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27/8/2016
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Il mito Tepa pronto a rinascere «Vogliamo
ripartire da Rudiano» Anni Settanta, la
scarpa dei calciatori
Il marchio ricomprato dalla famiglia Riva, a settembre i nuovi prodotti
Corriere della Sera (Brescia) 6 Jun 2015 Vittorio Cerdelli © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Rinasce Tepa Sport, ci riprovano come negli anni di Bonimba » . A Rudiano, la voce si è sparsa nelle trattorie
con menù a prezzo fisso con la potenza di un destro del bomber di Mantova. Ai piedi portava le Tepa, storico
marchio fondato nel 1952 sulla riva destra dell’Oglio dai fratelli Rino, Battista e Paolo Riva. I più giovani non
credono alla resurrezione, gli altri ricordano con malinconia i leggendari anni ’70 e ricominciano a sognare. Ci
lavoravano in 250 nei tre stabilimenti della Tepa Sport dei fratelli Riva, imprenditori vecchio stampo e gelosi
custodi di un’azienda che vestiva da cima a fondo campioni immortali come Eusebio, Riva, Zoff e Facchetti e faceva
le scarpe a intere squadre come Inter, Juventus, Milan e Napoli. Una realtà di successo, 10mila pezzi prodotti ogni
giorno e copertine assicurate, ma il sogno dura fino alla prima metà degli anni ‘80. Favorita dalla globalizzazione e
da produzioni dal prezzo minore, l’entrata in scena dei colossi Nike, Adidas e Puma mette in ginocchio i Riva,
l’azienda fallisce nel 1985.
A far rinascere il mito di Tepa e della «V» bianca che tanto ricorda la maglia delle Rondinelle ci hanno provato
in tanti. Un pool di imprenditori lombardi nei primi mesi del nuovo millennio, la milanese Rhino Group nel 2008,
la Brandery di Castel Maggiore, provincia di Bologna con la Novatio di Rivolta d’Adda nel 2011. Fallimenti e
debacle degni della waterloo italiana alla finale di Messico 70. Da una parte operazioni nostalgia di breve durata e
con produzioni delocalizzate all’estero o in ogni parte d’Italia, dall’altra gli azzurri e le loro Tepa ai piedi schiacciati
dal Brasile di Pelè e Rivelino. Perdite, poche scarpe vendute e encefalogramma piatto: Tepa è morta. Nella
inverno 2014, Rino Riva, uno dei tre fondatori storici, Nata nel 1952, a Rudiano, grazie ai fratelli Riva (sopra)
Tepa negli anni ‘70 è diventato un mito indossato da Zoff, Riva (in alto), Facchetti, Bettega, Savoldi. non si
rassegna e chiama Giulio, lontano parente e commercialista. «Quanto costa rilevare il marchio dalla società
bolognese in liquidazione?». Telefoni roventi e parenti in affari. Eugenio, figlio di Battista, resta fuori causa per
seguire il suo negozio di articoli sportivi a Cologne; Mariano sogna con il padre Rino. Rilevano il marchio,
rifondano la società ufficializzando l’atto notarile a maggio 2015. «Al 99,9% la sede sociale sarà a Rudiano e a
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Rudiano produrremo i campioni delle nuove Tepa. C’è bisogno di posti di lavoro», annuncia Giulio Riva, regista
della nuova resurrezione.
In paese sono tutti curiosi, qualcuno riavvolge il nastro agli anni d’oro. «Non ci sarà la riacquisizione dello
stabilimento storico, l’azienda si trasferirà in una nuova sede » , precisa il commercialista. Per non capitolare, sarà
necessario evitare gli errori degli investitori degli ultimi vent’anni. «Non si tratterà di una semplice “operazione
nostalgia”, l’azienda inizierà a produrre i modelli più famosi del passato durante l’estate, che andranno nelle
vetrine già a settembre, per poi lanciare sul mercato scarpe nuove e pensate per gli sportivi di oggi — continua
Riva — Perché il rilancio non fallirà? Oltre al fascino del marchio questa volta c’è anche la tradizione famigliare».
Dna imprenditoriale e sete di rivincita sognando la seconda vita di Bonimba. «I Riva hanno inventato questo
brand e vogliono tornare a fare le cose in grande, non ci sono altri investitori, è tutto in famiglia». La nuova Tepa
punterà a un prodotto di nicchia per un target medio­alto. «La produzione non sarà quella dei colossi dello sport,
il brand entrerà nel mercato della qualità». I campionari sono già stati predisposti, il futuro è tutto da scrivere.
Non solo operazione nostalgia, oltre al marchio c’è il dna familiare A Rudiano produrremo i campioni delle
nuove Tepa Giulio Riva
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