MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES

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MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES
MULTINATIONALS:
FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES)
DATI CUMULATIVI DI 275 MULTINAZIONALI
2005 edition
an R & S publication
VERSIONE ITALIANA DEL TESTO
Copyright  2006 by Ricerche e Studi - R & S – Piazzetta Maurilio Bossi 1 – Milano, Italia
2
MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (2005)
Q
uesta è l’undicesima edizione dell’indagine annuale di R&S sulle
maggiori multinazionali. Essa copre 275 Gruppi, dei quali 230 hanno
una prevalente attività industriale (manifatturiera ed energetica), 27 prestano
servizi di telecomunicazione e 18 sono rappresentati da utilities attive su
scala internazionale. Nel 2004 il loro fatturato aggregato è stato pari a oltre
6 mila miliardi di euro (di cui 5.300 miliardi riferibili ai Gruppi più
propriamente industriali, 600 miliardi circa a quelli di telecomunicazione e
300 miliardi circa alle utilities), il totale attivo (escluse le attività
immateriali) a 6.585 miliardi di euro e l’occupazione a 21,1 milioni di
persone.
L’indagine si basa su informazioni desunte dai bilanci annuali delle società,
completate in alcuni casi con dettagli che le stesse hanno fornito alla R&S.
La nazionalità delle imprese è stabilita sulla base del Paese che ospita la
sede sociale della casa madre. I dati relativi a ciascun Paese rappresentano
dunque l’insieme delle attività produttive svolte direttamente e
indirettamente dai Gruppi la cui casa madre ha sede in quel Paese, inclusivi
pertanto delle attività di controllate ubicate all’estero. Lo scopo
dell’indagine è quello di individuare le tendenze che contraddistinguono
l’evoluzione delle grandi imprese e i relativi aspetti finanziari e non quello
di analizzare le industrie ubicate nei singoli Paesi. Gli aggregati per Paese
sono stati calcolati nelle rispettive valute locali. I totali mondiali, quelli per
l’Europa, nonché quelli a livello di singolo settore sono stati elaborati
convertendo le singole valute nazionali in euro (ecu fino al 1997) ai cambi
di ogni fine anno; su questi aggregati incidono quindi le variazioni di
cambio fra le valute nazionali e l’euro. Il totale del Nord America è stato
calcolato in dollari USA, seguendo la stessa metodologia. Gli aggregati
delle società europee sono stati elaborati nelle rispettive valute nazionali.
Per i Paesi che hanno adottato l’euro, allo scopo di preservare l’omogeneità
della serie temporale, i dati relativi agli anni precedenti il cambio di valuta
sono stati convertiti nei così detti “euro nazionali” (euro lire, euro franchi,
3
euro marchi ecc.) utilizzando le parità fisse stabilite il 31 dicembre 1998.
Questi aggregati in “euro nazionali” debbono essere considerati con cautela
poiché non sono confrontabili tra i singoli Paesi i cui dati non possono
essere quindi sommati; si ricorda che dall’1/1/1999 l’ecu è stato sostituito
dall’euro con un rapporto di cambio di 1:1.
La Sezione I riporta alcune considerazioni sugli aspetti che emergono
dall’analisi dei dati. Vengono illustrate le tendenze di lungo periodo, i dati
economico-finanziari del decennio 1995-2004 e i risultati più recenti messi
in luce dai rapporti del primo semestre 2005. La Sezione II riporta tabelle
statistiche relative, rispettivamente, alle vendite aggregate, ai conti
economici, agli stati patrimoniali, al flusso dei fondi e agli indici di bilancio,
con dettagli per Paese e settore; sono stati omessi, in quanto poco
significativi, gli aggregati delle imprese canadesi, irlandesi e spagnole. I dati
delle imprese di telecomunicazione riguardano il decennio 1995-2004,
mentre quelli delle utilities sono stati raccolti dal 1997; per omogeneità, gli
aggregati nazionali riguardano solo le società industriali. La Sezione III
descrive la metodologia usata per selezionare le imprese e normalizzare i
loro dati di bilancio; le ultime tabelle riportano l’elenco delle imprese e la
cronistoria delle fusioni dal 1995 al gennaio 2006.
4
GLOSSARIO
Attività (Totale attività)
Capitale (Capitale investito)
Capitale circolante
Capitale netto (Patrimonio netto)
Capitale netto tangibile (Patrimonio
netto tangibile)
Cash flow (Autofinanziamento)
Fondi del personale
Immobilizzazioni immateriali
Immobilizzazioni tecniche
Investimenti finanziari
Investimenti tecnici
Margine operativo lordo
Margine operativo netto
ROE (return on equity)
ROI (return on investment)
Rotazione (tasso di)
Tax rate
Risultato corrente
Utilities
Telecomunicazioni
Vendite all’estero
Totale delle attività dello stato patrimoniale: attività
correnti, attività immobilizzate e immobilizzazioni
immateriali.
Somma del capitale netto e dei debiti finanziari.
Corrisponde al totale delle attività al netto delle passività
di natura non finanziaria.
Somma dei crediti commerciali, delle rimanenze e delle
altre attività correnti (escluse le disponibilità), al netto dei
debiti commerciali e delle altre passività correnti (escluse
quelle di natura finanziaria).
Capitale, riserve e risultato d’esercizio. E’ uguale alla
differenza tra totale attività e totale passività. Il capitale
netto di competenza degli azionisti esclude le quote di
competenza delle minoranze.
Differenza fra capitale netto e immobilizzazioni
immateriali.
Flusso finanziario netto originato annualmente dalla
gestione. Calcolato come somma dell’utile corrente e
degli ammortamenti.
Totale dei fondi accantonati per passività verso il
personale dipendente (trattamenti previdenziali, di fine
rapporto e diversi).
Posta di bilancio a fronte di esborsi sostenuti a fronte di
oneri o beni non materiali, la cui competenza viene
attribuita ad esercizi futuri
Consistenza delle attività di bilancio relative ad impieghi
in beni materiali il cui uso si protrae per più esercizi.
Flusso annuo degli esborsi per acquisti di partecipazioni e
concessione di finanziamenti (al netto dei rimborsi).
Flusso annuo degli esborsi per immobilizzazioni tecniche.
Differenza tra valore aggiunto e costo del lavoro.
Differenza tra valore aggiunto, costo del lavoro e
ammortamenti.
Rapporto tra risultato d’esercizio e capitale sociale più
riserve.
Rapporto tra margine operativo netto + proventi finanziari
+/- utili/perdite di società valutate al patrimonio netto e
capitale.
Rapporto tra fatturato e capitale.
Rapporto % tra imposte sul reddito e utile prima delle
imposte.
Risultato d’esercizio prima dei costi e ricavi di natura
straordinaria e non ricorrente e delle imposte sul reddito.
Servizi di pubblica utilità (produzione e distribuzione
energia elettrica, gas, gestione integrata delle risorse
idriche, servizi ambientali).
Servizi di telecomunicazione e Internet.
Vendite all’estero verso terzi delle società nazionali
facenti parte del Gruppo + vendite delle controllate estere
verso terzi in Paesi diversi da quello di origine della casa
madre.
5
SOMMARIO (versione italiana)
I. INTRODUZIONE
pag.
Tendenze generali
Profilo del campione
Tendenze di lungo periodo: dimensione dei Gruppi
Occupazione
Il periodo 1995-2004: aspetti economico-finanziari
Vendite
Ricerca e sviluppo
Risultati dei settori
Risultati delle aree
Aspetti finanziari
Il primo semestre 2005
I Gruppi industriali
I Gruppi di telecomunicazioni e le utilities
II. STATISTICHE
v. edizione inglese (allegate tabelle principali)
III. CRITERI METODOLOGICI
v. edizione inglese (allegata integralmente)
6
8
31
70
I. INTRODUZIONE
7
TENDENZE GENERALI
Profilo del campione
Lo studio comprende le maggiori multinazionali nel comparto
dell’industria e delle utilities, nonché le principali imprese di
telecomunicazione, tutte considerate a livello di gruppo. Le prime sono state
selezionate tra quelle aventi sede nella triade Europa, Nord America e
Giappone (i criteri sono esposti nella Sezione III); relativamente ai servizi di
telecomunicazione, per completezza, sono state incluse due imprese con
sede in Cina, una in Australia e una in Messico. Tenuto conto delle imprese
controllate consolidate, l’indagine riguarda oltre 45.000 società. Le società
con sede in Europa hanno realizzato nel 2004 un valore aggiunto
consolidato pari all’11% circa del prodotto interno lordo della stessa area.
La Tab.I. 1 riporta alcuni principali dati di riepilogo (per l’elenco dettagliato
delle imprese si rimanda alla Tab.III.4). Le Tab.I. 3 e Tab.I. 4 riportano i
dettagli del fatturato rispettivamente per settore industriale e per Paese nel
2004.
Tab.I. 1 - LE SOCIETÀ DEL CAMPIONE
N. di
occupati
nel 2004
Totale
attività (1)
al 31/12/04
Vendite
nel 2004
000
mrd EUR
mrd EUR
133
64
33
230
8.451
6.275
3.047
17.773
2.434
1.603
931
4.968
2.539
1.860
911
5.310
27
18
2.376
1.000
947
670
629
345
275
21.149
6.585
6.284
N. di Gruppi
Industriali
Europa
Nord America
Giappone
Totale
Telecomunicazioni
Utilities
Totale generale
(1) Escluse attività immateriali.
Nel manifatturiero la principale specializzazione è nei mezzi di
trasporto che si collocano in prima posizione in ciascuna delle aree della
triade; questo comparto concentra il 27% del fatturato in Europa, il 26%
negli Stati Uniti ed il 38% in Giappone; vi è poi la chimica, la cui presenza
è importante soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, e l’elettronica (che
pesa per il 36% in Giappone e quasi un quarto negli Stati Uniti).
8
I settori generalmente più rappresentati ai primi tre posti in ogni
Paese e che più contribuiscono alle concentrazioni di fatturato sono
l’energetico e i mezzi di trasporto: nel Regno Unito si tratta essenzialmente
di BP e Royal Dutch Shell (68,4%), le due maggiori multinazionali
energetiche del mondo (1), e in Italia di Eni e Fiat (64,4%). La Svizzera si
contraddistingue per la presenza ai primi tre posti di una multinazionale
dell’alimentare (Nestlè: 36,8%) e di due farmaceutiche, Roche e Novartis
(26,8%).
***
L’economia mondiale, dopo il consistente rallentamento del biennio
2001-02, è stata interessata da una quasi generale ripresa economica che ha
visto gli Stati Uniti progredire del 3,5-3,6% ed il Giappone risalire oltre il
2% dopo i deludenti risultati del biennio 2001-02 e ancor prima del 199899. L’Unione Europea è rimasta un’area a bassa dinamicità. In particolare
hanno pesato gli andamenti delle maggiori economie dell’Unione che nel
2004 hanno registrato tassi di sviluppo compresi tra i minimi di Italia (1%) e
Germania (1,1%) e il massimo britannico del 3,2%. I dati provvisori del
2005 segnalano una tenuta generale dell’economia sui livelli degli ultimi
due anni (Tab.I. 2).
Lo sviluppo del commercio internazionale, dopo la brusca frenata
del 2001-02, ha ripreso nel biennio 2003-2004 un ritmo consistente che
rappresenta, per l’insieme dei Paesi OECD, poco più del doppio del
prodotto interno lordo. L’andamento previsto nel 2005 conferma questa
tendenza. L’aumento delle esportazioni di merci a valori correnti nel 2004 –
secondo le statistiche IMF – è stato pari al 19,7% ed oltre i tre-quarti della
variazione sono riconducibili alle maggiori vendite dei Paesi dell’Europa
Occidentale (+17,7%) e di quelli asiatici (+25,4% di cui poco più di un
quinto dovuto alla Cina).
1 Royal Dutch Shell, peraltro, ha un azionariato misto anglo-olandese.
9
Tab.I. 2 – VARIAZIONI ANNUE PIL ED ESPORTAZIONI
Variazioni annue delle quantità a prezzi costanti (1)
1995-00
2005E (2)
2001-02
2003-04
medie annue in %
Prodotto interno lordo
Unione Europea
USA
Giappone
Totale Paesi OECD
2,7
3,8
1,4
3,2
1,4
1,2
-0,1
1,3
1,3
3,5
2,1
2,7
1,4
3,6
2,4
2,7
Esportazioni
Totale Paesi OECD
8,2
1,0
5,5
5,4
(1) Fonte: nostre elaborazioni su dati OECD.
(2) Fonte: OECD.
Fig. 1
Variazioni annue del PIL reale e delle esportazioni dei Paesi OECD
12,0
8,0
4,0
0,0
-4,0
Average
1981-91
1992
1993
EU
1994
1995
1996
1997
USA
1998
1999
2000
Japan
10
2001
2002
2003
2004
2005e
Oecd Exports
11
Total
Electronics
Building and civil engineering
Cement, glass and bdg. products
Paper, printing and publishing
Food and drink
Textiles and clothing
Other mfg. industries
Services industries
Energy and mining
Iron and steel
Chemicals
Rubber and cables
Mechanical engineering
automotive
aerospace and shipbuilding
domestic appliances
other
100,0
6,7
1,0
1,5
1,1
2,1
5,4
1,9
4,0
13,6
1,3
61,4
45,1
0,1
16,2
Germany
100,0
0,7
0,8
5,6
2,8
0,7
67,1
4,8
15,1
2,4
2,1
0,3
U.K.
100,0
6,8
9,6
0,9
3,5
1,0
0,9
2,1
24,9
16,7
3,5
30,1
19,1
1,2
9,8
France
-
100,0
44,6
22,6
19,5
13,3
Ireland
100,0
2,0
0,4
4,1
1,8
2,6
3,5
0,5
36,6
6,0
3,1
3,7
35,7
22,9
3,4
1,8
7,6
Europe
Italy
100,0
15,5
-
79,7
4,8
-
Spain
100,0
0,2
5,7
34,3
0,5
1,9
0,1
39,1
18,2
1,9
0,4
0,4
15,5
Switzerland
100,0
18,7
20,6
0,3
0,1
3,2
20,9
21,6
14,6
14,4
0,2
Benelux
100,0
17,4
15,5
2,5
0,3
1,5
21,8
8,9
5,4
26,7
9,7
0,8
4,3
11,9
Scandinavia
100,0
17,3
0,3
2,5
6,8
0,3
2,2
2,7
22,7
1,3
16,0
0,7
27,2
13,7
5,2
1,1
7,2
100,0
12,8
0,3
4,3
33,1
49,5
20,8
28,7
North America
USA
Canada
Tab.I. 3 – 230 INDUSTRIAL COMPANIES: PERCENTAGE BREAKDOWN OF 2004 SALES BY INDUSTRY
100,0
33,6
0,5
1,0
2,1
0,4
3,2
2,3
6,0
5,9
1,9
43,1
35,4
0,2
1,6
5,9
Japan
100,0
14,9
0,1
1,7
2,5
5,4
0,3
1,8
2,5
21,2
4,3
13,5
1,1
30,7
18,8
3,1
1,0
7,8
Total
12
11,0
12,6
15,3
11,4
9,2
26,4
Total industrial companies
(*) Australia, China and Mexico.
Utilities
Telecommunications
34,9
12,2
12,4
0,9
7,6
0,5
0,5
3,6
11,6
16,9
3,1
1,0
10,7
11,5
12,9
22,9
27,3
1,1
23,8
5,1
7,1
6,8
39,6
13,3
24,5
U.K.
Energy and mining
Iron and steel
Chemicals
Rubber and cables
Mechanical engineering
automotive
aerospace and shipbuilding
domestic appliances
other
Electronics
Building and civil engineering
Cement, glass and bdg. products
Paper, printing and publishing
Food and drink
Textiles and clothing
Other mfg. industries
Services industries
Germany
37,8
7,5
8,4
9,9
10,5
26,3
8,3
8,6
3,3
10,6
3,8
47,9
3,2
5,6
26,6
4,1
7,2
France
-
4,9
3,3
5,7
4,6
0,7
11,0
3,9
4,0
3,7
6,3
3,2
0,5
13,6
8,0
2,4
1,6
6,3
0,6
Italy
1,3
1,0
2,9
8,3
1,7
0,3
0,3
1,2
5,7
9,7
18,5
4,9
3,0
0,1
Switzerland
Europe
-
1,9
4,1
0,6
20,0
6,6
2,0
19,1
0,1
5,1
15,8
0,6
0,2
Benelux
3,7
2,6
5,0
5,1
10,3
2,0
4,4
2,6
1,4
22,9
7,7
5,9
31,5
2,3
0,9
3,1
-
-
13,5
4,8
1,7
4,5
0,1
0,4
0,2
0,1
10,4
3,6
1,4
9,8
2,1
Other
Scandinavia countries
98,0
44,5
47,8
61,7
57,9
52,4
50,2
43,9
42,8
35,4
31,4
51,6
20,9
13,6
83,1
51,1
56,8
71,1
54,9
40,9
Total
2,0
29,8
33,9
36,4
10,2
40,1
20,7
30,1
24,7
56,7
39,1
31,6
39,3
6,4
34,5
43,2
28,9
40,9
35,7
USA
-
1,9
1,0
7,9
1,7
6,9
3,8
0,9
0,2
1,7
Canada
North America
2,0
31,7
34,9
36,4
18,1
40,1
20,7
31,8
24,7
63,6
39,1
35,4
40,2
6,4
34,5
43,2
28,9
41,1
37,4
Total
-
15,6
17,3
1,9
24,0
7,5
29,1
24,3
32,5
1,0
29,5
13,0
38,9
86,4
10,5
14,4
4,0
21,7
Japan
Tab.I. 4 - 275 COMPANIES: PERCENTAGE BREAKDOWN OF 2004 SALES BY COUNTRY OF LOCATION
-
8,2
-
-
Other
countries
(*)
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Total
Tendenze di lungo periodo: dimensione dei Gruppi
Nei 15 anni che separano il 1989 (anno di inizio delle statistiche
della nostra indagine) dal 2004 la crescita più elevata del capitale investito è
stata registrata dall’insieme delle imprese statunitensi (+114% in euro,
+145% in dollari correnti), immediatamente seguita da quella delle
multinazionali europee (+134% in euro a prezzi correnti); l’espansione dei
Gruppi giapponesi è stata molto più contenuta (+52% in yen correnti).
Fig. 2
Totale attività – Numeri indice
1995 = 100
256,1
1989 = 100
245,1
235,1
234,4
230,2
226,0
213,9
194,0
185,1
151,7
USA
Europe
Japan
Germany
Scandinavia
France
UK
Benelux
Switzerland
Italy
Parallelamente, vi è stato un aumento più marcato delle dimensioni
medie delle imprese nelle tre aree, in misura più accentuata per quelle
nordamericane che hanno superato le dimensioni delle nipponiche. Seppur
in progressiva contrazione, resta sempre evidente il divario dimensionale fra
imprese europee e nordamericane e giapponesi: nel 1989 il capitale medio
di una multinazionale europea era pari a poco meno della metà di quello
delle società nordamericane e giapponesi; nel 2004 il divario si è attestato
intorno al 28-31% in presenza di una svalutazione del dollaro sull’euro pari
al 12,6% e ad una rivalutazione dello yen sull’euro pari al 22,7%.
L’aumento delle dimensioni medie aziendali deriva, oltre che dagli
investimenti fissi diretti, dai processi di concentrazione.
13
Tab.I. 5 – DIMENSIONE MEDIA DELLE IMPRESE
Dimensione media delle imprese:
totale attivo (1)
1989
2004
Variazione %
mil EUR
mil EUR
EUR
Moneta
originale
Industria
Europa
Nord America
Giappone
Tutte le società (2)
7.823
13.265
14.734
10.135
21.128
30.617
29.178
24.924
+170,1
+130,8
+98,0
+145,9
+170,1
+164,1
+61,5
(1) Incluse le immobilizzazioni immateriali.
(2) 264 nel 1989, 230 nel 2004.
La crescita più consistente dei capitali investiti è stata realizzata
negli anni dopo il 1996; in particolare l’Europa ha raggiunto i massimi ritmi
nel biennio 1999-2000 (+19% di incremento medio annuo), mentre la
crescita di Stati Uniti e Giappone è risultata più uniformemente distribuita
negli anni, con il massimo raggiunto rispettivamente nel 1999 (+11%) e nel
2000 (+8%). Le multinazionali statunitensi si contraddistinguono per non
aver mai subito decelerazioni nell’evoluzione del loro capitale investito,
mentre le europee hanno fatto segnalare valori negativi nel biennio 2002-03
con una ripresa nel 2004 (+4%). In Europa tali processi di crescita nel
periodo 1989-2004 vedono in testa le imprese tedesche (+156% superiore
al 145% delle statunitensi), seguite dalle scandinave (+135%); i Gruppi dei
restanti Paesi presentano crescite al di sotto della media, con le imprese
svizzere e italiane all’ultimo posto (Fig. 2). L’espansione dei Gruppi
tedeschi ha tratto beneficio dalle acquisizioni (in particolare la statunitense
Chrysler rilevata nel 1998 dalla Daimler) e da un’importante crescita interna
come dimostrano i tassi di investimento, superiori al 10% annuo nel periodo
1998-2004; il ruolo della crescita interna è stato ancora più importante per i
Gruppi scandinavi, il cui tasso medio annuo d’investimento nell’intero
ultimo decennio è stato pari all’11%. Le imprese con il minor tasso medio
d’investimento tecnico nell’ultimo decennio sono state le italiane, le
britanniche e da ultime le svizzere.
L’incremento dei capitali investiti intorno alla metà degli anni ’90 è
avvenuto in sintonia con i prezzi di borsa; il legame sembra particolarmente
stretto per le imprese europee ed americane. Nel triennio 2000-2002 i prezzi
di borsa hanno segnato un decremento sempre più incisivo e, seppur con
14
uno sfasamento temporale, le imprese europee (e, in misura meno
accentuata, tutte le multinazionali nel loro complesso) hanno seguito la
stessa tendenza segnando una flessione del totale attivo nel 2002. Il grafico
della Fig. 3 mette in evidenza, quanto meno nel periodo più recente, una
qualche tendenza anticipatrice della borsa.
