Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 19/10/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
19/10/2016 Il Messaggero - Abruzzo
Furto di farmaci all'ospedale di S.Omero
8
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
9
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
Rubavano le medicine dei malati Blitz dei carabinieri, 16 arresti
10
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Medici e farmacisti contro Vaxxed: «La Multisala annulli la proiezione»
11
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Rubavano farmaci anti-cancro per rivenderli all'estero
12
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
I farmaci antitumorali vennero rubati anche all'Asur
13
19/10/2016 QN - Il Giorno - Nazionale
La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
14
19/10/2016 QN - La Nazione - Nazionale
La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
15
19/10/2016 QN - La Nazione - Viareggio
La farmacia va sull'Aurelia Manca solo il «sì» del Comune
16
19/10/2016 Il Secolo XIX - La Spezia
Rinnovate le commissioni di vigilanza sulle farmacie convenzionate con l'Asl
17
19/10/2016 Il Mattino - Caserta
Farmaci rubati, il «broker» era casertano
18
19/10/2016 Corriere Adriatico - Ascoli
Presa la banda delle farmacie ospedaliere
19
19/10/2016 Corriere delle Alpi
Presa la gang dei farmaci anti tumore
20
19/10/2016 Corriere di Romagna - Rimini
Circolo Auser Si parla di cuore e prevenzione
21
19/10/2016 Corriere di Romagna - Rimini
I Farmacisti: fermate il film " farsa " Giometti: potremmo annullare tutto
22
19/10/2016 Il Mattino di Padova
Presa la gang dei farmaci anti tumore
23
19/10/2016 La Nuova Venezia
Presa la gang dei farmaci anti tumore
24
19/10/2016 La Tribuna di Treviso
Presa la gang dei farmaci anti tumore
25
19/10/2016 La Voce di Romagna - Forli - Cesena
Il contestato film anti-vaccini è in dubbio
26
19/10/2016 La Voce di Romagna - Forli - Cesena
Venerdì Con gli esperti si parla di cuore
27
19/10/2016 Metropolis
Antitumorali rubati Sgominata la banda Mani della camorra
28
SANITÀ NAZIONALE
19/10/2016 Il Sole 24 Ore
Le multinazionali puntano sull'Italia
31
19/10/2016 Il Sole 24 Ore
Irap non versata, ruolo dopo l'avviso
33
19/10/2016 La Stampa - Nazionale
"Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C"
35
19/10/2016 La Stampa - Nazionale
Principi attivi nei prodotti farmaceutici Le aziende italiane tornano leader nel
mondo
37
19/10/2016 La Stampa - Nazionale
La candidata per l'Oms: "Ricominciamo dai vaccini"
38
19/10/2016 Il Messaggero - Nazionale
I pronto soccorso la dignità della vita
39
19/10/2016 Il Messaggero - Nazionale
Un bambino su tre riposa troppo poco: la "colpa" è di tablet, smatphone e tv
40
19/10/2016 Avvenire - Nazionale
Sgominata la gang dei farmaci Rubava antitumorali negli ospedali emiliani
41
19/10/2016 Libero - Nazionale
Traffico di farmaci antitumorali Diciassette arresti
42
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
«Business colossale per le mafie» L'esperto: attenti ai nuovi mercati
43
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
L'Erbolario, la morale della bellezza «Il lusso sobrio nei nostri cosmetici»
44
19/10/2016 Il Mattino - Nazionale
Furti di farmaci antitumorali la holding tra Cava e Pompei
46
19/10/2016 Il Tempo - Nazionale
Ecco i danni della parentopoli in Aifa
47
19/10/2016 Il Tempo - Nazionale
Furti di farmaci antitumorali La camorra dietro i 20 colpi
48
19/10/2016 Donna Moderna
RICETTE MEDICHE COME RISPETTARE LA PRIVACY
49
19/10/2016 Il Giornale d'Italia
Rubavano e poi rivendevano farmaci
50
18/10/2016 Pambianco Beauty
LA CRESCITA È TRAINATA DALLE CATENE REGIONALI
51
18/10/2016 Pambianco Beauty
Non si fermano più le catene MONOMARCA
54
VITA IN FARMACIA
19/10/2016 Corriere della Sera - Milano
Le prenotazioni impossibili
57
19/10/2016 Corriere della Sera - Roma
«I love Nella»: dediche sugli alberi
59
19/10/2016 Corriere della Sera - Bergamo
Il «clan» che rubava medicinali Caccia ai farmacisti ricettatori
60
19/10/2016 La Repubblica - Bologna
Razziavano in ospedale farmaci anti-tumore, sgominata la banda
62
19/10/2016 La Repubblica - Genova
Marassi, il piazzista dei farmaci rubati riforniva la Liguria e tutto il Nord Ovest
64
19/10/2016 La Repubblica - Firenze
Ma le liste d'attesa restano un nodo parola d'ordine "frantumazione"
66
19/10/2016 La Repubblica - Torino
Parco della Salute Dal Comune arriva l'ok al progetto
67
19/10/2016 La Stampa - Torino
Influenza e vaccini, come prepararsi all'arrivo dell'epidemia in Piemonte
69
19/10/2016 La Stampa - Torino
Aumenti ai manager della Sanità, i sindacati attaccano la giunta
70
19/10/2016 La Stampa - Asti
Banda dei ladri di farmaci aveva colpito anche ad Asti
71
19/10/2016 La Stampa - Asti
Anche Asti nel mirino della banda che rubava farmaci antitumorali
72
19/10/2016 La Stampa - Cuneo
Furti di medicine anti-tumore Perquisizioni in due farmacie
73
19/10/2016 La Stampa - Cuneo
"Dieci spaccate in un anno Il Comune deve intervenire"
74
19/10/2016 Il Messaggero - Viterbo
Allarme del Tesoro: a rischio il percorso di rientro dal deficit
75
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
«Si fingono persino tecnici del frigo e rivendono quei farmaci all'estero»
76
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
I primi raid a Cento e a Lagosanto In pochi giorni razziati 140 mila euro
77
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
Il mercato dell'Est Europa
78
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
«Berco e Vm, le pmi ferraresi stanno resistendo all'impatto»
79
19/10/2016 QN - Il Resto del Carlino - Cesena
San Mauro, inaugurata la nuova farmacia Pascoli
80
19/10/2016 QN - La Nazione - Nazionale
«Schiaffo ai malati, in tanti non riescono a pagarsi le cure»
81
19/10/2016 QN - La Nazione - Umbria Terni
Furbetti dei rifiuti Ora arrivano le «eco-guardie»
82
19/10/2016 Il Secolo XIX - Genova
«Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C »
83
19/10/2016 Il Secolo XIX - Genova
La gang che rubava i farmaci anti-cancro
85
19/10/2016 Il Mattino - Caserta
Chemioterapici rubati, preso il broker
86
19/10/2016 Il Mattino - Salerno
Ruggi, turnover di primari ventitré incarichi da coprire
87
19/10/2016 Oggi
Alimento B di Solgar è pura energia in pratiche capsule vegetali
88
PROFESSIONI
19/10/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Carter scagionato: non doping ma terapia
90
19/10/2016 ItaliaOggi
Farmaci, Bidachem crea in 3D il suo lab tutto interconnesso
91
19/10/2016 Avvenire - Nazionale
DEMITIZZARE LA SPENDING
92
PERSONAGGI
19/10/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi
94
19/10/2016 Affari Italiani
E' legge il contrasto al caporalato Scelta la qualità anche del lavoro
95
IN PRIMO PIANO
21 articoli
19/10/2016
Pag. 49 Ed. Abruzzo
diffusione:129764
tiratura:185029
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Furto di farmaci all'ospedale di S.Omero
VAL VIBRATA
Quindici ordinanze di custodia cautelare per furti di farmaci in vari ospedali d'Italia, tra cui anche quello
della Val Vibrata. All'alba di ieri quattordici persone sono finite in carcere mentre una è stata posta agli
arresti domiciliari nell'ambito di un'operazione dei carabinieri di Bologna. Le ordinanze sono state firmate
dal gip in seguito alle indagini dei militari, nell'operazione denominata «Caduceo», dal nome del bastone
alato del dio greco Hermes, che rappresenta l'ordine dei farmacisti. Da gennaio a dicembre 2014 sono stati
tredici i furti con scasso nelle farmacie ospedaliere. Tra questi c'è anche l'ospedale di Sant'Omero, dove
sono stati portati via, il 14 maggio di due anni fa, farmaci per 90mila euro. In tutti i furti, i farmaci portati via
sono stati selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e
croniche. Il primo ad essere colpito, secondo le indagini dei carabinieri, fu l'ospedale di Bentivoglio, nel
bolognese. Poi i ladri si diressero verso Monselice a Padova e lo stesso giorno entrarono nella farmacia di
un altro ospedale della provincia, a Piove di Sacco: in tutto, portarono via beni per 410mila euro. E' del 10
febbraio di due anni fa il furto di farmaci antitumorali e per la cura della sclerosi multipla per 250.000 euro
ad Asti; 100mila euro, invece, il valore del bottino portato via dall'ospedale di Cento a Ferrara, il 4 marzo; il
giorno dopo toccò all'ospedale di Ancona (215mila euro); il 6 marzo a Lagosanto, ancora a Ferrara, con
bottino di 90mila euro. Il 10 marzo poi a Rimini e Riccione, 35 e 37mila euro. A Pavia, il 13 e il 20 marzo,
furono visitati l'ospedale Mondino (185mila euro) e il Policlinico (135mila euro). Il 4 aprile ad Alba furono
forzate le porte metalliche di accesso e furono asportati farmaci per 150mila euro. In provincia di Cuneo poi
colpo finale da 90mila euro. La banda tentò il colpo anche alla Asl di Bologna ma vennero fermati in cinque.
A. Cant.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
8
19/10/2016
Pag. 12
diffusione:106165
tiratura:153812
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La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi
rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da
18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati
dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con
scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia,
più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord
Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari
dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
, che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce
di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di
individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo
indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario
Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si
affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de'
Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa
dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di
consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio
e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di
Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche
farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN
QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i
malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno
emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra
l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan
camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre
un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con
l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico.
L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti
C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con
l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano
circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
9
19/10/2016
Pag. 3 Ed. Ferrara
diffusione:106165
tiratura:153812
IL PRIMO tassello del mosaico ha una data: marzo 2014. Dalla farmacia ospedaliera del Santissima
Annunziata di Cento spariscono farmaci antitumorali per decine di migliaia di euro. Il secondo tassello idem:
7 marzo del medesimo anno. Qui siamo a Lagosanto e il furto del prezioso medicinale causa un danno di
oltre 40mila euro. C'è un dettaglio, però. Il dettaglio è catturato in un fotogramma del sistema di
videosorveglianza. Quel dettaglio, quell'unico fotogramma, permette ai carabinieri di visualizzare tre volti e
soprattutto una targa. I DUE FURTI non solo risultano collegati ma fanno parte di un giro più grosso. Nello
stesso anno sono stati infatti 13 i furti con scasso nelle farmacie ospedaliere, più altri di diversa natura,
contestati nell'indagine dei carabinieri 'Caduceò, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che
rappresenta l'ordine dei farmacisti. All'alba di ieri sono state eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare, 14
in carcere e una ai domiciliari. Un bottino, totale, di oltre 2,1 milioni di euro. Arrotondati per difetto spiega
l'Arma. Il tesoro a cui puntavano erano i costosi antitumorali, ma non disdegnavano altri medicinali. Nel
traffico di farmaci scoperto dai Carabinieri di Ferrara tutto poteva essere rubato, ripulito e rimesso sul
mercato. Con un danno per lo Stato e per i pazienti. Scassinatori professionisti si dedicavano agli ospedali,
altri trasportavano e stoccavano la merce rubata, altri gestivano la ricettazione della refurtiva all'estero,
dove venivano create società ad hoc per poterla riciclare, altri ancora curavano il fronte interno, dove
medicine venivano proposte e piazzate a farmacisti compiacenti. Nel 2014, il periodo oggetto d'indagine,
sono stati 13 i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto,
più altri sette in strutture diverse per un bottino valutato per difetto in 2,1 milioni. L'organizzazione, con base
in Campania e attiva soprattutto al Nord, ha ricevuto un colpo dall'operazione 'Caduceò: all'alba i militari
hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere del Gip di Bologna, una ai domiciliari più un
obbligo di firma; due persone sono ancora ricercate e altre sono indagate. Otto le farmacie perquisite con la
collaborazione del Nas a Brescia, Bergamo, Genova; diversi i sequestri nel corso dell'indagine alla quale ha
preso parte il procuratore di Bologna Giuseppe Amato (in foto). IL PIEMME della Dda Enrico Cieri contesta
a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione
camorristica, per l'emergere dei legami con il clan Licciardo: sembra che il gruppo pagasse somme di
denaro per poter proseguire la propria attività. L'associazione funzionava come una filiera e girava attorno
ad un arrestato del Napoletano, ritenuto trait d'union tra la batteria che si occupava dei furti, con corrieri e
ricognitori, e i ricettatori dei farmaci. re. fe
Nel traffico di farmaci scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Ferrara tutto poteva essere
rubato, ripulito e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato e per i pazienti.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Rubavano le medicine dei malati Blitz dei carabinieri, 16 arresti
19/10/2016
Pag. 2 Ed. Rimini
diffusione:106165
tiratura:153812
Medici e farmacisti contro Vaxxed: «La Multisala annulli la proiezione»
MEDICI e farmacisti contro la proiezione a Rimini del film Vaxxed, prevista il 23 e 24 ottobre. La
contestazione aperta ieri dal vicesindaco Gloria Lisi contro la proiezione del film alla Multiplex nel centro
commerciale Le Befane, vede schierarsi anche l'Ordine dei medici della provincia riminese e l'Ordine dei
farmacisti. Vaxxed è un film di Andrew Wakefield, medico radiato alcuni anni dopo avere scoperto che
erano stati falsati in 12 occasioni i dati che asserivano una correlazione tra il vaccino trivalente, morbillo,
rosolia e parotite, e l'autismo. «Comprendo che non è semplice chiedere un comportamento etico a chi fa
attività commerciale - premette il presidente dei medici, Maurizio Grossi -, ma permettere una simile
proiezione consente a chi sostiene tesi senza alcun fondamento scientifico di avere un pulpito da cui
parlare. Soprattutto qui a Rimini dove il territorio, per la presenza di associazioni anti vaccinali, vede una
percentuale bassa di vaccinazioni rispetto alla media nazionale». Grossi contesta anche un eventuale
contraddittorio, con il regista Andrew Wakefield contrapposto a un medico pro-vaccini. «Per un
contraddittorio dovrebbe esserci una base scientifica, che nel caso delle tesi del medico radiato Wakefield,
non c'è nulla del genere. E' un film tra la fantasia e la ciarlataneria. Come Ordine abbiamo sostenuto la
federazione nazionale arrivando a prospettare anche la radiazione per quei medici che propongono terapie
alternative». A schierarsi contro la proiezione ci sono anche i farmacisti. «Abbiamo contattato la direzione
del Cinema, pregandoli di volere annullare la proiezione e contiamo di essere ascoltati - dice Giulio Mignani
presidente dell'Ordine -. Proiettare il film sarebbe un errore imperdonabile: significherebbe amplificare
falsità senza fondamento scientifico contribuendo ad aggravare un serio problema sanitario. Abbiamo
registrato la disponibilità del Cinema ad ospitare un contraddittorio, ma non siamo d'accordo, nonostante
abbiamo apprezzato la buona fede del gesto. Porre le tesi antivacciniste a confronto con quelle della
medicina vuol dire legittimarle, ripetiamo: non ci sono opinioni sul tema. I vaccini non causano l'autismo,
non causano l'epilessia, non contengono conservanti o adiuvanti tossici. Sono farmaci e possono avere rari
(anzi rarissimi) effetti collaterali, ma nulla che abbia a che fare per gravità e natura con le teorie
antiscientifiche di Wakefield (parliamo, per intenderci, di reazioni allergiche, non di autismo)». Andrea Oliva
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
11
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SCONTRO SUI VACCINI
19/10/2016
Pag. 2 Ed. Rimini
diffusione:106165
tiratura:153812
RUBAVANO farmaci anti-cancro nelle farmacie degli ospedali di mezza Italia, per poi rivenderli all'estero.
Sapendo benissimo che quei medicinali trasportati in auto o su mezzi di fortuna, sarebbero diventati del
tutto inefficaci, perchè mal conservati. Un'organizzazione smantellata dai carabinieri di Ferrara che, si
scopre ora, aveva colpito due volte anche nel Riminese. Nessuno aveva infatti mai saputo che la notte del
10 marzo del 2014, c'erano state due effrazioni, una nella farmacia dell'ospedale Infermi, l'altra in quella del
Ceccarini di Riccione. Nella prima i ladri si erano portati via 35mila euro di farmaci, nella seconda 37mila, e
in entrambi i casi si trattava di antitumorali. Sedici le persone che sono finite in manette, quasi tutti
campani, mentre gli investigatori sono riusciti a recuperare farmaci per quasi tre milioni di euro. ERA
STATO da due furti avvenuti nel ferrarese che erano partite le indagini che hanno portato i carabinieri molto
più lontano di quanto potessero immaginare. 'Operazione Caduceo', così gli investigatori hanno battezzato
l'inchiesta, dal bastone alato del dio greco Ermes che rappresenta appunto l'Ordine dei farmacisti. I furti
messi a segno dalla banda sono stati a decine, fino a 250mila euro di farmaci in un solo colpo. Da Bologna
a Rimini, da Cuneo a Teramo, fino Pavia. L'organizzazione colpiva con regolarità, e arrivava a smurare le
casseforte delle stesse Ausl. Gran parte dei farmaci erano di H, gli anti-cancro, appunto, che vengono
forniti solo dalle farmacie degli ospedali. Ma si portavano via anche quelli per malattie croniche, il cui costo
è a carico dello Stato. L'organizzazione criminale era molto ben strutturata. C'era una 'batteria' di otto
persone che si occupava dei furti (a cui si aggiungevano soggetti che partecipavano saltuariamente), poi
c'era il supporto logistico, un personaggio che trovava e sceglieva gli obiettivi, quasi tutti nel Nord Italia, con
sopralluoghi e ricognizioni. Quindi c'era il corriere sull'asse Napoli-Genova che fungeva anche da fornitore
delle strutture di stoccaggio. Il 'manager' della struttura, trait d'union tra i ladri specializzati e professionisti
del settore farmaceutico, era invece secondo gli investigatori Eduardo Lambiase. Il quale, dopo avere
scelto la tipologia dei farmaci da rubare e dopo avere creato società all'estero, curava i rapporti con
Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di licenza di esportazione, i quali acquistavano sulla carta
dalle società di Lambiase, in particolare dall'Est, i medicinali per poi inviarli nel Nord Europa. I farmaci
rubati erano così ripuliti e pronti per essere messi sul mercato.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Rubavano farmaci anti-cancro per rivenderli all'estero
19/10/2016
Pag. 6 Ed. Ancona
diffusione:106165
tiratura:153812
I farmaci antitumorali vennero rubati anche all'Asur
COSTOSI farmaci antitumorali rubati nelle farmacie di ospedali e aziende sanitarie, i carabinieri hanno
smantellato la banda ritenuta responsabile di almeno una dozzina di colpi nel 2014. Tra questi, uno dei più
fruttuosi per i malviventi, l'episodio avvenuto la notte del 5 marzo 2014 ai danni della farmacia/deposito
dell'Asur all'ex Crass di Ancona. Ricco il bottino al tempo, farmaci speciali per un valore complessivo di
215mila euro. Nel complesso, la banda dei farmaci nel corso delle razzie messe a segno nel 2014, si era
impossessata di merce per oltre 2,7 milioni di euro. Per due anni tutto era andato liscio per i componenti del
sodalizio criminoso, poi il blitz conclusivo degli inquirenti. Brillante l'operazione messa a segno dai
carabinieri in ambito nazionale, operazione Caduceo, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che
rappresenta l'ordine dei farmacisti. Ben 18 le misure cautelari emesse dal Gip di Bologna, di cui 16 in
carcere (14 eseguite, ma due persone restano latitanti), una ai domiciliari e un obbligo di firma. Sono state
poi effettuate otto perquisizioni in sette farmacie e un magazzino adibito a deposito dei farmaci rubati. I
colpi, oltre a quello di Ancona, hanno riguardato altre città, tra cui Ferrara, Pavia, Cuneo, Teramo, padova e
altre. In realtà sempre nel capoluogo dorico, nel dicembre del 2013, un altro colpo era stato messo a segno
sempre ai danni dell'Asur nella sede anconetana e allora il bottino era stato di oltre il doppio. Quasi
certamente, per l'episodio del 5 marzo si era trattato di un furto su commissione. Sull'episodio illustrato ieri
a Bologna durante una conferenza stampa dei carabinieri, avevano indagato i nostri militari del Nas, il
Nucleo Antisofisticazione. Dalle indagini era emerso che i ladri avevano forzato il portone d'ingresso e poi,
una volta all'interno, avevano prelevato i farmaci, tutti antitumorali, dai frigoriferi. La quantificazione del
materiale asportato e del suo valore era andata avanti per settimane, vista la complessità del furto. Ad
occuparsene era stata la Direzione dell'Area Vasta 2che aveva disposto un'indagine interna. Poichè si
trattava di medicinali dispensati dal Servizio sanitario nazionale e non venduti in farmacia, era subito
sembrato evidente che lo scopo del furto fosse quello della rivendita degli antitumorali sul mercato estero.
ALTRO SERVIZIO IN NAZIONALE
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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OPERAZIONE CADUCEO SONO 18 LE ORDINANZE DI CUSTODIA DELLA DDA DI BOLOGNA
19/10/2016
Pag. 12
diffusione:40468
tiratura:69236
Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi
rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da
18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati
dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con
scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia,
più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord
Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari
dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
, che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce
di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di
individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo
indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario
Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si
affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de'
Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa
dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di
consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio
e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di
Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche
farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN
QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i
malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno
emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra
l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan
camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre
un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con
l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico.
L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti
C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con
l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano
circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
19/10/2016
Pag. 12
diffusione:82833
tiratura:124987
Francesco Pandolfi BOLOGNA RUBAVANO costosi farmaci antitumorali dalle farmacie ospedaliere, per poi
rivenderli in Nord Europa. Un meccanismo ben oliato che aveva fruttato alla banda criminale, composta da
18 persone, quasi tutte campane, 2,7 milioni di euro, il valore commerciale dei farmaci e dei beni recuperati
dai carabinieri. Nel corso del 2014, da gennaio a dicembre, la banda aveva messo a segno tredici furti con
scasso in farmacie ospedaliere tra Bologna, Padova, Cuneo, Rimini, Riccione, Ancona, Teramo e Pavia,
più sette furti di natura diversa. Una scelta redditizia quella di rivendere i farmaci antitumorali in Nord
Europa, dove possono essere venduti anche dalle farmacie non ospedaliere. L'indagine dei militari
dell'Arma, denominata 'Caduceo', nome del bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
, che ha portato allo smantellamento del gruppo, coordinata dal pm Enrico Cieri, è partita da due denunce
di marzo 2014 nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel ferrarese, che hanno permesso di
individuare i primi tre autori: Pasquale Alfano, Ciro Chiavarone e una terza persona al momento solo
indagata. I tre, in realtà, facevano parte di una batteria ben più ampia che compredeva anche Mario
Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, Vincenzo Alfano. Alle spalle del gruppo si
affiancava un'organizzazione più complesa, al cui vertice era Eduardo Lambiase, pregiudicato di Cava de'
Tirreni. Per rivendere i farmaci di tipo H all'estero, Lambiase aveva creato delle società fittizie in Europa
dell'Est che triangolavano i farmaci e i relativi pagamenti con l'Italia e i paesi del Nord Europa, allo scopo di
consentire agli esportatori di giustificare il legittimo possesso dei prodotti. In scena, poi entravano Settimio
e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una licenza di esportazione, che 'acquistavano' dalle società di
Lambiase i medicinali 'ripuliti', per poi inviarli all'estero. Oltre ai farmaci H, il gruppo commerciava anche
farmaci di tipo A (per le malattie croniche, totalmente a carico dello Stato) e C (a carico del cittadino). IN
QUESTO caso, la banda criminale sfruttava i rapporti con alcuni ex informatori scientifici che metteva i
malviventi in contatto con farmacie compiacenti che acquistavano i medicinali. I carabinieri, che hanno
emesso 18 misure cautelari (per 16 persone è stato disposto il carcere, per una i domiciliari e per un'altra
l'obbligo di firma, due sono ancora ricercati), hanno messo in luce anche il rapporto della banda con il clan
camorristico Licciardi, di Secondigliano a Napoli, cui veniva versato un pizzo di 10mila euro al mese, oltre
un pagamento iniziale di 50mila euro. A molti indagati è contestata l'associazione a delinquere con
l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico.
L'indagine è denominata 'Caduceo', il bastone alato del dio Hermes, simbolo dell'ordine dei farmacisti
Dializzati spostati nelle cliniche private Cinque arresti
C'è anche un parente del boss mafioso Matteo Messina Denaro tra i cinque arrestati a Catania, con
l'accusa di dirottare pazienti in dialisi dalle strutture pubbliche a quelle private. Queste ultime ricevevano
circa 40mila euro annui di fondi pubblici a paziente.
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La gang dei farmaci antitumorali Retata per i furti negli ospedali
19/10/2016
Pag. 13 Ed. Viareggio
diffusione:82833
tiratura:124987
La farmacia va sull'Aurelia Manca solo il «sì» del Comune
IL 'SI' della giunta sarà fondamentale in ottica trasferimento della farmacia comunale di Porta a Lucca (nella
foto). Un iter che si prospetta chilometrico, ma ci voleva pur sempre un primo passo. Come quello compiuto
ieri mattina dal Cda dell'azienda, che ha deliberato la richiesta al Comune di poter fare l'apposito bando per
reperire il fondo. E confermando quanto abbiamo pubblicato nei mesi scorsi: tra i principali requisiti che
dovrà avere il fondo è indicata infatti la zona di via Aurelia sud, cioè dalle parti del Conad. Il Comune, è
bene chiarirlo, non ha ancora un orientamento ben preciso e preferisce concentrarsi, per ora, sulla visione
di atti, documenti e conti. QUELLO del trasferimento non è comunque una novità in quanto è un «pallino»
del presidente Gianluca Duranti fin dal suo insediamento alla luce del «rosso» che ha caratterizzato i bilanci
degli ultimi 5-6 anni. Ma i conti nel frattempo sono migliorati, cosa che ha portato il consiglio comunale,
mesi fa, a pronunciarsi per il «no» all'assorbimento della farmacia nella Pietrasanta Sviluppo. Adesso tocca
invece alla tappa più difficile, anche sul piano burocratico. Se il Comune dovesse dire «sì», il Cda emetterà
il bando e valuterà le risposte avvalendosi probabilmente anche di uno studio di settore specializzato. Poi il
faldone passerà a giunta e consiglio comunale, di nuovo al Cda e infine ad Asl e Ordine dei farmacisti.
