MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES
Transcript
MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES
MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (275 COMPANIES) DATI CUMULATIVI DI 275 MULTINAZIONALI 2005 edition an R & S publication VERSIONE ITALIANA DEL TESTO Copyright 2006 by Ricerche e Studi - R & S – Piazzetta Maurilio Bossi 1 – Milano, Italia 2 MULTINATIONALS: FINANCIAL AGGREGATES (2005) Q uesta è l’undicesima edizione dell’indagine annuale di R&S sulle maggiori multinazionali. Essa copre 275 Gruppi, dei quali 230 hanno una prevalente attività industriale (manifatturiera ed energetica), 27 prestano servizi di telecomunicazione e 18 sono rappresentati da utilities attive su scala internazionale. Nel 2004 il loro fatturato aggregato è stato pari a oltre 6 mila miliardi di euro (di cui 5.300 miliardi riferibili ai Gruppi più propriamente industriali, 600 miliardi circa a quelli di telecomunicazione e 300 miliardi circa alle utilities), il totale attivo (escluse le attività immateriali) a 6.585 miliardi di euro e l’occupazione a 21,1 milioni di persone. L’indagine si basa su informazioni desunte dai bilanci annuali delle società, completate in alcuni casi con dettagli che le stesse hanno fornito alla R&S. La nazionalità delle imprese è stabilita sulla base del Paese che ospita la sede sociale della casa madre. I dati relativi a ciascun Paese rappresentano dunque l’insieme delle attività produttive svolte direttamente e indirettamente dai Gruppi la cui casa madre ha sede in quel Paese, inclusivi pertanto delle attività di controllate ubicate all’estero. Lo scopo dell’indagine è quello di individuare le tendenze che contraddistinguono l’evoluzione delle grandi imprese e i relativi aspetti finanziari e non quello di analizzare le industrie ubicate nei singoli Paesi. Gli aggregati per Paese sono stati calcolati nelle rispettive valute locali. I totali mondiali, quelli per l’Europa, nonché quelli a livello di singolo settore sono stati elaborati convertendo le singole valute nazionali in euro (ecu fino al 1997) ai cambi di ogni fine anno; su questi aggregati incidono quindi le variazioni di cambio fra le valute nazionali e l’euro. Il totale del Nord America è stato calcolato in dollari USA, seguendo la stessa metodologia. Gli aggregati delle società europee sono stati elaborati nelle rispettive valute nazionali. Per i Paesi che hanno adottato l’euro, allo scopo di preservare l’omogeneità della serie temporale, i dati relativi agli anni precedenti il cambio di valuta sono stati convertiti nei così detti “euro nazionali” (euro lire, euro franchi, 3 euro marchi ecc.) utilizzando le parità fisse stabilite il 31 dicembre 1998. Questi aggregati in “euro nazionali” debbono essere considerati con cautela poiché non sono confrontabili tra i singoli Paesi i cui dati non possono essere quindi sommati; si ricorda che dall’1/1/1999 l’ecu è stato sostituito dall’euro con un rapporto di cambio di 1:1. La Sezione I riporta alcune considerazioni sugli aspetti che emergono dall’analisi dei dati. Vengono illustrate le tendenze di lungo periodo, i dati economico-finanziari del decennio 1995-2004 e i risultati più recenti messi in luce dai rapporti del primo semestre 2005. La Sezione II riporta tabelle statistiche relative, rispettivamente, alle vendite aggregate, ai conti economici, agli stati patrimoniali, al flusso dei fondi e agli indici di bilancio, con dettagli per Paese e settore; sono stati omessi, in quanto poco significativi, gli aggregati delle imprese canadesi, irlandesi e spagnole. I dati delle imprese di telecomunicazione riguardano il decennio 1995-2004, mentre quelli delle utilities sono stati raccolti dal 1997; per omogeneità, gli aggregati nazionali riguardano solo le società industriali. La Sezione III descrive la metodologia usata per selezionare le imprese e normalizzare i loro dati di bilancio; le ultime tabelle riportano l’elenco delle imprese e la cronistoria delle fusioni dal 1995 al gennaio 2006. 4 GLOSSARIO Attività (Totale attività) Capitale (Capitale investito) Capitale circolante Capitale netto (Patrimonio netto) Capitale netto tangibile (Patrimonio netto tangibile) Cash flow (Autofinanziamento) Fondi del personale Immobilizzazioni immateriali Immobilizzazioni tecniche Investimenti finanziari Investimenti tecnici Margine operativo lordo Margine operativo netto ROE (return on equity) ROI (return on investment) Rotazione (tasso di) Tax rate Risultato corrente Utilities Telecomunicazioni Vendite all’estero Totale delle attività dello stato patrimoniale: attività correnti, attività immobilizzate e immobilizzazioni immateriali. Somma del capitale netto e dei debiti finanziari. Corrisponde al totale delle attività al netto delle passività di natura non finanziaria. Somma dei crediti commerciali, delle rimanenze e delle altre attività correnti (escluse le disponibilità), al netto dei debiti commerciali e delle altre passività correnti (escluse quelle di natura finanziaria). Capitale, riserve e risultato d’esercizio. E’ uguale alla differenza tra totale attività e totale passività. Il capitale netto di competenza degli azionisti esclude le quote di competenza delle minoranze. Differenza fra capitale netto e immobilizzazioni immateriali. Flusso finanziario netto originato annualmente dalla gestione. Calcolato come somma dell’utile corrente e degli ammortamenti. Totale dei fondi accantonati per passività verso il personale dipendente (trattamenti previdenziali, di fine rapporto e diversi). Posta di bilancio a fronte di esborsi sostenuti a fronte di oneri o beni non materiali, la cui competenza viene attribuita ad esercizi futuri Consistenza delle attività di bilancio relative ad impieghi in beni materiali il cui uso si protrae per più esercizi. Flusso annuo degli esborsi per acquisti di partecipazioni e concessione di finanziamenti (al netto dei rimborsi). Flusso annuo degli esborsi per immobilizzazioni tecniche. Differenza tra valore aggiunto e costo del lavoro. Differenza tra valore aggiunto, costo del lavoro e ammortamenti. Rapporto tra risultato d’esercizio e capitale sociale più riserve. Rapporto tra margine operativo netto + proventi finanziari +/- utili/perdite di società valutate al patrimonio netto e capitale. Rapporto tra fatturato e capitale. Rapporto % tra imposte sul reddito e utile prima delle imposte. Risultato d’esercizio prima dei costi e ricavi di natura straordinaria e non ricorrente e delle imposte sul reddito. Servizi di pubblica utilità (produzione e distribuzione energia elettrica, gas, gestione integrata delle risorse idriche, servizi ambientali). Servizi di telecomunicazione e Internet. Vendite all’estero verso terzi delle società nazionali facenti parte del Gruppo + vendite delle controllate estere verso terzi in Paesi diversi da quello di origine della casa madre. 5 SOMMARIO (versione italiana) I. INTRODUZIONE pag. Tendenze generali Profilo del campione Tendenze di lungo periodo: dimensione dei Gruppi Occupazione Il periodo 1995-2004: aspetti economico-finanziari Vendite Ricerca e sviluppo Risultati dei settori Risultati delle aree Aspetti finanziari Il primo semestre 2005 I Gruppi industriali I Gruppi di telecomunicazioni e le utilities II. STATISTICHE v. edizione inglese (allegate tabelle principali) III. CRITERI METODOLOGICI v. edizione inglese (allegata integralmente) 6 8 31 70 I. INTRODUZIONE 7 TENDENZE GENERALI Profilo del campione Lo studio comprende le maggiori multinazionali nel comparto dell’industria e delle utilities, nonché le principali imprese di telecomunicazione, tutte considerate a livello di gruppo. Le prime sono state selezionate tra quelle aventi sede nella triade Europa, Nord America e Giappone (i criteri sono esposti nella Sezione III); relativamente ai servizi di telecomunicazione, per completezza, sono state incluse due imprese con sede in Cina, una in Australia e una in Messico. Tenuto conto delle imprese controllate consolidate, l’indagine riguarda oltre 45.000 società. Le società con sede in Europa hanno realizzato nel 2004 un valore aggiunto consolidato pari all’11% circa del prodotto interno lordo della stessa area. La Tab.I. 1 riporta alcuni principali dati di riepilogo (per l’elenco dettagliato delle imprese si rimanda alla Tab.III.4). Le Tab.I. 3 e Tab.I. 4 riportano i dettagli del fatturato rispettivamente per settore industriale e per Paese nel 2004. Tab.I. 1 - LE SOCIETÀ DEL CAMPIONE N. di occupati nel 2004 Totale attività (1) al 31/12/04 Vendite nel 2004 000 mrd EUR mrd EUR 133 64 33 230 8.451 6.275 3.047 17.773 2.434 1.603 931 4.968 2.539 1.860 911 5.310 27 18 2.376 1.000 947 670 629 345 275 21.149 6.585 6.284 N. di Gruppi Industriali Europa Nord America Giappone Totale Telecomunicazioni Utilities Totale generale (1) Escluse attività immateriali. Nel manifatturiero la principale specializzazione è nei mezzi di trasporto che si collocano in prima posizione in ciascuna delle aree della triade; questo comparto concentra il 27% del fatturato in Europa, il 26% negli Stati Uniti ed il 38% in Giappone; vi è poi la chimica, la cui presenza è importante soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, e l’elettronica (che pesa per il 36% in Giappone e quasi un quarto negli Stati Uniti). 8 I settori generalmente più rappresentati ai primi tre posti in ogni Paese e che più contribuiscono alle concentrazioni di fatturato sono l’energetico e i mezzi di trasporto: nel Regno Unito si tratta essenzialmente di BP e Royal Dutch Shell (68,4%), le due maggiori multinazionali energetiche del mondo (1), e in Italia di Eni e Fiat (64,4%). La Svizzera si contraddistingue per la presenza ai primi tre posti di una multinazionale dell’alimentare (Nestlè: 36,8%) e di due farmaceutiche, Roche e Novartis (26,8%). *** L’economia mondiale, dopo il consistente rallentamento del biennio 2001-02, è stata interessata da una quasi generale ripresa economica che ha visto gli Stati Uniti progredire del 3,5-3,6% ed il Giappone risalire oltre il 2% dopo i deludenti risultati del biennio 2001-02 e ancor prima del 199899. L’Unione Europea è rimasta un’area a bassa dinamicità. In particolare hanno pesato gli andamenti delle maggiori economie dell’Unione che nel 2004 hanno registrato tassi di sviluppo compresi tra i minimi di Italia (1%) e Germania (1,1%) e il massimo britannico del 3,2%. I dati provvisori del 2005 segnalano una tenuta generale dell’economia sui livelli degli ultimi due anni (Tab.I. 2). Lo sviluppo del commercio internazionale, dopo la brusca frenata del 2001-02, ha ripreso nel biennio 2003-2004 un ritmo consistente che rappresenta, per l’insieme dei Paesi OECD, poco più del doppio del prodotto interno lordo. L’andamento previsto nel 2005 conferma questa tendenza. L’aumento delle esportazioni di merci a valori correnti nel 2004 – secondo le statistiche IMF – è stato pari al 19,7% ed oltre i tre-quarti della variazione sono riconducibili alle maggiori vendite dei Paesi dell’Europa Occidentale (+17,7%) e di quelli asiatici (+25,4% di cui poco più di un quinto dovuto alla Cina). 1 Royal Dutch Shell, peraltro, ha un azionariato misto anglo-olandese. 9 Tab.I. 2 – VARIAZIONI ANNUE PIL ED ESPORTAZIONI Variazioni annue delle quantità a prezzi costanti (1) 1995-00 2005E (2) 2001-02 2003-04 medie annue in % Prodotto interno lordo Unione Europea USA Giappone Totale Paesi OECD 2,7 3,8 1,4 3,2 1,4 1,2 -0,1 1,3 1,3 3,5 2,1 2,7 1,4 3,6 2,4 2,7 Esportazioni Totale Paesi OECD 8,2 1,0 5,5 5,4 (1) Fonte: nostre elaborazioni su dati OECD. (2) Fonte: OECD. Fig. 1 Variazioni annue del PIL reale e delle esportazioni dei Paesi OECD 12,0 8,0 4,0 0,0 -4,0 Average 1981-91 1992 1993 EU 1994 1995 1996 1997 USA 1998 1999 2000 Japan 10 2001 2002 2003 2004 2005e Oecd Exports 11 Total Electronics Building and civil engineering Cement, glass and bdg. products Paper, printing and publishing Food and drink Textiles and clothing Other mfg. industries Services industries Energy and mining Iron and steel Chemicals Rubber and cables Mechanical engineering automotive aerospace and shipbuilding domestic appliances other 100,0 6,7 1,0 1,5 1,1 2,1 5,4 1,9 4,0 13,6 1,3 61,4 45,1 0,1 16,2 Germany 100,0 0,7 0,8 5,6 2,8 0,7 67,1 4,8 15,1 2,4 2,1 0,3 U.K. 100,0 6,8 9,6 0,9 3,5 1,0 0,9 2,1 24,9 16,7 3,5 30,1 19,1 1,2 9,8 France - 100,0 44,6 22,6 19,5 13,3 Ireland 100,0 2,0 0,4 4,1 1,8 2,6 3,5 0,5 36,6 6,0 3,1 3,7 35,7 22,9 3,4 1,8 7,6 Europe Italy 100,0 15,5 - 79,7 4,8 - Spain 100,0 0,2 5,7 34,3 0,5 1,9 0,1 39,1 18,2 1,9 0,4 0,4 15,5 Switzerland 100,0 18,7 20,6 0,3 0,1 3,2 20,9 21,6 14,6 14,4 0,2 Benelux 100,0 17,4 15,5 2,5 0,3 1,5 21,8 8,9 5,4 26,7 9,7 0,8 4,3 11,9 Scandinavia 100,0 17,3 0,3 2,5 6,8 0,3 2,2 2,7 22,7 1,3 16,0 0,7 27,2 13,7 5,2 1,1 7,2 100,0 12,8 0,3 4,3 33,1 49,5 20,8 28,7 North America USA Canada Tab.I. 3 – 230 INDUSTRIAL COMPANIES: PERCENTAGE BREAKDOWN OF 2004 SALES BY INDUSTRY 100,0 33,6 0,5 1,0 2,1 0,4 3,2 2,3 6,0 5,9 1,9 43,1 35,4 0,2 1,6 5,9 Japan 100,0 14,9 0,1 1,7 2,5 5,4 0,3 1,8 2,5 21,2 4,3 13,5 1,1 30,7 18,8 3,1 1,0 7,8 Total 12 11,0 12,6 15,3 11,4 9,2 26,4 Total industrial companies (*) Australia, China and Mexico. Utilities Telecommunications 34,9 12,2 12,4 0,9 7,6 0,5 0,5 3,6 11,6 16,9 3,1 1,0 10,7 11,5 12,9 22,9 27,3 1,1 23,8 5,1 7,1 6,8 39,6 13,3 24,5 U.K. Energy and mining Iron and steel Chemicals Rubber and cables Mechanical engineering automotive aerospace and shipbuilding domestic appliances other Electronics Building and civil engineering Cement, glass and bdg. products Paper, printing and publishing Food and drink Textiles and clothing Other mfg. industries Services industries Germany 37,8 7,5 8,4 9,9 10,5 26,3 8,3 8,6 3,3 10,6 3,8 47,9 3,2 5,6 26,6 4,1 7,2 France - 4,9 3,3 5,7 4,6 0,7 11,0 3,9 4,0 3,7 6,3 3,2 0,5 13,6 8,0 2,4 1,6 6,3 0,6 Italy 1,3 1,0 2,9 8,3 1,7 0,3 0,3 1,2 5,7 9,7 18,5 4,9 3,0 0,1 Switzerland Europe - 1,9 4,1 0,6 20,0 6,6 2,0 19,1 0,1 5,1 15,8 0,6 0,2 Benelux 3,7 2,6 5,0 5,1 10,3 2,0 4,4 2,6 1,4 22,9 7,7 5,9 31,5 2,3 0,9 3,1 - - 13,5 4,8 1,7 4,5 0,1 0,4 0,2 0,1 10,4 3,6 1,4 9,8 2,1 Other Scandinavia countries 98,0 44,5 47,8 61,7 57,9 52,4 50,2 43,9 42,8 35,4 31,4 51,6 20,9 13,6 83,1 51,1 56,8 71,1 54,9 40,9 Total 2,0 29,8 33,9 36,4 10,2 40,1 20,7 30,1 24,7 56,7 39,1 31,6 39,3 6,4 34,5 43,2 28,9 40,9 35,7 USA - 1,9 1,0 7,9 1,7 6,9 3,8 0,9 0,2 1,7 Canada North America 2,0 31,7 34,9 36,4 18,1 40,1 20,7 31,8 24,7 63,6 39,1 35,4 40,2 6,4 34,5 43,2 28,9 41,1 37,4 Total - 15,6 17,3 1,9 24,0 7,5 29,1 24,3 32,5 1,0 29,5 13,0 38,9 86,4 10,5 14,4 4,0 21,7 Japan Tab.I. 4 - 275 COMPANIES: PERCENTAGE BREAKDOWN OF 2004 SALES BY COUNTRY OF LOCATION - 8,2 - - Other countries (*) 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Total Tendenze di lungo periodo: dimensione dei Gruppi Nei 15 anni che separano il 1989 (anno di inizio delle statistiche della nostra indagine) dal 2004 la crescita più elevata del capitale investito è stata registrata dall’insieme delle imprese statunitensi (+114% in euro, +145% in dollari correnti), immediatamente seguita da quella delle multinazionali europee (+134% in euro a prezzi correnti); l’espansione dei Gruppi giapponesi è stata molto più contenuta (+52% in yen correnti). Fig. 2 Totale attività – Numeri indice 1995 = 100 256,1 1989 = 100 245,1 235,1 234,4 230,2 226,0 213,9 194,0 185,1 151,7 USA Europe Japan Germany Scandinavia France UK Benelux Switzerland Italy Parallelamente, vi è stato un aumento più marcato delle dimensioni medie delle imprese nelle tre aree, in misura più accentuata per quelle nordamericane che hanno superato le dimensioni delle nipponiche. Seppur in progressiva contrazione, resta sempre evidente il divario dimensionale fra imprese europee e nordamericane e giapponesi: nel 1989 il capitale medio di una multinazionale europea era pari a poco meno della metà di quello delle società nordamericane e giapponesi; nel 2004 il divario si è attestato intorno al 28-31% in presenza di una svalutazione del dollaro sull’euro pari al 12,6% e ad una rivalutazione dello yen sull’euro pari al 22,7%. L’aumento delle dimensioni medie aziendali deriva, oltre che dagli investimenti fissi diretti, dai processi di concentrazione. 