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concezione e regia Jérôme Bel realizzazione e interpretazione Cèdric Andrieux estratti dalle coreografie di Trisha Brown (Newark) Merce Cunningham (Biped, Suite for 5) Philippe Tréhet (Nuit Fragile) Jérôme Bel (The Show must go on) coaches Jeanne Steele (Merce Cunningham), Lance Gries (Trisha Brown) coproduzione Thèâtre de la Ville (Parigi), Festival d’Automne (Parigi), R.B. Jérôme Bel (Parigi); con il supporto di Centre National de la Danse (Parigi), La Ménagerie de Verre (Parigi), Baryshnikov Arts Center (New York). si ringraziano Thérèse Barbanel, Trevor Carlson e Yorgos Loukos spettacolo creato nel 2009 PRIMA NAZIONALE in collaborazione con Xing durata dello spettacolo: 75’ senza intervallo foto di scena Herman Sorgeloos Jérôme Bel Coreografo e regista francese, è esponente di spicco della danza concettuale di fine anni ‘90. Dopo gli studi al Centre National de Danse Contemporaine di Angers e varie esperienze come danzatore, ha dato vita alle sue prime creazioni. Nel 2001 crea The show must go on, performance corale per 19 canzoni pop, che dopo una tournée internazionale entra nel repertorio della Deutsches Schauspielhaus di Amburgo ed è premiata con il Bessie Award a New York. Nel 2004 produce uno spettacolo per il balletto dell’Opéra di Parigi, Veronique Doisneau, che apre una serie di produzioni che interrogano l’esperienza e il sapere degli interpreti: Isabel Torres (2005), Pichet Klunchun and myself (2005), Lutz Förster (2009) e Cédric Andrieux (2009). Nel 2010 mette in scena Un spectateur, pièce interpretata dallo stesso Jérôme Bel in cui ricostruisce le esperienze che lo hanno segnato come spettatore. Al centro della sua opera, Bel pone l’evento teatrale, di cui mette a nudo convenzioni e struttura in relazione al pubblico.“Ciò su cui lavoro – racconta – è questa situazione, ancora misteriosa ai miei occhi, in cui della gente seduta nell’oscurità guarda altre persone in piedi alla luce. Gente seduta al buio che fa finta di credere a quello che vede, sapendo che non è reale. Gente in piedi sotto la luce che fa finta di credere a quello che fa sapendo che la gente che li guarda sa che non è vero... Che pensare di questo fenomeno singolare?” Cédric Andrieux Di nazionalità francese, Cédric Andrieux studia al Conservatorio Nazionale Superiore di Musica e Danza di Parigi dal 1993 al 1997 per poi lavorare nella Compagnia di Jennifer Muller a New York. Due anni dopo entra nella Compagnia di Merce Cunningham, di cui diventa uno dei danzatori più rappresentativi. Resta nella compagnia sino al 2007 e in questi anni collabora con alcuni fra i maggiori esponenti della dan- za contemporanea. Danza per Trisha Brown, per Rose Anne Spradlin (Spagna), per Chantal Yzermans (Belgio); nel 2004 fa parte del cast newyorkese di Mauvais Genre di Alain Buffard. Nel 2007 Andrieux torna in Francia dove entra a far parte del Ballet de l’Opéra National de Lyon. UN’AUTOBIOGRAFIA DANZATA di Céline Piettre Qualche giorno dopo il saluto di commiato dalla Compagnia Merce Cunningham al Théậtre de la Ville, Jérôme Bel rende un importante omaggio a uno dei danzatori più rappresentativi dell’ensemble, Cédric Andrieux, in un assolo che si volge in una scena superba quanto spoglia. Il tono è fermo, grande il pathos. Si conosceva il Jérôme Bel provocatore, lo si sapeva regista geniale, seduttore quanto apprendista teorico, coreografo quanto esploratore dell’altro, capace di andare oltre l’elemento spettacolare e al tempo stesso libero dalla fa- scinazione del sensibile. Dall’algida concettualità di Nom donné par l’auteur (1994) alla fantasia pop di The show must go on (2001) – che si burla dell’industria dello spettacolo – resta inafferrabile. Oggi, il coreografo si mostra ai nostri occhi con una sincerità inquietante. Il suo amore per la danza si disegna dietro i gesti e le parole di Cédric Andrieux, incontrato per caso durante un viaggio in treno. A partire da una traiettoria particolare, quella di storico interprete di Merce Cunningham e oggi del Ballet de L’Opéra de Lyon, la pièce racconta la storia comune a tutta una generazione di danzatori, alla quale lo stesso Jérôme Bel appartiene. E si avverte che il percorso personale di Cédric Andrieux, i suoi dubbi, le ambizioni, le speranze, i dolori fisici, le preoccupazioni, non sono molto lontani dal sentire del coreografo. I due uomini paiono confondersi, non nei singoli episodi, ma in ragione del loro stesso rapporto. Un po’ come ciò che lega un paziente al proprio analista. La vicinanza che nasce attraverso l’ascolto. Jérôme Bel è un traghettatore di parole, di gesti, di intimità, di storie individuali che toccano l’universalità. Sotto la sua ispirazione, la voce monocorde di Cédric Andrieux, il suo corpo esposto allo sguardo, immobile o in movimento, che danza la sua vita briciola per briciola, pudico e vulnerabile, in questa messa in scena di se stesso, riempie il teatro di una presenza intensa: molto presto, tra il solista e il suo pubblico si crea la magia. Con lo spettacolo dedicato a Veronique Doisneau, Bel ha messo in luce questo muto legame tra la scena e la sala teatrale: in Cédric Andrieux ne rileva tutta la profondità. Merce Cunningham, di cui si avverte l’aura in tutta la pièce, è sicuramente presente. Il solista, in una perfetta articolazione tra gesto e linguaggio, racconta quella che era anche l’esigenza del coreografo americano. Trasmette la tenacia del maître nel ricercare instancabilmente l’essenza del movimento e la libertà di interpretazione che il suo lavoro consente. Indubbiamente, l’autobiografia danzata di Cédric Andrieux, oltre a funzionare come un compendio – storico, estetico, economico – della danza dei venti anni trascorsi, attraverso il prisma della soggettività, è un memorial. Il più vivo che sia dato visitare. (Paris Art, 14 dicembre 2009)
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