Il tamburo e la croce, di Skhura Yani

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Il tamburo e la croce, di Skhura Yani
IL TAMBURO E LA CROCE
di Skhura Yani
Questo articolo è apparso sul mensile francese Actualité des religions (settembre 2002). Titolo originale: "Les eglises
afro-chrétiennes". La traduzione italiana è apparsa su Adista Contesti 76 del 21 ottobre 2002.
Il bianco, colore della purezza, domina. Talvolta i colori sono sfavillanti. Verde, giallo, blu. Vestiti
con abiti lunghi e tuniche colorate, le teste avvolte nei turbanti (soprattutto le donne), i fedeli pregano e
cantano la loro fede con vigore ed esuberanza, sposando una lingua occidentale alle lingue africane. In una
chiesa dallo stile spoglio, sotto una semplice tenda, o immersi nella natura, preferibilmente vicino ad una
fonte d'acqua, battono le loro mani e, a piedi nudi, danzano al ritmo inebriante del tamburo o della fanfara. Il
servizio è orchestrato dal ministro, in mano una croce (simbolo di salvezza) o, in mancanza, un semplice
bastone. Il tamburo e la croce, l'Africa e il cristianesimo, due elementi fondamentali che si mescolano e si
fondono l'uno nell'altro per formare i culti afro-cristiani. Questi, attraverso un sincretismo dinamico e
innovatore, reinterpretano il cristianesimo portato dai colonizzatori e l'adattano ai valori africani.
Riti e pratiche
In Nigeria con le chiese Aladura, altrove, in Costa d'Avorio o nel Congo-Kinshasa, in Sudafrica o in
seno alle diaspore africane, i membri delle chiese africane indipendenti si riuniscono così ogni week-end, se
non tutti i giorni. Con la preghiera esprimono richieste concrete, che riguardano per esempio la salute o i
bambini. Il ricorso a stregoni e alla magia nera, come le danze tradizionali, sono considerati demoniaci e
formalmente proibiti. Ma la guarigione, già molto presente nella spiritualità africana tradizionale, occupa un
momento cruciale della liturgia, anche se avviene al di fuori della funzione religiosa, in privato. Più il fervore
collettivo impregna la preghiera, più lo Spirito Santo è in grado di manifestarsi e più la guarigione può
realizzarsi. La guarigione sopravviene grazie all'inter-mediazione del pastore o del profeta che possono
essere la stessa persona. Per far allontanare i mali fisici e spirituali (frutto di una concezione olistica,
totalizzante del mondo di cui è impregnata la cultura africana) questi tocca il fedele con le sue mani o con
l'aiuto di una bacchetta. Succede allora che il sofferente pianga, tremi, crolli e cada in trance. Al suo risveglio
la guarigione e la conseguente liberazione sono avvenute. Altra via essenziale di guarigione: l'immersione
nell'acqua purificatrice, sia in una fonte (lago, fiume, mare, in mancanza, una piscina), sia attraverso il bagno
in un'acqua benedetta da guide spirituali. La guarigione, che può anche essere compiuta con vomiti rituali,
manifesta l'azione divina, in nome di Cristo (nero) e attraverso il potere dello Spirito Santo. Permette di
cacciare gli spiriti malvagi. Così Dio non è un essere lontano. Appare attivo, attento alle preoccupazioni dei
viventi e penetrato con il suo Spirito nella comunità dei credenti. L'importanza dell'acqua si manifesta anche
con il battesimo che si fa per immersione. Il credente, generalmente, non è battezzato che dopo l'infanzia,
quando ha coscienza del bene e del male. Egli allora è in grado di ricevere lo Spirito Santo, di essere lavato
dai suoi peccati grazie alla morte sacrificale di Cristo e di conoscere una nuova vita. Il battesimo, come la
comunione, devono essere preceduti dalla confessione totale dei peccati e costituiscono i riti principali delle
religioni afro-cristiane, fatti ancora più propri perché ricordano certe pratiche tradizionali africane, come
l'immersione nel fiume della Vita dopo la circoncisione. Talvolta, il battesimo e la comunione servono da riti
di purificazione. Succede, in effetti, che il fedele si faccia battezzare più volte, se il bisogno si fa sentire
nuovamente o se un sogno glielo ordina. Ripetere il battesimo permette di cumulare i poteri di guarigione e
di redenzione attribuiti a questo rito.