Fig. 3
Totale attività – Variazioni % annue 1990-2004
Total assets - Europe
Total assets - US
Total assets - average
MSCI World share index year end
Total assets - Japan
Total assets and MSCI World share index
30,0
20,0
10,0
0,0
-10,0
-20,0
-30,0
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
A livello settoriale l’incremento delle dimensioni medie nel periodo
1995-1998, in termini di totale attivo, è stato più sensibile per le imprese dei
mezzi di trasporto e per quelle cartarie (Tab.I. 7), interessate dalle seguenti
principali operazioni di concentrazione: nei mezzi di trasporto la fusione
della Boeing con la McDonnell Douglas nel 1997 e della statunitense
Chrysler con la tedesca Daimler nel 1998, nelle cartarie la fusione della
Kymmene con la Repola, entrambe finlandesi, nel 1996 e della svedese
Stora con la finlandese Enso nel 1998. Negli anni 1998-2004 l’incremento
delle dimensioni medie è stato più accentuato per le imprese energetiche e
siderurgiche, interessate da numerose operazioni di concentrazione, le
maggiori delle quali sono state le seguenti:
- nell’energetico, nel 1999 la fusione delle statunitensi Exxon e Mobil
dando vita alla ExxonMobil e la concentrazione delle attività della
Elf Aquitaine (FR), della Total (FR) e della Petrofina (BE), tutte
confluite nella TotalFinaElf (ridenominata Total nel 2003); nel 2000
la fusione della BP Amoco (a sua volta costituita nel 1998
15
-
dall’unione della British Petroleum con la statunitense Amoco) con
la Atlantic Richfield (US) e la Burmah Castrol (UK) costituendo la
BP; negli Stati Uniti, nel 2001 la fusione della Chevron e Texaco
dando vita alla ChevronTexaco (ridenominata Chevron nel 2005 (2))
e nel 2002 quella della Phillips Petroleum (che l’anno precedente
aveva rilevato la Tosco) e Conoco costituendo la ConocoPhillips;
nella siderurgia, nel 2002 la fusione delle giapponesi NKK e
Kawasaki Steel dando vita alla JFE Holdings e la concentrazione
delle attività francesi (Usinor), belgo – lussemburghesi (Arbed) e
spagnole (Aceralia), tutte confluite nell’Arcelor; nel 2004 la fusione
delle olandesi Ispat International ed LNM Holdings (entrambe
controllate dalla famiglia indiana Mittal) ha dato origine alla Mittal
Steel (3).
L’espansione dei settori cartario, energetico e siderurgico è dovuta in
massima parte alle citate operazioni di concentrazione, in quanto la crescita
interna, misurata in termini di tasso medio annuo di investimento tecnico
nel decennio, segnala, proprio per questi settori, i valori più bassi (Tab.I. 6).
Di contro, l’espansione del settore mezzi di trasporto è stata anche sostenuta
da una elevata crescita interna: il tasso medio annuo di investimento tecnico
nel decennio è stato pari all’11,2%, il più alto insieme con quello
dell’elettronica (dove i processi di concentrazione non sono stati
importanti).
2 Nell’agosto 2005 la Chevron ha incorporato la connazionale Unocal.
3 Le origini della Mittal risalgono al 1976 quando Lakshmi Mittal, figlio di un laminatore indiano, fonda la Ispat
(che in sanscrito vuol dire acciaio) e comincia ad acquisire una serie di società in difficoltà; la prima acquisizione
di una certa rilevanza, consentendo il raddoppio della produzione di acciaio, è la Iron & Steel di Trinidad e Tobago
nel 1989. Negli anni novanta si moltiplicano le acquisizioni in tutto il mondo fino alla statunitense ISG International Steel Group, incorporata nel corso del 2005; in seguito a quest’ultima acquisizione la Mittal Steel è
divenuta il primo produttore mondiale di acciaio. Nel maggio 2006 ha lanciato un’OPA per rilevare il controllo
dell’Arcelor, la maggiore multinazionale dell’acciaio in termini di attività nel 2004.
16
Tab.I. 6 – TASSO MEDIO ANNUO DI INVESTIMENTO TECNICO
NEL DECENNIO 1995-2004 (%)
Industriali
Elettronica
Mezzi di trasporto
Meccanica
Alimentare e bevande
Chimica
Gomma e cavi
Energia
Carta
Siderurgia e metallurgia
11,2
11,2
9,6
8,3
7,8
7,3
6,9
6,1
5,4
Tutte le società
8,5
Telecomunicazioni
Utilities
9,0
5,7
Complessivamente, nel 1998-2004, la variazione della dimensione
media misurata in termini di totale attivo è in linea con quella misurata in
termini di fatturato (Tab.I. 7). Si evidenziano i settori energetico e
siderurgico in quanto la variazione della dimensione media in termini di
totale attivo risulta inferiore a quella in termini di vendite, ma va
sottolineato che il consistente incremento del fatturato si è realizzato in
massima parte nel 2004 in seguito all’aumento dei prezzi del petrolio, nel
primo caso, e dell’acciaio nel secondo (cfr. paragrafo vendite).
Nel terziario, le utilities e le telecomunicazioni hanno presentato, tra
il 1998 e il 2004, incrementi ancora più importanti della dimensione media
misurata in termini di totale attivo (Tab.I. 7): +131,8% le prime e +66,3% le
seconde (per le utilities tale variazione è inferiore a quella in termini di
vendite). Ciò è attribuibile, di nuovo e in massima parte, ai numerosi
processi di concentrazione, i maggiori dei quali sono stati i seguenti:
- nelle telecomunicazioni: nel 2000 in Europa la Vodafone (che nel
1999 si era fusa con la AirTouch Communications) ha rilevato la
Mannesmann (nella graduatoria storica delle operazioni di
concentrazione questa si colloca di gran lunga al primo posto assoluto
in termini di capitale investito) e, negli Stati Uniti, la Bell Atlantic si è
fusa con la GTE dando origine alla Verizon Communications; nel
17
2001 la Vodafone ha rilevato la Japan Telecom (4) e nel 2004 la
Cingular Wireless ha acquisito la AT&T Wireless (costituita nel 2001
come scorporo della AT&T); da segnalare che questa tendenza
all’aggregazione nel settore delle telecomunicazioni è proseguita a
ritmo ancora più sostenuto dopo il 2004 (cfr. Paragrafo primo
semestre 2005);
- nelle utilities: la E.ON ha rilevato nel 2002 la britannica Powergen e
nel 2003 la connazionale Ruhrgas (insieme costituiscono la seconda
maggiore operazione di concentrazione dopo la VodafoneMannesmann); la National Grid Transco (GB) ha rilevato nel 2000 la
statunitense New England Electric System e nel 2002 la Niagara
Mohawk (US) e la Lattice Group (GB); vi è inoltre da rilevare che una
quota importante dell’aumento delle dimensioni medie delle utilities è
derivata dall’inclusione della E.ON e della RWE in questo comparto
dal 2002 (in precedenza, data la loro diversa attività, erano state
ricomprese nell’aggregato industriale) (5); al netto di tale effetto,
l’incremento sarebbe stato dell’88% in termini di totale attivo.
L’espansione del settore delle telecomunicazioni è comunque stata
anche sostenuta da una crescita interna significativa: il tasso medio annuo di
investimento tecnico è infatti risultato pari al 9%, il quarto più alto dopo
l’elettronica, i mezzi di trasporto e la meccanica. Su questo stesso comparto
incidono, in maniera più consistente rispetto agli altri settori, gli aumenti
delle attività immateriali (costituite in massima parte dall’avviamento, oltre
che dal valore attribuito alle licenze) in seguito alle citate operazioni di
acquisizione e fusione: nel periodo 1998-2004 si evidenzia un +260% di
incremento degli intangibles. L’incremento della dimensione media
misurata in termini di totale attivo al netto di questi ultimi, nello stesso
periodo, segnala un +33,5%, inferiore allo sviluppo in termini di fatturato.
Da segnalare che l’incremento degli attivi immateriali è stato molto
sostenuto negli anni 2000-2001, quando si sono attuati i maggiori processi
di aggregazione, mentre a partire dal 2002 gli intangibles sono
progressivamente diminuiti prevalentemente per effetto dell’ammortamento.
4 Nel 2003 la Japan Telecom è stata scorporata in due società: Vodafone Japan (telecomunicazioni mobili) e Japan
Telecom (telecomunicazioni fisse), quest’ultima ceduta al Gruppo giapponese Softbank. Nel marzo 2006 anche la
Vodafone Japan è stata ceduta al Gruppo Softbank.
5 Fino al 2001, la E.ON e la RWE sono state incluse tra le multinazionali industriali; nel 2002 la loro
classificazione è stata rivista a seguito di operazioni aziendali che hanno progressivamente condotto al notevole
ridimensionamento delle attività manifatturiere ed alla focalizzazione del core business nell’ambito delle utilities.
18
Tab.I. 7 – 275 SOCIETÀ: DIMENSIONE MEDIA IN BASE AL TOTALE ATTIVO E AL FATTURATO
Dimensione media delle imprese: totale attivo (1)
1995
1998
2004
Variazione
Variazione
% 1998% 20041995
1998
mil EUR
mil EUR
mil EUR
22.207
22.058
17.624
11.737
9.846
9.065
8.928
6.937
7.934
25.873
30.862
21.119
14.661
12.067
9.654
10.993
9.458
9.748
50.493
42.834
27.475
21.805
17.117
15.626
15.001
13.818
13.017
16,5
39,9
19,8
24,9
22,6
6,5
23,1
36,3
22,9
95,2
38,8
30,1
48,7
41,9
61,9
36,5
46,1
33,5
Tutte le società
13.696
17.105
24.924
24,9
45,7
Telecomunicazioni
Utilities
21.962
…
29.972
17.891
49.854
41.466
36,5
…
66,3
131,8
Industriali
Energia
Mezzi di trasporto
Elettronica
Chimica
Meccanica
Siderurgia e metall.
Alimentare e bevande
Carta
Gomma e cavi
1995
mil EUR
Industriali
Energia
Mezzi di trasporto
Elettronica
Meccanica
Chimica
Siderurgia e metall.
Alimentare e bevande
Gomma e cavi
Carta
(1)
Dimensione media delle imprese: vendite
1998
2004
Variazione
Variazione
% 1998% 20041995
1998
mil EUR
mil EUR
21.224
23.625
16.860
10.397
10.166
8.442
10.887
8.897
6.528
22.176
30.724
20.592
12.191
11.882
8.284
12.636
10.441
7.700
62.959
36.600
25.780
16.091
15.551
14.733
14.623
13.256
10.459
4,5
30,1
22,1
17,3
16,9
-1,9
16,1
17,4
18,0
183,9
19,1
25,2
32,0
30,9
77,8
15,7
27,0
35,8
Tutte le società
13.503
15.967
23.087
18,2
44,6
Telecomunicazioni
Utilities
11.808
…
15.653
7.273
23.288
19.171
32,6
…
48,8
163,6
Incluse le immobilizzazioni immateriali.
19
Tab.I. 8– PRINCIPALI SOCIETÀ INDUSTRIALI IN BASE AL TOTALE ATTIVO
Primi 12 Gruppi industriali per totale
attivo (1) nel 2004
1993
2004
mld.
EUR
mld.
EUR
46,5
76,5
89,2
72,9
40,0
83,4
40,4
40,1
63,5
19,0
68,5
38,8
178,0
174,3
138,0
137,6
131,4
130,6
119,5
100,1
88,4
84,5
72,7
70,5
DaimlerChrysler (DE)
Toyota Motor (JP)
Royal Dutch Shell (GB)
ExxonMobil (US)
BP (GB)
General Motors (US)
Volkswagen (DE)
General Electric (US)
Ford Motor (US)
Total (FR)
IBM (US)
Siemens (DE)
Varia
zione
%
Primi 12 Gruppi industriali per totale
attivo (1) nel 1989
1989
mld.
EUR
282,8
127,8
54,7
88,8
228,5
56,6
195,8
149,4
39,2
344,7
6,1
81,7
Royal Dutch/Shell (GB)
General Motors (US)
Exxon (US)
IBM (US)
Toyota (JP)
Hitachi (JP)
Matsushita El. (JP)
Ford Motor (US)
BP (GB)
Fiat (IT)
Siemens (DE)
Nissan Motor (JP)
76,1
75,6
68,3
62,2
49,2
44,3
44,2
42,9
40,4
35,4
32,7
32,5
(1) Escluse le attività immateriali.
La Tab.I. 8 riespone i maggiori Gruppi industriali in ordine
decrescente di totale attivo nel 2004 e nel 1989. Rispetto all’analoga
classifica dello scorso anno, si segnala lo slittamento dalla terza alla sesta
posizione della General Motors, superata dalla Royal Dutch Shell che ha
scalato tre posizioni; inoltre l’espansione della General Electric ha fatto
slittare dall’ottavo al nono posto la Ford Motor. Nel 2004 la Germania e il
Regno Unito piazzano entrambe due Gruppi tra i 10 maggiori del mondo: la
prima, due multinazionali nel settore dei mezzi di trasporto, e la seconda,
due energetiche. Il capitale aggregato di queste quattro società europee è
superiore a quello delle quattro aziende statunitensi del 24% (nel 2003 era
del 17%). Nelle telecomunicazioni il gruppo di gran lunga di maggiore
dimensione è giapponese (NTT con 125 miliardi di euro di attivi) e la
presenza statunitense si limita a sole due società fra le prime 10 (Verizon e
SBC). La francese EdF e due tedesche (E.ON e RWE) occupano le prime
posizioni nelle utilities (Tab.III.4). Il confronto con la stessa classifica
stilata per le industriali nell’anno 1989 consente di valutare in primo luogo
l’espansione dei Gruppi operanti nell’energia, soprattutto per operazioni di
concentrazione e, in subordine, anche per l’effetto dell’aumento del prezzo
relativo del petrolio (+110% tra il 1989 e il 2004 in termini di dollari/barile
contro una variazione del deflatore del Pil dei Paesi OECD nello stesso
20
periodo del 38%); in secondo luogo, la perdita delle prime posizioni da
parte delle multinazionali statunitensi, con la General Motors superata dalla
Toyota al secondo posto (6) e l’IBM finita dal 4° all’11° posto (7); infine la
scomparsa di tutti i Gruppi giapponesi esclusa la citata Toyota (8) e la
sostituzione della Fiat (9) con la francese Total al decimo posto. Tendono
ora a dominare le multinazionali che trattano energia e mezzi di trasporto e
a perdere posizioni le imprese dell’elettronica (10). E’ ancora da osservare
che la distanza tra le prime in classifica e le altre, dopo essersi ridotta dal
1989 al 1995, è aumentata dal 1996 al 1999 (principalmente per le fusioni
Daimler-Chrysler e Exxon-Mobil) stabilizzandosi nel 2000-2002; dal 2003 è
poi tornata ad aumentare e nel 2004 il capitale investito dei primi sei Gruppi
è arrivato a superare del 66% quello dei successivi sei, come nel 1989.
Raffrontando l’elenco delle multinazionali industriali europee per
Paese di origine tra il 1993 (anno della nostra prima selezione) e il 2004, vi
è da rilevare quanto segue:
- Il numero delle imprese per nazionalità si è tendenzialmente ridotto:
la Germania è scesa da 25 a 18 Gruppi, il Regno Unito da 25 a 17, la
Francia da 24 a 20; ciò è dipeso principalmente dai già citati
processi di concentrazione.
- L’Italia è una prima eccezione al trend accennato: ha incrementato il
numero delle proprie multinazionali da 8 nel 1993 a 15 nel 2004 e
ciò a seguito di processi espansivi, soprattutto di Gruppi che nel
tempo hanno progressivamente superato la soglia dei 2 miliardi di
euro; nel periodo 2002-04 sono entrate in classifica la Fincantieri, la
Indesit (nel 2002 ha rilevato la britannica General Domestic
Appliances) e la Buzzi Unicem (nel 2004 ha rilevato la tedesca
Dyckerhoff).
6 La Toyota si segnala per una strategia controcorrente di crescita prevalentemente interna, derivata soprattutto
dall’espansione della base produttiva nei Paesi asiatici, in Nord America e in Europa. L’unica acquisizione di
qualche rilievo è stata quella della Daihatsu (prima casa automobilistica giapponese, fondata nel 1907), completata
nel 1998.
7 Sul ridimensionamento dell’IBM ha influito la cessione dell’attività di produzione dell’hardware: a fine anni ’90
importanti cespiti sono stati scorporati e ceduti alla Celestica (Gruppo canadese Onex) e a fine aprile 2005 è stata
ceduta la divisione personal computer alla Lenovo, società con sede a Hong Kong e stabilimenti in Cina e India.
8 Ciò è dovuto ad una minore crescita relativa, dato che Hitachi, Matsushita e Nissan continuano a collocarsi tra i
primi cinque gruppi nel loro Paese (Tab. III.4).
9 Fino al 2002 la Fiat compariva fra i primi 12 gruppi industriali del mondo (decima nel 2002); le difficoltà più
recenti, che hanno richiesto importanti disinvestimenti, l’hanno fatta scalare di parecchie posizioni collocandola al
23esimo posto nel 2004.
10 L’indagine esclude la statunitense Microsoft che opera esclusivamente nella prestazione di servizi software.
Negli anni 1993-2004 ha aumentato il capitale investito di 23 volte, ma il livello più recente (65,1 miliardi di euro)
non sarebbe comunque valso a piazzarla tra le prime 12 della Tab. I.5.
21
-
-
-
Nel Benelux, l’Olanda ha aumentato il numero delle proprie
multinazionali da 6 nel 1993 a 13 nel 2004; l’incremento di 7
multinazionali comprende l’EADS (società sostanzialmente
sovranazionale costituita nel 2000 concentrando attività
aeronautiche francesi, tedesche e spagnole), la ST che ha importanti
interessi in Italia e la Mittal Steel che nel decennio 1995-2004 ha
incrementato il proprio fatturato di oltre 10 volte, in massima parte
attraverso una serie di acquisizioni di società minori (nel 2004 si
colloca al quinto posto fra le multinazionali dell’acciaio mentre era
quindicesima nel 1993); nell’ambito delle società sovranazionali è
anche da ricordare l’Arcelor, nata nel 2002 dalla concentrazione di
attività siderurgiche francesi, belgo – lussemburghesi e spagnole.
La Scandinavia ha aumentato il numero dei suoi Gruppi da 12 nel
1993 a 28 nel 2004; ciò a seguito sia del raggiungimento della soglia
di 2 miliardi di euro da parte di alcune società, sia soprattutto di
processi di acquisizione e fusione.
La Svizzera è salita da 8 a 12 multinazionali con un significativo
incremento, nonostante il passaggio della Alusuisse sotto il controllo
della canadese Alcan nel 2000.
Le società di telecomunicazioni tra il 1998 (anno della nostra prima
selezione) e il 2004, segnalano un incremento da 21 a 27 unità, nonostante
le operazioni di concentrazione verificatesi in massima parte negli Stati
Uniti. L’incremento è dipeso da processi espansivi che hanno coinvolto
imprese che in precedenza non raggiungevano una dimensione sufficiente a
superare la soglia da noi fissata dell’1% del fatturato totale (ora pari a 6,5
miliardi di euro). E’ il caso di Vodafone (11), delle due cinesi, delle
statunitensi Qwest e Nextel (ora Sprint Nextel, dopo la sua fusione con
Sprint nell’agosto 2005) e della messicana Telmex.
Il numero delle società delle utilities è invece in diminuzione rispetto
al 1997 (anno a partire dal quale le società di tale comparto sono state
inserite nella nostra analisi) essendo passato da 25 a 18 unità; ciò è
principalmente dipeso da operazioni di concentrazione, in particolare delle
società statunitensi (quattro di esse sono confluite in società europee), della
già citata E.ON e della svedese Vattenfall (quest’ultima nel 2001-02 ha
11 Fondata nel 1984, ha incrementato il proprio attivo di 15 volte dal 1999 (anno in cui si è fusa con la AirTouch
Communications) al 2004; in tale periodo le acquisizioni più rilevanti sono state quelle della Mannesmann (nel
2000) e della Japan Telecom (nel 2001) (Tab. III.4).
22
esteso la propria sfera operativa al di fuori dell’area scandinava con
acquisizioni in Germania).
La presenza dell’azionista pubblico nelle multinazionali è
sostanzialmente stabile: nell’industria intorno al 5% in termini di totale
attivo, mentre nelle telecomunicazioni e nelle utilities la quota si mantiene,
rispettivamente, al 39% e al 30% circa (Tab.I. 9). Le maggiori imprese
ancora a controllo pubblico appartengono infatti all’area dei servizi: sono la
compagnia giapponese di telecomunicazioni NTT e l’azienda energetica
francese EdF. Nell’ambito delle telecomunicazioni si è verificata nel
settembre 2004 una significativa riduzione del possesso pubblico nella
France Télécom, peraltro non tale da intaccare il potere di comando (dal
54,5% al 42,2%). Proprio in Francia è massiccia la presenza dello Stato nel
capitale delle utilities EdF (87,3%) e Gaz de France (80,2%) anche dopo la
collocazione delle loro azioni in borsa (avvenuta, rispettivamente, nel
novembre e nel luglio 2005). La Scandinavia si segnala come il Paese con
la maggiore presenza pubblica, pari a quasi la metà del totale attivo e ad
oltre il 40% delle vendite, segue la già citata Francia e l’Italia; nell’ambito
delle sole manifatturiere, è l’Italia a registrare la più elevata presenza statale
(pari al 42% in termini di totale attivo), sebbene questo dipenda non tanto
dalle dimensioni del pubblico (che conta solo tre società, Eni, Finmeccanica
e Fincantieri), quanto dalla limitata importanza delle grandi multinazionali
private (12). In Germania, Svizzera e Giappone l’unica multinazionale a
controllo pubblico è quella operativa nel settore delle telecomunicazioni.
12 L’ENEL, principale azienda energetica italiana dopo l’Eni, non è compresa nell’indagine perché la componente
estera è inferiore alla nostra soglia del 10% del fatturato (essendo pari al 4,3% nel 2004 e all’8,3% nel 2005).
23
Tab.I. 9 - SOCIETÀ A CONTROLLO PUBBLICO (1)
N. di
società
Scandinavia
N. di
occupati
nel 2004
10
% su totale Paese
Francia
6
% su totale Paese
Italia
3
% su totale Paese
Benelux
2
% su totale Paese
Germania
1
% su totale Paese
Svizzera
1
% su totale Paese
Giappone
1
% su totale Paese
Totale
27 (3)
% sul totale
di cui:
Industriali
% sul totale
Telecomunicazioni
% sul totale
Utilities
% sul totale
14
6,1
10
37,0
3
16,7
Totale
attività (2)
al 31/12/04
Vendite
nel 2004
milioni EUR
milioni EUR
235.962
25,2
656.407
26,5
129.710
22,2
78.411
7,2
257.705
9,1
15.477
2,1
201.000
6,2
147.972
48,5
314.912
42,9
79.147
34,2
24.233
11,2
64.554
7,2
9.095
5,0
124.944
11,7
124.770
42,3
174.326
27,7
69.487
35,8
18.162
7,8
57.880
7,6
6.518
4,0
77.378
7,7
1.913.202
9,0
849.148
12,9
570.392
9,1
592.887
3,3
1.093.130
4,2
227.185
22,7
273.423
5,5
373.498
39,5
202.227
30,2
233.774
4,4
258.994
46,0
77.624
22,5
(1) Non vi sono imprese a controllo pubblico negli altri Paesi considerati nello studio. Per l’elenco delle società v.
Tab. III.4.
(2) Escluse le attività immateriali.
(3) Incluse due società di telecomunicazioni in Cina (China Mobile Hong Kong e China Telecom) e una in
Australia (Telstra).
