05/05/1999 - ge5 - pubblicazione

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05/05/1999 - ge5 - pubblicazione
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990505GE_ND3.pdf
data
05/05/1999
Contesto
GE
Relatore
N Dazzi
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Einstein, Albert
Freud, Sigmund
Guerra
SEMINARIO DI STUDIUM CARTELLO 1999
TRATTARE E MALTRATTARE: SE TRATTI
SCIENTIFICAMENTE I TUOI PARTNER LI PERDI
GENOVA
Sala Conferenze
Associazione «Cardinale Siri»
5 maggio 1999
5° seduta
«SUL TEMA DELLA GUERRA»
COME DAL CARTEGGIO FREUD  EINSTEIN (1932)
NATALINO DAZZI
L’intervento comprende i seguenti punti:
1.
2.
3.
Cenni biografici legati all’attività di Einstein come sostenitore del movimento per la pace.
L’incontro di Einstein con Freud.
Il background culturale dal quale emerge la proposta di Einstein a Freud.
1.
La biografia di A. Einstein
Einstein nasce nel 1878, in una Germania già costituita come stato unitario. Frequenta il ginnasio a
Monaco di Baviera, un periodo importante per la sua vita. Si nota in lui un’abilità e una passione per la
matematica. «Matematica e geometria», l’opera di Euclide che gli hanno regalato, era il suo libro sacro.
Questa passione per la matematica e la geometria era da lui commentata in senso quasi sempre negativo: «Ho
sempre tentato la fuga dalla meraviglia».
Un suo amico lo iniziò allo studio della filosofia di Kant e, testimoni successivi confermano una sua notevole
destrezza nel maneggiare i concetti del filosofo di Köningsberg. Proprio nel periodo nel liceo a Monaco
Einstein si rifiuta di partecipare all’istruzione militare.
Le disgrazie della sua famiglia, dovute agli insuccessi imprenditoriali del padre, lo porteranno a
Pavia. Occorre notare che la famiglia ha avuto un ruolo notevole nella formazione di Einstein sia per quanto
attiene la cultura storica, artistica e musicale, sia anche nell’avvicinamento alla cultura ebraica. Le disgrazie
economiche della sua famiglia continuarono, i suoi studi al Politecnico di Zurigo furono pagati da una zia
che abitava a Genova.
Al termine degli studi al Politecnico inizia il periodo che comprende il primo lavoro a Berna presso
l’ufficio dei brevetti, la prima cattedra universitaria e la pubblicazione di alcuni tra i suoi più importanti
1
scritti. Segue poi la prima cattedra prestigiosa a Praga, dove Einstein che aveva la passione per la matematica
per fuggire dalla meraviglia, ma suonava il violino e amava l’arte, frequentava il circolo di Kafka. Gli scritti
di Einstein sono valutati con estremo interesse dalla comunità scientifica, gli assegna una cattedra
all’«Accademia Prussiana delle Scienze di Berlino». In quel periodo, allo scoppio della prima guerra
mondiale, di fronte a una Germania violentemente attaccata da tutto il mondo per il suo comportamento,
novantacinque intellettuali, professori universitari tedeschi, scrivono un manifesto a favore della nazione
tedesca. Il manifesto contrario vede la firma di tre soli esponenti del mondo intellettuale, uno di loro è
Einstein. Nel manifesto si dichiara che la guerra accade in un periodo storico nel quale la tecnologia ha
ridotto le dimensioni del mondo; le nazioni della grande penisola europea sembrano affiancate l’una all’altra
come una volta lo erano le città stato che si affacciavano e vivevano quasi affollate in quelle piccole penisole
che si protendevano nel Mediterraneo; il viaggiare è diffuso e l’attività economica a livello internazionale è
così intrecciate che l’Europa e il mondo intero sono una singola unità. Nel manifesto si evidenzia, oltre che
una notevole capacità di riferimenti storici da parte di Einstein, la proposta estremamente tecnologica
organizzativa di unità del mondo, la tecnologia ha infatti ridotto le dimensioni del mondo. Questo pensiero
estremamente organizzativo si ripresenta anche in formulazioni successive e nella lettera di Einstein a Freud.