«Faremo le nostre verifiche quando avremo la delibera del Cda - dice l'assessore alle finanze Cinzia Crivelli
- e procederemo con tutti gli accertamenti necessari imposti dalla legge». d.m.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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PARTECIPATE DELIBERA DEL CDA DELL'AZIENDA
19/10/2016
Pag. 16 Ed. La Spezia
diffusione:46688
tiratura:68085
Rinnovate le commissioni di vigilanza sulle farmacie convenzionate con
l'Asl
Sono variate le due Commissioni di vigilanza delle farmacie della provincia spezzina convenzionate con
l'azienda sanitaria pubblica locale. Della Commissione "1" fanno parte: Alessandro Sarteschi direttore della
Struttura farmaceutica di Asl 5; Simona Domenichini, farmacista dirigente di Asl 5; Pier Angelo Usberto,
farmacista titolare, Claudio Ruoppolo e Andrea Lopez, farmacisti designati dall'Ordine; Gessica Gianardi e
Giovanni Destri, collaboratori amministrativi di Asl 5. La Commissione di vigilanza "2" è composta da: Mirka
Moruzzo, dirigente della Struttura farmaceutica dell'ospedale indicata da Asl 5; Monica Bricchi, dirigente
farmacista; Francesca Sanguineti, Sara Accorsi e Gino Porqueddu designati dall'Ordine dei farmacisti della
provincia. Svolgono le funzioni di segreteria gli stessi collaboratori amministrativi di Asl 5, che fanno parte
della Commissione "1". La Commissione di vigilanza ha funzioni ispettive, preventive, ordinarie e
straordinarie. L'Attività può essere svolta insieme agli addetti dell'igiene e sanità pubblica per interventi di
vigilanza sulle farmacie in materia igienico sanitaria.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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CONTROLLI
19/10/2016
Pag. 29 Ed. Caserta
diffusione:46987
tiratura:77355
Farmaci rubati, il «broker» era casertano
Medicine anti-tumorali spedite prima all'esterno e poi riportate in Italia con prezzi maggiorati
Marilù Musto Era il broker con la valigetta da medico, l'intermediario tra le case farmaceutiche e le farmacie
del nord Italia che vendevano medicinali antitumorali di fascia A e C - da corredo ai farmaci di fascia H per
chemioterapia, ad esempio - presenti solo negli ospedali e non smerciabili. Ernesto Pensilino, ex
informatore scientifico di Caserta, per la Procura di Bologna era al centro del «mercato nero» dei medicinali
terapici rubati e riveduti a prezzi ridotti, sottobanco, nelle farmacie. Ma per arrivare a Genova o a Bergamo,
i flaconi con i prodotti rubati al Sud risalivano lo stivale e sforavano i confini. All'estero, dove la loro vendita
è legale anche al banco, venivano inseriti in aziende-fantasma per poi tornare in Italia ed essere reimesse
nel circuito commerciale. Un'organizzazione perfetta con la testa al Nord e gli arti al Sud. L'accusa che
viene mossa dai magistrati di Bologna, nell'operazione dei carabinieri e del Nas di Ferrara chiamata
«Caduceo», a Pensilino, è quella di aver condotto un'opera di intermediazione tra la «testa» e gli «arti».
Partendo dal nome del bastone alato della divinità greca Hermes, caduceo appunto, simbolo dell'Ordine dei
Farmacisti, la Procura bolognese è riuscita a rintracciare la pista senza confini che lega il settentrione al
meridione, attraverso il traffico di medicinali di fascia H, fino a quelli A e C. Questi ultimi, utilizzati per la
terapia del dolore, ad esempio. Il nome di Pensilino è saltato fuori a metà strada, precisamente a Caserta.
Per la procura di Bologna, metteva in contatto i rappresentanti delle case farmaceutiche con le farmacie di
Genova e di Bergamo. E non è un caso se sette farmacie ieri sono state perquisite dai carabinieri del
comando Provinciale di Ferrara. In manette, però, oltre a Pensilino, difeso dal legale Vittorio Giaquinto,
sono finite altre 14 persone (due sono ancora ricercate) molte di origine campana che, a vario titolo,
facevano parte dell'organizzazione criminale. E così, si spiega il mistero dei furti di medicine per la cura del
cancro nell'ospedale di Caserta, di Marcianise e di Maddaloni. Ma anche al Cardarelli, al Monaldi e al
Cotugno. Non si comprende se quei furti siano da legare all'inchiesta, ma tutto è possibile: sono in corso
ulteriori accertamenti. Il bottino dei ladri erano farmaci costosissimi che molti malati non possono
permettersi. I farmaci di categoria H sono totalmente a carico del Sistema SaniI precedenti Nei mesi scorsi
furti anche all'ospedale di Caserta e in alcuni distretti Asl sul territorio tario Nazionale, quindi utilizzabili solo
dagli ospedali, che li somministrano gratuitamente ai malati di patologie tumorali (ad esempio) laddove,
negli altri Paesi europei, possono essere venduti anche dalle farmacie vigendo un regime di libero
commercio. Non esistendo quindi mercato in Italia, il gruppo criminale aveva creato aziende con sede
nell'Europa dell'Est. Nell'ordinanza spunta anche il nome del farmacista salernitano Eduardo Lambiase, già
fermato un anno fa. Il personaggio Ernesto Pensilino L'ex informatore scientifico di Caserta era già finito in
una indagine della guardia di finanza di Fiumicino, Roma, un anno fa per traffico di farmaci sospetti, ora
dovrà difendersi di nuovo. La perquisizione Trovati medicinali trafugati I carabinieri di Ferrara, coordinati
dalla Procura di Bologna ha eseguito sette perquisizioni in farmacie di Genova e Bergamo al fine di
rintracciare i medicinali di fascia H, A e C.
Foto: La rete Traffico di principi attivi ramificato in tutt'Italia Perquisizioni e sequestri
Foto: "L'operazione La Procura di Bologna ha denominato l'inchiesta «Caduceo» dal nome del simbolo
greco dell'Ordine dei Farmacisti
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La sanità, l'inchiesta
19/10/2016
Pag. 46 Ed. Ascoli
diffusione:16963
tiratura:23290
I COLPISANT'OMERO Avevamo messo a segno una serie di colpi ai danni di farmacie ospedaliere. Tra
queste c'era anche quella del Val Vibrata di Sant'Omero nel quale vennero asportati medicinali per 90mila
euro.
Da gennaio a dicembre 2014 la banda aveva messo a segno tredici i furti con scasso. Tutti scoperti grazie
all'indagine dei carabinieri denominata Caduceo, dal nome del bastone alato dei dio greco Ermes. Simbolo
dell'ordine dei farmacisti. All'alba sono state eseguite 15 ordinanze di custodia cautelare, quattordici in
carcere e una ai domiciliari. Tutto iniziò il 30 gennaio 2014 quando ad essere colpito fu l'ospedale di
Bentivoglio, nel Bolognese con effrazione delle finestre: i farmaci furono selezionati tra quelli a costo
elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche. Il tutto per un valore di 180mila euro.
Il 9 febbraio i ladri sottrassero medicinali dalla Ulss di Monselice (Padova), passando per i locali
dell'assistenza territoriale e da una porta antincendio. Non paghi, nello stesso giorno entrarono nella
farmacia di un altro ospedale della provincia, a Piove di Sacco: in tutto rubarono 410mila euro. Il giorno
seguente si registrò il furto di farmaci antitumorali e per la cura della sclerosi multipla per 250mila euro ad
Asti. 100mila euro, invece, il valore del bottino all'ospedale di Cento (Ferrara) il 4 marzo. Il giorno seguente
toccò all'ospedale di Ancona (215mila euro). Il 6 marzo a Lagosanto (Ferrara, 90mila euro) ed il 10 a Rimini
e Riccione, 35 e 37mila euro. A Pavia, il 13 e il 20 marzo, furono visitati l'ospedale Mondino (185mila euro)
e il Policlinico (135mila euro). Il 4 aprile ad Alba (Cuneo) vennero forzate le porte metalliche di accesso e
furono asportati farmaci per 150mila euro. Stesso copione il 14 maggio a Sant'Omero (Teramo) con un
bottino di 90mila euro, il medesimo valore della merce trafugata a Mondovì (Cuneo) il 21 dello stesso mese.
E' del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla sede Asl di Bologna: 5 furono arrestati in
flagranza, il contenuto fu recuperato.
glo. ca.
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Presa la banda delle farmacie ospedaliere
19/10/2016
Pag. 8
diffusione:5441
tiratura:7203
Presa la gang dei farmaci anti tumore
di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto
costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di
quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal
nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le
ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in
farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie
razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di
Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali.
Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17
forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una
volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In
quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche
all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto
perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza
fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda
sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto
l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a
dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio
all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una
ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero
(Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla
sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata,
oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali,
anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan
del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno
appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan
Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese.
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Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia
cautelare
19/10/2016
Pag. 39 Ed. Rimini
tiratura:15000
GABICCE. Cuore e prevenzione, se ne parla a Gabicce. Il circolo Auser di Gabicce mare invita i cittadini all'
incontro ad ingresso libero " Il Cuore, questo sconosciuto. Prevenzione e cura" che si terrà venerdì
pomeriggio alle 16, al centro civico Creobicce (via XXV Aprile). Interverranno il dottor Massimo Fresina
medico specialista in cardiologia, il dottor Romeo Salvi, presidente dell' Ordine dei Farmacisti della
provincia di Pesaro e Urbino. Coordina il dottor Marco Gili.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Circolo Auser Si parla di cuore e prevenzione
19/10/2016
Pag. 5 Ed. Rimini
tiratura:15000
I Farmacisti : fermate il film " farsa " Giometti: potremmo annullare tutto
«La mia non è una scelta ideologica ma una scelta strettamente commerciale» Io stacco solo biglietti «Non
posso criticare nessuno ma non voglio neppure essere criticato. Forse questa polemica non ha fatto altro
che alzare l' attenzione sul problema»
RIMINI. «La mia non è una scelta ideologica anche perchè io i miei due figli li ho vaccinati, ma è solo una
scelta commerciale». Si difende così dalla pioggia di critiche che gli sono piovute addosso, Massimiliano
Giometti proprietario della sala multiplex Le Befane dove il 23 e 24 ottobre dovrebbe essere proiettato
Vaxxed, il film dove il medico britannico radiato dalla professione Andrew Wakefield sostiene la tesi, già
ampiamente smentita, di una correlazione tra il vaccino trivalente e malattie come l' autismo. Il condizionale
è d' obbligo perchè come rileva lo stesso Giometti «questo appuntamento ha una sua valenza davanti al
contraddittorio con l'a ut or e. Ma nessuno sembra voler partecipare a questo confronto». Quindi? «Una
proiezione senza dibattito non ha senso, ma una risposta definitiva la darò quasi certamente domani ( oggi
n dr) dopo essermi consultato con mio padre ed i miei fratelli». Giometti tiene a precisare di non voler
entrare nel «merito della questione scientifica perchè non ne sono in grado, io faccio biglietti al cinema» e
di essere rimasto La locandina del film giudicato una " farsa" dalla comunità scientifica internazionale
spiazzato dalle critiche «non pensavo ci fosse un accanimento così nei nostri confronti». Con Vaxxed
«abbiamo fatto quello che facciamo con tanti altri film, è una proposta che ci ha fatto un distribuzione
indipendente con cui lavoriamo da sempre molto bene, che solitamente prendiamo in considerazione
quando c'è la possibilità di aver in sala il regista o gli attori». Scelte che in passate hanno fatto parlare di
pedofilia «ma questo non vuole dire che noi siamo dalla parte dei pedofili. Questa volta però l' eco è più
forte perchè l' argomento è più scottante. E forse questa polemica non ha fatto altro che alzare l' attenzione
sul problema». Giometti ribadisce quindi che vuole rispetto: «Non posso criticare nessuno ma non voglio
neppure essere criticato per una scelta prettamente commerciale». Dopo il vice sindaco Gloria Lisi una
stroncatura all' iniziativa ieri è venuta dall' Ordine dei farmacisti di Rimini che sottoliena come «proiettare il
film sarebbe un errore imperdonabile: significherebbe amplificare falsità senza fondamento scientifico
contribuendo ad aggravare un serio problema sanitario. La provincia di Rimini è una delle province italiane
dove si registra il maggiore numero di inadempienti alle vaccinazioni obbligatorie. I vaccini funzionano se si
raggiunge la cosiddetta " immunità di gregge", cioè se si mantengono livelli alti (il traguardo è il 95%) di
vaccinati. Scendere al di sotto del limite di guardia vuol dire rischiare epidemie di patologie gravi come la
difterite, il morbillo che causa gravi encefaliti, la pertosse, che ha di recente ucciso diversi bambini». e.ch
RIP RODUZIONE RISE RVATA
Foto: Massimiliano Giometti, titolare del Multiplex Le Befane
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Non si stempera la polemica per la scelta della proprietà della multisala delle Befane di proiettare Vaxxed
del medico radiato Andrew Wakefield
19/10/2016
Pag. 10
diffusione:20747
tiratura:28693
Presa la gang dei farmaci anti tumore
di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto
costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di
quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal
nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le
ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in
farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie
razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di
Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali.
Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17
forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una
volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In
quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche
all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto
perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza
fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda
sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto
l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a
dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio
all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una
ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero
(Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla
sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata,
oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali,
anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan
del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno
appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan
Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese.
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Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia
cautelare
19/10/2016
Pag. 11
diffusione:13207
tiratura:19124
Presa la gang dei farmaci anti tumore
di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto
costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di
quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal
nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le
ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in
farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie
razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di
Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali.
Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17
forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una
volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In
quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche
all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto
perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza
fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda
sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto
l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a
dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio
all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una
ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero
(Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla
sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata,
oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali,
anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan
del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno
appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan
Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia
cautelare
19/10/2016
Pag. 11
diffusione:12687
tiratura:18101
Presa la gang dei farmaci anti tumore
di Nicola Cesaro wMONSELICE Erano furti odiosi. Non solo perché in saccoccia finivano farmaci molto
costosi, ma anche e soprattutto perché facevano saltare le cure per decine di malati di tumore. Agli autori di
quei furti i carabinieri di Ferrara hanno messo ieri le manette al termine dell'operazione "Caduceo", dal
nome del bastone alato dei dio greco Ermes, che rappresenta l'Ordine dei Farmacisti. Sono diciassette le
ordinanze di custodia cautelare emesse dall'Ufficio del gip del Tribunale di Bologna su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo felsineo. Agli arrestati sono stati attribuiti ben venti furti in
farmacie ospedaliere del Centro e del Nord Italia, per un danno di oltre 2 milioni di euro. Tra le farmacie
razziate ci sono anche quelle dell'ospedale di via Marconi a Monselice e dell'Immacolata Concezione di
Piove di Sacco, svuotati nel febbraio 2014: il colpo fruttò un bottino di 150 mila euro di farmaci antitumorali.
Era il 9 febbraio e nella notte tra domenica e lunedì i ladri riuscirono ad entrare nell'ospedale dell'Usl 17
forzando un'uscita di sicurezza al piano terra, nella zona dell'ex Neurologia sul retro dell'ospedale. Una
volta dentro, fu facile a raggiungere i frigoriferi dove erano conservati i medicinali e farne razzia. In
quell'occasione l'allarme di cui era dotata la farmacia non entrò in funzione. Qualche ora prima toccò anche
all'ospedale di Piove di Sacco - dunque fu chiaro che la mano era la stessa - dove il furto venne scoperto
perché i malviventi lasciarono aperto uno dei frigoriferi che custodivano i farmaci antitumorali: la circostanza
fece scattare l'allarme alla centrale operativa di Padova. Qui il furto toccò i 50 mila euro di danno. La banda
sgominata ieri (16 persone sono state tradotte in carcere, una ai domiciliari, ad una è stato imposto
l'obbligo di firma mentre due membri sono ancora ricercati) si è macchiata nel giro di un anno, da gennaio a
dicembre 2014, di venti furti tra ospedali e strutture connesse: il primo colpo fu quello del 30 gennaio
all'ospedale di Bentivoglio (Bologna), a cui seguì la doppia razzia di Monselice e Piove di Sacco, quindi una
ad Asti, Cento, Ancona, Lagosanto (Ferrara), Rimini, Riccione, Mondino (Pavia), Alba (Cuneo), Sant'Omero
(Teramo), Mondov (Cuneo) il 21 maggio. È del 3 dicembre, infine, il furto di una cassaforte smurata dalla
sede Usl di Bologna in via Toscana: in cinque furono arrestati in flagranza. A molti indagati è contestata,
oltre all'associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato in concorso e alla ricettazione di medicinali,
anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico. Nell'indagine coordinata dalla Dda si ipotizzano infatti legami di natura economica con un clan
del napoletano. I prodotti rubati venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo. Le indagini hanno
appurato che il traffico poteva avvenire liberamente grazie alla copertura offerta da esponenti del clan
Licciardi di Napoli, dietro al pagamento mensile di una cifra che andava dai 10 mila ai 50 mila euro al mese.
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Presa la gang dei farmaci anti tumore Rubò anche a Monselice e Piove di Sacco: 17 ordini di custodia
cautelare
19/10/2016
Pag. 11 Ed. Forli - Cesena
diffusione:12900
LA DECISIONE AI GIOMETTI "E' stata una scelta commerciale, non ideologica. Abbiamo tentato anche un
contraddittorio, ma nessuno accetta" I Farmacisti : "Proiettarlo significherebbe ampliare falsità Confidiamo
che l'etica prevalga sul mercato"
l contestato docu-film "Vaccinati: dall'occultamento alla catastrofe" con tanto di partecipazione del regista
Andrew Wakefiel, radiato dall'ordine dei medici della Gran Bretagna proprio per le sue tesi sui possibili
legame tra vaccino MPR (morbillo, parotite e rosolia) e autismo - potrebbe essere cancellato anche dalla
programmazione delle Befane . I Giometti, gestori del Multiplex, prenderanno una decisione sul fa darsi
oggi. "Siamo una famiglia, ne parleremo tutti insieme, con mio padre e i miei fratelli anticipa Massimiliano
Giometti - La nostra è un'impresa privata e la scelta di inserire questo film tra i nostri titoli è stata
prettamente commerciale . Ovviamente non ha niente a che vedere con posizioni ideologiche. Né è nostra
intenzione fare opinione. Io tra l'altro ho due figli entrambi vaccinati...". Di fronte all'esplosione delle
proteste, dalle contestazioni del vice sindaco Gloria Lisi alla richiesta di cancellare l'appuntamento
formalizzata dall'Ordine dei Farmacisti della Provincia di Rimini, i Giometti hanno anche tentato di
organizzare un contraddittorio in occasione della proiezione (che al momento resta fissata per domenica e
lunedì alle 21). "Ma hanno rifiutato tutti. La stessa Lisi, i farmacisti... Abbiamo provato a contattare anche il
virologo Roberto Burioni, docente all'università Vita-Salute del San Raffaele. Niente da fare. Nessuno che
abbia accettato. Per cui a questo punto vedremo il da farsi...", chiosa Giometti. "Proiettare il fim sarebbe un
errore imperdonabile : significherebbe amplificare falsità senza fondamento scientifico contribuendo ad
aggravare un serio problema sanitario - insorge Giulio Mignani, presidente dell'Ordine dei Farmacisti
sollecitando il ritiro - La provincia di Rimini è una delle province italiane dove si registra il maggiore numero
di inadempienti alle vaccinazioni obbligatorie. I vaccini funzionano se si raggiunge la cosiddetta 'immunità di
gregge', cioè se si mantengono livelli alti (il traguardo è il 95%) di vaccinati. Scendere al di sotto del limite di
guardia vuol dire rischiare epidemie di patologie gravi come la difterite, il morbillo che causa gravi encefaliti,
la pertosse, che ha di recente ucciso diversi bambini e diverse altre. Chi rifiuta le vaccinazioni non opera,
come crede, un'obiezione di coscienza, dal momento che non si oppone per questioni etiche ma lo fa nella
falsa convinzione che i vaccini siano pericolosi; e questo è smentito dall'evidenza scientifica. Non si tratta di
opinioni, ma di fatti. Chi rifiuta i vaccini opera un'obiezione di scienza, non di coscienza". Quanto all'ipotesi
di un contraddittorio, pur apprezzando il gesto, l'Ordine si chiama fuori: "Porre le tesi antivacciniste a
confronto con quelle della medicina vuol dire legittimarle. Ripetiamo: non ci sono opinioni sul tema. I vaccini
non causano l'autismo, non causano l'epilessia, non contengono conservanti o adiuvanti tossici. Sono
farmaci e possono avere rari (anzi rarissimi) effetti collaterali, ma nulla che abbia a che fare per gravità e
natura con le teorie antiscientifiche di Wakefield (parliamo, per intenderci, di reazioni allergiche, non di
autismo). Anzi i vaccini sono tra i farmaci più sicuri che si conoscano: gli effetti avversi sono rarissimi e
sono decine di milioni le vite che hanno salvato. Comprendiamo che il Multiplex sia un'azienda privata che
debba seguire le regole dell'imprenditoria e del mercato, ma confidiamo che di fronte alla salute pubblica
l'etica abbia la priorità . Dimenticarsi della scienza e del progresso è pericoloso: si ingigantisce un problema
sanitario, con i suoi costi, ricoveri e, purtroppo, morti".
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Il contestato film anti-vaccini è in dubbio
19/10/2016
Pag. 13 Ed. Forli - Cesena
diffusione:12900
Venerdì Con gli esperti si parla di cuore
Il Circolo Auser di Gabicce Mare invita all'incontro ad ingresso libero "Il Cuore, questo sconosciuto.
Prevenzione e Cura" che si terrà venerdì 21 ottobre, alle ore 16, presso il Centro Civico Creobicce (via XXV
Aprile). Ad intervenire daranno il Dottor Massimo Fresina Medico Specialista in cardiologia; Dottor Romeo
Salvi, Presidente dell'ordine dei Farmacisti della provincia di Pesaro e Urbino. Coordinatore: Dottor Marco
Gili.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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GABICCE
19/10/2016
Pag. 3
Metropolis
Antitumorali rubati Sgominata la banda Mani della camorra
ALESSANDRA STAIANO
Costosissimi farmaci anti-tumorali rubati agli ospedali del Centro-Nord e rivenduti all'estero, dopo che le
carte sulla loro provenienza erano state "ripulite". In carcere finiscono 13 persone tutte campane (9
napoletani, 2 di Pompei, 1 di Caserta e 1 di Cava de' Tirreni), una va ai domiciliari e un'altra all'obbligo di
firma. Affare milionario su cui avrebbe messo le mani la camorra di Secondigliano. Diecimila euro al mese e
cinquantamila una tantum da versare al clan napoletano, emerge da alcune intercettazioni captate nel
corso dell'inchiesta "Caduceo" (nome del bastone alato del dio Ermes, emblema della medicina e simbolo
dell'Ordine dei Farmacisti) coordinata dalla Dda di Bologna e condotta dai carabinieri di Ferrara e dai Nas
del capoluogo emiliano, culminata ieri mattina in un blitz che ha stroncato il business milionario. La Procura
calcola un danno per le casse dello Stato di oltre due milioni di euro. Ma il danno più grande era
sicuramente quello fatto ai danni dei malati. Lo ha sottolineato il procuratore Giuseppe Amato di Bologna
che, nella conferenza stampa, ha spiegato come ogni colpo «faceva sì che malati di tumore non potessero
essere sottoposti alle cure». Senza contare il fatto che i medicinali reimmessi sul mercato, senza essere
stati adeguatamente conservati, diventavano inefficaci. Pesantissima l'accusa: associazione a delinquere
con l'aggravante di avere agito per agevolare un clan di camorra. I Licciardi di Secondigliano, appunto. Ma
al momento l'uomo che avrebbe fatto da collegamento tra la banda dei furti negli ospedali e la camorra non
è stato arrestato: sfuggito alle manette, ora è ricercato. Ricercato anche uno dei ladri specializzati nei furti
alle farmacie degli ospedali. L'inchiesta prende il via nel marzo 2014 quando i carabinieri di Ferrara si
mettono sulle tracce di un gruppo di ladri capaci di piazzare due colpi nel giro di pochi giorni,
rispettivamente alle farmacie degli ospedali di Centro e Lagosanto. Nei primi mesi di quell'anno si registra
un boom di colpi di quel genere. La mano è la stessa. Ed è una mano tutta napoletana, anche se il capo è
di Cava de' Tirreni: Eduardo Lambiase, farmacista già arrestato in questo genere di inchieste. Lui, la mente
che coordinava i due bracci operativi del "sistema". Da un lato c'era la gang di ladri specializzati,
capeggiata da Vincenzo e Pasquale Alfano- padre e fi glio anche loro già arrestati in passato per questo
tipo di traffici- che mettevano insieme, di volta in volta, la "batteria" che avrebbe compiuto i furti. A ognuno il
suo compito: Ciro Chiavarone, Salvatore Prospero, Marco Reina, Mario Omaggio e Franco Naddeo
avrebbero compiuto materialmente i furti, mentre Giacomo La Vela avrebbe fatto le ricognizioni e fornito
supporto logistico. Salvatore De Simone si sarebbe occupato del trasporto dei medicinali trafugati. Dall'altro
lato, i colletti bianchi che piazzavano i farmaci in Italia e all'estero. Quando si trattava di medicinali di
categoria A e C, cioè vendibili nelle normali farmacie con o senza prescrizione medica, venivano immessi
nel circuito di farmacie del Nord, i cui titolari sono stati denunciati per ricettazione essendosi forniti
attraverso canali illeciti. Quando, invece, si trattava dei delicati e preziosi farmaci di categoria H, tra cui i
chemioterapici, che in Italia sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e possono essere presi solo
nelle farmacie ospedaliere, venivano smistati all'estero. Ricostruiti 13 furti alle farmacie ospedaliere in
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Marche. Per mettere a segno i colpi "in tranquillità" la gang avrebbe
versato soldi al clan napoletano. L'inchiesta continua. L'INCHIESTA DEI CARABINIERI Indagini dei
carabinieri di Ferrara e dei Nas di Bologna INCHIESTA CADUCEO L'inchiesta della Dda di Bologna e dei
carabinieri di Ferrara è stata chiamata "Caduceo", dal bastone di Ermes simbolo dell'Ordine dei Farmacisti.
Pasquale ALFANO Vincenzo ALFANO Antonio CAPRINI Settimio CAPRINI Ciro CHIAVARONE Salvatore
DE SIMONE
IL SISTEMA Collegamento con criminalità organizzata RICERCATO Leader dell'organizzazione dei furti
ALFANO Pasquale ALFANO Vincenzo Persone reclutate per la commissione dei furti CHIAVARONE Ciro
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Furti in 13 farmacie del Nord per oltre 2 milioni: 14 arresti, 2 ricercati Ladri napoletani. Il Procuratore: «Così
i malati non potevano curarsi»
19/10/2016
Pag. 3
Metropolis
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 19/10/2016
29
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REINA Marco OMAGGIO Mario LAMBIASE Eduardo PROSPERO Salvatore Ricognizione e supporto
logistico RICERCATO NADDEO Franco Addetti alla reimmissione dei farmaci di categoria H nel mercato
estero Addetto alla reimmissione dei farmaci di categoria A e C CAPRINI Settimio CAPRINI Antonio
PENSILINO Ernesto LA VELA Giacomo Corriere DE SIMONE Salvatore
SANITÀ NAZIONALE
18 articoli
19/10/2016
Pag. 11
diffusione:103971
tiratura:161285
Le multinazionali puntano sull'Italia
Cristina Casadei
u pagina 12 pSe del fatturato di 43 miliardi di dollari delle aziende che producono materie prime
farmaceutiche, il 10% viene realizzato in Italia e il settore cresce, un motivo ci sarà. La qualità, risponde il
presidente di Aschimfarma, Gian Mario Baccalini. Allo stesso modo la pensa il professor Luca Pani,
direttore generale dell'Aifa, così come il vicepresidente di Farmindustria Francesco De Santis. E fin qui si
potrebbe dire che si tratta di opinioni autorevoli ma "di parte". Sea dirlo, però,è un manager di una big
pharma come Regan Shea, senior vice president chemical and biological operations della multinazionale
americana Gilead, allora l'opinione diventa "di mercato". Al forum organizzato ieri da Aschimfarma a
Milano, Shea ha spiegato che «la qualità, l'expertise tecnica,i costie la gestione delle imprese sono le
ragioni per cui oggi molte delle aziende da cui acquistiamo materie prime farmaceutiche sono basate in
Italia», lasciando intendere che gli approv- vigionamenti dall'Asia si stanno ridimensionando. Dallo studio
realizzato da Giampaolo Vitali, economista d'impresa e docente dell'Università di Torino, si vede che la
quota di export italiano è molto elevata, pari all'85%. Dal 2008 ad oggi c'è stata una verae propria
impennatae questoè dovu- to non tanto al fatto che c'è stata una ricerca forte di nuovi mercati, ma al fatto
che «le big pharma vengonoa cercare le imprese italiane», dice Vitali. Il personale dedicato alla Ricercae
Sviluppoè più che doppio rispetto alla media manifatturierae il costo del lavoro pro-capite supera del 50% la
media manifatturiera, «a dimostrazione della migliore qualificazione e professionalità del personale, ma
anche della capacità di offrire anche in futuro opportunità di lavoro alle giovani generazioni», aggiunge
Vitali. Non solo. Con riferimento all'Italia Baccalini spiega che le big pharma sono tornatea preferirci perché
«ciò che importa nonè soltanto il prezzo del principio. Oggi più che mai conta il profilo di purezza, il timing, il
package, l'innovazione. Le aziende italiane sono molto apprezzate perché possono dire questo principio te
lo doe ti dico come lo ho fatto, te lo fornisco con questo grado di purezzae in questo package». Per arrivare
a questo risultato c'è stato un grande lavoro su molti fronti e una parte del merito viene riconosciuta anche
all'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco cheè competente per l'attività regolatoria in Italia. «Anche le nostre
istituzioni hanno vinto la scommessa della competitività osserva Baccalini- privilegiando la qualità come
elemento strategico per la tutela della salutee la crescita industriale del settore chimico farmaceutico.
