Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI FARMACISTI Rassegna Stampa del 19/10/2016 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE IN PRIMO PIANO 19/10/2016 Il Messaggero - Abruzzo Furto di farmaci all'ospedale di S.Omero 8 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali 9 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara Rubavano le medicine dei malati Blitz dei carabinieri, 16 arresti 10 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Rimini Medici e farmacisti contro Vaxxed: «La Multisala annulli la proiezione» 11 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Rimini Rubavano farmaci anti-cancro per rivenderli all'estero 12 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ancona I farmaci antitumorali vennero rubati anche all'Asur 13 19/10/2016 QN - Il Giorno - Nazionale La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali 14 19/10/2016 QN - La Nazione - Nazionale La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali 15 19/10/2016 QN - La Nazione - Viareggio La farmacia va sull'Aurelia Manca solo il «sì» del Comune 16 19/10/2016 Il Secolo XIX - La Spezia Rinnovate le commissioni di vigilanza sulle farmacie convenzionate con l'Asl 17 19/10/2016 Il Mattino - Caserta Farmaci rubati, il «broker» era casertano 18 19/10/2016 Corriere Adriatico - Ascoli Presa la banda delle farmacie ospedaliere 19 19/10/2016 Corriere delle Alpi Presa la gang dei farmaci anti tumore 20 19/10/2016 Corriere di Romagna - Rimini Circolo Auser Si parla di cuore e prevenzione 21 19/10/2016 Corriere di Romagna - Rimini I Farmacisti: fermate il film " farsa " Giometti: potremmo annullare tutto 22 19/10/2016 Il Mattino di Padova Presa la gang dei farmaci anti tumore 23 19/10/2016 La Nuova Venezia Presa la gang dei farmaci anti tumore 24 19/10/2016 La Tribuna di Treviso Presa la gang dei farmaci anti tumore 25 19/10/2016 La Voce di Romagna - Forli - Cesena Il contestato film anti-vaccini è in dubbio 26 19/10/2016 La Voce di Romagna - Forli - Cesena Venerdì Con gli esperti si parla di cuore 27 19/10/2016 Metropolis Antitumorali rubati Sgominata la banda Mani della camorra 28 SANITÀ NAZIONALE 19/10/2016 Il Sole 24 Ore Le multinazionali puntano sull'Italia 31 19/10/2016 Il Sole 24 Ore Irap non versata, ruolo dopo l'avviso 33 19/10/2016 La Stampa - Nazionale "Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C" 35 19/10/2016 La Stampa - Nazionale Principi attivi nei prodotti farmaceutici Le aziende italiane tornano leader nel mondo 37 19/10/2016 La Stampa - Nazionale La candidata per l'Oms: "Ricominciamo dai vaccini" 38 19/10/2016 Il Messaggero - Nazionale I pronto soccorso la dignità della vita 39 19/10/2016 Il Messaggero - Nazionale Un bambino su tre riposa troppo poco: la "colpa" è di tablet, smatphone e tv 40 19/10/2016 Avvenire - Nazionale Sgominata la gang dei farmaci Rubava antitumorali negli ospedali emiliani 41 19/10/2016 Libero - Nazionale Traffico di farmaci antitumorali Diciassette arresti 42 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale «Business colossale per le mafie» L'esperto: attenti ai nuovi mercati 43 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale L'Erbolario, la morale della bellezza «Il lusso sobrio nei nostri cosmetici» 44 19/10/2016 Il Mattino - Nazionale Furti di farmaci antitumorali la holding tra Cava e Pompei 46 19/10/2016 Il Tempo - Nazionale Ecco i danni della parentopoli in Aifa 47 19/10/2016 Il Tempo - Nazionale Furti di farmaci antitumorali La camorra dietro i 20 colpi 48 19/10/2016 Donna Moderna RICETTE MEDICHE COME RISPETTARE LA PRIVACY 49 19/10/2016 Il Giornale d'Italia Rubavano e poi rivendevano farmaci 50 18/10/2016 Pambianco Beauty LA CRESCITA È TRAINATA DALLE CATENE REGIONALI 51 18/10/2016 Pambianco Beauty Non si fermano più le catene MONOMARCA 54 VITA IN FARMACIA 19/10/2016 Corriere della Sera - Milano Le prenotazioni impossibili 57 19/10/2016 Corriere della Sera - Roma «I love Nella»: dediche sugli alberi 59 19/10/2016 Corriere della Sera - Bergamo Il «clan» che rubava medicinali Caccia ai farmacisti ricettatori 60 19/10/2016 La Repubblica - Bologna Razziavano in ospedale farmaci anti-tumore, sgominata la banda 62 19/10/2016 La Repubblica - Genova Marassi, il piazzista dei farmaci rubati riforniva la Liguria e tutto il Nord Ovest 64 19/10/2016 La Repubblica - Firenze Ma le liste d'attesa restano un nodo parola d'ordine "frantumazione" 66 19/10/2016 La Repubblica - Torino Parco della Salute Dal Comune arriva l'ok al progetto 67 19/10/2016 La Stampa - Torino Influenza e vaccini, come prepararsi all'arrivo dell'epidemia in Piemonte 69 19/10/2016 La Stampa - Torino Aumenti ai manager della Sanità, i sindacati attaccano la giunta 70 19/10/2016 La Stampa - Asti Banda dei ladri di farmaci aveva colpito anche ad Asti 71 19/10/2016 La Stampa - Asti Anche Asti nel mirino della banda che rubava farmaci antitumorali 72 19/10/2016 La Stampa - Cuneo Furti di medicine anti-tumore Perquisizioni in due farmacie 73 19/10/2016 La Stampa - Cuneo "Dieci spaccate in un anno Il Comune deve intervenire" 74 19/10/2016 Il Messaggero - Viterbo Allarme del Tesoro: a rischio il percorso di rientro dal deficit 75 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara «Si fingono persino tecnici del frigo e rivendono quei farmaci all'estero» 76 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara I primi raid a Cento e a Lagosanto In pochi giorni razziati 140 mila euro 77 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara Il mercato dell'Est Europa 78 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara «Berco e Vm, le pmi ferraresi stanno resistendo all'impatto» 79 19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Cesena San Mauro, inaugurata la nuova farmacia Pascoli 80 19/10/2016 QN - La Nazione - Nazionale «Schiaffo ai malati, in tanti non riescono a pagarsi le cure» 81 19/10/2016 QN - La Nazione - Umbria Terni Furbetti dei rifiuti Ora arrivano le «eco-guardie» 82 19/10/2016 Il Secolo XIX - Genova «Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C » 83 19/10/2016 Il Secolo XIX - Genova La gang che rubava i farmaci anti-cancro 85 19/10/2016 Il Mattino - Caserta Chemioterapici rubati, preso il broker 86 19/10/2016 Il Mattino - Salerno Ruggi, turnover di primari ventitré incarichi da coprire 87 19/10/2016 Oggi Alimento B di Solgar è pura energia in pratiche capsule vegetali 88 PROFESSIONI 19/10/2016 Corriere della Sera - Nazionale Carter scagionato: non doping ma terapia 90 19/10/2016 ItaliaOggi Farmaci, Bidachem crea in 3D il suo lab tutto interconnesso 91 19/10/2016 Avvenire - Nazionale DEMITIZZARE LA SPENDING 92 PERSONAGGI 19/10/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi 94 19/10/2016 Affari Italiani E' legge il contrasto al caporalato Scelta la qualità anche del lavoro 95 IN PRIMO PIANO 21 articoli 19/10/2016 Pag. 49 Ed. Abruzzo diffusione:129764 tiratura:185029 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Furto di farmaci all'ospedale di S.Omero VAL VIBRATA Quindici ordinanze di custodia cautelare per furti di farmaci in vari ospedali d'Italia, tra cui anche quello della Val Vibrata. All'alba di ieri quattordici persone sono finite in carcere mentre una è stata posta agli arresti domiciliari nell'ambito di un'operazione dei carabinieri di Bologna. Le ordinanze sono state firmate dal gip in seguito alle indagini dei militari, nell'operazione denominata «Caduceo», dal nome del bastone alato del dio greco Hermes, che rappresenta l'ordine dei farmacisti. Da gennaio a dicembre 2014 sono stati tredici i furti con scasso nelle farmacie ospedaliere. Tra questi c'è anche l'ospedale di Sant'Omero, dove sono stati portati via, il 14 maggio di due anni fa, farmaci per 90mila euro. In tutti i furti, i farmaci portati via sono stati selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche. Il primo ad essere colpito, secondo le indagini dei carabinieri, fu l'ospedale di Bentivoglio, nel bolognese. Poi i ladri si diressero verso Monselice a Padova e lo stesso giorno entrarono nella farmacia di un altro ospedale della provincia, a Piove di Sacco: in tutto, portarono via beni per 410mila euro. E' del 10 febbraio di due anni fa il furto di farmaci antitumorali e per la cura della sclerosi multipla per 250.000 euro ad Asti; 100mila euro, invece, il valore del bottino portato via dall'ospedale di Cento a Ferrara, il 4 marzo; il giorno dopo toccò all'ospedale di Ancona (215mila euro); il 6 marzo a Lagosanto, ancora a Ferrara, con bottino di 90mila euro. Il 10 marzo poi a Rimini e Riccione, 35 e 37mila euro. A Pavia, il 13 e il 20 marzo, furono visitati l'ospedale Mondino (185mila euro) e il Policlinico (135mila euro). Il 4 aprile ad Alba furono forzate le porte metalliche di accesso e furono asportati farmaci per 150mila euro. In provincia di Cuneo poi colpo finale da 90mila euro. La banda tentò il colpo anche alla Asl di Bologna ma vennero fermati in cinque. A. Cant. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 8 19/10/2016 Pag. 12 diffusione:106165 tiratura:153812 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da 18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia, più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti , che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de' Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 9 19/10/2016 Pag. 3 Ed. Ferrara diffusione:106165 tiratura:153812 IL PRIMO tassello del mosaico ha una data: marzo 2014. Dalla farmacia ospedaliera del Santissima Annunziata di Cento spariscono farmaci antitumorali per decine di migliaia di euro. Il secondo tassello idem: 7 marzo del medesimo anno. Qui siamo a Lagosanto e il furto del prezioso medicinale causa un danno di oltre 40mila euro. C'è un dettaglio, però. Il dettaglio è catturato in un fotogramma del sistema di videosorveglianza. Quel dettaglio, quell'unico fotogramma, permette ai carabinieri di visualizzare tre volti e soprattutto una targa. I DUE FURTI non solo risultano collegati ma fanno parte di un giro più grosso. Nello stesso anno sono stati infatti 13 i furti con scasso nelle farmacie ospedaliere, più altri di diversa natura, contestati nell'indagine dei carabinieri 'Caduceò, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'ordine dei farmacisti. All'alba di ieri sono state eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare, 14 in carcere e una ai domiciliari. Un bottino, totale, di oltre 2,1 milioni di euro. Arrotondati per difetto spiega l'Arma. Il tesoro a cui puntavano erano i costosi antitumorali, ma non disdegnavano altri medicinali. Nel traffico di farmaci scoperto dai Carabinieri di Ferrara tutto poteva essere rubato, ripulito e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato e per i pazienti. Scassinatori professionisti si dedicavano agli ospedali, altri trasportavano e stoccavano la merce rubata, altri gestivano la ricettazione della refurtiva all'estero, dove venivano create società ad hoc per poterla riciclare, altri ancora curavano il fronte interno, dove medicine venivano proposte e piazzate a farmacisti compiacenti. Nel 2014, il periodo oggetto d'indagine, sono stati 13 i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture diverse per un bottino valutato per difetto in 2,1 milioni. L'organizzazione, con base in Campania e attiva soprattutto al Nord, ha ricevuto un colpo dall'operazione 'Caduceò: all'alba i militari hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere del Gip di Bologna, una ai domiciliari più un obbligo di firma; due persone sono ancora ricercate e altre sono indagate. Otto le farmacie perquisite con la collaborazione del Nas a Brescia, Bergamo, Genova; diversi i sequestri nel corso dell'indagine alla quale ha preso parte il procuratore di Bologna Giuseppe Amato (in foto). IL PIEMME della Dda Enrico Cieri contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione camorristica, per l'emergere dei legami con il clan Licciardo: sembra che il gruppo pagasse somme di denaro per poter proseguire la propria attività. L'associazione funzionava come una filiera e girava attorno ad un arrestato del Napoletano, ritenuto trait d'union tra la batteria che si occupava dei furti, con corrieri e ricognitori, e i ricettatori dei farmaci. re. fe Nel traffico di farmaci scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Ferrara tutto poteva essere rubato, ripulito e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato e per i pazienti. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rubavano le medicine dei malati Blitz dei carabinieri, 16 arresti 19/10/2016 Pag. 2 Ed. Rimini diffusione:106165 tiratura:153812 Medici e farmacisti contro Vaxxed: «La Multisala annulli la proiezione» MEDICI e farmacisti contro la proiezione a Rimini del film Vaxxed, prevista il 23 e 24 ottobre. La contestazione aperta ieri dal vicesindaco Gloria Lisi contro la proiezione del film alla Multiplex nel centro commerciale Le Befane, vede schierarsi anche l'Ordine dei medici della provincia riminese e l'Ordine dei farmacisti. Vaxxed è un film di Andrew Wakefield, medico radiato alcuni anni dopo avere scoperto che erano stati falsati in 12 occasioni i dati che asserivano una correlazione tra il vaccino trivalente, morbillo, rosolia e parotite, e l'autismo. «Comprendo che non è semplice chiedere un comportamento etico a chi fa attività commerciale - premette il presidente dei medici, Maurizio Grossi -, ma permettere una simile proiezione consente a chi sostiene tesi senza alcun fondamento scientifico di avere un pulpito da cui parlare. Soprattutto qui a Rimini dove il territorio, per la presenza di associazioni anti vaccinali, vede una percentuale bassa di vaccinazioni rispetto alla media nazionale». Grossi contesta anche un eventuale contraddittorio, con il regista Andrew Wakefield contrapposto a un medico pro-vaccini. «Per un contraddittorio dovrebbe esserci una base scientifica, che nel caso delle tesi del medico radiato Wakefield, non c'è nulla del genere. E' un film tra la fantasia e la ciarlataneria. Come Ordine abbiamo sostenuto la federazione nazionale arrivando a prospettare anche la radiazione per quei medici che propongono terapie alternative». A schierarsi contro la proiezione ci sono anche i farmacisti. «Abbiamo contattato la direzione del Cinema, pregandoli di volere annullare la proiezione e contiamo di essere ascoltati - dice Giulio Mignani presidente dell'Ordine -. Proiettare il film sarebbe un errore imperdonabile: significherebbe amplificare falsità senza fondamento scientifico contribuendo ad aggravare un serio problema sanitario. Abbiamo registrato la disponibilità del Cinema ad ospitare un contraddittorio, ma non siamo d'accordo, nonostante abbiamo apprezzato la buona fede del gesto. Porre le tesi antivacciniste a confronto con quelle della medicina vuol dire legittimarle, ripetiamo: non ci sono opinioni sul tema. I vaccini non causano l'autismo, non causano l'epilessia, non contengono conservanti o adiuvanti tossici. Sono farmaci e possono avere rari (anzi rarissimi) effetti collaterali, ma nulla che abbia a che fare per gravità e natura con le teorie antiscientifiche di Wakefield (parliamo, per intenderci, di reazioni allergiche, non di autismo)». Andrea Oliva IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCONTRO SUI VACCINI 19/10/2016 Pag. 2 Ed. Rimini diffusione:106165 tiratura:153812 RUBAVANO farmaci anti-cancro nelle farmacie degli ospedali di mezza Italia, per poi rivenderli all'estero. Sapendo benissimo che quei medicinali trasportati in auto o su mezzi di fortuna, sarebbero diventati del tutto inefficaci, perchè mal conservati. Un'organizzazione smantellata dai carabinieri di Ferrara che, si scopre ora, aveva colpito due volte anche nel Riminese. Nessuno aveva infatti mai saputo che la notte del 10 marzo del 2014, c'erano state due effrazioni, una nella farmacia dell'ospedale Infermi, l'altra in quella del Ceccarini di Riccione. Nella prima i ladri si erano portati via 35mila euro di farmaci, nella seconda 37mila, e in entrambi i casi si trattava di antitumorali. Sedici le persone che sono finite in manette, quasi tutti campani, mentre gli investigatori sono riusciti a recuperare farmaci per quasi tre milioni di euro. ERA STATO da due furti avvenuti nel ferrarese che erano partite le indagini che hanno portato i carabinieri molto più lontano di quanto potessero immaginare. 'Operazione Caduceo', così gli investigatori hanno battezzato l'inchiesta, dal bastone alato del dio greco Ermes che rappresenta appunto l'Ordine dei farmacisti. I furti messi a segno dalla banda sono stati a decine, fino a 250mila euro di farmaci in un solo colpo. Da Bologna a Rimini, da Cuneo a Teramo, fino Pavia. L'organizzazione colpiva con regolarità, e arrivava a smurare le casseforte delle stesse Ausl. Gran parte dei farmaci erano di H, gli anti-cancro, appunto, che vengono forniti solo dalle farmacie degli ospedali. Ma si portavano via anche quelli per malattie croniche, il cui costo è a carico dello Stato. L'organizzazione criminale era molto ben strutturata. C'era una 'batteria' di otto persone che si occupava dei furti (a cui si aggiungevano soggetti che partecipavano saltuariamente), poi c'era il supporto logistico, un personaggio che trovava e sceglieva gli obiettivi, quasi tutti nel Nord Italia, con sopralluoghi e ricognizioni. Quindi c'era il corriere sull'asse Napoli-Genova che fungeva anche da fornitore delle strutture di stoccaggio. Il 'manager' della struttura, trait d'union tra i ladri specializzati e professionisti del settore farmaceutico, era invece secondo gli investigatori Eduardo Lambiase. Il quale, dopo avere scelto la tipologia dei farmaci da rubare e dopo avere creato società all'estero, curava i rapporti con Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di licenza di esportazione, i quali acquistavano sulla carta dalle società di Lambiase, in particolare dall'Est, i medicinali per poi inviarli nel Nord Europa. I farmaci rubati erano così ripuliti e pronti per essere messi sul mercato. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rubavano farmaci anti-cancro per rivenderli all'estero 19/10/2016 Pag. 6 Ed. Ancona diffusione:106165 tiratura:153812 I farmaci antitumorali vennero rubati anche all'Asur COSTOSI farmaci antitumorali rubati nelle farmacie di ospedali e aziende sanitarie, i carabinieri hanno smantellato la banda ritenuta responsabile di almeno una dozzina di colpi nel 2014. Tra questi, uno dei più fruttuosi per i malviventi, l'episodio avvenuto la notte del 5 marzo 2014 ai danni della farmacia/deposito dell'Asur all'ex Crass di Ancona. Ricco il bottino al tempo, farmaci speciali per un valore complessivo di 215mila euro. Nel complesso, la banda dei farmaci nel corso delle razzie messe a segno nel 2014, si era impossessata di merce per oltre 2,7 milioni di euro. Per due anni tutto era andato liscio per i componenti del sodalizio criminoso, poi il blitz conclusivo degli inquirenti. Brillante l'operazione messa a segno dai carabinieri in ambito nazionale, operazione Caduceo, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'ordine dei farmacisti. Ben 18 le misure cautelari emesse dal Gip di Bologna, di cui 16 in carcere (14 eseguite, ma due persone restano latitanti), una ai domiciliari e un obbligo di firma. Sono state poi effettuate otto perquisizioni in sette farmacie e un magazzino adibito a deposito dei farmaci rubati. I colpi, oltre a quello di Ancona, hanno riguardato altre città, tra cui Ferrara, Pavia, Cuneo, Teramo, padova e altre. In realtà sempre nel capoluogo dorico, nel dicembre del 2013, un altro colpo era stato messo a segno sempre ai danni dell'Asur nella sede anconetana e allora il bottino era stato di oltre il doppio. Quasi certamente, per l'episodio del 5 marzo si era trattato di un furto su commissione. Sull'episodio illustrato ieri a Bologna durante una conferenza stampa dei carabinieri, avevano indagato i nostri militari del Nas, il Nucleo Antisofisticazione. Dalle indagini era emerso che i ladri avevano forzato il portone d'ingresso e poi, una volta all'interno, avevano prelevato i farmaci, tutti antitumorali, dai frigoriferi. La quantificazione del materiale asportato e del suo valore era andata avanti per settimane, vista la complessità del furto. Ad occuparsene era stata la Direzione dell'Area Vasta 2che aveva disposto un'indagine interna. Poichè si trattava di medicinali dispensati dal Servizio sanitario nazionale e non venduti in farmacia, era subito sembrato evidente che lo scopo del furto fosse quello della rivendita degli antitumorali sul mercato estero. ALTRO SERVIZIO IN NAZIONALE IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato OPERAZIONE CADUCEO SONO 18 LE ORDINANZE DI CUSTODIA DELLA DDA DI BOLOGNA 19/10/2016 Pag. 12 diffusione:40468 tiratura:69236 Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da 18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia, più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti , che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de' Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali 19/10/2016 Pag. 12 diffusione:82833 tiratura:124987 Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da 18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia, più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti , che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de' Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali 19/10/2016 Pag. 13 Ed. Viareggio diffusione:82833 tiratura:124987 La farmacia va sull'Aurelia Manca solo il «sì» del Comune IL 'SI' della giunta sarà fondamentale in ottica trasferimento della farmacia comunale di Porta a Lucca (nella foto). Un iter che si prospetta chilometrico, ma ci voleva pur sempre un primo passo. Come quello compiuto ieri mattina dal Cda dell'azienda, che ha deliberato la richiesta al Comune di poter fare l'apposito bando per reperire il fondo. E confermando quanto abbiamo pubblicato nei mesi scorsi: tra i principali requisiti che dovrà avere il fondo è indicata infatti la zona di via Aurelia sud, cioè dalle parti del Conad. Il Comune, è bene chiarirlo, non ha ancora un orientamento ben preciso e preferisce concentrarsi, per ora, sulla visione di atti, documenti e conti. QUELLO del trasferimento non è comunque una novità in quanto è un «pallino» del presidente Gianluca Duranti fin dal suo insediamento alla luce del «rosso» che ha caratterizzato i bilanci degli ultimi 5-6 anni. Ma i conti nel frattempo sono migliorati, cosa che ha portato il consiglio comunale, mesi fa, a pronunciarsi per il «no» all'assorbimento della farmacia nella Pietrasanta Sviluppo. Adesso tocca invece alla tappa più difficile, anche sul piano burocratico. Se il Comune dovesse dire «sì», il Cda emetterà il bando e valuterà le risposte avvalendosi probabilmente anche di uno studio di settore specializzato. Poi il faldone passerà a giunta e consiglio comunale, di nuovo al Cda e infine ad Asl e Ordine dei farmacisti. «Faremo le nostre verifiche quando avremo la delibera del Cda - dice l'assessore alle finanze Cinzia Crivelli - e procederemo con tutti gli accertamenti necessari imposti dalla legge». d.m. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato PARTECIPATE DELIBERA DEL CDA DELL'AZIENDA 19/10/2016 Pag. 16 Ed. La Spezia diffusione:46688 tiratura:68085 Rinnovate le commissioni di vigilanza sulle farmacie convenzionate con l'Asl Sono variate le due Commissioni di vigilanza delle farmacie della provincia spezzina convenzionate con l'azienda sanitaria pubblica locale. Della Commissione "1" fanno parte: Alessandro Sarteschi direttore della Struttura farmaceutica di Asl 5; Simona Domenichini, farmacista dirigente di Asl 5; Pier Angelo Usberto, farmacista titolare, Claudio Ruoppolo e Andrea Lopez, farmacisti designati dall'Ordine; Gessica Gianardi e Giovanni Destri, collaboratori amministrativi di Asl 5. La Commissione di vigilanza "2" è composta da: Mirka Moruzzo, dirigente della Struttura farmaceutica dell'ospedale indicata da Asl 5; Monica Bricchi, dirigente farmacista; Francesca Sanguineti, Sara Accorsi e Gino Porqueddu designati dall'Ordine dei farmacisti della provincia. Svolgono le funzioni di segreteria gli stessi collaboratori amministrativi di Asl 5, che fanno parte della Commissione "1". La Commissione di vigilanza ha funzioni ispettive, preventive, ordinarie e straordinarie. L'Attività può essere svolta insieme agli addetti dell'igiene e sanità pubblica per interventi di vigilanza sulle farmacie in materia igienico sanitaria. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONTROLLI 19/10/2016 Pag. 29 Ed. Caserta diffusione:46987 tiratura:77355 Farmaci rubati, il «broker» era casertano Medicine anti-tumorali spedite prima all'esterno e poi riportate in Italia con prezzi maggiorati Marilù Musto Era il broker con la valigetta da medico, l'intermediario tra le case farmaceutiche e le farmacie del nord Italia che vendevano medicinali antitumorali di fascia A e C - da corredo ai farmaci di fascia H per chemioterapia, ad esempio - presenti solo negli ospedali e non smerciabili. Ernesto Pensilino, ex informatore scientifico di Caserta, per la Procura di Bologna era al centro del «mercato nero» dei medicinali terapici rubati e riveduti a prezzi ridotti, sottobanco, nelle farmacie. Ma per arrivare a Genova o a Bergamo, i flaconi con i prodotti rubati al Sud risalivano lo stivale e sforavano i confini. All'estero, dove la loro vendita è legale anche al banco, venivano inseriti in aziende-fantasma per poi tornare in Italia ed essere reimesse nel circuito commerciale. Un'organizzazione perfetta con la testa al Nord e gli arti al Sud. L'accusa che viene mossa dai magistrati di Bologna, nell'operazione dei carabinieri e del Nas di Ferrara chiamata «Caduceo», a Pensilino, è quella di aver condotto un'opera di intermediazione tra la «testa» e gli «arti». Partendo dal nome del bastone alato della divinità greca Hermes, caduceo appunto, simbolo dell'Ordine dei Farmacisti, la Procura bolognese è riuscita a rintracciare la pista senza confini che lega il settentrione al meridione, attraverso il traffico di medicinali di fascia H, fino a quelli A e C. Questi ultimi, utilizzati per la terapia del dolore, ad esempio. Il nome di Pensilino è saltato fuori a metà strada, precisamente a Caserta. Per la procura di Bologna, metteva in contatto i rappresentanti delle case farmaceutiche con le farmacie di Genova e di Bergamo. E non è un caso se sette farmacie ieri sono state perquisite dai carabinieri del comando Provinciale di Ferrara. In manette, però, oltre a Pensilino, difeso dal legale Vittorio Giaquinto, sono finite altre 14 persone (due sono ancora ricercate) molte di origine campana che, a vario titolo, facevano parte dell'organizzazione criminale. E così, si spiega il mistero dei furti di medicine per la cura del cancro nell'ospedale di Caserta, di Marcianise e di Maddaloni. Ma anche al Cardarelli, al Monaldi e al Cotugno. Non si comprende se quei furti siano da legare all'inchiesta, ma tutto è possibile: sono in corso ulteriori accertamenti. Il bottino dei ladri erano farmaci costosissimi che molti malati non possono permettersi. I farmaci di categoria H sono totalmente a carico del Sistema SaniI precedenti Nei mesi scorsi furti anche all'ospedale di Caserta e in alcuni distretti Asl sul territorio tario Nazionale, quindi utilizzabili solo dagli ospedali, che li somministrano gratuitamente ai malati di patologie tumorali (ad esempio) laddove, negli altri Paesi europei, possono essere venduti anche dalle farmacie vigendo un regime di libero commercio. Non esistendo quindi mercato in Italia, il gruppo criminale aveva creato aziende con sede nell'Europa dell'Est. Nell'ordinanza spunta anche il nome del farmacista salernitano Eduardo Lambiase, già fermato un anno fa. Il personaggio Ernesto Pensilino L'ex informatore scientifico di Caserta era già finito in una indagine della guardia di finanza di Fiumicino, Roma, un anno fa per traffico di farmaci sospetti, ora dovrà difendersi di nuovo. La perquisizione Trovati medicinali trafugati I carabinieri di Ferrara, coordinati dalla Procura di Bologna ha eseguito sette perquisizioni in farmacie di Genova e Bergamo al fine di rintracciare i medicinali di fascia H, A e C. Foto: La rete Traffico di principi attivi ramificato in tutt'Italia Perquisizioni e sequestri Foto: "L'operazione La Procura di Bologna ha denominato l'inchiesta «Caduceo» dal nome del simbolo greco dell'Ordine dei Farmacisti IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La sanità, l'inchiesta 19/10/2016 Pag. 46 Ed. Ascoli diffusione:16963 tiratura:23290 I COLPISANT'OMERO Avevamo messo a segno una serie di colpi ai danni di farmacie ospedaliere. Tra queste c'era anche quella del Val Vibrata di Sant'Omero nel quale vennero asportati medicinali per 90mila euro. Da gennaio a dicembre 2014 la banda aveva messo a segno tredici i furti con scasso. Tutti scoperti grazie all'indagine dei carabinieri denominata Caduceo, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes. Simbolo dell'ordine dei farmacisti. All'alba sono state eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare, quattordici in carcere e una ai domiciliari. Tutto iniziò il 30 gennaio 2014 quando ad essere colpito fu l'ospedale di Bentivoglio, nel Bolognese con effrazione delle finestre: i farmaci furono selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche. Il tutto per un valore di 180mila euro. Il 9 febbraio i ladri sottrassero medicinali dalla Ulss di Monselice (Padova), passando per i locali dell'assistenza territoriale e da una porta antincendio. Non paghi, nello stesso giorno entrarono nella farmacia di un altro ospedale della provincia, a Piove di Sacco: in tutto rubarono 410mila euro. Il giorno seguente si registrò il furto di farmaci antitumorali e per la cura della sclerosi multipla per 250mila euro ad Asti. 100mila euro, invece, il valore del bottino all'ospedale di Cento (Ferrara) il 4 marzo. Il giorno seguente toccò all'ospedale di Ancona (215mila euro). Il 6 marzo a Lagosanto (Ferrara, 90mila euro) ed il 10 a Rimini e Riccione, 35 e 37mila euro. A Pavia, il 13 e il 20 marzo, furono visitati l'ospedale Mondino (185mila euro) e il Policlinico (135mila euro). Il 4 aprile ad Alba (Cuneo) vennero forzate le porte metalliche di accesso e furono asportati farmaci per 150mila euro. Stesso copione il 14 maggio a Sant'Omero (Teramo) con un bottino di 90mila euro, il medesimo valore della merce trafugata a Mondovì (Cuneo) il 21 dello stesso mese. E' del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Asl di Bologna: 5 furono arrestati in flagranza, il contenuto fu recuperato. glo. ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presa la banda delle farmacie ospedaliere 19/10/2016 Pag. 8 diffusione:5441 tiratura:7203 Presa la gang dei farmaci anti tumore di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali. Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17 forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero (Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata, oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali, anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia cautelare 19/10/2016 Pag. 39 Ed. Rimini tiratura:15000 GABICCE. Cuore e prevenzione, se ne parla a Gabicce. Il circolo Auser di Gabicce mare invita i cittadini all' incontro ad ingresso libero " Il Cuore, questo sconosciuto. Prevenzione e cura" che si terrà venerdì pomeriggio alle 16, al centro civico Creobicce (via XXV Aprile). Interverranno il dottor Massimo Fresina medico specialista in cardiologia, il dottor Romeo Salvi, presidente dell' Ordine dei Farmacisti della provincia di Pesaro e Urbino. Coordina il dottor Marco Gili. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Circolo Auser Si parla di cuore e prevenzione 19/10/2016 Pag. 5 Ed. Rimini tiratura:15000 I Farmacisti : fermate il film " farsa " Giometti: potremmo annullare tutto «La mia non è una scelta ideologica ma una scelta strettamente commerciale» Io stacco solo biglietti «Non posso criticare nessuno ma non voglio neppure essere criticato. Forse questa polemica non ha fatto altro che alzare l' attenzione sul problema» RIMINI. «La mia non è una scelta ideologica anche perchè io i miei due figli li ho vaccinati, ma è solo una scelta commerciale». Si difende così dalla pioggia di critiche che gli sono piovute addosso, Massimiliano Giometti proprietario della sala multiplex Le Befane dove il 23 e 24 ottobre dovrebbe essere proiettato Vaxxed, il film dove il medico britannico radiato dalla professione Andrew Wakefield sostiene la tesi, già ampiamente smentita, di una correlazione tra il vaccino trivalente e malattie come l' autismo. Il condizionale è d' obbligo perchè come rileva lo stesso Giometti «questo appuntamento ha una sua valenza davanti al contraddittorio con l'a ut or e. Ma nessuno sembra voler partecipare a questo confronto». Quindi? «Una proiezione senza dibattito non ha senso, ma una risposta definitiva la darò quasi certamente domani ( oggi n dr) dopo essermi consultato con mio padre ed i miei fratelli». Giometti tiene a precisare di non voler entrare nel «merito della questione scientifica perchè non ne sono in grado, io faccio biglietti al cinema» e di essere rimasto La locandina del film giudicato una " farsa" dalla comunità scientifica internazionale spiazzato dalle critiche «non pensavo ci fosse un accanimento così nei nostri confronti». Con Vaxxed «abbiamo fatto quello che facciamo con tanti altri film, è una proposta che ci ha fatto un distribuzione indipendente con cui lavoriamo da sempre molto bene, che solitamente prendiamo in considerazione quando c'è la possibilità di aver in sala il regista o gli attori». Scelte che in passate hanno fatto parlare di pedofilia «ma questo non vuole dire che noi siamo dalla parte dei pedofili. Questa volta però l' eco è più forte perchè l' argomento è più scottante. E forse questa polemica non ha fatto altro che alzare l' attenzione sul problema». Giometti ribadisce quindi che vuole rispetto: «Non posso criticare nessuno ma non voglio neppure essere criticato per una scelta prettamente commerciale». Dopo il vice sindaco Gloria Lisi una stroncatura all' iniziativa ieri è venuta dall' Ordine dei farmacisti di Rimini che sottoliena come «proiettare il film sarebbe un errore imperdonabile: significherebbe amplificare falsità senza fondamento scientifico contribuendo ad aggravare un serio problema sanitario. La provincia di Rimini è una delle province italiane dove si registra il maggiore numero di inadempienti alle vaccinazioni obbligatorie. I vaccini funzionano se si raggiunge la cosiddetta " immunità di gregge", cioè se si mantengono livelli alti (il traguardo è il 95%) di vaccinati. Scendere al di sotto del limite di guardia vuol dire rischiare epidemie di patologie gravi come la difterite, il morbillo che causa gravi encefaliti, la pertosse, che ha di recente ucciso diversi bambini». e.ch RIP RODUZIONE RISE RVATA Foto: Massimiliano Giometti, titolare del Multiplex Le Befane IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Non si stempera la polemica per la scelta della proprietà della multisala delle Befane di proiettare Vaxxed del medico radiato Andrew Wakefield 19/10/2016 Pag. 10 diffusione:20747 tiratura:28693 Presa la gang dei farmaci anti tumore di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali. Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17 forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero (Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata, oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali, anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia cautelare 19/10/2016 Pag. 11 diffusione:13207 tiratura:19124 Presa la gang dei farmaci anti tumore di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali. Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17 forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero (Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata, oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali, anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia cautelare 19/10/2016 Pag. 11 diffusione:12687 tiratura:18101 Presa la gang dei farmaci anti tumore di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali. Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17 forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero (Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata, oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali, anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese. ©RIPRODUZIONE RISERVATA IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia cautelare 19/10/2016 Pag. 11 Ed. Forli - Cesena diffusione:12900 LA DECISIONE AI GIOMETTI "E' stata una scelta commerciale, non ideologica. Abbiamo tentato anche un contraddittorio, ma nessuno accetta" I Farmacisti : "Proiettarlo significherebbe ampliare falsità Confidiamo che l'etica prevalga sul mercato" l contestato docu-film "Vaccinati: dall'occultamento alla catastrofe" con tanto di partecipazione del regista Andrew Wakefiel, radiato dall'ordine dei medici della Gran Bretagna proprio per le sue tesi sui possibili legame tra vaccino MPR (morbillo, parotite e rosolia) e autismo - potrebbe essere cancellato anche dalla programmazione delle Befane . I Giometti, gestori del Multiplex, prenderanno una decisione sul fa darsi oggi. "Siamo una famiglia, ne parleremo tutti insieme, con mio padre e i miei fratelli anticipa Massimiliano Giometti - La nostra è un'impresa privata e la scelta di inserire questo film tra i nostri titoli è stata prettamente commerciale . Ovviamente non ha niente a che vedere con posizioni ideologiche. Né è nostra intenzione fare opinione. Io tra l'altro ho due figli entrambi vaccinati...". Di fronte all'esplosione delle proteste, dalle contestazioni del vice sindaco Gloria Lisi alla richiesta di cancellare l'appuntamento formalizzata dall'Ordine dei Farmacisti della Provincia di Rimini, i Giometti hanno anche tentato di organizzare un contraddittorio in occasione della proiezione (che al momento resta fissata per domenica e lunedì alle 21). "Ma hanno rifiutato tutti. La stessa Lisi, i farmacisti... Abbiamo provato a contattare anche il virologo Roberto Burioni, docente all'università Vita-Salute del San Raffaele. Niente da fare. Nessuno che abbia accettato. Per cui a questo punto vedremo il da farsi...", chiosa Giometti. "Proiettare il fim sarebbe un errore imperdonabile : significherebbe amplificare falsità senza fondamento scientifico contribuendo ad aggravare un serio problema sanitario - insorge Giulio Mignani, presidente dell'Ordine dei Farmacisti sollecitando il ritiro - La provincia di Rimini è una delle province italiane dove si registra il maggiore numero di inadempienti alle vaccinazioni obbligatorie. I vaccini funzionano se si raggiunge la cosiddetta 'immunità di gregge', cioè se si mantengono livelli alti (il traguardo è il 95%) di vaccinati. Scendere al di sotto del limite di guardia vuol dire rischiare epidemie di patologie gravi come la difterite, il morbillo che causa gravi encefaliti, la pertosse, che ha di recente ucciso diversi bambini e diverse altre. Chi rifiuta le vaccinazioni non opera, come crede, un'obiezione di coscienza, dal momento che non si oppone per questioni etiche ma lo fa nella falsa convinzione che i vaccini siano pericolosi; e questo è smentito dall'evidenza scientifica. Non si tratta di opinioni, ma di fatti. Chi rifiuta i vaccini opera un'obiezione di scienza, non di coscienza". Quanto all'ipotesi di un contraddittorio, pur apprezzando il gesto, l'Ordine si chiama fuori: "Porre le tesi antivacciniste a confronto con quelle della medicina vuol dire legittimarle. Ripetiamo: non ci sono opinioni sul tema. I vaccini non causano l'autismo, non causano l'epilessia, non contengono conservanti o adiuvanti tossici. Sono farmaci e possono avere rari (anzi rarissimi) effetti collaterali, ma nulla che abbia a che fare per gravità e natura con le teorie antiscientifiche di Wakefield (parliamo, per intenderci, di reazioni allergiche, non di autismo). Anzi i vaccini sono tra i farmaci più sicuri che si conoscano: gli effetti avversi sono rarissimi e sono decine di milioni le vite che hanno salvato. Comprendiamo che il Multiplex sia un'azienda privata che debba seguire le regole dell'imprenditoria e del mercato, ma confidiamo che di fronte alla salute pubblica l'etica abbia la priorità . Dimenticarsi della scienza e del progresso è pericoloso: si ingigantisce un problema sanitario, con i suoi costi, ricoveri e, purtroppo, morti". IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il contestato film anti-vaccini è in dubbio 19/10/2016 Pag. 13 Ed. Forli - Cesena diffusione:12900 Venerdì Con gli esperti si parla di cuore Il Circolo Auser di Gabicce Mare invita all'incontro ad ingresso libero "Il Cuore, questo sconosciuto. Prevenzione e Cura" che si terrà venerdì 21 ottobre, alle ore 16, presso il Centro Civico Creobicce (via XXV Aprile). Ad intervenire daranno il Dottor Massimo Fresina Medico Specialista in cardiologia; Dottor Romeo Salvi, Presidente dell'ordine dei Farmacisti della provincia di Pesaro e Urbino. Coordinatore: Dottor Marco Gili. IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GABICCE 19/10/2016 Pag. 3 Metropolis Antitumorali rubati Sgominata la banda Mani della camorra ALESSANDRA STAIANO Costosissimi farmaci anti-tumorali rubati agli ospedali del Centro-Nord e rivenduti all'estero, dopo che le carte sulla loro provenienza erano state "ripulite". In carcere finiscono 13 persone tutte campane (9 napoletani, 2 di Pompei, 1 di Caserta e 1 di Cava de' Tirreni), una va ai domiciliari e un'altra all'obbligo di firma. Affare milionario su cui avrebbe messo le mani la camorra di Secondigliano. Diecimila euro al mese e cinquantamila una tantum da versare al clan napoletano, emerge da alcune intercettazioni captate nel corso dell'inchiesta "Caduceo" (nome del bastone alato del dio Ermes, emblema della medicina e simbolo dell'Ordine dei Farmacisti) coordinata dalla Dda di Bologna e condotta dai carabinieri di Ferrara e dai Nas del capoluogo emiliano, culminata ieri mattina in un blitz che ha stroncato il business milionario. La Procura calcola un danno per le casse dello Stato di oltre due milioni di euro. Ma il danno più grande era sicuramente quello fatto ai danni dei malati. Lo ha sottolineato il procuratore Giuseppe Amato di Bologna che, nella conferenza stampa, ha spiegato come ogni colpo «faceva sì che malati di tumore non potessero essere sottoposti alle cure». Senza contare il fatto che i medicinali reimmessi sul mercato, senza essere stati adeguatamente conservati, diventavano inefficaci. Pesantissima l'accusa: associazione a delinquere con l'aggravante di avere agito per agevolare un clan di camorra. I Licciardi di Secondigliano, appunto. Ma al momento l'uomo che avrebbe fatto da collegamento tra la banda dei furti negli ospedali e la camorra non è stato arrestato: sfuggito alle manette, ora è ricercato. Ricercato anche uno dei ladri specializzati nei furti alle farmacie degli ospedali. L'inchiesta prende il via nel marzo 2014 quando i carabinieri di Ferrara si mettono sulle tracce di un gruppo di ladri capaci di piazzare due colpi nel giro di pochi giorni, rispettivamente alle farmacie degli ospedali di Centro e Lagosanto. Nei primi mesi di quell'anno si registra un boom di colpi di quel genere. La mano è la stessa. Ed è una mano tutta napoletana, anche se il capo è di Cava de' Tirreni: Eduardo Lambiase, farmacista già arrestato in questo genere di inchieste. Lui, la mente che coordinava i due bracci operativi del "sistema". Da un lato c'era la gang di ladri specializzati, capeggiata da Vincenzo e Pasquale Alfano- padre e fi glio anche loro già arrestati in passato per questo tipo di traffici- che mettevano insieme, di volta in volta, la "batteria" che avrebbe compiuto i furti. A ognuno il suo compito: Ciro Chiavarone, Salvatore Prospero, Marco Reina, Mario Omaggio e Franco Naddeo avrebbero compiuto materialmente i furti, mentre Giacomo La Vela avrebbe fatto le ricognizioni e fornito supporto logistico. Salvatore De Simone si sarebbe occupato del trasporto dei medicinali trafugati. Dall'altro lato, i colletti bianchi che piazzavano i farmaci in Italia e all'estero. Quando si trattava di medicinali di categoria A e C, cioè vendibili nelle normali farmacie con o senza prescrizione medica, venivano immessi nel circuito di farmacie del Nord, i cui titolari sono stati denunciati per ricettazione essendosi forniti attraverso canali illeciti. Quando, invece, si trattava dei delicati e preziosi farmaci di categoria H, tra cui i chemioterapici, che in Italia sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e possono essere presi solo nelle farmacie ospedaliere, venivano smistati all'estero. Ricostruiti 13 furti alle farmacie ospedaliere in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Per mettere a segno i colpi "in tranquillità" la gang avrebbe versato soldi al clan napoletano. L'inchiesta continua. L'INCHIESTA DEI CARABINIERI Indagini dei carabinieri di Ferrara e dei Nas di Bologna INCHIESTA CADUCEO L'inchiesta della Dda di Bologna e dei carabinieri di Ferrara è stata chiamata "Caduceo", dal bastone di Ermes simbolo dell'Ordine dei Farmacisti. Pasquale ALFANO Vincenzo ALFANO Antonio CAPRINI Settimio CAPRINI Ciro CHIAVARONE Salvatore DE SIMONE IL SISTEMA Collegamento con criminalità organizzata RICERCATO Leader dell'organizzazione dei furti ALFANO Pasquale ALFANO Vincenzo Persone reclutate per la commissione dei furti CHIAVARONE Ciro IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Furti in 13 farmacie del Nord per oltre 2 milioni: 14 arresti, 2 ricercati Ladri napoletani. Il Procuratore: «Così i malati non potevano curarsi» 19/10/2016 Pag. 3 Metropolis IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato REINA Marco OMAGGIO Mario LAMBIASE Eduardo PROSPERO Salvatore Ricognizione e supporto logistico RICERCATO NADDEO Franco Addetti alla reimmissione dei farmaci di categoria H nel mercato estero Addetto alla reimmissione dei farmaci di categoria A e C CAPRINI Settimio CAPRINI Antonio PENSILINO Ernesto LA VELA Giacomo Corriere DE SIMONE Salvatore SANITÀ NAZIONALE 18 articoli 19/10/2016 Pag. 11 diffusione:103971 tiratura:161285 Le multinazionali puntano sull'Italia Cristina Casadei u pagina 12 pSe del fatturato di 43 miliardi di dollari delle aziende che producono materie prime farmaceutiche, il 10% viene realizzato in Italia e il settore cresce, un motivo ci sarà. La qualità, risponde il presidente di Aschimfarma, Gian Mario Baccalini. Allo stesso modo la pensa il professor Luca Pani, direttore generale dell'Aifa, così come il vicepresidente di Farmindustria Francesco De Santis. E fin qui si potrebbe dire che si tratta di opinioni autorevoli ma "di parte". Sea dirlo, però,è un manager di una big pharma come Regan Shea, senior vice president chemical and biological operations della multinazionale americana Gilead, allora l'opinione diventa "di mercato". Al forum organizzato ieri da Aschimfarma a Milano, Shea ha spiegato che «la qualità, l'expertise tecnica,i costie la gestione delle imprese sono le ragioni per cui oggi molte delle aziende da cui acquistiamo materie prime farmaceutiche sono basate in Italia», lasciando intendere che gli approv- vigionamenti dall'Asia si stanno ridimensionando. Dallo studio realizzato da Giampaolo Vitali, economista d'impresa e docente dell'Università di Torino, si vede che la quota di export italiano è molto elevata, pari all'85%. Dal 2008 ad oggi c'è stata una verae propria impennatae questoè dovu- to non tanto al fatto che c'è stata una ricerca forte di nuovi mercati, ma al fatto che «le big pharma vengonoa cercare le imprese italiane», dice Vitali. Il personale dedicato alla Ricercae Sviluppoè più che doppio rispetto alla media manifatturierae il costo del lavoro pro-capite supera del 50% la media manifatturiera, «a dimostrazione della migliore qualificazione e professionalità del personale, ma anche della capacità di offrire anche in futuro opportunità di lavoro alle giovani generazioni», aggiunge Vitali. Non solo. Con riferimento all'Italia Baccalini spiega che le big pharma sono tornatea preferirci perché «ciò che importa nonè soltanto il prezzo del principio. Oggi più che mai conta il profilo di purezza, il timing, il package, l'innovazione. Le aziende italiane sono molto apprezzate perché possono dire questo principio te lo doe ti dico come lo ho fatto, te lo fornisco con questo grado di purezzae in questo package». Per arrivare a questo risultato c'è stato un grande lavoro su molti fronti e una parte del merito viene riconosciuta anche all'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco cheè competente per l'attività regolatoria in Italia. «Anche le nostre istituzioni hanno vinto la scommessa della competitività osserva Baccalini- privilegiando la qualità come elemento strategico per la tutela della salutee la crescita industriale del settore chimico farmaceutico. L'assunzione di questa strategia da parte dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa ha favorito il mantenimento e il miglioramento degli standard qualitativi dei produttori italiani di principi attivi far- maceutici nei confronti della competizione mondiale». Il risultato di questa politicaè che «dopo la fase di passaggio verso il mercato asiatico, le big pharma tornanoa rivolgersi ai produttori italiani perché questi possono garantire maggiore qualitàe rigore dal punto di vista scientifico», dice Pani. Per quanto positivo sia il quadro emerso ieri, non si può negare che vi sia molto lavoro da fare ancora. Se le imprese hanno vinto la sfida della globalizzazionee del cambiamento tecnologico tuttavia l'eccesso di burocrazia interferisce ancora con le politiche industriali, creando lentezza negli adempimentie soprattutto incertezza, dovutaa interpretazioni non univochee poco chiare delle normative vigenti. Il settore ha bisogno di tempi rapidie certi e volgendo lo sguardo fuori dai confini, suggerisce Baccalini, «bisognerebbe mettersi d'accordo affinché le ispezioni che si fanno in Cina, per esempio, siano come quelle che si fanno in Italia». LE VALUTAZIONI Baccalini (Aschimfarma): contano i primati industriali e non più soltanto il prezzo, bene anche l'attività di regolazione svolta dall'Aifa IL SETTORE SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INDUSTRIA FARMACEUTICA 19/10/2016 Pag. 11 diffusione:103971 tiratura:161285 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 43 Il fatturato Il fatturato mondiale delle aziende che producono materie prime farmaceuticheè di 43 miliardi di euro. Il 10% viene realizzato in Italia 85% L'export Le esportazioni italiane sono pari all'85%e sono dirette verso l'Europa (36%), il Nord America (40%), il Giappone (18%)e il resto del mondo (6%) 2014 2015 2013 2012 2011 2010 2009 2008 SPESA La crescita dei principi attivi farmaceutici 100 100 100 91 163 167 INDICE PRODUZIONE Indice produzione industriale (2010 = 100) Totale industria manifatturiera Materie prime farmaceutiche 2014 2015 2016 2013 2012 2011 2010 2009 2008 60 Industria manifatturiera Industria chimica Industria farmaceutica Industria materie prime farmaceutica Fonte: Istat ADDETTI ESPORTAZIONI Indice 2008 = 100 140 120 80 60 Totale industria manifatturiera Materie prime farmaceutiche ECCELLENZA TECNOLOGICA % addetti R&S sul totale e spese R&S intrarumors (indice industria manifatturiera = 100) 2,8% 4,6% 8,0% 8,9% 19/10/2016 Pag. 43 diffusione:103971 tiratura:161285 Irap non versata, ruolo dopo l'avviso IL QUADRO Non è stata provata la non eccedenza dei beni rispetto a quelli necessari per lo svolgimento della professione di medico Vincenzo D'Avanzo Claudio Della Vecchia Il medico convenzionato Asl, indipendentemente dall'impiego di un dipendente con mansioni di segreteria, è obbligato a versare l' Irap se non prova, già al momento del ricevimento dell' avviso bonario emesso dall'amministrazione a seguito di controllo della dichiarazione Irap, la mancanza di autonoma organizzazione. In assenza di questa prova, poi, l'amministrazione non è neppure tenuta ad effettuare l'istruttoria prodromica alla formazione di un avviso di accertamento e dunque può così rendere esecutivo il ruolo. Così la sentenza 4110/40/2016 della Ctr Lazio. A un medico, dopo la presentazione della dichiarazione Irap per l'anno d'imposta 2007, l'amministrazione tramite avviso bonario richiede il pagamento dell'imposta non versata. Il contribuente forniscei chiarimenti necessari per dimostrare l'insussistenza del presupposto impositivo per assenza di autonoma organizzazione, ma ciò nonostante l'amministrazione iscrive a ruolo l'imposta dovuta che gli notifica tramite concessionario della riscossione. Il contribuente si oppone in Ctp. In primo luogo, manca il presupposto Irap perché egli, ancorché medico convenzionato Asl, non utilizza beni strumentali eccedenti il minimo indispensabilee si avvale unicamente di un dipendente con funzioni di segreteria. In secondo luogo, avendo già fornito gli opportuni chiarimenti dopo il ricevimento dell'avviso bonario, l'Amministrazione non poteva iscrivere direttamentea ruolo l'imposta ai sensi dell'articolo 36-bis del Dpr 600/73, bensì doveva al suo posto formare il corrispondente avviso di accertamento. L'Amministrazione resiste. Intanto non corrisponde al vero che il medico, oltre ad impiegare un segretario, dispone di beni strumentali minimi in quanto in aggiunta a beni strumentali con valore dichiarato di oltre 46mila euro egli ha la disponibilità di tre unità immobiliari adibite in via esclusiva all'esercizio della professione e di apparecchiature per terapie fisiche, di un apparecchio radiologico tradizionale, di una lampadaa fessurae infine di due unità operative odontoiatriche. Poi, a motivo della presentazione della dichiarazione Irap,è legittimo il ruolo emessoa seguito di liquidazione automatizzata ex articolo 36-bis del Dpr 600/73, non rilevando i documenti presentati all'Amministrazione dopo il ricevimento dell'avviso bonario. Il giudice di primo grado sposa la tesi dell'amministrazione e rigetta il ricorso. Il contribuente non demorde e va in appello ma la Ctr rigetta il gravamee conferma la legittimità della pretesa. Dal controllo automatizzato della dichiarazione Irap presentata per l'anno d'imposta 2007 è emerso l'omesso versamento di quanto esposto nel quadro IQe il contribuente non ha fornito neppure nella fase di contatto con l'amministrazione a seguito del ricevimento dell'avviso bonario, un'adeguata prova da cui desumere la tipologia e la quantità di beni strumentali utilizzati per consentire la valutazione della loro eccedenza rispetto a quelli strettamente necessari per lo svolgimento della professione di medico convenzionato Asl. Pertanto: e è legittimo il ruolo emesso ex articolo 36-bis del Dpr 600/73 in quanto la mancata completezza dei documenti presentati dopo il ricevimento dell'avviso bonario non obbligava l'Amministrazione ad esperire alcuna ulteriore istruttoria finalizzata all'emissione di un avviso di accertamento; r è legittima la pretesa recata dal ruolo emesso ex articolo 36bis del Dpr 600/73 in quanto in mancanza di prove contrarie, deve sempre presumersi la sussistenza di un apparato che eccede, secondo l' id quod plaerumque accidit, il minimo indispensabile per l'esercizio della professione con conseguente conferma dell'esistenza dell'autonoma organizzazione. L'iter 01 PRIMO GRADO Il giudice di primo grado sposa la tesi dell'amministrazione e rigetta il ricorso. Il contribuente non demorde e va in appello ma la Ctr rigetta il gravame e conferma la legittimità della pretesa. 