A cuore aperto: Note di vite colorate

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A cuore aperto: Note di vite colorate
CTA VILLA ISABELLA
Laboratorio di scrittura creativa
“A cuore aperto:
Note di vite colorate”
Introduzione
“A cuore aperto: note di vite colorate” è il frutto di una delle ultime esperienze
vissute a Villa Isabella.
Negli ultimi sette mesi, infatti, insieme a nove ospiti, abbiamo realizzato un
laboratorio di scrittura creativa durante il quale abbiamo imparato a esprimere
noi stessi attraverso modalità e tematiche differenti da quelle che si utilizzano
tutti i giorni, specialmente in un contesto di cura.
Ciascuno degli autori ha firmato i suoi lavori con uno pseudonimo, scelto in
gruppo, così come in gruppo è stato deciso il titolo del fascicolo.
Per noi che abbiamo coordinato il laboratorio è stata una piacevole sorpresa
scoprire le abilità, le idee, lo stile e il talento di ciascuno, ognuno con le sue
differenze e originali ricchezze.
In questo fascicolo abbiamo pensato di condividere non solo tutti e nove i
prodotti finali, che per decisione degli autori sono racconti autobiografici, ma
anche alcuni degli esercizi preparatori che sono, a nostro parere, altrettanto
significativi.
Durante i 16 appuntamenti in cui è stato organizzato il laboratorio di “scrittura
creativa” ci siamo divertiti, emozionati e arricchiti e adesso, che vediamo il
prodotto finale di questo breve, ma intenso percorso, possiamo dirci
soddisfatti.
Buona lettura.
Paola V. Calì, N. Pizzino
ESERCIZI
DIALOGHI
ESERCIZIO N. 1 (Filly)
A: Ciao, come Stai?
B: Bene e tu?
A: Sto abbastanza bene.
B: E’ da tanto tempo che non ti vedo.
A: Sono stato impegnato con il lavoro
B: La famiglia come va?
A: Va tutto bene
B: Se vuoi ci incontriamo con le famiglie per una cena
A: OK, ci sentiamo e ci mettiamo d’accordo.
ESERCIZIO N. 2 (Lucy)
A: Buongiorno.
B: Buongiorno.
A: Come posso esserle utile?
B: Mi servirebbe un costume e un telo da mare.
A: Eccolo qua se lo prova se le sta bene.
B: Va bene quanto costa?
A: Sognora costa 50 euro
B: Eccolo. Arrivederci e grazie.
ESERCIZIO N. 3 (Michelle)
A: Antonio, ciao vorrei parlarti.
B: Ciao Giuseppe di che cosa?
A: Della mia fidanzata.
B: Che cosa è successo?
A: Abbiamo litigato.
B: Racconta.
A: Si lamenta che non ricordo le date importanti.
B: Segnatele così non le dimentichi.
A: OK Farò così. Ti ringrazio per avermi capito.
B: Di niente, figurati. Ti saluto che ho da fare.
A:OK. Ciao a presto.
DESCRIZIONE DI UN PERSONAGGIO
ESERCIZIO N.1 (Gabriel)
Luca ha 37 anni ed ha gli occhi castani, i capelli corti castani, corporatura
robusta, naso a punta e orecchie a sventola. Lui ama vestirsi giacca e
cravatta,i pantaloni di velluto e scarpe che si abbinano al completo. Gesticola
con tutti. Quando una persona scherza partecipa allo scherzo. Le sue
giornate le trascorre a lavoro e infine discute sempre con i compagni di altre
cose private della sua vita e del lavoro. Lui lavora in un’azienda agricola che
coltiva carciofi.
ESERCIZIO N. 2 (Harry)
Marco 30 anni, pizzaiolo, è alto 190 cm, non è robusto ma è senza capelli. A
lavoro era sempre cordiale con le persone, ma nel privato,con la moglie e i
figli era un tipo irascibile. A lavoro era sempre riconoscibile con quella tenuta
bianca tutta infarinata e emanava un odore di pane appena sfornato.