L'assunzione di questa strategia da parte dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa ha favorito il mantenimento
e il miglioramento degli standard qualitativi dei produttori italiani di principi attivi far- maceutici nei confronti
della competizione mondiale». Il risultato di questa politicaè che «dopo la fase di passaggio verso il
mercato asiatico, le big pharma tornanoa rivolgersi ai produttori italiani perché questi possono garantire
maggiore qualitàe rigore dal punto di vista scientifico», dice Pani. Per quanto positivo sia il quadro emerso
ieri, non si può negare che vi sia molto lavoro da fare ancora. Se le imprese hanno vinto la sfida della
globalizzazionee del cambiamento tecnologico tuttavia l'eccesso di burocrazia interferisce ancora con le
politiche industriali, creando lentezza negli adempimentie soprattutto incertezza, dovutaa interpretazioni
non univochee poco chiare delle normative vigenti. Il settore ha bisogno di tempi rapidie certi e volgendo lo
sguardo fuori dai confini, suggerisce Baccalini, «bisognerebbe mettersi d'accordo affinché le ispezioni che
si fanno in Cina, per esempio, siano come quelle che si fanno in Italia».
LE VALUTAZIONI
Baccalini (Aschimfarma): contano i primati industriali e non più soltanto il prezzo, bene anche
l'attività di regolazione svolta dall'Aifa
IL SETTORE
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
INDUSTRIA FARMACEUTICA
19/10/2016
Pag. 11
diffusione:103971
tiratura:161285
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
43 Il fatturato Il fatturato mondiale delle aziende che producono materie prime farmaceuticheè di 43 miliardi
di euro. Il 10% viene realizzato in Italia
85% L'export Le esportazioni italiane sono pari all'85%e sono dirette verso l'Europa (36%), il Nord America
(40%), il Giappone (18%)e il resto del mondo (6%)
2014 2015 2013 2012 2011 2010 2009 2008
SPESA
La crescita dei principi attivi farmaceutici
100
100
100 91 163 167 INDICE PRODUZIONE Indice produzione industriale (2010 = 100) Totale industria
manifatturiera Materie prime farmaceutiche 2014 2015 2016 2013 2012 2011 2010 2009 2008 60 Industria
manifatturiera Industria chimica Industria farmaceutica Industria materie prime farmaceutica
Fonte: Istat ADDETTI ESPORTAZIONI Indice 2008 = 100 140 120 80 60 Totale industria manifatturiera
Materie prime farmaceutiche ECCELLENZA TECNOLOGICA % addetti R&S sul totale e spese R&S
intrarumors (indice industria manifatturiera = 100) 2,8% 4,6% 8,0% 8,9%
19/10/2016
Pag. 43
diffusione:103971
tiratura:161285
Irap non versata, ruolo dopo l'avviso
IL QUADRO Non è stata provata la non eccedenza dei beni rispetto a quelli necessari per lo svolgimento
della professione di medico
Vincenzo D'Avanzo Claudio Della Vecchia
Il medico convenzionato Asl, indipendentemente dall'impiego di un dipendente con mansioni di segreteria,
è obbligato a versare l' Irap se non prova, già al momento del ricevimento dell' avviso bonario emesso
dall'amministrazione a seguito di controllo della dichiarazione Irap, la mancanza di autonoma
organizzazione. In assenza di questa prova, poi, l'amministrazione non è neppure tenuta ad effettuare
l'istruttoria prodromica alla formazione di un avviso di accertamento e dunque può così rendere esecutivo il
ruolo. Così la sentenza 4110/40/2016 della Ctr Lazio. A un medico, dopo la presentazione della
dichiarazione Irap per l'anno d'imposta 2007, l'amministrazione tramite avviso bonario richiede il
pagamento dell'imposta non versata. Il contribuente forniscei chiarimenti necessari per dimostrare
l'insussistenza del presupposto impositivo per assenza di autonoma organizzazione, ma ciò nonostante
l'amministrazione iscrive a ruolo l'imposta dovuta che gli notifica tramite concessionario della riscossione. Il
contribuente si oppone in Ctp. In primo luogo, manca il presupposto Irap perché egli, ancorché medico
convenzionato Asl, non utilizza beni strumentali eccedenti il minimo indispensabilee si avvale unicamente di
un dipendente con funzioni di segreteria. In secondo luogo, avendo già fornito gli opportuni chiarimenti
dopo il ricevimento dell'avviso bonario, l'Amministrazione non poteva iscrivere direttamentea ruolo l'imposta
ai sensi dell'articolo 36-bis del Dpr 600/73, bensì doveva al suo posto formare il corrispondente avviso di
accertamento. L'Amministrazione resiste. Intanto non corrisponde al vero che il medico, oltre ad impiegare
un segretario, dispone di beni strumentali minimi in quanto in aggiunta a beni strumentali con valore
dichiarato di oltre 46mila euro egli ha la disponibilità di tre unità immobiliari adibite in via esclusiva
all'esercizio della professione e di apparecchiature per terapie fisiche, di un apparecchio radiologico
tradizionale, di una lampadaa fessurae infine di due unità operative odontoiatriche. Poi, a motivo della
presentazione della dichiarazione Irap,è legittimo il ruolo emessoa seguito di liquidazione automatizzata ex
articolo 36-bis del Dpr 600/73, non rilevando i documenti presentati all'Amministrazione dopo il ricevimento
dell'avviso bonario. Il giudice di primo grado sposa la tesi dell'amministrazione e rigetta il ricorso. Il
contribuente non demorde e va in appello ma la Ctr rigetta il gravamee conferma la legittimità della pretesa.
Dal controllo automatizzato della dichiarazione Irap presentata per l'anno d'imposta 2007 è emerso
l'omesso versamento di quanto esposto nel quadro IQe il contribuente non ha fornito neppure nella fase di
contatto con l'amministrazione a seguito del ricevimento dell'avviso bonario, un'adeguata prova da cui
desumere la tipologia e la quantità di beni strumentali utilizzati per consentire la valutazione della loro
eccedenza rispetto a quelli strettamente necessari per lo svolgimento della professione di medico
convenzionato Asl. Pertanto: e è legittimo il ruolo emesso ex articolo 36-bis del Dpr 600/73 in quanto la
mancata completezza dei documenti presentati dopo il ricevimento dell'avviso bonario non obbligava
l'Amministrazione ad esperire alcuna ulteriore istruttoria finalizzata all'emissione di un avviso di
accertamento; r è legittima la pretesa recata dal ruolo emesso ex articolo 36bis del Dpr 600/73 in quanto in
mancanza di prove contrarie, deve sempre presumersi la sussistenza di un apparato che eccede, secondo
l' id quod plaerumque accidit, il minimo indispensabile per l'esercizio della professione con conseguente
conferma dell'esistenza dell'autonoma organizzazione.
L'iter 01 PRIMO GRADO Il giudice di primo grado sposa la tesi dell'amministrazione e rigetta il ricorso. Il
contribuente non demorde e va in appello ma la Ctr rigetta il gravame e conferma la legittimità della
pretesa. 02 SECONDO GRADO Il medico convenzionato Asl è obbligato a versare l'Irap se non prova, già
al momento del ricevimento dell'avviso bonario emesso dall'amministrazione a seguito di controllo della
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
33
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Ctr Lazio. Legittimo l'utilizzo dello strumento per la mancata completezza dei documenti presentati a
seguito dell'atto bonario
19/10/2016
Pag. 43
diffusione:103971
tiratura:161285
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dichiarazione Irap, la mancanza di autonoma organizzazione. In assenza di questa prova, poi,
l'amministrazione non è neppure tenuta ad effettuare l'istruttoria prodromica alla formazione di un avviso di
accertamento e dunque può così rendere esecutivo il ruolo.
19/10/2016
Pag. 13
diffusione:159849
tiratura:244697
"Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C"
Un ex malato: "L'Italia non paga la supermedicina a tutti i malati. Mi sono arrangiato"
ANDREA MALAGUTI ROMA
«Ho fatto la cosa più ovvia: per curare l'epatite C sono andato in India, ad Hyderabad, e mi sono comprato i
farmaci». Benissimo. Ma è legale? «Dipende da chi incontri alla dogana quando rientri in Italia. Però è
giusto. Si guarisce e si risparmiano un sacco di soldi. Il governo non affronta il mio problema e io mi sono
arrangiato. Qualcuno può dire che ho fatto male?». Bella domanda. Arnaldo Carusi (nome finto) ha poco
più di 60 anni, vive in Piemonte e raccontando la sua scelta a metà strada tra la scorrettezza e il colpo di
genio lotta invano con se stesso per arginare il fiume di parole che gli esce dalla bocca. Ingiustizia. Follia.
Violenza di Stato. Persino cretinaggine. «Sono questi i sentimenti che mi sono portato addosso per 25 anni
assieme alla malattia». Che c'era. E adesso non c'è più. Per farla sparire ha investito poco meno di duemila
euro e se si fosse rivolto a San Marino, a Città del Vaticano o fosse andato in giro per l'Europa ne avrebbe
spesi venti volte di più. E in Italia? «Nelle farmacie la cura non si trova e i medici ti portano avanti con dei
succedanei che non sconfiggono l'epatite ma la controllano. A meno che tu non sia in pericolo di vita. In
questo caso il servizio sanitario interviene gratuitamente». E risolve. Perché il farmaco che seppellisce
l'infezione epatica esiste, solo che costa troppo. Almeno a sentire il Tesoro, che giura di non avere ancora
abbastanza soldi per tutti ma di voler debellare la malattia entro due anni. Nel frattempo su duecentomila
persone colpite dall'epatite C (è una stima decisamente al ribasso, numeri ufficiali non esistono), 50 mila
sono state prese in carico dallo Stato, centocinquantamila no. Vivacchiano. Sperando che la malattia,
cronica, non peggiori, perché quando succede il fegato va in pappa e a cascata si rischiano altre
venticinque patologie, dall'encefalopatia al tumore. «Ma perché uno deve aspettare di essere sulla soglia
del tracollo? Io ragiono in modo semplice: se pago le tasse ho diritto alle terapie. Invece no, il governo
mette i soldi altrove. Magari sul ponte di Messina. E noi?». Già, loro. Perché il modo semplice di ragionare
di Carusi non funziona? Una multinazionale americana, dopo un investimento di 11 miliardi, ha trovato e
prodotto il farmaco che chiude la partita e lo ha messo in commercio con l'obiettivo ovvio di guadagnare. Ai
Paesi più ricchi lo fa pagare di più a quelli con un prodotto interno lordo più basso lo fa pagare di meno. In
Europa un ciclo di tre mesi costa mediamente 60mila euro e un cittadino francese o spagnolo può decidere,
magari accendendo un mutuo, di andare in farmacia e comprarselo per conto proprio quando lo Stato non è
in grado di intervenire. In Italia neppure quello. Il ministero ha fatto un accordo con la multinazionale Usa
che gli consente di acquistare i cicli di terapia a prezzi convenienti e secondo Ivan Gardini, presidente
dell'Associazione EpaC onlus in queste condizioni basterebbe fare uscire dalle casse del governo 600
milioni per curare l'intera platea dei malati. In Portogallo, dove lo Stato garantisce il farmaco a tutti, hanno
calcolato un risparmio di spesa sui costi legati alle complicazioni dell'epatite C di 400 milioni di euro (5.170
morti premature evitate, 482 trapianti di fegato evitati, 2920 tumori evitati) su un totale di 17 mila pazienti. Il
Tesoro la vede in modo diverso e il fenomeno del turismo farmaceutico è esploso. «Solo noi abbiamo
contato 1500 casi», dice Gardini. Uno è quello di Carusi, archetipo del pasticcio. Torniamo a lui, allora. «Ho
preso la malattia dal dentista e negli anni Novanta ho cominciato a curarmi con interferone e ribavirina. Un
mese e stavo malissimo. Ho dovuto smettere. Per fortuna la mia epatite non è aggressiva e me la sono
cavata con analisi ogni tre mesi e farmaci di sostegno». Poi quella che Carusi chiama «la scoperta del
secolo»: l'harvoni. Un farmaco che ha un'efficacia prossima al 100%. «Mi sono buttato su internet per
capire come procurarmelo». L'ha capito. Il principio attivo del farmaco viene venduto in Egitto, Ucraina e
India a prezzi incomparabilmente più bassi di quelli europei: 300 euro a flacone. Per una cura completa ne
servono tre. «Ho pensato di andare al Cairo. Ma ho scoperto che in Egitto lo danno solo ai residenti. Perciò
ho scelto l'India e Hyderabad dove la multinazionale americana ha aperto una propria fabbrica di fianco
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La storia
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all'ospedale». È stato complicato? «Facilissimo». È bastata una mail. Testualmente: ho l'epatite C, mi serve
il farmaco. Risposta: ci giri una ricetta e glielo spediamo. Ma comprare farmaci on line è pericoloso, persino
stupido. «Esatto. Sono andato di persona. Temevo una truffa e soprattutto che alla dogana avrebbero
bloccato i pacchi. Ho trovato un aereo e una sistemazione per dormire: spesa totale 600 euro». A quel
punto è andato dalla sua epatologa. «Mi seguiva da vent'anni, le ho chiesto una ricetta in bianco. Mi ha
risposto: non posso. Ci sono problemi di assicurazione e poi devo rispondere all'ospedale. Meglio se
aspetti». S olo che Carusi non voleva aspettare. «Ma come, vent'anni fa mi dicevano prendi l'interferone e
oggi mi dicono aspetta? A volte penso che i medici siano complici». In giugno, è partito per Hyderabad
utilizzando la ricetta di un medico con meno perplessità. «Sa quanto ci ho messo a risolvere la pratica?».
No. «Un quarto d'ora». Si è presentato alla farmacia dell'ospedale e ha fornito la ricetta. In cambio gli
hanno dato i flaconi. Spesa totale novecento euro. «Ho infilato tutto in un trolley e sono ripartito per l'Italia,
però facendo scalo a Monaco. Lì la polizia mi ha fermato. Cosa sono questi farmaci? Mi servono per curare
l'epatite. Mi hanno lasciato andare, in Germania - la nostra stessa Europa - se uno vuole curarsi lo può
fare, da noi un doganiere ti può fare delle storie perché non puoi portare farmaci, anche se per uso
personale, che abbiano un trattamento superiore ai trenta giorni. Da Monaco ho preso il treno, sono tornato
qui e ho cominciato la cura. La finisco tra dieci giorni». E oggi come sta? «Guarito. Già dopo un mese era
scomparso tutto. E allora mi chiedo: perché lo Stato ci tratta in questo modo?». c
Le frasi
Qui si possono comprare farmaci specifici, ma servono soltanto a tenere la malattia sotto controllo
L'ACCUSA
SEMPLICITA'
Per avere il medicinale ho impiegato 15 minuti. Poi ho messo i flaconi in valigia e sono ripartito
200 mila Sono gli italiani colpiti da epatite C Di questi, circa 50 mila sono stati presi a carico dello Stato
15000 euro Il prezzo accordato dalla multinazionale americana al ministero per un ciclo di sei mesi di cura
Foto: Differenze L'americana Gilead - che ha trovato il farmaco investendo 11 miliardi nella ricerca - fa
pagare di più il medicinale ai Paesi ricchi e di meno a quelli con un Pil basso
Foto: PRABHAKAR RAO/THE INDIA TODAY GROUP/GETTY
Foto: Una farmacia a Hyderabad, dove il malato italiano è andato a comperare il farmaco per curare
l'epatite C
19/10/2016
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Principi attivi nei prodotti farmaceutici Le aziende italiane tornano leader
nel mondo
CAMILLA ILARIA COLOMBO MILANO
Cina e India dovranno rassegnarsi. L'Italia è tornata a essere leader mondiale nel settore dei principi attivi
farmaceutici. Dopo la crisi del 2008 che aveva spinto le grandi aziende americane a scegliere le potenze
asiatiche per ridurre i costi, le 80 imp rese italiane tornano competitive sul mercato globale. Complici gli
investimenti fatti nella qualità dei prodotti, nelle tecnologie, nella sicurezza e nell'ambiente. «Sono finiti gli
anni in cui Cina e India dominavano grazie a una politica dei prezzi bassi e delle materie prime di scarso
livello», ha spiegato ieri il presidente di Aschimfarm Gian Maria Baccalini durante il Forum annuale tenutosi
all'Hotel Principe di Savoia di Milano. I numeri registrati negli ultimi due anni confermano la ripresa di
questa eccellenza italiana. Sui 43 miliardi di dollari di fatturato mondiale del 2014, il 10% è stato realizzato
in Italia. Le esportazioni del 2015, per lo più verso Europa, Stati Uniti e Giappone, hanno coperto l'85%
dell'intera produzione, superando quanto fatto anche dalla Germania. Ma la partita contro Cina e India si
giocherà davvero solo nel 2019 quando scadranno i brevetti di numerosi farmaci biosimilari che
corrispondono a un fatturato annuo di più di 100 miliardi di dollari. Se le imprese italiane decideranno di
passare dalla lavorazione delle molecole semplici a quella delle molecole composte, un settore che nei
prossimi decenni sarà pari al 45% della filiera del farmaco, allora la crescita dell'Italia aum e n t e r à . « A n
c h e p e r un'azienda come la nostra che fa chimica organica è impensabile non guardare al mondo dei
farmaci biologici», dice Enrico Zodio, amministratore delegato di Procos. Il rinnovato interesse delle big
pharma americane come Gilead conferma che la strategia intrapresa dal Aschimfarm e dall'Agenzia Italiana
del Farmaco è quella giusta. «Il futuro sono i farmaci salvavita. Nei prossimi cinque anni potrebbe già
esserci la rivoluzione», conclude Baccalini. c
Foto: IMAGOECONOMICA
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Superata la concorrenza cinese e indiana
19/10/2016
Pag. 38
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La candidata per l'Oms: "Ricominciamo dai vaccini"
FRANCESCO SEMPRINI
Rafforzare la leadership dell'Oms, garantire il diritto alla salute a tutti, compresi i migranti, partendo dalle
vaccinazioni, e combattere il peggioramento dello stato di salute causato dai cambiamenti climatici. Sono i
capisaldi della visione di Flavia Bustreo, vice-direttore generale della sezione «Salute delle Donne, della
Famiglia e dei Bambini» dell'Organizzazione mondiale della Sanità e ora candidata alla direzione generale.
«Abbiamo assistito a una moltiplicazione di attori nel settore salute, dalla Fondazione Gates a grandi
organizzazioni non governative come "Save the Children" e "World Vision" - spiega Bustreo -. Da una parte
il processo ha contribuito a creare alleanze, ma dall'altro ha diminuito il ruolo di coordinamento dell'Oms
stesso, che dev'essere recuperato». Parliamo di salute di donne e bambini alla luce dei flussi migratori:
come pensa di agire? «I flussi migratori sono aumentati esponenzialmente. Più del 50% delle morti di madri
e bambini si concentrano nei Paesi fragili, dove i flussi sono accentuati. Bisogna quindi garantire il diritto
alla salute ovunque, prima di tutto con i vaccini, altrimenti i bambini diventano, oltre che vittime, vettori delle
malattie». Questo però impone costi elevati ai Paesi riceventi: è così? «Ci d evono esse re me ccanismi
internazionali che facilitino il rispetto di questo diritto alla salut e. Bisogna inolt re fare sistema con le alt re o
rganizzazioni dell 'Onu per capi re flussi e rischi». Ma se i migranti partono da zone off-limits come Aleppo?
«Anche nelle situazioni di conflitto, come quelle che ho potuto toccare con mano in Iraq e a Sarajevo, ci
sono sempre attori che possono essere aiutati nel garantire un servizio minimo. L'imperativo è non
abbandonare i Paesi in guerra: l'ho sperimentato in Sudan, quando gli Usa bombardarono la fabbrica di
medicinali a Karthoum». La polemica sulle vaccinazioni in Italia è giustificata? «La polemica non è limitata
all'Italia e l'ho vista dilagare come vicepresidente della partnership "Gavi Alliance". Il fenomeno è legato alla
disinformazione e alla strumentalizzazione operata da alcuni politici». C'è poi il problema degli effetti dei
cambiamenti climatici sulla salute: quanto è grave? «Tra le priorità dell'Oms questo aspetto è centrale. La
correlazione è mediata dal cambiamento dei vettori che trasmettono malattie infettive: le zanzare malariche,
per esempio, ora sopravvivono ad altitudini più elevate, come accade sugli altipiani di Etiopia e Kenya. E
anche Zika è un'epidemia probabilmente legata ai cambiamenti clim atici. Il secondo punto è la sicurezza
alimenta re: la si ccità cambia i metodi di produzione e ci sono mutazioni nella qualità di acqua e aria. S ono
i due assi su cui agire, come in un diagramma cartesiano». L'invecchiamento è un problema dell'Occidente:
come lo si affronta? «Nella tendenza all'aumento di chi ha oltre 65 anni il Giappone è primo e l'Italia è
seconda. Bisogna trasformare gli over 65 anni in "asset": la longevità dev'essere un fattore di traino
socioeconomico che crea ricchezza da redistribuire nel mondo del lavoro e tra i giovani».
Flavia Bustreo Epidemiologa RUOLO: È VICE-DIRETTORE GENERALE PER LA «SALUTE DELLE
DONNE, DELLA FAMIGLIA E DEI BAMBINI» DELL'OMS
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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tutto SCIENZE & salute / EPIDEMIOLOGIA
19/10/2016
Pag. 13
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tiratura:185029
La semplice foto del pronto soccorso del San Camillo pubblicata dal Messaggero richiama alla mente dei
tanti romani che hanno avuto a che vedere con quel luogo di dolore e di degrado un senso di angoscia nel
constatare il ripetersi di episodi drammatici che rappresentano la punta dell'iceberg di una sanità negata o
erogata in modo casuale. L'anziano signore, lasciato morire in preda ai dolori del cancro per due giorni ed
otto ore nella lettiga di quel luogo che avrebbe dovuto mitigare la sua sofferenza, non ha giustificazioni.
Nella giungla delle regole amministrative lasciate all'interpretazione e alla frequente buona volontà dei
singoli operatori, non esiste una struttura funzionante, delegata alla corretta informazione che coordini
l'offerta sanitaria indirizzando a fare la scelta più giusta al malato ed ai suoi parenti. Ricorrendo ad
un'assurda analogia ricordo che le eccedenze dei rifiuti a Roma si cumulano in tale quantità che, in
mancanza di strutture industriali di lavorazione, vengono trasferite in altre regioni italiani o in territori esteri.
Nella sanità, che pure riguarda la salute e la vita umana, non si raggiunge neanche questo minimo livello di
programmazione: la vita vale meno dei rifiuti. In attesa dell'adeguamento dei Pronto Soccorso alla
domanda di assistenza, se mai avverrà, aspettiamo da disincantati cittadini romani il prossimo episodio di
aggressione della vita e della dignità umana. Angelo Braggio Roma
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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I pronto soccorso la dignità della vita
19/10/2016
Pag. 21
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tiratura:185029
Un bambino su tre riposa troppo poco: la "colpa" è di tablet, smatphone
e tv
Circa il 35% dei bambini italiani dorme meno di 9 ore a notte. È quanto emerso dai dati del progetto
"BuonaNotte" una ricerca condotta dalla Fimp (Federazione medici pediatri) e dall'Associazione genitori
attenti!, per verificare se esistano correlazioni tra stili di vita, disturbi comportamentali e carenza di sonno.
Si tratta del primo studio italiano ed internazionale che indaga non solo le abitudini del sonno nei bambini
tra 1 e 5 anni ma anche il loro rapporto con lo stile di vita. Il lavoro mette in evidenza che la mancanza di
sonno dà origine a una serie di disturbi e si correla anche a una serie di disturbi come obesità, diabete e
depressione. I bambini che dormono meno del necessario sono quelli che usano maggiormente tablet e
smartphone, guardano per più di 2 ore al giorno la televisione e dormono in camera con i genitori(sia nel
lettone sia in un lettino separato). Secondo l'indagine invece la lettura di libri tradizionali (di carta) prima di
addormentarsi sembra correlata con una maggiore durata del sonno e appare come uno dei fattori protettivi
nei confronti dell'irrequietezza diurna.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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L'allarme
19/10/2016
Pag. 12
diffusione:89323
tiratura:122069
Sgominata la gang dei farmaci Rubava antitumorali negli ospedali
emiliani
QUINTO CAPPELLI
I carabinieri di Ferrara e del Nas di Bologna hanno sgominato una banda che rubava i farmaci oncologici
più costosi nelle farmacie degli ospedali di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Marche per poi
rivenderli a prezzi stracciati sul mercato nero soprattutto all'estero. Avevano creato un mercato clandestino
di farmaci sulla pelle dei più deboli, malati di tumore, anziani e bambini, con un giro d'affari stimato in oltre
due milioni di euro. L'inchiesta ha portato all'arresto di 16 persone e due misure cautelari (due sono ancora
i ricercati), in diverse regioni, "per associazione a delinquere con l'aggravante di aver agevolato la
camorra". Gli arrestati, a vario titolo, facevano parte di un'organizzazione criminale particolarmente
strutturata e collegata, sia pure indirettamente, alla malavita campana. L'indagine è iniziata nel marzo del
2014, quando i carabinieri di Ferrara si sono messi sulle tracce di un gruppo di scassinatori di farmacie
ospedaliere capaci di piazzare in poco tempo diversi colpi negli ospedali del ferrarese. La refurtiva dal nord
era portata in Campania per smistarla all'estero e in Italia. Secondo il procuratore di Bologna, Giuseppe
Amato, il fenomeno era «doppiamente odioso, perché i malati di tumore sono stati limitati nelle cure e
perché il furto ha provocato un danno alle casse pubbliche del servizio nazionale». Il sistema
delinquenziale faceva così doppiamente male ai pazienti, a quelli cui era sottratta la cura e a quelli cui
erano destinati i farmaci rubati inefficaci, perché conservati male. Spiega a questo proposito il maggiore
Umberto Geri dei carabinieri di Ferrara: «Su chi ha usato questi farmaci inefficaci potrebbe verificarsi una
recrudescenza del male, fino al punto che potrebbe verificarsi di non ritorno».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Ferrara.
