tendenti alla guarigione PRP in the treatment of the not healing skin ulcers In recent years Platelet Rich Plasma (PRP) has been used for different clinical applications. It seems that platelet concentrate trigger the rigeneration of the tissue, favouring the healing of severe skin ulcers that does not respond to traditional treatments. Platelet Gel can be obtained from a classic whole blood sample followed by the separation of plasma and platelet concentrate. Subsequently the plasma follows the iter of the production of crioprecipitate which is mixed in the same amount with the platelet concentrate. The clinical application can be utilised on skin ulcers of several origins (venous, arterious, diabetic, traumatic, pressure, neuropathic, etc.). The medication with PG must start after the wound bed preparation: the amount of medications made with PG may vary according to the extension of the wounds and to the clinical results, but one can make 8 weekly medications on average. Key words: Platelet Gel, Growth Factors Nuove strategie terapeutiche si rendono disponibili nel vasto panorama del trattamento delle ulcere vascolari: alcune di esse, a causa dei costi non elevati, possono essere utilizzate in modo routinario nella pratica clinica per velocizzare la riepitelizzazione, mentre ad altre si ricorre soltanto in caso di mancata guarigione dopo aver effettuato un corretto standard-care per periodi predefiniti. Le ulcere non tendenti alla guarigione costituiscono un’evenienza relativamente frequente nella quale diversi fattori possono giocare un ruolo variamente incidente. Molti di questi fattori sono stati ben studiati nel corso degli anni, e di questo fanno testo innumerevoli riferimenti in letteratura riconosciuti dalla comunità scientifica; per alcune altre osservazioni, più recenti, non vi sono dati consolidati e le segnalazioni appaiono molto interessanti ma necessitano di ulteriori convalide. È il caso, ad esempio, dei rilievi sulla permanenza in fase infiammatoria di alcune ferite non-healing: l’aumento dei livelli di citochine infiammatorie dosabili nei fluidi secreti in corso di tali ulcere ha portato a diverse osservazioni riguardanti la presenza di aumentati livelli di TNFα insieme ad altre molecole infiammatorie quali IL-1, 108 IL-2 ed IL-6. Nostre osservazioni preliminari 1, utilizzando real-time RT-PCR su tessuto, hanno confermato attraverso l’estrazione dell’mRNA un sostanziale incremento di IL-1a e b, IL-2, 6 e 8 dopo tre settimane di trattamento, ed un decremento di IL-17a, TNF-α ed IFN-γ, che evidentemente si ridurrebbero in corso di corretto standard-care. La mancata disponibilità di fattori di crescita (trapping) rimane una delle teorie più accreditate: l’individuazione e la sintesi di tali fattori ha rappresentato in questi anni uno degli obiettivi prioritari della ricerca clinica. I fattori di crescita rappresentano, indubbiamente, una possibilità applicativa essendo costituiti da proteine (polipeptidi) normalmente presenti nell’organismo e sicuramente coinvolte nello sviluppo fisiologico dei processi di “wound healing” delle ferite di qualsiasi origine 2. Alcuni fattori di crescita sono da considerare mitogeni, altri chemoattractanti, cioè in grado di provocare transmigrazione cellulare. Alcuni di essi sono sicuramente conosciuti come fattori in grado di promuovere la proliferazione cellulare, altri invece avrebbero un ruolo fondamentalmente regolatorio e di orchestrazione di tutto il processo di guarigione 3. È proba- Vol. 1, 3, 2010 bilmente corretto definire questi fattori sotto l’unica denominazione di “growth-factors”, indipendentemente dalla loro connotazione biologica (citochine, interleuchine, colony-stimulating factors), poichè tutti sono peptidi in grado di promuovere l’attività di crescita cellulare e quindi di riparazione tissutale 4-6. Esperienze cliniche sono state compiute utilizzando topicamente il Gel Piastrinico autologo e alcuni di questi fattori, quali il PDGF ricombinante umano 7 ed il GMCSF ricombinante umano 8, con risultati diversi anche in relazione alle diverse casistiche, con i limiti imposti dai costi elevati. Il razionale biologico per l’uso dei derivati piastrinici nel trattamento delle ulcere si basa sul ruolo importante che le piastrine hanno nel processo di rigenerazione tessutale. Queste hanno diversi meccanismi d’azione: vengono attivate durante il processo dell’emostasi, rilasciano fattori di crescita e sostanze che modificano la risposta infiammatoria, hanno effetto antibatterico, e promuovono la chemiotassi dei macrofagi e la secrezione di enzimi proteolitici. Malgrado tali solide basi biologiche, i risultati ottenuti dall’utilizzo del Gel Piastrinico nella terapia delle ulcere sono ad oggi variabili e poco controllati nei lavori presenti in letteratura. Le principali cause di variabilità sono probabilmente attribuibili ai diversi metodi di ottenimento del gel stesso, oppure ai diversi protocolli terapeutici impiegati, oltre che alle numerose variabili legate al tipo di ulcera ed alle caratteristiche dei pazienti. Preparazione del Gel Piastrinico Per quanto riguarda le metodiche attualmente utilizzabili per la produzione di tali emocomponenti, vi sono diverse possibilità tecniche che hanno reso possibile la preparazione dell’emoconcentrato a partire da fonte autologa ed omologa, consentendo una evoluzione ed un risparmio rispetto ai prodotti del commercio utilizzati a partire dagli anni 80 9, 10. Il Gel Piastrinico è un emocomponente per uso topico,di origine autologa od omologa, ottenuto dall’aggregazione di un concentrato piastrinico messo a contatto con calcio e fattori proaggreganti biologici (trombina) o farmacologici (Batroxabina). Tutto il processo deve avvenire garantendo la sterilità (D.M. 03/03/2005). Attualmente sono utilizzati 2 gruppi di prodotti: i prodotti commerciali e quelli realizzati in laboratorio (o “homemade”). I prodotti commerciali, ottenuti da lavorazione di pool di un elevato numero di unità di plasma, contengono elevate concentrazioni di fibrinogeno (circa 80-120 mg/ml), sono sicuri (in quanto sottoposti a processi di sterilizzazione ed inattivazione virale), semplici da utilizzare ma hanno un costo elevato. I prodotti “home-made” vengono ottenuti da singole unità di plasma autologo o allogenico utilizzando la metodica di crioprecipitazione. Un contributo può venire da sistemi realizzati dall’industria specificamente dedicati alla produzione simultanea ed in egual misura di crioprecipitato e trombina contenenti elevate concentrazioni di fattori della coagulazione quali: Fattore XIII, Fattore VIII e fibrinogeno da una singola unità di plasma autologo ed allogenico. La colla di fibrina prodotta è totalmente di derivazione umana e non contiene prodotti di origine bovina o altro animale e prodotti di sintesi (glutaraldeide, cianacrilato, ecc). I componenti, disponibili in circa un'ora, sono raccolti in un sistema a doppia siringa ed usati sul campo operatorio per produrre la colla di fibrina. Il concentrato di piastrine autologhe si ottiene da un’unità di 410 ml di sangue. Le unità piastriniche così concentrate vengono poste in centrifuga per 24 h a 22°C . Le unità autologhe vengono separate, grazie ad un circuito chiuso sterile con TSCD, in 3 o 4 aliquote da 40 ml. Ciascuna di queste viene congelata a -40°C: per avere un effetto terapeutico deve contenere un minimo di 1 x 106 piastrine/microlitro. L’attivazione del prodotto viene fatta al letto del paziente mischiando 20 ml di piastrine concentrate, addizionate a 2 ml di trombina omologa o autologa e 2 ml di calcio gluconato al 10 per cento. Il prodotto viene fatto riposare 10 minuti nel disco di Petri (10 cm di diametro), per consentire la formazione del gel. Il PRP da provetta, che prevede una diversa preparazione, è un preparato che non prevede l’aggiunta di trombina e quindi non “gelificato” per consentirne una più facile infiltrazione nei tessuti attraverso l’ago. Discussione L’interesse nei confronti dell’utilizzo di emocomponenti, con finalità diverse da quelle trasfusionali, è stato notevolmente ampliato nel corso degli ultimi 2 anni. Il Gel Piastrinico è un emocomponente ad uso non trasfusionale descritto in letteratura ed utilizzato in diversi campi chirurgici di applicazione: in odontoiatria, in chirurgia del cavo orale, nella terapia delle ulcere cutanee, in chirurgia ortopedica. Trattandosi di un emocomponente autologo nella sua utilizzazione abituale, vi sono margini di sicurezza nell’impiego, e a tale proposito bisogna speci- 109 Vol. 1, 3, 2010 ficare che dal punto di vista medico legale la produzione, conservazione e distribuzione di tali componenti devono ricadere entro la specifica normativa riguardante l’attività trasfusionale (Legge 107/90 e relativi decreti attuativi). Il presupposto teorico ad un suo razionale utilizzo poggia sulle più recenti conoscenze del ruolo esercitato dalle piastrine nei processi di riparazione tissutale. Le piastrine infatti elaborano, immagazzinano e quindi rilasciano, se attivate, una serie di fattori capaci di indurre localmente uno stimolo rigenerativo sui tessuti lesi 11. In particolare il Gel Piastrinico è prodotto dalla aggregazione di un concentrato piastrinico a contatto con calcio e fattori proaggreganti biologici (trombina) o farmacologici (batroxabina) capace di liberare vari fattori di crescita contenuti negli alfa-granuli (PDGF, TGFb ecc.). Il PDGF è dotato di una potente azione mitogena sulle cellule dei tessuti connettivi, chemiotattica sui granulociti e le cellule mononucleate, di stimolo alla degranulazione dei neutrofili e dei monociti, alla fagocitosi, alla sintesi del collagene. Pertanto l’applicazione del Gel Piastrinico nelle ulcere critiche determinerebbe uno stimolo alla riparazione tissutale per l’intervento di fattori di crescita indipendentemente dalla natura delle lesioni, com'è documentato dal suo utilizzo in ulcere di diversa origine (venose, arteriose, miste, diabetiche, post-traumatiche). Studi in vitro compiuti mettendo a contatto gel supernatante e fibroblasti umani in coltura, hanno dimostrato che il Gel Piastrinico va ad agire sulle proteine di sintesi attraverso l’incorporazione di L-leucina nella frazione acida insolubile o l’ingresso di un aminoacido di L-prolina nella cellula 12. Il sovranatante del Gel Piastrinico produrrebbe un cambiamento nell’espressione dei geni nei fibroblasti. Dopo 3 giorni di trattamento si indurrebbe l’attivazione di MMP-I (inibitori delle metallo proteasi) e PAI (inibitore dell’attivatore del plasminogeno). Questi meccanismi vanno a promuovere la rigenerazione tissutale, in particolare del tessuto mesenchimale, ma anche del tessuto connettivale, tendini, ossa e vasi. La rigenerazione avviene grazie al rilascio di fattori di crescita e citochine in grado di stimolare la proliferazione, migrazione e differenziazione dei fibroblasti e cellule endoteliali. Il razionale biologico per l’utilizzo del Gel Piastrinico nel trattamento delle ulcere cutanee, si basa dunque sull’importante ruolo che giocano le piastrine nel processo della guarigione spontanea della lesione. 110 Studi recenti mirano ad ottenere gel piastrinici sempre più specifici per arrivare a strategie terapeutiche con precisa indicazione, perché furono utilizzate per anni su basi empiriche per numerose indicazioni terapeutiche. Tuttavia resta sempre di fondamentale importanza un corretto inquadramento eziopatogenetico dell’ulcera e l’eventuale correzione di una sottostante patologia venosa, arteriosa o diabetica, poichè senza di essa qualsiasi medicazione non produrrebbe benefici apprezzabili. Infine, è difficile ottenere una corretta valutazione della efficacia clinica del gel, sia per l’estremo polimorfismo delle lesioni cutanee, che per l’assenza di metodologie standardizzate per la misurazione delle dimensioni delle ulcere stesse. Bibliografia 1. Motolese A, Passi A. 