Nell’ambito dei citati processi di aumento dimensionale, le
multinazionali hanno complessivamente incrementato il loro grado di
internazionalizzazione. La quota di fatturato che le imprese dell’area euro
hanno realizzato al di fuori dei loro paesi d’origine è passata dal 72,5% nel
2000 al 75,4% nel 2004 (Tab.I. 10). Tale variazione è stata comunque
inferiore a quella registrata dalle imprese nordamericane e soprattutto dalle
giapponesi. Le multinazionali con la maggiore presenza estera sono,
nell’area euro, quelle del Benelux, della Finlandia e dell’Irlanda (quota di
vendite all’estero sul totale delle vendite superiore al 90%), alle quali si
aggiungono quelle della Svizzera (96,8%); le multinazionali italiane sono
quelle che esportano di meno (58,5%). La ripartizione stimata delle vendite
in base all’ubicazione dei clienti è riportata alla Tab.I. 11; a livello di grandi
24
aree geografiche (Europa, Nord America e Giappone) le vendite verso
mercati non facenti parte della propria area di appartenenza coprono il 46%
del fatturato per le multinazionali europee, il 44% per quelle statunitensi ed
il 51% per quelle giapponesi (Tab.I. 10 e Tab.I. 40).
Tab.I. 10 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: VARIAZIONE DEL FATTURATO 2000-2004 (*)
Variazione % delle vendite
(in valuta locale)
2000-2004
Estero
Paese di
origine
Benelux
Finlandia
Irlanda
Germania
Francia
Italia
Area euro
Vendite all’estero (1) in % del
totale vendite
2000
2004
Variazione
-10,9
-1,0
49,7
-31,9
-16,4
11,5
-20,1
-15,0
8,3
44,4
-8,1
-12,4
1,8
-7,0
91,9
89,3
90,4
69,6
75,1
60,7
72,5
91,5
90,1
90,1
75,6
76,0
58,5
75,4
-0,4
0,8
-0,3
6,0
0,9
-2,2
2,9
Svizzera
Regno Unito
Svezia
Norvegia
-3,2
3,7
19,1
17,1
6,3
36,8
22,5
26,1
96,5
77,2
49,0
45,3
96,8
81,7
49,7
47,1
0,3
4,5
0,7
2,5
Giappone
Nord America
0,8
11,6
39,1
33,2
43,3
43,0
51,3
47,4
8,0
4,4
(*) Sono escluse Spagna e Danimarca, per le quali non sono disponibili i dati.
(1) Esportazioni dal Paese di origine + vendite delle controllate estere in Paesi diversi da quello di origine della
casa madre.
25
Tab.I. 11 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: RIPARTIZIONE DELLE VENDITE 2004
IN BASE ALLA LOCALIZZAZIONE DEL CLIENTE
Ubicazione del cliente
% del
Europa
campione
nazionale
Totale
Altre
Nord America
Paese di
origine
Totale
Paese di
origine
aree
in % del fatturato complessivo
Benelux
100
54
8 (*)
Francia
100
62
24 (*)
Germania
100
57
24 (*)
25 (*)
18 (*)
Italia
100
76 (*)
41
12 (*)
12 (*)
Scandinavia
100
69
23 (*)
17 (*)
14 (*)
Svizzera
100
40
30
30
Regno Unito
100
37 (*)
18 (*)
38 (*)
25 (*)
Europa
98
54 (*)
23 (*)
26 (*)
Nord America
98
23 (*)
56 (*)
Giappone
99
14 (*)
25 (*)
3 (*)
20
26
20 (*)
18 (*)
20 (*)
53 (*)
21 (*)
61 (*)
(*) Dati parziali, relativi in ogni caso a più della metà del campione.
Occupazione
L’occupazione del complesso delle imprese industriali è variata con
lo sviluppo degli attivi; essa è infatti cresciuta dal 1995 al 2000 (circa 1,6
milioni di occupati in più) per poi flettere nell’ultimo quadriennio (circa 800
mila unità in meno) (Tab.I. 37 e Tab.I. 38). Riguardo a quest’ultimo
periodo, i principali ridimensionamenti di forza lavoro sono stati realizzati
dai Gruppi francesi, britannici e nordamericani (questi ultimi hanno contato
da soli per il 44% della riduzione complessiva). Un caso a parte è quello dei
Gruppi tedeschi per i quali la diminuzione (circa 319 mila unità) è motivata
essenzialmente dal già citato passaggio di categoria della E.ON e della
RWE nel 2002 dalle imprese industriali alle utilities: a valori omogenei, in
Germania gli addetti sono in aumento di 20 mila unità. Incrementano
l’occupazione soprattutto le imprese irlandesi (+40%) e quelle del Benelux
(+12%). Quanto alle telecomunicazioni, gli effetti contrastanti
dell’espansione dell’attività da un lato e della ristrutturazione dei servizi
inefficienti dall’altro hanno portato nel 2004 ad un’occupazione pari a circa
26
quella di dieci anni prima; tuttavia escludendo dal campione le due società
cinesi costituite nell’ultimo decennio (13), i livelli di occupazione sarebbero
inferiori di circa il 13%. Relativamente alle utilities, in termini omogenei,
nel periodo 1997-2004 il numero dei dipendenti si è mantenuto
sostanzialmente stazionario.
Quanto al processo di internazionalizzazione, la tendenza
consolidata è verso una riduzione degli occupati nei Paesi di origine. Così è
avvenuto per le imprese europee lungo tutto l’ultimo decennio con
l’eccezione del 1998 e del 1999; al netto dell’effetto del cambio di categoria
delle due citate società tedesche e dell’uscita dall’area europea della
Alusuisse e della Pechiney (rilevate dalla canadese Alcan rispettivamente
nel 2000 e nel 2003), le flessioni più marcate si sono avute nel 1996 (-4,2%)
e nel 2000 (-6,1%) e la diminuzione complessiva del decennio è stata del
18,4%. Per contro, si è avuto un aumento del 40,5% degli addetti impiegati
all’estero. Una tendenza simile ha riguardato il Nord America dove però, ad
una flessione degli occupati nazionali pari al 14%, si è contrapposta una
crescita di quelli all’estero nell’ordine del 70,5%. I processi di
delocalizzazione produttiva hanno assunto rilievo; quelli più recenti hanno
interessato in misura consistente la Cina dove le multinazionali industriali
incluse nell’indagine operano con più di 1.300 affiliate (circa il 9% in più su
base omogenea rispetto all’anno precedente soprattutto grazie alle
multinazionali europee e nordamericane), delle quali circa 800 produttive
(queste ultime erano pari a circa 700 nel 2003). Le affiliate cinesi sono
possedute per poco più della metà da multinazionali con sede in Europa, per
poco meno di un terzo da società nordamericane e per il rimanente da
società giapponesi. La presenza unitariamente più incisiva è quella delle
multinazionali tedesche, francesi, svizzere e giapponesi, ciascuna delle quali
detiene, in media, il controllo di un numero di affiliate cinesi compreso fra
le 7 le 11 unità (Tab.I. 12). La significativa presenza delle multinazionali
conferma il crescente ruolo della Cina nell’internazionalizzazione passiva:
nel 2004 è il terzo Paese ricettore di investimenti diretti esteri (14) dopo gli
Stati Uniti ed il Regno Unito. Le ragioni che spingono le multinazionali ad
istituirvi loro affiliate (attività produttive, filiali commerciali o anche solo
uffici di rappresentanza creati in mancanza di un sistema di distribuzione o
13 Si tratta della China Mobile Hong Kong e della China Telecom costituite, rispettivamente, nel 1997 e nel 2002.
14 Fonte: Dati UNCATD – United Nations Conference on Trade and Development. Nel 2004 la Cina ha ricevuto
investimenti diretti esteri per 60,6 miliardi di dollari, gli Stati Uniti per 95,9 miliardi ed il Regno Unito per 78,4
miliardi.
27
per il controllo di qualità della produzione in loco) sono riconducibili
essenzialmente a strategie sia di ampliamento del mercato di sbocco
(caratterizzato da una crescita economica continua e significativa) che di
delocalizzazione produttiva (motivata in buona parte dalla disponibilità di
bassi costi di manodopera).
Tab.I. 12 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: PRESENZA DIRETTA IN CINA NEL 2004
Numero di affiliate con sede in Cina
Numero medio di affiliate per
ogni multinazionale
Produttive Commer- Totale
ciali e
altre
Produttive
Commerciali e
altre
Totale
Europa
406
296
702
3,1
2,2
5,3
di cui: Germania
Francia
Svizzera
Scandinavia
Benelux
Regno Unito
Italia
123
96
50
51
32
30
23
82
85
42
33
22
16
15
205
181
92
84
54
46
38
6,8
4,8
4,2
1,8
1,9
1,8
1,5
4,6
4,3
3,5
1,2
1,3
0,9
1,0
11,4
9,1
7,7
3,0
3,2
2,7
2,5
Nord America
230
149
379
3,6
2,3
5,9
Giappone
159
76
235
4,8
2,3
7,1
Totale
Variazione rispetto al 2003 (%)
795
13,9
521
18,4
1.316
15,6
Multinazionali con sede in:
A lato dei processi appena citati, tra il 1995 e il 2004 il valore della
produzione per dipendente (valore aggiunto al netto degli ammortamenti) è
aumentato per le imprese europee del 45,1% a fronte di un incremento del
costo unitario del personale pari al 21,9% (Tab.I. 13). Le corrispondenti
variazioni calcolate per i Gruppi nordamericani mettono in evidenza
incrementi sui dati in valuta locale più accentuati, rispetto a quelli in euro,
sia in termini di produttività (15) che di costi di lavoro; ciò deriva solo in
piccola parte dai movimenti del cambio dollaro/euro che hanno inciso per il
6% circa nell’arco dell’intero periodo (Tab. III.3). L’incremento del valore
aggiunto pro-capite delle imprese statunitensi è superiore di circa 8 punti
(dati in valuta locale) a quello delle società europee, mentre il differenziale
nel costo pro-capite del lavoro è a favore di queste ultime ed è pari a quasi
15 Si tratta peraltro di variazioni calcolate su dati a prezzi correnti, non essendo possibile individuare un deflatore
adeguato, trattandosi di imprese che operano in Paesi diversi.
28
26 punti: nel complesso il miglioramento dei margini è quindi a favore delle
società del vecchio continente (il rapporto tra la variazione del valore
aggiunto pro-capite e la variazione dei salari unitari è pari a 2,1 per le
europee e a 1,1 per le statunitensi). Tra le imprese europee, i maggiori
guadagni di produttività hanno riguardato, in valuta locale, il Benelux
(+62,6%), l’Italia (+57,3%) ed il Regno Unito (+47,5%). I Gruppi italiani
hanno, però, operato prevalentemente ridimensionando la manodopera,
segnalandosi per la diminuzione più elevata degli occupati rispetto a tutti gli
altri Paesi (a fine 2004 erano inferiori del 20,6% rispetto al 1995), mentre le
imprese del Benelux e del Regno Unito hanno ottenuto il miglioramento di
efficienza attraverso politiche espansive in presenza di economie di scala
(gli aumenti della forza lavoro sono stati superiori alla media europea).
Così, la variazione del valore aggiunto pro-capite registrata nel decennio è
stata pari a 2,5 volte quella dei salari unitari per le imprese italiane, 1,2 volte
per quelle del Benelux e 1,5 volte per quelle del Regno Unito. E’ infine da
osservare che i livelli del 2004 mostrano ancora le imprese britanniche, le
scandinave, le svizzere e le società di servizi tra quelle a maggiore
produttività e le imprese italiane, le francesi e le società del Benelux tra
quelle a minor costo unitario del lavoro. A queste ultime si aggiungono le
società di telecomunicazioni il cui basso costo pro-capite del lavoro (39,6
mila euro) è influenzato dalla presenza delle due multinazionali cinesi senza
le quali si attesterebbe a 48,3 mila euro; inoltre la variazione nel decennio
1995-04, pari a +1,8%, è ancora influenzata dall’ingresso nel periodo delle
due società cinesi (16), la cui esclusione porterebbe l’incremento al 24,2%.
16 Si tratta della China Mobile Hong Kong e della China Telecom costituite, rispettivamente, nel 1997 e nel 2002;
i loro costi unitari di lavoro sono pari mediamente a 10 mila euro nel 2004.
29
Tab.I. 13 - 275 SOCIETÀ: VALORE AGGIUNTO E COSTO DEL LAVORO PER DIPENDENTE
Valore aggiunto (1) per dipendente
2004
Costo del lavoro per dipendente
variazione % su 1995
000 di
EUR
2004
in EUR
(a)
valuta
locale
(a’)
000 di
EUR
65,8
76,9
110,0
84,4
67,8
68,5
85,0
+51,8
+64,9
+72,8
+40,2
+37,7
+27,0
+48,3
+62,6
+57,3
+47,5
+46,7
+43,9
+35,2
-
Europa
77,4
+45,1
USA
78,9
+43,7
Telecomunicazioni
90,4
+34,3
2
93,3
+38,7
Industria
Benelux
Italia
Regno Unito
Svizzera
Francia
Germania
Scandinavia
Utilities ( )
variazione % su 1995
in EUR
(b)
valuta
locale
(b’)
45,3
39,2
46,9
48,6
43,1
54,8
46,2
+44,9
+25,9
+49,5
+25,4
+11,5
+13,6
+32,0
+55,2
+20,1
+27,6
+31,2
+16,4
+21,0
-
-
47,8
+21,9
-
2,1
-
+52,8
55,4
+38,8
+47,5
1,1
1,1
-
39,6
+1,8
-
19,1
-
-
50,0
+16,3
-
2,4
-
(1) Al netto degli ammortamenti.
(2) Variazioni calcolate rispetto al 1997.
30
a / b a’/ b’
1,2
2,5
1,5
1,6
3,3
2,0
1,5
1,1
2,9
1,7
1,5
2,7
1,7
-
IL PERIODO 1995-2004: ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI
Vendite
Dopo il picco registrato negli anni 1999-01, le vendite delle imprese
industriali hanno risentito del negativo andamento della domanda mondiale:
nel 2002 e nel 2003 si è avuto un regresso, rispettivamente, dell’8% (la
variazione più insoddisfacente del decennio) e del 6%, mentre nel 2004 si
segnala una ripresa pari mediamente al 6%, sulla quale incidono sia la
migliorata congiuntura sia le variazioni di cambio dollaro/euro e yen/euro
(cfr. nota n.2 alla Tab.I. 14) e la decisa accelerazione delle vendite delle
imprese energetiche: se si considerano esclusivamente le manifatturiere,
l’incremento del 2004 viene quasi dimezzato ad un +3,3%. Le diverse aree
geografiche hanno tutte mostrato una crescita dei ricavi nel 2004,
particolarmente accentuata per le britanniche (+14%, trainata
essenzialmente dalle società energetiche che rappresentano il 73% del
fatturato complessivo; escludendole, lo sviluppo si riduce al 5,1%), per i
Gruppi nordamericani (+13,1%, ridotto a +9,8% per le manifatturiere) e, in
misura minore, per le italiane (+9,8% che cala al +8,2% se si eliminano
l’Eni e l’Edison che rappresentano il 39,5% del fatturato complessivo).
Considerando solo le società manifatturiere, in Europa l’incremento dei
ricavi nel 2004 è stato più accentuato per le imprese italiane (trainate in
buona parte dalla Riva il cui fatturato è aumentato del 45%: oltre il doppio
di quanto registrato dal settore dell’acciaio), per quelle del Benelux (anche
in questo caso trainate dalle multinazionali dell’acciaio, l’Arcelor e la
Mittal) e per le scandinave (dove gli incrementi sono stati più
uniformemente distribuiti fra le varie società dell’aggregato).
Una quota importante della dinamica delle vendite è derivata dalle
energetiche che incidono per oltre un quinto del totale ed influenzano inoltre
in modo indiretto anche i prezzi di vendita delle altre imprese (specialmente
di quelle chimiche e siderurgiche-metallurgiche). Nel 2004 la variazione dei
ricavi energetici è stata la più consistente (+17,3%), subito dopo quella
registrata dalla siderurgia e metallurgia (+22,1%) il cui impatto sul totale è
però molto più modesto (4,3%, cfr. Tab.I. 3); le vendite negli altri settori
hanno registrato incrementi in linea con la media generale. Per le
multinazionali dell’energia è stato determinante l’andamento dei prezzi del
petrolio (Fig. 5 e Tab.I. 15): dopo il forte aumento nel 2000 (col prezzo del
31
Brent a 28,3 dollari al barile che configura rispetto al 1999 un aumento del
60% in dollari e del 73% in euro) e l’assestamento intorno ai 25 dollari al
barile nel 2001-2002, vi è stata una ripresa delle quotazioni nel 2003 ed una
forte accelerazione nel 2004, anno in cui, con oltre 38 dollari al barile, si è
toccato il livello più alto dal 1985 (+32,8% in dollari, +22,8% in euro per
effetto della svalutazione della valuta americana, rispetto al 2003). Fra le
società energetiche, è da rilevare che quasi il 70% del fatturato è
determinato dalle prime cinque aziende: BP (UK), Royal Dutch Shell (UK),
ExxonMobil (US), Total (FR) e Chevron (US). Queste hanno incrementato
le vendite nel 2004 da un minimo del 23% della BP ad un massimo del 34%
della Royal Dutch (variazioni calcolate in dollari) (17).
L’incremento dei ricavi della siderurgia-metallurgia è stato
determinato in massima parte dalle multinazionali dell’acciaio: i prezzi dei
prodotti siderurgici, dopo un declino iniziato nel 1996 con fasi cicliche di
ripresa non significative, nel 2004 hanno registrato un incremento del 50%
rispetto all’anno precedente, in seguito alla forte pressione della domanda
mondiale sull’offerta e all’impatto che gli aumenti dei prezzi delle materie
prime hanno esercitato sui prezzi dei prodotti finiti (18). Nel 2004 la
produzione mondiale di acciaio, con una crescita del 9% rispetto all’anno
precedente, ha superato il miliardo di tonnellate prodotte (di cui quasi la
metà proviene dai paesi asiatici, in modo particolare Cina e Giappone) (Fig.
4).
Anche le utilities registrano una ripresa delle vendite nel 2004
(+2,3%) dopo la contrazione nel 2003, mentre le telecomunicazioni
accusano per il terzo anno consecutivo una flessione dei ricavi, seppur in
misura ridotta (-2,5% nel 2004 rispetto al -8% nel 2002 e 2003).
17 Fra queste cinque maggiori società energetiche, l’unica a redigere il bilancio in valuta diversa dal dollaro, è la
Total che utilizza l’euro: l’incremento del fatturato Total nel 2004 è limitato al 17% se calcolato in euro, pari ad un
+26% se convertito in dollari. Nel valutare il dato degli aggregati espressi in euro occorre considerare l’effetto
cambio, in particolare il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro (pari al 7,3% nel 2004 sul 2003, al 17% nel
2003 sul 2002 e al 16% nel 2002 sul 2001).
18 Oltre all’incremento dei prezzi del petrolio, nel 2004 sono aumentati anche quelli dei minerali di ferro e del
carbon fossile (20% circa).
32
Fig. 4
Imprese siderurgiche: prezzi, produzione e vendite dei prodotti siderurgici
Vendite
Prezzi
Produzione
Prezzi, produzione e vendite prodotti siderurgici (Index number 1995=100)
130,0
120,0
110,0
100,0
90,0
80,0
70,0
60,0
50,0
40,0
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
I movimenti valutari hanno prodotto nel 2004 una rivalutazione dei
fatturati esteri delle imprese nordamericane e giapponesi e l’effetto opposto
per le europee, sebbene l’impatto sia stato inferiore rispetto ai due anni
precedenti. Il 23% del fatturato estero delle imprese nordamericane è
realizzato in Europa (Tab.I. 11): l’incremento dei ricavi nel 2004
comprende l’effetto favorevole dovuto alla rivalutazione dell’euro rispetto
al dollaro (tale effetto incide fino all’11% dell’aumento registrato dalle
maggiori multinazionali interessate ai mercati europei). Di contro,
l’incremento più contenuto del giro d’affari nell’area euro si verifica in
Germania (+4%): le aziende tedesche sono anche quelle maggiormente
presenti in Nord America (Tab.I. 11) e che quindi hanno risentito in questi
ultimi anni in modo più accentuato della rivalutazione dell’euro sul dollaro.
Si segnalano DaimlerChrisler, Siemens, Volkswagen e BMW (il 68% delle
vendite tedesche in Nord America fa capo a queste quattro aziende) le quali
segnlano che l’incremento dei loro ricavi nel 2004 sarebbe stato
significatamene superiore senza l’effetto cambio dovuto alla conversione
dei dati di bilancio delle controllate statunitensi dal dollaro all’euro.
L’andamento del fatturato delle società industriali è correlato in qualche
misura a quello del prodotto interno lordo (Fig. 6).
33
Tab.I. 14 – 275 SOCIETÀ: VARIAZIONE ANNUALE DELLE VENDITE (*)
1996-98
1999-01
2002
2003
2004
2004 (1)
Industriali
Regno Unito
Italia
Scandinavia
Benelux
Francia
Germania
Svizzera
-3,3
2,0
5,0
3,6
5,7
8,5
8,8
17,4
10,2
11,9
12,0
10,1
8,5
3,9
0,7
-3,1
0,3
-5,5
-2,7
1,2
-5,4
6,0
-3,2
-5,0
-2,3
-3,6
-4,2
-2,3
14,0
9,8
9,1
8,5
7,4
4,0
1,5
5,1
8,2
7,2
7,4
3,3
4,0
1,5
Europa
Nord America
Giappone
230 società
4,8
3,1
3,7
4,9
12,5
7,1
1,1
13,3
-2,6
-0,6
5,3
-8,2
-3,6
8,2
3,6
-6,2
8,2
13,1
6,6
6,1 (2)
4,9
9,8
6,3
3,3
Di cui: 211 società manifatturiere
5,9
11,3
-7,9
-7,9
3,3
Telecomunicazioni
Utilities
7,5
…
17,8
13,3
-8,5
0,9
-8,2
-3,8
-2,5
2,3
PIL a prezzi correnti (3) OECD
3,1
2,8
1,6
2,1
3,4
(*) Calcolata su base omogenea.
(1) Relativo alle sole società manifatturiere.
(2) Media delle seguenti variazioni calcolate sui dati in euro: Europa 8.2%, Nord America 4.9%, Giappone 3.1%.
(3) Esclusi i Paesi ad alta inflazione.
Tab.I. 15 – RICAVI DELLE SOCIETÀ ENERGETICHE E PREZZO DEL PETROLIO
Numero indice dei ricavi da attività
energetiche delle 230 società industriali:
N. indice 1995 = 100
Incidenza dei ricavi da attività
energetiche sul totale delle vendite:
Europa
Nord America
Prezzo medio del greggio Brent (1)
N. indice 1995 = 100:
EUR per barile
USD per barile
1995
2001
2002
2003
2004
100,0
209,1
183,1
186,8
219,1
17,0
18,3
24,3
17,7
23,8
17,4
25,1
20,1
27,4
22,1
100,0
100,0
208,3
143,1
178,8
146,5
172,0
169,1
211,2
224,5
(1) Fonte: elaborazioni su dati IMF – International Monetary Fund (International Financial Statistic).