13 Tab.I. 5 – DIMENSIONE MEDIA DELLE IMPRESE Dimensione media delle imprese: totale attivo (1) 1989 2004 Variazione % mil EUR mil EUR EUR Moneta originale Industria Europa Nord America Giappone Tutte le società (2) 7.823 13.265 14.734 10.135 21.128 30.617 29.178 24.924 +170,1 +130,8 +98,0 +145,9 +170,1 +164,1 +61,5 (1) Incluse le immobilizzazioni immateriali. (2) 264 nel 1989, 230 nel 2004. La crescita più consistente dei capitali investiti è stata realizzata negli anni dopo il 1996; in particolare l’Europa ha raggiunto i massimi ritmi nel biennio 1999-2000 (+19% di incremento medio annuo), mentre la crescita di Stati Uniti e Giappone è risultata più uniformemente distribuita negli anni, con il massimo raggiunto rispettivamente nel 1999 (+11%) e nel 2000 (+8%). Le multinazionali statunitensi si contraddistinguono per non aver mai subito decelerazioni nell’evoluzione del loro capitale investito, mentre le europee hanno fatto segnalare valori negativi nel biennio 2002-03 con una ripresa nel 2004 (+4%). In Europa tali processi di crescita nel periodo 1989-2004 vedono in testa le imprese tedesche (+156% superiore al 145% delle statunitensi), seguite dalle scandinave (+135%); i Gruppi dei restanti Paesi presentano crescite al di sotto della media, con le imprese svizzere e italiane all’ultimo posto (Fig. 2). L’espansione dei Gruppi tedeschi ha tratto beneficio dalle acquisizioni (in particolare la statunitense Chrysler rilevata nel 1998 dalla Daimler) e da un’importante crescita interna come dimostrano i tassi di investimento, superiori al 10% annuo nel periodo 1998-2004; il ruolo della crescita interna è stato ancora più importante per i Gruppi scandinavi, il cui tasso medio annuo d’investimento nell’intero ultimo decennio è stato pari all’11%. Le imprese con il minor tasso medio d’investimento tecnico nell’ultimo decennio sono state le italiane, le britanniche e da ultime le svizzere. L’incremento dei capitali investiti intorno alla metà degli anni ’90 è avvenuto in sintonia con i prezzi di borsa; il legame sembra particolarmente stretto per le imprese europee ed americane. Nel triennio 2000-2002 i prezzi di borsa hanno segnato un decremento sempre più incisivo e, seppur con 14 uno sfasamento temporale, le imprese europee (e, in misura meno accentuata, tutte le multinazionali nel loro complesso) hanno seguito la stessa tendenza segnando una flessione del totale attivo nel 2002. Il grafico della Fig. 3 mette in evidenza, quanto meno nel periodo più recente, una qualche tendenza anticipatrice della borsa. Fig. 3 Totale attività – Variazioni % annue 1990-2004 Total assets - Europe Total assets - US Total assets - average MSCI World share index year end Total assets - Japan Total assets and MSCI World share index 30,0 20,0 10,0 0,0 -10,0 -20,0 -30,0 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 A livello settoriale l’incremento delle dimensioni medie nel periodo 1995-1998, in termini di totale attivo, è stato più sensibile per le imprese dei mezzi di trasporto e per quelle cartarie (Tab.I. 7), interessate dalle seguenti principali operazioni di concentrazione: nei mezzi di trasporto la fusione della Boeing con la McDonnell Douglas nel 1997 e della statunitense Chrysler con la tedesca Daimler nel 1998, nelle cartarie la fusione della Kymmene con la Repola, entrambe finlandesi, nel 1996 e della svedese Stora con la finlandese Enso nel 1998. Negli anni 1998-2004 l’incremento delle dimensioni medie è stato più accentuato per le imprese energetiche e siderurgiche, interessate da numerose operazioni di concentrazione, le maggiori delle quali sono state le seguenti: - nell’energetico, nel 1999 la fusione delle statunitensi Exxon e Mobil dando vita alla ExxonMobil e la concentrazione delle attività della Elf Aquitaine (FR), della Total (FR) e della Petrofina (BE), tutte confluite nella TotalFinaElf (ridenominata Total nel 2003); nel 2000 la fusione della BP Amoco (a sua volta costituita nel 1998 15 - dall’unione della British Petroleum con la statunitense Amoco) con la Atlantic Richfield (US) e la Burmah Castrol (UK) costituendo la BP; negli Stati Uniti, nel 2001 la fusione della Chevron e Texaco dando vita alla ChevronTexaco (ridenominata Chevron nel 2005 (2)) e nel 2002 quella della Phillips Petroleum (che l’anno precedente aveva rilevato la Tosco) e Conoco costituendo la ConocoPhillips; nella siderurgia, nel 2002 la fusione delle giapponesi NKK e Kawasaki Steel dando vita alla JFE Holdings e la concentrazione delle attività francesi (Usinor), belgo – lussemburghesi (Arbed) e spagnole (Aceralia), tutte confluite nell’Arcelor; nel 2004 la fusione delle olandesi Ispat International ed LNM Holdings (entrambe controllate dalla famiglia indiana Mittal) ha dato origine alla Mittal Steel (3). L’espansione dei settori cartario, energetico e siderurgico è dovuta in massima parte alle citate operazioni di concentrazione, in quanto la crescita interna, misurata in termini di tasso medio annuo di investimento tecnico nel decennio, segnala, proprio per questi settori, i valori più bassi (Tab.I. 6). Di contro, l’espansione del settore mezzi di trasporto è stata anche sostenuta da una elevata crescita interna: il tasso medio annuo di investimento tecnico nel decennio è stato pari all’11,2%, il più alto insieme con quello dell’elettronica (dove i processi di concentrazione non sono stati importanti). 2 Nell’agosto 2005 la Chevron ha incorporato la connazionale Unocal. 3 Le origini della Mittal risalgono al 1976 quando Lakshmi Mittal, figlio di un laminatore indiano, fonda la Ispat (che in sanscrito vuol dire acciaio) e comincia ad acquisire una serie di società in difficoltà; la prima acquisizione di una certa rilevanza, consentendo il raddoppio della produzione di acciaio, è la Iron & Steel di Trinidad e Tobago nel 1989. Negli anni novanta si moltiplicano le acquisizioni in tutto il mondo fino alla statunitense ISG International Steel Group, incorporata nel corso del 2005; in seguito a quest’ultima acquisizione la Mittal Steel è divenuta il primo produttore mondiale di acciaio. Nel maggio 2006 ha lanciato un’OPA per rilevare il controllo dell’Arcelor, la maggiore multinazionale dell’acciaio in termini di attività nel 2004. 16 Tab.I. 6 – TASSO MEDIO ANNUO DI INVESTIMENTO TECNICO NEL DECENNIO 1995-2004 (%) Industriali Elettronica Mezzi di trasporto Meccanica Alimentare e bevande Chimica Gomma e cavi Energia Carta Siderurgia e metallurgia 11,2 11,2 9,6 8,3 7,8 7,3 6,9 6,1 5,4 Tutte le società 8,5 Telecomunicazioni Utilities 9,0 5,7 Complessivamente, nel 1998-2004, la variazione della dimensione media misurata in termini di totale attivo è in linea con quella misurata in termini di fatturato (Tab.I. 7). Si evidenziano i settori energetico e siderurgico in quanto la variazione della dimensione media in termini di totale attivo risulta inferiore a quella in termini di vendite, ma va sottolineato che il consistente incremento del fatturato si è realizzato in massima parte nel 2004 in seguito all’aumento dei prezzi del petrolio, nel primo caso, e dell’acciaio nel secondo (cfr. paragrafo vendite). Nel terziario, le utilities e le telecomunicazioni hanno presentato, tra il 1998 e il 2004, incrementi ancora più importanti della dimensione media misurata in termini di totale attivo (Tab.I. 7): +131,8% le prime e +66,3% le seconde (per le utilities tale variazione è inferiore a quella in termini di vendite). Ciò è attribuibile, di nuovo e in massima parte, ai numerosi processi di concentrazione, i maggiori dei quali sono stati i seguenti: - nelle telecomunicazioni: nel 2000 in Europa la Vodafone (che nel 1999 si era fusa con la AirTouch Communications) ha rilevato la Mannesmann (nella graduatoria storica delle operazioni di concentrazione questa si colloca di gran lunga al primo posto assoluto in termini di capitale investito) e, negli Stati Uniti, la Bell Atlantic si è fusa con la GTE dando origine alla Verizon Communications; nel 17 2001 la Vodafone ha rilevato la Japan Telecom (4) e nel 2004 la Cingular Wireless ha acquisito la AT&T Wireless (costituita nel 2001 come scorporo della AT&T); da segnalare che questa tendenza all’aggregazione nel settore delle telecomunicazioni è proseguita a ritmo ancora più sostenuto dopo il 2004 (cfr. Paragrafo primo semestre 2005); - nelle utilities: la E.ON ha rilevato nel 2002 la britannica Powergen e nel 2003 la connazionale Ruhrgas (insieme costituiscono la seconda maggiore operazione di concentrazione dopo la VodafoneMannesmann); la National Grid Transco (GB) ha rilevato nel 2000 la statunitense New England Electric System e nel 2002 la Niagara Mohawk (US) e la Lattice Group (GB); vi è inoltre da rilevare che una quota importante dell’aumento delle dimensioni medie delle utilities è derivata dall’inclusione della E.ON e della RWE in questo comparto dal 2002 (in precedenza, data la loro diversa attività, erano state ricomprese nell’aggregato industriale) (5); al netto di tale effetto, l’incremento sarebbe stato dell’88% in termini di totale attivo. L’espansione del settore delle telecomunicazioni è comunque stata anche sostenuta da una crescita interna significativa: il tasso medio annuo di investimento tecnico è infatti risultato pari al 9%, il quarto più alto dopo l’elettronica, i mezzi di trasporto e la meccanica. Su questo stesso comparto incidono, in maniera più consistente rispetto agli altri settori, gli aumenti delle attività immateriali (costituite in massima parte dall’avviamento, oltre che dal valore attribuito alle licenze) in seguito alle citate operazioni di acquisizione e fusione: nel periodo 1998-2004 si evidenzia un +260% di incremento degli intangibles. L’incremento della dimensione media misurata in termini di totale attivo al netto di questi ultimi, nello stesso periodo, segnala un +33,5%, inferiore allo sviluppo in termini di fatturato. Da segnalare che l’incremento degli attivi immateriali è stato molto sostenuto negli anni 2000-2001, quando si sono attuati i maggiori processi di aggregazione, mentre a partire dal 2002 gli intangibles sono progressivamente diminuiti prevalentemente per effetto dell’ammortamento. 4 Nel 2003 la Japan Telecom è stata scorporata in due società: Vodafone Japan (telecomunicazioni mobili) e Japan Telecom (telecomunicazioni fisse), quest’ultima ceduta al Gruppo giapponese Softbank. Nel marzo 2006 anche la Vodafone Japan è stata ceduta al Gruppo Softbank. 5 Fino al 2001, la E.ON e la RWE sono state incluse tra le multinazionali industriali; nel 2002 la loro classificazione è stata rivista a seguito di operazioni aziendali che hanno progressivamente condotto al notevole ridimensionamento delle attività manifatturiere ed alla focalizzazione del core business nell’ambito delle utilities. 18 Tab.I. 7 – 275 SOCIETÀ: DIMENSIONE MEDIA IN BASE AL TOTALE ATTIVO E AL FATTURATO Dimensione media delle imprese: totale attivo (1) 1995 1998 2004 Variazione Variazione % 1998% 20041995 1998 mil EUR mil EUR mil EUR 22.207 22.058 17.624 11.737 9.846 9.065 8.928 6.937 7.934 25.873 30.862 21.119 14.661 12.067 9.654 10.993 9.458 9.748 50.493 42.834 27.475 21.805 17.117 15.626 15.001 13.818 13.017 16,5 39,9 19,8 24,9 22,6 6,5 23,1 36,3 22,9 95,2 38,8 30,1 48,7 41,9 61,9 36,5 46,1 33,5 Tutte le società 13.696 17.105 24.924 24,9 45,7 Telecomunicazioni Utilities 21.962 … 29.972 17.891 49.854 41.466 36,5 … 66,3 131,8 Industriali Energia Mezzi di trasporto Elettronica Chimica Meccanica Siderurgia e metall. Alimentare e bevande Carta Gomma e cavi 1995 mil EUR Industriali Energia Mezzi di trasporto Elettronica Meccanica Chimica Siderurgia e metall. Alimentare e bevande Gomma e cavi Carta (1) Dimensione media delle imprese: vendite 1998 2004 Variazione Variazione % 1998% 20041995 1998 mil EUR mil EUR 21.224 23.625 16.860 10.397 10.166 8.442 10.887 8.897 6.528 22.176 30.724 20.592 12.191 11.882 8.284 12.636 10.441 7.700 62.959 36.600 25.780 16.091 15.551 14.733 14.623 13.256 10.459 4,5 30,1 22,1 17,3 16,9 -1,9 16,1 17,4 18,0 183,9 19,1 25,2 32,0 30,9 77,8 15,7 27,0 35,8 Tutte le società 13.503 15.967 23.087 18,2 44,6 Telecomunicazioni Utilities 11.808 … 15.653 7.273 23.288 19.171 32,6 … 48,8 163,6 Incluse le immobilizzazioni immateriali. 19 Tab.I. 8– PRINCIPALI SOCIETÀ INDUSTRIALI IN BASE AL TOTALE ATTIVO Primi 12 Gruppi industriali per totale attivo (1) nel 2004 1993 2004 mld. EUR mld. EUR 46,5 76,5 89,2 72,9 40,0 83,4 40,4 40,1 63,5 19,0 68,5 38,8 178,0 174,3 138,0 137,6 131,4 130,6 119,5 100,1 88,4 84,5 72,7 70,5 DaimlerChrysler (DE) Toyota Motor (JP) Royal Dutch Shell (GB) ExxonMobil (US) BP (GB) General Motors (US) Volkswagen (DE) General Electric (US) Ford Motor (US) Total (FR) IBM (US) Siemens (DE) Varia zione % Primi 12 Gruppi industriali per totale attivo (1) nel 1989 1989 mld. EUR 282,8 127,8 54,7 88,8 228,5 56,6 195,8 149,4 39,2 344,7 6,1 81,7 Royal Dutch/Shell (GB) General Motors (US) Exxon (US) IBM (US) Toyota (JP) Hitachi (JP) Matsushita El. (JP) Ford Motor (US) BP (GB) Fiat (IT) Siemens (DE) Nissan Motor (JP) 76,1 75,6 68,3 62,2 49,2 44,3 44,2 42,9 40,4 35,4 32,7 32,5 (1) Escluse le attività immateriali. La Tab.I. 8 riespone i maggiori Gruppi industriali in ordine decrescente di totale attivo nel 2004 e nel 1989. Rispetto all’analoga classifica dello scorso anno, si segnala lo slittamento dalla terza alla sesta posizione della General Motors, superata dalla Royal Dutch Shell che ha scalato tre posizioni; inoltre l’espansione della General Electric ha fatto slittare dall’ottavo al nono posto la Ford Motor. Nel 2004 la Germania e il Regno Unito piazzano entrambe due Gruppi tra i 10 maggiori del mondo: la prima, due multinazionali nel settore dei mezzi di trasporto, e la seconda, due energetiche. Il capitale aggregato di queste quattro società europee è superiore a quello delle quattro aziende statunitensi del 24% (nel 2003 era del 17%). Nelle telecomunicazioni il gruppo di gran lunga di maggiore dimensione è giapponese (NTT con 125 miliardi di euro di attivi) e la presenza statunitense si limita a sole due società fra le prime 10 (Verizon e SBC). La francese EdF e due tedesche (E.ON e RWE) occupano le prime posizioni nelle utilities (Tab.III.4). Il confronto con la stessa classifica stilata per le industriali nell’anno 1989 consente di valutare in primo luogo l’espansione dei Gruppi operanti nell’energia, soprattutto per operazioni di concentrazione e, in subordine, anche per l’effetto dell’aumento del prezzo relativo del petrolio (+110% tra il 1989 e il 2004 in termini di dollari/barile contro una variazione del deflatore del Pil dei Paesi OECD nello stesso 20 periodo del 38%); in secondo luogo, la perdita delle prime posizioni da parte delle multinazionali statunitensi, con la General Motors superata dalla Toyota al secondo posto (6) e l’IBM finita dal 4° all’11° posto (7); infine la scomparsa di tutti i Gruppi giapponesi esclusa la citata Toyota (8) e la sostituzione della Fiat (9) con la francese Total al decimo posto. Tendono ora a dominare le multinazionali che trattano energia e mezzi di trasporto e a perdere posizioni le imprese dell’elettronica (10). E’ ancora da osservare che la distanza tra le prime in classifica e le altre, dopo essersi ridotta dal 1989 al 1995, è aumentata dal 1996 al 1999 (principalmente per le fusioni Daimler-Chrysler e Exxon-Mobil) stabilizzandosi nel 2000-2002; dal 2003 è poi tornata ad aumentare e nel 2004 il capitale investito dei primi sei Gruppi è arrivato a superare del 66% quello dei successivi sei, come nel 1989. Raffrontando l’elenco delle multinazionali industriali europee per Paese di origine tra il 1993 (anno della nostra prima selezione) e il 2004, vi è da rilevare quanto segue: - Il numero delle imprese per nazionalità si è tendenzialmente ridotto: la Germania è scesa da 25 a 18 Gruppi, il Regno Unito da 25 a 17, la Francia da 24 a 20; ciò è dipeso principalmente dai già citati processi di concentrazione. - L’Italia è una prima eccezione al trend accennato: ha incrementato il numero delle proprie multinazionali da 8 nel 1993 a 15 nel 2004 e ciò a seguito di processi espansivi, soprattutto di Gruppi che nel tempo hanno progressivamente superato la soglia dei 2 miliardi di euro; nel periodo 2002-04 sono entrate in classifica la Fincantieri, la Indesit (nel 2002 ha rilevato la britannica General Domestic Appliances) e la Buzzi Unicem (nel 2004 ha rilevato la tedesca Dyckerhoff). 6 La Toyota si segnala per una strategia controcorrente di crescita prevalentemente interna, derivata soprattutto dall’espansione della base produttiva nei Paesi asiatici, in Nord America e in Europa. L’unica acquisizione di qualche rilievo è stata quella della Daihatsu (prima casa automobilistica giapponese, fondata nel 1907), completata nel 1998. 7 Sul ridimensionamento dell’IBM ha influito la cessione dell’attività di produzione dell’hardware: a fine anni ’90 importanti cespiti sono stati scorporati e ceduti alla Celestica (Gruppo canadese Onex) e a fine aprile 2005 è stata ceduta la divisione personal computer alla Lenovo, società con sede a Hong Kong e stabilimenti in Cina e India. 8 Ciò è dovuto ad una minore crescita relativa, dato che Hitachi, Matsushita e Nissan continuano a collocarsi tra i primi cinque gruppi nel loro Paese (Tab. III.4). 9 Fino al 2002 la Fiat compariva fra i primi 12 gruppi industriali del mondo (decima nel 2002); le difficoltà più recenti, che hanno richiesto importanti disinvestimenti, l’hanno fatta scalare di parecchie posizioni collocandola al 23esimo posto nel 2004. 10 L’indagine esclude la statunitense Microsoft che opera esclusivamente nella prestazione di servizi software. Negli anni 1993-2004 ha aumentato il capitale investito di 23 volte, ma il livello più recente (65,1 miliardi di euro) non sarebbe comunque valso a piazzarla tra le prime 12 della Tab. I.5. 21 - - - Nel Benelux, l’Olanda ha aumentato il numero delle proprie multinazionali da 6 nel 1993 a 13 nel 2004; l’incremento di 7 multinazionali comprende l’EADS (società sostanzialmente sovranazionale costituita nel 2000 concentrando attività aeronautiche francesi, tedesche e spagnole), la ST che ha importanti interessi in Italia e la Mittal Steel che nel decennio 1995-2004 ha incrementato il proprio fatturato di oltre 10 volte, in massima parte attraverso una serie di acquisizioni di società minori (nel 2004 si colloca al quinto posto fra le multinazionali dell’acciaio mentre era quindicesima nel 1993); nell’ambito delle società sovranazionali è anche da ricordare l’Arcelor, nata nel 2002 dalla concentrazione di attività siderurgiche francesi, belgo – lussemburghesi e spagnole. La Scandinavia ha aumentato il numero dei suoi Gruppi da 12 nel 1993 a 28 nel 2004; ciò a seguito sia del raggiungimento della soglia di 2 miliardi di euro da parte di alcune società, sia soprattutto di processi di acquisizione e fusione. La Svizzera è salita da 8 a 12 multinazionali con un significativo incremento, nonostante il passaggio della Alusuisse sotto il controllo della canadese Alcan nel 2000. Le società di telecomunicazioni tra il 1998 (anno della nostra prima selezione) e il 2004, segnalano un incremento da 21 a 27 unità, nonostante le operazioni di concentrazione verificatesi in massima parte negli Stati Uniti. L’incremento è dipeso da processi espansivi che hanno coinvolto imprese che in precedenza non raggiungevano una dimensione sufficiente a superare la soglia da noi fissata dell’1% del fatturato totale (ora pari a 6,5 miliardi di euro). E’ il caso di Vodafone (11), delle due cinesi, delle statunitensi Qwest e Nextel (ora Sprint Nextel, dopo la sua fusione con Sprint nell’agosto 2005) e della messicana Telmex. Il numero delle società delle utilities è invece in diminuzione rispetto al 1997 (anno a partire dal quale le società di tale comparto sono state inserite nella nostra analisi) essendo passato da 25 a 18 unità; ciò è principalmente dipeso da operazioni di concentrazione, in particolare delle società statunitensi (quattro di esse sono confluite in società europee), della già citata E.ON e della svedese Vattenfall (quest’ultima nel 2001-02 ha 11 Fondata nel 1984, ha incrementato il proprio attivo di 15 volte dal 1999 (anno in cui si è fusa con la AirTouch Communications) al 2004; in tale periodo le acquisizioni più rilevanti sono state quelle della Mannesmann (nel 2000) e della Japan Telecom (nel 2001) (Tab. III.4). 