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Vol. 1, 3, 2010 ORIGINAL Piero Rosati Piero Rosati Piero Rosati Clinic, Ferrara, Italy ARTICLE The treatment of alopecia following trauma, burns and surgical and/or medical therapies for cancer The treatment of alopecia following trauma, burns and surgical and/or medical therapies for cancer The intrinsic anatomical peculiarities of the scalp make reconstruction of this area difficult and demand more innovative thinking than that required for using the same technique on other parts of the body. On the one hand we have certain unfavourable factors such as the shape of the skull, the inextensibility of the scalp, the lesser yield of flaps in relation to the convexity of underlying bone and the presence of hairs unlike those found on the rest of the body. On the other hand, we have favourable factors such as the space to create cleavages or pockets, the rigid surface of the cranium that offers a stable platform on which to work, an excellent blood supply and lastly, the possibility of masking scars under the hair. These factors depend upon the aetiology of the lesions and vary greatly for each patient in what is nowadays seen as the most important technique in this type of reconstruction. Cutaneous expansion should always be performed when the area affected by alopecia is greater than 50 cm². Key words: Alopecia, Trauma, Burns, Cancer therapies The anatomy of the scalp The presence of hair, (actual or previous in the case of androgenetic alopecia), can be defined as a separate anatomical unit in relation to the surrounding hairless skin on an adult not suffering from hair loss. This unit measures about 600-700 cm² and features different layers that, from the surface down are as follows: The thick superficial layer of sick with a good blood supply. The subcutaneous layer of lobulated adipose tissue contains subcutaneous fibrous connective layers where piliferous bulbs lodge. The fibrous galea aponeurotica is extensible and strongly bonded to the skin by the subcutaneous fibrous connective layers that make up the thickness of the socalled “surgical scalp”. Merckel’s sub-aponeurotic space consists of loose connective tissue with a relatively poor blood supply and is considered the plane for surgical cleavage. The periosteum, or the outside skin of the bone, offers little adhesion apart from along the cranial sutures that, if intact, can accept a skin graft but the periosteal layer is extremely fragile and prone to drying out. Surgical technique The size and quality of the remaining scalp is the main factor affecting reconstruction. Other factors include the positioning of the expander that will determine the future flap that blends in with the direction of the hair; an aesthetic fronto-temporal attachment and the possible 111 Vol. 1, 3, 2010 onset of androgenetic hair loss in young male patients. The operation involves two separate treatment sessions: The first session is for positioning one or more expanders. The second, usually three months later, involves removing the expander(s), the excision of the area affected by alopecia and the creation of flaps. Depending on technical and individual problems encountered, these procedures can be conducted using either local anaesthesia in association with deep sedation or under general anaesthesia. Figura 1a-b. Expanders in situ. a Figura 2a-b. a: Pre-operative; b: Post-operative aspect. First procedure for positioning the expander(s) Before the procedure begins, the patient is given a disinfecting shampoo and when possible, the hair is cut very short. The incision should be radial and perpendicular to the longest axis of the expander and is usually 3 to 5 cm long. The incision is always preceded by infiltration with physiological solution to facilitate tissue detachment in the Merckel’s space where the expander will be located. The dissection is begun with scissors, continued with the finger and completed using dissectors. The cleft should be slightly wider than the expanders so as to facilitate their insertion. No aspiration drainage is needed. The expanders are very carefully prepared and positioned with a blunt dissector around which they have been wrapped. Once inserted they can be distended inside the cleft with a movement parallel to the axis of the incision. The expanders are then tested and filled to about 10% with physiological solution that has been tinted with methylene blue to ensure their integrity and to provide sufficient distension in the cleft. The valve is positioned a little distance away using the same access route as the expanders with extreme care taken to avoid kinking the connection. Once the insertion has been tested, the cleft is sutured. Prophylactic antibiotic therapy is usually administered for 5-7 days. The first filling is carried out two weeks after the procedure with subsequent filling sessions at one-week and very rarely at two-week intervals. Although there is no set rule, about 10% of the expander volume is inflated at each session until filling is complete after about three months. 112 b a b Figura 3a-b. a: Pre-operative aspect; b: Post-operative aspect. a b Vol. 1, 3, 2010 valve(s) is best performed using the incisions of future flap(s). The next stage is the rupturing of the capsule and the remoThe design of the flap or flaps is decided upon before the val of the thickest periprosthetic suture in relation to the treatment and the removal of the expander(s) and perimeter of the expander so as to facilitate the mobilisation and Figura 4a-b. distension of the flap. a: Pre-operative aspect with expanders in situ; b: Post-operative aspect. Next the alopecic scar is removed after having assessed the advancing edges of the flap. Full thickness excision gives better results than dis-epidermisation. The next stage is suturing taking care to avoid resecting any excess skin or dog ears that usually disappear spontaneously. Remodelling should only be considered if they persist beyond six months. Second procedure session for removing the expander(s) and preparing the flap b a Figura 5a-b-c. a: A pre-operative aspect; b: Expander in situ; c: Post-operative aspect. a b c Figura 6a-b. a: Pre-operative aspect; b: Expander in situ. a b Comments a) The choice of expander: Apart from the many makes and models of expanders available, I prefer rectangular ones with rounded edges and small valves. b) Surgical strategies and choices: Except in very rare cases, for alopecia of less than 50 cm² (7 x 7), I prefer the auto-transplantation of hair as this technique, adapted to the needs of cicatrising skin, may well be the best compromise. I am strongly opposed to multiple excisions that are often associated with relapses. This stance is justified by the strong effect the presence of the expanders and the disproportionate size of the lesion can have on a patient’s sense of self-consciousness. For alopecia of between 50 and 350 cm²: skin expansion is the ideal solution and I normally use just one expander with two being the exception. For alopecia covering more than 350 cm² or where coverage is equal to or greater than ⅔ of the surface of the scalp, most cases cannot be par- 113 Vol. 1, 3, 2010 tially treated and lead to a somewhat sparse hair style. That however is not to say the results are poor. Reconstruction favours the areas of the scalp that are most the noticeable (e.g. the frontal and temporal regions) and therefore the most psychologically “sensitive” areas in terms of the patient’s self-consciousness. The hair itself also helps mask the situation. In cases such as this, I use 1 or 2 expanders and I a wouldn’t exclude the possibility of further treatment about a year later. c) Positioning expanders: The positioning of the expanders depends on the choice of flaps are more often these are planned to allow for advancement or transposition and to create less tension and therefore less stretch-back. It is extremely important to take into consideration the direction in which the patient’s hair grows when planning flaps and the natural direction should be followed as much as possible. Lastly, we would repeat that in young men with previous androgenetic hair loss, expanders should be positioned in the parietal or occipital regions whenever possible. Figura 7a-b. Post-operative aspects. b Conclusions Our extensive history of scalp expansion has led us to choose this technique as our first choice in the reconstruction treatment of the scalp following trauma, burns and surgical and/or medical therapies for cancer. We are however studying alternative surgical methods that will allow us to obtain comparable results with fewer psychological disadvantages for the patient. In normal cases of both male and female androgenetic alopecia when the indications are right, we provide systematic assistance with a mini-micro surgical hair auto-transplant technique. Figura 8a-b-c. a: Pre-operative aspect; b: Expanded flap positioned (note how it is possible to reconstruct the natural direction of the hair on the top of the head); c: Post-operative aspect. a 114 b c Vol. 1, 3, 2010 Lectures Radovan C. Tissue expansion in soft-tissue reconstruction. Plast Reconstr Sug 1984; 74:482-92. Foyatier JL, Comparin JP, Latarjet J, et al. Forum on tissue expansion. Repair of sequelae of facial burns by cervical cutaneous expansion. Ann Chir Plast Esthet 1993; 38:27-33. Morris SF, Pang CY, Mahoney J, et al. 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Plast Reconstr Surg 1988; 82:840-8. 115 Vol. 1, 3, 2010 ORIGINAL Stefano Bugliaro 1 Silvia Zanetti 2 ARTICLE Growth Factors and skin renewal 1 Cosmetologist, 2 Biotechnologist Keminova Italiana srl, Cellatica (BS) Stefano Bugliaro Fattori di crescita e rinnovamento cutaneo L’evoluzione della ricerca medica in campo dermatologico ha messo in evidenza la necessità di utilizzare terapie sempre più efficaci e sicure per il trattamento di numerose patologie e inestetismi cutanei. L’uso dei fattori di crescita a livello topico, permette di affrontare la cura di particolari patologie cutanee, in modo da regolare l’attività delle cellule bersaglio nel modo più fisiologico possibile. In campo dermatologico, si sono dimostrati utilissimi per la cura delle ferite e delle ulcere cutanee croniche, per il trattamento della vitiligine, dell’invecchiamento della pelle, della cura di molte patologie dei capelli. Anche i trattamenti dermo-estetici, vedono sempre di più l’impiego di molecole in grado di mimare l’attività dei fattori di crescita (Mimiking Growth Factor), per la rivitalizzazione della pelle sana o per il trattamento della pelle patologica. Key words: Growth Factors, Skin renewal Introduction 116 Introduzione Growth Factors I fattori di crescita The term growth factor refers to proteins that are capable of stimulating cell proliferation and differentiation. They are typical signal molecules used to communicate between the cells of an organism, for example, cytokines (inflammatory molecules) or hormones, which attach themselves to specific receptors on the cell membrane of their targets. The main function of the growth factors is the external control of the cell cycle, by passing from cell dormancy (phase G0) to phase G1 (growth). However, this is not their only function. In fact, they regulate the start of mitosis, cell survival, migration and cell differentiation. Together with proliferation, they also facilitate contemporarily diversification and maturation (proliferation without diversification would mean the onset of a tumour). These effects vary widely according to the factor; for example, the bone morphogenetic protein (BMP) stimulates the diversity of the Il termine fattore di crescita si riferisce a proteine capaci di stimolare la proliferazione e il differenziamento cellulare. Sono tipiche molecole segnale usate per la comunicazione tra le cellule di un organismo; ad esempio le citochine (molecole infiammatorie) o ormoni che si legano a specifici recettori sulla membrana cellulare dei loro target. La funzione principale dei fattori di crescita è il controllo esterno del ciclo cellulare, mediante l’abbandono della quiescenza cellulare (fase G0) e l’entrata della cellula in fase G1 (di crescita). Ma questa non è la loro unica funzione, infatti regolano l’entrata in mitosi, la sopravvivenza cellulare, la migrazione e il differenziamento cellulari. Insieme