ESERCIZIO N. 3 (Filly)
La signorina Finella era la proprietaria di un negozio di profumi. Aveva sui 30
anni e un bellissimo, pallido viso da Madonna, con occhi azzurri e capelli
castano chiaro, di corporatura esile. Finella amava il suo lavoro di profumiera
e il suo negozi di cosmetici. Mentre si entrava in negozio si percepiva la
fragranza dei profumi che lei stessa faceva. Finella era mite e tranquilla,non
alzava mai la voce e sorrideva di rado. Sembrava che capisse perfettamente
subito i gusti dei suoi clienti con ognuno dei quali aveva un rapporto
particolare.
DESCRIZIONE
DI
“STRAORDINARIO”
UN
PERSONAGGIO
ESERCIZIO N. 1 (Lucy):
Lauretta ha 28 anni, occhi scuri, capelli castani e lunghi, corporatura
normale,altezza 1 ,70.
E’ laureata in infermieristica professionale, svolge il suo lavoro con grande
professionalità e passione. Vive con i genitori e con tre fratelli che si vogliono
bene e si rispettano. Nonostante faccia l’infermiera il suo sogno è quello di
esplorare il mare tramite il sommergibile, scoprire le cose antiche, i
comportamenti dei pesci, le forme, i colori, le varietà dei pesci.
Al mare incontra dei ragazzi, fa conoscenza e subito amicizia ed hanno la
stessa passione.
Lauretta però riprende la solita vita quotidiana e spesso la sua mente la
riporta a rivivere quella affascinante e stupenda avventura.
ESERCIZIO N.2 (Frank):
Il personaggio di cui voglio parlare è lo gnomo, di statura bassissima
paragonabile a quella di un bambino di un anno talmente è piccolo.
La leggenda dice che vive nei boschi in una casetta piccolissima dove tutto è
piccolo dalle sedie al tavolo, al letto dove dorme. Per quanto riguarda da
mangiare si ciba delle erbe raccolte nel bosco, fra queste erbe ci sono i
funghi di cui va ghiotto e che cucina con la legna raccolta nel bosco.
Lo gnomo è un personaggio fiabesco di cui si può dire di tutto ma finisco qui
perché non ho niente da dire.
ESERCIZIO N. 3 (Cinzia).
Kate viveva nella piccola Repubblica del Montenegro, un favoloso posto che
è tra montagne e mare, laghi e cascate. Alla tenera età di 15 anni scoprì di
avere il potere di fermare il tempo ma questo era un potere che conosceva
solo lei e la nonna con cui viveva. Kate era bella , alta ed esile, capelli rosso
rame, occhi verdi e lentiggini.
Amava vestirsi con abiti molto lunghi appena sopra la caviglia. Non era molto
socievole più che altro era molto timida ed un carattere poco intraprendente
forse ad influenzarlo fu il lutto dei suoi genitori che vennero a mancare
prematuramente.
Gli anni,scorrevano lentamente nel paesino di Belasca, fin quando all’età di
21 anni gli si presentò un uomo adulto,non tanto bello ma ricco,il quale le
chiese la mano.
Kate insieme alla mamma cercarono di prendere informazioni su quest’uomo.
In paese si diceva che si ubriacasse e conduceva una vita sregolata.
Allora fu così che Kate fermò il tempo e nulla potè succedere più di nuovo nel
paesino di Belasca.
DESCRIZIONE DI UN LUOGO
ESERCIZIO N. 1 (Cinzia)
Era un giorno di tempesta, vicino al mare si vedevano le onde che
sembravamo cavalloni di schiuma che arrivavano sulla spiaggia a infrangersi
mentre ne ripartivano degli altri. Il cielo era griggio,ogni tanto si vedevano dei
fulmini e d’improvviso il rumore dei tuoni. La pioggia si faceva sempre più fitta
ma dopo un po’ si mette il vento, raffiche di vento che aprono le nuvole fitte e
all’improvviso spuntano i primi raggi di sole. Un pò più a nord-est l’arcobaleno
con i suoi splendidi colori.
