Ccineforum - Cinema Teatro Astra

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Ccineforum - Cinema Teatro Astra
via Roma 3/B
San Giovanni Lupatoto (VR)
tel/fax 045 925 08 25
www.cinemateatroastra.it
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l’altro
inema
C
presenta
cineforum
A N NO
20
mo
stagione 2011/2012
I FILM VISTI: 1 Nessuno mi può giudicare • 2 The Conspirator • 3 Habemus Papam • 4 C’è chi dice no • 5 Carnage • 6 Terraferma • 7 Niente da dichiarare? • 8 Il debito • 9 Le
donne del 6° piano • 10 Io sono Li
La donna
che canta
regia:
interpreti:
11
Lubna Azabal, Mélissa
Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette,
Remy Girard, Abdelghafour Elaaziz,
Allen Altman, Mohamed Majd, Nabil
Sawalha, Baya Belal, Bader Alami,
Karim Babin, Anthony Ecclissi.
anno: Canada 2010
genere: Drammatico
durata: 130’
premi: Oscar 2011 Nomination Miglior
film straniero, David di Donatello
2011 Nomination Miglior film straniero,
Toronto Film Critics Association
2011 Miglior film canadese.
Denis Villeneuve
Gennaio 2012
lun 9 ore20.45
mar 10 ore21.00
merc11 ore 21.15
I
n seguto alla dipartita di Nawal, i fratelli gemelli logia non solo del cinema ma dell’arte più generica
Jeanne e Simon, figli della donna, ricevono scon- ed è proprio l’eccedere metodico e preciso che pricertanti direttive riguardo l’eredità. In una lettera va la pellicola dell’umanità che, paradossalmente,
scritta prima della morte, la madre dei due giovani si sforza, in modo tutt’altro che vano, di raccontare. Tutti gli attori sono diretti
confessa loro l’esistenza di un terzo
benissimo e, prescindendo dal
fratello e di un padre che credevano
Un’equazione o
merito, riescono perfettamenormai morto e chiede di consegnare
te a trasmettere l’emotività neloro due buste chiuse. Senza alcun forse un teorema
cessaria a raggiungere l’apice
dettaglio riguardo il come, il dove matematico,
e il quando incontrare la ritrovata preciso, implacabile, della narrazione ed è proprio
per questo che, nonostante
famiglia [...]. Grazie all’aiuto di un affascinante e
eccesso di zelo di cui sopra,
matematico e di qualche vecchia
inevitabile.
riescono a trasparire le sensafotografia i gemelli riusciranno cozioni che Villeneuve intende
munque a risalire al padre e al fratello mai conosciuti, residenti nel cuore del medio- trasmettere con La Donna che Canta.
riente, lontani migliaia di chilometri da casa, cuore In definitiva un film complessivamente ben riuscito,
ossessionato dal rigore aritmetico che da sempre il
e cultura.
Giunto al suo quarto lungometraggio, il regista ca- regista porta con se ma davvero ben fatto, girato in
nadese Denis Villeneuve ci racconta con disarmante maniera intelligente, senza sopraffare la scorrevolucidità una vicenda emotiva che riporta in super- lezza della narrazione mantenendo pur sempre una
ficie l’attuale questione mediorientale e il sem- propria identità visiva. Da non perdere!