alla proliferazione essi promuovono sempre contemporaneamente il differenziamento e la maturazione (una proliferazione senza differenziamento significa l’insorgenza d'un tumore). Questi effetti sono i più disparati a seconda del fattore; ad esempio la proteina morfogenetica dell’osso (BMP) stimola il differenziamento degli Vol. 1, 3, 2010 osteoblasts, whilst the vessel endothelial growth factor (VEGF) stimulates vessel growth. osteoblasti, mentre il fattore di crescita endoteliale dei vasi (VEGF) stimola la crescita dei vasi. Fuction and method of action Funzione e meccanismo d’azione The multi-cellular organisms need to specify the number and functional characteristics of the individual cells of which they are composed, to organise them in tissues and organs and direct their functioning. The growth factors are important regulators of these processes, controlling the following processes: (a) cell survival, by inhibiting the process of programmed cell death, termed apoptosis; (b) inducing either the proliferation or its opposite, the arresting, of the cell cycle; (c) re-organisation of the cytoskeleton, with consequent change of morphology; (d) modulation of the bond between cell and cell, and between cell and the extra-cell matrix; (e) control of cell migration; (f) regulating the gene expression, with consequent definition of the differentiated phenotype. The growth factors, secreted into the extra-cellular matrix, can act upon the same cell that produced them, which is referred to as an autochrinous method of action, or upon neighbouring cells, with a parachrinous action, or at a distance. Once the target cell has been reached, the growth factors bind themselves to one or more types of receptor, exposed on the cell surface, with an affinity that may vary by as much as three orders of size. In general, low affinity receptors bind growth factors with a nanomolar bond, while those of a higher affinity have a picomolar bond. Following the creation of the growth factorreceptor complex, a limited number of secondary messengers are generated within the target cell, which, in turn, control a series of biochemical channels inside the cell, regulating the activity of enzymes and transcription factors. The specific nature of the cell response to a determined growth factor depends on the combination of signals activated by the secondary messengers. If, on the one hand, the same cell responds in a different way to different growth factors, on the other, the same growth factor induces different responses in different cell types. Finally, there are cases where different growth factors induce the same response in the same cell. Considering the importance of the phenomena controlled by the growth factors, it is not surprising that during their evolution, various mechanisms have been developed that regulate all levels of growth factor production and action. Firstly, their synthesis and maturation are modulated (many growth factors are synthesised in the form of an inactive precursor, which must be processed in order to become functional). It is very com- Gli organismi pluricellulari hanno la necessità di specificare il numero e le caratteristiche funzionali delle singole cellule che li compongono, di organizzarle in tessuti e organi e di orchestrare la loro funzione. Regolatori importanti di questi processi sono i fattori di crescita, che controllano i seguenti processi: (a) la sopravvivenza cellulare, tramite l’inibizione del processo di morte cellulare programmata detto apoptosi; (b) l’induzione della proliferazione o al contrario l’arresto del ciclo cellulare; (c) la riorganizzazione del citoscheletro con conseguente cambio di morfologia; (d) la modulazione dell’adesione tra cellula e cellula e tra cellula e matrice extracellulare; (e) il controllo della migrazione cellulare; (f) la regolazione dell’espressione genica con conseguente definizione del fenotipo differenziato. I fattori di crescita, secreti nel mezzo extracellulare, possono agire sulla stessa cellula che li ha prodotti, e in questo caso si parla di un meccanismo d’azione autocrino, sulle cellule vicine, con meccanismo paracrino, oppure a distanza. Una volta raggiunta la cellula bersaglio i fattori di crescita si legano a uno o più tipi di recettori, esposti sulla superficie cellulare, con un’affinità che può variare anche di tre ordini di grandezza (in genere recettori a bassa affinità legano i fattori di crescita con una costante di legame nanomolare, e quelli ad alta affinità con una costante di legame picomolare). A seguito della formazione del complesso fattore di crescita-recettore sono generati all’interno della cellula bersaglio un numero limitato di secondi messaggeri, che a loro volta controllano una serie di vie biochimiche all’interno della cellula, regolando l’attività di enzimi e fattori di trascrizione. La specificità della risposta cellulare a un determinato fattore di crescita dipende dall’opportuna combinazione dei segnali attivati dai secondi messaggeri. Se da una parte la stessa cellula risponde in modo diverso a differenti fattori di crescita, dall’altra lo stesso fattore di crescita induce risposte diverse in tipi cellulari distinti. Infine ci sono casi in cui fattori di crescita differenti inducono la stessa risposta nella stessa cellula. Considerando l’importanza dei fenomeni controllati dai fattori di crescita non sorprende che durante l’evoluzione si siano sviluppati vari meccanismi che regolano tutti i livelli della produzione e dell’azione dei fattori di crescita. In primo luogo sono modulate la loro sintesi e la loro maturazione (molti fattori di crescita sono sintetizzati sotto forma di un precursore inattivo, che deve essere processato per essere funzionale). Spesso ne è regolata la secrezione ed 117 Vol. 1, 3, 2010 Figure 1. Example of transduction channel for growth factors and their receptors. Esempio di via di trasduzione di fattori di crescita e dei propri recettori. mon for the secretion to be regulated and any covalent modifications affect the diffusion and average lifespan of growth factors released into circulation. Lastly, the bond with the receptors may be regulated by the function of the protein carriers, which transport the growth factors around the cell, or by the antagonistic bindings that compete with them for the bond site on the receptor. It should also be noted that the receptors for growth factors often interact physically and/or functionally with the adhesion molecules at the extra-cellular matrix, like the integrins, or with adhesion molecules between cells, like the caderins. The growth factor receptors, just like the insulin receptor and the cytokine receptors, form part of those receptors with intrinsic tyrosin-kynasic activity. They share a base structure that usually consists of a single polypeptide chain, which crosses the plasmatic membrane just once. From a functional point of view, such receptors are organised into different functional dominions (Figure 1). 118 eventuali modificazioni covalenti condizionano la diffusione e la vita media dei fattori di crescita messi in circolo. Infine il legame con i recettori può essere regolato dalla funzione di proteine carrier, che trasportano i fattori di crescita all’interno della cellula, o da ligandi antagonisti che competono con essi per il sito di legame sul recettore. Occorre infine sottolineare che spesso i recettori per i fattori di crescita interagiscono fisicamente e/o funzionalmente con molecole di adesione alla matrice extracellulare quali le integrine o con molecole di adesione tra cellule quali le caderine. I recettori dei fattori di crescita, come il recettore dell’insulina e i recettori delle citochine, fanno parte dei recettori ad attività tirosin-chinasica intrinseca (TRK). Essi condividono una struttura di base costituita, nella maggior parte dei casi, da una singola catena polipeptidica che attraversa una sola volta la membrana plasmatica. Dal punto di vista funzionale, tali recettori sono organizzati in diversi domini funzionali (Figura 1). Examples and structure Esempi e struttura Individual growth factors tend to group themselves into large protein families, which are structurally and evolutionarily similar. For example, there are the well-known families of TGF-beta (transforming growth factors), BMP (bone morpho-genetic protein), neurotrophins (NGF, BDNF and NT3), FGF (fibroblast growth factor) and so on. I singoli fattori di crescita (GF) tendono a raggrupparsi in larghe famiglie di proteine strutturalmente ed evulozionisticamente simili. Sono famose, ad esempio, le famiglie del TGF-beta (fattore di crescita trasformante), BMP (proteina morfogenetica dell’osso), neurotrofine (NGF, BDNF e NT3), FGF (fattore di crescita dei fibroblasti), e così via. Vol. 1, 3, 2010 Other fairly well-known growth factors include: Altri fattori di crescita abbastanza conosciuti sono: Platelet-Derived Growth Factor (PDGF): localised in the platelets and released by the α-granules of the same, under different stimuli. It is also produced by the macrophages. In addition, it intervenes in stabilising newly-formed blood vessels, recruiting smooth muscle fibres. Fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF): Localizzato nelle piastrine e rilasciato dai granuli-α delle stesse sotto diversi stimoli. È prodotto anche dai macrofagi. Inoltre, interviene nella stabilizzazione dei vasi sanguigni neoformati, reclutando fibre muscolari lisce. Erythropoietin (EPO). Trombopoietina (TPO) Thrombopoietin (TPO). Epidermal Growth Factor (EGF): growth factor of the epithelium (despite the name), this is an inductor of mitosis and is to be found in various biological liquids (saliva, urine, sweat). It binds with the EGFR receptor that is usually known as ERB-B1. Epidermal Growth Factor (EGF): Fattore di crescita dell’epitelio (anche se la traduzione letterale sarebbe epidermide), è induttore della mitosi e lo si può ritrovare in differenti liquidi biologici (saliva, urine, sudore). Si lega al recettore EGFR solitamente noto anche come ERB-B1. Hepatocyte Growth Factor (HGF). Hepatocyte Growth Factor (HGF) Vascular Endothelium Growth Factor (VEGF): this is involved in processes such as inflammation, angiogenesis, ischemia cells. Various types exist: VEGF A, B, C, D, E which bind with receptors like VEGFR1, 2, 3, which have different localisations and bind different VEGF. The VEGF induces an increased permeability of the blood capillaries, causing the formation of oedema. Vascular Endotelium Growt Factor (VEGF): Fattore di crescita dell’endotelio vascolare, è implicato in processi come infiammazione, angiogenesi, cellule ischemiche. Ne esistono differenti tipi come: VEGF A, B, C, D, E i quali si legano a recettori come VEGFR1, 2, 3 i quali hanno localizzazioni differenti e legano differenti VEGF. Il VEGF, induce aumento della permeabilità dei capillari sanguigni, comportando la formazione di edema. TGF-α: Transforming Growth Factor-α, involved in almost all tumours. It binds with the same receptor of the EGF and has the same effects. TGF-α: Fattore di crescita trasformante-α implicato in quasi tutti i tumori. Si lega allo stesso recettore dell’EGF ed esercita gli stessi effetti. TGF-β: Transforming Growth Factor-β, which is produced by platelets, macrophages, lymphocytes. It is synthesised in two forms, one latent and the other active. The active form binds first with receptor 2, forming a primary stable complex, which binds with receptor 1, forming a secondary stable complex, which brings about the phosphorylation of the transcription factors SMAD, including SMAD 2 and 3, which then bind with transcription factor SMAD 4. The result is a dimerous whole, which is capable of entering inside the nucleus and favouring or inhibiting gene activation. The TGF-β causes an increased concentration of factors inhibiting the CDK, thereby blocking the cell cycle. Furthermore, it intervenes in stabilising the newlyformed blood vessels, recruiting matrix protein. TGF-β: Fattore di crescita trasformante-β, è prodotto da piastrine, macrofagi, linfociti. È sintetizzato in due forme, una latente ed una attiva. La