Da questo momento Einstein acquista una notevole visibilità sia nella comunità scientifica sia nell’ambiente
politico. Durante la guerra è il protagonista del movimento pacifista in Germania e nel dopoguerra diventa
membro del comitato per la cooperazione intellettuale della costituenda Lega delle Nazioni. In quel momento
la Germania non ne faceva ancora parte e quindi Einstein era l’unico protagonista tedesco di
quest’avventura.
Viaggia tantissimo: è tra i principali esponenti di un vasto movimento pacifista. È invitato negli Stati
Uniti, in un intervento in California traspare la visione umanista e la profonda formazione culturale di
Einstein.
Due sorgenti, nota Einstein, hanno alimentato la civiltà occidentale: la prima deriva dallo spirito
dell’antica Grecia, rinnovato e ulteriormente arricchito dal Rinascimento italiano; questa sorgente sfida
l’individuo a pensare, osservare e creare. La seconda sorgente deriva dal popolo ebraico e dalla primitiva
cristianità. È caratterizzata dal motto: «Proteggi la tua coscienza per mezzo di un servizio disinteressato al
genere umano». Secondo Einstein si potrebbe parlare della cultura occidentale come se si fosse evoluta sia da
una sorgente creativa, sia da una sorgente morale. Fino alla fine del medioevo la vita culturale ha derivato la
sua fortezza e la sua robustezza solamente dalla seconda sorgente, quella morale; ciò che risultò fu una
semplice ma stabile cultura. Durante il Rinascimento con la ripresa della creatività dell’uomo comincia a
fiorire più liberamente e più riccamente una cultura di forti ispirazioni. Le conseguenze sono state la
creazione di una potente civiltà e di uno sviluppo tecnologico.
Quest’accenno al Medioevo è importante perché ritornerà come motivo ispiratore nella lettera a
Freud.
Il rapporto con il comitato di cooperazione culturale della Lega delle Nazioni era estremamente
difficile.
Come era contro il militarismo della Germania guglielmina, così manifestava la stessa intransigenza verso
ogni azione militare. Quando la Francia invase la Saar e la Rhur nell’ambito della contesa per i pagamenti
dei debiti di guerra da parte della Germania, Einstein abbandonò la Lega delle Nazioni.
Al sorgere del movimento nazista Einstein abbandonò la Germania e diventò professore all’università di
Princeton. A seguito di alcune conversazioni con alcuni suoi allievi Einstein informò Roosvelt sulle
possibilità che aveva la Germania di sviluppare armamento atomico. In questo quadro potenziale di minaccia
strategica è costituito il comitato per l’indagine sulla bomba atomica.
Einstein non era direttamente coinvolto con il progetto, ma quando da alcuni collaboratori riceve la
notizia che la bomba atomica era realizzata e stava per essere impiegata, dà corso alla sua fervente
opposizione.
E nasce in questo periodo l’Einstein del Secondo Dopoguerra, caratterizzato da una visione
estremamente radicale. Un radicalismo che si spinge fino a negare lo stretto collegamento fra costituzione
democratica di un paese è impiego di mezzi pacifici nelle risoluzioni di conflitti internazionali. Spingono
all’impiego di azioni militari rapporti di forza enormemente a favore di paesi democratici. Einstein
affermava in questo periodo che esisteva al mondo qualche cosa di peggiore del militarismo prussiano. E
intendeva con questo giudicare l’ambiente politico-scientifico americano. La sua lettura preferita negli ultimi
anni, accanto ai lavori di Russel, diventerà l’opera di un economista-sociologo americano, Webler. È di
Webler il primo importante contenuto sulla teoria delle classi dominanti che avevano un interesse al
patrimonio che di gran lunga sorpassava quello prestato all’economia reale. Webler è un autore importante
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che ha ispirato pensatori del marxismo americano quali Baran, Sweezy, Huberman fondatori della famosa
rivista Monthly Review molto conosciuta nel mondo culturale e politico fino agli anni settanta. Quindi
Einstein aveva preso veramente le distanze dall’ambiente in cui si trovava. Cercherà di proporre un comitato
di professori contro la bomba atomica, anche se affermerà che non basta un approccio razionale al problema
della pace, ma vanno mobilitate tutte le grandi tradizioni storiche, religiose e politiche dell’occidente. E
menziona il giudaismo, il cristianesimo e anche il comunismo, da cui però si dissocia fortemente.