Stefano Camaioni - everyeye.it
preverde conflitto umano, familiare e sociale. La
donna che canta è la trasposizione cinematografica
tratta dall’ononima pièce teatrale, sfrutta il devan’equazione o forse un teorema matematico,
stante scenario bellico della guerra in medioriente
preciso, implacabile, affascinante e inevitae mantiene i toni distinti del giallo aggrappandosi, bile. È questa la sensazione che dà la visione de
sempre e comunque ad un rigore quasi matematico, La donna che canta di Denis Villeneuve (canadein qualche maniera costante segno distintivo della se francofono del Quebec), vera grande sorpresa
poetica del regista Villeneuve. Tecnicamente, nar- al Festival di Venezia che conferma la crescita di
rativamente e visivamente perfetto [...]. La struttura del film ricorda in qualche modo l’incedere dei
grandi classici noir del cinema riportandoli ad ambientazioni complesse che, paghe per l’appunto della propria natura, riescono ad offrire uno spettacolo
in qualche modo innovativo e comunque molto piavia Padova 11
San Giovanni Lupatoto (VR)
cevole. Scisso in due temi differenti il film racconta,
tel/fax 045 9251852
senza che l’uno prevarichi l’altro - e anzi fondendoli
e-mail [email protected]
tra loro - temi fortissimi e difficili da trattare. La
web site www.alma-it.net
delicatezza di certe sequenze è addirittura da anto-
U
un autore che con Polytechnique (da noi inedito)
si era dimostrato un talento interessante. Il film
è l’adattamento di una pièce di successo di Wajdi
Mouawad. Nel film dietro un nome finto si nasconde il Libano degli anni ’80 con la sua guerra civile
fra cristiani e musulmani. Attraverso le vicende di
una famiglia riesce molto bene a rappresentare la
divisione religiosa, familiare, di una terra e di un
mondo. La donna che canta è un film che riesce
mirabilmente a coniugare un ritmo matematico,
con delle esplosioni, degli incendi di violenza, che
arrivano quasi inevitabili, riuscendo ad emozionarci mentre ci lasciano impietriti. Come ad esempio
nel momento più bello del film, una scena in cui un
autobus viene fermato dai cristiani falangisti libanesi alla caccia di musulmani. Una scena, che non
vi sveliamo, ma che è un’ottima sintesi dei pregi de
La donna che canta, uno dei migliori film degli ultimi mesi. Una nota di merito per la colonna sonora
funzionale e per le due donne protagoniste (Lubna
Azabal e Mélissa Désormeaux-Poulin) che sono intense e fragili nei loro complessi ruoli. Il film, denso
di eventi ed avventure, giunge verso una fine in cui
le incognite dell’equazione iniziano a chiarirsi, in
cui la madre non sarà più una variabile sconosciuta,
in cui una catarsi inaccettabile, ma alla fine inevitabile, rimane impressa nella memoria insieme a
molte tappe di questo magnifico viaggio.
Mauro Donzelli - comingsoon.it
GRAFICA
TRADIZIONALE
• Creazione loghi
e marchi
• Coordinati
(biglietti da
visita, buste,
fogli intestati,
cartelline, bolle,
fatture, blocchi
notes, ecc.)
• Brochures
• Cataloghi
• Depliants
• Volantini
• Riviste
• Striscioni
• Packaging
• Campagne
pubblicitarie
12
Il cuore grande
delle ragazze
regia:
interpreti:
Cesare Cremonini,
Micaela Ramazzotti, Gianni
Cavina, Andrea Roncato, Erika
Blanc, Manuela Morabito, Gisella
Sofio, Marcello Caroli, Sara
Pastore, Massimo Bonetti, Sydne
Rome, Rita Carlini, Alessandro
Haber, Patrizio Pelizzi.
anno: Italia 2011
genere: Commedia sentimentale
durata: 85’
premi: Festival
INTERNAZIONALE DEL film DI
roma 2011 Fuori concorso
Pupi Avati
Gennaio 2012
lun 16 ore20.45
mar 17 ore21.00
merc18 ore 21.15
C
A
arlino Vigetti (Cesare Cremonini) ha l’alimori e dolori di uno "sbagerla", di un mezzo del suo alito di biancospino e ricambia subito ceto che sa di biancospino. Ce l’ha da quanmascalzone, mezzo perché con il filtro dei lebrando le nozze.