34
Fig. 5
Imprese energetiche: vendite, margine operativo netto e prezzo del petrolio
240
12,0
11,0
200
10,0
180
9,0
160
140
8,0
120
7,0
Net operating margin as % of sales
Crude oil price and Sales (index numbers 1995=100)
220
100
6,0
80
60
5,0
1995
1996
1997
Brent crude oil price
1998
1999
2000
Net sales
2001
2002
Net operating margin (NOM)
2003
2004
NOM (non-oil)
30,0
9,0
25,0
8,0
20,0
7,0
15,0
6,0
10,0
5,0
5,0
4,0
-
3,0
-5,0
2,0
1995
1996
1997
European companies
1998
1999
2000
U.S. companies
35
2001
Japanese companies
2002
2003
OECD nominal GDP
2004
nominal GDP: % change on previous year
companies' sales: % change on previous year
Fig. 6
PIL nominale dei Paesi OECD e vendite delle 230 società industriali:
variazioni % rispetto all’anno precedente
Ricerca e sviluppo
Seguendo la tassonomia OCSE, basata sull’intensità delle spese di
ricerca, è possibile raggruppare i settori di attività delle imprese in quattro
raggruppamenti industriali caratterizzati da diversa intensità tecnologica.
L’alta tecnologia copre il 23,7% del fatturato delle multinazionali (19). La
presenza delle imprese europee nel settore HT è la più scarsa (13,8% del
fatturato), mentre la più elevata (37,9%) è quella delle giapponesi, molto
impegnate nell’elettronica. L’Europa risulta complessivamente più
sbilanciata verso i settori tradizionali (LMT e LT) che coprono oltre la metà
del fatturato; gli Stati Uniti presentano una distribuzione più uniforme
(Tab.I. 16).
Tab.I. 16 - CLASSIFICAZIONE IN RAGGRUPPAMENTI INDUSTRIALI
PER INTENSITÀ TECNOLOGICA (FATTURATO 2004)
HT
MHT
LMT
LT
Totale
HT
MHT
LMT
LT
Totale
230
società
23,7
35,0
30,5
10,8
100,00
Giappone
37,9
47,8
12,1
2,2
100,00
Benelux
Svizzera
Scandinavia
32,3
14,6
24,4
28,7
100,0
30,3
24,8
5,6
39,3
100,00
19,1
32,0
30,4
18,5
100,0
Nord
America
30,3
30,7
26,4
12,6
100,00
Europa
13,8
33,5
40,2
12,5
100,00
di cui Europa
Francia
Regno Unito
15,6
32,2
43,4
8,8
100,0
11,2
1,3
79,1
8,4
100,0
Germania
Italia
6,1
80,5
9,6
3,8
100,00
5,5
30,6
55,8
8,1
100,0
Fra i Paesi europei, l’Italia evidenzia la minore concentrazione di
multinazionali ad alta tecnologia (5,5% del fatturato): di fatto, si tratta della
sola Finmeccanica, in quanto sono totalmente assenti aziende farmaceutiche
ed elettroniche; anche la Germania è debole nel raggruppamento HT (6,1%),
ma compensa abbondantemente con una significativa presenza in quello
MHT (80,5%).
Il Benelux e la Svizzera segnalano la maggiore
concentrazione di industrie ad alta tecnologia (oltre il 30% del fatturato): si
tratta in massima parte di multinazionali dell’elettronica, oltre alla EADS,
per il Benelux, e di multinazionali della farmaceutica per la Svizzera.
19 Tenuto conto dei dati disponibili, la classificazione è stata fatta per società invece che sulla base dei ricavi per
comparto.
36
Relativamente alle 230 multinazionali, la Tab.I. 17 riporta le
incidenze delle spese R&D sul fatturato.
Tab.I. 17 - SPESE R&D IN % DEL FATTURATO 2004
RAGGRUPPAMENTI INDUSTRIALI PER INTENSITÀ TECNOLOGICA
HT (1)
MHT (2)
LMT (3)
LT (4)
Italia
Regno Unito
Svizzera
Scandinavia
Francia
Germania
Benelux
16,5
15,3
15,1
13,2
9,5
9,0
8,4
3,9
2,6
3,5
2,3
3,6
4,6
5,3
0,8
0,2
0,1
0,4
1,1
2,0
-
0,7
0,5
1,6
0,6
0,8
1,4
2,2
Europa
Nord America
Giappone
11,4
7,2
6,0
4,1
4,3
4,3
0,6
0,3
1,0
1,3
0,9
1,7
8,1
4,2
0,5
1,2
230 società
(1) HT = high technology industries = farmaceutico, elettronico, aerospazio e difesa.
(2) MHT = medium-high technology industries = meccanico ed elettromeccanico, mezzi di trasporto, chimico.
(3) LMT = low-medium technology industries = gomma e cavi, siderurgico e metallurgico, energetico, prodotti per
l'edilizia, industria vetraria, costruzioni navali.
(4) LT = low technology industries = alimentare, tessile e abbigliamento, cartario, editoriale e grafico, legno e
mobili, pelli e cuoio, altro manifatturiero (occhialeria, gioielleria, tabacco ecc.).
Da rilevare che l’elevata percentuale di spese per ricerca e sviluppo
nel settore HT dell’Italia è motivata esclusivamente dalla sola Finmeccanica
che si distingue per essere, nello specifico comparto aerospaziale e della
difesa, la multinazionale con la più elevata incidenza (16,5%), davanti alle
britanniche BAE Systems (20) (12,2%) e Rolls-Royce (10,1%) e contro una
media del settore del 5,3% (21).
A livello di grandi aree geografiche (Europa, Nord America e
Giappone), è l’Europa a contraddistinguersi per la più elevata percentuale di
spese per ricerca e sviluppo sul fatturato 2004 nel settore HT. Questo dato
20 La BAE Systems detiene una quota del 20% nella Airbus (costruzione aeromobili ad uso civile e militare,
principale concorrente della statunitense Boeing), consolidata integralmente dalla EADS. Le spese per R&S sul
fatturato 2004 della Airbus sono state pari all’8,8% contro il 3,6% della Boeing.
21 Tale dato è influenzato dalle quattro multinazionali statunitensi (rappresentanti il 56% del fatturato aggregato
del settore aerospaziale) che registrano un valore medio di spese per R&D rapportate al fatturato 2004 del 2,6%:
tali spese riguardano soltanto quelle sostenute direttamente dalle società ed escludono quelle allocate fra i costi
generali e rimborsate, sulla base di specifici contratti di vendita a medio-lungo termine, dai clienti rappresentati in
massima parte dal Governo degli Stati Uniti (in modo particolare dal Dipartimento della Difesa). Questi contratti
assicurano alla società un rimborso dei costi di ricerca e sviluppo, ma sono condizionati dagli stanziamenti
governativi e dalle relative disponibilità di spesa programmate annualmente dal Congresso.
37
deriva dalla concentrazione in quest’area di multinazionali del settore
farmaceutico (complessivamente quello con la più elevata incidenza delle
spese per ricerca: 13,2%) le quali coprono quasi la metà del fatturato
aggregato del comparto HT europeo, e del settore elettronico che si
distingue per un’incidenza quasi doppia rispetto a quella del corrispondente
settore in Giappone e Nord America (le spese di ricerca nell’elettronica
europea, come accennato, sono influenzate dalle scandinave Ericsson e
Nokia) (Tab.I. 18).
Tab.I. 18 - SPESE R&D IN % DEL FATTURATO 2004 NEL RAGGRUPPAMENTO HT
Farmaceutica Elettronica
Europa
Fatturato del settore in
% sul fatturato HT
Nord America
Fatturato del settore in
% sul fatturato HT
Giappone
Fatturato del settore in
% sul fatturato HT
230 società
Fatturato del settore in
% sul fatturato HT
Aerospazio e
difesa
Media
HT
12,7
10,8
9,7
46,9
35,4
17,7
13,8
5,8
2,9
23,8
59,0
17,2
-
6,0
-
-
100,0
-
13,2
6,7
5,3
23,5
63,1
13,4
11,4
7,2
6,0
8,1
La tabella Tab.I. 19 riespone i maggiori Gruppi industriali in ordine
decrescente di incidenza di spese per ricerca e sviluppo nel 2004 e nel 1995.
38
Tab.I. 19 - PRIMI 10 GRUPPI INDUSTRIALI PER SPESE R&D IN % DEL FATTURATO
Eli Lilly (US)
AstraZeneca (GB)
Merck & Co. (US)
STMicroelectronics (NL)
Infineon Technologies (DE)
Finmeccanica (IT)
Roche Holding (CH)
LM Ericsson (SE)
Texas Instruments (US)
Sanofi Aventis (FR)
Media primi 10 Gruppi
2004
22,2
17,8
17,5
17,5
16,9
16,5
16,3
15,8
15,7
15,6
16,9
Boehringer Mannheim (DE)
Aerospatiale Matra (FR)
Pharmacia & Upjohn (US)
Astra (SE)
Roche Holding (CH)
Eli Lilly (US)
LM Ericsson (SE)
Glaxo Wellcome (GB)
Pfizer (US)
Novo Nordisk (DK)
Media primi 10 Gruppi
1995
24,7
24,5
18,1
16,2
15,6
15,4
15,3
15,1
14,4
14,2
16,8
Nel confronto fra le due classifiche si segnala nel 1995 una
concentrazione di industrie farmaceutiche (8 su 10), mentre nel 2004,
principalmente a seguito dei processi di fusione e acquisizione che hanno
interessato questo settore, la classifica appare più diversificata e compaiono
5 multinazionali della farmaceutica e 4 dell’elettronica, oltre alla
Finmeccanica.
Nel 2004 tre delle cinque farmaceutiche occupano
comunque i primi tre posti: al primo la Eli Lilly (era sesta dieci anni prima),
al secondo la AstraZeneca, nata nel 1999 dall’incorporazione della Astra
nella Zeneca (nel 1995 la Astra era al quarto posto e la Zeneca al 14esimo:
11,2%) e al terzo la Merck & Co. (era al dodicesimo nel 1995: 13,4%).
Seguono due multinazionali dell’elettronica, la ST (13esima dieci anni
prima: 12,4%) e la Infineon Technology (nel 1995 inclusa nella Siemens
che l’ha ceduta a terzi nel 2002). Da segnalare quindi la Finmeccanica,
risalita in dieci anni dal 21esimo (9,2%) al sesto posto, e la Texas
Instruments che ha recuperato ben 31 posizioni (era quarantesima nel 1995:
7,1%) (22).
Se si considerano le spese per ricerca e sviluppo in valore assoluto
(Tab.I. 20), queste classifiche vedono emergere altre aziende, in modo
particolare quelle dei mezzi di trasporto che costituiscono la più importante
specializzazione delle multinazionali manifatturiere e sono anche quelle di
maggiore dimensione: nel 2004 appartengono a questo settore tre delle
prime quattro aziende che spendono maggiormente in ricerca. Altra
presenza significativa nel 2004 è quella delle farmaceutiche che hanno
22 Nel 1998 la Texas Instruments ha ceduto alla Micron Technology il settore memorie, nel 2000 ha ceduto
ulteriori attività relative alla produzione di sensori e sistemi di controllo e nel 2001, nell’ambito di un piano di
ristrutturazione, ha chiuso tre stabilimenti.
39
rimpiazzato le elettroniche, più numerose nel 1995: negli ultimi dieci anni le
multinazionali farmaceutiche hanno incrementato sia le spese per la ricerca
(+67% in valore assoluto e +1,6 punti in rapporto al fatturato), sia la
dimensione media (+86%, in gran parte per fusioni e acquisizioni). Meno
consistenti le variazioni delle società elettroniche: spese per la ricerca +35%
in valore assoluto e zero punti in rapporto al fatturato, dimensione media
+56% in base al totale attivo (più per crescita interna che per processi di
concentrazione). Il rapporto tra spese di ricerca e dipendenti vede in testa le
multinazionali farmaceutiche.
Tab.I. 20 – SPESE R&D 2004 E 1995
2004
in milioni
di euro
DaimlerChrysler (DE)
Pfizer (US)
Ford Motor (US)
Toyota Motor (JP)
Siemens (DE)
General Motors (US)
Matsushita Electric (JP)
Glaxo SmithKline (GB)
Sanofi Aventis (FR)
Johnson & Johnson (US)
5,658
5,641
5,433
5,406
5,063
4,772
4,411
4,027
3,961
3,820
per dipendente
(migliaia di
euro)
15
49
16
20
12
15
14
40
41
35
1995
in milioni per dipendente
di euro
(migliaia di
euro)
General Motors (US)
6,546
9
Ford Motor (US)
5,080
15
DaimlerChrysler (DE)
4,867
15
IBM (US)
4,079
18
Siemens (DE)
3,960
11
Hitachi (JP)
3,737
11
Matsushita Electric (JP)
3,026
11
Toyota Motor (JP)
3,003
21
Fujitsu (JP)
2,617
16
Alcatel (FR)
2,581
13
NB: Nel 1995: Pfizer (1.125 milioni di euro) + Pharmacia (514 milioni) + Pharmacia & Upjohn (979 milioni) +
Warner-Lambert (391 milioni); Glaxo Wellcome (1.453 milioni) + SmithKline Beecham (791 milioni); Sanofi
Aventis: costituita nel 1999 dall'unione della Sanofi (Gruppo Elf Aquitaine) e della Synthelabo (Gruppo L'Oreal),
nel 2004 ha incorporato la Aventis (1.124 milioni) assumendo l’attuale denominazione; Johnson & Johnson (1.275
milioni).
A livello aggregato, nel decennio 1995-2004, l’intensità delle spese
per ricerca è progressivamente aumentata nel settore HT, con una
accelerazione negli anni 2000-2002 e un leggero calo (0,2 punti percentuali)
nel 2004, mentre nei settori a minor contenuto di tecnologia la tendenza
generale è verso la stabilità (Fig. 7).
40
Fig. 7 – Spese R&D in % sul fatturato
Raggruppamenti industriali per intensità tecnologica
HT
MHT
LMT
LT
8
7
6
5
4
3
2
1
0
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Nel 2004 le spese per ricerca e sviluppo (R&D) delle multinazionali
industriali hanno registrato una lievissima ripresa (+0,4%), dopo due anni
consecutivi di diminuzione (-8% nel 2003 e -10% nel 2002), a fronte di un
incremento molto più sostenuto del risultato corrente pari al +22% (Fig. 8).
Fino al 2001 non si era mai registrata una variazione di segno negativo, con
gli aumenti più consistenti registrati nel periodo 1999-2001. Si distinguono
positivamente le imprese italiane i cui investimenti in R&D nel 2004 sono
aumentati del 9%, ma rimangono ad un livello assai modesto (appena al di
sotto del 3% del fatturato) e fanno capo per l’85% a due soli gruppi, Fiat e
Finmeccanica; seguono quelle svizzere (+6,2% nel 2004) e, in misura
decisamente più contenuta, quelle britanniche (+0,9%) e quelle tedesche
(+0,7%), mentre le nordamericane e giapponesi hanno sostanzialmente
mantenuto il livello dell’anno precedente. Le riduzioni di spese per R&D
nel 2004 sono state registrate dalle imprese scandinave (-1,8%), francesi (1,3%) e del Benelux (-1,2%). In Scandinavia, dove oltre i due terzi delle
spese fanno a capo a Nokia e Ericsson, la riduzione è imputabile in massima
parte a quest’ultima che ha accusato una flessione del 9%.
41
Fig. 8
230 società industriali: spese R&D, utile corrente prima delle imposte e dividendi
250
230
Index number 1995 = 100
210
190
170
150
130
110
90
1995
1996
1997
1998
1999
R&D expenses
2000
2001
Current profit
2002
2003
2004
Dividends
Tab.I. 21 – SPESE R&D IN % DEL FATTURATO E PRO-CAPITE
Paese
230 società industriali
Spese R&D per
Spese R&D in %
dipendente 2004
del fatturato 2004 (migliaia di euro)
211 società manifatturiere
Spese R&D per
Spese R&D in %
dipendente 2004
del fatturato 2004 (migliaia di euro)
Svizzera
Benelux
Germania
Scandinavia
Francia
Italia
Regno Unito
6,4
5,7
4,6
3,8
3,3
2,9
2,0
14
12
11
13
9
11
12
6,4
5,7
4,6
4,8
4,5
5,2
7,9
14
12
11
13
10
13
20
Giappone
Nord America
Europa
Totale
4,6
4,0
3,7
4,0
14
12
11
12
4,8
5,1
5,2
5,1
14
12
12
13
Le incidenze più elevate delle spese di ricerca riguardano il settore
chimico-farmaceutico (8,6% del fatturato nel 2004); a ciò si deve l’elevata
percentuale registrata dall’insieme delle multinazionali svizzere (Tab.I. 21)
All’opposto sono le britanniche sul cui aggregato incidono in larga misura
42
le due società BP e Royal Dutch Shell: il settore energetico è quello con la
minore incidenza di tali spese (0,3% del fatturato) ed, escludendolo, la
percentuale britannica risulta pari al 7,9%, superiore anche a quella svizzera
(oltre alle multinazionali della farmaceutica Astrazeneca e Glaxo
SmithKline, nel Regno Unito hanno sede la Rolls Royce e la BAE Systems
che operano in un settore ad alta intensità di ricerca come quello
aerospaziale e della difesa). Nel settore energetico sono da valutare anche
le spese per l’esplorazione di nuovi giacimenti, le quali incidono per lo
0,6% del fatturato: se misurate in rapporto al fatturato upstream (ossia
relativo a esplorazione e produzione), al quale si riferiscono, questa
percentuale sale al 3,8% (in diminuzione rispetto al 2003 di 0,6 punti
percentuali); le imprese che nel 2004 hanno maggiormente investito
nell’esplorazione sono la Royal Dutch Shell (8,8%), la statunitense
Amerada Hess (8,7%) e l’Eni (8,3%).
Se si raffrontano le spese per ricerca e sviluppo con le distribuzioni
di dividendi nell’ultimo decennio (Fig. 8) si ottiene un quadro che vede una
tendenziale flessione delle prime, accentuata nell’ultimo triennio, ed un
aumento dei secondi: ponendo base 100 nel 1995, la linea dei dividendi si è
mantenuta sempre al di sopra sia di quella delle spese di ricerca sia di quella
del risultato corrente.
Per quanto riguarda i servizi, nel 2004 la diminuzione delle spese per
ricerca e sviluppo ha interessato anche le telecomunicazioni, a conferma del
trend decrescente iniziato nel 2001; influiscono su questa riduzione la NTT
e la BT Group (rispettivamente -7% e -2% se pesate sull’aggregato). Sulla
base dell’intensità di spese R&S sul fatturato, solo tre società registrano
valori sopra la media del settore: la svedese Telia Sonera (3,4%), la
giapponese NTT (2,9% e prima in valori assoluti con 2,3 miliardi di euro
dedicati alla ricerca nel 2004) e la britannica BT Group (1,7%). Seguono la
stessa tendenza di riduzione delle spese per ricerca e sviluppo anche le
utilities per le quali comunque il livello di tali spese è assai modesto (0,2%
del fatturato nel 2004) e sulle quali negli ultimi due anni hanno influito le
operazioni di dismissione che hanno progressivamente condotto la E.ON e
la RWE (23) a ridimensionare la propria attività manifatturiera per
focalizzarsi nell’ambito dei servizi.
23 Nel 2003 la E.ON ha ceduto la Degussa (chimica), in seguito rilevata dalla RAG, e nel 2004 la RWE ha ceduto
la Heidelberg (meccanica).
43
Risultati dei settori
Gli utili netti delle 230 multinazionali industriali sono passati da 243
miliardi di euro nel 2003 a 324 miliardi nel 2004, con un incremento del
33% (+1,2 punti in rapporto al fatturato), il più consistente del decennio
dopo quello del 2000 (+41%). Questo importante aumento, così come
quello di quattro anni prima, è dipeso in buona parte dal settore energetico
che segna un +37% dei propri profitti; le multinazionali manifatturiere
hanno registrato nel loro insieme un incremento pari a circa il 32%.
L’industria petrolifera si conferma la più profittevole, per il già citato effetto
della corsa dei prezzi del greggio, abbinato a quello dell’incremento della
domanda mondiale (anche per il sempre più incisivo peso di nuovi Paesi
come Cina e India (24)) e del contenimento della capacità estrattiva e di
raffinazione. Fra le società petrolifere quelle che più hanno saputo sfruttare
il periodo favorevole incrementando in maniera più sostenuta i rispettivi
profitti sono (dati in euro): Chevron (+70,9%), ConocoPhillips (59,2%) e
Statoil (53,8%). Come si vedrà più avanti, i dati del primo semestre 2005
confermano e amplificano il consolidamento della ripresa dei profitti,
sempre trainata dal settore energetico.
L’incremento degli utili netti nel 2004, rispetto al 2003, è attribuibile
al miglioramento del margine operativo netto (+1 punto in rapporto al
fatturato), al decremento degli oneri finanziari dovuto alla riduzione
dell’indebitamento e alla crescita dei risultati pro-quota di collegate non
consolidate da cui segue un aumento del risultato corrente di 1,2 punti in
rapporto al fatturato; a ciò si aggiunge il miglioramento del saldo delle
partite straordinarie, nel cui ambito si segnala il proseguimento alla
diminuzione degli ammortamenti sull’avviamento (in seguito all’adozione
del criterio dell’impairment test) (25) e l’incremento delle plusvalenze su
cessione.
24 Nel 2004 gli Stati Uniti sono stati i maggiori consumatori di petrolio con circa 20,9 milioni di barili al giorno,
seguiti dalla Cina, con 6,3 milioni, che ha scalzato il Giappone (5,4 milioni) proprio nel 2004; seguono Germania,
Russia ed India con consumi che oscillano tra i 2,4 e i 2,6 milioni ciascuno.
25 Si tratta del principio contabile americano SFAS n.142, introdotto nel 2002, che richiede una periodica
valutazione dell’avviamento e comporta una svalutazione solo nel caso in cui venga accertata una perdita durevole
di valore, in luogo dell’ammortamento annuo disposto dai criteri precedentemente in vigore. Lo stesso principio
figura tra le norme IAS/IFRS prescritte per le società europee dall’esercizio 2005 e da talune di esse anticipate a
partire dal 2002.
44
Il risultato corrente migliora del 22% nel 2004 rispetto all’esercizio
precedente (del 18,6% se si considerano solo le manifatturiere); in rapporto
al fatturato sia il margine operativo netto (9,6%) che il risultato corrente
(9,8%) sono in netta ripresa e raggiungono i livelli massimi del decennio;
quelli delle sole società manifatturiere (i cui valori sono, rispettivamente,
9% e 9,1%) si mantengono sempre (con la sola eccezione del 1998) ad un
livello inferiore a quello delle energetiche. Pure nei servizi la quota dei
margini operativi sui ricavi è in costante crescita a partire dal 2002; le
utilities si collocano a metà strada fra i livelli delle telecomunicazioni e
delle industriali (Fig. 9).
Nel 2004 emergono le seguenti dinamiche settoriali:
-
-
Nell’industria, la graduatoria degli utili correnti in rapporto al fatturato
evidenzia gli indici più elevati per il settore chimico, alimentare ed
energetico. La siderurgia-metallurgia si piazza al quarto posto
recuperando due posizioni rispetto al 2003, scambiando posizione con il
settore meccanico che scende al sesto; stabile in quinta posizione
l’elettronica (che per metà del fatturato aggregato fa capo a società
giapponesi), mentre i comparti più insoddisfacenti riguardano,
nell’ordine, i settori gomma e cavi, cartario e mezzi di trasporto (Tab.I.
