Notte di Natale - Diocesi di Locri
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Notte di Natale - Diocesi di Locri
Diocesi di Locri-Gerace Via Garibaldi, 102 89044 Locri Reggio Calabria Tel. 0964.20779 Fax: 0964.232321 E-mail: [email protected] Sito internet: www.diocesilocri.it Notte di Natale Omelia nella cattedrale Locri, 24 dic. 2014 Carissimi fratelli e sorelle, questo primo Natale in questa Cattedrale mi emoziona. Ma ancor più mi emoziona la vostra presenza e partecipazione. Siamo qui in quest’ora della notte, per riconoscere nel bambino Gesù il Salvatore del mondo. Come Maria e Giuseppe, come i pastori, desideriamo accoglierlo e adorarlo. Da Lui aspettiamo quella pace che con le nostre sole forze non riusciamo a conseguire. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. “Terra tenebrosa” è spesso questo nostro mondo. Le tenebre del male, dell’ingiustizia, dell’arroganza e della prepotenza rischiano di nascondere la luce. Dio non ha rimosso le tenebre, le ha condivise, piantando la sua tenda nella nostra storia, dove spesso oppressione, sangue, violenza, odio razziale, empietà continuano ad infrangere la dignità di troppi fratelli. Siamo corsi come i pastori. I pastori sono stati i primi a ricevere l’annuncio della nascita di Gesù ed a correre per “vedere”. Sono stati i primi perché erano tra gli ultimi, gli emarginati. Sono stati i primi perché vegliavano nella notte, facendo la guardia al loro gregge. Mentre la storia umana ha per protagonisti i potenti, i prepotenti e spesso, perché no, anche gli arroganti, la storia di Dio pone al centro i poveri, gli ultimi, dei pastori, che, vegliando, hanno saputo accogliere il grande evento. “Oggi, nella città di Davide, vi è nato un salvatore, che è Cristo Signore”. Un salvatore – quindi una vita salvata; per noi – quindi la nostra vita salvata. I pastori, visto il bambino e riconosciuto il segno, si trasformano in testimoni e: “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro” (v. 17), tornano alla loro vita ordinaria “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. Con i pastori ci fermiamo davanti al Bambino, ci fermiamo in silenzio. Con loro ringraziamo il Signore di averci donato Gesù, e con loro lasciamo salire dal profondo del cuore la nostra lode: “Ti benediciamo, Signore Dio Altissimo, che ti sei abbassato per noi. Tu sei immenso, e ti sei fatto piccolo; sei ricco, e ti sei fatto povero; sei l’onnipotente, e ti sei fatto debole”. I pastori sono stati attratti dal desiderio di “vedere”, di incontrare. Hanno visto ed incontrato il Signore. Un evento che li ha colmati di una gioia immensa. In questa Notte possiamo anche noi gustare la stessa gioia, la gioia di una bella notizia: Dio ci ama, ci ama tanto che ha donato il suo Figlio come nostro fratello, come luce nelle nostre tenebre. Come hanno detto gli angeli ai pastori, il Signore ci ripete: «Non temete» (Lc 2,10). Anch’io ripeto a me e a tutti voi: Non temete! Il nostro Padre è paziente, perché ci ama. Ci dona Gesù, per guidarci nel cammino della vita. Egli è la luce che rischiara le tenebre. E’ misericordia, un Padre che ci perdona sempre. Egli è la nostra pace. La gioia del Natale è “povera”, all’apparenza sembra non risolvere alcuno dei nostri problemi, quelli che ci assillano ogni giorno. E’ silenziosa e umile. Bisogna saperla cogliere. Essa promana dalla certezza che Dio è con noi, che Lui, per dirla in termini sportivi, ha deciso di web project management © Elia Fiorenza 1 Diocesi di Locri-Gerace Via Garibaldi, 102 89044 Locri Reggio Calabria Tel. 0964.20779 Fax: 0964.232321 E-mail: [email protected] Sito internet: www.diocesilocri.it “giocare nella nostra squadra” e che se noi “facciamo squadra con Lui”, possiamo vincere la partita della vita. Sì, è vero: i nostri problemi quotidiani restano. La loro soluzione è affidata alle nostre responsabili mani. Sappiamo che il nostro mondo deve ancora faticare tanto per essere “regno di Dio”, “regno di giustizia e di pace”. Sappiamo di essere bravi a servirci della nostra intelligenza per raggiungere i nostri interessi e soddisfare i nostri egoismi e per costruirci un mondo a nostra misura. Ma resta ancora un lungo cammino da fare: l’economia deve girare ed essere al servizio dell’uomo; il lavoro per tutti, soprattutto per i giovani, resta ancora un sogno; l’ingiustizia qui e nel mondo, dove ancora si muore scandalosamente di fame, deve essere vinta; la politica deve convertirsi al bene comune.... l’ambiente e la natura vanno meglio tutelati. Ma se lasciamo che Dio fatto bambino “giochi con noi” e noi impariamo un po’ a giocare con