Riabilitazione dopo sindrome coronarica acuta
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Riabilitazione dopo sindrome coronarica acuta
Riabilitazione dopo sindrome coronarica acuta INTRODUZIONE Le malattie cardiovascolari sono la causa principale di morte e disabilità in tutti i paesi del mondo occidentale,inclusa l’Italia Le malattie cardiovascolari hanno un’elevata incidenza nelle fasce di età produttive dal punto di vista lavorativo, come quella tra 40-60 anni In soggetti sedentari il rischio di malattia coronarica è 1,9 volte maggiore rispetto ai soggetti fisicamente allenati e i costi sanitari drasticamente maggiori L’attività fisica riduce significativamente il rischio di eventi cardiovascolari sia nei soggetti senza precedenti di cardiopatia sia in pazienti con cardiopatia ischemica LA RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA La riabilitazione cardiologica rappresenta un mezzo terapeutico valido al fine dimigliorare la capacità funzionale e di ridurre le riospedalizzazioni dopo infarto miocardico. La riabilitazione cardiologica rappresenta un complesso di attività diagnostiche e terapeutiche interattive gestite da un gruppo di lavoro multidisciplinare con obiettivi • a breve • lungo termine Obbiettivi a breve termine Raggiungimento della stabilità clinica Miglioramento della capacità funzionale Reinserimento sociale e lavorativo. Obiettivi a medio-lungo termine Controllo dei fattori di rischio cardiovascolari da cui dipende la progressione della malattia aterosclerotica coronarica Mantenimento di un adeguato livello di capacità funzionale Riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare Migliorameno della capacità funzionale Il risultato di adattamenti centrali e periferici indotti dal training fisico, Una componente importante, ma non unica, del programma riabilitativo ottenuto tramite sedute strutturate di fisioterapia cardiologica secondo precisi criteri di intensità, frequenza e durata. PRESCRIZIONE DI ATTIVITA’ FISICA Esercizi condotti al • 50-80% del consumo d’ossigeno al picco raggiunto al test cardiopolmonare iniziale • 50-70% della frequenza cardiaca al picco raggiunta al test da sforzo iniziale. Con frequenza di sessioni in palestra non inferiore a 3/settimana Di durata variabile da 1 mese a 3 mesi in base alla frequenza delle sedute ed alla risposta del paziente e delle sue necessità MODALITA’ DI SVOLGIMENTO DELLE SEDUTE DI TRAINING In presenza di un fisioterapista e di un cardiologo Introdotte da una fase di calistenici di 10-15 minuti (esercizi a corpo libero, al fine di rafforzare il tono muscolare, migliorare la ventilazione, preparare il paziente al lavoro aerobico Seguite da circa 40 minuti di lavoro aerobico su cicloergometro o su altro attrezzo (tappeto ruotante, stepper, vogatore), con controllo della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa sistemica tramite telemetria Raggiungimento dell’end-point Incremento della capacità aerobica di 3,5 METs o più, oppure un incremento della capacità lavorativa >15% • nei soggetti con normale frazione d’eiezione • >10% nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra o scompenso cardiaco cronico. Risultati a lungo termine In donne ed uomini con un precedente infarto miocardico, rivascolarizzazione o angina ha evidenziato, la riabilitazione cardiologica basata sul solo esercizio fisico riduce • la mortalità per tutte le cause • la mortalità cardiaca • L’endpoint combinato di morte, reinfarto non fatale e rivascolarizzazione L’esercizio fisico, combinato con la terapia farmacologica, rappresenta un mezzo terapeutico di fondamentale importanza consentendo di ottenere importanti adattamenti biologici che si traducono in miglioramenti clinici e prognostici L’esercizio fisico rappresenta il mezzo terapeutico “di punta” della riabilitazione cardiologica. MECCANISMI D’AZIONE L’esercizio fisico è in grado di migliorare la risposta endotelio-dipendente dei vasi arteriosi coronarici Induce l’espressione di fattori di crescita endoteliale (VEGF, FGF) che stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi) o l’apertura di circoli collaterali Aumenta la sensibilità all’insulina, riduce il colesterolo plasmatico ed i trigliceridi e riduce la pressione arteriosa sistemica Aspetti psicologici e qualità della vita La qualità della vita è la risultante di numerosi aspetti funzionali, psicologici, sociali, lavorativi e affettivi. L’infarto miocardico causa • una ridotta capacità lavorativa, quale conseguenza dell’allettamento, della scarsa attività fisica, e dell’effetto della terapia farmacologica • Problemi psicologici che derivano dall’insorgenza di ansia-depressione • Problemi di relazioni sociali, sessuali e lavorative. Depressione ed infarto miocardico Esiste una forte e consistente evidenza di associazione fra depressione, carenza di supporto sociale, e comparsa/outcome di malattia coronarica La prevalenza di depressione nei pazienti dopo infarto miocardico è del 15-45%. La depressione aumenta di tre o quattro volte il rischio di mortalità cardiaca ed è altamente predittiva di una ridotta aderenza ai trattamenti raccomandati dopo 3 e 12 mesi. Una meta-analisi su 37 trial comprendenti 8988 pazienti ha dimostrato che i programmi di cardiologia riabilitativa che includono interventi psicologici e/o educativi determinano • una riduzione del 34% della mortalità cardiaca e del 29% di infarti miocardici ricorrenti nel periodo di follow-up di 1-10 anni CONCLUSIONI 1. La cardiologia riabilitativa è il modello standard per il trattamento globale del paziente cardiopatico in fase post-acuta o cronica e costituisce il modello più efficace per la realizzazione di una prevenzione secondaria strutturata e a lungo termine. Nel 2003) si stima che in Italia siano stati dimessi circa 100.000 pazienti post-infarto l’anno dopo un infarto miocardico di cui solo il 25% circa viene avviato alla riabilitazioen cardiologica CONCLUSIONI 2. Il progresso delle conoscenze scientifiche nel settore della cardiologia riabilitativa ha incoraggiato i cardiologi clinici ad estendere le indicazioni della riabilitazione a quelle patologie cardiache in cui, nel recente passato, l’esercizio era considerato rischioso La dimostrazione che la disfunzione ventricolare sinistra non è correlata al picco di VO2 e non rappresenta una limitazione al training fisico ha stimolato la definizione di trial clinici finalizzati a dimostrare la sicurezza e l’efficacia del training fisico nella cardiopatia ischemica e nella insufficienza cardiaca cronica.