22 e Tab.I. 23). L’incremento più consistente del rapporto utile
corrente/fatturato è registrato dal settore siderurgico-metallurgico (+5,4
punti rispetto al 2003) la cui performance è da attribuire in buona parte,
come già accennato, al significativo aumento dei prezzi di vendita dei
beni prodotti (+50%): se si considera solo l’aggregato delle
multinazionali dell’acciaio, l’incremento di tale rapporto è ancora più
consistente (+6,8 punti), così come quello dei profitti (che sono
quintuplicati). Nessun settore chiude in perdita nel 2004; importante
soprattutto il miglioramento del settore elettronico (+45,3%), attribuibile
in modo particolare alla svedese Ericsson (che ha registrato una
contrazione dei costi di gestione e un aumento dei volumi di vendita), e
di quello chimico-farmaceutico (+26,6%), dovuto in buona parte alla
Pfizer (US) che ha migliorato i margini in seguito all’integrazione con la
Pharmacia.
I risultati correnti rapportati al fatturato confermano ai primi posti le
imprese svizzere, scandinave e britanniche (Fig. 10); i maggiori
miglioramenti rispetto all’anno precedente sono stati registrati dalle
multinazionali scandinave e dalle società del Benelux (rispettivamente
45
-
+3,6 punti e +3,2 punti), che nel 2004 hanno anche raggiunto entrambe
il massimo del decennio, seguite dalle società italiane (+2,6) e svizzere
(+2,2).
Le telecomunicazioni nel 2004 decrementano del 41% gli utili rispetto
all’esercizio precedente, in gran parte a causa del saldo delle partite
straordinarie che include la svalutazione di attività della AT&T (-8,5
miliardi di euro), mentre vengono meno i ricavi straordinari registrati
nel 2003 dalla MCI in seguito all’applicazione del piano di
ristrutturazione della WorldCom; migliora invece il risultato corrente
del 7,4% raggiungendo i massimi livelli del decennio (circa 100 miliardi
come già nel 2000). Le utilities registrano un miglioramento sia del
risultato corrente che dell’utile netto (rispettivamente +12,5% e +75,6%
nel 2004).
46
Fig. 9
Margine operativo netto
11
9
% of sales
7
5
3
1
1995
1996
1997
1998
European companies
1999
2000
2001
2002
North American companies
2003
2004
Japanese companies
19
Industrial companies: % of sales
17
15
13
11
9
7
5
1995
1996
Telecommunications
1997
1998
1999
2000
Utilities
2001
Manufacturing companies
47
2002
2003
2004
Oil and energy companies
Tab.I. 22 - 275 SOCIETÀ: INDICI PER SETTORE NEL 2004
Settore (1)
No. di
società
Utile
corrente
prima
delle
imposte
Spese
R&D
Capitale
circolante
Capitale
netto /
Deb.
finanz.
in %
Invest.
tecnici
in %
delle
imm.
tecniche
% del fatturato
Industria
Chimica
Alimentare e bevande
Energia
Siderurgia e metallurgia
Elettronica
Meccanica
Gomma e cavi
Carta
Mezzi di trasporto
230 società
Telecomunicazioni
Utilities
40
24
19
18
31
29
5
10
34
230
16,4
13,7
12,4
11,5
8,1
7,6
6,2
5,7
4,9
9,8
8,6
1,5
0,3
1,1
6,7
4,4
3,4
0,6
4,4
4,0
11,5
3,9
2,0
12,0
5,1
4,7
16,2
9,1
11,4
7,2
217,8
134,9
342,0
152,2
235,0
293,1
115,1
110,0
81,0
168,6
6,2
7,2
6,7
4,8
9,7
7,9
7,0
3,9
11,3
7,8
27
18
15,5
9,9
1,4
0,2
-6,7
3,3
136,7
79,0
6,7
4,3
Capitale circolante = Crediti commerciali + Magazzino + Altre attività correnti – Debiti commerciali – Altre
passività correnti. (1) Escluse le industrie nelle quali il numero delle società considerate non era significativo.
Tab.I. 23 - 275 SOCIETÀ: MARGINE SULLE VENDITE, ROI E ROE, TAX RATE E ROTAZIONE
SETTORE NEL 2004
PER
Margine
operativo
netto
% su
fatturato
Tax rate
Rotazione
% dell’
utile lordo
Fatturato/
Capitale %
%
%
Industria
Chimica
Alimentare e bevande
Siderurgia e metallurgia
Energia
Elettronica
Carta
Gomma e cavi
Meccanica
Mezzi di trasporto
230 società
16,7
14,3
11,9
11,5
8,0
7,9
7,2
6,5
4,5
9,6
25,7
27,6
31,9
39,0
34,3
14,4
34,7
34,4
30,8
32,7
111,7
142,6
153,1
210,1
158,0
105,9
182,6
174,5
151,9
153,8
20,0
22,1
19,7
27,5
13,8
9,2
14,1
14,8
9,2
16,8
23,0
29,7
22,9
27,8
13,5
10,8
14,8
12,3
11,6
18,7
Telecomunicazioni
18,4
38,1
62,9
12,4
6,6
Utilities
13,0
31,6
89,0
13,7
17,0
Settore (1)
ROI
ROE
Capitale = Capitale netto + Debiti finanziari; ROI = (Margine sulle vendite + Proventi finanziari + Utili o perdite
di società valutate al patrimonio netto) / Capitale; ROE = Utile netto / (Capitale netto – Utile netto).
(1) Escluse le industrie nelle quali il numero delle società considerate non era significativo.
48
Fig. 10 – Utile corrente prima delle imposte in % delle vendite: per settore e per area
Chemicals
Telecommunications
Food and drink
Oil, energy and mining
Iron, steel and non-ferrous metals
Max 1995-2004
Utilities
2004
Electronics
Mechanical engineering
Rubber and cables
Paper
Automotive, aerospace and
shipbuilding
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
10,0
12,0
14,0
16,0
18,0
% of sales
Switzerland
Scandinavia
UK
North America
Benelux
Max 1995-2004
Italy
2004
All 230 companies
Europe
France
Japan
Germany
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
% of sales
49
10,0
12,0
14,0
16,0
Risultati delle aree
La Tab.I. 24 riporta gli indicatori dei risultati (margine operativo
netto, ROI e ROE) delle imprese industriali classificate in base alle aree
geografiche di appartenenza, unitamente agli elementi che concorrono a
determinarli. Come di consueto, gli indici sul capitale (ROI e ROE) sono da
valutare con molta cautela, essendo influenzati dalle differenti prassi
contabili e dalle politiche di bilancio delle singole imprese (per queste
considerazioni si rinvia alla Sezione III).
Tab.I. 24 - 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: INDICATORI DI RISULTATO
%
7,4
1,8
167,5
1995
Nord
America
%
10,3
0,7
197,4
16,3
23,0
6,2
16,6
20,9
10,0
39,4
10,2
-10,2
34,1
7,7
-4,2
52,7
3,3
-2,4
39,7
5,3
-3,3
30,1
5,7
-3,7
43,5
1,3
-9,5
36,7
35,0
49,6
32,7
30,1
43,1
13,2
24,1
4,7
18,6
23,1
9,6
Europa
Margine operativo netto *
Proventi finanziari *
Fatturato / Capitale
ROI
Debiti finanziari / Capitale
Costo del debito
Poste straordinarie in % del
risultato corrente
Tax rate #
ROE ^
Giappone
Europa
%
3,7
0,7
131,0
%
9,8
0,8
148,9
2004
Nord
America
%
11,1
0,4
163,3
Giappone
%
6,0
0,3
149,9
* In % del fatturato.
# In % dell’utile lordo.
^ Riferito al patrimonio netto esclusi gli interessi di terzi.
Le imprese nordamericane sono ancora le più profittevoli, pur
avendo diminuito il livello degli utili; quelle europee hanno ridotto la
distanza avendo accusato una flessione minore: in termini di ROI (26), dai
quasi sette punti del 1995 a quattro punti nel 2004; in termini di ROE (27)
26 Il ROI è calcolato come rapporto tra margine operativo netto (MON) e capitale investito (K). Esso può essere
scomposto come prodotto del margine sul fatturato (MON / F) e del tasso di rotazione del capitale (F / K) . Nelle
nostre elaborazioni il ROI è calcolato sommando al margine operativo i proventi finanziari e gli utili/perdite di
società valutate al patrimonio netto, allo scopo di tener conto del capitale investito nelle attività finanziarie. Tale
indicatore viene sovente indicato come ROA (return on assets).
27 Il ROE è calcolato come rapporto tra utile netto e capitale netto (CN). Esso può essere scomposto in
un’espressione che lo lega al ROI, al costo del debito (i), all’indicatore di leverage (DF/CN) e al tax rate t: ROE =
[ ROI + (ROI – i) x DF / CN ] x (1 – t).
50
dai circa undici punti del 1995, il divario si è ridimensionato a 4 punti e
mezzo circa (Tab.I. 25).
Tab.I. 25 – ROI E ROE DAL 1995 AL 2004
1995
1997
1999
2002
2003
2004
ROI
Europa
Nord America
Giappone
16,3
23,0
6,2
15,9
24,5
6,2
14,3
21,5
4,7
13,4
17,2
7,2
14,1
18,5
8,7
16,6
20,9
10,0
ROE
Europa
Nord America
Giappone
13,2
24,1
4,7
16,3
27,7
4,2
15,3
26,8
1,5
10,7
14,2
5,7
12,0
20,4
9,0
18,6
23,1
9,6
Il recupero delle multinazionali europee è derivato in primo luogo
dall’aumento dei margini operativi in presenza di una rotazione del capitale
diminuita meno che proporzionalmente rispetto a quella dei Gruppi
nordamericani (effetto dell’appesantimento dei capitali investiti a seguito
delle costose acquisizioni degli anni ’90). Altro aspetto favorevole alle
imprese europee è la ridotta differenza nel costo del debito (0,4 punti in
meno in luogo dei due punti e mezzo nel 1995). La migliore posizione delle
imprese nordamericane si conferma nel 2004 con margini operativi più
elevati in quasi tutti i settori, ad eccezione delle telecomunicazioni, dove
prevalgono le europee, e di quelli dei mezzi di trasporto e siderurgiametallurgia dove primeggiano le giapponesi (Tab.I. 26). Queste ultime, pur
rimanendo le meno profittevoli, hanno comunque migliorato
considerevolmente gli indicatori di rendimento fra il 1995 ed il 2004
(uguale tendenza, si è registrata anche per il ROE delle europee); ciò è
dovuto alla combinazione di più fattori: incremento dei margini, più elevata
rotazione del capitale, riduzione del costo del debito, delle partite
straordinarie e della tassazione.
51
Tab.I. 26 - 275 SOCIETÀ: MARGINE OPERATIVO NETTO IN % DEL FATTURATO NEL 2004
Europa
Nord
America
Giappone
Totale
Industria
Chimica
Alimentare e bevande
Siderurgia e metallurgia
Energia
Elettronica
Carta
Gomma e cavi
Meccanica
Mezzi di trasporto
Altre industrie
Totale industria
14,3
13,0
12,7
11,3
10,4
5,6
8,2
6,0
4,2
12,9
9,8
21,7
15,9
8,0
12,3
11,7
9,7
3,5
7,8
2,3
13,9
11,1
7,6
12,9
5,6
3,7
8,2
3,3
7,3
7,9
6,0
16,7
14,3
11,9
11,5
8,0
7,9
7,2
6,5
4,5
12,2
9,6
Telecomunicazioni
21,1
15,0
11,6
18,4
Utilities
12,7
27,5
-
13,0
Relativamente agli oneri tributari, il tax rate (Tab.I. 27), calcolato
escludendo le società in perdita, segue un andamento differente nelle tre
aree: le società europee, dopo l’aumento del 2003, registrano una
consistente riduzione nel 2004; all’opposto, le nordamericane evidenziano
una costante diminuzione dal 1995 al 2003, con un 2004 sostanzialmente
invariato; mentre le giapponesi, pur a fasi alterne, hanno complessivamente
ridotto il tax rate. Tale alternanza è presente anche nelle telecomunicazioni
con una considerevole diminuzione nel 2003 (anno in cui France Télécom,
Royal KPN e Deutsche Telekom hanno beneficiato di imposte differite a
seguito di ristrutturazioni societarie); per le utilities (dove assumono rilievo
le società francesi), l’indice si stabilizza a partire dal 2003 ad un livello di
poco superiore ai 30 punti (28).
28 Le aliquote rilevate rappresentano medie di oneri risultanti da sistemi tributari differenti vigenti nei Paesi ove
hanno sede le varie società appartenenti ai Gruppi e che le loro dinamiche vanno valutate tenendo conto
dell’organizzazione internazionale delle attività che comporta l'assoggettamento dei redditi a regimi fiscali
diversificati.
52
Tab.I. 27 – TAX RATE
2001
2002
2003
1995
imposte sul reddito in % dell’utile prima delle imposte (1)
2004
Industria
Europa
Nord America
Giappone
Totale
33,2
34,4
45,4
34,9
33,7
31,2
31,9
32,4
33,5
30,9
39,1
32,9
34,8
28,0
40,1
32,4
31,7
28,2
38,5
31,0
Telecomunicazioni
Utilities
38,4
…
29,0
26,1
34,0
26,0
18,7
31,0
30,0
30,5
(1) Indici calcolati escludendo le società in perdita.
53
Aspetti finanziari
Nel decennio 1995-2004 uno degli aspetti salienti della gestione
finanziaria dell’aggregato delle 230 società esaminate è stato il deciso
sviluppo del capitale investito, 63,6% in più, attestandosi a 3,5 miliardi nel
2004, dopo aver toccato il massimo di 4 miliardi nel 2001; questa situazione
è imputabile ad una decisa crescita del patrimonio netto (+ 74,8%) e ad una
più contenuta dell’indebitamento finanziario (+47,7%). Tale sviluppo era
stato sostenuto fino al 2001 da un deciso ricorso al debito, in concomitanza
con l’avvio di importanti acquisizioni, e nell’ultimo biennio dalla ripresa dei
profitti.
Nel 2004 il più elevato indice di patrimonializzazione (rapporto tra
capitale netto e debiti finanziari) è quello delle imprese industriali, pari al
168,6%, che rappresenta il massimo valore toccato nel decennio; al suo
interno i settori energetico e meccanico con, rispettivamente, il 342% e
293%, sono i più capitalizzati, mentre i settori dei mezzi di trasporto e
cartaceo riportano i valori minimi (rispettivamente, 81% e 110%). Anche
per le società di servizi i rimborsi netti di debiti degli ultimi tre anni hanno
migliorato la struttura finanziaria, sebbene questo stesso rapporto rimanga
ancora lontano dai massimi del decennio. Nel 2004 il capitale netto
tangibile risulta superiore alla consistenza dei debiti finanziari solo per le
imprese nordamericane e giapponesi; le energetiche si segnalano per il
massimo valore di solidità finanziaria (302%), mentre per le imprese di
servizi il capitale netto depurato dagli attivi immateriali non copre
nemmeno la metà dei debiti in essere. L’incidenza media degli attivi
immateriali sul patrimonio è inferiore nelle società industriali (35,3%)
rispetto alle telecomunicazioni (69,2%) e alle utilities (44,6%); le
giapponesi registrano l’incidenza più bassa, mentre, relativamente ai settori,
gli attivi immateriali pesano di più nelle imprese alimentari e nelle chimiche
(Tab.I. 28).
La quota di debito a breve scadenza è in diminuzione: per le
industriali, dove è stata superiore al 40% fino al 1999, è scesa nel 2004 al
32,8%, mentre si è attestata al 18,8% per le telecomunicazioni ed al 22,2%
per le utilities; il valore più elevato tra le società industriali è stato registrato
dalle giapponesi nel 1997 (50,6%), il più contenuto dalle nordamericane nel
2004 (19,9%). Sempre nel 2004 il rapporto tra debito e cash flow è massimo
54
nelle utilities (358,6%) e nei settori dei mezzi di trasporto (381,8%) e
cartario (360,8%) e minimo nei comparti energetico (64,4%) e chimico
(125,4%): le imprese di questi ultimi due settori (prese nel loro aggregato)
potrebbero ripagare il debito in essere con il solo cash flow generato
nell’arco di poco più di un esercizio (Tab.I. 28).
Tab.I. 28 - 275 SOCIETÀ: DEBITI E PATRIMONIO
Debiti finanziari
a fine 2004
% a breve
scadenza
% su cash
flow
Cap netto in
% dei debiti
finanziari
31 dicembre
2004
Cap netto tangibile
in % dei debiti
finanziari
31 dicembre
2004
Attivi
immateriali in %
del cap. netto
31 dicembre
2004
Industria
Energia
Meccanica
Elettronica
Siderurgia e metallurgia
Chimica
Gomma e cavi
Carta
Mezzi di trasporto
Alimentare e bevande
Totale industria
di cui:
Europa
Nord America
Giappone
28,1
23,5
33,0
28,9
32,5
31,3
12,4
40,2
31,9
32,8
64,4
130,8
147,5
158,0
125,4
234,5
360,8
381,8
174,5
167,5
342,0
293,1
235,0
152,2
217,8
115,1
110,0
81,0
134,9
168,6
302,3
159,1
157,6
128,9
101,7
96,5
63,6
61,7
29,7
109,2
11,6
45,7
32,9
15,3
53,3
16,2
42,2
23,8
78,0
35,3
35,7
19,9
42,1
181,8
116,5
264,6
151,7
231,8
129,8
96,2
128,0
117,9
36,6
44,8
9,2
Telecomunicazioni
18,8
202,3
136,7
42,1
69,2
Utilities
22,2
358,6
79,0
43,7
44,6
Le Tab.I. 29 e Tab.I. 30 riassumono gli impieghi e le risorse
nell’ultimo triennio. Le imprese nordamericane, dopo la marcata assunzione
di debiti nel 2002 (per circa 36 miliardi di dollari) hanno notevolmente
diminuito il ricorso al debito finanziario nel 2003 mentre nel 2004, per la
prima volta nel decennio, hanno effettuato rimborsi netti per 27 miliardi di
dollari (29). Tra le imprese nordamericane sono in controtendenza
principalmente la Procter & Gamble (con passivi finanziari pari a 21
miliardi di dollari nel 2004 è, in termini assoluti, la terza società
nordamericana più indebitata dopo General Motors e IBM) e la Pfizer;
queste hanno incrementato i debiti, rispettivamente, per circa 7 (in massima
parte imputabile al completamento dell’acquisizione della Wella e della
Hutchinson) e 4 miliardi di dollari. Le imprese europee, sempre nell’ultimo
29 Cfr. Tab.II.4 a pag.61.
55
triennio, hanno ridimensionato gli impieghi finanziari del 63,8% rispetto al
triennio precedente per effetto soprattutto della consistente riduzione dei
debiti pari a 147 miliardi di euro, di cui 76 relativi al solo 2002; tale
riduzione è però influenzata dal passaggio nel 2002 delle tedesche RWE ed
E.ON (30) al settore delle utilities, in seguito al cambiamento del loro core
business (a perimetro omogeneo la riduzione dei debiti europei sarebbe stata
pari a 117 miliardi nell’ultimo triennio). Tra le società europee, quelle
francesi e quelle tedesche sono le uniche ad avere peggiorato nel 2004
l’esposizione finanziaria: per le transalpine si segnala l’utilizzazione di
nuove linee di credito per 10 miliardi di euro da parte della Sanofi
Synthélabo (ora Sanofi Aventis) per finanziare parte dell’acquisizione della
Aventis nell’agosto 2004; fra le tedesche, la Volkswagen è la società che
riporta il maggior incremento dei debiti (+6 miliardi di euro) a fronte della
continua espansione dei servizi finanziari. Le imprese giapponesi
confermano la tradizionale bassa propensione alle acquisizioni,
proseguendo nel 2004 la riduzione dell’esposizione finanziaria grazie
soprattutto ad un incremento dei profitti (con il cash flow in aumento del
14,3% rispetto al 2003). Simile la situazione delle imprese di servizi che
effettuano nell’ultimo triennio un rimborso di debiti: le imprese di
telecomunicazioni soprattutto per effetto di cessioni di attività e di riduzione
degli investimenti tecnici (diminuiti di 200 miliardi di euro rispetto al
triennio precedente). Nell’ultimo triennio tutti i settori migliorano
l’esposizione finanziaria: il comparto dell’elettronica è quello a registrare,
in valore assoluto, la più elevata riduzione di debiti (-123 miliardi di euro),
seguito dal comparto energetico (-91 miliardi). Occorre segnalare che
l’entità del rimborso netto nei vari settori è influenzata dai dati delle società
al di fuori dell'area euro che hanno risentito della rivalutazione dell’euro
rispetto alle altre principali valute; escludendo l’effetto cambio, la
variazione dei debiti risulterebbe più contenuta.
Un altro aspetto da sottolineare è la leggera ripresa del tasso
d’investimento tecnico nel 2004, dopo due anni di diminuzione: il rapporto
tra spesa annuale e stock di immobilizzazioni in essere a fine esercizio è
passato dal 9,1% nel 2001, all’8,1% nel 2002 e al 7,5% (minimo storico dal
1989) nel 2003, per poi risalire al 7,8% nel 2004. La variazione di tale dato
non è stata uniforme fra le diverse aree geografiche: l’incremento più
30 Anche le variazioni indicate nella Tab. II.4 di pag. 30-31 e nella Tab. II.3 di pag. 144-145 comprendono la
riclassificazione dei dati RWE e E.ON.
56
significativo è stato registrato dalle imprese giapponesi (un punto in più, dal
6,7% al 7,7%) e, in misura minore, da quelle del Benelux (+0,6 punti), dalle
scandinave e francesi (entrambe +0,2 punti) e dalle statunitensi (+0,1 punti).
I restanti Paesi registrano una flessione del tasso d’investimento tecnico con
l’Italia che chiude la classifica con una diminuzione di mezzo punto,
riportandosi al di sotto dell’8% su cui si era stabilizzata nel triennio 20012003. La generale ripresa del tasso d’investimento nel 2004 è stata parallela
a quella del grado di utilizzo della capacità produttiva, così come messo in
evidenza dal rapporto fatturato/immobilizzi tecnici (Fig. 11).
Fig. 11
230 società industriali:
fatturato/immobilizzi e tasso d’investimento
150
9,5
145
Net sales as % of gross fixed assets
140
8,5
135
130
8
125
7,5
120
115
7
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Net sales
2001
Capital expenditure
57
2002
2003
2004
Capital expenditure as % of gross fixed assets
9
Tab.I. 29 – 275 SOCIETÀ: IMPIEGHI DEI FONDI NEL TRIENNIO 2002-2004
Investimenti
tecnici
Invest.
Finanziari
*
Dividendi
distribuiti
Altri flussi
Totale
in miliardi di euro
Industria:
Europa
%
477
54,3
254
33,6
159
64,1
890
47,3
254
28,9
272
35,9
58
23,4
584
31,0
165
18,8
162
21,4
12
4,8
339
18,0
-18
-2,0
69
9,1
19
7,7
70
3,7
878
100,0
757
100,0
248
100,0
1.883
100,0
%
294
81,1
29
8,1
65
17,9
-25
-7,1
363
100,0
%
105
61,4
7
4,1
25
14,6
34
19,9
171
100,0
Variazione
debiti
finanziari
Totale
%
Nord America
%
Giappone
%
Totale
Telecomunicazioni
Utilities
* Inclusa la variazione di partite diverse di natura residuale.