Contemporaneamente, il credente si conforma generalmente a degli obblighi alimentari stretti,
ispirati alla Bibbia, come il divieto di mangiare la carne di maiale - Gesù aveva cacciato gli spiriti malvagi
trasferendoli nei porci (Mc 5, 9-13) - cercare di astenersi dall'acool e dal fumo. Se l'adulterio è riprovato, la
poligamia invece non è condannata, tranne che dai kimbanguisti.
Così, non c'è nulla di anodino nel fatto che il capo spirituale, come i suoi discepoli, siano sposati a
più donne contemporaneamente. La poligamia trova la sua giustificazione biblica nella persona del re
Salomone, sposato con più di cento donne (1Re 11,3).
L'intera vita della Chiesa ruota attorno al profeta (sebbene alcuni rifiutino questo appellativo), capo
spirituale carismatico che è anche guaritore e intercede per la comunità dei fedeli presso Dio e viceversa. La
profezia, considerata come un dono di Dio più che un ministero, raggiunge il suo parossismo al momento
delle messe notturne. È dal profeta che i discepoli vanno a confidarsi e a ricevere consiglio. Così il profeta
non ha solo il compito di diffondere la buona novella di Cristo, ma anche di trasmettere la volontà divina.
Egli effettua le diagnosi designando i problemi, il passato e i peccati di ognuno, rivelati a lui, generalmente,
per mezzo di sogni o visioni. Egli, allo stesso tempo, indica il rimedio necessario. Proprio perché si assume
tali responsabilità, il profeta deve dare prova di un comportamento modello e rispettare scrupolosamente i
precetti della Chiesa.
Una chiamata divina porta spesso al sacerdozio. Non è sempre necessario, per il profeta o il pastore,
spesso influenti in seno alla loro comunità, avere seguito studi di teologia. Può apprendere questi
insegnamenti in modo informale con discussioni e letture della Bibbia, in seguito ai quali, il capo spirituale
procede all'ordinazione. Nella Chiesa Shembe (Africa australe), per esempio, la consacrazione avviene
tramite l'unzione con olio consacrato dopo un viaggio sulla montagna sacra di Nhlangakazi. Ogni ministro
sceglie in seguito una pietra della montagna che simbolizza il suo giuramento. In altri casi, i membri della
gerarchia sono semplicemente nominati durante la conferenza annuale della Chiesa. Capita anche che il loro
incarico sia ereditario.
Le credenze
In certe Chiese, il profeta rivela la volontà degli antenati, ossia gli spiriti dei membri deceduti del
clan. Poiché questi appartengono ad un mondo spirituale, più precisamente al paradiso, restano vicini a Dio,
lui stesso talvolta chiamato "il Primogenito". Sono inoltre in grado di trasmettere i messaggi di Dio ai vivi,
essenzialmente ai profeti, sempre per la via indiretta dei sogni o delle visioni. Una capra o una mucca
possono essere sacrificate in onore degli antenati affinché questi ultimi ringrazino Dio da parte dei vivi. In
cambio, durante un'eucarestia particolare, Dio è sollecitato a trasformare gli elementi del sacrificio in corpo e
sangue di Cristo. La commemorazione di Cristo porta con sé la commemorazione degli antenati. Oltre ad
essere il figlio di Dio, Gesù può anche giocare il ruolo di antenato originario. In proposito, certe Chiese
mantengono una posizione ambigua. Per i kimbanguisti gli antenati non esistono e i cristiani non hanno
bisogno di intermediari. Tuttavia essi non escludono la possibilità di fare appello, con la preghiera, al
fondatore Simon Kimbangu - deceduto - perché perori la causa del fedele presso Cristo.