do è nato, e persino da prima, dal momento che ricordi, tanto più personali, le figure si ingenti- Si vede che è amore a prima vista quello di Carlino
all’ombra di un biancospino è stato concepito. Lo liscono e "nostro" nonno può diventare l’ex can- per Francesca, ma soprattutto quello di Avati per
assicura, più di settant’anni dopo, la voce fuori tante dei Lunapop. Il cuore grande delle ragazze il tempo che fu, la sua giovinezza (in questo caso
campo (Alessandro Haber) del fratello minore può essere solo di Pupi Avati, per le atmosfere, quella del nonno), la sua gente bolognese e il sesEdo. E a Edo si può credere. Non a caso, all’epoca l’occasione, il gusto misto dolce e cinico, la voce so senza malizia; è quell’amore a prima vista che
in cui si svolgono i fatti - negli anni 30 del secolo fuori campo, i colori dorati e le note di Lucio Dal- ti fa colorare i grigi, divertire le tristezze e anche
scorso, da qualche parte nella campagna bolo- la. Pupi, non è certo l’unico, ma è sicuro uno di non pensare ai motivi di un trentottesimo racgnese - è la terza volta che il ragazzino (Marcel- quei registi di cui si può dire o lo prendi così, conto, che tuttavia funziona. Cremonini ci mette
lo Caroli) frequenta la terza elementare. Non è sempre (anche se con qualche sfumatura), o non spontaneamente la sua nostalgia e la sfrontatezpoco, in fatto di cultura, e babbo Vigetti (Andrea ti piace (proprio). E penso che anche lui ne sia za un po’ cialtrona che confina in poesia, Micaela
Roncato) può andarne orgoglioso. Ma ancora più più che cosciente, perché in effetti il suo modo la romanità veracissima di una bella donna che ti
orgoglioso va delle molte signore e signorine col- di fare cinema, con una media di uno all’anno fa ridere. Il cuore grande delle ragazze, sarebbe
lezionate con virile entusiasmo e maschia appli- da quarantatre, non soffre mai la pigrizia del quello di sopportare gli uomini libertini, di essecazione nel corso d’una vita intera, passata per mestiere, della direzione, della scena, semmai re donne, mamme e seduttrici affidabili (da cui
i mariti tornano sempre dopo l’amante di turno).
il resto a vangar la terra come mezzadro di Sisto accusa un inceppamento a ritroso.
Osti (Gianni Cavina).
Quindi il film, che è il nostro argomento, prende Perché il sesso si faceva, tanto, molto più a quel
Quanto a Sisto - così riferisce la voce di Edo, tutto di Avati, e trova la metà degli anni Trenta, tempo, ma non si analizzava. L’amarcord di Pupi
ormai vecchio - basti dire che se ne sta tutto il dopo che c’erano stati i Cinquanta (Gli amici del ha qualche piccolo dramma senza contorni cupi,
giorno con una mano infilata nei pantaloni, e che Bar Margherita), i Quaranta (Il papà di Giovan- che lo avrebbero intristito e non è il momento, ha
ha due figlie nubili, bruttine e ormai al di là della na), i Venti (Il cuore altrove), la realtà contadina una cocciuta e tenera Ramazzotti che vuole il suo
trentina. È tale, il problema
della campagna del centro povero ma bello (prima e buona prova).
di queste figlie, che se CarItalia e il nonno del regista Il cuore del film è la famiglia rurale di un temlino ne sposasse una, a sua Una dedica a generazioni che diventa Carlino Vigetti po che Pupi scruta con gli occhi a fessura e ci
restituisce com’era e come vorrebbe fosse stata.
scelta, lui sarebbe disposto di donne che nel cuore
(Cesare Cremonini).
a regalargli una Moto Guzzi avevano spazio per
Carlino ha dalla sua l’illet- Questo è un altro mattone del suo premuroso rinuova. E così accadrebbe, perdono e sopportazione.
terata simpatia e il fatto fugio poetico che danza sui quei ritratti, poco apse da Roma non arrivasse
che piace alle donne, ma profonditi, ma buffi, romantici e pungenti. Così
la bionda Francesca (Miquesto non basta a salvare la ragazza dalle trecce chilometriche per voto, le
caela Ramazzotti), figlia della seconda moglie di il podere del papà mezzadro, che quindi gli chie- suore, le anziane devote, gli uomini in preda agli
Sisto, e se il profumo di biancospino non fosse de di scegliere una delle due illibate e bruttine istinti e le graziose smaliziate. Tutti, nei ricordi
fiabeschi e furbeschi di quelle radici del primo
galeotto.
figlie del padrone.
L’impressione è che Pupi Avati si diverta, mentre Lui ci prova, un’ora al giorno, ma quando vede Novecento che si (ci) porta dentro. La nostalgia,
procede la storia di "Il cuore grande delle ragaz- Francesca (Micaela Ramazzotti) perde la testa, ancora, qui è un gioco..