02 SECONDO GRADO Il medico convenzionato Asl è obbligato a versare l'Irap se non prova, già al momento del ricevimento dell'avviso bonario emesso dall'amministrazione a seguito di controllo della SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ctr Lazio. Legittimo l'utilizzo dello strumento per la mancata completezza dei documenti presentati a seguito dell'atto bonario 19/10/2016 Pag. 43 diffusione:103971 tiratura:161285 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dichiarazione Irap, la mancanza di autonoma organizzazione. In assenza di questa prova, poi, l'amministrazione non è neppure tenuta ad effettuare l'istruttoria prodromica alla formazione di un avviso di accertamento e dunque può così rendere esecutivo il ruolo. 19/10/2016 Pag. 13 diffusione:159849 tiratura:244697 "Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C" Un ex malato: "L'Italia non paga la supermedicina a tutti i malati. Mi sono arrangiato" ANDREA MALAGUTI ROMA «Ho fatto la cosa più ovvia: per curare l'epatite C sono andato in India, ad Hyderabad, e mi sono comprato i farmaci». Benissimo. Ma è legale? «Dipende da chi incontri alla dogana quando rientri in Italia. Però è giusto. Si guarisce e si risparmiano un sacco di soldi. Il governo non affronta il mio problema e io mi sono arrangiato. Qualcuno può dire che ho fatto male?». Bella domanda. Arnaldo Carusi (nome finto) ha poco più di 60 anni, vive in Piemonte e raccontando la sua scelta a metà strada tra la scorrettezza e il colpo di genio lotta invano con se stesso per arginare il fiume di parole che gli esce dalla bocca. Ingiustizia. Follia. Violenza di Stato. Persino cretinaggine. «Sono questi i sentimenti che mi sono portato addosso per 25 anni assieme alla malattia». Che c'era. E adesso non c'è più. Per farla sparire ha investito poco meno di duemila euro e se si fosse rivolto a San Marino, a Città del Vaticano o fosse andato in giro per l'Europa ne avrebbe spesi venti volte di più. E in Italia? «Nelle farmacie la cura non si trova e i medici ti portano avanti con dei succedanei che non sconfiggono l'epatite ma la controllano. A meno che tu non sia in pericolo di vita. In questo caso il servizio sanitario interviene gratuitamente». E risolve. Perché il farmaco che seppellisce l'infezione epatica esiste, solo che costa troppo. Almeno a sentire il Tesoro, che giura di non avere ancora abbastanza soldi per tutti ma di voler debellare la malattia entro due anni. Nel frattempo su duecentomila persone colpite dall'epatite C (è una stima decisamente al ribasso, numeri ufficiali non esistono), 50 mila sono state prese in carico dallo Stato, centocinquantamila no. Vivacchiano. Sperando che la malattia, cronica, non peggiori, perché quando succede il fegato va in pappa e a cascata si rischiano altre venticinque patologie, dall'encefalopatia al tumore. «Ma perché uno deve aspettare di essere sulla soglia del tracollo? Io ragiono in modo semplice: se pago le tasse ho diritto alle terapie. Invece no, il governo mette i soldi altrove. Magari sul ponte di Messina. E noi?». Già, loro. Perché il modo semplice di ragionare di Carusi non funziona? Una multinazionale americana, dopo un investimento di 11 miliardi, ha trovato e prodotto il farmaco che chiude la partita e lo ha messo in commercio con l'obiettivo ovvio di guadagnare. Ai Paesi più ricchi lo fa pagare di più a quelli con un prodotto interno lordo più basso lo fa pagare di meno. In Europa un ciclo di tre mesi costa mediamente 60mila euro e un cittadino francese o spagnolo può decidere, magari accendendo un mutuo, di andare in farmacia e comprarselo per conto proprio quando lo Stato non è in grado di intervenire. In Italia neppure quello. Il ministero ha fatto un accordo con la multinazionale Usa che gli consente di acquistare i cicli di terapia a prezzi convenienti e secondo Ivan Gardini, presidente dell'Associazione EpaC onlus in queste condizioni basterebbe fare uscire dalle casse del governo 600 milioni per curare l'intera platea dei malati. In Portogallo, dove lo Stato garantisce il farmaco a tutti, hanno calcolato un risparmio di spesa sui costi legati alle complicazioni dell'epatite C di 400 milioni di euro (5.170 morti premature evitate, 482 trapianti di fegato evitati, 2920 tumori evitati) su un totale di 17 mila pazienti. Il Tesoro la vede in modo diverso e il fenomeno del turismo farmaceutico è esploso. «Solo noi abbiamo contato 1500 casi», dice Gardini. Uno è quello di Carusi, archetipo del pasticcio. Torniamo a lui, allora. «Ho preso la malattia dal dentista e negli anni Novanta ho cominciato a curarmi con interferone e ribavirina. Un mese e stavo malissimo. Ho dovuto smettere. Per fortuna la mia epatite non è aggressiva e me la sono cavata con analisi ogni tre mesi e farmaci di sostegno». Poi quella che Carusi chiama «la scoperta del secolo»: l'harvoni. Un farmaco che ha un'efficacia prossima al 100%. «Mi sono buttato su internet per capire come procurarmelo». L'ha capito. Il principio attivo del farmaco viene venduto in Egitto, Ucraina e India a prezzi incomparabilmente più bassi di quelli europei: 300 euro a flacone. Per una cura completa ne servono tre. «Ho pensato di andare al Cairo. Ma ho scoperto che in Egitto lo danno solo ai residenti. Perciò ho scelto l'India e Hyderabad dove la multinazionale americana ha aperto una propria fabbrica di fianco SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La storia 19/10/2016 Pag. 13 diffusione:159849 tiratura:244697 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato all'ospedale». È stato complicato? «Facilissimo». È bastata una mail. Testualmente: ho l'epatite C, mi serve il farmaco. Risposta: ci giri una ricetta e glielo spediamo. Ma comprare farmaci on line è pericoloso, persino stupido. «Esatto. Sono andato di persona. Temevo una truffa e soprattutto che alla dogana avrebbero bloccato i pacchi. Ho trovato un aereo e una sistemazione per dormire: spesa totale 600 euro». A quel punto è andato dalla sua epatologa. «Mi seguiva da vent'anni, le ho chiesto una ricetta in bianco. Mi ha risposto: non posso. Ci sono problemi di assicurazione e poi devo rispondere all'ospedale. Meglio se aspetti». S olo che Carusi non voleva aspettare. «Ma come, vent'anni fa mi dicevano prendi l'interferone e oggi mi dicono aspetta? A volte penso che i medici siano complici». In giugno, è partito per Hyderabad utilizzando la ricetta di un medico con meno perplessità. «Sa quanto ci ho messo a risolvere la pratica?». No. «Un quarto d'ora». Si è presentato alla farmacia dell'ospedale e ha fornito la ricetta. In cambio gli hanno dato i flaconi. Spesa totale novecento euro. «Ho infilato tutto in un trolley e sono ripartito per l'Italia, però facendo scalo a Monaco. Lì la polizia mi ha fermato. Cosa sono questi farmaci? Mi servono per curare l'epatite. Mi hanno lasciato andare, in Germania - la nostra stessa Europa - se uno vuole curarsi lo può fare, da noi un doganiere ti può fare delle storie perché non puoi portare farmaci, anche se per uso personale, che abbiano un trattamento superiore ai trenta giorni. Da Monaco ho preso il treno, sono tornato qui e ho cominciato la cura. La finisco tra dieci giorni». E oggi come sta? «Guarito. Già dopo un mese era scomparso tutto. E allora mi chiedo: perché lo Stato ci tratta in questo modo?». c Le frasi Qui si possono comprare farmaci specifici, ma servono soltanto a tenere la malattia sotto controllo L'ACCUSA SEMPLICITA' Per avere il medicinale ho impiegato 15 minuti. Poi ho messo i flaconi in valigia e sono ripartito 200 mila Sono gli italiani colpiti da epatite C Di questi, circa 50 mila sono stati presi a carico dello Stato 15000 euro Il prezzo accordato dalla multinazionale americana al ministero per un ciclo di sei mesi di cura Foto: Differenze L'americana Gilead - che ha trovato il farmaco investendo 11 miliardi nella ricerca - fa pagare di più il medicinale ai Paesi ricchi e di meno a quelli con un Pil basso Foto: PRABHAKAR RAO/THE INDIA TODAY GROUP/GETTY Foto: Una farmacia a Hyderabad, dove il malato italiano è andato a comperare il farmaco per curare l'epatite C 19/10/2016 Pag. 13 diffusione:159849 tiratura:244697 Principi attivi nei prodotti farmaceutici Le aziende italiane tornano leader nel mondo CAMILLA ILARIA COLOMBO MILANO Cina e India dovranno rassegnarsi. L'Italia è tornata a essere leader mondiale nel settore dei principi attivi farmaceutici. Dopo la crisi del 2008 che aveva spinto le grandi aziende americane a scegliere le potenze asiatiche per ridurre i costi, le 80 imp rese italiane tornano competitive sul mercato globale. Complici gli investimenti fatti nella qualità dei prodotti, nelle tecnologie, nella sicurezza e nell'ambiente. «Sono finiti gli anni in cui Cina e India dominavano grazie a una politica dei prezzi bassi e delle materie prime di scarso livello», ha spiegato ieri il presidente di Aschimfarm Gian Maria Baccalini durante il Forum annuale tenutosi all'Hotel Principe di Savoia di Milano. I numeri registrati negli ultimi due anni confermano la ripresa di questa eccellenza italiana. Sui 43 miliardi di dollari di fatturato mondiale del 2014, il 10% è stato realizzato in Italia. Le esportazioni del 2015, per lo più verso Europa, Stati Uniti e Giappone, hanno coperto l'85% dell'intera produzione, superando quanto fatto anche dalla Germania. Ma la partita contro Cina e India si giocherà davvero solo nel 2019 quando scadranno i brevetti di numerosi farmaci biosimilari che corrispondono a un fatturato annuo di più di 100 miliardi di dollari. Se le imprese italiane decideranno di passare dalla lavorazione delle molecole semplici a quella delle molecole composte, un settore che nei prossimi decenni sarà pari al 45% della filiera del farmaco, allora la crescita dell'Italia aum e n t e r à . « A n c h e p e r un'azienda come la nostra che fa chimica organica è impensabile non guardare al mondo dei farmaci biologici», dice Enrico Zodio, amministratore delegato di Procos. Il rinnovato interesse delle big pharma americane come Gilead conferma che la strategia intrapresa dal Aschimfarm e dall'Agenzia Italiana del Farmaco è quella giusta. «Il futuro sono i farmaci salvavita. Nei prossimi cinque anni potrebbe già esserci la rivoluzione», conclude Baccalini. c Foto: IMAGOECONOMICA SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Superata la concorrenza cinese e indiana 19/10/2016 Pag. 38 diffusione:159849 tiratura:244697 La candidata per l'Oms: "Ricominciamo dai vaccini" FRANCESCO SEMPRINI Rafforzare la leadership dell'Oms, garantire il diritto alla salute a tutti, compresi i migranti, partendo dalle vaccinazioni, e combattere il peggioramento dello stato di salute causato dai cambiamenti climatici. Sono i capisaldi della visione di Flavia Bustreo, vice-direttore generale della sezione «Salute delle Donne, della Famiglia e dei Bambini» dell'Organizzazione mondiale della Sanità e ora candidata alla direzione generale. «Abbiamo assistito a una moltiplicazione di attori nel settore salute, dalla Fondazione Gates a grandi organizzazioni non governative come "Save the Children" e "World Vision" - spiega Bustreo -. Da una parte il processo ha contribuito a creare alleanze, ma dall'altro ha diminuito il ruolo di coordinamento dell'Oms stesso, che dev'essere recuperato». Parliamo di salute di donne e bambini alla luce dei flussi migratori: come pensa di agire? «I flussi migratori sono aumentati esponenzialmente. Più del 50% delle morti di madri e bambini si concentrano nei Paesi fragili, dove i flussi sono accentuati. Bisogna quindi garantire il diritto alla salute ovunque, prima di tutto con i vaccini, altrimenti i bambini diventano, oltre che vittime, vettori delle malattie». Questo però impone costi elevati ai Paesi riceventi: è così? «Ci d evono esse re me ccanismi internazionali che facilitino il rispetto di questo diritto alla salut e. Bisogna inolt re fare sistema con le alt re o rganizzazioni dell 'Onu per capi re flussi e rischi». Ma se i migranti partono da zone off-limits come Aleppo? «Anche nelle situazioni di conflitto, come quelle che ho potuto toccare con mano in Iraq e a Sarajevo, ci sono sempre attori che possono essere aiutati nel garantire un servizio minimo. L'imperativo è non abbandonare i Paesi in guerra: l'ho sperimentato in Sudan, quando gli Usa bombardarono la fabbrica di medicinali a Karthoum». La polemica sulle vaccinazioni in Italia è giustificata? «La polemica non è limitata all'Italia e l'ho vista dilagare come vicepresidente della partnership "Gavi Alliance". Il fenomeno è legato alla disinformazione e alla strumentalizzazione operata da alcuni politici». C'è poi il problema degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute: quanto è grave? «Tra le priorità dell'Oms questo aspetto è centrale. La correlazione è mediata dal cambiamento dei vettori che trasmettono malattie infettive: le zanzare malariche, per esempio, ora sopravvivono ad altitudini più elevate, come accade sugli altipiani di Etiopia e Kenya. E anche Zika è un'epidemia probabilmente legata ai cambiamenti clim atici. Il secondo punto è la sicurezza alimenta re: la si ccità cambia i metodi di produzione e ci sono mutazioni nella qualità di acqua e aria. S ono i due assi su cui agire, come in un diagramma cartesiano». L'invecchiamento è un problema dell'Occidente: come lo si affronta? «Nella tendenza all'aumento di chi ha oltre 65 anni il Giappone è primo e l'Italia è seconda. Bisogna trasformare gli over 65 anni in "asset": la longevità dev'essere un fattore di traino socioeconomico che crea ricchezza da redistribuire nel mondo del lavoro e tra i giovani». Flavia Bustreo Epidemiologa RUOLO: È VICE-DIRETTORE GENERALE PER LA «SALUTE DELLE DONNE, DELLA FAMIGLIA E DEI BAMBINI» DELL'OMS SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato tutto SCIENZE & salute / EPIDEMIOLOGIA 19/10/2016 Pag. 13 diffusione:129764 tiratura:185029 La semplice foto del pronto soccorso del San Camillo pubblicata dal Messaggero richiama alla mente dei tanti romani che hanno avuto a che vedere con quel luogo di dolore e di degrado un senso di angoscia nel constatare il ripetersi di episodi drammatici che rappresentano la punta dell'iceberg di una sanità negata o erogata in modo casuale. L'anziano signore, lasciato morire in preda ai dolori del cancro per due giorni ed otto ore nella lettiga di quel luogo che avrebbe dovuto mitigare la sua sofferenza, non ha giustificazioni. Nella giungla delle regole amministrative lasciate all'interpretazione e alla frequente buona volontà dei singoli operatori, non esiste una struttura funzionante, delegata alla corretta informazione che coordini l'offerta sanitaria indirizzando a fare la scelta più giusta al malato ed ai suoi parenti. Ricorrendo ad un'assurda analogia ricordo che le eccedenze dei rifiuti a Roma si cumulano in tale quantità che, in mancanza di strutture industriali di lavorazione, vengono trasferite in altre regioni italiani o in territori esteri. Nella sanità, che pure riguarda la salute e la vita umana, non si raggiunge neanche questo minimo livello di programmazione: la vita vale meno dei rifiuti. In attesa dell'adeguamento dei Pronto Soccorso alla domanda di assistenza, se mai avverrà, aspettiamo da disincantati cittadini romani il prossimo episodio di aggressione della vita e della dignità umana. Angelo Braggio Roma SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I pronto soccorso la dignità della vita 19/10/2016 Pag. 21 diffusione:129764 tiratura:185029 Un bambino su tre riposa troppo poco: la "colpa" è di tablet, smatphone e tv Circa il 35% dei bambini italiani dorme meno di 9 ore a notte. È quanto emerso dai dati del progetto "BuonaNotte" una ricerca condotta dalla Fimp (Federazione medici pediatri) e dall'Associazione genitori attenti!, per verificare se esistano correlazioni tra stili di vita, disturbi comportamentali e carenza di sonno. Si tratta del primo studio italiano ed internazionale che indaga non solo le abitudini del sonno nei bambini tra 1 e 5 anni ma anche il loro rapporto con lo stile di vita. Il lavoro mette in evidenza che la mancanza di sonno dà origine a una serie di disturbi e si correla anche a una serie di disturbi come obesità, diabete e depressione. I bambini che dormono meno del necessario sono quelli che usano maggiormente tablet e smartphone, guardano per più di 2 ore al giorno la televisione e dormono in camera con i genitori(sia nel lettone sia in un lettino separato). Secondo l'indagine invece la lettura di libri tradizionali (di carta) prima di addormentarsi sembra correlata con una maggiore durata del sonno e appare come uno dei fattori protettivi nei confronti dell'irrequietezza diurna. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'allarme 19/10/2016 Pag. 12 diffusione:89323 tiratura:122069 Sgominata la gang dei farmaci Rubava antitumorali negli ospedali emiliani QUINTO CAPPELLI I carabinieri di Ferrara e del Nas di Bologna hanno sgominato una banda che rubava i farmaci oncologici più costosi nelle farmacie degli ospedali di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Marche per poi rivenderli a prezzi stracciati sul mercato nero soprattutto all'estero. Avevano creato un mercato clandestino di farmaci sulla pelle dei più deboli, malati di tumore, anziani e bambini, con un giro d'affari stimato in oltre due milioni di euro. L'inchiesta ha portato all'arresto di 16 persone e due misure cautelari (due sono ancora i ricercati), in diverse regioni, "per associazione a delinquere con l'aggravante di aver agevolato la camorra". Gli arrestati, a vario titolo, facevano parte di un'organizzazione criminale particolarmente strutturata e collegata, sia pure indirettamente, alla malavita campana. L'indagine è iniziata nel marzo del 2014, quando i carabinieri di Ferrara si sono messi sulle tracce di un gruppo di scassinatori di farmacie ospedaliere capaci di piazzare in poco tempo diversi colpi negli ospedali del ferrarese. La refurtiva dal nord era portata in Campania per smistarla all'estero e in Italia. Secondo il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, il fenomeno era «doppiamente odioso, perché i malati di tumore sono stati limitati nelle cure e perché il furto ha provocato un danno alle casse pubbliche del servizio nazionale». Il sistema delinquenziale faceva così doppiamente male ai pazienti, a quelli cui era sottratta la cura e a quelli cui erano destinati i farmaci rubati inefficaci, perché conservati male. Spiega a questo proposito il maggiore Umberto Geri dei carabinieri di Ferrara: «Su chi ha usato questi farmaci inefficaci potrebbe verificarsi una recrudescenza del male, fino al punto che potrebbe verificarsi di non ritorno». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ferrara. 19/10/2016 Pag. 16 diffusione:44316 tiratura:115082 Traffico di farmaci antitumorali Diciassette arresti Venti furti di farmaci antitumorali molto costosi - in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche in tredici farmacie ospedaliere e in altre sette strutture del centro Nord, nel corso del 2014, per un bottino di 2,7 milioni di euro. Sono i numeri dell'operazione «Caduceo» condotta dai carabinieri di Ferrara, che hanno comminato alla banda responsabile dei furti 18 misure cautelari: per 16 persone (14 campani) è stato disposto il carcere, per una gli arresti domiciliari e per l'ultima l'obbligo di firma. Ci sono poi ancora due componenti ricercati, tra cui un pluripregiudicato che avrebbe fatto da tramite tra il clan degli Alfano e quello dei Licciardì di Secondigliano di Napoli, a cui sarebbero state pagate delle somme di denaro per la sua attività. L'indagine dei militari, coordinata dal Pm Enrico Cieri, è partita da due «colpi» denunciati a marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel Ferrarese, e ha permesso prima di identificarne gli autori e poi di scoprire un'organizzazione strutturata e ramificata. L'accusa che ha riguardato quasi tutti le 18 persone coinvolte, infatti, è associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. Nell'indagine, coordinata dalla Dda, si ipotizzano legami di natura economica con clan del napoletano. I farmaci venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INDAGINE DELLA DDA 19/10/2016 Pag. 13 diffusione:106165 tiratura:153812 ROMA «È UNA CACCIA del gatto con il topo. Noi gli chiudiamo un canale, loro ne aprono un altro. Rubare farmaci ad alto costo, prodotti da molte centinaia di euro a confezione, può fruttare come una rapina in banca o in gioielleria. È un big crime, ci sono interessi enormi. Che non si rassegnano facilmente. Quindi, diciamo che un'altra battaglia è stata vinta, ma la guerra non è finita». Così Domenico Di Giorgio, direttore dell'ufficio anticontraffazione dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco. Dottor Di Giorgio, con l'inchiesta bolognese il racket che colpiva le farmacie ospedaliere è definitamente debellato? «L'inchiesta bolognese è parte di quella del 2014 che ha portato sostanzialmente all'eradicazione del fenomeno dei furti nelle farmacie ospedaliere. Oggi abbiamo vari sistemi di controllo e il meccanismo funziona bene, tanto è vero che dall'aprile 2014 al dicembre 2015 non ci sono stati più furti. Il fenomeno è stato pressoché eliminato perché da un lato gli abbiamo chiuso i canali di vendita in Europa, utilizzando raffinati sistemi di tracciatura che consentono a un acquirente, poniamo, tedesco, di sapere la storia del farmaco che sta acquistando e quindi se è legale. Dall'altro le procure hanno fatto un grosso lavoro sul racket». Lei dice: fino a fine 2015. E nel 2016? «C'è qualche segnale di ripresa del fenomeno, ma su prodotti diversi e per canali differenti. Ci siamo accorti che sono stati messi a segno alcuni colpi per rubare prodotti ad alto costo non più da rivendere in Europa, ma in Italia. Come quelli per l'epatite C, che hanno un mercato anche qui. È lo stesso meccanismo che usavano per i prodotti dopanti. Ma gli investigatori ci stanno già lavorando...». Che altro progetta il racket dei farmaci? «Sono molto attivi e creativi. Noi abbiamo messo in sicurezza l'Europa, ma abbiamo qualche riscontro di vendite sui mercati extraeuropei. Per ovviare al fatto che l'assalto all'ospedale è molto visibile, assistiamo poi al fenomeno di scomparse puntiformi, una confezione qua e una là, che poi confluiscono verso una unica organizzazione. Stanno cercando di mutare canale di vendita e di approvvigionamento, ma ormai c'è una grandissima attenzione delle procure, dei Nas, dell'Aifa, degli attori privati della filiera. Per loro è dura». A proposito, sarà utile la convenzione internazionale Medicrime? «È molto importante, l'Italia sta lavorando alla ratifica. Ed è da Medicrime che ci arriveranno gli strumenti che ci mancano per avere sanzioni proporzionate. Perché in tutta questa storia gli investigatori fanno bene il loro lavoro, le procure anche, ma le sanzioni per chi delinque sono ancora troppo spesso solo amministrative. E c'è il rischio che operatori che hanno creato un enorme danno possano restare nel circuito». Alessandro Farruggia Da gennaio a dicembre 2014 sono stati tredici i furti con scasso avvenuti nelle farmacie ospedaliere. I colpi sono avvenuti a Bologna, Padova, Cuneo, Rimini e Riccione, Ancona, Teramo, Pavia L'indagine ha portato a 16 provvedimenti di arresto in carcere, uno ai domiciliari, un obbligo di firma. A molti è contestata l'aggravante dell'aiuto a un'associazione di tipo camorristico Rubare farmaci ad alto costo, può fruttare come una rapina in banca o in gioielleria. Servono sanzioni adeguate 2,7 milioni È il valore dei farmaci e dei beni recuperati nell'operazione coordinata dalla Procura di Bologna, partita dalla denuncia di due furti nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel Ferrarese SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Business colossale per le mafie» L'esperto: attenti ai nuovi mercati 19/10/2016 Pag. 2 diffusione:106165 tiratura:153812 Achille Perego LODI UNA STORIA d'amore e di passione, quella tra Daniela e Franco e quella tra loro