forma attiva, si lega prima al recettore 2 formando un complesso stabile primario, che si lega al recettore 1, formando il complesso stabile secondario, il quale comporta la fosforilazione dei fattori di trascrizione SMAD tra i quali: SMAD 2 e 3, le quali poi si legano al fattore di trascrizione SMAD 4. Ne risulta un intero dimero che è capace di entrare all’interno del nucleo e favorire o inibire l’attivazione genica. Il TGF-β, determina l’aumento di concentrazione di fattori inibenti le CDK, comportando il blocco del ciclo cellulare. Inoltre, interviene nella stabilizzazione dei vasi sanguigni neoformati, reclutando proteine di matrice. The following images report the structure of the EGF (HeShu et al., 2001), one of the growth factors used in skin applications (Figure 2). Nella seguente immagine viene riportata la struttura dell’EGF (He-Shu et al., 2001), uno dei fattori di crescita utilizzato, nelle applicazioni cutanee (Figure 2). Eritropoietina (EPO) 119 Vol. 1, 3, 2010 Figure 2. Structure of the EGF. Struttura dell’EGF. 120 Dermatological treatments Trattamenti dermatologici The skin is our interface with the outside world. It does not just cover us, but it also watches over and protects our health. Apart from being an organ in its own right, with its own specific pathology, the skin also reflects internal illnesses and offers a wealth of indications that have a diagnostic value and, consequently, deserve our close attention. The GF used in the range of cutaneous treatments include FEG, IGF, FGF, EGF, RRX, somatotropin and timosinabeta-4. Benefits include greater skin elasticity, better expression of collagen, elastin, fibronectin and hyaluronic acid. The treatments most frequently used are: removal of damaged skin cells, stimulation of piliferous follicles, improving scarred tissue (e.g. stretch marks), treating and improving acne, revitalising skin and ciliate cells. The ACR process in cosmetic medicine is based on the stimulation of the resident mesenchymes and the staminal cells by growth factors derived from platelets. This includes PDGF, TGF, IGF, EGF and VEGF, to name just a few. They are found in Platelet Rich Plasma (PRP), which has been derived from centrifuged human blood. This PRP can then be used to rejuvenate the face by means of small injections directly into the derma and hypoderma skin (Hao et al., 2010). It is a valid alternative to strengthening the skin by IPL and lasers and there is practically no time lapse. The effects are visible after 3 weeks and the treatment lasts more than 18 months. This treatment is both safe and effective, but, obviously, aging that has produced deep lines cannot be completely reversed. The growth factors present in PRP generated by this system are PDGF, TGF, IGF, EGF and La pelle è la nostra interfaccia con il mondo esterno. Essa non si limita a ricoprirci ma sorveglia e difende la nostra salute. Ma la pelle, oltre ad essere un vero organo autonomo con una sua specifica patologia è anche specchio delle malattie interne e offre una ricchezza di indicazioni di valore diagnostico che meritano una attenzione più precisa. Il GF utilizzati nella gamma dei trattamenti cutanei, comprendono FEG, IGF, FGF, EGF, RRX, somatotropina, e timosina beta-4. I benefici comprendono il miglioramento del’ elasticità della pelle, aumento dell’espressione di collagene, elastina, fibronectina, e acido ialuronico. I trattamenti più utilizzati sono: rimozione delle cellule danneggiate della pelle, stimolazione di follicoli piliferi, miglioramento del tessuto cicatriziale (es. smagliature), cura e miglioramento dell’acne, rivitalizzazione di pelle e cellule ciliate. Il processo di ACR in medicina estetica si basa sulla stimolazione dei residenti mesenchimali e le cellule staminali da fattori di crescita di derivazione piastrinica. Si tratta di PDGF, TGF, IGF, EGF e VEGF per citarne alcuni. Questi si trovano nel plasma ricco di piastrine (PRP) che è derivato da centrifugato sangue umano. Questo PRP può essere usato per ringiovanire il volto di invecchiamento più piccole iniezioni dirette alla pelle derma e ipoderma (Hao et al., 2010). È una buona alternativa al rafforzamento della pelle con IPL e laser e non ha quasi nessun tempo morto. Gli effetti sono visibili dopo 3 settimane e il trattamento dura più di 18 mesi. Il trattamento è sicuro ed efficace, ma come si sa il tempo di invecchiamento con molte rughe non può essere completamente invertita. I fattori di crescita presenti nel PRP generata dal sistema è Vol. 1, 3, 2010 Cosmetic skin treatments PDGF, TGF, IGF, e EGF e VEGF. l’effetto è che la qualità e la texture cutanea è migliorata (Ebisawa et al., 2009). In futuro è probabile che l’utilizzo dei fattori di crescita isolati dal proprio sangue possano divenire l’unica e più efficace strada percorribile per avere un ringiovanimento dei propri tessuti, quali, per esempio, oltre al volto, collo, decolleté e mani, anche addome, cosce e braccia. Certamente la stimolazione della crescita dei bulbi piliferi sul cuoio capelluto potrà nell’immediato futuro essere una realtà. I fattori di crescita possono migliorare e aiutare la consistenza e l’elasticità cutanea di qualsiasi tratto della pelle, naturalmente le zone più interessate nonché evidenti a se stessi e all’esterno sono il volto, il collo e il decolleté. E in effetti proprio su queste zone c'è la maggior richiesta. Ci sono due ordini di risultato: uno a breve periodo con una compattezza della grana cutanea, con una maggiore luminosità, ed una maggiore sensazione di pelle vellutata. Il beneficio a medio e lungo periodo, che si osserva dopo un mese e oltre dal trattamento, riguarda una maggiore tonicità, del tessuto cutaneo. In futuro i fattori di crescita provenienti dal proprio sangue rappresenteranno e si svilupperanno al punto da essere una valida alternativa agli interventi chirurgici veri e propri, e non solo per ciò che concerne il ringiovanimento dei tessuti o la ricrescita dei capelli, ma anche per ripristinare situazione compromesse a livello articolare con relativa riduzione o scomparsa dei dolori. Migliorando e affinandosi le tecniche di estrazione dei fattori di crescita, detti più semplicemente fattori piastrinici, si potrà ottenere risultati sempre più soddisfacenti. In cosmetic skin treatments, it is not possible to use actual growth factors, but what are called Mimiking Growth Factor (MGF), which imitate the actions of GF. They are widely used and include numerous peptide molecules (Nakamura et al., 2005). Products obtained bio-technologically (Figure 3), are nano-encapsulates, which permit the peptide to penetrate the cutaneous level and be absorbed. The advantage of this technology lies in the possibility of carrying the cosmetic component into the dermis, by means of continuous release. In cosmetic skin treatments, cosmetic products can be used to improve healthy skin, for example, treatments for anti-aging, anticellulite, skin revitalisation and hydration, as well as cell proliferation. When the skin is affected by a pathology, medical products may be needed, namely those formulations that can work in synergy with more specific or pharmacological treatments, acting at a local level to help reestablish correct and normal cell activity. Examples include treatment for acne, inflammation or loss of pigmentation. Nei trattamenti dermo-estetici, non è possibile utilizzare i fattori di crescita, veri e propri, ma si parla di Mimiking Growth Factor (MGF) che imitando l’attività dei GF, trovano largamente impiego e comprendono, numerose molecole peptidiche (Nakamura et al., 2005). I prodotti ottenuti biotecnologicamente (Figura 3), sono nano-incapsulate e consentono la penetrazione e l’assorbimento, del peptide a livello cutaneo. Il vantaggio di questa tecnologia sta nella possibilità di trasportare il componente cosmetico, all’interno del derma, attraverso un continuo rilascio. Per quanto riguarda i trattamenti dermoestetici, si può considerare l’utilizzo di prodotti cosmetici per il miglioramento della pelle sana, esempio trattamenti antiaging, anticellulite, rivitalizzazione e idratazione cutanea e stimolazione della proliferazione cellulare. Nel caso in cui la pelle da trattare sia affetta da patologia, si può vedere l’impiego di dispositivi medici, ossia quelle formulazioni che in sinergia con trattamenti più mirati o farmacologici, possono agire a livello topico ed aiutare a ristabilire il corretto e nor- VEGF. The final result is improved skin quality and texture (Ebisawa et al., 2009). For the future, it is very probable that growth factors isolated from a person’s own blood will become the single most effective way to rejuvenate that person’s tissues, including not only the face, but also neck, décolletage and hands, as well as abdomen, thighs and arms. Certainly, growth stimulation of the piliferous bulbs on the scalp could become a reality in the very near future. Growth factors can improve and help the consistency and cutaneous elasticity of any part of the skin, although the areas most concerned, as well as most exposed, are the face, neck and décolletage. Not surprisingly, these areas are the most requested. There are two kinds of results: the short term with its compactness of the cutaneous grain, greater luminosity and heightened sense of velvety skin; the mid and long term, after at least one month’s treatment, with greater tonicity of the skin tissue. In the future, growth factors derived from a person’s own blood will represent and be developed to the point where they are a valid alternative to surgical operations themselves. Not just for tissue rejuvenation and hair restoring, but also to heal articulation problems, by reducing or eliminating pain. The improvement and refining of extraction techniques for growth factors, known more simply as platelet factors, will give ever more satisfactory results. Trattamenti dermoestetici 121 Vol. 1, 3, 2010 Figure 3. Bio-technological cycle to obtain Mimicking Growth Factor. Ciclo biotecnologico di ottenimento dei Mimiking Growth Factor. Formulation male funzionamento cellulare. Ne sono degli esempi, il trattamento dell’acne, degli stati infiammatori e della perdita di pigmentazione. The activity of the MGF depends on their peptide structure and is favoured by the structure of the formulation in which they are found. According to need and the treatment in question, the peptide molecules can be vectors in various different formulations, without limit. In order to create active products for cosmetic uses, it is necessary for the Formulazione Molecules and their activity 122 Molecole e attività l’attività dei MGF dipende dalla loro struttura peptidica ed Vol. 1, 3, 2010 peptides to be vectors of water-soluble substances through the epidermis in a way that the peptides and the active principles present are diffused directly in the extra-cellular area of the zone requiring treatment. This ensures a quicker activation of the metabolism of the target cell, which, thanks to the osmotic gradients, captures and uses the substance transported. In fact, the receptors feel the electrical charge and are, consequently, more responsive, accelerating the processes, giving longer-lasting pharmacological action and therapeutic efficacy, as well as requiring less of the product. There are other active principles associated with the MGF, each of which contributes to the overall efficacy of the product, in a synergetic process. Here below are several examples of MGF and their functions. 