19/10/2016
Pag. 16
diffusione:44316
tiratura:115082
Traffico di farmaci antitumorali Diciassette arresti
Venti furti di farmaci antitumorali molto costosi - in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e
destinati al trattamento di patologie oncologiche e croniche in tredici farmacie ospedaliere e in altre sette
strutture del centro Nord, nel corso del 2014, per un bottino di 2,7 milioni di euro. Sono i numeri
dell'operazione «Caduceo» condotta dai carabinieri di Ferrara, che hanno comminato alla banda
responsabile dei furti 18 misure cautelari: per 16 persone (14 campani) è stato disposto il carcere, per una
gli arresti domiciliari e per l'ultima l'obbligo di firma. Ci sono poi ancora due componenti ricercati, tra cui un
pluripregiudicato che avrebbe fatto da tramite tra il clan degli Alfano e quello dei Licciardì di Secondigliano
di Napoli, a cui sarebbero state pagate delle somme di denaro per la sua attività. L'indagine dei militari,
coordinata dal Pm Enrico Cieri, è partita da due «colpi» denunciati a marzo 2014 nella farmacia ospedaliera
di Cento e a Lagosanto, nel Ferrarese, e ha permesso prima di identificarne gli autori e poi di scoprire
un'organizzazione strutturata e ramificata. L'accusa che ha riguardato quasi tutti le 18 persone coinvolte,
infatti, è associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico. Nell'indagine, coordinata dalla Dda, si ipotizzano legami di natura economica con clan del
napoletano. I farmaci venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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INDAGINE DELLA DDA
19/10/2016
Pag. 13
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tiratura:153812
ROMA «È UNA CACCIA del gatto con il topo. Noi gli chiudiamo un canale, loro ne aprono un altro. Rubare
farmaci ad alto costo, prodotti da molte centinaia di euro a confezione, può fruttare come una rapina in
banca o in gioielleria. È un big crime, ci sono interessi enormi. Che non si rassegnano facilmente. Quindi,
diciamo che un'altra battaglia è stata vinta, ma la guerra non è finita». Così Domenico Di Giorgio, direttore
dell'ufficio anticontraffazione dell'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco. Dottor Di Giorgio, con l'inchiesta
bolognese il racket che colpiva le farmacie ospedaliere è definitamente debellato? «L'inchiesta bolognese è
parte di quella del 2014 che ha portato sostanzialmente all'eradicazione del fenomeno dei furti nelle
farmacie ospedaliere. Oggi abbiamo vari sistemi di controllo e il meccanismo funziona bene, tanto è vero
che dall'aprile 2014 al dicembre 2015 non ci sono stati più furti. Il fenomeno è stato pressoché eliminato
perché da un lato gli abbiamo chiuso i canali di vendita in Europa, utilizzando raffinati sistemi di tracciatura
che consentono a un acquirente, poniamo, tedesco, di sapere la storia del farmaco che sta acquistando e
quindi se è legale. Dall'altro le procure hanno fatto un grosso lavoro sul racket». Lei dice: fino a fine 2015. E
nel 2016? «C'è qualche segnale di ripresa del fenomeno, ma su prodotti diversi e per canali differenti. Ci
siamo accorti che sono stati messi a segno alcuni colpi per rubare prodotti ad alto costo non più da
rivendere in Europa, ma in Italia. Come quelli per l'epatite C, che hanno un mercato anche qui. È lo stesso
meccanismo che usavano per i prodotti dopanti. Ma gli investigatori ci stanno già lavorando...». Che altro
progetta il racket dei farmaci? «Sono molto attivi e creativi. Noi abbiamo messo in sicurezza l'Europa, ma
abbiamo qualche riscontro di vendite sui mercati extraeuropei. Per ovviare al fatto che l'assalto all'ospedale
è molto visibile, assistiamo poi al fenomeno di scomparse puntiformi, una confezione qua e una là, che poi
confluiscono verso una unica organizzazione. Stanno cercando di mutare canale di vendita e di
approvvigionamento, ma ormai c'è una grandissima attenzione delle procure, dei Nas, dell'Aifa, degli attori
privati della filiera. Per loro è dura». A proposito, sarà utile la convenzione internazionale Medicrime? «È
molto importante, l'Italia sta lavorando alla ratifica. Ed è da Medicrime che ci arriveranno gli strumenti che ci
mancano per avere sanzioni proporzionate. Perché in tutta questa storia gli investigatori fanno bene il loro
lavoro, le procure anche, ma le sanzioni per chi delinque sono ancora troppo spesso solo amministrative. E
c'è il rischio che operatori che hanno creato un enorme danno possano restare nel circuito». Alessandro
Farruggia
Da gennaio a dicembre 2014 sono stati tredici i furti con scasso avvenuti nelle farmacie ospedaliere. I colpi
sono avvenuti a Bologna, Padova, Cuneo, Rimini e Riccione, Ancona, Teramo, Pavia
L'indagine ha portato a 16 provvedimenti di arresto in carcere, uno ai domiciliari, un obbligo di firma. A molti
è contestata l'aggravante dell'aiuto a un'associazione di tipo camorristico
Rubare farmaci ad alto costo, può fruttare come una rapina in banca o in gioielleria. Servono sanzioni
adeguate 2,7 milioni
È il valore dei farmaci e dei beni recuperati nell'operazione coordinata dalla Procura di Bologna, partita
dalla denuncia di due furti nella farmacia ospedaliera di Cento e a Lagosanto, nel Ferrarese
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«Business colossale per le mafie» L'esperto: attenti ai nuovi mercati
19/10/2016
Pag. 2
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Achille Perego LODI UNA STORIA d'amore e di passione, quella tra Daniela e Franco e quella tra loro e la
natura. Di cognome Daniela, biologa e cosmetologa, fa Villa, mentre Franco, laurea in Scienze politiche,
Bergamaschi. Insieme, come marito e moglie - quella che poteva essere considerata una strana coppia che
fin da giovane più che le discoteche e i cinema frequentava prati e boschi e andava alla ricerca di vecchi
manuali di igiene, ricettari di famiglia e antichi prontuari - hanno fondato nel 1978 L'Erbolario. Un gruppo,
oggi, da oltre 100 milioni di euro di ricavi, leader in Europa nella creazione di cosmetici di derivazione
vegetale e biologica e presente in 37 Paesi del mondo. Una storia di successo, cominciata con il primo
negozio - 18 metri quadrati per la vendita e oltre cento per il laboratorio - a Lodi, ancora oggi banco di prova
per i nuovi prodotti, una quarantina all'anno, e di formazione per i giovani che vogliono aprire
un'erboristeria. E che affonda le radici nelle prime gloriose ricette del padre di Franco, grafico pubblicitario
con la passione per le erbe, come l'Olio di Macassar e la Lozione all'Ortica. Così, sulle orme della
fitocosmetica, ha preso corpo negli anni quello che è oggi L'Erbolario. Si immaginava nel 1978 aprendo il
primo negozio che ne avrebbe avuti centinaia? «È stata una crescita graduale, passo dopo passo e
costruita con il sapere della tradizione erboristica e l'innovazione tecnologica. Alcuni nostri prodotti delle
linee Acido Ialuronico e Goji, per esempio, hanno flaconi dotati dell'Airless, un particolare sistema
brevettato che non permette all'aria di entrare in contatto con la crema, tutelando così l'integrità del
formulato e dei suoi principi attivi». Qual è stata la vostra grande fortuna? «Quella mia e di Daniela di
trasformare la nostra passione privatissima per le erbe in un'attività imprenditoriale. E fin dall'inizio abbiamo
sempre perseguito la strada di un'azienda votata alla naturalità dei prodotti. Il nostro desiderio è sempre
stato quello di condividere e trasmettere alle nostre clienti la passione che prodighiamo nella messa a
punto dei prodotti, la costante innovazione e soprattutto il nostro mantra: rendere il 'cosmetico vegetale' e la
'bellezza verde' un lusso assolutamente accessibile, per una vera e propria democratizzazione della
bellezza vegetale». L'Erbolario non si considera un'azienda del lusso nella cosmesi, settore in cui le griffe
hanno prodotti (e anche prezzi) non per tutti i portafogli? «Diciamo che 'non ce la tiriamo'. Il nostro concetto
è quello di un lusso sobrio. Altissima qualità ma senza che si abbiano conti correnti milionari per poter
acquistare una nostra crema». Come fate ad avere prezzi accessibili? «Grazie alla nostra filiera corta: noi
produciamo tutto in casa, dal campo al vasetto, e questa organizzazione, basata anche sul grande polo
logistico automatizzato che abbiamo realizzato nel 2012, ci consente di essere alla portata di tutti. E non le
nascondo che provo sempre un fremito d'orgoglio quando vedo entrare in erboristeria quella che quasi
quarant'anni fa era una giovane donna e oggi invece una nonna che continua ad acquistare i prodotti de
L'Erbolario insieme con la figlia e la nipote». Anche se sobrio il vostro lusso avrà fatto gola alle grandi griffe.
«Nel corso degli anni ci è arrivata qualche offerta. Ma noi siamo un po' zucconi e soprattutto fieri dell'essere
da 38 anni un'impresa familiare nella quale adesso lavorano anche i nostri due figli: Luigi e Giulia. E quindi
siamo sempre rimasti sordi a queste sirene. Così come a quella della Borsa». Quanto conta il made in Italy
nell'erboristeria? «Per L'Erbolario è assolutamente importante, nonostante fuori dall'Italia il made in Italy
dell'erboristeria sia meno radicato rispetto per esempio alla moda, comunicare la qualità e l'efficacia del
nostro prodotto 100% realizzato in Italia. E per questo non abbiamo mai delocalizzato alcuna fase della
produzione. Ma non solo: per noi non si può essere belli senza essere buoni. Non a caso ci piace parlare di
Cosm - Etico (cosmeo=abbellisco), un prodotto etico, buono sotto tutti i punti di vista, buono nella sua
formulazione e buono nel suo rapporto con l'uomo, con gli animali e con l'ambiente. Tanto che da più di
trent'anni siamo al fianco della Lav e dal 2002 siamo certificati sul fronte dell'ecosostenibilità e del rispetto
dell'ambiente». Quali sono le vostre strategie di crescita all'estero? «Oggi i ricavi esteri sono limitati al 10%
del totale. Dall'anno prossimo vorremmo realizzare una crescita significativa rafforzando il nostro brand nei
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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L'Erbolario, la morale della bellezza «Il lusso sobrio nei nostri cosmetici»
19/10/2016
Pag. 2
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Paesi europei, entrando in maniera strutturata in America Latina e capitalizzando gli ottimi risultati finora
ottenuti nel Far East. Pensi che il nostro miglior cliente che apprezza moltissimo i prodotti made in Italy è
Taiwan, a 11mila chilometri da Lodi». COSMETICI «DI LUSSO MA SOBRIO»
La rete commerciale de L'Erbolario serve oltre dieci milioni di clienti e comprende anche più di 4mila
erboristerie multimarca e 1400 farmacie e parafarmacie
19/10/2016
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tiratura:77355
Furti di farmaci antitumorali la holding tra Cava e Pompei
Tredici colpi negli ospedali poi vendita nei mercati dell'Est Blitz e perquisizioni della Dda
Petronilla Carillo
Tredici furti in farmacie ospedaliere del centro e nord Italia, altri sette in strutture diverse solo nel corso del
2014, per un danno di quasi tre milioni di euro. Il gruppo criminale, per il quale la Dda di Bologna ipotizza
anche l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo
camorristico, prediligeva farmaci antitumorali ma, nel corso delle indagini, i carabinieri del Reparto
operativo del comando provinciale di Ferrara, hanno ritrovato in un deposito di Cava de' Tirreni anche
medicinali di uso comune come la Tachipirina, il Tavor ed altri. I magistrati dell'Antimafia di Bologna
ipotizzano anche legami di natura economica con clan del napoletano: secondo loro è difficile poter gestire
un giro d'affari così ampio senza avere l'«autorizzazione» della malavita organizzata. Sedici le persone
finite in carcere, una ai domiciliari. Undici degli arrestati sono campani. Ventiquattro quelle
complessivamente indagate. Proprio in Campania, anzi tra Cava de' Tirreni e Pompei, la centrale
dell'organizzazione che, dopo aver rubato i medicinali, li «ripuliva» con certificati che ne attestavano la
provenienza lecita e poi li rivendevano all'estero. Qui, però, arrivavano «inefficaci» perché scaduti o perché
tenuti in pessimo stato di conservazione. Uno dei promotori dell'organizzazione, secondo i militari
dell'Arma, è Eduardo Lambiase di Cava de' Tirreni, imprenditore appartenente ad una famiglia di farmacisti
. A casa sua, nel corso delle indagini, è stato trovato un deposito in garage nel quale custodia oltre due
milioni di farmaci. Arrestato in prima battuta, una volta tornato libero, ha proseguito con la sua attività. In
pratica Lambiase aveva creato una serie di società fantasma attraverso le quali ridava «verginità» alle
medicine nascondendo con carte e certificati di provenienza, la loro origine furtiva. Il meccanismo
prevedeva l'acquisto dei medicinali antitumorali attraverso appunto queste società inesistenti create
soprattutto nei Paesi dell'Est e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Le medicine di uso comune, di
tipo A o C, erano invece destinate a farmacisti italiani, che ora rischiano di finire nei guai. Secondo gli
inquirenti, sarebbe anche stato lui ad organizzare la banda di ladri che agivano in trasferta depredando
(con la complicità in alcuni casi di dipendenti dell'ospedale) le farmacie del centro e del nord. Una volta
ripulite, le medicine passavano attraverso società reali, con sede a Pompei e facenti capo ai fratelli Antonio
e Settimio Caprini, un nome nel settore della commercializzazione dei medicinali. Questi, una volta avuti i
certificati dall'estero, inviavano i medicinali nei Paesi europei dai quali arrivava la richiesta di acquisto. Ma
spesso le medicine arrivavano scadute o in pessimo stato di conservazione. Quindi, se utilizzate, non
servivano a curare la malattia. Impossibile al momento accertare da chi siano state utilizzate e se ci siano
stati decessi per aver utilizzato medicinali che non avevano più i principi attivi che servono per curare la
malattia. Costituito da campani anche il team di ladri che agiva in trasferta. Si tratta di Ernesto Pensilino di
Caserta; Ciro Chiavarone di Villaricca; Salvatore De Simone di Melito; e dei napoletani Pasquale e
Vincenzo Alfano; Franco Naddeo, Mario Omaggio, Salvatore Prospero e Marco Reina. Oltre a loro ci sono
poi una serie di corrieri, ricettatori e intermediari. Ancora da quantificare l ' a m m o n t a r e complessivo del
giro d'affari. Nel corso delle perquisizioni si è potuto accertare che in un anno riuscivano a custodire merce
per due milioni e 300mila euro, come valore reale. Qualche elemento in più potrebbe venire fuori anche
dall'esame dei conti correnti degli indagati. Soltanto ieri il tribunale di Bologna ha disposto il sequestro di
ben tre conti correnti. Gli arresti Sedici in carcere uno resta ai domiciliari ventiquattro gli indagati in tutta
Italia
Foto: Inchiesta Furto di farmaci, il gruppo criminale aveva base a Cava de' Tirreni
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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L'inchiesta
19/10/2016
Pag. 14
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tiratura:25650
Il duro affondo del senatore Lucio Baroni (Alleanza liberalpopolare Autonomie) «I farmaci servono per
curare i cittadini, non si può fare una gestione familiare» Interrogazione Fu rivolta al ministro della Salute
Beatrice Lorenzin nei mesi scorsi
Valeria Di Corrado
«Il farmaco serve per curare i cittadini e non si può fare una gestione familiare dell'Aifa». Il senatore Lucio
Barani di Alleanza liberalpopolare Autonomie (Ala) non è rimasto soddisfatto dalle risposte date il 13
ottobre scorso dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo in merito alle tre interrogazioni parlamentari
presentate al Governo sull'attribuzione di incarichi dirigenziali nell'Agenzia italiana per il farmaco. In
particolare, Barani e i senatori del Movimento 5 Stelle avevano chiesto al ministro Beatrice Lorenzin
chiarimenti sulla legittimità del provvedimento con cui il 6 maggio scorso è stato conferito a Gianluca
Polifrone l'incarico di direttore dell'ufficio di segreteria tecnica della direzione generale di Aifa e sulla
legittimità del contratto a progetto di 3 anni stipulato il 27 marzo 2015 dall'Agenzia alla moglie di Polifrone,
Caterina Latronico. «Si tratta di assunzioni avvenute a distanza di un anno l'una dall'altra, con modalità e
per profili professionali del tutto distinti - ha precisato il sottosegretario De Filippo - La dottoressa Latronico
(il cui compenso lordo annuo di 45 mila euro è ben lontano dai 135 mila a cui fa riferimento la senatrice
Taverna nell'interrogazione) non ha mai assunto né può rivestire, in forza del rapporto di lavoro che la lega
all'Aifa, alcun ruolo o funzione di tipo dirigenziale. Mentre l'incarico di Polifrone è stato conferito sulla base
di una valutazione tecnica discrezionale dell'Aifa, quale prerogativa tipica delle pubbliche amministrazioni.
Tale incarico prevede competenze non scientifiche, bensì amministrative». Per De Vito, inoltre, non
sussistono cause di inconferibilità e incompatibilità con il precedente incarico di funzionario svolto da
Polifrone in Consip. Non è d'accordo il senatore Barani, secondo cui «non è stato evidenziato l'intreccio di
relazioni e favori intercorsi tra l'Aifa e la Consip, tra il direttore dell'Agenzia, Luca Pani, e la famiglia
Polifrone. Polifrone diviene per Consip responsabile del procedimento relativo al bando di gara europea per
l'affidamento del sistema informativo dell'Aifa, appalto di 11 milioni di euro, pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale del 27 marzo 2015. Nella stessa data Pani dispone l'assunzione di Caterina Latronico, moglie di
Polifrone. Pochi mesi dopo viene assegnato sempre a Polifrone da Consip l'incarico di responsabile del
procedimento per l'affidamento del servizio di cassa dell'Aifa. Il 6 maggio 2016, con determina del dottor
Pani, viene assunto in Aifa anche lui». In merito invece al deficit visivo emerso durante la visita
preassuntiva, il sottosegretario De Filippo ha precisato che il «giudizio negativo di idoneità» è stato
impugnato da Polifrone e che «la competente Asl ha riconosciuto la sua piena idoneità». In realtà
sembrerebbe che si tratta di un'idoneità parziale, con prescrizioni di visita a 2 anni, invece che a 5. Un altro
dei temi trattati nelle interrogazioni riguarda i rapporti tra Aifa e Comunione e Liberazione. I 5 Stelle
avevano chiesto al ministro Lorenzin se «fosse a conoscenza del finanziamento di 50 mila euro pagato a Cl
in occasione del recente meeting nazionale di Rimini». Una questione «di non poco conto, atteso che
l'attuale presidente di Aifa, Melazzini, è membro di tale organizzazione cattolica». «Aifa - ha precisato De
Filippo - comunica che i vertici dell'Agenzia non sono iscritti, né tanto meno sono militanti di Comunione e
Liberazione e che la scelta di allestire un proprio spazio espositivo al Meeting di Rimini non è una novità e
va inquadrata in una precisa politica di investimento in attività di informazione e promozione».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Ecco i danni della parentopoli in Aifa
19/10/2016
Pag. 14
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Furti di farmaci antitumorali La camorra dietro i 20 colpi
Ferrara Venti furti di farmaci antitumorali molto costosi in 13 farmacie ospedaliere e altre strutture, nel
corso del 2014, per un bottino di 2,7 milioni di euro. È il bilancio tracciato dai carabinieri di Ferrara che
hanno comminato alla banda responsabile dei furti 18 misure cautelari: per 16 persone è stato disposto il
carcere, per una i domiciliari e un'obbligo di firma. Ci sono, poi, ancora due ricercati tra cui un
pluripregiudicato che avrebbe fatto da tramite tra il clan degli Alfano e quello dei «Licciardi» di
Secondigliano di Napoli, a cui sarebbero state pagate delle somme di denaro per la sua attività. Le accuse,
a vario titolo, è associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di
tipo camorristico. I farmaci venivano reimmessi sul mercato nazionale ed europeo.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Ferrara
19/10/2016
Pag. 22 N.44 - 24 ottobre 2016
diffusione:249027
tiratura:335536
RICETTE MEDICHE COME RISPETTARE LA PRIVACY
Mi occupo di comprare le medicine per mia figlia, malata cronica che segue da anni la stessa terapia. Per
evitare l'attesa in sala d'aspetto, mi faccio lasciare le ricette dal medico in farmacia. Da qualche settimana,
però, il farmacista si rifiuta di farci questo favore: sostiene che si rischiano multe salate per violazione della
privacy. È così? Nadia, Seggiano (Gr) Quello che sostiene il tuo farmacista non è corretto. A pensarla così
è il Garante per la privacy che ha inviato una comunicazione specifica al presidente della Federazione
italiana medici di medicina generale (si trova su garanteprivacy.it). Lo ha fatto per spiegare che i medici
possono tranquillamente lasciare le ricette presso le farmacie o le sale d'attesa dei propri studi per il ritiro
senza doverle consegnare di persona. L'importante è che siano in una busta chiusa. Chi non lo fa rischia di
finire davanti a un giudice per violazione della legge sulla privacy. Ora non ti resta che far presente le
direttive sulla privacy al medico che ha in cura tua figlia e al farmacista, cara Nadia, e potrai tornare a
ritirare le ricette direttamente in farmacia. Da sapere Le prescrizioni, ma anche i vari certificati medici,
possono essere ritirati da persone diverse dai diretti interessati, basta che presentino una delega scritta da
parte del paziente.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 19/10/2016
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DALLA TUA PARTE
19/10/2016
Pag. 10
Il Giornale d'Italia
Rubavano e poi rivendevano farmaci
Antitumorali, arresti in tutta Italia
Avevano avviato il commercio del dolore, fermata una banda specializzata nel furto di medicinali oncologici.
I Carabinieri del comando provinciale di Ferrara hanno eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare, 16 in
carcere e una ai domiciliari, nei confronti dei componenti di una banda specializzata nel furto di medicinali,
in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie oncologiche e
croniche in diverse farmacie di ospedali del centro-nord. Le ordinanze cautelari sono state eseguite in varie
città di Campania, Piemonte, Lombardia e Liguria dai militari di Ferrara, in collaborazione con i comandi
provinciali di Napoli, Salerno, Caserta, Genova, Torino, Asti e Brescia. L'operazione è l'epilogo di una lunga
indagine, avviata nel 2014 e supportata da attività tecnica e da riscontri investigativi sul campo, che ha
permesso di documentare la sussistenza di una vera e propria associazione a delinquere specializzata nel
furto di medicinali (in gran parte selezionati tra quelli a costo elevato e destinati al trattamento di patologie
oncologiche e croniche) presso farmacie ospedaliere del centro\nord Italia e nella successiva reimmissione
sul mercato nazionale ed europeo. Ch.C.
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COMMERCIO DEL DOLORE
18/10/2016
Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016
Pambianco Beauty
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LA CRESCITA È TRAINATA DALLE CATENE REGIONALI
Lo studio pambianco sui fatturati evidenzia andamenti migliori per le realtà territoriali rispetto a quelle
nazionali. Il comparto ringrazia l'innovazione e la capacità di moltiplicare la shopping experience.
Chiara Dainese
Andamenti positivi per le catene di profumerie italiane che hanno chiuso il 2015 con risultati in crescita.
L'andamento emerge dall'analisi condotta da Pambianco Strategie di Impresa sui fatturati dei principali
nomi nazionali e regionali. La ricerca, dove sono stati esclusi i department store e i consorzi, evidenzia che
le catene considerate (15 in totale) hanno registrato complessivamente nel 2015 un fatturato di 868,8
milioni di euro, in aumento del 3,4% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, se si scorporano le realtà
regionali e nazionali, l'analisi rivela che le prime hanno ottenuto risultati molto più positivi. Le catene
regionali (12) hanno infatti archiviato il 2015 con ricavi pari a 297,2 milioni in crescita dell'8,4%, mentre
quelle nazionali (3) hanno fatto meno bene, avendo registrato un aumento di fatturato solo di un punto
percentuale a 571,5 milioni di euro. "Le catene regionali - spiega l'ucio studi di Pambianco Strategie di
Impresa - vanno meglio di quelle nazionali per una serie di motivi. Innanzi tutto, devono presidiare un
territorio più ristretto, cioè una o poche regioni attigue, rispetto a quelle nazionali che si disperdono su tutta
la Penisola. In secondo luogo, proprio questa vicinanza a livello regionale porta sia più forza di immagine
(conoscenza e fidelizzazione dell'insegna da parte del consumatore) sia facilità di spostamenti e di
logistica". Inoltre, le catene hanno cercato di sviluppare una 'shopping experience' sempre più
personalizzata e specializzata per coinvolgere sempre sempre più consumatori. Le 3 biG naZionaLi Le 3
catene nazionali considerate hanno totalizzato nel 2015 più della metà del fatturato dell'intera categoria. Sul
primo gradino del podio, Llg Leading Luxury Group , la società che gestisce le profumerie Limoni e La
Gardenia, che ha archiviato lo scorso esercizio con un fatturato di 356,7 milioni di euro, in leggera crescita
rispetto al 2014, con con ben 50 negozi in meno. "Oggi abbiamo 520 negozi in tutt'Italia che funzionano
bene e che crescono - dichiara Fabio Pampani , amministratore delegato di Llg -. Esistono ancora margini
di crescita, basti pensare che le nostre beauty lounge presenti in alcune profumerie rendono come ricavi il
20-25% in più di un punto vendita tradizionale". Ad oggi esistono dieci beauty lounge in Italia, e tra i piani
c'è l'intenzione di aprirne "altre 50". In tre anni la società ha investito 24 milioni di euro nella ristrutturazione
e rilancio dei punti vendita. Medaglia d'argento a Profumerie Douglas , con ricavi in Italia pari a 145,4
milioni di euro e oltre 130 profumerie. Proseguendo nella classifica, al terzo posto del podio si posiziona
Marionnaud con un fatturato di 69,3 milioni di euro in aumento del 6,8 per cento. Questo risultato è stato
generato grazie agli investimenti per migliorare la shopping experience. Così, dopo il cambiamento
dell'insegna in Marionnaud Paris e l'inserimento di una vasta gamma di prodotti green, la catena ha lanciato
nuovi servizi come il free broadband wi-fi, sistemi per il pagamento con i device mobili, nonché tool per
eettuare la diagnosi della pelle, e il servizio click & collect per l'acquisto online e il ritiro in store. top ten
reGionaLi Esaminando i risultati delle 12 principali catene regionali per fatturato, undici hanno concluso
l'esercizio fiscale con un incremento delle vendite e quattro di queste a doppia cifra (Pinalli Profumerie,
Gruppo Muzio, Estasi, Sabbioni Profumi e G.F. Retail). Al vertice della classifica troviamo Gargiulo &
Maiello , master franchisor profumeria con la catena Idea Bellezza Grandi Profumerie (60 punti vendita),
con un aumento del fatturato del 6,6% a 58 milioni di euro. L'insegna di profumerie ha stipulato una
partnership con Upim, che prevede l'apertura di 40 negozi Idea Bellezza all'interno del department store in
tutta Italia. "L'apertura di profumerie all'interno di Upim - racconta a Pambianco Beauty Alessandro Maiello ,
AD di Idea Bellezza - è per noi molto importante perché ci darà una rilevanza nazionale. In realtà, il
progetto di espansione era già iniziato l'anno scorso, quando abbiamo acquisito una piccola catena in
Abruzzo, ma la partnership con Upim è un'opportunità di crescita molto rapida. Per noi, Upim è un
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DOSSIER
18/10/2016
Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016
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acceleratore che ci permette di fare velocemente massa critica, ma non ci fermeremo qui. Valuteremo altre
opportunità". Attualmente, sono stati inaugurati 9 punti vendita e altri 2 store vedranno la luce entro l'anno.