e la natura. Di cognome Daniela, biologa e cosmetologa, fa Villa, mentre Franco, laurea in Scienze politiche, Bergamaschi. Insieme, come marito e moglie - quella che poteva essere considerata una strana coppia che fin da giovane più che le discoteche e i cinema frequentava prati e boschi e andava alla ricerca di vecchi manuali di igiene, ricettari di famiglia e antichi prontuari - hanno fondato nel 1978 L'Erbolario. Un gruppo, oggi, da oltre 100 milioni di euro di ricavi, leader in Europa nella creazione di cosmetici di derivazione vegetale e biologica e presente in 37 Paesi del mondo. Una storia di successo, cominciata con il primo negozio - 18 metri quadrati per la vendita e oltre cento per il laboratorio - a Lodi, ancora oggi banco di prova per i nuovi prodotti, una quarantina all'anno, e di formazione per i giovani che vogliono aprire un'erboristeria. E che affonda le radici nelle prime gloriose ricette del padre di Franco, grafico pubblicitario con la passione per le erbe, come l'Olio di Macassar e la Lozione all'Ortica. Così, sulle orme della fitocosmetica, ha preso corpo negli anni quello che è oggi L'Erbolario. Si immaginava nel 1978 aprendo il primo negozio che ne avrebbe avuti centinaia? «È stata una crescita graduale, passo dopo passo e costruita con il sapere della tradizione erboristica e l'innovazione tecnologica. Alcuni nostri prodotti delle linee Acido Ialuronico e Goji, per esempio, hanno flaconi dotati dell'Airless, un particolare sistema brevettato che non permette all'aria di entrare in contatto con la crema, tutelando così l'integrità del formulato e dei suoi principi attivi». Qual è stata la vostra grande fortuna? «Quella mia e di Daniela di trasformare la nostra passione privatissima per le erbe in un'attività imprenditoriale. E fin dall'inizio abbiamo sempre perseguito la strada di un'azienda votata alla naturalità dei prodotti. Il nostro desiderio è sempre stato quello di condividere e trasmettere alle nostre clienti la passione che prodighiamo nella messa a punto dei prodotti, la costante innovazione e soprattutto il nostro mantra: rendere il 'cosmetico vegetale' e la 'bellezza verde' un lusso assolutamente accessibile, per una vera e propria democratizzazione della bellezza vegetale». L'Erbolario non si considera un'azienda del lusso nella cosmesi, settore in cui le griffe hanno prodotti (e anche prezzi) non per tutti i portafogli? «Diciamo che 'non ce la tiriamo'. Il nostro concetto è quello di un lusso sobrio. Altissima qualità ma senza che si abbiano conti correnti milionari per poter acquistare una nostra crema». Come fate ad avere prezzi accessibili? «Grazie alla nostra filiera corta: noi produciamo tutto in casa, dal campo al vasetto, e questa organizzazione, basata anche sul grande polo logistico automatizzato che abbiamo realizzato nel 2012, ci consente di essere alla portata di tutti. E non le nascondo che provo sempre un fremito d'orgoglio quando vedo entrare in erboristeria quella che quasi quarant'anni fa era una giovane donna e oggi invece una nonna che continua ad acquistare i prodotti de L'Erbolario insieme con la figlia e la nipote». Anche se sobrio il vostro lusso avrà fatto gola alle grandi griffe. «Nel corso degli anni ci è arrivata qualche offerta. Ma noi siamo un po' zucconi e soprattutto fieri dell'essere da 38 anni un'impresa familiare nella quale adesso lavorano anche i nostri due figli: Luigi e Giulia. E quindi siamo sempre rimasti sordi a queste sirene. Così come a quella della Borsa». Quanto conta il made in Italy nell'erboristeria? «Per L'Erbolario è assolutamente importante, nonostante fuori dall'Italia il made in Italy dell'erboristeria sia meno radicato rispetto per esempio alla moda, comunicare la qualità e l'efficacia del nostro prodotto 100% realizzato in Italia. E per questo non abbiamo mai delocalizzato alcuna fase della produzione. Ma non solo: per noi non si può essere belli senza essere buoni. Non a caso ci piace parlare di Cosm - Etico (cosmeo=abbellisco), un prodotto etico, buono sotto tutti i punti di vista, buono nella sua formulazione e buono nel suo rapporto con l'uomo, con gli animali e con l'ambiente. Tanto che da più di trent'anni siamo al fianco della Lav e dal 2002 siamo certificati sul fronte dell'ecosostenibilità e del rispetto dell'ambiente». Quali sono le vostre strategie di crescita all'estero? «Oggi i ricavi esteri sono limitati al 10% del totale. Dall'anno prossimo vorremmo realizzare una crescita significativa rafforzando il nostro brand nei SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Erbolario, la morale della bellezza «Il lusso sobrio nei nostri cosmetici» 19/10/2016 Pag. 2 diffusione:106165 tiratura:153812 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Paesi europei, entrando in maniera strutturata in America Latina e capitalizzando gli ottimi risultati finora ottenuti nel Far East. Pensi che il nostro miglior cliente che apprezza moltissimo i prodotti made in Italy è Taiwan, a 11mila chilometri da Lodi». COSMETICI «DI LUSSO MA SOBRIO» La rete commerciale de L'Erbolario serve oltre dieci milioni di clienti e comprende anche più di 4mila erboristerie multimarca e 1400 farmacie e parafarmacie 19/10/2016 Pag. 43 diffusione:46987 tiratura:77355 Furti di farmaci antitumorali la holding tra Cava e Pompei Tredici colpi negli ospedali poi vendita nei mercati dell'Est Blitz e perquisizioni della Dda Petronilla Carillo Tredici furti in farmacie ospedaliere del centro e nord Italia, altri sette in strutture diverse solo nel corso del 2014, per un danno di quasi tre milioni di euro. Il gruppo criminale, per il quale la Dda di Bologna ipotizza anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico, prediligeva farmaci antitumorali ma, nel corso delle indagini, i carabinieri del Reparto operativo del comando provinciale di Ferrara, hanno ritrovato in un deposito di Cava de' Tirreni anche medicinali di uso comune come la Tachipirina, il Tavor ed altri. I magistrati dell'Antimafia di Bologna ipotizzano anche legami di natura economica con clan del napoletano: secondo loro è difficile poter gestire un giro d'affari così ampio senza avere l'«autorizzazione» della malavita organizzata. Sedici le persone finite in carcere, una ai domiciliari. Undici degli arrestati sono campani. Ventiquattro quelle complessivamente indagate. Proprio in Campania, anzi tra Cava de' Tirreni e Pompei, la centrale dell'organizzazione che, dopo aver rubato i medicinali, li «ripuliva» con certificati che ne attestavano la provenienza lecita e poi li rivendevano all'estero. Qui, però, arrivavano «inefficaci» perché scaduti o perché tenuti in pessimo stato di conservazione. Uno dei promotori dell'organizzazione, secondo i militari dell'Arma, è Eduardo Lambiase di Cava de' Tirreni, imprenditore appartenente ad una famiglia di farmacisti . A casa sua, nel corso delle indagini, è stato trovato un deposito in garage nel quale custodia oltre due milioni di farmaci. Arrestato in prima battuta, una volta tornato libero, ha proseguito con la sua attività. In pratica Lambiase aveva creato una serie di società fantasma attraverso le quali ridava «verginità» alle medicine nascondendo con carte e certificati di provenienza, la loro origine furtiva. Il meccanismo prevedeva l'acquisto dei medicinali antitumorali attraverso appunto queste società inesistenti create soprattutto nei Paesi dell'Est e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Le medicine di uso comune, di tipo A o C, erano invece destinate a farmacisti italiani, che ora rischiano di finire nei guai. Secondo gli inquirenti, sarebbe anche stato lui ad organizzare la banda di ladri che agivano in trasferta depredando (con la complicità in alcuni casi di dipendenti dell'ospedale) le farmacie del centro e del nord. Una volta ripulite, le medicine passavano attraverso società reali, con sede a Pompei e facenti capo ai fratelli Antonio e Settimio Caprini, un nome nel settore della commercializzazione dei medicinali. Questi, una volta avuti i certificati dall'estero, inviavano i medicinali nei Paesi europei dai quali arrivava la richiesta di acquisto. Ma spesso le medicine arrivavano scadute o in pessimo stato di conservazione. Quindi, se utilizzate, non servivano a curare la malattia. Impossibile al momento accertare da chi siano state utilizzate e se ci siano stati decessi per aver utilizzato medicinali che non avevano più i principi attivi che servono per curare la malattia. Costituito da campani anche il team di ladri che agiva in trasferta. Si tratta di Ernesto Pensilino di Caserta; Ciro Chiavarone di Villaricca; Salvatore De Simone di Melito; e dei napoletani Pasquale e Vincenzo Alfano; Franco Naddeo, Mario Omaggio, Salvatore Prospero e Marco Reina. Oltre a loro ci sono poi una serie di corrieri, ricettatori e intermediari. Ancora da quantificare l ' a m m o n t a r e complessivo del giro d'affari. Nel corso delle perquisizioni si è potuto accertare che in un anno riuscivano a custodire merce per due milioni e 300mila euro, come valore reale. Qualche elemento in più potrebbe venire fuori anche dall'esame dei conti correnti degli indagati. Soltanto ieri il tribunale di Bologna ha disposto il sequestro di ben tre conti correnti. Gli arresti Sedici in carcere uno resta ai domiciliari ventiquattro gli indagati in tutta Italia Foto: Inchiesta Furto di farmaci, il gruppo criminale aveva base a Cava de' Tirreni SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta 19/10/2016 Pag. 14 diffusione:12188 tiratura:25650 Il duro affondo del senatore Lucio Baroni (Alleanza liberalpopolare Autonomie) «I farmaci servono per curare i cittadini, non si può fare una gestione familiare» Interrogazione Fu rivolta al ministro della Salute Beatrice Lorenzin nei mesi scorsi Valeria Di Corrado «Il farmaco serve per curare i cittadini e non si può fare una gestione familiare dell'Aifa». Il senatore Lucio Barani di Alleanza liberalpopolare Autonomie (Ala) non è rimasto soddisfatto dalle risposte date il 13 ottobre scorso dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo in merito alle tre interrogazioni parlamentari presentate al Governo sull'attribuzione di incarichi dirigenziali nell'Agenzia italiana per il farmaco. In particolare, Barani e i senatori del Movimento 5 Stelle avevano chiesto al ministro Beatrice Lorenzin chiarimenti sulla legittimità del provvedimento con cui il 6 maggio scorso è stato conferito a Gianluca Polifrone l'incarico di direttore dell'ufficio di segreteria tecnica della direzione generale di Aifa e sulla legittimità del contratto a progetto di 3 anni stipulato il 27 marzo 2015 dall'Agenzia alla moglie di Polifrone, Caterina Latronico. «Si tratta di assunzioni avvenute a distanza di un anno l'una dall'altra, con modalità e per profili professionali del tutto distinti - ha precisato il sottosegretario De Filippo - La dottoressa Latronico (il cui compenso lordo annuo di 45 mila euro è ben lontano dai 135 mila a cui fa riferimento la senatrice Taverna nell'interrogazione) non ha mai assunto né può rivestire, in forza del rapporto di lavoro che la lega all'Aifa, alcun ruolo o funzione di tipo dirigenziale. Mentre l'incarico di Polifrone è stato conferito sulla base di una valutazione tecnica discrezionale dell'Aifa, quale prerogativa tipica delle pubbliche amministrazioni. Tale incarico prevede competenze non scientifiche, bensì amministrative». Per De Vito, inoltre, non sussistono cause di inconferibilità e incompatibilità con il precedente incarico di funzionario svolto da Polifrone in Consip. Non è d'accordo il senatore Barani, secondo cui «non è stato evidenziato l'intreccio di relazioni e favori intercorsi tra l'Aifa e la Consip, tra il direttore dell'Agenzia, Luca Pani, e la famiglia Polifrone. Polifrone diviene per Consip responsabile del procedimento relativo al bando di gara europea per l'affidamento del sistema informativo dell'Aifa, appalto di 11 milioni di euro, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 27 marzo 2015. Nella stessa data Pani dispone l'assunzione di Caterina Latronico, moglie di Polifrone. Pochi mesi dopo viene assegnato sempre a Polifrone da Consip l'incarico di responsabile del procedimento per l'affidamento del servizio di cassa dell'Aifa. Il 6 maggio 2016, con determina del dottor Pani, viene assunto in Aifa anche lui». In merito invece al deficit visivo emerso durante la visita preassuntiva, il sottosegretario De Filippo ha precisato che il «giudizio negativo di idoneità» è stato impugnato da Polifrone e che «la competente Asl ha riconosciuto la sua piena idoneità». In realtà sembrerebbe che si tratta di un'idoneità parziale, con prescrizioni di visita a 2 anni, invece che a 5. Un altro dei temi trattati nelle interrogazioni riguarda i rapporti tra Aifa e Comunione e Liberazione. I 5 Stelle avevano chiesto al ministro Lorenzin se «fosse a conoscenza del finanziamento di 50 mila euro pagato a Cl in occasione del recente meeting nazionale di Rimini». Una questione «di non poco conto, atteso che l'attuale presidente di Aifa, Melazzini, è membro di tale organizzazione cattolica». «Aifa - ha precisato De Filippo - comunica che i vertici dell'Agenzia non sono iscritti, né tanto meno sono militanti di Comunione e Liberazione e che la scelta di allestire un proprio spazio espositivo al Meeting di Rimini non è una novità e va inquadrata in una precisa politica di investimento in attività di informazione e promozione». SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ecco i danni della parentopoli in Aifa 19/10/2016 Pag. 14 diffusione:12188 tiratura:25650 Furti di farmaci antitumorali La camorra dietro i 20 colpi Ferrara Venti furti di farmaci antitumorali molto costosi in 13 farmacie ospedaliere e altre strutture, nel corso del 2014, per un bottino di 2,7 milioni di euro. È il bilancio tracciato dai carabinieri di Ferrara che hanno comminato alla banda responsabile dei furti 18 misure cautelari: per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e un'obbligo di firma. Ci sono, poi, ancora due ricercati tra cui un pluripregiudicato che avrebbe fatto da tramite tra il clan degli Alfano e quello dei «Licciardi» di Secondigliano di Napoli, a cui sarebbero state pagate delle somme di denaro per la sua attività. Le accuse, a vario titolo, è associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico. I farmaci venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ferrara 19/10/2016 Pag. 22 N.44 - 24 ottobre 2016 diffusione:249027 tiratura:335536 RICETTE MEDICHE COME RISPETTARE LA PRIVACY Mi occupo di comprare le medicine per mia figlia, malata cronica che segue da anni la stessa terapia. Per evitare l'attesa in sala d'aspetto, mi faccio lasciare le ricette dal medico in farmacia. Da qualche settimana, però, il farmacista si rifiuta di farci questo favore: sostiene che si rischiano multe salate per violazione della privacy. È così? Nadia, Seggiano (Gr) Quello che sostiene il tuo farmacista non è corretto. A pensarla così è il Garante per la privacy che ha inviato una comunicazione specifica al presidente della Federazione italiana medici di medicina generale (si trova su garanteprivacy.it). Lo ha fatto per spiegare che i medici possono tranquillamente lasciare le ricette presso le farmacie o le sale d'attesa dei propri studi per il ritiro senza doverle consegnare di persona. L'importante è che siano in una busta chiusa. Chi non lo fa rischia di finire davanti a un giudice per violazione della legge sulla privacy. Ora non ti resta che far presente le direttive sulla privacy al medico che ha in cura tua figlia e al farmacista, cara Nadia, e potrai tornare a ritirare le ricette direttamente in farmacia. Da sapere Le prescrizioni, ma anche i vari certificati medici, possono essere ritirati da persone diverse dai diretti interessati, basta che presentino una delega scritta da parte del paziente. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DALLA TUA PARTE 19/10/2016 Pag. 10 Il Giornale d'Italia Rubavano e poi rivendevano farmaci Antitumorali, arresti in tutta Italia Avevano avviato il commercio del dolore, fermata una banda specializzata nel furto di medicinali oncologici. I Carabinieri del comando provinciale di Ferrara hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare, 16 in carcere e una ai domiciliari, nei confronti dei componenti di una banda specializzata nel furto di medicinali, in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche in diverse farmacie di ospedali del centro-nord. Le ordinanze cautelari sono state eseguite in varie città di Campania, Piemonte, Lombardia e Liguria dai militari di Ferrara, in collaborazione con i comandi provinciali di Napoli, Salerno, Caserta, Genova, Torino, Asti e Brescia. L'operazione è l'epilogo di una lunga indagine, avviata nel 2014 e supportata da attività tecnica e da riscontri investigativi sul campo, che ha permesso di documentare la sussistenza di una vera e propria associazione a delinquere specializzata nel furto di medicinali (in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche) presso farmacie ospedaliere del centro\nord Italia e nella successiva reimmissione sul mercato nazionale ed europeo. Ch.C. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato COMMERCIO DEL DOLORE 18/10/2016 Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016 Pambianco Beauty tiratura:6000 LA CRESCITA È TRAINATA DALLE CATENE REGIONALI Lo studio pambianco sui fatturati evidenzia andamenti migliori per le realtà territoriali rispetto a quelle nazionali. Il comparto ringrazia l'innovazione e la capacità di moltiplicare la shopping experience. Chiara Dainese Andamenti positivi per le catene di profumerie italiane che hanno chiuso il 2015 con risultati in crescita. L'andamento emerge dall'analisi condotta da Pambianco Strategie di Impresa sui fatturati dei principali nomi nazionali e regionali. La ricerca, dove sono stati esclusi i department store e i consorzi, evidenzia che le catene considerate (15 in totale) hanno registrato complessivamente nel 2015 un fatturato di 868,8 milioni di euro, in aumento del 3,4% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, se si scorporano le realtà regionali e nazionali, l'analisi rivela che le prime hanno ottenuto risultati molto più positivi. Le catene regionali (12) hanno infatti archiviato il 2015 con ricavi pari a 297,2 milioni in crescita dell'8,4%, mentre quelle nazionali (3) hanno fatto meno bene, avendo registrato un aumento di fatturato solo di un punto percentuale a 571,5 milioni di euro. "Le catene regionali - spiega l'ucio studi di Pambianco Strategie di Impresa - vanno meglio di quelle nazionali per una serie di motivi. Innanzi tutto, devono presidiare un territorio più ristretto, cioè una o poche regioni attigue, rispetto a quelle nazionali che si disperdono su tutta la Penisola. In secondo luogo, proprio questa vicinanza a livello regionale porta sia più forza di immagine (conoscenza e fidelizzazione dell'insegna da parte del consumatore) sia facilità di spostamenti e di logistica". Inoltre, le catene hanno cercato di sviluppare una 'shopping experience' sempre più personalizzata e specializzata per coinvolgere sempre sempre più consumatori. Le 3 biG naZionaLi Le 3 catene nazionali considerate hanno totalizzato nel 2015 più della metà del fatturato dell'intera categoria. Sul primo gradino del podio, Llg Leading Luxury Group , la società che gestisce le profumerie Limoni e La Gardenia, che ha archiviato lo scorso esercizio con un fatturato di 356,7 milioni di euro, in leggera crescita rispetto al 2014, con con ben 50 negozi in meno. "Oggi abbiamo 520 negozi in tutt'Italia che funzionano bene e che crescono - dichiara Fabio Pampani , amministratore delegato di Llg -. Esistono ancora margini di crescita, basti pensare che le nostre beauty lounge presenti in alcune profumerie rendono come ricavi il 20-25% in più di un punto vendita tradizionale". Ad oggi esistono dieci beauty lounge in Italia, e tra i piani c'è l'intenzione di aprirne "altre 50". In tre anni la società ha investito 24 milioni di euro nella ristrutturazione e rilancio dei punti vendita. Medaglia d'argento a Profumerie Douglas , con ricavi in Italia pari a 145,4 milioni di euro e oltre 130 profumerie. Proseguendo nella classifica, al terzo posto del podio si posiziona Marionnaud con un fatturato di 69,3 milioni di euro in aumento del 6,8 per cento. Questo risultato è stato generato grazie agli investimenti per migliorare la shopping experience. Così, dopo il cambiamento dell'insegna in Marionnaud Paris e l'inserimento di una vasta gamma di prodotti green, la catena ha lanciato nuovi servizi come il free broadband wi-fi, sistemi per il pagamento con i device mobili, nonché tool per eettuare la diagnosi della pelle, e il servizio click & collect per l'acquisto online e il ritiro in store. top ten reGionaLi Esaminando i risultati delle 12 principali catene regionali per fatturato, undici hanno concluso l'esercizio fiscale con un incremento delle vendite e quattro di queste a doppia cifra (Pinalli Profumerie, Gruppo Muzio, Estasi, Sabbioni Profumi e G.F. Retail). Al vertice della classifica troviamo Gargiulo & Maiello , master franchisor profumeria con la catena Idea Bellezza Grandi Profumerie (60 punti vendita), con un aumento del fatturato del 6,6% a 58 milioni di euro. L'insegna di profumerie ha stipulato una partnership con Upim, che prevede l'apertura di 40 negozi Idea Bellezza all'interno del department store in tutta Italia. "L'apertura di profumerie all'interno di Upim - racconta a Pambianco Beauty Alessandro Maiello , AD di Idea Bellezza - è per noi molto importante perché ci darà una rilevanza nazionale. In realtà, il progetto di espansione era già iniziato l'anno scorso, quando abbiamo acquisito una piccola catena in Abruzzo, ma la partnership con Upim è un'opportunità di crescita molto rapida. Per noi, Upim è un SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DOSSIER 18/10/2016 Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016 Pambianco Beauty tiratura:6000 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato acceleratore che ci permette di fare velocemente massa critica, ma non ci fermeremo qui. Valuteremo altre opportunità". Attualmente, sono stati inaugurati 9 punti vendita e altri 2 store vedranno la luce entro l'anno. L'espansione proseguirà nel 2017 con 21 opening, e nel 2018 con l'apertura di altri 10 negozi. Maiello osserva che "quando si concluderà l'apertura delle profumerie nei department store, Idea bellezza diventerà la prima catena nazionale di proprietà totalmente italiana, il cui timone cioè non è in mano né a stranieri né a fondi d'investimento". Al secondo posto si posizionano le profumerie Pinalli che hanno chiuso l'esercizio 2015 con un giro d'aari di 39,7 milioni in aumento del 23,5 per cento. La catena, che conta 27 punti vendita tra Emilia-Romagna, Lombardia e Liguria, ha appena aperto un punto vendita a Bergamo (ex Bucci) e lanciato una linea di prodotti haircare di proprietà Avivah. La classifica prosegue con la catena EsserBella, insegna di proprietà di Esselunga in crescita dell'1,2 per cento. L'insegna cresce da oltre 10 anni: nel 2006 la catena sfiorava 20 milioni di euro di ricavi, con 116 dipendenti, e nel 2015 ha ragginto i 38 milioni di euro di fatturato con 186 dipendenti. Segue, al quarto posto, Vallesi , i cui ricavi hanno raggiunto i 24,6 milioni di euro (+3,5%). Dietro Vallesi, in quinta posizione, c'è la catena di profumerie Unix , che conta 30 profumerie selettive. La catena, leader in Veneto, ha totalizzato un fatturato a fine 2015 di 24,4 milioni di euro e, per aumentare le vendite, ha in fase di studio una serie di private label di pulizia viso, trattamento e igiene quotidiana. "Con le private label - dichiara Tullio Prevato , AD di Unix - si raggiunge anche quella fascia di consumatrici che solitamente acquistano nella grande distribuzione e nelle farmacie". Sesta in classifica delle top ten, Profumerie Vaccari , realtà nata a Modena e attiva con 36 negozi, che ha chiuso il 2015 con un giro d'aari di 23,4 milioni di euro in crescita del 7,1 per cento. Segue Gruppo Muzio con ricavi in crescita a 18,8 milioni di euro. Il gruppo Muzio, che conta oggi 33 profumerie tra le migliori di Roma e del Lazio, si pome tra gli obiettivi l'apertura nei prossimi tre anni di 15 profumerie di alto livello. In ottava e nona posizione si classificano Beautyprof e M&G 1952 con ricavi rispettivamente a 18,6 e 17,2 milioni di euro. Chiude, in decima posizione Estasi che nel 2015 ha registrato un giro d'aari in aumento del 13,8% a di 12,2 milioni. Estasi profumerie è una catena nata nel 1993, la cui sede principale è a Mignano Monte Lungo in provincia di Caserta. In continua espansione, ad oggi conta 30 punti vendita presenti nelle regioni del Centrosud: Lazio, Umbria, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia e Basilicata. piccoLe catene crescono Considerando le prime cinque catene per crescita percentuale del fatturato, al primo posto si trova G.F. Retail con un'accelerazione dei ricavi del 71,1% a 9,3 milioni di euro, best performer del 2015. Questa crescita è stata generata grazie all'acquisizione di tre nuovi punti vendita che ha portato la catena siciliana di proprirtà della famiglia Ferreri a 15 punti vendita. Al secondo posto c'è Pinalli Profumerie con un'aumento del fatturato del 23,5% a 39,7 milioni di euro. Segue Sabbioni Profumi , la più grande catena romagnola di profumeria con ben 15 punti vendita, che ha fatto un balzo in avanti dei ricavi del 15,8 per cento. Quarta in classifica Estasi che cresce del 13,8 per cento. Alle spalle, in quinta posizione, il Gruppo Muzio che ha fatto un balzo in avanti dei ricavi del 10,6 per cento. iL fatturato deLLe principaLi catene naZionaLi* (mln €) rank ragione Sociale LLG LEADING LUXURY GROUP PROFUMERIE DOUGLAS MARIONNAUD ITALIA SRL tOtaLe *La catena Sephora non è stata considerata perché il fatturato fa parte del gruppo Lvmh. iL fatturato deLLe principaLi catene reGionaLi (mln €) rank ragione Sociale GARGIULO & MAIELLO SPA PINALLI SRL ESSERbELLA SPA VALLESI SPA UNIX SRL PROFUMERIE VACCARI GRUPPO MUZIO SRL bEAUTYPROF SPA M & G 1952 SPA ESTASI SRL SAbbIONI PROFUMI SRL G.F. RETAIL SRL tOtaLe Dato non consolidato Nuova società Include Le Profumerie Srl e Vaccari Marco & Luisa Srl Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa La top 5 catene per crescita* G.F. Retail Pinalli Profumerie Sabbioni Profumi Estasi Gruppo Muzio *Variazione del fatturato 2015-2014 Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa 18/10/2016 Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016 Pambianco Beauty tiratura:6000 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 53 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: dall'alto, uno store della catena douglas, l'interno di una profumeria Modus della catena vallesi e il nuovo store limoni a roma in apertura, l'interno di un punto vendita pinalli a piacenza Foto: dall'alto, lo store Marionnaud paris in corso Magenta a Milano e un punto vendita della catena unix profumerie Foto: la barberia elite, brand del gruppo panariello, all'interno del punto vendita limoni di Milano 18/10/2016 Pag. 46 N.5 - ott/nov 2016 Pambianco Beauty tiratura:6000 Non si fermano più le catene MONOMARCA Non vendono solo rossetti, smalti e mascara. Sono social, attenti al cliente e propongono prodotti di qualità a prezzi bassi. Così, i negozi monobrand continuano a guadagnare quote di mercato. E convincono anche i gruppi della moda e del lusso. Chiara Dainese La bellezza punta sui monomarca. Spazi dedicati a make-up e skincare, dove all'esposizione mirata dei prodotti si affanca sempre anche l'angolo 'prova' con esperti truccatori che insegnano a mettere blush, rimmel e rossetti senza alcun obbligo di acquisto. Le boutique monomarca, sulla scia del precursore e Body Shop che ha spopolato tra le teenager degli anni Novanta, da qualche anno si stanno moltiplicando, rubando quote di mercato alle profumerie, alle farmacie e alla grande distribuzione. Una delle leve fondamentali di questo segmento di mercato è il prezzo: più basso dei principali marchi beauty, ma di uguale appeal grazie ad un packaging ricercato e a una forte strategia di comunicazione ... molto social. Tra i protagonisti della formula-monomarca, spiccano la californiana Nyx, la francese Yves Rocher, Mac, canadese di nascita ma finita nel portafoglio di marchi di Estée Lauder, e l'italianissima Kiko. Un drappello di nomi che sta riscuotendo successi di livello internazionale. Secondo il Beauty Report 2016 di Cosmetica Italia , il canale monomarca è cresciuto in cinque anni del 113 per cento. In realtà, dopo un'impressionante accelerazione, negli ultimi due anni il fatturato sembra essersi assestato. Ma il segmento continua a dimostrare grande dinamismo, con la nascita di nuove insegne come Mi-Ny, dedicata agli smalti, e 3ina, iniziative che puntano entro pochi anni a diventare vere e proprie catene su scala internazionale. Inoltre, non solo le grandi catene credono nelle potenzialità del punto vendita monobrand. Anche importanti marchi della moda e del lusso hanno iniziato ad aprire i propri store della bellezza. Si pensi a Chanel Beauty a Firenze e a Venezia o a Sisley a Porto Rotondo, oppure al make-up di Dolce & Gabbana che ha trovato casa in Corso Venezia a Milano. inseGne in crescita I fatturati dei negozi monomarca negli ultimi esercizi hanno registrato mediamente aumenti sempre in doppia cifra e, in particolare per il settore make-up in Italia, anche in tripla cifra (sempre secondo il Beauty Report). Ma la strategia di distribuire un brand cosmetico puntando prevalentemente su punti vendita monomarca, di proprietà o in franchising, significa successo anche in termini di valore del brand. "Attualmente disponiamo di 70 monomarca in Italia - ha spiegato a Pambianco Beauty Benoit Ponte , direttore generale di Yves Rocher Italia - e quest'anno ne apriremo altri, tra 2 e 6 punti vendita. Seguiranno 10 opening nel 2017, e in totale contiamo nei prossimi anni di arrivare a 100 insegne del brand nella Penisola". Il Gruppo Yves Rocher produce il 100% dei prodotti in house, nella regione della Bretagna in Francia, dove dispone anche di coltivazioni per l'estrazione di alcuni ingredienti. Per la produzione impiega 4.000 dipendenti, e in totale dispone di 17mila lavoratori in tutto il mondo. Tra l'altro, nel 2012 Yves Rocher ha acquisito il 51% delle azioni di Flormar , azienda turca di cosmetica (in Turchia conta 198 store monomarca), che ha in Italia 10 punti vendita e un totale di 463 nel mondo. Mac , invece, è arrivato in Italia nel 1998. "Abbiamo subito cominciato ad aprire i nostri punti vendita monomarca: oggi sono 60 tra negozi e corner, e vorremmo raggiungere quota 100 store entro i prossimi tre anni. L'Italia è uno dei mercati nei quali l'incidenza degli store che gestiamo direttamente è maggiore: sono 45, quasi il 10% dei Dos di Mac Cosmetics nel mondo", ha dichiarato alla stampa Paolo Deponti , brand manager Italia di Mac Cosmetics in occasione dell'apertura di un Mac Pro Store a Milano. Il retail è parte integrante della strategia di sviluppo Mac perché rispecchia appieno la filosofia del brand. "Il nostro è un marchio di servizi oltre che di prodotti - ha proseguito il manager - e ha bisogno di professionisti del make up che lavorino in negozio. I servizi sono fondamentali e servono a comunicare il dna del brand". business Vincenti Oggi Kiko è la prima marca di maquillage in Italia e controlla una catena di negozi monomarca con più di 870 negozi in 17 Paesi, di cui oltre 300 sul territorio italiano. L'insegna, che fa capo al gruppo Percassi, ha chiuso il 2015 con un fatturato di 505,6 milioni di euro in crescita del 16,9 per cento. SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INCHIESTA 18/10/2016 Pag. 46 N.5 - ott/nov 2016 Pambianco Beauty tiratura:6000 SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Creata nel 1997 come marca di trucchi e venduta nelle profumerie, Kiko Make Up Milano è diventato un vero e proprio marchio nel 2005. La crescita di Kiko ha incoraggiato altri marchi nel settore della bellezza e della cosmetica a riconsiderare il proprio modello di business. In particolare, il colosso L'Oréal, la più grande azienda di cosmetici al mondo, sta aprendo negozi dove vende solo prodotti dei suoi marchi (da L'Oréal, a Vichy e La Roche Posay, per esempio) e sta sviluppando la rete di negozi di Nyx , marchio di cosmetici rivolto alle millenials che ha acquisito l'anno scorso e che fattura circa 200 milioni di dollari l'anno. "Il nostro piano strategico per il futuro passa anche dal retail - ha dichiarato Cristina Scocchia amministratore delegato di L'Oréal Italia - con l'apertura entro il prossimo triennio di 70 boutique monomarca Nyx. Lo scorso dicembre abbiamo inaugurato i primi due negozi a Milano, e oggi contiamo 7 store sul territorio", ha concluso Scocchia. La scelta delle città da presidiare è stata dettata dai social: "Abbiamo chiesto ai nostri follower su Facebook e su Instagram - ha raccontato la retail manager del brand Norina Cermignani - in quale città desiderassero un punto vendita del nostro brand, e le maggiori richieste sono venute dalle località sopra citate, dove apriremo i nostri negozi. Il nostro core target sono i giovani dai 12 ai 25 anni, social-addicted e beauty-junkie, cioè che acquistano più di 3 prodotti make-up al mese". GioVani rampanti 3ina (si pronuncia Mina) oggi conta in Italia due monomarca, uno a Milano in Corso Buenos Aires e l'altro appena inaugurato nel centro di Modena. Il nuovo brand di make-up, fondato da Pablo Rivera e Mark Eve, ha già in attivo due agship store, uno a Londra in Covent Garden e uno ad Atene. "Il brand 3ina è nato circa due anni fa - ha dichiarato a Pambianco Beauty Rivera - e oggi conta circa 8 soci con nazionalità diverse, e due sedi una a Madrid e una Londra". Il marchio si dierenzia dagli altri brand sul mercato per le sue formule di alta qualità ricche in pigmenti all'interno, che conferiscono ai prodotti una forza e una brillantezza senza eguali a un prezzo accessibile. "Abbiamo obiettivi ambiziosi in Italia - ha sottolineato il direttore generale Nicola Mangini - perché siamo convinti che ci siano ancora molte opportunità di sviluppo. Stiamo già vagliando nuove location nel nord Italia e nei nostri piani pensiamo di aprire circa 100 negozi, sia di proprietà sia in franchising, nei prossimi cinque anni". È giovane e conta di espandersi nei prossimi anni anche Mi-Ny , l'insegna nata in Italia nel 2011 dall'idea di Arianna Basso Basset, amministratore unico dell'azienda, e conta oggi 8 store nella Penisola e 7 shop-in-shop in Norvegia. A breve, sono previste aperture in Spagna, Iran, Arabia Saudita e Golfo Persico, oltre ad altri opening in Italia. L'elemento che dierenzia un negozio Mi-Ny rispetto ad altri monomarca di make-up è la sua caratterizzazione monoprodotto. Il format, infatti, è focalizzato sul mondo nail polish e nail care. "I monobrand attualmente presenti in Italia - ha aermato Arianna Basso Basset - concentrano la propria attenzione sul trucco e dedicano solo un piccolo spazio espositivo al prodotto smalto. Mi-Ny ha ribaltato questo rapporto, perché il layout è dominato dallo smalto. Abbiamo un assortimento che non ha paragone in altre catene, con 400 colori di smalti tra tradizionali e semipermanenti, nonché personale altamente specializzato. Infatti, la maggior parte delle nostre sale assistant sono estetiste ed onicotecniche". Foto: Da sinistra, il nuovo store Kiko a Oriocenter e il Mac Pro Store di Milano In apertura, l'interno dello store 3ina a Modena Foto: Store Nyx in Galleria Passarella a Milano VITA IN FARMACIA 26 articoli 19/10/2016 Pag. 2 Ed. Milano diffusione:254805 tiratura:382356 Un fallimento da 31 milioni di euro Solo il 20 % delle visite mediche si fissa con il centralino unico che non è abilitato per tutti gli esami Simona Ravizza Alla fine per prenotare una visita medica la soluzione è sempre la stessa: mettersi in coda agli sportelli, armati di molta pazienza. Qualsiasi altra alternativa è poco percorribile. Eppure la promessa è ormai vecchia di 10 anni e i suoi costi per le casse pubbliche solo nel 2015 hanno superato i 31 milioni di euro: «Chiamando l'800.638.638, numero verde gratuito da rete fissa, oppure lo 02.99.95.99 dal cellulare (al costo previsto dal proprio piano tariffario), puoi prenotare prestazioni sanitarie in tutta la Lombardia». E col tempo i modi per fissare un appuntamento dal dottore si sono giustamente moltiplicati: dall'online con pc e smartphone fino alle farmacie. Peccato che il paziente nella realtà quotidiana sia ancora costretto a recarsi in ospedale. Lì, in fila con la ricetta in mano. Altro che call center unico di Regione Lombardia: e sono lontani dal successo anche gli altri canali alternativi. Per il 2017 - come racconta la cronaca delle ultime settimane - il Pirellone vuole estendere l'800.638.638 alla totalità delle attività ambulatoriali in ogni ospedale pubblico e privato: ma la strada è tutta in salita. I numeri riportati in documenti riservati dell'Agenzia di tutela della Salute (Ats) di Milano non lasciano scampo: al momento, il call center è un (costosissimo) flop. Sarà davvero possibile trasformarlo in un successo? Oggi meno del 20% delle visite mediche viene prenotata con il centralino unico di prenotazioni, online o tramite il farmacista. L'altro 80% dei pazienti per prendere un appuntamento si presenta davanti all'impiegato dell'ospedale. Lo dicono i dati di un rapporto Ats del 16 giugno 2016. È il report stilato sugli esiti della riunione di coordinamento sul call center regionale. Emerge che primi quattro mesi del 2016 solo 1 milione e 194 mila cittadini hanno telefonato all'800.638.638, appena 29.328 hanno usato il pc e altri 58.821 sono andati in farmacia. È un totale di un milione e 282.397 prenotazioni. Una goccia nel mare delle oltre sette milioni di richieste di visite mediche che - come ha ricostruito il Corriere - sono state avanzate dai pazienti nello stesso periodo. Per prenotare le restanti 5 milioni e 947.603 prestazioni i cittadini sono andati in ospedale. Ma per una scelta masochistica o perché qualsiasi altra alternativa non è considerata valida? Dopo la lettura dei documenti dell'Ats, l'ipotesi più credibile è la seconda. Ancora oggi in media solo una prestazione su due è prenotabile attraverso il call center: ma se il malato non ha la garanzia di potere prenotare qualsiasi visita, o perlomeno la stragrande maggioranza, perché telefonare all'800.638.638? E, in effetti, da gennaio ad aprile 2016 l'hanno fatto ancora meno cittadini: rispetto allo stesso periodo 2015 il loro numero è diminuito del 7% (meno 66.443). Il problema su tutti è proprio quello delle agende riservate: gli ospedali non danno al centralino unico lombardo la possibilità di fissare gli appuntamenti per tutti i tipi di esami. Lo fanno, spesso, a ragion veduta: ci sono prestazioni iperspecialistiche e invasive che vanno spiegate bene al paziente, cosa che difficilmente può essere fatta al telefono. In più, devono essere tenuti a disposizione, per esempio, posti per i malati cronici che necessitano di controlli periodici. In altri casi, però, tenere le agende nascoste è semplicemente considerato più comodo: la gestione interna è ovviamente più libera. L'aumento dell'utilizzo del pc e dell'uso delle farmacie, comunque, non assorbe il calo del call center. Il canale Internet è cresciuto del 39% e quello delle farmacie del 25%. Ma i numeri assoluti sono bassi (più 10.750 e più 11.811). Del resto, anche questi sistemi di prenotazione presentano numerosi limiti. Online non sono prenotabili le visite urgenti (entro 72 ore), fissare un appuntamento su Internet è complesso (è molto più difficile che acquistare il biglietto del treno) e la maggior parte dei cittadini si fida poco perché è convinto che recandosi in ospedale le possibilità di prenotazioni siano maggiori. Il ventaglio delle VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le prenotazioni impossibili 19/10/2016 Pag. 2 Ed. Milano diffusione:254805 tiratura:382356 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 58 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prestazioni che si possono fissare in farmacia, poi, è ancora più limitato di quello del call center. Insomma, la pluriannunciata guerra alle code agli sportelli è rimasta più che altro uno slogan. Almeno per ora. Lo scorso 7 settembre lo stesso assessore al Welfare Giulio Gallera ammette un altro problema: «A oggi un lombardo che contatta il numero unico per le prenotazioni raggiunge solo gli ospedali pubblici, l'obiettivo è la condivisione delle agende di prenotazione con gli ospedali privati». E convincerli ad aderire al call center sarà tutt'altro che semplice. Troppi costi, pochi risultati. E una cosa è certa: è impossibile pensare di fare funzionare il numero unico di prenotazioni se continua a esserci differenza tra la disponibilità allo sportello e al call center e se gli ospedali privati non aderiscono. Tutto il resto, sono solo promesse. Le ennesime. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Canali di prenotazione Dati gennaio - aprile d'Arco I dati degli ospedali 2015 2016 Numero di visite fissate per telefono I servizi forniti Pini/Cto Lodi Fatebenefratelli Sacco Niguarda Melegnano e Martesana Nord Milano Ovest Milanese Rhodense Santi Paolo e Carlo Irccs Ca' Granda Fatebenefratelli Gaetano Pini Garbagnate Icp Irccs Policlinico Legnano Melegnano Niguarda Sacco San Carlo San Paolo Asst Ospedali Prestazioni erogate Numero di prestazioni Effettivamente prenotabili 2015 2016 +19 -12 -9 +9 0 -2 -5 -12 +3 -7 Var. % REGIONE LOMBARDIA 1.260.691 1.194.248 18.578 29.328 47.010 58.821 18.105 40.283 116.342 46.000 52.877 42.208 62.357 50.390 55.077 207.219 21.582 36.350 105.475 50.100 52.816 40.285 55.086 51.677 51.224 202.968 2.097 638 5.814 6.847 2.459 3.379 4.731 4.174 4.241 1.223 1.889 1.328 197 921 2.639 2.877 1.529 1.074 565 648 5.222 5.600 Call center Internet Farmacia 19/10/2016 Pag. 9 Ed. Roma diffusione:254805 tiratura:382356 Porta Portese, l'iniziativa dell'edicolante Mauro Silenzi per salvare il verde Le «adozioni» Il giornalaio è a largo Toja, dove si lavora da mesi al progetto di «adozione» dei tronchi Maria Rosaria Spadaccino Ci saranno presto almeno 25 nuovi alberi a Porta Portese: ed è solo l'inizio. Le piante cadute, scomparse per la poca cura e per disastri provocati dagli umani saranno sostituite. Comprate dagli stessi cittadini che abitano nel quartiere: con 100 euro si può anche avere l'albero con dedica. Nella sua edicola a largo Toja, Mauro Silenzi 57 anni, ingegnere mancato, lavora come una formica da mesi al progetto «Adotta un albero». Piano, piano, lentamente un desiderio si è trasformato in un'idea ed ora in un progetto condiviso. «L'idea è diventare protagonisti del luogo dove viviamo - racconta Mauro occupandocene direttamente, investendo tempo e denaro, in base alle proprie possibilità». Mauro ogni giorno vende giornali e contemporaneamente si occupa dell'attività, attraverso l'associazione «La voce di Porta Portese», fondata con 4 amici qualche anno fa. «Ormai lavoro e impegno per il quartiere coincidono spiega - la mia edicola è diventata il punto di raccordo, un centro di informazioni. È un'edicola social, in un tempo in cui si vendono meno giornali e ci si incontra poco, da me si chiacchiera, ci si confronta, si scambiamo idee ed opinioni». Ogni tanto sua moglie Giovanna si lamenta: «Tutto il tempo libero è per il quartiere». Mauro è un uomo gentile, non lesina sorrisi, disponibile alla conversazione. Edicolante da tre generazioni, il papà ed il nonno vendevano giornali a viale Giulio Cesare, a pochi metri da casa. Poi lui stesso quando ha capito che non avrebbe concluso gli studi universitari, ha deciso di impegnarsi nello stesso mestiere di famiglia. E ha scelto la grande edicola tra viale Trastevere e la via Portuense. Questa sera davanti alla sua edicola si incontreranno altre associazioni di Trastevere per trarre spunti dall'esperienza del verde fai-da-te partita da via Toja e che sta contagiando le zone limitrofe. «Per chi non avesse la possibilità di comprare un albero, ma volesse contribuire a rinverdire la piazza c'è un salvadanaio in edicola ed un altro nella farmacia di via Rolli per un'offerta libera - continua Mauro- . Poi sono a disposizione libri da prendere con offerta libera da minimo due euro: il ricavato va sempre al fondo per gli alberi». L'impegno della sua associazione inizia nel 2012, quando partecipa ad un bando europeo per la riqualificazione dell'area del mercato di Porta Portese, «siamo entrati in rapporto diretto con le istituzioni e siamo riusciti a far cambiare un progetto che riduceva la piazza ad semplice asse viario». Mauro ha il sogno di coinvolgere anche i ragazzi, «sono ancora pochi i giovani impegnati nel progetto». Ora grazie a lui Porta Portese sarà più verde e su qualche albero ci sarà la targhetta con dedica. Su una c'è scritto: «I love Antonella», regalo verde di un marito innamorato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: A sinistra Mauro Silenzi, davanti alla sua edicola di largo Toja, accanto all' albero di carta che pubblicizza l'iniziativa del verde solidale nel quartiere VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «I love Nella»: dediche sugli alberi 19/10/2016 Pag. 3 Ed. Bergamo diffusione:254805 tiratura:382356 Indagine della Dda di Ferrara, 16 persone in carcere: «Legami con la camorra» I Nas a Olmo al Brembo: sequestrati anti depressivi acquistati in maniera illegale Antitumorali Venivano dirottati all'estero, «ripuliti» e venditi nel Nord Europa Maddalena Berbenni Il tesoro a cui puntavano erano le costose cure antitumorali o contro la sclerosi multipla, ma non disdegnavano i medicinali più comuni. Nel traffico di farmaci scoperto dai carabinieri di Ferrara secondo l'accusa tutto poteva essere rubato, ripulito e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato (e per i pazienti) calcolato per difetto in 2,7 milioni di euro. Scassinatori professionisti si dedicavano agli ospedali, altri trasportavano e stoccavano la merce rubata, altri gestivano la ricettazione della refurtiva all'estero, dove venivano create società ad hoc per poterla riciclare. Altri ancora curavano il fronte interno, dove medicine venivano proposte e «piazzate» a farmacisti compiacenti, che probabilmente non avevano la percezione di quanto spessa fosse la rete in cui si erano infilati, ma che sapevano di acquistare in maniera illegale prodotti che pagavano meno. Partono da Secondigliano e si allungano fino ad Olmo al Brembo i tentacoli dell'indagine coordinata dalla Dda del capoluogo emiliano che ieri mattina ha portato in carcere 16 persone (un'altra è ai domiciliari e un'altra ha l'obbligo di firma, mentre due sono ricercate). L'accusa, per una parte, è di associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico, il clan dei Licciardi, Napoli. A loro la banda avrebbe versato alcune somme, come un lasciapassare per continuare a trafficare. Stando alla ricostruzione dei carabinieri, nel 2014 sarebbero stati messi a segno 13 furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture diverse. Colpi anche da 250 mila euro, a volte eseguiti anche a meno di 24 ore di distanza (come il 9 febbraio nel Padovano). La presunta associazione funzionava come una filiera e girava attorno a un pluripregiudicato del Napoletano, ritenuto trait d'union tra la «batteria» che si occupava dei furti, con corrieri e ricognitori, e i ricettatori dei farmaci. I medicinali di categoria «H» come gli antitumorali, in Italia dispensabili solo negli ospedali, venivano dirottati all'estero attraverso un meccanismo che ne prevedeva l'acquisto da parte di «cartiere» create nei Paesi dell'Est e la vendita nel Nord Europa. Gli altri, di tipo «A» ( farmaci essenziali e per le malattie croniche il cui costo è a carico dello Stato) e «C» (a carico del cittadino), erano destinati al mercato italiano. Secondo l'accusa, ci pensava un informatore farmaceutico in pensione di Genova, Lucio Giorgio Grasselli, fra gli arrestati in carcere. Grasselli acquistava la merce da Vincenzo e Pasquale Alfano, a capo del gruppo che materialmente svaligiava gli ospedali. Poi, sempre secondo le indagini, la ricettava ad altri informatori: Salvatore Tubito, ai domiciliari a Torino, e a un altro indagato colpito da obbligo di firma. Il trio attingeva dal portfolio dei vecchi clienti, farmacisti che guadagnavano due volte: da una parte acquistavano a prezzi molto inferiori e dall'altra vendevano in nero proprio perché il farmaco non risultava. È scavando su Grasselli che gli investigatori sono arrivati fino in Val Brembana. La farmacia di Olmo al Brembo è tra le otto (le altre si trovano in provincia di Brescia, Cuneo e Genova) dove si sono presentati i carabinieri del Nas. Nel corso della perquisizione sono state sequestrate quindici confezioni di anti depressivi detenute illegalmente, cioè senza la documentazione che viene rilasciata dall'informatore farmaceutico nel momento in cui avviene l'acquisto. Sono in corso accertamenti per verificare la precisa provenienza di quei medicinali. Non è escluso che il titolare possa finire a sua volta indagato. Contattato, nega che siano state riscontrate irregolarità. © RIPRODUZIONE RISERVATA 2,7 milioni il valore commerciale dei farmaci VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il «clan» che rubava medicinali Caccia ai farmacisti ricettatori 19/10/2016 Pag. 3 Ed. Bergamo diffusione:254805 tiratura:382356 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato e dei beni recuperati 13 colpi a farmacie ospedaliere nel 2014, soprattutto nel Nord Italia La scheda L'operazione «Caduceo» ha smascherato una presunta organizzazione criminale specializzata in furti di medicinali La banda puntava a farmaci antitumorali, più costosi, smerciati all'estero, ma anche prodotti più comuni Foto: L'allarme L'indagine è partita nel 2014 da due colpi nel Ferrarese VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 61 19/10/2016 Pag. 8 Ed. Bologna diffusione:248077 tiratura:374273 Razziavano in ospedale farmaci anti-tumore, sgominata la banda Inchiesta della Dda di Bologna, arrestate 15 persone Il traffico dei prodotti all'estero rendeva milioni di euro GIUSEPPE BALDESSARRO «QUESTI lavorano seriamente ... questi sono pericolosi... Questi quando vengono ti fanno male...». Professionisti, gente che sapeva come muoversi e dove mettere le mani. È questo il quadro che affiora dalle carte dell'inchiesta "Caduceo" che ieri mattina ha portato all'arresto di 15 persone (altre due sono ancora ricercate), accusate di far parte di una banda che si dedicava al furto e al riciclaggio di farmaci oncologici. Un gruppo estremamente organizzato, nel quale ognuno svolgeva compiti precisi. C'era chi individuava gli obiettivi, chi si occupava della fase esecutiva e chi curava la logistica. Infine la parte finanziaria e quella commerciale. Per un giro d'affari, stimato dai carabinieri di Ferrara, che hanno condotto le indagini, di alcuni milioni di euro. Nel mirino del gruppo le farmacie degli ospedali, dalle quali prelevare medicine per la chemioterapia. Prodotti che in Italia non sono disponibili al pubblico, ma solo ai nosocomi autorizzati alla somministrazione interna. Farmaci senza mercato nazionale, ma che all'estero possono fruttare molto. Non a caso, il capo dell'organizzazione, Eduardo Lambiase, aveva aperto alcune società (una in Grecia e due in Ungheria) attraverso cui da una parte produceva la documentazione necessaria a "ripulire" la refurtiva e dall'altra creava i canali per poi piazzare i farmaci rubati. Dei colpi (13 in meno di un anno e tutti nel 2014) si occupava una "batteria" guidata da Pasquale e Vincenzo Alfano, napoletani svelti di mano e risoluti, alla testa di un gruppo formato da una mezza dozzina di persone. La merce rubata negli ospedali dell'Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Marche e Veneto, veniva poi trasportata a Cava de' Tirreni, dove Lambiase aveva un deposito. Qui entravano in campo Settimino e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una farmacia e di una società che si occupava di esportazione. I documenti utili li forniva Lambiase, mentre i Caprini ci mettevano il marchio della loro azienda per esportare oltre frontiera. Pagamenti, neanche a dirlo, estero su estero, attraverso una banca con sede a Bucarest. Poi c'era anche una partita tutta italiana. Durante i furti, infatti, la banda razziava anche farmaci commercializzabili in Italia, che poi rivendeva, attraverso dei broker, ad alcune farmacie piemontesi, liguri e lombarde. E anche qui fioccavano quattrini. Denaro che secondo Enrico Cieri, pm della Dda di Bologna, in parte finivano nelle tasche della camorra con un versamento mensile di 10 mila euro al clan Licciardo. Tutto fino a ieri mattina, quando al Nord sono entrati in azione gli uomini del comandante ferrarese Andrea Desideri e a Napoli quelli guidati da Ubaldo Del Monaco, che hanno messo le manette ai polsi di quasi tutti i protagonisti della vicenda (due sono ancora latitanti). Otto le farmacie perquisite con la collaborazione del Nas di Bologna: a Brescia, Bergamo, Genova. Altrettanti i titolari che ora rischiano la denuncia per ricettazione. Nel corso dell'inchiesta sono stati ritrovati e sequestrati farmaci frutto dei furti per oltre due milioni di euro. Diversi i colpi portati a termine in Emilia Romagna: il 30 gennaio 2014 ci fu il furto all'ospedale di Bentivoglio (180 mila euro di farmaci). Di 100 mila euro, invece, è il valore del bottino portato via dall'ospedale di Cento (Ferrara), e di 90 mila da quello di Lagosanto (Ferrara). Quindi i colpi a Rimini e Riccione, 35 e 37 mila euro. Infine il furto di una cassaforte smurata dalla sede Asl di Bologna in via Toscana. Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ha sottolineato l'importanza di un'indagine che ha contrastato «un fenomeno odioso», anche perché i malati di tumore venivano privati delle cure. Con un rischio ulteriore per la salute rappresentato dal mancato rispetto delle rigorose norme di conservazione dei farmaci. AMATO " VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La cronaca 19/10/2016 Pag. 8 Ed. Bologna diffusione:248077 tiratura:374273 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato È un fenomeno odioso le vittime sono i malati e la sanità IL PUNTO TREDICI COLPI Tredici colpi messi a segno in meno di un anno. La banda razziava le farmacie degli ospedali a caccia di medicine per la cura del cancro L'ORGANIZZAZIONE Il gruppo agiva in maniera precisa ogni componente della banda aveva compiti specifici: dal colpo fino al riciclaggio dei medicinali all'estero GLI ARRESTI L'inchiesta della Dda e dei carabinieri di Ferrara ha portato all'arresto di 15 campani e al sequestro di farmaci per oltre due milioni di euro PER SAPERNE DI PIÙ www.carabinieri.it www.ausl.bologna.it Foto: LA BANDA Due immagini dell'operazione: una parte della refurtiva e un arresto eseguito dai carabinieri, in azione a Ferrara e a Napoli 19/10/2016 Pag. 6 Ed. Genova diffusione:248077 tiratura:374273 Marassi, il piazzista dei farmaci rubati riforniva la Liguria e tutto il Nord Ovest Con Donato Bilancia frequentava le bische Era già stato arrestato per traffico di farmaci rubati GIUSEPPE FILETTO IL piazzista per le farmacie della Liguria e sopratutto del Nord Ovest sarebbe sempre lui: l'inossidabile Lucio Giorgio Grasselli, di 77 anni, amico del serial killer Donato Bilancia. E la sua sede operativa ancora la casa di via Ferretto, dove ieri è stato arrestato dai carabinieri e tradotto nel carcere di Marassi. Da Genova Grasselli avrebbe smerciato i medicinali rubati nelle farmacie ospedaliere e li avrebbe venduti a quelle private. E le indagini del Nucleo Investigativo di Ferrara conducono dritti ad una nota, storica farmacia della città: la Ghersi di corso Buenos Aires, perquisita sempre ieri dal Nas di Genova. Tant'è che il titolare, Giuseppe Ballarini, risulta indagato per ricettazione. Anche se i vertici dell'Arma e la Procura di Ferrara precisano che "l'iscrizione è un atto dovuto, per consentire le perquisizioni". Comunque, i carabinieri del Ministero della Salute hanno setacciato il magazzino sotterraneo della "Ghersi", l'abitazione e le auto di Ballarini. Non hanno trovato nulla che possa essere riconducibile alle partite di medicinali smerciate da Grasselli & company, tanto meno di provenienza furtiva. È pur vero che le partite oggetto della mega inchiesta sono del 2015 e nel frattempo potrebbero essere state vendute. Ma sono solo supposizioni. «Comunque, conosco Grasselli come cliente - sottolinea Ballarini - prendeva i farmaci da noi, in quanto paziente di un medico che ha l'ambulatorio sopra la nostra farmacia». Nella casa di Grasselli, invece, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Genova, oltre ad eseguire l'ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Ferrara, hanno prelevato un centinaio di scatole di farmaci, tutti di categoria A e C: prescrivibili e da banco, ma non antitumorali (di categoria H). Di cui l'anziano piazzista non avrebbe saputo spiegare la provenienza. Anche se il suo avvocato storico, Vittorio Pendini, precisa che si tratti solo di un "blister" e spiega che l'arresto è inquadrabile in vicende sovrapponibili all'inchiesta di Napoli, che nel 2015 aveva portato il suo cliente agli arresti domiciliari. E già, perché Lucio Giorgio Grasselli è una vecchia conoscenza, sia per le forze dell'ordine che per la giustizia. Dicono che abbia un certificato penale lungo come "I Promessi Sposi". Prima dell'arresto di ieri, l'ultima vicenda giudiziaria che lo riguarda è quella della Guardia di Finanza di Fiumicino, che tra Genova, Napoli e Caserta aveva fatto scattare le misure cautelari per 9 componenti di un'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di farmaci. L'amico di Donato Bilancia, però, ancora prima si era fatto conoscere: frequentava le bische clandestine insieme al serial killer che tra il '97 e il '98 fece fuori 17 persone. Fin da allora, Grasselli la notte giocava d'azzardo, il giorno smetteva i panni del biscazziere ed indossava quelli dell'informatore medico-scientifico. Piazzava i medicinali rubati. Da circa un anno era tornato libero, dopo un periodo agli arresti domiciliari. E, però, pare che fosse tornato al suo vecchio "amore": ricettatore di medicinali di provenienza furtiva. Una attività piuttosto redditizia. Avrebbe "ripulito" farmaci - sopratutto antitumorali costosissimi e in Italia dispensabili solo per i pazienti ricoverati rubati negli ospedali di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più in strutture sanitarie diverse, per un bottino valutato per difetto in 2,1 milioni.Dell'organizzazione smantellata ieri dai carabinieri di Ferrara e che aveva la sua base in Campania, Grasselli sarebbe il piazzista di Liguria, Basso Piemonte e Lombardia. Avrebbe smerciato medicinali a farmacisti compiacenti. www.carabinieri.it www.amiu.genova.it PER SAPERNE DI PIÙ I PUNTI 1 2 FURTI Le medicine venivano rubate nelle farmacie ospedaliere, il traffico riguardava soprattutto antitumorali, dai costi molto alti e di conseguenza anche molto redditizi L'ORGANIZZAZIONE Gli arresti VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta Perquisite la farmacia Ghersi casa e auto del titolare ora indagato per ricettazione 19/10/2016 Pag. 6 Ed. Genova diffusione:248077 tiratura:374273 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 65 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato sono stati diciotto in tutta Italia, la base era in Campania, Grasselli sarebbe stato il piazzista di Liguria, Piemonte e Lombardia, il traffico scoperto dai carabinieri di Ferrara I PRECEDENTI Grasselli, che era amico del serial killer Donato Bilancia, è stato già arrestato dodici anni fa per lo stesso tipo di reato e l'anno scorso era stato indagato nel corso di un'inchiesta analoga Foto: I FARMACI Gli antitumorali venivano rubati per essere rivenduti sotto banco a farmacisti senza scrupoli, a sinistra i carabinieri dei Nas 19/10/2016 Pag. 5 Ed. Firenze diffusione:248077 tiratura:374273 La Regione cerca di ovviare al problema puntando a far percorrere ai pazienti strade diverse in base alle necessità MICHELE BOCCI DI fronte a una domanda di prestazioni sanitarie specialistiche stabile, se non addirittura in calo, ridurre le liste d'attesa dovrebbe essere una sfida possibile. E in effetti l'assessorato si sta muovendo per coordinare una strategia di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere. Proprio ieri si è svolta una riunione in Regione per discutere della delibera che contiene le misure già annunciate in conferenza stampa nel luglio scorso. L' assessore Stefania Saccardi ha chiesto ai direttori delle aziende di collaborare al massimo per riuscire a dare una risposta omogenea su tutto il territorio. Non sempre, in effetti, le Asl collaborano e anche per omogenizzare la riposta sono nati i coordinamenti di area vasta. Anche sui sistemi utilizzati per abbattere le liste di attesa si è lavorato in modo diverso. Ad esempio a Pisa è stato avviato prima dall'azienda ospedaliera e poi da questa e dalla Asl il sistema dell'"open access", che sta dando ottimi risultati con le visite cariologiche abbinate agli esami specialistici e più di recente con le ecografie all'addome. Il sistema ideato dal direttore generale Carlo Tomassini prevede di partire dallo storico della domanda per quelle due specialistiche al fine di organizzare ambulatori tra pubblico e privato convenzionato che siano in grado di rispondere in tempi brevi. A chi vive in provincia, e quindi ha il medico di famiglia nel Pisano, vengono offerte, se c'è la prescrizione e la conseguente chiamata al Cup, visite e esami nel giro di 1-3 giorni. Alla Asl di Firenze invece hanno avviato il cosiddetto "fast track". Si tratta appunto di una corsia preferenziale per ottenere visite e accertamenti rapidamente da parte di pazienti cronici che hanno problemi improvvisi. È lo stesso medico di famiglia, se c'è un aggravamento delle condizioni del malato, ha contattare la struttura specialistica attraverso un numero dedicato e a fissare per il suo assistito un accertamento nel giro di poco tempo, addirittura alcune ore se necessario. Il piano della Regione di cui si è parlato anche ieri, prevede un sistema di "frantumazione" della domanda. La chiave è concludere l'era del percorso unico, cioè dell'accesso di tutti i cittadini tramite Cup (che sia telefonico, in farmacia, alla Asl o via web). Bisogna che i pazienti percorrano strade diverse a seconda delle loro condizioni. I malati cronici (tra i 2 e i 300mila in Toscana) che hanno accertamenti prestabiliti nell'arco dell'anno, ad esempio, non si devono rivolgere al Centro unico di prenotazione ma devono fissare tutte le visite e gli esami necessari all'inizio dell'anno, magari attraverso il loro medico di famiglia. Anche i malati oncologici (circa 100mila), e in genere chi è già stato preso in carico dalle strutture sanitarie, dovranno fissare presso le strutture che li seguono i vari controlli. Chi invece accede per la prima volta, perché ha bisogno di una diagnosi o di chiarire un dubbio di un medico, avrà a disposizione il Cup. E la risposta della struttura varierà da quanto è considerato grave il suo caso. Si può andare da 48 ore a 10 giorni. Ovviamente per far funzionare il sistema, tutto il privato accreditato deve essere tenuto all'interno del sistema di offerta della sanità toscana. Inoltre la diagnostica pesante, tac e risonanze, deve lavorare al massimo della sua possibilità. Di macchine del resto in Toscana ce ne sono tante, se sfruttate su 12 ore sono tranquillamente in grado di rispondere alla domanda. Ma la macchina si sposta se lo fanno anche i professionisti. Per questo si progettano protocolli condivisi tra radiologi e medici che fanno le prescrizioni. Anche i cittadini saranno raggiunti da campagne informative che aumentino la loro consapevolezza. Un pallino dell'assessore Saccardi, fin da subito, è stato quello di far utilizzare il Cup anche ai medici di famiglia, per prenotare direttamente gli accertamenti per i propri pazienti. (mi.bo.) VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 66 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma le liste d'attesa restano un nodo parola d'ordine "frantumazione" 19/10/2016 Pag. 4 Ed. Torino diffusione:248077 tiratura:374273 Parco della Salute Dal Comune arriva l'ok al progetto Il vicesindaco Montanari spiega il sì alla variante: "Non volevamo che Torino perdesse fondi già certi" Definito il futuro dell'attuale area ospedaliera. Solo per il Regina Margherita sarà possibile una ristrutturazione radicale DIEGO LONGHIN IL Comune a guida 5 Stelle dice «sì» al Parco della Salute. Il vicesindaco Guido Montanari ha presentato in giunta la variante urbanistica per realizzare il polo della Salute, della Ricerca e dell'Innovazione. L'area è quella dell'Avio-Oval. Rispettati gli impegni presi dal protocollo tra Regione, Comune e Università degli Studi firmato in primavera. Accordo che prevede un nuovo futuro per gli ospedali Molinette, Sant'Anna e Regina Margherita. Aree che verranno riutilizzate, ma il Comune vuole che le future destinazioni e usi siano decisi in parallelo alla realizzazione del nuovo complesso della medicina, non oin un tempo successivo.. La decisione è stata presa «nella consapevolezza di poter contare sulla disponibilità di fondi stanziati, al fine di non generare alla Città un possibile danno e nell'ottica della collaborazione con gli altri enti coinvolti, in un quadro di impegno a valorizzare il complesso delle attuali strutture sanitarie», sottolinea il vicesindaco. Oltre 200mila metri quadri sui 370mila totali saranno usati per il Parco della Salute. Centomila sono già utilizzati per il grattacielo della Regione e l'Oval. Sui 62mila metri quadrati di proprietà delle Ferrovie sono ipotizzate attività terziarie, produttive, artigianali e di residenza prevalentemente universitarie. Previste attività commerciali, limitate al 20 per cento della superficie, «indirizzate alla promozione del commercio di vicinato al posto delle grandi strutture commerciali di vendita». Insomma, no ai supermercati attorno al Parco della Salute. E una quota minima del 20 per cento della superficie, destinata a residenza, sarà usata per interventi legati all'housing sociale: «Per creare un elevato livello di qualità urbana sottolinea Montanari - deve essere garantita una significativa presenza di spazi verdi». L'idea è che il verde debba creare due fronti verso l'Oval e il Lingotto, oltre alla connessione tra via Nizza e il collegamento con la stazione Lingotto. «La riorganizzazione del polo ospedaliero cittadino e del Parco della Salute - sottolinea Montanari- deve prevedere la contestuale progettazione e riutilizzazione delle aree del distretto Molinette, Sant'Anna e Regina Margherita» In particolare la riqualificazione del complesso delle Molinette e del Sant'Anna «sarà finalizzata a renderlo parte integrante del tessuto cittadino, mantenendo l'impianto originario di valore storico, valorizzando i percorsi interni, creando nuovi spazi pubblici di relazione sui quali potranno insediarsi attività plurifunzionali e aree verdi». Sul complesso del Regina Margherita è possibile procedere con interventi di radicale ristrutturazione urbanistica. «Il tutto dovrà essere oggetto di uno studio unitario - puntualizza il vicesindaco - che consenta di valutare il corretto inserimento architettonico». Si potranno insediare strutture di interesse comune, residenze, anche pubbliche e destinate all'housing sociale, residenze universitarie, residenze protette, centri per la riabilitazione, attività espositive, attività ricettive e commerciali. «Al fine di garantire la continuità e l'adeguatezza dell'assistenza sanitaria-ospedaliera sottolinea il vicesindaco Montanari - sarà possibile utilizzare, anche attraverso una progettazione modulare, le aree Molinette, Sant'Anna, Regina Margherita e potrà essere valutato l'utilizzo dell'area Bacigalupo, all'incrocio tra corso Spezia e via Ventimiglia, ora destinata a parcheggio». I QUATTRO POLI Il progetto del Parco 1 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 67 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il pianeta sanità 19/10/2016 Pag. 4 Ed. Torino diffusione:248077 tiratura:374273 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 68 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 2 3 4 122 506Sanità e formazione clinica: 127.000 metri quadrati, per un totale di 1.040 posti letto LA STIMA DEI COSTI 480 milioni per il Polo della sanità Didattica: 51.000 metri quadr i, per le attività dei corsi di laurea (31 mila mq) e per la formazione di chi lavora in ospedale 1° lotto milioni 26 milioni per il Polo della ricerca Ricerca: 10.000 metri quadr i, a disposizione di un migliaio di persone tra docenti, assistenti, dottorandi, personale ausiliario 110 milioni per il Polo della didattica Residenzialità d'ambito 5.000 metri quadr i, per servizi di foresteria 2° lotto milioni 12 milioni per il Polo della residenzialità d'ambito IN PILLOLE POLO DELLA SALUTE Sorgerà sull'ex area Fiat-Avio accanto al grattacielo della Regione. Sarà polo di cura ma anche di ricerca e didattica CTO Una volta costruito il nuovo polo, il Cto diventerà l'ospedale di riferimento per l'area sud della città MOLINETTE La seconda vita delle Molinette prevede una riqualificazione per integrarlo con la città mantenendo l'impianto originario REGINA MARGHERITA Secondo la variante urbanistica, l'ospedale infantile potrà essere oggetto di una radicale ristrutturazione News e aggiornamenti sul sito torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ 19/10/2016 Pag. 47 Ed. Torino diffusione:159849 tiratura:244697 Influenza e vaccini, come prepararsi all'arrivo dell'epidemia in Piemonte Ad ognuno il suo vaccino per proteggersi dall'influenza. Per chi è a rischio esistono infatti diversi preparati indicati caso per caso, quindi il medico può segnalare il tipo di profilassi più indicata. E' una delle curiosità che emergeranno dal primo incontro della nuova iniziativa de La Stampa - «In corpore sano», dedicata alla salute - che prende il via oggi alle ore 18 presso la sede del giornale in Via Lugaro 15 a Torino. L'appuntamento, aperto a tutti, è dedicato all'infezione più temuta dell'inverno. Ha per titolo «Influenza: serve il vaccino? Lo dice la scienza», ed è realizzato con il contributo non condizionante di Gsk. Risponderanno alle domande dei cittadini Gabriele Bagnasco, direttore del Dipartimento Igiene e Sanità Pubblica della Asl di Vercelli, Roberto Venesia, Segretario Regionale Fimmg (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale) e Massimo Mana, presidente Federfarma Piemonte. Modera Federico Mereta. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 69 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Oggi, alla Stampa, si parla di salute 19/10/2016 Pag. 51 Ed. Torino diffusione:159849 tiratura:244697 Aumenti ai manager della Sanità , i sindacati attaccano la giunta ALESSANDRO MONDO Il giorno dopo puntuali, e per certi versi prevedibili, sono arrivate le reazioni: quelle suscitate dalla decisione della giunta regionale di aumentare gli stipendi dei manager della Sanità piemontese con l'obiettivo dichiarato di «blindarli» nei rispettivi ruoli ed evitare che prendano il volo verso retribuzioni più vantaggiose. Dura la risposta di alcuni sindacati, mentre a livello politico, cioè nei partiti di maggioranza, i malumori restano sotto il livello dell'acqua: con qualche eccezione. «Personalmente sono contrario - precisa Marco Grimaldi, capogruppo di Sel -: bisognava farsi promotori di una battaglia a livello nazionale per uniformare i compensi e non prendere la questione dalla coda, alzando gli stipendi per rincorrere quelli di altre Regioni. Il nuovo modello della Sanità si costruisce anche così». Sul fronte del Pd Nino Boeti eccepisce soprattutto sull'aumento della retribuzione del direttore regionale dell'assessorato, portata a 180 mila euro lordi l'anno più 30 mila di premi di risultato. «Un ritocco ai compensi dei manager ci stava, ma questo mi pare eccessivo - commenta il vicepresidente del Consiglio regionale -. Tanto per rendere l'idea, il vicepresidente della giunta, che certamente non ha meno responsabilità del direttore dell'assessorato alla Sanità, prende 5700 euro netti al mese: somma dalla quale vanno detratti la quota versata al partito, e nat uralmente i contributi». Quanto all'aumento per i direttori generali delle Asl, «come ho detto, ci sta, anche se sarebbe servita una riflessione sui criteri: vorrei capire, precisamente, come si possa stabilire se un'Asl ha un carico di lavoro superiore o inferiore rispetto a un'altra». Sulle barricate i sindacati. Non i confederali, ma Nursind Piemonte e Fedir Sanità. «Non capisco come si possa giustificare un aumento significativo di stipendio per i manager a fronte di un blocco dei contratti di tutti gli operatori sanitari che dura da ormai sette anni - commenta Francesco Coppolella, coordinatore regionale Nursind -. E' uno schiaffo per tutti i professionisti e non della nostra sanità, operatori che hanno dovuto subire e stanno ancora subendo un impoverimento delle loro condizioni economiche per i sacrifici richiesti: a quanto pare, valgono solo per alcuni». Anche Fedir Sanità prende posizione sul proprio sito Facebook parlando di «incredibile inopportunità» da parte della giunta regionale: «Risibile la scusa di voler evitare lo scippo da parte di strutture pubbliche e private, in altre Regioni, sulla base di offerte economiche più vantaggiose. Nella sanità piemontese non si è visto alcun miglioramento ma solo tagli a carico di dipendenti e cittadini». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 70 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Malumori anche nella maggioranza 19/10/2016 Pag. 47 Ed. Asti diffusione:159849 tiratura:244697 Banda dei ladri di farmaci aveva colpito anche ad Asti Selma Chiosso A pagina 51 C'è anche la farmacia dell'ospedale di Asti tra quelle prese di mira dalla banda dei farmaci antitumorali che ha agito in diverse città italiane rubando farmaci per oltre due milioni di euro. Il colpo ad Asti è stato commesso a febbraio 2014 e il bottino tutto in medicinali salvavita e anti dolorifici è stato di 250 mila euro. I vertici dell'Asl commentano: «I furti sottraendo risorse all'Asl hanno danneggiato tutta la comunità astigiana. Ringraziamo i carabinieri per il lavoro svolto l'esito delle indagini». VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 71 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Operazione dei carabinieri in Italia 19/10/2016 Pag. 51 Ed. Asti diffusione:159849 tiratura:244697 Anche Asti nel mirino della banda che rubava farmaci antitumorali selma chiosso «Un reato odioso perchè i farmaci rubati in molte città sono costosi e ogni singolo furto ha provocato un danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro e perchè i medicinali sottratti hanno privato di cure i malati di tumore». Sono le parole degli investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Bologna che ieri hanno concluso le indagini su una banda specializzata nei furti di farmaci. Sono stati 13 i colpi in tutt'Italia, nel mirino le farmacie degli ospedali: i carabinieri di Ferrara hanno eseguito 16 arresti in varie città, più una misura cautelare ai domiciliari e un'altra con obbligo di firma. Il danno complessivo ammonta a due milioni. Tra le farmacie prese di mira c'è anche quella all'ospedale di Asti. Il colpo Il colpo è avvenuto nella notte tra sabato 8 febbraio 2014 e la domenica seguente. Ingente il danno per l'Asl: 250 mila euro. Rubate centinaia di scatole di medicinali anti tumorali, per l'artrite reumatoide, dializzati e sclerosi multipla. Il furto era stato scoperto il lunedì mattina e denunciato ai carabinieri di Asti. I malviventi erano entrati da dietro l'ospedale, scavalcato il muro avevano divelto le inferriate prive di allarme: i ladri avevano agito indisturbati. I medicinali erano solo parzialmente coperti da assicurazioni. I carabinieri della Compagnia di Asti dopo il sopralluogo avevano avviato indagini. Il mercato della Grecia I primi accertamenti erano approdati ad un mercato «nero» di medicinali collegati alla Grecia dove questo tipo di medicine veniva rivenduto a caro prezzo permettendo guadagni fecondi. Oltre a questo era emerso anche uno «smercio» al dettaglio: chi soffre di queste patologie è disposto a spendere tanto per avere una confezione in più di potenti antidolorifici . Spesso questi medicinali sono «contati». In certi casi quando c'è un decesso i familiari devono consegnare all'Asl le confezioni rimaste. In Piemonte nel 2014 sono state colpite altre due farmacie. Il 4 aprile quella dell'ospedale di Alba: i ladri avevano forzato le porte di entrata e uscita impadronendosi di farmaci antitumorali per 150 mila euro: il 21 maggio in quella dell'ospedale di Mondovi: i malviventi e avevano fatto un buco nella parete portando via medicine per 90 mila euro. Le accuse Ad alcuni degli indagati viene contestata l'associazione a delinquere per i legami con un clan mafioso del Napoletano. Sono in corso altri accertamenti. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 72 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un colpo da 250 milioni, indagini in tutta Italia 19/10/2016 Pag. 50 Ed. Cuneo diffusione:159849 tiratura:244697 Furti di medicine anti-tumore Perquisizioni in due farmacie lorenzo boratto Farmaci costosissimi, rubati negli ospedali italiani (da Ancona ad Alba e Mondovì) da una banda di specialisti, poi rivenduti all'estero o in farmacie italiane conniventi, con l'aiuto della camorra. Le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno portato ieri all'alba a 15 arresti eseguiti in Campania, a Genova, Torino e Brescia: l'accusa è associazione a delinquere. I Nas in borghese Ci sono state perquisizioni in farmacie di Liguria e Lombardia e Piemonte, di cui due nella Granda, ieri, a Fossano e Busca, con personale in borghese dei Nas. Secondo i carabinieri del Comando di Ferrara, che hanno condotto le indagini durate due anni, «gli esiti nella Granda sono stati negativi, ma gli accertamenti non sono conclusi». I furti erano eseguiti da professionisti: 13 i colpi di cui sono accusati, nella farmacie ospedaliere del Centro e Nord Italia. La banda nella Granda ha rubato solo «farmaci biologici» utilizzati per terapie antitumorali, cura di sclerosi multipla, malattie reumatiche. Ogni confezione costa fino a mille euro, ma all'estero vale 10 volte di più. I colpi in Piemonte: all'ospedale di Asti il 10 febbraio 2014 (bottino di 250 mila euro), ad Alba il 4 aprile 2014 (150 mila) e il 21 maggio dello stesso anno a Mondovì (90 mila). Terapie molto costose All'ospedale di Mondovì i ladri erano passati da una finestra, poi avevano perforato una parete con un buco grande più di un metro, per arrivare al deposito e rubare solo i farmaci più costosi. Lo stesso ospedale «Montis Regalis» era stato obiettivo di un colpo la notte del 21 gennaio 2014: un furto da 150 mila euro, che resta per ora senza colpevoli. Dopo quel furto l'Asl Cn1 aveva installato un sistema di allarme, ma nel secondo colpo, a maggio, i ladri avevano trovato un punto dove i rilevatori funzionavano. Ieri a Bologna c'è stata una conferenza stampa per illustrate i dettagli dell'operazione. Gli arrestati avevano varie «competenze»: chi individuava gli obiettivi, scassinatori, chi curava la logistica, forniva cellulari e furgoni per i colpi, i corrieri. Tutti i farmaci rubati venivano trasportati in Campania e poi smistati. Gli antitumorali, che non possono essere venduti in Italia (sono autorizzati solo gli ospedali alla somministrazione) erano inviati all'estero e «ripuliti» con nuova documentazione grazie a società di comodo nei paesi dell'Est Europa; invece gli altri farmaci, di fascia A e C, attraverso rappresentanti in pensione, venivano ricollocati in farmacie piemontesi, liguri e lombarde. Ecco il perché delle due perquisizioni di ieri che hanno portato a sequestrare medicinali per un valore di 2,7 milioni di euro. La banda risulta legata al clan camorristico Licciardi, di Napoli. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 73 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Si teme siano state riciclate sia all'estero sia in Italia 19/10/2016 Pag. 50 Ed. Cuneo diffusione:159849 tiratura:244697 "Dieci spaccate in un anno Il Comune deve intervenire" Dieci spaccate in meno di un anno, tre nell'ultimo mese. Protestano i negozianti del Centro commerciale «Cuneo Due» nel quartiere San Paolo che presto avranno un incontro in Municipio per chiedere di potenziare i controlli notturni e installare telecamere di videosorveglianza. Tra i più colpiti c'è il titolare del bar, Roberto Cucchietti. «Sei episodi e duemila euro rubati da quando ho rilevato il locale, nel dicembre del 2015. L'ultimo furto lunedì scorso: distrutta una finestra sul retro, sono entrati e hanno demolito la cassa. Il nostro allarme è collegato con la vigilanza, ma al loro arrivo era già troppo tardi». Altre tre spaccate hanno riguardato i negozi della pettinatrice Mirella Barbero («Due colpi in 15 giorni, rubati prodotti e attrezzature professionali») e la vicina farmacia di Barbara Possetti. Le loro vetrate danno sull'esterno del centro commerciale, così come quella del bar, e sono quindi obiettivi «più facili» per i ladri. Ma anche i negozi all'interno hanno subito danni e tentativi di furto. «Vetrine distrutte» «A fine agosto, una domenica notte, non sono riusciti a entrare perché è suonato l'allarme - spiega Flavio Arnolfo, che ha un'edicola tabaccheria -. E' la terza spaccata in 12 anni di attività. La più pesante nel 2013». Se la ricordano anche Ornella Massa, titolare di una lavanderia, e Anna Maria Tomatis, che ha una merceria a pochi metri di distanza. «Distrutte le vetrine, tutte le casse furono portate fuori, svuotate degli incassi e lasciate nel parco - raccontano -. Negli ultimi mesi hanno avuto guai soltanto i negozi più in vista, ma in questa struttura i ladri entrano con pochi sforzi. Da dieci anni almeno chiediamo le telecamere». Nel seminterrato del centro, il supermercato diretto da Daniela Lombardo che appoggia l'iniziativa dei colleghi. «Noi abbiamo le telecamere e non si sono mai registrati furti, anche perché mancano vie di fuga dice - Ma per chi lavora al piano di sopra, la situazione sta diventando insostenibile». [mt. b.] BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 74 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Centro commerciale «Cuneo Due» 19/10/2016 Pag. 7 Ed. Viterbo diffusione:129764 tiratura:185029 IL RETROSCENA ROMA Il messaggi lanciati da Palazzo Chigi al sindaco di Roma Virginia Raggi, dopo l'incontro di ieri con il sottosegretario Claudio De Vincenti sono due. Il primo è che la decisione sul salario accessorio spetta soltanto al Comune di Roma. Il governo su questo tema non ha nessuna competenza e non intende mettere bocca. Non c'era necessità di anticipare all'esecutivo un piano sul quale non è previsto nessun passaggio formale con Palazzo Chigi e nemmeno con il Tesoro. Il Campidoglio, è la linea, governi adottando in piena libertà gli atti amministrativi di cui ha l'esclusiva responsabilità. Sul salario accessorio non c'è stato, perché non ci poteva essere, nessun avallo. Il secondo messaggio, forse, è meno rassicurante per la giunta Raggi. Se sul salario accessorio Palazzo Chigi e Tesoro non metteranno bocca, questo non vuol dire che non controlleranno con il massimo rigore a che punto è il piano di rientro dal debito concordato con il governo dalla giunta Marino. GLI IMPEGNI Il Campidoglio si era impegnato a ridurre di 437 milioni il buco nei conti, un extra deficit calcolato complessivamente in 550 milioni l'anno. A fronte di questo impegno, il governo ha assegnato a Roma un contributo di 110 milioni per chiudere completamente la voragine. De Vincenti ha invitato la giunta Raggi a discutere dell'andamento del piano di rientro del deficit nella sede «deputata», il tavolo interistituzionale di Palazzo Chigi, dove è presente anche il Tesoro con il sottosegretario Paola De Micheli. Ed è proprio qui, tuttavia, che la questione del salario accessorio potrebbe assumere una rilevanza anche per il ministero dell'Economia. Che sulla vicenda nutre più di un dubbio. La questione è legata alla strada indicata dalla Raggi a De Vincenti, per recuperare i 350 milioni di premi e incentivi erogati indebitamente ai dipendenti capitolini dal 2008 al 2014. La legge prevede sostanzialmente due strade per farlo. La prima è quella di ridurre i futuri fondi del salario accessorio, abbassando di fatto anche le retribuzioni dei dipendenti. Era il sentiero sul quale si era incamminato il commissario straordinario Francesco Tronca. La seconda è ridurre strutturalmente la spesa del Comune su alcune voci, come quella del personale o quella degli affitti. L'intenzione della Raggi sarebbe proprio quella di puntare sulla spending review. Ma, e qui sta la novità, utilizzando a tal fine le economie di spesa già previste nel piano di rientro del deficit predisposto dall'allora assessore al bilancio Silvia Scozzese. Il timore del Tesoro è che l'intenzione del Campidoglio non sia quella di incrementare i risparmi previsti da quel piano, ma di utilizzare la minore spesa già conteggiata nei 437 milioni per coprire anche il recupero delle somme erogate illegittimamente ai dipendenti e dare una veste di legalità allo sblocco del salario. Questo rischierebbe di aprire nuovi buchi nel bilancio del Comune, facendo aumentare il deficit strutturale. Non è l'unica questione che dovrà essere discussa al tavolo. L'altra riguarda il piano di dismissione delle partecipate «non strategiche», come Farmacap o le Assicurazioni di Roma. Alla base del contributo da 110 milioni c'era anche questo impegno, che tuttavia il Campidoglio sembra non voler più rispettare. La partita, insomma, è appena cominciata. Andrea Bassi © RIPRODUZIONE RISERVATA VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 75 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Allarme del Tesoro: a rischio il percorso di rientro dal deficit 19/10/2016 Pag. 2 Ed. Ferrara diffusione:106165 tiratura:153812 UN PROBLEMA diffuso. Che negli ultimi anni, poi, è peggiorata ulteriormente. Il furto di farmaci, soprattutto gli antitumorali, anche negli ospedali. E la quantità di farmaci rubata per un totale di oltre due milioni di euro e poi recuperata ne è la prova. Ne sa qualcosa la direttrice della farmacia ospedaliera di Ferrara Paola Scanavacca. Dottoressa, quanto è diffuso il problema dei furti dei farmaci? «E' un problema molto diffuso, soprattutto a partire nel 2011, per poi diventare un fenomeno molto importante nel 2013». Sono stati presi provvedimenti in merito a questo fenomeno? « L'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ha messo a punto in decalogo per affrontare furti di questo tipo e ha organizzato un database per aggiornare i furti che si sono verificati. Chiunque può aggiornarlo e inserire gli episodi avvenuti». Quali sono i farmaci che finiscono nel mirino dei ladri? «Soprattutto farmaci ospedalieri, la maggior parte oncologici, gli antitumorali per il cancro al senno o per il carcinoma al colon retto». Ma non sono malattie che in Italia vengono comunque curate dalla sanità pubblica? «Sono farmaci che in Italia di sicuro non ha senso rubare, soprattutto non ha senso rivenderli nel mercato locale proprio perché, appunto, sono previste malattie curate dall'assistenza sanitaria e i farmaci non vanno comprati». Dunque sono furti che si verificano per il mercato estero... «Sì, il sospetto è proprio quello: vengono acquistati in Italia e rivenduti nel mercato nero estero, spesso a prezzi molto più alti. Ad esempio nei paesi dell'ex Unione Sovietica». Quanto costano gli antitumorali? «Sono terapie che costano tanto, arrivano anche a decine di migliaia di euro». Come fanno a rubare addirittura dentro gli ospedali? «Beh, spesso è più semplice di quello che si possa immaginare e usano diversi espedienti. Addirittura alcuni si fingono tecnici del frigo, quindi vanno nelle zone dell'ospedale dove sono conservati i farmaci e fanno razzìa di ciò che serve loro. Alcune volte sembrano proprio furti pilotati, perché prendono esattamente i farmaci che servono per determinate malattie. Insomma, sanno perfettamente cosa andare a rubare, dove andarli a prendere. A quel punto uno può sperare solo che vengano ancora quei farmaci vengano conservati al freddo in modo da non far perdere le loro peculiarità per la cura». E non esiste un sistema per evitare furti in ospedale? «Bisogna anche conoscere i singoli ospedali per poter rispondere. Spesso vengono a controllare i sistemi di allarme delle strutture, i monitoraggi. Ma molte volte si tratta di esperti che sanno dove colpire». Margherita Giacchi VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 76 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Si fingono persino tecnici del frigo e rivendono quei farmaci all'estero» 19/10/2016 Pag. 3 Ed. Ferrara diffusione:106165 tiratura:153812 I primi raid a Cento e a Lagosanto In pochi giorni razziati 140 mila euro DA VERI e propri maestri, sia dal punto di vista della refurtiva che da quello delle modalità d'azione quello messo a segno la notte tra il 4 e il 5 marzo 2014 nella farmacia dell'ospedale Santissima Annunziata di Cento. Di circa 100mila euro l'ammontare stimato del bottino, composto esclusivamente da costosissimi farmaci. Gli inquirenti, ventre a terra, si misero subito al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica del furto e per individuare eventuali elementi in grado di metterli sulla pista giusta. A Cento entrarono, cercarono nei luoghi giusti, trovarono tutto quello che volevano al primo colpo e se ne andarono senza lasciare nulla sulla loro strada. Ad accorgersi del furto fu il personale della farmacia. E bastò qualche altro controllo per rendersi conto che all'appello mancavano circa 100mila euro di farmaci. Il primo sospetto, immediato, fu che i farmaci rubati fossero destinati ad un mercato parallelo dove vengono rimessi in circolo ad un prezzo inferiore. Ancora medicinali nel mirino dei ladri all'ospedale del Delta di Lagosanto poche notti dopo. E anche quella volta, il valore complessivo del bottino fu di tutto rispetto: circa 40mila euro. I malviventi entrarono in azione verso le 22.30. Non ci misero molto a forzare le porte e ad intrufolarsi all'interno dei laboratori e avere mano libera per mettere in atto la loro razzia. In pochi minuti si sono impossessati di un grosso quantitativo di medicinali di vario tipo (alcuni anche abbastanza costosi) per poi darsi alla fuga. Ad accorgersi del furto in atto furono alcuni pazienti che, affacciati a una finestra, notarono la luce di alcune torce elettriche provenire dall'interno del locale. I carabinieri di Lagosanto sono arrivati sul posto in pochi minuti, ma ormai era troppo tardi. I banditi si erano già dati alla macchia con il loro carico di blister e flaconcini. Un colpo fotocopia rispetto a quello avvenuto alcuni giorni prima a Cento, dove però il bottino era stato decisamente più ingente. Al momento fu difficile stabilire se potesse trattarsi della stessa banda, ma il sospetto di un legame tra i due furti ci fu. L'ipotesi che si scavò spazio fu che si trattasse di colpi su commissione, finalizzati ad accaparrarsi costosi farmaci destinati al mercato nero. Bingo. Da lì in avanti le indagini dei detective presero una direzione ben precisa. Il bottino Nel periodo oggetto d'indagine, sono stati 13 i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto per un bottino di 2,1 milioni. L'ombra della camorra IL PIEMME della Dda Enrico Cieri contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione camorristica per l'emergere dei legami con il clan Licciardo: sembra che il gruppo pagasse somme di denaro per poter proseguire l'attività. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 77 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA TRAMA COLPI PERFETTI: SAPEVANO DOVE FARE BOTTINO 19/10/2016 Pag. 3 Ed. Ferrara diffusione:106165 tiratura:153812 I MEDICINALI di categoria H, in Italia dispensabili solo negli ospedali, venivano esportati attraverso un meccanismo che ne prevedeva l'acquisto attraverso società inesistenti create soprattutto nei Paesi dell'Est e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Gli altri, di tipo A o C, erano invece destinati a farmacisti italiani, che ora rischiano di finire nei guai dopo il blitz dei carabinieri. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 78 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il mercato dell'Est Europa 19/10/2016 Pag. 9 Ed. Ferrara diffusione:106165 tiratura:153812 «Berco e Vm, le pmi ferraresi stanno resistendo all'impatto» di ALBERTO LAZZARINI BERCO E VM Motori: due situazioni difficili, molto diverse fra loro ma con serie preoccupazioni per le centinaia di lavoratori di queste due storiche fabbriche della nostra provincia. In realtà, sono ancora di più le persone che si preoccupano. Già, perché non sono poche le aziende, spesso piccole o micro, che da sempre lavorano come contoterziste per queste loro «sorelle più grandi». A Diego Benatti, direttore della Cna provinciale, abbiamo chiesto un parere, dati alla mano, circa l'incidenza generata dalla crisi di queste aziende sulla subfornitura locale che, va sottolineato, a sua volta dà lavoro a centinaia di altri addetti. A Copparo, dove la lettura»appare più facile, «le imprese che forniscono manufatti alla Berco, ma anche servizi e soprattutto manutenzione - dice il manager - sono una ventina. Il dato positivo è costituito dal fatto che da tempo hanno diversificato il proprio portafoglio clienti». HANNO insomma guardato lontano allontanando, come è giusto (quasi da manuale), il rischio. «Ora operano su filiere più lunghe e non solo sul nostro territorio». Quanto alla Vm centese, intanto va ribadito che la situazione è meno problematica, certamente meno complessa: «Da quanto la Fiat ha fatto il suo ingresso nel capitale - osserva Benatti, primo direttore centese di Cna - la nuova proprietà ha utilizzato prevalentemente fornitori suoi, del gruppo. Dunque le imprese della subfornitura hanno cercato, e spesso trovato, altre strade e non da adesso. Nell'Alto Ferrarese la filiera corta non esiste più». E' anche difficile conoscere quante sono le aziende legate più o meno strettamente a Vm, o anche conoscere quelle che hanno interrotto o dovuto interrompere i rapporto di collaborazione. Poche sono infatti le notizie che filtrano dagli stabilimenti di via Ferarrese; solo il sindacato a volte raccoglie qualche informazione». In definitiva, secondo il direttore di Cna (controlla i due terzi degli artigiani iscritti ad associazioni), per il momento «non si registrano tensioni» ma occorre stare sempre sul chi vive impegnandosi al massimo per evitare qualsiasi rovinosa caduta tantopiù oggi che «I dati confermano che il quadro economico presenta una calma piatta: crescono pochissimo Pil e occupazione, i consumi sono fermi. Non ho ancora analizzato a fondo la manovra del Governo anche se mi sembra finalmente espansiva dopo tanti anni di sacrifici». MA CONCENTRIAMOCI su Ferrara. Cosa si può e si deve fare? Benatti non ha dubbi: «Anzitutto avviare una vera politica di privatizzazioni e liberalizzazioni. Le farmacie comunali, ad esempio, potrebbero essere poste sul mercato. Altri settori interessati sono a mio avviso il trasporto pubblico, la gestione museale e quella del turismo, anche l'energia». Gli artigiani ferraresi, intanto, si lamentano molto per tutta una serie di criticità «A cominciare dal fisco: le nostre aziende non possono lavorare per le tasse fino all'8 agosto». E ancora: «L'accesso al credito è insufficiente anche se la colpa non è principalmente delle banche. Le infrastrutture sono carenti: la Cispadana ci preoccupa. Se corriamo dietro tutti i comitati che si oppongono non si finirà mai provocando un enorme danno a economia e società. E poi non si può prevedere «una stradina»...». UNA NOTA di ottimismo, per concludere. Benatti sottolinea che, sì, di artigiani continuano a nascerne, seppure meno di un tempo. Sono giovani e digitali; si occupano di stampa 3d, realtà virtuali, programmazioni web. Ma ci sono anche - guai se sparissero - gli artigiani della filiera del made in Italy fatto, anche alla nostra latitudine, di moda, cibo, benessere, insomma di «buon vivere. IL PROFILO Centese, vanta un lungo curriculum: ha ricoperto anche l'incarico di direttore di Ecipar VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 79 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ANALISI SULLA VERTENZA DELLE DUE MAXI AZIENDE 19/10/2016 Pag. 13 Ed. Cesena diffusione:106165 tiratura:153812 INAUGURATA a San Mauro Pascoli, in via Roma 64, la nuova Farmacia Pascoli. Il taglio del nastro è stato effettuato dal sindaco Luciana Garbuglia. La Farmacia Pascoli offre una serie di servizi innovativi: distribuzione automatica H24 per il parafarmaco, preparazioni galeniche, prenotazione prodotti tramite App dedicata (direttamente da smartphone, tablet o pc), consulenza per dermocosmesi e trattamenti. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 80 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato San Mauro, inaugurata la nuova farmacia Pascoli 19/10/2016 Pag. 12 diffusione:82833 tiratura:124987 «Schiaffo ai malati, in tanti non riescono a pagarsi le cure» ROMA «UN REATO odioso che acuisce un problema sociale enorme, la povertà di tante famiglie costrette a convivere anche con la malattia». È l'amara riflessione di Raffaella Pannuti, presidente della Fondazione Ant, diecimila persone assistite ogni anno in tutta Italia con 430 professionisti, grazie ai fondi raccolti da tremila volontari. «Questi delinquenti - aggiunge - speculano su un settore che sconta politiche sanitarie non adeguate, nonostante l'aumento del fondo per gli oncologici deciso dal ministro Lorenzin». In particolare, la dottoressa Pannuti punta il dito sul settore di cui si occupa la Fondazione Ant, l'assistenza domiciliare nella fase avanzatissima della malattia, quando restano le cure palliative. «Su 170mila morti di tumore all'anno - spiega - oltre centomila persone non vengono intercettate dal sistema pubblico. Ma va garantita una degna assistenza a chiunque fino all'ultimo momento di vita. Senza assistere a casi tremendi come quello dell'uomo deceduto al pronto soccorso di Roma». MA SUL FRONTE del costo dei farmaci qual è la valutazione dell'Ant? «Non c'è dubbio che la qualità e l'aspettativa di vita dei malati di tumore sia molto cresciuta - spiega la presidente Pannuti - e per questo è giusto dare farmaci anche costosi ai pazienti. Ma come noi seguiamo famiglie con malati terminali in gravi difficoltà economiche, la stessa situazione si ripete anche per chi ancora deve sottoporsi alle cure più costose». E allora è necessario trovare nuove risorse. Evitando situazioni come quella che ha portato a 16 arresti, ma anche con altri sistemi: «A Bologna insieme ai farmacisti abbiamo messo in piedi un sistema di recupero delle medicine che ha portato a recuperare 190mila euro. È solo un esempio, ma si può fare molto». Come, aggiunge, «avere l'umiltà di sedersi con tutti gli interloutori - sistema pubblico e no profit - per trovare adeguate politiche sanitarie e garantire una buona vita a tutti i malati». E nel caso dei malati oncologici, afferma Pannuti, «i medici di base dovrebbero essere affiancati da specialisti in cure palliative. Se si ha la capacità di innovare le politiche sanitarie, il no profit può essere un buon compagno di viaggio». Anche perché «aumenta il livello di invecchiamento, ma anche quello della povertà. E vicende come questi furti sono un ennesimo schiaffo a chi soffre». Orlando Pacchiani VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 81 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA PANNUTI (ANT): «REATO ODIOSO. MA SERVONO POLITICHE SANITARIE PIÙ ADEGUATE» 19/10/2016 Pag. 24 Ed. Umbria Terni diffusione:82833 tiratura:124987 - SPOLETO - LINEA dura verso chi non rispetta le regole per la raccolta differenziata: Ad affiancare i vigili urbani arriveranno entro breve anche le guardie ecologiche. A dare la notizia è l'assessore all'ambiente del Comune di Spoleto, Vincenza Campagnani, che di recente si è fatta promotrice dell'introduzione del nuovo regolamento per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, approvato dal Consiglio Comunale. La nuova direttiva rivolta ai cittadini è già in vigore, ma ora per intensificare la vigilanza gli agenti della polizia municipale potranno contare anche sul supporto delle nuovissime guardie ecologiche. LA FIGURA introdotta da Vus avrà il compito di controllare il territorio, segnalare eventuali discariche abusive e garantire la regolarità delle operazioni di smaltimento dei rifiuti effettuate dai cittadini. Prima di entrare in azione, le guardie ecologiche si sottoporranno ad uno specifico corso di formazione, ma entro breve dovrebbero prendere servizio. L'introduzione delle guardie ecologiche è soltanto una delle iniziative che la Vus ed il Comune avvieranno entro breve per tentare di migliorare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, che come da indicazioni della Regione punta tutto sulla raccolta differenziata. «L'obiettivo - afferma l' assessore all'ambiente, Vincenza Campagnani - è quello di aumentare rapidamente le percentuali di rifiuti differenziati. Entro la fine dell'anno andremo a coprire con la raccolta porta a porta un'altra vasta area della città, ovvero quella della frazione di San Nicolò, una delle più popolose della città. A GIUGNO avevamo raggiunto il 43% di rifiuti differenziati, ma entro la fine dell'anno difficilmente riusciremo a centrare il minimo posto dalla legge regionale fissato per il 60%. La problematica più grande riguarda l'area dell'Alta Marroggia (anche questa zona molto popolata) dove ci sono ancora i cassonetti dell'indifferenziata. Se non interveniamo in questa zona difficilmente riusciremo a raggiungere i risultati prefissati dalla Regione». Intanto però già da domani inizia la campagna di sensibilizzazione rivolta ad residenti della frazione di San Nicolò. Alle 21, alla chiesa di San Nicolò, interverranno i tecnici della Vus e l'assessore per spiegare le modalità del nuovo sistema di raccolta. Nelle case stanno già arrivando gli operatori per consegnare i kit con i tre raccoglitori di colori diverso a seconda del genere di rifiuto. Al momento, comunque, il porta a porta già funziona al centro storico e in alcune zone della prima periferia. Dopo-sisma, inizia la rimozione della tendopoli A MONTELEONE di Spoleto è iniziato lo smantellamento della tendopoli allestita per il terremoto del 24 agosto. Ieri i volontari della Protezione Civile hanno recuperato, reti, materassi, cuscini, coperte, lenzuoli e quant'altro. Nei prossimi giorni saranno definitivamente smontate le tende rimaste. Vincenza Campagnani Il nostro obiettivo è aumentare rapidamente la percentuale della raccolta differenziata Giorno e notte Tutti i turni delle farmacie A FOLIGNO è di turno la farmacia San Feliciano (0742-340848), aperta dalle 8.30 alle 20.30. La Bartoli (0742-321178), in via Ponti, è aperta giorno e notte. A Spoleto è di turno la farmacia Amici, in piazza Garibaldi (0743-46602). VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 82 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Furbetti dei rifiuti Ora arrivano le «eco-guardie» 19/10/2016 Pag. 10 Ed. Genova diffusione:46688 tiratura:68085 «Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C » Un ex malato: «L'Italia non paga la supermedicina a tutti. Mi sono arrangiato » LA STORIA ANDREA MALAGUTI ROMA . «Ho fatto la cosa più ovvia: per curare l'epatite C sono andato in India, ad Hyderabad, e mi sono comprato i farmaci». Benissimo. Ma è legale? «Dipende da chi incontri alla dogana quando rientri in Italia. Però è giusto. Si guarisce e si risparmiano un sacco di soldi. Il governo non affronta il mio problema e io mi sono arrangiato. Qualcuno può dire che ho fatto male?». Bella domanda. Arnaldo Carusi (nome finto) ha poco più di 60 anni, vive in Piemonte e raccontando la sua scelta a metà strada tra la scorrettezza e il colpo di genio lotta invano con se stesso per arginare il fiume di parole che gli esce dalla bocca. Ingiustizia. Follia. Violenza di Stato. Persino cretinaggine. «Sono questi i sentimenti che mi sono portato addosso per 25 anni assieme alla malattia». Che c'era. E adesso non c'è più. Per farla sparire ha investito poco meno di duemila euro e se si fosse rivolto a San Marino, a Città del Vaticano o fosse andato in giro per l'Europa ne avrebbe spesi venti volte di più. E in Italia? «Nelle farmacie la cura non si trova e i medici ti portano avanti con dei succedanei che non sconfiggono l'epatite ma la controllano. A meno che tu non sia in pericolo di vita. In questo caso il servizio sanitario interviene gratuitamente». E risolve. Perché il farmaco che seppellisce l'infezione epatica esiste, solo che costa troppo. Almeno a sentire il Tesoro, che giura di non avere ancora abbastanza soldi per tutti ma di voler debellare la malattia entro due anni. Nel frattempo su duecentomila persone colpite dall'epatite C (è una stima decisamente al ribasso, numeri ufficiali non esistono), 50 mila sono state prese in carico dallo Stato, centocinquantamila no. Vivacchiano. Sperando che la malattia, cronica, non peggiori, perché quando succede il fegato va in pappa e a cascata si rischiano altre venticinque patologie, dall'encefalopatia al tumore. «Ma perché uno deve aspettare di essere sulla soglia del tracollo? Io ragiono in modo semplice: se pago le tasse ho diritto alle terapie. Invece no, il governo mette i soldi altrove. Magari sul ponte di Messina. E noi?». Già, loro. Perché il modo semplice di ragionare di Carusi non funziona? Una multinazionale americana, dopo un investimento di 11 miliardi, ha trovato e prodotto