ESERCIZIO N. 2 (Filly)
La mia stanza è fredda e oscura, non vi batte il sole ,si trova a nord e, vi
garantisco, che non è uno scherzo starci d’inverno. C’è il letto con sopra un
piumino bianco candido, ai piedi del letto vi è una valigia e un sacchetto pieno
di vestiti. Accanto ad un armadio a due ante, con due cassetti non tanto
grande. Il comodino è pieno di foglie sparse in modo disordinato, con in
evidenza un santino. La mia compagna di stanza ha un armadio di stoffa a
quadretti e sul comodino tanti giornali, la radio, la sveglia, tutto sistemato in
maniera ordinata. Il suo letto è sempre avvolto in maniera precisa da un
copriletto blu. Lei tiene sulla sedia le tovaglie per asciugarsi che profumano di
bucato. Ha un odore inconfondibile di lavanda che esce dagli armadi e si
propaga in tutta la stanza. Mi sembra la stanza più bella del mondo.
DESCRIZIONE GUIDATA DI UN LUOGO
ESERCIZIO N. 1 (Jonny)
- Immagine da descrivere: una piazza di paese con una chiesa –
Il curato tutti giorni arriva alla porta della chiesa e la gente accorreva in
massa solo nelle feste a vedere le funzioni sacre; era il momento quando il
prete raccoglieva molti soldi. Gli altri giorni andavano solo i quattro vecchi del
paese.
PAGINE DI DIARIO
ESERCIZIO N.1 (Michelle)
Quand’ero piccola avevo un diario dove raccontavo i miei segreti. Avevo
sedici anni. Ora ve ne racconto una pagina. Sono innamorata di un ragazzo
che ha il biliardo. E’ alto, moro con due occhi grandi e dolci, ha un bel fisico,
due gambe lunghe è affusolate; anche lui mi vuole bene e ci vediamo alla
villa, mi canta “Alba Chiara”. Mio padre è morto e lui mi consola. L’ho
conosciuto nel suo biliardo perché a me piacciono i videogame. Un giorno mi
ha chiesto di andare a casa sua e io non ho voluto perché ho capito che mi
voleva portare a casa sua a letto e ci siamo lasciati. Il mio sogno è di fare
l’amore quando mi sposo sennò si macchia l’abito da sposa bianco.
ESERCIZIO N.2 (Jonny)
Oggi devo andare a concimare il terreno,e prima devo bruciare le stoppie. Poi
lo devo arare con l’aratro pesante. Poi gli passerò il concime , lo seminerò
con la seminatrice, aspettando la prima pioggia per la quale il grano
germinerà e spunterà della terra.
ESERCIZIO N.3 (Eros)
Ieri mattina siamo andati alla Baya di Joan; appena siamo arrivati abbiamo
preso tutto l’occorrente ovvero ombrelloni, frigo, bottiglie d’acqua e ci siamo
recati in spiaggia. La giornata purtroppo era molto ventosa, infatti siamo
rimasti un’oretta e poi siamo andati al lido per fare l’ordinazione del pranzo.
Abbiamo aspettato circa un’ora e mezza e poi ci siamo andati a sedere nella
sala dove abbiamo cominciato a mangiare il primo che erano degli spaghetti
aglio, olio e peperoncino, poi un altro primo che erano degli spaghetti con
frutti di mare e poi ci hanno portato il secondo,che erano prima insalata di
verdure e poi ci hanno portato la grigliata mista di carne. Abbiamo preso un
caffè e infine abbiamo pagato il conto e c’è ne siamo andati salendo nel
pulmino e poco dopo siamo arrivati in comunità.
Racconti
Vorrei essere come Superman
Io vorrei essere come superman e avere i poteri che ha per aiutare le
persone che hanno difficoltà economica, fare miracoli, aiutare le persone che
non riescono a difendersi con le mani quando litigano e arrivare prima che
litigano.