1. Anti-aging treatments (Oligopeptide-20) Oligopeptide-20 has shown its capacity to regulate positively the expression of collagen, elastin and fibronectin. The increased expression of collagen (1.4 times), fibronectin (4.3 times) and elastin (1.4 times) has been observed in a fibroblast cell (Figure 4). The level of expression was measured by the ELISA method for each protein. Relative growth rate (%) Keratinocyte cell line è aiutata e favorita dalla struttura formulativa in cui si trovano. A seconda della necessità e del trattamento è possibile veicolare le molecole peptidiche in diversi tipi di formulazione, senza limitazione alcuna. Per realizzare dei prodotti attivi dal punto di vista dermoestetico, è necessario veicolare i peptidi con sostanze idrosolubili attraverso la barriera epidermica facendo si che i peptidi ed i principi attivi presenti, siano direttamente veicolati nel comparto extracellulare della zona interessata al trattamento. Si ha così un’attivazione più rapida del metabolismo della cellula bersaglio che grazie ai gradienti osmotici capta e utilizza la sostanza veicolata. I recettori, infatti, avvertono la carica elettrica e sono di conseguenza più responsivi, con un’accelerazione dei processi, una maggiore durata dell’azione farmacologica e dell’efficacia terapeutica, con l’utilizzo di minori quantità di prodotto. Ai MGF sono associati altri principi attivi ciascuno dei quali contribuisce all’efficacia globale del prodotto con un’azione sinergica. Di seguito verranno riportati alcuni esempi di MGF e della loro funzionalità. 1. Trattamenti antiaging (Oligopeptide-20) L’Oligopeptide-20, ha mostrato la capacità di regolare positivamente l’espressione del collagene, dell’elastina e della fibronectina. l’aumentata espressione di collagene (1, 4 volte), di fibronectina (4, 3 volte) e di elastina (volta 1, 4) è stata osservata in cellula di fibroblasto (Figura 4). Il livello di espressione è stato misurato con il metodo ELISA per ogni proteina. 45 30 - Figure 4. 15 - Expression levels for the proteins collagen, fibronectin and elastin. Livelli di espressione delle proteine collagene, fibronectina ed elastina. 0- control 5 50 100 500 Concentration of peptide treatment ng/ml 450 400 350 - 45 - Relative rate (%) Relative growth rate (%) Fibroblast cell line 30 15 - 300 250 200 150 100 50 - 0- 0control 5 50 100 500 Control Collagen Fibronectin Elastin Concentration of peptide treatment ng/ml 123 Vol. 1, 3, 2010 Fibroblast cell line 160 - 130 - 140 - Relative rate (%) Relative rate (%) Keratinocyte cell line 140 - 120 110 100 - 120 100 80 - 90 - 60 control 50 pg 100 pg 200 pg 500 pg 1000 pg control 50 pg Concentration of fibrin ( /ml) 100 pg 200 pg 500 pg 1000 pg Concentration of fibrin ( /ml) Figure 5. Expression of fibrin in cell lines of keratinocytes and fibroblasts. Espressione della fibrina in linee cellulari di cheratinocoti e fibroblasti. Relative melanin content (%) 3. Anti-inflammatory and normal pigmentation treatments (Oligopeptide-34) Oligopeptide-34 has shown the capacity to reduce melanin synthesis in cell lines of melanocyte, according to dosage 110 - 90 A 70 B C D E 0 0.01 0.1 10 30 2. Stimolazione della proliferazione follicolare di pelle e capelli (Decapeptide-10) Il Decapeptide-10, ha dimostrato la capacità stimolare attivamente i follicoli piliferi, aiutando quindi i capelli ad essere più forti e più lucenti. Agisce anche a livello del cuoio capelluto, aiutando la normale rigenerazione cellulare. Gli esperimenti sono stati condotti per 72h su linee cellulari di cheratinociti e fibroblasti, trattati con diverse concentrazioni di peptide (Figura 5). 3. Trattamenti antinfiammatori e normopigmentanti (Oligopeptide-34) L’Oligopeptide-34, ha dimostrato la capacità di diminuire la Relative tyrosinase activity (%) 2. Stimulation of the follicle proliferation in skin and hair (Decapeptide-10) Decapeptide-10 has shown the capacity to actively stimulate piliferous follicles, thereby helping to make hair stronger and shinier. It also acts at the level of the scalp, helping normal cell regeneration. Experiments were carried out for 72h on cell lines of keratinocytes and fibroblasts, treated with various concentrations of peptides (Figure 5). 110 - 90 - 70 - 124 0 0.01 0.1 10 30 Concentration of peptide treatment (mg/ml) Concentration of peptide treatment (mg/ml) Figure 6. Figure 7. Inhibition of the melanin synthesis. Inibizione della sintesi di melanina. Inhibition of the tyrosinase synthesis. Inibizione della sintesi di tirosinasi. Vol. 1, 3, 2010 (Figure 6) and to regulate negatively the expression of TRP1, TRP-2, MITF and tyrosins (Figure 7); the experiment was conducted on cell lines of melanocyte, observing a reduction in enzyme activity, according to dosage. Furthermore, they have an anti-inflammatory action, inhibiting the expression of cytokine. Conclusions Nowadays, modern Cosmetic Medicine is based more than ever on bio-technological research, which has prepared molecules with a scientifically-proved efficacy. The new systems of application are increasingly aimed at target cells and deal in depth with the mechanisms of molecular biology and message transmission from one cell to another, mimicking the action of natural substances. Among these new molecules, created ex novo or modified, science has developed the elaboration of the so-called “Mimiking Growth Factor”, capable of substituting natural peptides in the interaction with receptors and enzymes. The importance of the Mimiking Growth Factor is linked to the fundamental role that these molecules play in many biochemical processes and to the possibility of carrying out structural modifications to the functional groups present in the amino acids and the natural peptide chains, amplifying the specific activity of the peptides themselves. By modifying the form of the chain of amino acids, the MGF can be used to activate metabolic cell functions which slow down the passage of time in the organism. sintesi di melanina, in linee cellulari di melanociti, in maniera dose dipendente (Figura 6) e di regolare negativamente l’espressione di TRP-1, TRP-2, MITF e di tirosinasi (Figura 7); l’esperimento è stato condotto su linee cellulari di melanociti, osservando una riduzione dell’attività dell’enzima, in modo dose dipendente. Inoltre esplicano un’azione antinfiammatoria, inibendo l’espressione di citochine. Conclusioni Oggi la moderna Medicina Estetica si avvale più che mai della ricerca biotecnologica che ha messo a punto molecole la cui efficacia è scientificamente provata. I nuovi sistemi applicativi sono sempre più mirati verso le cellule bersaglio ed entrano a fondo nei meccanismi della biologia molecolare e nella trasmissione dei messaggi tra cellula e cellula, mimando l’azione delle sostanze naturali. Tra queste nuove molecole, create ex novo o modificate, la scienza ha portato, all’elaborazione dei cosiddetti “Mimiking Growth Factor”, capaci di agire come sostituti dei peptidi naturali nelle interazioni con recettori ed enzimi. l’importanza dei Mimiking Growth Factor, è legata al ruolo fondamentale che queste molecole ricoprono in molti processi biochimici ed alla possibilità di apportare modifiche strutturali dei gruppi funzionali presenti negli aminoacidi e nelle catene peptidiche naturali, amplificando l’attività specifica dei peptidi stessi. Modulando la forma della catena di aminoacidi; i MGF possono essere impiegati per attivare funzioni metaboliche cellulari che, nell’organismo, rallentano col passare del tempo. References Ganong WF. Rassegna di Fisiologia Medica. Lange, New York, 2005. Nakamura T, et al. J Biotechnology 2005; 3:116. Du Toit, et al. IJSS 2007; 1:87-95. Rinaldi F, Scripta Medica, 2007. He-Shu Lue, et.al, J. of Biological Chemistry. Ebisawa K, et al. Nippon Rinsho 2009; 7:67. 125 Vol. 1, 3, 2010 CULTURE Sinesio di Cirene* (Antonio Garzya, Fabio Rinaldi) Fabio Rinaldi International Hair Research Foundation (IHRF), Milan, Italy La tricomachia: ovvero la pericolosità dei capelli Un Macedone con la capigliatura straordinariamente lunga e con una fitta barba si stava scontrando con un Persiano. Costui, trovandosi a mal partito, fatti bene i suoi calcoli lascia andare dalle mani il suo scudo e la lancia ritenendoli inadeguati contro il Macedone così possente e ben armato, gli si lancia addosso, riesce ad oltrepassare la posizione di guardia del soldato avversario e lo afferra per la barba e i capelli; così lo rende impotente, lo rovescia a terra, lo attira a sé per i capelli come un pesce, e quindi lo uccide con la sua spada corta, mentre il Macedone giace lì a terra. Vedono la scena un altro Persiano e poi ancora un altro, e insomma parecchi, si affrettano tutti a gettar via lo scudo, e si dànno all’inseguimento dei nemici che corrono per la pianura, e iniziano ad afferrarli chi l’uno chi l’altro per la chioma. Per l’esercito persiano si diffonde come un segnale che i nemici possono essere presi per i capelli, e così di tutta la falange macedone riuscivano a scamparsela solo i calvi. Così Alessandro si trovava in grande difficoltà, costretto a cedere di fronte a nemici praticamente disarmati, gli stessi contro i quali, se fossero stati armati, egli sarebbe stato praticamente invincibile. E quindi il Re dei Re avrebbe vergognosamente indietreggiato in Cilicia e sarebbe divenuto la favola dei Greci perché sarebbe stato sconfitto in una... tricomachia, se ad un tratto (era ormai destino che gli Achemenidi dovessero cedere lo scettro agli Eraclidi) non si fosse reso conto del pericolo. Alessandro dà allora ordine ai trombettieri si suonare la ritirata, si apparta con l’esercito il più lontano possibile in una posizione ben appartata e protetta, e gli scatena contro i barbieri. Questi, invogliati anche dai doni del Re, radono in massa i Macedoni. 126 Così per Dario e i Persiani le cose non andarono più secondo le loro aspettative costretti, venuta a mancare l’arma vincente dell’attacco alla chioma, costretti a misurarsi con le armi con combattenti molto più valorosi. Infatti la chioma non rende effettivamente né fa sembrare terribili, a meno che non si tratti di spauracchi per bambini, e vediamo infatti che i soldati si coprono con l’elmo proprio al momento in cui debbono incutere paura ai nemici. l’elmo, di nome e di fatto, non è altro che un cranio di bronzo. Anche se lo si riveste di peli di cavallo, quanti hanno occasione di indossarlo sul capo, ne conoscono bene la forma. A chi non la conosca bisogna spiegare che è nella parte posteriore che questi elmi vengono attrezzati con i peli, disposti per file tra il berretto e l’elmo vero e proprio. Con la forma che ha, l’elmo fornisce l’immagine più esatta della calvizie androgenetica, e rappresenta l’elemento più terribile dell’abbigliamento di un soldato. Perciò Achille afferma che i Troiani ripresero coraggio non perché non videro più ondeggiare al vento la cosa equina del suo pennacchio, ma – com'è che dice? – “perché non vedono il fronte del mio elmo da vicino splendere...” (Omero, Iliade, XVI, 70 seg.) La superficie brillante e levigata dell’elmo è appunto come la calvizie, e incute timore e rispetto. Che se poi Achille – dice anche questo – aveva i capelli lunghi, ebbene, si tratta di un giovane in una fase della vita in cui si è proni all’ira, nell’età che non ha ancora raggiunto la perfezione dell’anima né del corpo. Per un giovane è naturale, io credo, che la testa si rigonfi di capelli e il cuore di di collera; ma come per Achille l’ira dell’animo non è oggetto di lode, così non è neanche la Vol. 1, 3, 2010 chioma fra le cose ammirevoli del corpo. Ammetto però che Achille , essendo figlio di Tetide, fosse naturalmente esposto a ogni virtù e per questo sono convinto che, se fosse vissuto più a lungo, non sarebbe rimasto privo né della calvizie né della filosofia. Già da giovane s'era in qualche modo accostato alla medicina e alla musica e, per quanto riguarda i suoi capelli, li teneva in così poco conto che li purificò e li offrì ad una tomba (Omero, Iliade, XVI, 389). Non condannare, quindi, un eroe ad avere la chioma: al tempo al quale ti sei riferito parlando di lui, egli era soltanto un giovinetto uscito da poco dall’adolescenza, né sapresti dire su quale prova i capelli sarebbero rimasti ad Achille sino alla vecchiaia. Quanto a me ho molte prove del contrario: il padre, il nonno (ho visto le statue!), l’essere imparentato con gli déi. Perché, o Dione, quasi cogliendo un colpo di fortuna , ti aggrappi a queste parole: “prese il Pelide per la bionda chioma” (Omero, Iliade, XVI, 389) o meglio perché citi solo una parte del verso e non lo squaderni tutto? Perché non lo vuoi fare, e costringi noi a farlo: Atena “gli si fermò alle spalle e prese il Pelide per la bionda chioma” (Omero, idem) Dal