I sogni occupano un posto centrale anche tra le credenze afro-cristiane, poiché è attraverso di essi
che Dio si manifesta tanto ai profeti che ai semplici fedeli. Una concezione che, benché possa essere
interpretata come un tratto culturale, trova giustificazione anche nella Bibbia. L'angelo del Signore è, per
esempio, apparso a Giuseppe in sogno per incoraggiarlo ad accettare Maria in moglie (Mt 1,18-24). Nelle
religioni afro-cristiane, gli inni, quando non sono direttamente improntati alla liturgia occidentale o ai canti
tradizionali africani, nascono durante i sogni, che a volte indicano anche i colori da indossare per guarire
dall'una o l'altra malattia.
Che gli antenati siano stati o no integrati alle credenze, è il Dio dei cristiani che domina. Questa
concezione monoteista è adattata senza difficoltà ai valori africani: le credenze tradizionali riconoscono un
Essere supremo, benché lontano e inaccessibile. Riguardo alla Trinità, le religioni afro-cristiane insistono
particolarmente sull'importanza dello Spirito Santo. Al centro delle credenze come delle pratiche, lo Spirito
Santo riempie l'anima come il corpo. Forza vibrante, ispira i profeti, concede i poteri di rivelazione e di
guarigione, come il dono di parlare in lingua, ossia una lingua mistica, incomprensibile ai viventi. Lo Spirito
Santo guida la vita e il culto della Chiesa, a tal punto che le religioni afro-cristiane sono talvolta qualificate
come "pentecostali".
Il mondo è il teatro di una lotta permanente tra le forze del bene e quelle del male. Ora Gesù è più
potente delle forze del male, da qui l'importanza di onorarlo con le preghiere. Resta lui quello che salva i
credenti e li libera dal peccato, dai demoni, dalle malattie e da altri infortuni, opera di Satana e della
stregoneria. La fede in Gesù Cristo e la preghiera, ma anche il digiuno, il pentimento, l'attuazione delle
pratiche delle regole della Chiesa e delle istruzioni del capo spirituale: sono tutti elementi che permettono la
salvezza dell'anima. Questa salvezza avrà certamente luogo nell'aldilà, ma anche qui e ora, sulla terra,
attraverso l'esorcismo e la guarigione.
Tradizione scritta e orale
Interpretando la Bibbia in senso letterale, le religioni afro-cristiane concepiscono la Creazione come
il frutto di sei giorni di lavoro divino. Dio, che il settimo si è riposato, è il creatore esclusivo della vita e
dell'universo. Le religioni afro-cristiane fanno ugualmente loro gli insegnamenti biblici relativi ad Adamo ed
Eva e alla fine del mondo. Alcune guide spirituali trasmettono un messaggio messianico con la promessa di
un mondo migliore. Per esempio, William Wade Harris, all'origine dell'harrismo (Africa occidentale),
avvertiva, nelle sue predicazioni, circa il prossimo avvento di Cristo, il quale avrebbe punito coloro che
avessero rifiutato i suoi profeti o disprezzato i suoi comandamenti.
La Bibbia, sebbene seguita alla lettera, è reinterpretata in un contesto africano. Così, benché senza
legami con l'ebraismo, alcune Chiese s'identificano con il destino del popolo d'Israele, come è narrato
nell'Antico Testamento. Osservano il giorno di riposo il sabato, chiamato sabbat, come nell'Antico
Testamento, e non la domenica. Il ruolo del profeta è simile a quello di Mosè: strappa il suo popolo
dall'oppressione per raggiungere la Terra promessa. La nuova terra d'Israele è incarnata dall'Africa, e Sion, la
"nuova Gerusalemme", questo luogo di speranza, è incarnata da un luogo sacro dove si trova la sede della
Chiesa.
Le Scritture (l'Antico e il Nuovo Testamento), parola di Dio tradotta in più di seicento lingue
africane, restano la fonte ultima d'autorità. La Bibbia serve da base ai ministri per la loro predicazione. Il
libro sacro costituisce un riferimento per legittimare i rituali e le regole. È attraverso di lui che lo Spirito
Santo si rivolge alla comunità dei credenti. Allo stesso tempo, la tradizione orale conserva il suo posto nel
senso in cui gli inni, o la teologia, non sono sistematicamente tramandati per iscritto e sono suscettibili di
evoluzione. Libro aperto, la Bibbia serve da guida per ben condurre la propria vita, più che come oggetto di
studi.