22 esteso la propria sfera operativa al di fuori dell’area scandinava con acquisizioni in Germania). La presenza dell’azionista pubblico nelle multinazionali è sostanzialmente stabile: nell’industria intorno al 5% in termini di totale attivo, mentre nelle telecomunicazioni e nelle utilities la quota si mantiene, rispettivamente, al 39% e al 30% circa (Tab.I. 9). Le maggiori imprese ancora a controllo pubblico appartengono infatti all’area dei servizi: sono la compagnia giapponese di telecomunicazioni NTT e l’azienda energetica francese EdF. Nell’ambito delle telecomunicazioni si è verificata nel settembre 2004 una significativa riduzione del possesso pubblico nella France Télécom, peraltro non tale da intaccare il potere di comando (dal 54,5% al 42,2%). Proprio in Francia è massiccia la presenza dello Stato nel capitale delle utilities EdF (87,3%) e Gaz de France (80,2%) anche dopo la collocazione delle loro azioni in borsa (avvenuta, rispettivamente, nel novembre e nel luglio 2005). La Scandinavia si segnala come il Paese con la maggiore presenza pubblica, pari a quasi la metà del totale attivo e ad oltre il 40% delle vendite, segue la già citata Francia e l’Italia; nell’ambito delle sole manifatturiere, è l’Italia a registrare la più elevata presenza statale (pari al 42% in termini di totale attivo), sebbene questo dipenda non tanto dalle dimensioni del pubblico (che conta solo tre società, Eni, Finmeccanica e Fincantieri), quanto dalla limitata importanza delle grandi multinazionali private (12). In Germania, Svizzera e Giappone l’unica multinazionale a controllo pubblico è quella operativa nel settore delle telecomunicazioni. 12 L’ENEL, principale azienda energetica italiana dopo l’Eni, non è compresa nell’indagine perché la componente estera è inferiore alla nostra soglia del 10% del fatturato (essendo pari al 4,3% nel 2004 e all’8,3% nel 2005). 23 Tab.I. 9 - SOCIETÀ A CONTROLLO PUBBLICO (1) N. di società Scandinavia N. di occupati nel 2004 10 % su totale Paese Francia 6 % su totale Paese Italia 3 % su totale Paese Benelux 2 % su totale Paese Germania 1 % su totale Paese Svizzera 1 % su totale Paese Giappone 1 % su totale Paese Totale 27 (3) % sul totale di cui: Industriali % sul totale Telecomunicazioni % sul totale Utilities % sul totale 14 6,1 10 37,0 3 16,7 Totale attività (2) al 31/12/04 Vendite nel 2004 milioni EUR milioni EUR 235.962 25,2 656.407 26,5 129.710 22,2 78.411 7,2 257.705 9,1 15.477 2,1 201.000 6,2 147.972 48,5 314.912 42,9 79.147 34,2 24.233 11,2 64.554 7,2 9.095 5,0 124.944 11,7 124.770 42,3 174.326 27,7 69.487 35,8 18.162 7,8 57.880 7,6 6.518 4,0 77.378 7,7 1.913.202 9,0 849.148 12,9 570.392 9,1 592.887 3,3 1.093.130 4,2 227.185 22,7 273.423 5,5 373.498 39,5 202.227 30,2 233.774 4,4 258.994 46,0 77.624 22,5 (1) Non vi sono imprese a controllo pubblico negli altri Paesi considerati nello studio. Per l’elenco delle società v. Tab. III.4. (2) Escluse le attività immateriali. (3) Incluse due società di telecomunicazioni in Cina (China Mobile Hong Kong e China Telecom) e una in Australia (Telstra). Nell’ambito dei citati processi di aumento dimensionale, le multinazionali hanno complessivamente incrementato il loro grado di internazionalizzazione. La quota di fatturato che le imprese dell’area euro hanno realizzato al di fuori dei loro paesi d’origine è passata dal 72,5% nel 2000 al 75,4% nel 2004 (Tab.I. 10). Tale variazione è stata comunque inferiore a quella registrata dalle imprese nordamericane e soprattutto dalle giapponesi. Le multinazionali con la maggiore presenza estera sono, nell’area euro, quelle del Benelux, della Finlandia e dell’Irlanda (quota di vendite all’estero sul totale delle vendite superiore al 90%), alle quali si aggiungono quelle della Svizzera (96,8%); le multinazionali italiane sono quelle che esportano di meno (58,5%). La ripartizione stimata delle vendite in base all’ubicazione dei clienti è riportata alla Tab.I. 11; a livello di grandi 24 aree geografiche (Europa, Nord America e Giappone) le vendite verso mercati non facenti parte della propria area di appartenenza coprono il 46% del fatturato per le multinazionali europee, il 44% per quelle statunitensi ed il 51% per quelle giapponesi (Tab.I. 10 e Tab.I. 40). Tab.I. 10 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: VARIAZIONE DEL FATTURATO 2000-2004 (*) Variazione % delle vendite (in valuta locale) 2000-2004 Estero Paese di origine Benelux Finlandia Irlanda Germania Francia Italia Area euro Vendite all’estero (1) in % del totale vendite 2000 2004 Variazione -10,9 -1,0 49,7 -31,9 -16,4 11,5 -20,1 -15,0 8,3 44,4 -8,1 -12,4 1,8 -7,0 91,9 89,3 90,4 69,6 75,1 60,7 72,5 91,5 90,1 90,1 75,6 76,0 58,5 75,4 -0,4 0,8 -0,3 6,0 0,9 -2,2 2,9 Svizzera Regno Unito Svezia Norvegia -3,2 3,7 19,1 17,1 6,3 36,8 22,5 26,1 96,5 77,2 49,0 45,3 96,8 81,7 49,7 47,1 0,3 4,5 0,7 2,5 Giappone Nord America 0,8 11,6 39,1 33,2 43,3 43,0 51,3 47,4 8,0 4,4 (*) Sono escluse Spagna e Danimarca, per le quali non sono disponibili i dati. (1) Esportazioni dal Paese di origine + vendite delle controllate estere in Paesi diversi da quello di origine della casa madre. 25 Tab.I. 11 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: RIPARTIZIONE DELLE VENDITE 2004 IN BASE ALLA LOCALIZZAZIONE DEL CLIENTE Ubicazione del cliente % del Europa campione nazionale Totale Altre Nord America Paese di origine Totale Paese di origine aree in % del fatturato complessivo Benelux 100 54 8 (*) Francia 100 62 24 (*) Germania 100 57 24 (*) 25 (*) 18 (*) Italia 100 76 (*) 41 12 (*) 12 (*) Scandinavia 100 69 23 (*) 17 (*) 14 (*) Svizzera 100 40 30 30 Regno Unito 100 37 (*) 18 (*) 38 (*) 25 (*) Europa 98 54 (*) 23 (*) 26 (*) Nord America 98 23 (*) 56 (*) Giappone 99 14 (*) 25 (*) 3 (*) 20 26 20 (*) 18 (*) 20 (*) 53 (*) 21 (*) 61 (*) (*) Dati parziali, relativi in ogni caso a più della metà del campione. Occupazione L’occupazione del complesso delle imprese industriali è variata con lo sviluppo degli attivi; essa è infatti cresciuta dal 1995 al 2000 (circa 1,6 milioni di occupati in più) per poi flettere nell’ultimo quadriennio (circa 800 mila unità in meno) (Tab.I. 37 e Tab.I. 38). Riguardo a quest’ultimo periodo, i principali ridimensionamenti di forza lavoro sono stati realizzati dai Gruppi francesi, britannici e nordamericani (questi ultimi hanno contato da soli per il 44% della riduzione complessiva). Un caso a parte è quello dei Gruppi tedeschi per i quali la diminuzione (circa 319 mila unità) è motivata essenzialmente dal già citato passaggio di categoria della E.ON e della RWE nel 2002 dalle imprese industriali alle utilities: a valori omogenei, in Germania gli addetti sono in aumento di 20 mila unità. Incrementano l’occupazione soprattutto le imprese irlandesi (+40%) e quelle del Benelux (+12%). Quanto alle telecomunicazioni, gli effetti contrastanti dell’espansione dell’attività da un lato e della ristrutturazione dei servizi inefficienti dall’altro hanno portato nel 2004 ad un’occupazione pari a circa 26 quella di dieci anni prima; tuttavia escludendo dal campione le due società cinesi costituite nell’ultimo decennio (13), i livelli di occupazione sarebbero inferiori di circa il 13%. Relativamente alle utilities, in termini omogenei, nel periodo 1997-2004 il numero dei dipendenti si è mantenuto sostanzialmente stazionario. Quanto al processo di internazionalizzazione, la tendenza consolidata è verso una riduzione degli occupati nei Paesi di origine. Così è avvenuto per le imprese europee lungo tutto l’ultimo decennio con l’eccezione del 1998 e del 1999; al netto dell’effetto del cambio di categoria delle due citate società tedesche e dell’uscita dall’area europea della Alusuisse e della Pechiney (rilevate dalla canadese Alcan rispettivamente nel 2000 e nel 2003), le flessioni più marcate si sono avute nel 1996 (-4,2%) e nel 2000 (-6,1%) e la diminuzione complessiva del decennio è stata del 18,4%. Per contro, si è avuto un aumento del 40,5% degli addetti impiegati all’estero. Una tendenza simile ha riguardato il Nord America dove però, ad una flessione degli occupati nazionali pari al 14%, si è contrapposta una crescita di quelli all’estero nell’ordine del 70,5%. I processi di delocalizzazione produttiva hanno assunto rilievo; quelli più recenti hanno interessato in misura consistente la Cina dove le multinazionali industriali incluse nell’indagine operano con più di 1.300 affiliate (circa il 9% in più su base omogenea rispetto all’anno precedente soprattutto grazie alle multinazionali europee e nordamericane), delle quali circa 800 produttive (queste ultime erano pari a circa 700 nel 2003). Le affiliate cinesi sono possedute per poco più della metà da multinazionali con sede in Europa, per poco meno di un terzo da società nordamericane e per il rimanente da società giapponesi. La presenza unitariamente più incisiva è quella delle multinazionali tedesche, francesi, svizzere e giapponesi, ciascuna delle quali detiene, in media, il controllo di un numero di affiliate cinesi compreso fra le 7 le 11 unità (Tab.I. 12). La significativa presenza delle multinazionali conferma il crescente ruolo della Cina nell’internazionalizzazione passiva: nel 2004 è il terzo Paese ricettore di investimenti diretti esteri (14) dopo gli Stati Uniti ed il Regno Unito. Le ragioni che spingono le multinazionali ad istituirvi loro affiliate (attività produttive, filiali commerciali o anche solo uffici di rappresentanza creati in mancanza di un sistema di distribuzione o 13 Si tratta della China Mobile Hong Kong e della China Telecom costituite, rispettivamente, nel 1997 e nel 2002. 14 Fonte: Dati UNCATD – United Nations Conference on Trade and Development. Nel 2004 la Cina ha ricevuto investimenti diretti esteri per 60,6 miliardi di dollari, gli Stati Uniti per 95,9 miliardi ed il Regno Unito per 78,4 miliardi. 27 per il controllo di qualità della produzione in loco) sono riconducibili essenzialmente a strategie sia di ampliamento del mercato di sbocco (caratterizzato da una crescita economica continua e significativa) che di delocalizzazione produttiva (motivata in buona parte dalla disponibilità di bassi costi di manodopera). Tab.I. 12 – 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: PRESENZA DIRETTA IN CINA NEL 2004 Numero di affiliate con sede in Cina Numero medio di affiliate per ogni multinazionale Produttive Commer- Totale ciali e altre Produttive Commerciali e altre Totale Europa 406 296 702 3,1 2,2 5,3 di cui: Germania Francia Svizzera Scandinavia Benelux Regno Unito Italia 123 96 50 51 32 30 23 82 85 42 33 22 16 15 205 181 92 84 54 46 38 6,8 4,8 4,2 1,8 1,9 1,8 1,5 4,6 4,3 3,5 1,2 1,3 0,9 1,0 11,4 9,1 7,7 3,0 3,2 2,7 2,5 Nord America 230 149 379 3,6 2,3 5,9 Giappone 159 76 235 4,8 2,3 7,1 Totale Variazione rispetto al 2003 (%) 795 13,9 521 18,4 1.316 15,6 Multinazionali con sede in: A lato dei processi appena citati, tra il 1995 e il 2004 il valore della produzione per dipendente (valore aggiunto al netto degli ammortamenti) è aumentato per le imprese europee del 45,1% a fronte di un incremento del costo unitario del personale pari al 21,9% (Tab.I. 13). Le corrispondenti variazioni calcolate per i Gruppi nordamericani mettono in evidenza incrementi sui dati in valuta locale più accentuati, rispetto a quelli in euro, sia in termini di produttività (15) che di costi di lavoro; ciò deriva solo in piccola parte dai movimenti del cambio dollaro/euro che hanno inciso per il 6% circa nell’arco dell’intero periodo (Tab. III.3). L’incremento del valore aggiunto pro-capite delle imprese statunitensi è superiore di circa 8 punti (dati in valuta locale) a quello delle società europee, mentre il differenziale nel costo pro-capite del lavoro è a favore di queste ultime ed è pari a quasi 15 Si tratta peraltro di variazioni calcolate su dati a prezzi correnti, non essendo possibile individuare un deflatore adeguato, trattandosi di imprese che operano in Paesi diversi. 28 26 punti: nel complesso il miglioramento dei margini è quindi a favore delle società del vecchio continente (il rapporto tra la variazione del valore aggiunto pro-capite e la variazione dei salari unitari è pari a 2,1 per le europee e a 1,1 per le statunitensi). Tra le imprese europee, i maggiori guadagni di produttività hanno riguardato, in valuta locale, il Benelux (+62,6%), l’Italia (+57,3%) ed il Regno Unito (+47,5%). I Gruppi italiani hanno, però, operato prevalentemente ridimensionando la manodopera, segnalandosi per la diminuzione più elevata degli occupati rispetto a tutti gli altri Paesi (a fine 2004 erano inferiori del 20,6% rispetto al 1995), mentre le imprese del Benelux e del Regno Unito hanno ottenuto il miglioramento di efficienza attraverso politiche espansive in presenza di economie di scala (gli aumenti della forza lavoro sono stati superiori alla media europea). Così, la variazione del valore aggiunto pro-capite registrata nel decennio è stata pari a 2,5 volte quella dei salari unitari per le imprese italiane, 1,2 volte per quelle del Benelux e 1,5 volte per quelle del Regno Unito. E’ infine da osservare che i livelli del 2004 mostrano ancora le imprese britanniche, le scandinave, le svizzere e le società di servizi tra quelle a maggiore produttività e le imprese italiane, le francesi e le società del Benelux tra quelle a minor costo unitario del lavoro. A queste ultime si aggiungono le società di telecomunicazioni il cui basso costo pro-capite del lavoro (39,6 mila euro) è influenzato dalla presenza delle due multinazionali cinesi senza le quali si attesterebbe a 48,3 mila euro; inoltre la variazione nel decennio 1995-04, pari a +1,8%, è ancora influenzata dall’ingresso nel periodo delle due società cinesi (16), la cui esclusione porterebbe l’incremento al 24,2%. 16 Si tratta della China Mobile Hong Kong e della China Telecom costituite, rispettivamente, nel 1997 e nel 2002; i loro costi unitari di lavoro sono pari mediamente a 10 mila euro nel 2004. 29 Tab.I. 13 - 275 SOCIETÀ: VALORE AGGIUNTO E COSTO DEL LAVORO PER DIPENDENTE Valore aggiunto (1) per dipendente 2004 Costo del lavoro per dipendente variazione % su 1995 000 di EUR 2004 in EUR (a) valuta locale (a’) 000 di EUR 65,8 76,9 110,0 84,4 67,8 68,5 85,0 +51,8 +64,9 +72,8 +40,2 +37,7 +27,0 +48,3 +62,6 +57,3 +47,5 +46,7 +43,9 +35,2 - Europa 77,4 +45,1 USA 78,9 +43,7 Telecomunicazioni 90,4 +34,3 2 93,3 +38,7 Industria Benelux Italia Regno Unito Svizzera Francia Germania Scandinavia Utilities ( ) variazione % su 1995 in EUR (b) valuta locale (b’) 45,3 39,2 46,9 48,6 43,1 54,8 46,2 +44,9 +25,9 +49,5 +25,4 +11,5 +13,6 +32,0 +55,2 +20,1 +27,6 +31,2 +16,4 +21,0 - - 47,8 +21,9 - 2,1 - +52,8 55,4 +38,8 +47,5 1,1 1,1 - 39,6 +1,8 - 19,1 - - 50,0 +16,3 - 2,4 - (1) Al netto degli ammortamenti. (2) Variazioni calcolate rispetto al 1997. 30 a / b a’/ b’ 1,2 2,5 1,5 1,6 3,3 2,0 1,5 1,1 2,9 1,7 1,5 2,7 1,7 - IL PERIODO 1995-2004: ASPETTI ECONOMICO-FINANZIARI Vendite Dopo il picco registrato negli anni 1999-01, le vendite delle imprese industriali hanno risentito del negativo andamento della domanda mondiale: nel 2002 e nel 2003 si è avuto un regresso, rispettivamente, dell’8% (la variazione più insoddisfacente del decennio) e del 6%, mentre nel 2004 si segnala una ripresa pari mediamente al 6%, sulla quale incidono sia la migliorata congiuntura sia le variazioni di cambio dollaro/euro e yen/euro (cfr. nota n.2 alla Tab.I. 14) e la decisa accelerazione delle vendite delle imprese energetiche: se si considerano esclusivamente le manifatturiere, l’incremento del 2004 viene quasi dimezzato ad un +3,3%. Le diverse aree geografiche hanno tutte mostrato una crescita dei ricavi nel 2004, particolarmente accentuata per le britanniche (+14%, trainata essenzialmente dalle società energetiche che rappresentano il 73% del fatturato complessivo; escludendole, lo sviluppo si riduce al 5,1%), per i Gruppi nordamericani (+13,1%, ridotto a +9,8% per le manifatturiere) e, in misura minore, per le italiane (+9,8% che cala al +8,2% se si eliminano l’Eni e l’Edison che rappresentano il 39,5% del fatturato complessivo). Considerando solo le società manifatturiere, in Europa l’incremento dei ricavi nel 2004 è stato più accentuato per le imprese italiane (trainate in buona parte dalla Riva il cui fatturato è aumentato del 45%: oltre il doppio di quanto registrato dal settore dell’acciaio), per quelle del Benelux (anche in questo caso trainate dalle multinazionali dell’acciaio, l’Arcelor e la Mittal) e per le scandinave (dove gli incrementi sono stati più uniformemente distribuiti fra le varie società dell’aggregato). Una quota importante della dinamica delle vendite è derivata dalle energetiche che incidono per oltre un quinto del totale ed influenzano inoltre in modo indiretto anche i prezzi di vendita delle altre imprese (specialmente di quelle chimiche e siderurgiche-metallurgiche). Nel 2004 la variazione dei ricavi energetici è stata la più consistente (+17,3%), subito dopo quella registrata dalla siderurgia e metallurgia (+22,1%) il cui impatto sul totale è però molto più modesto (4,3%, cfr. Tab.I. 3); le vendite negli altri settori hanno registrato incrementi in linea con la media generale. Per le multinazionali dell’energia è stato determinante l’andamento dei prezzi del petrolio (Fig. 5 e Tab.I. 15): dopo il forte aumento nel 2000 (col prezzo del 31 Brent a 28,3 dollari al barile che configura rispetto al 1999 un aumento del 60% in dollari e del 73% in euro) e l’assestamento intorno ai 25 dollari al barile nel 2001-2002, vi è stata una ripresa delle quotazioni nel 2003 ed una forte accelerazione nel 2004, anno in cui, con oltre 38 dollari al barile, si è toccato il livello più alto dal 1985 (+32,8% in dollari, +22,8% in euro per effetto della svalutazione della valuta americana, rispetto al 2003). Fra le società energetiche, è da rilevare che quasi il 70% del fatturato è determinato dalle prime cinque aziende: BP (UK), Royal Dutch Shell (UK), ExxonMobil (US), Total (FR) e Chevron (US). Queste hanno incrementato le vendite nel 2004 da un minimo del 23% della BP ad un massimo del 34% della Royal Dutch (variazioni calcolate in dollari) (17). L’incremento dei ricavi della siderurgia-metallurgia è stato determinato in massima parte dalle multinazionali dell’acciaio: i prezzi dei prodotti siderurgici, dopo un declino iniziato nel 1996 con fasi cicliche di ripresa non significative, nel 2004 hanno registrato un incremento del 50% rispetto all’anno precedente, in seguito alla forte pressione della domanda mondiale sull’offerta e all’impatto che gli aumenti dei prezzi delle materie prime hanno esercitato sui prezzi dei prodotti finiti (18). Nel 2004 la produzione mondiale di acciaio, con una crescita del 9% rispetto all’anno precedente, ha superato il miliardo di tonnellate prodotte (di cui quasi la metà proviene dai paesi asiatici, in modo particolare Cina e Giappone) (Fig. 4). Anche le utilities registrano una ripresa delle vendite nel 2004 (+2,3%) dopo la contrazione nel 2003, mentre le telecomunicazioni accusano per il terzo anno consecutivo una flessione dei ricavi, seppur in misura ridotta (-2,5% nel 2004 rispetto al -8% nel 2002 e 2003). 