L'espansione proseguirà nel 2017 con 21 opening, e nel 2018 con l'apertura di altri 10 negozi. Maiello
osserva che "quando si concluderà l'apertura delle profumerie nei department store, Idea bellezza
diventerà la prima catena nazionale di proprietà totalmente italiana, il cui timone cioè non è in mano né a
stranieri né a fondi d'investimento". Al secondo posto si posizionano le profumerie Pinalli che hanno chiuso
l'esercizio 2015 con un giro d'aari di 39,7 milioni in aumento del 23,5 per cento. La catena, che conta 27
punti vendita tra Emilia-Romagna, Lombardia e Liguria, ha appena aperto un punto vendita a Bergamo (ex
Bucci) e lanciato una linea di prodotti haircare di proprietà Avivah. La classifica prosegue con la catena
EsserBella, insegna di proprietà di Esselunga in crescita dell'1,2 per cento. L'insegna cresce da oltre 10
anni: nel 2006 la catena sfiorava 20 milioni di euro di ricavi, con 116 dipendenti, e nel 2015 ha ragginto i 38
milioni di euro di fatturato con 186 dipendenti. Segue, al quarto posto, Vallesi , i cui ricavi hanno raggiunto i
24,6 milioni di euro (+3,5%). Dietro Vallesi, in quinta posizione, c'è la catena di profumerie Unix , che conta
30 profumerie selettive. La catena, leader in Veneto, ha totalizzato un fatturato a fine 2015 di 24,4 milioni di
euro e, per aumentare le vendite, ha in fase di studio una serie di private label di pulizia viso, trattamento e
igiene quotidiana. "Con le private label - dichiara Tullio Prevato , AD di Unix - si raggiunge anche quella
fascia di consumatrici che solitamente acquistano nella grande distribuzione e nelle farmacie". Sesta in
classifica delle top ten, Profumerie Vaccari , realtà nata a Modena e attiva con 36 negozi, che ha chiuso il
2015 con un giro d'aari di 23,4 milioni di euro in crescita del 7,1 per cento. Segue Gruppo Muzio con ricavi
in crescita a 18,8 milioni di euro. Il gruppo Muzio, che conta oggi 33 profumerie tra le migliori di Roma e del
Lazio, si pome tra gli obiettivi l'apertura nei prossimi tre anni di 15 profumerie di alto livello. In ottava e nona
posizione si classificano Beautyprof e M&G 1952 con ricavi rispettivamente a 18,6 e 17,2 milioni di euro.
Chiude, in decima posizione Estasi che nel 2015 ha registrato un giro d'aari in aumento del 13,8% a di 12,2
milioni. Estasi profumerie è una catena nata nel 1993, la cui sede principale è a Mignano Monte Lungo in
provincia di Caserta. In continua espansione, ad oggi conta 30 punti vendita presenti nelle regioni del
Centrosud: Lazio, Umbria, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia e Basilicata. piccoLe catene crescono
Considerando le prime cinque catene per crescita percentuale del fatturato, al primo posto si trova G.F.
Retail con un'accelerazione dei ricavi del 71,1% a 9,3 milioni di euro, best performer del 2015. Questa
crescita è stata generata grazie all'acquisizione di tre nuovi punti vendita che ha portato la catena siciliana
di proprirtà della famiglia Ferreri a 15 punti vendita. Al secondo posto c'è Pinalli Profumerie con un'aumento
del fatturato del 23,5% a 39,7 milioni di euro. Segue Sabbioni Profumi , la più grande catena romagnola di
profumeria con ben 15 punti vendita, che ha fatto un balzo in avanti dei ricavi del 15,8 per cento. Quarta in
classifica Estasi che cresce del 13,8 per cento. Alle spalle, in quinta posizione, il Gruppo Muzio che ha fatto
un balzo in avanti dei ricavi del 10,6 per cento.
iL fatturato deLLe principaLi catene naZionaLi* (mln €)
rank ragione Sociale LLG LEADING LUXURY GROUP PROFUMERIE DOUGLAS MARIONNAUD ITALIA
SRL tOtaLe *La catena Sephora non è stata considerata perché il fatturato fa parte del gruppo Lvmh.
iL fatturato deLLe principaLi catene reGionaLi (mln €) rank ragione Sociale GARGIULO & MAIELLO
SPA PINALLI SRL ESSERbELLA SPA VALLESI SPA UNIX SRL PROFUMERIE VACCARI GRUPPO
MUZIO SRL bEAUTYPROF SPA M & G 1952 SPA ESTASI SRL SAbbIONI PROFUMI SRL G.F. RETAIL
SRL tOtaLe
Dato non consolidato Nuova società Include Le Profumerie Srl e Vaccari Marco & Luisa Srl Fonte:
PAMBIANCO Strategie di Impresa
La top 5 catene per crescita* G.F. Retail Pinalli Profumerie Sabbioni Profumi Estasi Gruppo Muzio
*Variazione del fatturato 2015-2014 Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa
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Pag. 26 N.5 - ott/nov 2016
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Foto: dall'alto, uno store della catena douglas, l'interno di una profumeria Modus della catena vallesi e il
nuovo store limoni a roma in apertura, l'interno di un punto vendita pinalli a piacenza
Foto: dall'alto, lo store Marionnaud paris in corso Magenta a Milano e un punto vendita della catena unix
profumerie
Foto: la barberia elite, brand del gruppo panariello, all'interno del punto vendita limoni di Milano
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Pag. 46 N.5 - ott/nov 2016
Pambianco Beauty
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Non si fermano più le catene MONOMARCA
Non vendono solo rossetti, smalti e mascara. Sono social, attenti al cliente e propongono prodotti di qualità
a prezzi bassi. Così, i negozi monobrand continuano a guadagnare quote di mercato. E convincono anche i
gruppi della moda e del lusso.
Chiara Dainese
La bellezza punta sui monomarca. Spazi dedicati a make-up e skincare, dove all'esposizione mirata dei
prodotti si affanca sempre anche l'angolo 'prova' con esperti truccatori che insegnano a mettere blush,
rimmel e rossetti senza alcun obbligo di acquisto. Le boutique monomarca, sulla scia del precursore e Body
Shop che ha spopolato tra le teenager degli anni Novanta, da qualche anno si stanno moltiplicando,
rubando quote di mercato alle profumerie, alle farmacie e alla grande distribuzione. Una delle leve
fondamentali di questo segmento di mercato è il prezzo: più basso dei principali marchi beauty, ma di
uguale appeal grazie ad un packaging ricercato e a una forte strategia di comunicazione ... molto social.
Tra i protagonisti della formula-monomarca, spiccano la californiana Nyx, la francese Yves Rocher, Mac,
canadese di nascita ma finita nel portafoglio di marchi di Estée Lauder, e l'italianissima Kiko. Un drappello
di nomi che sta riscuotendo successi di livello internazionale. Secondo il Beauty Report 2016 di Cosmetica
Italia , il canale monomarca è cresciuto in cinque anni del 113 per cento. In realtà, dopo un'impressionante
accelerazione, negli ultimi due anni il fatturato sembra essersi assestato. Ma il segmento continua a
dimostrare grande dinamismo, con la nascita di nuove insegne come Mi-Ny, dedicata agli smalti, e 3ina,
iniziative che puntano entro pochi anni a diventare vere e proprie catene su scala internazionale. Inoltre,
non solo le grandi catene credono nelle potenzialità del punto vendita monobrand. Anche importanti marchi
della moda e del lusso hanno iniziato ad aprire i propri store della bellezza. Si pensi a Chanel Beauty a
Firenze e a Venezia o a Sisley a Porto Rotondo, oppure al make-up di Dolce & Gabbana che ha trovato
casa in Corso Venezia a Milano. inseGne in crescita I fatturati dei negozi monomarca negli ultimi esercizi
hanno registrato mediamente aumenti sempre in doppia cifra e, in particolare per il settore make-up in
Italia, anche in tripla cifra (sempre secondo il Beauty Report). Ma la strategia di distribuire un brand
cosmetico puntando prevalentemente su punti vendita monomarca, di proprietà o in franchising, significa
successo anche in termini di valore del brand. "Attualmente disponiamo di 70 monomarca in Italia - ha
spiegato a Pambianco Beauty Benoit Ponte , direttore generale di Yves Rocher Italia - e quest'anno ne
apriremo altri, tra 2 e 6 punti vendita. Seguiranno 10 opening nel 2017, e in totale contiamo nei prossimi
anni di arrivare a 100 insegne del brand nella Penisola". Il Gruppo Yves Rocher produce il 100% dei
prodotti in house, nella regione della Bretagna in Francia, dove dispone anche di coltivazioni per
l'estrazione di alcuni ingredienti. Per la produzione impiega 4.000 dipendenti, e in totale dispone di 17mila
lavoratori in tutto il mondo. Tra l'altro, nel 2012 Yves Rocher ha acquisito il 51% delle azioni di Flormar ,
azienda turca di cosmetica (in Turchia conta 198 store monomarca), che ha in Italia 10 punti vendita e un
totale di 463 nel mondo. Mac , invece, è arrivato in Italia nel 1998. "Abbiamo subito cominciato ad aprire i
nostri punti vendita monomarca: oggi sono 60 tra negozi e corner, e vorremmo raggiungere quota 100 store
entro i prossimi tre anni. L'Italia è uno dei mercati nei quali l'incidenza degli store che gestiamo direttamente
è maggiore: sono 45, quasi il 10% dei Dos di Mac Cosmetics nel mondo", ha dichiarato alla stampa Paolo
Deponti , brand manager Italia di Mac Cosmetics in occasione dell'apertura di un Mac Pro Store a Milano. Il
retail è parte integrante della strategia di sviluppo Mac perché rispecchia appieno la filosofia del brand. "Il
nostro è un marchio di servizi oltre che di prodotti - ha proseguito il manager - e ha bisogno di professionisti
del make up che lavorino in negozio. I servizi sono fondamentali e servono a comunicare il dna del brand".
business Vincenti Oggi Kiko è la prima marca di maquillage in Italia e controlla una catena di negozi
monomarca con più di 870 negozi in 17 Paesi, di cui oltre 300 sul territorio italiano. L'insegna, che fa capo
al gruppo Percassi, ha chiuso il 2015 con un fatturato di 505,6 milioni di euro in crescita del 16,9 per cento.
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Creata nel 1997 come marca di trucchi e venduta nelle profumerie, Kiko Make Up Milano è diventato un
vero e proprio marchio nel 2005. La crescita di Kiko ha incoraggiato altri marchi nel settore della bellezza e
della cosmetica a riconsiderare il proprio modello di business. In particolare, il colosso L'Oréal, la più
grande azienda di cosmetici al mondo, sta aprendo negozi dove vende solo prodotti dei suoi marchi (da
L'Oréal, a Vichy e La Roche Posay, per esempio) e sta sviluppando la rete di negozi di Nyx , marchio di
cosmetici rivolto alle millenials che ha acquisito l'anno scorso e che fattura circa 200 milioni di dollari l'anno.
"Il nostro piano strategico per il futuro passa anche dal retail - ha dichiarato Cristina Scocchia
amministratore delegato di L'Oréal Italia - con l'apertura entro il prossimo triennio di 70 boutique
monomarca Nyx. Lo scorso dicembre abbiamo inaugurato i primi due negozi a Milano, e oggi contiamo 7
store sul territorio", ha concluso Scocchia. La scelta delle città da presidiare è stata dettata dai social:
"Abbiamo chiesto ai nostri follower su Facebook e su Instagram - ha raccontato la retail manager del brand
Norina Cermignani - in quale città desiderassero un punto vendita del nostro brand, e le maggiori richieste
sono venute dalle località sopra citate, dove apriremo i nostri negozi. Il nostro core target sono i giovani dai
12 ai 25 anni, social-addicted e beauty-junkie, cioè che acquistano più di 3 prodotti make-up al mese".
GioVani rampanti 3ina (si pronuncia Mina) oggi conta in Italia due monomarca, uno a Milano in Corso
Buenos Aires e l'altro appena inaugurato nel centro di Modena. Il nuovo brand di make-up, fondato da
Pablo Rivera e Mark Eve, ha già in attivo due agship store, uno a Londra in Covent Garden e uno ad
Atene. "Il brand 3ina è nato circa due anni fa - ha dichiarato a Pambianco Beauty Rivera - e oggi conta
circa 8 soci con nazionalità diverse, e due sedi una a Madrid e una Londra". Il marchio si dierenzia dagli
altri brand sul mercato per le sue formule di alta qualità ricche in pigmenti all'interno, che conferiscono ai
prodotti una forza e una brillantezza senza eguali a un prezzo accessibile. "Abbiamo obiettivi ambiziosi in
Italia - ha sottolineato il direttore generale Nicola Mangini - perché siamo convinti che ci siano ancora molte
opportunità di sviluppo. Stiamo già vagliando nuove location nel nord Italia e nei nostri piani pensiamo di
aprire circa 100 negozi, sia di proprietà sia in franchising, nei prossimi cinque anni". È giovane e conta di
espandersi nei prossimi anni anche Mi-Ny , l'insegna nata in Italia nel 2011 dall'idea di Arianna Basso
Basset, amministratore unico dell'azienda, e conta oggi 8 store nella Penisola e 7 shop-in-shop in Norvegia.
A breve, sono previste aperture in Spagna, Iran, Arabia Saudita e Golfo Persico, oltre ad altri opening in
Italia. L'elemento che dierenzia un negozio Mi-Ny rispetto ad altri monomarca di make-up è la sua
caratterizzazione monoprodotto. Il format, infatti, è focalizzato sul mondo nail polish e nail care. "I
monobrand attualmente presenti in Italia - ha aermato Arianna Basso Basset - concentrano la propria
attenzione sul trucco e dedicano solo un piccolo spazio espositivo al prodotto smalto. Mi-Ny ha ribaltato
questo rapporto, perché il layout è dominato dallo smalto. Abbiamo un assortimento che non ha paragone
in altre catene, con 400 colori di smalti tra tradizionali e semipermanenti, nonché personale altamente
specializzato. Infatti, la maggior parte delle nostre sale assistant sono estetiste ed onicotecniche".
Foto: Da sinistra, il nuovo store Kiko a Oriocenter e il Mac Pro Store di Milano In apertura, l'interno dello
store 3ina a Modena
Foto: Store Nyx in Galleria Passarella a Milano
VITA IN FARMACIA
26 articoli
19/10/2016
Pag. 2 Ed. Milano
diffusione:254805
tiratura:382356
Un fallimento da 31 milioni di euro Solo il 20 % delle visite mediche si fissa con il centralino unico che non è
abilitato per tutti gli esami
Simona Ravizza
Alla fine per prenotare una visita medica la soluzione è sempre la stessa: mettersi in coda agli sportelli,
armati di molta pazienza. Qualsiasi altra alternativa è poco percorribile. Eppure la promessa è ormai
vecchia di 10 anni e i suoi costi per le casse pubbliche solo nel 2015 hanno superato i 31 milioni di euro:
«Chiamando l'800.638.638, numero verde gratuito da rete fissa, oppure lo 02.99.95.99 dal cellulare (al
costo previsto dal proprio piano tariffario), puoi prenotare prestazioni sanitarie in tutta la Lombardia». E col
tempo i modi per fissare un appuntamento dal dottore si sono giustamente moltiplicati: dall'online con pc e
smartphone fino alle farmacie. Peccato che il paziente nella realtà quotidiana sia ancora costretto a recarsi
in ospedale. Lì, in fila con la ricetta in mano.
Altro che call center unico di Regione Lombardia: e sono lontani dal successo anche gli altri canali
alternativi. Per il 2017 - come racconta la cronaca delle ultime settimane - il Pirellone vuole estendere
l'800.638.638 alla totalità delle attività ambulatoriali in ogni ospedale pubblico e privato: ma la strada è tutta
in salita. I numeri riportati in documenti riservati dell'Agenzia di tutela della Salute (Ats) di Milano non
lasciano scampo: al momento, il call center è un (costosissimo) flop. Sarà davvero possibile trasformarlo in
un successo?
Oggi meno del 20% delle visite mediche viene prenotata con il centralino unico di prenotazioni, online o
tramite il farmacista. L'altro 80% dei pazienti per prendere un appuntamento si presenta davanti
all'impiegato dell'ospedale. Lo dicono i dati di un rapporto Ats del 16 giugno 2016. È il report stilato sugli
esiti della riunione di coordinamento sul call center regionale. Emerge che primi quattro mesi del 2016 solo
1 milione e 194 mila cittadini hanno telefonato all'800.638.638, appena 29.328 hanno usato il pc e altri
58.821 sono andati in farmacia. È un totale di un milione e 282.397 prenotazioni. Una goccia nel mare delle
oltre sette milioni di richieste di visite mediche che - come ha ricostruito il Corriere - sono state avanzate dai
pazienti nello stesso periodo. Per prenotare le restanti 5 milioni e 947.603 prestazioni i cittadini sono andati
in ospedale. Ma per una scelta masochistica o perché qualsiasi altra alternativa non è considerata valida?
Dopo la lettura dei documenti dell'Ats, l'ipotesi più credibile è la seconda. Ancora oggi in media solo una
prestazione su due è prenotabile attraverso il call center: ma se il malato non ha la garanzia di potere
prenotare qualsiasi visita, o perlomeno la stragrande maggioranza, perché telefonare all'800.638.638? E, in
effetti, da gennaio ad aprile 2016 l'hanno fatto ancora meno cittadini: rispetto allo stesso periodo 2015 il
loro numero è diminuito del 7% (meno 66.443). Il problema su tutti è proprio quello delle agende riservate:
gli ospedali non danno al centralino unico lombardo la possibilità di fissare gli appuntamenti per tutti i tipi di
esami. Lo fanno, spesso, a ragion veduta: ci sono prestazioni iperspecialistiche e invasive che vanno
spiegate bene al paziente, cosa che difficilmente può essere fatta al telefono. In più, devono essere tenuti a
disposizione, per esempio, posti per i malati cronici che necessitano di controlli periodici. In altri casi, però,
tenere le agende nascoste è semplicemente considerato più comodo: la gestione interna è ovviamente più
libera.
L'aumento dell'utilizzo del pc e dell'uso delle farmacie, comunque, non assorbe il calo del call center. Il
canale Internet è cresciuto del 39% e quello delle farmacie del 25%. Ma i numeri assoluti sono bassi (più
10.750 e più 11.811). Del resto, anche questi sistemi di prenotazione presentano numerosi limiti. Online
non sono prenotabili le visite urgenti (entro 72 ore), fissare un appuntamento su Internet è complesso (è
molto più difficile che acquistare il biglietto del treno) e la maggior parte dei cittadini si fida poco perché è
convinto che recandosi in ospedale le possibilità di prenotazioni siano maggiori. Il ventaglio delle
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
57
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Le prenotazioni impossibili
19/10/2016
Pag. 2 Ed. Milano
diffusione:254805
tiratura:382356
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
prestazioni che si possono fissare in farmacia, poi, è ancora più limitato di quello del call center. Insomma,
la pluriannunciata guerra alle code agli sportelli è rimasta più che altro uno slogan. Almeno per ora. Lo
scorso 7 settembre lo stesso assessore al Welfare Giulio Gallera ammette un altro problema: «A oggi un
lombardo che contatta il numero unico per le prenotazioni raggiunge solo gli ospedali pubblici, l'obiettivo è
la condivisione delle agende di prenotazione con gli ospedali privati». E convincerli ad aderire al call center
sarà tutt'altro che semplice. Troppi costi, pochi risultati. E una cosa è certa: è impossibile pensare di fare
funzionare il numero unico di prenotazioni se continua a esserci differenza tra la disponibilità allo sportello e
al call center e se gli ospedali privati non aderiscono. Tutto il resto, sono solo promesse. Le ennesime.
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Canali di prenotazione Dati gennaio - aprile d'Arco I dati degli ospedali 2015 2016 Numero di visite fissate
per telefono I servizi forniti Pini/Cto Lodi Fatebenefratelli Sacco Niguarda Melegnano e Martesana Nord
Milano Ovest Milanese Rhodense Santi Paolo e Carlo Irccs Ca' Granda Fatebenefratelli Gaetano Pini
Garbagnate Icp Irccs Policlinico Legnano Melegnano Niguarda Sacco San Carlo San Paolo Asst Ospedali
Prestazioni erogate Numero di prestazioni Effettivamente prenotabili 2015 2016 +19 -12 -9 +9 0 -2 -5 -12
+3 -7 Var. % REGIONE LOMBARDIA 1.260.691 1.194.248 18.578 29.328 47.010 58.821 18.105 40.283
116.342 46.000 52.877 42.208 62.357 50.390 55.077 207.219 21.582 36.350 105.475 50.100 52.816
40.285 55.086 51.677 51.224 202.968 2.097 638 5.814 6.847 2.459 3.379 4.731 4.174 4.241 1.223 1.889
1.328 197 921 2.639 2.877 1.529 1.074 565 648 5.222 5.600 Call center Internet Farmacia
19/10/2016
Pag. 9 Ed. Roma
diffusione:254805
tiratura:382356
Porta Portese, l'iniziativa dell'edicolante Mauro Silenzi per salvare il verde Le «adozioni» Il giornalaio è a
largo Toja, dove si lavora da mesi al progetto di «adozione» dei tronchi
Maria Rosaria Spadaccino
Ci saranno presto almeno 25 nuovi alberi a Porta Portese: ed è solo l'inizio. Le piante cadute, scomparse
per la poca cura e per disastri provocati dagli umani saranno sostituite. Comprate dagli stessi cittadini che
abitano nel quartiere: con 100 euro si può anche avere l'albero con dedica.
Nella sua edicola a largo Toja, Mauro Silenzi 57 anni, ingegnere mancato, lavora come una formica da
mesi al progetto «Adotta un albero». Piano, piano, lentamente un desiderio si è trasformato in un'idea ed
ora in un progetto condiviso. «L'idea è diventare protagonisti del luogo dove viviamo - racconta Mauro occupandocene direttamente, investendo tempo e denaro, in base alle proprie possibilità». Mauro ogni
giorno vende giornali e contemporaneamente si occupa dell'attività, attraverso l'associazione «La voce di
Porta Portese», fondata con 4 amici qualche anno fa. «Ormai lavoro e impegno per il quartiere coincidono spiega - la mia edicola è diventata il punto di raccordo, un centro di informazioni. È un'edicola social, in un
tempo in cui si vendono meno giornali e ci si incontra poco, da me si chiacchiera, ci si confronta, si
scambiamo idee ed opinioni». Ogni tanto sua moglie Giovanna si lamenta: «Tutto il tempo libero è per il
quartiere». Mauro è un uomo gentile, non lesina sorrisi, disponibile alla conversazione.
Edicolante da tre generazioni, il papà ed il nonno vendevano giornali a viale Giulio Cesare, a pochi metri da
casa. Poi lui stesso quando ha capito che non avrebbe concluso gli studi universitari, ha deciso di
impegnarsi nello stesso mestiere di famiglia. E ha scelto la grande edicola tra viale Trastevere e la via
Portuense.
Questa sera davanti alla sua edicola si incontreranno altre associazioni di Trastevere per trarre spunti
dall'esperienza del verde fai-da-te partita da via Toja e che sta contagiando le zone limitrofe.
«Per chi non avesse la possibilità di comprare un albero, ma volesse contribuire a rinverdire la piazza c'è
un salvadanaio in edicola ed un altro nella farmacia di via Rolli per un'offerta libera - continua Mauro- . Poi
sono a disposizione libri da prendere con offerta libera da minimo due euro: il ricavato va sempre al fondo
per gli alberi».
L'impegno della sua associazione inizia nel 2012, quando partecipa ad un bando europeo per la
riqualificazione dell'area del mercato di Porta Portese, «siamo entrati in rapporto diretto con le istituzioni e
siamo riusciti a far cambiare un progetto che riduceva la piazza ad semplice asse viario». Mauro ha il
sogno di coinvolgere anche i ragazzi, «sono ancora pochi i giovani impegnati nel progetto». Ora grazie a lui
Porta Portese sarà più verde e su qualche albero ci sarà la targhetta con dedica. Su una c'è scritto: «I love
Antonella», regalo verde di un marito innamorato.
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Foto: A sinistra Mauro Silenzi, davanti alla sua edicola di largo Toja, accanto all' albero di carta che
pubblicizza l'iniziativa del verde solidale nel quartiere
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
«I love Nella»: dediche sugli alberi
19/10/2016
Pag. 3 Ed. Bergamo
diffusione:254805
tiratura:382356
Indagine della Dda di Ferrara, 16 persone in carcere: «Legami con la camorra» I Nas a Olmo al Brembo:
sequestrati anti depressivi acquistati in maniera illegale Antitumorali Venivano dirottati all'estero, «ripuliti» e
venditi nel Nord Europa
Maddalena Berbenni
Il tesoro a cui puntavano erano le costose cure antitumorali o contro la sclerosi multipla, ma non
disdegnavano i medicinali più comuni. Nel traffico di farmaci scoperto dai carabinieri di Ferrara secondo
l'accusa tutto poteva essere rubato, ripulito e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato (e per i
pazienti) calcolato per difetto in 2,7 milioni di euro. Scassinatori professionisti si dedicavano agli ospedali,
altri trasportavano e stoccavano la merce rubata, altri gestivano la ricettazione della refurtiva all'estero,
dove venivano create società ad hoc per poterla riciclare. Altri ancora curavano il fronte interno, dove
medicine venivano proposte e «piazzate» a farmacisti compiacenti, che probabilmente non avevano la
percezione di quanto spessa fosse la rete in cui si erano infilati, ma che sapevano di acquistare in maniera
illegale prodotti che pagavano meno.
Partono da Secondigliano e si allungano fino ad Olmo al Brembo i tentacoli dell'indagine coordinata dalla
Dda del capoluogo emiliano che ieri mattina ha portato in carcere 16 persone (un'altra è ai domiciliari e
un'altra ha l'obbligo di firma, mentre due sono ricercate). L'accusa, per una parte, è di associazione a
delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione di tipo camorristico, il clan dei
Licciardi, Napoli. A loro la banda avrebbe versato alcune somme, come un lasciapassare per continuare a
trafficare. Stando alla ricostruzione dei carabinieri, nel 2014 sarebbero stati messi a segno 13 furti nelle
farmacie ospedaliere di Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture
diverse. Colpi anche da 250 mila euro, a volte eseguiti anche a meno di 24 ore di distanza (come il 9
febbraio nel Padovano). La presunta associazione funzionava come una filiera e girava attorno a un
pluripregiudicato del Napoletano, ritenuto trait d'union tra la «batteria» che si occupava dei furti, con corrieri
e ricognitori, e i ricettatori dei farmaci. I medicinali di categoria «H» come gli antitumorali, in Italia
dispensabili solo negli ospedali, venivano dirottati all'estero attraverso un meccanismo che ne prevedeva
l'acquisto da parte di «cartiere» create nei Paesi dell'Est e la vendita nel Nord Europa. Gli altri, di tipo «A» (
farmaci essenziali e per le malattie croniche il cui costo è a carico dello Stato) e «C» (a carico del cittadino),
erano destinati al mercato italiano.
Secondo l'accusa, ci pensava un informatore farmaceutico in pensione di Genova, Lucio Giorgio Grasselli,
fra gli arrestati in carcere. Grasselli acquistava la merce da Vincenzo e Pasquale Alfano, a capo del gruppo
che materialmente svaligiava gli ospedali. Poi, sempre secondo le indagini, la ricettava ad altri informatori:
Salvatore Tubito, ai domiciliari a Torino, e a un altro indagato colpito da obbligo di firma. Il trio attingeva dal
portfolio dei vecchi clienti, farmacisti che guadagnavano due volte: da una parte acquistavano a prezzi
molto inferiori e dall'altra vendevano in nero proprio perché il farmaco non risultava.
È scavando su Grasselli che gli investigatori sono arrivati fino in Val Brembana. La farmacia di Olmo al
Brembo è tra le otto (le altre si trovano in provincia di Brescia, Cuneo e Genova) dove si sono presentati i
carabinieri del Nas. Nel corso della perquisizione sono state sequestrate quindici confezioni di anti
depressivi detenute illegalmente, cioè senza la documentazione che viene rilasciata dall'informatore
farmaceutico nel momento in cui avviene l'acquisto. Sono in corso accertamenti per verificare la precisa
provenienza di quei medicinali. Non è escluso che il titolare possa finire a sua volta indagato. Contattato,
nega che siano state riscontrate irregolarità.