Questa è in sommi capi tutta l’attività politica di questo scienziato. A lui, ed è una notizia utile per
comprendere bene il clima di quel periodo, s’interessò fortemente Bertold Brecht, interessato a mettere in
scena, dopo la vita di Galileo, un dramma sui rapporti tra scienza e società moderna.
2. L’incontro con Freud
Non si trattò di un fatto occasionale. In un bellissimo libro che contiene tutti gli interventi di Einstein
non è casuale notare che il primo carteggio riportato completamente è quello con Freud.
Gli autori stessi affermano che a questo carteggio non è mai stata data la dovuta importanza.
Quest’osservazione è giusta, si può infatti notare come molte biografie non prendono in considerazione
quest’episodio della vita di Einstein.
Negli Anni Trenta, vedendo il fallimento della Lega della Nazioni e il progredire con un ruolo ormai
dominate di fascismo e nazismo, Einstein tenta l’ultima mossa, che cerca di fare leva su un forte movimento
intellettuale. Perché questo tipo di azione? Einstein aveva una certa ammirazione dell’influenza che
l’università di Parigi, nel Medioevo, era riuscita ad esercitare su tutta l’Europa. Einstein credeva in un
pensiero che non fosse nazionalista ma universale e guardava spesso al ruolo dell’Università di Parigi come
un esempio da seguire.
Einstein comunque studiava Freud; aveva una forte ammirazione per Freud filosofo sociale, mentre
aveva estrema difficoltà a comprendere Freud clinico. Nonostante tutte queste difficoltà, ne ammirava lo
stile. Fino all’ultimo, nei messaggi inviati a Freud, scrisse: «Il suo stile è meraviglioso». Dopo l’incontro
con Freud, Einstein cominciò anche a comprendere il Freud clinico. Sul finire degli Anni ’30 affermò che
considerava una benedizione (e si riferiva a Freud) quando si verificava che una grande e bella concezione è
in armonia con la realtà. Armonia è un concetto chiave in Einstein che in questo senso appartiene ancora alla
scienza di Newton.
Da queste note appare l’enorme interesse di Einstein verso Freud.
Freud riteneva Einstein uno scienziato estremamente fortunato, in quanto aveva seguito la via
tracciata da Newton e aveva trovato una strada aperta. Freud aveva dovuto aprire una nuova strada
affrontando così notevoli difficoltà: il rapporto Freud-Einstein non è quello classico tra due accademici con
scambi di cortesia e prove reciproche di estrema modestia. Si ha l’impressione di un rapporto fra due persone
sovrane. Freud ritiene Einstein un uomo interessante; fa rilevare quanto comprenda più lui la ragione
d’essere matematica di Einstein rispetto alla comprensione dello scienziato tedesco della ragione psicologica
dell’opera di Freud
L’idea principale contenuta nella lettera di Einstein a Freud, consiste nell’invito agli Stati di
costituire autorità legislative e giudiziarie col mandato di comporre tutti i conflitti che sorgono fra di loro.
Ogni Stato si deve assumere l’obbligo di rispettare i decreti di quest’autorità, di invocarne la decisione in
ogni disputa, di accettarne senza riserve il giudizio, e di attuare tutti i provvedimenti che essa ritenesse
necessari per far applicare le leggi giuste.
Si tratta di una proposta di federazione degli Stati.