Giulia Pietrantoni - comingsoon.it
ze" (Italia, 2011, 85’). Come ama fare la cultura piange e ribalta il piano del padre, lei si inebria
quotidiana della sua terra, nel piacere del racconto i fatti minimi della vita, ma anche i massimi, si fanno leggenda, e ogni loro eventuale e probabile amarezza si alleggerisce fino a mutarsi in
nostalgia. E così del passato - della povertà degli
uni e della stupida spocchia degli altri, del maschilismo tronfio dei mariti e della sopportazione
complice delle mogli, ma anche delle prepotenze
del regime e delle connivenze della gente - di tutto questo, dunque, sopravvivono solo maschere
che si confondono tra maschere.
Certo, Avati non è Federico Fellini, e la commedia qua e là farsesca del suo borgo contadino (ed
emiliano) resta ben lontana dal sorriso commosso di quello piccoloborghese (e romagnolo) di
"Amarcord". Tuttavia, su Carlino, su Francesca
e sugli altri il suo racconto sa stendere un velo
tenace e leggero come la memoria, generoso e
ingenuo come un bicchiere di sangiovese fatto
in casa, e felicemente improbabile come un alito
succursale di S.Giovanni Lupatoto
profumato di biancospino.
Via Ugo Foscolo, 32 - tel. 045 9250432
Roberto Escobar - L’espresso
This must be
the place
regia:
Paolo Sorrentino
interpreti:
13
ean Penn, Frances McDormand, Eve
Hewson, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten,
Judd Hirsch, Kerry Condon, David Byrne, Olwen
Fouere, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven,
Simon Delaney, Seth Adkins.
anno: Italia, Francia, Irlanda 2011
genere: Drammatico
durata: 118’
premi: FESTIVAL DI CANNES 2011 In concorso
Gennaio 2012
lun 23 ore20.45
mar 24 ore21.00
merc25 ore 21.15
T
his must be the place, ovvero il trucco e la fotografia di genio di Luca Bigazzi. È il film
l’anima. A parte il film di Malick, oltre ogni più corale del regista napoletano, grande anche
categoria, è di Paolo Sorrentino il film più sba- in personaggi laterali come l’inventore di trolley
lorditivo di Cannes 2011. Qui tutti i grandi registi o il cacciatore di nazisti. La strepitosa Frances
hanno rifatto se stessi, alcuni molto bene, come McDormand regala il primo bel ritratto di donna
della galleria di Sorrentino. Di Sean Penn che si
Kaurismäki e i fratelli Dardenne.
Altri maluccio o malissimo, come Almodovar e può dire ancora? Dettagli in una meraviglia.
Curzio Maltese - La Repubblica
Lars von Trier. Soltanto gli italiani hanno rischiato nuove strade e Sorrentino ancor più a fondo
e senza riserve rispetto al Moretti di Habemus
Papam. Non si tratta soltanto della scelta di gicinquanta e più anni Cheyenne (Sean Penn,
rare una storia originale in inglese e in America.
bravissimo) è un bambino. Come un bambiTutto il film è un atto di coraggio, la storia, la no guarda il mondo: con sorpresa, a occhi spariscoperta di un’America prolancati. Ma, ancora come un
fonda filmata mille volte, la Stravagante,
bambino, del mondo riesce a
scommessa di usare una star esilarante,
vedere quello che uno sguardo
come Penn per un personagpiù disincantato non vedrebcommovente,
gio tanto atipico. Ma sotto il
be. Fra questi due estremi trucco pesante, l’anima di This questo primo film
fra un’ingenuità senza difesa
must be the place è grandiosa, in lingua inglese
e uno stupore incuriosito - si
un vero squarcio sul cinema di Sorrentino
muove il protagonista di "This
del futuro.