17 Fra queste cinque maggiori società energetiche, l’unica a redigere il bilancio in valuta diversa dal dollaro, è la Total che utilizza l’euro: l’incremento del fatturato Total nel 2004 è limitato al 17% se calcolato in euro, pari ad un +26% se convertito in dollari. Nel valutare il dato degli aggregati espressi in euro occorre considerare l’effetto cambio, in particolare il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro (pari al 7,3% nel 2004 sul 2003, al 17% nel 2003 sul 2002 e al 16% nel 2002 sul 2001). 18 Oltre all’incremento dei prezzi del petrolio, nel 2004 sono aumentati anche quelli dei minerali di ferro e del carbon fossile (20% circa). 32 Fig. 4 Imprese siderurgiche: prezzi, produzione e vendite dei prodotti siderurgici Vendite Prezzi Produzione Prezzi, produzione e vendite prodotti siderurgici (Index number 1995=100) 130,0 120,0 110,0 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 I movimenti valutari hanno prodotto nel 2004 una rivalutazione dei fatturati esteri delle imprese nordamericane e giapponesi e l’effetto opposto per le europee, sebbene l’impatto sia stato inferiore rispetto ai due anni precedenti. Il 23% del fatturato estero delle imprese nordamericane è realizzato in Europa (Tab.I. 11): l’incremento dei ricavi nel 2004 comprende l’effetto favorevole dovuto alla rivalutazione dell’euro rispetto al dollaro (tale effetto incide fino all’11% dell’aumento registrato dalle maggiori multinazionali interessate ai mercati europei). Di contro, l’incremento più contenuto del giro d’affari nell’area euro si verifica in Germania (+4%): le aziende tedesche sono anche quelle maggiormente presenti in Nord America (Tab.I. 11) e che quindi hanno risentito in questi ultimi anni in modo più accentuato della rivalutazione dell’euro sul dollaro. Si segnalano DaimlerChrisler, Siemens, Volkswagen e BMW (il 68% delle vendite tedesche in Nord America fa capo a queste quattro aziende) le quali segnlano che l’incremento dei loro ricavi nel 2004 sarebbe stato significatamene superiore senza l’effetto cambio dovuto alla conversione dei dati di bilancio delle controllate statunitensi dal dollaro all’euro. L’andamento del fatturato delle società industriali è correlato in qualche misura a quello del prodotto interno lordo (Fig. 6). 33 Tab.I. 14 – 275 SOCIETÀ: VARIAZIONE ANNUALE DELLE VENDITE (*) 1996-98 1999-01 2002 2003 2004 2004 (1) Industriali Regno Unito Italia Scandinavia Benelux Francia Germania Svizzera -3,3 2,0 5,0 3,6 5,7 8,5 8,8 17,4 10,2 11,9 12,0 10,1 8,5 3,9 0,7 -3,1 0,3 -5,5 -2,7 1,2 -5,4 6,0 -3,2 -5,0 -2,3 -3,6 -4,2 -2,3 14,0 9,8 9,1 8,5 7,4 4,0 1,5 5,1 8,2 7,2 7,4 3,3 4,0 1,5 Europa Nord America Giappone 230 società 4,8 3,1 3,7 4,9 12,5 7,1 1,1 13,3 -2,6 -0,6 5,3 -8,2 -3,6 8,2 3,6 -6,2 8,2 13,1 6,6 6,1 (2) 4,9 9,8 6,3 3,3 Di cui: 211 società manifatturiere 5,9 11,3 -7,9 -7,9 3,3 Telecomunicazioni Utilities 7,5 … 17,8 13,3 -8,5 0,9 -8,2 -3,8 -2,5 2,3 PIL a prezzi correnti (3) OECD 3,1 2,8 1,6 2,1 3,4 (*) Calcolata su base omogenea. (1) Relativo alle sole società manifatturiere. (2) Media delle seguenti variazioni calcolate sui dati in euro: Europa 8.2%, Nord America 4.9%, Giappone 3.1%. (3) Esclusi i Paesi ad alta inflazione. Tab.I. 15 – RICAVI DELLE SOCIETÀ ENERGETICHE E PREZZO DEL PETROLIO Numero indice dei ricavi da attività energetiche delle 230 società industriali: N. indice 1995 = 100 Incidenza dei ricavi da attività energetiche sul totale delle vendite: Europa Nord America Prezzo medio del greggio Brent (1) N. indice 1995 = 100: EUR per barile USD per barile 1995 2001 2002 2003 2004 100,0 209,1 183,1 186,8 219,1 17,0 18,3 24,3 17,7 23,8 17,4 25,1 20,1 27,4 22,1 100,0 100,0 208,3 143,1 178,8 146,5 172,0 169,1 211,2 224,5 (1) Fonte: elaborazioni su dati IMF – International Monetary Fund (International Financial Statistic). 34 Fig. 5 Imprese energetiche: vendite, margine operativo netto e prezzo del petrolio 240 12,0 11,0 200 10,0 180 9,0 160 140 8,0 120 7,0 Net operating margin as % of sales Crude oil price and Sales (index numbers 1995=100) 220 100 6,0 80 60 5,0 1995 1996 1997 Brent crude oil price 1998 1999 2000 Net sales 2001 2002 Net operating margin (NOM) 2003 2004 NOM (non-oil) 30,0 9,0 25,0 8,0 20,0 7,0 15,0 6,0 10,0 5,0 5,0 4,0 - 3,0 -5,0 2,0 1995 1996 1997 European companies 1998 1999 2000 U.S. companies 35 2001 Japanese companies 2002 2003 OECD nominal GDP 2004 nominal GDP: % change on previous year companies' sales: % change on previous year Fig. 6 PIL nominale dei Paesi OECD e vendite delle 230 società industriali: variazioni % rispetto all’anno precedente Ricerca e sviluppo Seguendo la tassonomia OCSE, basata sull’intensità delle spese di ricerca, è possibile raggruppare i settori di attività delle imprese in quattro raggruppamenti industriali caratterizzati da diversa intensità tecnologica. L’alta tecnologia copre il 23,7% del fatturato delle multinazionali (19). La presenza delle imprese europee nel settore HT è la più scarsa (13,8% del fatturato), mentre la più elevata (37,9%) è quella delle giapponesi, molto impegnate nell’elettronica. L’Europa risulta complessivamente più sbilanciata verso i settori tradizionali (LMT e LT) che coprono oltre la metà del fatturato; gli Stati Uniti presentano una distribuzione più uniforme (Tab.I. 16). Tab.I. 16 - CLASSIFICAZIONE IN RAGGRUPPAMENTI INDUSTRIALI PER INTENSITÀ TECNOLOGICA (FATTURATO 2004) HT MHT LMT LT Totale HT MHT LMT LT Totale 230 società 23,7 35,0 30,5 10,8 100,00 Giappone 37,9 47,8 12,1 2,2 100,00 Benelux Svizzera Scandinavia 32,3 14,6 24,4 28,7 100,0 30,3 24,8 5,6 39,3 100,00 19,1 32,0 30,4 18,5 100,0 Nord America 30,3 30,7 26,4 12,6 100,00 Europa 13,8 33,5 40,2 12,5 100,00 di cui Europa Francia Regno Unito 15,6 32,2 43,4 8,8 100,0 11,2 1,3 79,1 8,4 100,0 Germania Italia 6,1 80,5 9,6 3,8 100,00 5,5 30,6 55,8 8,1 100,0 Fra i Paesi europei, l’Italia evidenzia la minore concentrazione di multinazionali ad alta tecnologia (5,5% del fatturato): di fatto, si tratta della sola Finmeccanica, in quanto sono totalmente assenti aziende farmaceutiche ed elettroniche; anche la Germania è debole nel raggruppamento HT (6,1%), ma compensa abbondantemente con una significativa presenza in quello MHT (80,5%). Il Benelux e la Svizzera segnalano la maggiore concentrazione di industrie ad alta tecnologia (oltre il 30% del fatturato): si tratta in massima parte di multinazionali dell’elettronica, oltre alla EADS, per il Benelux, e di multinazionali della farmaceutica per la Svizzera. 19 Tenuto conto dei dati disponibili, la classificazione è stata fatta per società invece che sulla base dei ricavi per comparto. 36 Relativamente alle 230 multinazionali, la Tab.I. 17 riporta le incidenze delle spese R&D sul fatturato. Tab.I. 17 - SPESE R&D IN % DEL FATTURATO 2004 RAGGRUPPAMENTI INDUSTRIALI PER INTENSITÀ TECNOLOGICA HT (1) MHT (2) LMT (3) LT (4) Italia Regno Unito Svizzera Scandinavia Francia Germania Benelux 16,5 15,3 15,1 13,2 9,5 9,0 8,4 3,9 2,6 3,5 2,3 3,6 4,6 5,3 0,8 0,2 0,1 0,4 1,1 2,0 - 0,7 0,5 1,6 0,6 0,8 1,4 2,2 Europa Nord America Giappone 11,4 7,2 6,0 4,1 4,3 4,3 0,6 0,3 1,0 1,3 0,9 1,7 8,1 4,2 0,5 1,2 230 società (1) HT = high technology industries = farmaceutico, elettronico, aerospazio e difesa. (2) MHT = medium-high technology industries = meccanico ed elettromeccanico, mezzi di trasporto, chimico. (3) LMT = low-medium technology industries = gomma e cavi, siderurgico e metallurgico, energetico, prodotti per l'edilizia, industria vetraria, costruzioni navali. (4) LT = low technology industries = alimentare, tessile e abbigliamento, cartario, editoriale e grafico, legno e mobili, pelli e cuoio, altro manifatturiero (occhialeria, gioielleria, tabacco ecc.). Da rilevare che l’elevata percentuale di spese per ricerca e sviluppo nel settore HT dell’Italia è motivata esclusivamente dalla sola Finmeccanica che si distingue per essere, nello specifico comparto aerospaziale e della difesa, la multinazionale con la più elevata incidenza (16,5%), davanti alle britanniche BAE Systems (20) (12,2%) e Rolls-Royce (10,1%) e contro una media del settore del 5,3% (21). A livello di grandi aree geografiche (Europa, Nord America e Giappone), è l’Europa a contraddistinguersi per la più elevata percentuale di spese per ricerca e sviluppo sul fatturato 2004 nel settore HT. Questo dato 20 La BAE Systems detiene una quota del 20% nella Airbus (costruzione aeromobili ad uso civile e militare, principale concorrente della statunitense Boeing), consolidata integralmente dalla EADS. Le spese per R&S sul fatturato 2004 della Airbus sono state pari all’8,8% contro il 3,6% della Boeing. 21 Tale dato è influenzato dalle quattro multinazionali statunitensi (rappresentanti il 56% del fatturato aggregato del settore aerospaziale) che registrano un valore medio di spese per R&D rapportate al fatturato 2004 del 2,6%: tali spese riguardano soltanto quelle sostenute direttamente dalle società ed escludono quelle allocate fra i costi generali e rimborsate, sulla base di specifici contratti di vendita a medio-lungo termine, dai clienti rappresentati in massima parte dal Governo degli Stati Uniti (in modo particolare dal Dipartimento della Difesa). Questi contratti assicurano alla società un rimborso dei costi di ricerca e sviluppo, ma sono condizionati dagli stanziamenti governativi e dalle relative disponibilità di spesa programmate annualmente dal Congresso. 37 deriva dalla concentrazione in quest’area di multinazionali del settore farmaceutico (complessivamente quello con la più elevata incidenza delle spese per ricerca: 13,2%) le quali coprono quasi la metà del fatturato aggregato del comparto HT europeo, e del settore elettronico che si distingue per un’incidenza quasi doppia rispetto a quella del corrispondente settore in Giappone e Nord America (le spese di ricerca nell’elettronica europea, come accennato, sono influenzate dalle scandinave Ericsson e Nokia) (Tab.I. 18). Tab.I. 18 - SPESE R&D IN % DEL FATTURATO 2004 NEL RAGGRUPPAMENTO HT Farmaceutica Elettronica Europa Fatturato del settore in % sul fatturato HT Nord America Fatturato del settore in % sul fatturato HT Giappone Fatturato del settore in % sul fatturato HT 230 società Fatturato del settore in % sul fatturato HT Aerospazio e difesa Media HT 12,7 10,8 9,7 46,9 35,4 17,7 13,8 5,8 2,9 23,8 59,0 17,2 - 6,0 - - 100,0 - 13,2 6,7 5,3 23,5 63,1 13,4 11,4 7,2 6,0 8,1 La tabella Tab.I. 19 riespone i maggiori Gruppi industriali in ordine decrescente di incidenza di spese per ricerca e sviluppo nel 2004 e nel 1995. 38 Tab.I. 19 - PRIMI 10 GRUPPI INDUSTRIALI PER SPESE R&D IN % DEL FATTURATO Eli Lilly (US) AstraZeneca (GB) Merck & Co. (US) STMicroelectronics (NL) Infineon Technologies (DE) Finmeccanica (IT) Roche Holding (CH) LM Ericsson (SE) Texas Instruments (US) Sanofi Aventis (FR) Media primi 10 Gruppi 2004 22,2 17,8 17,5 17,5 16,9 16,5 16,3 15,8 15,7 15,6 16,9 Boehringer Mannheim (DE) Aerospatiale Matra (FR) Pharmacia & Upjohn (US) Astra (SE) Roche Holding (CH) Eli Lilly (US) LM Ericsson (SE) Glaxo Wellcome (GB) Pfizer (US) Novo Nordisk (DK) Media primi 10 Gruppi 1995 24,7 24,5 18,1 16,2 15,6 15,4 15,3 15,1 14,4 14,2 16,8 Nel confronto fra le due classifiche si segnala nel 1995 una concentrazione di industrie farmaceutiche (8 su 10), mentre nel 2004, principalmente a seguito dei processi di fusione e acquisizione che hanno interessato questo settore, la classifica appare più diversificata e compaiono 5 multinazionali della farmaceutica e 4 dell’elettronica, oltre alla Finmeccanica. Nel 2004 tre delle cinque farmaceutiche occupano comunque i primi tre posti: al primo la Eli Lilly (era sesta dieci anni prima), al secondo la AstraZeneca, nata nel 1999 dall’incorporazione della Astra nella Zeneca (nel 1995 la Astra era al quarto posto e la Zeneca al 14esimo: 11,2%) e al terzo la Merck & Co. (era al dodicesimo nel 1995: 13,4%). Seguono due multinazionali dell’elettronica, la ST (13esima dieci anni prima: 12,4%) e la Infineon Technology (nel 1995 inclusa nella Siemens che l’ha ceduta a terzi nel 2002). Da segnalare quindi la Finmeccanica, risalita in dieci anni dal 21esimo (9,2%) al sesto posto, e la Texas Instruments che ha recuperato ben 31 posizioni (era quarantesima nel 1995: 7,1%) (22). Se si considerano le spese per ricerca e sviluppo in valore assoluto (Tab.I. 20), queste classifiche vedono emergere altre aziende, in modo particolare quelle dei mezzi di trasporto che costituiscono la più importante specializzazione delle multinazionali manifatturiere e sono anche quelle di maggiore dimensione: nel 2004 appartengono a questo settore tre delle prime quattro aziende che spendono maggiormente in ricerca. Altra presenza significativa nel 2004 è quella delle farmaceutiche che hanno 22 Nel 1998 la Texas Instruments ha ceduto alla Micron Technology il settore memorie, nel 2000 ha ceduto ulteriori attività relative alla produzione di sensori e sistemi di controllo e nel 2001, nell’ambito di un piano di ristrutturazione, ha chiuso tre stabilimenti. 39 rimpiazzato le elettroniche, più numerose nel 1995: negli ultimi dieci anni le multinazionali farmaceutiche hanno incrementato sia le spese per la ricerca (+67% in valore assoluto e +1,6 punti in rapporto al fatturato), sia la dimensione media (+86%, in gran parte per fusioni e acquisizioni). Meno consistenti le variazioni delle società elettroniche: spese per la ricerca +35% in valore assoluto e zero punti in rapporto al fatturato, dimensione media +56% in base al totale attivo (più per crescita interna che per processi di concentrazione). Il rapporto tra spese di ricerca e dipendenti vede in testa le multinazionali farmaceutiche. Tab.I. 20 – SPESE R&D 2004 E 1995 2004 in milioni di euro DaimlerChrysler (DE) Pfizer (US) Ford Motor (US) Toyota Motor (JP) Siemens (DE) General Motors (US) Matsushita Electric (JP) Glaxo SmithKline (GB) Sanofi Aventis (FR) Johnson & Johnson (US) 5,658 5,641 5,433 5,406 5,063 4,772 4,411 4,027 3,961 3,820 per dipendente (migliaia di euro) 15 49 16 20 12 15 14 40 41 35 1995 in milioni per dipendente di euro (migliaia di euro) General Motors (US) 6,546 9 Ford Motor (US) 5,080 15 DaimlerChrysler (DE) 4,867 15 IBM (US) 4,079 18 Siemens (DE) 3,960 11 Hitachi (JP) 3,737 11 Matsushita Electric (JP) 3,026 11 Toyota Motor (JP) 3,003 21 Fujitsu (JP) 2,617 16 Alcatel (FR) 2,581 13 NB: Nel 1995: Pfizer (1.125 milioni di euro) + Pharmacia (514 milioni) + Pharmacia & Upjohn (979 milioni) + Warner-Lambert (391 milioni); Glaxo Wellcome (1.453 milioni) + SmithKline Beecham (791 milioni); Sanofi Aventis: costituita nel 1999 dall'unione della Sanofi (Gruppo Elf Aquitaine) e della Synthelabo (Gruppo L'Oreal), nel 2004 ha incorporato la Aventis (1.124 milioni) assumendo l’attuale denominazione; Johnson & Johnson (1.275 milioni). A livello aggregato, nel decennio 1995-2004, l’intensità delle spese per ricerca è progressivamente aumentata nel settore HT, con una accelerazione negli anni 2000-2002 e un leggero calo (0,2 punti percentuali) nel 2004, mentre nei settori a minor contenuto di tecnologia la tendenza generale è verso la stabilità (Fig. 7). 40 Fig. 7 – Spese R&D in % sul fatturato Raggruppamenti industriali per intensità tecnologica HT MHT LMT LT 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Nel 2004 le spese per ricerca e sviluppo (R&D) delle multinazionali industriali hanno registrato una lievissima ripresa (+0,4%), dopo due anni consecutivi di diminuzione (-8% nel 2003 e -10% nel 2002), a fronte di un incremento molto più sostenuto del risultato corrente pari al +22% (Fig. 8). Fino al 2001 non si era mai registrata una variazione di segno negativo, con gli aumenti più consistenti registrati nel periodo 1999-2001. Si distinguono positivamente le imprese italiane i cui investimenti in R&D nel 2004 sono aumentati del 9%, ma rimangono ad un livello assai modesto (appena al di sotto del 3% del fatturato) e fanno capo per l’85% a due soli gruppi, Fiat e Finmeccanica; seguono quelle svizzere (+6,2% nel 2004) e, in misura decisamente più contenuta, quelle britanniche (+0,9%) e quelle tedesche (+0,7%), mentre le nordamericane e giapponesi hanno sostanzialmente mantenuto il livello dell’anno precedente. Le riduzioni di spese per R&D nel 2004 sono state registrate dalle imprese scandinave (-1,8%), francesi (1,3%) e del Benelux (-1,2%). In Scandinavia, dove oltre i due terzi delle spese fanno a capo a Nokia e Ericsson, la riduzione è imputabile in massima parte a quest’ultima che ha accusato una flessione del 9%. 41 Fig. 8 230 società industriali: spese R&D, utile corrente prima delle imposte e dividendi 250 230 Index number 1995 = 100 210 190 170 150 130 110 90 1995 1996 1997 1998 1999 R&D expenses 2000 2001 Current profit 2002 2003 2004 Dividends Tab.I. 21 – SPESE R&D IN % DEL FATTURATO E PRO-CAPITE Paese 230 società industriali Spese R&D per Spese R&D in % dipendente 2004 del fatturato 2004 (migliaia di euro) 211 società manifatturiere Spese R&D per Spese R&D in % dipendente 2004 del fatturato 2004 (migliaia di euro) Svizzera Benelux Germania Scandinavia Francia Italia Regno Unito 6,4 5,7 4,6 3,8 3,3 2,9 2,0 14 12 11 13 9 11 12 6,4 5,7 4,6 4,8 4,5 5,2 7,9 14 12 11 13 10 13 20 Giappone Nord America Europa Totale 4,6 4,0 3,7 4,0 14 12 11 12 4,8 5,1 5,2 5,1 14 12 12 13 Le incidenze più elevate delle spese di ricerca riguardano il settore chimico-farmaceutico (8,6% del fatturato nel 2004); a ciò si deve l’elevata percentuale registrata dall’insieme delle multinazionali svizzere (Tab.I. 21) All’opposto sono le britanniche sul cui aggregato incidono in larga misura 42 le due società BP e Royal Dutch Shell: il settore energetico è quello con la minore incidenza di tali spese (0,3% del fatturato) ed, escludendolo, la percentuale britannica risulta pari al 7,9%, superiore anche a quella svizzera (oltre alle multinazionali della farmaceutica Astrazeneca e Glaxo SmithKline, nel Regno Unito hanno sede la Rolls Royce e la BAE Systems che operano in un settore ad alta intensità di ricerca come quello aerospaziale e della difesa). Nel settore energetico sono da valutare anche le spese per l’esplorazione di nuovi giacimenti, le quali incidono per lo 0,6% del fatturato: se misurate in rapporto al fatturato upstream (ossia relativo a esplorazione e produzione), al quale si riferiscono, questa percentuale sale al 3,8% (in diminuzione rispetto al 2003 di 0,6 punti percentuali); le imprese che nel 2004 hanno maggiormente investito nell’esplorazione sono la Royal Dutch Shell (8,8%), la statunitense Amerada Hess (8,7%) e l’Eni (8,3%). Se si raffrontano le spese per ricerca e sviluppo con le distribuzioni di dividendi nell’ultimo decennio (Fig. 8) si ottiene un quadro che vede una tendenziale flessione delle prime, accentuata nell’ultimo triennio, ed un aumento dei secondi: ponendo base 100 nel 1995, la linea dei dividendi si è mantenuta sempre al di sopra sia di quella delle spese di ricerca sia di quella del risultato corrente. Per quanto riguarda i servizi, nel 2004 la diminuzione delle spese per ricerca e sviluppo ha interessato anche le telecomunicazioni, a conferma del trend decrescente iniziato nel 2001; influiscono su questa riduzione la NTT e la BT Group (rispettivamente -7% e -2% se pesate sull’aggregato). Sulla base dell’intensità di spese R&S sul fatturato, solo tre società registrano valori sopra la media del settore: la svedese Telia Sonera (3,4%), la giapponese NTT (2,9% e prima in valori assoluti con 2,3 miliardi di euro dedicati alla ricerca nel 2004) e la britannica BT Group (1,7%). Seguono la stessa tendenza di riduzione delle spese per ricerca e sviluppo anche le utilities per le quali comunque il livello di tali spese è assai modesto (0,2% del fatturato nel 2004) e sulle quali negli ultimi due anni hanno influito le operazioni di dismissione che hanno progressivamente condotto la E.ON e la RWE (23) a ridimensionare la propria attività manifatturiera per focalizzarsi nell’ambito dei servizi. 