che io congetturo che anche a quell’età Achille aveva un po' di calvizie. La dea – dice – gli venne dietro e lo prese per i capelli. Ma anch'io che sono calvo potrei essere preso dal di dietro. Lì infatti rimangono le tracce di ciò che in noi è per natura deperibile (Aristotele, Hist. Anim., III, II, 518a, 26). Dietro, quindi, Atena gli si pose per prendergli i capelli, in quanto davanti non c'era presa alcuna. ... Da ciò si capisce che non c'è niente nell’opera di Dione in cui egli abbia dimostrato cose utili sulla natura dei capelli, né di sua invenzione, né sulla base di argomenti provati. Non disse cosa mai essi sono né di qual fatta, non mostrò in che modo sono un vantaggio per chi li possiede o uno svantaggio per chi li ha persi. Questo mio scritto, invece, dopo essersi basato sulla realtà dei fatti, ha trovato che la calvizie è cosa divina e affine al divino, è una meta della natura, un vero divino recesso grazie al qual siamo saggi. Ho anche passato in rassegna moltissimi altri vantaggi che la calvizie reca al corpo e all’anima, e i motivi per cui non ci sia nulla che sia stato asserito senza una limpida giustificazione. Ai capelli, invece, si è visto chiaramente che sono propri tutti gli opposti di queste qualità, e cioè: irrazionalità, animalità, e tutto ciò che si colloca agli antipodi di Dio. I capelli sono apparsi per quelli che sono, barbe e rivestimenti di animali, degli scherzi della natura, escrescenze di una materia imperfetta. * Sinesio di Cirene (c. 370-413) scrisse questo scherzo (paegnia sofistici) in risposta alla lettura – provocatoria – di un altro scritto, perduto, del celebre – e da Sinesio ammiratissimo – Dione di Prusa a elogio della condizione opposta a quella dei calvi come lui. Per questo pensò di ribattere ad ogni punto dello scritto di Dione con il suo Encomio della chioma, da cui queste pagine sono liberamente tratte. Con molta ironia utilizza la sua arte retorica per rispondere alle prese in giro subite dai suoi amici e dal disdegno delle donne causati dalla “sfortuna di aver perso prematuramente i capelli”. Il testo qui pubblicato è stato ripreso, riassunto e adattato, dalla bellissima edizione Encomio della calvizie di Sinesio di Cirene, volume dei Classici Greci e Latini TEA, con testo greco a fronte a cura di Antonio Garzya, Editori Associati SpA, che invito tutti i cultori di queste “chicche” di letteratura a leggere nella versione completa. 127 Vol. 1, 3, 2010 PRIMO CONGRESSO INTERNAZIONALE SULLO STATO DELL’ARTE DEL PRP E DEI FATTORI DI CRESCITA IN DERMATOLOGIA Milano, 21-22 gennaio 2011 Presidente Fabio Rinaldi PROGRAMMA Venerdì 21 gennaio 2011 09.00-12.00 SESSIONE GENERALE Moderatori: Fabio Rinaldi, Mauro Labanca 09.00 Vincenzo Saturni Normativa e legislazione 09.30 Rita Rezzani PRP e aspetti biologici dei fattori di crescita nella rigenerazione tissutale La ricerca in campo dermatologico sta facendo passi da gigante con la scoperta di nuove terapie mimando sempre più i fisiologici processi biologici che svolgono un importante ruolo nella rigenerazione tissutale. L’utilizzo del PRP, concentrato piastrinico ricco in fattori di crescita, costituisce e ha costituito un’importante area di ricerca. E’ noto che le piastrine, oltre all’emostasi, svolgano numerose funzioni; hanno la capacità di degranulare, permettendo il rilascio di fattori di crescita metabolicamente attivi in grado di promuovere le prime fasi della rigenerazione tissutale. Gli stessi fattori di crescita, infatti, svolgono funzioni importanti nel processo di guarigione, quali la chemiotassi, la proliferazione e la differenziazione di particolari linee cellulari, la sintesi di matrice extracellulare e l’angiogenesi. Scopo di questa relazione è fornire un’overview delle potenzialità e degli aspetti biologici delle piastrine e del PRP al fine di poter ulteriormente comprenderne la modalità d’azione e suggerire migliori indicazioni in campo clinico. 10.00 Mauro Labanca PRP e fattori di crescita: il loro razionale di scelta e d’uso in odontoiatria L’utilizzo del Plasma arricchito di Piastrine (PRP) in Odontoiatria risale ad ormai più di 10 anni orsono. Nell’arco di questi anni diversi sono stati gli studi, le valutazioni, le indicazioni operative e le differenti proposte merceologiche. Diversi studi e molta letteratura sull’argomento ha cercato di meglio definire cosa è, e cosa non è, il PRP, cercando inoltre di meglio evidenziare le differenze tra lo stesso ed i tanto spesso menzionati fattori di crescita o Grow Factors. In questa presentazione verrà riassunto lo stato dell’arte nella letteratura sull’argomento, le varie possibili applicazioni cliniche e l’esperienza dell’utilizzo del PRP in ambito odontoiatrico. 10.30 Carlo Gelmetti L’epidermide: fattori di regolazione del turnover e dell’idratazione Dopo la scoperta dell’alterazione genetica sottostante alla Malattia di Netherton, gli studi concernenti la fine fisiologia del- 129 Vol. 1, 3, 2010 l’epidermide hanno avuto un impulso considerevole. In particolare quelli miranti le proteasi e gli inibitori delle proteasi nella fisiologia della pelle normale ed in alcune malattie molto frequenti come la dermatite atopica. Quasi in contemporanea i dati sulla mutazioni dei geni codificanti la filaggrina osservati dapprima nella ittiosi volgare, hanno gettato altra luce anche se l’entusiasmo iniziale è stato un po’ smorzato da ricerche ulteriori che non hanno confermato gli stessi risultati in popolazioni differenti. Da ultimo appaiono di interesse estremo gli studi più recenti sulla maturazione anatomico e fisiologica della pelle umana normale nel primo anno di vita. 11.30-12.00 Mario Pappagallo Un’informazione medica corretta ed efficace contro illusioni e messaggi confusi 12.00-13.00 DISCUSSIONE Moderatori: Carlo Gelmetti, Vincenzo Saturni 14.30-16.30 ULCERE CUTANEE E GUARIGIONE DELLE FERITE Moderatori: Alberico Motolese, Maurizio Mordacchini 130 14.30 Alberico Motolese Fattori di crescita e PRP nel trattamento delle ulcere vascolari Nel corso degli ultimi anni l’utilizzo di alcuni emocomponenti, prevalentemente autologhi, si è diffuso a varie applicazioni cliniche per uso topico. I concentrati piastrinici, in particolare, in aggiunta a crioprecipitato e dopo attivazione con batroxobina e ca gluconato, sembrano attivare il processo di rigenerazione tissutale favorendo la guarigione di ulcere cutanee di grado severo, non rispondenti alle terapie convenzionali. L’ottenimento del Gel Piastrinico (PG) prende il via da un prelievo classico di sangue intero, con successiva separazione di plasma povero e concentrato piastrinico. Successivamente il plasma segue l’iter della produzione del crioprecipitato che viene miscelato a pari volume con il concentrato piastrinico. Il PG può anche essere conservato a -40° per più giorni. L’applicazione clinica trova impiego nelle ulcere cutanee di diversa origine (venose, arteriose, miste, diabetiche, traumatiche, da pressione, neuropatiche ecc.). La medicazione con il PG deve essere iniziata dopo una buona preparazione del letto della ferita, lasciando ogni volta in sede per tre giorni il preparato. I casi da noi trattati sia con PG, in pazienti affetti da ulcere vascolari venose in terapia da almeno un mese senza mostrare segni evidenti di guarigione, hanno mostrato una favorevole ripresa dei processi di riepitelizzazione. La media di medicazioni effettuate con il PG è variata in relazione alla estensione delle lesioni, non superando le 8 applicazioni. 15.00 Massimo Papi GM-CSF ed ulcere Nell’ambito dello studio riguardante l’attività di stimolo alla riparazione tissutale svolta dal granulocyte colony stimulating factor (GM-CSF) nelle ulcere cutanee, sono stati reclutati 14 pazienti con ulcere croniche degli arti inferiori. Il GM-CSF è stato usato per iniezione periulcerativa alla dose di 150 mcg ripetuta dopo 20-30 giorni per un numero massimo di 4 cicli. 1 paziente ha interrotto il trattamento per l’insorgenza di effetti collaterali di carattere sistemico. Tutti gli altri hanno mostrato un marcato miglioramento delle condizioni cliniche dell’ulcera, con guarigione in 2-4 mesi di tempo in 5 di essi. Gli eccellenti risultati ci hanno indotto a valutare il meccanismo d’azione della molecola mediante biopsia del tessuto periulcerativo e in particolare l’espressione di fattori angiogenici della famiglia del VEGF e dei loro recettori nella cute periulcerativa dopo iniezione di GM-CSF con metodiche immunoistochimiche. Riferiamo i risultati ottenuti. 15.30 Luigi Valdatta Lipofilling ed ulcere vascolari: ruolo delle cellule staminali mesenchimali adipose Le ulcere croniche rappresentano un problema socio-sanitario progressivamente ingravescente. La varia eziologia che ne è alla base si traduce in un quadro clinico caratterizzato da una perdita di sostanza del mantello Vol. 1, 3, 2010 cutaneo che, una volta comparsa, presenta scarse o nulle capacità rigenerative che, nei casi più gravi, possono portare all’insorgenza di complicanze settiche letali. Il lipofilling, recentemente rivalutato nella sua componente ripartiva, viene proposto come metodica integrata di trattamento per queste particolari condizioni cliniche. Si analizzano le premesse biologiche sottese al procedimento e si presenta un filmato nel quale viene illustrata la metodica di applicazione di tale tecnica alla condizione di ulcera cronica. 16.00 Maurizio Mordacchini Impiego del PRP nella terapia delle ulcere diabetiche La medicina rigenerativa è un nuovo stimolante capitolo sulle possibilità terapeutiche in una molteplicità di situazioni patologiche. Può avvalersi di emocomponenti , in genere autologhi, ad uso topico di semplice e rapida preparazione presso i Centri Trasfusionali. Tra essi particolarmente diffuso è il Plasma ricco di Piastrine (PRP), il cui uso si è progressivamente esteso dalla chirurgia implantare a quella maxillo-facciale e nella terapia delle lesioni cutanee post-traumatiche o a patogenesi vascolare e diabetica. Il Gel Piastrinico, forma attivata del PRP, è un emocomponente ad uso topico formato da un concentrato di piastrine attivate e inglobate in una matrice di fibrina. Facilmente manipolabile e modellabile su appositi supporti, viene posto direttamente nel sito di lesione, ove favorisce la rigenerazione del tessuto leso, mediante un’amplificazione dei meccanismi fisiologici di riparazione. Infatti nel Gel Piastrinico si producono con l’attivazione piastrinica quei fattori di crescita (PDGF,TGFB1, EGF, VEGF) normalmente veicolati, in quantità minore e in funzione della perfusione, dalle piastrine nell’ambito della risposta infiammatoria alla lesione. Le modalità di preparazione del PRP e della trombina/crioprecipitato, altri costituenti del Gel Piastrinico, variano a seconda del campo applicativo e delle risorse disponibili. I sistemi produttivi automatizzati, proposti dal commercio, presentano l’indubbio vantaggio di minore variabilità e risultano più standardizzati, ma molto costosi. Più diffusi i metodi “home made”, meno costosi ed altrettanto efficaci ed accettabili, a fronte dell’adozione di controlli di qualità nel ciclo produttivo. In tal caso, la tecnica di preparazione si avvale dei separatori cellulari generalmente impiegati in un Cento Trasfusionale per la produzione di emocomponenti omologhi. Con essi si raccolgono il PRP ed il PPP (plasma povero di piastrine) dal paziente stesso, a fronte di precisi requisiti clinici. Dal PPP si estrae successivamente il crioprecipitato, come fonte di fibrinogeno. I due componenti autologhi vengono poi aliquotati in minisacche a circuito chiuso e congelati sino all’utilizzo. Il trattamento della lesione si effettua settimanalmente in ambulatorio, previa attivazione del PRP in Gel Piastrinico, mediante miscelazione estemporanea con trombina ed in presenza di Ca++. Il Gel, distribuito su di un supporto di acido ialuronico, viene posto sulla lesione e lasciato agire per qualche giorno. Nella presentazione viene riportata l’esperienza svolta nell’Ospedale di Treviso nel biennio 2006-2007 sull’impiego di Gel Piastrinico autologo nella terapia di ulcere cutanee per lo più diabetiche, resistenti ad altri trattamenti. 