il farmaco che chiude la partita e lo ha messo in commercio con l'obiettivo ovvio di guadagnare. Ai Paesi più ricchi lo fa pagare di più a quelli con un prodotto interno lordo più basso lo fa pagare di meno. In Europa un ciclo di tre mesi costa mediamente 60mila euro e un cittadino francese o spagnolo può decidere, magari accendendo un mutuo, di andare in farmacia e comprarselo per conto proprio quando lo Stato non è in grado di intervenire. In Italia neppure quello. Il ministero ha fatto un accordo con la multinazionale Usa che gli consente di acquistare i cicli di terapia a prezzi convenienti e secondo Ivan Gardini, presidente dell'Associazione EpaC onlus in queste condizioni basterebbe fare uscire dalle casse del governo 600 milioni per curare l'intera platea dei malati. In Portogallo, dove lo Stato garantisce il farmaco a tutti, hanno calcolato un risparmio di spesa sui costi Una farmacia a Hyderabad, con il superfarmaco legati alle complicazioni dell'epatite C di 400 milioni di euro (5.170 morti premature evitate, 482 trapianti di fegato evitati, 2920 tumori evitati) su un totale di 17 mila pazienti. Il Tesoro la vede in modo diverso e il fenomeno del turismo farmaceutico è esploso. «Solo noi abbiamo contato 1500 casi», dice Gardini. Uno è quello di Carusi, archetipo del pasticcio. Torniamo a lui, allora. «Ho preso la malattia dal dentista e negli anni Novanta ho cominciato a curarmi con interferone e ribavirina. Un mese e stavo malissimo. Ho dovuto smettere. Per fortuna la mia epatite non è aggressiva e me la sono cavata con analisi ogni tre mesi e farmaci di sostegno». Poi quella che Carusi GETTY IMAGES chiama «la scoperta del secolo»: l'harvoni. Un farmaco che ha un'efficacia prossima al 100%. «Mi sono buttato su internet per capire come procurarmelo». L'ha capito. Il principio attivo del farmaco viene venduto in Egitto, Ucraina e India a prezzi incomparabilmente più bassi di quelli europei: 300 euro a flacone. Per una cura completa ne servono tre. «Ho pensato di andare al Cairo. Ma ho scoperto che in Egitto lo danno solo ai residenti. Perciò ho scelto l'India e Hyderabad dove la multinazionale americana ha aperto una propria fabbrica di fianco VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 83 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato DUBBI SULLA LEGALITÀ DELL'OPERAZIONE: «DIPENDE DA CHI TROVI ALLA DOGANA IN ITALIA» 19/10/2016 Pag. 10 Ed. Genova diffusione:46688 tiratura:68085 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 84 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato all'ospedale». È stato complicato? «Facilissimo». È bastata una mail. Testualmente: ho l'epatite C, mi serve il farmaco. Risposta: ci giri una ricetta e glielo spediamo. Ma comprare farmaci on line è pericoloso, persino stupido. «Esatto. Sono andato di persona. Temevo una truffa e soprattutto che alla dogana avrebbero bloccato i pacchi. Ho trovato un aereo e una sistemazione per dormire: spesa totale 600 euro». A quel punto è andato dalla sua epatologa. «Mi seguiva da vent'anni, le ho chiesto una ricetta in bianco. Mi ha risposto: non posso. Ci sono problemi di assicurazione e poi devo rispondere all'ospedale. Meglio se aspetti». Solo che Carusi non voleva aspettare. «Ma come, vent'anni fa mi dicevano prendi l'interferone e oggi mi dicono aspetta? A volte penso che i medici siano complici». In giugno, è partito per Hyderabad utilizzando la ricetta di un medico con meno perplessità. «Sa quanto ci ho messo a risolvere la pratica?». No. «Un quarto d'ora». Si è presentato alla farmacia dell'ospedale e ha fornito la ricetta. In cambio gli hanno dato i flaconi. Spesa totale novecento euro. «Ho infilato tutto in un trolley e sono ripartito per l'Italia, però facendo scalo a Monaco. L ì la polizia mi ha fermato. Cosa sono questi farmaci? Mi servono per curare l'epatite. Mi hanno lasciato andare, in Germania - la nostra stessa Europa - se uno vuole curarsi lo può fare, da noi un doganiere ti può fare delle storie perché non puoi portare farmaci, anche se per uso personale, che abbiano un trattamento superiore ai trenta giorni. Da Monaco ho preso il treno, sono tornato qui e ho cominciato la cura. La finisco tra dieci giorni». E oggi come sta? «Guarito. Già dopo un mese era scomparso tutto. E allora mi chiedo: perché lo Stato ci tratta in questo modo?». 20 0 mila gli italiani colpiti dall'epatite C: 50 mila seguiti dallo Stato 15.0 0 0 euro il prezzo accordato al ministero per un ciclo di cura 19/10/2016 Pag. 22 Ed. Genova diffusione:46688 tiratura:68085 La gang che rubava i farmaci anti-cancro Nei guai il mediatore ex amico di Bilancia, perquisita la " Ghersi " alla Foce TOMMASO FREGATTI MATTEO INDICE ERANO specializzati nello svuotare i depositi di stoccaggio dei medicinali di mezzo Nord Italia. In cima alla lista c'erano i costosi antitumorali, da rivendere in prevalenza all'estero sebbene la banda non disdegnasse neppure i farmaci da banco: antinfiammatori, antipiretici e soprattutto quelli per la stimolazione sessuale (Viagra, Cialis e Levitra) di cui esiste anche a Genova -un discreto mercato nero. All'alba di ieri i carabinieri hanno arrestato quindici persone (una ai domiciliari mentre due sono ancora ricercate) tutte sospettate di fare parte di un'organizzazione che si occupava di rubare, piazzare e rivendere i prodotti rubati. I vertici del sodalizio avevano rapporti diretti con il clan della camorra dei Licciardo, cui versava somme di denaro per utilizzare alcuni magazzini come base. L'indagine, partita da Bologna e Ferrara, ha toccato in modo significativo Genova dove è stata accertata l'esistenza di un centro di smistamento di alcuni medicinali in precedenza sottratti. Il referente genovese, arrestato ieri mattina, era Lucio Giorgio Grasselli, 72 anni, ex informatore farmaceutico. I carabinieri lo hanno trovato in possesso di medicine di categoria A e C ma non di antitumorali. Grasselli era già stato coinvolto in indagini di questo genere e stato arrestato nel luglio del 2015 dalla Guardia di finanza di Fiumicino, sebbene abbia sempre negato di rivendere farmaci anti-cancro: «Nella mia vita non ho mai ricettato questo tipo di prodotti», aveva ribadito tramite il suo legale Vittorio Pendini. I rapporti con il serial killer Il nome di Grasselli era finito in un verbale d'interrogatorio del serial killer Donato Bilancio che lo aveva definito «un caro amico». Il blitz dei carabinieri ha inoltre interessato una delle più note farmacie in città, aperta giorno e notte, la "Ghersi" di corso Buenos Aires, alla Foce. I militari hanno consegnato un avviso di garanzia al titolare, Giuseppe Ballarini, contestandogli il reato di ricettazione. Dalla Procura fanno sapere che si tratta di un atto dovuto per procedere a una serie di accertamenti. Il farmacista genovese, insieme al legale Mauro Ferrando, nega ogni addebito: «Sono estraneo ai fatti contestati e certo che il prosieguo dell'indagine lo dimostrerà. Tra l'altro mi vengono addebitati alcuni episodi avvenuti a Salò, dove non sono mai stato». Nel 2014 sono stati tredici i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture diverse per un bottino valutato in due milioni abbondanti. L'organizzazione, con base in Campania, era attiva soprattutto nel Nord. L'operazione è stata denominata "Caduceo", dal nome del bastone alato del dio Ermes, emblema della medicina. Il magistrato della direzione distrettuale antimafia di Bologna Enrico Cieri, che ha coordinato gli accertamenti, contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione camorristica. I medicinali di categoria H, in Italia dispensabili solo negli ospedali, venivano esportati attraverso un meccanismo che ne prevedeva l'acquisto attraverso società inesistenti, create soprattutto nei Paesi dell'Est, e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Gli altri, di tipo A o C, erano invece destinati a farmacisti italiani. «Malati privati delle cure» Gli inquirenti hanno sottolineato l'importanza di un'indagine che ha contrastato «un fenomeno odioso», da un lato perché «ogni singolo furto ha provocato un danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro». Dall'altro perché i malati di tumore venivano privati delle cure. Con un rischio ulteriore per la salute, rappresentato dal mancato rispetto delle rigorose norme di conservazione degli antitumorali. [email protected] [email protected] cc BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Foto: La banda arrestata dai carabinieri svaligiava i depositi di stoccaggio dei farmaci del Nord Italia VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 85 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SEDICI ARRESTATI. RUBATI ANCHE MEDICINALI PER LA STIMOLAZIONE SESSUALE 19/10/2016 Pag. 27 Ed. Caserta diffusione:46987 tiratura:77355 Chemioterapici rubati, preso il broker Traffico internazionale di farmaci anti-tumorali, un casertano al centro della rete Marilù Musto Era il broker con la valigetta da medico, l'intermediario tra le case farmaceutiche e le farmacie del nord Italia che vendevano medicinali antitumorali di fascia A e C - da corredo ai farmaci di fascia H per chemioterapia, ad esempio - presenti solo negli ospedali e non smerciabili. Ernesto Pensilino, ex informatore scientifico di Caserta, per la Procura di Bologna era al centro del «mercato nero». > A pag. 29 VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 86 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nell'inchiesta dei Nas anche i furti dei mesi scorsi all'azienda ospedaliera e in alcuni distretti Asl 19/10/2016 Pag. 33 Ed. Salerno diffusione:46987 tiratura:77355 Le nomine Direttori sanitari, le conferme Ok per Gerbasio e Conforti la Catena trasferita a Cava Sabino Russo Turn over tra i direttori sanitari di presidio e tra alcuni primari facenti funzione del Ruggi. Sono stati nominati ieri i direttori degli ospedali di via San Leonardo, Mercato San Severino e Cava de' Tirreni.Riconfermati nei primi due casi, Angelo Gerbasio ( nella foto ) e Generoso Conforti; Luciana Catena passa dal Da Procida al Santa Maria Dell'Olmo. Guideranno Medicina e chirurgia d'urgenza, Pronto soccorso osservazione breve intensiva, Ortotraumatologia e Radiologia, invece, Matteo De Roberto, Antonio Petrocelli, Luigi La Bella e Mattia Carbone. La copertura provvisoria dell'incarico di direttore di struttura complessa (sei mesi prorogabili per ulteriori sei),ì come già avvenuto per i precedenti in attesa del via libera del commissario ad acta Joseph Polimeni, riguarda complessivamente 23 persone tra tutti i nosocomi dell'azienda ospedaliera universitaria, oltre i cinque già nominati. Di questi, 21 interessano il Ruggi, dove mancano all'appello ancora le nomine dei primari facente funzioni di Neurochiururgia, Malattie infettive, Farmacia, Immunotrasfusionale, Anestesia e rianimazione, Medicina nucleare, Pediatria, Cardiologia, Cardiologia interventistica-emodinamica, Oculistica, Urologia, Endocrinologia, Cardiochirurgia d'urgenza, Medicina generale e Nefrologia. Al Da Procida e a Mercato San Severino, invece, pneumologia, nel primo caso, ed endoscopia digestiva e anestesia e rianimazione nel secondo. Per tutti i 39 primari facente funzioni, a fine marzo scorso, pochi giorni dopo la nomina di Nicola Cantone a commissario straordinario, era giunta la riconferma dopo i primi 6 mesi di incarico. Ad aprile, invece, era arrivato il via libera dalla Regione per incarico quinquennale dei direttori di Neurochirurgia, Ortopedia e chirurgia generale. La richiesta era stata presentata a febbraio dall'allora direttore generale Vincenzo Viggiani e riguardava, nella prima fase, il reclutamento dei direttori delle unità che interessavano l'area critica e dell'emergenza, una decina in tutto. I candidati erano chiamati a sostituire l'ex primario facente funzione di Neurochirurgia Luciano Brigante, finito nell'inchiesta giudiziaria sul presunto giro di mazzette per scavalcare le liste d'attesa, e quello di Ortopedia Andrea Sinno, denunciato dal commissario straordinario Nicola Cantone per aver concesso all'ex primario del reparto Antonio Valente di operare senza autorizzazione. Se per l'incarico di direttore sanitario del Ruggi, in ogni caso, la partita è stata ristretta solo tra e Memoli, così come a Cava tra Luciana Catena e De Paola, più aperta è stata invece a Mercato San Severino, dove la contesa è stata tra Grazie Cioffi, Generoso Conforti, Francesco e Gerardo Liguori e Angela Annechiarico. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 87 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ruggi, turnover di primari ventitré incarichi da coprire 19/10/2016 Pag. 130 N.44 - 26 ottobre 2016 diffusione:260625 tiratura:410425 Alimento B di Solgar è pura energia in pratiche capsule vegetali Nei momenti di stanchezza e affaticamento può essere utile l'assunzione di Alimento B, l'integratore a base di vitamine del gruppo B studiato da Solgar che contribuisce alla riduzione di stanchezza e affaticamento e supporta il normale funzionamento del sistema nervoso e del metabolismo dell'omocisteina. Disponibili in farmacia, le capsule vegetali Alimento B di Solgar sono vendute nella pratica confezione da 50 capsule. VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016 88 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato a cura di RCS Advertising & Communication Solutions / novita PROFESSIONI 3 articoli 19/10/2016 Pag. 57 diffusione:254805 tiratura:382356 Carter scagionato: non doping ma terapia Dan Carter, ex numero 10 degli All Blacks, e i suoi compagni del Racing 92 Parigi Joe Rokocoko e Juan Imhoff, sono stati scagionati dall'accusa di doping. I tre erano risultati positivi per corticosteroidi a un test effettuato in occasione della finale del Top 14 lo scorso 24 giugno e nessuno dei tre aveva presentato l'esenzione medica. La commissione disciplinare della federazione ha però deciso di scagionarli in quanto i tre «hanno fugato ogni dubbio». Non si trattava di doping, ma di medicinali assunti per scopi terapeutici. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016 90 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rugby 19/10/2016 Pag. 11 diffusione:40471 tiratura:74049 Filippo Grossi Un investimento di 10 milioni di euro per il nuovo laboratorio «hi-tech» per il controllo qualità la cui progettazione è appena iniziata. La Bidachem, del Gruppo Boehringer Ingelheim, con sito produttivo a Fornovo San Giovanni (Bergamo) dove realizza principi attivi ad alto contenuto tecnologico per l'industria farmaceutica, ha infatti dato vita a una serie di investimenti con cui intende accedere al piano di sgravi fi scali «industria 4.0» del governo. L'investimento è stato illustrato dall'a.d. Bidachem, Leonardo Ambrosini, nel corso del roadshow di Farmindustria «Innovazione e produzione di valore. L'industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere», tenutosi a Fornovo San Giovanni. Già in fase di progettazione, la creazione del nuovo lab prevede l'utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare il 3D e l'uso dei Google Glass per aumentare la realtà ed evitare di commettere errori. I lavori per il nuovo laboratorio per il controllo della qualità, che occuperà una superfi cie di 1.600 mq, cominceranno nella primavera del 2017 e il lab sarà pronto per il 2018: una volta realizzato, sarà tutto interconnesso in cloud. Già dal 2009, però, l'azienda ha automatizzato e digitalizzato il processo produttivo dei reattori chimici e degli altri macchinari, tutti interconnessi tra loro e controllati in remoto dai responsabili di sito che possono «tenerli d'occhio» anche da casa con un collegamento internet: questo e altri investimenti in tecnologia 4.0 ha prodotto un +60% di fatturato negli anni. Investimenti in ricerca e sviluppo che ogni anno raggiungono circa 9 milioni di euro per oltre il 10% del fatturato (nel 2015 arrivato a quota 135 milioni di euro, ndr.): di recente, inoltre, la Bidachem del Gruppo Boehringer Ingelheim ha anche realizzato un cogeneratore, per circa 3 milioni di euro, ad alto contenuto hi-tech: la nuova tecnologia permette di risparmiare l'85% in effi cienza energetica producendo allo stesso tempo caldo, freddo ed energia elettrica e tutto il controllo avviene in remoto. L'azienda è stata anche scelta come sito produttivo a livello mondiale di un innovativo anticoagulante orale e di nuovi principi attivi per il trattamento del diabete. Foto: Leonardo Ambrosini PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016 91 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Farmaci , Bidachem crea in 3D il suo lab tutto interconnesso 19/10/2016 Pag. 1 diffusione:89323 tiratura:122069 DEMITIZZARE LA SPENDING Leonardo Becchetti Una delle critiche più ricorrenti alla manovra 2017 riguarda l'esiguità della spending review e dei conseguenti risparmi di spesa pubblica a essa collegati. L'assunzione implicita in queste critiche è che la revisione e il taglio della spesa pubblica possano avere un ruolo decisivo nella crescita e nella sostenibilità dei conti dello Stato . Ma queste due proposizioni sono tutt'altro che fondate. Il Pil è dato infatti dalla somma di consumi privati, spesa pubblica, investimenti e saldo della bilancia commerciale (esportazioni meno importazioni). La riduzione della spesa pubblica dunque di per sé riduce il Pil in misura uno a uno. Peccato che per un rapporto debito/Pil superiore al 100% ridurre per un ammontare di pari entità il numeratore e il denominatore aumenti di per sé il rapporto debito/Pil. Si dirà però che, sempre in misura uno ad uno, la spending review migliora i conti pubblici e che, se alla riduzione di spesa corrisponde una pari riduzione di tasse (nel qual caso i benefici diretti sulla finanza pubblica però evaporano), la manovra è in grado di apportare un contributo positivo alla crescita (tecnicamente si tratta di un moltiplicatore di bilancio in pareggio alla rovescia). In realtà i dati del secondo trimestre recentemente resi disponibili dall'Istat suggeriscono piuttosto il contrario: gli italiani hanno visto un significativo aumento del reddito disponibile che ha prodotto un aumento della propensione al risparmio con consumi e investimenti sostanzialmente stagnanti. In condizioni come queste di "trappola della liquidità" sia per gli investimenti che per i consumi privati la riduzione della spesa pubblica accompagnata da una riduzione delle imposte sui redditi appare dunque poco efficace. La via giustamente preferita dal governo è un'altra. Se dobbiamo ridurre le tasse lo facciamo preferenzialmente come premio per nuovi investimenti (o al limite nuovi consumi) e solo condizionatamente a essi. È questa la logica degli incentivi alla digitalizzazione nel progetto Industria 4.0, del bonus insegnanti (rimborso per buoni spesa), del superammortamento (detrazioni fiscali molto significative sui nuovi investimenti) e dell'ecobonus (robuste detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie anche con obiettivo di far emergere parte del sommerso). Tornando alla revisione della spesa, se l'impatto sulla crescita appare alquanto dubbio, quello sul benessere può esserlo ancora di più con sorprese controintuitive per la politica. I cittadini giudicano i governi non in base allo zerovirgola in più del Pil, ma guardando alla variazione effettiva delle loro condizioni di vita che includono in modo cruciale accesso a beni e servizi pubblici essenziali come scuola e sanità. Il rischio della spending review è dunque quello di tagliare non "spese inutili" (che pur sempre vanno a finire nel Pil) ma carne viva. Da questo punto di vista l'ottica della riqualificazione della spesa è molto più opportuna di quella dei tagli. Nel settore della sanità, ad esempio, la riduzione degli sprechi sotto forma di prezzi difformi nell'acquisto di materiale sanitario grazie anche alla riforma delle centrali appaltanti nonché l'aumento dell'utilizzo dei farmaci generici meno costosi, ma equivalenti nel trattamento, dovrebbero urgentemente mettere a disposizione risorse da reinvestire nel settore sanitario stesso per alimentare il fondo che garantisce un accesso equo ai medicinali innovativi (come gli immuno-oncologici) in grado oggi di allungare la vita dei pazienti. Un altro passo in avanti decisivo in ottica di bene comune raggiungibile attraverso la rimodulazione della spesa possiamo realizzarlo stimolando opportunamente investimenti e innovazione nella sostenibilità ambientale. possibile realizzare quest'obiettivo con un mix di divieti fissati a partire di un congruo numero di anni a venire (come avviene già oggi per motori e caldaie inquinanti), di rimodulazione dell'Iva e di aumento delle informazioni a disposizione dei cittadini e del loro "voto col portafoglio" per le imprese più sostenibili. Sul secondo fronte sono i prodotti che nascono dal riuso e dal riciclo e gli investimenti in efficientamento energetico che dovrebbero avere aliquote più basse. L'essenziale è invisibile agli occhi ci ricorda un famoso aforisma de "Il Piccolo Principe". L'essenziale oggi invece possiamo e dobbiamo iniziare a misurarlo per orientare le scelte delle politiche di bilancio. PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016 92 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EDITORIALE L'EFFETTO DEI TAGLI, LA BUONA SPESA PERSONAGGI 2 articoli 19/10/2016 Pag. 4 Ed. Bari diffusione:22911 tiratura:34282 Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi L'allarme di Stea (Ap): ora buon senso o migliaia di imprese finiranno sul lastrico l Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi. «La totale disattenzione del governo per l'agricoltura si conferma anche in questa legge che solo marginalmente lambisce, senza affrontarla, la gravissima questione del caporalato sentita moltissimo in Puglia», afferma Rocco Palese , vicepresidente della commissione Bilancio della Camera. «Inasprire le pene, per caritá, va benissimo - continua - ma non basta. Occorrono interventi organici per tutto il settore, portante per l'economia del Mezzogiorno e del Paese, ma non sostenuto a livello normativo nè difeso in Europa. Il governo si mostra ancora una volta inadeguato a trainare la ripresa e la crescita». Da registrare anche il commento di Nuccio Altieri , deputato dei Conservatori e Riformisti «Combattiamo i caporali ma difendiamo gli agricoltori. No a generalizzazioni pericolose. Nessuno vuole difendere i caporali, ma oggi dobbiamo difendere gli onesti agricoltori da una legge ideologica che potrebbe avere ripercussioni gravissime anche su chi non non ha nulla a che fare con i criminali sfruttatori, ma "inciampa" in una distrazione o in una leggera e isolata violazione di una selva di norme che speso non considerano le specificità del lavoro agricolo». Il sen. Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR) e l'on. Nicola Ciracì (CoR), parlano di «un provvedimento sacrosanto», ma osservano che «vanno sciolte alcune criticità su sanzioni relative a sicurezza sul lavoro. Violano il principio della proporzionalità della pena». Per Gianni Stea , consigliere della Regione Puglia del Gruppo Ap «se da un lato mostra una pur giusta azione repressiva, dall'altro, se non applicata con buon senso e profonda conoscenza delle nostre realtà rurali, la legge rischia di criminalizzare un'intera categoria, gettando letteralmente sul lastrico migliaia di imp re s e » . PERSONAGGI - Rassegna Stampa 19/10/2016 94 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato REAZIONI 2 CRITICHE DA PALESE, ALTIERI, D'AMBROSIO LETTIERI: IL PERICOLO DI PENALIZZARE LE AZIENDE AGRICOLE DEL SUD 19/10/2016 Sito Web Affari Italiani E' legge il contrasto al caporalato Scelta la qualità anche del lavoro Approvata definitivamente alla Camera, senza alcun voto contrario, la legge per il contrasto al lavoro nero in agricoltura: la legge, altrrimenti detta, contro il caporalato."Oggi l'Italia agricola sceglie la strada della qualità, non solo delle produzioni ma anche del lavoro e avvia un nuovo percorso virtuoso in cui le parti sociali saranno chiamate ad assumersi in prima persona la responsabilità e l'impegno di far funzionare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro", è stata la prima dichiarazione a caldo del Segretario Generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza"In questo impegno - ha aggiunto Mantegazza - sindacati e imprese potranno essere sostenute dalle istituzioni e da tutti coloro, a cominciare dagli autotrasportatori autorizzati al trasporto di manodopera, che vorranno impegnarsi in questa scommessa"."Si volta pagina - ha quindi ribadito il Segretario Generale Uila-Uil - e si sceglie l'etica del lavoro, in un contesto, quello agricolo, che fino a oggi ha spesso preferito la scorciatoia del caporalato"."È una grande giornata per tutti: per il sindacato che questa legge ha fortemente voluto, per le lavoratrici e i lavoratori che hanno scioperato e manifestato per realizzarla; per i Ministri Maurizio Martina e Andrea Orlando che si sono impegnati in prima persona per raggiungere questo obiettivo; per il Parlamento di questo Paese, infine, che in maniera rapida e condivisa ha approvato questa importante legge"."Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare - ha concluso Mantegazza - per applicare la legge e poter passare da un mercato del lavoro gestito in parte dai caporali, a un mercato del lavoro trasparente e legale gestito dalle parti sociali".In un'altra nota congiunta, i parlamentari del gruppo CoR, Nicola Ciracì, componente Commissione Agricoltura Camera e Luigi d'Ambrosio Lettieri definiscono lo sfruttamento del lavoro: "Un abominio e un crimine contro l'umanità".Sostenendo che: "Il legislatore ha voluto difendere anche il lavoro di tutti quegli imprenditori che agiscono con onestà nel settore della produzione agricola - con particolare riferimento ai piccoli produttori che non possono sopportare costi altissimi in termini di tassazione e devono fare i conti, anche, con le difficoltà oggettive legate al tipo di attività, che richiede investimenti specifici ed è sottoposta alle calamità atmosferiche".I parlamentari CoR sottolineano, inoltre, come: "Una vera politica a tutto campo, nel settore dell'agricoltura, oggi non ci sia e che fermarsi alla sola attività sanzionatoria, senza parallelamente agire sul versante di politiche, in favore dell'agricoltura e degli imprenditori agricoli, non sarebbe servito ad ottenere l'obiettivo prefissato".([email protected]) PERSONAGGI - Rassegna Stampa 19/10/2016 95 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. 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