23 Nel 2003 la E.ON ha ceduto la Degussa (chimica), in seguito rilevata dalla RAG, e nel 2004 la RWE ha ceduto la Heidelberg (meccanica). 43 Risultati dei settori Gli utili netti delle 230 multinazionali industriali sono passati da 243 miliardi di euro nel 2003 a 324 miliardi nel 2004, con un incremento del 33% (+1,2 punti in rapporto al fatturato), il più consistente del decennio dopo quello del 2000 (+41%). Questo importante aumento, così come quello di quattro anni prima, è dipeso in buona parte dal settore energetico che segna un +37% dei propri profitti; le multinazionali manifatturiere hanno registrato nel loro insieme un incremento pari a circa il 32%. L’industria petrolifera si conferma la più profittevole, per il già citato effetto della corsa dei prezzi del greggio, abbinato a quello dell’incremento della domanda mondiale (anche per il sempre più incisivo peso di nuovi Paesi come Cina e India (24)) e del contenimento della capacità estrattiva e di raffinazione. Fra le società petrolifere quelle che più hanno saputo sfruttare il periodo favorevole incrementando in maniera più sostenuta i rispettivi profitti sono (dati in euro): Chevron (+70,9%), ConocoPhillips (59,2%) e Statoil (53,8%). Come si vedrà più avanti, i dati del primo semestre 2005 confermano e amplificano il consolidamento della ripresa dei profitti, sempre trainata dal settore energetico. L’incremento degli utili netti nel 2004, rispetto al 2003, è attribuibile al miglioramento del margine operativo netto (+1 punto in rapporto al fatturato), al decremento degli oneri finanziari dovuto alla riduzione dell’indebitamento e alla crescita dei risultati pro-quota di collegate non consolidate da cui segue un aumento del risultato corrente di 1,2 punti in rapporto al fatturato; a ciò si aggiunge il miglioramento del saldo delle partite straordinarie, nel cui ambito si segnala il proseguimento alla diminuzione degli ammortamenti sull’avviamento (in seguito all’adozione del criterio dell’impairment test) (25) e l’incremento delle plusvalenze su cessione. 24 Nel 2004 gli Stati Uniti sono stati i maggiori consumatori di petrolio con circa 20,9 milioni di barili al giorno, seguiti dalla Cina, con 6,3 milioni, che ha scalzato il Giappone (5,4 milioni) proprio nel 2004; seguono Germania, Russia ed India con consumi che oscillano tra i 2,4 e i 2,6 milioni ciascuno. 25 Si tratta del principio contabile americano SFAS n.142, introdotto nel 2002, che richiede una periodica valutazione dell’avviamento e comporta una svalutazione solo nel caso in cui venga accertata una perdita durevole di valore, in luogo dell’ammortamento annuo disposto dai criteri precedentemente in vigore. Lo stesso principio figura tra le norme IAS/IFRS prescritte per le società europee dall’esercizio 2005 e da talune di esse anticipate a partire dal 2002. 44 Il risultato corrente migliora del 22% nel 2004 rispetto all’esercizio precedente (del 18,6% se si considerano solo le manifatturiere); in rapporto al fatturato sia il margine operativo netto (9,6%) che il risultato corrente (9,8%) sono in netta ripresa e raggiungono i livelli massimi del decennio; quelli delle sole società manifatturiere (i cui valori sono, rispettivamente, 9% e 9,1%) si mantengono sempre (con la sola eccezione del 1998) ad un livello inferiore a quello delle energetiche. Pure nei servizi la quota dei margini operativi sui ricavi è in costante crescita a partire dal 2002; le utilities si collocano a metà strada fra i livelli delle telecomunicazioni e delle industriali (Fig. 9). Nel 2004 emergono le seguenti dinamiche settoriali: - - Nell’industria, la graduatoria degli utili correnti in rapporto al fatturato evidenzia gli indici più elevati per il settore chimico, alimentare ed energetico. La siderurgia-metallurgia si piazza al quarto posto recuperando due posizioni rispetto al 2003, scambiando posizione con il settore meccanico che scende al sesto; stabile in quinta posizione l’elettronica (che per metà del fatturato aggregato fa capo a società giapponesi), mentre i comparti più insoddisfacenti riguardano, nell’ordine, i settori gomma e cavi, cartario e mezzi di trasporto (Tab.I. 22 e Tab.I. 23). L’incremento più consistente del rapporto utile corrente/fatturato è registrato dal settore siderurgico-metallurgico (+5,4 punti rispetto al 2003) la cui performance è da attribuire in buona parte, come già accennato, al significativo aumento dei prezzi di vendita dei beni prodotti (+50%): se si considera solo l’aggregato delle multinazionali dell’acciaio, l’incremento di tale rapporto è ancora più consistente (+6,8 punti), così come quello dei profitti (che sono quintuplicati). Nessun settore chiude in perdita nel 2004; importante soprattutto il miglioramento del settore elettronico (+45,3%), attribuibile in modo particolare alla svedese Ericsson (che ha registrato una contrazione dei costi di gestione e un aumento dei volumi di vendita), e di quello chimico-farmaceutico (+26,6%), dovuto in buona parte alla Pfizer (US) che ha migliorato i margini in seguito all’integrazione con la Pharmacia. I risultati correnti rapportati al fatturato confermano ai primi posti le imprese svizzere, scandinave e britanniche (Fig. 10); i maggiori miglioramenti rispetto all’anno precedente sono stati registrati dalle multinazionali scandinave e dalle società del Benelux (rispettivamente 45 - +3,6 punti e +3,2 punti), che nel 2004 hanno anche raggiunto entrambe il massimo del decennio, seguite dalle società italiane (+2,6) e svizzere (+2,2). Le telecomunicazioni nel 2004 decrementano del 41% gli utili rispetto all’esercizio precedente, in gran parte a causa del saldo delle partite straordinarie che include la svalutazione di attività della AT&T (-8,5 miliardi di euro), mentre vengono meno i ricavi straordinari registrati nel 2003 dalla MCI in seguito all’applicazione del piano di ristrutturazione della WorldCom; migliora invece il risultato corrente del 7,4% raggiungendo i massimi livelli del decennio (circa 100 miliardi come già nel 2000). Le utilities registrano un miglioramento sia del risultato corrente che dell’utile netto (rispettivamente +12,5% e +75,6% nel 2004). 46 Fig. 9 Margine operativo netto 11 9 % of sales 7 5 3 1 1995 1996 1997 1998 European companies 1999 2000 2001 2002 North American companies 2003 2004 Japanese companies 19 Industrial companies: % of sales 17 15 13 11 9 7 5 1995 1996 Telecommunications 1997 1998 1999 2000 Utilities 2001 Manufacturing companies 47 2002 2003 2004 Oil and energy companies Tab.I. 22 - 275 SOCIETÀ: INDICI PER SETTORE NEL 2004 Settore (1) No. di società Utile corrente prima delle imposte Spese R&D Capitale circolante Capitale netto / Deb. finanz. in % Invest. tecnici in % delle imm. tecniche % del fatturato Industria Chimica Alimentare e bevande Energia Siderurgia e metallurgia Elettronica Meccanica Gomma e cavi Carta Mezzi di trasporto 230 società Telecomunicazioni Utilities 40 24 19 18 31 29 5 10 34 230 16,4 13,7 12,4 11,5 8,1 7,6 6,2 5,7 4,9 9,8 8,6 1,5 0,3 1,1 6,7 4,4 3,4 0,6 4,4 4,0 11,5 3,9 2,0 12,0 5,1 4,7 16,2 9,1 11,4 7,2 217,8 134,9 342,0 152,2 235,0 293,1 115,1 110,0 81,0 168,6 6,2 7,2 6,7 4,8 9,7 7,9 7,0 3,9 11,3 7,8 27 18 15,5 9,9 1,4 0,2 -6,7 3,3 136,7 79,0 6,7 4,3 Capitale circolante = Crediti commerciali + Magazzino + Altre attività correnti – Debiti commerciali – Altre passività correnti. (1) Escluse le industrie nelle quali il numero delle società considerate non era significativo. Tab.I. 23 - 275 SOCIETÀ: MARGINE SULLE VENDITE, ROI E ROE, TAX RATE E ROTAZIONE SETTORE NEL 2004 PER Margine operativo netto % su fatturato Tax rate Rotazione % dell’ utile lordo Fatturato/ Capitale % % % Industria Chimica Alimentare e bevande Siderurgia e metallurgia Energia Elettronica Carta Gomma e cavi Meccanica Mezzi di trasporto 230 società 16,7 14,3 11,9 11,5 8,0 7,9 7,2 6,5 4,5 9,6 25,7 27,6 31,9 39,0 34,3 14,4 34,7 34,4 30,8 32,7 111,7 142,6 153,1 210,1 158,0 105,9 182,6 174,5 151,9 153,8 20,0 22,1 19,7 27,5 13,8 9,2 14,1 14,8 9,2 16,8 23,0 29,7 22,9 27,8 13,5 10,8 14,8 12,3 11,6 18,7 Telecomunicazioni 18,4 38,1 62,9 12,4 6,6 Utilities 13,0 31,6 89,0 13,7 17,0 Settore (1) ROI ROE Capitale = Capitale netto + Debiti finanziari; ROI = (Margine sulle vendite + Proventi finanziari + Utili o perdite di società valutate al patrimonio netto) / Capitale; ROE = Utile netto / (Capitale netto – Utile netto). (1) Escluse le industrie nelle quali il numero delle società considerate non era significativo. 48 Fig. 10 – Utile corrente prima delle imposte in % delle vendite: per settore e per area Chemicals Telecommunications Food and drink Oil, energy and mining Iron, steel and non-ferrous metals Max 1995-2004 Utilities 2004 Electronics Mechanical engineering Rubber and cables Paper Automotive, aerospace and shipbuilding 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 % of sales Switzerland Scandinavia UK North America Benelux Max 1995-2004 Italy 2004 All 230 companies Europe France Japan Germany 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 % of sales 49 10,0 12,0 14,0 16,0 Risultati delle aree La Tab.I. 24 riporta gli indicatori dei risultati (margine operativo netto, ROI e ROE) delle imprese industriali classificate in base alle aree geografiche di appartenenza, unitamente agli elementi che concorrono a determinarli. Come di consueto, gli indici sul capitale (ROI e ROE) sono da valutare con molta cautela, essendo influenzati dalle differenti prassi contabili e dalle politiche di bilancio delle singole imprese (per queste considerazioni si rinvia alla Sezione III). Tab.I. 24 - 230 SOCIETÀ INDUSTRIALI: INDICATORI DI RISULTATO % 7,4 1,8 167,5 1995 Nord America % 10,3 0,7 197,4 16,3 23,0 6,2 16,6 20,9 10,0 39,4 10,2 -10,2 34,1 7,7 -4,2 52,7 3,3 -2,4 39,7 5,3 -3,3 30,1 5,7 -3,7 43,5 1,3 -9,5 36,7 35,0 49,6 32,7 30,1 43,1 13,2 24,1 4,7 18,6 23,1 9,6 Europa Margine operativo netto * Proventi finanziari * Fatturato / Capitale ROI Debiti finanziari / Capitale Costo del debito Poste straordinarie in % del risultato corrente Tax rate # ROE ^ Giappone Europa % 3,7 0,7 131,0 % 9,8 0,8 148,9 2004 Nord America % 11,1 0,4 163,3 Giappone % 6,0 0,3 149,9 * In % del fatturato. # In % dell’utile lordo. ^ Riferito al patrimonio netto esclusi gli interessi di terzi. Le imprese nordamericane sono ancora le più profittevoli, pur avendo diminuito il livello degli utili; quelle europee hanno ridotto la distanza avendo accusato una flessione minore: in termini di ROI (26), dai quasi sette punti del 1995 a quattro punti nel 2004; in termini di ROE (27) 26 Il ROI è calcolato come rapporto tra margine operativo netto (MON) e capitale investito (K). Esso può essere scomposto come prodotto del margine sul fatturato (MON / F) e del tasso di rotazione del capitale (F / K) . Nelle nostre elaborazioni il ROI è calcolato sommando al margine operativo i proventi finanziari e gli utili/perdite di società valutate al patrimonio netto, allo scopo di tener conto del capitale investito nelle attività finanziarie. Tale indicatore viene sovente indicato come ROA (return on assets). 27 Il ROE è calcolato come rapporto tra utile netto e capitale netto (CN). Esso può essere scomposto in un’espressione che lo lega al ROI, al costo del debito (i), all’indicatore di leverage (DF/CN) e al tax rate t: ROE = [ ROI + (ROI – i) x DF / CN ] x (1 – t). 50 dai circa undici punti del 1995, il divario si è ridimensionato a 4 punti e mezzo circa (Tab.I. 25). Tab.I. 25 – ROI E ROE DAL 1995 AL 2004 1995 1997 1999 2002 2003 2004 ROI Europa Nord America Giappone 16,3 23,0 6,2 15,9 24,5 6,2 14,3 21,5 4,7 13,4 17,2 7,2 14,1 18,5 8,7 16,6 20,9 10,0 ROE Europa Nord America Giappone 13,2 24,1 4,7 16,3 27,7 4,2 15,3 26,8 1,5 10,7 14,2 5,7 12,0 20,4 9,0 18,6 23,1 9,6 Il recupero delle multinazionali europee è derivato in primo luogo dall’aumento dei margini operativi in presenza di una rotazione del capitale diminuita meno che proporzionalmente rispetto a quella dei Gruppi nordamericani (effetto dell’appesantimento dei capitali investiti a seguito delle costose acquisizioni degli anni ’90). Altro aspetto favorevole alle imprese europee è la ridotta differenza nel costo del debito (0,4 punti in meno in luogo dei due punti e mezzo nel 1995). La migliore posizione delle imprese nordamericane si conferma nel 2004 con margini operativi più elevati in quasi tutti i settori, ad eccezione delle telecomunicazioni, dove prevalgono le europee, e di quelli dei mezzi di trasporto e siderurgiametallurgia dove primeggiano le giapponesi (Tab.I. 26). Queste ultime, pur rimanendo le meno profittevoli, hanno comunque migliorato considerevolmente gli indicatori di rendimento fra il 1995 ed il 2004 (uguale tendenza, si è registrata anche per il ROE delle europee); ciò è dovuto alla combinazione di più fattori: incremento dei margini, più elevata rotazione del capitale, riduzione del costo del debito, delle partite straordinarie e della tassazione. 51 Tab.I. 26 - 275 SOCIETÀ: MARGINE OPERATIVO NETTO IN % DEL FATTURATO NEL 2004 Europa Nord America Giappone Totale Industria Chimica Alimentare e bevande Siderurgia e metallurgia Energia Elettronica Carta Gomma e cavi Meccanica Mezzi di trasporto Altre industrie Totale industria 14,3 13,0 12,7 11,3 10,4 5,6 8,2 6,0 4,2 12,9 9,8 21,7 15,9 8,0 12,3 11,7 9,7 3,5 7,8 2,3 13,9 11,1 7,6 12,9 5,6 3,7 8,2 3,3 7,3 7,9 6,0 16,7 14,3 11,9 11,5 8,0 7,9 7,2 6,5 4,5 12,2 9,6 Telecomunicazioni 21,1 15,0 11,6 18,4 Utilities 12,7 27,5 - 13,0 Relativamente agli oneri tributari, il tax rate (Tab.I. 27), calcolato escludendo le società in perdita, segue un andamento differente nelle tre aree: le società europee, dopo l’aumento del 2003, registrano una consistente riduzione nel 2004; all’opposto, le nordamericane evidenziano una costante diminuzione dal 1995 al 2003, con un 2004 sostanzialmente invariato; mentre le giapponesi, pur a fasi alterne, hanno complessivamente ridotto il tax rate. Tale alternanza è presente anche nelle telecomunicazioni con una considerevole diminuzione nel 2003 (anno in cui France Télécom, Royal KPN e Deutsche Telekom hanno beneficiato di imposte differite a seguito di ristrutturazioni societarie); per le utilities (dove assumono rilievo le società francesi), l’indice si stabilizza a partire dal 2003 ad un livello di poco superiore ai 30 punti (28). 28 Le aliquote rilevate rappresentano medie di oneri risultanti da sistemi tributari differenti vigenti nei Paesi ove hanno sede le varie società appartenenti ai Gruppi e che le loro dinamiche vanno valutate tenendo conto dell’organizzazione internazionale delle attività che comporta l'assoggettamento dei redditi a regimi fiscali diversificati. 52 Tab.I. 27 – TAX RATE 2001 2002 2003 1995 imposte sul reddito in % dell’utile prima delle imposte (1) 2004 Industria Europa Nord America Giappone Totale 33,2 34,4 45,4 34,9 33,7 31,2 31,9 32,4 33,5 30,9 39,1 32,9 34,8 28,0 40,1 32,4 31,7 28,2 38,5 31,0 Telecomunicazioni Utilities 38,4 … 29,0 26,1 34,0 26,0 18,7 31,0 30,0 30,5 (1) Indici calcolati escludendo le società in perdita. 53 Aspetti finanziari Nel decennio 1995-2004 uno degli aspetti salienti della gestione finanziaria dell’aggregato delle 230 società esaminate è stato il deciso sviluppo del capitale investito, 63,6% in più, attestandosi a 3,5 miliardi nel 2004, dopo aver toccato il massimo di 4 miliardi nel 2001; questa situazione è imputabile ad una decisa crescita del patrimonio netto (+ 74,8%) e ad una più contenuta dell’indebitamento finanziario (+47,7%). Tale sviluppo era stato sostenuto fino al 2001 da un deciso ricorso al debito, in concomitanza con l’avvio di importanti acquisizioni, e nell’ultimo biennio dalla ripresa dei profitti. Nel 2004 il più elevato indice di patrimonializzazione (rapporto tra capitale netto e debiti finanziari) è quello delle imprese industriali, pari al 168,6%, che rappresenta il massimo valore toccato nel decennio; al suo interno i settori energetico e meccanico con, rispettivamente, il 342% e 293%, sono i più capitalizzati, mentre i settori dei mezzi di trasporto e cartaceo riportano i valori minimi (rispettivamente, 81% e 110%). Anche per le società di servizi i rimborsi netti di debiti degli ultimi tre anni hanno migliorato la struttura finanziaria, sebbene questo stesso rapporto rimanga ancora lontano dai massimi del decennio. Nel 2004 il capitale netto tangibile risulta superiore alla consistenza dei debiti finanziari solo per le imprese nordamericane e giapponesi; le energetiche si segnalano per il massimo valore di solidità finanziaria (302%), mentre per le imprese di servizi il capitale netto depurato dagli attivi immateriali non copre nemmeno la metà dei debiti in essere. L’incidenza media degli attivi immateriali sul patrimonio è inferiore nelle società industriali (35,3%) rispetto alle telecomunicazioni (69,2%) e alle utilities (44,6%); le giapponesi registrano l’incidenza più bassa, mentre, relativamente ai settori, gli attivi immateriali pesano di più nelle imprese alimentari e nelle chimiche (Tab.I. 28). La quota di debito a breve scadenza è in diminuzione: per le industriali, dove è stata superiore al 40% fino al 1999, è scesa nel 2004 al 32,8%, mentre si è attestata al 18,8% per le telecomunicazioni ed al 22,2% per le utilities; il valore più elevato tra le società industriali è stato registrato dalle giapponesi nel 1997 (50,6%), il più contenuto dalle nordamericane nel 2004 (19,9%). Sempre nel 2004 il rapporto tra debito e cash flow è massimo 54 nelle utilities (358,6%) e nei settori dei mezzi di trasporto (381,8%) e cartario (360,8%) e minimo nei comparti energetico (64,4%) e chimico (125,4%): le imprese di questi ultimi due settori (prese nel loro aggregato) potrebbero ripagare il debito in essere con il solo cash flow generato nell’arco di poco più di un esercizio (Tab.I. 28). Tab.I. 28 - 275 SOCIETÀ: DEBITI E PATRIMONIO Debiti finanziari a fine 2004 % a breve scadenza % su cash flow Cap netto in % dei debiti finanziari 31 dicembre 2004 Cap netto tangibile in % dei debiti finanziari 31 dicembre 2004 Attivi immateriali in % del cap. netto 31 dicembre 2004 Industria Energia Meccanica Elettronica Siderurgia e metallurgia Chimica Gomma e cavi Carta Mezzi di trasporto Alimentare e bevande Totale industria di cui: Europa Nord America Giappone 28,1 23,5 33,0 28,9 32,5 31,3 12,4 40,2 31,9 32,8 64,4 130,8 147,5 158,0 125,4 234,5 360,8 381,8 174,5 167,5 342,0 293,1 235,0 152,2 217,8 115,1 110,0 81,0 134,9 168,6 302,3 159,1 157,6 128,9 101,7 96,5 63,6 61,7 29,7 109,2 11,6 45,7 32,9 15,3 53,3 16,2 42,2 23,8 78,0 35,3 35,7 19,9 42,1 181,8 116,5 264,6 151,7 231,8 129,8 96,2 128,0 117,9 36,6 44,8 9,2 Telecomunicazioni 18,8 202,3 136,7 42,1 69,2 Utilities 22,2 358,6 79,0 43,7 44,6 Le Tab.I. 29 e Tab.I. 30 riassumono gli impieghi e le risorse nell’ultimo triennio. Le imprese nordamericane, dopo la marcata assunzione di debiti nel 2002 (per circa 36 miliardi di dollari) hanno notevolmente diminuito il ricorso al debito finanziario nel 2003 mentre nel 2004, per la prima volta nel decennio, hanno effettuato rimborsi netti per 27 miliardi di dollari (29). Tra le imprese nordamericane sono in controtendenza principalmente la Procter & Gamble (con passivi finanziari pari a 21 miliardi di dollari nel 2004 è, in termini assoluti, la terza società nordamericana più indebitata dopo General Motors e IBM) e la Pfizer; queste hanno incrementato i debiti, rispettivamente, per circa 7 (in massima parte imputabile al completamento dell’acquisizione della Wella e della Hutchinson) e 4 miliardi di dollari. Le imprese europee, sempre nell’ultimo 29 Cfr. Tab.II.4 a pag.61. 