Tab.I. 30 - 275 SOCIETÀ: RISORSE FINANZIARIE NEL TRIENNIO 2002-2004
Cash flow
Industria:
Europa
Aumenti di
capitale
*
in miliardi di euro
%
1.003
114,2
837
110,6
279
112,5
2.119
112,5
22
2,5
-97
-12,8
1
0,4
-74
-3,9
-147
-16,7
17
2,2
-32
-12,9
-162
-8,6
878
100,0
757
100,0
248
100,0
1.883
100,0
%
602
165,8
59
16,3
-298
-82,1
363
100,0
%
175
102,3
4
2,4
-8
-4,7
171
100,0
%
Nord America
%
Giappone
%
Totale
Telecomunicazioni
Utilities
* Al netto degli acquisti di azioni proprie.
Dal lato delle risorse, la quota degli aumenti netti di capitale,
diminuita sensibilmente rispetto al triennio precedente, è negativa per 74
miliardi di euro soprattutto a causa degli ancora cospicui acquisti di azioni
proprie, principalmente effettuati dalle imprese nordamericane; di rilievo il
58
fatto che questi ultimi siano proseguiti indipendentemente dall’andamento
dei prezzi di borsa (Fig. 12). Prosegue la distribuzione dei dividendi anche
se continua a calare il pay-out ratio: dal 60,4% nel 2002 al 46% nel 2003 ed
al 37,4% nel 2004; nel 2004 il volume complessivo dei dividendi distribuiti,
in valore assoluto, è aumentato di circa il 6% rispetto al 2003, attestandosi
ad un ammontare di poco superiore ai livelli del 1999. Le imprese delle tre
aree mantengono sostanzialmente stabile nell’ultimo triennio il rapporto tra
dividendi dichiarati e fatturato (Tab.I. 31), fermo restando il consueto basso
indice delle nipponiche, mentre le telecomunicazioni e le utilities lo
incrementano; per queste ultime la variazione è in parte attribuibile
all’inglese Centrica che ha distribuito un dividendo straordinario di 1,05
miliardi di sterline dopo la cessione, nel settembre 2004, della controllata
AA - The Automobile Association Ltd. (riassicurazioni e servizi agli
automobilisti).
Tab.I. 31 – DIVIDENDI IN % DEL FATTURATO
Media
1995-2000
2001
2002
2003
2004
Dividendi dichiarati in % del fatturato (1)
Industria
Europa
Nord America
Giappone
Totale
2,2
2,9
0,4
2,2
2,3
2,9
0,4
2,2
2,2
3,0
0,4
2,2
2,4
2,9
0,4
2,2
2,5
2,8
0,5
2,3
Telecomunicazioni
Utilities
4,6
…
3,2
2,6
3,1
2,3
3,5
2,4
4,9
3,2
(1) Dividendi dichiarati nell’esercizio di competenza, pagati di norma l’anno successivo.
I dividendi rappresentano una quota consistente delle uscite
finanziarie delle multinazionali; considerandoli per cassa, sono passati dal
14,5% del totale nel triennio 1996-98, al 13,7% nel 1999-01, per poi
incrementarsi al 18% nel 2002-04. Quest’ultima percentuale sale al 21,4%
per le imprese nordamericane che confermano quindi l’adozione di una
marcata politica di distribuzione di mezzi finanziari agli azionisti. Nel 2004
le somme pagate a titolo di dividendo e l’ammontare degli acquisti di azioni
proprie effettuate dalle multinazionali nordamericane hanno toccato il
massimo del decennio; esse sono state pari, rispettivamente, a 71 miliardi di
dollari (6 miliardi in più rispetto al 2003) ed a 69 miliardi di dollari (+ 19
miliardi rispetto al 2003) per un saldo complessivo affluito al mercato, al
netto degli aumenti di capitale, che si attesta ad oltre 120 miliardi: si tratta
ancora del massimo registrato nel decennio, quasi il doppio del valore del
59
1995 (Tab.I. 32). Le risorse trasferite al mercato non risultano correlate in
modo statisticamente significativo all’andamento del cash flow (Fig. 13).
Nel 2003 e nel 2004 solo le imprese di telecomunicazioni hanno registrato
aumenti di capitale superiori ai dividendi distribuiti.
60
Fig. 12
Imprese europee e statunitensi: acquisti di azioni proprie
80.000
250,0
70.000
200,0
Share buybacks
50.000
150,0
40.000
100,0
30.000
20.000
50,0
10.000
-
0,0
1995
1996
1997
1998
Europe (milioni di euro)
1999
2000
USA (milioni di dollari)
2001
2002
2003
2004
MSCI World share index year end
Fig. 13
Imprese statunitensi: cash flow e mezzi finanziari distribuiti agli azionisti
450.000
200
4
Cash generation (US
400.000
200
0
350.000
300.000
200
1
200
3
1997
1999
2
R = 0,5252
2002
1998
1996
250.000
1995
200.000
50.000
60.000
70.000
80.000
90.000
100.000
Cash distributed to shareholders (USDm)
61
110.000
120.000
MSCI World share index
60.000
Tab.I. 32 - SOCIETÀ INDUSTRIALI: AUMENTI DI CAPITALE, ACQUISTI DI AZIONI PROPRIE E
DIVIDENDI PAGATI
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Totale
Aumenti di
capitale
Acquisti di
azioni proprie
(1)
milioni EUR
(a)
milioni EUR
(b)
10.000
8.068
11.405
19.881
67.448
23.190
22.928
14.658
10.201
45.055
232.834
9
2.085
2.705
5.078
8.407
18.368
20.902
15.324
13.087
19.740
105.705
milioni USD
(a)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Totale
Dividendi
pagati
Saldo
Cash flow
Società industriali europee
milioni EUR
milioni EUR
(c)
(d = b+c-a)
milioni EUR
(e)
%
d/e
13.546
22.786
23.531
30.730
-7.554
46.912
60.965
55.009
55.379
32.665
333.969
194.402
199.689
228.892
232.200
270.402
355.271
331.100
313.053
317.946
372.700
2.815.655
7,0
11,4
10,3
13,2
-2,8
13,2
18,4
17,6
17,4
8,8
11,9
Società industriali nordamericane
milioni USD
milioni USD
milioni USD
(b)
(c)
(d = b+c-a)
milioni USD
(e)
%
d/e
243.312
264.159
292.797
276.193
294.097
346.318
294.450
287.613
338.563
401.567
3.039.069
26,9
25,0
28,4
31,3
29,4
21,7
20,3
33,1
29,7
30,0
27,6
8.751
10.794
10.057
19.700
26.320
49.309
51.007
18.492
13.969
18.918
227.317
32.153
31.294
43.958
44.570
58.667
59.991
50.374
51.936
49.694
68.616
491.253
23.537
28.769
32.231
45.533
51.487
51.734
62.991
54.343
52.493
57.980
461.098
42.011
45.577
49.220
61.480
54.152
64.509
60.285
61.892
64.924
70.714
574.764
(1) Al netto delle azioni proprie vendute.
62
65.413
66.077
83.121
86.350
86.499
75.191
59.652
95.336
100.649
120.412
838.700
Tab.I. 33 – 10 SOCIETÀ INDUSTRIALI EUROPEE ED ALTRETTANTE NORDAMERICANE:
ACQUISTI DI AZIONI PROPRIE NEL TRIENNIO 2002-2004 E VARI INDICI
BILANCIO A FINE 2004
Acquisti di
azioni proprie
Cap. netto
tangibile /
Debiti
finanziari
ROI
in % sul capitale investito
Investimenti
tecnici
Total
BP
Glaxo SmithKline
Diageo
Nokia
AstraZeneca
Sanofi Aventis
BASF
BAT
Novartis
Media Europa
mil. EUR
%
10.493
7.794
5.945
4.367
4.010
3.673
1.980
1.726
1.688
1.588
36,9
22,2
46,6
23,2
34,4
29,9
7,3
26,0
20,2
18,4
16,6
mil. USD
Pfizer
ExxonMobil
Cisco Systems
IBM
Intel
Johnson & Johnson
Dell
Altria
Pepsi Co.
Procter & Gamble
Media Nord America
24.692
18.937
16.918
15.944
14.359
8.949
8.509
8.227
7.190
5.874
Società industriali europee
%
%
227,3
293,4
89,2
12,9
5.909,0
1.087,6
Neg.
376,2
Neg.
412,7
96,2
15,2
12,5
7,4
3,3
3,4
6,3
1,4
10,1
2,8
3,1
9,0
Società industriali nordamericane
%
%
%
19,7
37,0
26,4
22,3
27,2
37,6
63,7
28,7
33,8
26,2
20,9
68,4
1.180,2
n.c. (1)
85,1
3.856,2
702,0
1.284,2
Neg.
245,4
Neg.
128,0
(1)La società non ha debiti finanziari.
63
DI
2,9
10,5
2,4
8,3
9,7
6,3
7,5
3,3
8,0
5,3
6,7
Spese R&S
Fatturato
%
%
1,4
0,4
21,1
0,1
25,5
22,7
7,6
6,2
0,5
10,3
4,7
270,9
277,0
151,7
66,7
199,9
127,9
48,9
196,9
82,0
69,3
148,9
%
%
8,7
0,6
12,3
9,8
12,1
15,0
6,6
1,4
…
4,7
5,7
59,5
231,6
85,1
182,8
86,6
136,6
703,9
110,1
168,5
134,9
163,3
Gli acquisti più consistenti di azioni proprie nel decennio sono stati
realizzati dall’IBM (per 61 miliardi di dollari), dalla Pfizer (34 miliardi),
dalla Intel e dalla ExxonMobil (32 miliardi ciascuna), dalla Merck e dalla
General Motors (25 miliardi ciascuna) e da Altria Group (22 miliardi). Per
quanto riguarda le imprese europee, nel 2004 gli aumenti di capitale si
attestano a 45 miliardi di euro (10 miliardi nel 2003) di cui 35 relativi alla
Sanofi Synthélabo per la già citata acquisizione della Aventis; le società
europee nel 2004 aumentano inoltre di circa 6 miliardi sia l’ammontare dei
dividendi distribuiti che gli acquisti delle azioni proprie. La Total, la BP e la
Glaxo SmithKline sono le uniche europee ad aver acquistato nel decennio
1995-2004 azioni proprie per un valore complessivo superiore a dieci
miliardi di euro (rispettivamente per 18, 12 e 11 miliardi). Le imprese di
telecomunicazioni hanno effettuato nel 2004 aumenti di capitale per 31
miliardi di euro (di cui 26 miliardi relativi alla Cingular Wireless per
l’acquisizione della AT&T Wireless nell’ottobre 2004), a fronte di acquisti
di azioni proprie per complessivi 15 miliardi (di cui oltre un terzo effettuati
dalla Vodafone. Per le utilities nel 2004 il saldo tra aumenti di capitale ed
acquisto di azioni proprie è positivo anche se di importo modesto (un
miliardo di euro).
Generalmente gli acquisti di azioni proprie vengono effettuati con lo
scopo di sostenere la quotazione delle azioni in borsa, incrementare gli utili
per azione e ridurre il grado di patrimonializzazione e di conseguenza il
costo medio del capitale. La Tab.I. 33 elenca i 10 Gruppi europei e
nordamericani che hanno realizzato i maggiori acquisti di azioni proprie nel
triennio 2002-2004, unitamente ad alcuni indicatori di redditività e di
struttura finanziaria: questi Gruppi tendono a registrare indicatori di
rendimento sul capitale superiori alla media (la statunitense Dell e la
britannica Glaxo SmithKline sono le società più profittevoli), ma anche
strutture finanziarie più fragili. Infatti nel 2004 le politiche di buyback si
accompagnano nel 40% dei casi a valori del capitale netto tangibile
rapportato ai debiti finanziari inferiori a quelli medi delle rispettive aree di
appartenenza (due multinazionali statunitensi e due europee espongono
addirittura un patrimonio netto tangibile negativo); prevale inoltre una bassa
propensione agli investimenti tecnici (7 europee e 5 statunitensi investono al
di sotto della media) e, soprattutto in Europa, alle spese di ricerca (ad
eccezione di alcuni esempi “virtuosi”).
64
La struttura di finanziamento del capitale (Tab.I. 34) si è modificata
rispetto al 1997. I mezzi propri, anche se con andamenti alterni nelle varie
aree, rappresentano ancora la parte più cospicua del capitale investito. I
principali cambiamenti hanno riguardato le imprese europee che hanno
incrementato di quasi 11 punti le emissioni obbligazionarie (portandosi al
livello delle nordamericane e giapponesi), riducendo nel contempo la quota
del patrimonio netto (-2,3 punti) e quella del finanziamento bancario (-8,6
punti). Per le imprese nordamericane la struttura del capitale investito è
sostanzialmente invariata nel periodo in questione. La componente
obbligazionaria presenta l’incidenza più elevata (26,7% a fine 2004); in tale
ambito, le imprese che registrano le maggiori consistenze sono la General
Motors (circa 33 miliardi di dollari di obbligazioni), la Altria Group (20
miliardi), la Procter & Gamble (19 miliardi) e la Pfizer (17 miliardi). Le
imprese giapponesi hanno seguito un andamento simile a quello delle
nordamericane, ma con un’intensità maggiore: diminuiscono anch’esse
l’indebitamento bancario (-11,1 punti attestandosi al 18,1% che rappresenta
comunque l’esposizione più elevata verso gli istituti creditizi),
incrementando di 13,5 punti la quota di patrimonio netto (con un valore
ormai vicino a quello delle società europee).
Le utilities riportano ancora la più bassa incidenza del patrimonio
netto sul capitale investito (45,2% in calo di circa 7 punti), bilanciata dal
generale e più ampio ricorso al debito obbligazionario (salito di quasi 10
punti attestandosi a 34,3%) e a quello bancario (13%; solo le giapponesi
riportano un valore più elevato). Sempre tra le utilities, i bond emessi da
RWE, National Grid Transco, E.ON, Endesa e Suez (ciascuno di ammontare
complessivo superiore ai 10 miliardi di euro) pesano per circa il 60% delle
consistenze totali del comparto. Il 46% delle obbligazioni di queste 5
società ha scadenza oltre i 5 anni.
65
Tab.I. 34 – 275 SOCIETÀ: STRUTTURA DEL CAPITALE A
FINE 2004
Capitale
Capitale netto
Debiti finanziari
Obbligazioni
Banche
Altri
Totale
% del capitale complessivo
Industriali
Europa
Variazione rispetto al 1997
Nord America
Variazione rispetto al 1997
Giappone
Variazione rispetto al 1997
230 società
59,3
-2,3
69,9
3,6
56,5
13,5
62,4
25,6
10,9
26,7
-1,1
23,4
-3,6
25,6
10,6
-8,6
2,4
-0,8
18,1
-11,1
9,2
4,5
1,0
-1,7
2,0
1,2
2,8
40,7
2,3
30,1
-3,6
43,5
-13,5
37,6
Telecomunicazioni
Variazione rispetto al 1997
57,8
6,2
31,4
-1,6
5,7
-6,5
5,1
1,9
42,2
-6,2
Utilities
Variazione rispetto al 1997
45,2
-6,7
34,3
9,7
13,0
-2,6
7,5
-0,4
54,8
6,7
N.B.: rilevazione parziale riferita ad un sottoinsieme di imprese il cui fatturato rappresenta da un minimo dell’81%
ad un massimo del 100% del totale 2004 dei rispettivi Paesi.
66
Tab.I. 35 – SOCIETÀ INDUSTRIALI EUROPEE: STRUTTURA DEL CAPITALE
Capitale investito
Capitale netto
Debiti finanziari
Obbligazioni
Banche
Altri
Totale
% del capitale complessivo
Industriali
Benelux
2004
2000
1997
66,3
53,5
69,8
21,0
27,6
12,8
8,0
11,9
14,3
4,7
7,0
3,1
33,7
46,5
30,2
Francia
2004
2000
1997
55,7
56,1
53,9
26,9
17,1
20,3
13,6
19,5
17,3
3,8
7,3
8,5
44,3
43,9
46,1
Germania
2004
2000
1997
47,1
51,0
61,7
35,5
26,2
12,6
12,1
18,1
22,7
5,3
4,7
3,0
52,9
49,0
38,3
Italia
2004
2000
1997
54,3
48,3
49,8
20,4
14,0
8,0
20,4
27,6
36,5
4,9
10,1
5,7
45,7
51,7
50,2
Scandinavia
2004
2000
1997
68,3
61,6
62,6
16,7
17,1
12,7
8,3
17,3
21,0
6,7
4,0
3,7
31,7
38,4
37,4
Svizzera
2004
2000
1997
69,1
64,8
63,3
21,6
18,4
15,9
5,5
11,1
17,1
3,8
5,7
3,7
30,9
35,2
36,7
Regno Unito
2004
2000
1997
71,6
70,7
69,7
21,8
18,3
17,3
5,1
8,3
9,5
1,5
2,7
3,5
28,4
29,3
30,3
Europa
2004
2000
1997
59,3
57,8
61,6
25,6
20,3
14,7
10,6
16,3
19,2
4,5
5,6
4,5
40,7
42,2
38,4
N.B.: rilevazione parziale riferita ad un sottoinsieme di imprese il cui fatturato rappresenta da un minimo dell’
81% ad un massimo del 100% del totale 2004 dei rispettivi Paesi.
67
Relativamente al finanziamento del capitale investito delle società
industriali dei singoli Paesi europei, i processi di crescita hanno comportato,
a fronte di un livello pressoché invariato del capitale proprio, una
sostituzione del debito bancario con quello obbligazionario (Tab.I. 35). In
particolare valgono le seguenti osservazioni:
-
-
-
vi è stata una leggera riduzione della quota di patrimonio netto a livello
complessivo; le imprese tedesche la riducono di circa 15 punti, quelle
del Benelux di 3,5 punti rispetto al 1997; le svizzere e le scandinave
l’incrementano di quasi 6 punti, seguono le italiane (oltre 4 punti in più);
pressoché stabili le francesi e le britanniche (quest’ultime, con una quota
del 71,6%, hanno la più alta incidenza del patrimonio netto sul capitale
investito); le imprese tedesche sono anche quelle che hanno registrato lo
sviluppo più sostenuto del capitale investito (+86,7%), quelle italiane il
più basso (+19,6%) a fronte di una media europea del 56%;
la quota coperta da obbligazioni è in aumento; le variazioni principali
hanno riguardato, nell’ordine, le imprese tedesche (+23 punti con
un’incidenza sul capitale investito del 35,5% che è la più elevata tra le
società industriali e di servizi), le italiane (+12,4 punti), quelle del
Benelux (+8,2 punti) e le francesi (+6,6 punti);
la maggiore quota delle obbligazioni ha consentito una generale riduzione di quella dei finanziamenti bancari; le diminuzioni più consistenti
sono registrate dalle imprese italiane (16,1 punti), scandinave e svizzere
(rispettivamente 13 e 12 punti circa); le multinazionali italiane sono
ancora le più esposte verso il sistema bancario con un’incidenza sul
capitale investito pari a circa il doppio della media europea.
Si ricorda che le nostre rilevazioni escludono le componenti
finanziarie (che hanno natura molto vicina a quella di vera e propria banca
organizzata) della General Motors, della Ford Motor e della General
Electric (costituite rispettivamente, da GMAC, Ford Motor Credit e GECS).
Queste affiliate hanno in essere cartolarizzazioni di crediti per un importo
complessivo residuo a fine 2004 pari a 176 miliardi di dollari (operazioni
rilevate nei conti d’ordine) e contano nei loro bilanci un totale di debiti pari
a 784 miliardi di dollari, ovvero circa 13 volte quelli della rispettiva sezione
industriale (Tab.I. 36). Se si considerano anche i passivi di queste
controllate (ad esclusione delle cartolarizzazioni), il rapporto patrimonio
netto/debiti dell’aggregato nordamericano diminuirebbe dal 231,8%
all’86,6%.
68
69
16,9
129,0
174,0
Ford
GE
Totale
61,9
11,0
18,4
32,5
(b)
Sezione
industriale
311,2
154,8
65,4
91,0
Breve
scadenza
472,4
206,5
89,1
176,8
783,6
361,3
154,5
267,8
m/l
Totale
scadenza
(in miliardi di USD)
Controllate finanziarie (*)
(c)
Debiti finanziari
271,0
96,1
82,7
92,2
Retail
(**) Inclusi mutui ipotecari.
190,4
139,9
22,7
27,8
134,5
46,5
8,4
79,6
(**)
595,9
282,5
113,8
199,6
Wholesale Altri Totale
Crediti finanziari
(*) General Motors Acceptance Corp. (GMAC), Ford Motor Credit, General Electric Capital Services (GECS).
28,1
GM
(a)
Capitale
netto
281,1
1.172,7
91,8
86,5
a/b
%
20,6
34,6
9,8
9,4
a/(b+c)
Cap.netto/debiti
finanziari
Tab.I. 36 – GENERAL MOTORS, FORD MOTOR, GENERAL ELECTRIC: INDEBITAMENTO CONTROLLATE FINANZIARIE NEL 2004
IL PRIMO SEMESTRE 2005
Le tabelle da Tab.I. 41 a Tab.I. 46 riportano i riepiloghi dei dati
semestrali 2004 e 2005. Essi si riferiscono ad un numero di società che,
rispetto al campione considerato in questa indagine, rappresenta in termini
di fatturato il 96% delle imprese industriali europee e giapponesi ed il 100%
delle imprese industriali nordamericane, di quelle di telecomunicazioni e
delle utilities. Il periodo considerato è gennaio-giugno, salvo per la
maggioranza delle imprese giapponesi e circa un terzo di quelle britanniche
i cui esercizi annuali chiudono a fine marzo; i loro dati semestrali si
riferiscono perciò al periodo aprile-settembre.
I Gruppi industriali
La gestione dei primi sei mesi del 2005 ha confermato il recupero
del comparto industriale registrato nel primo semestre 2004; i margini
operativi sono infatti migliorati del 15,9% ed il risultato corrente del 18,1%.