Infatti ho immaginato più di una volta di aiutare un amico che non riusciva a
difendersi con le mani; sono arrivato io e con i superpoteri che ho usato l’ho
difeso senza usare le mani, anche se non sono arrivato prima che litigassero
pur avendo i poteri che ha superman.
Gabriel
Emozioni di cuore
La mia prima esperienza esperienza è stata con una ragazza all’età di 6 anni;
le offrii un gelato.
Poi crescendo ne ho avute molte occasioni di conoscenze e fidanzamenti,ma
tutto è durato poco, perché le mie passioni erano gli amici con cui non ci
separavamo mai; ne combinavamo di tutti i colori.
Un’altra passione che io avevo erano gli animali: cani, canarini e cavalli.
Con gli amici mi piaceva andare a caccia.
Mi ricordo di due ragazze ormai sposate con cui uscivo
contemporaneamente; erano una più bella dell’altra. Forse se le cose
andavamo diversamente sarei sposato con figli.
Dico questo perché è stata un’emozione forte diventare zio. Ero quasi tutti
giorni a casa di mia sorella; portavo le mie nipoti a passeggio e compravo per
loro tutto quello che mi potevo permettere.
Un altro aspetto della mia vita riguarda il mio lavoro, non l’ho scelto per caso
ma per una vera passione e se penso di cambiare qualcosa della mia vita
precedente non cambierei nulla.
Forse l’unica cosa che cambierei è il rapporto con mia madre anche se devo
dire che è l’unica persona che fino ad’ora non mi ha abbandonato mai.
Harry
Cielo Azzurro
Io e mia madre eravamo innamorate l’una dell’altra di un amore autentico, lei
non si è mai dimenticata che c’ero io.
Io ero per lei il primo pensiero quando apriva gli occhi, e la cosa più
importante per lei era che io stessi bene.
Mi baciava all’improvviso senza un motivo perché era troppo grande il suo
amore per contenerlo.
Usava gli abbracci anzi delle parole quando ero triste e, invece dei consigli,
usava il suo cuore per calmarmi.
Ricordo come con tanto amore da bambina mi guardava e mi sedeva sul
tavolo per pettinarmi.
Siamo sempre andate davanti da sole, io e te.
Abbiamo affrontato insicurezze e problemi. Abbiamo dimostrato di saper
tenere testa alla vita. Ci siamo sempre rialzate anche quando avevamo perso
tutte le speranze.
Adesso che non ci sei sono sicura che tu da lassù mi proteggi ed io non ti
dimenticherò mai.
Filly
Gioia e sofferenza
Giorno 8 giugno 1958, a Niscemi, nasce Biagio con una malattia rara
chiamata diabete insipido, cioè a dire che dove vedeva acqua si chinava e si
metteva a bere e mia mamma doveva stare attenta a me per paura che
bevessi liquidi velenosi.
Poi andando a Catania, un bravo medico azzecca la terapia giusta. A 5 anni
guarisco da questa malattia e oltrepasso con ottimi voti la licenza elementare.
A scuola media vengo bocciato in seconda per la condotta.
Poi viene l’anno che parto per militare ad Albenga e Cremona come artigliere
a cavallo. L’anno medesimo l’ho passato in una caserma punitiva e dopo il
militare vado a Torino dove abitava mia sorella ed ho trovato lavoro in una
compagnia di trasporti per mezzo di una cooperativa. Quando abitavo da
solo son venuti i guai con la mia mente: nei muri della stanza vedeva tante
teste a forma di spettri e lì mi sono incominciato a curare uscendomene
guarito.
Per ultima cosa vorrei raccontare un fatto allegro della mia vita: una sera a
Torino con mio cognato e i suoi amici alpini andammo a mangiare in un
ristorante in un colle chiamato “ Gorghetto” dove ci portarono dei piatti
prelibati e finito di cenare ci mettemmo a cantare le canzoni degli alpini.
Jonny
Storia della mia vita
Io sono nata gemella,ma mio fratello è morto perché non c’erano incubatrici a
Gela e ci hanno portato a Vittoria.