Must Be the Place" (Italia,
è un viaggio
È un road movie lento, come
Francia e Irlanda, 2011, 118’).
mozzafiato e
il passo timido del suo protaCostruendo il proprio film
gonista Cheyenne, rockstar al contempo intimista. attorno alla figura di una ex
in splendido ritiro alle porte
rockstar - il titolo viene da una
di Dublino, isolato e spaventato dal mondo, ag- canzone dei Talking Heads, e fra i personaggi c’è
grappato a una materna moglie e a un’amica del David Byrne nella parte di se stesso - Paolo Sorcuore adolescente.
rentino sceglie di rischiare.
Un antieroe solitario, ma a un tempo simbolico di Invece di ripetere in altra forma "Il divo" (2008),
una generazione, una società dove ormai è smar- sfruttandone il successo, con l’aiuto del coscerita perfino l’idea dell’età adulta.
neggiatore Umberto Contarello gira una storia
Qui il cinquantenne ragazzo è raggiunto dalla difficile e ambiziosa. Cheyenne è raccontato (e
notizia della morte del padre. Un padre lonta- recitato) senza preoccupazioni realistiche.
no, che viveva a New York, dal quale Cheyenne è Può darsi che nessuna rockstar, e anzi che nesscappato trent¿anni prima.
sun uomo gli somigli.
Ed è bello e doloroso che proprio dopo la morte
reale di un padre già sepolto da tempo nel suo
cuore di figlio, Cheyenne parta alla ricerca di un
rapporto. Attraverso la ricerca di quello che era
stato il nemico di tutta la vita del padre, il carnefice nazista da cui era stato umiliato nel lager.
Comincia da questa irruzione di una tragedia
assoluta e rimossa, l’Olocausto, nella vita tutto
sommato fatua e opulenta di una ex rockstar, il
terribile e bellissimo viaggio a ritroso e nel futuro di Cheyenne.
«Un romanzo di formazione di un cinquantenne»,
l’ha definito l’autore. Sulla strada, gli incontri e
le solitudini, le persone e i luoghi, le esperienze
e i dubbi che cambiano la vita. Fino all’incontro
del protagonista col «nemico di famiglia», l’ormai
novantenne nazista, cui la sceneggiatura affida
un monologo capolavoro, prima di chiudere con
la scena di una raffinata, amara vendetta.
Uno splendore di film, una bella scrittura sul filo
dell’ironia, un respiro e una capacità visionaria
unici nel panorama del cinema non solo italiano,
A
Certo però nel suo viso sfatto e reso mostruoso
da un trucco ostinato - come se per lui la vita si
svolgesse ancora e sempre su un palco, al centro
d’uno stadio - si vede e si "riconosce" un dolore
profondo.
Giunto all’età in cui non si pensa più a quello che
si farà, ma si fanno i conti con quello che si è fatto, Cheyenne è orfano del proprio passato.
In particolare, non conosce (e forse non ama)
suo padre, ebreo scampato allo sterminio.
Alla sua morte ne eredita però il segreto e l’anima, ossia la ricerca durata più di cinquant’anni
del suo carnefice nazista.
E infatti, con il suo sguardo svagato ed esposto,
la ex rockstar attraversa l’America sulle tracce
labili di un vecchio tedesco che forse è già morto.
Non è (solo) un film dedicato all’orrore del lager,
"This Must Be the Place".
Nelle sue immagini c’è anche una straordinaria
simpatia per la molteplicità imprevedibile di
quel che è umano: facce, storie, situazioni, follie,
genialità, banalità.
E c’è il bisogno profondo di Cheyenne: riconciliarsi. Riconciliarsi con la memoria del padre, in
primo luogo. Poi, riconciliarsi con la sua vita trascorsa tutta "in superficie", appunto come su un
palco nel centro di uno stadio.
E infine riconciliarsi proprio con la vita, trovando
il modo di viverla al di là d’ogni trucco ostinato
e paradossale.
Alla fine ce la fa, Cheyenne: sempre aperto come
quello di un bambino, ora il suo sguardo chiaro è
illuminato dal sorriso. E ce la fa anche Sorrentino, nonostante il rischio che s’è scelto. O meglio,
per il coraggio con cui l’ha scelto.
Roberto Escobar - L’espresso
Produzione propria,
Specialità dolci e salate,
Torte nuziali e rinfreschi.