16.30 Vincenzo Saturni Gel Piastrinico Il S.I.M.T. ha la possibilità di produrre, oltre agli emocomponenti tradizionali, anche altri emocomponenti per uso topico, come il Gel di piastrine, che presentano elevate potenzialità di utilizzo clinico. A partire dal 2005 anche questi emocomponenti sono stati inseriti nella normativa sulla medicina trasfusionale, affidando alle strutture trasfusionali la responsabilità della loro produzione. In particolare il Decreto ministeriale 3 marzo 2005 “Caratteristiche e modalità per la donazione di sangue ed emocomponenti”, all’All. 2, “Emocomponenti per uso non trasfusionale (topico)”: cita il Gel Piastrinico e prosegue: “Il Gel Piastrinico è un emocomponente per uso topico, di origine autologa od allogenica, ottenuto dall’aggregazione di un concentrato piastrinico messo a contatto con calcio e fattori proaggreganti biologici (trombina) o farmacologici.” Il Gel Piastrinico viene preparato presso le strutture trasfusionali o direttamente in sala operatoria da sangue intero da predeposito o da donazione allogenica per frazionamento, con o senza reinfusione delle emazie, o da piastrinoaferesi autologa o allo genica. Tutto il processo deve avvenire garantendo l’asepsi e dopo la preparazione va utilizzato il più rapidamente possibile, oppure va congelato. Periodicamente devono essere effettuate prove batteriologice di sterilità. Se di origine omologa devono essere eseguiti gli esami obbligatori per la validazione biologica. Il Gel Piastrinico contiene numerosi e importanti fattori di crescita capaci di stimolare diversi meccanismi cellulari inerenti la crescita tissutale tra cui: l’angiogenesi, la chemiotassi dei macrofagi, la proliferazione e la migrazione dei fibroblasti e la 131 Vol. 1, 3, 2010 sintesi del collagene. Nel corso del processo di formazione del coagulo le piastrine liberano i fattori contenuti negli α-granuli (tra cui ricordiamo: PDGF, che stimola i fibroblasti, le cellule muscolari lisce e favorisce la granulazione dei tessuti, PDECGF, che stimola le cellule endoteliali, il TGF, che stimola i fibroblasti, inibisce le cellule epiteliali ed endoteliali, EGF, che stimola le cellule epiteliali e mesenchimali, CTAP-III, che stimola le cellule sinoviali e i fibroblasti). L’uso topico del Gel Piastrinico, favorito anche dalle sue caratteristiche di plasticità e modellabilità alla sede di applicazione e per l’alta concentrazione di Fattori di crescita, accelera la rigenerazione tissutale e lo sviluppo dei tessuti ossei, ha lieve effetto emostatico, stimola la guarigione delle ferite, riduce il dolore, le infezioni ed il sanguinamento post operatori. Trova il maggior impiego nelle chirurgie maxillo-acciale ed ortopedica (revisione di artroprotesi d’anca, artrodesi lombare, interventi di risoluzione di pseudoartrosi delle ossa lunghe), oltre che in cardiochirurgia, oftalmologia. Peraltro il suo gel è ampiamente utilizzato nella cura delle ulcere torpide cutanee (traumatiche, vascolari, diabetiche, neuropatiche, da decubito, da radionecrosi), che costituiscono un problema sempre più importante per l’aumento dell’età e per il numero di malattie croniche e determinano notevoli costi per il SSN. In generale si può pensare all’utilizzo del gel nella cura delle ulcere cutanee quando si verifica una perdita di tessuto, che coinvolge epidermide, derma e alcune volte tessuto adiposo e fasce muscolari, che abbia difficoltà di guarigione spontanea per invecchiamento delle cellule mesenchimali presenti in loco o l’incapacità di reclutarne di nuove. Il Gel Piastrinico ha effetti di promozione della generazione di cellule mesenchimali, tessuto connettivo, tendini, ossa e vasi in situazioni in cui i processi riparatori devono essere accelerati. Primo a comparire è il tessuto di granulazione e poi la riepitelizzazione della superficie della cute. I fattori liberati dalle piastrine modificano la risposta infiammatoria, hanno effetto antibatterico (anche per la presenza di Globuli bianchi?) e chemiotattico per macrofagi e fibroblasti e promuovono la secrezione di enzimi proteolitici che facilitano la riparazione ed il rimodellamento dei tessuti. La selezione paziente deve avvenire in accordo tra trasfusionista e clinico per valutare le condizioni del paziente e le caratteristiche delle ulcere: eziologia, dimensioni, posizione, tempo di sviluppo, aspetto del fondo e dei margini, effetto dei trattamenti già provati, vascolarizzazione, presenza/assenza di infezione e dolore associato. Come criteri di esclusione si possono considerare: infezione dell’ulcera, osteomielite, necrosi, vascolarizzazione inadeguata e dimensioni < 2 cm2. L’efficacia invece viene valutata con: riduzione delle dimensioni, formazione di tessuto di granulazione e di riepitelizzazione; criteri aggiuntivi: riduzione del dolore, aspetto del fondo della lesione e assenza di infezione locale durante il trattamento. Recentemente il Gel Piastrinico trova indicazione clinica nella terapia riparativa di cute/mucose in pazienti affetti da GvHD ed in pazienti con neoplasie solide trattati con radioterapia. 17.00 132 Aiti A., Benedettini E., Lelli S., Bondioli E., Chicchi R., Santarelli R., Melandri D. Caratterizzazione biologica e confronto tra PRP autologo e omologo nel trattamento di ferite difficili Introduzione: I fattori di crescita (Growth Factors, GFs) ricoprono un ruolo estremamente importante nel regolare i complessi meccanismi di riparazione e rigenerazione di un tessuto danneggiato. Il Plasma Ricco di Piastrine (PRP) è un emocomponente ad uso topico non trasfusionale e contiene diversi fattori di crescita, fra i quali i più studiati sono il Platelet-derived Growth Factor (PDGF), il Transforming Growth Factor-beta (TGF-β1) e il Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF). Nell’ambito della medicina rigenerativa il Gel Piastrinico si è dimostrato in grado di facilitare e accelerare i processi di riparazione tissutale grazie ai GFs rilasciati in seguito a degranulazione delle piastrine stesse. Scopo: Nel nostro Centro abbiamo implementato uno studio di caratterizzazione del PRP omologo e autologo confrontando le rese piastriniche e le concentrazioni di tre diversi fattori di crescita (PDGF-AB, TGF-β1 e VEGF). Abbiamo quindi valutato un’eventuale correlazione tra dose di tali fattori ed efficacia clinica per le due tipologie di preparato nel trattamento di ulcere cutanee croniche a varia eziologia. Metodi: Nel corso dello studio sono stati arruolati 32 pazienti per un totale di 139 trattamenti di Gel Piastrinico: 14 pazienti sono stati trattati con PRP autologo e 18 con PRP omologo. In linea con le normative vigenti, il PRP è stato preparato in sinergia con la U.O. Medicina Trasfusionale, utilizzando un sistema commerciale di provette certificato (My Cells®, Levi Medical) per quanto riguarda il PRP autologo e un sistema da sacca secondo una procedura standardizzata per il PRP omologo. La resa piastrinica è stata calcolata tramite analisi emocromocitometrica, mentre i dosaggi dei fattori di crescita sono stati ottenuti con saggi immunoenzimatici del tipo ELISA. Vol. 1, 3, 2010 L’efficacia clinica è stata valutata in base al numero di applicazioni necessarie per arrivare alla completa guarigione e a parametri quali stato di granulazione e riepitelizzazione della lesione, segni di infezione e compliance del paziente . Risultati e conclusioni: Dallo studio è emerso che il PRP autologo presenta sia una concentrazione piastrinica sia un livello di PDGF-AB, TGF- β 1 e VEGF significativamente minori rispetto al PRP omologo. Ciononostante l’efficacia clinica dei due preparati è risultata paragonabile, evidenziando che le proprietà terapeutiche del PRP non sono strettamente correlate alla concentrazione di fattori di crescita e piastrine e suggerendo, inoltre, che restano ancora oggi da investigare altri fattori e meccanismi molecolari coinvolti nella riparazione tissutale. 17.30 Fabio Rinaldi Il razionale dell’uso dei fattori di crescita in dermatologia dalle piastrine alla biotecnologia Senza un sistema di autoriparazione naturale il corpo umano non potrebbe sopravvivere. La natura ha fatto in modo che gran parte degli organi del corpo possano “aggiustarsi” o ricrescere o difendersi in caso di danno: il meccanismo è talmente complesso e sofisticato che, forse, attualmente noi ne conosciamo appena la “punta dell’iceberg”. I fattori di crescita rappresentano una delle chiavi fondamentali di questo meccanismo di autoregolazione, modulando il lavoro delle cellule e adeguando la risposta a diverse noxae patologiche. L’apparato cutaneo ha una struttura e una fisiologia estremamente complessa, e il suo sistema di regolazione di conseguenza citochinico è decisivo per il suo sviluppo corretto. Tutte gli strati cutanei sono controllati dal sistema di regolazione dei fattori di crescita che modulano a seconda delle necessità e delle esigenze biologiche la risposta delle diverse cellule cutanee. Basti pensare ai sistemi di controllo della proliferazione dei cheratinociti, dei fibroblasti, della vascolarizzazione dermica, del bulbo del pelo, della risposta infiammatoria. TAVOLA ROTONDA Moderatore: Alberico Motolese 133 Vol. 1, 3, 2010 Sabato 22 gennaio 2011 134 9.00-12.30 PATOLOGIA DEI CAPELLI E DELLO SCALPO Moderatori: Joseph Greco, Franco Buttafarro 9.00 Franco Buttafarro PRP nel trapianto di capelli: il razionale Nell’ultimo decennio l’interesse per l’utilizzo di emoderivati ed emocomponenti, per lo più autologhi, con finalità diverse da quelle classiche di solo supporto trasfusionale, ha subito un deciso incremento di studi e di applicazioni specie nel campo delle indicazioni topiche per incrementare e stimolare la crescita tessutale e la riparazione delle ferite. Nello stesso tempo l’utilizzo di sostanze derivate dal sangue umano autologo si è rapidamente allargato alle più svariate applicazioni cliniche ed a molti ambiti specialistici, anche molto diversi tra loro, in funzione del possibile effetto terapeutico delle cellule ematiche e dei fattori di derivazione plasmatica nelle più svariate patologie. Già da molti anni lo studio approfondito delle piastrine, molto al di la della loro funzione più conosciuta nel processo di coagulazione e di emostasi, si è allargata rapidamente ai mediatori biologici in esse contenute, a quei fattori di crescita che giocano un ruolo di primo piano nel processo rigenerativo e riparativo aumentando in modo significativo la versatilità e le possibili applicazioni terapeutiche di una nuova tecnologia che nasce con il nome di PRP (Plasma Ricco in Piastrine), un nome evocativo del loro potenziale uso in molte specialità. Dai numerosi studi degli ultimi 20 anni, emerge la certezza che molti progressi sono stati fatti riguardo ai fattori ci crescita estratti dalle piastrine di sangue autologo. Tra le altre il ruolo fondamentale che citochine e fattori di crescita giocano nel processo rigenerativo e di guarigione delle ferite ha incrementato le ricerche in medicina rigenerativa e nella ingegnerizzazione dei tessuti. Queste molecole, infatti, inviano segnali alle regioni lesionate regolando i meccanismi e le sequenze metaboliche che governano la guarigione delle ferite. La scoperta che le piastrine hanno riserve endogene di centinaia di proteine biologicamente attive ha aperto la strada all’uso del plasma e dei derivati piastrinici in molti diversi campi della medicina e della chirurgia e negli ultimi anni anche in chirurgia della calvizie ed in hair restoration. I fattori di crescita piastrino-derivati iniziano ed amplificano i processi fisiologici contribuendo alla riparazione dei tessuti ed alla guarigione dopo una lesione. Il concetto è quello di apportare a livello di una ferita o di una lesione un micro ambiente idoneo, ricco di segnali per le cellule, cioè di fattori di crescita che potenzino i processi di rigenerazione dei tessuti mesenchimali. I fattori di crescita naturalmente contenuti nelle piastrine agiscono a livello locale favorendo la replicazione cellulare, la produzione di nuovi vasi sanguigni e la formazione di nuova matrice extracellulare. Il razionale dell’uso del PRP in chirurgia ed in medicina riparativa è di incrementare artificialmente il numero delle piastrine in modo che il parallelo aumento dei fattori di crescita possa essere usato per accelerare la guarigione dei tessuti fino alla riparazione ed al ripristino dello stato di salute. Il PRP in sintesi è un preparato autologo, immunologicamente neutro, privo di tossicità, stimola i processi riparativi e la crescita dei tessuti, la proliferazione cellulare, l’angiogenesi e la rivascolarizzazione, la proliferazione delle cellule mesenchimali e dei fibroblasti ed inoltre biostimola la produzione di collagene. Il potenziale uso del PRP nell’autotrapianto di capelli nasce allo scopo di promuovere la guarigione e stimolare la ricrescita dei capelli cercando di migliorare i passaggi fondamentali di questo intervento. Cercare di preservare ed aumentare la vitalità dei follicoli piliferi, promuovere la riparazione e la guarigione degli stessi, riattivare i follicoli piliferi poco attivi e stimolare la crescita di nuovi capelli. 