Ero figlia unica fino a 15 anni e la prima nipote e quindi ero coccolata da tutti
anche dai miei zii, solo che a volte mio padre mi alzava le mani se sbagliavo.
A sei anni badavo con mia nonna paterna perchè non poteva camminare fino
alla prima media e dopo è morta.
Intorno ai 15 anni sono nati i miei fratelli e ci badavo io essendo più grande
ed aiutavo mia madre a fare i lavori di casa. Mio padre non mi faceva uscire
perché era geloso e io sono scappata di casa facendo l’autostop e sono
arrivata ad Anagni. Mi hanno portato in caserma perché dove cercavo lavoro
mentre mi facevo la doccia mi hanno chiamato i carabinieri. Mio padre è
venuto con l’aereo con il suo gemello e mi hanno portato a casa.
Mio padre cambiò ma dopo un po’ morì con un incidente stradale.
Io dopo un anno mi sono fidanzata e a mia madre gli venne la depressione e
io badavo con tutti.
Poco dopo mi sposai ma a 29 anni mi venne la depressione perché mi si è
stancato il cervello.
Quando mia figlia era piccola andavamo sempre fuori paese perché mio
marito era trasfertista, a volte mi alzava le mani.
Dopo 15 anni mi lasciò a me e mia figlia da mia mamma e la mia depressione
aumentò e incominciò la mia odissea con le comunità dopo aver lavorato per
un po’.
Il consiglio che vorrei dare a mia figlia e di non fare i miei stessi errori,di
guardare la vita in modo positivo, realizzando i propri sogni e realizzandosi
come persona.
Michelle
Storie di vita trascorsa
Quando ero bambino ho vissuto un’infanzia serena, andavo all’asilo e
giocavo con gli altri miei compagnietti, andando con tutti molto d’accordo.
Devo dire però che il periodo da quando avevo un’ anno fino a cinque
anni,cioè il periodo che ho fatto l’asilo, siamo andati da Gela, dove sono nato,
fino a Follonica in provincia di Grosseto, perché mio padre ha trovato lavoro
in quella zona.
Quando mio padre ha finito di lavorare lì io avevo quasi sei anni e così siamo
ritornati a vivere a Gela e mi sono iscritto alla scuola elementare.
Un giorno verso l’età di otto anni, durante la sera mi sentivo molto depresso e
mi sono accorto che stavo molto male: erano i primi sintomi della malattia.
Ho finito la scuola elementare dove andavo molto d’accordo con i miei
compagni di scuola; alle scuole medie invece con qualche mio compagno
non andavo molto d’accordo, però tutto sommato a scuola come rendimento
andavo bene.
Finite le scuole medie mi sono iscritto alla scuola superiore, cioè all’I.T.I.S.,
dove però il rendimento scolastico è andato a peggiorare essendo rimandato
di qualche materia tutti gli anni. Il rapporto con alcuni compagni di scuola non
andava molto bene perché tendevo a isolarmi e a chiudermi in me stesso.
Alla fine mi sono diplomato con il minimo dei voti, dopo essere stato bocciato
all’ultimo anno per due volte consecutive.
Dopo che finalmente sono uscito dalla scuola, sono andato a lavorare fuori
paese con mio padre nel campo della metalmeccanica dove ho fatto molta
esperienza di come va la vita fuori casa.
Mi rendevo conto che anche a lavoro non riuscivo a rendere per come
dovevo anche se m’impegnavo a causa dei miei problemi. Tuttavia grazie alla
buona parola di mio padre riuscivo a finire il lavoro nel cantiere o in qualsiasi
altro posto dove lavoravo.
Grazie al fatto che lavoravo fuori devo dire che mi sono girato tanti posti in
tante città italiane e una volta anche all’estero cioè in Belgio,dove ho visto
diversi modi di vivere rispetto all’Italia.