Viale Olimpia, 6 - tel. 045 545771
San Giovanni Lupatoto (VR)
Warrior
regia:
Gavin O’Connor
interpreti:
14
Joel Edgerton, Tom Hardy, Jennifer
Morrison, Frank Grillo, Nick Nolte, Denzel
Whitaker, Bryan Callen, Kevin Christy, Maximiliano
Hernández, Sam Sheridan, Fernando Chien, Jake
McLaughlin, Gavin O’Connor, Vanessa Martinez,
Laura Kenley, Hans Marrero, Jace Jeanes, Kurt
Angle, Noah Emmerich, Kevin Dunn, Frank
Apollonio, Dan Caldwell, Carlos Miranda.
anno: USA 2011
genere: Azione
durata: 139’
Gennaio 2012
lun 30 ore20.45
mar 31 ore21.00
Febbraio 2012
merc 1 ore 21.15
D
ue fratelli che non si parlano e non si vedono da come lascia che il film non parli con la scrittura ma troppo estrema per essere amata senza riserve ed è
anni, un padre, artefice della disapora familia- con il gesto. La presenza e l’azione dei corpi si fanno attraverso il legame familiare – seppur rinnegato –
re a furia di botte e notti ubriache, e un gigantesco veicolo emotivo sostituendo la parola e attraverso con Brendan che O’Connor guida lo spettatore nel
torneo di arti marziali miste con un primo premio di la dura fisicità dei colpi i personaggi si relazionano mondo di Tommy, prima di lasciarlo con l’interrogati5 milioni di dollari. Entrambi ex prodigi della lotta come accade in uno scambio di battute. Senza tagli vo più crudele: per quale fratello fare il tifo? Da sottogreco romana, perchè il padre-allenatore sebbene di montaggio esasperati ma con autentiche sequenze lineare – su tutte – la prova di Tom Hardy, già apprezregalasse botte extra allenamento sapeva il fatto di lotta riprese a figura intera Warrior parla e com- zato in "Inception": il suo Tommy è un concentrato
di risentimento e pugni, spaventoso, ridotto quasi ad
suo, i fratelli Conlon si ritrovano tra i migliori 16 del muove quasi senza bisogno di parole.
Gabriele Niola - mymovies.it uno stato ferino, un personaggio maledetto che entra
pianeta, coinvolti nel torneo che per ognuno dei due
di diritto nella storia del cinema. Incattivito e pericopuò essere la salvezza dal baratro [...] senza aver risolto le loro questioni personali. Gavin O’Connor in
volte è più semplice definire un film per quello loso, eppure capace di altruismo e dolcezza, violenpassato ha dimostrato di saperne di film sullo sport
che non è: "Warrior" non è un film sulle arti mar- to e letale sul ring, ma anche eroico: Tommy rende
(Miracle) e di film sulle questioni familiari (Pride ziali e non è un film sul riscatto sociale attraverso lo "Warrior" il film eccezionale che è. L’interpretazione
and glory), ora in Warrior riassume queste due tema- sport, genere tanto caro al cinema americano che, di Joel Edgerton è solo in apparenza più semplice:
tiche, in uno sforzo di scrittura e messa in scena non pur riuscendo ancora a generare ottimi prodotti, ha Brendan è un personaggio positivo, più derivativo
indifferente che, specie nelle
detto da tempo tutto quello che e certamente dall’arco narrativo improbabile, che
scene di lotta [...] nonostan- Puro cinema di corpi
aveva da dire [...]. "Warrior" è Edgerton riesce a rendere credibile e coerente. La
te l’uso di macchina a mano
la drammatica storia delle vite figura di Paddy Conlon è la manifestazione fisica di
piegati dalla volontà,
sembra guardare al più alto
parallele di due fratelli segnati un ingombrante passato, che nel corso del film i due
dei modelli, il padre di tutti i un trionfo di commoventi da un padre alcolista e violento, protagonisti devono affrontare. Il modo in cui Padfilm di pugilato, l’inarrivabile seconde occasioni.