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2,7 milioni il valore commerciale dei farmaci
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
60
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il «clan» che rubava medicinali Caccia ai farmacisti ricettatori
19/10/2016
Pag. 3 Ed. Bergamo
diffusione:254805
tiratura:382356
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
e dei beni recuperati
13 colpi a farmacie ospedaliere
nel 2014, soprattutto
nel Nord Italia
La scheda
L'operazione «Caduceo» ha smascherato una presunta organizzazione criminale specializzata
in furti
di medicinali La banda puntava
a farmaci antitumorali, più costosi, smerciati all'estero, ma anche prodotti più comuni
Foto: L'allarme L'indagine è partita nel 2014 da due colpi nel Ferrarese
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
61
19/10/2016
Pag. 8 Ed. Bologna
diffusione:248077
tiratura:374273
Razziavano in ospedale farmaci anti-tumore, sgominata la banda
Inchiesta della Dda di Bologna, arrestate 15 persone Il traffico dei prodotti all'estero rendeva milioni di euro
GIUSEPPE BALDESSARRO
«QUESTI lavorano seriamente ... questi sono pericolosi... Questi quando vengono ti fanno male...».
Professionisti, gente che sapeva come muoversi e dove mettere le mani. È questo il quadro che affiora
dalle carte dell'inchiesta "Caduceo" che ieri mattina ha portato all'arresto di 15 persone (altre due sono
ancora ricercate), accusate di far parte di una banda che si dedicava al furto e al riciclaggio di farmaci
oncologici. Un gruppo estremamente organizzato, nel quale ognuno svolgeva compiti precisi. C'era chi
individuava gli obiettivi, chi si occupava della fase esecutiva e chi curava la logistica. Infine la parte
finanziaria e quella commerciale. Per un giro d'affari, stimato dai carabinieri di Ferrara, che hanno condotto
le indagini, di alcuni milioni di euro.
Nel mirino del gruppo le farmacie degli ospedali, dalle quali prelevare medicine per la chemioterapia.
Prodotti che in Italia non sono disponibili al pubblico, ma solo ai nosocomi autorizzati alla somministrazione
interna. Farmaci senza mercato nazionale, ma che all'estero possono fruttare molto. Non a caso, il capo
dell'organizzazione, Eduardo Lambiase, aveva aperto alcune società (una in Grecia e due in Ungheria)
attraverso cui da una parte produceva la documentazione necessaria a "ripulire" la refurtiva e dall'altra
creava i canali per poi piazzare i farmaci rubati. Dei colpi (13 in meno di un anno e tutti nel 2014) si
occupava una "batteria" guidata da Pasquale e Vincenzo Alfano, napoletani svelti di mano e risoluti, alla
testa di un gruppo formato da una mezza dozzina di persone.
La merce rubata negli ospedali dell'Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Marche e Veneto, veniva poi
trasportata a Cava de' Tirreni, dove Lambiase aveva un deposito. Qui entravano in campo Settimino e
Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di una farmacia e di una società che si occupava di esportazione. I
documenti utili li forniva Lambiase, mentre i Caprini ci mettevano il marchio della loro azienda per esportare
oltre frontiera. Pagamenti, neanche a dirlo, estero su estero, attraverso una banca con sede a Bucarest.
Poi c'era anche una partita tutta italiana. Durante i furti, infatti, la banda razziava anche farmaci
commercializzabili in Italia, che poi rivendeva, attraverso dei broker, ad alcune farmacie piemontesi, liguri e
lombarde. E anche qui fioccavano quattrini. Denaro che secondo Enrico Cieri, pm della Dda di Bologna, in
parte finivano nelle tasche della camorra con un versamento mensile di 10 mila euro al clan Licciardo.
Tutto fino a ieri mattina, quando al Nord sono entrati in azione gli uomini del comandante ferrarese Andrea
Desideri e a Napoli quelli guidati da Ubaldo Del Monaco, che hanno messo le manette ai polsi di quasi tutti i
protagonisti della vicenda (due sono ancora latitanti). Otto le farmacie perquisite con la collaborazione del
Nas di Bologna: a Brescia, Bergamo, Genova. Altrettanti i titolari che ora rischiano la denuncia per
ricettazione. Nel corso dell'inchiesta sono stati ritrovati e sequestrati farmaci frutto dei furti per oltre due
milioni di euro. Diversi i colpi portati a termine in Emilia Romagna: il 30 gennaio 2014 ci fu il furto
all'ospedale di Bentivoglio (180 mila euro di farmaci). Di 100 mila euro, invece, è il valore del bottino portato
via dall'ospedale di Cento (Ferrara), e di 90 mila da quello di Lagosanto (Ferrara). Quindi i colpi a Rimini e
Riccione, 35 e 37 mila euro. Infine il furto di una cassaforte smurata dalla sede Asl di Bologna in via
Toscana. Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ha sottolineato l'importanza di un'indagine che ha
contrastato «un fenomeno odioso», anche perché i malati di tumore venivano privati delle cure.
Con un rischio ulteriore per la salute rappresentato dal mancato rispetto delle rigorose norme di
conservazione dei farmaci.
AMATO
"
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La cronaca
19/10/2016
Pag. 8 Ed. Bologna
diffusione:248077
tiratura:374273
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
È un fenomeno odioso le vittime sono i malati e la sanità
IL PUNTO TREDICI COLPI Tredici colpi messi a segno in meno di un anno.
La banda razziava le farmacie degli ospedali a caccia di medicine per la cura del cancro
L'ORGANIZZAZIONE Il gruppo agiva in maniera precisa ogni componente della banda aveva compiti
specifici: dal colpo fino al riciclaggio dei medicinali all'estero GLI ARRESTI L'inchiesta della Dda e dei
carabinieri di Ferrara ha portato all'arresto di 15 campani e al sequestro di farmaci per oltre due milioni di
euro PER SAPERNE DI PIÙ www.carabinieri.it www.ausl.bologna.it
Foto: LA BANDA Due immagini dell'operazione: una parte della refurtiva e un arresto eseguito dai
carabinieri, in azione a Ferrara e a Napoli
19/10/2016
Pag. 6 Ed. Genova
diffusione:248077
tiratura:374273
Marassi, il piazzista dei farmaci rubati riforniva la Liguria e tutto il Nord
Ovest
Con Donato Bilancia frequentava le bische Era già stato arrestato per traffico di farmaci rubati
GIUSEPPE FILETTO
IL piazzista per le farmacie della Liguria e sopratutto del Nord Ovest sarebbe sempre lui: l'inossidabile
Lucio Giorgio Grasselli, di 77 anni, amico del serial killer Donato Bilancia. E la sua sede operativa ancora la
casa di via Ferretto, dove ieri è stato arrestato dai carabinieri e tradotto nel carcere di Marassi. Da Genova
Grasselli avrebbe smerciato i medicinali rubati nelle farmacie ospedaliere e li avrebbe venduti a quelle
private. E le indagini del Nucleo Investigativo di Ferrara conducono dritti ad una nota, storica farmacia della
città: la Ghersi di corso Buenos Aires, perquisita sempre ieri dal Nas di Genova. Tant'è che il titolare,
Giuseppe Ballarini, risulta indagato per ricettazione. Anche se i vertici dell'Arma e la Procura di Ferrara
precisano che "l'iscrizione è un atto dovuto, per consentire le perquisizioni". Comunque, i carabinieri del
Ministero della Salute hanno setacciato il magazzino sotterraneo della "Ghersi", l'abitazione e le auto di
Ballarini. Non hanno trovato nulla che possa essere riconducibile alle partite di medicinali smerciate da
Grasselli & company, tanto meno di provenienza furtiva. È pur vero che le partite oggetto della mega
inchiesta sono del 2015 e nel frattempo potrebbero essere state vendute. Ma sono solo supposizioni.
«Comunque, conosco Grasselli come cliente - sottolinea Ballarini - prendeva i farmaci da noi, in quanto
paziente di un medico che ha l'ambulatorio sopra la nostra farmacia».
Nella casa di Grasselli, invece, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Genova, oltre ad eseguire l'ordine di
custodia cautelare firmato dal gip di Ferrara, hanno prelevato un centinaio di scatole di farmaci, tutti di
categoria A e C: prescrivibili e da banco, ma non antitumorali (di categoria H). Di cui l'anziano piazzista non
avrebbe saputo spiegare la provenienza.
Anche se il suo avvocato storico, Vittorio Pendini, precisa che si tratti solo di un "blister" e spiega che
l'arresto è inquadrabile in vicende sovrapponibili all'inchiesta di Napoli, che nel 2015 aveva portato il suo
cliente agli arresti domiciliari. E già, perché Lucio Giorgio Grasselli è una vecchia conoscenza, sia per le
forze dell'ordine che per la giustizia. Dicono che abbia un certificato penale lungo come "I Promessi Sposi".
Prima dell'arresto di ieri, l'ultima vicenda giudiziaria che lo riguarda è quella della Guardia di Finanza di
Fiumicino, che tra Genova, Napoli e Caserta aveva fatto scattare le misure cautelari per 9 componenti di
un'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di farmaci. L'amico di Donato Bilancia, però,
ancora prima si era fatto conoscere: frequentava le bische clandestine insieme al serial killer che tra il '97 e
il '98 fece fuori 17 persone. Fin da allora, Grasselli la notte giocava d'azzardo, il giorno smetteva i panni del
biscazziere ed indossava quelli dell'informatore medico-scientifico. Piazzava i medicinali rubati. Da circa un
anno era tornato libero, dopo un periodo agli arresti domiciliari. E, però, pare che fosse tornato al suo
vecchio "amore": ricettatore di medicinali di provenienza furtiva. Una attività piuttosto redditizia. Avrebbe
"ripulito" farmaci - sopratutto antitumorali costosissimi e in Italia dispensabili solo per i pazienti ricoverati rubati negli ospedali di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più in strutture sanitarie
diverse, per un bottino valutato per difetto in 2,1 milioni.Dell'organizzazione smantellata ieri dai carabinieri
di Ferrara e che aveva la sua base in Campania, Grasselli sarebbe il piazzista di Liguria, Basso Piemonte e
Lombardia. Avrebbe smerciato medicinali a farmacisti compiacenti.
www.carabinieri.it www.amiu.genova.it PER SAPERNE DI PIÙ
I PUNTI
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2 FURTI Le medicine venivano rubate nelle farmacie ospedaliere, il traffico riguardava soprattutto
antitumorali, dai costi molto alti e di conseguenza anche molto redditizi L'ORGANIZZAZIONE Gli arresti
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L'inchiesta Perquisite la farmacia Ghersi casa e auto del titolare ora indagato per ricettazione
19/10/2016
Pag. 6 Ed. Genova
diffusione:248077
tiratura:374273
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sono stati diciotto in tutta Italia, la base era in Campania, Grasselli sarebbe stato il piazzista di Liguria,
Piemonte e Lombardia, il traffico scoperto dai carabinieri di Ferrara I PRECEDENTI Grasselli, che era
amico del serial killer Donato Bilancia, è stato già arrestato dodici anni fa per lo stesso tipo di reato e l'anno
scorso era stato indagato nel corso di un'inchiesta analoga
Foto: I FARMACI Gli antitumorali venivano rubati per essere rivenduti sotto banco a farmacisti senza
scrupoli, a sinistra i carabinieri dei Nas
19/10/2016
Pag. 5 Ed. Firenze
diffusione:248077
tiratura:374273
La Regione cerca di ovviare al problema puntando a far percorrere ai pazienti strade diverse in base alle
necessità
MICHELE BOCCI
DI fronte a una domanda di prestazioni sanitarie specialistiche stabile, se non addirittura in calo, ridurre le
liste d'attesa dovrebbe essere una sfida possibile. E in effetti l'assessorato si sta muovendo per coordinare
una strategia di tutte le aziende sanitarie e ospedaliere. Proprio ieri si è svolta una riunione in Regione per
discutere della delibera che contiene le misure già annunciate in conferenza stampa nel luglio scorso. L'
assessore Stefania Saccardi ha chiesto ai direttori delle aziende di collaborare al massimo per riuscire a
dare una risposta omogenea su tutto il territorio. Non sempre, in effetti, le Asl collaborano e anche per
omogenizzare la riposta sono nati i coordinamenti di area vasta. Anche sui sistemi utilizzati per abbattere le
liste di attesa si è lavorato in modo diverso. Ad esempio a Pisa è stato avviato prima dall'azienda
ospedaliera e poi da questa e dalla Asl il sistema dell'"open access", che sta dando ottimi risultati con le
visite cariologiche abbinate agli esami specialistici e più di recente con le ecografie all'addome. Il sistema
ideato dal direttore generale Carlo Tomassini prevede di partire dallo storico della domanda per quelle due
specialistiche al fine di organizzare ambulatori tra pubblico e privato convenzionato che siano in grado di
rispondere in tempi brevi. A chi vive in provincia, e quindi ha il medico di famiglia nel Pisano, vengono
offerte, se c'è la prescrizione e la conseguente chiamata al Cup, visite e esami nel giro di 1-3 giorni. Alla
Asl di Firenze invece hanno avviato il cosiddetto "fast track". Si tratta appunto di una corsia preferenziale
per ottenere visite e accertamenti rapidamente da parte di pazienti cronici che hanno problemi improvvisi. È
lo stesso medico di famiglia, se c'è un aggravamento delle condizioni del malato, ha contattare la struttura
specialistica attraverso un numero dedicato e a fissare per il suo assistito un accertamento nel giro di poco
tempo, addirittura alcune ore se necessario.
Il piano della Regione di cui si è parlato anche ieri, prevede un sistema di "frantumazione" della domanda.
La chiave è concludere l'era del percorso unico, cioè dell'accesso di tutti i cittadini tramite Cup (che sia
telefonico, in farmacia, alla Asl o via web). Bisogna che i pazienti percorrano strade diverse a seconda delle
loro condizioni. I malati cronici (tra i 2 e i 300mila in Toscana) che hanno accertamenti prestabiliti nell'arco
dell'anno, ad esempio, non si devono rivolgere al Centro unico di prenotazione ma devono fissare tutte le
visite e gli esami necessari all'inizio dell'anno, magari attraverso il loro medico di famiglia.
Anche i malati oncologici (circa 100mila), e in genere chi è già stato preso in carico dalle strutture sanitarie,
dovranno fissare presso le strutture che li seguono i vari controlli. Chi invece accede per la prima volta,
perché ha bisogno di una diagnosi o di chiarire un dubbio di un medico, avrà a disposizione il Cup. E la
risposta della struttura varierà da quanto è considerato grave il suo caso. Si può andare da 48 ore a 10
giorni. Ovviamente per far funzionare il sistema, tutto il privato accreditato deve essere tenuto all'interno del
sistema di offerta della sanità toscana. Inoltre la diagnostica pesante, tac e risonanze, deve lavorare al
massimo della sua possibilità. Di macchine del resto in Toscana ce ne sono tante, se sfruttate su 12 ore
sono tranquillamente in grado di rispondere alla domanda.
Ma la macchina si sposta se lo fanno anche i professionisti. Per questo si progettano protocolli condivisi tra
radiologi e medici che fanno le prescrizioni. Anche i cittadini saranno raggiunti da campagne informative
che aumentino la loro consapevolezza. Un pallino dell'assessore Saccardi, fin da subito, è stato quello di
far utilizzare il Cup anche ai medici di famiglia, per prenotare direttamente gli accertamenti per i propri
pazienti. (mi.bo.)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Ma le liste d'attesa restano un nodo parola d'ordine "frantumazione"
19/10/2016
Pag. 4 Ed. Torino
diffusione:248077
tiratura:374273
Parco della Salute Dal Comune arriva l'ok al progetto
Il vicesindaco Montanari spiega il sì alla variante: "Non volevamo che Torino perdesse fondi già certi"
Definito il futuro dell'attuale area ospedaliera. Solo per il Regina Margherita sarà possibile una
ristrutturazione radicale
DIEGO LONGHIN
IL Comune a guida 5 Stelle dice «sì» al Parco della Salute.
Il vicesindaco Guido Montanari ha presentato in giunta la variante urbanistica per realizzare il polo della
Salute, della Ricerca e dell'Innovazione. L'area è quella dell'Avio-Oval. Rispettati gli impegni presi dal
protocollo tra Regione, Comune e Università degli Studi firmato in primavera. Accordo che prevede un
nuovo futuro per gli ospedali Molinette, Sant'Anna e Regina Margherita. Aree che verranno riutilizzate, ma il
Comune vuole che le future destinazioni e usi siano decisi in parallelo alla realizzazione del nuovo
complesso della medicina, non oin un tempo successivo..
La decisione è stata presa «nella consapevolezza di poter contare sulla disponibilità di fondi stanziati, al
fine di non generare alla Città un possibile danno e nell'ottica della collaborazione con gli altri enti coinvolti,
in un quadro di impegno a valorizzare il complesso delle attuali strutture sanitarie», sottolinea il
vicesindaco.
Oltre 200mila metri quadri sui 370mila totali saranno usati per il Parco della Salute. Centomila sono già
utilizzati per il grattacielo della Regione e l'Oval. Sui 62mila metri quadrati di proprietà delle Ferrovie sono
ipotizzate attività terziarie, produttive, artigianali e di residenza prevalentemente universitarie. Previste
attività commerciali, limitate al 20 per cento della superficie, «indirizzate alla promozione del commercio di
vicinato al posto delle grandi strutture commerciali di vendita». Insomma, no ai supermercati attorno al
Parco della Salute. E una quota minima del 20 per cento della superficie, destinata a residenza, sarà usata
per interventi legati all'housing sociale: «Per creare un elevato livello di qualità urbana sottolinea Montanari
- deve essere garantita una significativa presenza di spazi verdi».
L'idea è che il verde debba creare due fronti verso l'Oval e il Lingotto, oltre alla connessione tra via Nizza e
il collegamento con la stazione Lingotto. «La riorganizzazione del polo ospedaliero cittadino e del Parco
della Salute - sottolinea Montanari- deve prevedere la contestuale progettazione e riutilizzazione delle aree
del distretto Molinette, Sant'Anna e Regina Margherita» In particolare la riqualificazione del complesso delle
Molinette e del Sant'Anna «sarà finalizzata a renderlo parte integrante del tessuto cittadino, mantenendo
l'impianto originario di valore storico, valorizzando i percorsi interni, creando nuovi spazi pubblici di
relazione sui quali potranno insediarsi attività plurifunzionali e aree verdi». Sul complesso del Regina
Margherita è possibile procedere con interventi di radicale ristrutturazione urbanistica.
«Il tutto dovrà essere oggetto di uno studio unitario - puntualizza il vicesindaco - che consenta di valutare il
corretto inserimento architettonico».
Si potranno insediare strutture di interesse comune, residenze, anche pubbliche e destinate all'housing
sociale, residenze universitarie, residenze protette, centri per la riabilitazione, attività espositive, attività
ricettive e commerciali.
«Al fine di garantire la continuità e l'adeguatezza dell'assistenza sanitaria-ospedaliera sottolinea il
vicesindaco Montanari - sarà possibile utilizzare, anche attraverso una progettazione modulare, le aree
Molinette, Sant'Anna, Regina Margherita e potrà essere valutato l'utilizzo dell'area Bacigalupo, all'incrocio
tra corso Spezia e via Ventimiglia, ora destinata a parcheggio».
I QUATTRO POLI
Il progetto del Parco
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Il pianeta sanità
19/10/2016
Pag. 4 Ed. Torino
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506Sanità e formazione clinica: 127.000 metri quadrati, per un totale di 1.040 posti letto LA STIMA DEI
COSTI 480 milioni per il Polo della sanità Didattica: 51.000 metri quadr i, per le attività dei corsi di laurea
(31 mila mq) e per la formazione di chi lavora in ospedale 1° lotto milioni 26 milioni per il Polo della ricerca
Ricerca: 10.000 metri quadr i, a disposizione di un migliaio di persone tra docenti, assistenti, dottorandi,
personale ausiliario 110 milioni per il Polo della didattica Residenzialità d'ambito 5.000 metri quadr i, per
servizi di foresteria 2° lotto milioni 12 milioni per il Polo della residenzialità d'ambito
IN PILLOLE POLO DELLA SALUTE Sorgerà sull'ex area Fiat-Avio accanto al grattacielo della Regione.
Sarà polo di cura ma anche di ricerca e didattica CTO Una volta costruito il nuovo polo, il Cto diventerà
l'ospedale di riferimento per l'area sud della città MOLINETTE La seconda vita delle Molinette prevede una
riqualificazione per integrarlo con la città mantenendo l'impianto originario REGINA MARGHERITA
Secondo la variante urbanistica, l'ospedale infantile potrà essere oggetto di una radicale ristrutturazione
News e aggiornamenti sul sito torino.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
19/10/2016
Pag. 47 Ed. Torino
diffusione:159849
tiratura:244697
Influenza e vaccini, come prepararsi all'arrivo dell'epidemia in Piemonte
Ad ognuno il suo vaccino per proteggersi dall'influenza. Per chi è a rischio esistono infatti diversi preparati
indicati caso per caso, quindi il medico può segnalare il tipo di profilassi più indicata. E' una delle curiosità
che emergeranno dal primo incontro della nuova iniziativa de La Stampa - «In corpore sano», dedicata alla
salute - che prende il via oggi alle ore 18 presso la sede del giornale in Via Lugaro 15 a Torino.
L'appuntamento, aperto a tutti, è dedicato all'infezione più temuta dell'inverno. Ha per titolo «Influenza:
serve il vaccino? Lo dice la scienza», ed è realizzato con il contributo non condizionante di Gsk.
Risponderanno alle domande dei cittadini Gabriele Bagnasco, direttore del Dipartimento Igiene e Sanità
Pubblica della Asl di Vercelli, Roberto Venesia, Segretario Regionale Fimmg (Federazione Italiana Medici
di Medicina Generale) e Massimo Mana, presidente Federfarma Piemonte. Modera Federico Mereta. BY
NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Oggi, alla Stampa, si parla di salute
19/10/2016
Pag. 51 Ed. Torino
diffusione:159849
tiratura:244697
Aumenti ai manager della Sanità , i sindacati attaccano la giunta
ALESSANDRO MONDO
Il giorno dopo puntuali, e per certi versi prevedibili, sono arrivate le reazioni: quelle suscitate dalla decisione
della giunta regionale di aumentare gli stipendi dei manager della Sanità piemontese con l'obiettivo
dichiarato di «blindarli» nei rispettivi ruoli ed evitare che prendano il volo verso retribuzioni più vantaggiose.
Dura la risposta di alcuni sindacati, mentre a livello politico, cioè nei partiti di maggioranza, i malumori
restano sotto il livello dell'acqua: con qualche eccezione. «Personalmente sono contrario - precisa Marco
Grimaldi, capogruppo di Sel -: bisognava farsi promotori di una battaglia a livello nazionale per uniformare i
compensi e non prendere la questione dalla coda, alzando gli stipendi per rincorrere quelli di altre Regioni.
Il nuovo modello della Sanità si costruisce anche così». Sul fronte del Pd Nino Boeti eccepisce soprattutto
sull'aumento della retribuzione del direttore regionale dell'assessorato, portata a 180 mila euro lordi l'anno
più 30 mila di premi di risultato. «Un ritocco ai compensi dei manager ci stava, ma questo mi pare
eccessivo - commenta il vicepresidente del Consiglio regionale -. Tanto per rendere l'idea, il vicepresidente
della giunta, che certamente non ha meno responsabilità del direttore dell'assessorato alla Sanità, prende
5700 euro netti al mese: somma dalla quale vanno detratti la quota versata al partito, e nat uralmente i
contributi».
Quanto all'aumento per i direttori generali delle Asl, «come ho detto, ci sta, anche se sarebbe servita una
riflessione sui criteri: vorrei capire, precisamente, come si possa stabilire se un'Asl ha un carico di lavoro
superiore o inferiore rispetto a un'altra».
Sulle barricate i sindacati. Non i confederali, ma Nursind Piemonte e Fedir Sanità. «Non capisco come si
possa giustificare un aumento significativo di stipendio per i manager a fronte di un blocco dei contratti di
tutti gli operatori sanitari che dura da ormai sette anni - commenta Francesco Coppolella, coordinatore
regionale Nursind -. E' uno schiaffo per tutti i professionisti e non della nostra sanità, operatori che hanno
dovuto subire e stanno ancora subendo un impoverimento delle loro condizioni economiche per i sacrifici
richiesti: a quanto pare, valgono solo per alcuni».
Anche Fedir Sanità prende posizione sul proprio sito Facebook parlando di «incredibile inopportunità» da
parte della giunta regionale: «Risibile la scusa di voler evitare lo scippo da parte di strutture pubbliche e
private, in altre Regioni, sulla base di offerte economiche più vantaggiose. Nella sanità piemontese non si è
visto alcun miglioramento ma solo tagli a carico di dipendenti e cittadini». BY NC ND ALCUNI DIRITTI
RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Malumori anche nella maggioranza
19/10/2016
Pag. 47 Ed. Asti
diffusione:159849
tiratura:244697
Banda dei ladri di farmaci aveva colpito anche ad Asti
Selma Chiosso A pagina 51
C'è anche la farmacia dell'ospedale di Asti tra quelle prese di mira dalla banda dei farmaci antitumorali che
ha agito in diverse città italiane rubando farmaci per oltre due milioni di euro. Il colpo ad Asti è stato
commesso a febbraio 2014 e il bottino tutto in medicinali salvavita e anti dolorifici è stato di 250 mila euro. I
vertici dell'Asl commentano: «I furti sottraendo risorse all'Asl hanno danneggiato tutta la comunità astigiana.
Ringraziamo i carabinieri per il lavoro svolto l'esito delle indagini».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Operazione dei carabinieri in Italia
19/10/2016
Pag. 51 Ed. Asti
diffusione:159849
tiratura:244697
Anche Asti nel mirino della banda che rubava farmaci antitumorali
selma chiosso
«Un reato odioso perchè i farmaci rubati in molte città sono costosi e ogni singolo furto ha provocato un
danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro e perchè i medicinali sottratti hanno privato di
cure i malati di tumore». Sono le parole degli investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Bologna
che ieri hanno concluso le indagini su una banda specializzata nei furti di farmaci. Sono stati 13 i colpi in
tutt'Italia, nel mirino le farmacie degli ospedali: i carabinieri di Ferrara hanno eseguito 16 arresti in varie
città, più una misura cautelare ai domiciliari e un'altra con obbligo di firma. Il danno complessivo ammonta a
due milioni. Tra le farmacie prese di mira c'è anche quella all'ospedale di Asti. Il colpo
Il colpo è avvenuto nella notte tra sabato 8 febbraio 2014 e la domenica seguente. Ingente il danno per
l'Asl: 250 mila euro. Rubate centinaia di scatole di medicinali anti tumorali, per l'artrite reumatoide, dializzati
e sclerosi multipla. Il furto era stato scoperto il lunedì mattina e denunciato ai carabinieri di Asti. I malviventi
erano entrati da dietro l'ospedale, scavalcato il muro avevano divelto le inferriate prive di allarme: i ladri
avevano agito indisturbati. I medicinali erano solo parzialmente coperti da assicurazioni. I carabinieri della
Compagnia di Asti dopo il sopralluogo avevano avviato indagini. Il mercato della Grecia
I primi accertamenti erano approdati ad un mercato «nero» di medicinali collegati alla Grecia dove questo
tipo di medicine veniva rivenduto a caro prezzo permettendo guadagni fecondi. Oltre a questo era emerso
anche uno «smercio» al dettaglio: chi soffre di queste patologie è disposto a spendere tanto per avere una
confezione in più di potenti antidolorifici . Spesso questi medicinali sono «contati». In certi casi quando c'è
un decesso i familiari devono consegnare all'Asl le confezioni rimaste.