Il miglioramento dei profitti ha riguardato le imprese di tutte le aree, con le
europee in vantaggio sull’incremento dei margini operativi (26,9%), seguite
dalle imprese nordamericane (7%) e giapponesi (6,5%), ed è stato trainato
essenzialmente dalle multinazionali energetiche le quali hanno segnato un
+40% di incremento sia dei margini che del risultato corrente (nel periodo
primo semestre 2004-2005 il prezzo del petrolio è salito del 45%). I margini
operativi delle sole imprese manifatturiere sono invece migliorati solo del
6,7%, il risultato corrente del 9%. Le imprese europee, grazie anche ad un
miglioramento del saldo oneri e proventi finanziari più accentuato rispetto a
quello registrato nelle altre aree ed in massima parte dovuto ad un aumento
di oltre il 20% degli utili delle società valutate al patrimonio netto, chiudono
con una variazione del risultato corrente (+29,1%) più favorevole di quella
delle imprese nordamericane (+10,2%) e giapponesi (+6,3%). Il saldo netto
delle partite straordinarie è sempre negativo; quello delle imprese
giapponesi e nordamericane si è quasi dimezzato (-45% circa per entrambe)
ed ha contribuito ad un incremento degli utili netti, più accentuato per le
giapponesi (+14,7%), mentre in Nord America è stato più che riassorbito dai
maggiori oneri tributari. Le imprese europee hanno invece registrato un
saldo negativo degli oneri e proventi straordinari di oltre 3 miliardi di euro
contro un valore pressoché nullo nel 2004, dovuto prevalentemente al venir
meno delle plusvalenze realizzate nel 2004 dalla Orkla sulla cessione del
70
40% della Carlsberg Breweries (circa 1,5 milioni di euro) e dalla Anglo
American sulla cessione della AngloGold e Gold Fields (complessivamente
circa 1,3 milioni di euro), oltre ad oneri di ristrutturazione, svalutazioni e
dismissioni di attività relativi a diverse società nel 2005 (gli importi più
significativi sono stati registrati dalla Sanofi Aventis, con 0,6 milioni di
euro per ristrutturazioni, e dalla Unilever con 0,4 milioni di svalutazione
marchi), pur compensati dalla plusvalenza contabilizzata dalla Fiat relativa
allo scioglimento del master agreement con la General Motors (1,1 milioni
di euro). Gli utili netti nel loro complesso registrano un aumento del 16,4%,
dovuto in massima parte alle imprese europee (+24,5%), seguite dalle
giapponesi (+14,7%) e dalle nordamericane (+9%).
Per l’aggregato delle società industriali, il capitale investito ha
presentato un incremento del 4,2%; la variazione del patrimonio è stata
proporzionale a quella dei debiti, con l’indice di patrimonializzazione
(rapporto tra capitale netto e debiti finanziari) sostanzialmente stabile
intorno al 165%. Le imprese non europee hanno tuttavia registrato un
aumento di questo indice, pari ad oltre 8 punti per le imprese americane,
grazie anche ad una diminuzione dell’indebitamento finanziario del 2%. La
liquidità delle società industriali è lievemente diminuita (-0,4%); essa
rappresenta il 43% circa dell’indebitamento (con un massimo del 65% per i
Gruppi nordamericani).
I Gruppi di telecomunicazioni e le utilities
Le società di telecomunicazioni hanno registrato nel periodo
esaminato incrementi del fatturato e dei margini operativi più modesti
rispetto al comparto industriale, chiudendo i primi sei mesi del 2005 con un
utile aggregato di 35,7 miliardi di euro in aumento del 10,2%. Il
miglioramento del risultato corrente (+10,2%) deriva principalmente dalla
variazione positiva del margine operativo netto (+8%) e da un
miglioramento del saldo della gestione finanziaria, quest’ultimo assai
evidente per la Deutsche Telekom. Tutte le società, nel primo semestre
2005, hanno registrato un utile ad eccezione della Cingular Wireless (-77
milioni) e della Qwest (-88 milioni). La France Télécom si segnala per aver
registrato il maggior incremento del risultato netto sia in termini assoluti
(+2,3 miliardi) che percentuali (+222,7%), avendo migliorato il margine
operativo netto (+1 miliardo) e il saldo oneri e proventi straordinari (+959
71
milioni), quest’ultimo dovuto in massima parte alla cessione di quote di
partecipazioni di Pages Jaunes, TDF e MobilCom. Anche la Telecom Italia
ha registrato una consistente variazione positiva del saldo della gestione
straordinaria, principalmente per effetto della plusvalenza sulla cessione
della Tim Hellas (410 milioni). Le imposte sul reddito delle imprese di
telecomunicazione si incrementano del 23,8% (da 14,4 miliardi a 17,8
miliardi) ed il tax rate (calcolato sulle sole società in utile) passa dal 29,7%
al 33,2%. Il ROE su base annua si attesta sui livelli dello scorso anno:
12,2% nei primi sei mesi del 2004 e 13% nei primi sei mesi del 2005.
Dal lato della struttura finanziaria, il rapporto tra capitale netto e
debiti finanziari delle imprese di telecomunicazioni è lievemente aumentato
passando dal 131,1% del dicembre 2004 al 132,8% del giugno 2005,
prevalentemente per l’effetto dell’aumento dei mezzi patrimoniali per 17
miliardi, in misura più che proporzionale all’incremento dei debiti finanziari
per 6,9 miliardi. Le società che si sono maggiormente distinte
nell’accensione di nuovi finanziamenti sono la Telecom Italia (+8,2 miliardi
prevalentemente per il ricorso a nuovi finanziamenti necessari al pagamento
del corrispettivo dell’OPA sulle azioni TIM) e la Telefónica (+3,7 miliardi);
relativamente alla Telecom Italia occorre inoltre segnalare un considerevole
aumento dei mezzi propri per 4,9 miliardi originato dall’incorporazione
della TIM. In controtendenza spiccano per rimborso dei debiti finanziari la
France Télécom (-4,6 miliardi), la AT&T (-2,4 miliardi) e la BellSouth (-2,4
miliardi).
Gli attivi liquidi a livello aggregato delle società di
telecomunicazioni sono diminuiti di 7,2 miliardi e rappresentano a fine
semestre 2005 il 15% circa dell’indebitamento (17% a fine 2004). In questo
ambito si distingue l’andamento divergente della China Mobile Hong Kong
e della Sprint che registrano un incremento di liquidità pari
complessivamente a 4,8 miliardi. Relativamente all’indice di
patrimonializzazione, tra le società maggiormente capitalizzate, si segnalano
Vodafone (rapporto tra capitale netto e debiti finanziari pari al 712%), O2
(704%), China Mobile Hong Kong (426%) e TeliaSonera (419%). Di
contro, il valore più basso è registrato dalla BT Group (4,9%); negativo
l’indice della Qwest (-15,2%) che ha 14,5 miliardi di debiti a fronte di un
capitale netto negativo (-2,2 miliardi). Considerando il medesimo rapporto,
ma depurando il capitale netto dagli immobilizzi immateriali, le società che
registrano un indice nettamente superiore a quello aggregato (42%) sono la
72
China Mobile Hong Kong (366%) e la Swisscom (286%). Da segnalare
inoltre anche che risulta negativo, in quanto le immobilizzazioni immateriali
superano il patrimonio, l’indice di ben cinque società europee: Telecom
Italia (-49%), Royal KPN (-32%), Deutsche Telekom (-15%), Telefónica e
BT Group (-4,9% ciascuna) e di due statunitensi, Cingular Wireless (-25%)
e la Qwest il cui rapporto - come detto - è già negativo prima della
deduzione degli intangibles. Occorre anche segnalare che, alla fine del
primo semestre 2005, il capitale investito delle prime cinque società per
fatturato (NTT, Verizon, Deutsche Telekom, Vodafone e France Télécom)
rappresentava il 50% del totale, mentre il capitale investito di ciascuna delle
altre società si collocava al di sotto del 6% del totale, ad eccezione della
Telecom Italia (6,9% del totale).
Nell’ambito delle società di telecomunicazioni, vi è infine da
segnalare un’importante tendenza all’aggregazione, già iniziata nel 2004,
ma successivamente proseguita a ritmo ancora più sostenuto (il settore è
quello dove si sono concentrate le maggiori operazioni di fusione e
acquisizione nel 2005): nell’agosto 2005 è stata attuata l’incorporazione
della Nextel nella Sprint, che ha contestualmente modificato denominazione
in Sprint Nextel, e nel successivo mese di novembre è stata attuata
l’acquisizione e successiva incorporazione della AT&T da parte della SBC
che ne ha assunto la denominazione. Quest’ultima operazione assume un
particolare significato nell’ambito delle telecomunicazioni statunitensi:
dalla originaria AT&T, per eliminarne la posizione monopolistica, vennero
scorporate nel 1984 le aziende telefoniche locali raggruppate in sette società
(così dette “baby bells”); queste si sono successivamente evolute
concentrandosi nelle società oggi denominate Verizon, BellSouth, Qwest e
SBC (31); quest’ultima ha quindi assorbito ciò che è rimasto della “grande
mamma” degli anni ’80, assumendone la denominazione. Nel gennaio 2006
è stata perfezionata la fusione della MCI (già competitor della AT&T sulle
lunghe distanze) nella Verizon e nel successivo mese di febbraio la
Telefónica ha acquisito il controllo della britannica O2 mediante OPA.
Infine, nel marzo 2006, la AT&T (ex SBC) ha annunciato l’intenzione di
rilevare la BellSouth: in caso di nulla osta da parte degli organi di controllo
31 A partire dal 1997 le sette “baby bells” (Nynex, Bell Atlantic, Ameritech, PAC-Pacific Telesis, US West, SBCSouthwestern Bell Communications e BellSouth) hanno intrapreso un progressivo processo di raggruppamento:
nel 1997 la Bell Atlantic e la SBC hanno incorporato, rispettivamente, la Nynex e la PAC, nel 1998 la SBC ha
incorporato la Ameritech e nel 2000 la US West è stata incorporata dalla Qwest (società operativa sulle lunghe
distanze) e la Bell Atlantic si è fusa con la GTE (la maggiore compagnia telefonica locale degli Stati Uniti)
modificando denominazione in Verizon.
73
e delle autorità antitrust, tali recenti processi di fusione nel settore delle
telecomunicazioni statunitensi porterebbero a ricostituire di fatto la AT&T
come maggiore operatore telefonico negli Stati Uniti (32).
***
Le utilities registrano un incremento del fatturato complessivo di
circa 20 miliardi di euro (+12,6%) rispetto al primo semestre 2004.
Scontando un incremento dei costi di gestione del 13,6%, la variazione del
margine operativo netto è meno marcata e si attesta ad un +8,5%, mentre il
risultato corrente si incrementa del 12% circa. Le utilities sono le imprese
che nel primo semestre 2005 ha registrato il maggiore incremento del
risultato netto: +44%, con tutte le società dell’aggregato che riportano valori
positivi; ciò è dovuto principalmente alle partite straordinarie il cui saldo,
negativo per 1,8 miliardi di euro nel primo semestre 2004, si è attestato a
+3,1 miliardi nel 2005. Il valore è in massima parte imputabile alla
britannica National Grid Transco che ha registrato 2,5 miliardi di sterline di
plusvalenze sulla cessione di parte della propria rete di distribuzione del gas
in Gran Bretagna ad acquirenti industriali e finanziari di diverse nazionalità
(britannici, canadesi, australiani e la finanziaria cinese Cheung Kong
Infrastructure Holdings). Di conseguenza, anche il ROE su base annua
evidenzia un sostanziale aumento passando dal 24,3% al 32,8%.
Relativamente alla struttura finanziaria delle utilities, il capitale
investito complessivo aumenta di 17 miliardi di euro (+4,5%); questa
variazione è frutto principalmente dell’incremento del capitale netto per 16
miliardi, mentre lo stock dei debiti finanziari aumenta di 1,4 miliardi. Ne
consegue un miglioramento di oltre 6 punti percentuali dell’indice di
patrimonializzazione che nel primo semestre 2005 si attesta al 72,8%.
Questo indicatore presenta ancora una notevole dispersione: si va dai
massimi di BG Group e E.ON (rispettivamente 378% e 219%) ai minimi di
Aes e National Grid Transco (rispettivamente 14,6% e 18,7%). Al netto
degli attivi immateriali l’incremento dell’indice nel periodo è sempre pari a
5 punti percentuali (dal 30% al 34,6%), con le sole RWE e Veolia ad avere
valori negativi. La francese EdF e la svedese Vattenfall sono le società che
riportano i maggiori incrementi dei debiti finanziari (rispettivamente, 1,7 e
32 La nuova AT&T verrebbe ad essere l’unione di tre società attualmente distinte: la SBC, la BellSouth e la
Cingular Wireless (joint venture fra SBC al 60% e BellSouth al 40%, maggiore operatore di telefonia mobile negli
Stati Uniti sulla base del numero di clienti).
74
1,5 miliardi di euro in più), mentre la tedesca E.ON è l’unica società a
registrare una riduzione della propria esposizione finanziaria superiore al
miliardo di euro. Gli attivi liquidi delle utilities a livello complessivo sono
aumentati di 5 miliardi di euro (+9,3%) e a fine semestre 2005
rappresentano il 24,9% dell’indebitamento (23% nel 2004).
Il settore delle utilities è stato interessato nell’ultimo periodo da
diverse operazioni di carattere straordinario. Nel maggio 2005 la Scottish
Power ha sottoscritto un accordo per la cessione della propria consociata
Pacificorp (attiva in Nord America) alla statunitense MidAmerican per 9,4
miliardi di dollari. Nel periodo settembre 2005-marzo 2006 la spagnola
Endesa è stata oggetto di OPA sia da parte della connazionale Gas Natural
(offerta pari a 22,5 miliardi di euro) che della tedesca E.ON (offerta pari a
29 miliardi); il tutto è attualmente in sospeso in attesa della verifiche della
autorità competenti. Infine nel febbraio 2006 sono state annunciate le
seguenti ulteriori operazioni:
- la National Grid Transco, come già accennato, ha ceduto nel primo
semestre 2005 parte della propria rete di distribuzione del gas in
Gran Bretagna per 5,8 miliardi di sterline; successivamente ha
concluso un accordo per l’acquisizione della statunitense KeySpan
per 11,8 miliardi di dollari;
- accordo di fusione della Suez in Gaz de France.
75
76
...
...
2 .3 8 8 .7 2 6
1 0 0 ,0
6 .1 8 1 .7 2 3
1 0 0 ,0
2 .6 2 1 .7 4 4
1 0 0 ,0
1 6 .9 7 3 .3 2 9
1 0 0 ,0
9 1 8 .2 7 4
1 0 0 ,0
1 .4 9 5 .5 1 8
1 0 0 ,0
2 .5 8 4 .1 7 8
1 0 0 ,0
5 0 .1 7 2
1 0 0 ,0
6 2 2 .8 0 3
1 0 0 ,0
7 9 2 .7 4 2
1 0 0 ,0
3 5 .8 1 3
1 0 0 ,0
7 8 0 .3 3 1
1 0 0 ,0
8 9 0 .0 3 1
1 0 0 ,0
8 .1 6 9 .8 6 2
1 0 0 ,0
…
...
...
2 .2 5 0 .2 9 3
9 4 ,2
…
…
…
6 .2 6 8 .0 3 0
1 0 1 ,4
2 .6 4 8 .0 9 9
1 0 1 ,0
1 7 .1 2 1 .3 7 3
1 0 0 ,9
9 2 6 .1 0 3
1 0 0 ,9
1 .5 5 3 .0 4 7
1 0 3 ,8
2 .5 5 9 .0 6 5
9 9 ,0
5 3 .9 6 3
1 0 7 ,6
5 7 5 .0 9 3
9 2 ,3
8 4 3 .5 7 0
1 0 6 ,4
3 5 .7 2 0
9 9 ,7
7 7 3 .9 6 5
9 9 ,2
8 8 4 .7 1 8
9 9 ,4
8 .2 0 5 .2 4 4
1 0 0 ,4
…
…
…
…
6 1 ,5
4 8 ,5
3 6 ,0
1 0 ,6
…
3 8 ,1
6 1 ,3
1 3 ,1
6 2 ,7
5 4 ,0
2 9 ,7
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
1996
6 3 ,8
5 0 ,4
3 7 ,0
1 1 ,5
…
4 1 ,0
6 2 ,5
1 6 ,0
6 5 ,3
5 6 ,1
3 1 ,9
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
1995
7 2 9 .9 6 4
1 0 0 ,0
2 .1 9 2 .4 9 0
9 1 ,8
6 .1 9 0 .9 1 6
1 0 0 ,1
2 .6 9 4 .7 3 5
1 0 2 ,8
1 7 .1 1 0 .5 5 1
1 0 0 ,8
9 1 4 .0 5 4
9 9 ,5
1 .5 3 8 .7 4 5
1 0 2 ,9
2 .5 7 6 .9 4 8
9 9 ,7
5 7 .8 9 5
1 1 5 ,4
5 6 7 .6 2 6
9 1 ,1
8 6 3 .2 2 3
1 0 8 ,9
3 7 .8 6 5
1 0 5 ,7
7 7 6 .5 9 3
9 9 ,5
8 9 1 .9 5 1
1 0 0 ,2
8 .2 2 4 .9 0 0
1 0 0 ,7
6 6 ,7
…
…
…
5 7 ,4
4 7 ,0
3 5 ,7
1 0 ,3
…
3 7 ,4
6 0 ,3
1 1 ,4
6 0 ,3
5 1 ,7
2 8 ,2
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
1997
8 1 3 .9 7 9
1 1 1 ,5
2 .2 3 7 .9 5 9
9 3 ,7
6 .1 8 1 .2 2 9
1 0 0 ,0
2 .7 6 6 .9 4 4
1 0 5 ,5
1 7 .5 2 4 .5 7 7
1 0 3 ,2
9 1 1 .1 1 8
9 9 ,2
1 .6 3 3 .1 4 6
1 0 9 ,2
2 .7 8 2 .3 5 4
1 0 7 ,7
6 5 .1 1 1
1 2 9 ,8
5 5 1 .0 3 5
8 8 ,5
8 9 5 .2 3 3
1 1 2 ,9
4 0 .5 0 6
1 1 3 ,1
8 0 3 .2 1 1
1 0 2 ,9
8 9 4 .6 9 0
1 0 0 ,5
8 .5 7 6 .4 0 4
1 0 5 ,0
6 1 ,5
…
…
…
5 3 ,6
4 3 ,9
3 2 ,1
9 ,7
…
3 5 ,8
5 9 ,3
9 ,4
5 4 ,3
5 0 ,6
2 5 ,4
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
1998
7 7 5 .8 8 7
1 0 6 ,3
2 .2 3 1 .4 8 2
9 3 ,4
6 .3 7 0 .5 3 9
1 0 3 ,1
2 .9 1 5 .5 8 8
1 1 1 ,2
1 8 .1 3 8 .1 8 9
1 0 6 ,9
8 5 1 .1 3 9
9 2 ,7
1 .8 5 5 .6 0 2
1 2 4 ,1
2 .7 5 0 .2 7 7
1 0 6 ,4
7 4 .8 3 3
1 4 9 ,2
5 4 0 .3 3 4
8 6 ,8
8 4 1 .5 4 6
1 0 6 ,2
4 8 .3 2 4
1 3 4 ,9
7 4 6 .6 5 0
9 5 ,7
1 .1 4 3 .3 5 7
1 2 8 ,5
8 .8 5 2 .0 6 2
1 0 8 ,4
5 3 ,3
…
…
…
5 1 ,6
4 1 ,9
3 0 ,4
9 ,1
…
3 4 ,3
5 5 ,3
7 ,0
5 1 ,5
4 8 ,3
2 3 ,2
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
1999
( 1 ) A s % o f to ta l n u m b e r o f e m p lo y e e s , c o v e r in g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p r o v id e s e p a r a te f ig u r e s f o r e m p lo y e e s in h o m e c o u n tr y th r o u g h o u t th e p e r io d .
U T IL IT IE S
In d e x N o .
T E L E C O M M U N IC A T IO N S
In d e x N o .
N O R T H A M E R IC A
In d e x N o .
JA P A N
In d e x N o .
TOTAL
In d e x N o .
IN D U S T R IA L C O M P A N IE S
BENELUX
In d e x N o .
FRAN CE
In d e x N o .
GERM ANY
In d e x N o .
IR E L A N D
In d e x N o .
IT A L Y
In d e x N o .
S C A N D IN A V IA
In d e x N o .
S P A IN
In d e x N o .
S W IT Z E R L A N D
In d e x N o .
U N IT E D K IN G D O M
In d e x N o .
TOTAL EUROPE
In d e x N o .
TOTAL NUM BER OF EM PLOYEES
Tab.I. 37 – EMPLOYEES 1995-1999
8 0 3 .3 0 6
1 1 0 ,0
2 .3 9 2 .3 2 3
1 0 0 ,2
6 .6 3 2 .1 1 3
1 0 7 ,3
2 .9 5 2 .6 3 8
1 1 2 ,6
1 8 .5 8 7 .2 0 4
1 0 9 ,5
9 4 7 .2 3 9
1 0 3 ,2
1 .9 0 7 .5 7 7
1 2 7 ,6
2 .7 2 9 .7 2 3
1 0 5 ,6
8 0 .2 7 5
1 6 0 ,0
5 4 0 .3 2 3
8 6 ,8
8 3 2 .3 6 9
1 0 5 ,0
6 7 .3 0 8
1 8 7 ,9
7 0 7 .1 7 6
9 0 ,6
1 .1 9 0 .4 6 3
1 3 3 ,8
9 .0 0 2 .4 5 3
1 1 0 ,2
5 3 ,4
…
…
…
5 0 ,6
3 9 ,3
3 1 ,0
9 ,0
…
3 2 ,7
5 1 ,1
6 ,1
4 7 ,6
4 3 ,3
2 2 ,1
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
2000
8 8 1 .4 6 4
1 2 0 ,8
2 .4 3 2 .1 1 5
1 0 1 ,8
6 .5 8 5 .0 4 7
1 0 6 ,5
2 .9 0 4 .2 7 5
1 1 0 ,8
1 8 .4 6 6 .6 9 6
1 0 8 ,8
9 5 5 .5 3 6
1 0 4 ,1
1 .8 8 3 .9 8 3
1 2 6 ,0
2 .7 2 6 .0 0 2
1 0 5 ,5
8 9 .3 9 9
1 7 8 ,2
5 3 5 .4 3 9
8 6 ,0
8 7 3 .8 4 5
1 1 0 ,2
6 7 .8 6 2
1 8 9 ,5
7 3 7 .4 1 4
9 4 ,5
1 .1 0 7 .8 9 4
1 2 4 ,5
8 .9 7 7 .3 7 4
1 0 9 ,9
4 8 ,2
…
…
…
5 0 ,4
3 8 ,4
2 9 ,2
9 ,0
…
3 0 ,9
4 9 ,5
5 ,5
4 7 ,6
4 1 ,8
2 1 ,1
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
2001
1 .1 5 6 .5 9 2
1 5 8 ,4
2 .4 5 4 .4 8 1
1 0 2 ,8
6 .3 9 9 .9 5 5
1 0 3 ,5
2 .9 4 5 .4 5 5
1 1 2 ,3
1 7 .9 5 3 .7 4 4
1 0 5 ,8
9 7 1 .6 4 1
1 0 5 ,8
1 .7 7 9 .8 7 1
1 1 9 ,0
2 .4 5 6 .1 2 5
9 5 ,0
9 7 .1 9 4
1 9 3 ,7
5 2 0 .6 0 9
8 3 ,6
8 6 8 .5 5 3
1 0 9 ,6
6 2 .4 4 0
1 7 4 ,4
7 5 3 .4 2 5
9 6 ,6
1 .0 9 8 .4 7 6
1 2 3 ,4
8 .6 0 8 .3 3 4
1 0 5 ,4
4 9 ,9
…
…
…
4 8 ,1
3 7 ,1
2 6 ,7
8 ,6
…
3 0 ,3
4 8 ,7
5 ,1
4 7 ,2
4 1 ,5
2 0 ,5
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
2002
1 .0 7 1 .5 9 2
1 4 6 ,8
2 .3 5 3 .9 0 0
9 8 ,5
6 .2 8 7 .4 3 8
1 0 1 ,7
2 .9 3 5 .2 5 7
1 1 2 ,0
1 7 .6 3 2 .7 3 8
1 0 3 ,9
9 9 7 .6 1 5
1 0 8 ,6
1 .6 6 7 .8 9 5
1 1 1 ,5
2 .4 2 0 .8 8 4
9 3 ,7
1 0 3 .4 1 3
2 0 6 ,1
4 9 8 .8 5 6
8 0 ,1
8 6 0 .1 5 8
1 0 8 ,5
6 3 .7 2 5
1 7 7 ,9
7 2 0 .3 3 5
9 2 ,3
1 .0 7 7 .1 6 2
1 2 1 ,0
8 .4 1 0 .0 4 3
1 0 2 ,9
5 0 ,2
…
…
…
4 6 ,2
3 6 ,7
2 5 ,2
8 ,1
…
3 0 ,5
4 7 ,5
4 ,7
4 7 ,1
4 2 ,1
1 8 ,2
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
2003
9 9 9 .9 2 3
1 3 7 ,0
2 .3 7 5 .5 9 6
9 9 ,5
6 .2 7 4 .8 0 0
1 0 1 ,5
3 .0 4 7 .2 9 3
1 1 6 ,2
1 7 .7 7 2 .9 1 2
1 0 4 ,7
1 .0 5 7 .4 6 0
1 1 5 ,2
1 .6 7 9 .2 5 3
1 1 2 ,3
2 .4 1 0 .7 9 5
9 3 ,3
1 1 2 .4 5 3
2 2 4 ,1
4 9 4 .7 7 9
7 9 ,4
8 5 7 .2 8 0
1 0 8 ,1
6 7 .0 6 4
1 8 7 ,3
7 0 3 .5 8 7
9 0 ,2
1 .0 6 8 .1 4 8
1 2 0 ,0
8 .4 5 0 .8 1 9
1 0 3 ,4
5 0 ,4
…
…
…
4 4 ,8
3 6 ,0
2 5 ,1
8 ,1
…
2 9 ,8
4 6 ,2
4 ,2
4 6 ,0
4 2 ,1
1 7 ,0
hom e
c o u n tr y
N o . in % (1 )
2004
77
( 1 ) A s % o f to ta l n u m b e r o f e m p lo y e e s , c o v e r in g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p r o v id e s e p a r a te f ig u r e s f o r e m p lo y e e s in h o m e c o u n tr y th r o u g h o u t th e p e r io d .