55 triennio, hanno ridimensionato gli impieghi finanziari del 63,8% rispetto al triennio precedente per effetto soprattutto della consistente riduzione dei debiti pari a 147 miliardi di euro, di cui 76 relativi al solo 2002; tale riduzione è però influenzata dal passaggio nel 2002 delle tedesche RWE ed E.ON (30) al settore delle utilities, in seguito al cambiamento del loro core business (a perimetro omogeneo la riduzione dei debiti europei sarebbe stata pari a 117 miliardi nell’ultimo triennio). Tra le società europee, quelle francesi e quelle tedesche sono le uniche ad avere peggiorato nel 2004 l’esposizione finanziaria: per le transalpine si segnala l’utilizzazione di nuove linee di credito per 10 miliardi di euro da parte della Sanofi Synthélabo (ora Sanofi Aventis) per finanziare parte dell’acquisizione della Aventis nell’agosto 2004; fra le tedesche, la Volkswagen è la società che riporta il maggior incremento dei debiti (+6 miliardi di euro) a fronte della continua espansione dei servizi finanziari. Le imprese giapponesi confermano la tradizionale bassa propensione alle acquisizioni, proseguendo nel 2004 la riduzione dell’esposizione finanziaria grazie soprattutto ad un incremento dei profitti (con il cash flow in aumento del 14,3% rispetto al 2003). Simile la situazione delle imprese di servizi che effettuano nell’ultimo triennio un rimborso di debiti: le imprese di telecomunicazioni soprattutto per effetto di cessioni di attività e di riduzione degli investimenti tecnici (diminuiti di 200 miliardi di euro rispetto al triennio precedente). Nell’ultimo triennio tutti i settori migliorano l’esposizione finanziaria: il comparto dell’elettronica è quello a registrare, in valore assoluto, la più elevata riduzione di debiti (-123 miliardi di euro), seguito dal comparto energetico (-91 miliardi). Occorre segnalare che l’entità del rimborso netto nei vari settori è influenzata dai dati delle società al di fuori dell'area euro che hanno risentito della rivalutazione dell’euro rispetto alle altre principali valute; escludendo l’effetto cambio, la variazione dei debiti risulterebbe più contenuta. Un altro aspetto da sottolineare è la leggera ripresa del tasso d’investimento tecnico nel 2004, dopo due anni di diminuzione: il rapporto tra spesa annuale e stock di immobilizzazioni in essere a fine esercizio è passato dal 9,1% nel 2001, all’8,1% nel 2002 e al 7,5% (minimo storico dal 1989) nel 2003, per poi risalire al 7,8% nel 2004. La variazione di tale dato non è stata uniforme fra le diverse aree geografiche: l’incremento più 30 Anche le variazioni indicate nella Tab. II.4 di pag. 30-31 e nella Tab. II.3 di pag. 144-145 comprendono la riclassificazione dei dati RWE e E.ON. 56 significativo è stato registrato dalle imprese giapponesi (un punto in più, dal 6,7% al 7,7%) e, in misura minore, da quelle del Benelux (+0,6 punti), dalle scandinave e francesi (entrambe +0,2 punti) e dalle statunitensi (+0,1 punti). I restanti Paesi registrano una flessione del tasso d’investimento tecnico con l’Italia che chiude la classifica con una diminuzione di mezzo punto, riportandosi al di sotto dell’8% su cui si era stabilizzata nel triennio 20012003. La generale ripresa del tasso d’investimento nel 2004 è stata parallela a quella del grado di utilizzo della capacità produttiva, così come messo in evidenza dal rapporto fatturato/immobilizzi tecnici (Fig. 11). Fig. 11 230 società industriali: fatturato/immobilizzi e tasso d’investimento 150 9,5 145 Net sales as % of gross fixed assets 140 8,5 135 130 8 125 7,5 120 115 7 1995 1996 1997 1998 1999 2000 Net sales 2001 Capital expenditure 57 2002 2003 2004 Capital expenditure as % of gross fixed assets 9 Tab.I. 29 – 275 SOCIETÀ: IMPIEGHI DEI FONDI NEL TRIENNIO 2002-2004 Investimenti tecnici Invest. Finanziari * Dividendi distribuiti Altri flussi Totale in miliardi di euro Industria: Europa % 477 54,3 254 33,6 159 64,1 890 47,3 254 28,9 272 35,9 58 23,4 584 31,0 165 18,8 162 21,4 12 4,8 339 18,0 -18 -2,0 69 9,1 19 7,7 70 3,7 878 100,0 757 100,0 248 100,0 1.883 100,0 % 294 81,1 29 8,1 65 17,9 -25 -7,1 363 100,0 % 105 61,4 7 4,1 25 14,6 34 19,9 171 100,0 Variazione debiti finanziari Totale % Nord America % Giappone % Totale Telecomunicazioni Utilities * Inclusa la variazione di partite diverse di natura residuale. Tab.I. 30 - 275 SOCIETÀ: RISORSE FINANZIARIE NEL TRIENNIO 2002-2004 Cash flow Industria: Europa Aumenti di capitale * in miliardi di euro % 1.003 114,2 837 110,6 279 112,5 2.119 112,5 22 2,5 -97 -12,8 1 0,4 -74 -3,9 -147 -16,7 17 2,2 -32 -12,9 -162 -8,6 878 100,0 757 100,0 248 100,0 1.883 100,0 % 602 165,8 59 16,3 -298 -82,1 363 100,0 % 175 102,3 4 2,4 -8 -4,7 171 100,0 % Nord America % Giappone % Totale Telecomunicazioni Utilities * Al netto degli acquisti di azioni proprie. Dal lato delle risorse, la quota degli aumenti netti di capitale, diminuita sensibilmente rispetto al triennio precedente, è negativa per 74 miliardi di euro soprattutto a causa degli ancora cospicui acquisti di azioni proprie, principalmente effettuati dalle imprese nordamericane; di rilievo il 58 fatto che questi ultimi siano proseguiti indipendentemente dall’andamento dei prezzi di borsa (Fig. 12). Prosegue la distribuzione dei dividendi anche se continua a calare il pay-out ratio: dal 60,4% nel 2002 al 46% nel 2003 ed al 37,4% nel 2004; nel 2004 il volume complessivo dei dividendi distribuiti, in valore assoluto, è aumentato di circa il 6% rispetto al 2003, attestandosi ad un ammontare di poco superiore ai livelli del 1999. Le imprese delle tre aree mantengono sostanzialmente stabile nell’ultimo triennio il rapporto tra dividendi dichiarati e fatturato (Tab.I. 31), fermo restando il consueto basso indice delle nipponiche, mentre le telecomunicazioni e le utilities lo incrementano; per queste ultime la variazione è in parte attribuibile all’inglese Centrica che ha distribuito un dividendo straordinario di 1,05 miliardi di sterline dopo la cessione, nel settembre 2004, della controllata AA - The Automobile Association Ltd. (riassicurazioni e servizi agli automobilisti). Tab.I. 31 – DIVIDENDI IN % DEL FATTURATO Media 1995-2000 2001 2002 2003 2004 Dividendi dichiarati in % del fatturato (1) Industria Europa Nord America Giappone Totale 2,2 2,9 0,4 2,2 2,3 2,9 0,4 2,2 2,2 3,0 0,4 2,2 2,4 2,9 0,4 2,2 2,5 2,8 0,5 2,3 Telecomunicazioni Utilities 4,6 … 3,2 2,6 3,1 2,3 3,5 2,4 4,9 3,2 (1) Dividendi dichiarati nell’esercizio di competenza, pagati di norma l’anno successivo. I dividendi rappresentano una quota consistente delle uscite finanziarie delle multinazionali; considerandoli per cassa, sono passati dal 14,5% del totale nel triennio 1996-98, al 13,7% nel 1999-01, per poi incrementarsi al 18% nel 2002-04. Quest’ultima percentuale sale al 21,4% per le imprese nordamericane che confermano quindi l’adozione di una marcata politica di distribuzione di mezzi finanziari agli azionisti. Nel 2004 le somme pagate a titolo di dividendo e l’ammontare degli acquisti di azioni proprie effettuate dalle multinazionali nordamericane hanno toccato il massimo del decennio; esse sono state pari, rispettivamente, a 71 miliardi di dollari (6 miliardi in più rispetto al 2003) ed a 69 miliardi di dollari (+ 19 miliardi rispetto al 2003) per un saldo complessivo affluito al mercato, al netto degli aumenti di capitale, che si attesta ad oltre 120 miliardi: si tratta ancora del massimo registrato nel decennio, quasi il doppio del valore del 59 1995 (Tab.I. 32). Le risorse trasferite al mercato non risultano correlate in modo statisticamente significativo all’andamento del cash flow (Fig. 13). Nel 2003 e nel 2004 solo le imprese di telecomunicazioni hanno registrato aumenti di capitale superiori ai dividendi distribuiti. 60 Fig. 12 Imprese europee e statunitensi: acquisti di azioni proprie 80.000 250,0 70.000 200,0 Share buybacks 50.000 150,0 40.000 100,0 30.000 20.000 50,0 10.000 - 0,0 1995 1996 1997 1998 Europe (milioni di euro) 1999 2000 USA (milioni di dollari) 2001 2002 2003 2004 MSCI World share index year end Fig. 13 Imprese statunitensi: cash flow e mezzi finanziari distribuiti agli azionisti 450.000 200 4 Cash generation (US 400.000 200 0 350.000 300.000 200 1 200 3 1997 1999 2 R = 0,5252 2002 1998 1996 250.000 1995 200.000 50.000 60.000 70.000 80.000 90.000 100.000 Cash distributed to shareholders (USDm) 61 110.000 120.000 MSCI World share index 60.000 Tab.I. 32 - SOCIETÀ INDUSTRIALI: AUMENTI DI CAPITALE, ACQUISTI DI AZIONI PROPRIE E DIVIDENDI PAGATI 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Totale Aumenti di capitale Acquisti di azioni proprie (1) milioni EUR (a) milioni EUR (b) 10.000 8.068 11.405 19.881 67.448 23.190 22.928 14.658 10.201 45.055 232.834 9 2.085 2.705 5.078 8.407 18.368 20.902 15.324 13.087 19.740 105.705 milioni USD (a) 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 Totale Dividendi pagati Saldo Cash flow Società industriali europee milioni EUR milioni EUR (c) (d = b+c-a) milioni EUR (e) % d/e 13.546 22.786 23.531 30.730 -7.554 46.912 60.965 55.009 55.379 32.665 333.969 194.402 199.689 228.892 232.200 270.402 355.271 331.100 313.053 317.946 372.700 2.815.655 7,0 11,4 10,3 13,2 -2,8 13,2 18,4 17,6 17,4 8,8 11,9 Società industriali nordamericane milioni USD milioni USD milioni USD (b) (c) (d = b+c-a) milioni USD (e) % d/e 243.312 264.159 292.797 276.193 294.097 346.318 294.450 287.613 338.563 401.567 3.039.069 26,9 25,0 28,4 31,3 29,4 21,7 20,3 33,1 29,7 30,0 27,6 8.751 10.794 10.057 19.700 26.320 49.309 51.007 18.492 13.969 18.918 227.317 32.153 31.294 43.958 44.570 58.667 59.991 50.374 51.936 49.694 68.616 491.253 23.537 28.769 32.231 45.533 51.487 51.734 62.991 54.343 52.493 57.980 461.098 42.011 45.577 49.220 61.480 54.152 64.509 60.285 61.892 64.924 70.714 574.764 (1) Al netto delle azioni proprie vendute. 62 65.413 66.077 83.121 86.350 86.499 75.191 59.652 95.336 100.649 120.412 838.700 Tab.I. 33 – 10 SOCIETÀ INDUSTRIALI EUROPEE ED ALTRETTANTE NORDAMERICANE: ACQUISTI DI AZIONI PROPRIE NEL TRIENNIO 2002-2004 E VARI INDICI BILANCIO A FINE 2004 Acquisti di azioni proprie Cap. netto tangibile / Debiti finanziari ROI in % sul capitale investito Investimenti tecnici Total BP Glaxo SmithKline Diageo Nokia AstraZeneca Sanofi Aventis BASF BAT Novartis Media Europa mil. EUR % 10.493 7.794 5.945 4.367 4.010 3.673 1.980 1.726 1.688 1.588 36,9 22,2 46,6 23,2 34,4 29,9 7,3 26,0 20,2 18,4 16,6 mil. USD Pfizer ExxonMobil Cisco Systems IBM Intel Johnson & Johnson Dell Altria Pepsi Co. Procter & Gamble Media Nord America 24.692 18.937 16.918 15.944 14.359 8.949 8.509 8.227 7.190 5.874 Società industriali europee % % 227,3 293,4 89,2 12,9 5.909,0 1.087,6 Neg. 376,2 Neg. 412,7 96,2 15,2 12,5 7,4 3,3 3,4 6,3 1,4 10,1 2,8 3,1 9,0 Società industriali nordamericane % % % 19,7 37,0 26,4 22,3 27,2 37,6 63,7 28,7 33,8 26,2 20,9 68,4 1.180,2 n.c. (1) 85,1 3.856,2 702,0 1.284,2 Neg. 245,4 Neg. 128,0 (1)La società non ha debiti finanziari. 63 DI 2,9 10,5 2,4 8,3 9,7 6,3 7,5 3,3 8,0 5,3 6,7 Spese R&S Fatturato % % 1,4 0,4 21,1 0,1 25,5 22,7 7,6 6,2 0,5 10,3 4,7 270,9 277,0 151,7 66,7 199,9 127,9 48,9 196,9 82,0 69,3 148,9 % % 8,7 0,6 12,3 9,8 12,1 15,0 6,6 1,4 … 4,7 5,7 59,5 231,6 85,1 182,8 86,6 136,6 703,9 110,1 168,5 134,9 163,3 Gli acquisti più consistenti di azioni proprie nel decennio sono stati realizzati dall’IBM (per 61 miliardi di dollari), dalla Pfizer (34 miliardi), dalla Intel e dalla ExxonMobil (32 miliardi ciascuna), dalla Merck e dalla General Motors (25 miliardi ciascuna) e da Altria Group (22 miliardi). Per quanto riguarda le imprese europee, nel 2004 gli aumenti di capitale si attestano a 45 miliardi di euro (10 miliardi nel 2003) di cui 35 relativi alla Sanofi Synthélabo per la già citata acquisizione della Aventis; le società europee nel 2004 aumentano inoltre di circa 6 miliardi sia l’ammontare dei dividendi distribuiti che gli acquisti delle azioni proprie. La Total, la BP e la Glaxo SmithKline sono le uniche europee ad aver acquistato nel decennio 1995-2004 azioni proprie per un valore complessivo superiore a dieci miliardi di euro (rispettivamente per 18, 12 e 11 miliardi). Le imprese di telecomunicazioni hanno effettuato nel 2004 aumenti di capitale per 31 miliardi di euro (di cui 26 miliardi relativi alla Cingular Wireless per l’acquisizione della AT&T Wireless nell’ottobre 2004), a fronte di acquisti di azioni proprie per complessivi 15 miliardi (di cui oltre un terzo effettuati dalla Vodafone. Per le utilities nel 2004 il saldo tra aumenti di capitale ed acquisto di azioni proprie è positivo anche se di importo modesto (un miliardo di euro). Generalmente gli acquisti di azioni proprie vengono effettuati con lo scopo di sostenere la quotazione delle azioni in borsa, incrementare gli utili per azione e ridurre il grado di patrimonializzazione e di conseguenza il costo medio del capitale. La Tab.I. 33 elenca i 10 Gruppi europei e nordamericani che hanno realizzato i maggiori acquisti di azioni proprie nel triennio 2002-2004, unitamente ad alcuni indicatori di redditività e di struttura finanziaria: questi Gruppi tendono a registrare indicatori di rendimento sul capitale superiori alla media (la statunitense Dell e la britannica Glaxo SmithKline sono le società più profittevoli), ma anche strutture finanziarie più fragili. Infatti nel 2004 le politiche di buyback si accompagnano nel 40% dei casi a valori del capitale netto tangibile rapportato ai debiti finanziari inferiori a quelli medi delle rispettive aree di appartenenza (due multinazionali statunitensi e due europee espongono addirittura un patrimonio netto tangibile negativo); prevale inoltre una bassa propensione agli investimenti tecnici (7 europee e 5 statunitensi investono al di sotto della media) e, soprattutto in Europa, alle spese di ricerca (ad eccezione di alcuni esempi “virtuosi”). 64 La struttura di finanziamento del capitale (Tab.I. 34) si è modificata rispetto al 1997. I mezzi propri, anche se con andamenti alterni nelle varie aree, rappresentano ancora la parte più cospicua del capitale investito. I principali cambiamenti hanno riguardato le imprese europee che hanno incrementato di quasi 11 punti le emissioni obbligazionarie (portandosi al livello delle nordamericane e giapponesi), riducendo nel contempo la quota del patrimonio netto (-2,3 punti) e quella del finanziamento bancario (-8,6 punti). Per le imprese nordamericane la struttura del capitale investito è sostanzialmente invariata nel periodo in questione. La componente obbligazionaria presenta l’incidenza più elevata (26,7% a fine 2004); in tale ambito, le imprese che registrano le maggiori consistenze sono la General Motors (circa 33 miliardi di dollari di obbligazioni), la Altria Group (20 miliardi), la Procter & Gamble (19 miliardi) e la Pfizer (17 miliardi). Le imprese giapponesi hanno seguito un andamento simile a quello delle nordamericane, ma con un’intensità maggiore: diminuiscono anch’esse l’indebitamento bancario (-11,1 punti attestandosi al 18,1% che rappresenta comunque l’esposizione più elevata verso gli istituti creditizi), incrementando di 13,5 punti la quota di patrimonio netto (con un valore ormai vicino a quello delle società europee). Le utilities riportano ancora la più bassa incidenza del patrimonio netto sul capitale investito (45,2% in calo di circa 7 punti), bilanciata dal generale e più ampio ricorso al debito obbligazionario (salito di quasi 10 punti attestandosi a 34,3%) e a quello bancario (13%; solo le giapponesi riportano un valore più elevato). Sempre tra le utilities, i bond emessi da RWE, National Grid Transco, E.ON, Endesa e Suez (ciascuno di ammontare complessivo superiore ai 10 miliardi di euro) pesano per circa il 60% delle consistenze totali del comparto. Il 46% delle obbligazioni di queste 5 società ha scadenza oltre i 5 anni. 65 Tab.I. 34 – 275 SOCIETÀ: STRUTTURA DEL CAPITALE A FINE 2004 Capitale Capitale netto Debiti finanziari Obbligazioni Banche Altri Totale % del capitale complessivo Industriali Europa Variazione rispetto al 1997 Nord America Variazione rispetto al 1997 Giappone Variazione rispetto al 1997 230 società 59,3 -2,3 69,9 3,6 56,5 13,5 62,4 25,6 10,9 26,7 -1,1 23,4 -3,6 25,6 10,6 -8,6 2,4 -0,8 18,1 -11,1 9,2 4,5 1,0 -1,7 2,0 1,2 2,8 40,7 2,3 30,1 -3,6 43,5 -13,5 37,6 Telecomunicazioni Variazione rispetto al 1997 57,8 6,2 31,4 -1,6 5,7 -6,5 5,1 1,9 42,2 -6,2 Utilities Variazione rispetto al 1997 45,2 -6,7 34,3 9,7 13,0 -2,6 7,5 -0,4 54,8 6,7 N.B.: rilevazione parziale riferita ad un sottoinsieme di imprese il cui fatturato rappresenta da un minimo dell’81% ad un massimo del 100% del totale 2004 dei rispettivi Paesi. 