09.30 Joseph Greco Our experience utilizing Platelet Rich Plasma in hair restoration surgery and the effects of Growth Factors on non transplanted hair The primary use for platelet rich plasma (PRP) in hair restoration surgery has demonstrated an increased yield when utilized as a graft storage medium. When bathed in activated PRP the growth factors attach to the stem cells in the bulge area of the dissected follicular unit, thus increasing the yield of newly transplanted follicles. (Uebel, 2005). The author suggest expanding the use of PRP in hair restoration surgery for the following reasons: (1) to enhance donor site wound healing, (2) reduce donor scaring (4) to increase donor scar tensile strength (5) to enhance recipient site healing. During the past three years this author also has studied the effects growth factors have on non transplanted miniaturized hair and utilized PRP as an adjunctive therapy in Alopecia Areata. The purpose of this presentation is to share our experiences and discuss the future of biologics and hair regeneration. Vol. 1, 3, 2010 10.00 Gianfranco Schiavone PRP di II generazione, alopecia androgenetica ed autotrapianto di bulbi. Le ipotesi cominciano a confrontarsi con le prime evidenze cliniche L’invecchiamento del viso è un processo fisiologico contrassegnato da un molteplice ordine di eventi: da un lato fenomeni quali la atrofia del derma, la deplezione quantitativa e qualitativa di collagene elastina e GAGS influenzano la progressiva perdita del tono cutaneo ed il formarsi di rughe; dall’altro la perdita di spessore del sottocutaneo, dovuta all’ assottigliamento dello strato ipodermico di tessuto adiposo, contribuisce alla ptosi cutanea e genera quelle irregolarità e depressioni del contorno del viso spesso responsabili del suo aspetto “triste”. Le infiltrazioni intradermiche di prp teoricamente in grado di costituire uno stimolo biologico atto ad incrementare il turnover cellulare cutaneo ed i processi di sintesi di collagene e gags sono , nell’ambito della stessa procedura chirurgica, state integrate con riempimento volumetrico del sottocutaneo del viso mediante “filling” di tessuto grasso opportunamente centrifugato secondo la metodica di Coleman ed amalgamato ad una quota di prp ottenuto dallo stesso prelievo ed associato alla matrice extracellulare proteica. L’attivazione delle piastrine necessaria alla liberazione dei fattori di crescita è stata ottenuta tramite innesco di processo infiammatorio locale cutaneo mediante resurfacing laser-ablativo. 10.30 Piergiorgio Malagoli Mimicking Growth Factors vs. topical estrogens in women with menopausal hair loss We evaluate the efficacy of the Mimicking growth Factors in comparison with a topical lotion containing estrogens. Our results show that no significant difference could be found after 3 months of daily therapy. Due to the lack of side effects we suggest the application of M.G.F. in women suffering of androgenic alopecia. 11.00 Fabio Rinaldi Regoliamo gli orologi (biologici del bulbo dei capelli): l’enorme potenzialità dei fattori di crescita nella terapia tricologica La biologia del bulbo dei capelli è incredibilmente complicata, tanto che il bulbo viene utilizzato come modello sperimentale nella ricerca medica e biologica in molti settori della medicina. La regolazione delle fasi del bulbo del capello è controllata da una serie innumerevole di citochine che modulano l’attività biologica del bulbo sin dai primi sviluppi fetali. La conoscenza della biologia dell’orologio biologico dei bulbi piliferi permette di conoscere meglio gli eventi patologici che possono danneggiare il bulbo e le varie cellule che lo compongono (tricocheratinociti, fibroblasti, melanociti): qualsiasi noxa patologica prima di tutto crea un’alterazione del controllo del ciclo del capello, determinandone poi la conseguente apoptosi. Anche i processi immunologici che controllano il bulbo dei capelli è sotto il controllo dei fattori di crescita, a partire dal privilegio immunologico di cui godono, sono modulati da un sistema compressissimo di growth factors e citochine. Scopo della relazione è evidenziare i processi biologici del ciclo del capello, della risposta immunologia e della reazione infiammatoria in assenza e in presenza di patologie specifiche, e di valutare la potenzialità di efficacia dei fattori di crescita di origine piastrinica o gli equivalenti dei fattori di crescita (mimicking growth factors) nel controllo del ciclo biologico del bulbo. 12.00-13.00 TAVOLA ROTONDA Moderatori: Marco Toscani, Alfredo Rossi 14.30-18.30 TRATTAMENTO DELL’AGING CUTANEO Presidente: Paolo Piazza Moderatori: Horge Planas, Elisabetta Sorbellini 14.30 Elisabetta Sorbellini Ad ognuno il suo. L’ottimizzazione dell’uso dei fattori di crescita nel trattamento dei diversi stadi dell’aging cutaneo Le modificazioni cellulari coinvolte nell’invecchiamento cutaneo determinano graduali e irreversibili processi degenerativi di tutti gli stipiti cellulari cutanei, dovuti fondamentalmente alla down-regulation dell’attività di specifiche citochine. 135 Vol. 1, 3, 2010 In relazione al danno è possibile evidenziare il grado di aging raggiunto (dal I al IV stadio secondo la scala di Glogau), e quindi mettere in atto una serie di protocolli terapeutici mirati. I fattori di crescita sono i più potenti e fisiologici modulatori dell’attività cellulare, ed è stato ampiamente dimostrato che possono avere un ruolo fondamentale nel controllo del processo d’invecchiamento cellulare. Scopo di questa relazione è quello di proporre una serie di protocolli studiati per ottimizzare l’uso dei fattori di crescita di origine piastrinica e biotecnologia a seconda della gravità del processo di chronoaging e photoaging, in accordo con le modificazioni biologiche che li determinano. 136 15.00 Jorge Planas Present and future in antiaging and regenerative medicine Cada día se va dando un paso más en el mejor conocimiento y comprensión de los múltiples mecanismos moleculares que están implicados en el envejecimiento. También en los estudios de poblaciones centenarias vamos conociendo y descifrando las características que pueden ser comunes a poblaciones muy distantes con hábitos y culturas diferentes. De todo lo anterior, la conclusión que hoy podemos sacar es de que el envejecimiento es un fenómeno muy complejo y multifactorial en donde la mejor arma que tenemos, hoy por hoy, es la prevención y establecer medidas lo más precozmente posible ya que son las que nos van a permitir gozar de un mejor estado de salud y durante más tiempo. Es cierto por otro lado que la medicina regenerativa nos abre un futuro prometedor para cuando ya nos lleguen tarde las medidas preventivas y que el mejor conocimiento sobre células madre, factores de crecimiento, bioingeniería de tejidos y nanotecnología, por nombrar solo algunas de las herramientas más conocidas de esta rama de la medicina, nos permitirán llegar a reparar o regenerar órganos y tejidos ya dañados y con una funcionalidad defectuosa. 15.30 Emanuele Bartoletti Biostimolazione cutanea con PRP: prime valutazioni I continui progressi nelle biotecnologie e l’impiego sempre più frequente di terapie cellulari sono alla base dell’impulso notevole che la medicina rigenerativa sta vivendo dalla seconda metà degli anni ‘90. Negli ultimi anni i concentrati piastrinici hanno trovato impiego nel trattamento di piaghe, ulcere e ferite difficili. Lo stimolo riparativo e rigenerativo tissutale indotto da tali concentrati cellulari è stato utilizzato con successo in chirurgia plastica, dermatologia, odontoiatria, reumatologia ed ortopedia. I concentrati piastrinici, infatti, preparati a partire da un prelievo minimo di sangue intero, contengono numerosi ed importanti fattori di crescita, capaci di stimolare diversi meccanismi cellulari inerenti la differenziazione e la crescita tissutale tra cui PDGF, EGF, FGF, TGF. I fattori di crescita sono piccoli frammenti di proteine, biologicamente attive, appartenenti al gruppo delle citochine; si legano ai recettori di membrana attivando ognuno una specifica funzione cellulare ed interagiscono con i vari costituenti della matrice extracellulare. In pazienti affetti da aging cutaneo del volto di grado medio e severo, concentrati piastrinici autologhi vengono iniettati in alcune aree del volto con una procedura sterile e rapida, al fine di ottenere un ringiovanimento cellulare autologo (ACRAutologus Cellular Renjuvenation). 16.00 Valerio Cervelli Nuove tendenze nel trattamento di deficit dei tessuti molli: utilizzo di Gel Piastrinico e fattori di crescita nell’innesto di tessuto adiposo autologo Premessa: Tra le diverse metodiche impiegate nella riparazione dei tessuti, una nuova tendenza è rappresentata dall’utilizzo di gel piastrinico e fattori di crescita. Il gel piastrinico è una metodica che consente l’utilizzo di fattori di crescita nella forma di plasma ricco di piastrine (PRP – Platelet Rich Plasma –) per accellerare i processi di guarigione iniziali (attraverso bFGF, PDGF e IGF) e tardivi (attraverso EGF, VEGF, TGF-b, IGF) nell’osso e nei tessuti molli. Metodi: Vengono trattati nell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” presso il Policlinico Casilino dall’ aprile 2007, 123 pazienti con la metodica di Lipostructure (innesto di tessuto adiposo sec. Coleman dopo centrifugazione) utilizzata in associazione con il PRP. Le applicazioni hanno riguardato il trattamento di 2 casi di Romberg Syndrome, 47 casi di ulcere degli arti inferiori, 5 casi di esiti di ustione, 59 casi di esiti cicatriziali di cui 10 in regione mammaria e 10casi di esiti di ricostruzione mammaria con perdite di sostanza e depressione dei tessuti molli. Vol. 1, 3, 2010 Risultati: Nell’ambito della metodica di Lipostructure utilizzata in combinazione con il Gel Piastrinico in chirurgia plastica, l’86% dei pazienti hanno mostrato una riparazione dei tessuti più rapida, il 14% dei pazienti hanno mostrato un tempo di riparazione sovrapponibile al gruppo di controllo. Il follow-up è stato condotto a 1, 3, 6 settimane, 2°, 4°, 8° mese e poi annualmente. Conclusioni: I risultati ottenuti e la soddisfazione espressa dai pazienti hanno motivato l’impiego di queste nuove metodiche. 16.30 Stefano Bugliaro Growth Factors and skin rejuvination: the cosmetic approach Medical research in the dermatological field has drawn attention to the need for therapies that are increasingly efficient and safe when treating numerous pathologies and anti-aesthetic skin problems. By using Growth Factors on a local level, certain skin pathologies can be dealt with in such as way as to regulate the activity of the target cells in the most physiological way possible. In the dermatological field, they have proved to be very useful in curing cuts and chronic skin ulcers, treating vitiligo, aging of the skin and in curing many hair pathologies. Aesthetic skin treatments, likewise, are relying more on molecules that can mimic the action of growth factors, in order to revitalise healthy skin or to treat skin pathologies. TAVOLA ROTONDA Moderatori: Emanuele Bartoletti, Valerio Cervelli 137
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