Nell’ultimo periodo della sua vita, di fronte all’andamento tutt’altro che pacifico del Secondo
Dopoguerra, Einstein si spinse fino a formulare la proposta di un unico governo mondiale. Le proposte di
Einstein si rifanno a idee pacifiste che sorsero nel’ 700.
La prima proposta per una pacificazione dell’Europa fu formulata dall’Abbè di St. Pierre all’inizio
del secolo dei lumi. Si tratta della prima formulazione che non fa alcuna menzione di un ruolo della Chiesa
nella pacificazione universale. La portata di questa non considerazione della Chiesa appare significativa qualora si noti che la prima grande riflessione sulla pace è contenuta nell’opera di S. Agostino La Città di Dio.
La proposta dell’Abbè St. Pierre è la prima che trascura l’altra città.
I principali contenuti della proposta dell’Abbè St. Pierre sono i seguenti:
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- Congelamento delle sovranità territoriali con i loro confini così come esistenti al momento
dell’accettazione della proposta; se la proposta fosse stata adottata avremmo ancora la repubblica di
Genova che ha rapporti con quella di Venezia.
- Contributo proporzionale da parte di ciascuno stato alle spese richiesta per il mantenimento del patto;
- Nel caso di infrazioni, si poteva ricorre a sanzioni anche militari.
- Nessun cambiamento poteva essere apportato se non a seguito di approvazione all’unanimità.
Questa proposta dell’Abbè di St. Pierre ebbe un seguito notevole e rappresenta la base di partenza
scritta per lo scritto più importante di Kant in questo campo Per la pace perpetua.
I tre fondamenti della proposta di Kant.
- Le realtà che si raggruppano in un’unità sovranazionale devono essere stati costituzionali;
- Costituzione di una federazione di nazioni, Kant fa notare che allo stesso modo che l’uomo ha accettato lo
stato di coercizione, rinunciando allo stato di natura, così devono operare gli stati accettando una
coercizione esterna alla loro sovranità.
- Il cosmopolitismo, in altre parole il diritto che ha lo straniero di non essere trattato come nemico a causa
del suo arrivo nella terra di un altro; occorre notare che non si tratta di un diritto di accoglienza cui lo
straniero possa appellarsi, ma un diritto di visita che spetta a tutto gli uomini.
È opportuno, dopo avere evidenziato la proposta di Einstein e quelle formulate nel 700, dare un
cenno ai pensieri e alle parole che contraddistinguono il dibattito attuale sulla pace strettamente connesso a
quello dell’ordine mondiale. Il filosofo della politica Salvatore Veca, principale esponente italiano
dell’indirizzo inaugurato dalla pubblicazione della Teoria dell’Equità di John Rawls, così scrive
nell’introduzione a La pace perpetua di Kant:
Non possiamo non riconoscerci mutuamente come cittadini del mondo o coinquilini della cosmopoli.
Più precisamente non possiamo riconoscerci, identificarci, descriverci e trattarci solo come parte di comunità
date, ma sempre come esseri umani contingenti e finiti che condividono un mondo in cui hanno diritto nelle
loro interazioni e nei loro incontri virtuali a uguale rispetto in quanto partner di pari dignità
indipendentemente dai confini dalle etichette dai ruoli dalle variabili caratteristiche della tribù.
Occorre notare come un’idea comune leghi le idee del ’700 (un’accettazione di una coercizione
esterna agli stati sovrani) fino a quella recente sopra riportata (coinquilini della cosmopoli).
Alla violenza che domina i rapporti internazionali si risponde mediante un contenimento organizzativocostituzionale.
BIBLIOGRAFIA
Sigmund Freud, Albert Einstein, Perché la guerra, Bollati e Boringhieri, Torino 1975.
Buye Francisco, Albert Einstein, filosofo della pace, Gangemi, Reggio Calabria 1989.
Immanuel Kant, Per la pace perpetua, Prefazione di Salvatore Veca, Feltrinelli, Milano 1991.
© Studium Cartello – 2007
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