66 Tab.I. 35 – SOCIETÀ INDUSTRIALI EUROPEE: STRUTTURA DEL CAPITALE Capitale investito Capitale netto Debiti finanziari Obbligazioni Banche Altri Totale % del capitale complessivo Industriali Benelux 2004 2000 1997 66,3 53,5 69,8 21,0 27,6 12,8 8,0 11,9 14,3 4,7 7,0 3,1 33,7 46,5 30,2 Francia 2004 2000 1997 55,7 56,1 53,9 26,9 17,1 20,3 13,6 19,5 17,3 3,8 7,3 8,5 44,3 43,9 46,1 Germania 2004 2000 1997 47,1 51,0 61,7 35,5 26,2 12,6 12,1 18,1 22,7 5,3 4,7 3,0 52,9 49,0 38,3 Italia 2004 2000 1997 54,3 48,3 49,8 20,4 14,0 8,0 20,4 27,6 36,5 4,9 10,1 5,7 45,7 51,7 50,2 Scandinavia 2004 2000 1997 68,3 61,6 62,6 16,7 17,1 12,7 8,3 17,3 21,0 6,7 4,0 3,7 31,7 38,4 37,4 Svizzera 2004 2000 1997 69,1 64,8 63,3 21,6 18,4 15,9 5,5 11,1 17,1 3,8 5,7 3,7 30,9 35,2 36,7 Regno Unito 2004 2000 1997 71,6 70,7 69,7 21,8 18,3 17,3 5,1 8,3 9,5 1,5 2,7 3,5 28,4 29,3 30,3 Europa 2004 2000 1997 59,3 57,8 61,6 25,6 20,3 14,7 10,6 16,3 19,2 4,5 5,6 4,5 40,7 42,2 38,4 N.B.: rilevazione parziale riferita ad un sottoinsieme di imprese il cui fatturato rappresenta da un minimo dell’ 81% ad un massimo del 100% del totale 2004 dei rispettivi Paesi. 67 Relativamente al finanziamento del capitale investito delle società industriali dei singoli Paesi europei, i processi di crescita hanno comportato, a fronte di un livello pressoché invariato del capitale proprio, una sostituzione del debito bancario con quello obbligazionario (Tab.I. 35). In particolare valgono le seguenti osservazioni: - - - vi è stata una leggera riduzione della quota di patrimonio netto a livello complessivo; le imprese tedesche la riducono di circa 15 punti, quelle del Benelux di 3,5 punti rispetto al 1997; le svizzere e le scandinave l’incrementano di quasi 6 punti, seguono le italiane (oltre 4 punti in più); pressoché stabili le francesi e le britanniche (quest’ultime, con una quota del 71,6%, hanno la più alta incidenza del patrimonio netto sul capitale investito); le imprese tedesche sono anche quelle che hanno registrato lo sviluppo più sostenuto del capitale investito (+86,7%), quelle italiane il più basso (+19,6%) a fronte di una media europea del 56%; la quota coperta da obbligazioni è in aumento; le variazioni principali hanno riguardato, nell’ordine, le imprese tedesche (+23 punti con un’incidenza sul capitale investito del 35,5% che è la più elevata tra le società industriali e di servizi), le italiane (+12,4 punti), quelle del Benelux (+8,2 punti) e le francesi (+6,6 punti); la maggiore quota delle obbligazioni ha consentito una generale riduzione di quella dei finanziamenti bancari; le diminuzioni più consistenti sono registrate dalle imprese italiane (16,1 punti), scandinave e svizzere (rispettivamente 13 e 12 punti circa); le multinazionali italiane sono ancora le più esposte verso il sistema bancario con un’incidenza sul capitale investito pari a circa il doppio della media europea. Si ricorda che le nostre rilevazioni escludono le componenti finanziarie (che hanno natura molto vicina a quella di vera e propria banca organizzata) della General Motors, della Ford Motor e della General Electric (costituite rispettivamente, da GMAC, Ford Motor Credit e GECS). Queste affiliate hanno in essere cartolarizzazioni di crediti per un importo complessivo residuo a fine 2004 pari a 176 miliardi di dollari (operazioni rilevate nei conti d’ordine) e contano nei loro bilanci un totale di debiti pari a 784 miliardi di dollari, ovvero circa 13 volte quelli della rispettiva sezione industriale (Tab.I. 36). Se si considerano anche i passivi di queste controllate (ad esclusione delle cartolarizzazioni), il rapporto patrimonio netto/debiti dell’aggregato nordamericano diminuirebbe dal 231,8% all’86,6%. 68 69 16,9 129,0 174,0 Ford GE Totale 61,9 11,0 18,4 32,5 (b) Sezione industriale 311,2 154,8 65,4 91,0 Breve scadenza 472,4 206,5 89,1 176,8 783,6 361,3 154,5 267,8 m/l Totale scadenza (in miliardi di USD) Controllate finanziarie (*) (c) Debiti finanziari 271,0 96,1 82,7 92,2 Retail (**) Inclusi mutui ipotecari. 190,4 139,9 22,7 27,8 134,5 46,5 8,4 79,6 (**) 595,9 282,5 113,8 199,6 Wholesale Altri Totale Crediti finanziari (*) General Motors Acceptance Corp. (GMAC), Ford Motor Credit, General Electric Capital Services (GECS). 28,1 GM (a) Capitale netto 281,1 1.172,7 91,8 86,5 a/b % 20,6 34,6 9,8 9,4 a/(b+c) Cap.netto/debiti finanziari Tab.I. 36 – GENERAL MOTORS, FORD MOTOR, GENERAL ELECTRIC: INDEBITAMENTO CONTROLLATE FINANZIARIE NEL 2004 IL PRIMO SEMESTRE 2005 Le tabelle da Tab.I. 41 a Tab.I. 46 riportano i riepiloghi dei dati semestrali 2004 e 2005. Essi si riferiscono ad un numero di società che, rispetto al campione considerato in questa indagine, rappresenta in termini di fatturato il 96% delle imprese industriali europee e giapponesi ed il 100% delle imprese industriali nordamericane, di quelle di telecomunicazioni e delle utilities. Il periodo considerato è gennaio-giugno, salvo per la maggioranza delle imprese giapponesi e circa un terzo di quelle britanniche i cui esercizi annuali chiudono a fine marzo; i loro dati semestrali si riferiscono perciò al periodo aprile-settembre. I Gruppi industriali La gestione dei primi sei mesi del 2005 ha confermato il recupero del comparto industriale registrato nel primo semestre 2004; i margini operativi sono infatti migliorati del 15,9% ed il risultato corrente del 18,1%. Il miglioramento dei profitti ha riguardato le imprese di tutte le aree, con le europee in vantaggio sull’incremento dei margini operativi (26,9%), seguite dalle imprese nordamericane (7%) e giapponesi (6,5%), ed è stato trainato essenzialmente dalle multinazionali energetiche le quali hanno segnato un +40% di incremento sia dei margini che del risultato corrente (nel periodo primo semestre 2004-2005 il prezzo del petrolio è salito del 45%). I margini operativi delle sole imprese manifatturiere sono invece migliorati solo del 6,7%, il risultato corrente del 9%. Le imprese europee, grazie anche ad un miglioramento del saldo oneri e proventi finanziari più accentuato rispetto a quello registrato nelle altre aree ed in massima parte dovuto ad un aumento di oltre il 20% degli utili delle società valutate al patrimonio netto, chiudono con una variazione del risultato corrente (+29,1%) più favorevole di quella delle imprese nordamericane (+10,2%) e giapponesi (+6,3%). Il saldo netto delle partite straordinarie è sempre negativo; quello delle imprese giapponesi e nordamericane si è quasi dimezzato (-45% circa per entrambe) ed ha contribuito ad un incremento degli utili netti, più accentuato per le giapponesi (+14,7%), mentre in Nord America è stato più che riassorbito dai maggiori oneri tributari. Le imprese europee hanno invece registrato un saldo negativo degli oneri e proventi straordinari di oltre 3 miliardi di euro contro un valore pressoché nullo nel 2004, dovuto prevalentemente al venir meno delle plusvalenze realizzate nel 2004 dalla Orkla sulla cessione del 70 40% della Carlsberg Breweries (circa 1,5 milioni di euro) e dalla Anglo American sulla cessione della AngloGold e Gold Fields (complessivamente circa 1,3 milioni di euro), oltre ad oneri di ristrutturazione, svalutazioni e dismissioni di attività relativi a diverse società nel 2005 (gli importi più significativi sono stati registrati dalla Sanofi Aventis, con 0,6 milioni di euro per ristrutturazioni, e dalla Unilever con 0,4 milioni di svalutazione marchi), pur compensati dalla plusvalenza contabilizzata dalla Fiat relativa allo scioglimento del master agreement con la General Motors (1,1 milioni di euro). Gli utili netti nel loro complesso registrano un aumento del 16,4%, dovuto in massima parte alle imprese europee (+24,5%), seguite dalle giapponesi (+14,7%) e dalle nordamericane (+9%). Per l’aggregato delle società industriali, il capitale investito ha presentato un incremento del 4,2%; la variazione del patrimonio è stata proporzionale a quella dei debiti, con l’indice di patrimonializzazione (rapporto tra capitale netto e debiti finanziari) sostanzialmente stabile intorno al 165%. Le imprese non europee hanno tuttavia registrato un aumento di questo indice, pari ad oltre 8 punti per le imprese americane, grazie anche ad una diminuzione dell’indebitamento finanziario del 2%. La liquidità delle società industriali è lievemente diminuita (-0,4%); essa rappresenta il 43% circa dell’indebitamento (con un massimo del 65% per i Gruppi nordamericani). I Gruppi di telecomunicazioni e le utilities Le società di telecomunicazioni hanno registrato nel periodo esaminato incrementi del fatturato e dei margini operativi più modesti rispetto al comparto industriale, chiudendo i primi sei mesi del 2005 con un utile aggregato di 35,7 miliardi di euro in aumento del 10,2%. Il miglioramento del risultato corrente (+10,2%) deriva principalmente dalla variazione positiva del margine operativo netto (+8%) e da un miglioramento del saldo della gestione finanziaria, quest’ultimo assai evidente per la Deutsche Telekom. Tutte le società, nel primo semestre 2005, hanno registrato un utile ad eccezione della Cingular Wireless (-77 milioni) e della Qwest (-88 milioni). La France Télécom si segnala per aver registrato il maggior incremento del risultato netto sia in termini assoluti (+2,3 miliardi) che percentuali (+222,7%), avendo migliorato il margine operativo netto (+1 miliardo) e il saldo oneri e proventi straordinari (+959 71 milioni), quest’ultimo dovuto in massima parte alla cessione di quote di partecipazioni di Pages Jaunes, TDF e MobilCom. Anche la Telecom Italia ha registrato una consistente variazione positiva del saldo della gestione straordinaria, principalmente per effetto della plusvalenza sulla cessione della Tim Hellas (410 milioni). Le imposte sul reddito delle imprese di telecomunicazione si incrementano del 23,8% (da 14,4 miliardi a 17,8 miliardi) ed il tax rate (calcolato sulle sole società in utile) passa dal 29,7% al 33,2%. Il ROE su base annua si attesta sui livelli dello scorso anno: 12,2% nei primi sei mesi del 2004 e 13% nei primi sei mesi del 2005. Dal lato della struttura finanziaria, il rapporto tra capitale netto e debiti finanziari delle imprese di telecomunicazioni è lievemente aumentato passando dal 131,1% del dicembre 2004 al 132,8% del giugno 2005, prevalentemente per l’effetto dell’aumento dei mezzi patrimoniali per 17 miliardi, in misura più che proporzionale all’incremento dei debiti finanziari per 6,9 miliardi. Le società che si sono maggiormente distinte nell’accensione di nuovi finanziamenti sono la Telecom Italia (+8,2 miliardi prevalentemente per il ricorso a nuovi finanziamenti necessari al pagamento del corrispettivo dell’OPA sulle azioni TIM) e la Telefónica (+3,7 miliardi); relativamente alla Telecom Italia occorre inoltre segnalare un considerevole aumento dei mezzi propri per 4,9 miliardi originato dall’incorporazione della TIM. In controtendenza spiccano per rimborso dei debiti finanziari la France Télécom (-4,6 miliardi), la AT&T (-2,4 miliardi) e la BellSouth (-2,4 miliardi). Gli attivi liquidi a livello aggregato delle società di telecomunicazioni sono diminuiti di 7,2 miliardi e rappresentano a fine semestre 2005 il 15% circa dell’indebitamento (17% a fine 2004). In questo ambito si distingue l’andamento divergente della China Mobile Hong Kong e della Sprint che registrano un incremento di liquidità pari complessivamente a 4,8 miliardi. Relativamente all’indice di patrimonializzazione, tra le società maggiormente capitalizzate, si segnalano Vodafone (rapporto tra capitale netto e debiti finanziari pari al 712%), O2 (704%), China Mobile Hong Kong (426%) e TeliaSonera (419%). Di contro, il valore più basso è registrato dalla BT Group (4,9%); negativo l’indice della Qwest (-15,2%) che ha 14,5 miliardi di debiti a fronte di un capitale netto negativo (-2,2 miliardi). Considerando il medesimo rapporto, ma depurando il capitale netto dagli immobilizzi immateriali, le società che registrano un indice nettamente superiore a quello aggregato (42%) sono la 72 China Mobile Hong Kong (366%) e la Swisscom (286%). Da segnalare inoltre anche che risulta negativo, in quanto le immobilizzazioni immateriali superano il patrimonio, l’indice di ben cinque società europee: Telecom Italia (-49%), Royal KPN (-32%), Deutsche Telekom (-15%), Telefónica e BT Group (-4,9% ciascuna) e di due statunitensi, Cingular Wireless (-25%) e la Qwest il cui rapporto - come detto - è già negativo prima della deduzione degli intangibles. Occorre anche segnalare che, alla fine del primo semestre 2005, il capitale investito delle prime cinque società per fatturato (NTT, Verizon, Deutsche Telekom, Vodafone e France Télécom) rappresentava il 50% del totale, mentre il capitale investito di ciascuna delle altre società si collocava al di sotto del 6% del totale, ad eccezione della Telecom Italia (6,9% del totale). Nell’ambito delle società di telecomunicazioni, vi è infine da segnalare un’importante tendenza all’aggregazione, già iniziata nel 2004, ma successivamente proseguita a ritmo ancora più sostenuto (il settore è quello dove si sono concentrate le maggiori operazioni di fusione e acquisizione nel 2005): nell’agosto 2005 è stata attuata l’incorporazione della Nextel nella Sprint, che ha contestualmente modificato denominazione in Sprint Nextel, e nel successivo mese di novembre è stata attuata l’acquisizione e successiva incorporazione della AT&T da parte della SBC che ne ha assunto la denominazione. Quest’ultima operazione assume un particolare significato nell’ambito delle telecomunicazioni statunitensi: dalla originaria AT&T, per eliminarne la posizione monopolistica, vennero scorporate nel 1984 le aziende telefoniche locali raggruppate in sette società (così dette “baby bells”); queste si sono successivamente evolute concentrandosi nelle società oggi denominate Verizon, BellSouth, Qwest e SBC (31); quest’ultima ha quindi assorbito ciò che è rimasto della “grande mamma” degli anni ’80, assumendone la denominazione. Nel gennaio 2006 è stata perfezionata la fusione della MCI (già competitor della AT&T sulle lunghe distanze) nella Verizon e nel successivo mese di febbraio la Telefónica ha acquisito il controllo della britannica O2 mediante OPA. Infine, nel marzo 2006, la AT&T (ex SBC) ha annunciato l’intenzione di rilevare la BellSouth: in caso di nulla osta da parte degli organi di controllo 31 A partire dal 1997 le sette “baby bells” (Nynex, Bell Atlantic, Ameritech, PAC-Pacific Telesis, US West, SBCSouthwestern Bell Communications e BellSouth) hanno intrapreso un progressivo processo di raggruppamento: nel 1997 la Bell Atlantic e la SBC hanno incorporato, rispettivamente, la Nynex e la PAC, nel 1998 la SBC ha incorporato la Ameritech e nel 2000 la US West è stata incorporata dalla Qwest (società operativa sulle lunghe distanze) e la Bell Atlantic si è fusa con la GTE (la maggiore compagnia telefonica locale degli Stati Uniti) modificando denominazione in Verizon. 73 e delle autorità antitrust, tali recenti processi di fusione nel settore delle telecomunicazioni statunitensi porterebbero a ricostituire di fatto la AT&T come maggiore operatore telefonico negli Stati Uniti (32). *** Le utilities registrano un incremento del fatturato complessivo di circa 20 miliardi di euro (+12,6%) rispetto al primo semestre 2004. Scontando un incremento dei costi di gestione del 13,6%, la variazione del margine operativo netto è meno marcata e si attesta ad un +8,5%, mentre il risultato corrente si incrementa del 12% circa. Le utilities sono le imprese che nel primo semestre 2005 ha registrato il maggiore incremento del risultato netto: +44%, con tutte le società dell’aggregato che riportano valori positivi; ciò è dovuto principalmente alle partite straordinarie il cui saldo, negativo per 1,8 miliardi di euro nel primo semestre 2004, si è attestato a +3,1 miliardi nel 2005. Il valore è in massima parte imputabile alla britannica National Grid Transco che ha registrato 2,5 miliardi di sterline di plusvalenze sulla cessione di parte della propria rete di distribuzione del gas in Gran Bretagna ad acquirenti industriali e finanziari di diverse nazionalità (britannici, canadesi, australiani e la finanziaria cinese Cheung Kong Infrastructure Holdings). Di conseguenza, anche il ROE su base annua evidenzia un sostanziale aumento passando dal 24,3% al 32,8%. Relativamente alla struttura finanziaria delle utilities, il capitale investito complessivo aumenta di 17 miliardi di euro (+4,5%); questa variazione è frutto principalmente dell’incremento del capitale netto per 16 miliardi, mentre lo stock dei debiti finanziari aumenta di 1,4 miliardi. Ne consegue un miglioramento di oltre 6 punti percentuali dell’indice di patrimonializzazione che nel primo semestre 2005 si attesta al 72,8%. Questo indicatore presenta ancora una notevole dispersione: si va dai massimi di BG Group e E.ON (rispettivamente 378% e 219%) ai minimi di Aes e National Grid Transco (rispettivamente 14,6% e 18,7%). Al netto degli attivi immateriali l’incremento dell’indice nel periodo è sempre pari a 5 punti percentuali (dal 30% al 34,6%), con le sole RWE e Veolia ad avere valori negativi. La francese EdF e la svedese Vattenfall sono le società che riportano i maggiori incrementi dei debiti finanziari (rispettivamente, 1,7 e 32 La nuova AT&T verrebbe ad essere l’unione di tre società attualmente distinte: la SBC, la BellSouth e la Cingular Wireless (joint venture fra SBC al 60% e BellSouth al 40%, maggiore operatore di telefonia mobile negli Stati Uniti sulla base del numero di clienti). 