Quando però mio padre è andato in pensione,io non riuscivo più a trovare
lavoro, e allora ho fatto, a causa della mia malattia, la domanda della
pensione d’invalidità, dove mi hanno dato il 50% prima e successivamente
ho raggiunto l’80%, così grazie ai soldi degli arretrati e ai soldi che avevo
accumulato al lavoro mi sono comprato la macchina che per me è stata una
soddisfazione.
Eros
Angherie
C’era una volta una bambina tanto carina, aveva sette anni, esile, altezza
media per la sua età, capelli castani ed occhi verdi, timida e taciturna,
piangeva sempre: non era felice di essere venuta al mondo.
Una sera il padre decise di portare questa bimba dalla zia, la quale davanti
casa aveva un cortiletto privato senza marciapiede.
In questo luogo era solita giocare con i cuginetti più piccoli. E proprio mentre
la bimba giocava con gli altri bambini, il padre con gli zii cominciarono a
gridare: “tutti i bambini dentro casa, che deve uscire la macchina dal cortile,
forza tutti i piccoli in casa ”.
Fu così che tutti si ritrovarono in casa degli zii compresa la piccola bambina.
Ma dopo un breve lasso di tempo la bambina sì ritrovò nel cortile con le
spalle al muro, e le gambe distese ed una ruota posteriore della macchina
sulle tibie.
La macchina era del cugino più grande,il quale chiese alla bimba: “Com ‘è? Ti
fa male?”.
“Si” rispose la bimba con le gambe doloranti.
Allora iniziò un dialogo tra i più grandi: “Che facciamo? Solleviamo la ruota?
O facciamo andare la macchina in avanti ? Il padre rispose pensiamoci un po’
su”.
Nel frattempo la bambina piangeva dal dolore e finalmente decisero di far
andare avanti la macchina.
Quando la bimba ebbe le gambe libere, erano intorpidite e per GRAZIA di
DIO le ossa non le si erano rotte, ma resisteva al gran dolore.
Da lì in poi la bimba in un silenzio interiore, portò con sé il dolore e l’angheria
del padre e di tutti gli altri parenti.
Cinzia
Ricordi d’infanzia
Per quello che mi ricordo e per quello che mi raccontano, ho trascorso la mia
prima infanzia con la nonna materna.
Essendo vicini di casa, avevo anche vicino i miei genitori e i miei fratelli.
Essendo una famiglia numerosa non mancavano i problemi,anche se i miei
familiari cercavano di non farci mancare niente.
Ho frequentato l’asilo dove avevo vicino la nonna, dato che faceva la cuoca
nello stesso asilo; giocavo con le bambole e con gli altri bambini.
La nonna mi vestiva e mi cucinava tante cose buone, si prendeva pure cura
di una gattina a cui ero molto affezionata e con la quale giocavo.
Il tempo passava e ho frequentato la scuola elementare dove ho trovato delle
buone maestre.
D’estate aiutavo la nonna a fare le pulizie della casa,uscivo con la nonna e
con i miei fratelli. Man mano che crescevo e continuavo a studiare ho trovato
dei compagni che sono diventati amici.
Lucy
Bulala
La campagna è il paesaggio che mi sta più a cuore,e precisamente
“Bulala”,dove ho trascorso parte dell’adolescenza e la giovinezza fino a 30
anni.
Bulala si trova fra il mare e la collina. C’è un bellissimo agrumeto che da noi
si chiama “ Il Giardino”,c’è la vigna,un bellissimo orto e una cisterna d’acqua
che da noi si chiama “Gebbia” che serviva per irrigare.
C’era la raccolta delle arance che cominciava nel periodo invernale,dell’uva ,i
prodotti dell’orto.
Il capo stipite di tutto ciò era mio nonno che con la sua abilità portava a
termine tutto il lavoro che c’era da fare naturalmente aiutato dagli operai.
Io e mio fratello andavamo a Bulala nel periodo estivo terminate le scuole e vi
si trascorreva tutta l’estate,anche perché c’era una casa rurale abitabile dove
si dormiva,mangiava e tutto il resto.
Dopo la morte di mio nonno Bulala è stata venduta con grande rammarico da
parte mia.
Frank