U T IL IT IE S
In d e x N o .
T E L E C O M M U N IC A T IO N S
In d e x N o .
N O R T H A M E R IC A
In d e x N o .
JA P A N
In d e x N o .
TOTAL
In d e x N o .
IN D U S T R IA L C O M P A N IE S
BENELUX
In d e x N o .
FRAN CE
In d e x N o .
GERM ANY
In d e x N o .
IR E L A N D
In d e x N o .
IT A L Y
In d e x N o .
S C A N D IN A V IA
In d e x N o .
S P A IN
In d e x N o .
S W IT Z E R L A N D
In d e x N o .
U N IT E D K IN G D O M
In d e x N o .
TOTAL EUROPE
In d e x N o .
TOTAL NUM BER OF EM PLOYEES
Tab.I. 38 – EMPLOYEES 2000-2004
3 .5 2 4 .2 0 3
1 0 0 ,0
TOTAL
In d ex N o .
...
...
3 .7 7 0 .4 5 6
1 0 7 ,0
3 8 8 .1 7 0
1 0 2 ,7
...
...
…
…
…
6 1 ,6
1 .4 0 0 .0 0 5
1 1 0 ,9
7 3 3 .8 2 3
1 0 2 ,0
1 4 7 .0 9 2
1 0 2 ,3
2 8 7 .8 1 4
1 0 4 ,2
4 7 0 .4 2 0
1 0 0 ,8
8 .4 4 0
1 0 9 ,9
1 1 6 .5 1 1
1 0 4 ,1
1 6 4 .3 4 6
1 0 3 ,8
2 0 .3 8 4
1 0 5 ,3
1 1 9 .3 5 4
9 8 ,1
3 0 2 .2 6 7
1 2 7 ,5
1 .6 3 6 .6 2 8
1 0 6 ,1
EUR m
1996
5 5 ,5
3 3 ,1
2 4 ,9
4 ,1
…
2 0 ,7
4 4 ,5
1 7 ,2
4 3 ,4
3 4 ,8
1 0 ,4
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
…
…
…
5 8 ,7
5 5 ,3
3 1 ,1
2 6 ,7
3 ,9
…
1 9 ,7
4 4 ,2
1 6 ,2
4 1 ,0
3 0 ,5
1 0 ,1
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
1 7 4 .2 8 2
1 0 0 ,0
4 5 0 .4 7 3
1 1 9 ,2
4 .1 7 6 .1 0 3
1 1 8 ,5
1 .6 3 0 .8 0 9
1 2 9 ,2
7 5 5 .7 2 4
1 0 5 ,1
1 6 0 .7 6 1
1 1 1 ,8
3 1 0 .3 5 1
1 1 2 ,3
5 1 3 .1 7 7
1 0 9 ,9
9 .2 4 1
1 2 0 ,3
1 2 3 .9 0 7
1 1 0 ,7
1 8 5 .5 3 3
1 1 7 ,1
2 3 .3 8 6
1 2 0 ,9
1 3 9 .1 2 5
1 1 4 ,3
3 2 4 .0 8 9
1 3 6 ,7
1 .7 8 9 .5 7 0
1 1 6 ,0
EUR m
1997
7 8 ,9
…
…
5 4 ,6
5 5 ,7
2 8 ,8
2 5 ,9
3 ,7
…
1 8 ,0
4 2 ,2
1 3 ,7
3 7 ,9
2 8 ,2
9 ,0
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
1 8 1 .8 1 2
1 0 4 ,3
4 6 9 .5 7 7
1 2 4 ,3
4 .0 7 1 .4 6 2
1 1 5 ,5
1 .4 4 0 .3 3 1
1 1 4 ,1
7 8 6 .3 1 1
1 0 9 ,3
1 6 0 .0 0 2
1 1 1 ,3
3 2 4 .9 3 1
1 1 7 ,6
6 0 7 .2 4 2
1 3 0 ,1
1 0 .9 0 1
1 4 1 ,9
1 1 8 .3 9 4
1 0 5 ,8
1 8 8 .6 7 9
1 1 9 ,1
2 1 .9 1 9
1 1 3 ,3
1 4 5 .2 8 9
1 1 9 ,4
2 6 7 .4 6 3
1 1 2 ,8
1 .8 4 4 .8 2 0
1 1 9 ,6
EUR m
1998
7 6 ,4
…
…
5 3 ,3
5 5 ,2
2 6 ,9
2 1 ,7
3 ,5
…
1 4 ,9
4 2 ,6
1 2 ,6
3 3 ,9
2 8 ,5
1 0 ,1
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
78
(1 ) A s % o f to ta l s a le s , c o v e rin g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p ro v id e s e p a ra te f ig u re s f o r d o m e s tic s a le s th ro u g h o u t th e p e rio d .
U T IL IT IE S
In d ex N o .
3 7 7 .8 6 1
1 0 0 ,0
1 .2 6 1 .9 7 6
1 0 0 ,0
7 1 9 .2 9 3
1 0 0 ,0
N O R T H A M E R IC A
In d ex N o .
JA P A N
In d ex N o .
T E L E C O M M U N IC A T IO N S
In d ex N o .
1 4 3 .7 6 9
1 0 0 ,0
2 7 6 .2 3 9
1 0 0 ,0
4 6 6 .8 9 5
1 0 0 ,0
7 .6 8 0
1 0 0 ,0
1 1 1 .8 8 3
1 0 0 ,0
1 5 8 .3 8 7
1 0 0 ,0
1 9 .3 4 9
1 0 0 ,0
1 2 1 .6 9 1
1 0 0 ,0
2 3 7 .0 4 1
1 0 0 ,0
1 .5 4 2 .9 3 4
1 0 0 ,0
EUR m
1995
IN D U S T R IA L C O M P A N IE S
BENELUX
In d ex N o .
FRANCE
In d ex N o .
GERM ANY
In d ex N o .
IR E L A N D
In d ex N o .
IT A L Y
In d ex N o .
S C A N D IN A V IA
In d ex N o .
S P A IN
In d ex N o .
S W IT Z E R L A N D
In d ex N o .
U N IT E D K IN G D O M
In d ex N o .
TOTAL EUROPE
In d ex N o .
TO TAL SALES
Tab.I. 39 – SALES 1995-1999
1 8 8 .3 8 7
1 0 8 ,1
5 9 5 .4 7 4
1 5 7 ,6
4 .9 4 6 .6 3 9
1 4 0 ,4
1 .8 7 0 .8 9 4
1 4 8 ,3
1 .0 1 9 .8 5 7
1 4 1 ,8
1 5 1 .8 9 1
1 0 5 ,6
3 9 3 .5 7 7
1 4 2 ,5
6 3 2 .7 0 0
1 3 5 ,5
1 2 .7 4 4
1 6 5 ,9
1 2 2 .3 5 8
1 0 9 ,4
2 0 0 .3 7 7
1 2 6 ,5
3 5 .6 4 0
1 8 4 ,2
1 4 4 .3 1 7
1 1 8 ,6
3 6 2 .2 8 4
1 5 2 ,8
2 .0 5 5 .8 8 8
1 3 3 ,2
EUR m
1999
7 1 ,9
…
…
5 6 ,3
5 6 ,1
2 6 ,1
2 2 ,9
3 ,3
…
1 7 ,4
4 0 ,3
1 1 ,0
3 2 ,8
2 5 ,8
9 ,3
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
5 .9 4 4 .3 3 0
1 6 8 ,7
7 6 8 .2 7 3
2 0 3 ,3
2 6 4 .4 4 3
1 5 1 ,7
…
…
6 3 ,8
5 6 ,7
2 .3 4 8 .7 1 6
1 8 6 ,1
9 4 8 .2 7 2
1 3 1 ,8
2 0 5 .1 8 6
1 4 2 ,7
4 7 4 .3 4 0
1 7 1 ,7
7 4 2 .6 5 9
1 5 9 ,1
1 7 .7 2 2
2 3 0 ,8
1 5 8 .4 9 4
1 4 1 ,7
2 5 5 .9 7 9
1 6 1 ,6
6 0 .8 7 8
3 1 4 ,6
1 6 9 .4 6 1
1 3 9 ,3
5 6 2 .6 2 3
2 3 7 ,4
2 .6 4 7 .3 4 2
1 7 1 ,6
EUR m
2001
5 7 ,0
2 4 ,9
2 2 ,8
3 ,5
…
1 7 ,0
3 9 ,3
9 ,6
3 0 ,4
2 4 ,9
8 ,1
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
5 8 ,1
…
…
5 2 ,5
5 6 ,9
2 4 ,7
1 9 ,8
3 ,2
…
1 7 ,8
3 9 ,1
9 ,3
3 1 ,2
2 4 ,8
8 ,6
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
3 5 0 .5 9 2
2 0 1 ,2
7 0 2 .6 7 2
1 8 6 ,0
5 .3 3 4 .5 1 3
1 5 1 ,4
1 .9 6 2 .6 8 8
1 5 5 ,5
9 2 5 .9 9 1
1 2 8 ,7
2 0 7 .5 9 5
1 4 4 ,4
4 4 8 .4 0 8
1 6 2 ,3
6 1 3 .2 5 6
1 3 1 ,3
1 8 .9 8 2
2 4 7 ,2
1 5 3 .5 2 1
1 3 7 ,2
2 5 6 .7 4 6
1 6 2 ,1
5 3 .9 5 9
2 7 8 ,9
1 6 3 .6 4 1
1 3 4 ,5
5 2 9 .7 2 6
2 2 3 ,5
2 .4 4 5 .8 3 4
1 5 8 ,5
EUR m
2002
5 4 ,8
…
…
5 0 ,8
5 7 ,4
2 1 ,8
1 9 ,5
3 ,3
…
2 0 ,5
3 8 ,9
1 0 ,3
2 3 ,9
2 2 ,9
8 ,6
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
3 3 7 .3 6 4
1 9 3 ,6
6 4 4 .8 6 6
1 7 0 ,7
4 .9 9 3 .1 2 7
1 4 1 ,7
1 .7 6 3 .0 4 7
1 3 9 ,7
8 8 3 .5 0 7
1 2 2 ,8
2 0 2 .8 2 3
1 4 1 ,1
4 2 0 .8 1 7
1 5 2 ,3
5 8 7 .5 6 4
1 2 5 ,8
1 9 .2 1 3
2 5 0 ,2
1 4 8 .6 0 3
1 3 2 ,8
2 4 3 .8 0 5
1 5 3 ,9
5 6 .5 9 8
2 9 2 ,5
1 4 9 .0 9 3
1 2 2 ,5
5 1 8 .0 5 7
2 1 8 ,6
2 .3 4 6 .5 7 3
1 5 2 ,1
EUR m
2003
5 6 ,3
…
…
4 9 ,6
5 4 ,1
2 2 ,7
1 7 ,2
3 ,2
…
2 0 ,3
4 2 ,4
1 0 ,1
2 5 ,4
2 5 ,0
8 ,6
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
79
(1 ) A s % o f to ta l s a le s , c o v e rin g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p ro v id e s e p a ra te f ig u re s f o r d o m e s tic s a le s th ro u g h o u t th e p e rio d .
2 2 4 .2 6 5
1 2 8 ,7
U T IL IT IE S
In d ex N o .
5 .8 5 9 .2 7 3
1 6 6 ,3
TOTAL
In d ex N o .
7 0 0 .4 1 6
1 8 5 ,4
2 .2 7 7 .1 2 9
1 8 0 ,4
1 .0 2 7 .8 1 3
1 4 2 ,9
N O R T H A M E R IC A
In d ex N o .
JA P A N
In d ex N o .
T E L E C O M M U N IC A T IO N S
In d ex N o .
2 0 0 .9 9 1
1 3 9 ,8
4 7 6 .1 6 7
1 7 2 ,4
7 1 8 .7 7 8
1 5 3 ,9
1 5 .8 8 9
2 0 6 ,9
1 5 4 .4 3 4
1 3 8 ,0
2 4 5 .2 7 9
1 5 4 ,9
6 1 .9 5 4
3 2 0 ,2
1 5 7 .7 5 0
1 2 9 ,6
5 2 3 .0 8 9
2 2 0 ,7
2 .5 5 4 .3 3 1
1 6 5 ,6
EUR m
2000
IN D U S T R IA L C O M P A N IE S
BENELUX
In d ex N o .
FRANCE
In d ex N o .
GERM ANY
In d ex N o .
IR E L A N D
In d ex N o .
IT A L Y
In d ex N o .
S C A N D IN A V IA
In d ex N o .
S P A IN
In d ex N o .
S W IT Z E R L A N D
In d ex N o .
U N IT E D K IN G D O M
In d ex N o .
TOTAL EUROPE
In d ex N o .
TO TAL SALES
Tab.I. 40 – SALES 2000-2004
3 4 5 .0 7 9
1 9 8 ,0
6 2 8 .7 7 3
1 6 6 ,4
5 .3 1 0 .1 0 2
1 5 0 ,7
1 .8 6 0 .1 4 4
1 4 7 ,4
9 1 0 .6 7 6
1 2 6 ,6
2 2 0 .0 1 5
1 5 3 ,0
4 5 1 .8 0 5
1 6 3 ,6
6 1 0 .9 3 9
1 3 0 ,9
2 1 .2 1 4
2 7 6 ,2
1 6 3 .1 2 0
1 4 5 ,8
2 6 6 .0 3 3
1 6 8 ,0
6 2 .8 1 1
3 2 4 ,6
1 5 2 .7 9 3
1 2 5 ,6
5 9 0 .5 5 2
2 4 9 ,1
2 .5 3 9 .2 8 2
1 6 4 ,6
EUR m
2004
5 6 ,9
…
…
4 8 ,7
5 2 ,6
2 2 ,6
1 8 ,3
3 ,2
…
2 2 ,5
4 1 ,5
9 ,9
2 4 ,4
2 4 ,0
8 ,5
d o m e s tic
s a le s in
% (1 )
Liquidità
604.249
2.131.746
106.482
1.353.246
3.591.474
165,4
80
al 30 giugno 2005
al 31 dicembre 2004
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
205.597
176.694
Risultato netto
601.745
2.223.731
104.630
1.412.504
3.740.865
164,8
-7.674
-103.635
-7.836
-83.753
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
316.906
14.148
268.283
7.069
Oneri e proventi finanziari
302.758
2.925.475
-2.622.717
Risultato corrente
261.214
2.626.424
-2.365.210
2005
6 mesi
milioni di euro
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
2004
Tab.I. 41 - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
16,4
-2,1
23,7
18,1
100,1
15,9
11,4
10,9
-0,4
4,3
-1,7
4,4
4,2
Variazione %
%
Variazione
2004
59,4
2,8
37,8
100,0
7,0
6,7
59,4
2,9
37,7
100,0
-0,3
-3,5
10,8
10,2
-0,3
-3,2
0,5
10,3
9,9
0,3
100,0
-89,7
100,0
-90,1
in %
2005
6 mesi
-0,1
0,1
0,3
-0,3
0,6
0,2
0,4
0,4
Variazione
81
Liquidità
268.252
965.353
48.931
703.358
1.717.642
144,2
al 30 giugno 2005
al 31 dicembre 2004
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
98.450
79.092
Risultato netto
269.333
1.017.968
50.852
757.703
1.826.523
141,1
-3.424
-50.808
-48
-39.160
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
152.682
3.443
118.300
717
Oneri e proventi finanziari
149.239
1.343.059
-1.193.820
2005
Risultato corrente
117.583
1.176.432
-1.058.849
milioni di euro
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
2004
6 mesi
Tab.I. 42 - EUROPA - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
29,1
380,2
26,9
14,2
12,7
0,4
5,5
3,9
7,7
6,3
Variazione %
24,5
7.033,3
29,7
%
Variazione
2004
55,7
2,8
41,5
100,0
7,3
6,7
56,2
2,8
41,0
100,0
-0,3
-3,8
11,4
10,1
o
-3,4
0,3
11,1
10,0
0,1
100,0
-88,9
100,0
-90,0
in %
2005
6 mesi
-0,5
0,5
0,6
-0,3
-0,4
1,3
0,2
1,1
1,1
Variazione
82
Liquidità
246.755
863.773
27.958
381.534
1.273.265
233,7
al 30 giugno 2005
al 31 dicembre 2004
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
91.470
83.933
Risultato netto
243.095
881.508
23.550
373.898
1.278.956
242,1
-2.256
-41.420
-4.129
-34.567
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
135.146
9.593
122.629
5.262
Oneri e proventi finanziari
125.553
1.116.757
-991.204
2005
Risultato corrente
117.367
1.011.351
-893.984
milioni di euro
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
2004
6 mesi
Tab.I. 43 - NORD AMERICA - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
9,0
-45,4
19,8
10,2
82,3
7,0
10,4
10,9
-1,5
2,1
-15,8
-2,0
0,4
Variazione %
%
Variazione
2004
68,9
1,9
29,2
100,0
8,2
8,3
67,8
2,2
30,0
100,0
-0,2
-3,7
12,1
12,1
-0,4
-3,4
0,9
11,2
11,6
0,5
100,0
-88,8
100,0
-88,4
in %
2005
6 mesi
1,1
-0,3
-0,8
-0,1
0,2
-0,3
-
0,4
-0,4
-0,4
Variazione
83
13.669
Risultato netto
Liquidità
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
-3.659
-10.026
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
89.242
302.620
29.593
268.354
600.567
123,8
al 31 marzo 2005
27.354
1.090
Oneri e proventi finanziari
Risultato corrente
26.264
438.641
-412.377
15.677
-1.994
-11.407
29.078
1.112
27.966
465.659
-437.693
2005
%
14,7
-45,5
13,8
6,3
2,0
6,5
6,2
6,1
Variazione
89.317
324.255
30.228
280.903
635.386
126,2
0,1
7,1
2,1
4,7
5,8
al 30 settembre Variazione %
2005
milioni di euro
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
2004
6 mesi
Tab.I. 44 - GIAPPONE - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
2004
51,0
4,8
44,2
100,0
3,4
3,1
50,4
4,9
44,7
100,0
-0,4
-2,4
6,2
6,2
-0,8
-2,3
0,2
6,0
6,0
0,2
100,0
-94,0
100,0
-94,0
in %
2005
6 mesi
-
-
-
-
0,6
-0,1
-0,5
0,3
0,4
-0,1
Variazione
84
32.397
al 31 dicembre 2004
Risultato netto
Liquidità
80.536
565.424
51.000
470.201
1.086.625
131,1
al 30 giugno 2005
-2.848
-14.403
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
35.689
49.648
Risultato corrente
73.302
583.798
49.635
477.070
1.110.503
132,8
-1.186
-17.829
54.704
-8.633
-8.985
Oneri e proventi finanziari
63.337
347.619
-284.282
58.633
337.404
-278.771
milioni di euro
2005
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
2004
6 mesi
Tab.I. 45 - SOCIETA' DI TELECOMUNICAZIONI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
10,2
-58,4
23,8
10,2
-3,9
8,0
3,0
2,0
-9,0
3,2
-2,7
1,5
2,2
Variazione %
%
Variazione
2004
52,6
4,5
42,9
100,0
10,3
9,6
52,0
4,7
43,3
100,0
-0,3
-5,1
15,7
14,7
-0,8
-4,3
-2,5
18,2
17,4
-2,7
100,0
-81,8
100,0
-82,6
in %
2005
6 mesi
0,6
-0,2
-0,4
0,7
0,5
-0,8
1,0
0,2
0,8
0,8
Variazione
85
milioni di euro
14.299
al 31 dicembre 2004
Risultato netto
Liquidità
53.185
132.027
21.732
231.604
385.363
66,4
al 30 giugno 2005
-1.794
-7.095
Saldo altri costi e ricavi
Imposte
Patrimonio netto degli azionisti
Patrimonio netto delle minoranze
Debiti finanziari
Totale capitale
Capitale netto in % dei debiti finanziari
20.587
23.188
Risultato corrente
58.127
146.257
23.348
232.999
402.604
72,8
3.109
-8.471
25.949
-4.582
-4.954
Oneri e proventi finanziari
30.531
175.916
-145.385
2005
28.142
156.178
-128.036
2004
6 mesi
Margine operativo netto
Fatturato netto
Costi di gestione
Tab.I. 46 - UTILITIES: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE
44,0
n.c.
19,4
11,9
-7,5
8,5
12,6
13,6
9,3
10,8
7,4
0,6
4,5
Variazione %
%
Variazione
2004
36,3
5,8
57,9
100,0
11,7
9,2
34,3
5,6
60,1
100,0
1,7
-4,8
14,8
14,8
-1,1
-4,5
-2,6
17,4
18,0
-3,2
100,0
-82,6
100,0
-82,0
in %
2005
6 mesi
2,0
0,2
-2,2
2,5
2,8
-0,3
-
0,6
-0,6
-0,6
Variazione