In Piemonte nel 2014 sono state colpite altre due farmacie. Il 4 aprile quella dell'ospedale di Alba: i ladri
avevano forzato le porte di entrata e uscita impadronendosi di farmaci antitumorali per 150 mila euro: il 21
maggio in quella dell'ospedale di Mondovi: i malviventi e avevano fatto un buco nella parete portando via
medicine per 90 mila euro. Le accuse
Ad alcuni degli indagati viene contestata l'associazione a delinquere per i legami con un clan mafioso del
Napoletano. Sono in corso altri accertamenti. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Un colpo da 250 milioni, indagini in tutta Italia
19/10/2016
Pag. 50 Ed. Cuneo
diffusione:159849
tiratura:244697
Furti di medicine anti-tumore Perquisizioni in due farmacie
lorenzo boratto
Farmaci costosissimi, rubati negli ospedali italiani (da Ancona ad Alba e Mondovì) da una banda di
specialisti, poi rivenduti all'estero o in farmacie italiane conniventi, con l'aiuto della camorra. Le indagini
della Direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno portato ieri all'alba a 15 arresti eseguiti in
Campania, a Genova, Torino e Brescia: l'accusa è associazione a delinquere. I Nas in borghese
Ci sono state perquisizioni in farmacie di Liguria e Lombardia e Piemonte, di cui due nella Granda, ieri, a
Fossano e Busca, con personale in borghese dei Nas. Secondo i carabinieri del Comando di Ferrara, che
hanno condotto le indagini durate due anni, «gli esiti nella Granda sono stati negativi, ma gli accertamenti
non sono conclusi».
I furti erano eseguiti da professionisti: 13 i colpi di cui sono accusati, nella farmacie ospedaliere del Centro
e Nord Italia. La banda nella Granda ha rubato solo «farmaci biologici» utilizzati per terapie antitumorali,
cura di sclerosi multipla, malattie reumatiche. Ogni confezione costa fino a mille euro, ma all'estero vale 10
volte di più. I colpi in Piemonte: all'ospedale di Asti il 10 febbraio 2014 (bottino di 250 mila euro), ad Alba il
4 aprile 2014 (150 mila) e il 21 maggio dello stesso anno a Mondovì (90 mila). Terapie molto costose
All'ospedale di Mondovì i ladri erano passati da una finestra, poi avevano perforato una parete con un
buco grande più di un metro, per arrivare al deposito e rubare solo i farmaci più costosi. Lo stesso ospedale
«Montis Regalis» era stato obiettivo di un colpo la notte del 21 gennaio 2014: un furto da 150 mila euro,
che resta per ora senza colpevoli. Dopo quel furto l'Asl Cn1 aveva installato un sistema di allarme, ma nel
secondo colpo, a maggio, i ladri avevano trovato un punto dove i rilevatori funzionavano.
Ieri a Bologna c'è stata una conferenza stampa per illustrate i dettagli dell'operazione. Gli arrestati avevano
varie «competenze»: chi individuava gli obiettivi, scassinatori, chi curava la logistica, forniva cellulari e
furgoni per i colpi, i corrieri. Tutti i farmaci rubati venivano trasportati in Campania e poi smistati. Gli antitumorali, che non possono essere venduti in Italia (sono autorizzati solo gli ospedali alla somministrazione)
erano inviati all'estero e «ripuliti» con nuova documentazione grazie a società di comodo nei paesi dell'Est
Europa; invece gli altri farmaci, di fascia A e C, attraverso rappresentanti in pensione, venivano ricollocati in
farmacie piemontesi, liguri e lombarde. Ecco il perché delle due perquisizioni di ieri che hanno portato a
sequestrare medicinali per un valore di 2,7 milioni di euro. La banda risulta legata al clan camorristico
Licciardi, di Napoli. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Si teme siano state riciclate sia all'estero sia in Italia
19/10/2016
Pag. 50 Ed. Cuneo
diffusione:159849
tiratura:244697
"Dieci spaccate in un anno Il Comune deve intervenire"
Dieci spaccate in meno di un anno, tre nell'ultimo mese. Protestano i negozianti del Centro commerciale
«Cuneo Due» nel quartiere San Paolo che presto avranno un incontro in Municipio per chiedere di
potenziare i controlli notturni e installare telecamere di videosorveglianza.
Tra i più colpiti c'è il titolare del bar, Roberto Cucchietti. «Sei episodi e duemila euro rubati da quando ho
rilevato il locale, nel dicembre del 2015. L'ultimo furto lunedì scorso: distrutta una finestra sul retro, sono
entrati e hanno demolito la cassa. Il nostro allarme è collegato con la vigilanza, ma al loro arrivo era già
troppo tardi».
Altre tre spaccate hanno riguardato i negozi della pettinatrice Mirella Barbero («Due colpi in 15 giorni,
rubati prodotti e attrezzature professionali») e la vicina farmacia di Barbara Possetti. Le loro vetrate danno
sull'esterno del centro commerciale, così come quella del bar, e sono quindi obiettivi «più facili» per i ladri.
Ma anche i negozi all'interno hanno subito danni e tentativi di furto. «Vetrine distrutte»
«A fine agosto, una domenica notte, non sono riusciti a entrare perché è suonato l'allarme - spiega Flavio
Arnolfo, che ha un'edicola tabaccheria -. E' la terza spaccata in 12 anni di attività. La più pesante nel
2013». Se la ricordano anche Ornella Massa, titolare di una lavanderia, e Anna Maria Tomatis, che ha una
merceria a pochi metri di distanza. «Distrutte le vetrine, tutte le casse furono portate fuori, svuotate degli
incassi e lasciate nel parco - raccontano -. Negli ultimi mesi hanno avuto guai soltanto i negozi più in vista,
ma in questa struttura i ladri entrano con pochi sforzi. Da dieci anni almeno chiediamo le telecamere».
Nel seminterrato del centro, il supermercato diretto da Daniela Lombardo che appoggia l'iniziativa dei
colleghi. «Noi abbiamo le telecamere e non si sono mai registrati furti, anche perché mancano vie di fuga dice - Ma per chi lavora al piano di sopra, la situazione sta diventando insostenibile». [mt. b.] BY NC ND
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Centro commerciale «Cuneo Due»
19/10/2016
Pag. 7 Ed. Viterbo
diffusione:129764
tiratura:185029
IL RETROSCENA
ROMA Il messaggi lanciati da Palazzo Chigi al sindaco di Roma Virginia Raggi, dopo l'incontro di ieri con il
sottosegretario Claudio De Vincenti sono due. Il primo è che la decisione sul salario accessorio spetta
soltanto al Comune di Roma. Il governo su questo tema non ha nessuna competenza e non intende
mettere bocca. Non c'era necessità di anticipare all'esecutivo un piano sul quale non è previsto nessun
passaggio formale con Palazzo Chigi e nemmeno con il Tesoro. Il Campidoglio, è la linea, governi
adottando in piena libertà gli atti amministrativi di cui ha l'esclusiva responsabilità. Sul salario accessorio
non c'è stato, perché non ci poteva essere, nessun avallo. Il secondo messaggio, forse, è meno
rassicurante per la giunta Raggi. Se sul salario accessorio Palazzo Chigi e Tesoro non metteranno bocca,
questo non vuol dire che non controlleranno con il massimo rigore a che punto è il piano di rientro dal
debito concordato con il governo dalla giunta Marino.
GLI IMPEGNI
Il Campidoglio si era impegnato a ridurre di 437 milioni il buco nei conti, un extra deficit calcolato
complessivamente in 550 milioni l'anno. A fronte di questo impegno, il governo ha assegnato a Roma un
contributo di 110 milioni per chiudere completamente la voragine. De Vincenti ha invitato la giunta Raggi a
discutere dell'andamento del piano di rientro del deficit nella sede «deputata», il tavolo interistituzionale di
Palazzo Chigi, dove è presente anche il Tesoro con il sottosegretario Paola De Micheli. Ed è proprio qui,
tuttavia, che la questione del salario accessorio potrebbe assumere una rilevanza anche per il ministero
dell'Economia. Che sulla vicenda nutre più di un dubbio. La questione è legata alla strada indicata dalla
Raggi a De Vincenti, per recuperare i 350 milioni di premi e incentivi erogati indebitamente ai dipendenti
capitolini dal 2008 al 2014. La legge prevede sostanzialmente due strade per farlo. La prima è quella di
ridurre i futuri fondi del salario accessorio, abbassando di fatto anche le retribuzioni dei dipendenti. Era il
sentiero sul quale si era incamminato il commissario straordinario Francesco Tronca. La seconda è ridurre
strutturalmente la spesa del Comune su alcune voci, come quella del personale o quella degli affitti.
L'intenzione della Raggi sarebbe proprio quella di puntare sulla spending review. Ma, e qui sta la novità,
utilizzando a tal fine le economie di spesa già previste nel piano di rientro del deficit predisposto dall'allora
assessore al bilancio Silvia Scozzese. Il timore del Tesoro è che l'intenzione del Campidoglio non sia quella
di incrementare i risparmi previsti da quel piano, ma di utilizzare la minore spesa già conteggiata nei 437
milioni per coprire anche il recupero delle somme erogate illegittimamente ai dipendenti e dare una veste di
legalità allo sblocco del salario. Questo rischierebbe di aprire nuovi buchi nel bilancio del Comune, facendo
aumentare il deficit strutturale. Non è l'unica questione che dovrà essere discussa al tavolo. L'altra riguarda
il piano di dismissione delle partecipate «non strategiche», come Farmacap o le Assicurazioni di Roma. Alla
base del contributo da 110 milioni c'era anche questo impegno, che tuttavia il Campidoglio sembra non
voler più rispettare. La partita, insomma, è appena cominciata.
Andrea Bassi
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Allarme del Tesoro: a rischio il percorso di rientro dal deficit
19/10/2016
Pag. 2 Ed. Ferrara
diffusione:106165
tiratura:153812
UN PROBLEMA diffuso. Che negli ultimi anni, poi, è peggiorata ulteriormente. Il furto di farmaci, soprattutto
gli antitumorali, anche negli ospedali. E la quantità di farmaci rubata per un totale di oltre due milioni di euro
e poi recuperata ne è la prova. Ne sa qualcosa la direttrice della farmacia ospedaliera di Ferrara Paola
Scanavacca. Dottoressa, quanto è diffuso il problema dei furti dei farmaci? «E' un problema molto diffuso,
soprattutto a partire nel 2011, per poi diventare un fenomeno molto importante nel 2013». Sono stati presi
provvedimenti in merito a questo fenomeno? « L'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ha messo a punto in
decalogo per affrontare furti di questo tipo e ha organizzato un database per aggiornare i furti che si sono
verificati. Chiunque può aggiornarlo e inserire gli episodi avvenuti». Quali sono i farmaci che finiscono nel
mirino dei ladri? «Soprattutto farmaci ospedalieri, la maggior parte oncologici, gli antitumorali per il cancro
al senno o per il carcinoma al colon retto». Ma non sono malattie che in Italia vengono comunque curate
dalla sanità pubblica? «Sono farmaci che in Italia di sicuro non ha senso rubare, soprattutto non ha senso
rivenderli nel mercato locale proprio perché, appunto, sono previste malattie curate dall'assistenza sanitaria
e i farmaci non vanno comprati». Dunque sono furti che si verificano per il mercato estero... «Sì, il sospetto
è proprio quello: vengono acquistati in Italia e rivenduti nel mercato nero estero, spesso a prezzi molto più
alti. Ad esempio nei paesi dell'ex Unione Sovietica». Quanto costano gli antitumorali? «Sono terapie che
costano tanto, arrivano anche a decine di migliaia di euro». Come fanno a rubare addirittura dentro gli
ospedali? «Beh, spesso è più semplice di quello che si possa immaginare e usano diversi espedienti.
Addirittura alcuni si fingono tecnici del frigo, quindi vanno nelle zone dell'ospedale dove sono conservati i
farmaci e fanno razzìa di ciò che serve loro. Alcune volte sembrano proprio furti pilotati, perché prendono
esattamente i farmaci che servono per determinate malattie. Insomma, sanno perfettamente cosa andare a
rubare, dove andarli a prendere. A quel punto uno può sperare solo che vengano ancora quei farmaci
vengano conservati al freddo in modo da non far perdere le loro peculiarità per la cura». E non esiste un
sistema per evitare furti in ospedale? «Bisogna anche conoscere i singoli ospedali per poter rispondere.
Spesso vengono a controllare i sistemi di allarme delle strutture, i monitoraggi. Ma molte volte si tratta di
esperti che sanno dove colpire». Margherita Giacchi
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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«Si fingono persino tecnici del frigo e rivendono quei farmaci all'estero»
19/10/2016
Pag. 3 Ed. Ferrara
diffusione:106165
tiratura:153812
I primi raid a Cento e a Lagosanto In pochi giorni razziati 140 mila euro
DA VERI e propri maestri, sia dal punto di vista della refurtiva che da quello delle modalità d'azione quello
messo a segno la notte tra il 4 e il 5 marzo 2014 nella farmacia dell'ospedale Santissima Annunziata di
Cento. Di circa 100mila euro l'ammontare stimato del bottino, composto esclusivamente da costosissimi
farmaci. Gli inquirenti, ventre a terra, si misero subito al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica del furto e
per individuare eventuali elementi in grado di metterli sulla pista giusta. A Cento entrarono, cercarono nei
luoghi giusti, trovarono tutto quello che volevano al primo colpo e se ne andarono senza lasciare nulla sulla
loro strada. Ad accorgersi del furto fu il personale della farmacia. E bastò qualche altro controllo per
rendersi conto che all'appello mancavano circa 100mila euro di farmaci. Il primo sospetto, immediato, fu
che i farmaci rubati fossero destinati ad un mercato parallelo dove vengono rimessi in circolo ad un prezzo
inferiore. Ancora medicinali nel mirino dei ladri all'ospedale del Delta di Lagosanto poche notti dopo. E
anche quella volta, il valore complessivo del bottino fu di tutto rispetto: circa 40mila euro. I malviventi
entrarono in azione verso le 22.30. Non ci misero molto a forzare le porte e ad intrufolarsi all'interno dei
laboratori e avere mano libera per mettere in atto la loro razzia. In pochi minuti si sono impossessati di un
grosso quantitativo di medicinali di vario tipo (alcuni anche abbastanza costosi) per poi darsi alla fuga. Ad
accorgersi del furto in atto furono alcuni pazienti che, affacciati a una finestra, notarono la luce di alcune
torce elettriche provenire dall'interno del locale. I carabinieri di Lagosanto sono arrivati sul posto in pochi
minuti, ma ormai era troppo tardi. I banditi si erano già dati alla macchia con il loro carico di blister e
flaconcini. Un colpo fotocopia rispetto a quello avvenuto alcuni giorni prima a Cento, dove però il bottino era
stato decisamente più ingente. Al momento fu difficile stabilire se potesse trattarsi della stessa banda, ma il
sospetto di un legame tra i due furti ci fu. L'ipotesi che si scavò spazio fu che si trattasse di colpi su
commissione, finalizzati ad accaparrarsi costosi farmaci destinati al mercato nero. Bingo. Da lì in avanti le
indagini dei detective presero una direzione ben precisa. Il bottino
Nel periodo oggetto d'indagine, sono stati 13 i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche,
Piemonte, Lombardia e Veneto per un bottino di 2,1 milioni.
L'ombra della camorra
IL PIEMME della Dda Enrico Cieri contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di
aver agito per agevolare un'associazione camorristica per l'emergere dei legami con il clan Licciardo:
sembra che il gruppo pagasse somme di denaro per poter proseguire l'attività.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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LA TRAMA COLPI PERFETTI: SAPEVANO DOVE FARE BOTTINO
19/10/2016
Pag. 3 Ed. Ferrara
diffusione:106165
tiratura:153812
I MEDICINALI di categoria H, in Italia dispensabili solo negli ospedali, venivano esportati attraverso un
meccanismo che ne prevedeva l'acquisto attraverso società inesistenti create soprattutto nei Paesi dell'Est
e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Gli altri, di tipo A o C, erano invece destinati a farmacisti
italiani, che ora rischiano di finire nei guai dopo il blitz dei carabinieri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Il mercato dell'Est Europa
19/10/2016
Pag. 9 Ed. Ferrara
diffusione:106165
tiratura:153812
«Berco e Vm, le pmi ferraresi stanno resistendo all'impatto»
di ALBERTO LAZZARINI BERCO E VM Motori: due situazioni difficili, molto diverse fra loro ma con serie
preoccupazioni per le centinaia di lavoratori di queste due storiche fabbriche della nostra provincia. In
realtà, sono ancora di più le persone che si preoccupano. Già, perché non sono poche le aziende, spesso
piccole o micro, che da sempre lavorano come contoterziste per queste loro «sorelle più grandi». A Diego
Benatti, direttore della Cna provinciale, abbiamo chiesto un parere, dati alla mano, circa l'incidenza
generata dalla crisi di queste aziende sulla subfornitura locale che, va sottolineato, a sua volta dà lavoro a
centinaia di altri addetti. A Copparo, dove la lettura»appare più facile, «le imprese che forniscono manufatti
alla Berco, ma anche servizi e soprattutto manutenzione - dice il manager - sono una ventina. Il dato
positivo è costituito dal fatto che da tempo hanno diversificato il proprio portafoglio clienti». HANNO
insomma guardato lontano allontanando, come è giusto (quasi da manuale), il rischio. «Ora operano su
filiere più lunghe e non solo sul nostro territorio». Quanto alla Vm centese, intanto va ribadito che la
situazione è meno problematica, certamente meno complessa: «Da quanto la Fiat ha fatto il suo ingresso
nel capitale - osserva Benatti, primo direttore centese di Cna - la nuova proprietà ha utilizzato
prevalentemente fornitori suoi, del gruppo. Dunque le imprese della subfornitura hanno cercato, e spesso
trovato, altre strade e non da adesso. Nell'Alto Ferrarese la filiera corta non esiste più». E' anche difficile
conoscere quante sono le aziende legate più o meno strettamente a Vm, o anche conoscere quelle che
hanno interrotto o dovuto interrompere i rapporto di collaborazione. Poche sono infatti le notizie che filtrano
dagli stabilimenti di via Ferarrese; solo il sindacato a volte raccoglie qualche informazione». In definitiva,
secondo il direttore di Cna (controlla i due terzi degli artigiani iscritti ad associazioni), per il momento «non
si registrano tensioni» ma occorre stare sempre sul chi vive impegnandosi al massimo per evitare qualsiasi
rovinosa caduta tantopiù oggi che «I dati confermano che il quadro economico presenta una calma piatta:
crescono pochissimo Pil e occupazione, i consumi sono fermi. Non ho ancora analizzato a fondo la
manovra del Governo anche se mi sembra finalmente espansiva dopo tanti anni di sacrifici». MA
CONCENTRIAMOCI su Ferrara. Cosa si può e si deve fare? Benatti non ha dubbi: «Anzitutto avviare una
vera politica di privatizzazioni e liberalizzazioni. Le farmacie comunali, ad esempio, potrebbero essere
poste sul mercato. Altri settori interessati sono a mio avviso il trasporto pubblico, la gestione museale e
quella del turismo, anche l'energia». Gli artigiani ferraresi, intanto, si lamentano molto per tutta una serie di
criticità «A cominciare dal fisco: le nostre aziende non possono lavorare per le tasse fino all'8 agosto». E
ancora: «L'accesso al credito è insufficiente anche se la colpa non è principalmente delle banche. Le
infrastrutture sono carenti: la Cispadana ci preoccupa. Se corriamo dietro tutti i comitati che si oppongono
non si finirà mai provocando un enorme danno a economia e società. E poi non si può prevedere «una
stradina»...». UNA NOTA di ottimismo, per concludere. Benatti sottolinea che, sì, di artigiani continuano a
nascerne, seppure meno di un tempo. Sono giovani e digitali; si occupano di stampa 3d, realtà virtuali,
programmazioni web. Ma ci sono anche - guai se sparissero - gli artigiani della filiera del made in Italy fatto,
anche alla nostra latitudine, di moda, cibo, benessere, insomma di «buon vivere. IL PROFILO
Centese, vanta un lungo curriculum: ha ricoperto anche l'incarico di direttore di Ecipar
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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L'ANALISI SULLA VERTENZA DELLE DUE MAXI AZIENDE
19/10/2016
Pag. 13 Ed. Cesena
diffusione:106165
tiratura:153812
INAUGURATA a San Mauro Pascoli, in via Roma 64, la nuova Farmacia Pascoli. Il taglio del nastro è stato
effettuato dal sindaco Luciana Garbuglia. La Farmacia Pascoli offre una serie di servizi innovativi:
distribuzione automatica H24 per il parafarmaco, preparazioni galeniche, prenotazione prodotti tramite App
dedicata (direttamente da smartphone, tablet o pc), consulenza per dermocosmesi e trattamenti.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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San Mauro, inaugurata la nuova farmacia Pascoli
19/10/2016
Pag. 12
diffusione:82833
tiratura:124987
«Schiaffo ai malati, in tanti non riescono a pagarsi le cure»
ROMA «UN REATO odioso che acuisce un problema sociale enorme, la povertà di tante famiglie costrette
a convivere anche con la malattia». È l'amara riflessione di Raffaella Pannuti, presidente della Fondazione
Ant, diecimila persone assistite ogni anno in tutta Italia con 430 professionisti, grazie ai fondi raccolti da
tremila volontari. «Questi delinquenti - aggiunge - speculano su un settore che sconta politiche sanitarie
non adeguate, nonostante l'aumento del fondo per gli oncologici deciso dal ministro Lorenzin». In
particolare, la dottoressa Pannuti punta il dito sul settore di cui si occupa la Fondazione Ant, l'assistenza
domiciliare nella fase avanzatissima della malattia, quando restano le cure palliative. «Su 170mila morti di
tumore all'anno - spiega - oltre centomila persone non vengono intercettate dal sistema pubblico. Ma va
garantita una degna assistenza a chiunque fino all'ultimo momento di vita. Senza assistere a casi tremendi
come quello dell'uomo deceduto al pronto soccorso di Roma». MA SUL FRONTE del costo dei farmaci qual
è la valutazione dell'Ant? «Non c'è dubbio che la qualità e l'aspettativa di vita dei malati di tumore sia molto
cresciuta - spiega la presidente Pannuti - e per questo è giusto dare farmaci anche costosi ai pazienti. Ma
come noi seguiamo famiglie con malati terminali in gravi difficoltà economiche, la stessa situazione si ripete
anche per chi ancora deve sottoporsi alle cure più costose». E allora è necessario trovare nuove risorse.
Evitando situazioni come quella che ha portato a 16 arresti, ma anche con altri sistemi: «A Bologna insieme
ai farmacisti abbiamo messo in piedi un sistema di recupero delle medicine che ha portato a recuperare
190mila euro. È solo un esempio, ma si può fare molto». Come, aggiunge, «avere l'umiltà di sedersi con
tutti gli interloutori - sistema pubblico e no profit - per trovare adeguate politiche sanitarie e garantire una
buona vita a tutti i malati». E nel caso dei malati oncologici, afferma Pannuti, «i medici di base dovrebbero
essere affiancati da specialisti in cure palliative. Se si ha la capacità di innovare le politiche sanitarie, il no
profit può essere un buon compagno di viaggio». Anche perché «aumenta il livello di invecchiamento, ma
anche quello della povertà. E vicende come questi furti sono un ennesimo schiaffo a chi soffre». Orlando
Pacchiani
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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INTERVISTA PANNUTI (ANT): «REATO ODIOSO. MA SERVONO POLITICHE SANITARIE PIÙ
ADEGUATE»
19/10/2016
Pag. 24 Ed. Umbria Terni
diffusione:82833
tiratura:124987
- SPOLETO - LINEA dura verso chi non rispetta le regole per la raccolta differenziata: Ad affiancare i vigili
urbani arriveranno entro breve anche le guardie ecologiche. A dare la notizia è l'assessore all'ambiente del
Comune di Spoleto, Vincenza Campagnani, che di recente si è fatta promotrice dell'introduzione del nuovo
regolamento per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, approvato dal Consiglio Comunale. La
nuova direttiva rivolta ai cittadini è già in vigore, ma ora per intensificare la vigilanza gli agenti della polizia
municipale potranno contare anche sul supporto delle nuovissime guardie ecologiche. LA FIGURA
introdotta da Vus avrà il compito di controllare il territorio, segnalare eventuali discariche abusive e
garantire la regolarità delle operazioni di smaltimento dei rifiuti effettuate dai cittadini. Prima di entrare in
azione, le guardie ecologiche si sottoporranno ad uno specifico corso di formazione, ma entro breve
dovrebbero prendere servizio. L'introduzione delle guardie ecologiche è soltanto una delle iniziative che la
Vus ed il Comune avvieranno entro breve per tentare di migliorare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti,
che come da indicazioni della Regione punta tutto sulla raccolta differenziata. «L'obiettivo - afferma l'
assessore all'ambiente, Vincenza Campagnani - è quello di aumentare rapidamente le percentuali di rifiuti
differenziati. Entro la fine dell'anno andremo a coprire con la raccolta porta a porta un'altra vasta area della
città, ovvero quella della frazione di San Nicolò, una delle più popolose della città. A GIUGNO avevamo
raggiunto il 43% di rifiuti differenziati, ma entro la fine dell'anno difficilmente riusciremo a centrare il minimo
posto dalla legge regionale fissato per il 60%. La problematica più grande riguarda l'area dell'Alta
Marroggia (anche questa zona molto popolata) dove ci sono ancora i cassonetti dell'indifferenziata. Se non
interveniamo in questa zona difficilmente riusciremo a raggiungere i risultati prefissati dalla Regione».
Intanto però già da domani inizia la campagna di sensibilizzazione rivolta ad residenti della frazione di San
Nicolò. Alle 21, alla chiesa di San Nicolò, interverranno i tecnici della Vus e l'assessore per spiegare le
modalità del nuovo sistema di raccolta. Nelle case stanno già arrivando gli operatori per consegnare i kit
con i tre raccoglitori di colori diverso a seconda del genere di rifiuto. Al momento, comunque, il porta a porta
già funziona al centro storico e in alcune zone della prima periferia. Dopo-sisma, inizia la rimozione della
tendopoli
A MONTELEONE di Spoleto è iniziato lo smantellamento della tendopoli allestita per il terremoto del 24
agosto. Ieri i volontari della Protezione Civile hanno recuperato, reti, materassi, cuscini, coperte, lenzuoli e
quant'altro. Nei prossimi giorni saranno definitivamente smontate le tende rimaste.
Vincenza Campagnani
Il nostro obiettivo è aumentare rapidamente la percentuale della raccolta differenziata
Giorno e notte Tutti i turni delle farmacie
A FOLIGNO è di turno la farmacia San Feliciano (0742-340848), aperta dalle 8.30 alle 20.30. La Bartoli
(0742-321178), in via Ponti, è aperta giorno e notte. A Spoleto è di turno la farmacia Amici, in piazza
Garibaldi (0743-46602).
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Furbetti dei rifiuti Ora arrivano le «eco-guardie»
19/10/2016
Pag. 10 Ed. Genova
diffusione:46688
tiratura:68085
«Un viaggio in India e 2 mila euro Così sono guarito dall'epatite C »
Un ex malato: «L'Italia non paga la supermedicina a tutti. Mi sono arrangiato » LA STORIA
ANDREA MALAGUTI ROMA . «Ho fatto la cosa più ovvia: per curare l'epatite C sono andato in India, ad
Hyderabad, e mi sono comprato i farmaci». Benissimo. Ma è legale? «Dipende da chi incontri alla dogana
quando rientri in Italia. Però è giusto. Si guarisce e si risparmiano un sacco di soldi. Il governo non affronta
il mio problema e io mi sono arrangiato. Qualcuno può dire che ho fatto male?». Bella domanda. Arnaldo
Carusi (nome finto) ha poco più di 60 anni, vive in Piemonte e raccontando la sua scelta a metà strada tra
la scorrettezza e il colpo di genio lotta invano con se stesso per arginare il fiume di parole che gli esce dalla
bocca. Ingiustizia. Follia. Violenza di Stato. Persino cretinaggine. «Sono questi i sentimenti che mi sono
portato addosso per 25 anni assieme alla malattia». Che c'era. E adesso non c'è più. Per farla sparire ha
investito poco meno di duemila euro e se si fosse rivolto a San Marino, a Città del Vaticano o fosse andato
in giro per l'Europa ne avrebbe spesi venti volte di più. E in Italia? «Nelle farmacie la cura non si trova e i
medici ti portano avanti con dei succedanei che non sconfiggono l'epatite ma la controllano. A meno che tu
non sia in pericolo di vita. In questo caso il servizio sanitario interviene gratuitamente». E risolve. Perché il
farmaco che seppellisce l'infezione epatica esiste, solo che costa troppo. Almeno a sentire il Tesoro, che
giura di non avere ancora abbastanza soldi per tutti ma di voler debellare la malattia entro due anni. Nel
frattempo su duecentomila persone colpite dall'epatite C (è una stima decisamente al ribasso, numeri
ufficiali non esistono), 50 mila sono state prese in carico dallo Stato, centocinquantamila no. Vivacchiano.