che si ritrovano faccia a faccia dy si eclissa gradualmente ed infine si congeda può
Il sentiero della gloria. Eppudopo tanti anni su un ring dal sembrare una leggerezza di sceneggiatura, ma è una
re per tutto il resto il vero punto fermo del regista/ quale nessuno può uscire sconfitto [...]. La sceneg- metafora di quello che accade a Tommy e Brendan
sceneggiatore è Rocky, cui viene riservato il tratta- giatura tenta di mantenere un equilibrio tra i due nel finale. Nick Nolte è semplicemente perfetto: penmento rispettoso che si deve ai testi classici, come protagonisti ponendoli in continua antitesi: Brendan tito, addolorato, abbandonato, fisicamente minacfosse Amleto. O’Connor ne replica i passaggi chiave e che ha saputo costruirsi una vita ed è incline alla cioso nonostante l’età: il passato violento di Paddy
le interazioni fondamentali per adattare le sue dina- riconciliazione, Tommy che è rimasto schiacciato è scolpito nel suo volto e nella sua stazza, non c’è bimiche gutturali ad una storia diversa. I due protago- dal passato e vive di rancore. Uno costretto a com- sogno di flashback o di indulgenze narrative. La vita
nisti sono l’uno l’Adriana dell’altro e ogni personag- battere, uno che non vede l’ora di farlo. In comune che Brendan e Tommy hanno dovuto affrontare con
gio interpreta un carattere o una funzione del testo hanno uno scopo nobile ed altruistico per partecipa- Paddy è tutta nell’interpretazione di Nolte, come una
di base. È cinema classico hollywoodiano, cinema di re al torneo, più un padre al quale non possono più scia, un’ombra che Nolte riesce a conferire al persoseconde occasioni, di buoni sentimenti e di perden- concedere altre possibilità di redenzione [...]. Le naggio. Un raro insieme di scelte perfette nel casting,
ti che vogliono conquistare qualcosa, ma non suoni due strade che O’Connor sceglie per far funzionare di maturità nella sceneggiatura, di originalità nello
come una resa, Warrior è un film dalle alte aspirazio- i personaggi sono perfettamente complementari e stile e scelte azzeccate in produzione (una su tutte
ni, tra i più straordinari, sorprendenti e commoventi necessarie alla riuscita del film: se Brendan fosse la decadente Atlantic City invece di Las Vegas come
dell’anno. Merito di una storia che regala più d’una l’unico protagonista del film, "Warrior" sarebbe altro, location per il torneo): "Warrior" è senza dubbio uno
sorpresa ma anche di tre interpreti scelti e amalga- e sarebbe ben poca cosa. Mentre, sebbene Tommy dei film dell’anno.
filmscoop.it
mati con sapienza su cui spicca non tanto il perfetto sia il cuore pulsante del film, la sua figura è davvero
Nick Nolte, quanto il titanico Tom Hardy, un attore
come se ne sono visti emergere pochi in questi anni,
in grado in un pugno di primi piani finali di dispiegare sullo schermo un lavoro di silenzi portato avanti in
Presentando la tessera del Cineforum
tutto il film per guidare la carica verso l’esplosione
sconto del 10%
emotiva. Con le scene in interno riprese come in un
film di Eastwood e quelle in esterna riprese come in
Piazza Umberto I, 27
uno di John G. Avildsen, O’Connor si dedica al ring riS. Giovanni Lupatoto - Verona
prendendo quello che questi due registi avevano già
Telefono 045 545724
capito [...] cioè l’idea che il massimo della violenza
sul ring nasca da una mistura dalle dosi raffinatissime di disperazione e tenerezza. Warrior è permeato
da un senso di pietas mostruoso che schiaccia come
Argenti Oggettistica
un rullo tutte le diverse cadute di stile e leggerezze
Complementi d’Arredo
di cui pure il film è costellato.
Confetteria Bigiotteria
Così quando l’opera giunge al suo climax fisiologico
Confezioni
personalizzate
e le due storie parallele (miracolosamente scritte
Piazza Umberto I, 127 - San Giovanni Lupatoto (VR)
entrambe come le principali) si incrociano nel più
Matrimonio Battesimo Comunione
tel. 0458753610 - fax 0458775142
ovvio degli scontri finali, O’Connor dà il suo massiCresima Laurea Anniversario
www.nelmiocielo.it - [email protected]
mo, superando anche il modello eastwoodiano per
A