Lui prestandogli attenzione, proprio come si fa con i nostri piccoli, sentiremo nascere dentro di noi una pace forte, invincibile, una gioia indicibile, un amore dolce e concreto verso tutti i nostri fratelli. Questo ci permetterà di affrontare e vincere le sfide del nostro tempo nel segno di una nuova fraternità. Non ci resta che cercare di vivere in questo modo, come dice San Paolo nella seconda lettura, “rinnegando l’empietà e i desideri mondani”, che ci tengono schiavi dei nostri egoismi, delle nostre passioni cattive, delle nostre gelosie, invidie e rancori, dei nostri pregiudizi e delle nostre pigrizie, “vivendo in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà», pronti a spalancare il cuore e le mani ai nostri fratelli. Provo un certo stupore, quando ripercorro la storia degli uomini sulla terra: il lavoro creativo che trasforma il mondo e lo rende abitabile, lo sviluppo illimitato della conoscenza, le opere d’arte, le istituzioni sorprendenti della vita sociale, economica, politica; come non dire che l’esistenza dell’uomo è un miracolo di bellezza? Eppure questa straordinaria creatura è capace di odiare e anche oggi, il giorno di Natale, ci sono nel mondo oppressori e oppressi, vittime ed assassini. Come sperare ancora? Serve a qualcosa cercare di amare o stiamo illudendo noi stessi? Dobbiamo rassegnarci alle osservazioni scettiche del libro di Qohelet: “Una generazione va, una generazione viene, ma il mondo resta sempre lo stesso…ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole”? “E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.” Tutto questo sorprende: gli uomini così capaci di bene e di male, di costruire e di distruggere. Eppure Dio li ama e il bambino che nasce a Betlemme è una dichiarazione di amore di Dio per gli uomini. Sì, proprio una dichiarazione di amore e di fiducia: perché in quel bambino Dio si mette nelle nostre mani, si consegna agli uomini perché abbiano la libertà di amarlo o di odiarlo – di amare o di odiare Dio, di rispondere al suo amore con l’amore o di negare l’amore con la cattiveria. Aveva ragione il papa san Leone Magno quando predicava che non c’è spazio per la tristezza in questo giorno: deve gioire il giusto perché vede sigillata la sua giustizia dall’amore di Dio; ma può gioire anche il peccatore perché vede vinto il suo peccato dal perdono di Dio; può riprendere coraggio il lontano perché scopre di essere anche lui prezioso agli occhi di Dio. Dunque la promessa che Dio aveva fatto attraverso il profeta Isaia è diventata dono attraverso Gesù di Nazaret. Di questo dono gioiamo, lieti di poterne fruire senza condizioni. Il Natale di Gesù viene come dono gratuito; ma deve diventare il mio Natale, il tuo Natale e questo non lo può diventare se io, tu, non immettiamo la forma del Natale nella nostra vita. Qualcosa abbiamo già fatto coi biglietti di auguri, i regali agli amici, col presepe e con l’albero; abbiamo sentito dentro il bisogno sano di farci vicini ad altre persone, di gioire per la loro amicizia. Ma il Natale è molto di più: è purificazione dei desideri perché siano orientati al bene; è creazione di web project management © Elia Fiorenza 2 Diocesi di Locri-Gerace Via Garibaldi, 102 89044 Locri Reggio Calabria Tel. 0964.20779 Fax: 0964.232321 E-mail: [email protected] Sito internet: www.diocesilocri.it rapporti umani sinceri, che rendano possibile la fiducia reciproca; è condivisione di vita, delle gioie e delle sofferenze; è vivere un’esistenza grata che non ha pretese e che sa quindi benedire Dio per ogni piccolo bene. Nel Natale Dio diventa l’Emmanuele, Dio con noi; ma la ricchezza contenuta in questo dono diventa effettiva solo quando incominciamo a vivere ‘noi con Dio,’ cercando di piacere a Lui in ogni cosa, custodendo in noi la pace che viene dalla sua amicizia. Mi chiedo: A che serve il perdono di Dio, se non cominci a vivere come una creatura nuova? E a che serve l’amore di Dio se non diventi tu stesso innamorato di Lui? E a che serve la gioia di essere in pace con Dio e col mondo intero, se questa gioia non rende belle le tue parole e benevoli i tuoi gesti? Un Natale vero, in fraternità, auguro di cuore a voi, alle vostre famiglie, a ai sofferenti, ai malati, ai carcerati, ai senza tetto, agli anziani e alle persone sole. Un Natale che dia a tutti tanta pace, riconciliazione e faccia sentire la gioia di essere dalla parte del Signore. Dio ci renda tutti, con una vita rinnovata, gioiosi messaggeri del suo Natale. Buon Natale a tutti! don Franceso web project management © Elia Fiorenza 3
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