Sperando che la malattia, cronica, non peggiori, perché quando succede il fegato va in pappa e a cascata
si rischiano altre venticinque patologie, dall'encefalopatia al tumore. «Ma perché uno deve aspettare di
essere sulla soglia del tracollo? Io ragiono in modo semplice: se pago le tasse ho diritto alle terapie. Invece
no, il governo mette i soldi altrove. Magari sul ponte di Messina. E noi?». Già, loro. Perché il modo semplice
di ragionare di Carusi non funziona? Una multinazionale americana, dopo un investimento di 11 miliardi, ha
trovato e prodotto il farmaco che chiude la partita e lo ha messo in commercio con l'obiettivo ovvio di
guadagnare. Ai Paesi più ricchi lo fa pagare di più a quelli con un prodotto interno lordo più basso lo fa
pagare di meno. In Europa un ciclo di tre mesi costa mediamente 60mila euro e un cittadino francese o
spagnolo può decidere, magari accendendo un mutuo, di andare in farmacia e comprarselo per conto
proprio quando lo Stato non è in grado di intervenire. In Italia neppure quello. Il ministero ha fatto un
accordo con la multinazionale Usa che gli consente di acquistare i cicli di terapia a prezzi convenienti e
secondo Ivan Gardini, presidente dell'Associazione EpaC onlus in queste condizioni basterebbe fare uscire
dalle casse del governo 600 milioni per curare l'intera platea dei malati. In Portogallo, dove lo Stato
garantisce il farmaco a tutti, hanno calcolato un risparmio di spesa sui costi Una farmacia a Hyderabad, con
il superfarmaco legati alle complicazioni dell'epatite C di 400 milioni di euro (5.170 morti premature evitate,
482 trapianti di fegato evitati, 2920 tumori evitati) su un totale di 17 mila pazienti. Il Tesoro la vede in modo
diverso e il fenomeno del turismo farmaceutico è esploso. «Solo noi abbiamo contato 1500 casi», dice
Gardini. Uno è quello di Carusi, archetipo del pasticcio. Torniamo a lui, allora. «Ho preso la malattia dal
dentista e negli anni Novanta ho cominciato a curarmi con interferone e ribavirina. Un mese e stavo
malissimo. Ho dovuto smettere. Per fortuna la mia epatite non è aggressiva e me la sono cavata con analisi
ogni tre mesi e farmaci di sostegno». Poi quella che Carusi GETTY IMAGES chiama «la scoperta del
secolo»: l'harvoni. Un farmaco che ha un'efficacia prossima al 100%. «Mi sono buttato su internet per
capire come procurarmelo». L'ha capito. Il principio attivo del farmaco viene venduto in Egitto, Ucraina e
India a prezzi incomparabilmente più bassi di quelli europei: 300 euro a flacone. Per una cura completa ne
servono tre. «Ho pensato di andare al Cairo. Ma ho scoperto che in Egitto lo danno solo ai residenti. Perciò
ho scelto l'India e Hyderabad dove la multinazionale americana ha aperto una propria fabbrica di fianco
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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DUBBI SULLA LEGALITÀ DELL'OPERAZIONE: «DIPENDE DA CHI TROVI ALLA DOGANA IN ITALIA»
19/10/2016
Pag. 10 Ed. Genova
diffusione:46688
tiratura:68085
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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all'ospedale». È stato complicato? «Facilissimo». È bastata una mail. Testualmente: ho l'epatite C, mi serve
il farmaco. Risposta: ci giri una ricetta e glielo spediamo. Ma comprare farmaci on line è pericoloso, persino
stupido. «Esatto. Sono andato di persona. Temevo una truffa e soprattutto che alla dogana avrebbero
bloccato i pacchi. Ho trovato un aereo e una sistemazione per dormire: spesa totale 600 euro». A quel
punto è andato dalla sua epatologa. «Mi seguiva da vent'anni, le ho chiesto una ricetta in bianco. Mi ha
risposto: non posso. Ci sono problemi di assicurazione e poi devo rispondere all'ospedale. Meglio se
aspetti». Solo che Carusi non voleva aspettare. «Ma come, vent'anni fa mi dicevano prendi l'interferone e
oggi mi dicono aspetta? A volte penso che i medici siano complici». In giugno, è partito per Hyderabad
utilizzando la ricetta di un medico con meno perplessità. «Sa quanto ci ho messo a risolvere la pratica?».
No. «Un quarto d'ora». Si è presentato alla farmacia dell'ospedale e ha fornito la ricetta. In cambio gli
hanno dato i flaconi. Spesa totale novecento euro. «Ho infilato tutto in un trolley e sono ripartito per l'Italia,
però facendo scalo a Monaco. L ì la polizia mi ha fermato. Cosa sono questi farmaci? Mi servono per
curare l'epatite. Mi hanno lasciato andare, in Germania - la nostra stessa Europa - se uno vuole curarsi lo
può fare, da noi un doganiere ti può fare delle storie perché non puoi portare farmaci, anche se per uso
personale, che abbiano un trattamento superiore ai trenta giorni. Da Monaco ho preso il treno, sono tornato
qui e ho cominciato la cura. La finisco tra dieci giorni». E oggi come sta? «Guarito. Già dopo un mese era
scomparso tutto. E allora mi chiedo: perché lo Stato ci tratta in questo modo?».
20 0
mila
gli italiani colpiti dall'epatite C: 50 mila seguiti dallo Stato
15.0 0 0
euro
il prezzo accordato al ministero per un ciclo di cura
19/10/2016
Pag. 22 Ed. Genova
diffusione:46688
tiratura:68085
La gang che rubava i farmaci anti-cancro
Nei guai il mediatore ex amico di Bilancia, perquisita la " Ghersi " alla Foce
TOMMASO FREGATTI MATTEO INDICE
ERANO specializzati nello svuotare i depositi di stoccaggio dei medicinali di mezzo Nord Italia. In cima alla
lista c'erano i costosi antitumorali, da rivendere in prevalenza all'estero sebbene la banda non disdegnasse
neppure i farmaci da banco: antinfiammatori, antipiretici e soprattutto quelli per la stimolazione sessuale
(Viagra, Cialis e Levitra) di cui esiste anche a Genova -un discreto mercato nero. All'alba di ieri i carabinieri
hanno arrestato quindici persone (una ai domiciliari mentre due sono ancora ricercate) tutte sospettate di
fare parte di un'organizzazione che si occupava di rubare, piazzare e rivendere i prodotti rubati. I vertici del
sodalizio avevano rapporti diretti con il clan della camorra dei Licciardo, cui versava somme di denaro per
utilizzare alcuni magazzini come base. L'indagine, partita da Bologna e Ferrara, ha toccato in modo
significativo Genova dove è stata accertata l'esistenza di un centro di smistamento di alcuni medicinali in
precedenza sottratti. Il referente genovese, arrestato ieri mattina, era Lucio Giorgio Grasselli, 72 anni, ex
informatore farmaceutico. I carabinieri lo hanno trovato in possesso di medicine di categoria A e C ma non
di antitumorali. Grasselli era già stato coinvolto in indagini di questo genere e stato arrestato nel luglio del
2015 dalla Guardia di finanza di Fiumicino, sebbene abbia sempre negato di rivendere farmaci anti-cancro:
«Nella mia vita non ho mai ricettato questo tipo di prodotti», aveva ribadito tramite il suo legale Vittorio
Pendini. I rapporti con il serial killer Il nome di Grasselli era finito in un verbale d'interrogatorio del serial
killer Donato Bilancio che lo aveva definito «un caro amico». Il blitz dei carabinieri ha inoltre interessato una
delle più note farmacie in città, aperta giorno e notte, la "Ghersi" di corso Buenos Aires, alla Foce. I militari
hanno consegnato un avviso di garanzia al titolare, Giuseppe Ballarini, contestandogli il reato di
ricettazione. Dalla Procura fanno sapere che si tratta di un atto dovuto per procedere a una serie di
accertamenti. Il farmacista genovese, insieme al legale Mauro Ferrando, nega ogni addebito: «Sono
estraneo ai fatti contestati e certo che il prosieguo dell'indagine lo dimostrerà. Tra l'altro mi vengono
addebitati alcuni episodi avvenuti a Salò, dove non sono mai stato». Nel 2014 sono stati tredici i furti nelle
farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture
diverse per un bottino valutato in due milioni abbondanti. L'organizzazione, con base in Campania, era
attiva soprattutto nel Nord. L'operazione è stata denominata "Caduceo", dal nome del bastone alato del dio
Ermes, emblema della medicina. Il magistrato della direzione distrettuale antimafia di Bologna Enrico Cieri,
che ha coordinato gli accertamenti, contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di
aver agito per agevolare un'associazione camorristica. I medicinali di categoria H, in Italia dispensabili solo
negli ospedali, venivano esportati attraverso un meccanismo che ne prevedeva l'acquisto attraverso società
inesistenti, create soprattutto nei Paesi dell'Est, e l'immissione sul mercato del Nord Europa. Gli altri, di tipo
A o C, erano invece destinati a farmacisti italiani. «Malati privati delle cure» Gli inquirenti hanno sottolineato
l'importanza di un'indagine che ha contrastato «un fenomeno odioso», da un lato perché «ogni singolo furto
ha provocato un danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro». Dall'altro perché i malati di
tumore venivano privati delle cure. Con un rischio ulteriore per la salute, rappresentato dal mancato rispetto
delle rigorose norme di conservazione degli antitumorali. [email protected] [email protected] cc BY
NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Foto: La banda arrestata dai carabinieri svaligiava i depositi di stoccaggio dei farmaci del Nord Italia
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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SEDICI ARRESTATI. RUBATI ANCHE MEDICINALI PER LA STIMOLAZIONE SESSUALE
19/10/2016
Pag. 27 Ed. Caserta
diffusione:46987
tiratura:77355
Chemioterapici rubati, preso il broker
Traffico internazionale di farmaci anti-tumorali, un casertano al centro della rete
Marilù Musto Era il broker con la valigetta da medico, l'intermediario tra le case farmaceutiche e le farmacie
del nord Italia che vendevano medicinali antitumorali di fascia A e C - da corredo ai farmaci di fascia H per
chemioterapia, ad esempio - presenti solo negli ospedali e non smerciabili. Ernesto Pensilino, ex
informatore scientifico di Caserta, per la Procura di Bologna era al centro del «mercato nero». > A pag. 29
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Nell'inchiesta dei Nas anche i furti dei mesi scorsi all'azienda ospedaliera e in alcuni distretti Asl
19/10/2016
Pag. 33 Ed. Salerno
diffusione:46987
tiratura:77355
Le nomine Direttori sanitari, le conferme Ok per Gerbasio e Conforti la Catena trasferita a Cava Sabino
Russo Turn over tra i direttori sanitari di presidio e tra alcuni primari facenti funzione del Ruggi. Sono stati
nominati ieri i direttori degli ospedali di via San Leonardo, Mercato San Severino e Cava de'
Tirreni.Riconfermati nei primi due casi, Angelo Gerbasio ( nella foto ) e Generoso Conforti; Luciana Catena
passa dal Da Procida al Santa Maria Dell'Olmo. Guideranno Medicina e chirurgia d'urgenza, Pronto
soccorso osservazione breve intensiva, Ortotraumatologia e Radiologia, invece, Matteo De Roberto,
Antonio Petrocelli, Luigi La Bella e Mattia Carbone. La copertura provvisoria dell'incarico di direttore di
struttura complessa (sei mesi prorogabili per ulteriori sei),ì come già avvenuto per i precedenti in attesa del
via libera del commissario ad acta Joseph Polimeni, riguarda complessivamente 23 persone tra tutti i
nosocomi dell'azienda ospedaliera universitaria, oltre i cinque già nominati. Di questi, 21 interessano il
Ruggi, dove mancano all'appello ancora le nomine dei primari facente funzioni di Neurochiururgia, Malattie
infettive, Farmacia, Immunotrasfusionale, Anestesia e rianimazione, Medicina nucleare, Pediatria,
Cardiologia, Cardiologia interventistica-emodinamica, Oculistica, Urologia, Endocrinologia, Cardiochirurgia
d'urgenza, Medicina generale e Nefrologia. Al Da Procida e a Mercato San Severino, invece, pneumologia,
nel primo caso, ed endoscopia digestiva e anestesia e rianimazione nel secondo. Per tutti i 39 primari
facente funzioni, a fine marzo scorso, pochi giorni dopo la nomina di Nicola Cantone a commissario
straordinario, era giunta la riconferma dopo i primi 6 mesi di incarico. Ad aprile, invece, era arrivato il via
libera dalla Regione per incarico quinquennale dei direttori di Neurochirurgia, Ortopedia e chirurgia
generale. La richiesta era stata presentata a febbraio dall'allora direttore generale Vincenzo Viggiani e
riguardava, nella prima fase, il reclutamento dei direttori delle unità che interessavano l'area critica e
dell'emergenza, una decina in tutto. I candidati erano chiamati a sostituire l'ex primario facente funzione di
Neurochirurgia Luciano Brigante, finito nell'inchiesta giudiziaria sul presunto giro di mazzette per scavalcare
le liste d'attesa, e quello di Ortopedia Andrea Sinno, denunciato dal commissario straordinario Nicola
Cantone per aver concesso all'ex primario del reparto Antonio Valente di operare senza autorizzazione. Se
per l'incarico di direttore sanitario del Ruggi, in ogni caso, la partita è stata ristretta solo tra e Memoli, così
come a Cava tra Luciana Catena e De Paola, più aperta è stata invece a Mercato San Severino, dove la
contesa è stata tra Grazie Cioffi, Generoso Conforti, Francesco e Gerardo Liguori e Angela Annechiarico.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Ruggi, turnover di primari ventitré incarichi da coprire
19/10/2016
Pag. 130 N.44 - 26 ottobre 2016
diffusione:260625
tiratura:410425
Alimento B di Solgar è pura energia in pratiche capsule vegetali
Nei momenti di stanchezza e affaticamento può essere utile l'assunzione di Alimento B, l'integratore a base
di vitamine del gruppo B studiato da Solgar che contribuisce alla riduzione di stanchezza e affaticamento e
supporta il normale funzionamento del sistema nervoso e del metabolismo dell'omocisteina. Disponibili in
farmacia, le capsule vegetali Alimento B di Solgar sono vendute nella pratica confezione da 50 capsule.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 19/10/2016
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a cura di RCS Advertising & Communication Solutions / novita
PROFESSIONI
3 articoli
19/10/2016
Pag. 57
diffusione:254805
tiratura:382356
Carter scagionato: non doping ma terapia
Dan Carter, ex numero 10 degli All Blacks, e i suoi compagni del Racing 92 Parigi Joe Rokocoko e Juan
Imhoff, sono stati scagionati dall'accusa di doping. I tre erano risultati positivi per corticosteroidi a un test
effettuato in occasione della finale del Top 14 lo scorso 24 giugno e nessuno dei tre aveva presentato
l'esenzione medica. La commissione disciplinare della federazione ha però deciso di scagionarli in quanto i
tre «hanno fugato ogni dubbio». Non si trattava di doping, ma di medicinali assunti per scopi terapeutici.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Rugby
19/10/2016
Pag. 11
diffusione:40471
tiratura:74049
Filippo Grossi
Un investimento di 10 milioni di euro per il nuovo laboratorio «hi-tech» per il controllo qualità la cui
progettazione è appena iniziata. La Bidachem, del Gruppo Boehringer Ingelheim, con sito produttivo a
Fornovo San Giovanni (Bergamo) dove realizza principi attivi ad alto contenuto tecnologico per l'industria
farmaceutica, ha infatti dato vita a una serie di investimenti con cui intende accedere al piano di sgravi fi
scali «industria 4.0» del governo. L'investimento è stato illustrato dall'a.d. Bidachem, Leonardo Ambrosini,
nel corso del roadshow di Farmindustria «Innovazione e produzione di valore. L'industria del farmaco: un
patrimonio che l'Italia non può perdere», tenutosi a Fornovo San Giovanni. Già in fase di progettazione, la
creazione del nuovo lab prevede l'utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare il 3D e l'uso dei Google
Glass per aumentare la realtà ed evitare di commettere errori. I lavori per il nuovo laboratorio per il controllo
della qualità, che occuperà una superfi cie di 1.600 mq, cominceranno nella primavera del 2017 e il lab sarà
pronto per il 2018: una volta realizzato, sarà tutto interconnesso in cloud. Già dal 2009, però, l'azienda ha
automatizzato e digitalizzato il processo produttivo dei reattori chimici e degli altri macchinari, tutti
interconnessi tra loro e controllati in remoto dai responsabili di sito che possono «tenerli d'occhio» anche da
casa con un collegamento internet: questo e altri investimenti in tecnologia 4.0 ha prodotto un +60% di
fatturato negli anni. Investimenti in ricerca e sviluppo che ogni anno raggiungono circa 9 milioni di euro per
oltre il 10% del fatturato (nel 2015 arrivato a quota 135 milioni di euro, ndr.): di recente, inoltre, la Bidachem
del Gruppo Boehringer Ingelheim ha anche realizzato un cogeneratore, per circa 3 milioni di euro, ad alto
contenuto hi-tech: la nuova tecnologia permette di risparmiare l'85% in effi cienza energetica producendo
allo stesso tempo caldo, freddo ed energia elettrica e tutto il controllo avviene in remoto. L'azienda è stata
anche scelta come sito produttivo a livello mondiale di un innovativo anticoagulante orale e di nuovi principi
attivi per il trattamento del diabete.
Foto: Leonardo Ambrosini
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Farmaci , Bidachem crea in 3D il suo lab tutto interconnesso
19/10/2016
Pag. 1
diffusione:89323
tiratura:122069
DEMITIZZARE LA SPENDING
Leonardo Becchetti
Una delle critiche più ricorrenti alla manovra 2017 riguarda l'esiguità della spending review e dei
conseguenti risparmi di spesa pubblica a essa collegati. L'assunzione implicita in queste critiche è che la
revisione e il taglio della spesa pubblica possano avere un ruolo decisivo nella crescita e nella sostenibilità
dei conti dello Stato . Ma queste due proposizioni sono tutt'altro che fondate. Il Pil è dato infatti dalla
somma di consumi privati, spesa pubblica, investimenti e saldo della bilancia commerciale (esportazioni
meno importazioni). La riduzione della spesa pubblica dunque di per sé riduce il Pil in misura uno a uno.
Peccato che per un rapporto debito/Pil superiore al 100% ridurre per un ammontare di pari entità il
numeratore e il denominatore aumenti di per sé il rapporto debito/Pil. Si dirà però che, sempre in misura
uno ad uno, la spending review migliora i conti pubblici e che, se alla riduzione di spesa corrisponde una
pari riduzione di tasse (nel qual caso i benefici diretti sulla finanza pubblica però evaporano), la manovra è
in grado di apportare un contributo positivo alla crescita (tecnicamente si tratta di un moltiplicatore di
bilancio in pareggio alla rovescia). In realtà i dati del secondo trimestre recentemente resi disponibili
dall'Istat suggeriscono piuttosto il contrario: gli italiani hanno visto un significativo aumento del reddito
disponibile che ha prodotto un aumento della propensione al risparmio con consumi e investimenti
sostanzialmente stagnanti. In condizioni come queste di "trappola della liquidità" sia per gli investimenti che
per i consumi privati la riduzione della spesa pubblica accompagnata da una riduzione delle imposte sui
redditi appare dunque poco efficace. La via giustamente preferita dal governo è un'altra. Se dobbiamo
ridurre le tasse lo facciamo preferenzialmente come premio per nuovi investimenti (o al limite nuovi
consumi) e solo condizionatamente a essi. È questa la logica degli incentivi alla digitalizzazione nel
progetto Industria 4.0, del bonus insegnanti (rimborso per buoni spesa), del superammortamento
(detrazioni fiscali molto significative sui nuovi investimenti) e dell'ecobonus (robuste detrazioni fiscali sulle
ristrutturazioni edilizie anche con obiettivo di far emergere parte del sommerso). Tornando alla revisione
della spesa, se l'impatto sulla crescita appare alquanto dubbio, quello sul benessere può esserlo ancora di
più con sorprese controintuitive per la politica. I cittadini giudicano i governi non in base allo zerovirgola in
più del Pil, ma guardando alla variazione effettiva delle loro condizioni di vita che includono in modo
cruciale accesso a beni e servizi pubblici essenziali come scuola e sanità. Il rischio della spending review è
dunque quello di tagliare non "spese inutili" (che pur sempre vanno a finire nel Pil) ma carne viva. Da
questo punto di vista l'ottica della riqualificazione della spesa è molto più opportuna di quella dei tagli. Nel
settore della sanità, ad esempio, la riduzione degli sprechi sotto forma di prezzi difformi nell'acquisto di
materiale sanitario grazie anche alla riforma delle centrali appaltanti nonché l'aumento dell'utilizzo dei
farmaci generici meno costosi, ma equivalenti nel trattamento, dovrebbero urgentemente mettere a
disposizione risorse da reinvestire nel settore sanitario stesso per alimentare il fondo che garantisce un
accesso equo ai medicinali innovativi (come gli immuno-oncologici) in grado oggi di allungare la vita dei
pazienti. Un altro passo in avanti decisivo in ottica di bene comune raggiungibile attraverso la
rimodulazione della spesa possiamo realizzarlo stimolando opportunamente investimenti e innovazione
nella sostenibilità ambientale. possibile realizzare quest'obiettivo con un mix di divieti fissati a partire di un
congruo numero di anni a venire (come avviene già oggi per motori e caldaie inquinanti), di rimodulazione
dell'Iva e di aumento delle informazioni a disposizione dei cittadini e del loro "voto col portafoglio" per le
imprese più sostenibili. Sul secondo fronte sono i prodotti che nascono dal riuso e dal riciclo e gli
investimenti in efficientamento energetico che dovrebbero avere aliquote più basse. L'essenziale è invisibile
agli occhi ci ricorda un famoso aforisma de "Il Piccolo Principe". L'essenziale oggi invece possiamo e
dobbiamo iniziare a misurarlo per orientare le scelte delle politiche di bilancio.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 19/10/2016
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EDITORIALE L'EFFETTO DEI TAGLI, LA BUONA SPESA
PERSONAGGI
2 articoli
19/10/2016
Pag. 4 Ed. Bari
diffusione:22911
tiratura:34282
Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi
L'allarme di Stea (Ap): ora buon senso o migliaia di imprese finiranno sul lastrico
l Il centrodestra si astiene tra diversi dubbi. «La totale disattenzione del governo per l'agricoltura si
conferma anche in questa legge che solo marginalmente lambisce, senza affrontarla, la gravissima
questione del caporalato sentita moltissimo in Puglia», afferma Rocco Palese , vicepresidente della
commissione Bilancio della Camera. «Inasprire le pene, per caritá, va benissimo - continua - ma non basta.
Occorrono interventi organici per tutto il settore, portante per l'economia del Mezzogiorno e del Paese, ma
non sostenuto a livello normativo nè difeso in Europa. Il governo si mostra ancora una volta inadeguato a
trainare la ripresa e la crescita». Da registrare anche il commento di Nuccio Altieri , deputato dei
Conservatori e Riformisti «Combattiamo i caporali ma difendiamo gli agricoltori. No a generalizzazioni
pericolose. Nessuno vuole difendere i caporali, ma oggi dobbiamo difendere gli onesti agricoltori da una
legge ideologica che potrebbe avere ripercussioni gravissime anche su chi non non ha nulla a che fare con
i criminali sfruttatori, ma "inciampa" in una distrazione o in una leggera e isolata violazione di una selva di
norme che speso non considerano le specificità del lavoro agricolo». Il sen. Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR)
e l'on. Nicola Ciracì (CoR), parlano di «un provvedimento sacrosanto», ma osservano che «vanno sciolte
alcune criticità su sanzioni relative a sicurezza sul lavoro. Violano il principio della proporzionalità della
pena». Per Gianni Stea , consigliere della Regione Puglia del Gruppo Ap «se da un lato mostra una pur
giusta azione repressiva, dall'altro, se non applicata con buon senso e profonda conoscenza delle nostre
realtà rurali, la legge rischia di criminalizzare un'intera categoria, gettando letteralmente sul lastrico migliaia
di imp re s e » .
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 19/10/2016
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REAZIONI 2 CRITICHE DA PALESE, ALTIERI, D'AMBROSIO LETTIERI: IL PERICOLO DI PENALIZZARE
LE AZIENDE AGRICOLE DEL SUD
19/10/2016
Sito Web
Affari Italiani
E' legge il contrasto al caporalato Scelta la qualità anche del lavoro
Approvata definitivamente alla Camera, senza alcun voto contrario, la legge per il contrasto al lavoro nero
in agricoltura: la legge, altrrimenti detta, contro il caporalato."Oggi l'Italia agricola sceglie la strada della
qualità, non solo delle produzioni ma anche del lavoro e avvia un nuovo percorso virtuoso in cui le parti
sociali saranno chiamate ad assumersi in prima persona la responsabilità e l'impegno di far funzionare
l'incontro tra domanda e offerta di lavoro", è stata la prima dichiarazione a caldo del Segretario Generale
della Uila-Uil Stefano Mantegazza"In questo impegno - ha aggiunto Mantegazza - sindacati e imprese
potranno essere sostenute dalle istituzioni e da tutti coloro, a cominciare dagli autotrasportatori autorizzati
al trasporto di manodopera, che vorranno impegnarsi in questa scommessa"."Si volta pagina - ha quindi
ribadito il Segretario Generale Uila-Uil - e si sceglie l'etica del lavoro, in un contesto, quello agricolo, che
fino a oggi ha spesso preferito la scorciatoia del caporalato"."È una grande giornata per tutti: per il
sindacato che questa legge ha fortemente voluto, per le lavoratrici e i lavoratori che hanno scioperato e
manifestato per realizzarla; per i Ministri Maurizio Martina e Andrea Orlando che si sono impegnati in prima
persona per raggiungere questo obiettivo; per il Parlamento di questo Paese, infine, che in maniera rapida
e condivisa ha approvato questa importante legge"."Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare - ha
concluso Mantegazza - per applicare la legge e poter passare da un mercato del lavoro gestito in parte dai
caporali, a un mercato del lavoro trasparente e legale gestito dalle parti sociali".In un'altra nota congiunta, i
parlamentari del gruppo CoR, Nicola Ciracì, componente Commissione Agricoltura Camera e Luigi
d'Ambrosio Lettieri definiscono lo sfruttamento del lavoro: "Un abominio e un crimine contro
l'umanità".Sostenendo che: "Il legislatore ha voluto difendere anche il lavoro di tutti quegli imprenditori che
agiscono con onestà nel settore della produzione agricola - con particolare riferimento ai piccoli produttori che non possono sopportare costi altissimi in termini di tassazione e devono fare i conti, anche, con le
difficoltà oggettive legate al tipo di attività, che richiede investimenti specifici ed è sottoposta alle calamità
atmosferiche".I parlamentari CoR sottolineano, inoltre, come: "Una vera politica a tutto campo, nel settore
dell'agricoltura, oggi non ci sia e che fermarsi alla sola attività sanzionatoria, senza parallelamente agire sul
versante di politiche, in favore dell'agricoltura e degli imprenditori agricoli, non sarebbe servito ad ottenere
l'obiettivo prefissato".([email protected])
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 19/10/2016
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Regioni