74 1,5 miliardi di euro in più), mentre la tedesca E.ON è l’unica società a registrare una riduzione della propria esposizione finanziaria superiore al miliardo di euro. Gli attivi liquidi delle utilities a livello complessivo sono aumentati di 5 miliardi di euro (+9,3%) e a fine semestre 2005 rappresentano il 24,9% dell’indebitamento (23% nel 2004). Il settore delle utilities è stato interessato nell’ultimo periodo da diverse operazioni di carattere straordinario. Nel maggio 2005 la Scottish Power ha sottoscritto un accordo per la cessione della propria consociata Pacificorp (attiva in Nord America) alla statunitense MidAmerican per 9,4 miliardi di dollari. Nel periodo settembre 2005-marzo 2006 la spagnola Endesa è stata oggetto di OPA sia da parte della connazionale Gas Natural (offerta pari a 22,5 miliardi di euro) che della tedesca E.ON (offerta pari a 29 miliardi); il tutto è attualmente in sospeso in attesa della verifiche della autorità competenti. Infine nel febbraio 2006 sono state annunciate le seguenti ulteriori operazioni: - la National Grid Transco, come già accennato, ha ceduto nel primo semestre 2005 parte della propria rete di distribuzione del gas in Gran Bretagna per 5,8 miliardi di sterline; successivamente ha concluso un accordo per l’acquisizione della statunitense KeySpan per 11,8 miliardi di dollari; - accordo di fusione della Suez in Gaz de France. 75 76 ... ... 2 .3 8 8 .7 2 6 1 0 0 ,0 6 .1 8 1 .7 2 3 1 0 0 ,0 2 .6 2 1 .7 4 4 1 0 0 ,0 1 6 .9 7 3 .3 2 9 1 0 0 ,0 9 1 8 .2 7 4 1 0 0 ,0 1 .4 9 5 .5 1 8 1 0 0 ,0 2 .5 8 4 .1 7 8 1 0 0 ,0 5 0 .1 7 2 1 0 0 ,0 6 2 2 .8 0 3 1 0 0 ,0 7 9 2 .7 4 2 1 0 0 ,0 3 5 .8 1 3 1 0 0 ,0 7 8 0 .3 3 1 1 0 0 ,0 8 9 0 .0 3 1 1 0 0 ,0 8 .1 6 9 .8 6 2 1 0 0 ,0 … ... ... 2 .2 5 0 .2 9 3 9 4 ,2 … … … 6 .2 6 8 .0 3 0 1 0 1 ,4 2 .6 4 8 .0 9 9 1 0 1 ,0 1 7 .1 2 1 .3 7 3 1 0 0 ,9 9 2 6 .1 0 3 1 0 0 ,9 1 .5 5 3 .0 4 7 1 0 3 ,8 2 .5 5 9 .0 6 5 9 9 ,0 5 3 .9 6 3 1 0 7 ,6 5 7 5 .0 9 3 9 2 ,3 8 4 3 .5 7 0 1 0 6 ,4 3 5 .7 2 0 9 9 ,7 7 7 3 .9 6 5 9 9 ,2 8 8 4 .7 1 8 9 9 ,4 8 .2 0 5 .2 4 4 1 0 0 ,4 … … … … 6 1 ,5 4 8 ,5 3 6 ,0 1 0 ,6 … 3 8 ,1 6 1 ,3 1 3 ,1 6 2 ,7 5 4 ,0 2 9 ,7 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 1996 6 3 ,8 5 0 ,4 3 7 ,0 1 1 ,5 … 4 1 ,0 6 2 ,5 1 6 ,0 6 5 ,3 5 6 ,1 3 1 ,9 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 1995 7 2 9 .9 6 4 1 0 0 ,0 2 .1 9 2 .4 9 0 9 1 ,8 6 .1 9 0 .9 1 6 1 0 0 ,1 2 .6 9 4 .7 3 5 1 0 2 ,8 1 7 .1 1 0 .5 5 1 1 0 0 ,8 9 1 4 .0 5 4 9 9 ,5 1 .5 3 8 .7 4 5 1 0 2 ,9 2 .5 7 6 .9 4 8 9 9 ,7 5 7 .8 9 5 1 1 5 ,4 5 6 7 .6 2 6 9 1 ,1 8 6 3 .2 2 3 1 0 8 ,9 3 7 .8 6 5 1 0 5 ,7 7 7 6 .5 9 3 9 9 ,5 8 9 1 .9 5 1 1 0 0 ,2 8 .2 2 4 .9 0 0 1 0 0 ,7 6 6 ,7 … … … 5 7 ,4 4 7 ,0 3 5 ,7 1 0 ,3 … 3 7 ,4 6 0 ,3 1 1 ,4 6 0 ,3 5 1 ,7 2 8 ,2 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 1997 8 1 3 .9 7 9 1 1 1 ,5 2 .2 3 7 .9 5 9 9 3 ,7 6 .1 8 1 .2 2 9 1 0 0 ,0 2 .7 6 6 .9 4 4 1 0 5 ,5 1 7 .5 2 4 .5 7 7 1 0 3 ,2 9 1 1 .1 1 8 9 9 ,2 1 .6 3 3 .1 4 6 1 0 9 ,2 2 .7 8 2 .3 5 4 1 0 7 ,7 6 5 .1 1 1 1 2 9 ,8 5 5 1 .0 3 5 8 8 ,5 8 9 5 .2 3 3 1 1 2 ,9 4 0 .5 0 6 1 1 3 ,1 8 0 3 .2 1 1 1 0 2 ,9 8 9 4 .6 9 0 1 0 0 ,5 8 .5 7 6 .4 0 4 1 0 5 ,0 6 1 ,5 … … … 5 3 ,6 4 3 ,9 3 2 ,1 9 ,7 … 3 5 ,8 5 9 ,3 9 ,4 5 4 ,3 5 0 ,6 2 5 ,4 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 1998 7 7 5 .8 8 7 1 0 6 ,3 2 .2 3 1 .4 8 2 9 3 ,4 6 .3 7 0 .5 3 9 1 0 3 ,1 2 .9 1 5 .5 8 8 1 1 1 ,2 1 8 .1 3 8 .1 8 9 1 0 6 ,9 8 5 1 .1 3 9 9 2 ,7 1 .8 5 5 .6 0 2 1 2 4 ,1 2 .7 5 0 .2 7 7 1 0 6 ,4 7 4 .8 3 3 1 4 9 ,2 5 4 0 .3 3 4 8 6 ,8 8 4 1 .5 4 6 1 0 6 ,2 4 8 .3 2 4 1 3 4 ,9 7 4 6 .6 5 0 9 5 ,7 1 .1 4 3 .3 5 7 1 2 8 ,5 8 .8 5 2 .0 6 2 1 0 8 ,4 5 3 ,3 … … … 5 1 ,6 4 1 ,9 3 0 ,4 9 ,1 … 3 4 ,3 5 5 ,3 7 ,0 5 1 ,5 4 8 ,3 2 3 ,2 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 1999 ( 1 ) A s % o f to ta l n u m b e r o f e m p lo y e e s , c o v e r in g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p r o v id e s e p a r a te f ig u r e s f o r e m p lo y e e s in h o m e c o u n tr y th r o u g h o u t th e p e r io d . U T IL IT IE S In d e x N o . T E L E C O M M U N IC A T IO N S In d e x N o . N O R T H A M E R IC A In d e x N o . JA P A N In d e x N o . TOTAL In d e x N o . IN D U S T R IA L C O M P A N IE S BENELUX In d e x N o . FRAN CE In d e x N o . GERM ANY In d e x N o . IR E L A N D In d e x N o . IT A L Y In d e x N o . S C A N D IN A V IA In d e x N o . S P A IN In d e x N o . S W IT Z E R L A N D In d e x N o . U N IT E D K IN G D O M In d e x N o . TOTAL EUROPE In d e x N o . TOTAL NUM BER OF EM PLOYEES Tab.I. 37 – EMPLOYEES 1995-1999 8 0 3 .3 0 6 1 1 0 ,0 2 .3 9 2 .3 2 3 1 0 0 ,2 6 .6 3 2 .1 1 3 1 0 7 ,3 2 .9 5 2 .6 3 8 1 1 2 ,6 1 8 .5 8 7 .2 0 4 1 0 9 ,5 9 4 7 .2 3 9 1 0 3 ,2 1 .9 0 7 .5 7 7 1 2 7 ,6 2 .7 2 9 .7 2 3 1 0 5 ,6 8 0 .2 7 5 1 6 0 ,0 5 4 0 .3 2 3 8 6 ,8 8 3 2 .3 6 9 1 0 5 ,0 6 7 .3 0 8 1 8 7 ,9 7 0 7 .1 7 6 9 0 ,6 1 .1 9 0 .4 6 3 1 3 3 ,8 9 .0 0 2 .4 5 3 1 1 0 ,2 5 3 ,4 … … … 5 0 ,6 3 9 ,3 3 1 ,0 9 ,0 … 3 2 ,7 5 1 ,1 6 ,1 4 7 ,6 4 3 ,3 2 2 ,1 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 2000 8 8 1 .4 6 4 1 2 0 ,8 2 .4 3 2 .1 1 5 1 0 1 ,8 6 .5 8 5 .0 4 7 1 0 6 ,5 2 .9 0 4 .2 7 5 1 1 0 ,8 1 8 .4 6 6 .6 9 6 1 0 8 ,8 9 5 5 .5 3 6 1 0 4 ,1 1 .8 8 3 .9 8 3 1 2 6 ,0 2 .7 2 6 .0 0 2 1 0 5 ,5 8 9 .3 9 9 1 7 8 ,2 5 3 5 .4 3 9 8 6 ,0 8 7 3 .8 4 5 1 1 0 ,2 6 7 .8 6 2 1 8 9 ,5 7 3 7 .4 1 4 9 4 ,5 1 .1 0 7 .8 9 4 1 2 4 ,5 8 .9 7 7 .3 7 4 1 0 9 ,9 4 8 ,2 … … … 5 0 ,4 3 8 ,4 2 9 ,2 9 ,0 … 3 0 ,9 4 9 ,5 5 ,5 4 7 ,6 4 1 ,8 2 1 ,1 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 2001 1 .1 5 6 .5 9 2 1 5 8 ,4 2 .4 5 4 .4 8 1 1 0 2 ,8 6 .3 9 9 .9 5 5 1 0 3 ,5 2 .9 4 5 .4 5 5 1 1 2 ,3 1 7 .9 5 3 .7 4 4 1 0 5 ,8 9 7 1 .6 4 1 1 0 5 ,8 1 .7 7 9 .8 7 1 1 1 9 ,0 2 .4 5 6 .1 2 5 9 5 ,0 9 7 .1 9 4 1 9 3 ,7 5 2 0 .6 0 9 8 3 ,6 8 6 8 .5 5 3 1 0 9 ,6 6 2 .4 4 0 1 7 4 ,4 7 5 3 .4 2 5 9 6 ,6 1 .0 9 8 .4 7 6 1 2 3 ,4 8 .6 0 8 .3 3 4 1 0 5 ,4 4 9 ,9 … … … 4 8 ,1 3 7 ,1 2 6 ,7 8 ,6 … 3 0 ,3 4 8 ,7 5 ,1 4 7 ,2 4 1 ,5 2 0 ,5 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 2002 1 .0 7 1 .5 9 2 1 4 6 ,8 2 .3 5 3 .9 0 0 9 8 ,5 6 .2 8 7 .4 3 8 1 0 1 ,7 2 .9 3 5 .2 5 7 1 1 2 ,0 1 7 .6 3 2 .7 3 8 1 0 3 ,9 9 9 7 .6 1 5 1 0 8 ,6 1 .6 6 7 .8 9 5 1 1 1 ,5 2 .4 2 0 .8 8 4 9 3 ,7 1 0 3 .4 1 3 2 0 6 ,1 4 9 8 .8 5 6 8 0 ,1 8 6 0 .1 5 8 1 0 8 ,5 6 3 .7 2 5 1 7 7 ,9 7 2 0 .3 3 5 9 2 ,3 1 .0 7 7 .1 6 2 1 2 1 ,0 8 .4 1 0 .0 4 3 1 0 2 ,9 5 0 ,2 … … … 4 6 ,2 3 6 ,7 2 5 ,2 8 ,1 … 3 0 ,5 4 7 ,5 4 ,7 4 7 ,1 4 2 ,1 1 8 ,2 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 2003 9 9 9 .9 2 3 1 3 7 ,0 2 .3 7 5 .5 9 6 9 9 ,5 6 .2 7 4 .8 0 0 1 0 1 ,5 3 .0 4 7 .2 9 3 1 1 6 ,2 1 7 .7 7 2 .9 1 2 1 0 4 ,7 1 .0 5 7 .4 6 0 1 1 5 ,2 1 .6 7 9 .2 5 3 1 1 2 ,3 2 .4 1 0 .7 9 5 9 3 ,3 1 1 2 .4 5 3 2 2 4 ,1 4 9 4 .7 7 9 7 9 ,4 8 5 7 .2 8 0 1 0 8 ,1 6 7 .0 6 4 1 8 7 ,3 7 0 3 .5 8 7 9 0 ,2 1 .0 6 8 .1 4 8 1 2 0 ,0 8 .4 5 0 .8 1 9 1 0 3 ,4 5 0 ,4 … … … 4 4 ,8 3 6 ,0 2 5 ,1 8 ,1 … 2 9 ,8 4 6 ,2 4 ,2 4 6 ,0 4 2 ,1 1 7 ,0 hom e c o u n tr y N o . in % (1 ) 2004 77 ( 1 ) A s % o f to ta l n u m b e r o f e m p lo y e e s , c o v e r in g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p r o v id e s e p a r a te f ig u r e s f o r e m p lo y e e s in h o m e c o u n tr y th r o u g h o u t th e p e r io d . U T IL IT IE S In d e x N o . T E L E C O M M U N IC A T IO N S In d e x N o . N O R T H A M E R IC A In d e x N o . JA P A N In d e x N o . TOTAL In d e x N o . IN D U S T R IA L C O M P A N IE S BENELUX In d e x N o . FRAN CE In d e x N o . GERM ANY In d e x N o . IR E L A N D In d e x N o . IT A L Y In d e x N o . S C A N D IN A V IA In d e x N o . S P A IN In d e x N o . S W IT Z E R L A N D In d e x N o . U N IT E D K IN G D O M In d e x N o . TOTAL EUROPE In d e x N o . TOTAL NUM BER OF EM PLOYEES Tab.I. 38 – EMPLOYEES 2000-2004 3 .5 2 4 .2 0 3 1 0 0 ,0 TOTAL In d ex N o . ... ... 3 .7 7 0 .4 5 6 1 0 7 ,0 3 8 8 .1 7 0 1 0 2 ,7 ... ... … … … 6 1 ,6 1 .4 0 0 .0 0 5 1 1 0 ,9 7 3 3 .8 2 3 1 0 2 ,0 1 4 7 .0 9 2 1 0 2 ,3 2 8 7 .8 1 4 1 0 4 ,2 4 7 0 .4 2 0 1 0 0 ,8 8 .4 4 0 1 0 9 ,9 1 1 6 .5 1 1 1 0 4 ,1 1 6 4 .3 4 6 1 0 3 ,8 2 0 .3 8 4 1 0 5 ,3 1 1 9 .3 5 4 9 8 ,1 3 0 2 .2 6 7 1 2 7 ,5 1 .6 3 6 .6 2 8 1 0 6 ,1 EUR m 1996 5 5 ,5 3 3 ,1 2 4 ,9 4 ,1 … 2 0 ,7 4 4 ,5 1 7 ,2 4 3 ,4 3 4 ,8 1 0 ,4 d o m e s tic s a le s in % (1 ) … … … 5 8 ,7 5 5 ,3 3 1 ,1 2 6 ,7 3 ,9 … 1 9 ,7 4 4 ,2 1 6 ,2 4 1 ,0 3 0 ,5 1 0 ,1 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 1 7 4 .2 8 2 1 0 0 ,0 4 5 0 .4 7 3 1 1 9 ,2 4 .1 7 6 .1 0 3 1 1 8 ,5 1 .6 3 0 .8 0 9 1 2 9 ,2 7 5 5 .7 2 4 1 0 5 ,1 1 6 0 .7 6 1 1 1 1 ,8 3 1 0 .3 5 1 1 1 2 ,3 5 1 3 .1 7 7 1 0 9 ,9 9 .2 4 1 1 2 0 ,3 1 2 3 .9 0 7 1 1 0 ,7 1 8 5 .5 3 3 1 1 7 ,1 2 3 .3 8 6 1 2 0 ,9 1 3 9 .1 2 5 1 1 4 ,3 3 2 4 .0 8 9 1 3 6 ,7 1 .7 8 9 .5 7 0 1 1 6 ,0 EUR m 1997 7 8 ,9 … … 5 4 ,6 5 5 ,7 2 8 ,8 2 5 ,9 3 ,7 … 1 8 ,0 4 2 ,2 1 3 ,7 3 7 ,9 2 8 ,2 9 ,0 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 1 8 1 .8 1 2 1 0 4 ,3 4 6 9 .5 7 7 1 2 4 ,3 4 .0 7 1 .4 6 2 1 1 5 ,5 1 .4 4 0 .3 3 1 1 1 4 ,1 7 8 6 .3 1 1 1 0 9 ,3 1 6 0 .0 0 2 1 1 1 ,3 3 2 4 .9 3 1 1 1 7 ,6 6 0 7 .2 4 2 1 3 0 ,1 1 0 .9 0 1 1 4 1 ,9 1 1 8 .3 9 4 1 0 5 ,8 1 8 8 .6 7 9 1 1 9 ,1 2 1 .9 1 9 1 1 3 ,3 1 4 5 .2 8 9 1 1 9 ,4 2 6 7 .4 6 3 1 1 2 ,8 1 .8 4 4 .8 2 0 1 1 9 ,6 EUR m 1998 7 6 ,4 … … 5 3 ,3 5 5 ,2 2 6 ,9 2 1 ,7 3 ,5 … 1 4 ,9 4 2 ,6 1 2 ,6 3 3 ,9 2 8 ,5 1 0 ,1 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 78 (1 ) A s % o f to ta l s a le s , c o v e rin g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p ro v id e s e p a ra te f ig u re s f o r d o m e s tic s a le s th ro u g h o u t th e p e rio d . U T IL IT IE S In d ex N o . 3 7 7 .8 6 1 1 0 0 ,0 1 .2 6 1 .9 7 6 1 0 0 ,0 7 1 9 .2 9 3 1 0 0 ,0 N O R T H A M E R IC A In d ex N o . JA P A N In d ex N o . T E L E C O M M U N IC A T IO N S In d ex N o . 1 4 3 .7 6 9 1 0 0 ,0 2 7 6 .2 3 9 1 0 0 ,0 4 6 6 .8 9 5 1 0 0 ,0 7 .6 8 0 1 0 0 ,0 1 1 1 .8 8 3 1 0 0 ,0 1 5 8 .3 8 7 1 0 0 ,0 1 9 .3 4 9 1 0 0 ,0 1 2 1 .6 9 1 1 0 0 ,0 2 3 7 .0 4 1 1 0 0 ,0 1 .5 4 2 .9 3 4 1 0 0 ,0 EUR m 1995 IN D U S T R IA L C O M P A N IE S BENELUX In d ex N o . FRANCE In d ex N o . GERM ANY In d ex N o . IR E L A N D In d ex N o . IT A L Y In d ex N o . S C A N D IN A V IA In d ex N o . S P A IN In d ex N o . S W IT Z E R L A N D In d ex N o . U N IT E D K IN G D O M In d ex N o . TOTAL EUROPE In d ex N o . TO TAL SALES Tab.I. 39 – SALES 1995-1999 1 8 8 .3 8 7 1 0 8 ,1 5 9 5 .4 7 4 1 5 7 ,6 4 .9 4 6 .6 3 9 1 4 0 ,4 1 .8 7 0 .8 9 4 1 4 8 ,3 1 .0 1 9 .8 5 7 1 4 1 ,8 1 5 1 .8 9 1 1 0 5 ,6 3 9 3 .5 7 7 1 4 2 ,5 6 3 2 .7 0 0 1 3 5 ,5 1 2 .7 4 4 1 6 5 ,9 1 2 2 .3 5 8 1 0 9 ,4 2 0 0 .3 7 7 1 2 6 ,5 3 5 .6 4 0 1 8 4 ,2 1 4 4 .3 1 7 1 1 8 ,6 3 6 2 .2 8 4 1 5 2 ,8 2 .0 5 5 .8 8 8 1 3 3 ,2 EUR m 1999 7 1 ,9 … … 5 6 ,3 5 6 ,1 2 6 ,1 2 2 ,9 3 ,3 … 1 7 ,4 4 0 ,3 1 1 ,0 3 2 ,8 2 5 ,8 9 ,3 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 5 .9 4 4 .3 3 0 1 6 8 ,7 7 6 8 .2 7 3 2 0 3 ,3 2 6 4 .4 4 3 1 5 1 ,7 … … 6 3 ,8 5 6 ,7 2 .3 4 8 .7 1 6 1 8 6 ,1 9 4 8 .2 7 2 1 3 1 ,8 2 0 5 .1 8 6 1 4 2 ,7 4 7 4 .3 4 0 1 7 1 ,7 7 4 2 .6 5 9 1 5 9 ,1 1 7 .7 2 2 2 3 0 ,8 1 5 8 .4 9 4 1 4 1 ,7 2 5 5 .9 7 9 1 6 1 ,6 6 0 .8 7 8 3 1 4 ,6 1 6 9 .4 6 1 1 3 9 ,3 5 6 2 .6 2 3 2 3 7 ,4 2 .6 4 7 .3 4 2 1 7 1 ,6 EUR m 2001 5 7 ,0 2 4 ,9 2 2 ,8 3 ,5 … 1 7 ,0 3 9 ,3 9 ,6 3 0 ,4 2 4 ,9 8 ,1 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 5 8 ,1 … … 5 2 ,5 5 6 ,9 2 4 ,7 1 9 ,8 3 ,2 … 1 7 ,8 3 9 ,1 9 ,3 3 1 ,2 2 4 ,8 8 ,6 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 3 5 0 .5 9 2 2 0 1 ,2 7 0 2 .6 7 2 1 8 6 ,0 5 .3 3 4 .5 1 3 1 5 1 ,4 1 .9 6 2 .6 8 8 1 5 5 ,5 9 2 5 .9 9 1 1 2 8 ,7 2 0 7 .5 9 5 1 4 4 ,4 4 4 8 .4 0 8 1 6 2 ,3 6 1 3 .2 5 6 1 3 1 ,3 1 8 .9 8 2 2 4 7 ,2 1 5 3 .5 2 1 1 3 7 ,2 2 5 6 .7 4 6 1 6 2 ,1 5 3 .9 5 9 2 7 8 ,9 1 6 3 .6 4 1 1 3 4 ,5 5 2 9 .7 2 6 2 2 3 ,5 2 .4 4 5 .8 3 4 1 5 8 ,5 EUR m 2002 5 4 ,8 … … 5 0 ,8 5 7 ,4 2 1 ,8 1 9 ,5 3 ,3 … 2 0 ,5 3 8 ,9 1 0 ,3 2 3 ,9 2 2 ,9 8 ,6 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 3 3 7 .3 6 4 1 9 3 ,6 6 4 4 .8 6 6 1 7 0 ,7 4 .9 9 3 .1 2 7 1 4 1 ,7 1 .7 6 3 .0 4 7 1 3 9 ,7 8 8 3 .5 0 7 1 2 2 ,8 2 0 2 .8 2 3 1 4 1 ,1 4 2 0 .8 1 7 1 5 2 ,3 5 8 7 .5 6 4 1 2 5 ,8 1 9 .2 1 3 2 5 0 ,2 1 4 8 .6 0 3 1 3 2 ,8 2 4 3 .8 0 5 1 5 3 ,9 5 6 .5 9 8 2 9 2 ,5 1 4 9 .0 9 3 1 2 2 ,5 5 1 8 .0 5 7 2 1 8 ,6 2 .3 4 6 .5 7 3 1 5 2 ,1 EUR m 2003 5 6 ,3 … … 4 9 ,6 5 4 ,1 2 2 ,7 1 7 ,2 3 ,2 … 2 0 ,3 4 2 ,4 1 0 ,1 2 5 ,4 2 5 ,0 8 ,6 d o m e s tic s a le s in % (1 ) 79 (1 ) A s % o f to ta l s a le s , c o v e rin g o n ly th o s e c o m p a n ie s w h ic h p ro v id e s e p a ra te f ig u re s f o r d o m e s tic s a le s th ro u g h o u t th e p e rio d . 2 2 4 .2 6 5 1 2 8 ,7 U T IL IT IE S In d ex N o . 5 .8 5 9 .2 7 3 1 6 6 ,3 TOTAL In d ex N o . 7 0 0 .4 1 6 1 8 5 ,4 2 .2 7 7 .1 2 9 1 8 0 ,4 1 .0 2 7 .8 1 3 1 4 2 ,9 N O R T H A M E R IC A In d ex N o . JA P A N In d ex N o . T E L E C O M M U N IC A T IO N S In d ex N o . 2 0 0 .9 9 1 1 3 9 ,8 4 7 6 .1 6 7 1 7 2 ,4 7 1 8 .7 7 8 1 5 3 ,9 1 5 .8 8 9 2 0 6 ,9 1 5 4 .4 3 4 1 3 8 ,0 2 4 5 .2 7 9 1 5 4 ,9 6 1 .9 5 4 3 2 0 ,2 1 5 7 .7 5 0 1 2 9 ,6 5 2 3 .0 8 9 2 2 0 ,7 2 .5 5 4 .3 3 1 1 6 5 ,6 EUR m 2000 IN D U S T R IA L C O M P A N IE S BENELUX In d ex N o . FRANCE In d ex N o . GERM ANY In d ex N o . IR E L A N D In d ex N o . IT A L Y In d ex N o . S C A N D IN A V IA In d ex N o . S P A IN In d ex N o . S W IT Z E R L A N D In d ex N o . U N IT E D K IN G D O M In d ex N o . TOTAL EUROPE In d ex N o . TO TAL SALES Tab.I. 40 – SALES 2000-2004 3 4 5 .0 7 9 1 9 8 ,0 6 2 8 .7 7 3 1 6 6 ,4 5 .3 1 0 .1 0 2 1 5 0 ,7 1 .8 6 0 .1 4 4 1 4 7 ,4 9 1 0 .6 7 6 1 2 6 ,6 2 2 0 .0 1 5 1 5 3 ,0 4 5 1 .8 0 5 1 6 3 ,6 6 1 0 .9 3 9 1 3 0 ,9 2 1 .2 1 4 2 7 6 ,2 1 6 3 .1 2 0 1 4 5 ,8 2 6 6 .0 3 3 1 6 8 ,0 6 2 .8 1 1 3 2 4 ,6 1 5 2 .7 9 3 1 2 5 ,6 5 9 0 .5 5 2 2 4 9 ,1 2 .5 3 9 .2 8 2 1 6 4 ,6 EUR m 2004 5 6 ,9 … … 4 8 ,7 5 2 ,6 2 2 ,6 1 8 ,3 3 ,2 … 2 2 ,5 4 1 ,5 9 ,9 2 4 ,4 2 4 ,0 8 ,5 d o m e s tic s a le s in % (1 ) Liquidità 604.249 2.131.746 106.482 1.353.246 3.591.474 165,4 80 al 30 giugno 2005 al 31 dicembre 2004 Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari 205.597 176.694 Risultato netto 601.745 2.223.731 104.630 1.412.504 3.740.865 164,8 -7.674 -103.635 -7.836 -83.753 Saldo altri costi e ricavi Imposte 316.906 14.148 268.283 7.069 Oneri e proventi finanziari 302.758 2.925.475 -2.622.717 Risultato corrente 261.214 2.626.424 -2.365.210 2005 6 mesi milioni di euro Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione 2004 Tab.I. 41 - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 16,4 -2,1 23,7 18,1 100,1 15,9 11,4 10,9 -0,4 4,3 -1,7 4,4 4,2 Variazione % % Variazione 2004 59,4 2,8 37,8 100,0 7,0 6,7 59,4 2,9 37,7 100,0 -0,3 -3,5 10,8 10,2 -0,3 -3,2 0,5 10,3 9,9 0,3 100,0 -89,7 100,0 -90,1 in % 2005 6 mesi -0,1 0,1 0,3 -0,3 0,6 0,2 0,4 0,4 Variazione 81 Liquidità 268.252 965.353 48.931 703.358 1.717.642 144,2 al 30 giugno 2005 al 31 dicembre 2004 Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari 98.450 79.092 Risultato netto 269.333 1.017.968 50.852 757.703 1.826.523 141,1 -3.424 -50.808 -48 -39.160 Saldo altri costi e ricavi Imposte 152.682 3.443 118.300 717 Oneri e proventi finanziari 149.239 1.343.059 -1.193.820 2005 Risultato corrente 117.583 1.176.432 -1.058.849 milioni di euro Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione 2004 6 mesi Tab.I. 42 - EUROPA - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 29,1 380,2 26,9 14,2 12,7 0,4 5,5 3,9 7,7 6,3 Variazione % 24,5 7.033,3 29,7 % Variazione 2004 55,7 2,8 41,5 100,0 7,3 6,7 56,2 2,8 41,0 100,0 -0,3 -3,8 11,4 10,1 o -3,4 0,3 11,1 10,0 0,1 100,0 -88,9 100,0 -90,0 in % 2005 6 mesi -0,5 0,5 0,6 -0,3 -0,4 1,3 0,2 1,1 1,1 Variazione 82 Liquidità 246.755 863.773 27.958 381.534 1.273.265 233,7 al 30 giugno 2005 al 31 dicembre 2004 Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari 91.470 83.933 Risultato netto 243.095 881.508 23.550 373.898 1.278.956 242,1 -2.256 -41.420 -4.129 -34.567 Saldo altri costi e ricavi Imposte 135.146 9.593 122.629 5.262 Oneri e proventi finanziari 125.553 1.116.757 -991.204 2005 Risultato corrente 117.367 1.011.351 -893.984 milioni di euro Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione 2004 6 mesi Tab.I. 43 - NORD AMERICA - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 9,0 -45,4 19,8 10,2 82,3 7,0 10,4 10,9 -1,5 2,1 -15,8 -2,0 0,4 Variazione % % Variazione 2004 68,9 1,9 29,2 100,0 8,2 8,3 67,8 2,2 30,0 100,0 -0,2 -3,7 12,1 12,1 -0,4 -3,4 0,9 11,2 11,6 0,5 100,0 -88,8 100,0 -88,4 in % 2005 6 mesi 1,1 -0,3 -0,8 -0,1 0,2 -0,3 - 0,4 -0,4 -0,4 Variazione 83 13.669 Risultato netto Liquidità Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari -3.659 -10.026 Saldo altri costi e ricavi Imposte 89.242 302.620 29.593 268.354 600.567 123,8 al 31 marzo 2005 27.354 1.090 Oneri e proventi finanziari Risultato corrente 26.264 438.641 -412.377 15.677 -1.994 -11.407 29.078 1.112 27.966 465.659 -437.693 2005 % 14,7 -45,5 13,8 6,3 2,0 6,5 6,2 6,1 Variazione 89.317 324.255 30.228 280.903 635.386 126,2 0,1 7,1 2,1 4,7 5,8 al 30 settembre Variazione % 2005 milioni di euro Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione 2004 6 mesi Tab.I. 44 - GIAPPONE - SOCIETA' INDUSTRIALI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 2004 51,0 4,8 44,2 100,0 3,4 3,1 50,4 4,9 44,7 100,0 -0,4 -2,4 6,2 6,2 -0,8 -2,3 0,2 6,0 6,0 0,2 100,0 -94,0 100,0 -94,0 in % 2005 6 mesi - - - - 0,6 -0,1 -0,5 0,3 0,4 -0,1 Variazione 84 32.397 al 31 dicembre 2004 Risultato netto Liquidità 80.536 565.424 51.000 470.201 1.086.625 131,1 al 30 giugno 2005 -2.848 -14.403 Saldo altri costi e ricavi Imposte Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari 35.689 49.648 Risultato corrente 73.302 583.798 49.635 477.070 1.110.503 132,8 -1.186 -17.829 54.704 -8.633 -8.985 Oneri e proventi finanziari 63.337 347.619 -284.282 58.633 337.404 -278.771 milioni di euro 2005 Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione 2004 6 mesi Tab.I. 45 - SOCIETA' DI TELECOMUNICAZIONI: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 10,2 -58,4 23,8 10,2 -3,9 8,0 3,0 2,0 -9,0 3,2 -2,7 1,5 2,2 Variazione % % Variazione 2004 52,6 4,5 42,9 100,0 10,3 9,6 52,0 4,7 43,3 100,0 -0,3 -5,1 15,7 14,7 -0,8 -4,3 -2,5 18,2 17,4 -2,7 100,0 -81,8 100,0 -82,6 in % 2005 6 mesi 0,6 -0,2 -0,4 0,7 0,5 -0,8 1,0 0,2 0,8 0,8 Variazione 85 milioni di euro 14.299 al 31 dicembre 2004 Risultato netto Liquidità 53.185 132.027 21.732 231.604 385.363 66,4 al 30 giugno 2005 -1.794 -7.095 Saldo altri costi e ricavi Imposte Patrimonio netto degli azionisti Patrimonio netto delle minoranze Debiti finanziari Totale capitale Capitale netto in % dei debiti finanziari 20.587 23.188 Risultato corrente 58.127 146.257 23.348 232.999 402.604 72,8 3.109 -8.471 25.949 -4.582 -4.954 Oneri e proventi finanziari 30.531 175.916 -145.385 2005 28.142 156.178 -128.036 2004 6 mesi Margine operativo netto Fatturato netto Costi di gestione Tab.I. 46 - UTILITIES: RISULTATI DEL PRIMO SEMESTRE 44,0 n.c. 19,4 11,9 -7,5 8,5 12,6 13,6 9,3 10,8 7,4 0,6 4,5 Variazione % % Variazione 2004 36,3 5,8 57,9 100,0 11,7 9,2 34,3 5,6 60,1 100,0 1,7 -4,8 14,8 14,8 -1,1 -4,5 -2,6 17,4 18,0 -3,2 100,0 -82,6 100,0 -82,0 in % 2005 6 mesi 2,0 0,2 -2,2 2,5 2,8 -0,3 - 0,6 -0,6 -0,6 Variazione